COMUNE DI ROCCA DE’ GIORGI

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STUDIO GEOLOGICO A CORREDO DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO COMUNALE REDATTO IN ATTUAZIONE DELLA L.R. N. 12 DEL 11 MARZO 2005 E DELLA D.G.R. N.8/1566 DEL 22 DICEMBRE 2005.

RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE Aggiornata come da parere regionale del 27 novembre 2007

Dott. Geol. P. Bellinzona Novembre 2007 Via Rizzolina - 27050 (PV) Tel.0383-78278-340-2603380 C.F.:BLLPRZ63S51G388I P.I.V.A.:01693660183

Il Sindaco Il Segretario

Indice

1. Premessa…………………………………………………………pag. 3

2. Inquadramento geografico e fisiografia del territorio….…….pag. 4

3. Cenni storici……………………………………………………..pag. 6

4. Metodologia d’indagine…..…………………………………….pag. 6

5. Assetto geolitologico e caratterizzazione geotecnica…….……pag. 8

6. Assetto geomorfologico e distribuzione dei dissesti……….…..pag. 14

7. Inquadramento climatico ………..……………………………..pag. 15

8. Assetto idrografico ed idrogeologico………………………..….pag. 20

9. Analisi della pericolosità sismica locale…………………….…..pag. 21

10. Carta del dissesto con legenda uniformata PAI………………pag. 26

11. Individuazione delle condizioni di pericolosità……..…….…...pag. 27

12. Fattibilità geologica per le azioni di piano………….………….pag. 28

13. Norme geologiche d’attuazione…………………………………pag.30

Bibliografia………………………………………………………pag. 37

Allegati:

Stratigrafia sondaggi

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1. Premessa.

Su incarico dell’A. C. di Rocca de’ Giorgi,è stato predisposto uno studio geologico sul territorio comunale secondo le direttive contemplate dalla L.R. 12 del

11 marzo 2005 “Legge per il Governo del territorio” .

Lo studio redatto in conformità alle direttive della D.G.R. 22 dicembre 2005 n.8/1566 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art.

57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n.12”, ha lo scopo di definire preventivamente i rischi geologici, idrogeologici e sismici attraverso una analisi territoriale che verifichi la compatibilità delle scelte urbanistiche con l’assetto ambientale ed idrogeologico del comparto entro il quale vengono a ricadere.

Tale studio ha inoltre lo scopo di attuare la verifica di compatibilità idraulica ed idrogeologica dello strumento urbanistico con le condizioni di dissesto così come previsto dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) adottato con delibera n.18/2001.

Infatti l’Atlante dei rischi idraulici ed idrogeologici del PAI sul FOGLIO 178

SEZ. 1 –Montalto Pavese alla scala 1:25.000 riporta un’area estesa a buona parte del territorio comunale di Rocca de’ Giorgi interamente inserita in area di frana attiva a rischio idrogeologico molto elevato.

3 L’indagine, che ha seguito le linee guida della D.G.R. n.8/1566 si è articolata, in primo luogo, attraverso un rilevamento geolitologico del territorio tenendo conto anche di indagini pregresse realizzate nel territorio comunale a corredo di relazioni per il consolidamento di strutture edilizie danneggiate da fenomeni di carattere idrogeologico.

Il rilevamento è stato integrato con l’esame stereoscopico di foto aeree recenti che hanno consentito di valutare meglio i limiti delle zone dissestate che al solo esame di campagna comportavano difficoltà per la loro perimetrazione.

Attraverso il rilevamento di campagna è stato possibile uniformare sotto l’aspetto litologico complessi formazionali che presentano analogie di litofacies e soprattutto notevoli affinità sotto il profilo del comportamento geomeccanico.

Questo tipo di indagine ha evidenziato inoltre che esiste uno stretto legame tra il dissesto idrogeologico e l’assetto litologico del territorio fornendo una spiegazione per certe anomalie riscontrate nei rapporti tra dissesti contigui.

In generale il riconoscimento e la valutazione delle caratteristiche fisiche dei complessi litologici che caratterizzano il territorio hanno consentito di rilevare peculiarità che condizionano in alcune zone lo sviluppo urbanistico.

2. Inquadramento geografico e fisiografia del territorio.

Il territorio che ricade amministrativamente nel Comune di Rocca de’ Giorgi in provincia di Pavia, occupa una superficie di circa 10,50 kmq. ed è cartografato nelle sezioni, B8c4 Rocca de’ Giorgi e B8c3 della Carta Tecnica

Regionale alla scala 1:10.000.

4 Si tratta di una zona che dal punto di vista altimetrico e morfoclimatico può essere considerata di media collina essendo compresa tra quote variabili da 200 a 450 m. s.l.m..

Il territorio si estende nella parte alta del bacino imbrifero del T. Scuropasso ed arriva ad interessare la porzione medio alta del versante destro del Torrente Ghiaia di

Montalto, nella zona di Vallorsa.

La valle del T. Scuropasso presenta un orientamento all’incirca Nord-Sud, scorre incassato ed ha , almeno nel tratto che interessa il territorio comunale, un andamento simmetrico con fianchi che presentano uno sviluppo altimetrico e areale simile.

La porzione nord – occidentale confina con il territorio comunale di

Montalto Pavese, a sud con il Comune di Borgoratto e di Pometo, ad est -

sud est con i Comuni di Montecalvo Verseggia e di .

In generale la fisiografia del territorio è marcata da una serie di

costolature a direzione prevalentemente NO-SE che seguono lo sviluppo del

T. Scuropasso.

Lo spartiacque tra il bacino del T. Ghiaia di Montalto e il T.

Scuropasso è segnato dalla costolatura che si sviluppa in senso NO-SE alla

Costa del Vento.

La viabilità principale che collega i centri frazionali, ubicati sul

fondovalle, è indicata dalla S.P.198 che si snoda verso S collegando la

frazione Villa Fornace al Bivio Treventi in Comune di Pometo.

Il fondovalle è collegato con la Parrocchia di Rocca de’ Giorgi dalla

S.P.72 che arriva alla frazione Cuccagna Cerchiara in Comune di

Montecalvo Verseggia.

5 I centri frazionali e le cascine sono collegate attraverso strade intercomunali e vicinali.

Il paesaggio agrario è dominato dalla coltura della vite per la quale il territorio risulta maggiormente vocato ,sono inoltre presenti aree boscate.

3. Cenni storici.

La consultazione degli archivi comunali ha permesso di verificare che i fenomeni di dissesto rilevati all’interno del territorio comunale risalgono agli eventi calamitosi che si sono verificati nell’autunno – primavera 1976-

77 ed hanno interessato strutture abitative ed in particolar modo la viabilità sia provinciale che comunale.

Molte aree all’interno del territorio comunale interessati da dissesti del suolo sono state bonificate mediante interventi diretti da parte dei proprietari dei terreni coltivati.

Altri interventi di ripristino sulla viabilità sono stati realizzati direttamente dall’Amministrazione Provinciale.

Non si rilevano fenomeni di esondazione che a memoria d’uomo abbiano interessato la zona di fondovalle relativa al T. Scuropasso.

4. Metodologia di indagine

La metodologia di indagine è consistita in varie fasi di lavoro e precisamente:

6 - raccolta dei dati provenienti dalla documentazione prodotta dalle strutture tecniche regionali per la stesura della cartografia di analisi

- approfondimento della documentazione acquisita attraverso la lettura diretta delle caratteristiche fisiche del territorio, dell’utilizzazione agricola e forestale e del reticolo scolante naturale ed artificiale

- analisi della pericolosità sismica locale

- fase di sintesi, valutazione e proposta finale di una zonazione del territorio in funzione dello stato di pericolosità geologica, idrogeologica ed una classificazione d’uso dello stesso.

Attraverso la caratterizzazione del territorio secondo le modalità sopra indicate è stata elaborata una serie di carte tematiche che hanno portato alla definizione delle limitazioni e dei vincoli sulle trasformazioni d’uso e organizzazione del territorio in termini di sviluppo urbanistico.

La cartografia elaborata fornisce inoltre gli elementi essenziali per la realizzazione di uno strumento operativo adattato alla reale situazione fisica analizzata in tutte le sue componenti consentendo di operare secondo indirizzi legati alla contingente situazione territoriale.

Questo strumento si identifica con la “Carta di Fattibilità Geologica delle azioni di piano”, elaborato di facile lettura che, oltre a porre limitazioni e indicazioni per le scelte urbanistiche permette un utilizzo pratico non solo agli specialisti ma a tutti coloro che in qualsiasi misura operano sul territorio.

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5. Assetto geolitologico e caratterizzazione geotecnica.

Il territorio comunale, dal punto di vista geologico è cartografato al

F.71 della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 da cui sono state ricavate le indicazioni relativamente ai complessi formazionali e analizzati nei loro rapporti giaciturali.

I contatti tra i vari complessi sono a volte mascherati dalle coperture eluvio colluviali di difficile attribuzione all’una o all’altra formazione e derivate dal rimescolamento operato nella coltivazione dei terreni.

L’esame della cartografia geologica ha consentito di costruire una

Carta di inquadramento generale geologico strutturale che mette in evidenza l’impalcatura territoriale costituita dai complessi litologici che costituiscono le varie formazioni presenti più sotto specificate:

- Complesso Caotico : complesso di origine tettonica, comprende lembi riferibili a più unità litostratigrafiche. Si riconosce una matrice argillosa che ingloba pacchi e brandelli di strati e rocce più rigide. Affiora nella Costa del Vento e nella zona meridionale del territorio comunale.

- Formazione di Val Luretta (Eocene medio –Paleocene):

Alternanze ritmiche calcareo marnoso arenaceo più sottili verso l’alto.

Appartiene alle formazioni fliscioidi terziarie caratterizzate da una più

8 abbondante componente calcarea rispetto alle formazioni fliscioidi cretaciche. Nell’area di studio non sono presenti affioramenti di roccia in posto ma soltanto pezzi stratoidi sparsi sul terreno e messi in evidenza da interventi antropici di sistemazione dei terreni. Tale formazione è presente in lembi nella zona nord occidentale del territorio comunale e sul versante destro del T. Scuropasso.

- Marne di Monte Piano (Eocene superiore – Eocene inferiore): è costituita da un alternanza di marne e marne argilloso siltose di colore grigio verdastro fino a passare localmente ai banchi rosso vinati. La stratificazione è mal distinguibile. Si trova in continuità stratigrafica con la

“Formazione di Val Luretta”. Affiora in lembi nella zona della Costa del

Vento e nella zona meridionale del territorio comunale.

- Complesso indifferenziato: complesso calcareo-argilloso- arenaceo nel quale non è possibile riconoscere serie stratigrafiche definite.

E’ presente nella zona meridionale del territorio comunale.

- Arenarie di Ranzano (Oligocene superiore- Eocene superiore) : molto varie sono le facies che assume questa formazione in relazione con l’ambiente di sedimentazione: si passa dai conglomerati alle sabbie più o meno cementate, alle arenarie e alle marne sabbiose. Sono presenti in corrispondenza del nucleo di sinclinali i cui assi interessano le zone di

9 affioramento dei conglomerati e delle arenarie. La facies conglomeratica affiora nella zona del Castello e nella zona di C. S. Silvestro.

- Alluvioni attuali degli alvei attivi dei corsi d’acqua: depositi alluvionali dei corsi d’acqua costituiti in prevalenza da limi, argille e ghiaie.

Le condizioni geolitologiche del territorio sono varie sia per le numerose unità formazionali presenti sia per l’esistenza di disturbi tettonici che ne complicano i rapporti.

L’assetto fisico del territorio valutato nella sua globalità, in relazione a finalità di pianificazione, ha comportato una attenta ricostruzione dei complessi litologici che costituiscono l’elemento portante per ogni intervento edificatorio.

Le formazioni rappresentate nella cartografia geologica sono stati raggruppati in complessi in relazione al loro assetto litologico e al loro comportamento geomeccanico.

L’estensione areale dei complessi litologici è visualizzata nella “Carta della dinamica geomorfologica con elementi litologici e geotecnici”.

1. Complesso a dominante argilloso limoso .

A questo complesso sono stati associati la “Formazione di Val

Luretta”, le “Marne di Monte Piano”, il “Complesso indifferenziato” ed il “

Complesso caotico”.

10 Tale complesso è caratterizzato da una litologia variabile dove predomina la componente argillosa. Subordinatamente sono presenti minuti pezzi disarticolati di calcari , calcari marnosi.

La zona interessata da questo complesso presenta una modesta acclività che da origine a forme morbide dove principalmente sono attive le coltivazioni vitivinicole.

Questo complesso presenta caratteristiche geotecniche generalmente scadenti condizionate dallo spessore delle coperture eluvio colluviali di natura argillosa con una elevata percentuale di minerali argillosi a reticolo espandibile (sepiolite, montmorillonite ecc.).

Inoltre tali materiali sono caratterizzati da parametri geotecnici come la resistenza al taglio espressa in termini di coesione non drenata, indicativamente variabili da 0,2-0,5 kg/cmq., un peso di volume pari a 1,8 t/mc..

Questi parametri si modificano sensibilmente quando vengono imbibiti d’acqua ed in rapporto all’inclinazione dei pendii, i materiali di copertura possono facilmente essere mobilizzati.

2. Complesso a dominante argilloso sabbioso.

A questo complesso sono state associate le facies caratteristiche delle

“Arenarie di Ranzano” costituite da litotipi a dominante marnoso argillosa presente soprattutto nella porzione settentrionale del territorio comunale sui due versanti del T. Scuropasso.

11 Questo complesso nella sua estensione areale risulta ricoperto da una coltre di alterazione la cui potenza varia in relazione all’assetto geometrico dei versanti.

Tali coperture sono caratterizzate da parametri geotecnici che dipendono essenzialmente dalla strutturazione dei materiali essenzialmente argillosi che derivano dal disfacimento e dal dilavamento dei litotipi che affiorano sui pendii.

In generale sono rappresentati dalla resistenza al taglio espressa in termini di coesione non drenata con valori variabili da 0,3-0,5 kg/cmq.

Questi terreni in relazione anche alla potenza non costituiscono un valido appoggio per le strutture che possono essere impostate su di essi.

In genere questi materiali presentano una buona permeabilità per porosità.

Questi materiali specialmente durante le stagioni piovose sono caratterizzati da una circolazione idrica subsuperficiale che a volte può dare origine in relazione all’acclività a conche freatiche.

3. Complesso a dominante sabbioso arenaceo.

Questo complesso in genere caratterizza la facies arenaceo sabbiosa delle “Arenarie di Ranzano” ed è presente nella porzione mediana del territorio comunale.

Anche questo complesso è ricoperto da una coltre di alterazione eluvio colluviale che presenta spessori variabili in relazione all’acclività dei versanti.

12 Tali coperture presentano parametri geotecnici variabili con valori di resistenza al taglio espressi sia in termini di coesione non drenata che di angolo di attrito interno indicativamente da 21°-25° circa con permeabilità variabile per porosità.

4. Complesso a arenaceo conglomeratico..

Questo complesso comprende la facies arenaceo sabbiosa e conglomeratica delle “Arenarie di Ranzano” ed è presente nella zona di

Vallorsa , del Castello e di C.na San Silvestro.

Le coperture eluvio colluviali che caratterizzano questo complesso presentano spessori limitati ma sono caratterizzati da una elevata permeabilità che in relazione alla disposizione clivometrica delle aree ed alla disposizione stratimetria dei livelli arenacei può alimentare falde profonde nei periodi di intensa piovosità.

Questi materiali presentano buone caratteristiche geotecniche.

In questo complesso la presenza di dissesti è abbastanza limitato.

5. Depositi alluvionali.

I materiali alluvionali affiorano in strisce pressoché continue sui fianchi dell’asta torrentizia dello Scuropasso e sono caratterizzati da litologie grossolane che rispecchiano i tipi litologici che caratterizzano i fianchi interessati dai processi erosivi operati dalle acque dilavanti.

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6. Assetto geomorfologico e distribuzione dei dissesti.

L’assetto morfologico del territorio comunale è quello tipico della media collina oltrepadana la cui costituzione litologica è stata distinta raggruppando le varie litologie che caratterizzano le formazioni presenti.

Questi complessi litologici sono diversificati dal punto di vista morfologico, infatti il complesso a dominante argilloso limoso presenta una morfologia blanda con forme morbide che danno origine a rilievi poco elevati.

Anche il complesso a dominante argilloso sabbioso da origine a forme morbide con rilievi poco acclivi.

Il complesso a dominante sabbioso arenacea è caratterizzato morfologicamente da forme complesse a volte aspre più accentuate in relazione all’assetto composizionale e geometrico dei versanti sui quali è impostato.

All’interno del complesso a dominante arenaceo conglomeratico, dove affiorano i conglomerati e le arenarie più cementate si ha la presenza di rilievi isolati.

Inoltre questo complesso è caratterizzato da cocuzzoli e creste come quelli allineati di C.na San Silvestro, C.na Ginestre e il Castello secondo una direttrice NW-SE che evidenzia un certo andamento strutturale.

14 Tali morfostrutture sono generalmente conservate in relazione al fatto che su di esse è presente una vegetazione di tipo arboreo che limita i processi erosivi che si esplicano in tali aree.

In generale la dinamica morfologica si è esplicata con processi erosivi di versante ed è stata accelerata dall’attività antropica per rendere coltivabili le terre .

Tutto il territorio risulta interessato da fenomeni franosi diversificati per quanto riguarda le modalità del movimento e l’estensione areale ma comunque generati sempre dalle stesse cause.

I complessi sopra menzionati sono caratterizzati da una diversa distribuzione dei dissesti proprio in relazione alla composizione geolitologica che li caratterizza.

Infatti il complesso a dominante argilloso limosa superficialmente presenta una maggiore distribuzione dei dissesti proprio in relazione alla sua intrinseca caratterizzazione litologica.

Tali fenomeni, interessano per la maggior parte le coperture eluvio colluviali che si sono accumulate nel tempo sui versanti.

Tali coltri derivate anche da antichi franamenti (paleofrane) presentano potenze, raggiungendo a volte spessori di parecchi metri venendo a costituire zone di potenziale instabilità in relazione alle condizioni clivometriche.

In termini geotecnici queste coperture generalmente presentano caratteristiche scadenti ed inoltre quando sono presenti minerali argillosi a reticolo espandibile, in relazione alla imbibizione ed al disseccamento

15 possono dare luogo a consistenti cedimenti del suolo quando vengono caricate da strutture edilizie.

Alcuni fenomeni riportati in carta si possono considerare come frane complesse in quanto le prime manifestazioni rientrano in una fenomenologia di rotture di materiali e successivamente evolvono in colate per plasticizzazione o scorrimento di masse detritiche.

Un esame comparato delle caratteristiche geostrutturali, geomorfologiche e litotecniche dei complessi che costituiscono l’impalcatura del territorio consente di predisporre una visione cartografica sintetica della distribuzione dei dissesti evidenziandone la potenzialità e la vulnerabilità, caratteristiche sulle quali dovrà essere basata una corretta pianificazione che tenga conto anche delle limitazioni da imporre all’uso urbanistico.

La morfologia del fondovalle del T. Scuropasso è condizionata dai fenomeni di deposizione ed erosione dell’asta torrentizia in fase di ringiovanimento.

7. Inquadramento climatico.

Per avere un quadro completo sullo stato del territorio comunale di Rocca de’

Giorgi è stata svolta una ricerca dei dati meteo climatici al fine di avere una visione il più possibile completa delle interdipendenze che concorrono alla evoluzione delle caratteristiche fisiografiche dei luoghi e dei fattori che, in misura diversa, concorrono a determinarle.

16 I dati sono stati forniti dall’ERSAF Lombardia CI.VI.FRU.CE località

Riccagioia in Comune di (PV).

E’ stata presa in considerazione la stazione di rilevamento

termopluviometrico di Montalto Pavese, posta a 466 m s.l.m. e della quale si

hanno dati per un periodo sufficientemente lungo (1951-1985).

Sono state analizzate sia le temperature che le precipitazioni.

Temperature

Nella Tab. 1 e nella Fig. 1 sono riportate le temperature mensili massime,

minime e medie.

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic T Max 4.05 6.1 10.4 15.3 19.5 24.7 27.4 25.8 21.9 15.8 9.1 5.2 T Min -0.2 -1.2 4.5 8.3 13.1 16.3 19.1 17.2 15.4 10.6 5.2 1.2 T Media 1.6 3.6 7.5 11.8 16.0 20.5 23.2 22.0 18.7 13.1 7.2 3.4

Tabella 1 - Temperature medie, minime, e massime mensili (espresse in °C) relative al periodo 1959–1985.

17 L’analisi dei dati evidenzia che il mese più caldo risulta essere luglio con una

temperatura media di 23.2°C e massima di 27.4°C, quello più freddo gennaio con

una media di 1.6°C, seguito da dicembre (media di 3.4°C).

Stazione di Montalto Pavese (Pv) Temperature medie mensili Periodo 1959 - 1985

30 25 20 15 T max T min 10 T media 5 temperature(°C) 0 -5 G F M A M G L A S O N D mesi

Fig. 1 - Temperature medie mensili relative al periodo 1959-1985.

Precipitazioni

I dati relativi alle precipitazioni sono visualizzati nella Tab. 2 e nella Fig. 2.

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Mm di pioggia 58.7 58 77.2 69.4 81.3 60.0 47.0 74.2 68.6 98.9 97.7 72.3 N° giorni piovosi Gp) 6.2 6.3 7.5 6.9 8.5 6.3 4.7 5.6 5.1 6.9 8.3 7.0 Mm pioggia/Gp 9.4 9.2 10.2 10.0 9.5 9.5 10.0 13.2 13.4 14.3 11.7 10.3

Tabella 2 – Precipitazioni mensili (espresse in mm. ) e numero di giorni piovosi relativi al periodo 1951-1985

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Stazione di Montalto Pavese (Pv) Precipitazioni medie mensili Periodo 1951 - 1985

120 9 8 100 7 80 6 5 mm 60 4 gp 40 3 giorni giorni piovosi mm di pioggia 2 20 1 0 0 G F M A M G L A S O N D mese

Fig. 2 - Precipitazioni mensili (espresse in mm. ) e numero di giorni piovosi relativi al periodo 1951-1985.

La Fig. 2 mette in evidenza una distribuzione delle precipitazioni caratterizzata da un periodo piovoso a ottobre (98.9 mm di pioggia) e novembre

(97.7 mm di pioggia) dove si riscontra il massimo principale, seguita da marzo e maggio (con rispettivamente 77.2 e 81.3 mm di pioggia).

Il valore minimo si realizza nel mese di luglio con 47.0 mm di pioggia e 4.7 giorni piovosi.

Il numero dei giorni di pioggia è massimo in maggio (8.5 giorni piovosi) e novembre (8.3 giorni piovosi), minimo in estate (4.7 giorni piovosi in luglio).

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8. Assetto idrografico ed idrogeologico.

L’idrografia principale è segnata dal T. Scuropasso che costituisce il recapito delle acque che sgrondano dalla porzione sud occidentale del territorio comunale.

La valle del T. Scuropasso presenta un orientamento N-S .

L’idrografia superficiale minore è molto sviluppata e segue generalmente l’immersione degli strati.

All’interno degli affioramenti della Formazione di Val Luretta è presente il maggior numero di corsi d’acqua che hanno una portata autunnale e primaverile costante come il Rio Pernice che segna il confine comunale con

Montalto Pavese.

Il deflusso idrico dell’area è condizionato dalla litologia, dall’assetto strutturale e dai rapporti di giacitura dei complessi che costituiscono l’ossatura dei versanti del territorio.

Nell’ambito del territorio la circolazione idrica profonda risulta essere abbastanza ridotta in quanto i complessi litologici che presentano un certo grado di permeabilità sia per porosità che per fessurazione sono praticamente poco estesi e limitati ad alcune aree caratterizzate da litotipi a dominante arenacea o calcareo marnosa ricoperte da materiali a bassa permeabilità.

Questi complessi presentano una certa capacità di ritenzione tali da contenere falde limitate.

20 Una circolazione idrica subsuperficiale si realizza anche entro i materiali di alterazione che ricoprono i complessi formazionali.

All’interno del territorio comunale sono presenti pozzi normalmente impostati entro le coltri eluvio colluviali che vengono utilizzati in agricoltura.

Sono presenti anche pozzi che attingono le acque entro i complessi formazionali caratterizzati da permeabilità per porosità e per fessurazione, tali pozzi venivano utilizzati per l’approvvigionamento idropotabile.

In genere erano ubicati nella parte alta dei versanti, attualmente tali pozzi non sono più efficienti e non si conoscono le loro caratteristiche idrauliche.

Tali pozzi sono chiusi e non vengono più utilizzati in quanto l’approvigionamento idrico e la distribuzione delle acque viene effettuata dalla società ACAOP S.p.A. di Stradella (PV).

Nell’area investigata erano presenti laghetti artificiali utilizzati per l’abbeveraggio del bestiame e attualmente alcuni di questi laghetti sono stati svuotati.

9. Analisi della pericolosità sismica locale.

Il territorio comunale di Rocca de’ Giorgi è stato inserito in zona sismica

4 in base alla classificazione che stabilisce i nuovi “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone” approvati con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003.

21 I contenuti di tale Ordinanza sono stati recepiti dalla D.G.R. n. 7/14964 del 7/11/03 dove la Regione Lombardia ha preso atto della classificazione fornita dalla sopraccitata Ordinanza.

La metodologia relativa alla valutazione dell’amplificazione sismica locale secondo quanto stabilito dal D.M. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”, dall’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri 3274 del 20.03.2003, della D.G.R. n.14964 del 7 novembre

2003 e del d.d.u.o. n. 19904 del 21 novembre 2003 è definita nell’allegato 5 alla D.G.R. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005 secondo la quale è stato redatto il presente studio.

Al fine di verificare che le scelte urbanistiche all’interno del territorio comunale riguardino aree idonee dal punto di vista geologico e sismico si è seguita la metodologia riportata in uno “Studio Pilota” redatto dal

Politecnico di Milano – Dipartimento di Ingegneria Strutturale che ha utilizzato indagini dirette e prove realizzate in alcune aree campione della

Lombardia.

Tale metodologia prevede tre livelli di approfondimento.

Il I° livello di approfondimento sulla componente sismica territoriale è rappresentato dalla redazione della Carta della Pericolosità Sismica Locale.

Attraverso tale metodologia viene definita la microzonazione sismica del territorio comunale, cioè l’individuazione di aree alle quali vengono attribuite prescrizioni volte alla riduzione del rischio sismico da utilizzare nella pianificazione urbanistica, nella progettazione di manufatti e in fase di emergenza.

22 Per l’individuazione di tali aree si deve valutare la pericolosità di base

(terremoto di riferimento) e si deve tener conto delle situazioni locali che possono determinare effetti diretti o indotti sul territorio.

L’individuazione delle aree potenzialmente pericolose dal punto di vista sismico nell’ambito del territorio è basata sulla valutazione delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche dei complessi formazionali presenti.

Tali caratteristiche consentono di definire i terreni dal punto di vista dinamico e pertanto possono essere suddivisi in terreni strutturalmente stabili ed instabili.

I terreni stabili sono quelli che hanno una resistenza al taglio che si sviluppa sotto carichi ciclici superiori agli sforzi generati dal terremoto; in questo caso si potrebbero avere fenomeni di amplificazione in presenza di particolari condizioni morfologiche ma non fenomeni di cedimenti.

Nei terreni instabili quando gli sforzi ciclici provocati dal terremoto raggiungono o superano la resistenza al taglio si avranno deformazioni permanenti sia a livello suolo che sulle strutture che su di esso insistono.

Sicuramente eventuali eventi sismici, in relazione alla conformazione morfologica alla strutturazione geolitologica e alle precarie situazioni di stabilità strutturale e geodinamica di alcuni versanti che caratterizzano il territorio, potrebbero influire sulla staticità di vecchie strutture edilizie.

Questa probabile eventualità è stata tenuta in considerazione nella zonazione sismica, comunque a livello storico non si hanno testimonianze

23 che il territorio comunale sia stato interessato da eventi sismici come risulta anche dalla consultazione dei cataloghi del Servizio Sismico Nazionale.

In particolare le aree che presentano caratteristiche morfologiche costituite da irregolarità topografiche come creste rocciose, cocuzzoli, dorsali e scarpate possono essere sede di concentrazione dell’energia sismica con l’esaltazione dell’ampiezza delle onde e produrre effetti di amplificazione topografiche.

Anche l’attivazione o riattivazione dei movimenti franosi o crolli di massi da pareti rocciose possono essere ricondotti ad effetti dinamici che si verificano in occasione di eventi sismici.

Variazioni delle frequenze del moto e dell’ampiezza delle vibrazioni possono creare situazioni di instabilità anche all’interno di depositi alluvionali e di falde di detrito con spessori di poche decine di metri.

Inoltre nei depositi alluvionali, i terreni possono subire deformazioni permanenti e cedimenti dovuti alla liquefazione di depositi sabbiosi saturi d’acqua o a densificazione dei terreni granulari sopra falda; questi fenomeni si verificano nel caso in cui si abbiano terreni con caratteristiche meccaniche scadenti quali, ad esempio, basso addensamento.

La Regione Lombardia ha fornito uno schema che raccoglie i vari scenari di pericolosità sismica locale che possono essere perimetrati arealmente o individuati lineramente in cartografia.

Nella Carta della pericolosità sismica locale vengono individuati gli scenari di pericolosità sismica locale definite in base alle osservazioni litologiche, idrologiche e morfologiche, che potrebbero produrre in caso di

24 sisma effetti di instabilità: Z1a – zone caratterizzate da movimenti franosi attivi, Z1b – zone caratterizzate da movimenti franosi quiescenti.

Sono state individuate aree che possono dare effetti di amplificazione topografica: Z3b – zone di cresta rocciosa e/o cocuzzoli appuntiti o arrotondati.

All’interno del territorio comunale sono presenti rilievi poco elevati con forme morbide modellate su una coltre eluvio colluviale a dominante argillosa con potenze variabili e forme aspre che caratterizzano aree ove prevalgono complessi litoidi (Arenarie di Ranzano) che danno origine a cocuzzoli e a versanti con scarpate molto ripide.

In particolare, nelle aree di fondovalle sono presenti terreni a componente argillosa prevalente che non sono soggetti a fenomeni di liquefazione ed i dati geotecnici caratteristici indicano un probabile comportamento di terreni stabili in caso di un evento sismico.

Su questi complessi una possibile amplificazione delle onde sismiche potrebbe ingenerare locali assestamenti del suolo.

La geologia del territorio comunale è caratterizzata dalla presenza di contatti anomali tra i complessi formazionali affioranti, ricoperti da una coltre di alterazione con spessori variabili in funzione dell’acclività.

Tali coperture presentano comunque spessori di modesta entità e durante un evento sismico potrebbero essere sede di movimenti del suolo superficiali.

I livelli di approfondimento superiori al primo, il II° livello, nella zona

4 in cui è classificato il Comune di Rocca de’ Giorgi sono previste nelle

25 aree a pericolosità sismica locale Z3 e Z4 solo per gli edifici strategici e rilevanti il cui elenco è riportato nella d.d.u.o. n.19904/03.

Il terzo livello di approfondimento, in fase progettuale è previsto nelle aree indagate con il II° livello quando il fattore di amplificazione Fa calcolato è superiore a quello di soglia comunale e nelle zone di pericolosità sismica locale Z1, Z2 e Z5 per gli edifici strategici e rilevanti.

10. Carta del dissesto con legenda uniformata PAI.

Il Comune di Rocca de’ Giorgi è compreso nell’elenco dell’Allegato

13 della D.G.R. n. 8/1566 del 22-12-05, tra i comuni che non hanno ancora avviato l’iter per l’adeguamento ai sensi dell’art. 18 nelle N.d.A. del PAI.

La verifica di compatibilità si rende necessaria in quanto buona parte del territorio comunale è cartografata sull’Elaborato 2 – Atlante dei rischi idraulici ed idrogeologici come area di frana attiva.

La Carta dei dissesti con legenda uniformata PAI costituisce la proposta di aggiornamento all’Elaborato 2 del PAI e deriva dalla Carta dell’inventario dei fenomeni franosi regionali integrata e aggiornata sulla base dei dati raccolti nella fase di analisi e con sopralluoghi e verifiche locali.

26 11. Individuazione delle condizioni di pericolosità.

La fase di sintesi comprende la Carta dei vincoli che individua le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normative geologiche vigenti, sono individuati i vincoli proposti per l’aggiornamento della cartografia relativa alla pianificazione di bacino ai sensi della legge 183/89 ed i vincoli di polizia idraulica.

Nella “Carta di sintesi” sono riportate le aree definite come ambiti a pericolosità omogenea caratterizzate da fenomeni franosi in stato di attività e quelle ove i fenomeni di dissesto presentano uno stadio di quiescenza per raggiunta stabilità dei versanti.

In particolare le aree a pericolosità piu’ elevata sono quelle considerate tali dal punto di vista della instabilità dei versanti e sono distribuite su tutto il territorio comunale, sono concentrate su entrambi i versanti della porzione di testata della valle del T. Scuropasso ed interessano prevalentemente porzioni di territorio destinati all’uso agricolo.

Frane attive ad elevata pericolosità sono concentrate sul versante sinistro del T. Scuropasso, in prossimità di C.na San Silvestro, C.na Ginestra ed occupano aree che lambiscono le strutture antropiche.

Si è mantenuta la classe 4 d’ingresso anche per le zone che delimitano dissesti quiescenti.

Altri dissesti all’interno del territorio comunale sono stati interessati da interventi di consolidamento e stabilizzazione del versante, bonificati e

27 stabilizzati attraverso l’impiego di drenaggi e opere di sostegno in gabbioni che presentano un buon stato di conservazione.

Alcune aree localizzate in zone con manifestazioni di dissesto ritenuti ormai stabilizzati possono presentarsi particolarmente insidiose per il locale concorso di situazioni morfologiche, idrogeologiche e geotecniche per cui per questa fenomenologia, che può essere considerata ricorrente, non si può escludere sia pure a scala più ridotta , che possano coesistere fattori di instabilità anche importanti, per cui nella stesura della “Carta di fattibilità” sono state tenute presenti anche queste eventualità.

Sono state eseguite briglie per ridurre l’erosione operata dal Torrente

Scuropasso.

12. Fattibilità geologica per le azioni di piano.

Le condizioni di fattibilità sono esplicitate nella carta che fornisce indicazioni circa le limitazioni e destinazioni d’uso del territorio, le prescrizioni per gli interventi urbanistici e definisce inoltre gli studi e le indagini da effettuare per gli approfondimenti richiesti, specificando nel contempo le opere da realizzare per la mitigazione del rischio per il controllo dei fenomeni in atto o potenziali.

Attraverso l’analisi del territorio dal punto di vista geoapplicativo si sono individuate tre zone rappresentative di situazioni con diverso grado di stabilità, quindi soggette a differenti modalità di intervento sul piano urbanistico.

28 Questa suddivisione dal punto di vista della stabilità è stata conseguita sulla base dell’esame comparato dei parametri che concorrono a determinare le condizioni geolitologiche del substrato roccioso che costituisce l’ossatura dei versanti, rapportato alle caratteristiche geotecniche ed alla potenza dei terreni di copertura .

L’intensità dei fenomeni di degradazione che risulta legata alle caratteristiche geotecniche, litologiche e mineralogiche dei materiali può comportare modificazioni temporali in relazione all’evoluzione dei processi.

Si instaurano in tal modo movimenti corticali la cui tipologia può essere ricondotta a colamenti, scorrimenti rotazionali e traslativi spesso associati.

Le zone a differente grado di stabilità individuate sul territorio possono presentare anche carattere di omogeneità per quanto riguarda la costituzione litologica sono però caratterizzate da differenti condizioni geomorfologiche ed idrogeologiche che ne permettono una sicura distinzione ed un differenziato utilizzo.

Nella valutazione ed individuazione delle zone di fattibilità geologica per le azioni di piano non sono state individuate aree con caratteristiche fisico ambientali tali da farli rientrare nelle classi 1 e 2 secondo la classificazione contemplata nella direttiva regionale.

Quindi in relazione a quanto sopra specificato il territorio comunale sulla base di un insieme di studi e di valutazioni circa il grado di stabilità e le tendenze evolutive in atto è stato suddiviso in due classi di fattibilità geologica.

29

13. Norme geologiche d’attuazione.

Art. 1 - Classe 3 - Fattibilità con consistenti limitazioni

In questa classe sono comprese sia le zone di versante o di crinale la cui fragilità è dovuta all’assetto geolitologico, geomorfologico ed al disordinato deflusso delle acque meteoriche che le aree di fondovalle.

Questa classe è stata suddivisa in due sottoclassi differenti per il loro assetto geomorfologico e idrogeologico:

1. Classe 3a: comprende le aree pianeggianti di fondovalle, i centri edificati generalmente localizzati sui crinali e porzioni di versante non interessati da fenomeni di dissesto.

Nelle aree che ricadono in questa classe sono previsti puntuali e rigorosi accertamenti geognostici attraverso prove penetrometriche, sondaggi meccanici e prove di laboratorio sui campioni prelevati dai sondaggi allo scopo di definire i parametri che influenzano e condizionano la stabilità globale dell’area.

Preliminarmente, nella fase di presentazione di Piani attuativi (L.R.

12/2005 art. 14) ed in fase di richiesta del permesso di costruire

(L.R.12/2005 art. 38), dovrà essere prodotta una relazione geologico tecnica firmata da un geologo abilitato che rilevi le caratteristiche geotecniche del terreno di fondazione, valuti lo spessore delle coperture e

30 specifichi le tecniche e le modalità degli interventi di bonifica e di consolidamento eventualmente estese ad aree limitrofe.

Tali approfondimenti non sostituiscono anche se possono comprendere le indagini previste dal D.M. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”

2. Classe 3b: comprende aree di versante interessate da fenomeni di dissesto stabilizzate.

Nelle aree che ricadono in questa classe sono previsti puntuali e rigorosi accertamenti geognostici attraverso prove penetrometriche, sondaggi meccanici e prove di laboratorio sui campioni prelevati dai sondaggi allo scopo di definire i parametri che influenzano e condizionano la stabilità globale dell’area.

Si dovrà accertare la funzionalità e lo stato delle opere di bonifica in funzione delle tipologie costruttive da realizzare.

A corredo della documentazione richiesta sia di Piani attuativi (L.R.

12/2005 art.14) che del permesso di costruire (L.R. 12/2005 art.38) dovrà essere prodotta una relazione geologica tecnica firmata da un geologo abilitato che rilevi le caratteristiche geotecniche del terreno di fondazione e specifichi le tecniche e le modalità di ulteriori interventi di bonifica e di consolidamento eventualmente estese ad aree limitrofe.

Tali approfondimenti non sostituiscono anche se possono comprendere le indagini previste dal D.M. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni.

31

Art. 2 - Classe 4 - Fattibilità con gravi limitazioni.

In tale classe è esclusa qualsiasi nuova edificazione ed è stata suddivisa in tre sottoclassi:

1. Classe 4a: comprende aree per le quali è esclusa qualsiasi nuova

edificazione, in relazione alla presenza di fenomeni franosi attivi.

Per le aree classificate come aree di frana attiva valgono le norme previste dall’art.9 delle N.d.A. del P.A.I..

Sono possibili solo opere finalizzate al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica di versanti con adeguate opere di bonifica.

Per gli edifici esistenti sono consentiti solo le opere relative agli interventi di demolizione senza ricostruzione , manutenzione ordinaria e straordinaria , restauro e risamento conservativo come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a),b),c) della L.R. 12/2005 senza aumento di superficie o di volume e del carico insediativi.

Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico potranno essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e dovranno comunque essere puntualmente valutate in funzione del grado di rischio che determina l’ambito di pericolosità.

A tal fine dovrà essere allegata apposita relazione geologica e geotecnica redatta da un geologo abilitato dove si dimostri con adeguate

32 indagini geognostiche e geotecniche la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio idrogeologico.

A supporto di una declassazione di ambiti inseriti in questa classe è possibile realizzare uno studio di approfondimento secondo gli Allegati 2,

Parte II, 3 e 4 della D.G.R. 22 dicembre 2005 n.8/1566, sull’area da declassare, disgiuntamente dallo studio geologico generale qualora si rendesse necessaria una revisione o integrazione di studi pregressi solo tramite variante allo strumento urbanistico.

2. Classe 4b: comprende aree per le quali è esclusa qualsiasi nuova

edificazione, in relazione alla presenza di fenomeni franosi quiescenti.

Per le aree classificate come aree di frana quiescente valgono le norme previste dall’art.9 delle N.d.A. del P.A.I..

Sono possibili solo opere finalizzate al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica di versanti con adeguate opere di bonifica.

Per gli edifici esistenti sono consentiti solo le opere relative agli interventi di demolizione senza ricostruzione , manutenzione ordinaria e straordinaria , restauro e risanamento conservativo come definiti dall’art.

27, comma 1, lettere a),b),c) della L.R. 12/2005 senza aumento di superficie o di volume e del carico insediativi.

Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico potranno essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e dovranno comunque essere puntualmente valutate in funzione del grado di rischio che determina l’ambito di pericolosità.

33 A tal fine dovrà essere allegata apposita relazione geologica e

geotecnica redatta da un geologo abilitato dove si dimostri con adeguate

indagini geognostiche e geotecniche la compatibilità degli interventi

previsti con la situazione di grave rischio idrogeologico.

A supporto di una declassazione di ambiti inseriti in questa classe è

possibile realizzare uno studio di approfondimento secondo gli Allegati 2,

Parte II, 3 e 4 della D.G.R. 22 dicembre 2005 n.8/1566, sull’area da

declassare, disgiuntamente dallo studio geologico generale qualora si

rendesse necessaria una revisione o integrazione di studi pregressi solo

tramite variante allo strumento urbanistico.

Art. 4 – Fasce di rispetto del reticolo principale e minore.

In questa classe rientrano le zone comprese nella distanza di 10

metri dall’alveo di piena dei T. Scuropasso in conformità alla disposizioni

dell’art. 96 del R. D. 523/1904; in tali fasce potranno essere realizzati

unicamente interventi di sistemazione idraulica ed idrogeologica.

Lo studio sull’individuazione del reticolo idrico principale e minore

nel Comune di Rocca de’ Giorgi redatto ai sensi della D.G.R. n.7/7868 del

25 gennaio 2002 “Determinazione del reticolo idrico principale.

Trasferimento delle funzioni relative alla polizia idraulica concernenti il

reticolo idrico minore come indicato dall’art. 3 comma 114 della L.R.

1/2000. – Determinazione dei canoni regionali di polizia idraulica” non ha

evidenziato la presenza di corsi d’acqua minori di competenza comunale.

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Art.5 – Norme sismiche

1- Nella Carta della Pericolosità Sismica Locale vengono individuati

differenti scenari : aree caratterizzate da amplificazione sismica locale

dovuta ad instabilità per la presenza sul territorio comunale di aree di

frane attive (Z1a) e di aree di frane quiescenti (Z1b). Sono inoltre

cartografati con simboli aree soggette ad amplificazione sismica dovuta

alla topografia cioè zone caratterizzate da creste rocciose e o cocuzzoli

appuntiti o arrotondati (Z3b) e aree di fondovalle con presenza di

depositi alluvionali granulari e/o coesivi (Z4a) che possono dare effetti

di amplificazioni litologiche.

2- Per il territorio comunale di Rocca de Giorgi ricadente in zona 4 a bassa

sismicità sono previsti gli approfondimenti successivi al I° livello, e cioè il

II° livello obbligatoriamente solo per gli edifici strategici e rilevanti in

progetto così come stabilito dalla D.G.R. 14964/2003. L’elenco di tali

costruzioni è riportato nella d.d.u.o n.19904/2003.

3- Nelle aree individuate nella Carta della Pericolosità Sismica Locale come

Z3b e Z4a è obbligatorio l’approfondimento relativo al III° livello solo

nelle aree indagate con il II° livello quando Fa (fattore di amplificazione)

calcolato è maggiore di quello di soglia comunale.

35 4- Nelle zone di pericolosità sismica locale Z1a e Z1b obbligatoriamente per

i soli edifici strategici e per le opere infrastrutturali la cui funzionalità

durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale ai fini di

protezione civile e per gli edifici e le opere che possano assumere

rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso in fase

progettuale si applica il III° livello di approfondimento.

5- Tali approfondimenti non sono previsti per le aree non edificabili per

motivi geologi o soggette a vincolo ambientale sino a che sia vigente il

vincolo di inedificabilità.

6- Per la progettazione di edifici in zone sismiche sono comunque valide le

norme nazionali o regionali qualora più restrittive di quelle sopra citate.

Corana, novembre 2007

Dott. Geol. P. Bellinzona

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