l’attualità Machu Picchu, l’invenzione del secolo La STEFANO MALATESTA e PACO IGNACIO TAIBO II Domenica cultura L’ultimo manoscritto di Jane Austen DOMENICA 10 LUGLIO 2011/Numero 334 di Repubblica NADIA FUSINI

Così Si chiamava Jan Karski ho scoperto Fu il primo a portare al mondo le prove dell’esistenza dei Lager Non lo ascoltarono E solo ora il suo “Rapporto” l’Olocausto viene pubblicato in Germania FOTO AP

ANDREA TARQUINI JAN KARSKI spettacoli BERLINO Zucchero, la fabbrica della musica GINO CASTALDO u il più importante e coraggioso agente segreto della Se- circa un chilometro dal campo, già potevo udire gri- conda guerra mondiale, ma nel dopoguerra visse da da d’aiuto, spari, urla… che succede?, chiesi al mio esule. Fu lui, infiltrandosi nel Lager di Belzec travestito accompagnatore. «Gli ebrei hanno caldo», ghignò le tendenze da guardia ucraina collaborazionista, a scoprire l’Olo- lui, «e oggi arriva una nuova consegna» […]. Quando Fcausto e a fornirne le prove: grazie alla sua missione impossibile e fummoA a poche centinaia di metri dal Lager, grida, spari e urla ci re- Quando i cappelli vanno a nozze al suo Rapporto il mondo seppe, già verso la fine del 1942, che la sero impossibile continuare la conversazione. Percepii un fetore di- LAURA ASNAGHI e LAURA LAURENZI “Soluzione finale”, il genocidio del popolo ebraico da parte della sgustoso, sembrava un misto di cadaveri in decomposizione e ster- Germania nazista, era in atto. Con un’audacia incredibile, ri- co equino [...]. All’interno del Lager, c’erano sentinelle ogni quindi- schiando la vita, si infiltrò a Belzec. Insieme a Sobibor e Treblinka ci metri, pattuglie passeggiavano senza sosta. L’area era coperta d’u- l’incontro fu il primo campo di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia na fitta, pulsante, rumorosa massa umana [...]. Poliziotti tedeschi e da loro occupata, prima ancora che il più tristemente famoso Au- guardie si facevano largo tra di loro colpendoli con i calci dei fucili, Jacques Herzog, “Io e de Meuron” schwitz-Birkenau diventasse operativo. con l’aria di pastori che conducono un gregge al mercato [...]. CLOE PICCOLI (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2011 la copertina Travestito da guardia Testimoni nel Lager di Belzec Fu così che nel 1942 il partigiano polacco Jan Karski riuscì a scoprire L’infiltrato la Shoah nell’orrore E a documentarla per primo ANDREA TARQUINI Ma invano

(segue dalla copertina)

a nessuno volle ascoltare il suo grido d’aiuto. Jan Karski era un ufficiale polacco e un cattolico prati- Mcante. Raccolse le prime voci sullo sterminio nel Ghetto di Varsavia, e poi trovò le prove nei Lager nazisti e le consegnò agli Alleati. Il suo terribile racconto di quegli an- ni — che uscì già nel 1944 negli Stati Uniti — è stato appena pubblicato per la prima volta in Germania. Una memoria diretta, una testimonianza unica, la smentita più cocente per i negazionisti e per chiunque voglia cancellare il ricor- do della Shoah e riscrivere la Storia sotto il segno dell’oblio. Mein Bericht an die Welt-Geschichte eines Staates im Un- tergrund, Il mio rapporto al mondo. Storia di uno Stato nel- la clandestinità, s’intitola, nell’edizione tedesca il volume che Karski scrisse a New York, dettando a braccio alla sua segretaria, Krystyna Sokolowska, i ricordi ancora freschis- simi della sua missione segreta. Sono pagine che ancora og- gi scuotono la coscienza, fanno rabbrividire. Fu Elie Wiesel, nell’ottobre 1981, a far riemergere Karski dal dimenticatoio. Organizzò con l’Holocaust Memorial una conferenza sulla liberazione di Auschwitz, e invitò quell’anziano soldato e professore di Georgetown a parla- re. «Alla fine della guerra — Karski scandì, calmo e impla- cabile — mi dissero che né i governi né i politici d’alto ran- go, né gli scienziati né gli scrittori avevano saputo del desti- no degli ebrei. Erano sorpresi. Lo sterminio di sei milioni d’innocenti era rimasto un segreto, “un orribile segreto”, come scrisse Walter Laqueur. Allora mi sentii ebreo. Un ebreo, come i parenti di mia moglie, qui presenti. Ma sono un ebreo cristiano, cattolico praticante. Non sono un ere- “ Li caricano sui treni, tico, ma credo profondamente che l’umanità abbia com- messo un secondo peccato capitale: obbedendo a ordini o per assenza di sentimenti, per egoismo o ipocrisia o persi- no per freddo calcolo, questo peccato perseguiterà l’uma- nità fino alla fine del mondo, questo peccato mi persegui- ta, e io voglio che sia così». Sapeva di cosa stava parlando, il vecchio soldato. Pa- triota convinto, nato come Jan Kozielewski, sognava la car- sparano a caso, ridono riera diplomatica ma si era arruolato volontario nell’arti- glieria a cavallo. Quando nazisti e sovietici aggredirono la Polonia, fu catturato dall’Armata Rossa e dopo sei settima- ne consegnato ai tedeschi. Riuscì a fuggire, si unì alla Resi- stenza. Fu subito scoperto come talento temerario, e con- vocato dal governo in esilio prima in Francia, poi a Londra. Il premier, generale Sikorski, accettò la sua richiesta di di- ventare Kurier tajni, “corriere” (ovvero agente) segreto. Poi ricominciano...” Sotto il falso nome di “Tenente Witold”, Karski s’infiltrò nella Polonia occupata. Per conto del governo in esilio, coordinò e organizzò lo Stato clandestino. La Polonia resa ricca e vivace negli anni Venti e Trenta anche dalla nume- rosissima, colta e prospera comunità ebraica, fu sottopo- JAN KARSKI sta dai nazisti a un’occupazione di una brutalità senza pre- cedenti e non espresse né un Petain né un Quisling: al con- (segue dalla copertina) trario che in Francia o in Norvegia, a Varsavia il Terzo Rei- ch non riuscì mai a reclutare marionette per un governo lla mia sinistra notai il binario, collaborazionista e i polacchi (tra soldati del generale An- che correva lungo il Lager. Una ders, piloti nella Royal Air Force, partigiani) schierarono specie di rampa conduceva al con gli Alleati più soldati e mezzi di de Gaulle. binario, e sui binari era fermo Venne la missione più pericolosa: «Witold» prima s’infil- un vecchio treno merci con al- trò nel Ghetto di Varsavia, e qui ascoltò i racconti delle de- meno una trentina di vagoni portazioni. Poi fu arrestato dalla Gestapo in Slovacchia. Asporchi e polverosi [...]. Torturato selvaggiamente, riuscì nuovamente a fuggire. «Mi segua, la porterò a un buon posto d’os- Raggiunse di nuovo l’Armia Krajowa, l’esercito partigiano servazione», disse il mio accompagnatore nazionale. ucraino. Passammo accanto a un vecchio Il destino degli ebrei era ormai nel suo cuore, e col suo ebreo, che sedeva nudo in terra. Non capii se gruppo organizzò l’impossibile. Riuscirono a corrompere qualcuno gli avesse strappato via i vestiti, o se un trawniki, una guardia delle forze ucraine collaborazio- egli stesso se li fosse tolti in un attacco di follia. niste che prestavano servizio nei Lager. Quello gli procurò Se ne stava là seduto, immobile, silenzioso, il un’uniforme ucraina, e lo aiutò a infiltrarsi nel Lager di Bel- volto senza espressione, avrebbe potuto essere zec. Karski fece violenza su se stesso per celare ogni emo- morto, o pietrificato, se non fosse stato per quei zione e non cadere in preda all’orrore, registrò nella me- suoi occhi vivaci fino all’innaturale, e che ci moria tutto quel che vide: la fame e le violenze, le malattie guardavano senza sosta. Non lontano da lui, un e le torture, donne, vecchi e bambini ammassati sui vago- bambino giaceva a terra. Era solo, camminava ni merci e spruzzati di calce. Il genocidio. mani e piedi, mi guardò con gli occhi di un coni- Ma l’avventura non era finita. Jan Karski raggiunse ro- glio impaurito. Né del vecchio né del bambino cambolescamente Londra, fece rapporto al legittimo go- si curava nessuno [...]. verno polacco in esilio. Prima il ministro degli Esteri bri- Le baracche potevano avere spazio per non ma, non spingete. Chi cercherà di opporsi o causerà LE IMMAGINI tannico, Anthony Eden, poi a Washington Roosevelt in per- più di duemila o tremila persone, e ogni “conse- panico verrà ucciso sul posto». All’improvviso, ri- In alto, un’esecuzione di massa nel sona, vollero riceverlo e ascoltarlo, e studiare i suoi micro- gna” era composta di oltre cinquemila persone. dendo di cuore ad alta voce, estrasse la pistola d’or- lager di Belzec nel 1942 film trafugati nel Ghetto. Che il mondo si muova, che fermi Ciò significava che ogni volta due o tremila uo- dinanza dalla fondina e sparò tre volte a caso sulla Qui sopra, Jan Karski (a sinistra) la barbarie, supplicò invano Karski. Non fu ascoltato: gli al- mini, donne e bambini si dividevano il poco folla. Un unico lamento di gente ferita fu la sola ri- e suo fratello giovani ufficiali; leati abbandonarono subito l’idea di bombardare i campi spazio all’aperto, lasciati indifesi sotto il mal- sposta. Lui ghignò, ripose la pistola nella fondina e Karski a New York detta per fermare lo sterminio. tempo. Caos, fame, l’orrore era indescrivibile. riprese a urlare: «Alle Juden Raus, Raus!». Per un at- il suo Rapporto alla segretaria Karski visse una vita nel rimorso, schiacciato dall’idea di Dominava tutto un fetore bestiale di sudore, timo la folla tacque. I più vicini all’ufficiale delle SS Tra i documenti da sinistra: non aver fatto abbastanza. Nel dopoguerra, il regime comu- sporco, marciume, paglia umida ed escremen- cercarono presi dal panico di schivare le pallottole, la lettera con cui il governo nista lo considerò un traditore al servizio degli americani. Fi- ti. Dovemmo aprirci un varco attraverso quella di spingere indietro. Ma era impossibile. La folla si polacco decora Karski; no a quando la giunta Jaruzelski autorizzò l’indimenticabi- massa umana, era una tortura. Camminavamo accalcava sospinta da salve d’arma da fuoco verso il passaporto diplomatico; le Shoah, il film che Claude Lantzmann girò grazie anche ai su corpi umani, su membra umane [...] dovevo il treno. Gli spari venivano dalle loro spalle, senza la lettera di missione di Karski ricordi di Karski. Nominato “Giusto tra i popoli” in Israele, trattenere un tremendo senso di nausea[...]. sosta, spinsero la folla in un brutale correre nel pa- e il testo della sua prima come il tedesco Oskar Schindler, decorato poi da Walesa pre- Mi voltai, due poliziotti tedeschi arrivarono al nico verso la rampa. «Ordine, ordine!», gridava l’SS. testimonianza letta alla Bbc sidente dopo la rivoluzione democratica del 1989, l’agente cancello con un massiccio, alto ufficiale delle Su quei vagoni merci c’era posto per una quaranti- Le immagini sono tratte speciale Jan Karski morì nel 2000, portandosi nell’animo, SS. Egli urlò un ordine, e i poliziotti tra mille sfor- na di persone, i tedeschi ne ammassarono cento- da Mein Bericht an die Welt primo testimone, il peso della grande colpa dell’umanità. zi aprirono il cancello [...]. «Silenzio! Silenzio!», venti-centotrenta su ogni vagone, spingendo o (edizioni Verlag Antje Kunstmann)

© RIPRODUZIONE RISERVATA gridava l’SS, «tutti gli ebrei adesso saliranno su sparando con i fucili d’ordinanza [...]. In copertina, guardie naziste questo treno, e verranno portati in un luogo do- Il pavimento dei vagoni era cosparso di polvere nel campo di concentramento ve il lavoro li aspetta. Silenzio, conservate la cal- bianca, i nazisti innaffiarono d’acqua i vagoni già di Belzec

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Arrestato e torturato dalla Gestapo nel ’44 riuscì a fuggire negli Stati Uniti dove scrisse e pubblicò “Il mio rapporto al mondo” LIBRO E TEATRO È uscito in Germania Mein Bericht Supplicò Roosvelt: an die Welt-Geschichte eines Staates im Untergrund per la casa editrice “Vi prego, Verlag Antje Kunstmann di Monaco Anticipiamo il capitolo L’ultima tappa fermate la barbarie” Sulla figura di Karski, il Festival di Avignone ha aperto con Jan Karski (Mon nom est un fiction), una pièce tratta dalla biografia del partigiano polacco adattata da Arthur Nauzyciel Repliche fino al 16 luglio

“ Li caricano sui treni, sparano a caso, ridono

pieni. Era calce viva. Il loro atroce calcolo aveva un doppio scopo: la carne umana bagnata, venendo in “Le cose che ho visto contatto con la calce, brucia, molti dei poveretti nei vagoni finivano letteralmente bruciati, la calce gli resteranno per sempre divorava la carne fino alle ossa, in tal modo gli ebrei dovevano «morire tra sofferenze atroci», come dentro di me. Vorrei poterle Himmler aveva promesso nel 1942 a Varsavia «se- cancellare dalla memoria condo la volontà del Führer» [...]. Durò tre ore, finché il treno non fu pieno e partì. Ma ancora di più vorrei Nel Lager rimasero poche dozzine di cadaveri o di moribondi feriti a terra, i poliziotti sparavano qua e che ciò che ho visto là colpi di grazia [...]. Il treno si allontanava tra le gri- bero avuto la meglio sulle ultime urla di dolore, sa- per sempre dentro di me. Non farei nulla più volen- da dei prigionieri che provenivano dai vagoni, qua- non fosse mai accaduto rebbe venuto un gruppo di giovani deportati. Gio- tieri che cancellarle dalla mia memoria. Il ricordo ri- rantasei vagoni, li contai tutti. Il treno avrebbe viag- vani ebrei, ancora in forze. A loro toccava eseguire sveglia la nausea a ogni istante. Ma più ancora che giato per circa centotrenta chilometri, si sarebbe Questo peccato perseguiterà l’ordine di pulire il treno da cima a fondo, svuotarlo dalla memoria, vorrei liberarmi dal pensiero che poi fermato in un posto abbandonato in aperta dei cadaveri, bruciare le montagne di cadaveri e get- quanto io vidi è accaduto. campagna. Sarebbe rimasto là fermo, finché la l’umanità fino alla fine tare i poveri resti in fosse comuni. Durava da uno a (Traduzione di Andrea Tarquini morte non si fosse diffusa in ogni angolo del suo in- due giorni. Intanto arrivavano nel Lager le prossime Per gentile concessione della casa editrice terno. Durava da tre a quattro giorni [...]. dei suoi giorni” vittime, e tutta la procedura ricominciava [...]. Verlag Antje Kunsmann, Monaco)

Quando poi calce, soffocamento e ferite avreb- Queste immagini che vidi nel Lager resteranno © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2011 l’attualità Luoghi comuni

La conquista del Machu Picchu

STEFANO MALATESTA mali con corazze da soldati come il tapiro, bevande come la cioccola- ta e strane canne riempite di un’erba che si accendevano e venivano l fascino di Machu Picchu, o almeno ciò che irresistibilmente aspirate durante i banchetti. E si parlava di amazzoni più pericolose attrae i turisti, che quest’anno, in occasione del centenario del- dei guerrieri, di uomini giganteschi fatti d’oro, di città lastricate con le la “scoperta” saranno almeno un milione, pronti a inerpicarsi pietre preziose. E di una giungla immensa che attraversava il conti- su per le Ande aspettando che accada qualcosa di magico, un nente dove si dovevano nascondere animali antidiluviani che veniva- po’ come i malati quando arrivano a Lourdes, non sta nelle ma- no direttamente dal Pleistocene e che sguazzavano negli affluenti del gnifiche vedute, nell’aria salubre anche se fin troppo rarefatta, Rio delle Amazzoni, il fiume con la più grande portata del mondo. Inella spettacolare natura andina, che qui spalanca tutte le sue aspre Improvvisamente la scoperta delle Americhe, con l’apparizione di bellezze. Sta in quell’atmosfera di mistero, di spaesamento, di lonta- popolazioni mai viste che avevano usi, costumi, aspetti e vestiti così nanza da tutto e soprattutto di alieno che questi territori diffondono spettacolari e differenti da quelli europei, riportarono a galla i rac- intorno a loro. Come se fossero consapevoli della loro totale diversità. contatori di balle geografiche e gli inventori di misteri fasulli. Quale al- Quando i soldati di Cortés, molti anni prima della spedizione di Pi- tro continente si poteva prestare alla creazione di leggende e di misteri zarro nel Sudamerica, risalendo il Passo di Cuernavaca, si trovarono tanto affascinanti? E quale altra regione del mondo poteva rivaleggia- improvvisamente di fronte la Valle del Messico, ebbero come un fre- re con la giungla amazzonica per nascondere animali antidiluviani? mito. Quegli immensi palazzi, quei canali che attraversavano la capi- In conseguenza di ciò la storia del Sudamerica, negli ultimi secoli, si è tale dell’impero messicano Tenochtitlan, sembravano usciti dalla basata per metà su verità accertate, per l’altra metà su racconti e leg- fantasia di un racconto cavalleresco e avevano l’aspetto del sogno. Chi gende mai verificate, che hanno continuato a perpetuarsi nei secoli fi- arrivava per la prima volta nell’Impero inca provava una sensazione no ai tempi nostri. Ricordo che negli anni Cinquanta era nata una cu- diversa, mai provata prima, come di trovarsi improvvisamente in un riosa editoria, fatta essenzialmente di balle e che raccontava di im- paese abitato non da uomini, ma da strani esseri dalle facce enigma- possibili regni extraterrestri che si annidavano — indovinate dove? — tiche che non parlavano mai e che li lasciavano passare senza degnarli nelle Ande, facendo passare gli elmetti delle culture più antiche del- di uno sguardo, di un’occhiata. Come se non fossero esseri reali ma l’America del Sud come caschi di piloti spaziali. fantasmi. Ancora oggi il milione di turisti che cercherà di raggiungere, possi- Questi comportamenti, che gli spagnoli non riuscivano a interpre- bilmente a piedi, le rovine, e che fa gridare allo scandalo storici e ar- tare, trovavano una perfetta corrispondenza in un paesaggio altret- cheologi per i danni che il sito è costretto a subire, e che spinge l’Une- tanto indecifrabile fatto di misteri apparenti che sembravano reali, di sco a riflettere sulla possibilità di dichiarare «a rischio» una delle «me- paesi che avevano caratteristiche di un altro mondo ancora più verti- raviglie del mondo», e quindi a pensare di contingentarne gli ingres- cale, sospeso tra le cime andine. si, è attratto come una calamita proprio da quell’aura di mistero e leg- Così la scoperta delle Americhe riportò nei racconti di viaggio tutta genda che nei secoli è stata cucita addosso al Machu Picchu. Certo, da quell’invenzione fantastica che si era andata perduta. Negli ultimi se- lassù si potrà godere di viste e panorami indimenticabili, come sug- coli la scienza del compasso e del calcolo matematico, della cartogra- geriscono i dépliant. E sicuramente gli splendidi monumenti, im- fia e della bussola, aveva drasticamente ridimensionato tutte le in- mensi e perfettamente levigati, faranno la loro parte. Ma né gli uni né venzioni multicolori portate dai viaggiatori quando rientravano in gli altri da soli bastano a giustificare questa fantasmagorica corsa in Europa. Oramai si trattava non di avallare storie che raccontavano di altura, questa straordinaria arrampicata di massa. È soprattutto l’i- uomini da un piede solo, unicorni e streghe con ali di pipistrello, ma gnoto, l’incomprensibile, l’alieno a funzionare da richiamo planeta- come si potesse circumnavigare l’Africa avendo i venti contrari con rio. È il mito stesso che si veste da tour operator. Il mistero che diven- una tecnica veliera chiamata “andare di bolina”. Ora invece c’era un LE IMMAGINI ta trash. Mentre la leggenda si appresta a trasformarsi nella sua ulti- continente dove esistevano le più grandi miniere d’oro e d’argento del Le foto in bianco e nero sono quelle di Hiram Bingham ma maledizione. mondo, e uccelli dalle penne impossibili come quelle del quetzal, ani- pubblicate nel 1911 sul National Geographic © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il 24 luglio 1911 Hiram Bingham “scoprì” questo sito inca. Santuario, osservatorio, fortezza: gli studiosi non riuscirono mai a mettersi d’accordo. Ci pensarono i tour operator a trasformarlo in una delle mete più visitate al mondo. Tanto che l’Unesco vuole dichiararlo patrimonio a rischio

Il bambino peruviano, lo sguardo dell’asino e l’Indiana Jones venuto dal Connecticut

PACO IGNACIO TAIBO II on è molto chiaro se fosse un palazzo per l’ozio, un santuario, una cit- se guidato una spedizione di tre o quattro persone fino alle rovine e che fosse tadella militare, un osservatorio astronomico o, nel corso del tempo, tornato a visitarle nel 1902, lasciando incisi nei muri di uno dei templi i nomi Ntutt’e quattro le cose, ma questo è parte del fascino delle pietre antiche: dei componenti del gruppo: una storia che Bingham ammette nei suoi qua- il non riuscire a mettersi d’accordo con coloro che le interpretano, fabbricare derni di appunti. mistero, regalare dubbi. Non è molto chiaro neppure come si debba scrivere, Nonostante tutto ciò, la gloria è solita essere, come quasi tutto, profonda- leggere o pronunciare il nome di quella meravigliosa cittadella di pietra in mente ingiusta e sarebbe stato Bingham a ritrovarsela attribuita. Così come mezzo alle Ande, a ottanta chilometri da Cusco, che molti sarebbe stato Bingham a portare via circa cinquemila re- conoscono come Machu Picchu. perti archeologici che sarebbero entrati a far parte dei teso- Si erge perduta in una selva, in mezzo a una catena mon- ri dell’Università di Yale — e che sarebbero stati restituiti 1911 tagnosa e si trova sicuramente in un luogo che propizia l’i- cent’anni più tardi. 2.500 solamento. Eppure, le rovine di ciò che verso la metà del se- Bingham, cui certe voci attribuiscono l’origine extra let- il 24 luglio Hiram Bingham colo XV fu solo splendore, oggi richiamano su Internet qua- teraria di Indiana Jones, rese pubblica nel 1911 una eccel- i metri di altezza a cui “scopre” il Machu Picchu si ventuno milioni di risultati. lente fotografia nella quale è vestito come si suppone si ve- si trova l’area archeologica Ebbene, se tutto ciò è mistero e dubbio, quel che non sem- stano gli esploratori, con salakote giacca dotata di molte ta- bra esserlo per gli organizzatori delle commemorazioni è sche. Bingham, in piedi accanto al suo asino, guarda orgo- 2003 che si stanno celebrando i cento anni della riscoperta di Ma- glioso verso la macchina fotografica. È l’immagine di tutte 800mila chu Picchu da parte dello storico statunitense e allora tren- le «riscoperte» e di tutti i «riscopritori», anche se io preferi- l’Unesco limita a 2.500 taseienne Harry Bingham. Ma... sco il placido sguardo dell’asino. i visitatori all’anno: il numero di turisti al giorno Non ci sono dubbi sul fatto che il 24 luglio 1911 Bingham Con il passare degli anni, dopo essersi definito politica- al giorno superano i 1.500 arrivasse alle rovine di Machu Picchu accompagnato da una mente un «repubblicano conservatore», Bingham sarebbe guardia civile e da un contadino e che questa «scoperta» ab- diventato governatore del Connecticut, prima di dedicarsi 2007 bia aperto la strada, in anni successivi, a una spedizione fi- al mondo degli affari privati e di tornare infine alla carriera 4 milioni nanziata dall’Università di Yale e dalla National Geographic pubblica per fare parte di una istituzione spregevole, la Ci- nominato dall’Unesco Society, spedizione che produsse scavi, la rimozione della vil Loyalty Review Board, che durante la caccia alle streghe di euro l’anno: è l’incasso una “meraviglia del mondo” vegetazione e, soprattutto, un lungo articolo sul National del periodo maccartista indagò sui «sovversivi» all’interno del sito archeologico Geographic. del Dipartimento di Stato, facendo licenziare i funzionari Agli occhi del «mondo» le rovine dell’abbandonata citta- sospettati di dubbie ideologie. Per questi meriti, nel 2007, della inca erano state scoperte. Ma… gli Stati Uniti gli hanno dedicato un francobollo che lo ritrae. Non è retorica la Non ci sono dubbi neppure sul fatto che quando Bingham arrivò, nelle ro- domanda: che cosa stiamo celebrando? vine abitassero due famiglie di contadini dai cognomi Recharte e Álvarez. La prima certezza è stabilita: i Recharte e gli Álvarez non solo avevano riscoperto Traduzione di Guiomar Parada Machu Picchu, ma vi abitavano. Anzi, fu uno dei bambini Recharte a guidare (Paco Ignacio Taibo II, scrittore e storico, è l’ideatore e direttore del festival il nordamericano fino alle rovine ricoperte da arbusti e vegetazione. culturale Semana negra a Gijón in corso dal 22 luglio e della Feria Alternativa E non ci sono dubbi di sorta nemmeno sul fatto che diciassette anni prima, del Libro a Città del Messico. Il suo ultimo romanzo, omaggio a Salgari, un esploratore amateur peruviano (che certamente non aveva accesso alle è Ritornano le Tigri della Malesia, MarcoTropea Editore)

pubblicazioni scientifiche nordamericane) di nome Agustín Lizárraga, aves- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2011

Si chiamava Watson, non Woodhouse: è il prototipo CULTURA dell’eroina che la scrittrice britannica aveva * pensato in un romanzo giovanile rimasto incompiuto Ma già si vedevano i tratti dei personaggi più maturi: ironia, intelligenza, ribellione. Ora il manoscritto, uno dei più importanti rimasti in mano privata, va all’asta da Sotheby’s a Londra

La prima versione di Emma W.

NADIA FUSINI Sappiamo dalla sorella Cassandra onconosco la brama del collezionista. Sono piut- come sarebbe andata a finire la trama, tosto un’artista nell’atto opposto, quello di per- e cioè come sempre finiscono le sue storie: dere — nell’arte del per- chi salva tutto è una donna che ha senno dere sono un fenomeno. Eppure,N mi trovassi nei paraggi, giovedì e sentimento, ragione e sensibilità 14 luglio sarei da Sotheby’s, a Londra, a vedere battere all’asta il manoscritto di Ed è capace di persuadere gli altri e se stessa The Watsons di Jane Austen, sessantot- to pagine vergate a mano in una calli- a ottenere il meglio da una condizione grafia squisita, minuta, precisa, dalla scrittrice inglese tra le mie preferite nel- che non promette libertà assolute la top ten. Le prime dodici pagine del medesimo manoscritto si trovano alla del collezionismo. Nel gesto del collezio- donna, a quei tempi. Ma Jane è ardita, è Pierpoint Morgan Library di New York, nista c’è chi ha visto il tratto anale del audace, intelligente, ironica, libera nella insieme a Lady Susan, un lavoro giova- possesso, l’avidità, l’egoismo, il gusto mente e nel cuore, e insieme realista, nile. Due capitoli di Persuasion sono perverso del dominio delle cose, la gioia niente affatto romantica. Ha questi trat- presso la British Library. Mentre al maligna della loro preclusione agli altri. ti l’eroina che affiora dalle pagine di The King’s College, Cambridge, riposa il Lo insegna il maestro dei miei maestri, Watsons, che proprio qui a Bath comin- frammento Sanditon. Ricordo ancora Mario Praz; il quale insiste sul suo carat- cia e poi d’improvviso si interrompe. l’emozione di quando anni fa un biblio- tere mortifero. Potessi acquistare il ma- Perché? Non si sa perché. Una nuova collana dedicata alla narrativa scientifica: tecario gentile me lo mostrò. Mi sembrò noscritto, io invece lo investirei del mio Sappiamo dalla sorella Cassandra co- di avvicinare il mistero della scrittura erotismo e per me diventerebbe non più me sarebbe andata a finire la trama, e romanzi e racconti in cui la scienza è protagonista. austeniana: come se la magia della un oggetto d’uso né di scambio, non una cioè come sempre finiscono le storie di creazione avesse a che fare anche con merce, ma una cosa amata. Tanto più Jane, che sono “comiche”, e cioè a lieto Philibert Schogt quei segni — quasi geroglifici, per chi amata, perché orfana e incompiuta. fine. Chi salva tutto è sempre una donna oggi non ricorre al gesto materiale di in- Jane comincia a scrivere il romanzo a che ha senno e sentimento, ragione e I numeri ribelli tingere una penna nell’inchiostro. Dal- Bath nel 1804, in un momento difficile: sensibilità. Ed è capace di persuasione le cancellature mi pareva di intuire le l’elegante e bella cittadina non le piace, sugli altri e di persuadere se stessa a ca- Il volto umano della scienza: luci e ombre, esitazioni, i ripensamenti, dalle incer- stava meglio a Steventon; ma il padre vare il meglio da una condizione che non de bo lezze e passioni si fondono nel ritratto tezze dello spelling capivo la fretta. George Austen ha deciso di lasciare il promette libertà assolute, scelte radica- di un matematico e del suo mondo. Non sopravvive manoscritto nessun suo ministero e trasferirsi lì dove s’era li; ma apre possibilità di sopravvivenza romanzo intero di Jane Austen, ma io mi sposato con Cassandra Leigh, da cui morale; permette azioni di difesa della Manu Joseph accontenterei di questo; anzi, tra gli og- aveva avuto ben sei figli maschi e due dignità umana, a patto che si accetti l’e- getti da collezionare l’oggetto incom- femmine, Cassandra e Jane, e quando il norme fatica della discriminazione, del- Il gioco di Ayyan piuto mi pare, a dire il vero, il più interes- padre decide... A Bath Jane non scrive, la distinzione. Soprattutto la donna è a sante. Mi potrei mettere a studiare come mentre nel rettorato di Steventon s’era rischio nella società in cui Jane vive e che Una feroce satira sul classismo, l’amore, completarlo. A forza di leggerlo e rileg- sempre molto affaccendata con carta e descrive. È a rischio la libertà femminile, i rapporti umani e la venerazione per la scienza. gerlo, tenendolo così in vita, mi dediche- penna, decisa a diventare un “autore”; che non è questione di quante cose pos- rei alla sua resurrezione. E sconfiggerei a fare della sua passione una professio- sa o non possa fare una donna, ma che in tal modo un’interpretazione funerea ne. Mossa ardita e coraggiosa per una idea debba custodire di sé. È un oggetto www.edizionidedalo.it

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PAGINE SPARSE In queste pagine, alcuni fogli del manoscritto de I Watson che andrà all’asta Il disegno è di Tullio Pericoli

di scambio? Una merce? O può emanci- punto con pazienza Emma gli spiega parsi, cioè smettere di considerarsi sotto che esiste una female economy, un’eco- potestà altrui? Del padre, o del marito? nomia femminile che non può magica- Chi sono i Watson? Una famiglia come mente trasformare «a small income into tante: un padre vedovo, invalido, e quat- a large one», un reddito esiguo in un tro figlie femmine di cui una torna a casa buon reddito. In una società di classe da straniera, essendo stata allevata da come quella in cui le eroine di Jane Au- una zia ricca, la quale però perde il mari- sten vivono, non d’amore si tratta, ma di to, si risposa e a questo punto allontana patrimoni e matrimoni, che si combi- la nipote, che senza dote né arte né par- nano a seconda del reddito. te si ritrova a pesare su un’economia fa- Spiritosa e vitale come l’altra Emma, migliare assai fragile. Ecco perché in ca- protagonista dell’omonimo romanzo, sa non si parla d’altro, se non di matri- ma non vanitosa come lei, né bugiarda; monio. Tra le sorelle è l’unico argomen- più energica di Fanny di Mansfield to. È anche la ragione di una sotterranea Park; più dinamica di Anne di Persua- competizione tra di loro. Che Emma — sione; la nostra eroina rifiuta il matri- questo il nome della nostra eroina — di- monio per interesse. Non che non ne sprezza, perché lei è differente. Intanto, capisca la logica, non che idealizzi l’a- è più colta. È meno provinciale. È stata more, ma questa Emma di questo ro- esposta a una diversa atmosfera. manzo incompiuto non vuole, non le È sublime il modo in cui da piccoli va, e alla fine, secondo quanto Jane con- tratti Jane Austen fa risaltare come è fidò a Cassandra, avrebbe declinato proprio nell’esperienza della vita quoti- l’offerta dell’aristocratico lord e cercato diana che si forma il carattere. Non c’è l’amore altrove. Nel frattempo, appena scrittore più materialista, più marxista può, si rifugia nella camera del padre di lei, che non parla di Napoleone né di moribondo: «Nella sua stanza, Emma scioperi né di schiavitù — tutti eventi riparava dalle tremende mortificazioni reali dei suoi giorni — ma fa emergere in di una società ineguale, e dalla discor- piena evidenza l’ingiustizia strutturale dia famigliare [...]. Nella sua stanza po- e sovrastrutturale del mondo di salotti e teva leggere e pensare». crinoline e carrozze e feste da ballo che Nella stanza del padre. Come appun- descrive con impareggiabile scherno. to faceva Jane, che il padre sempre so- In particolare in questo frammento di stenne nella passione e nella carriera romanzo. Ecco, ad esempio, uno scam- letteraria. Poi nel 1805 il padre morì e Ja- L’EVENTO bio tra Lord Osborne ed Emma, povera ne interruppe il romanzo. Quella appe- Va all’asta da Sotheby’s a Londra il 14 luglio ma bella e intelligente. I due sono sedu- na citata è la penultima pagina del ma- il manoscitto originale The Watsons di Jane Austen: ti uno accanto all’altro e dovrebbero noscritto incompiuto. Che abbia pen- sessantotto pagine scritte e corrette a mano conversare e lui non sa che dire e poi di- sato di averlo ucciso lei, perché così era dall’autrice. Il documento, il più importante ce qualcosa come: alle donne dona an- previsto nel romanzo? Chissà. Comun- della Austen messo sul mercato in oltre vent’anni, dare a cavallo. E lei prosaicamente ri- que a queste pagine non tornò, anche se è stimato 200-300mila sterline sponde: non tutte hanno l’inclinazione nel nome e nello spirito l’eroina di que- o i mezzi per farlo. Ma se ne avessero vo- ste pagine ricompare in altre eroine e in glia! ribatte lui, che non sa che cosa si- altre pagine a venire.

gnifichi «non avere i mezzi». A questo © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dal padre contadino ha ereditato faccia e aria SPETTACOLI di campagna, ma Adelmo “Sugar” Fornaciari aveva in mente altro: suonare il . A ogni costo. E ora che ha realizzato il suo sogno, ha duettato con i più grandi musicisti del mondo e il suo “ Tour” sta per arrivare a Roma, racconta quello che non ha mai raccontato: di quando da primo in classifica si ritrovò senza soldi, senza una donna e malato di depressione

fabbricaLa diZucchero Confessioni di un uomo “soul” GINO CASTALDO leva suonare in un mio pezzo. Andai a che ha scritto un testo per me, e soprat- donkey, ho bisogno sempre della caro- perso, o meglio, diciamo che mi ero trop- New York, ero terrorizzato perché aveva tutto dopo aver ascoltato come l’ho tina, mi serve una sfida per andare po fatto condizionare dalle pressioni arà la sua origine contadina, una fama terribile, e infatti in studio all’i- cantato, mi ha riempito di messaggi avanti. Ogni volta che si annuncia un esterne, soprattutto all’estero. Mi dice- sarà quella pazza vocazione nizio fu difficile. Era tutto vestito di pelle d’amore». Fu da quel momento che la tour mi vengono le crisi di panico, non vano devi fare il duetto con questo fran- per la musica italiana corret- nera, neanche salutava. Entrò e mi disse: favola divenne qualcosa di più: uno ci dormo la notte, faccio rifare le date cese per andare forte sulle radio in Fran- ta in salsa soul, ma di sicuro “Play!” Io attaccai alle tastiere e lui, strano connubio tra provincia e mon- più volte perché mi sembra impossibi- cia, devi fare così e colà, non erano im- Adelmo Zucchero Fornacia- “What fuck are you doing!”, perché ave- do, artigianato e show business, sa- le rimettere insieme tutto il baraccone. posizioni è ovvio, ma ho fatto dischi in ri è uno che sprigiona la mi- vo attaccato con un accordo di Si mino- pienza da cantautore e blues. Tra Reg- Poi piano piano mi convinco, cerco cui c’erano troppe strizzatine d’occhio Sglior simpatia di provincia, sana e bona- re, e lui diceva che era Si bemolle mino- gio Emilia e il West stava nascendo la sempre delle novità, posti nel mondo al mercato. E non va bene, a un certo ria come un frizzantino di campagna. re. Io timidamente dissi, ma no, l’ho fabbrica di musica che avrebbe espor- dove non sono mai stato, oppure rad- punto mi sono detto: io voglio invec- Che poi questo l’abbia portato a duetta- scritta io, lo saprò che accordo è... La ve- tato il suo prodotto in tutto il pianeta. doppio date in posti come la Royal Al- chiare bene, musicalmente parlando, re con Eric Clapton e i Queen, con Miles rità è che aveva sentito il nastro a una ve- Ma dopo gli eventi, gli incontri, le av- bert Hall. Ovviamente quando il tour tanto a questo punto cosa mi può succe- Davis e Pavarotti è una delle più belle e locità diversa. E l’intonazione era un’al- venture in ogni parte del mondo, come parte mi diverto come un matto». dere, vendere un po’ di meno? E chi se ne misteriose favole del mondo della can- tra. Però alla fine andò bene, e lui dopo fu un normale lavoratore ogni giorno Zuc- Ma la sfida non può essere solo di nu- frega, tanto il mercato dei dischi ormai si zone del nostro paese. «Sembra assurdo dolcissimo, mi mise le dita alla gola e dis- chero torna alla dimensione più di rou- meri, anche se questo suo Chocabeck sta dissolvendo, e allora basta compro- — confessa tornando indietro nel tempo se: mi piace la tua voce». tine. Perché anche incidere dischi e Tour sta avendo un successo clamoroso messi, voglio fare solo quello che sento. a quando la favola incominciò — ma il Poi c’è stato Clapton, il gentiluomo, preparare tour, dice, in fondo può di- e ancora deve culminare con la data clou E infatti è successo col disco Chocabeck. primo incontro è stato il più grande, ov- che lo volle in tour con lui, Sting e tutti ventare un lavoro come un altro, la stes- all’Olimpico di Roma il 23 luglio. «Que- Un sacco di gente che non sentivo da an- vero Miles Davis. Aveva ascoltato Dune gli altri. «Ma quello che mi ha sorpreso sa storia che si ripete. «Ai miei manager sta cosa l’ho sentita con l’ultimo disco. ni si è rifatta viva e mi ha detto: ecco, que- mosse e, incredibile, fu lui a dire che vo- di più sul piano umano è Bono. Dopo lo dico sempre: sono un asino, I’m a Prima, devo confessarlo, mi ero un po’ sto sei veramente tu. E la gente, il pubbli-

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ARTIGIANO I fogli di queste pagine sono appunti di Zucchero Dall’alto in senso orario, note sul check; la scaletta del Chocabeck Tour; uno stage plan per Che tempo che fa ospite Zucchero; lo spartito di Miserere con un appunto per Luciano Pavarotti; note e variazioni su brani come Too Late e Broken; appunti su Chocabeck; il testo italiano di Muoio per te per Sting e le note di fonetica

GUEST STAR A sinistra, Zucchero con Bono; in alto, il primo incontro “fatale” tra il cantante italiano e Miles Davis; nell’altra pagina Zucchero durante il Chocabeck World Tour co, questo lo sente. Ora sono circondato mo sposati che io avevo ventitré anni e lei in una specie di baracca senza cucina e non me le sono godute. Nel 1992 mi ero abituato a stare solo con me stesso. da affetto, come mai prima». ventuno, siamo stati insieme sedici an- cesso, per i bisogni andavo alla pensione chiamò Brian May che mi invitò a Wem- Sono sempre stato uno sradicato, fin- Insomma, uno Zucchero senza ama- ni, ma lei non ha mai fatto pace col mio di fronte, e il paradosso è che ero primo bley a cantare con loro, i Queen, per il ché una volta trovandomi nelle campa- rezze? «Insomma, mica tanto. Per arri- lavoro, sotto sotto sperava inconscia- in classifica. Il sabato prendevo le bimbe tributo a Freddie Mercury, ma stavo an- gne vicino a Pontremoli, ero in moto, ho vare alla serenità di oggi ho fatto una fa- mente che io non avessi successo. All’e- ma non sapevo dove portarle perché la cora male. Ricordo che nei camerini visto una valle verde con un rudere e un tica tremenda. Nel 1987 proprio quando poca facevo le balere, mi arrangiavo, gente mi fermava per strada, loro erano stavo in mezzo a gente come Bowie, fiume. Sono sceso giù e mi sono sdraia- dopo un sacco di gavetta il mio disco non riuscivo ad avere un contratto, lei gelose, mi tiravano via, ero il fenomeno Daltrey, George Michael, ero lì spauri- to per terra. Per la prima volta in vita mia Blue’s è arrivato primo in classifica, ho pensava: lasciamolo sfogare. Quando dell’anno. Era un disastro, non prende- to, e mi venne un attacco di panico, su- mi sono sentito a casa. Ho comprato vissuto il periodo più brutto della mia vi- scrivevo una canzone gliela portavo e lei vo una baby-sitter perché a quei tempi dori freddi, volevo scappare, sembrava tutto e lì ho costruito la mia fattoria. Da ta, una depressione durata tre anni, e for- diceva: è una cagata, io soffrivo come era inconcepibile, almeno nella menta- che mi dovessero portare alla fucilazio- lì è cominciata la mia vera rinascita. Ora se anche di più». A sentirlo pare incredi- una bestia, ma ero innamorato. Mi sono lità dei Fornaciari. Provai anche a torna- ne. Poi andai sul palco. Qualcuno dove- è un posto straordinario, viviamo inte- bile, proprio Zucchero, con la sua musi- indebitato per lei per 450 milioni di allo- re dai miei, a Reggio Emilia, ma mio pa- va portare la chitarra acustica perché ramente dei prodotti della terra, faccia- ca così vitale, ritmata, tutta energia e ra, e non avevo ancora una lira, dovevo dre non aveva capito che facevo un’altra dovevo cominciare io e poi si sarebbero mo il vino, i formaggi, poi ho trovato contagio. «La causa fu innanzitutto la se- ancora avere le royalty di Blue’s, ero nel- vita, alle sette cominciava urlare “sa fè at aggiunti i Queen, ma nessuno mi porta- Francesca, è nato l’altro mio figlio Blue. parazione dalla mia prima moglie. Lei la merda, ma lei non si è mai abituata. let?” cosa fai a letto? Voleva che lo andas- va la chitarra, ero davanti a ottantamila Ora posso dire davvero di vivere come non era indipendente come Francesca, «Va beh, comunque non ha funziona- si a aiutare nei campi». persone, volevo morire, poi Brian May, voglio. Ho cinquantacinque anni, ma la la mia compagna attuale. È una ragazza to, non ce l’ho più fatta, lei l’ho lasciata E com’è uscito da questo periodo ter- che è un grande, mi fece un segno e partì testa è quella di un ragazzino, le sfide so- che ho amato tantissimo, ma molto pro- nella villa per cui mi ero indebitato e me ribile? «C’è voluto tempo, mi sono do- lui con la chitarra elettrica. Alla fine no ancora tutte lì, a portata di mano». E vinciale, è di Forte dei Marmi e non era ne sono andato. È stato il momento più vuto curare, ho preso psicofarmaci, e andò benissimo, ma io ero ancora in ogni giorno la fabbrica riapre. mai uscita da lì. Eravamo ragazzi, ci sia- brutto della mia vita, sono stato sei mesi tante cose bellissime che mi capitavano uno stato pietoso. Anche perché non © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2011 le tendenze Da sempre simbolo di distinzione, grazie soprattutto Conciate per le teste ai matrimoni reali oggi torna alla ribalta. Ma se le dive del passato lo indossavano per suscitare mistero e seduzione, ora si punta sull’eccentricità e sull’ironia Anche a rischio di esagerare un po’

LAURA LAURENZI a cowboy, tipo paglietta, floreale, alla Zorro, da diva o divina a falde larghe, o l’intramonta- bile panama. Ma anche da fantino, da gondo- liere, da marinaretto, da Indiana Jones, da to- rero o con le tese piccole alla Peter Doherty, l’ex di Kate Moss. Torna il cappello, dettaglio chicD a patto che non si commettano errori. Se un tempo una vera signora non sarebbe mai uscita a testa scoperta, oggi il cappello, in chiave sdrammatizzata, è un accessorio di nuo- vo alla ribalta. Come ieri, tuttavia, rimane un simbolo di di- stinzione. Un cappello ben fatto può essere un’opera d’arte. È così che cominciò la sua spettacolare carriera Coco Chanel, come modista di cappellini, cui subito strappò ogni alone INDIANO MARINO vezzoso per farne accessori moderni. I colori vivaci del carré “Fleurs Negli estivissimi colori blu e lilla Anche in questo settore, oggi, l’eccellenza è made in Italy. d’indiennes” danno un tocco moderno il cappello di paglia Carpisa Nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, spicca per qua- al classico Hermès in popeline di cotone Si abbina alla borsa in tinta lità il distretto dei cappelli più famoso d’Europa: una sessan- tina di aziende specializzate che arrivano a esportare fino al novanta per cento della loro produzione. Cappello, quello classico, a tese larghe, vuol dire anche mi- stero, seduzione. Adombra, e adombrando esalta. Le grandi dive del passato devono molto ai loro cappelli, mai casuali, Le rivelazioni del cappello

sempre allusivi: Greta Garbo ma anche Marlene Dietrich fuo- Talkingri e dentro il set; in chiave più contemporanea l’Ingrid Berg- man di Casablanca; l’Audrey Hepburn di Colazione da Tif- fany; la Charlotte Rampling in berretto militare nel Portiere di notte e, perchè no, Julia Roberts in Pretty woman. «Si può sempre capire dal cappello di una donna se vive o no di ricordi», sentenziò Oscar Wilde. La tendenza, oggi, è quella di usare il cappello non soltanto per le occasioni spe- ciali — un matrimonio, una cerimonia, un ricevimento en plein air— ma in modo sportivo, non come segnale di privile- gio e di status, ma per proteggersi dal sole, per fare cose nor- mali in giorni normali. Un cappello può essere indossato con ironia. Forse bisognerebbe osare di più, dimostrare più co- Hats raggio e autostima. Ma occhio alle insidie. Coprirsi la testa con eleganza e con disinvoltura richiede personalità, presenza di spirito, sciol- tezza e grazia. Se sei piccola sembri un fungo; se sei quasi per- fetta puoi sbagliare lo stesso, come è appena successo a Caro- lina di Monaco, che si è presentata alle nozze civili del fratello con in testa un quasi ombrellone disseminato di rametti di mi- mosa. Ma il giorno dopo, al rito religioso, con un cappello più classico e misurato era impeccabile. Se poi viri verso la ca- rampana, il cappello ti dà il colpo di grazia, come successe a Camilla Parker Bowles il giorno del suo matrimonio con Car- lo d’Inghilterra. Più che un copricapo, si era messa in testa un istrice, anche se firmato dal più geniale stilista di settore del mondo: il mitico Philip Treacy, anche detto “il cappellaio mat- to”, uno che crea per le future regine come per Lady Gaga. Un autentico visionario. Erano ben trentasei le dame che al Royal Wedding di William e Kate sfoggiavano un suo cappello, il ve- ro top dell’alto di gamma. Sempre originale, eccentrico e ar- dito, Treacy ogni tanto calca troppo la mano, come ben sa la principessina Beatrice di York, dileggiata per la bizzarria del suo increscioso cappellino-fiocco esibito sotto le volte di We- stminster. Mica stupida la ragazza: ha sfruttato critiche e no- FLOREALE GLAMOUR torietà e ha venduto all’asta il suo copricapo all’incredibile ci- Cappello in tessuto tecnico bianco In bianco o in colore jeans il basco fra di 93 mila euro, devoluti all’Unicef. con stampa floreale. La proposta da uomo per l’estate in cotone © RIPRODUZIONE RISERVATA per l’estate di Paul&Shark firmato da Giorgio Armani

NOZZE WILLIAM E KATE

ELISABETTA II EUGENIA DI YORK BEATRICE DI YORK MIRIAM CLEGG SALLY BERCOW SOFIA DI SPAGNA CAMILLA PARKER BOWL LETIZIA DI SPAGNA

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ZIG ZAG SPIRITO LIBERO CLASSICO A tesa larga tonda in tessuto raschel È la stravagante novità per l’estate A tesa larga, in blu o in nero, multicolore, è bordato da nastri che meglio incarna lo spirito libero il cappello della collezione uomo in maglia a contrasto. Di Missoni di Borsalino. Da uomo e da donna Cavalli è un vero classico

Ilaria Barnabei di Borsalino “Elegante e facile da indossare così nasce un evergreen”

LAURA ASNAGHI orsalino è in testa alle classifiche dei cappelli icona. Ilaria Barna- bei, è la portavoce della maison piemontese. OPTICAL BQual è il segreto di questo successo? È interamente in paglia, «Le donne, ma anche gli uomini, vogliono essere affascinanti. E i no- a righe bianche e nere stri cappelli, eleganti ma allo stesso tempo facili da portare, sono la giu- il cappello firmato Paul Smith sta risposta a queste esigenze. Piacciono perché sono degli evergreen. Tra i modelli più gettonati c’è il Borsalino classico. Il colore prediletto è il nero ma, per l’estate, dominano i colori naturali». IL DISEGNO Quali sono i modelli più alla moda? L’illustrazione è tratta «I capi più trendy sono il “Trilby” dalla tesa piccolissima, perfetto per dal libro Master chi ama uno stile decontracté, con una allure giovane e informale. Mol- of fashion illustration to amato è anche il modello arrotolabile, che sta in tasca, e poi, all’oc- di David Downtown correnza, riacquista la sua forma originaria. C’è anche “Icaro”: pesa so- edito da Laurence King lo 64 grammi». Cosa li rende così belli? «Tutto sta nelle mani abili dei nostri operai, capaci di rendere il cap- pello un manufatto prezioso, una vera opera d’arte. Il Borsalino è pro- dotto ancora oggi come un tempo, con lo stesso procedimento, le stes- se attrezzature (forme in legno, presse in ghisa, vaporizzatori a molla, ri- piani in ciliegio ricurvo) e la stessa abilità artigianale. Dalla “soffiatura” all’“imballaggio” sono necessarie sette settimane di lavorazione per ogni cappello e sono più di cinquanta i passaggi produttivi in cui la mae- INOSSIDABILE stria della mano dell’operaio è sempre protagonista indiscussa». A tesa piccola il modello Quali sono le donne famose di oggi che li indossano? in paglia nero proposto da Oviesse «Di recente Anna Wintour, direttrice di Vogue America,ha fatto incetta per questa estate di cappelli nella nostra boutique di Parigi, è tra le nostre fan e Diane Kruger indossava un Borsalino all’ultima edizione del festival di Cannes. In Italia Bianca Brandolini d’Adda, Simona Ventura, Michelle Hunziker. Jessica Biel, insieme al suo allora fidanzato Justin Timberlake ha fatto shopping nella nostra boutique di Roma. E ancora: Keira Knigh- tley, Kristen Dunst, Naomi Campbell, Tatiana di Santo Domingo con il fi- danzato Andrea Casiraghi sfoggiano spesso i nostri panama». Quali ricerche si fanno per creare cappelli-culto? «È una ricerca continua sui materiali, sia quelli che appartengono al- la tradizione Borsalino, sia quelli nuovi, che consentono di migliorare il comfort tattile-termico e di impermeabilità. Ma il nostro marchio non si ferma qui, e cerca di leggere in anticipo le tendenze future attraverso indagini sociologiche. Oggi la gente ha una coscienza ecologica e in os- sequio a questo abbiamo creato cappelli, con tinture vegetali, dall’aria vissuta». Nei 150 anni di storia di Borsalino, quali i cappelli più significativi? «Il “Beaver”, classico feltro consegnato al mito dall’eleganza cinema- tografica dei grandi divi tipo Humphrey Bogart. “Panama Montecristi” VIVA MEXICO e il “Borsalino” degli anni Settanta, reso celebre da Alain Delon e Jean MILLERIGHE Per l’estate 2011 Prada sceglie Paul Belmondo». Fantasie a righe o motivi grafici un grande sombrero in canapa © RIPRODUZIONE RISERVATA per i cappelli da uomo bicolore nero e papaya per l’estate proposti da Etro

NOZZE ALBERTO E CHARLENE

CHARLOTTE CASIRAGHI BRIDGETTE RADEBE SOPHIE DI WESSEX MATILDE DEL BELGIO ANNE ROGGE MARY DI DANIMARCA NAOMI CAMPBELL CLOTILDE COURAU

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2011 i sapori Pasta e fagioli, minestroni e persino brodi vegetali: piatti nati Al cucchiaio caldi per affrontare le insidie dell’inverno. Ma basta aggiungervi pochi ingredienti per rinfrescarli e un pizzico di fantasia per trasformarli in invenzioni d’autore Ecco come ricette antiche tornano nei menù delle vacanze

Acquasala Fette di pugliese raffermo tostate e strofinate con aglio, Zuppe intrise di polpa di pomodori, cipollotti, origano, sale e olio Due ore di riposo, d’ poi acciughe e basilico Estate A qualcuno Melone & prosciutto Dadi di melone frullati, piace fredda dopo marinatura con porto, zucchero a velo e menta tritata LICIA GRANELLO Riposo in frigo, a rivincita delle zuppe. Che scegliamo rifinitura quando il freddo è così freddo da non con fette di crudo ammettere cibi intermedi — pastasciut- asciugate in forno te, risotti — obbligandoci a soluzioni estreme: la scodella tenuta fra le mani, fumante, sana (quasi sempre), ipercalo- Lrica (spesso), capace di restituire al corpo il tepore e il nutrimento prosciugati dal Generale Inverno. Poi, al primo accenno di primavera, le scordiamo, confi- nandole nel limbo degli alimenti superspecializzati in basse temperature. Trenta gradi più in su, le zuppe tornano ad allettar- ci. Per motivi opposti e speculari a quelli invernali: il Pasta & fagioli caldo. Fa così caldo che tutti i cibi sembrano trasuda- re calore, comunque inadeguati a rinfrescare corpo e Fagioli bolliti mente. Beviamo bibite ghiacciate (pessima idea, i re- e insaporiti in soffritto ni inorridiscono), tracciamo la mappa dei chioschi di di cipolla, sedano, angurie dove affondare i denti nelle megafette rosse e aglio, carota e pomodori sugose, ci teniamo alla larga da fornelli, pentole d’ac- Pasta aggiunta qua bollente, padelle sfrigolanti, anche a costo di a metà cottura, trangugiare insalate insipide — su tutte, quella di ri- so, che se non preparata come-dio-comanda è dav- olio e pepe alla fine vero una punizione — carpioni mediocri, polpettine Perfetta il giorno dopo purchessia. Le zuppe fredde rappresentano la soluzione più semplice e complicata dell’estate. Facili, perché nel- la maggioranza dei casi è sufficiente mutuare le ricet- te invernali, pur con qualche accorgimento — evitare i dadini di pancetta nella pasta e fagioli, sostituire i brodi di carne con quelli vegetali, etc... Complesse co- me il cubo di Rubik se ci si vuole cimentare nelle vel- lutate multistrato della nuova cucina d’autore. Al di là delle preparazioni più o meno creative, un Piselli & menta ingrediente, una consistenza, un accento, riescono a Piselli cotti con lo scalogno trasformare una zuppa tristanzuola nella regina del- rinvenuto in olio le cene estive. Il gazpacho andaluso fa scuola. Ingre- e brodo vegetale dienti poveri, apparentemente banali: pane, pepero- Dopo la frullatura ni, cipolla, pomodori, olio. A renderne così goloso il con foglie di menta, sapore è la commistione con cetrioli, paprika e aceto, ovvero le note piccanti e acide, che sul palato si tra- va colato e raffreddato ducono in stuzzicante e fresco. Si serve con chips Il nostro corpo li riconosce come benefici. Gli in- di parmigiano gredienti piccanti e acidi, infatti, hanno attitudini di- sinfettanti, dallo zenzero del sushi al peperoncino che abita i piatti dei Paesi caldi (cioccolato compreso), su fino al limone (o aceto) delle marinature e alle erbe aromatiche fresche. Il tutto, in una commistione alle- gramente libertina tra dolce e salato. Nelle zuppe esti- ve, infatti, la frutta viene sdoganata dal ghetto del fine pasto, mentre il sale battezza bibite e beveroni. Altri elementi fondanti delle zuppe fredde, lo yo- gurt e l’anguria. Il primo restituisce forza alla flora bat- terica intestinale, messa a dura prova dagli shock ter- mici subiti dal corpo (aria condizionata) e dagli ali- Pappa al pomodoro menti (tempi di trasporto della spesa, permanenza in Pomodori maturi frigo). La seconda contiene una quantità di potassio — anti crampi — da far invidia a un intero casco di ba- a pezzi, rosolati in olio nane. In più disseta e vanta un carico calorico del tut- profumato d’aglio, to trascurabile. cotti nel brodo vegetale, Provate a ricamare la superficie di un passato freddo con pane raffermo di zucchine con lo yogurt o a usare la polpa frullata del- tostato e sbriciolato l’anguria e foglie di menta a mo’ di zuppetta antipasto. A freddo si aggiungono La cena diventerà più sfiziosa e gli amici vi scambie- ranno per un allievo del Gambero Rosso Channel. olio e basilico © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 10 LUGLIO 2011 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43 itinerari Siviglia Istanbul Lecce DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE HOTEL VINCCI LA RABIDA HOTEL LE PIANO CASA DEI MERCANTI Calle Castelar 24 Alemdar Mh. Prof. Gürkan Caddesi 6 Piazza sant’Oronzo 44 Tel. 0034-954-501280 Tel. 0090-212-5289393 Tel. 0832-279819 Camera doppia da 90 euro, Camera doppia da 110 euro, Camera doppia da 100 euro, colazione inclusa colazione inclusa colazione inclusa

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Quanto erano moderni i contadini che già avevano scoperto il crudo

MASSIMO MONTANARI

redda, cruda, vegetale. Le qualità di una zuppa estiva sono vo e del Rinascimento. Per le verdure, certo, il discorso è diverso: indubbiamente moderne. Sono moderne perché il man- ma anche in questo caso l’abitudine a cuocere, lessare, friggere Fgiar freddo non suscitava grande entusiasmo nelle culture è stata storicamente prevalente rispetto all’uso crudo dei pro- gastronomiche del passato. Secondo la dietetica antica e me- dotti, e perfino l’innocente insalata la si è sempre ben condita di dievale, la digestione è un processo di cottura, che scioglie i cibi sale, aceto e olio, buoni non solo ad arricchirne il gusto ma a mi- nello stomaco consentendo all’organismo di assimilarli. Ora, gliorarne la dubbia digeribilità e a correggerne la potenziale pe- cottura vuol dire calore, dunque in linea di principio il freddo ricolosità. I pomodori — tanto per dirne una — per secoli furo- ostacola la digestione. no consumati solo fritti, o bolliti in salsa; la gustosa insalata di po- Fu in base a teorie come questa che l’abitudine di bere un sor- modori crudi con magari un tocco di basilico fa parte di una cul- betto a metà pasto, fattasi strada in Italia nel Sedicesimo secolo, tura che appartiene all’oggi. trovò una forte e lunga opposizione da parte dei medici. Non di Infine, la stessa connotazione vegetale delle zuppe estive si tutti, però: e il dibattito che allora si accese, e che durò qualche configura come portato della modernità, almeno per il valore secolo, rese più accettabile la scelta del “bere freddo”, da cui di- decisamente positivo che l’idea delle verdure ha assunto nella scende la consuetudine recente di “mangiare freddo” (magari nostra cultura. Per secoli, le verdure sono state oggetto di spre- vivande liquide al cucchiaio) nel tempo estivo. gio da parte dell’alta gastronomia, confinate in un universo po- Le zuppe estive sono moderne anche perché tendenzialmen- polare e contadino che i signori amavano tenere a distanza, pre- te crude e perché, fino a epoca recentissima, il crudo non ha go- ferendo immergersi nei grandi arrosti piuttosto che nei “contor- duto di alcuna stima nel pensiero dietetico e nelle pratiche quo- ni” di cetrioli o carote, o (dopo la scoperta dell’America) di po- tidiane. La cultura gastronomica antica, di cui è ancora eviden- modori e peperoni. te l’impronta nella tradizione contadina, ha sempre privilegiato Questi contorni infine l’hanno avuta vinta, ed è per questo che il cotto sia per motivi pratici (maggiore sicurezza igienica del ci- il rito della zuppa estiva, del gazpacho e delle panzanelle, in qual- bo) sia per motivi simbolici (la cottura essendo, nelle società tra- che modo costituisce un risarcimento alla tanto disprezzata cul- dizionali, segno di civilizzazione e di perfezionamento della na- tura popolare, che improvvisamente scopre di essere diventata tura). Carni e pesci crudi, oggi di moda sulla nostra tavola, non il paradigma della modernità.

sono neppure presi in considerazione nei ricettari del Medioe- © RIPRODUZIONE RISERVATA

95 le calorie per 100 grammi di pappa al pomodoro 8 Salmorejo Vichyssoise Okroscka Ghanaian Tzatziki le ore di ammollo dei fagioli borlotti secchi Arriva da Córdoba In memoria della natia Di carne o vegetariana Viene dal Sudafrica La versione turca la zuppa di pomodoro, Vichy, Louis Diät inventa è la zuppa simbolo la zuppa fredda di pollo della salsa greca aglio, pane, olio, una zuppa di porri dell’estate russa e noccioline, spadellati, è una zuppa a base aceto, sale, peperoni, e patate al profumo Dentro patate, tritati col peperoncino di yogurt compatto, 1917 spicchi di uovo di maggiorana, barbabietole e carote e sbolliti solo cetriolo (usato senza sodo e tocchetti setacciata, messa cotte, più cetrioli e porri per pochi minuti metterlo sotto sale), Louis Diät crea la Crème Vichyssoise Glacée di jamón serrano, in frigo e frullata crudi. Per condire, uova nel latte. Rifinitura aglio, olio, aceto, con cubetti di ghiaccio con panna sode, senape e aneto con cetriolo origano o aneto, sale

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 LUGLIO 2011 l’incontro Visionari Il suo nome è legato a quello del suo amico di sempre, de Meuron Insieme hanno realizzato opere come la Tate di Londra e lo Stadio Olimpico di Pechino, Jacques Herzog e potrebbero essere loro a portare a termine l’Expo di Milano “Per un architetto sono importanti i materiali, le dimensioni, i luoghi. Ma ogni costruzione è come un profumo: te la ricordi solo se associata a un’esperienza”

CLOE PICCOLI ti. «Ogni edificio accoglie diversi grup- lo con la copertura battezzata “nido di semplice ma altrettanto speciale, una ture monumentali». pi di lavoro dedicati a progetti specifi- rondine”, studiata con l’artista cinese sorta di edificio arcaico, un archetipo, Ma anche la ricerca sui materiali ca- BASILEA ci», continua a spiegare in una sala riu- Ai Wei Wei, ora agli arresti. che la gente amerà». Poi il discorso tor- ratterizza i lavori dello studio. La pietra, nioni con una grande vetrata affaccia- L’arte è nel Dna dell’architettura di na inevitabilmente sull’arte: «Abbiamo ad esempio, è il materiale per le latitu- entro di Basilea, quattro ta sul Reno e sulla città. Elegante ma so- Herzog & de Meuron. Anzi, prima an- aperto lo studio in un mondo senza dini calde del Messico e per un museo del pomeriggio. Dietro a brio, quest’architetto che ha fondato lo cora è la passione dei due fondatori del- computer, un posto in cui c’era ancora immerso nel verde della collina. Il vetro un cancello di rame scor- studio con il suo socio Pierre de Meu- lo studio. «Pierre e io ci conosciamo fin una forte impronta modernista, un mo- invece, tagliato a esagoni come un al- revole si entra nello stu- ron, parla di progetti e ambizioni, d’ar- da bambini. Siamo cresciuti dall’altra dernismo decadente, si stava staglian- veare, è il materiale per l’Epicentro Pra- Cdio di una delle firme più importanti te e architettura, di spazi pubblici e luo- parte del fiume. Più o meno lì di fronte. do all’orizzonte il postmoderno. Noi, da a Tokyo, «fra i nostri edifici più riu- dell’architettura contemporanea: ghi privati, degli esordi e di come vede Abbiamo caratteri e personalità diver- come giovani, volevamo sfuggire tutte e sciti», commenta Herzog, «perché ri- quella di Herzog & de Meuron. L’in- il mondo. Vietato parlare di stile, inuti- se, abbiamo anche idee diverse sull’ar- due queste trappole. Volevamo fare sponde alla domanda: come mettere gresso è una ex casa borghese di quelle le dirlo: il segno di riconoscimento del- chitettura. Non era affatto scontato che qualcosa di diverso, avevamo molti insieme le cose per renderle uniche? tipiche e storiche della città svizzera, lo studio Herzog & de Meuron è che i lo- avremmo fatto gli architetti», ricorda. amici artisti e, francamente, eravamo Nel processo conta molto il commit- con tetto spiovente, che dall’esterno sa- ro progetti sono sempre sorprendenti, «Pierre all’inizio ha studiato ingegne- più interessati all’arte che all’architet- tente, in questo caso Miuccia Prada con rebbe del tutto insospettabile come ogni volta diversi per materiali, dimen- ria, io chimica e biologia. Volevamo tro- tura. Fra i nostri amici c’erano John cui abbiamo condiviso il progetto». studio se non fosse per il colore: bor- sioni, forme, concetti. vare una strada per intervenire sul Armleder e Rémy Zaugg. Quest’ultimo Unicità è un’altra delle parole chiave deaux. Da qui si sviluppa un’infilata di «Non bisogna avere preferenze», ri- mondo. L’architettura poteva essere la aveva scritto un libro incredibile sulla dell’intero lavoro dell’architetto. Uni- case, ognuna diversa dall’altra e ognu- flette l’architetto, che ha all’attivo edi- via. Abbiamo fondato lo studio nel percezione della scultura. Parlava, fra cità come quella dello studio personale na con una funzione diversa. Sono col- fici conosciuti in tutto il mondo come 1978, siamo diventati indipendenti l’altro, di Donald Judd, il Minimalismo di Herzog. È il luogo in cui pensa: una legate fra loro e con altri edifici più alti e la Tate Modern di Londra, lo stadio molto presto». L’architetto parla anche ci affascinava. E poi l’arte ci interessava piccola sala bianca ad angolo dove filtra più recenti da una costellazione di ve- Olimpico di Pechino, l’Epicentro Pra- di uno dei lavori che ha in Corso Italia, per la sua posizione critica nei con- la luce del sole che affaccia su una ter- rande, corridoi, cortili, e pergolati che da a Tokyo e progetti in consegna come la riqualificazione dell’area di Porta fronti della società, era un fattore anta- razza con un pergolato. L’atmosfera è ne fanno uno studio assolutamente la gigantesca e visionaria filarmonica Volta, a Milano. «È una specie di omag- gonista, quello che in quel momento rarefatta. Ci sono pochi mobili e ogget- non convenzionale: una rete in cui la- di Amburgo, non ancora terminata ma gio ad Aldo Rossi: una struttura molto mancava all’architettura per essere un ti: un grande tavolo in legno chiaro di- vorano duecentotrenta giovani archi- le cui immagini hanno già fatto il giro reale fattore di trasformazione». «Ab- segnato dall’architetto, e sugli scaffali tetti provenienti da tutto il mondo che del web. E poi il Barranca Museum of biamo sempre collaborato con gli arti- piccole fotografie di Thomas Ruff. Si a quest’ora fanno il break pomeridiano Modern and Contemporary Art a Gua- Io e Pierre sti», aggiunge ancora Herzog, «nell’ot- trova all’interno di una delle ex case concentrandosi in cortile, di fianco al- dalajara, in Messico, l’imponente tica di uno scambio impostato non tan- borghesi a due piani dello studio, qui la la grande cucina con living. complesso Culturale Luz a San Paolo, ci conosciamo to sulle opere, ma sul metodo, sul pun- chiamano “villa”, le hanno dato solo «La scelta di sviluppare lo studio in in Brasile, il masterplan per l’Expo to di vista. Allora, ad esempio, non esi- una mano di bianco (e d’argento in al- molti edifici separati corrisponde a una 2015 di Milano. fin da bambini steva il Minimalismo in architettura, cuni punti). Tutto qui racconta storia, strategia culturale», spiega Jacques «Pietra, plastica, vetro, tutti i mate- Lui ha studiato abbiamo cercato di utilizzare alcuni radici, appartenenza, pensiero. E visio- Herzog mentre attraversa open space riali possono essere fantastici, dipende strumenti dell’arte e del Minimalismo ni. Proprio come l’architettura di Jac- con lunghi tavoli allineati su cui pro- per cosa li usi. Il discorso vale anche per ingegneria, io chimica come concetti per entrare nel mondo ques Herzog e Pierre de Meuron. gettano al computer decine di architet- le dimensioni: puoi costruire in scala in modo diverso. Oggi tutto è cambia- © RIPRODUZIONE RISERVATA massima come la Tate Modern, oppu- e biologia. Cercavamo to, per alcuni aspetti è meglio, per altri re minima. Stiamo parlando di stru- forse no. Comunque non c’è niente da menti. Poi la costruzione è la costruzio- una strada conquistare, non ci sono porte da sfon-

ne. È un’altra cosa, in cui rientrano dare perché le porte sono già aperte, e il moltissimi aspetti, ma soprattutto l’e- per intervenire pragmatismo è imperante, forse a sca- sperienza. La costruzione è come un pito dell’idealismo». profumo: te la ricordi se è associata a sul mondo Si ferma a riflettere, guardando fuori un’esperienza», continua. «Alla Tate, dalla vetrata prima di continuare. «Ci ad esempio, abbiamo cercato di creare sono altri tipi di difficoltà. Quella prin-

uno spazio dove la gente ami stare. In cipale è cercare di restare idealisti e ra- quel caso l’aspetto che la gente ama di dicali, in un mondo che sembra total- più è il vuoto, il respiro, la dimensione. mente aperto. Prendiamo il masterplan È come se fosse una cattedrale. Lo spa- per l’Expo di Milano: è il tentativo di fa- zio è enorme e monumentale, ma non re un progetto radicale, diverso da ciò intimidisce, anzi, accoglie». Vista così che è stato fatto fino ad ora. È diverso, l’architettura non è solo una questione deve essere diverso. Vorrei riuscire a ‘‘ di spazi e funzioni, ma un ambito d’e- portarlo fino in fondo così com’è, e cioè mozione evocativo, carico d’esperien- come un parco botanico planetario, za, di storia e di poesia. una cosa che non esiste ancora, inno- Il sole sta ormai calando. Fuori c’è un vativa, sperimentale». Parla di un ma- tale silenzio che si sentono i gabbiani, e sterplan che se realizzato sarebbe un sembra incredibile che il quartier gene- luogo unico e denso di possibilità di svi- rale di questo studio che dirige progetti luppo, una visione e un progetto per il e cantieri in tutto il mondo sia in un con- futuro. «Ho immaginato un Expo dove testo così sereno da sembrare fuori dal l’agricoltura, legata al tema dell’ali- tempo, come uno dei paesaggi o delle mentazione, venga davvero messa in architetture delle fotografie di Thomas opera, e non sia solo rappresentata da Ruff che sono appese alle pareti, dove prodotti, mostre, esposizioni. Non c’è anche un’altra immagine in scala avrebbe senso, oggi, lavorare a un pro- massima. È una fotografia di Gursky getto come quelli fatti fino ad ora, fatto dello stadio Olimpico di Pechino, quel- ancora di padiglioni classici e architet- FOTO ANSA ‘‘ Repubblica Nazionale