DI SAN GIORGIO A UFFICIO TECNICO - SETTORE URBANISTICA Piazzale Degli Eroi, 13 – 03047 San Giorgio a Liri -FR Tel. 0776 914823– fax 0776 911017 Sito internet: www.comunedisangiorgioaliri.it

COMUNE DI SAN GIORGIO A LIRI Provincia di

REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE

Bozza approvata con D.C.C. n. 4 del 18 febbraio 2014 Approvato e adottato con D.C.C. n. 14 del 20 agosto 2015

Il Coordinatore Area Tecnico-Urbanistica Achille A. LONGO

Il Responsabile Area Tecnico-Urbanistica Modesto Mario DELLA ROSA

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Sommario CAPO I - DISPOSIZIONI GENERALI ...... 13 ART. 1 OGGETTO DEL REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE ...... 13 ART. 2 CONTENUTO DEL REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE ...... 13 ART. 3 COMMISSIONE EDILIZIA COMUNALE ...... 14  COMPOSIZIONE DELLA CEC...... 14  COMPITI DELLA CEC ...... 15  FUNZIONAMENTO DELLA CEC ...... 15 ART. 4 SPORTELLO UNICO PER L’EDILIZIA (S.U.E.) ...... 16 CAPO II - INTERVENTI EDILIZI ...... 17 ART. 5 ATTIVITÀ EDILIZIA LIBERA ...... 17 ART. 6 MANUTENZIONE ORDINARIA ...... 19 ART. 7 MANUTENZIONE STRAORDINARIA ...... 21 ART. 8 RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO ...... 22 ART. 9 INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA ...... 25  RECUPERO A FINI ABITATIVI DEI SOTTOTETTI ESISTENTI ...... 25 ART. 10 NUOVA COSTRUZIONE ...... 27 ART. 11 CONFORMITÀ AL P.R.G. – LOTTI INTERCLUSI ...... 29 ART. 12 RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA (RU)...... 30 ART. 13 AUTORIZZAZIONE AMMINISTRATIVA ...... 31 ART. 14 ALTRI INTERVENTI ...... 32 ART. 15 INTERVENTI URGENTI ...... 32 ART. 16 EFFICACIA TEMPORALE DEL TITOLO ABILITATIVO ...... 32  EFFICACIA TEMPORALE DEL PERMESSO A COSTRUIRE ...... 33  EFFICACIA TEMPORALE DELLA DIA E DELLA SCIA ...... 33 ART. 17 VARIAZIONE DESTINAZIONE D’USO ...... 33 ART. 18 VARIANTI ...... 34 ART. 19 MANUFATTI TEMPORANEI ...... 34 ART. 20 PERTINENZE QUANTIFICABILI IN VOLUME (LOCALI ACCESSORI E VOLUMI TECNICI) ..... 35  LOCALI ACCESSORI ...... 35  VOLUMI TECNICI...... 35 ART. 21 PERTINENZE QUANTIFICABILI IN SUPERFICIE (TETTOIE E PENSILINE) ...... 36  TETTOIE ...... 36  PENSILINE ...... 36 ART. 22 PORTICI ...... 37 ART. 23 LOGGE E PILOTIS ...... 37  LOGGE ...... 37  PILOTIS ...... 38 CAPO III - INTERVENTI MINORI ...... 38

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ART. 24 GAZEBO ...... 38 ART. 25 PERGOLATO ...... 38 ART. 26 CHIOSCHI E MEZZI PUBBLICITARI ...... 38 ART. 27 VERANDE ...... 39 ART. 28 SOPPALCHI ...... 39 ART. 29 ALTRE STRUTTURE PERTINENZIALI MINORI ...... 41  BOX AUTO A PANTOGRAFO O A CHIOCCIOLA ...... 41  BOX DA GIARDINO ...... 41  ARREDO DA GIARDINO ...... 42  BARBECUE ...... 42  DEROGA ALLA DISCIPLINA DELLE DISTANZE ...... 43 ART. 30 ELEMENTI AGGETTANTI SU SUOLO PUBBLICO ...... 43  AGGETTI SU SUOLO PUBBLICO ...... 43  BALCONI ...... 43 ART. 31 TENDE DA SOLE ...... 44 CAPO IV - ESECUZIONE DEI LAVORI ...... 44 ART. 32 COMUNICAZIONE DI INIZIO LAVORI E ADEMPIMENTI RELATIVI ...... 44 ART. 33 RICHIESTA DI PUNTI FISSI DI ALLINEAMENTO E QUOTE ...... 45 ART. 34 PRESCRIZIONI PER IL CANTIERE ...... 46 ART. 35 DOCUMENTI DA CONSERVARE PRESSO IL CANTIERE ...... 46 ART. 36 EDIFICI AVENTI CARATTERE ARTISTICO E STORICO ...... 47 ART. 37 RINVENIMENTI E SCOPERTE ...... 47 ART. 38 OCCUPAZIONE E MANOMISSIONE DEL SUOLO PUBBLICO ...... 48 ART. 39 COMUNICAZIONE DI ULTIMAZIONE LAVORI ...... 48 ART. 40 ALTRI ADEMPIMENTI ...... 48 CAPO V - PARAMETRI ED INDICI URBANISTICI ED EDILIZI ...... 49 ART. 41 PROSPETTI O FRONTI DI UN EDIFICIO ...... 49 ART. 42 ALTEZZA DEL FRONTE DI UNA COSTRUZIONE (HF) ...... 49 ART. 43 ALTEZZA DEL FABBRICATO (H) ...... 49 ART. 44 SUPERFICIE TERRITORIALE (ST) ...... 49 ART. 45 SUPERFICIE FONDIARIA (SF) ...... 49 ART. 46 SUPERFICIE DESTINATA A SERVIZI PUBBLICI (SP)...... 50 ART. 47 INDICE DI EDIFICABILITÀ TERRITORIALE (IT) ...... 50 ART. 48 INDICE DI EDIFICABILITÀ FONDIARIA (IF) ...... 50 ART. 49 SUPERFICIE COPERTA DELLA COSTRUZIONE (SC) ...... 50 ART. 50 SUPERFICIE LORDA (SL) ...... 50 ART. 51 SUPERFICIE UTILE (SU) ...... 51 ART. 52 NUMERO DEI PIANI ...... 52 ART. 53 DISTACCO DEI FABBRICATI DAI CONFINI ...... 52 ART. 54 DISTACCO DEI FABBRICATI DALLE STRADE PUBBLICHE ...... 52

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ART. 55 DISTACCHI TRA I FABBRICATI ...... 53 ART. 56 DISTACCHI TRA PARETI FINESTRATE E PARETI DI EDIFICI ANTISTANTI ...... 54 ART. 57 DEROGA ALLE DISTANZE PRESCRITTE ...... 54 ART. 58 VOLUME DELLA COSTRUZIONE (V) O VOLUME URBANISTICO ...... 55 ART. 59 ANALISI STORICO CRITICA ...... 57 CAPO VI - ELEMENTI DI DECORO ED ARREDO URBANO ...... 58 ART. 60 DECORO DEGLI SPAZI PUBBLICI O AD USO PUBBLICO ...... 58 ART. 61 PASSAGGI PEDONALI ...... 59 ART. 62 PERCORSI CICLABILI ...... 59 ART. 63 SPAZI PORTICATI ...... 60 ART. 64 OCCUPAZIONE TEMPORANEA DEGLI SPAZI PUBBLICI ...... 60 ART. 65 AREE ACCESSIBILI AI DISABILI ...... 60 ART. 66 RETI DI SERVIZI PUBBLICI ...... 62 ART. 67 VOLUMI TECNICI ED IMPIANTISTICI ...... 62 ART. 68 ACCESSI E PASSI CARRABILI ...... 63 ART. 69 ALLACCIAMENTO ALLE RETI FOGNARIE ...... 63 ART. 70 ALLACCIAMENTO ALLE RETI IMPIANTISTICHE ...... 64 ART. 71 RECINZIONI ...... 64 ART. 72 SPAZI INEDIFICATI ...... 66 ART. 73 SISTEMAZIONI ESTERNE AI FABBRICATI ...... 66 ART. 74 DECORO DELLE COSTRUZIONI ...... 66 ART. 75 ALLINEAMENTI ...... 67 ART. 76 SPAZI CONSEGUENTI AD ARRETRAMENTI ...... 68 ART. 77 OMBRE PORTATE ...... 68 ART. 78 DISCIPLINA DEL COLORE ...... 68 ART. 79 MANUTENZIONE E REVISIONE PERIODICA DELLE COSTRUZIONI ...... 69 CAPO VII - REQUISITI SPECIFICI PER LE ABITAZIONI ...... 69 ART. 80 CATEGORIE DEI LOCALI DI ABITAZIONE ...... 69 ART. 81 POSIZIONE DEI LOCALI DI ABITAZIONE RISPETTO AL TERRENO ...... 70 ART. 82 AERAZIONE E ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DI ABITAZIONE ...... 71 ART. 83 ALTEZZA DEI LOCALI AD USO RESIDENZIALE ...... 71 ART. 84 DIMENSIONAMENTO DEGLI ALLOGGI E DEI SINGOLI LOCALI ...... 72 ART. 85 REQUISITI DELLE STRUTTURE EDILIZIE PER L'ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE...... 74 ART. 86 SCALE ...... 74 CAPO VIII - EDILIZIA RURALE ...... 76 ART. 87 CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI RURALI ...... 76 CAPO IX - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DEI BENI ...... 76 ART. 88 EDIFICI DESTINATI ALLA PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE DI BENI ...... 76 ART. 89 CATEGORIE DEI LOCALI NEGLI AMBIENTI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI BENI E

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SERVIZI LOCALI PRIMARI ...... 77  LOCALI PRIMARI ...... 77  LOCALI ACCESSORI ...... 77 ART. 90 POSIZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI ...... 77  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 78 ART. 91 ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI ...... 78  LOCALI PRIMARI ...... 78  LOCALI ACCESSORI ...... 79  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 79 ART. 92 AERAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI ...... 79  LOCALI PRIMARI ...... 79  LOCALI ACCESSORI ...... 80  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 80 ART. 93 DIMENSIONI ED ALTEZZE MINIME DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI ...... 80  LOCALI PRIMARI ...... 80  LOCALI ACCESSORI ...... 81  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 81 ART. 94 NORMATIVE DI RIFERIMENTO PER GLI EDIFICI DESTINATI AD ATTIVITÀ’ PRODUTTIVE IN MATERIA DI RIFIUTI E DI SICUREZZA E SALUTE SUI LUOGHI DI LAVORO ...... 81 ART. 95 ATTIVITÀ PRODUTTIVE INSALUBRI ...... 81 CAPO X - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DEI BENI ...... 82 ART. 96 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI ...... 82 ART. 97 CATEGORIE DEI LOCALI NEGLI AMBIENTI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI E SERVIZI ...... 82  LOCALI PRIMARI ...... 83  LOCALI ACCESSORI ...... 83 ART. 98 POSIZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI RISPETTO AL TERRENO ...... 83  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 83 ART. 99 ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI ...... 84  LOCALI PRIMARI ...... 84  LOCALI ACCESSORI ...... 84  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 84 ART. 100 AERAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI ...... 85  LOCALI PRIMARI ...... 85  LOCALI ACCESSORI ...... 85  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 86

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ART. 101 DIMENSIONI ED ALTEZZE MINIME DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI ...... 86  LOCALI PRIMARI ...... 86  LOCALI ACCESSORI ...... 86  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 86 CAPO XI - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ...... 87 ART. 102 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ...... 87 ART. 103 CATEGORIE DEI LOCALI NEGLI AMBIENTI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI .... 87  LOCALI PRIMARI ...... 87  LOCALI ACCESSORI ...... 87 ART. 104 POSIZIONE RISPETTO AL TERRENO DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ...... 87  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 88 ART. 105 ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ...... 89  LOCALI PRIMARI ...... 89  LOCALI ACCESSORI ...... 89  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 89 ART. 106 AERAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ...... 90  LOCALI PRIMARI ...... 90  LOCALI ACCESSORI ...... 90  ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI ...... 90 ART. 107 DIMENSIONI ED ALTEZZE MINIME DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ...... 91  LOCALI PRIMARI ...... 91  LOCALI ACCESSORI ...... 91 CAPO XII - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI AD ESERCIZI PUBBLICI E DI INTERESSE GENERALE ...... 91 ART. 108 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI DESTINATI AD ESERCIZI PUBBLICI E DI INTERESSE GENERALE ...... 91 CAPO XIII - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI A FUNZIONI DIVERSE ...... 92 ART. 109 EDIFICI CON FUNZIONI REGOLATE DA NORME SPECIFICHE ...... 92 ART. 110 EDIFICI CON FUNZIONI NON REGOLATE DA NORME SPECIFICHE ...... 92 CAPO XIV - STRADE E PARCHEGGI ...... 92 ART. 111 PARCHEGGI PRIVATI ...... 92 ART. 112 SCHERMATURA DI POSTI AUTO ALL’APERTO ...... 93 CAPO XV - ATTIVITA’ ESTRATTIVE ...... 94 ART. 113 AUTORIZZAZIONE ALL’ESERCIZIO DI ATTIVITÀ ESTRATTIVE: CAVE, TORBIERE, ALVEO FIUME ...... 94 CAPO XVI - SERRE AGRICOLE ...... 94 ART. 114 DISCIPLINA DELLE SERRE AGRICOLE ...... 94 CAPO XVII - BIOEDILIZIA ...... 94

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 SEZIONE I – NORME E REQUISITI PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ...... 94 ART. 115 ANALISI DEL SITO – ASPETTI AMBIENTALI ...... 94 ART. 116 CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI ...... 95 ART. 117 ORIENTAMENTO E FORMA DELL’EDIFICIO ...... 96 ART. 118 PROTEZIONE DAL SOLE ...... 96 ART. 119 ISOLAMENTO TERMICO DELL’INVOLUCRO DEGLI EDIFICI NUOVI E DA RISTRUTTURARE . 97 ART. 120 ISOLAMENTO TERMICO DELL’INVOLUCRO DEGLI EDIFICI ESISTENTI ...... 98 ART. 121 PRESTAZIONE DEI SERRAMENTI ...... 98 ART. 122 FABBISOGNO ENERGETICO PER LA CLIMATIZZAZIONE INVERNALE ...... 99  MODALITÀ DI CALCOLO ...... 100 ART. 123 MATERIALI ECO-SOSTENIBILI – CRITERI DI SELEZIONE ...... 100 ART. 124 RECUPERO DELLE TRADIZIONI COSTRUTTIVE BIO-SOSTENIBILI ...... 100 ART. 125 CERTIFICAZIONE ENERGETICA (ATTESTATO DI QUALIFICAZIONE ENERGETICA) ...... 101 ART. 126 CERTIFICAZIONE DI SOSTENIBILITÀ DEGLI INTERVENTI DI BIOEDILIZIA (TARGHE) .... 101 ART. 127 ISOLAMENTO ACUSTICO ...... 101 ART. 128 TETTI VERDI ...... 102 ART. 129 ILLUMINAZIONE NATURALE ...... 102 ART. 130 VENTILAZIONE NATURALE ...... 102 ART. 131 VENTILAZIONE MECCANICA CONTROLLATA ...... 103  SEZIONE II - EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI IMPIANTI ...... 103 ART. 132 SISTEMI DI PRODUZIONE CALORE AD ALTO RENDIMENTO...... 103 ART. 133 IMPIANTI CENTRALIZZATI DI PRODUZIONE CALORE ...... 103 ART. 134 REGOLAZIONE LOCALE DELLA TEMPERATURA DELL’ARIA ...... 104 ART. 135 SISTEMI A BASSA TEMPERATURA ...... 104 ART. 136 CONTABILIZZAZIONE ENERGETICA ...... 104 ART. 137 EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI - ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE ...... 104 ART. 138 INQUINAMENTO LUMINOSO ...... 106 ART. 139 IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA ...... 106  SEZIONE III - UTILIZZO DELLE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI ...... 107 ART. 140 FONTI RINNOVABILI PER LA COPERTURA DEL FABBISOGNO DI ACQUA CALDA SANITARIA ...... 107 ART. 141 FONTI RINNOVABILI PER LA COPERTURA DEL FABBISOGNO DI ENERGIA ELETTRICA ... 109 ART. 142 INTEGRAZIONE DEGLI IMPIANTI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI NEGLI EDIFICI ..... 109 ART. 143 SISTEMI SOLARI PASSIVI...... 109  SEZIONE IV - AZIONI PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ...... 110 ART. 144 INCENTIVI PER INTERVENTI DI BIOEDILIZIA ...... 110 ART. 145 RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE ...... 110 ART. 146 RECUPERO ACQUE PIOVANE ...... 111 ART. 147 PORTATA E ALIMENTAZIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE ACQUA PER USO IDROSANITARIO ...... 112

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ART. 148 PORTATA DELLE RETI DI SCARICO E SMALTIMENTO DELLE ACQUE ...... 112 ART. 149 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE ...... 113 ART. 150 QUALITÀ DELL’ARIA NEGLI SPAZI CONFINATI ...... 114 ART. 151 INQUINAMENTO DA GAS RADON ...... 114 ART. 152 ALBERATURE ED ESSENZE ...... 114 ART. 153 SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO VEGETALE ...... 115 ART. 154 RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO A BASSA FREQUENZA ...... 115 ART. 155 RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO AD ALTA FREQUENZA (HLF 100KHZ-3G HZ) ...... 116 CAPO XVIII - SCHEDE TECNICO - LEGISLATIVE DI SINTESI ...... 116 CAPO XIX - NORME PARTICOLARI PER IL CENTRO STORICO ...... 125 ART. 156 INDICAZIONI GENERALI ...... 125 ART. 157 COLORITURA DELLE FACCIATE...... 125 ART. 158 TRATTAMENTO DI CORNICI GEOMETRICHE O MODANATE – STUCCHI IN RILIEVO ...... 126 ART. 159 FORMA E MANTO DI COPERTURA ...... 126 ART. 160 I BALCONI, LE PENSILINE, LE TETTOIE A SBALZO ...... 127 ART. 161 BAGNI PENSILI O ALTRI VOLUMI A QUESTI ASSIMILABILI ...... 127 ART. 162 DISCENDENTI E CANALA ...... 127 ART. 163 TORRETTE DI CAMINI – CANNE FUMARIE ...... 128 ART. 164 FILI O TUBI CONDUTTORI DI IMPIANTI ...... 128 ART. 165 SOGLIE E IMBOTTI DI PORTE E FINESTRE ...... 128 ART. 166 INFISSI DI PORTE E FINESTRE ...... 129 ART. 167 RINGHIERE E OPERE IN FERRO ...... 129 CAPO XX - DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI ...... 130 ART. 168 ADEGUAMENTO AL REGOLAMENTO DELLE COSTRUZIONI PREESISTENTI ...... 130 ART. 169 DISPOSIZIONI TRANSITORIE ...... 130 ART. 170 SANZIONI ...... 130 ART. 171 ENTRATA IN VIGORE ...... 131

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CAPO 0 - RIFERIMENTI LEGISLATIVI

Costituzione Italiana, art. 9 – La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 1. Legge 1150/1942, “Legge Urbanistica”; 2. DPR 303/56, “Norme generali per l'igiene del lavoro”; 3. DM 1444/1968, “Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi, da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’art. 17 della legge 765/67; 4. Circolare Min. LLPP n. 5980 del 30/12/1970, “Istruzioni sulle distanze da osservare nell’edificazione a protezione del nastro stradale”; 5. Legge 1086/1971 e ss.mm.ii. e decreti attuativi “Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio normale e precompresso ed a struttura metallica”; 6. Legge 30/03/1971 n°118 , “Conversione in legge del decreto legge 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili”; 7. D.M. 5/7/1975, “Modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 relativamente all'altezza minima ed ai requisiti igienico-sanitari principali dei locali d’abitazione”; 8. Circolare Min. LL.PP. n. 1030 del 1983, “Orientamenti relativi alle facilitazioni per la circolazione e la sosta dei veicoli delle persone invalide”; 9. Legge 09/01/1989 n°13,” Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”; 10. D.M. n. 236/89, “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche.” 11. Legge 122/1989, “Disposizioni in materia di parcheggi, programma triennale per le aree urbane maggiormente popolate, nonché modificazioni di alcune norme del testo unico sulla disciplina della circolazione stradale”; 12. DM LLPP 14/12/1989 n. 236, “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”; 13. D.Lgs 27 gennaio 1992 n. 129 in attuazione delle direttive 85/384/CEE del Consiglio del 10/06/85, 85/614/CEE, del Consiglio del 20/10/1985 e 86/17/CEE del Consiglio del 27/01/1986;

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14. D.Lgs 285/92, “Codice della Strada” e DPR 495/92, suo regolamento di esecuzione e di attuazione e regolamento esecutivo; 15. Legge 05/02/1992 n°104, “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.”; 16. DPR 26/08/1993 n° 412, Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10; 17. D.Lgs n. 626/94 e ss. mm. ed ii, “Disposizioni in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro”; 18. L.R. n. 59/95, “Subdelega ai comuni di funzioni amministrative in materia di tutela ambientale e modifiche delle leggi regionali 16 marzo 1982, n. 13 e 3 gennaio 1986, n. 1”. 19. DPR 24/07/1996 n°503 e ss.mm.ii. “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”; 20. D.Lgs. 494/1996 e ss.m.ii. “Attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili”; 21. L.R. 34/96, “Disciplina urbanistica per la costruzione delle serre”; 22. D.P.C.M. del 5/12/97 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”; 23. D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 490; “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell’art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352”; 24. L.R. n. 39/1999 e ss.mm.ii., Modificazioni alla legge regionale 12 agosto 1996, n. 34, concernente: “Disciplina urbanistica per la costruzione delle serre” 25. L.R. 38/99, “Norme sul governo del territorio”; 26. L.R. 14/1999 e ss.mm.ii. “Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo”; 27. L.R. Lazio n° 33/1999, “Disciplina relativa al settore commercio”; 28. D.Lgs 18 agosto 2000, n. 267, “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”; 29. L.R. 13 aprile 2000, n. 23 “Norme per la riduzione e per la prevenzione dell’inquinamento luminoso - Modificazioni alla legge regionale 6 agosto 1999, n. 14”. 30. DGR Lazio 27/03/2001 n°424; 31. D.P.R. n. 380/2001, “ Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”;

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32. CODICE CIVILE; 33. D.Lgs 42/2004, “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”; 34. L.R. n. 17/2004, “Disciplina organica in materia di cave e torbiere e modifiche alla legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo) e successive modifiche”; 35. Circolare n. 4174 del 2003 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; 36. Legge 246/2005, “Semplificazione e riassetto normativo per l’anno 2005”; 37. REGOLAMENTO REGIONALE 18 aprile 2005, n. 8. 38. D.Lgs 192/2005, “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia”; 39. D.Lgs n. 152/2006 e ss. mm. ed ii. (Testo Unico Ambiente); 40. L.R. 23 Novembre 2006, n. 18 “Delega alle province di funzioni e compiti amministrativi in materia di energia. modifiche alla legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo) e successive modifiche”. 41. D.Lgs 311/2006, “Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia”; 42. “Legge finanziaria regionale per l’esercizio 2007 (Art. 11, l.r. 20 novembre 2001, n. 25)”; 43. D.Lgs. n. 81/2008; 44. D.Lgs115/2008, “Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE”; 45. L.R. n. 6 del 27 maggio 2008 e ss.mm.ii. “Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia”; 46. L.R. Lazio 15/2008 “Bilancio di previsione della Regione Lazio per l’anno finanziario 1998”. 47. L.R. Lazio 13/2009 e ss. mm. ed ii. “Disposizioni per il recupero ai fini abitativi dei sottotetti esistenti”; 48. L.R. 21/2009 e ss. mm. ed ii. “Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l’edilizia residenziale sociale”; 49. Legge 22/05/2010 n. 73 (art. 5: “attività edilizia libera”); 50. Legge 30/07/2010 n. 122 (art. 4 bis “Segnalazione Certificata di Inizio Attività – SCIA)”; 51. Legge 9 agosto 2013 n. 98 (Decreto del Fare);

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52. P.R.G. approvato con D.G.R. n. 2258 del 28 marzo 1995; 53. Regolamento per l’istallazione dei chioschi - approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 6 in data 26 maggio 2012, modificato e integrato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 18 in data 14 settembre 2012; 54. Regolamento per dehors - approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 19 in data 14/09/2012; 55. Regolamento per l’installazione di impianti solari termici e fotovoltaici (con potenza nominale < e > a 20 kW) - Approvato con delibera di C.C. n° 5 del 18 febbraio 2014.

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CAPO I - DISPOSIZIONI GENERALI ART. 1 OGGETTO DEL REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE Il Regolamento Edilizio Comunale è redatto ai sensi dell’art. 4 del D.P.R. 380/2001 e disciplina le modalità costruttive, le normative tecnico-estetiche, igienico-sanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi, nonché le ulteriori materie che abbiano attinenza con l’attività edilizia, con il decoro e l’igiene, con la tutela dei valori ambientali ed architettonici. Per le prescrizioni contenute nel presente Regolamento sono sempre da intendersi fatti salvi ed impregiudicati i diritti di terzi. Stante la sua natura di fonte normativa secondaria, le disposizioni contenute nel presente regolamento sono applicate a condizione che non siano in contrasto con norme legislative e regolamenti dello Stato e della Regione Lazio, nel qual caso si applicano direttamente le suddette norme gerarchicamente sovraordinate. L’entrata in vigore di nuove norme di leggi statali e regionali, attinenti alle materie considerate dal presente Regolamento, comporta l’adeguamento automatico del testo regolamentare senza che ciò costituisca variante al Regolamento stesso. Le disposizioni contenute nel presente Regolamento prevalgono su eventuali analoghe disposizioni contenute in altri Regolamenti Comunali di antecedente approvazione, prevalgono, inoltre, su quelle degli strumenti urbanistici vigenti o adottati unicamente per quanto attiene le definizioni a carattere generale e/o per quelle prettamente regolamentari. I richiami alla legislazione riportati, devono intendersi riferiti al testo di legge in vigore al momento dell’applicazione.

ART. 2 CONTENUTO DEL REGOLAMENTO EDILIZIO COMUNALE Il presente R.E.C.: a) richiama la normativa urbanistico - edilizia introdotta da norme di livello nazionale e/o regionale che disciplinano l’intera attività edilizia sul territorio comunale; b) detta criteri finalizzati ad indirizzare la progettazione o l’esecuzione dell’attività edilizia; c) esplicita aspetti regolamentari, metodologici ed interpretativi della vigente disciplina edilizia ed urbanistica; d) promuove in modo particolare la sostenibilità intesa come salvaguardia degli aspetti storici e sociali di un territorio, architettura bioclimatica, bioedilizia ed efficienza energetica. Si intendono introdotte nel presente Regolamento, e ne fanno parte integrante, le ulteriori disposizioni in materia che venissero emanate successivamente alla sua approvazione.

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ART. 3 COMMISSIONE EDILIZIA COMUNALE

COMPOSIZIONE DELLA CEC La Commissione Edilizia Comunale, nel caso in cui il Comune si avvalga della facoltà di dotarsene, si compone esclusivamente di tecnici esperti con provati requisiti, scelti direttamente dal Consiglio Comunale o mediante la richiesta di terne agli ordini professionali. La presidenza della commissione è affidata al dirigente dell’UTC. Partecipa alla seduta della Commissione il responsabile del procedimento con funzione di relatore senza diritto di voto. Il parere della Commissione Edilizia, in quanto assise di esperti ed in osservanza all’art. 4 del DPR 380/2001, quantunque non vincolante, deve essere reso obbligatoriamente, oltreché per gli interventi privati, per le opere di carattere pubblico. La CEC è costituita da tre tecnici (un architetto, un ingegnere ed un geometra) da scegliere nelle terne da richiedere ai rispettivi ordini professionali. Nella Commissione dovranno inoltre essere presenti almeno i seguenti esperti:  un esperto in materia paesaggistico ambientale in possesso di diploma di laurea in ingegneria o in architettura, iscritto al relativo ordine professionale da almeno 5 anni con esperienza in materia paesaggistico ambientale e che non sia dipendente comunale. Nel caso il Comune non voglia dotarsi della CEC, occorre comunque procedere alla individuazione della struttura tecnica, anche individuale, dotata dei requisiti di cui al comma precedente per le funzioni amministrative e paesaggistiche delegate ai sensi della L.R. del Lazio 59/95.  un esperto in materia energetico-ambientale, che dovrà essere un professionista con laurea magistrale, con esperienza nel settore da almeno tre anni.  un architetto laureato da almeno 5 anni, cui sarà demandato il controllo della qualità architettonica degli interventi ai sensi dell’art.4 del DPR 380/2001, con particolare riguardo alle caratteristiche tecnico-estetiche delle costruzioni, ai colori ai materiali da usare in relazione al contesto urbanistico, storico, sociale e paesaggistico.  un tecnico esperto in impiantistica abilitato da almeno 5 anni ed iscritto ad Ordine o Collegio Professionale.

La commissione edilizia verrà integrata da due dottori agronomi forestali o periti agrari che si esprimeranno sugli interventi di cui all’art. 57 della L.R. 38/99 (P.U.A.). Nel caso il comune non voglia dotarsi di CEC dovrà comunque procedere alla nomina, ai sensi e per gli effetti dell’art. 7 della L.R. del Lazio 8/2003 dei dottori

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agronomi forestali o periti agrari che, congiuntamente al responsabile del Settore Urbanistica ed Edilizia Privata, dovranno esprimersi sugli interventi di cui all’art. 57 della L.R. del Lazio 38/99 (P.U.A.). La CEC è infine integrata da:  Funzionario medico ASL competente per territorio esperto in igiene e sanità;  Responsabile del Comando dei VVF provinciale o suo delegato i quali esprimeranno, nei casi in cui si richieda il loro parere, N.O. o autorizzazione nelle loro sedi, indipendentemente dalla partecipazione diretta alla commissione edilizia.

COMPITI DELLA CEC La CEC deve esprimere parere preventivo, non vincolante, almeno per le seguenti casistiche: - Permessi di Costruire e loro varianti; - Progetti di opere pubbliche; - Provvedimenti di revoca o annullamento, rinnovo e proroga di atti di assenso già rilasciati; - Strumenti urbanistici generali ed esecutivi e loro varianti; - Convenzioni; - Programmi pluriennali d’attuazione.

FUNZIONAMENTO DELLA CEC La Commissione, nel rispetto delle leggi e del presente regolamento, potrà adottare un proprio regolamento interno fissando anche criteri generali. In caso d’impedimento del Presidente la CEC è presieduta da membro elettivo più anziano. Funge da segretario della Commissione il Segretario Comunale o impiegato dell’U.T.C. da lui delegato. La Commissione si riunisce ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario. L’avviso di convocazione, con allegato ordine del giorno, predisposto dal presidente della CEC è comunicato in forma scritta almeno tre giorni prima della riunione. Le sedute sono valide in presenza di almeno la metà più uno dei componenti. La votazione avviene in forma palese per alzata di mano ritenendosi approvato il parere che abbia raggiunto la maggioranza dei presenti. In caso di parità prevale il voto del Presidente. Il verbale della seduta deve registrare il parere reso dalla maggioranza, il

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numero dei voti favorevoli e di quelli contrari nonché, su richiesta, la motivazione del voto dato. Al termine della seduta il voto è firmato dal Presidente, dal Segretario, e dagli altri Membri della Commissione. Su ogni progetto sottoposto all’esame della Commissione Edilizia è riportato l’esito del parere che viene sottoscritto dal Segretario e dal Presidente della Commissione stessa. Alla discussione ed alla votazione non possono prendere parte i commissari comunque interessati al progetto sottoposto all’esame della Commissione. I compensi dei membri della Commissione sono determinati annualmente con deliberazione della Giunta Comunale. I membri della Commissione restano in carica per la durata di cinque anni e decadono dalla carica quando risultino assenti senza giustificato motivo a tre sedute consecutive. Il dirigente dell’Ufficio Tecnico – Settore Urbanistica, nella qualità di presidente della Commissione medesima, quando riscontri la decadenza di uno o più membri elettivi, deve promuovere la formalizzazione del provvedimento di decadenza da parte del Consiglio Comunale, il quale procede alla nomina di nuovi membri in sostituzione di quelli decaduti.

ART. 4 SPORTELLO UNICO PER L’EDILIZIA (S.U.E.) 1. Le amministrazioni comunali, nell’ambito della propria autonomia organizzativa, provvedono, anche mediante esercizio in forma associata delle strutture ai sensi del capo V del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, a costituire un ufficio denominato Sportello Unico per l'Edilizia che cura tutti i rapporti fra il privato, l’amministrazione e, ove occorra, le altre amministrazioni tenute a pronunciarsi in ordine all'intervento edilizio oggetto della richiesta di permesso o di denuncia di inizio attività. 2. Tale ufficio provvede in particolare: a) alla ricezione delle denunce di inizio attività e delle domande per il rilascio di permessi a costruire e di ogni altro atto di assenso comunque denominato in materia di attività edilizia; b) a fornire informazioni sulle materie di cui al punto a), anche mediante predisposizione di un archivio informatico contenente i necessari elementi normativi, che consenta, a chi vi abbia interesse, l'accesso gratuito, anche in via telematica, alle informazioni sugli adempimenti necessari per lo svolgimento delle procedure previste dal presente regolamento, all’elenco delle domande presentate, allo stato del loro iter procedurale, nonché a tutte le possibili informazioni utili disponibili; c) all’adozione, nelle medesime materie, dei provvedimenti in tema di accesso ai documenti amministrativi in favore di chiunque vi abbia interesse ai sensi dell’articolo 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché delle

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norme comunali di attuazione; d) al rilascio dei permessi di costruire, dei certificati di agibilità, nonché delle certificazioni attestanti le prescrizioni normative e le determinazioni provvedimentali a carattere urbanistico, paesaggistico - ambientale, edilizio e di qualsiasi altro tipo comunque rilevante ai fini degli interventi di trasformazione edilizia del territorio; e) alla cura dei rapporti tra l’amministrazione comunale, il privato e le altre amministrazioni chiamate a pronunciarsi in ordine all'intervento edilizio oggetto dell’istanza o denuncia, con particolare riferimento agli adempimenti connessi all'applicazione della parte seconda del testo unico. 3. Ai fini del rilascio del permesso di costruire o del certificato di agibilità, l’ufficio di cui al comma 1 acquisisce direttamente, ove questi non siano stati già allegati dal richiedente: a) il parere dell’A.S.L. nel caso in cui non possa essere sostituito da una autocertificazione ai sensi dell'articolo 20, comma 1 del D.P.R. 380/2001; b) il parere dei vigili del fuoco, ove necessario, in ordine al rispetto della normativa antincendio. 4. L’ufficio cura altresì gli adempimenti necessari ai fini dell’acquisizione, anche mediante conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14 bis, 14 ter, 14 quater della legge 7 agosto 1990, n. 241, degli atti di assenso, comunque denominati, necessari ai fini della realizzazione dell’intervento edilizio.

CAPO II - INTERVENTI EDILIZI ART. 5 ATTIVITÀ EDILIZIA LIBERA Fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, i seguenti interventi sono eseguiti senza alcun titolo abilitativo: a) gli interventi di manutenzione ordinaria; b) gli interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche, purché non comportino la realizzazione di rampe esterne o di ascensori esterni o interni, ovvero di manufatti che non alterino la sagoma dell’edificio; c) le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico, ad esclusione di attività di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato; d) i movimenti di terra strettamente necessari all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali, compreso gli interventi su

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impianti idraulici agrari; e) le serre mobili stagionali, sprovviste di struttura in muratura, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola. La realizzazione delle serre per colture a ciclo stagionale, senza opere di fondazione, con struttura in legno o tubolare metallico e con copertura degli impianti in film plastico, è subordinata a comunicazione al sindaco, corredata della documentazione di cui all'articolo 5, comma 2. (art. 2 comma 3 bis L.R. 34/96 e s.m.i.).

Nel rispetto dei medesimi presupposti di cui al comma 1, previa comunicazione dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato alla amministrazione comunale, possono essere eseguiti senza alcun titolo abilitativo i seguenti interventi: a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’art. 3 comma 1 lett. b) del D.P.R. 380/2001, ivi compresa l’apertura di porte interne o lo spostamento di pareti interne, sempre che non riguardino le parti strutturali dell’edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incrementi dei parametri urbanistici; b) le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine non superiore a novanta giorni; c) le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati; d) i pannelli solari, fotovoltaici e termici, senza serbatoio di accumulo esterno, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori delle zone A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444; e) le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici. e-bis) le modifiche interne di carattere edilizio sulla superficie coperta dei fabbricati adibiti ad esercizio d’impresa, ovvero le modifiche della destinazione d’uso dei locali adibiti ad esercizio d’impresa. Nei centri storici, come definiti dall’articolo 2 del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, è di norma vietato il mutamento delle destinazioni d’uso residenziali. (art. 7 comma 3 L.R. 36/87 e s.m.i.).

Limitatamente agli interventi di cui al comma 2 lettera a), l’interessato, unitamente alla comunicazione di inizio dei lavori, trasmette alla amministrazione comunale una relazione tecnica provvista di data certa e corredata degli opportuni elaborati progettuali, a firma di un tecnico abilitato, il quale dichiari preliminarmente di non avere rapporti di dipendenza con l’impresa né con il committente e che asseveri, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici approvati ed ai regolamenti edilizi vigenti e che per essi la normativa statale e regionale non prevede il rilascio di un titolo

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abilitativo. Limitatamente agli interventi di cui al comma 2, lettera e-bis), sono trasmesse le dichiarazioni di conformità da parte dell’Agenzia per le imprese di cui all’articolo 38, comma 3, lettera c), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, relative alla sussistenza dei requisiti e dei presupposti di cui al presente comma. La mancata comunicazione dell’inizio dei lavori ovvero la mancata trasmissione della relazione tecnica di cui ai commi 2 e 4 del presente articolo, comportano la sanzione pecuniaria pari a 258 euro. Tale sanzione è ridotta di due terzi se la comunicazione è effettuata spontaneamente quando l’intervento è in corso di esecuzione. Tutti gli interventi relativi al presente articolo sono assoggettati a comunicazione di inizio lavori con le modalità e gli allegati riportati nell’art. 6 del presente REC. Per quanto riguarda le serre mobili stagionali, gli allegati dovranno essere conformi a quanto previsto dall’art. 5 comma 2 della L.R. del Lazio 34/96 e ss. mm. ed ii.

ART. 6 MANUTENZIONE ORDINARIA Sono definiti come manutenzione ordinaria gli interventi edilizi che riguardano le opere di manutenzione rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare e mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. Tali interventi non devono modificare la destinazione d’uso e/o il numero delle unità immobiliari. Rientrano tra gli interventi di manutenzione ordinaria :  apertura/chiusura di porte interne su elementi murari non portanti;  riparazione/rifacimento tinteggiature/intonaci interni;  riparazione/sostituzione di pavimenti e rivestimenti interni o di controsoffittature non portanti;  manutenzione delle coperture consistente in:  impermeabilizzazione dei tetti piani ed inclinati;  sostituzione della piccola orditura e delle tegole nei tetti inclinati;  riparazione e/o sostituzione delle gronde, dei pluviali e delle scossaline;  riparazione/sostituzione degli infissi interni ed esterni e dei serramenti esterni, dei portoni, dei cancelli delle vetrine e delle porte d’ingresso dei negozi anche di materiali diversi, purché non ne siano mutate le caratteristiche esteriori (sagoma, disegno, colori, dimensioni delle porzioni apribili);  manutenzione e riparazione di frontalini e delle ringhiere dei terrazzi e dei balconi, rifacimento delle pavimentazioni esterne dei cortili, dei patii, e

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cavedii, anche con materiali diversi purché siano conservate le caratteristiche esistenti;  esecuzione di rappezzi ed ancoraggi delle parti pericolanti delle facciate, sostituzione delle finiture;  ripulitura di facciate, tinteggiatura, ripristino e rifacimento delle facciate senza modificare i materiali impiegati, i colori, le partiture, le sagomature, e fasce marcapiano;  manutenzione, riparazione e sostituzione di impianti tecnologici esistenti (idrico, sanitario, elettrico, termoidraulico, climatizzazione, montacarichi, ascensori) o installazione di impianti a pompa di calore e/o che impieghino fonti rinnovabili di energia, (l’art. 11 del D. Lgs 115/08 stabilisce, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 26, comma 1, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, e successive modifiche ed integrazioni, che gli interventi di incremento dell’efficienza energetica che prevedano l’installazione di singoli generatori eolici, con altezza complessiva non superiore a 1,5 metri e diametro non superiore a 1 metro, nonché gli impianti solari termici o fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti degli edifici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modifichino la sagoma degli edifici stessi, non sono soggetti alla disciplina della denuncia di inizio attività di cui agli articoli 22 e 23 del testo unico), qualora la superficie dell'impianto non sia superiore a quella del tetto stesso. In tale caso, fatti salvi i casi di cui all'articolo 3, comma 3, lettera A), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, è sufficiente una comunicazione preventiva al Comune.  riparazione delle recinzioni con materiali aventi le stesse caratteristiche di quelli esistenti;  riparazione della rete fognaria (interna ed esterna) sino al limite del lotto di pertinenza dell’edificio;  interventi di riqualificazione energetico/ambientale degli edifici;  altre opere volte alla riparazione e sostituzione di elementi e parti non strutturali di edificio, purché non ne vengano modificate le caratteristiche esistenti, la sagoma, la volumetria, le caratteristiche statiche della struttura o del fabbricato, l’aspetto esteriore, la superficie, la destinazione d’uso, il numero delle unità immobiliari. Gli interventi sopra citati, qualora siano inerenti alle parti esterne dei fabbricati nei centri storici e negli edifici vincolati ai sensi del T.U. dei Beni Ambientali (D. Lgs. 42/2004) sono da considerarsi come opere di restauro e pertanto richiedono diverso titolo abilitativo. Per gli interventi di attività edilizia libera è necessaria tempestiva comunicazione agli Sportelli Unici per l’Edilizia comunale. Questa deve comprendere :  un estratto di mappa della zona con visura catastale aggiornata;

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 documento o autocertificazione attestante la regolarità dell'immobile oggetto dei lavori;  specificazione e descrizione delle opere da eseguire anche in relazione alla possibile incidenza sul decoro urbano;  documentazione fotografica dell’immobile oggetto di intervento;  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario dell’immobile oggetto dell’intervento;  individuazione della eventuale impresa esecutrice dell'opera (generalità e DURC), da presentare prima dell’inizio dei lavori;  indicazione della data di inizio dei lavori. Nel caso in cui gli interventi sopra citati riguardino opere per la riqualificazione energetica dell’edificio (ai sensi del DM 19.02.07 e ss. mm. ed ii.) ai fini dell’ottenimento degli incentivi fiscali di natura nazionale e/o regionale e/o provinciale e/o comunale, occorre predisporre un documento asseverato da tecnico abilitato indicante quanto previsto dalla normativa di riferimento.

ART. 7 MANUTENZIONE STRAORDINARIA Sono classificati come interventi di manutenzione straordinaria gli interventi edilizi che riguardano le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi, le superfici e il numero delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni d’uso. Gli interventi di manutenzione straordinaria non debbono costituire un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio diverso dal precedente, né devono costituire mutamento tipologico della costruzione nel suo insieme. Tra i principali interventi di manutenzione straordinaria figurano le opere di:  rinnovamento, consolidamento e sostituzione di parti anche strutturali, quali muri di sostegno, architravi e solette ed in generale strutture verticali ed orizzontali portanti, finalizzate al consolidamento statico, anche con l'impiego di materiali diversi, purché vengano conservate le caratteristiche esistenti delle costruzioni e non sia variata la quota di intradosso delle strutture stesse;  demolizione e ricostruzione di tramezzi interni, spostamento o costruzione degli stessi anche per la creazione di servizi (bagni e cucine);  allestimento e integrazione di servizi igienici e tecnologici;  riparazione delle lesioni di murature ed eventuale sostituzione di parte di esse;  allargamento o apertura porte su pareti portanti;  interventi di riqualificazione energetico/ambientale degli edifici;

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Per gli interventi di manutenzione straordinaria, ad eccezione di quegli interventi disciplinati dall’art. 5 del presente regolamento, è necessario presentare agli Sportelli Unici per l’Edilizia la Denuncia di Inizio Attività (DIA) ovvero la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA). Questa, in duplice copia, deve comprendere :  relazione tecnico-illustrativa contenente la descrizione degli interventi da realizzare e l’asseverazione del tecnico progettista, circa la conformità delle opere da realizzare agli strumenti urbanistici, ai regolamenti edilizi, nonché sul rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie;  titolo di proprietà (fotocopia atto notarile o autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000);  documento attestante la regolarità dell'immobile oggetto dei lavori;  documentazione fotografica dello stato di fatto dell'immobile;  stralcio dello strumento urbanistico comunale generale e di eventuale piano attuativo;  documentazione dell’esistenza di eventuali vincoli;  stralcio della planimetria catastale 1:2000, per un raggio di almeno 150 metri, intesa ad individuare la localizzazione dell'intervento;  stralcio della planimetria in scala 1:500 allargata ai mappali circostanti, con l'indicazione di eventuali sistemazioni esterne e dei distacchi dai confini, dai fabbricati e dalle strade;  elaborati grafici riportanti lo stato ante-operam e post-operam dell’immobile oggetto dei lavori in scala 1:100, contenenti, per entrambe le situazioni, piante, prospetti e sezioni che illustrino esaustivamente l'intervento;  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario dell’immobile oggetto dell’intervento, in caso si tratti di soggetti diversi;  individuazione della impresa esecutrice dell’opera (generalità e DURC), da presentare prima dell’inizio dei lavori;  documentazione necessaria all’ottenimento di eventuali nulla-osta o autorizzazioni relativi ai vincoli esistenti (sismico etc.) come indicato dagli uffici di competenza;  versamento delle somme dovute per diritti di Segreteria.

ART. 8 RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO Sono interventi di restauro e risanamento conservativo quelli rivolti a conservare l’organismo edilizio ed assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano la destinazione d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino ed il

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rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono volti principalmente alla conservazione ed alla valorizzazione degli edifici dei quali si intende operare il recupero degli elementi tipologici, architettonici ed artistici, ovvero all’adeguamento funzionale, compatibile con i caratteri degli organismi edilizi il cui risultato deve comportare un edificio in tutto riferibile a quello precedente. Gli interventi di restauro non devono comportare aumento di volume o di superficie lorda di pavimento, salvo quelli necessari per la formazione o l’adeguamento di servizi igienici e tecnologici indispensabili per garantire i requisiti minimi stabiliti dalle leggi e dai regolamenti vigenti in materia. Gli eventuali incrementi di volume o di superficie lorda di pavimento connessi all’iniziativa edilizia, sono comunque da intendersi, ai fini procedurali e in ordine all’ammissibilità dell’edificabilità indotta, come interventi di nuova costruzione. Si considerano elementi tipologici e formali dell'organismo edilizio:  disposizione e configurazione dei collegamenti orizzontali e verticali;  numero e gerarchia dei piani;  disposizione delle strutture portanti e gerarchia degli spazi da esse determinata;  partitura delle facciate e caratteristiche delle aperture;  rapporto tra l’edificio e lo spazio scoperto di pertinenza;  rapporto con gli spazi pubblici esterni e con gli edifici contigui;  caratteristiche e gerarchie degli spazi esterni;  rapporti dimensionali degli elementi costruttivi;  materiali e finiture, decorazioni e coloriture;  opere a corredo dell’edificio (inferriate, infissi, lampioni, statue, bassorilievi ed altre opere ornamentali). Per quanto riguarda gli elementi strutturali, in un intervento di restauro e risanamento conservativo, questi possono essere consolidati con aggiunta di componenti di rinforzo o con il ripristino dei legamenti originari, qualora fossero stati distrutti o profondamente trasformati, ovvero rinnovati, qualora le precarie condizioni esistenti non ne consentano il consolidamento. In caso di rinnovamento si procederà alla sostituzione di singole parti con componenti di natura anche diversa dall’originaria, ma l’elemento nella sua struttura complessiva deve essere conservato: la sostituzione totale degli elementi, come sopra definiti, configura un intervento di ristrutturazione edilizia. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono assoggettati a DIA o SCIA salvo quelli che comportino mutamenti di destinazioni d’uso di fabbricati ricadenti in zona omogenea “A” e/o quelli vincolati ai sensi del D. Lgs. 24.01.2004 n. 42 e ss.mm. ed ii. i quali sono assoggettati a Permesso a

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Costruire. Restano ferme le disposizioni previste dalla normativa nazionale e regionale vigenti in materia, in particolare quanto disposto dal D. Lgs. 42/2004. Per gli interventi di restauro e risanamento conservativo assoggettati a DIA è necessario presentare, in duplice copia, la seguente documentazione:  relazione tecnico/illustrativa contenente la descrizione delle caratteristiche tipologiche e tecnico costruttive dell'immobile e la descrizione degli interventi da realizzare e l’asseverazione del tecnico progettista, circa la conformità delle opere da realizzare agli strumenti urbanistici, ai regolamenti edilizi, nonché sul rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie;  rilievo cronologico e critico dello stato di fatto con l’indicazione delle eventuali stratificazioni e aggiunte (il rilievo deve comprendere piante, prospetti e sezioni significative in scala non inferiore a 1:100 opportunamente quotate);  repertorio di ogni elemento naturalisticamente, storicamente e artisticamente significativo, relativo agli spazi esterni ed interni, rappresentato graficamente in scala adeguata;  indicazione delle destinazioni d’uso della costruzione;  progetto di restauro con piante, prospetti e sezioni significative opportunamente quotate in scala 1:100, con dettagli in scala adeguata, e dettagliata descrizione dei materiali da impiegare;  progetto degli impianti tecnologici, ove richiesto dalla legislazione vigente, e, se necessario, degli interventi strutturali;  titolo di proprietà (fotocopia atto notarile o autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000);  documento attestante la regolarità dell’immobile oggetto dei lavori;  individuazione spazio per parcheggio;  documentazione fotografica a colori dello stato di fatto dell’immobile;  stralcio dello strumento urbanistico comunale e di eventuale piano attuativo;  documentazione dell'esistenza di eventuali vincoli;  stralcio della planimetria catastale 1:2000, per un raggio di almeno 150 metri, intesa ad individuare la localizzazione dell’intervento;  stralcio della planimetria in scala 1:500, allargata ai mappali circostanti, con l’indicazione di eventuali sistemazioni esterne e dei distacchi dai confini, dai fabbricati e dalle strade;  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario dell’immobile oggetto dell’intervento, in caso si tratti di soggetti diversi;  individuazione della impresa esecutrice dell’opera (generalità e DURC), da presentare prima dell’inizio dei lavori;  documentazione necessaria all'ottenimento di eventuali nulla-osta o

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autorizzazioni relativi ai vincoli esistenti (sismico etc.) come indicato dagli uffici di competenza;  versamento delle somme dovute per diritti di Segreteria.

ART. 9 INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA Sono considerati interventi di ristrutturazione edilizia quelli rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti, nonché la realizzazione di volumi tecnici necessari per l’installazione o la revisione di impianti tecnologici. Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anche quelli consistenti nella demolizione e ricostruzione di un fabbricato con la prescrizione del rispetto della stessa volumetria e sagoma di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica, l’adeguamento igienico-sanitario e per l’installazione di impianti tecnologici. In caso di demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma, ai sensi dell’art.3, comma 1, lettera d), del T.U. dell’Edilizia, di edifici esistenti così come definiti dai precedenti artt., gli stessi dovranno mantenere inalterati (oltre alla volumetria e sagoma) il sito, la destinazione d’uso e la categoria edilizia del fabbricato demolito; mentre per quanto attiene l’area di sedime (circolare 4174 del 2003 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), sono possibili modifiche di collocazione, rispetto alla precedente area di sedime, sempreché rientrino nelle varianti non essenziali ai sensi dell’art. 17 L. R. Lazio 15/2008; la modifica della localizzazione del fabbricato non è comunque considerata variazione essenziale quando, a prescindere dai limiti stabiliti nel comma 1 lett. f del richiamato art. 17 della L.R. del Lazio 15/2008, rimangono invariate la destinazione d’uso, la sagoma, il volume, le superfici, l’altezza della costruzione e sempre che la nuova localizzazione non contrasti con leggi, norme e regolamenti. Nel diverso posizionamento degli edifici, sarà tuttavia possibile adeguarsi alle disposizioni contenute nella strumentazione urbanistica vigente con riferimento agli allineamenti, distanze e distacchi, qualora tale adeguamento risulti conciliabile con la demolizione e ricostruzione intesa come operazione da effettuarsi solo nel rispetto della sagoma e della volumetria preesistente. Al fine di razionalizzare l’uso del suolo, negli interventi di ristrutturazione che contemplano la demolizione e ricostruzione, è possibile lo spostamento sul lotto di pertinenza dell’area di sedime dei fabbricati e l’accorpamento di volumi preesistenti.

RECUPERO A FINI ABITATIVI DEI SOTTOTETTI ESISTENTI Gli interventi di recupero a fini abitativi dei sottotetti:

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- sono classificati come ristrutturazione edilizia soggetti a permesso di costruire o a Denuncia di Inizio Attività, e comportano la corresponsione del contributo commisurato agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria ed al costo di costruzione; - sono subordinati al reperimento degli spazi per parcheggi pertinenziali, di cui all’art.41 sexies della Legge 17 Agosto 1942, n°1150, e successive modifiche ed integrazioni, salvo che il Consiglio Comunale, con apposita deliberazione abbia individuato ambiti nei quali, in assenza del reperimento degli spazi per parcheggi pertinenziali, l’intervento è consentito previo pagamento di una somma equivalente alla monetizzazione delle aree per parcheggi pubblici. Le condizioni e i limiti per il recupero a fini abitativi, negli edifici destinati in prevalenza a residenza, dei sottotetti esistenti, devono rispettare i seguenti parametri: - l’altezza media interna netta di m 2,00 ivi compresi i volumi tecnici con copertura piana; - il rapporto illuminante, se in falda, pari o superiore a 1/16. Sono consentite modificazioni delle altezze di colmo e di gronda nonché delle linee di pendenza delle falde esistenti, unicamente al fine di assicurare i parametri fissati dalla legge, a condizione che non comportino un aumento superiore al 20 per cento della volumetria del sottotetto esistente. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che comportino aumento di unità immobiliari, modifiche del volume, della sagoma, dei prospetti o delle superfici, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d'uso, è necessario produrre domanda di permesso a costruire. Per gli altri casi, che rientrano nella ristrutturazione edilizia, è sufficiente una denuncia di inizio attività (DIA) o segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), da presentare agli Sportelli Unici per l’edilizia comunale. La domanda di permesso a costruire o la DIA ovvero SCIA, deve essere corredata dai seguenti documenti in duplice copia:  regolarità urbanistica dell'immobile oggetto dell'intervento;  stralcio della tavola dello strumento urbanistico comunale e dello strumento urbanistico esecutivo qualora esista;  documentazione sull’esistenza di eventuali vincoli;  titolo di proprietà (fotocopia atto notarile o autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000);  documentazione fotografica a colori dello stato di fatto dell'immobile;  stralcio della planimetria catastale 1:2000, per un raggio di almeno 150 metri, intesa ad individuare la localizzazione dell’intervento;  stralcio della planimetria in scala 1:500 allargata ai mappali circostanti, con

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l'indicazione di eventuali sistemazioni esterne e dei distacchi dai confini, dai fabbricati e dalle strade;  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario dell’immobile oggetto dell’intervento, in caso si tratti di soggetti diversi;  individuazione della impresa esecutrice dell’opera (generalità e DURC);  documentazione necessaria all'ottenimento di eventuali nulla-osta o autorizzazioni relativi ai vincoli esistenti (sismico etc.), come indicato dagli uffici di competenza;  rilievo dello stato di fatto e progetto, composti da piante con l'indicazione delle destinazioni d'uso e superficie utile netta in ogni ambiente, prospetti e sezioni significative in scala 1:100, opportunamente quotati ed eventuali dettagli in scala maggiore;  individuazione spazio per parcheggio;  progetto degli impianti tecnologici ove richiesto dalla legislazione vigente;  relazione tecnico illustrativa contenente anche la descrizione della normativa urbanistica vigente riferita alla zona d’intervento e la descrizione delle opere proposte e dell’immobile oggetto dei lavori (ante e post-operam).  versamento delle somme dovute per diritti di Segreteria. Negli interventi assoggettati a DIA ovvero a SCIA, bisogna, inoltre, produrre relazione asseverata dal tecnico progettista, sulla conformità delle opere da realizzare agli strumenti urbanistici, ai regolamenti edilizi, nonché sul rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico sanitarie.

ART. 10 NUOVA COSTRUZIONE Gli interventi di nuova costruzione sono quelli di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite alle lettere precedenti. Sono comunque da considerarsi tali:  la costruzione di manufatti edilizi fuori terra o interrati, ovvero l’ampliamento di quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente;  gli interventi di urbanizzazione primaria e secondaria realizzati da soggetti diversi dal comune;  la realizzazione di infrastrutture e di impianti, anche per pubblici servizi, che comporti la trasformazione in via permanente di suolo inedificato;  l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, e che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee;  gli interventi pertinenziali che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in

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relazione alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero che comportino la realizzazione di un volume superiore al 20% del volume dell’edificio principale;  la realizzazione di depositi di merci o di materiali;  la realizzazione di impianti per attività produttive all’aperto, ove comportino l’esecuzione di lavori cui consegua la trasformazione permanente del suolo inedificato. Per gli interventi di nuova costruzione, è necessario produrre domanda di permesso a costruire, da presentare agli Sportelli Unici per l’Edilizia comunale. Qualora la nuova costruzione ricada in aree normate da strumento urbanistico attuativo è possibile realizzare l’intervento mediante DIA. La domanda di Permesso di Costruire o la D.I.A. devono essere corredate dai seguenti documenti in duplice copia:  regolarità urbanistica dell'immobile oggetto dell’intervento;  stralcio della tavola dello strumento urbanistico comunale e dello strumento urbanistico esecutivo qualora esista;  documentazione sull’esistenza di eventuali vincoli;  titolo di proprietà (fotocopia atto notarile o autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000);  documentazione fotografica a colori dello stato di fatto dell’immobile;  stralcio della planimetria catastale 1:2000, per un raggio di almeno 150 metri, intesa ad individuare la localizzazione dell'intervento;  stralcio della planimetria in scala 1:500 allargata ai mappali circostanti, con l’indicazione di eventuali sistemazioni esterne e dei distacchi dai confini, dai fabbricati e dalle strade;  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario dell’immobile oggetto dell’intervento, in caso si tratti di soggetti diversi;  individuazione dell’impresa esecutrice dell'opera (generalità e DURC), da presentare prima dell’inizio dei lavori;  documentazione necessaria all’ottenimento di eventuali nulla-osta o autorizzazioni relativi ai vincoli esistenti (sismico etc.), come indicato dagli uffici di competenza;  rilievo dello stato di fatto e progetto, composti da piante con l'indicazione delle destinazioni d'uso e superficie utile netta in ogni ambiente, prospetti e sezioni significative in scala 1:100, opportunamente quotati ed eventuali dettagli in scala maggiore;  progetto degli impianti tecnologici ove richiesto dalla legislazione vigente;  relazione tecnico illustrativa contenente anche la descrizione della normativa

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urbanistica vigente riferita alla zona d'intervento e la descrizione delle opere proposte e dell'immobile oggetto dei lavori (ante e post-operam);  dimostrazione della superficie reale del terreno nella zona omogenea di P.R.G./P.U.C.G. da asservire alla costruzione;  individuazione spazio per parcheggio;  versamento delle somme dovute per diritti di Segreteria. Contestualmente alla comunicazione di fine lavori, bisogna obbligatoriamente presentare attestazione di certificazione energetica dell’edificio (ai fini di assicurare indipendenza ed imparzialità di giudizio dei soggetti certificatori, i tecnici abilitati, all’atto di sottoscrizione dell'attestato di certificazione energetica, devono dichiarare l'assenza di conflitto di interessi, tra l’altro espressa attraverso il non coinvolgimento diretto o indiretto nel processo di progettazione e realizzazione dell'edificio da certificare o con i produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai vantaggi che possano derivarne al richiedente – D. Lgs. 115/2008).

ART. 11 CONFORMITÀ AL P.R.G. – LOTTI INTERCLUSI Ogni progetto costruttivo, ovvero di trasformazione del territorio comunque denominato, dovrà essere conforme alle previsioni dello strumento urbanistico generale ovvero proporre varianti che potranno essere consentite in presenza delle condizioni di legge. In attuazione della costante giurisprudenza amministrativa qualora lo strumento urbanistico generale subordini l’edificazione alla previa approvazione di uno strumento urbanistico attuativo e qualora tale strumento non sia vigente, entro il termine di legge è possibile consentire l’edificazione diretta per quei lotti interclusi in aree completamente urbanizzate, cioè in quelle zone completamente urbanizzate e dotate di tutti i servizi necessari, in considerazione del fatto che lo strumento attuativo non avrebbe, di fatto, più alcuna funzione utile da svolgere. Deve trattarsi di un’area inedificata di limitate dimensioni, in zona integralmente interessata da costruzioni. A dimostrazione di tale evenienza, in allegato alla domanda di edificazione, dovrà essere prodotta una perizia tecnica asseverata, redatta da un tecnico abilitato, in cui venga attestata e comprovata l’ascrivibilità della proposta al caso normato dal presente articolo, nonché la completa presenza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, idonee a sopportare anche il nuovo carico insediativo, nell’ambito della zona di riferimento. La suddetta indagine è rimessa alla verifica degli uffici comunali competenti che in presenza delle condizioni di legge richiamate, potranno rilasciare il titolo richiesto anche in assenza dello strumento urbanistico esecutivo. Resta, comunque, fatto obbligo della previsione della dotazione di aree per gli standards nella misura stabilita dalla vigente normativa, che siano atti a soddisfare le esigenze anche degli abitanti da insediare.

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ART. 12 RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA (RU) Gli “interventi di ristrutturazione urbanistica”, sono quelli rivolti a sostituire l'esistente tessuto urbanistico - edilizio con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale. Per tali interventi, è necessario produrre domanda di permesso a costruire, da presentare agli Sportelli Unici per l’edilizia comunale. Qualora la R.U. riguardi immobili ricadenti in aree normate da strumento urbanistico attuativo è possibile realizzare l’intervento mediante DIA. La domanda di Permesso di Costruire o la D.I.A. devono essere corredate dai seguenti documenti in duplice copia:  regolarità urbanistica degli immobili oggetto dell’intervento;  stralcio della tavola dello strumento urbanistico comunale e dello strumento urbanistico esecutivo qualora esista;  documentazione sull’esistenza di eventuali vincoli;  titolo di proprietà (fotocopia atto notarile o autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000);  documentazione fotografica a colori dello stato di fatto dell’immobile;  stralcio della planimetria catastale 1:2000, per un raggio di almeno 150 metri, intesa ad individuare la localizzazione dell'intervento;  stralcio della planimetria in scala 1:500 allargata ai mappali circostanti, con l’indicazione di eventuali sistemazioni esterne e dei distacchi dai confini, dai fabbricati e dalle strade;  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario dell’immobile oggetto dell’intervento, in caso si tratti di soggetti diversi;  individuazione della impresa esecutrice dell'opera (generalità e DURC), da presentare prima dell’inizio dei lavori;  documentazione necessaria all’ottenimento di eventuali nulla-osta o autorizzazioni relativi ai vincoli esistenti (sismico ecc.), come indicato dagli uffici di competenza;  rilievo dello stato di fatto e progetto, composti da piante con l’indicazione delle destinazioni d’uso e superficie utile netta in ogni ambiente, prospetti e sezioni significative in scala 1:100, opportunamente quotati ed eventuali dettagli in scala adeguata;  progetto degli impianti tecnologici ove richiesto dalla legislazione vigente;  relazione tecnico illustrativa contenente anche la descrizione della normativa urbanistica vigente riferita alla zona d'intervento e la descrizione delle opere proposte e dell’immobile oggetto dei lavori (ante e post-operam);

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 individuazione spazio per parcheggio;  versamento delle somme dovute per diritti di Segreteria.

ART. 13 AUTORIZZAZIONE AMMINISTRATIVA 1. Le opere sottoelencate, e quant’altro di similare come tipologia, non si configurano come interventi edilizi in senso stretto e non sono soggette a titolo abilitativo di carattere edilizio bensì ad autorizzazione amministrativa: a) mezzi pubblicitari; b) targhe; c) bacheche e vetrine; d) addobbi; e) manufatti temporanei e stagionali; f) monumenti, cippi e targhe commemorative; g) paracarri, fittoni, dissuasori di traffico; h) apposizione di indicatori e altri apparecchi; i) interventi di sistemazione del verde. 2. La domanda di autorizzazione deve essere indirizzata al Comune, redatta in carta legale e contenere le generalità del richiedente, il suo codice fiscale, la descrizione dell'oggetto della richiesta e del luogo dell'intervento, l’elenco degli allegati e la indicazioni del termine previsto per il completamento dell’intervento. Ai fini dell’autorizzazione, alla domanda debbono essere allegati in duplice copia gli elaborati tecnici esplicativi dell’intervento ed una documentazione fotografica illustrativa dei luoghi nei quali si chiede di operare. Il responsabile del Procedimento può: a) dispensare il richiedente dalla presentazione della documentazione quando l’intervento da autorizzare sia, congiuntamente, temporaneo o di non rilevante entità e sufficientemente descritto nella domanda; b) richiedere, entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, ove lo ritenga necessario in relazione alle caratteristiche dell’intervento, documentazione aggiuntiva a quella indicata in precedenza o eventuali nulla osta o atti di assenso comunque denominati da parte degli enti e/o organi competenti; 3. La domanda si intende accolta qualora, nel termine di sessanta giorni dal suo ricevimento, non sia adottato un provvedimento motivato di rifiuto. 4. Le suddette opere non sono soggette alla disciplina dello Sportello Unico. 5. Le domande di autorizzazione per interventi che comportano la occupazione temporanea degli spazi pubblici o di uso pubblico, devono precisare la durata della occupazione.

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ART. 14 ALTRI INTERVENTI Gli interventi volti alla realizzazione di distintivi urbani, occupazione di suolo pubblico, impianti di segnaletica stradale, attrezzatura per l’illuminazione di spazi pubblici o aperti al pubblico, monumenti ed edicole funerarie, targhe professionali, cartellonistica pubblicitaria ed altro manufatto che non può essere definito in termini di superficie e/o volume non devono alterare o turbare il quadro urbano o i lineamenti delle costruzioni entro le quali eventualmente si collochino, né costituire ostacolo, anche visivo per la pubblica circolazione. L’appoggio su frontespizi nudi è ammesso purché il manufatto posto in opera sia asportabile. Restano ferme le definizioni previste dalla normativa nazionale e regionale vigenti in materia. Tali manufatti sono soggetti ad autorizzazione, richiesta dall'interessato o da chi ne abbia titolo, rilasciata dal responsabile dell’ufficio competente. Alla richiesta di autorizzazione bisogna allegare una documentazione contenente:  planimetria generale in scala 1:2000 o 1:1000, atta a collocare l’intervento nel contesto urbano o territoriale;  progetto dell’opera in scala opportuna e non inferiore ad 1:100, con eventuali dettagli;  documentazione fotografica a colori dello status quo;  relazione tecnico illustrativa;  ogni ulteriore elaborato richiesto da norme di legge o da altri regolamenti.

ART. 15 INTERVENTI URGENTI Nei casi in cui ricorrano condizioni di pericolo per la stabilità delle costruzioni o si manifestino situazioni di emergenza con possibile compromissione per l’integrità dell’ambiente e rischio per l’incolumità delle persone, il proprietario degli immobili interessati procede mediante un “intervento urgente” alle operazioni necessarie per rimuovere la situazione di pericolo, sotto personale responsabilità, sia per quanto attiene la valutazione dello stato di pericolo, sia per l'effettiva consistenza delle operazioni medesime. È comunque fatto obbligo al proprietario di dare immediata comunicazione dei lavori, producendo anche documentazione fotografica dello stato di fatto e, ove possibile, quella antecedente l’evento, all’autorità comunale nonché agli eventuali organi di tutela, nel caso di edifici gravati da specifici vincoli, e di presentare nel minor tempo possibile, comunque non oltre 30 giorni, istanza per ottenere gli atti di assenso necessari nelle normali condizioni di intervento.

ART. 16 EFFICACIA TEMPORALE DEL TITOLO ABILITATIVO

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EFFICACIA TEMPORALE DEL PERMESSO A COSTRUIRE Per il permesso a costruire, il termine per l'inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno dal rilascio del titolo; quello di ultimazione, entro il quale l'opera deve essere completata, non può superare i tre anni dall'inizio dei lavori. Entrambi i termini possono essere prorogati, con provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti estranei alla volontà del titolare del permesso. Decorsi tali termini, il permesso decade di diritto per la parte non eseguita, tranne che, anteriormente alla scadenza, venga richiesta una proroga. La proroga può essere accordata, con provvedimento motivato, esclusivamente in considerazione della mole dell'opera da realizzare o delle sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive, ovvero quando si tratti di opere pubbliche il cui finanziamento sia previsto in più esercizi finanziari. La realizzazione della parte dell’intervento non ultimata nel termine stabilito è subordinata al rilascio di nuovo permesso per le opere ancora da eseguire, salvo che le stesse non rientrino tra quelle realizzabili mediante denuncia di inizio attività. Il permesso decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio.

EFFICACIA TEMPORALE DELLA DIA E DELLA SCIA La denuncia di inizio attività o segnalazione certificata di inizio attività, da trasmettere allo Sportello Unico per l’Edilizia almeno trenta giorni prima dell’inizio dei lavori, ha efficacia pari a tre anni. La realizzazione della parte non ultimata dell'intervento è subordinata a nuova denuncia. L'interessato è comunque tenuto a comunicare allo sportello unico la data di ultimazione dei lavori.

ART. 17 VARIAZIONE DESTINAZIONE D’USO Tenuto conto di quanto previsto all’art. 14 della legge 179/92, costituisce mutamento della destinazione d’uso la variazione della funzione d’uso per più del 25% della superficie utile delle singole unità immobiliari, ovvero dell’unità edilizia rispetto alla destinazione prescritta con il provvedimento di Licenza, Concessione o Autorizzazione e, in assenza di tali atti, dalla classificazione catastale o da altri documenti probanti. Le modifiche delle destinazioni d’uso con o senza opere, quando hanno per oggetto le categorie stabilite dallo strumento urbanistico generale vigente, sono subordinate al rilascio di permesso a costruire. Quando la variazione di destinazione d’uso avviene nell’ambito di una stessa categoria (categorie individuate dallo strumento urbanistico generale) è assoggettata a D.I.A. come stabilito dall’art. 7 della L.R. Lazio 36/87 e ss. mm.ed ii. Per la documentazione da produrre si fa riferimento a quella richiesta nell’articolo

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riguardante la ristrutturazione edilizia.

ART. 18 VARIANTI Le varianti che si rendessero necessarie nel corso dell’esecuzione di interventi di opere soggette a DIA o a Permesso di Costruire possono essere attuate previo espletamento della stessa procedura con cui è stato ottenuto il titolo abilitativo. Sono comunque realizzabili mediante denuncia di inizio attività le varianti a Permessi di Costruire che non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, che non modificano la destinazione d’uso e la categoria edilizia, non alterano la sagoma dell’edificio e non violano le eventuali prescrizioni contenute nel Permesso di Costruire.

ART. 19 MANUFATTI TEMPORANEI Sono manufatti temporanei le strutture provvisorie o precarie, infisse o meno al suolo, ma comunque smontabili, necessarie a far fronte ad esigenze stagionali e transitorie e la durata della cui utilizzazione sia predeterminata mediante atto d’obbligo. Non sono da considerare tali gli impianti destinati al commercio su aree poste a disposizione dalla competente autorità comunale. Rientrano nelle strutture provvisorie i manufatti tipo “dehors” per attività di pubblico esercizio (l’ente comunale dovrà dotarsi di un apposito regolamento sulla disciplina e l’istallazione). Tali opere sono soggette ad autorizzazione, richiesta dall’interessato o chi ne ha titolo, rilasciata dal responsabile del SUAP, o dell’UTC, previa presentazione della seguente documentazione (per i dehors a servizio delle attività di pubblico esercizio si fa riferimento alla documentazione prevista dallo specifico regolamento):  relazione tecnico-illustrativa contenente la descrizione degli interventi da realizzare e l’asseverazione del tecnico progettista, circa la conformità, delle opere da realizzare, agli strumenti urbanistici, ai regolamenti edilizi, nonché sul rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie;  titolo di proprietà (fotocopia atto notarile o autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000);  documentazione fotografica dello stato di fatto dell’immobile o dell’area oggetto di intervento;  stralcio dello strumento urbanistico e di eventuale piano attuativo;  documentazione dell’esistenza di eventuali vincoli;  stralcio della planimetria catastale 1:2000, per un raggio di almeno 150 metri, intesa ad individuare la localizzazione dell'intervento;  stralcio della planimetria in scala 1:500 allargata ai mappali circostanti, con

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l'indicazione di eventuali sistemazioni esterne e dei distacchi dai confini, dai fabbricati e dalle strade;  elaborati grafici (piante, prospetti e sezioni a scala adeguata che illustrino esaustivamente l’intervento);  indicazione dei nomi e degli indirizzi sia del richiedente che del proprietario in caso si tratti di soggetti diversi;  individuazione della impresa esecutrice dell'opera (generalità e DURC);  documentazione necessaria all’ottenimento di eventuali nulla-osta o autorizzazioni relativi ai vincoli esistenti (sismico etc.), come indicato dagli uffici di competenza;  atto d’obbligo redatto secondo lo schema tipo adottato dal Consiglio Comunale entro il termine di gg. 90 dalla entrata in vigore del presente regolamento, ove viene definita la temporaneità del manufatto e l'impegno a ripristinare lo stato dei luoghi.

ART. 20 PERTINENZE QUANTIFICABILI IN VOLUME (LOCALI ACCESSORI E VOLUMI TECNICI) Le pertinenze quantificabili in volume di un edificio sono i locali accessori ed i volumi tecnici. I volumi tecnici si differenziano da quelli accessori per il fatto che i primi sono realizzati per ragioni tecniche, mentre i volumi accessori si aggiungono ai volumi principali per migliorarne l’utilizzazione. La sommatoria di tutte le superfici accessorie ricomprese nel presente articolo non può risultare superiore alle superfici principali residenziali afferenti, ad eccezione delle opere relative al miglioramento del comportamento energetico dell’edificio ai sensi della legge regionale sulla bioarchitettura (L.R. Lazio 6/2008) (l’ente comunale dovrà dotarsi di un apposito regolamento sulla disciplina e l’istallazione).

LOCALI ACCESSORI Sono considerati locali accessori quelli non residenziali, implicanti la presenza solo saltuaria di persone quali ad esempio soffitte, autorimesse private, depositi, magazzini, archivi.

VOLUMI TECNICI Sono volumi tecnici quelli strettamente necessari a contenere o a consentire l’accesso agli impianti a servizio dell’edificio (vano extracorsa degli ascensori, vasi di espansione, canne fumarie e di ventilazione, condotti di ventilazione naturale e forzata, locali caldaie o centrali termiche, cavedii, pozzi di luce, intercapedini di larghezza massima pari a 1.20 m. a protezione dei locali interrati) che non possono essere compresi, per esigenze tecnico funzionali entro

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il corpo dell’edificio stesso. Per la realizzazione di tali pertinenze, nel rispetto delle distanze dai confini e dalla strade, è necessario produrre denuncia di inizio attività qualora il volume dell’intervento sia minore del 20% del volume dell’edificio principale, ovvero domanda di permesso a costruire, da presentare agli Sportelli Unici per l’Edilizia comunale, salvo che lo strumento urbanistico non disponga diversamente. Per gli elaborati da presentare si fa riferimento a quanto già detto per la manutenzione straordinaria (DIA) e per gli interventi di nuova costruzione (permesso a costruire).

ART. 21 PERTINENZE QUANTIFICABILI IN SUPERFICIE (TETTOIE E PENSILINE) Le pertinenze quantificabili in superficie di un edificio sono tettoie e pensiline. Sono autorizzabili in ogni zona urbanistica ad esclusione della zona (A), che è invece disciplinata dal successivo art. 160.

TETTOIE Si definisce tettoia un manufatto costituito da una struttura ad elementi verticali puntiformi e da una copertura orizzontale o inclinata non praticabile. Essa può essere chiusa al più su un lato e può essere realizzata in adiacenza al fabbricato residenziale di cui costituisce pertinenza o nell’area di pertinenza dello stesso, nel rispetto delle distanze dai fabbricati, dai confini e dalle strade. La superficie massima consentita per le tettoie è fissata in mq 35, elevabili fino a mq 54 se tale superficie è necessaria per la realizzazione di un impianto fotovoltaico ed è adibita a parcheggio auto, per ciascuna unità abitativa, con altezza massima della linea di gronda di 3,50 m e pendenza del tetto, minore o uguale al 35%. La copertura dovrà essere realizzata esclusivamente in tegole o coppi in laterizio ovvero in lamiera coibentata simil-tegole, a meno che la tettoia non costituisca supporto per installazione di impianti per fonti rinnovabili di energia ai sensi della LR Lazio 6/2008 (l’ente comunale dovrà dotarsi di un apposito regolamento sulla disciplina e l’istallazione).

PENSILINE Si definisce pensilina un manufatto ancorato mediante struttura a sbalzo all’edificio principale portante la sola copertura piana od inclinata non praticabile. La copertura dovrà essere realizzata esclusivamente in tegole o coppi in laterizio ovvero in lamiera coibentata simil-tegole, a meno che la pensilina non costituisca supporto per installazione di impianti per fonti rinnovabili di energia ai sensi della LR Lazio 6/2008 (l’ente comunale dovrà dotarsi di un apposito regolamento sulla disciplina e l’istallazione). Le pensiline possono essere realizzate su tutti i lati dell’edificio al piano terra, purché abbiano larghezza (aggetto) massima di m 1,80 nel rispetto delle

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distanze dai fabbricati, dai confini e dalla strade. Ai piani superiori tali aggetti costituiranno elementi di protezione dalle intemperie e di ombreggiamento e potranno essere realizzate lungo tutti i lati dell’edificio (brise soleil), purché dimensionate con larghezza (aggetto) massima di m 1,20. La realizzazione delle tettoie e delle pensiline, nel rispetto delle distanze dai confini e dalle strade, è assoggettata alla presentazione di D.I.A. (Per l’elenco degli elaborati da allegare alla D.I.A. si veda quanto descritto all’art. 7).

ART. 22 PORTICI Si definisce portico lo spazio coperto da un manufatto adiacente o aderente al fabbricato o integrato in questo, eventualmente anche con struttura indipendente, aperto almeno su due lati, realizzato nel rispetto delle distanze dai fabbricati, dai confini e dalla strade. Il 50% delle superfici verticali del portico deve essere aperta. Non rientra nel calcolo della cubatura dell’immobile il portico avente superficie pari o inferiore al 30% della superficie coperta (Sc) dell’unità immobiliare residenziale afferente. La porzione di portico eccedente tale superficie verrà considerata nel calcolo della cubatura totale dell’immobile. È consentita la realizzazione di portici o gallerie anche aventi superficie maggiore del 30% dell’edificio cui afferiscono - senza che questi concorrano al calcolo delle cubature degli immobili - nel caso in cui costituiscano spazi o percorsi pedonali aperti al pubblico transito, previa stipula di apposito atto registrato e trascritto a favore del comune. Per i porticati di pertinenza di attività commerciali, artigianali e direzionali, devono essere corrisposti per intero i contributi, dovuti ai sensi dell’art. 16 del D.P.R. 380/01, in quanto trattasi di attività produttive. La realizzazione dei portici, nel rispetto delle distanze dai confini e dalle strade, è condizionata all’ottenimento di permesso a costruire. (Per l’elenco degli elaborati da allegare si veda quanto descritto all’art. 10).

ART. 23 LOGGE E PILOTIS

LOGGE Si definiscono come logge gli spazi coperti prospettanti direttamente all’esterno che siano delimitati da pareti, pilastri o altri elementi della costruzione e che non vengono considerati ai fini del calcolo della cubatura dell’immobile se soddisfano le seguenti condizioni: - la superficie deve essere pari o inferiore al 30% della superficie dell’unità immobiliare residenziale afferente; - potrà avere anche solo uno dei lati aperti; - almeno il 50% del perimetro della loggia dovrà essere aperto e non delimitato

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da pareti. La porzione di loggia eccedente tale superficie verrà considerata nel calcolo della cubatura totale dell’immobile.

PILOTIS Si definisce come “pilotis” il piano terreno di un edificio aperto su tutti i lati con interposti pilastri come elementi strutturali. Entro il 30% della superficie residenziale afferente i pilotis non verranno conteggiati. La parte eccedente il 30% verrà inserita nel calcolo della cubatura.

CAPO III - INTERVENTI MINORI ART. 24 GAZEBO È consentita, nel limite di una superficie massima di 20 mq per ogni unità abitativa e qualora non sia in contrasto con le norme urbanistiche vigenti, la realizzazione di un manufatto leggero amovibile esterno all’edificio ed aperto sui lati. Il gazebo è una costruzione isolata dalle altre, ancorata al terreno, smontabile, con struttura in legno o metallo con copertura che dovrà essere realizzata esclusivamente in tegole o coppi in laterizio ovvero con lamiera coibentata simil- tegole, a meno che il gazebo non costituisca supporto per installazione di impianti per fonti rinnovabili di energia ai sensi della L.R. Lazio 6/2008 (l’ente comunale dovrà dotarsi di un apposito regolamento sulla disciplina e l’istallazione). La realizzazione dei gazebo, nel rispetto delle distanze dai confini e dalle strade, è assoggettata alla presentazione di D.I.A. (Per l’elenco degli elaborati da allegare alla D.I.A. si veda quanto descritto all’art. 7).

ART. 25 PERGOLATO Si definisce pergolato un telaio, semplicemente ancorato al terreno, privo di grondaie, pluviali, e tamponamenti laterali, eseguito in aderenza a fabbricati o a copertura di terrazze, costituito da intelaiature in legno o metallo idonee a creare ornamento, riparo, ombra, funzionale all’utilizzo ricreativo dell’area su cui insiste, che utilizzi come copertura piante rampicanti o coperture permeabili (tende solari, velarium, cannucce etc.). La realizzazione dei pergolati, nel rispetto delle distanze dalle strade, è soggetta a comunicazione (Per l’elenco degli elaborati da allegare alla comunicazione si veda quanto descritto all’art. 14).

ART. 26 CHIOSCHI E MEZZI PUBBLICITARI

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L’installazione di chioschi, edicole od altre strutture similari, anche a carattere provvisorio, è autorizzata dal Comune, in conformità alle norme dettate dal “Codice della Strada” e dal relativo Regolamento di Esecuzione e di Attuazione, nonché dalle norme urbanistiche vigenti e dal Regolamento dell’Arredo Urbano o altri regolamenti comunali. Le definizioni, le caratteristiche e le modalità di installazione di mezzi pubblicitari quali insegne, sorgenti luminose, cartelli (esclusi quelli di cantiere), manifesti, striscioni, locandine, stendardi, cartelloni pubblicitari, sono normate dal “Codice della Strada” e dal relativo Regolamento di Esecuzione e di Attuazione; per quanto di competenza comunale valgono le disposizioni del presente articolo. L’installazione di chioschi e mezzi pubblicitari non deve essere fonte di molestia o di nocumento per l’ambiente circostante: in particolare le insegne luminose e la cartellonistica motorizzata non devono provocare alcun disturbo ai locali adiacenti e prospicienti. In particolare le insegne luminose dovranno rispettare la normativa vigente in materia di inquinamento luminoso e la L.R. 6/2008 e ss.mm.ii. per il contenimento dei consumi energetici. Il rilascio dei provvedimenti comunali autorizzativi alla installazione è subordinato alla presentazione di DIA, i cui allegati sono descritti all’art. 7 del presente regolamento, allegando disegni di progetto in scala non inferiore a 1:50 e particolari scala 1:20. Il rilascio dei provvedimenti autorizzativi per aree o edifici soggetti a specifici vincoli, è subordinato all'acquisizione del parere favorevole dell’organo di tutela del vincolo medesimo per la fattispecie richiesta. Tali provvedimenti sono temporanei e rinnovabili; possono essere revocati in qualsiasi momento se lo richiedono ragioni di interesse pubblico. Nel caso in cui sia concessa l’occupazione di suolo pubblico per l’installazione di chioschi o mezzi pubblicitari, valgono le disposizioni di cui al Regolamento dell’arredo Urbano o altri regolamenti comunali. L’autorità comunale, sentita la Commissione Edilizia eventualmente esistente, ha facoltà di definire spazi idonei per la posa, l’installazione e l’affissione di mezzi pubblicitari all’interno del centro abitato fissandone, di volta in volta, la distanza dal limite delle carreggiate stradali, nel rispetto delle leggi vigenti.

ART. 27 VERANDE È consentita esclusivamente la realizzazione di verande che abbiano la funzione di serra solare ai sensi della L.R. 6/2008 e ss. mm. ed ii. (l’ente comunale dovrà dotarsi di un apposito regolamento sulla disciplina e l’istallazione). La realizzazione di tali opere è soggetta a D.I.A. (Allegati indicati nell’art. 7).

ART. 28 SOPPALCHI

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Si definisce soppalco il locale ricavato mediante la realizzazione di un solaio all’interno di un vano principale, con almeno un lato aperto sul vano medesimo. La realizzazione di un soppalco non deve pregiudicare la statica del fabbricato o compromettere la funzionalità delle strutture esistenti, più in generale non deve costituire pericolo per l’incolumità di terzi. La formazione di soppalchi è ammessa soltanto nel rispetto delle altezze minime previste dalla vigente normativa, sia per il vano sovrastante che per quello sottostante, nel rispetto delle relative destinazioni d’uso e delle norme urbanistiche vigenti. I soppalchi devono rispettare tutti i parametri fissati dal presente regolamento – in particolare gli articoli riguardanti gli aspetti bioclimatici e di comfort ambientale degli edifici (ventilazione e illuminazione naturale), per i corrispondenti tipi di locali delimitati da pareti e per quanto riguarda la distanza delle finestre dalle pareti di fondo dei locali. (vedi CAPO XVII). Dal punto di vista igienico sanitario, la verifica dei requisiti di aereazione ed illuminazione è operata considerando complessivamente le superfici finestrate apribili e di pavimento sia del soppalco che del locale su cui il medesimo si affaccia. Negli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, diversi dalla sostituzione edilizia (demolizione e ricostruzione) e dalla ristrutturazione urbanistica, è consentito il mantenimento di valori inferiori a quelli prescritti dalle norme vigenti, a condizione che non si determini un peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario. Non è pertanto consentito ridurre i parametri aeroilluminanti preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non è possibile assicurare il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. La realizzazione dei soppalchi è consentita per una superficie massima pari al 50% della superficie netta del vano in cui essi vengono ricavati. La parte superiore del soppalco deve essere munita di balaustra di altezza non inferiore ad un metro. L’altezza tra il pavimento finito del soppalco ed il punto più basso del soffitto finito deve risultare non inferiore a 2,20 m. L’altezza tra il pavimento del locale ed il punto più basso dell’intradosso della struttura del soppalco deve risultare non inferiore a 2,20 m. Per gli interventi da eseguirsi sugli edifici classificati come soggetti a restauro o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico, di cui al D. Lgs. 42/2004 e ss.mm. ed ii., le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato, risulti incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto; in questo caso è necessario, per l’esercizio della deroga, oltre al nulla osta della competente Autorità di tutela, il parere favorevole della Azienda sanitaria locale competente

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per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria. La realizzazione di soppalchi in edifici a destinazione commerciale dovrà tener conto delle normative relative alle superfici a parcheggio afferenti. La realizzazione dei soppalchi è assoggettata a D.I.A. (allegati indicati all’art. 7 del presente regolamento).

ART. 29 ALTRE STRUTTURE PERTINENZIALI MINORI

BOX AUTO A PANTOGRAFO O A CHIOCCIOLA Si intendono le strutture realizzate con telaio in acciaio o alluminio centinate con tela di colore chiaro impermeabile e con sistema di chiusura “a scomparsa”, quindi retrattili, destinate ad accogliere automezzi. Per questo tipo di opere non serve nessuna autorizzazione in quanto attività edilizia libera (art.6 DPR 380/2001). Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali regolamenti di Polizia Rurale e Urbana, oltre al Codice Civile. Queste strutture non dovranno avere una superficie lorda maggiore di mq. 20 ed un’altezza media massima di metri 2,40.

BOX DA GIARDINO Si intendono quelle strutture a servizio delle unità abitative, realizzate con elementi prefabbricati in legno, costituenti un manufatto a pianta quadrilatera con funzione di ricovero attrezzi da giardino, con o senza pavimento solidale alla struttura, poggiata a terra ed eventualmente fissata con staffe e viti su sottostante massetto in cls. Sono fissate dimensioni massime inderogabili pari a mq. 9,00 di superficie lorda con copertura a falde inclinate ed altezza media interna minore di mt. 2,40. L’eventuale sporgenza della struttura portante non dovrà essere superiore a cm. 50 (cornice). La copertura dovrà essere realizzata in legno ed eventualmente rivestita in guaina ardesiata o tegole canadesi. Non è ammessa la copertura in laterizio o cemento. Tali strutture non potranno essere poste in aderenza ai fabbricati e dovranno essere posizionate a non meno di metri 1,50 dal confine di proprietà, inedificato, ed a metri 3,00 dal fabbricato prospiciente, fatto salvo quanto prescritto al successivo paragrafo (Deroga alla disciplina delle distanze). Si specifica che queste strutture saranno destinate esclusivamente a piccolo deposito attrezzi. Non è pertanto ammessa alcuna destinazione d’uso diversa quale: lavanderia, autorimessa, officina o generalmente qualsiasi ambiente di lavoro o accessorio diretto della residenza e non è ammessa in nessun caso

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presenza continuativa di persone all’interno. Non è ammessa la presenza all’interno di impianti tecnologici di nessun genere (impianto elettrico o idrotermosanitario, ad eccezione di un punto luce). Tali installazioni sono permesse esclusivamente in caso di destinazione residenziale del fabbricato principale. Queste strutture, qualora rientrino nelle caratteristiche suddette, non comportano aumento di carico urbanistico e la loro installazione è assoggettata alla disciplina della Denuncia di Inizio Attività ai sensi dell’art. 22 comma 1 e 2 del DPR 380/2001 e s.m.i. Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali regolamenti di Polizia Rurale e Urbana, oltre al Codice Civile.

ARREDO DA GIARDINO Si intendono tutti quei manufatti di piccole dimensioni che costituiscono arredo e corredo dei giardini privati quali: panchine, giochi fissi, statue, fontanelle, vasche e vasi per fiori, ombrelloni, pannelli grigliati, pavimentazioni di limitate dimensioni a segnare percorsi pedonali realizzate in materiali semplicemente appoggiati al suolo con sottofondo in sabbia. Per questo tipo di opere non serve nessuna autorizzazione in quanto attività edilizia libera (art.6 DPR 380/2001). Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali regolamenti di Polizia Rurale e Urbana, oltre al Codice Civile.

BARBECUE Si intendono le strutture monolitiche di piccole dimensioni ed ingombro quali barbecue e forni, anche dotate di cappello convogliatore dei fumi e camino, destinate esclusivamente alla cottura di cibi. Non è ammessa la combustione di qualsiasi materiale che non sia legna o carbone di legna onde evitare esalazioni inquinanti. Per questo tipo di opere non serve nessuna autorizzazione in quanto attività edilizia libera (art.6 DPR 380/2001). Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali regolamenti di Polizia Rurale e Urbana, oltre al Codice Civile. Particolare attenzione dovrà essere posta nella collocazione della struttura al fine di evitare di arrecare disagio o danno ai confinanti con le emissioni. In tale circostanza dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti necessari a garantire una corretta dispersione dei fumi.

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DEROGA ALLA DISCIPLINA DELLE DISTANZE I manufatti di cui al presente articolo, a servizio delle unità abitative, non devono comportare trasformazione edilizio-urbanistica dei luoghi (art.10 co.1 D.P.R. 6 giugno 2001, n.380), devono essere destinati a soddisfare esigenze contingenti e devono avere caratteristiche tali (dimensionali, strutturali, etc.) da consentire la facile asportabilità. Per dette strutture non si applica la disciplina delle distanze previste dal vigente Regolamento Edilizio Comunale (REC) a condizione che: a) rispettino le norme dettate dagli artt.873 e segg. del Codice Civile relativamente alle distanze dai confini di proprietà e dai fabbricati esistenti o sia sottoscritto un atto di assenso dal confinante per deroga dalle sole distanze dai confini; b) non causino alcuna limitazione ai diritti di terzi; c) non causino diminuzione dei coefficienti di illuminazione e ventilazione per i locali principali dei fabbricati esistenti, ai sensi dei vigenti regolamenti di igiene e Sanità; d) non chiudano luci o vedute preesistenti ai sensi artt. 900-907 del Codice Civile; e) non siano in contrasto ad eventuali norme di sicurezza; f) non rechino pregiudizio alla circolazione stradale, ai sensi del vigente Codice della Strada ( D.Lgs n. 285/92 e DPR 495/92); g) non alterino il decoro degli spazi pubblici e privati ai sensi del vigente Regolamento Edilizio.

ART. 30 ELEMENTI AGGETTANTI SU SUOLO PUBBLICO

AGGETTI SU SUOLO PUBBLICO Al fine di non intralciare la mobilità pedonale e veicolare, i fronti degli edifici prospettanti su pubblici passaggi o su percorsi di uso pubblico, compatibilmente con le norme urbanistiche vigenti, non devono presentare aggetti maggiori di 15 cm al di sotto della quota di m 3,50 misurata a partire dal piano di calpestio del pubblico passaggio anche in mancanza di marciapiede. Tale limitazione vale anche per le parti mobili degli infissi ed oggetti di ornamento come ad esempio vasi per i fiori.

BALCONI I balconi devono essere posti ad un’altezza minima di m 4,00 dall’eventuale marciapiede. Nel caso non vi sia marciapiede, l’altezza minima è di m 4,50 dalla quota stradale o dal percorso pedonale. I balconi non devono mai sporgere su suolo pubblico di oltre 1,30 m e non devono superare la larghezza dell’eventuale marciapiede, né il 10% della larghezza media dello spazio antistante.

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Per i balconi del piano primo degli edifici, la proiezione orizzontale massima dell’aggetto deve distare di almeno 0,50 m dal filo esterno del marciapiede.

ART. 31 TENDE DA SOLE L’apposizione di tende sulle facciate degli edifici al piano terra, aggettanti su suolo pubblico o di uso pubblico, è consentita esclusivamente in presenza di marciapiede o comunque in area accessibile solo ai pedoni, sempre nel rispetto delle norme urbanistiche vigenti. Le tende devono essere sempre di tipo, materiale e colore tali da assicurare il rispetto delle caratteristiche architettoniche e decorative dell’immobile sul quale devono essere installate. Esse non devono inoltre occultare o comunque sottrarre alla vista gli elementi di interesse storico-architettonico-tipologico che caratterizzano la facciata, quali gli stipiti o le cornici delle aperture, gli eventuali sopraluce e decorazioni, ecc. né eventuali segnali stradali. Le tende devono essere del tipo a braccio estensibile, o a “cappottina” del tutto prive di appoggi laterali. La proiezione orizzontale massima dell’aggetto della tenda deve distare almeno 0,50 m dal filo esterno del marciapiede. Non sono ammesse tende nei tratti di strada privi di marciapiede. Il lembo inferiore della tenda deve essere mantenuto ad altezza tale da garantire, in ogni punto, un’altezza libera non inferiore a m 2,20 dal piano del marciapiede. Nello stesso edificio le tende da sole esterne devono essere uniformate il più possibile per profilo, altezza da terra, sporgenza e materiale. La colorazione delle tende deve essere uniforme e compatibile con l’assetto cromatico dell’intera facciata. Tale prescrizione è da ritenersi valida anche per le tende aggettanti su spazi privati ma prospicienti aree pubbliche. Sulle tende sono consentite indicazioni pubblicitarie, purché sia mantenuto il decoro della facciata. L’installazione delle tende è soggetta ad autorizzazione amministrativa rilasciata dal competente ufficio comunale previa presentazione di documentazione fotografica a colori dell’edificio o porzione dell’edificio interessata ante-operam e da relazione illustrativa della tenda da installare (materiali, forme, colori).

CAPO IV - ESECUZIONE DEI LAVORI ART. 32 COMUNICAZIONE DI INIZIO LAVORI E ADEMPIMENTI RELATIVI Il titolare di Permesso di Costruire deve dare tempestiva comunicazione scritta al S.U.E. dell’inizio effettivo dei lavori. Se non già specificato nella richiesta di

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permesso di costruire o di altro titolo abilitativo edilizio, la comunicazione deve contenere l’indicazione del Direttore dei lavori e dell’Impresa esecutrice. Qualunque successiva variazione del direttore dei lavori e dell’Impresa esecutrice deve essere tempestivamente comunicata. Qualora non sia stato specificato nella richiesta di Permesso di costruire o di altro titolo abilitativo, contestualmente alla comunicazione di inizio dei lavori, deve inoltre essere presentata una dichiarazione attestante l’ubicazione della discarica prescelta per il conferimento dei materiali di risulta. La documentazione comprovante l’avvenuto conferimento dei materiali a detta discarica deve essere conservata ed esibita a richiesta della Vigilanza Urbana. In alternativa a quanto precede, può essere presentata una dichiarazione di impegno a reimpiegare i materiali di risulta in modo che non costituiscano rifiuto, con descrizione dettagliata delle modalità del riutilizzo. Al momento dell’inizio dei lavori deve essere collocato sul luogo dei medesimi un cartello indicante: – le opere in corso di realizzazione; – la natura del titolo abilitativo all’esecuzione delle opere e gli estremi del medesimo; – il nominativo dell’intestatario del titolo abilitativo; – il nominativo del progettista; – il nominativo del direttore dei lavori; – il nominativo dell’esecutore dei lavori; – il nominativo del calcolatore delle strutture (ove prescritto); – il nominativo del direttore dei lavori delle strutture (ove prescritto); – il nominativo del coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione (ove prescritto); – il nominativo del coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione (ove prescritto); – ogni altro dato o nominativo previsto da norme vigenti. Gli obblighi di cui ai precedenti commi sussistono per tutti i tipi di opere disciplinate dal presente regolamento, ivi comprese quelle che non richiedono il preventivo rilascio di permesso di costruire e che sono soggette a DIA. La mancanza del cartello comporta l’applicazione della sanzione pecuniaria ai sensi dell’art. 13 della L.R. del Lazio 15/2008.

ART. 33 RICHIESTA DI PUNTI FISSI DI ALLINEAMENTO E QUOTE Il titolare del Permesso di Costruire può chiedere ai competenti Uffici comunali

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l’assegnazione sul terreno di punti fissi da assumere a riferimento, sia planimetrico che altimetrico, per le opere da realizzare. I punti fissi di allineamento e quota vengono assegnati dai tecnici comunali entro 15 giorni dalla data di deposito della richiesta. L’assegnazione dei punti fissi è effettuata con apposito verbale, redatto contestualmente all’assegnazione dei punti medesimi e sottoscritto dal titolare del permesso di costruire (o, in sua rappresentanza, dal direttore dei lavori) e dal tecnico comunale incaricato dell’assegnazione. Copia del verbale di assegnazione deve essere mantenuta presso il cantiere congiuntamente al permesso di costruire. Decorso il termine temporale di cui al secondo comma del presente articolo senza che i punti fissi siano stati assegnati, il titolare del permesso di costruire può procedere nei lavori.

ART. 34 PRESCRIZIONI PER IL CANTIERE Nei cantieri dove si eseguono lavori di costruzione, manutenzione, riparazione o demolizione di opere edilizie, di qualsiasi natura ed entità esse siano, devono essere rispettate le norme di prevenzione infortuni, le norme sulla prevenzione incendi, l'obbligo, a termine di legge, della denuncia di eventuali ritrovamenti, nonché ogni altra disposizione In tutti i cantieri soggetti all’applicazione del D. Lgs. 494/1996 e ss.mm. ed ii., devono essere integralmente rispettate le prescrizioni del piano di sicurezza e coordinamento e, ove previsto, del piano generale di sicurezza. Per tutta la durata dei lavori il cantiere deve essere recintato e deve essere organizzato in modo da essere libero da materiali inutili, dannosi o che producano inquinamento. Deve inoltre essere adottata ogni cautela atta ad evitare danni e molestie a persone e cose pubbliche e private; in particolare devono essere adottate specifiche cautele per evitare esalazioni moleste e creazione di polvere. Il cantiere deve essere provvisto di segnalazioni di ingombro e di pericolo diurne (bande bianche o rosse) e notturne (luci rosse), nonché di dispositivi rifrangenti ad integrazione dell’illuminazione stradale. L’accesso al cantiere non deve costituire pericolo per la circolazione stradale e comunque per la pubblica incolumità.

ART. 35 DOCUMENTI DA CONSERVARE PRESSO IL CANTIERE Presso il cantiere deve essere conservata, a disposizione delle autorità competenti, copia dei seguenti documenti: - permesso di costruire ovvero D.I.A., e relativi elaborati di progetto; - denuncia depositata presso il Genio Civile per eventuali opere in cemento armato o comunque soggette alla normativa in materia di costruzioni in zona

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sismica, corredata dal relativo progetto strutturale; - giornale dei lavori, periodicamente vistato dal direttore dei lavori come prescritto dalla L. 1086/1971 e ss. mm. ed ii.; - documentazione attestante l’avvenuto adempimento agli obblighi di legge in merito alla progettazione di impianti e simili, ivi compresi quelli relativi al contenimento dei consumi energetici; - ogni ulteriore autorizzazione eventualmente necessaria in relazione alle modalità del progetto o alle caratteristiche ambientali del luogo dove si interviene, inclusa l'autorizzazione da parte delle autorità competenti a seguito della denuncia di eventuali ritrovamenti archeologici; Nel caso di cantieri soggetti all’applicazione del D. Lgs. 42/04 e ss. mm. ed ii, sul luogo dei lavori deve inoltre essere custodita presso il cantiere, e mantenuta a disposizione dell’organo di vigilanza territorialmente competente, copia della notifica preliminare di cui all’art. 11 del D. Lgs. 494/96 e ss. mm. ed ii.

ART. 36 EDIFICI AVENTI CARATTERE ARTISTICO E STORICO Per i fabbricati aventi carattere artistico e storico (e quelli per i quali sia intervenuto a notificazione di cui all'art. 5 della legge 20/6/1909, n. 364 e degli artt. 2, 3, 5 della legge 1/6/1939, n. 1080) l’esecuzione dei lavori che comportino varianti sia all’interno che all’esterno, o aggiunte di altri elementi è subordinata ad osservanza delle disposizioni di cui all'art. 14 della legge 29/6/1939, n. 1497 e relativo Regolamento del 2/6/1940, n. 1357. L’autorizzazione per l'esecuzione delle opere suddette è subordinata alla approvazione da parte della Soprintendenza dei monumenti per il Lazio.

ART. 37 RINVENIMENTI E SCOPERTE Il proprietario dell’immobile di cui vengono eseguiti i lavori, il costruttore ed il Direttore dei lavori, devono in caso di rinvenimento di opere ed oggetti di pregio archeologico, storico ed artistico farne immediatamente denuncia alle autorità competenti ed al Sindaco, a norma del Regolamento R.D. 30/1/1939, n. 363 ed art. 48 della Legge 1/5/1939, n. 1081. Ferme restando le prescrizioni delle vigenti leggi sull'obbligo di denuncia alle autorità competenti da parte di chiunque compia scoperte di presumibile interesse paleontologico, storico-artistico o archeologico, il committente, il Direttore dei lavori e l’assuntore dei lavori sono tenuti a segnalare immediatamente al Sindaco i ritrovamenti aventi presumibile interesse pubblico che dovessero verificarsi nel corso dei lavori di qualsiasi genere. La disposizione di cui al comma precedente si applica anche nel caso del reperimento di ossa umane. Le persone di cui al primo comma sono tenute ad osservare e fare osservare tutti quei provvedimenti che il Sindaco ritenesse opportuno disporre in conseguenza di tali scoperte, in attesa delle definitive determinazioni delle competenti autorità.

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ART. 38 OCCUPAZIONE E MANOMISSIONE DEL SUOLO PUBBLICO Qualora durante i lavori, o comunque per l’esecuzione dei medesimi, si renda necessario occupare o manomettere il suolo pubblico, deve essere richiesta ed ottenuta la relativa autorizzazione amministrativa dell’Ente proprietario, previo pagamento del canone dovuto.

ART. 39 COMUNICAZIONE DI ULTIMAZIONE LAVORI L’avvenuta ultimazione dei lavori deve essere comunicata dal titolare del Permesso di costruire o della DIA con la quale si asseveri la conformità dell’opera al progetto contenuto nel titolo abilitativo o nelle varianti ad esso e deve essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e dall’impresa esecutrice degli stessi. Dopo l’avvenuta comunicazione di ultimazione dei lavori, il titolo in forza del quale sono stati eseguiti i lavori, ancorché non ne siano scaduti i termini di validità, si intende inefficace e qualsiasi ulteriore opera o variante deve essere preceduta dal deposito di una nuova DIA o dal rilascio di un nuovo Permesso di costruire. Quando, per inerzia del titolare del Permesso di costruire o della DIA e degli altri soggetti responsabili dell’esecuzione delle opere, non sia data regolare comunicazione della fine dei lavori, le opere si considerano comunque in corso e ciascuno dei soggetti interessati alla esecuzione delle stesse continua a mantenere le responsabilità previste dall’art. 29 del D.P.R. 380/2001.

ART. 40 ALTRI ADEMPIMENTI Entro 15 giorni dall’ultimazione dei lavori di finitura dell’intervento il titolare del Permesso di costruire o di altro titolo abilitativo deve provvedere ai seguenti ulteriori adempimenti: - richiesta del numero civico all'ufficio Toponomastica del Comune, ogni qualvolta le opere comportino la realizzazione di nuovi accessi dalla pubblica via o comunque variazione della numerazione civica preesistente; - richiesta di allacciamento ove esiste alla pubblica fognatura (l’allacciamento é obbligatorio per i nuovi insediamenti in zone servite dalla fognatura comunale) pena il diniego della certificazione di abitabilità ed agibilità; - domanda di autorizzazione allo scarico in corpi ricettori (solo per gli insediamenti diversi da quelli di cui al comma precedente); - richiesta all’Ufficio Regionale per la Tutela del Territorio (URTT) del certificato di conformità alla normativa antisismica, quando le opere siano state oggetto di controllo da parte di tale Ufficio.

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CAPO V - PARAMETRI ED INDICI URBANISTICI ED EDILIZI ART. 41 PROSPETTI O FRONTI DI UN EDIFICIO Si definiscono come prospetti o fronti le parti esteriori dell’immobile, visibili da spazi pubblici o privati.

ART. 42 ALTEZZA DEL FRONTE DI UNA COSTRUZIONE (HF) L’altezza di ciascun fronte del fabbricato è data dalla differenza fra la quota media delle altezze del fronte stesso e la quota media del marciapiede o del terreno post-operam. In ogni caso l'altezza di un fronte non può superare il 20% dell'altezza massima consentita. Per le costruzioni a terrazzo l’altezza del fronte è misurata dal piano di calpestio del terrazzo stesso. Per le costruzioni a tetto con inclinazione delle falde inferiore al 35%, l’altezza va misurata in corrispondenza dell’intradosso del solaio di copertura dell'ultimo piano abitabile o dell'imposta del tetto (linea di intersezione tra l’intradosso della falda del tetto e la facciata dell'edificio) qualora questa risulti a quota superiore alla precedente. Qualora il tetto di copertura abbia pendenza superiore al 35%, le altezze vanno misurate, invece, ai due terzi dell'altezza della linea di imposta del tetto stesso. Dal computo dell’altezza dei fronti sono escluse le opere di natura tecnica che è necessario collocare al di sopra dell’ultimo solaio, quali torrini dei macchinari degli ascensori o delle scale, camini, torri di esalazione, ciminiere, antenne, impianti per il riscaldamento e/o la refrigerazione, impianti per l’utilizzo di fonti energetiche alternative.

ART. 43 ALTEZZA DEL FABBRICATO (H) L’altezza del fabbricato è data dalla media delle altezze di ciascun fronte, misurate come descritto nell'articolo precedente.

ART. 44 SUPERFICIE TERRITORIALE (ST) La superficie territoriale, espressa in ettari o mq, è l’intera superficie della zona di insediamento, qualunque sia la sua destinazione, al netto della grande viabilità esistente o prevista dal PUGC/PRG, ma incluse le strade di penetrazione e di distribuzione e le aree pubbliche destinate alle attrezzature ed ai servizi di interesse generale.

ART. 45 SUPERFICIE FONDIARIA (SF) La superficie fondiaria, espressa in mq, è la parte della superficie territoriale pertinente agli edifici, escluse le strade e le attrezzature collettive.

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Non possono essere computate nella superficie fondiaria: - le aree di altri proprietari sulle quali il richiedente il Permesso di Costruire non possiede diritti reali, ovvero quelle, anche se dello stesso proprietario, che di fatto risultano asservite ad altre costruzioni, da individuare con la situazione catastale alla data di approvazione del Piano Regolatore Generale; - più aree dello stesso richiedente il Permesso di Costruire non contigue o non confinanti o interrotte da zone e sottozone con diverse destinazioni di strumento urbanistico, salvo quanto previsto dall’art. 57 comma 4 L.R. del Lazio 38/99; - le aree destinate a strade pubbliche o gravate da servitù pubbliche e le strade vicinali.

ART. 46 SUPERFICIE DESTINATA A SERVIZI PUBBLICI (SP) È la superficie delle aree da cedere al Comune e destinate alla viabilità, al verde e in genere ai servizi pubblici.

ART. 47 INDICE DI EDIFICABILITÀ TERRITORIALE (IT) Si intende il rapporto (mc/mq) tra il volume edilizio realizzabile e la superficie territoriale.

ART. 48 INDICE DI EDIFICABILITÀ FONDIARIA (IF) Si intende il rapporto (mc/mq) tra il volume edilizio realizzabile e la superficie asservita o da asservire alla costruzione, al netto degli spazi pubblici esistenti o previsti (area del lotto).

ART. 49 SUPERFICIE COPERTA DELLA COSTRUZIONE (SC) La superficie coperta è l’area, misurata in metri quadrati (mq), della proiezione orizzontale dell’intero corpo della costruzione emergente dal terreno, comprese le tettoie, le logge, i “bow window”, i vani scala, i vani degli ascensori, i porticati e le altre analoghe strutture. Sono esclusi dal computo della superficie coperta: gli elementi decorativi, i cornicioni.

ART. 50 SUPERFICIE LORDA (SL) Si definisce SL la sommatoria delle superfici di tutti i piani che compongono un fabbricato o una unità immobiliare, misurata al lordo degli elementi verticali sia portanti che di semplice partizione, con l’esclusione delle superfici elencate di seguito. Le presenti disposizioni si applicano sia agli interventi di nuova edificazione che agli interventi sul patrimonio edilizio esistente, con le specifiche di cui ai commi

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successivi, nonché agli interventi di ERP sovvenzionati e convenzionati, ai P.U.O.C., ai P. di R. ed a tutti gli strumenti urbanistici attuativi comunque denominati, se non diversamente disposto nella specifica disciplina relativa all’edilizia sovvenzionata e agevolata o di specifici piani di settore che prevalgano espressamente sulla disciplina urbanistico-edilizia del Comune. Dal computo della SL di progetto devono essere escluse le seguenti superfici: a) porticati a piano terreno asserviti ad uso pubblico; b) porticati a piano terreno ad uso privato e logge, limitatamente ad una superficie complessivamente non superiore al 30% della SL interessata dal progetto: l’eccedenza è computata come SL. La superficie delle logge e dei porticati è calcolata con riferimento al perimetro determinato dalle strutture verticali portanti; c) balconi, terrazze, rampe e scale esterne aperte non tamponate; d) pensiline con sporgenze fino a m 1,80: l’eccedenza è computata come SL; e) parti destinate all'ingresso ed al collegamento negli edifici costituiti da più unità immobiliari, quali androni di ingresso, scale condominiali, passerelle e ballatoi, ascensori, e simili, fermo restando che gli stessi elementi costituiscono SL quando interni a singole unità immobiliari; f) piano parzialmente interrato destinato a servizio dei sovrastanti volumi residenziali che non ecceda rispetto al perimetro dell’edificio fuori terra, sempre che i locali seminterrati non fuoriescano, con l’intradosso del solaio, di oltre cm 70 dalla quota del piano di campagna; qualora tale quota non sia costante si assume il valore medio ponderale; g) ulteriori livelli completamente interrati destinati a servizio dei sovrastanti volumi residenziali, sempreché non fuoriescano dal perimetro dell’edificio fuori terra; h) autorimesse interrate, anche al di fuori della sagoma dell’edificio, ma comunque nell’area pertinenziale esterna al fabbricato residenziale di cui costituiscono accessorio; i) locali sottotetto sottostanti coperture a falde inclinate con pendenza pari o inferiore al 35%, collegati funzionalmente ad unità immobiliari sottostanti, che presentino altezza massima non superiore a m 2,20 riferita all’intero piano. Sono comunque calcolate come SL le eventuali porzioni che presentano altezza pari o superiore a m 2,20 e quelle ricavate da falde con inclinazione superiore al 35%; j) cavedii, chiostrine e simili; k) volumi tecnici.

ART. 51 SUPERFICIE UTILE (SU) Per superficie utile abitabile si intende la superficie di pavimento degli alloggi misurata al netto delle murature, pilastri, tramezzi, sguinci di vani di porte e

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finestre, di eventuali scale interne, di logge e balconi, ai sensi del D.M. 10.05.1977.

ART. 52 NUMERO DEI PIANI È il numero dei piani dell’edificio (interrati, seminterrati e fuori terra).

ART. 53 DISTACCO DEI FABBRICATI DAI CONFINI È la distanza orizzontale minima tra la proiezione del fabbricato, misurata nei punti di massima sporgenza delle pareti e delle parti dell’edificio quali scale, terrazzi e corpi avanzati che, seppur non corrispondano a volumi abitativi coperti, siano destinati a estendere ed ampliare la consistenza del fabbricato. In particolare: - dal limite esterno dei balconi e delle scale a giorno con aggetto superiore a ml 1,00; - dal muro dell’edificio per gli edifici esistenti di altezza inferiore a ml 15,50. Non sono computabili le sporgenze esterne del fabbricato che abbiano una funzione meramente ornamentale, di finitura o accessoria di limitata entità, come le mensole, i cornicioni, le grondaie e simili. In tutti i casi vanno rispettate le norme del Codice Civile inerenti i distacchi dai confini. Le prescrizioni in materia di distanze dai confini si applicano anche alle porzioni di fabbricato parzialmente o completamente interrate.

ART. 54 DISTACCO DEI FABBRICATI DALLE STRADE PUBBLICHE È la distanza orizzontale minima tra la parte più sporgente (inclusi balconi, sporti) dell’edificio e il confine stradale. Si definisce confine stradale il limite della proprietà stradale quale risulta dagli atti di acquisizione o dalle fasce di esproprio del progetto approvato; in mancanza di tali documenti, il confine è costituito dal ciglio esterno del fosso di guardia o della cunetta, ove esistenti, o dal piede della scarpata se la strada è in rilevato, dal ciglio superiore della scarpata se la strada è in trincea. Tali distanze sono regolate dal DM 1444/1968, dal Codice della Strada (D. Lgs. 285/92 e Regolamento Esecutivo di Attuazione D.P.R. 497/96 e ss. mm. ed ii.) e dalle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti. Ai sensi della circolare LL.PP. 5980 del 30/12/1970, nelle fasce di rispetto stradale sono ammesse le seguenti opere: - le opere a servizio della strada; - parcheggi scoperti, sempreché non comportino la costruzione di edifici; - distributori di carburante con i relativi accessori;

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- cabine di trasformazione e di distribuzione dell’energia elettrica; - servizi a rete (fognature, acquedotti, metanodotti, ecc.); - canali di irrigazione e relative opere; - muri di cinta e recinzioni che non abbiano un’altezza superiore a 3 metri e altri tipi di recinzione nel rispetto delle prescrizione del Codice della strada. Le prescrizioni in materia di distanze dalle strade si applicano anche alle porzioni di fabbricato parzialmente o completamente interrate.

ART. 55 DISTACCHI TRA I FABBRICATI È la distanza minima intercorrente tra edifici antistanti. Due edifici si intendono antistanti quando la perpendicolare condotta da un punto qualunque di una delle pareti degli edifici interessati, incontra la parete dell’edificio opposto.

Salvo diverse indicazioni del P.R.G. per casi particolari dovranno essere rispettate le seguenti distanze: – per i nuovi edifici è prescritta in tutti i casi la distanza non inferiore all’altezza del fabbricato più alto, con minimo di m 10. Non si considerano nuovi edifici i proservizi pertinenziali che vengono realizzati al servizio della funzione esistente. – per quanto riguarda gli ampliamenti e le sopraelevazioni vale quanto indicato per i nuovi edifici, fatte salve le deroghe più avanti indicate. È altresì ammessa la costruzione in aderenza o comunione nel caso di edificio esistente a confine e per edifici oggetto di progetto unitario. La distanza tra il fabbricato principale ed i servizi di altezza “H” non superiore a

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m 3,00, deve essere maggiore o uguale a m 3,00.

ART. 56 DISTACCHI TRA PARETI FINESTRATE E PARETI DI EDIFICI ANTISTANTI Per parete finestrata si intende la porzione del prospetto dell’edificio, su cui sia presente una finestra avente i requisiti di veduta come definita all’art.900 e seguenti del Codice Civile, e fatte salve le distanze minime prescritte dal Codice Civile per le costruzioni in aderenza. Non sono considerate finestre le aperture definite “luci” secondo gli artt.900-904 del Codice Civile. Non sono altresì considerate finestre le porte di accesso agli edifici, quale sia la loro destinazione, a condizione che non concorrano a garantire il requisito minimo di illuminamento dei locali. Per tutti gli interventi edilizi, salvo diverse indicazioni previste nelle N.T.A. del PRG, è prescritta la distanza minima di ml 10 fra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti. Tale prescrizione si applica anche quando una sola parete sia finestrata, qualora gli edifici si fronteggino per uno sviluppo superiore a ml 12,00 e solo nel caso di prospicienza diretta tra pareti. È prescritta una distanza dai confini del lotto pari alla metà dell’altezza dei fabbricati prospicienti i confini stessi con un minimo di ml 5,00. Tale minimo può essere ridotto a ml 0,00 se trattasi di pareti non finestrate, previo atto di assenso dei confinanti o se è intercorso un accordo con i proprietari confinanti o se preesiste parete in confine.

Qualora esistano, nelle proprietà limitrofe, edifici costruiti anteriormente alla data di adozione del PRG, la cui altezza non consenta il rispetto delle distanze previste dal presente paragrafo, le nuove costruzioni potranno soddisfare solo alle distanze dai confini pari alla metà della propria altezza e con un minimo assoluto di ml 5,00. Per interventi su edifici esistenti che non comportino modifiche alla sagoma, è ammessa l’apertura di nuove finestre su pareti già finestrate, qualunque sia la distanza che intercorre tra le pareti frontistanti.

ART. 57 DEROGA ALLE DISTANZE PRESCRITTE Sono consentiti interventi in deroga ai distacchi precedentemente prescritti, fatte salve le norme del Codice Civile e le disposizioni del PRG, nei casi seguenti: – nei gruppi di edifici che formino oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate, con previsioni planivolumetriche; – negli interventi sull’edificato esistente che comportino il mantenimento degli allineamenti consolidati mediante ampliamenti e sopraelevazioni in continuazione delle pareti perimetrali esistenti, nel rispetto del distacco minimo delle pareti finestrate;

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– nella nuova edificazione nei lotti residui delle zone di tipo “A” e “B”, allorquando a causa dell’impianto degli edifici confinanti non è possibile osservare il distacco di m 10,00 tra pareti, sono ugualmente consentite nuove costruzioni purché sia rispettato il distacco minimo dal confine di m 5,00, fermo restando il distacco tra pareti finestrate; – nella realizzazione di impianti tecnologici al servizio del territorio di modesta entità (quali ad es. cabine elettriche, del gas, impianti di sollevamento delle fognature, impianti telefonici ecc.); – per gli impianti tecnologici quali box antincendio e gruppi di spinta qualora prescritti dalle autorità competenti; – per manufatti di modesta mole di arredo urbano o di servizio ai trasporti, chioschi, gazebo, cabine telefoniche, opere artistiche, ecc.; – per i corpi interrati o seminterrati, purché non sporgenti dal piano di campagna più di m 1,00; in entrambi i casi dovrà essere rispettata la distanza minima di m 3,00 dai confini di proprietà; – nella realizzazione di opere tese al superamento ed alla eliminazione delle barriere architettoniche su fabbricati esistenti (in tal caso dovrà comunque essere rispettata la distanza minima tra fabbricati di m 3,00 prevista dal Codice Civile); – per le strutture di sostegno di pergolati, tendoni, ecc. (in tal caso dovrà comunque essere rispettata la distanza minima tra fabbricati di m 3,00); – per le opere di coibentazione termica delle pareti esterne degli edifici esistenti, qualora comportino un ispessimento delle murature non superiore ai cm 15; per gli impianti tecnologici di modesta entità al servizio di fabbricati esistenti (canne fumarie, ecc.). Nelle zone già edificate, i muri di cinta ed ogni altro muro isolato con altezza non superiore a m 3,00, nonché i fabbricati adibiti a pertinenze di altezza “H” inferiore a m 3,00, potranno essere costruiti in deroga alle distanze sopra riportate (in tal caso dovrà comunque essere rispettata la distanza minima tra fabbricati di m 3,00), nel rispetto dei minimi prescritti dal Codice Civile. In tal caso non potranno essere realizzate vedute sui lati prospicienti i confini. Il distacco dai confini di proprietà può essere altresì ridotto nei seguenti casi: - nel caso di assenso irrevocabile da parte dei vicini confinanti e comunque nel rispetto del distacco minimo tra pareti finestrate; - nel caso di intervento urbanistico preventivo con previsione planovolumetrica. È ammessa la costruzione sul confine di proprietà, se preesiste parete o porzione di parete in aderenza senza finestre o in base a presentazione di progetto unitario per i fabbricati da realizzare in aderenza.

ART. 58 VOLUME DELLA COSTRUZIONE (V) O VOLUME URBANISTICO

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Il volume della costruzione, misurato in metri cubi (mc), è la somma dei prodotti della superficie lorda di ciascun piano (SL), per l’altezza misurata tra i livelli di calpestio del piano medesimo e del piano superiore (l’altezza dei solai di interpiano deve essere considerata di cm 25 minimo). Per l’ultimo piano, sottotetto abitabile o agibile compreso, l’altezza di cui sopra è quella tra il livello di calpestio e l’estradosso dell'ultimo solaio o, in sua assenza, l’estradosso della superficie di copertura. Nel caso in cui l’ultimo solaio risulti inclinato, ovvero sistemato a tetto, con pendenza superiore al 35%, l’altezza del sottotetto, sia per il calcolo dell’altezza massima ammissibile del fabbricato, che per il calcolo del volume del sottotetto (e quindi per il calcolo del volume del fabbricato), è pari ai 2/3 dell’altezza al colmo. Sono inclusi nel computo del volume i volumi seminterrati o interrati destinati ad abitazione e comunque non destinati ad accessorio del volume principale. Sono inoltre inclusi nel computo del volume i locali seminterrati e/o interrati non destinati ad abitazione e destinati ad attività produttive. Sono esclusi dal calcolo del volume: - I volumi accessori di cui agli articoli precedenti, compresi quelli entroterra o seminterrati, sottostanti alle abitazioni, ed emergenti non oltre 70 cm fuori terra all’intradosso del solaio, misurati rispetto alla media delle superfici del terreno circostante, quest’ultimo definito secondo la sistemazione prevista dal progetto approvato; - Il volume entro la falda del tetto che rispetti entrambe le seguenti condizioni: abbia pendenza pari o inferiore al 35% ed abbia altezza massima al colmo pari o inferiore a 2,20 m. Per volume entro le falde del tetto si intende quello formato dal piano di calpestio del volume accessorio e dai due piani inclinati formati dall’intradosso delle falde del tetto. Le falde del tetto con pendenza non superiore al 35% devono in ogni caso intersecare con il piano di calpestio del volume accessorio, il quale a sua volta deve risultare a quota superiore rispetto alle linee di intersezione tra gli intradossi delle falde del tetto e le facciate del fabbricato. È consentito nelle vecchie costruzioni elevare l’altezza dell’imposta di gronda fino a m 0,40 per la realizzazione di cordolature in c.a. ove ciò si renda indispensabile per la sicurezza statica dell’edificio. L’illuminazione ed aerazione dei sottotetti deve essere effettuata di norma mediante asole ricavate nella falda del tetto. Ogni altra forma di sottotetto, diversa da quella sopradescritta, compresa la presenza di abbaini (rientrano tra gli abbaini le superfici in facciata ricavate da tetti a crociera), comporta l’inclusione del volume sottotetto nel calcolo della cubatura, se produce una modifica “non irrilevante” della sagoma di un edificio. - I volumi tecnici di cui all’art. 20 del presente regolamento.

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- I portici e le gallerie costituenti, per atto registrato e trascritto a favore del comune, spazi o percorsi pedonali aperti al pubblico transito. - I porticati (o pilotis) diversi da quelli di cui al punto precedente, sempre che la superficie delle pareti laterali sia aperta per almeno il 50% della somma delle superfici laterali stesse ed a condizione che la superficie a pavimento sia pari o inferiore al 30% della superficie dell’unità immobiliare residenziale afferente. I portici con una superficie a pavimento superiore al 30% della superficie dell’unità immobiliare residenziale afferente, devono essere computati nel calcolo del volume, solo per la parte eccedente la misura suddetta. - I gazebo, i pergolati, le verande disciplinate dalla L.R. 6/2008. - Le opere pertinenziali non superiori al 20% del volume dell’edificio principale, e che gli strumenti urbanistici non qualifichino come intervento di nuova costruzione, dimensionati come negli articoli che precedono. - Il maggior spessore delle murature esterne degli edifici siano esse tamponature o muri portanti, realizzato espressamente allo scopo di incrementare l’efficienza energetica o comunque il comfort abitativo dell’edificio per la parte eccedente 30 cm fino ad un massimo di 25 cm. - Il maggior spessore dei solai intermedi e di copertura per la parte eccedente 30 cm e rispettivamente fino ad un massimo di 15 e 25 cm se realizzato espressamente allo scopo di incrementare l’efficienza energetica dell’edificio. - Le serre solari con vincolo di destinazione e comunque di dimensioni non superiori al 15% della superficie utile dell’unità abitativa realizzata (art.12 L.R. n°6/08). - I maggiori volumi o superfici (entro e fuori terra) finalizzati, attraverso l’isolamento termico ed acustico, alla captazione diretta dell’energia solare e alla ventilazione naturale, alla riduzione dei consumi o del rumore proveniente dall’esterno o comunque al miglioramento del comfort abitativo. Il contenimento del consumo energetico realizzato con gli interventi summenzionati deve essere dimostrato con certificazione energetica da allegare alla documentazione tecnica da presentare per la richiesta del titolo abilitativo. (vedi capo XVII) in conformità con quanto previsto dal D. Lgs. 192/2005, D. Lgs. 311/2006, D. Lgs. 115/2008, L.R. 6/2008 e ss. mm. ed ii.

ART. 59 ANALISI STORICO CRITICA Gli interventi su edifici assoggettati a restauro come massimo intervento ammissibile, devono essere corredati da una analisi storico critica stilistica dell’intero edificio. I contenuti di detta analisi devono essere: - Notizie storiche sull’edificio con gli eventuali riferimenti bibliografici se del caso integrati dalle opportune indagini tipologico stilistiche. - Analisi dell’evoluzione architettonica edilizia della costruzione nonché del suo uso con individuazione delle principali fasi di crescita o di modificazione dell’immobile, corredata, qualora occorra, da idonei schemi esemplificativi.

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- Analisi dello stato attuale con:  individuazione della natura degli elementi costitutivi dell’edificio e del loro valore storico artistico, tipologico documentario o architettonico ambientale, con particolare riferimento alla classificazione dello stesso;  individuazione degli elementi di particolare pregio storico artistico, anche quando di carattere non strettamente edilizio;  individuazione degli eventuali ampliamenti non storicizzati, nonché dell’alterazioni e modifiche estranee all’impianto originario non coerente con l’organismo edilizio originario;  individuazione ed esposizione delle motivazioni e del fine ultimo dell’intervento progettato, con illustrazione dei criteri di intervento e dimostrazione della sua coerente con risultanze dell’analisi svolta.  Esposizione dettagliata degli accorgimenti progettuali e/o tecnico costruttivi adottati per conservare e valorizzare gli elementi di pregio o comunque da tutelare.

CAPO VI - ELEMENTI DI DECORO ED ARREDO URBANO ART. 60 DECORO DEGLI SPAZI PUBBLICI O AD USO PUBBLICO Le strade, le piazze, il suolo pubblico o assoggettato ad uso pubblico, devono essere trattati in superficie in modo da facilitare le condizioni di pedonalizzazione e accessibilità utilizzando materiali e modalità costruttive nel rispetto del contesto urbano che consentano facili operazioni di ispezionabilità e ripristinabilità, nel caso siano presenti sottoservizi impiantistici. Le superfici di calpestio devono essere sagomate in modo da favorire il deflusso, il convogliamento ed il percolamento delle acque meteoriche al fine di evitare possibili ristagni. È vietata la formazione di nuovi frontespizi ciechi visibili da spazi pubblici o assoggettabili all’uso pubblico; in caso di preesistenza degli stessi sul confine di proprietà può essere imposta da parte del responsabile del procedimento su proposta della Commissione edilizia, se esistente, la sistemazione in modo conveniente e la rimozione di oggetti, depositi, materiali, insegne e quant’altro possa deturpare l’ambiente o costituire pregiudizio per la pubblica incolumità. In presenza di sottoservizi impiantistici in caso di possibili interventi è necessario recintare l’area interessata con segnaletica di sicurezza adeguata, visibile anche di notte. Al fine di ridurre gli effetti di rinvio della radiazione solare, dell’inquinamento acustico e dell’inquinamento atmosferico, ai lati della strade di nuova costruzione, o nel caso di riqualificazione di quelle esistenti, negli spazi pubblici prospicienti le vie di comunicazione del centro abitato e negli spazi privati ad uso

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pubblico (parcheggi o aree attrezzate), dovrà essere prevista o favorita una piantumazione autoctona con essenze di medio fusto, avendo cura di non coprire la cartellonistica di segnalazione stradale ed i semafori. Le attrezzature funzionali, permanenti o temporanee, comprese nella definizione di “Arredo Urbano” devono essere accessibili da chiunque: i caratteri di accessibilità dei componenti (seduta, aperture, appoggio, maniglia, corrimano, parapetto) devono essere individuati secondo uno spettro di esigenze e di requisiti il più ampio possibile. Gli arredi ed i componenti, per essere effettivamente utili a svolgere correttamente la loro funzione per ogni categoria di utenza, devono essere sicuri, comodi, confortevoli, non deperibili e facilmente individuabili.

ART. 61 PASSAGGI PEDONALI Le strade di nuova formazione e, laddove possibile quelle esistenti, dovranno essere munite di marciapiedi e/o passaggi pedonali pubblici o da assoggettare a servitù di passaggio pubblico, realizzati in conformità con le norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche. I passaggi pedonali devono sempre essere illuminati nelle ore notturne ed essere dotati di accorgimenti in grado di garantire l’attraversamento alle persone costrette a muoversi lentamente. La pavimentazione deve essere realizzata con l’impiego di materiale antisdrucciolevole, compatto ed omogeneo, anche le vernici utilizzate per la segnaletica orizzontale dovranno essere antiscivolo. Non sono ammesse fessure in griglie ed altri manufatti con larghezza o diametro superiore a cm 1,00; i grigliati ad elementi paralleli devono comunque essere posti con gli elementi ortogonali al senso di marcia. Nelle zone a prevalente destinazione residenziale devono essere individuati passaggi preferenziali per l’accesso a spazi o edifici pubblici con attraversamenti della viabilità stradale realizzati alle quote del marciapiede e raccordati con rampe al piano stradale. Particolare attenzione dovrà essere prestata nella realizzazione degli attraversamenti pedonali semaforizzati, così come previsti dalle norme in materia di eliminazione delle barriere architettoniche.

ART. 62 PERCORSI CICLABILI Le piste ciclabili, qualora siano destinate ad un solo senso di marcia, devono avere la larghezza minima di m 1,50; le piste a due sensi di marcia devono aver larghezza minima di m 2,50 e devono possibilmente essere separate o sopraelevate rispetto alla carreggiata degli autoveicoli in modo da garantire la massima sicurezza per i ciclisti. La pavimentazione deve essere realizzata con l’impiego di materiale

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antisdrucciolevole, compatto ed omogeneo.

ART. 63 SPAZI PORTICATI La realizzazione di spazi porticati ad uso pubblico deve attenersi alle tipologie di finitura e di materiali, compatibili con quelli già in uso negli spazi pubblici urbani e in conformità con le norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Non deve essere alterata la continuità delle cortine storiche, incentivando la continuità dei percorsi coperti ed evitando eventuali interruzioni da parte di edificazioni prive di spazi porticati. Le dimensioni minime di larghezza ed altezza devono assicurare una effettiva fruibilità di tali spazi, garantendo le condizioni di sicurezza e accessibilità. Per le aree porticate aperte al pubblico passaggio, in sede di rilascio degli atti amministrativi di assenso, può essere prescritto l’impiego di specifici materiali e coloriture per pavimentazioni, zoccolature, rivestimenti e tinteggiature.

ART. 64 OCCUPAZIONE TEMPORANEA DEGLI SPAZI PUBBLICI Chiunque intenda occupare porzioni di suolo pubblico per attività temporanee o depositi, deve chiedere specifica autorizzazione amministrativa, indicando l’uso, la superficie che intende occupare, il tempo di occupazione e le opere che intende eseguire; l’occupazione delle sedi stradali è regolata dalle leggi vigenti. Ferme restando le disposizioni di carattere tributario, il rilascio dell'autorizzazione può essere subordinato alla corresponsione di un canone per l’uso, ed al versamento di un deposito cauzionale per la rimessa in pristino del suolo. Quando sia necessario prolungare l’occupazione oltre il termine stabilito, il titolare dell'autorizzazione ha l’obbligo di presentare, prima della scadenza, domanda di rinnovo. L’autorizzazione contiene le prescrizioni da seguire per l’occupazione e indica il termine finale della medesima. Scaduto il termine di cui al periodo precedente, senza che ne sia stato disposto il rinnovo, il titolare dell'autorizzazione ha l’obbligo di sgomberare il suolo occupato ripristinando le condizioni preesistenti. È ammessa l’occupazione di suolo pubblico per la creazione di rampe od accorgimenti per l’eliminazione delle barriere architettoniche, nel caso di comprovata dimostrazione di impossibilità di attuarlo nella proprietà privata e previa verifica da parte dell’Amministrazione del rispetto delle condizioni di sicurezza per la circolazione viaria. Tale occupazione di suolo pubblico viene rilasciata a titolo precario con oneri di ripristino a carico del richiedente ed è esente dal pagamento del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche.

ART. 65 AREE ACCESSIBILI AI DISABILI Per “aree verdi” si intendono sia le sistemazioni urbane (giardini pubblici, parchi

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urbani, aree gioco per bambini), che quelle extraurbane (parchi naturali, sentieri ed itinerari naturalistici), ovvero quei luoghi dove si possono svolgere attività di carattere ludico, ricreativo e del tempo libero a contatto con la natura. Un riferimento esplicito ai parchi pubblici ed alle aree verdi attrezzate è contenuto nella circolare del Min. LL.PP. n. 1030 del 1983, riguardante gli “Orientamenti relativi alle facilitazioni per la circolazione e la sosta dei veicoli delle persone invalide”, dove viene evidenziato che “almeno i principali percorsi pedonali vengano previsti in modo da avere uno o più punti di contatto con strade o spazi carrabili, ancorché a circolazione limitata”. È auspicabile che l’approccio alla progettazione degli spazi verdi, sia di tipo “plurisensoriale”, impiegando varie tipologie di materiali (per i corrimano sulle rampe, per le texture delle pavimentazioni, per i materiali sui cordoli posti sui bordi dei percorsi, sui contrasti cromatici dei vari elementi) onde stimolare la fruizione tattile e visiva. Analogamente la progettazione può prevedere differenziazione tra le aree per creare ambienti diversificati anche acusticamente come ad esempio: - La disposizione di zone assolate o ombreggiate; - La posa a dimora di essenze odorose; - La realizzazione di fontane; - I pergolati, i porticati in alternanza a spazi aperti. Per garantire l’accesso a queste aree, occorre avere: a. posti auto riservati nei parcheggi in prossimità dell’ingresso principale o in punti alternativi di facile accesso al giardino/parco; b. ingresso accessibile, con dissuasori che inibiscano, però, l’ingresso ai motocicli; c. percorso pedonale che colleghi tutte le strutture di uso pubblico ed i servizi, accessibile alle esigenze di chiunque per sviluppo, dimensioni e caratteristiche della pavimentazione. d. aree di sosta, opportunamente dimensionate ed arredate, collocate almeno ogni 200 metri lungo il percorso; e. servizi igienici accessibili; f. punti informativi utilizzabili anche dai non vedenti, che diano indicazioni precise sui percorsi di visita, che ognuno possa scegliere in funzione delle proprie esigenze personali e/o energie residue, su ciò che si trova lungo il tragitto e sulla collocazione dei servizi; g. elementi di arredo fruibili da tutti. Lo sviluppo dei percorsi, inoltre, deve essere studiato in modo tale da consentire la scelta tra diverse opzioni, rispetto alla lunghezza del tragitto e deve dare la possibilità di effettuare, in determinati punti, delle scorciatoie. I percorsi possono essere distinti in funzione delle loro caratteristiche di

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accessibilità in: a. facilmente accessibili, con uno sviluppo longitudinale prevalentemente in piano e alcuni brevi tratti inclinati con pendenze inferiori al 5%. La superficie della pavimentazione è compatta e sono presenti pochi ostacoli e irregolarità sulla superficie del camminamento; b. moderatamente accessibili, con uno sviluppo longitudinale inclinato e pendenze contenute tra il 6% e l’8%. La superficie della pavimentazione è compatta e sono presenti pochi ostacoli e irregolarità sulla superficie del camminamento; c. accessibili con accompagnatore (accessibilità condizionata), con uno sviluppo longitudinale inclinato con pendenze contenute tra il 6% e l’8% (dove la superficie della pavimentazione è poco compatta o sono presenti alcuni ostacoli sul percorso), e altri parti del percorso con pendenze tra l’8% e il 12% (dove la superficie della pavimentazione è compatta e sono presenti pochi ostacoli sulla superficie del camminamento).

ART. 66 RETI DI SERVIZI PUBBLICI Le reti di servizi pubblici costituiscono parte integrante del disegno urbano e ad esso devono conformarsi. I punti di accesso alle camerette di ispezione e i chiusini in genere, devono essere correttamente inseriti nel disegno della superficie pavimentata. Le reti dei servizi pubblici devono essere interrate; nel caso in cui questo non sia possibile per cause di forza maggiore, l’ufficio tecnico comunale potrà autorizzarne la realizzazione esterna secondo modalità che non costituiscano limitazione alle condizioni di accessibilità e fruibilità degli spazi pubblici.

ART. 67 VOLUMI TECNICI ED IMPIANTISTICI I volumi tecnici impiantistici, (cabine elettriche, stazioni di pompaggio, stazioni di decompressione del gas, ecc.) da costruirsi preferibilmente entro terra, devono risultare compatibili con le caratteristiche del contesto in cui si collocano. La realizzazione di manufatti tecnici ed impiantistici è subordinata a provvedimento autorizzativo. Le serre bioclimatiche e le logge addossate o interrate all’edificio, opportunamente chiuse e trasformate per essere utilizzate come serre per lo sfruttamento dell’energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici; a tale scopo è obbligatorio semi-integrare o integrare gli impianti solari termici e fotovoltaici agli elementi costruttivi degli edifici, ove ciò risultasse non tecnicamente possibile la realizzazione è subordinata al parere della Commissione Edilizia, se esistente, e di quella Paesaggistica, fatto salvo però, quanto previsto dalle norme dello strumento urbanistico vigente per le zone di interesse storico–monumentale (zone A). I sistemi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare passiva

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addossati o integrati all’edificio (muri ad accumulo, muri di trombe, muri collettori, captatori in copertura ecc.) sono considerati volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici.

ART. 68 ACCESSI E PASSI CARRABILI L’accesso dei veicoli alle aree di pertinenza delle costruzioni è consentito tramite passi carrabili, la cui realizzazione deve essere autorizzata, previo assenso dell’Ente proprietario delle strade o degli spazi da cui si accede, nel rispetto delle disposizioni dettate dal Codice della Strada e dal suo Regolamento di esecuzione e di attuazione. L’accesso ad uno spazio privato tramite più passi carrabili può essere concesso quando sia giustificato da esigenze di viabilità interna ed esterna. Nelle nuove costruzioni, la distanza minima tra i cancelli di accesso agli spazi di pertinenza e la carreggiata non deve essere inferiore a m. 4,50. L’uscita dei passi carrabili verso il suolo pubblico deve essere sempre realizzata adottando tutti gli accorgimenti funzionali ad una buona visibilità, fatta salva ove possibile la distanza minima di m 12,00 dagli angoli delle strade. Le rampe di uscita da una proprietà privata posta a quota inferiore rispetto alla sede stradale, devono terminare almeno 4,50 metri prima dal punto di immissione sulla viabilità pubblica o su percorsi pedonali d'uso pubblico. Le rampe di uscita da una proprietà privata posta a quota superiore rispetto alla sede stradale, devono essere pavimentate con materiale antisdrucciolevole, con scanalature per il deflusso delle acque e devono, nella parte inferiore, prevedere la realizzazione di un canale di drenaggio delle acque e dei detriti. Gli accessi carrai esistenti, possono essere conservati nello stato in cui si trovano, tuttavia nel caso di ristrutturazioni, ampliamenti, demolizioni, e nuove edificazioni degli edifici di cui sono pertinenza, gli stessi debbono essere adeguati alla presente norma. Nel caso in cui, per obiettive impossibilità costruttive o per gravi limitazioni della godibilità della proprietà privata, non sia possibile arretrare gli accessi, possono essere autorizzati sistemi di apertura automatica dei cancelli che delimitano gli stessi.

ART. 69 ALLACCIAMENTO ALLE RETI FOGNARIE Tutti gli immobili devono convogliare le acque di scarico nella rete fognaria, ove esistente, secondo le modalità stabilite dal regolamento di fognatura o secondo le direttive del Comune e/o dell’ACEA ATO 5 s.p.a. o altro Ente gestore della rete. Nel caso di immobili siti in zona non provvista di rete fognaria, l’impianto di trattamento delle acque reflue domestiche dovrà prevedere due linee separate, (acque nere e acque grigie), in conformità del D. Lgs. 152/2006. Le acque nere subiranno:

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- un pretrattamento all'interno di una vasca tipo “IMHOFF” anaerobica costituita da un comparto di sedimentazione ed un comparto di digestione; - saranno quindi convogliate nella seconda unità di trattamento (fossa biologica). La linea delle acque grigie verrà convogliata, previo passaggio in degrassatore, direttamente nella seconda unità di trattamento (fossa biologica). Le acque in uscita dalla fossa biologica subiranno infine il trattamento previsto dalle ASL locali o ARPA Lazio (subirrigazione, evapotraspirazione ovvero un ulteriore trattamento che utilizzi, ad esempio la tecnica della fitodepurazione, come previsto della L.R. Lazio n° 6/2008).

ART. 70 ALLACCIAMENTO ALLE RETI IMPIANTISTICHE Nella costruzione degli immobili devono essere garantite modalità di esecuzione che consentano gli allacciamenti alle reti impiantistiche (idrica, telefonica, elettrica, gas–metano, energia termica) secondo la normativa tecnica nazionale e quella dettata dagli enti erogatori dei servizi. Deve essere inoltre garantita la possibilità di ulteriori allacciamenti dei servizi a rete connessi allo sviluppo del sistema delle telecomunicazioni. Al fine della diffusione dell’impiego di acque meno pregiate nonché delle tecniche di risparmio della risorsa idrica, nelle nuove costruzioni è auspicabile che il progetto edilizio preveda per ogni singola unità abitativa o utenza di nuova costruzione un contatore individuale, nonché il collegamento a reti duali (recupero acque meteoriche) per l’acqua non potabile, ove già disponibili.

ART. 71 RECINZIONI I muri di recinzione, le recinzioni ad inferriate o a rete e i cancelli esposti in tutto o in parte alla pubblica vista, debbono presentare un aspetto decoroso. Le recinzioni non devono ostacolare la visibilità o pregiudicare la sicurezza della circolazione. Con il provvedimento abilitativo possono essere dettate prescrizioni al fine di garantire sicurezza e visibilità alla circolazione stradale e di rispettare le caratteristiche del luogo e dovranno rispettare i dettami del Codice Civile e del Codice della Strada e suo Regolamento di Esecuzione ed Attuazione. I cancelli pedonali e carrabili inseriti nelle recinzioni devono aprirsi all’interno della proprietà. Eventuali apparecchiature videocitofoniche e di apertura elettrica o telecomandata dei cancelli devono essere opportunamente protette ed opportunamente inserite nel contesto della struttura. I cancelli a movimento motorizzato, protetto da fotocellula, devono essere dotati di dispositivi di segnalazione atti a garantire la sicurezza degli utenti. I cancelli di ingresso su strade e spazi pubblici fuori dai centri abitati, in entrata o in uscita dinanzi al cancello stesso, fuori dalla sede stradale, ove consentiti, devono essere arretrati in modo da permettere la sosta di un autoveicolo. Le recinzioni lungo le strade vicinali devono essere costruite con un arretramento

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minimo di cm 100 dal confine stradale, ferme restando le disposizioni del Codice della Strada (D.Lgs.30/04/1992), del Codice Civile e dell’Amministrazione Comunale, che ha facoltà di accogliere o richiedere soluzioni alternative di recinzioni in ragione di esigenze ambientali, di igiene, di sicurezza e di decoro. I muri di cinta prospicienti strade pubbliche devono avere altezza massima di m 2,00. Ai sensi e per gli effetti degli artt. 26, 27 e 28 del D.P.R. 16.12.1992, n. 495 e ss. mm. ed ii., le distanze dal confine stradale, fuori dai centri abitati delimitati ai sensi dell’art. 4 del D. Lgs. 285/92, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non possono essere inferiori a: a) 5 metri per le strade di tipo A e B di cui all’art. 2 del D. Lgs. 285/92; b) 3 metri per le strade di tipo C e F di cui all’art. 2 del D. Lgs. 285/92. Le distanze dal confine stradale, all’interno dei centri abitati delimitati ai sensi dell’art. 4 del D. Lgs. 285/92, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non possono essere inferiori a: c) 3 metri per le strade di tipo A di cui all’art. 2 del D. Lgs. 285/92; d) 2 metri per le strade di tipo D di cui all’art. 2 del D. Lgs. 285/92. Le distanze dal confine stradale, all’interno dei centri abitati delimitati ai sensi dell’art. 4 del D. Lgs. 285/92, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, lungo le strade di tipo E ed F di cui all’art. 2 del D. Lgs. 285/92, non possono essere inferiori a 3 metri dall’asse stradale e comunque non inferiori a cm 100 dal confine stradale ad eccezione delle strade già munite di marciapiedi nel qual caso la distanza minima da rispettare sarà di cm 50 dal confine stradale. Le distanze dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare per impiantare lateralmente alle strade siepi vive, anche a carattere stagionale, tenute ad altezza non superiore ad 1 m sul terreno non può essere inferiore a 1 m. Tale distanza si applica anche per le recinzioni non superiori ad 1 m costituite da siepi morte in legno, reti metalliche, fili spinati e materiali similari, sostenute da paletti infissi direttamente nel terreno o in cordoli emergenti non oltre 30 cm dal suolo. La fascia di rispetto nelle curve fuori dai centri abitati, da determinarsi in relazione all’ampiezza della curvatura, è soggetta alle seguenti norme: a) nei tratti di strada con curvatura di raggio superiore a 250 m si osservano le fasce di rispetto con i criteri indicati nel presente articolo; b) nei tratti di strada con curvatura di raggio inferiore o uguale a 250 m, la fascia di rispetto è delimitata verso le proprietà latitanti, dalla corda congiungente i punti di tangenza, ovvero dalla linea, tracciata alla distanza dal confine stradale indicata dal presente articolo in base al tipo di strada, ove tale linea dovesse risultare esterna alle predetta corda.

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Fatte salve approvazioni ed eventuali prescrizioni dell’Ente proprietario della strada se diverso dal Comune.

ART. 72 SPAZI INEDIFICATI Le aree inedificate non possono essere lasciate in stato di abbandono ma devono essere soggette a manutenzione periodica assicurando gli aspetti di decoro urbano da parte di enti o dei soggetti proprietari. Le aree inedificate, gli edifici o parti di essi, i manufatti o strutture analoghe in disuso, che determinano o che possono determinare grave situazione igienico- sanitaria, devono essere adeguatamente recintati e sottoposti ad interventi periodici di pulizia, cura del verde, e se necessario, di disinfestazione o di derattizzazione. In caso di inottemperanza alle disposizioni precedenti, può essere ordinata, previa diffida, l’esecuzione degli opportuni interventi in danno del contravventore. La recinzione di tali aree deve essere realizzata con strutture che ne consentano la visibilità. Gli ambiti di cava, i quali devono essere racchiusi con recinto per l’intero loro perimetro, sono disciplinati dai provvedimenti che ne consentono l’attività.

ART. 73 SISTEMAZIONI ESTERNE AI FABBRICATI Le sistemazioni esterne ai fabbricati, compresa l’illuminazione artificiale, costituiscono parte integrante del progetto edilizio e come tali sono vincolanti ai fini della ultimazione delle opere. Gli spazi esterni devono essere dotati di adeguata illuminazione, la quale però non deve essere fonte di inquinamento luminoso: il flusso luminoso degli apparecchi deve essere orientato verso il basso (ottica “cut off”). Dovranno inoltre essere previsti e realizzati idonei impianti per la raccolta e lo smaltimento delle acque meteoriche. Nelle zone contigue agli spazi pubblici le sistemazioni esterne devono armonizzarsi con le essenze arboree e le tipologie di piantumazione esistenti.

ART. 74 DECORO DELLE COSTRUZIONI Gli edifici di qualsiasi natura, le costruzioni anche a carattere semipermanente o provvisorie, gli infissi, le applicazioni di carattere commerciale reclamistico, le indicazioni stradali e turistiche e le attrezzature tecniche quali i sostegni e i cavi per energia elettrica e i cavi telefonici, gli apparecchi di illuminazione stradale, le antenne Radio e TV comprese quelle paraboliche, devono essere previsti e realizzati in modo da rispondere a requisiti di ordine e di decoro, e tali da non costituire disturbo, e confusione visiva.

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Le unità esterne degli impianti di climatizzazione (split) devono essere collocate sulle facciate secondarie e in ogni modo schermate al fine da renderle del tutto invisibili dalle pubbliche vie o piazze. Tali schermature dovranno essere perfettamente integrate all’interno dei profili esistenti dell’edificio e devono ad essi adeguarsi per quanto riguarda forma, materiali e colori. È vietato installare caldaie per la produzione di acqua calda e per il riscaldamento degli ambienti alimentate a gas di tipo pensile, sulle facciate all’esterno degli edifici. E’ consentita la loro installazione entro nicchie in muratura aventi soluzioni di continuità con il resto della facciata. In tal caso la sporgenza oltre il filo della facciata non potrà superare cm 15. I contatori per l’erogazione di gas ad uso domestico o industriale, per l’energia elettrica e l’approvvigionamento idrico devono essere dislocati in locali o incavi accessibili dall’esterno del fabbricato, opportunamente occultate da uno sportello a filo della facciata, di materiale, colore e forma tale da riprendere colori, caratteri e linee del tratto della stessa, armonizzandosi con la medesima e comportando la minor alterazione possibile, nel rispetto delle disposizioni vigenti per i singoli impianti. Il progetto edilizio va corredato del progetto di sistemazione delle aree esterne comprendenti le superfici pavimentate, le superfici filtranti, gli impianti tecnologici sotterranei ed esterni, l’arredo e l’illuminazione. Il progetto deve altresì fornire, nel dettaglio grafico, precise indicazioni sui colori e i materiali da impiegarsi. Qualora, a seguito di demolizione o di interruzione di lavori, parti di edifici visibili da luoghi aperti al pubblico arrechino pregiudizio al contesto circostante, può essere imposta ai proprietari la loro sistemazione e, in caso di non adempimento, possono essere eseguite in danno. Nelle nuove costruzioni ed in quelle soggette a ristrutturazione o recupero, con più di un'unità immobiliare o nelle quali comunque possono essere installati più apparecchi radio o televisivi riceventi con necessità di collegamento ad antenna, è obbligatoria la posa in opera di una antenna centralizzata sia essa terrestre o satellitare, per ogni tipo di ricezione tale da richiederla. Tutte le installazioni di impianti tecnologici devono rispettare l’ordine architettonico della facciata ed introdurre nella medesima la minima alterazione possibile e garantire il più rigoroso rispetto di eventuali testimonianze di valore storico-artistico. Negli interventi che interessino le facciate nella loro interezza, anche quando di semplice manutenzione ordinaria, è prescritto il riordino del cavi elettrici e telefonici.

ART. 75 ALLINEAMENTI Ferma restando la disciplina delle distanze minime tra edifici, o dalle strade, stabilite dalle norme attuative dello strumento urbanistico vigente, o in mancanza dal Codice Civile, nonché dal Codice della Strada, può essere imposta,

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in sede di provvedimento amministrativo, una distanza maggiore al fine di realizzare allineamenti con edifici preesistenti. Per comprovati motivi estetici e/o funzionali, può essere richiesta la costituzione di fronti unitari degli edifici o l’edificazione a confine, al fine di costituire una cortina edilizia che dia continuità ai fabbricati. L’allineamento con edifici o manufatti preesistenti è riferito alla costruzione più arretrata rispetto al sedime stradale, salvo che, per garantire il rispetto dell’unitarietà compositiva o il mantenimento di caratteri formali, non risulti più conveniente allineare la costruzione in progetto con una cortina più avanzata. Gli interventi riportati nel presente articolo devono essere comunque rispondenti alle disposizioni delle Norme Tecniche di attuazione dello strumento urbanistico vigente.

ART. 76 SPAZI CONSEGUENTI AD ARRETRAMENTI L’arretramento stradale è regolato, oltre che dalle prescrizioni di legge e dal presente Regolamento: a. dalla disciplina dello strumento urbanistico vigente e dai relativi piani attuativi; b. dalle eventuali convenzioni e servitù pubbliche e private. L’edificazione arretrata rispetto agli allineamenti preesistenti deve comportare la definizione degli spazi prospicienti il suolo pubblico attraverso soluzioni che contribuiscano al miglioramento della qualità e della fruibilità dello spazio urbano. Ogni spazio libero conseguente ad un arretramento deve essere sistemato accuratamente a verde oppure dotato di idonea pavimentazione; in ogni caso lo stesso deve risultare integrato con la pavimentazione pubblica esterna.

ART. 77 OMBRE PORTATE Nelle aree di espansione devono essere valutati, nel rispetto dell’altezza massima consentita, nonché delle distanze tra edifici, il sistema della reciprocità dei parametri citati e delle ombre portate, al fine di garantire, agli edifici in condizioni meno vantaggiose a causa della maggiore esposizione a nord o della minore altezza, condizioni accettabili di soleggiamento invernale. Impedimenti tecnici nell’applicazione di questo comma devono essere giustificati dal tecnico progettista. Nelle nuove costruzioni i dispositivi di captazione dell’energia solare non devono risultare ostruiti dai fronti di altre costruzioni prospicienti.

ART. 78 DISCIPLINA DEL COLORE Le tinteggiature, gli intonaci e i diversi materiali di rivestimento devono presentare un insieme estetico ed armonico lungo tutta l’estensione della facciata

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dell’edificio, secondo un piano dei colori che dovrà essere adottato dalla Amministrazione Comunale entro gg. 90 dalla data di definitiva approvazione del presente R.E.C. Le parti in pietra (portali, balconi, scale, ecc.) presenti negli edifici e che rappresentano elementi documentali di significato storico o/e architettonico vanno conservate allo stato originario e i necessari interventi manutentivi non devono prevedere nessun tipo di tinteggiatura.

ART. 79 MANUTENZIONE E REVISIONE PERIODICA DELLE COSTRUZIONI I proprietari devono impegnarsi a mantenere i fabbricati, internamente ed esternamente, in condizioni di salubrità, di decoro, di sicurezza ed igiene. In caso di inadempienza, con provvedimento motivato si procederà agli interventi necessari al fine di rimuovere le condizioni pregiudizievoli degli immobili in danno al proprietario stesso. Gli immobili dismessi devono essere resi inaccessibili mediante la disattivazione dei servizi tecnologici erogati e la creazione di opere provvisionali, le quali, senza arrecare pregiudizio alla stabilità delle strutture, devono rendere impraticabili gli spazi esistenti. L’Amministrazione comunale può far eseguire in ogni momento ispezioni dal personale tecnico, sanitario o da altro parimenti qualificato per accertare le condizioni delle costruzioni. Tutti i fabbricati non più utilizzati e pericolanti che possano costituire pericolo per la pubblica incolumità devono essere transennati e resi inaccessibili e successivamente messi in sicurezza mediante opere edilizie di parziale o totale demolizione e/o di consolidamento previo deposito di D.I.A. e di autorizzazione sismica.

CAPO VII - REQUISITI SPECIFICI PER LE ABITAZIONI ART. 80 CATEGORIE DEI LOCALI DI ABITAZIONE In funzione delle loro caratteristiche dimensionali e costruttive, i locali ad uso abitativo si distinguono come indicato nel presente articolo. Per la definizione di “vano utile” e di “vano accessorio” si fa riferimento alla circ. del Ministero LL.PP. n. 1820 del 23/7/1960.

LOCALI DI ABITAZIONE PRIMARI Sono locali primari quelli che comportano la permanenza continuativa di persone, quali:

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a) camere da letto; b) soggiorni e sale da pranzo; c) cucine abitabili; d) salotti, studi privati ed altri locali a questi assimilabili; e) spazi di cottura; f) servizi igienici; g) spazi di disimpegno e distribuzione verticale ed orizzontale;

LOCALI DI ABITAZIONE ACCESSORI Sono locali accessori quelli adibiti esclusivamente a funzioni complementari alla residenza, che comportano presenza soltanto saltuaria ed occasionale di persone, quali: a) dispense, guardaroba, lavanderie e simili; b) soffitte, cantine, ripostigli e quanto ad esse assimilabili.

ART. 81 POSIZIONE DEI LOCALI DI ABITAZIONE RISPETTO AL TERRENO I locali di abitazione primaria devono, di norma, essere fuori terra. I locali seminterrati possono essere utilizzati come locali primari soltanto se soddisfano tutte le seguenti condizioni: - le parti contro terra devono essere protette da intercapedine aerata ed ispezionabile di larghezza massima di cm. 120, di profondità maggiore di almeno cm 15 rispetto al piano di calpestio del locale, ove possano sfociare le eventuali aperture aeranti del vespaio; - il piano di calpestio, ove non sia presente un sottostante cantinato, deve essere isolato dal terreno mediante solaio o vespaio adeguatamente aerato; In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati, i locali seminterrati possono essere adibiti soltanto a locali accessori. I locali interrati non possono in nessun caso essere adibiti a locali primari.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla sostituzione edilizia e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici.

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È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto, adeguatamente documentate nei modi stabiliti dalla legge regionale.

ART. 82 AERAZIONE E ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DI ABITAZIONE

LOCALI DI ABITAZIONE PRIMARIA Ciascun locale deve essere dotato di superfici finestrate apribili in misura non inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’illuminazione naturale diretta, ma deve comunque essere assicurato un livello di illuminazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla sostituzione edilizia e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario: non è inoltre consentito ridurre i parametri aeroilluminanti preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentate nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto.

ART. 83 ALTEZZA DEI LOCALI AD USO RESIDENZIALE

LOCALI DI ABITAZIONE PRIMARI L’altezza libera dei locali - tra la quota di calpestio del pavimento finito ed il soffitto - destinati ad abitazione primaria non deve essere minore di m 2,70. Nel caso di locali con altezza non omogenea, l’altezza media non deve essere inferiore a m 2,70 e l’altezza minima non deve essere inferiore a m 2,40; le porzioni con altezza minore di m 2,70 non devono comunque superare il 50% del

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totale della superficie del locale.

LOCALI ACCESSORI L’altezza media dei locali accessori non deve essere comunque inferiore a m 2,20.

LOCALI NEI CENTRI STORICI Per quanto concerne i locali di abitazione esistenti ed ubicati nei centri storici, sono ammesse le altezze esistenti anche se inferiori a quelle prescritte.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla sostituzione edilizia e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre l’altezza preesistente, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Si fa inoltre eccezione per gli interventi di recupero dei sottotetti ai fini abitativi ai sensi della legge regionale del Lazio 13/2009 e ss. mm. ed ii. per i quali occorre comunque rispettare le condizioni di recupero di cui all’art. 3 della citata L.R. 13/2009 come specificato nell’art. 9.

ART. 84 DIMENSIONAMENTO DEGLI ALLOGGI E DEI SINGOLI LOCALI

DIMENSIONAMENTO DEGLI ALLOGGI Per ciascun alloggio dovrà essere garantita una superficie abitabile non inferiore a mq 14 per ognuno dei primi 4 abitanti ed a mq 10 per ciascuno dei successivi. È fatta eccezione per gli alloggi per una sola e per due persone, che potranno essere anche del tipo monolocale, senza obbligo di dimostrarne la possibile suddivisione. Gli alloggi destinati ad una sola persona devono comunque avere superficie non inferiore a mq. 28. In particolare, la superficie destinata a soggiorno, cucina, spazio cottura o angolo cottura e camera da letto singola deve essere di almeno

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24,50 mq, pari alla somma dei valori minimi previsti dal D.M. 5/7/1975; a questi si deve aggiungere un servizio igienico di superficie non inferiore a mq 2,50, incluso l’eventuale antibagno. Gli alloggi per due persone devono avere superficie non inferiore a mq 38. In particolare, la superficie destinata a soggiorno, cucina o angolo cottura e camera da letto doppia deve essere di almeno 29,5 mq, pari alla somma dei valori minimi previsti dal D.M. 5/7/1975 ; a questi si deve aggiungere un servizio igienico di superficie non inferiore a mq 2,50, incluso l’eventuale antibagno.

DIMENSIONAMENTO DEI SINGOLI VANI Le stanze da letto devono avere superficie non inferiore a di mq 9 per una persona ed a mq 14 per due persone. Il locale soggiorno deve avere una superficie minima di mq 14. La cucina, quando costituisce vano indipendente ed autonomo dal soggiorno, non deve avere superficie inferiore a mq. 9 e soddisfare integralmente i parametri fissati per i locali di abitazione permanente. Ogni altro locale adibito ad abitazione permanente non può comunque avere superficie inferiore a mq 9,00.

SERVIZI IGIENICI I locali adibiti a servizio igienico non possono avere superficie inferiore a mq 2,50, incluso l’eventuale antibagno, e larghezza di norma non inferiore a m 1,20. La dotazione minima di impianti igienici a servizio di un alloggio è costituita da: vaso con scarico differenziato, bidet, lavabo, vasca da bagno o doccia e può essere suddivisa anche in più locali, sempre che essi siano riservati esclusivamente ai servizi igienici. Nel caso di servizi igienici finalizzati all’utilizzo di persone diversamente abili, è ammesso l’utilizzo di apparecchi multifunzione, nel rispetto della specifica normativa di settore.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Negli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, diversi dalla sostituzione edilizia e dalla ristrutturazione urbanistica, è consentito il mantenimento di valori inferiori a quelli prescritti nei commi precedenti a condizione che non si determini un peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre la dimensione dei locali preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non è possibile assicurare il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta ulteriore deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico, per i

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quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto.

ART. 85 REQUISITI DELLE STRUTTURE EDILIZIE PER L'ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE Tutti gli edifici pubblici e privati devono essere realizzati in conformità alle norme per il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche ed in particolare: legge 30/03/1971 n. 118, Legge 09/01/1989 n. 13, D.M. LL.PP. 14/12/1989 n. 236, Legge 05/02/1992 n. 104, D.P.R. 24/07/1996 n. 503, D.G.R. Lazio 27/03/2001 n. 424, D.P.R. 380/2001 artt. 77, 78, 79, 80, 81 e 82. I progetti relativi alla costruzione di nuovi edifici ovvero alla ristrutturazione di interi edifici, ivi compresi quelli di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata ed agevolata, devono essere redatti in osservanza delle prescrizioni tecniche previste dalla L. 13/89 e ss. mm. ed ii. Tali progetti devono garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata ed agevolata. La progettazione dovrà comunque prevedere: - accorgimenti tecnici idonei alla installazione di meccanismi per l'accesso ai piani superiori, ivi compresi i servo scala; - idonei accessi alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari; - almeno un accesso in piano, rampe prive di gradini o idonei mezzi di sollevamento; - l'istallazione, nel caso di immobili con più di tre livelli fuori terra, di un ascensore per ogni scala principale raggiungibile mediante rampe prive di gradini. Si rimanda agli obblighi normativi su citati, per tutto quanto non menzionato nel presente articolo.

ART. 86 SCALE Tutti gli edifici multipiano di nuova costruzione, o risultanti da interventi di ristrutturazione urbanistica, debbono essere dotati di almeno una scala di dimensioni e caratteristiche regolamentari. Quando la superficie coperta di un piano sia superiore a mq 400, le scale devono essere in numero tale che ciascuna di esse non serva superfici superiori a mq 400. Nel caso di edifici per abitazione, il limite di cui al comma precedente può essere elevato a mq 600 limitatamente ai primi due piani fuori terra (piani terreno e primo).

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Le unità immobiliari di edifici per abitazione con più di due piani fuori terra, fatta eccezione per gli alloggi duplex, devono avere almeno un accesso da una scala del tipo chiuso. In tutti i tipi di intervento, compresi quelli sul patrimonio edilizio esistente, si applicano inoltre le ulteriori norme di cui ai commi seguenti. Le scale che costituiscono parte comune o che siano di uso pubblico devono presentare le seguenti caratteristiche: - larghezza della rampa non inferiore a m 1,10; - andamento regolare, con rampe rettilinee, prive di ventagli o altri artifizi suscettibili di renderne disagevole l’uso; - gradini regolari, di norma di forma rettangolare, con pedata ed alzata costanti per l’intero sviluppo della scala; - pedata non inferiore a cm 30 ed alzata tale che la somma tra la pedata ed il doppio dell’alzata sia compresa tra cm 62 e cm 64; - pianerottoli intermedi di profondità non inferiore alla larghezza della rampa e pianerottoli di arrivo mai inferiori a m 1,30; - parapetti di altezza non inferiore a m 1,00 (misurata al centro della pedata) e di conformazione tale da risultare inattraversabili da una sfera del diametro di cm 10; - corrimano su almeno un lato della scala, nel caso di rampe di larghezza fino a m 1,80, e su ambedue i lati per rampe di larghezza superiore. Può essere fatta eccezione alle prescrizioni di cui sopra solo nel caso di scale in esubero rispetto alla dotazione minima comunque prescritta. In tutti i casi in cui l’intervento sia soggetto alla normativa vigente in materia di superamento delle barriere architettoniche, le scale devono inoltre rispettare le ulteriori prescrizioni impartite dalle relative norme tecniche. Le scale comuni di tipo chiuso devono, in genere, essere dotate di aerazione naturale diretta. Esse possono esserne prive solo nei casi in cui ciò sia ammesso dalla normativa vigente in funzione del tipo o della dimensione dell’edificio, nonché della sua destinazione. Le scale interne a singole unità immobiliari devono presentare le seguenti caratteristiche:

– larghezza della rampa non inferiore a cm 90;

– gradini regolari, con pedata ed alzata costanti per l’intero sviluppo della scala;

– pedata non inferiore a cm 30 ed alzata tale che la somma tra la pedata ed il doppio dell’alzata sia compresa tra cm 62 e cm 64;

– pianerottoli intermedi e di arrivo di profondità non inferiore alla larghezza della rampa;

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– parapetti di altezza non inferiore a m 1,00 (misurata al centro della pedata). Le prescrizioni del presente comma non si applicano alle scale per l’accesso a vani tecnici o a locali accessori e di servizio.

CAPO VIII - EDILIZIA RURALE ART. 87 CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI RURALI I ricoveri per gli animali devono essere areati ed illuminati dall’esterno con finestre di superficie complessiva non inferiore ad 1/20 della superficie del pavimento. Il pavimento deve essere realizzato con materiale impermeabile, raccordato ad angoli arrotondati con le pareti ed inclinato verso canalette di scolo a superficie liscia impermeabile, le quali fanno defluire il liquame all’esterno in appositi pozzi stagni. Le mangiatoie, le rastrelliere e gli abbeveratoi, devono essere facilmente igienizzabili. Tutte le stalle devono distare almeno 50,00 m dalle abitazioni, devono avere altezza non minore di m 3,00 dal pavimento al soffitto, una cubatura non inferiore a 30 mc per ogni capo grosso di bestiame. Al ricambio d’aria si provvede con finestre a vasistas. Le pareti devono essere impermeabilizzate fino ad un’altezza di m 2,00 per consentirne la pulizia. Le stalle adibite a più di due capi grossi debbono essere dotate di una concimaia o letamaio con platea impermeabile, muretti perimetrali su tre lati e pozzetto impermeabile di raccolta dei liquami. La concimaia deve essere situata a distanza non minore di 50,00 m dalle abitazioni e possibilmente sottovento rispetto ad esse, a distanza non minore di m 50,00 dalle strade, devono essere realizzate a valle ed a distanza non minore di m 50,00 da cisterne, prese d’acqua, pozzi d’acqua ad uso civile. Le porcilaie devono avere un’altezza minima di m 2,50 dal pavimento al soffitto, e distare dall’abitazione almeno 50,00 m.

CAPO IX - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI

ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DEI BENI ART. 88 EDIFICI DESTINATI ALLA PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE DI BENI Si definiscono come destinati alla produzione ed alla trasformazione di beni gli

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edifici nei quali vengono svolte le attività lavorative proprie del processo produttivo, indipendentemente dalla natura e dal numero degli addetti.

ART. 89 CATEGORIE DEI LOCALI NEGLI AMBIENTI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI LOCALI PRIMARI

LOCALI PRIMARI Sono locali primari gli spazi nei quali viene esercitata la funzione primaria dell’azienda e quindi i locali adibiti all’attività produttiva, nonché gli archivi, i magazzini, spogliatoi, ambulatori aziendali e sale medicazione, servizi igienici, uffici amministrativi e direzionali, sale riunioni, refettori, sale di riposo che prevedono la presenza continuativa di persone.

LOCALI ACCESSORI Sono ambienti accessori quelli adibiti esclusivamente a funzioni accessorie che comportano una presenza saltuaria ed occasionale di persone, quali depositi cantine, ripostigli e simili.

ART. 90 POSIZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI I locali primari devono, di norma, essere fuori terra. I locali seminterrati possono essere adibiti a funzioni primarie soltanto se soddisfano tutte le seguenti condizioni:

– le parti contro terra devono essere protette da intercapedine areata ed ispezionabile di larghezza massima di cm 120, e di profondità maggiore di almeno cm 15 rispetto al piano di calpestio del locale, ove possano sfociare le eventuali aperture aeranti del vespaio; - il piano di calpestio del livello più basso, ove non sia presente un sottostante scantinato, deve essere isolato dal terreno mediante solaio adeguatamente aerato; - il locale deve rispondere a tutte le altre prescrizioni in relazione allo specifico uso cui deve essere adibito. In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati, i locali seminterrati possono essere adibiti a funzioni accessorie. I locali interrati possono essere ordinariamente utilizzati come locali accessori se rispettano tutte le prescrizioni di cui ai punti precedenti. Possono altresì, previo ottenimento di specifica deroga da parte dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, essere adibiti ad attività primarie ove lo richiedano particolari esigenze tecniche e soltanto per attività che non espongano i lavoratori a temperature o comunque a situazioni di disagio

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eccessive. In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati, ovvero della specifica deroga di cui al punto precedente, i locali interrati possono essere adibiti soltanto a funzioni accessorie.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al Testo Unico D. Lgs. 42/2004 e ss. mm. ed ii., per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 91 ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI

LOCALI PRIMARI Tutti i locali devono, di norma, usufruire di illuminazione naturale diretta. La superficie illuminante deve corrispondere ad almeno:

– 1/8 della superficie utile del locale se la superficie del locale è inferiore a mq. 100;

– 1/10 della superficie utile del locale, con un minimo di mq. 12,50, se la superficie del locale è compresa tra mq. 100 e mq. 1000;

– 1/12 della superficie utile del locale, con un minimo di mq. 100, se la superficie del locale è superiore a mq. 1000. Almeno il 50% della superficie illuminante deve essere ordinariamente collocata a parete, inclusa la porzione verticale degli shed; percentuali inferiori possono essere autorizzate soltanto previo parere favorevole dell’Azienda Sanitaria competente per territorio. Il ricorso all’illuminazione artificiale è consentito soltanto nei casi in cui il processo produttivo, per esigenze tecniche, debba necessariamente svolgersi in

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locali illuminati artificialmente, previo parere favorevole dell’Azienda sanitaria competente per territorio.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’illuminazione naturale diretta ma deve comunque essere assicurato un livello di illuminazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre i parametri illuminanti preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D Lgs. 42/2004 e ss. mm. ed ii., per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 92 AERAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI

LOCALI PRIMARI Tutti i locali devono di norma usufruire di aerazione naturale diretta. Le superfici aeranti devono corrispondere ad almeno:

– 1/8 della superficie utile del locale, se la superficie del locale è inferiore a mq 100;

– 1/16 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 12,50, se la superficie del locale è compresa tra mq 100 e mq 1000;

– 1/24 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 62,50, se la superficie del locale è superiore a mq 1000. Le porte ed i portoni comunicanti direttamente con l’esterno possono essere compresi nel computo delle superfici apribili fino a raggiungere un massimo del 50% della superficie apribile minima necessaria. Il ricorso all’aerazione forzata è consentito soltanto nei casi in cui il processo

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produttivo, per esigenze tecniche o di sicurezza, debba necessariamente svolgersi in locali aerati artificialmente, previo parere favorevole dell’Azienda Sanitaria competente per territorio. L’aria di rinnovo deve essere prelevata secondo quanto previsto dalle norme UNI 10339 e devono essere predisposti adeguati sistemi di reimmissione dell’aria convenientemente climatizzata e deumidificata. L’impianto di aerazione forzata non può, di norma, essere utilizzato per la rimozione degli agenti inquinanti provenienti dalle lavorazioni; in tali casi dovrà essere previsto un impianto di aspirazione localizzato, coordinato con l’impianto di aerazione del locale.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’aerazione naturale diretta ma deve comunque essere assicurato un livello di aerazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre i parametri di aerazione preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre eccezione, per le medesime fattispecie di cui al comma precedente, per i condotti di aerazione che possono essere condotti all’esterno anche in parete, È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D. Lgs 42/2004 e ss. mm. ed ii., per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole della Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 93 DIMENSIONI ED ALTEZZE MINIME DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE ED ALLA TRASFORMAZIONE DI BENI

LOCALI PRIMARI Gli ambienti destinati alla produzione ed alla trasformazione di beni dovranno rispettare il disposto dell’art. 5 del DPR 303/56 e ss. mm. ed ii., avere altezza minima pari a m 3,00; nel caso in cui sia prevista la presenza contemporanea di

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un numero di persone pari o superiore a 100, l’altezza minima interna utile deve essere elevata a m 4,50. La cubatura non deve essere inferiore a mc 10 per ogni lavoratore. Ogni lavoratore occupato in ciascun ambiente deve disporre di una superficie di almeno mq 2,00. Potranno essere ammesse altezze inferiori, fino ad un minimo inderogabile di m 2,70 e limitatamente ai casi di cui al quarto comma dello stesso articolo, soltanto previa autorizzazione dall’Azienda Sanitaria Locale.

LOCALI ACCESSORI L’altezza media dei locali accessori non deve essere comunque inferiore a m 2,70.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla sostituzione edilizia e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre l’altezza preesistente, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D.Lgs. 42/2004 e ss. mm. ed ii., per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 94 NORMATIVE DI RIFERIMENTO PER GLI EDIFICI DESTINATI AD ATTIVITÀ’ PRODUTTIVE IN MATERIA DI RIFIUTI E DI SICUREZZA E SALUTE SUI LUOGHI DI LAVORO Per tutti gli edifici destinati ad attività produttive valgono le disposizioni di cui al D. Lgs 152/2006 e ss. mm. ed ii, (Testo Unico Ambiente), anche per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti, e le disposizioni in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro di cui al D. Lgs. 626/94 e ss. mm. ed ii.

ART. 95 ATTIVITÀ PRODUTTIVE INSALUBRI Il presente articolo disciplina le attività industriali, artigianali o manifatturiere che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono risultare

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altrimenti pericolose per la salute pubblica, di 1^ classe ex art. 216 del T.U.LL.SS., art. 64 T.U.L.P.S., come individuate dal D.M. della Sanità 5 settembre 1994 – Elenco delle industrie insalubri. La nozione di industria insalubre di cui all’art. 216 T.U.LL.SS. si riferisce a ogni attività, non solo industriale in senso stretto ma a tutte quelle attività che, modificando la situazione socio-ambientale del territorio, possono dare luogo ad occasioni di pericolo per l’igiene e la salute pubblica, caratterizzate da una certa entità e complessità di organizzazione di fattori produttivi. Tali attività sono vietate all’interno della Perimetrazione Urbana ex D.Lgs. n.285/92 e D.Lgs. n.360/93 , come individuata con D.G.C. n.201 del 3/5/1997, n.8 del 18/1/2003 e n.18 del 17/2/2005, in quanto incompatibili con la tipologia degli insediamenti e con le destinazioni d’uso consentite. La norma si applica per le nuove attività. Eventuali attività preesistenti possono continuare ad esercitare fino alla scadenza delle autorizzazioni. In ogni caso, si deve tendere alla delocalizzazione di tutte le attività di cui al citato elenco ministeriale, esistenti nella Perimetrazione Urbana, con trasferimento nelle aree produttive esistenti o di nuovo impianto, esterne alla stessa. Al fine di favorire il progressivo trasferimento delle attività incompatibili, potranno essere previste, tramite appositi Atti Amministrativi, forme di incentivazione (quali, ad esempio, la riduzione o esenzione dal pagamento di tasse e/o imposte comunali). Eventuali deroghe, opportunamente motivate e documentate, devono necessariamente essere portate all’approvazione del Consiglio Comunale. È fatta salva la facoltà del Sindaco di vietare in ogni caso, attività produttive insalubri anche fuori della Perimetrazione Urbana, se ritenute pericolose o nocive agli interessi della collettività.

CAPO X - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI

ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DEI BENI ART. 96 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI Si definiscono come destinati alla commercializzazione di beni o servizi gli edifici nei quali vengono svolte le attività lavorative proprie del processo commerciale indipendentemente dal numero degli addetti e dal luogo di produzione dei beni commercializzati.

ART. 97 CATEGORIE DEI LOCALI NEGLI AMBIENTI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI E SERVIZI

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LOCALI PRIMARI Sono locali primari gli spazi nei quali viene esercitata la funzione primaria dell’azienda e quindi i locali adibiti all’attività commerciale, ad uffici, ad archivi, che prevedono la presenza continuativa di personale.

LOCALI ACCESSORI Sono locali accessori quelli adibiti esclusivamente a funzioni accessorie quali servizi igienici, magazzini, e simili.

ART. 98 POSIZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI RISPETTO AL TERRENO I locali primari devono, di norma, essere fuori terra. I locali seminterrati possono essere adibiti a funzioni primarie soltanto se soddisfano tutte le seguenti condizioni: - le parti contro terra devono essere protette da intercapedine aerata ed ispezionabile di larghezza massima di 120 cm, di profondità maggiore di almeno cm. 15 rispetto al piano di calpestio del locale, ove possano sfociare le eventuali aperture aeranti del vespaio; - il piano di calpestio, ove non sia presente un sottostante scantinato, deve essere isolato dal terreno mediante solaio o vespaio adeguatamente areato; - il locale deve rispondere a tutte le altre prescrizioni relative allo specifico uso cui deve essere adibito. In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati, i locali seminterrati possono essere adibiti a funzioni accessorie. I locali interrati possono essere ordinariamente utilizzati come locali accessori se rispettano tutte le prescrizioni di cui ai punti precedenti previo ottenimento di specifica deroga da parte dell’Azienda Sanitaria Locale, essere adibiti ad attività primarie ove lo richiedano particolari esigenze tecniche e soltanto per attività che non espongano i lavoratori a temperature o comunque a situazioni di disagio eccessive. In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati, ovvero della specifica deroga di cui al punto precedente, i locali interrati possono essere adibiti soltanto a funzioni accessorie.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una

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destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D.Lgs 42/2004, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 99 ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI

LOCALI PRIMARI Tutti i locali devono di norma usufruire di illuminazione naturale diretta. La superficie illuminante deve corrispondere ad almeno: – 1/8 della superficie utile del locale, se la superficie del locale è inferiore a mq 100; – 1/10 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 12,50, se la superficie del locale è compresa tra mq 100 e mq 1000; – 1/12 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 100, se la superficie del locale è superiore a mq 1000. Almeno il 50% della superficie illuminante deve essere ordinariamente collocata a parete; percentuali inferiori possono essere autorizzate soltanto previo parere favorevole dell’Azienda Sanitaria competente per territorio. Il ricorso all’illuminazione artificiale è consentito soltanto nei casi in cui, per esigenze tecniche, debba necessariamente svolgersi in locali illuminati artificialmente, previo parere favorevole dell’Azienda Sanitaria competente per territorio.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’illuminazione naturale diretta, ma deve comunque essere assicurato un livello di illuminazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione edilizia e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico

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sanitario; non è inoltre consentito ridurre i parametri di aerazione preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio, se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D. Lgs 42/2004 e ss. mm. ed ii., per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 100 AERAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI

LOCALI PRIMARI Tutti i locali devono di norma usufruire di aerazione naturale diretta. La superficie aerante deve corrispondere ad almeno: – 1/8 della superficie utile del locale, se la superficie del locale è inferiore a mq 100; – 1/16 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 12,50, se la superficie del locale è compresa tra mq. 100 e mq 1000; – 1/24 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 62,50, se la superficie del locale è superiore a mq 1000. Le porte ed i portoni comunicanti direttamente con l’esterno possono essere compresi nel computo delle superfici apribili fino a raggiungere un massimo del 50% della superficie apribile minima necessaria. Il ricorso all’aerazione forzata è consentito soltanto per esigenze tecniche o di sicurezza, previo parere favorevole dell’Azienda sanitaria competente per territorio. L’aria di rinnovo deve essere prelevata secondo quanto previsto dalle norme UNI 10339 e devono essere predisposti adeguati sistemi di reimmissione dell'aria convenientemente climatizzata e deumidificata. L’impianto di aerazione forzata non può, di norma, essere utilizzato per la rimozione degli agenti inquinanti provenienti dalle lavorazioni; in tali casi dovrà essere previsto un impianto di aspirazione localizzato coordinato con l’impianto di aereazione del locale.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’aerazione naturale diretta, ma deve

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comunque essere assicurato un livello di aerazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre i parametri illuminanti preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio, se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre eccezione, per le medesime fattispecie di cui al comma precedente, per i condotti di aerazione che possono essere condotti all’esterno anche in parete. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D.Lgs. 42/2004 e ss. mm. ed ii, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda sanitaria locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 101 DIMENSIONI ED ALTEZZE MINIME DEI LOCALI DESTINATI ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI

LOCALI PRIMARI Per il dimensionamento degli ambienti di vendita si applicano le norme eventualmente vigenti per la specifica attività. (L.R. Lazio n. 33/1999). Ove non altrimenti stabilito da specifica normativa di settore, l’altezza degli ambienti di vendita deve essere non inferiore a: – m 3,00 per i locali di nuova costruzione adibiti ad attività commerciali di grande distribuzione (supermercati e simili), nel caso in cui sia prevista nei locali la presenza contemporanea di almeno 100 persone, l’altezza minima è di m 4,50.

LOCALI ACCESSORI L’altezza media dei locali accessori non deve essere comunque inferiore a m 2,70.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di

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recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre l’altezza preesistente, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio, se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D. Lgs. 42/2004, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

CAPO XI - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI

ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI ART. 102 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI Si definiscono come destinati alla produzione di servizi gli edifici nei quali vengono svolte le attività lavorative proprie del processo di fornitura di servizi, intesi come attività di carattere amministrativo, direzionale o libero professionale, indipendentemente dal numero degli addetti.

ART. 103 CATEGORIE DEI LOCALI NEGLI AMBIENTI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI

LOCALI PRIMARI Sono locali primari gli spazi nei quali viene esercitata la funzione primaria dell’azienda e quindi i locali adibiti all’attività di produzione di servizi, uffici, sale riunioni, archivi e simili che prevedono la presenza continuativa di personale.

LOCALI ACCESSORI Sono locali accessori quelli adibiti esclusivamente a funzioni che comportino una presenza saltuaria ed occasionale di persone, quali soffitte, cantine, ripostigli e simili.

ART. 104 POSIZIONE RISPETTO AL TERRENO DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI

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I locali primari devono, di norma, essere fuori terra. I locali seminterrati possono essere adibiti a funzioni primarie soltanto se soddisfano tutte le seguenti condizioni: – le parti contro terra devono essere protette da intercapedine aerata ed ispezionabile di larghezza massima pari a 120 cm, di profondità maggiore di almeno cm 15 rispetto al piano di calpestio del locale ove possano sfociare le eventuali aperture aeranti del vespaio; – il piano di calpestio ove non sia presente un sottostante scantinato deve essere isolato dal terreno mediante solaio o vespaio adeguatamente areato; – il locale deve rispondere a tutte le altre prescrizioni relative alle caratteristiche fisiche previste in relazione allo specifico uso cui deve essere adibito. In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati i locali seminterrati possono essere adibiti a funzioni di servizio o funzioni accessorie. I locali interrati possono essere ordinariamente utilizzati come locali accessori se rispettano tutte le prescrizioni di cui ai punti precedenti del presente articolo; possono altresì, previo ottenimento di specifica deroga da parte dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, essere adibiti ad attività primarie ove lo richiedano particolari esigenze tecniche e soltanto per attività che non espongano i lavoratori a temperature o comunque a situazioni di disagio eccessive. In difetto anche di uno solo dei requisiti di cui ai punti sopraelencati, ovvero della specifica deroga di cui al punto precedente, i locali interrati possono essere adibiti soltanto a funzioni accessorie.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio, se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D. Lgs. 42/2004, per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

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ART. 105 ILLUMINAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI

LOCALI PRIMARI Tutti i locali devono di norma usufruire di illuminazione naturale diretta. La superficie illuminante deve corrispondere ad almeno: – 1/8 della superficie utile del locale, se la superficie del locale è inferiore a mq 100; – 1/10 della superficie utile del locale con un minimo di mq 12,50, se la superficie del locale è compresa tra mq 100 e mq 1000; – 1/12 della superficie utile del locale con un minimo di mq 100, se la superficie del locale è superiore a mq 1000. Almeno il 50% della superficie illuminante deve essere ordinariamente collocata a parete; percentuali inferiori possono essere autorizzate soltanto previo parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio. Il ricorso alla sola illuminazione artificiale è consentito soltanto nei casi in cui per esigenze tecniche debba necessariamente svolgersi in locali illuminati artificialmente, previo parere favorevole della dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’illuminazione naturale diretta, ma deve comunque essere assicurato un livello di illuminazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre i parametri illuminanti preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio, se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D. Lgs. 42/2004 e ss. mm. ed ii. per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

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ART. 106 AERAZIONE DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI

LOCALI PRIMARI Tutti i locali devono di norma usufruire di aerazione naturale diretta. La superficie aerante deve corrispondere ad almeno: – 1/8 della superficie utile del locale, se la superficie del locale è inferiore a mq 100; – 1/16 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 12,50, se la superficie del locale è compresa tra mq. 100 e mq 1000; – 1/24 della superficie utile del locale, con un minimo di mq 62,50, se la superficie del locale è superiore a mq 1000. Le porte ed i portoni comunicanti direttamente con l’esterno possono essere compresi nel computo delle superfici apribili fino a raggiungere un massimo del 50% della superficie apribile minima necessaria. Il ricorso all’aerazione forzata è consentito soltanto per esigenze tecniche o di sicurezza, previo parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio. L’aria di rinnovo deve essere prelevata secondo quanto previsto dalle norme UNI 10339 e devono essere predisposti adeguati sistemi di reimmissione dell'aria convenientemente climatizzata e deumidificata. L’impianto di aerazione forzata non può, di norma, essere utilizzato per la rimozione degli agenti inquinanti provenienti dalle lavorazioni; in tali casi dovrà essere previsto un impianto di aspirazione localizzato coordinato con l’impianto di aereazione del locale.

LOCALI ACCESSORI Per i locali accessori non è necessaria l’aerazione naturale diretta, ma deve comunque essere assicurato un livello di aerazione funzionale all’uso previsto.

ECCEZIONI E DEROGHE PER GLI INTERVENTI SU EDIFICI ESISTENTI Si fa eccezione a quanto prescritto nei commi precedenti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente diversi dalla demolizione e ricostruzione e dalla ristrutturazione urbanistica, a condizione che l’intervento non comporti peggioramento della situazione preesistente sotto il profilo igienico sanitario; non è inoltre consentito ridurre i parametri di aerazione preesistenti, né trasformare la destinazione d’uso dei singoli locali in una destinazione d’uso di maggior pregio se non assicurando il pieno rispetto delle condizioni previste per i nuovi edifici. È fatta inoltre eccezione, per le medesime fattispecie di cui al comma precedente, per i condotti di aerazione che possono essere condotti all’esterno

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anche in parete. È fatta inoltre deroga per gli interventi da eseguirsi sugli edifici soggetti a restauro, o comunque definiti di valore storico, culturale ed architettonico di cui al D. Lgs. 42/2004 e ss. mm. ed ii., per i quali le norme regolamentari possono essere derogate se il rispetto delle stesse, adeguatamente documentato nei modi stabiliti dalla legge regionale, risulta incompatibile con la conservazione delle caratteristiche architettoniche del manufatto. Per l’esercizio della deroga è richiesto il parere favorevole dell’Azienda Sanitaria Locale competente per territorio, nel rispetto delle fonti legislative primarie in materia igienico sanitaria.

ART. 107 DIMENSIONI ED ALTEZZE MINIME DEI LOCALI DESTINATI ALLA PRODUZIONE DI SERVIZI

LOCALI PRIMARI Ove non altrimenti stabilito da specifica normativa di settore, l’altezza dei locali destinati alla produzione di servizi non deve essere inferiore a m 2,70 e la superficie non deve essere inferiore a mq 9, con un minimo comunque di mq 5 per addetto. Gli ambienti destinati alla produzione di servizi delle aziende soggette alla disciplina di cui all’art. 6 del D.P.R. 15 marzo 1956 n. 303 devono rispettare i limiti di altezza, cubatura e superficie indicati al primo comma dello stesso art. 6.

LOCALI ACCESSORI L’altezza media dei locali accessori non deve essere comunque inferiore a m 2,70.

CAPO XII - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI AD ESERCIZI PUBBLICI E DI INTERESSE GENERALE ART. 108 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI DESTINATI AD ESERCIZI PUBBLICI E DI INTERESSE GENERALE Esercizi pubblici e di interesse generale:  bar;  Tabaccherie;  ristoranti, trattorie, pizzerie;  alberghi e pensioni;  cinematografi e teatri;

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 locali per la ricreazione, lo spettacolo ed il ballo. Le attrezzature di cui alla presente categoria sono liberamente consentite in tutte le zone edificabili. Si definiscono come destinati alle attività ricettive gli edifici nei quali vengono svolte le attività ricettive di tipo alberghiero ed extra alberghiero per ospitalità collettiva, indipendentemente dal numero degli addetti. Per tali attività si applica la specifica normativa di settore.

CAPO XIII - CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI DESTINATI A FUNZIONI DIVERSE ART. 109 EDIFICI CON FUNZIONI REGOLATE DA NORME SPECIFICHE I luoghi che vengano costruiti o trasformati per essere adibiti a funzioni che fanno riferimento a normative specifiche (scuole, ospedali, impianti sportivi, ecc.) devono essere progettati e realizzati in conformità a dette normative. Nei confronti di detti luoghi, le prescrizioni delle presenti linee guida si applicano limitatamente alle prescrizioni che non risultino in contrasto con quelle della specifica normativa di riferimento, che deve in ogni caso ritenersi prevalente.

ART. 110 EDIFICI CON FUNZIONI NON REGOLATE DA NORME SPECIFICHE Gli edifici che adibiti a funzioni diverse da quelle di cui ai precedenti Capi, ma per le quali non ci sono normative specifiche, devono essere progettati e realizzati con criteri tali da garantire in ogni caso una qualità edilizia di livello non inferiore a quello prescritto per le funzioni direttamente regolate dalle presenti linee guida. A tal fine si assume a riferimento l’attività che, tra quelle regolamentate, risulti maggiormente assimilabile a quella in progetto. Ove la funzione in progetto non sia ragionevolmente assimilabile per intero ad una singola attività regolamentata, potrà essere assunta a riferimento più di una attività, applicando le prescrizioni di ciascuna a specifici aspetti del progetto.

CAPO XIV - STRADE E PARCHEGGI ART. 111 PARCHEGGI PRIVATI Si definiscono parcheggi privati gli spazi destinati alla sosta degli automezzi ed i relativi spazi di manovra, di qualunque tipologia, collocazione e caratteristiche

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costruttive (autorimesse singole o collettive, posti auto coperti o schermati o scoperti, autosilo e ricoveri meccanizzati, ecc.). Gli spazi da destinare a parcheggi privati a servizio degli edifici di nuova costruzione devono avere superficie non inferiore a quella prescritta dall’art. 41 sexies della L. 1150/1942 come sostituito dal secondo comma dell’art. 2 della L. 122/1989 (un metro quadrato ogni 10 metri cubi di costruzione), fatti salvi i casi in cui normative specifiche di P.U.G.C. prescrivano superfici superiori; in aggiunta a questi, almeno il 5% dello spazio a parcheggio deve essere destinato a parcheggio per biciclette o ciclomotori. Le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Urbanistico Generale Comunale prescriveranno in quali casi detta dotazione minima debba essere conseguita anche per interventi diversi dalla nuova costruzione. Gli spazi per parcheggi privati costituiscono opere di urbanizzazione ai sensi dell’art. 17 del D.P.R. 380/2001, comma 3, lettera “c”. Nel computo della superficie destinata a parcheggi, possono essere computati, oltre agli spazi effettivamente destinati al parcheggio degli autoveicoli, anche le corsie di distribuzione, le rampe di accesso ad esclusivo servizio dei parcheggi, le aree di manovra e gli altri spazi direttamente connessi con la funzione di parcheggio; sono invece escluse dal computo le strade e le rampe di accesso di uso non esclusivo, nonché ogni altro spazio che non abbia diretta attinenza con la funzione.

ART. 112 SCHERMATURA DI POSTI AUTO ALL’APERTO In corrispondenza di parcheggi all’aperto a servizio di unità immobiliari esistenti o di progetto, ovvero in aree destinate dal P.R.G./P.U.G.C. a parcheggio pubblico, sono ammesse opere di schermatura dei medesimi quali tettoie, pensiline, grigliati e simili, a condizione che si rispettino integralmente le seguenti condizioni: – i parcheggi e le relative strutture di schermatura non devono essere adibite ad altra funzione che il parcheggio ed il riparo degli automezzi; – le strutture debbono essere progettate e realizzate in modo tale da limitare l’impatto visivo degli autoveicoli in parcheggio, adottando le soluzioni progettuali, i materiali e le tecniche costruttive più idonee a favorirne il corretto inserimento nel contesto; – i singoli posti auto non devono essere delimitati da murature o da altre strutture idonee ad individuare un vano suscettibile di altri usi per più di un terzo del perimetro; – la profondità della schermatura deve essere limitata a quella effettivamente necessaria alla protezione degli autoveicoli, con un massimo assoluto di m 6,00; la struttura non deve comportare riduzione delle aree permeabili.

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CAPO XV - ATTIVITA’ ESTRATTIVE ART. 113 AUTORIZZAZIONE ALL’ESERCIZIO DI ATTIVITÀ ESTRATTIVE: CAVE, TORBIERE, ALVEO FIUME La domanda di autorizzazione all’esercizio di attività estrattiva va presentata al Comune dal titolare dello sfruttamento, proprietario o comunque concessionario in base a regolare titolo, nei modi previsti dalle specifiche normative in materia, in conformità ai contenuti del PRAE ed alle direttive emanate dalla Giunta Regionale a norma dell’art. 17 comma 3 della L. R. 14/1999 e ss. mm. ed ii. con le modalità prescritte dall’art 8 comma 10 della L.R. 17/2004 per l’acquisizione dei pareri, nulla osta, o atti di assenso comunque previsti dalla normativa vigente. Per tutte le attività estrattive presenti sul territorio comunale e per eventuali future attività estrattive si fa riferimento alla L.R. Lazio 17/2004 e regolamento regionale attività estrattive n. 5 del 14.04.2005, nonché al regolamento comunale attività estrattive approvato con delibera consiliare n. 30 del 30.11.2007 ed a tutte le norme vigenti in materia.

CAPO XVI - SERRE AGRICOLE ART. 114 DISCIPLINA DELLE SERRE AGRICOLE È considerata serra agricola un impianto artificiale che permetta la coltivazione, mediante speciali condizioni di luce, temperatura ed umidità, di prodotti ortofloricoli e di materiali di moltiplicazione delle piante, così come definite dall’art. 2 della L.R. Lazio 34/96. Per la realizzazione delle serre sono consentite solo opere murarie non emergenti da terra per più di 50 cm, strettamente necessarie alla installazione di detti impianti. Le chiusure laterali e la copertura degli impianti serricoli dovranno essere realizzate con elementi amovibili, trasparenti ovvero opachi, ancorati al basamento e tali da perdere la loro funzione se asportati. Per quanto riguarda le caratteristiche costruttive, la superficie massima di una serra e le distanze dai fabbricati, dai confini e dalle strade, nonché per la documentazione da produrre a corredo della richiesta di Permesso di Costruire, si fa riferimento alla L.R. Lazio 34/1996, modificata con la L.R. Lazio 39/1999 e ss. mm. ed ii.

CAPO XVII - BIOEDILIZIA

SEZIONE I – NORME E REQUISITI PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ART. 115 ANALISI DEL SITO – ASPETTI AMBIENTALI

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Ogni nuovo progetto di edilizia sostenibile deve essere corredato di una “analisi del sito” che esamini in maniera esaustiva gli elementi che lo caratterizzano per conservarli in modo tale da garantire un inserimento sostenibile dell’intervento nel contesto. Tale analisi conterrà la “carta microclimatica del sito”, in cui si evidenzieranno: - le coordinate geografiche; - il percorso solare; - i venti dominanti; - i corsi d’acqua superficiali e sotterranei; - le aree verdi e agricole; - la rete infrastrutturale e gli edifici limitrofi all’area di progetto; - la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili; - i fattori di rischio idrogeologico e elementi inquinanti del sottosuolo; - il clima acustico; - i campi elettromagnetici; - le reti infrastrutturali di servizi pubblici nel sottosuolo e su linea aerea; - l’inquinamento indoor - outdoor. Questa modalità di rappresentazione consente di visualizzare tutti gli elementi che concorrono a definire e modificare il clima locale, sia nel periodo estivo che in quello invernale.

ART. 116 CLASSIFICAZIONE DEGLI EDIFICI 1. Gli edifici sono classificati in base alla loro destinazione d’uso nelle seguenti categorie come previsto dall'art. 3 del DPR 26/08/1993 n. 412: a. E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili: - E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali, esclusi collegi, conventi, case di pena, caserme; - E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili; - E.1 (3) edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività similari. b. E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui a costruzioni adibite anche ad attività industriali o artigianali, purché siano da tali costruzioni scorporabili agli effetti dell'isolamento termico. c. E.3 Edifici adibiti a ospedali, cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cura di minori o anziani nonché le strutture protette per l'assistenza ed il recupero dei tossico-dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici.

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d. E.4 Edifici adibiti ad attività ricreative o di culto e assimilabili: - E.4 (1) quali cinema e teatri, sale di riunioni per congressi; - E.4 (2) quali mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto; - E.4 (3) quali bar, ristoranti, sale da ballo. e. E.5 Edifici adibiti ad attività commerciali e assimilabili: quali negozi, magazzini di vendita all'ingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni. f. E.6 Edifici adibiti ad attività sportive: - E.6 (1) piscine, saune e assimilabili; - E.6 (2) palestre e assimilabili; - E.6 (3) servizi di supporto alle attività sportive. g. E.7 Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili. h. E.8 Edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili.

ART. 117 ORIENTAMENTO E FORMA DELL’EDIFICIO L’orientamento dell’edificio, viene determinato con l’ausilio dell’angolo azimutale che indica di quanto una facciata sia inclinata rispetto al Sud. L’orientamento delle nuove costruzioni dovrebbe essere tale da favorire il risparmio energetico e, pertanto, gli spazi principali (soggiorni, sale da pranzo, ecc.) devono preferibilmente avere almeno una finestra orientata entro un settore ± 45° dal Sud geografico. I locali di servizio (bagni, cucine e assimilabili) e gli ambienti secondari o ad uso discontinuo (corridoi, ripostigli, scale, ecc.) devono essere preferibilmente posizionati verso nord a protezione degli ambienti principali.

ART. 118 PROTEZIONE DAL SOLE Fermo restando il rispetto dei requisiti minimi di illuminazione naturale diretta previsti da Norme e Regolamenti vigenti, le parti trasparenti delle pareti perimetrali esterne degli edifici nuovi e di quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale e in caso di interventi di ristrutturazione o manutenzione ordinaria o straordinaria che includano la sostituzione dei serramenti, devono essere dotate di dispositivi che ne consentano la schermatura e l’oscuramento (frangisole, tende esterne, grigliati, tende alla veneziana, persiane, ecc.). Tali dispositivi devono essere applicati all’esterno del serramento e dovranno garantire un efficace controllo riducendo l'incidenza della radiazione solare in estate. La protezione dal sole delle parti trasparenti dell’edificio può essere ottenuta anche con l’impiego di soluzioni tecnologiche fisse o mobili quali aggetti, mensole, ecc. Le schermature potranno eventualmente essere costituite da

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vegetazione integrata da sistemi artificiali.

ART. 119 ISOLAMENTO TERMICO DELL’INVOLUCRO DEGLI EDIFICI NUOVI E DA RISTRUTTURARE Per gli edifici nuovi e per quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale e per gli ampliamenti volumetrici che interessano un volume maggiore o uguale al 20% del volume dell'edificio preesistente è obbligatorio intervenire sull’involucro edilizio in modo da rispettare contemporaneamente tutti i seguenti valori massimi di trasmittanza termica “U” (intesi come valori medi della parete considerata, quindi comprensivi dei ponti termici di forma o di struttura):

COPERTURE - VALORI LIMITE DELLA PAVIMENTI VERSO LOCALI NON RISCALDATI TRASMITTANZA TERMICA “U” DELLE O VERSO L'ESTERNO – VALORI LIMITE DELLA STRUTTURE OPACHE ORIZZONTALI O TRASMITTANZA TERMICA E DELLE INCLINATE STRUTTURE OPACHE ORIZZONTALI DI PAVIMENTO

ZONA CLIMATICA U (W/mqK) ZONA CLIMATICA U (W/mqK)

C 0,38 C 0,42

Il valore della trasmittanza (U) delle strutture edilizie di separazione tra edifici o unità immobiliari confinanti, fatto salvo il rispetto del D.P.C.M. del 5/12/97 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”, deve essere inferiore a 0,7 W/mqK. Il medesimo limite deve essere rispettato per tutte le pareti opache, verticali, orizzontali e inclinate, che delimitano verso l’ambiente esterno gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento. I valori delle trasmittanze sopra riportate si riferiscono a strutture opache, verticali, orizzontali o inclinate a ponte termico corretto, secondo le normative vigenti. Nel caso in cui la copertura sia a falda e a diretto contatto con un ambiente accessibile (ad esempio sottotetto, mansarda, ecc.), la copertura, oltre a garantire gli stessi valori di trasmittanza di cui sopra, deve essere di tipo ventilato. Nel caso di edifici di nuova costruzione, lo spessore delle murature esterne, delle tamponature o dei muri portanti, superiori ai 30 centimetri, il maggior spessore dei solai e tutti i maggiori volumi e superfici necessari ad ottenere una riduzione minima del 10 per cento dell’indice di prestazione energetica previsto dal decreto

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legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, certificata con le modalità di cui al medesimo decreto legislativo, non sono considerati nei computi per la determinazione dei volumi, delle superfici e nei rapporti di copertura, con riferimento alla sola parte eccedente i 30 centimetri e fino ad un massimo di ulteriori 25 centimetri per gli elementi verticali e di copertura e di 15 centimetri per quelli orizzontali intermedi. Nel rispetto dei predetti limiti è permesso derogare, nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi di cui al titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, a quanto previsto dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in merito alle distanze minime tra edifici, alle distanze minime di protezione del nastro stradale, nonché alle altezze massime degli edifici (D.Lgs. 30 maggio 2008 n°115). Gli interventi previsti dal presente articolo, sono da escludersi, limitatamente al piano terra, per edifici prospicienti il suolo stradale, laddove si riduca lo spazio pubblico. I valori minimi di isolamento termico sopra riportati sono stati determinati in base a leggi e regolamenti in vigore e potranno essere modificati in base a futuri aggiornamenti normativi.

ART. 120 ISOLAMENTO TERMICO DELL’INVOLUCRO DEGLI EDIFICI ESISTENTI In caso di intervento di manutenzione straordinaria totale della copertura in edifici esistenti con sottotetto o mansarde accessibili con sostituzione totale del manto, devono essere rispettati i valori di trasmittanza imposti per le coperture dei nuovi edifici definiti all'art. precedente. Se la copertura è a falda e a diretto contatto con un ambiente accessibile (ad esempio sottotetto, mansarda, ecc.), la stessa, oltre a garantire i valori di trasmittanza di cui sopra, deve essere di tipo ventilato.

ART. 121 PRESTAZIONE DEI SERRAMENTI Nelle nuove costruzioni e negli edifici esistenti in caso di interventi edilizi nei quali sia prevista la sostituzione dei serramenti, a eccezione delle parti comuni degli edifici residenziali non climatizzate, è obbligatorio l’utilizzo di serramenti aventi una trasmittanza media (U), riferita all’intero sistema (telaio e vetro), non superiore ai valori di seguito tabellati.

VALORI LIMITE DELLA TRASMITTANZA TERMICA U DELLE STRUTTURE TRASPARENTI VERTICALI ESPRESSA IN W/mqK

ZONA CLIMATICA U (W/mqK)

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C 2,1

Per quanto riguarda gli eventuali cassonetti, questi dovranno soddisfare i requisiti acustici ed essere a tenuta e la trasmittanza media non potrà essere superiore rispetto a quella dei serramenti. Tutte le caratteristiche fisico-tecniche- prestazionali dei componenti trasparenti impiegate nella costruzione dovranno essere certificati da parte di Istituti riconosciuti dalla UE, dovranno quindi presentare la marcatura CE.

ART. 122 FABBISOGNO ENERGETICO PER LA CLIMATIZZAZIONE INVERNALE Per gli edifici nuovi e per quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale deve essere rispettato, contestualmente ai valori limite di trasmittanza riportati negli articoli precedenti, il valore di fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale dell’edificio, EPH, riportato di seguito in funzione della classe di appartenenza dell’edificio stesso (Decreto 11 marzo 2008). Per gli edifici residenziali della classe E.1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme, i valori limite di fabbisogno annuo di energia primaria, relativamente alla climatizzazione invernale, espresso in kWh per metro quadrato di superficie utile, sono espressi nella seguente tabella A:

Tabella A ZONA CLIMATICA C

RAPPORTO DI FORMA a 901 a 1400 DELL’EDIFICIO S/V GG GG

≤ 0,2 11,5 19,2

≥ 0,9 43,2 61,2

Per tutti gli altri edifici, i valori limite di fabbisogno annuo di energia primaria, relativamente alla climatizzazione invernale, espresso in kWh per mc di volume sono espressi nella seguente tabella B:

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Tabella B ZONA CLIMATICA C

RAPPORTO DI FORMA a 1400 a 901 DELL’EDIFICIO S/V GG GG

≤ 0,2 3,2 5,4

≥ 0,9 11,5 15,6

MODALITÀ DI CALCOLO I valori limite riportati nelle tabelle “A” e “B” sono espressi in funzione della zona climatica, così come individuata all’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e del rapporto di forma dell’edificio S/V, dove: a) S, espressa in metri quadrati, è la superficie che delimita verso l’esterno (ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento), il volume riscaldato V; b) V è il volume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici che lo delimitano. Per valori di S/V compresi nell’intervallo 0,2 – 0,9 e, analogamente, per gradi giorno (GG) intermedi ai limiti della zona climatica riportata in tabella si procede mediante interpolazione lineare.

ART. 123 MATERIALI ECO-SOSTENIBILI – CRITERI DI SELEZIONE Negli interventi edilizi eco-sostenibili è previsto l’uso di materiali da costruzione, componenti per l'edilizia, impianti, elementi di finitura, arredi fissi e tecnologie costruttive che siano: a) selezionati tra quelli ecocompatibili, con ridotti valori di energia e di emissioni di gas serra inglobati, non nocivi per la salute; tali requisiti devono permanere per l'intero ciclo di vita del fabbricato; b) riciclati, riciclabili, di recupero, prodotti con un basso bilancio energetico ambientale, di provenienza locale. L’impiego di materiali eco-sostenibili deve comunque garantire il rispetto delle normative riguardanti il risparmio energetico e la qualità acustica degli edifici. Tutte le caratteristiche fisico-tecniche-prestazionali dei materiali impiegati nella costruzione dovranno essere certificati da parte di Istituti riconosciuti dalla UE, dovranno quindi presentare la marcatura CE.

ART. 124 RECUPERO DELLE TRADIZIONI COSTRUTTIVE BIO-

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SOSTENIBILI Al fine di mantenere l’identità storica e culturale del patrimonio edilizio e architettonico e le relative tradizioni e tecniche costruttive e tipologiche, gli elementi costruttivi presenti negli edifici storici e nell’edilizia tradizionale locale e/o rurale che trovano piena rispondenza nei principi dell’architettura sostenibile e della bioedilizia, devono essere obbligatoriamente preservati.

ART. 125 CERTIFICAZIONE ENERGETICA (ATTESTATO DI QUALIFICAZIONE ENERGETICA) L’attestato di qualificazione energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare è obbligatorio secondo le indicazioni normative. L’attestato di certificazione energetica comprende i dati relativi all'efficienza energetica propri dell'edificio, i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento, che consentono ai cittadini di valutare e confrontare la prestazione energetica dell'edificio. L’attestato è corredato da suggerimenti in merito agli interventi più significativi ed economicamente convenienti per il miglioramento della predetta prestazione. Negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, l’attestato di certificazione energetica è affisso nello stesso edificio a cui si riferisce, in luogo facilmente visibile per il pubblico. Ai fini di assicurare indipendenza ed imparzialità di giudizio dei soggetti certificatori, i tecnici abilitati, all'atto di sottoscrizione dell'attestato di qualificazione energetica, devono dichiarare l’assenza di conflitto di interessi, tra l’altro espressa attraverso il non coinvolgimento diretto o indiretto nel processo di progettazione e realizzazione dell'edificio da certificare o con i produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai vantaggi che possano derivarne al richiedente.

ART. 126 CERTIFICAZIONE DI SOSTENIBILITÀ DEGLI INTERVENTI DI BIOEDILIZIA (TARGHE) Il certificato di sostenibilità degli edifici è rilasciato, su richiesta del proprietario dell’immobile o del soggetto attuatore dell’intervento, da un professionista estraneo alla progettazione e alla direzione lavori. Il certificato è affisso nell’edificio in luogo facilmente visibile. Il professionista redigerà tale certificazioni secondo procedure e modalità stabilite da norme e regolamenti vigenti.

ART. 127 ISOLAMENTO ACUSTICO Per gli edifici soggetti a termini di legge (DPCM del 5 dicembre 1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”), è prescritta l’adozione di soluzioni tecnologiche che rispettino i valori di isolamento prescritti dalla

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sopraccitata normativa stessa. Contestualmente al rilascio del Permesso di Costruire o della D.I.A., dovrà essere depositata una relazione completa riguardante il clima acustico e la descrizione completa dei provvedimenti adottati per il raggiungimento dell’isolamento acustico desiderato.

ART. 128 TETTI VERDI Per gli edifici residenziali di nuova costruzione con copertura piana è consigliata la realizzazione di tetti verdi, con lo scopo di ridurre gli effetti ambientali in estate dovuti all’insolazione sulle superfici orizzontali. Per lo sfruttamento di questa tecnologia, deve essere garantito l’accesso per la manutenzione, con eventuali torrini per l’arrivo al vano scala.

ART. 129 ILLUMINAZIONE NATURALE L’illuminazione naturale negli spazi chiusi di fruizione dell’utenza per attività principale deve essere tale da assicurare le condizioni ambientali di benessere visivo, riducendo quanto possibile il ricorso a fonti di illuminazione artificiale. L’ottimizzazione nell’uso corretto della illuminazione naturale è da ritenersi un obiettivo da perseguire prioritariamente. L’illuminazione naturale degli spazi che non dispongono di sufficienti aree esposte rispetto alla superficie utile interna, può essere garantita anche attraverso l’utilizzo di sistemi di illuminazione zenitale. Tutti i locali di abitazione (camere da letto, sale soggiorno, cucine e sale da pranzo), nonché i locali accessori (studi, sale da gioco, sale di lettura e assimilabili, sottotetti accessibili, verande, tavernette ecc.), devono godere di illuminazione naturale diretta tramite aperture, di dimensioni tali da assicurare un idoneo livello del fattore medio di luce diurna. Possono usufruire della sola illuminazione artificiale i locali di servizio: bagni secondari, spogliatoi, ripostigli, guardaroba, lavanderie ecc. Superfici finestrate diverse da quelle verticali o inclinate sono consentite per l’illuminazione naturale diretta degli spazi accessori e di servizio, con l’eccezione della prima stanza da bagno; sono consentite anche negli spazi di abitazione quale sistema integrativo, e comunque non maggiore del 30% per il raggiungimento del requisito minimo dell’illuminazione.

ART. 130 VENTILAZIONE NATURALE Negli edifici di nuova costruzione tutti i locali di abitazione permanente (ad esclusione quindi di corridoi e disimpegni) devono usufruire di aerazione naturale diretta. Le finestre di detti locali devono prospettare direttamente su spazi liberi o su cortili nel rispetto dei rapporti aeroilluminanti previsti dal Regolamento Locale d’Igiene vigente.

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ART. 131 VENTILAZIONE MECCANICA CONTROLLATA Per gli edifici nuovi e per quelli soggetti a sostituzione edilizia è consigliata l’installazione di un sistema di ventilazione ad azionamento meccanico con recuperatore di calore, che garantisca un ricambio d'aria continuo medio giornaliero pari a 0,30 vol/h per il residenziale. Per le destinazioni d’uso diverse da quella residenziale, i valori dei ricambi d’aria dovranno essere ricavati dalla normativa tecnica UNI 10339. Il vano tecnico che ospita canali e tubazioni inerenti l’impianto di ventilazione meccanica controllata è escluso dal calcolo della superficie abitabile e dalla cubatura. I recuperatori di calore sono obbligatori per gli edifici del terziario e scolastici, con un’efficienza almeno pari al 70%.

SEZIONE II - EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI IMPIANTI ART. 132 SISTEMI DI PRODUZIONE CALORE AD ALTO RENDIMENTO Negli edifici di nuova costruzione e in quelli esistenti in cui è prevista la completa o parziale sostituzione dell’impianto di riscaldamento o del solo generatore di calore, è obbligatorio l’impiego di sistemi di produzione di calore ad alto rendimento. Gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale dovranno essere asseverati obbligatoriamente da un tecnico abilitato che attesti la rispondenza dell’intervento ai requisiti di efficienza energetica menzionati nel D.Lgs. 311/2006; tale asseverazione può essere compresa nell’ambito di quella resa dal direttore lavori sulla conformità al progetto delle opere realizzate, obbligatoria ai sensi dell’articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modifiche e integrazioni. L’articolo non si applica nei seguenti casi: a. utilizzo di caldaie a biomassa; b. utilizzo di pompe di calore elettriche o alimentate a gas.

ART. 133 IMPIANTI CENTRALIZZATI DI PRODUZIONE CALORE Negli edifici di nuova costruzione organizzati: a. con più di cinque unità abitative accessibili da parti comuni; b. con tipologia a schiera che superano le quattro unità abitative monofamiliari. Nei casi di ristrutturazione ed in caso di sostituzione dell’impianto di riscaldamento centralizzato o di sostituzione di caldaie singole con un impianto centralizzato, è obbligatorio l'impiego di impianti di riscaldamento centralizzati dotati di un sistema di gestione e contabilizzazione individuale dei consumi. È vietata la sostituzione di impianti di riscaldamento centralizzati con caldaie singole.

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ART. 134 REGOLAZIONE LOCALE DELLA TEMPERATURA DELL’ARIA Negli edifici di tutte le classi da E1 a E8 di nuova costruzione e ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale dotati di impianti di riscaldamento è obbligatoria l’installazione di sistemi di regolazione locali (valvole termostatiche, termostati collegati a sistemi locali o centrali di attuazione, ecc.) che, agendo sui singoli elementi di diffusione del calore, garantiscano il mantenimento della temperatura dei singoli ambienti riscaldati o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso e di esposizione uniformi. Per gli edifici esistenti il provvedimento si applica nei seguenti casi: b. completa sostituzione dell’impianto di riscaldamento; c. interventi di manutenzione straordinaria all’impianto di riscaldamento che preveda la sostituzione dei terminali scaldanti; d. rifacimento della rete di distribuzione del calore.

ART. 135 SISTEMI A BASSA TEMPERATURA Per il riscaldamento invernale è suggerito l’utilizzo di sistemi a bassa temperatura. In caso di installazione di sistemi radianti a pavimento o a soffitto in edifici nuovi e in quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale, per non compromettere le altezze minime dei locali fissate a 2,70 m ai fini del computo dell’altezza massima dell’edificio, prevista nelle N.T.A., non si computano i maggiori spessori dovuti all’ingombro dell’impianto radiante.

ART. 136 CONTABILIZZAZIONE ENERGETICA I nuovi impianti realizzati in edifici plurifamiliari devono essere dotati di sistemi di contabilizzazione individuale che consentano una regolazione autonoma indipendente ed una contabilizzazione individuale dei consumi di energia termica.

ART. 137 EFFICIENZA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI - ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE Le condizioni ambientali negli spazi per attività principale, per attività secondaria (spazi per attività comuni e simili) e nelle pertinenze degli edifici devono assicurare un adeguato livello di benessere visivo, in funzione delle attività previste. Per i valori di illuminamento da prevedere in funzione delle diverse attività è necessario fare riferimento alla normativa vigente. L’illuminazione artificiale negli spazi di accesso, di circolazione e di collegamento deve assicurare condizioni di benessere visivo e garantire la sicurezza di circolazione degli utenti. Illuminazione interna agli edifici.

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Negli edifici a destinazione industriale e/o artigianale (classe E8), in quelli delle classi E1(3) e da E2 a E7 e nelle parti comuni interne dei nuovi edifici a destinazione residenziale (classe E1-1 e 2) è obbligatoria l’installazione di dispositivi che permettano di ottimizzare i consumi di energia dovuti all’illuminazione mantenendo o migliorando il livello di benessere visivo fornito rispetto ai riferimenti di legge garantendo l’integrazione del sistema di illuminazione con l’involucro edilizio in modo tale da massimizzare l’efficienza energetica e sfruttare al massimo gli apporti di illuminazione naturale. A tal fine, per gli edifici nuovi e per gli edifici esistenti in occasione di interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, o di restauro e risanamento conservativo, di ampliamento o di ristrutturazione edilizia che comportino la realizzazione od il rifacimento del sistema di illuminazione o di sue parti a servizio di una o più unità immobiliare, sono da soddisfare le seguenti prescrizioni: a. per le parti comuni interne utilizzate in modo non continuativo (vani scala, passaggi alle autorimesse e alle cantine, ...) di edifici a destinazione residenziale (classe E1): - installazione di interruttori a tempo e/o azionati da sensori di presenza; - parzializzazione degli impianti con interruttori locali ove funzionale; - utilizzo di sorgenti luminose di classe A (secondo quanto stabilito dalla direttiva UE 98/11/CE) o migliore. b. per gli edifici delle classi E1(3) e da E2 a E7: - installazione di interruttori a tempo e/o azionati da sensori di presenza negli ambienti interni utilizzati in modo non continuativo; si consiglia l’installazione anche negli altri ambienti di sensori di presenza per lo spegnimento dell’illuminazione in caso di assenza prolungata del personale o degli utenti; - l’impianto di illuminazione deve essere progettato in modo che sia funzionale all'integrazione con l'illuminazione naturale (in particolare nei locali di superficie superiore a 30 mq parzializzando i circuiti per consentire il controllo indipendente dei corpi illuminanti vicini alle superfici trasparenti esterne) e al controllo locale dell’illuminazione (in particolare per locali destinati a ufficio di superficie superiore a 30 mq si consiglia la presenza di interruttori locali per il controllo di singoli apparecchi a soffitto). Si consiglia l’installazione di sensori di illuminazione naturale per gli ambienti utilizzati in modo continuativo, in particolare sensori che azionino automaticamente le parti degli impianti parzializzati di cui al punto precedente. Si consiglia: l’utilizzo di apparecchi illuminanti con rendimento (flusso luminoso emesso dall'apparecchio/ flusso luminoso emesso dalle sorgenti luminose) superiore al 60%, alimentatori di classe A, lampade fluorescenti trifosforo di classe A o più efficienti; è vietato l’utilizzo di lampade ad incandescenza, e l’uso di lampade alogene deve limitarsi a situazioni particolari.

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In particolare per edifici quali scuole, uffici, supermercati, ecc., si raccomanda l’utilizzo di sistemi che sfruttino al meglio l’illuminazione naturale, quali schermi riflettenti che indirizzano la radiazione solare verso il soffitto o verso componenti e sistemi che diffondano la radiazione solare all'interno degli ambienti, contenendo fenomeni di abbagliamento. c. per edifici ad uso industriale o artigianale (classe E8): - installazione di interruttori azionati da sensori di presenza per l’illuminazione di magazzini e aree interne utilizzate in modo non continuativo; - l’impianto di illuminazione deve essere progettato in modo da razionalizzare i consumi rispetto alle esigenze, progettando e posizionando i corpi illuminanti il più possibile in prossimità dei punti di utilizzo, compatibilmente con le esigenze produttive. Illuminazione esterna agli edifici. In tutti i nuovi edifici a destinazione industriale e/o artigianale (classe E8), in quelli delle classi E1(3) e da E2 a E7 e nelle parti comuni esterne degli edifici a destinazione residenziale (classe E1) per l'illuminazione esterna e l’illuminazione pubblicitaria: - è obbligatoria l’installazione di interruttori crepuscolari; - è obbligatorio utilizzare lampade di classe A (secondo quanto stabilito dalla direttiva UE98/11/CE) o migliore; - i corpi illuminanti devono rispettare la normativa vigente sull’inquinamento luminoso. Tali prescrizioni si applicano anche agli edifici esistenti di cui alle categorie precedenti in occasione di interventi di modifica, rifacimento, manutenzione ordinaria o straordinaria dell’impianto di illuminazione esterna o di illuminazione pubblicitaria o di sue parti.

ART. 138 INQUINAMENTO LUMINOSO Come disposto da Leggi e Regolamenti in vigore è obbligatorio nelle aree comuni esterne (private, condominiali o pubbliche) degli edifici nuovi e in quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale, che i corpi illuminanti siano previsti di diversa altezza per le zone carrabili e per quelle ciclabili/pedonali, ma sempre con flusso luminoso orientato verso il basso per ridurre al minimo le dispersioni verso la volta celeste e il riflesso sugli edifici.

ART. 139 IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA I nuovi edifici devono essere realizzati con tutti gli accorgimenti per limitare l’uso della climatizzazione estiva. L’installazione degli impianti di climatizzazione è consentita purché:

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a. la potenza dell’impianto sia calcolata sulla base di un calcolo di dimensionamento analitico eseguito da un tecnico abilitato; b. nei nuovi edifici si privilegino soluzioni di impianto centralizzate; c. i componenti esterni degli impianti (torri evaporative condensatori, unità motocondensanti, ecc.) non rechino disturbo dal punto di vista acustico, termico e non siano visibili dal fronte stradale o affacciati su luogo pubblico, ovvero siano integrati a livello progettuale; d. siano realizzati in modo da consentire un’agevole manutenzione ai fini di prevenire il rischio di legionellosi. È fatto obbligo di integrare gli impianti di condizionamento agli elementi costruttivi degli edifici, prevedendo appositi cavedii per il passaggio dei canali in caso di impianto centralizzato, o nicchie per l’alloggiamento dei componenti esterni. Sono consentite soluzioni tecniche derogatorie del presente articolo previo parere della Commissione Paesaggistica o esperti in materia paesaggistica nominati dal Comune ai sensi della L.R. 59/95. Per quanto menzionato nei punti precedenti si rimanda alle Linee Guida Attuative del D.Lgs. 192/05, in particolare il D.P.R. 24 febbraio 2009 e le norme UNI TS 11300.

SEZIONE III - UTILIZZO DELLE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI ART. 140 FONTI RINNOVABILI PER LA COPERTURA DEL FABBISOGNO DI ACQUA CALDA SANITARIA Per gli edifici di nuova costruzione e per quelli soggetti a ristrutturazione con demolizione e ricostruzione totale è obbligatorio soddisfare almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria attraverso l’impiego di impianti solari termici, fatti salvi impedimenti di natura morfologica, urbanistica, fondiaria e di tutela paesaggistica. Negli edifici residenziali i fabbisogni energetici per la produzione dell’acqua calda ad usi sanitari assunti per il dimensionamento degli impianti solari termici devono essere ricavati dalla seguente “tabella A” in funzione della superficie utile dell’alloggio:

“Tabella A”

Superficie utile Fabbisogno specifico [mq] [Wh/ mq anno]

S < 50 mq 60

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50 ≤ S <120 mq 50

120 ≤ S < 200 mq 40

S ≥ 200 mq 35

Negli altri casi si assumono invece i valori in funzione del numero delle persone mediamente presenti riportati nella “tabella B”.

“Tabella B”

Fabbisogno specifico Tipologie [Wh/persona giorno]

Alberghi per servizi per ogni camera con bagno 2000

Alberghi per servizi per ogni camera con doccia 1500

Alberghi e pensioni con servizi comuni 1000

Collegi, luoghi di ricovero, case di pena, caserme e conventi 1000

Ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili con servizi comuni 1000

Ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili con servizi in ogni stanza 2000

Edifici per uffici e assimilabili, per attività commerciali e industriali 400

Edifici adibiti ad attività sportive con docce 1000

I collettori solari previsti dal comma 1 del presente articolo, devono essere installati su tetti piani, su falde e facciate esposte a Sud, Sud-est, Sud-ovest, Est e Ovest, fatte salve le disposizioni indicate dalle norme vigenti per immobili e zone sottoposte a vincoli. La relazione tecnica di dimensionamento dell’impianto solare e gli elaborati grafici (piante, prospetti, ecc.) che dimostrano le scelte progettuali riguardo l’installazione dei collettori stessi sono parte integrante della documentazione di progetto e devono essere depositati prima del rilascio del Permesso di Costruire o D.I.A.

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È possibile coprire la stessa percentuale di fabbisogno per l’acqua calda sanitaria con l’equivalente energetico prodotto anche da altre fonti rinnovabili diverse dal solare termico. Il contributo di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, si intende rispettato, qualora l’acqua calda sanitaria derivi da una rete di teleriscaldamento che sfrutti il calore di un impianto di cogenerazione oppure i reflui energetici di un processo produttivo non altrimenti utilizzabili.

ART. 141 FONTI RINNOVABILI PER LA COPERTURA DEL FABBISOGNO DI ENERGIA ELETTRICA Per gli edifici di nuova costruzione e per quelli soggetti a sostituzione edilizia è obbligatoria l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La potenza installata, non deve essere inferiore a 1kWp per ciascuna unità abitativa. La potenza installata non deve essere inferiore a 5 kWp per i fabbricati industriali, commerciali e di servizio, di estensione superficiale di almeno 100 metri quadrati (art. 5 L.R. n. 6/08). Per i titoli abilitativi relativi all’installazione di impianti per il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, si applica quanto previsto dall’articolo 19, comma 4, della legge regionale 28 dicembre 2007, n. 26 (Legge finanziaria regionale per l’esercizio 2008) e dal D.L. 30/05/2008, n. 115 art. 11 comma 3.

ART. 142 INTEGRAZIONE DEGLI IMPIANTI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI NEGLI EDIFICI È fortemente consigliato semi-integrare o integrare gli impianti solari termici e fotovoltaici agli elementi costruttivi degli edifici. Sono fatti salvi i limiti previsti da vincoli relativi a beni culturali, ambientali e paesaggistici nonché eventuali impedimenti tecnici adeguatamente documentati.

ART. 143 SISTEMI SOLARI PASSIVI Sia nelle nuove costruzioni che nell’esistente i sistemi passivi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare non sono computati ai fini volumetrici. Le serre, comunque di dimensioni non superiori al 15%, ai sensi dell’art. 12 comma 1 lettera c L.R. del Lazio 6/2008, della superficie utile dell’unità abitativa realizzata, possono essere applicate sui balconi o integrate nell’organismo edilizio, purché rispettino tutte le seguenti condizioni: a. siano approvate preventivamente dalla Commissione Edilizia e per il Paesaggio, ovvero dal responsabile dell’Area Tecnico-Urbanistica e dai tecnici esperti in materia ambientale nominati ai sensi della L.R. 59/95; b. dimostrino, attraverso calcoli energetici che il progettista dovrà allegare al

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progetto, la loro funzione di riduzione dei consumi energetici dell’edificio; c. i locali retrostanti mantengano il prescritto rapporto aerante previsto dal Regolamento Locale d’Igiene e dal presente Regolamento Edilizio Comunale; d. sia dotata di opportune schermature e/o dispositivi mobili o rimovibili, per evitare il surriscaldamento estivo; e. la struttura di chiusura deve essere completamente trasparente, fatto salvo l’ingombro della struttura di supporto.

SEZIONE IV - AZIONI PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ART. 144 INCENTIVI PER INTERVENTI DI BIOEDILIZIA Il Comune prevede la riduzione degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione, in misura crescente in relazione al livello di sostenibilità energetico-ambientale e comunque fino ad un massimo del 50%, oltre ad adottare, in riferimento agli edifici a maggiori prestazioni energetico-ambientali, altre forme di incentivazione. La riduzione degli oneri di urbanizzazione secondaria può essere cumulata ad eventuali altre riduzioni sui medesimi, previste dalla normativa vigente nei limiti del 100% degli oneri stessi. La riduzione è prevista nei seguenti casi: - l’isolamento termico (almeno il 20% in più rispetto ai minimi di legge); - il recupero di tradizioni costruttive; - ventilazione con recupero di calore; - produzione di energia da fonti rinnovabili di almeno il 60% (art. 135). Entro 90 giorni dall’entrata in vigore del presente R.E.C. sarà adottato apposito regolamento attuativo

ART. 145 RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE Negli edifici di nuova costruzione e in quelli soggetti a sostituzione edilizia e comunque per interventi di rifacimento degli impianti idrico sanitari è obbligatorio installare: a) cassette di scarico dei servizi igienici dotate di un dispositivo comandabile manualmente che consenta la regolazione, prima dello scarico, di almeno due diversi volumi di acqua: il primo compreso tra 6 e 12 litri e il secondo compreso tra 3 e 5 litri; b) dispositivi frangigetto e riduttori di flusso. Negli edifici esistenti il presente articolo si applica nel caso di rifacimento dell’impianto idrico-sanitario. Negli edifici pubblici è obbligatoria l’installazione di dispositivi di controllo a

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tempo, applicati ai singoli elementi erogatori.

ART. 146 RECUPERO ACQUE PIOVANE Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, negli edifici di nuova costruzione e in quelli soggetti a sostituzione edilizia, con una superficie destinata a verde pertinenziale e/o a cortile, è obbligatorio, fatte salve necessità specifiche connesse ad attività produttive con prescrizioni particolari e nelle fasce di rispetto dei pozzi, l’utilizzo delle acque meteoriche, raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei cortili, dei passaggi e per gli usi consentiti all'interno delle abitazioni. Le coperture dei tetti devono essere munite, tanto verso il suolo pubblico quanto verso il cortile interno e altri spazi scoperti, di canali di gronda impermeabili, atti a convogliare le acque meteoriche nei pluviali e nel sistema di raccolta per poter essere riutilizzate. Gli edifici di nuova costruzione e quelli soggetti a sostituzione edilizia, con una superficie destinata a verde pertinenziale e/o a cortile, devono dotarsi di una cisterna per la raccolta delle acque meteoriche di dimensioni non inferiori a 1 mc per ogni 30 mq di superficie lorda complessiva degli stessi. La cisterna deve essere dotata di un sistema di filtratura per l’acqua in entrata, di uno sfioratore sifonato collegato al pozzo perdente per gli scarichi su strada per smaltire l’eventuale acqua in eccesso e di un adeguato sistema di pompaggio per fornire l’acqua alla pressione necessaria agli usi suddetti. L’impianto idrico così formato non può essere collegato alla normale rete idrica e le sue bocchette devono essere dotate di dicitura “acqua non potabile”, secondo la normativa vigente. In tutti gli edifici di nuova costruzione si prescrive la realizzazione di una rete interna duale; il richiedente il titolo abilitativo per l’intervento di nuova costruzione o di ristrutturazione dell’impianto idrico è tenuto a presentare una relazione tecnica con indicazione dei servizi da alimentare con acqua non potabile e con la tipologia delle tubazioni che dovranno essere utilizzate (le reti acqua potabile - acqua non potabile saranno realizzate con materiali e colori significativamente diversi che non possano generare confusione). Si può prevedere l’utilizzo dell’acqua non potabile all’interno delle abitazioni per: a. alimentazione cassette igieniche; b. lavatrici; c. impianti di riscaldamento centralizzati; d. impianti di irrigazione giardini; e. sistemi di climatizzazione. Devono essere adottati tutti gli accorgimenti per escludere con assoluta certezza la possibilità di bere acqua di queste reti, anche da parte di bambini o anziani con ridotte capacità cognitive, ed in particolare i rubinetti di alimentazione di canne o tubazioni esterne dovranno essere chiusi in locali o in cassette con serratura; accanto ai rubinetti sarà saldamente posizionato un cartello ammonitore con

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simboli (per esempio un bicchiere d’acqua e un teschio) che possano essere compresi immediatamente. La realizzazione dell’impianto progettato è subordinata all’approvazione da parte dell’Ufficiale sanitario.

ART. 147 PORTATA E ALIMENTAZIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE ACQUA PER USO IDROSANITARIO Le reti di distribuzione dell’acqua calda e fredda dell’impianto idrosanitario devono essere opportunamente dimensionate al fine di soddisfare le richieste da parte degli utenti anche nei periodi di massima contemporaneità. In particolare la temperatura dell'acqua calda per uso igienico-sanitario, dovrà essere controllata al fine di contenere i consumi energetici, secondo le disposizioni normative in vigore. In tutte le destinazioni con presenza di impianti di alimentazione e distribuzione dell’acqua fredda e calda esclusi solo quelli di processo industriale e agricolo e negli impianti di produzione, distribuzione e ricircolo dell’acqua calda, per il calcolo della portata delle reti, si dovrà far riferimento a quanto previsto dalla norma UNI 918221 e, per quanto concerne la temperatura di esercizio dell’acqua calda per uso igienico-sanitario, dalla legge n. 10 del 9/1/1991 e relativi decreti di attuazione. Nel caso dell’alimentazione da acquedotto pubblico si dovranno rispettare le norme previste dall’Ente erogatore. Il raccordo tra la fonte di approvvigionamento e l’impianto idro-sanitario deve essere realizzato (anche nei casi di fornitura di acqua non potabile, per esempio da reti duali) in modo da evitare potenziali contaminazioni dell’acqua da parte di agenti esterni e da consentire la ispezionabilità di giunti, apparecchi e dispositivi: tra questi deve essere compresa un’apparecchiatura che eviti la possibilità del riflusso delle acque di approvvigionamento. Al fine di evitare contaminazioni delle acque potabili da parte delle acque reflue, le condotte di acqua potabile devono essere poste ad idonea distanza da fognoli, pozzetti o tubature di fognatura e almeno a 0,50 m al di sopra di queste ultime. Quando non sia possibile rispettare le condizioni di cui sopra, ed in caso di intersezioni, le tubature fognarie, oltre ad essere costruite in modo da evitare qualsiasi perdita, dovranno essere collocate per il tratto interessato in un cunicolo con fondo a pareti impermeabili e dotato di pozzetti di ispezione. Per quanto concerne le depurazione e trattamento delle acque reflue si fa in ogni caso riferimento al Testo Unico sulla qualità delle acque D. Lgs. 152/2006.

ART. 148 PORTATA DELLE RETI DI SCARICO E SMALTIMENTO DELLE ACQUE Le reti di scarico delle acque domestiche e fecali e delle acque di rifiuto industriale devono essere opportunamente dimensionate, ventilate ed ubicate al

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fine di garantire una buona evacuazione. Inoltre, le modalità di smaltimento devono essere tali da evitare contaminazioni del suolo, delle falde e delle acque superficiali nel rispetto delle prescrizioni vigenti in materia e garantire un benessere respiratorio e olfattivo o igienico-sanitario, dalla legge n. 10 del 9/1/1991 e relativi decreti attuativi. I livelli di prestazione, relativi alle portate di scarico degli apparecchi sanitari installati, sono indicati nella norma UNI 9183. In tutte le destinazione lo smaltimento delle acque reflue deve rispettare le prescrizioni tecniche e procedurali previste dalle norme vigenti in materia. Per le zone non servite da fognatura comunale, lo smaltimento delle acque reflue deve avvenire nel rispetto delle leggi vigenti per gli insediamenti urbani e produttivi. In tutti i casi dovrà essere realizzato un idoneo e facilmente accessibile pozzetto di ispezione e prelievo. Nelle zone indicate al comma 4, al fine di concorrere alla realizzazione di salvaguardia ambientale e risanamento delle acque, vengono favoriti tutti gli interventi edificatori che prevedono la realizzazione di sistemi di fitodepurazione delle acque reflue, attraverso appositi accordi di programma con gli enti interessati. Tali impianti non necessitano di manutenzione specializzata e consentono risparmi di energia elettrica fino a circa il 60% rispetto a un depuratore a fanghi attivi. Altri elementi a favore della fitodepurazione sono la creazione nel regolamento edilizio di un’area verde irrigua e di aspetto piacevole e la possibilità di riutilizzare l’acqua depurata, ricca di nutrienti, per giardini, ecc.. Per quanto concerne le depurazione e trattamento delle acque reflue si fa in ogni caso riferimento al Testo Unico sulla qualità delle acque D. Lgs. 152/2006.

ART. 149 IMPIANTI DI FITODEPURAZIONE Nelle zone sprovviste di pubblica fognatura è ammesso l’utilizzo di impianti a fitodepurazione come recapito finale dei liquami provenienti dal trattamento delle acque reflue. Le dimensioni dei letti assorbenti e della superficie piantumata devono essere tali da garantire sufficienti livelli di depurazione ed evitare la formazione di reflui effluenti. La vegetazione da piantumare deve essere costituita da arbusti o fiori con spiccate caratteristiche idrofile, quali ad esempio: Arbusti Fiori, Aucuba Japonica Auruncus Sylvester, Bambù, Prunus Laurocerasus, Astilbe, Calycantus Florindus Elymus Arenarius, Corpus Alba Felci, Corpus Florida Iris Pseudoacorus, Corpus Stolonifera Iris Kaempferi, Cotoneaster Salicifolia Lythrum Officinalis, Kalmia Latifoglia Nepeta Musini, Laurus, Cesarus Petasites Officinalis, Sambucus Nigra, Thuya Canadensis.

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ART. 150 QUALITÀ DELL’ARIA NEGLI SPAZI CONFINATI Le abitazioni devono essere progettate e realizzate in modo che le concentrazioni di sostanze inquinanti e di vapore acqueo non possano costituire rischio per il benessere e la salute delle persone ovvero per la buona conservazione delle cose e degli elementi costituitivi delle abitazioni medesime e che le condizioni di purezza e di salubrità dell’aria siano tecnicamente le migliori possibili. Negli ambienti riservati all’abitazione devono essere impediti l’immissione ed il riflusso dell’aria e degli inquinanti espulsi e, per quanto possibile, la diffusione di esalazioni e di sostanze inquinanti dalle stesse prodotte. A tale scopo è suggerito l’utilizzo di materiali naturali e finiture bio – ecocompatibili che richiedano un basso consumo di energia ed un contenuto impatto ambientale nel loro intero ciclo di vita.

ART. 151 INQUINAMENTO DA GAS RADON Ai fini della riduzione degli effetti dell’emissione del Radon, in tutti gli edifici di nuova costruzione e quelli soggetti a ristrutturazione è obbligatorio garantire una ventilazione costante su ogni lato del fabbricato del piano più basso. Tali locali interrati o seminterrati, inoltre, dovranno impedire l’eventuale passaggio del gas agli ambienti soprastanti dello stesso edificio.

ART. 152 ALBERATURE ED ESSENZE L’uso delle alberature assume un’importanza rilevante in un’ottica di miglioramento della qualità ambientale. In particolare è consigliata la messa a dimora di opportune essenze: A. Per la protezione dai venti invernali: le alberature riducono l’azione del vento proteggendo i fronti esposti all’azione dei venti invernali. Le essenze da preferire saranno sempreverdi a trama fitta come ad esempio le mediterranee quercus ilex, cupressus sempervirens. B. In prossimità di serre solari o facciate esposte a nord è opportuno mettere a dimora alberature di tipo deciduo, onde consentire la radiazione solare invernale per la protezione dai raggi solari in estate: le alberature non dovranno, però, impedire la ventilazione naturale estiva. C. Schermare i flussi d’aria provenienti da fonti inquinanti con fasce vegetali arboree capaci di limitarne l’azione: in questo caso occorre tenere in considerazione il tipo di essenza in relazione al contesto naturale in cui dovranno essere inserite. Le nuove strade all’interno del centro urbano in cui la velocità ammissibile per gli autoveicoli è ridotta, i parcheggi nelle aree urbane, gli spazi aperti in genere (piazze, piste ciclabili, ecc.) dovranno sempre prevedere fasce alberate. In caso di nuove costruzioni, sostituzioni edilizie, ampliamenti e ristrutturazioni totali si dovrà obbligatoriamente provvedere alla piantumazione di nuove essenze

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arboree di specie compatibile con la zona e le preesistenze in ragione di una nuova pianta ogni 15 mc o frazione. Il progetto dovrà indicare il posizionamento delle nuove alberature, oltre alle preesistenze. Le alberature dovranno essere posizionate in sito entro il termine di validità del permesso ottenuto, ed il rilascio dell’agibilità è subordinato alla verifica dell’adempimento. Qualora non fosse possibile piantumare le alberature nel sito, le stesse saranno posizionate in siti alternativi indicati dall’Amministrazione Comunale.

ART. 153 SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO VEGETALE Su tutto il territorio comunale devono essere rigorosamente conservati: – gli arbusti che per rarità della specie, o comunque per morfologia e vetustà, risultino di particolare pregio; – gli alberi aventi circonferenza del fusto, misurata a cm 100 di altezza dal colletto, superiore a cm 60 per le specie di prima e seconda grandezza e superiore a cm 35 per le specie di terza grandezza; Classe di grandezza altezza delle piante a maturità a) 1° grandezza >18 m b) 2° grandezza 12-18 m c) 3° grandezza <12 m – le piante con più fusti se almeno uno di essi raggiunge la circonferenza di cm 30. Gli abbattimenti, le potature, le sostituzioni di alberi e gli altri interventi inerenti il verde pubblico e privato seguono le norme vigenti disciplinate sia dal Comune che dal Corpo Forestale dello Stato. Per quanto riguarda le distanze da osservare dai confini, dalle strade e dai fabbricati, si rimanda a quanto disciplinato dal Codice Civile.

ART. 154 RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO A BASSA FREQUENZA Nelle strutture condominiali è obbligatoria la messa in opera di impianto centralizzato per le antenne e le parabole, ai sensi del D.M. delle Comunicazioni del 11 novembre 2005. A tale impianto sarà vincolato ad allacciarsi indistintamente ogni condomino. Negli edifici di nuova costruzione o oggetto di ristrutturazione totale o impiantistica si consiglia di realizzare l’impianto elettrico in modo da ridurre i campi elettrici a bassa frequenza. Per ottenere tale risultato si potranno prevedere: a. schermature delle linee elettriche in tutti i locali primari delle abitazioni (vedi

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art. 74); b. struttura “a stella” dell’impianto elettrico; c. disposizione dei quadri elettrici in locali diversi da quelli primari. È consigliabile inoltre dotare l’abitazione: a. di un impianto elettrico a bassa tensione (tipo domotica); b. di disgiuntori (bioswitch) per l’eliminazione dei campi elettromagnetici di notte.

ART. 155 RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO AD ALTA FREQUENZA (HLF 100KHZ-3G HZ) I campi elettromagnetici di questo tipo sono dovuti alla presenza di impianti di trasmissione per le tele- radiocomunicazioni (antenne TV, radiofoniche, per la telefonia cellulare). Le distanze da osservare obbligatoriamente da tali antenne dovrà garantire livelli di esposizione nelle unità abitative inferiori a quelle previste dagli standard di sicurezza (L. 36/2001 e ss. mm. ed ii.). L’installazione dei nuovi impianti radio base per TV, radio e telefonia cellulare è soggetta alle normative specifiche vigenti […].

CAPO XVIII - SCHEDE TECNICO - LEGISLATIVE DI SINTESI

SCHEDA “A” - PRE STAZIONI DELL’INVOLUCRO E DILIZI O

OPERAZIONE FINALITA’ / SCOPO INTERVENTO

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Art.108 Privilegiare il rapporto tra l’edificio e l’ambiente Obbligatorio per edifici Analisi del sito – aspetti allo scopo di migliorare il microclima interno, nuovi. sfruttando le risorse energetiche rinnovabili, ambientali in particolare la radiazione solare.

Art.110 Determinare il massimo di apporti energetici Consigliato per edifici Orientamento e forma solari ad un edificio, con l'orientamento più nuovi. dell'edificio vantaggioso.

Art.111 Adottare, nella progettazione degli edifici, Protezione dal sole strategie per ridurre gli effetti indesiderati Obbligatorio per nuovi naturale della radiazione edifici. solare nei mesi estivi.

Art.112 Interventi sull’involucro edilizio per ridurre le Obbligatorio per edifici nuovi Isolamento termico degli dispersioni di calore nella stagione invernale e e per ampliamenti e con esse le entrate di calore in quella estiva, edifici nuovi e ristrutturati ristrutturazioni. nel rispetto dei valori massimi di trasmittanza.

Art.113 Obbligatorio per rifacimento Interventi sull’involucro edilizio esistente per la Isolamento termico degli coperture. riduzione delle dispersioni di calore nella Consigliato per rifacimento edifici esistenti stagione invernale e con esse le entrate di di finiture interne/esterne Meccanica controllata calore in quella estiva, nel rispetto dei valori (isolamento a cappotto) massimi di trasmittanza.

Art.114 Definire i requisiti termici minimi per le superfici Obbligatorio per edifici nuovi Prestazione dei serramenti. trasparenti dell’involucro, e per quelli esistenti nel definendo valori di trasmittanza limite. caso di sostituzione dei serramenti.

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Diminuire il fabbisogno energetico nel settore Obbligatorio per edifici nuovi Art.115 residenziale attraverso il calcolo dei valori limite e per interventi di Fabbisogno energetico per la di fabbisogno annuo di energia primaria, ristrutturazione e climatizzazione invernale. relativi alla ampliamento. climatizzazione invernale.

Art.116 In conformità al protocollo regionale, Materiali eco-sostenibili e prevedere l'uso di materiali da costruzione, Consigliato per le nuove costruzioni e ristrutturazioni criteri di selezione componenti per l'edilizia ecc... che siano di tipo ecocompatibile e di provenienza locale.

Art.117 Obbligatorio per edifici Recupero delle Preservare l'identità storico/culturale del di valore tradizioni costruttive bio- patrimonio edilizio e architettonico. storico/architettonico e per sostenibili l'edilizia tradizionale locale e/o rurale.

Art.118 Obbligatorio per edifici Definire il miglioramento delle prestazioni Certificazione energetica nuovi, per interventi di energetiche (attestato di qualificazione ristrutturazione e di dell’unità immobiliare, dell’edificio o degli energetica) ampliamento e impianti. per il trasferimento e la locazione a titolo oneroso di interi immobili o di singole unità immobiliari.

Certificare la sostenibilità degli interventi di Art.119 Consigliato per le nuove bioedilizia in un edificio realizzato, con Certificazione di sostenibilità costruzioni e ristrutturazioni l'identificazione di tale certificazione, degli interventi di bioedilizia Obbligatorio per gli edifici attraverso l'affissione esterna al fabbricato di (targhe) pubblici. una targa.

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SCHEDA “B” - PRES TAZIONI DELL’INV OLUCRO E DILIZIO

OPERAZIONE FINALITA’ / SCOPO INTERVENTO

Art.120 Migliorare il comfort acustico dell’edificio. È Obbligatorio per edifici nuovi Isolamento acustico. possibile inoltre introdurre soluzioni e per interventi di migliorative anche per quanto riguarda i ristrutturazione e rumori da calpestio e da impianti. ampliamento.

Ridurre gli effetti ambientali in estate Consigliato per edifici nuovi. Art.121 dovuti all’insolazione sulla superficie Tetti verdi. orizzontale. Per lo sfruttamento di questa tecnologia deve essere comunque garantito l’accesso per la manutenzione.

Art.122 Promuovere l’attenzione per la Illuminazione naturale. progettazione dell’involucro, che consideri Consigliato l’illuminazione naturale come risorsa.

Art.123 Progettare l’edificio adottando semplici ma Obbligatorio per edifici nuovi. Ventilazione naturale. efficaci strategie, che consentano di garantire una ventilazione naturale diretta per tutti i locali di abitazione permanente.

Art.124 Consigliato per gli edifici Garantire un’efficace ventilazione degli residenziali. Ventilazione meccanica ambienti attraverso l’installazione di sistemi Obbligatorio per edifici controllata. di ventilazione meccanica controllata, che scolastici e del terziario. garantiscano ideali valori di ricambio d’aria.

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SCHEDA “C” – EFFI CIENZA E NERGETIC A DEGLI IMPIA NTI

OPERAZIONE FINALITA’ / SCOPO INTERVENTO

Art.125 Sostituire o installare ex-novo l’impianto Obbligatorio per edifici Sistemi di produzione calore di riscaldamento o il solo generatore di nuovi e in caso di ad alto rendimento calore con tecnologie efficienti. sostituzione anche parziale di impianto di riscaldamento.

Art.126 Installare generatori di calore centralizzati Obbligatorio per le nuove Impianti centralizzati di ad alto rendimento in edifici con più unità costruzioni e le produzione calore. abitative, con previsione di un manutenzioni straordinarie sistema di gestione e contabilizzazione individuale dei consumi.

Art.127 Ridurre i consumi energetici per il Obbligatorio per le nuove Regolazione locale della riscaldamento, evitando inutili costruzioni e le temperatura dell’aria. surriscaldamenti dei locali e consentendo di sfruttare gli apporti manutenzioni straordinarie termici gratuiti (radiazione solare, presenza di persone o apparecchiature, ecc.).

Art.128 Utilizzo di sistemi a bassa temperatura Sistemi a bassa (ad esempio, pannelli radianti integrati Consigliato nei pavimenti, nelle pareti o nelle solette temperatura. dei locali da climatizzare).

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SCHEDA “D” – EFFI CIENZA E NERGETIC A DEGLI IMPIA NTI

OPERAZIONE FINALITA’ / SCOPO INTERVENTO

Installazione di sistemi di contabilizzazione del calore individuale nel caso di impianti di Art. 129 riscaldamento centralizzati per consentire Contabilizzazione Consigliato energetica. una regolazione autonoma indipendente e una contabilizzazione individuale dei consumi di energia termica.

Installare dispositivi per la riduzione dei Obbligatorio per edifici Art.130 consumi elettrici (interruttori a tempo, terziario e uffici pubblici, Efficienza degli impianti sensori di presenza, controlli azionati da per il residenziale solo parti elettrici sensori di presenza, sensori di illuminazione comuni. naturale, ecc.). Consigliato per edifici esistenti.

Art.131 Adeguare gli impianti di illuminazione esterni Obbligatorio per aree Inquinamento luminoso. ai dispositivi legislativi vigenti, finalizzati a esterne, per edifici nuovi ridurre i consumi energetici e l’inquinamento e per interventi di luminoso verso la volta celeste. rifacimento impiantistico.

Art.132 Uso limitato di impianti di climatizzazione Obbligatorio Impianti di climatizzazione estiva per i nuovi edifici. estiva

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SCHEDA “E” – UTILIZZO DELLE FO NTI ENERGETICHE RI NNOVAB ILI

OPERAZIONE FINALITA’ / SCOPO INTERVENTO

Art.133 Installare impianti solari termici in Obbligatorio per edifici Fonti rinnovabili per la integrazione con l’edificio, dimensionati per nuovi e per gli interventi di copertura del fabbisogno di coprire non meno del 50% del fabbisogno demolizione e ricostruzione. energetico annuo di acqua calda sanitaria acqua calda sanitaria (salvo vincoli ambientali, culturali e

paesaggistici).

Art.134 Obbligatorio nei nuovi Fonti rinnovabili per la Installare impianti per la produzione di edifici e per gli interventi di copertura del fabbisogno di energia elettrica da fonti rinnovabili. demolizione e ricostruzione energia elettrica

Art.135 Favorire l'integrazione degli impianti da Consigliato. Integrazione degli impianti fonti rinnovabili ( fatti salvo vincoli solari termici e fotovoltaici ambientali, culturali e paesaggistici).

Art.136 Installare sistemi solari passivi, come le serre Obbligatorio per edifici Sistemi solari passivi bioclimatiche, i sistemi a guadagno diretto, nuovi e per dli interventi indiretto e isolato. di demolizione e di

ricostruzione

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SCHEDA “F” – AZIO NI PER LA SOSTEN IBILITÀ AMBIENTALE

OPERAZIONE FINALITA’/SCOPO INTERVENTO

Art.137 Prevedere interventi edilizi con l'aiuto di Incentivi per interventi di bioincentediliziaivi o sconti sugli oneri di urbanizzazione, predisposti da regione, Consigliato provincie e comuni.

Art.138 Obbligatorio per edifici nuovi Riduzione del consumo di Installare impianti che prevedano l'uso di e per gli interventi di acqua potabile sistemi per la regolazione del flusso di acqua. demolizione e ricostruzione e per il rifacimento di impianti esistenti.

Art.139 Favorire la riduzione del consumo di acqua Obbligatorio per edifici nuovi Recupero acque piovane potabile attraverso l'istallazione di cisterne e sotterranee per l'accumulo di acqua per gli interventi di meteorica. demolizione e ricostruzione

Art.140 Obbligatorio per edifici nuovi Portata e alimentaz. delle Installare impianti idrosanitari e per gli interventi di adeguatamente dimensionati per contenere i reti di distrib. acqua per uso demolizione e ricostruzione e consumi energetici. idrosanitario per il rifacimento di impianti esistenti.

Art.141 Obbligatorio per edifici nuovi Portata delle reti di scarico e Installare impianti di scarico delle acque e per gli interventi di smaltimento delle acque domestiche e fecali opportunamente demolizione e ricostruzione e dimensionamenti per il rifacimento di impianti esistenti.

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Prevedere la fitodepurazione, come recapito Consigliato per edifici nuovi, Art.142 finale dei liquami provenienti dal trattamento per gli interventi di Impianti di Fitodepurazione delle acque reflue nelle zone sprovviste di ristrutturazione e per quelli di pubblica fognatura e ove si vuole attuare un demolizione e ricostruzione. sistema naturale di trattamento delle acque reflue.

Art.143 Adottare soluzioni che favoriscano un Consigliato per edifici nuovi e Qualità dell'aria negli spazi ambiente interno salubre e privo di sostanze per gli interventi di confinati inquinanti. demolizione e ricostruzione.

Art.144 Ai fini della riduzione degli effetti Obbligatorio per edifici nuovi Inquinamento da gas Radon dell’emissione del e Radon. per gli interventi di demolizione e ricostruzione.

Art.145 Prevedere un miglioramento della qualità Alberature ed essenze ambientale nei centri urbani e negli spazi Consigliato aperti in genere.

Art.146 Conservare gli arbusti che per rarità della Obbligatorio Salvaguardia del patrimonio specie, per morfologia e per vetustà risultino vegetale di particolare pregio.

Art.147 Obbligatorio per edifici nuovi Riduzione dell'inquinamento Ridurre i livelli di esposizione ai campi elettrici e per gli interventi di elettromagnetico a bassa a bassa frequenza (Elf , 50Hz). demolizione e ricostruzione e per il rifacimento frequenza di impianti esistenti.

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Art.148 Garantire bassi livelli di esposizione ai campi Obbligatorio per edifici nuovi Riduzione dell'inquinamento elettrici ad alta frequenza (HLF 100KHz – e per gli interventi di elettromagnetico ad alta 3GHZ), dovuti ad impianti di tele- demolizione e ricostruzione e radiocomunicazione. frequenza per il rifacimento di impianti esistenti.

CAPO XIX - NORME PARTICOLARI PER IL CENTRO STORICO ART. 156 INDICAZIONI GENERALI Nel corso dell’ultimo secolo le trasformazioni economiche e sociali hanno comportato una trasformazione delle abitazioni anche nei centri storici, soprattutto per dotarle di servizi spesso insufficienti o mancanti, attuati con l’introduzione di elementi inidonei per forme, dimensioni e materiali, che invece di rifarsi alla tradizione muraria locale fanno riferimento alla più banale edilizia residenziale del Novecento. Riguardano in particolare molti elementi connotanti la facciata, quali i corpi scala esterni, spesso integrati da ballatoi che interessano la definizione del piede dell’edificio, le canne fumarie e i loro accessori addossati al filo di facciata e da questo sporgenti, le tettoie o le sporgenze del tetto, sia di falda che di gronda che ne alterano i profili volumetrici, ma riguardano soprattutto sia i balconi e le superfetazioni di corpi estranei al tessuto edilizio che si presentino sulle facciate sotto forma di blocchi a sbalzo contenenti i servizi igienici delle abitazioni, sia l’insieme dei due casi precedenti, ovvero la superfetazione di balconi contenenti il servizio igienico accessibile dagli stessi. In linea generale, tutti gli interventi, compresa la manutenzione ordinaria e straordinaria, riguardanti le facciate del Centro Storico ed in particolare della “zona A” di P.R.G. dovranno essere di tipo conservativo o di ripristino delle condizioni preesistenti. Ciò vuol dire che in quest’area non sono ammessi interventi di tipo trasformativo se non ampiamente giustificati dall’assenza di riferimenti tipologici preesistenti e, nel caso, questi dovranno comunque essere compatibili con le caratteristiche tipologiche dell’area. In ogni caso, qualsiasi intervento dovrà essere corredato, oltre ai documenti di rito, da elaborati grafici in scale adeguate.

ART. 157 COLORITURA DELLE FACCIATE

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La tinteggiatura, è uno degli elementi essenziali per definire e datare un edificio, per questo scopo, si dovrà cercare il più possibile di mantenere eventuali tinteggiature originali (ricerca, foto, ecc.) ed eventualmente prescrivere l’esecuzione di tinteggiature con tecniche tradizionali e nelle tonalità più ricorrenti dal grigio all’ocra, al rosa pallido, cercando di uniformare il tutto con l’ambiente circostante, in attesa della predisposizione e approvazione del piano del colore. È vietata la tinteggiatura parziale dell’edificio anche nel caso in cui al piano terra ci sia un esercizio commerciale. Prima di eseguire i lavori di coloritura delle facciate è necessario predisporre alcune campionature e chiedere il sopralluogo per la scelta del colore all’Ufficio Tecnico Comunale, che dovrà avvenire entro 10 (dieci) giorni dalla richiesta, e che dovrà redigere il relativo verbale.

ART. 158 TRATTAMENTO DI CORNICI GEOMETRICHE O MODANATE – STUCCHI IN RILIEVO Dove presenti, le cornici semplici o modanate, le lesene, gli stemmi in rilievo e quant’altro facente parte del trattamento a rilievo delle facciate, non potranno in nessun caso essere cancellate. I proprietari, dovranno mantenere efficienti tali elementi con accurata manutenzione a protezione della pubblica incolumità e, nel caso, provvedere al loro restauro o consolidamento, seguendo le procedure di cui all’art. 150 del presente regolamento. Negli interventi si dovrà tenere conto in maniera precisa sia della forma geometrica sia dello spessore degli elementi e il materiale utilizzato dovrà essere dello stesso tipo del quale è composto l’elemento originario.

ART. 159 FORMA E MANTO DI COPERTURA La forma della copertura non potrà essere cambiata rispetto a quella della tipologia storica. Nel caso di ripristino successivo a demolizione, si dovrà allegare all’istanza una sintetica giustificazione grafica e scritta sulla giustezza dell'intervento dal punto di vista tipologico e storico. In linea di massima, tutte le coperture del Centro Storico dovranno essere a tetto. Dove presenti, in gronda, dovranno essere mantenute le “linde” allo stesso modo come per le cornici modanate. Il manto di copertura, dovrà essere eseguito sempre e comunque utilizzando gli stessi elementi già presenti o sostituirli soltanto in caso di necessità con altri della stessa forma e dimensione, collocando questi in posizione meno visibile rispetto a quelli originali (ad esempio nello strato inferiore).

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Non si potrà prescindere dalla utilizzazione di coppi disposti a dritto e rovescio o, dove preesistenti, soprastanti a tegole piane o embrici.

ART. 160 I BALCONI, LE PENSILINE, LE TETTOIE A SBALZO Il balcone si colloca nell’architettura tradizionale come isolato elemento di qualificazione formale delle facciate, posto generalmente sopra il portale di ingresso o a valorizzare situazioni particolari di affaccio, caratterizzato da dimensioni tradizionalmente molto contenute. Negli ambiti di intervento si constata la presenza di numerosissimi balconcini di varia natura sia estetica che tecnico – dimensionale, e di pensiline o tettoie di protezione agli accessi delle fabbriche non compatibili né riconducibili alle caratteristiche architettoniche del contesto urbano storico. In generale l’intervento di recupero sarà finalizzato a conseguire una nuova conformazione degli elementi architettonici più consona ai caratteri dell’edificio e, nei casi di particolare rilevanza, al ripristino della conformazione originaria. I balconi potranno essere realizzati con mensole di sostegno in ferro, oppure in pietra o in stucco in analogia al resto dell’edificio, sostituendo eventualmente le ringhiere incongruenti con altre in ferro battuto a canne verticali tonde o quadre. Le pensiline, le tettoie e gli sporti di protezione agli ingressi, spesso ingoffano i portoni e la facciata, ma tuttavia assolvono ad una funzione di protezione importante. Per soddisfare tale funzione questi vanno sostituiti ovvero realizzati con materiali leggeri come legno o ferro battuto e dal design compatibile con le caratteristiche tipologiche dell’area.

ART. 161 BAGNI PENSILI O ALTRI VOLUMI A QUESTI ASSIMILABILI Il volume deve essere reso coerente, anche dal punto di vista strutturale, con il linguaggio edilizio tradizionale, mediante sostegni a mensola in ferro o in pietra. In questo secondo caso le pietre possono essere raccordate tra loro con una struttura voltata. Tutto questo solo quando il volume non riesca ad integrarsi del tutto con il volume sottostante, quando cioè manchi la continuità con la copertura o con il piede dell’edificio, oppure in situazioni d’angolo quando manchi l’allineamento con la facciata laterale.

ART. 162 DISCENDENTI E CANALA La raccolta e disposizione delle acque meteoriche, dovrà essere eseguita secondo il sistema tradizionale con elementi in lamiera di forma circolare, di rame, zincata o verniciata nei colori prescritti dall’Amministrazione Comunale preventivamente richiesti che giudicherà in funzione del tipo di finitura del prospetto. Vanno sostituiti tutti gli elementi in materiale inidoneo, quale il PVC e quelli

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ammalorati. In ordine al disegno della facciata possono essere considerate eventuali modifiche di posizionamento degli scarichi delle gronde e di aggancio con i discendenti. I terminali dei pluviali a terra possono anche essere realizzati in ghisa. Dove per particolare tipologia costruttiva non fossero presenti discendenti e canala, perché sostituiti da coppi e embrici posti in oggetto, l’eventuale loro introduzione dovrà essere oggetto di specifica richiesta, con l’allegato disegno della facciata in scala 1:50 e particolari esecutivi in scala non inferiore di 1:10.

ART. 163 TORRETTE DI CAMINI – CANNE FUMARIE In copertura non potranno essere presenti elementi avulsi dal contesto tipologico. Le canne fumarie esterne, in tutti i casi in cui sia possibile e ove non pregiudichi la solidità della struttura muraria, debbono essere rimosse e ripristinate nello spessore della muratura, non devono interessare i prospetti sulle strade pubbliche principali o sui prospetti principali. Di norma le canne fumarie esterne devono distare almeno 75 cm dalle finestre dei vani abitabili. In subordine a questa soluzione, e in situazioni da valutare caso per caso, si possono mantenere esterne, realizzate in muratura e con la sporgenza sostenuta da mensole di pietra o di mattone, come era tradizionale non solo per le canne ma anche per la sporgenza dei camini. Nei casi in cui sia inevitabile conservarle esterne in aderenza alla facciata si suggerisce per questi oggetti una finitura dell’intonaco di grana leggermente meno fine di quella di facciata, accompagnata da una coloritura leggermente sotto tono rispetto sempre a quella di facciata. È ovviamente ammessa la presenza di torrette di camini le quali dovranno avere dimensioni minime ed essere tipologicamente legate alla tradizione locale e quindi in armonia costruttiva con l'edificio nella sua interezza.

ART. 164 FILI O TUBI CONDUTTORI DI IMPIANTI Sulle facciate non possono essere introdotti a vista fili, tubi o quant’altro. Nel caso di necessità dovranno trovare collocazione all'interno delle murature escludendo prioritariamente tagli in facciata, salvo in caso di assoluta impossibilità. In quest’ultima circostanza la facciata dovrà essere ripristinata in tutta la sua unitarietà estetica. È ammesso l’inserimento della linea per le scariche atmosferiche, se necessaria, ma opportunamente occultata seguendo la geometria costruttiva del prospetto.

ART. 165 SOGLIE E IMBOTTI DI PORTE E FINESTRE

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Le soglie dovranno essere mantenute o ripristinate nel materiale, nelle dimensioni e nella forma storica preesistente. Dove assenti e nel caso sia impossibile ogni riferimento storico - tipologico, all'istanza dovrà essere allegato grafico del prospetto in scala 1:50 e particolari costruttivi in scala 1:10. In linea di massima si impone uno spessore minimo di cm.4 e il materiale dovrà essere di tipo lapideo a crudo. È vietato l’inserimento di "imbotti" di qualsiasi materiale, considerando questo elemento costruttivo avulso dalla tipologia storica. Nel caso fosse dimostrata la presenza di questo elemento, dovrà essere ricostruito nel rispetto della forma, delle dimensioni e del materiale preesistente.

ART. 166 INFISSI DI PORTE E FINESTRE Fermo restando l’obbligo di conservare, ove possibile, gli infissi originali opportunamente restaurati, anche con la sostituzione di parti parzialmente o totalmente fatiscenti, gli infissi nuovi dovranno essere in legno (quercia, castagno o di eguale caratteristiche), mantenendo, possibilmente, la partitura originaria della battentatura, verniciati a legno o con pittura opaca con colori che tengano conto del colore dominante del prospetto oggetto d’intervento e nel rispetto del principio dell’unità cromatica degli infissi appartenenti allo stesso affaccio su Via o Piazza. Anche la ferramenta dovrà essere mantenuta nella forma, nella tipologia e nel colore di quella esistente o ad essa uniformata, nel casi di restauro o sostituzione giustificata. Si può derogare, esclusivamente per i portoni d’ingresso, l’uso del trattamento finale con vernice trasparente; in questo caso si dovrà tenere cura nella scelta dell’essenza, che dovrà essere in legno di castagno nazionale. È vietata la messa in opera di infissi esterni che non rispondano ai requisiti tecnici costruttivi tradizionali e di qualità di cui sopra. Sono vietati avvolgibili (tapparelle) sia in legno che plastica di qualsiasi forma e colore. Eventuali deroghe per l’utilizzo di materiali similari sono soggette alla preventiva approvazione dell’ufficio tecnico comunale. In ogni caso il montaggio o il restauro di infissi di porte e finestre, dovrà essere preceduto istanza indirizzata al Sindaco con allegati elaborati grafici dei prospetti e dei particolari costruttivi in scala adeguata.

ART. 167 RINGHIERE E OPERE IN FERRO Le ringhiere e in generale le opere in ferro di balconi e finestre, dovranno essere mantenute in ogni parte nella tipologia esistente.

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Dove ciò non è possibile, si dovrà tenere cura del disegno che dovrà essere della massima semplicità e della scelta delle tinte che dovranno essere dello stesso tipo e colore usate per gli infissi esterni. Nel caso di elementi in ferro battuto è consentito l’uso di vernici antichizzate (grafite, antracite ecc.). È vietato l’uso di materiale diverso dal ferro quale: alluminio di qualsiasi tipo, plastica (P.V.C.) e legno.

CAPO XX - DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI ART. 168 ADEGUAMENTO AL REGOLAMENTO DELLE COSTRUZIONI PREESISTENTI Gli immobili che alla data di adozione del presente regolamento siano in contrasto con le sue disposizioni potranno subire trasformazioni soltanto per adeguarvisi. Il Sindaco, per motivi di pubblico interesse, potrà, ordinare la demolizione di costruzioni e la rimozione di strutture occupanti o restringenti le sedi stradali ed eseguire a termine delle norme che vigevano all’epoca della loro costruzione salvo il pagamento dell’indennità spettante ai proprietari. La rimozione delle strutture sporgenti sul suolo pubblico quali gradini, sedili esterni, paracarri, latrine, grondaie, tettoie, pensiline, sopra passi, imposte di porte e di finestre aperte all’esterno, ecc., deve essere prescritta, ove non sia assolutamente urgente ed indifferibile in occasione di notevoli restauri e trasformazioni degli edifici o delle parti in questione.

ART. 169 DISPOSIZIONI TRANSITORIE I lavori di qualsiasi genere ancora non iniziati alla data di entrata in vigore del presente regolamento edilizio, sono soggetti alle disposizioni in esso dettate. I lavori già iniziati in base alle autorizzazioni precedentemente ottenute, potranno essere ultimati, entro limiti consentiti dalle leggi vigenti, ma dovranno uniformarsi alle norme vigenti in quanto applicabili. Per quanto non espressamente indicato nel presente regolamento, si fa esplicito riferimento alle N.T.A. di P.R.G. e alle Leggi nazionali e vigenti in materia, che il presente regolamento integra e sostituisce.

ART. 170 SANZIONI 1. Alle violazioni delle norme del Regolamento Edilizio Comunale, si applicano, a seconda dei casi, le sanzioni amministrative, le sanzioni civili e fiscali, nonché le sanzioni penali previste dalla vigente legislazione urbanistica ed edilizia.

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2. Le violazioni a disposizioni del presente Regolamento nonché a prescrizioni contenute nel permesso di costruire che non concretizzino fattispecie rilevanti ai fini penali, né perseguibili ai sensi delle leggi in materia urbanistica ed edilizia, sono comunque da ritenersi assoggettabili alle sanzioni amministrative di cui alla L.689/81 (come integrata e modificata dalla L.507/99) le quali saranno irrogate ai sensi del D.Lgs n.267/00 art.7 bis integrato dalla legge n.3/2003 art.16, con riferimento ai diversi tipi di violazione delle norme.

ART. 171 ENTRATA IN VIGORE 1. Il Regolamento Edilizio si applica a seguito di avvenuta pubblicazione per 15 giorni all'Albo Pretorio. 2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento sono abrogate tutte le disposizioni regolamentari emanate dal Comune che contrastino o risultino incompatibili con le norme in esso contenute.

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