COMUNE DI PROVINCIA DEL MEDIO CAMPIDANO

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA CENTRALE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA MEDIANTE LO SFRUTTAMENTO DEL VENTO

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE RELAZIONE

Redattore Dott. Ing. Alessandro Porru

Agg. Aprile 2011 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Sommario 1 PREMESSA...... 3 1.1 Localizzazione del progetto ...... 3 1.2 Ambito territoriale e sistema ambientale interessato ...... 4 1.3 Definizione del momento zero ...... 5 1.3.1 Sistema ambientale ...... 5 1.2.2 Sistema socio - economico ...... 19 1.2 Opzione zero - Possibili alternative localizzative e scelte tecnologiche- Analisi costi-benefici .30 1.2.1 Opere di connessione alla RTN ...... 31 1.3 Collegamenti infrastrutturali ...... 32 2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 33 2.1 Origini, prassi e norme internazionali...... 33 2.2 Normativa europea ...... 34 2.3 Normativa nazionale ...... 36 2.4 Normativa regionale ...... 39 2.5 Fattibilità giuridico-amministrativa ...... 40 3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 43 3.1 Criteri di scelta del tracciato dell’elettrodotto ...... 45 4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE...... 46 4.1 Note metodologiche ...... 46 4.1 Atmosfera ...... 51 4.2 Ambiente idrico ...... 52 4.3 Suolo e sottosuolo ...... 52 4.4 Vegetazione, flora e fauna, ecosistemi ...... 53 4.6 Salute pubblica ...... 56 4.7 Rumore e vibrazioni ...... 57 4.8 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti ...... 58 4.9 Paesaggio ...... 59 4.10 Conclusioni ...... 60 4.11 Misure di mitigazione e monitoraggio ...... 60 4.12 Sintesi dei risultati ...... 61 5 ALLEGATI ...... 61 6 BIBLIOGRAFIA ...... 62

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7 CONSULENZE ...... 62

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1 PREMESSA

In ottemperanza al disposto di cui alla deliberazione della giunta regionale della Sardegna n. 24/23 del 23.4.2008 si è redatta la presente relazione che costituisce l'elaborato descrittivo dello studio di impatto ambientale SIA relativo alla realizzazione di una centrale per la produzione di energia elettrica da fonte eolica nell'agro del comune di San Gavino Monreale (VS). Lo studio d’impatto ambientale è stato predisposto secondo le indicazioni dell’allegato A2 alla suddetta deliberazione e pertanto risulta così articolato: - Premessa; - Quadro Programmatico; - Quadro di riferimento progettuale; - Quadro di riferimento ambientale; - Stima finale degli impatti non eliminabili e loro mitigazioni e compensazioni; - Sintesi per il pubblico non tecnico redatta secondo le indicazioni dell'allegato A4 della deliberazione della giunta regionale della Sardegna n. 24/23 del 23.4.2008. Il SIA è inoltre corredato da: - Elaborati grafici/cartografici esplicativi; - Bibliografia e fonti di riferimento; - Indicazione della legislazione vigente e della regolamentazione di settore concernente la realizzazione ed esercizio dell’opera; - Esposizione sintetica dei criteri e modalità di raccolta, selezione ed elaborazione dei dati e delle informazioni utilizzati per la redazione dello SIA; - Piano di monitoraggio delle componenti ambientali; - Documentazione riportante la simulazione grafica e fotografica di inserimento visivo dell’intervento nel contesto territoriale. Il presente studio è stato aggiornato a seguito dell’accettazione del preventivo di connessione elaborato da Terna S.p.A. (prot. TE/P20100018323 del 23/12/2010) gestore della rete elettrica nazionale Terna S.p.A. ai sensi dell’art. 19 dell’Allegato A della deliberazione ARG/elt99/08 dell’autorità per l’energia elettrica ed il Gas (AEEG), come successivamente modificata ed integrata (nel seguito: TICA).

1.1 Localizzazione del progetto

L’intervento prevede la realizzazione di una centrale elettrica da fonte eolica all’interno del territorio comunale di San Gavino Monreale, in particolare le aree di progetto interessate dall’installazione delle turbine sono riportate nelle sezioni 547050 e 547060 della carta tecnica regionale nel taglio 1:10.000 come meglio rappresentate nelle tavole allegate.

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Il progetto prevede principalmente l’installazione di n. 33 turbine eoliche della potenza unitaria pari a 2 MW le cui coordinate sono riportate nelle tavole relative a ciascun aerogeneratore (tavole del progetto definitivo allegato). Il progetto prevede altresì la realizzazione delle opere connesse e necessarie al funzionamento dell’impianto così come contenute nel preventivo di connessione elaborato dal gestore della RTN. Le stesse possono essere cosi riassunte: 1. nuova stazione di smistamento a 150 kV in doppia sbarra della RTN da inserire in entra-esce alla linea 150 kV RTN “-”; 2. realizzazione di un elettrodotto di collegamento a 150 kV della RTN tra la stazione RTN 150 kV di cui sopra e la stazione RTN 380 kV di cui sotto; 3. una nuova stazione di trasformazione 380/150 kV della RTN da inserire in entra-esce alla linea 380 kV “Fiumesanto-Selargius”. Le aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla RTN sono riportate nelle sezioni 547040-547050-547060-547070-547080 della carta tecnica regionale nel taglio 1:10.000 come meglio rappresentate nelle tavole allegate.

1.2 Ambito territoriale e sistema ambientale interessato

Data la tipologia di opera prevista è stata definita una “macro-area d’intervento” relativa alla realizzazione del parco eolico di circa 700 Ha sulla quale sono state condotte le analisi relative al presente studio, al suo interno sono contenute tutte le opere previste in progetto ovvero l’installazione delle turbine e delle relative opere complementari ed accessorie (piazzole, strade di accesso ai siti, strade di penetrazione agricola, sottostazione di trasformazione e consegna alla rete elettrica di trasmissione nazionale RTN). La macro-area d’intervento è stata inoltre analizzata anche in rapporto all’area vasta cosi come definita successivamente, ovvero in termini di relazioni materiali ed immateriali che essa stabilisce nel contesto territoriale più ampio. Secondo questa chiave di lettura è stato pertanto definito il contesto socio-economico di riferimento al fine di individuare gli elementi significativi ai fini della presente studio. In aggiunta a tali aree è stato necessario sviluppare un ulteriore approfondimento relativo alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla Rete elettrica di trasmissione nazionale.

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1.3 Definizione del momento zero

L’allegato A2 della deliberazione della Giunta Regionale della Sardegna n. 24/23 del 23.4.2008 definisce “momento zero” la condizione di partenza dei sistemi ambientali, economico e sociale sulla quale si innesteranno i successivi eventi di trasformazione e gli effetti conseguenti alla realizzazione dell’opera. La caratterizzazione dell’attuale sistema ambientale è stata condotta secondo un livello di approfondimento adeguato alle caratteristiche del progetto proposto e del territorio interessato con l’intento di costituire una base di dati sufficientemente ampia per la valutazione degli impatti derivanti dalla realizzazione dell’opera.

1.3.1 Sistema ambientale

Il sistema ambientale costituisce, per definizione, la base fisica ed il contesto geografico dell’insediamento umano, esso conserva gli elementi ad alta permanenza che costituiscono l’insieme della crosta terrestre (suolo e sottosuolo) nonché l’insieme delle risorse a bassa o nulla riproducibilità, la cui conservazione è essenziale per la sopravvivenza dell’intero ecosistema. La realizzazione materiale delle opere interessa esclusivamente terreni agricoli, soprattutto in regime di arativo (colture e cereali) ed in parte minore in regime sodivo (prato-pascolo).

1.3.1.1 Atmosfera Ai fini della caratterizzazione della componente atmosfera sono state analizzate la qualità dell’aria e la caratterizzazione meteoclimatica attraverso l’elaborazione di dati disponibili presso enti e/o società pubbliche nonché rilevazioni in sito. CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA I dati meteorologici convenzionali sono stati desunti dai dati diffusi dal Dipartimento Specialistico Regionale Idrometeoclimatico che cosi si riassumono: T min T max UR min UR max PP GGPP RG Settembre 2009 14 30 30-35 95-100 110 8 470 Ottobre 2009 10 22 55 95 50 8 340 Novembre 2009 10 20 50 85 60 8 220 Dicembre 2009 6 14 40 95 50 6 160 Gennaio 2010 4 12 55 95 120 18 160 Febbraio 2010 4 14 60 95 70 12 230 Marzo 2010 6 16 50 95 30 6 300 Aprile 2010 8 20 35 95 40 6 500 Maggio 2010 10 22 40 95 80 10 520 Giugno 2010 14 28 30 90 30 3 660

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Luglio 2010 18 34 25 90 0-10 0-1 740 Agosto 2010 18 32 25 85 0-10 0-1 640 T min Temperatura minima espressa in °C T max Temperatura massima espressa in °C UR min Umidità relativa minima espressa in % UR max Umidità relativa massima espressa in % PP Precipitazione accumulata espressa in mm GGPP Numero di giorni piovosi RG Radiazione solare globale espressa in MJ/mq

L’anemometria mostra un prevalere dei venti del IV quadrante, come di seguito rappresentato, il dato è stato elaborate tramite stazione anemometrica in sito. Per un migliore inquadramento anemologico dell’area si rimanda alla relazione specialistica allegata al progetto definitivo.

Regime anemometrico QUALITA’ DELL’ARIA La qualità dell’aria, nel territorio regionale, è verificata attraverso diverse attività poste in essere dalla Regione Autonoma della Sardegna in adempimento ad obblighi istituzionali derivanti dalla normativa nazionale ed europea. A partire dall’anno 2008, ovvero attualmente, l'Arpas è divenuto il soggetto competente a gestire la rete di monitoraggio sulla qualità dell'aria. All’interno della rete, costituita complessivamente da 44 centraline automatiche di misura dislocate nel territorio regionale. Nella Provincia del Medio Campidano risultano n. 4 centraline rispettivamente nei comuni di (1), San Gavino (2), (1). La rete delle centraline si completa con il Centro operativo regionale (Cor) di acquisizione ed elaborazione dati (attualmente ubicato presso il Servizio tutela dell'atmosfera e del territorio dell'Assessorato Regionale della Difesa dell'ambiente) e un centro operativo di acquisizione ed elaborazione dati (ubicato presso la direzione tecnico-scientifica dell'ARPAS).

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Nel 2007 la zona oggetto di studio veniva definita positivamente in quanto mostrava una buona qualità dell’aria ovvero risultava nella norma per tutti gli inquinanti monitorati, con qualche situazione da tenere sotto controllo legata all’ozono e, soprattutto, alle polveri sottili.1 Tale risultato è stato confermato attraverso la consultazione dei dati pubblicati dall’ARPAS2 nel corso degli ultimi 12 mesi.

1.2.1.2 Ambiente idrico

CIRCOLAZIONE SUPERFICIALE3 La circolazione superficiale è dominata dal sistema costituito dall’attuale rete di canali ed effluenti che controllano il deflusso superficiale per evitare il ristagno delle acque che un tempo caratterizzava l’area. Il Rio Bruncu Fenugu, artificiale, è il frutto della diversione di un corso d’acqua che, discendendo dal settore NE delle alluvioni terrazzate, attraversava l’abitato rendendo spesso difficile la vita agli abitanti. Le acque superficiali provenienti dalle alluvioni a NE e dai depositi miocenici alle loro spalle hanno una salinità, legata al contenuto di sali fossili, che dipende dalla loro diluizione da parte delle acque meteoriche. Nel periodo invernale, in occasione di forti piene, diventano completamente dolci. Lo spartiacque attuale tra Campidano N e Campidano S è costituito dall’argine sinistro del Rio Bruncu Fenugu. A Nord di esso le acque si gettano nel Golfo di Oristano, mentre a Sud si portano verso il Golfo di . Il reticolo idrografico naturale comprendeva un’area centrale di ristagno e due sistemi di corsi d’acqua con alvei scorrenti in valli poco incise, provenienti dal sistema del Linas a SO e dalla Marmilla a NE.

CIRCOLAZIONE SOTTERRANEA4 Per la circolazione sotterranea si possono individuare due unità ben distinte di cui la prima è il sistema delle alluvioni antiche e la seconda è costituita dai depositi delle alluvioni medie terrazzate rimaneggiate e dalle alluvioni recenti. Il sistema delle alluvioni antiche è scarsamente permeabile e ospita una circolazione idrica ridotta. Al contrario di esso, il sistema costituito dai depositi alluvionali sciolti è intensamente interessato da un sistema idrico sotterraneo di notevole potenzialità. Essa viene sfruttata con pozzi trivellati con acque che hanno un contenuto salino quasi nullo, dovuto più che a infiltrazioni marine a una salinità primaria residuale legata alla deposizione dei sedimenti che la racchiudono. Al loro interno esiste anche una falda superficiale, anch’essa di solito abbondante, con potenzialità variabile e con caratteristiche qualitative che non ne permettono l’uso per fini idropotabili. Nelle alluvioni antiche essa si aggira attorno ai 7-10 metri dal piano campagna, risente poco delle influenze stagionali, con acque di qualità costante ma non eccellente. Nelle alluvioni recenti la falda freatica è sovente a pochi metri di

1 Relazione annuale sulla qualità dell’aria in Sardegna per l’anno 2007 relativamente all’aerea del Medio Campidano a cura della Regione Autonoma della Sardegna - Assessorato della difesa dell’ambiente - Direzione generale dell’ambiente - Servizio di tutela dell’atmosfera e del territorio: 2 http://www.sardegnaambiente.it/index.php?xsl=611&s=21&v=9&c=5012&es=4272&na=1&n=10 3 Relazione di accompagnamento del PUC di San Gavino Monreale 4 Relazione di accompagnamento del PUC di San Gavino Monreale

7 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE profondità se non subaffiorante. Notevoli anche nel processo di ricarica delle falde superficiali gli apporti artificiali dell’irrigazione. Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale è stata valutata la presenza di caratteristiche omogenee rispetto all’area precedentemente analizzata.

1.2.1.3 Suolo e sottosuolo5

La situazione geologica che coinvolge il territorio comunale non è varia e coinvolge una serie di formazioni geologiche brevi ed appartenenti ad un arco di tempo ristretto. Si tratta di un complesso di litologie che hanno età che vanno dall’Oligocene sino al quaternario recente. Esse possono essere così schematizzate in ordine cronologico dall’alto verso il basso:

COPERTURE SEDIMENTARIE QUATERNARIE • alluvioni antiche terrazzate; • alluvioni medie; • suoli argillosi e palustri recenti ed attuali delle aree palustri bonificate; • alluvioni attuali e subattuali; La maggior parte del territorio comunale è ricoperto da formazioni sedimentarie quaternarie, i cui reciproci rapporti non sono sempre ben visibili a causa degli intensi lavori agricoli, trattandosi di terreni di buona qualità. Si possono comunque distinguere le varie formazioni anche se i limiti, come detto, non sono sempre ben visibili.

ALLUVIONI ANTICHE TERRAZZATE Le alluvioni antiche terrazzate sono state depositate da una sequenza di paleo corsi d’acqua e rappresentano la base di tutte le formazioni sedimentarie quaternarie del Campidano settentrionale. Ad esse si uniscono sia superiormente che lateralmente le conoidi originati dai fiumi provenienti dai rilievi posti ad oriente e ad occidente del Campidano, peraltro non presenti all’interno del territorio comunale. L’estensione della formazione tocca i margini del territorio comunale nel tratto a NE, verso la SS 131. I clasti sono in genere paleozoici, il colore giallo-rossiccio a causa di una certa ferrettizzazione che impartisce loro sia il tipico colore che una certa compattezza. Il deposito è nel complesso fortemente arrossato e ha una matrice fortemente cementata. Sono senz’altro presenti in profondità, come testimoniano le stratigrafie visibili in alcuni pozzi, nelle parti di territorio ricoperte dalle più recenti alluvioni medie, mentre sono probabilmente troppo

5 Relazione di accompagnamento del PUC di San Gavino Monreale

8 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE profonde per poter essere intercettate da normali trivellazioni per indagini idriche nelle aree centrali ricoperte dalle formazioni recenti. Localmente il sistema delle stratificazioni mostra concentrazioni di argille di interesse industriale. La morfologia è nel complesso sub-pianeggiante con una debole ma evidente inclinazione verso l’asse del Campidano disposto NO-SE.

ALLUVIONI MEDIE Derivano dal disfacimento delle alluvioni antiche cementate e sono presenti nella zona tra San Gavino Monreale e la SS 131, a NE dell’abitato. Rispetto alle alluvioni antiche vi è una percentuale di ciottoli ridotta, anche le dimensioni sono più piccole, mentre aumenta la frazione sabbioso-argillosa. Resti di terrazzi sono ancora visibili lungo la strada per e quella per . I rapporti tra le varie formazioni sono visibili anche in scavi per pozzi. La formazione passa spesso lateralmente a depositi più recenti, in genere depositi alluvionali recenti sciolti. I lavori di sistemazione idraulica e quelli agricoli hanno alterato le originarie giaciture per cui non è sempre agevole distinguere i limiti tra le varie formazioni.

SUOLI ARGILLOSI DELLE PALUDI BONIFICATE Le zone dove sono presenti le argille e i limi palustri sono numerose in corrispondenza delle aree di ristagno presenti attorno all’abitato e nella parte depressa del territorio comunale. Una distinzione può esser fatta tra le paludi bonificate da tempo e quelle invece che lo sono da poco o ancora attuali, e riguarda sia la composizione che soprattutto la struttura del terreno. Il fondo delle paludi non ha uno spessore notevole: in genere al disotto si hanno le alluvioni, sia antiche che medie, e ha sempre una certa composizione sabbiosa, proveniente dal dilavamento delle zone circostanti più elevate. Frequente anche la componente calcarea derivante dalla dissoluzione dei numerosi resti conchigliari, specie lamellibranchi ancor ben visibili. Nelle aree depresse bonificate si sono avute grosse trasformazioni a causa dei lavori di bonifica che hanno consentito, unitamente all’irrigazione, di meglio esprimere le potenzialità del suolo. In alcune di queste aree vengono anche effettuate, terza area in tutta la Sardegna, colture risicole adacquate. E’ il caso d Zirva Lada ed altre aree contermini, in direzione NO, verso l’abitato di . E’ stata quindi modificata l’originaria tessitura del terreno con influenza sulla permeabilità, mentre l’apporto artificiale di nutrienti, nonché i resti delle coltivazioni hanno arricchito in materiali umici il terreno.

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Si tratta infatti di zone ad alto potenziale agricolo.

ALLUVIONI ATTUALI E SUB ATTUALI Si tratta di depositi alluvionali recenti, sciolti, ubicati in genere nella fascia maggiormente depressa del territorio comunale e lungo le incisioni dei corsi d’acqua. La loro origine è varia, trattandosi sia di depositi alluvionali recenti, sia del rimaneggiamento delle alluvioni antiche e medie. La natura è in genere ciottoloso - sabbiosa, con una percentuale di depositi argillosi molto variabile. I clasti sono generalmente molto arrotondati. La formazione, interessata da notevoli lavori agricoli, appare sovente rimaneggiata e mostra verso NO un incremento del contenuto di una frazione sabbiosa di origine eolica.

Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale, per quanto riguarda l’inquadramento geologico generale, l’assetto geomorfologico ed idrogeologico, si rimanda alla relazione geologica allegata al progetto, a firma del Dott. Geol. Anna Maria Bruna. L’area di progetto si sviluppa all’interno del graben del Campidano caratterizzato dalla presenza di sedimenti alluvionali terrazzati che a partire dal Pleistocene hanno colmato la depressione tettonica solcata da numerosi corsi d’acqua. La letteratura geologica pubblicata riferisce della presenza, nell’area in cui è prevista la realizzazione del Parco Eolico, di alluvioni terrazzate da medie a grossolane costituite prevalentemente da ghiaie e subordinatamente da sabbie, riferibili alle formazioni di colmamento più antiche pleistoceniche. Gran parte dell’elettrodotto di progetto attraversa in direzione Est-Ovest la valle del Riu Manna, quindi la porzione centrale della formazione sedimentaria alluvionale caratterizzata dai sedimenti più recenti olocenici, terrazzati, costituiti da sabbie con argille e limi subordinati. Riu Manna come anche la città di San Gavino Monreale sono ubicati al centro della depressione del Campidano avente direzione circa Nord Sud quindi i sedimenti più recenti sono posizionati simmetricamente ad Est e ad Ovest del Riu Manna, come anche i sedimenti alluvionali più antichi. Passata la ferrovia l’elettrodotto poggia quindi nuovamente sui sedimenti alluvionali pleistocenici quasi fino all’attraversamento della SS131 per poi dirigersi a Nord verso Riu Sassuni nella formazione della Marmilla. La formazione della Marmilla è una successione sedimentaria Oligo-Miocenica (Aquitaniano-Burdigaliano) del Campidano costituita da marne siltose con alternanze di livelli arenacei da mediamente grossolani a fini, talvolta con materiale vulcanico rimaneggiato. Durante il suo percorso l’elettrodotto attraversa alcuni corsi d’acqua e quindi sequenze alluvionali recenti clastiche più o meno grossolane.

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La centrale elettrica ubicata in prossimità del campo eolico è anch’essa interessata da sedimenti alluvionali pleistocenici, mentre la centrale posizionata nei pressi del Riu Sassuni è interessata dalla formazione della marmilla sopra descritta e probabilmente in parte da sedimenti alluvionali recenti legati all’evoluzione del suddetto Riu. Per le caratteristiche geomeccaniche dei terreni, si rimanda alle tipologie di sottosuolo riportate nella relazione Geologica.

1.2.1.4 Vegetazione e flora

L'area interessata dall'installazione della centrale si presenta come un mosaico di varie tipologie vegetazionali influenzate direttamente o indirettamente dall'intervento antropico. Lo studio della vegetazione e flora è stato effettuato mediante rilievi sul campo e analisi bibliografica. I caratteri altitudinali (altezza massima 128 m s.l.m.) e climatici inquadrano la zona nel piano basale – orizzonte mediterraneo. La tipologia di vegetazione a maggiore naturalità che si riscontra è l'associazione Oleo- Lentiscetum Br.-Bl. et Maire in Maire 1924, inquadrabile nell'alleanza Oleo-Ceratonion Br.-Bl. 1936 appartenente all'ordine Pistacio-Rhamnetalia alaterni Martinez 1974. Si tratta di una macchia termoxerofila degradata a prevalenza di mirto (Myrtus communis L.) e lentisco (Pistacia lentiscus L.) con sporadici inserimenti dell'olivastro (Olea europea L. var. sylvestris Brot.). E' un tipo di macchia secondaria, effetto di decenni di incendi, taglio e pascolamento, di altezza medio-bassa, in alcune stazioni puntuali eccezionalmente alta (4 metri in media). Le aree a maggiore altezza sono quelle in cui al lentisco sono associati la fillirea (Phyllirea angustifolia L.), il corbezzolo (Arbutus unedo L.) e la sughera (Quercus suber L.), mentre le aree di altezza medio-bassa sono quelle in cui il lentisco si associa prevalentemente con il mirto e l'erica (Erica scoparia L.) nelle porzioni favorevoli e con il cisto (Cistus monspeliensis L.) nelle porzioni degradate e/o percorse in passato da incendio. E' costante la presenza di: perastro (Pyrus amygdaliformis Vill.), asparago pungente (Asparagus acutifolius L.), rovo (Rubus ulmifolius Schott), caprifoglio (Lonicera implexa Ait.) e gnidio (Daphne gnidium L.); più localizzata quella di calicotome (Calycotome villosa (Poiret) Link), salsapariglia (Smilax aspera L.), robbia (Rubia peregrina L.) e cisto rosso (Cistus incanus L.); puntale quella del biancospino (Crataegus monogyna Jacq.) e del carrubo (Ceratonia siliqua L.). La presenza dell'associazione Oleo-Lentiscetum nell'area di intervento non è omogenea, bensì localizzata nella parte centro-occidentale (toponimi Perda Frau, Pillonca, Milanu Garau, Is Pontixeddus), strutturata in lembi residui di forma rettangolare inseriti nel reticolo dei campi coltivati o con filari lungo i bordi della viabilità rurale.

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La sughera è presente anche come singole piante isolate in mezzo ai coltivi, soprattutto nella parte nord-occidentale, probabilmente residuo della macchia alta dopo l'intervento dell'uomo. Tra le aree lasciate incolte o a prato pascolo, nelle zone più degradate dominano le praterie perenni ad asfodelo (Asphodelus microcarpus Salzm et Viv.), nelle zone più favorevoli con un minor carico di ovi-caprini quelle a graminacee come Brachypodium sp. e Stipa sp. In alcuni avvallamenti del terreno che permettono un certo ristagno d'acqua, sono riscontrabili i canneti ad Arundo donax L. di origine antropica. L'intervento umano più consistente sulla vegetazione è però dato dall'agricoltura e dall'arboricultura che condizionano l'ecosistema nel suo complesso. Ampie aree aperte sono utilizzate per le colture erbacee, riconducibili a seminativi a rotazione (cereali in maggioranza), mentre aree più ristrette sono dedicate a colture minori come orti e frutteti. Sono particolarmente diffusi gli oliveti a Olea europea L., ai quali si associano in certi casi i vigneti, e le piantagioni di eucalitti (Eucalyptus camaldulensis L.). Nella zona meridionale interessata dall'installazione delle pale, denominata Gora Freilis, questi ultimi assumono carattere di monocoltura estesa su grandi superfici. Lungo le strade di penetrazione rurale, dove non è presente la macchia mediterranea, si osserva una vegetazione antropogena formata da filari di eucalitti, formazioni a fico d'india (Opuntis ficus-indica Miller), filari di tamerici (Tamarix africana Poiret) e tutta una serie di piante erbacee a elevata nitrofilia (es. Daucus carota L., Ferula communis L., Oxalis pes-caprae L.). Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale, per quanto riguarda la vegetazione e la flora, quanto sostenuto per l'area parco eolico è valido con le dovute precisazioni anche per l'area elettrodotto/stazioni elettriche. E' presente, in modo puntuale, la macchia mediterranea medio-bassa, mentre è assente la macchia medio- alta a maggiore carattere di naturalità. Tra le aree seminaturali predominano i prati-pascolo e le garighe di degradazione delle macchie. La componente maggiormente rappresentata è la vegetazione derivante da intervento diretto da parte dell'uomo: gli oliveti, i vigneti e gli eucalitteti caratterizzano maggiormente la parte occidentale, mentre le colture erbacee, in particolare cerealicole, predominano in quella orientale (vedi foto sotto).

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Località Santa Maria – Comune di

La vegetazione antropogena è comune in tutte le strade di penetrazione rurale presenti nell'area.

1.2.1.5 Fauna

L'ecosistema agrario per la sua eterogeneità e complessità strutturale offre sia siti di rifugio e nidificazione sia siti di alimentazione, permettendo lo sviluppo di catene alimentari complete seppure influenzate dalla presenza costante dell'uomo. Per la determinazione delle specie presenti sono stati compiuti rilievi di campo, reperite informazioni da persone che quotidianamente frequentano l'area e integrati i dati raccolti con ricerche bibliografiche. La classe degli anfibi è rappresentata dal rospo smeraldino (Bufo viridis Laurenti 1768) e dalla raganella tirrenica (Hyla sarda De Betta 1853), entrambi in allegato IV della Direttiva Habitat CEE 92/43, i quali frequentano le aree più umide, soprattutto nella fase riproduttiva. Tra i rettili indicati in allegato IV della Direttiva Habitat, sono presenti il biacco (Hierophis viridiflavus Lacépède 1789) e la lucertola campestre (Podarcis sicula cettii Cara 1872). Tra i mammiferi si segnala la volpe (Vulpes vulpes ichnusae Miller 1907), due lagomorfi entrambi cacciabili, coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus huxleyi Haeckel 1874) e lepre sarda (Lepus

13 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE capensis mediterraneus Wagner 1841), e l'ordine dei chirotteri, completamente inserito in allegato IV della Direttiva Habitat, del quale non è possibile determinare le singole specie in assenza di un bat- dectetor. L'avifauna è molto variabile durante l'anno, poiché se da un lato sono presenti specie stanziali nell'area o negli immediati dintorni, quindi rilevabili in tutte le stagioni, dall'altro si incontrano specie migratrici che estivano o svernano in questo territorio e per il resto dell'anno non sono presenti. L'area in questione, comunque, non fa parte delle principali rotte seguite dai flussi migratori primaverili e autunnali. Poiana (Buteo buteo buteo L. 1758) e gheppio (Falco tinnunculus tinnunculus L. 1758) sono i rapaci diurni maggiormente avvistabili nella zona, anche se non è da escludere la potenzialità del territorio per il Grillaio (Falco naumanni Fleischer 1818), inserito in appendice I della Direttiva Uccelli CEE 79/409. Tra i rapaci notturni, invece, il barbagianni (Tyto alba ernestii Kleinschmidt 1901) e la civetta (Athene noctua noctua Scopoli 1769) sono nidificanti nell'area. Le praterie perenni e le coltivazioni cerealicole offrono ambienti ideali per la nidificazione della pernice sarda (Alectoris barbara barbara Bonnaterre 1790), in appendice I della Direttiva Uccelli ma specie cacciabile, e per la più rara gallina prataiola (Tetrax tetrax L. 1758), specie particolarmente protetta e anch'essa in appendice I della Direttiva Uccelli. Sono presenti anche le seguenti specie di interesse venatorio: quaglia (Coturnix coturnix L.) e tortora (Streptopelia turtur L.) e, tra i passeriformi, allodola (Alauda arvensis L.), tordo bottaccio (Turdus philomelos Brehm 1831) e passera sarda (Passer hispaniolensis Temminck 1820). Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale, per quanto riguarda la fauna, l'ecosistema agrario nelle due aree di intervento si può ritenere omogeneo, perlomeno a scala locale, e conseguentemente anche l'inquadramento faunistico tra le due aree contigue non si discosta in maniera netta. Per tali motivi viene mantenuta valida la descrizione precedentemente fornita con in aggiunta le integrazioni che vengono qui successivamente esposte. L'elettrodotto attraversa una porzione di territorio ricompresa all'interno di una IBA (Important Bird Area), individuata dalla Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) secondo criteri ornitologici validi su larga scala. L'IBA in questione è la numero 178, denominata Campidano Centrale, e si estende per circa 34000 ha (vedi immagine sotto).

14 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

IBA 178 Campidano Centrale (in rosso l'elettrodotto)

Le specie qualificanti usate per l'individuazione dell'IBA che possono essere ritenute potenzialmente presenti lungo il tracciato dell'elettrodotto sono le seguenti: • gallina prataiola (Tetrax tetrax L. 1758) in appendice I della Direttiva Uccelli; • occhione (Burhinus oedicnemus L. 1758) in appendice I della Direttiva Uccelli; • piviere dorato (Pluvialis apricaria L. 1758) in appendice I della Direttiva Uccelli; • calandra (Melanocorypha calandra L. 1758) in appendice I della Direttiva Uccelli. Tra le specie non qualificanti ma prioritarie per la gestione si segnala l'averla capirossa (Lanius senator L. 1758).

1.2.1.5 Ecosistemi

L'installazione della centrale ricade su un area estesa, superiore ai 700 ha, con caratteristiche ambientali quasi omogenee che ci permettono di individuare come ecosistema di riferimento quello agricolo con residuali elementi di macchia mediterranea. Si tratta quindi di un ecosistema complessivamente influenzato dalle dinamiche antropiche, ma dotato di una sua variabilità a scala microlocale che scaturisce da un tipo di agricoltura differenziata e non intensiva. A livello di area vasta nella parte sud-occidentale è presente il complesso montuoso del Linas con i suoi ecosistemi forestali e rupicoli che si spingono sopra i 1000 m, il quale si ricongiunge a nord-ovest con il sistema montuoso di Guspini-Arbus che presenta altezze inferiori. Il complesso del Linas è inoltre ricompreso nel SIC ITBO41111 "Monte Linas-Marganai". La restante parte intorno alla zona di

15 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE intervento ricade totalmente nella pianura del Campidano, con un susseguirsi di ecosistemi agricoli e aree urbanizzate, se si eccettua un'interruzione nella parte settentrionale, nella quale si inserisce il sistema collinare di Monreale-Sardara. Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale, Il tracciato dell'elettrodotto, di lunghezza pari a circa 20 km e le due stazioni elettriche di trasformazione, di ampiezza pari a circa 4 ha ciascuna, ricadono interamente nel territorio del Campidano centrale. L'ecosistema di riferimento è riconducibile a quanto già descritto in merito al parco eolico, un mosaico agricolo con residuali elementi di macchia mediterranea. Seguendo un gradiente lungo il tracciato, partendo da S-W in direzione N-E, la componente residuale di macchia mediterranea si contrae sempre di più, in particolare nei territori di Sanluri e Furtei interessati dalla linea, e viene sostituita quasi completamente dalle colture agricole (vedi foto sotto).

Lembi residui di macchia mediterranea in località Cuc.ru San Salvatore – Comune di Furtei

Su area vasta si segnala, ad integrazione di quanto già riportato per gli ecosistemi delle aree del parco eolico, la presenza del SIC ITB042234 Monte Mannu – Monte Ladu (colline di Monte Mannu e

16 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Monte Ladu), principalmente caratterizzato da un ecosistema di tipo substeppico e situato a S-W dell'elettrodotto a circa 4.5 km rispetto a questo (vedi immagine sotto).

SIC nell'area vasta (in rosso l'elettrodotto) N° 1: SIC ITBO41111 "Monte Linas-Marganai"; N° 2: SIC ITB042234 "Monte Mannu – Monte Ladu"

1.2.1.6 Salute pubblica

Come previsto dall’allegato A2 delle Delibera della Giunta Regionale n. 24/23, si specifica che, relativamente all’area del parco eolico, l’analisi relativa alla situazione preesistente alla realizzazione dell’intervento per quanto concerne la “Salute pubblica” non è stata effettuata. La principale motivazione di ordine tecnico è da inquadrarsi principalmente nella consapevolezza che l’opera in progetto non produrrà alcun impatto negativo su questa componente, ovvero l’esercizio dell’impianto eolico non produrrà emissioni di alcun genere nell’ambiente circostante, al contrario, anzi, in termini generali è possibile affermare che si avrà un contributo positivo alla riduzione delle emissioni inquinanti altrimenti prodotte da convenzionali centrali alimentate a combustibili fossili. E’ altresì noto che la realizzazione dell’impianto non produrrà rischi apprezzabili per la salute pubblica in termini di rischio elettrico, rumore (vedere relativo capitolo), campi elettromagnetici, ombre, sicurezza sul volo. Si rimanda infine al capitolo contenente il quadro di riferimento ambientale per una trattazione esaustiva sulla stima degli impatti qui richiamati.

17 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Successivamente all’accettazione del preventivo di connessione elaborato dal gestore della rete e quindi data la previsione delle opere in esso contenute è stato necessario approfondire in maniera puntuale la caratterizzazione della componente salute pubblica e cioè verificare la compatibilità delle azioni di progetto con gli standard e i criteri per la prevenzione dei rischi per la salute umana. Gli aspetti di maggiore interesse ai fini della valutazione di impatto ambientale, riguardano possibili cause di mortalità o malattie per le popolazioni o individui esposti agli effetti dell’intervento. In particolare pertanto è stata affrontata la caratterizzazione della componente rumore e radiazioni nei relativi capitolo a seguire.

1.2.1.7 Rumore e vibrazioni

Relativamente alla realizzazione del parco eolico si rimanda alla relazione tecnica allegata relativa alla misurazione e certificazione acustica dell’area nella situazione preesistente alla realizzazione dell’intervento sulla base della quale è stato sviluppato il relativo modello previsionale. Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale la situazione attuale è stata definita in modo qualitativo lungo il tracciato limitatamente all’area di influenza potenziale di questa componente. Il tracciato dell’elettrodotto in particolare si sviluppa in un area a basso livello di rumorosità perché interessato da prevalente uso agricolo e da aree coperte da vegetazione naturale scarsamente antropizzata.

1.2.1.8 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

Gli impianti eolici, essendo caratterizzati dalla presenza di elementi per la produzione ed il trasporto di energia elettrica, sono interessati dalla presenza di campi elettromagnetici. I generatori e le linee elettriche costituiscono fonti di bassa frequenza (50 Hz), a cui sono associate correnti elettriche a bassa e media tensione. I generatori, infatti, producono corrente a bassa tensione (690 V) che viene trasformata in corrente a media tensione (20 kV) nelle cabine di macchina, l’elettrodotto a media tensione MT convoglia l’energia elettrica prodotta ad un elettrodotto ad AT 150 kV esistente mediante una sottostazione di trasformazione e consegna alla RTN. I cavi utilizzati per la linea MT saranno del tipo armonizzato ARG7H1RX ad elica visibile in alluminio, isolati in HEPR o XLPE conforme alla norma CEI 20-13, sotto denominazione G7, costituiti ognuno da una corda di rigida compatta in alluminio isolato in gomma, schermo a fili di rame rosso e guaina esterna in PVC di qualità Rz. In attuazione all’art. 6 del DPCM 8 luglio 2003, il DM 29 maggio 2008 definisce la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti. Ai sensi dell’art. 3.2.

18 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE dell’allegato al predetto DM, tale metodologia non si applica alle linee in MT in cavo cordato ad elica. La non applicabilità del decreto deriva dalla considerazione che le fasce di rispetto che si calcolerebbero sarebbero comunque inferiori alle distanza previste dal DI 449/88 e dal DM 16/01/91. Tali decreti prevedono delle distanze minime dei conduttori da fabbricati, terreni e acque non navigabili, in riferimento a possibili effetti sulla salute derivanti dai campi elettromagnetici prodotti dalle linee, nel presente progetto ampiamente verificate. Per tali motivazioni, come previsto dall’allegato A2 delle Delibera della Giunta Regionale n. 24/23, si specifica che l’analisi relativa situazione preesistente alla realizzazione dell’intervento del parco eolico per quanto concerne le “Radiazioni non ionizzanti” non è stata effettuata. Relativamente alle radiazioni ionizzanti, considerato il valore di bassa frequenza, non è stata eseguita nessuna analisi. Relativamente alle aree interessate dalla realizzazione delle opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale, considerato anche quanto sopra esposto, l’unico fattore di pressione in queste aree è la presenza, nella parte finale, del tracciato, come evidenziato nella tavola CES_def_graf_66, di altri due elettrodotti 150 kV RTN, di un elettrodotto 380 kV RTN e di un elettrodotto 220 kV RTN.

1.2.1.9 Paesaggio

Il paesaggio di riferimento presenta scarse caratteristiche di qualità paesaggistica, attraverso la realizzazione dell’intervento di cui al presente progetto non saranno alterate le condizioni di percezione visiva del territorio, non sono presenti nell’area elementi di carattere storico-monumentale e culturale. Si veda anche il paragrafo 1.2.1.3 e la relazione paesaggistica allegata al progetto definitivo.

1.2.2 Sistema socio - economico L’area oggetto di studio è da considerarsi come parte di un sistema urbano complesso. In particolare con questa definizione si vuole intendere un insieme centri interrelati tra loro ciascuno dei quali presenta delle caratteristiche soggettive che lo distinguono dagli altri. Si può quindi definire “insieme” la somma delle parti o dei singoli centri, se invece si parla di “sistema”, si stanno prendendo in considerazione le relazioni specifiche che si sviluppano all’interno dell’entità territoriale. In questo caso il sistema esalta un comportamento globale diverso da quello dei suoi singoli elementi. Il sistema urbano è dunque un complesso di località interagenti e funzionalmente legate da reti di flussi di persone, beni e informazioni. Tali centri non sono gerarchizzati in quanto non si parla di centri dominanti e di località circostanti ad essi, ma nonostante questo non si può negare che esista la presenza di parti dominanti o principali. Queste sono individuabili nelle località che all’interno del sistema urbano ne determinano in modo preponderante la direzione di sviluppo. L’area oggetto di studio, ai fini della presente analisi, è costituita da un sistema polare di più centri urbani, ovvero San Gavino Monreale, Guspini, Villacidro, Sardara e Sanluri.

19 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Lo scopo dell’analisi è stato quindi quello di descrivere il consolidamento urbano di tali centri e verificare che tale sistema possa considerarsi un sistema urbano attraverso l’analisi dei rapporti intercorrenti fra i vari centri presi in esame. Per poter evidenziare le possibili interrelazioni tra i centri sono stati analizzati i vari settori della produttività e della dotazione di servizi, a seguito di queste analisi è stato possibile sviluppare una serie di considerazioni sull’attuale caratterizzazione socio-economica del territorio ed infine formulare alcune ipotesi su possibili scenari futuri con particolare riferimento alla realizzazione del parco eolico.

1.2.2.1 San Gavino Monreale

PUC San Gavino Monreale - Zonizzazione

DATI GENERALI Popolazione 9460 Superficie (Km2) 87,54 Densità (ab/Km2) 108,06

SETTORE PRIMARIO Coltivazioni Prati permanenti Superfici Seminativo % SAU % Boschi % Legnose % e pascoli % Improduttive % 44,0 19,0 21,0 84,0 8,0 8,0

SETTORE SECONDARIO Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni Unita' Unita' Unita' Unita' Addetti Addetti Addetti Addetti Locali Locali Locali Locali 143 493 212 460 163 710 83 796

SETTORE TERZIARIO

20 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Non si rilevano attività significative in questo settore.

RISORSE ED EVENTI CULTURALI ED AMBIENTALI • Carnevale. Evento importante non solo nel territorio provinciale ma a livello regionale; • Sagra dello zafferano; • Parco culturale G. Dessì, comprendente i comuni di Villacidro, Guspini, Arbus, San Gavino, e ; • Associazione Nazionale Città della Terra Cruda.

SANITA’ Complesso ospedaliero, ASL.

ISTRUZIONE Scuola Classi Studenti Docenti Non Docenti Liceo Scientifico 50 1000 65 9 Istituto Magistrale 40 750 55 12 ENAIP 20 240 21 5

San Gavino Monreale ricopre un ruolo centrale nel contesto relativo al Campidano centro- meridionale, la presenza sia della ferrovia che di importanti strutture come quella dell’ospedale e di numerosi centri per l’istruzione superiore lo rende un punto di riferimento non solamente geografico all’interno di tutta la provincia del Medio Campidano. Tali caratteristiche, se opportunamente valorizzate, potrebbero, all’interno del sistema urbano e della Provincia del Medio Campidano, costituire elemento di traino per lo sviluppo e la crescita socio-economica del territorio. Sono da sottolineare inoltre tre importanti assi viari che interessano questo centro urbano, ovvero la SS 197, che costituisce il collegamento Sanluri - San Gavino - Guspini, la SP 61 che costituisce il collegamento San Gavino - Villacidro nonché infine il tracciato ferroviario. Un ulteriore rafforzamento del ruolo, non solo geografico, di questo centro urbano all’interno del comprensorio, è già stato operato con la modifica dell’assetto del tracciato ferroviario, i cui lavori di ammodernamento e rettifica attualmente permettono di raggiungere il capoluogo in soli venti minuti. Il nodo ferroviario di San Gavino è l’unico che per importanza e dimensioni può essere considerato un polo intermedio tra Cagliari e Oristano, di conseguenza il traffico ferroviario delle merci che comprendono comuni quali Guspini, Villacidro, Arbus, Sardara, e Sanluri, viene principalmente accentrato in questo nodo, tale aspetto è da considerarsi estremamente positivo per il giovamento che la realizzazione di tale opera ha portato a tutte quelle altre attività che richiedono una buona offerta di mobilità. La modifica di un assetto infrastrutturale di tale portata, ha comportato finora l’installazione di un grosso numero di servizi nelle vicinanze della stazione principale, tale processo è ovviamente ancora in

21 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE fase di assestamento ma si prevedono numerosi altri servizi caratterizzati da un’alta qualità e di cui è già stata pianificata a livello comunale la disposizione. Considerando l’inevitabile importanza che tale nodo ferroviario assumerà col tempo, con cambiamenti significativi sull’intero sistema funzionale e dei trasporti del territorio, nonché sulle attività e sui servizi di carattere generale, si ipotizza per il futuro, in corrispondenza della nuova linea ferroviaria, la nascita di una sorta di “corridoio” destinato a servizi e ad attività produttive e commerciali.

1.2.2.2 Sanluri

PUC Sanluri - Zonizzazione

Popolazione 9460 Superficie (Km2) 87,54 Densità (ab/Km2) 108,06

SETTORE PRIMARIO Coltivazioni Prati permanenti Superfici Seminativo % SAU % Boschi % Legnose % e pascoli % Improduttive % 41,0 25,0 19,0 85,0 7 8

SETTORE SECONDARIO Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni Unita' Unita' Unita' Unita' Addetti Addetti Addetti Addetti Locali Locali Locali Locali 203 679 288 631 154 622 54 1619

SETTORE TERZIARIO Non si rilevano attività significative in questo settore.

22 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

RISORSE ED EVENTI CULTURALI ED AMBIENTALI • Castello, l'unico abitato nonché il meglio conservato della Sardegna; • Associazione Nazionale Città della Terra Cruda; • Sa Battalla. E’ una festa medievale unica che ricostruisce una battaglia di grande importanza per la storia della Sardegna; • Festa del borgo. Momento importante per la ricostruzione storica dei prodotti e dei mestieri tradizionali.

SANITA’ ASL

ISTRUZIONE Scuola Classi Studenti Docenti Non Docenti Geometri 40 350 20 6 Istituto Tecnico Commerciale 25 200 12 4

La SS 131, arteria principale nell’isola, recentemente oggetto di importanti modifiche del tracciato in prossimità di questo centro urbano, ha costituito nel tempo una linea di separazione fisica tra il centro abitato e le sue attività commerciali che, per l’appunto disposte principalmente lungo quest’asse, hanno da sempre goduto di ottimi collegamenti verso i principali capoluoghi dell’isola e nodi di esportazione. E’ da considerare positivamente anche la vicinanza con la linea ferroviaria di San Gavino Monreale che costituisce un’ottima alternativa al trasporto su gomma. Tale alternativa nel tempo potrebbe evolversi in una sorta di sinergia dei due differenti sistemi di trasporto anche in considerazione delle recenti opere realizzate lungo il tratto ferroviario San Gavino-Decimomannu. Grazie alla presenza di numerose attività imprenditoriali e di servizi che nel tempo sembrano svilupparsi in misura maggiore rispetto ai paesi limitrofi, Sanluri da tempo persegue uno sviluppo intelligente delle proprie risorse. Esempi significativi di questo atteggiamento sono l’acquisizione delle principali sedi ASL, nonché la recente elezione a capoluogo della Provincia del Medio Campidano unitamente a Villacidro. Una delle caratteristiche più interessanti di questo centro abitato è la migliore distribuzione, nella provincia, delle proprie attività nei tre che caratterizzano l’attività produttiva. Risultano infatti importantissime le attività nel settore primario che, a partire dalla bonifica di estese aree agricole ad opera dell’Associazione Nazionale dei Combattenti, si sono andate consolidando nel tempo. Cosi pure le attività industriali a ridosso della S.S.131, che permettono al paese di sfruttare iniziative imprenditoriali in questo settore. Parlando di Sanluri è inoltre inevitabile fare riferimento allo

23 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE stupendo castello che, immerso nelle strade del centro abitato, costituisce un celebre luogo di attrazione turistica.

1.2.2.3 Sardara

PUC Sardara - Zonizzazione

Popolazione 4530 Superficie (Km2) 56,11 Densità (ab/Km2) 77,53

SETTORE PRIMARIO Coltivazioni Prati permanenti e Superfici Seminativo % SAU % Boschi % Legnose % pascoli % Improduttive % 56,0 10,0 15,0 81,0 8 12

SETTORE SECONDARIO Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni Unita' Unita' Unita' Unita' Addetti Addetti Addetti Addetti Locali Locali Locali Locali 65 211 99 240 74 282 28 125

SETTORE TERZIARIO Non si rilevano attività significative in questo settore.

RISORSE ED EVENTI CULTURALI ED AMBIENTALI • Museo di Villa Abbas;

24 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

• Terme di Sardara, Pozzo Sacro e terme romane (Sardara). Le terme più famose della Sardegna, caratterizzate da alta qualità dei servizi offerti, con buona accessibilità dovuta alla posizione geografica strategica e baricentrica rispetto alle province di Cagliari (porto, aeroporto) e Oristano (porto).

Anche questo centro abitato, come Sanluri, ha potuto beneficiare della vicinanza con la SS 131 che rappresenta tuttora, nonostante i recenti interventi di modifica del tracciato, un limite fisico oltre il quale non è possibile espandere il centro abitato. Le aree commerciali a ridosso della SS 131 costituiscono un ponte di comunicazione con le aree presso Sanluri, con esse e con la stazione di San Gavino potrebbero formare un sistema urbano indipendente e perfettamente collegato con i principali capoluoghi del commercio sull’isola. La realtà sardarese è tuttavia assai differente in quanto non vi è alcuna presenza di servizi di carattere sovracomunale e le principali attività risultano l’agricoltura e l’allevamento. Nonostante questa apparente carenza il paese segue uno sviluppo costante nel tempo aiutato soprattutto dalla possibilità di esportare prodotti locali, nonché dalla la presenza delle terme romane di Santa Maria Acquas e in misura minore del castello Arborense di Monreale. E’ inoltre molto suggestivo imbattersi nelle strade del centro storico, che risulta essere una parte molto estesa del centro abitato e che conserva ancora i caratteri tipici dell’architettura urbana e civile Romana.

1.2.2.4 Guspini

PUC Guspini - Zonizzazione

Popolazione 12695 Superficie (Km2) 174,73 Densità (ab/Km2) 72,65

25 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

SETTORE PRIMARIO Coltivazioni Prati permanenti e Superfici Seminativo % SAU % Boschi % Legnose % pascoli % Improduttive % 41,2 2,7 34,4 78,5 16,5 5

SETTORE SECONDARIO Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni Unita' Unita' Unita' Unita' Addetti Addetti Addetti Addetti Locali Locali Locali Locali 48 349 376 780 273 1000 116 810

SETTORE TERZIARIO Non si rilevano attività significative in questo settore.

RISORSE ED EVENTI CULTURALI ED AMBIENTALI • Museo di Villa Abbas; • Montevecchio, patrimonio di archeologia mineraria immerso in una zona di riconosciuto pregio ambientale; • Parco culturale G. Dessì, comprendente i comuni di Villacidro, Guspini, Arbus, San Gavino, Fluminimaggiore e Buggerru; • Chiesa San Nicola di Mira; • Arresoja. Si tratta della biennale del coltello. Evento molto conosciuto per l’unicità dei prodotti, la produzione artigianale e la buona comunicazione; • Monte Arcuentu; • Stagno di Corru S'Ittiri; • Catena Linas e Catena Arcuentu (Guspini, Villacidro, Arbus, ). Zona montana caratterizzata dalla scarsa antropizzazione, dalla presenza di specie faunistiche endemiche e di particolare pregio (Aquila chrisaetos, Cervus elaphus corsicanus, Speleomanthes ssp.), da corsi d’acqua e cascate nonchè da flora endemica (Helichrysum montelisanum).

SANITA’ ASL

ISTRUZIONE Scuola Classi Studenti Docenti Non Docenti Istituto Tecnico Commerciale 20 200 10 4 Geometri 28 250 14 6 IPSIA 15 100 8 4

26 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Scuola Edile 15 110 8 4 Scuola Femminile di stato 10 70 6 4

La caratteristica principale di questo centro abitato è sicuramente la razionale distribuzione dei servizi all’interno del tessuto urbano situati lungo gli itinerari per la valorizzazione delle presenze storiche. In generale è possibile riscontrare l’enorme impegno nella valorizzazione del patrimonio storico- culturale con interventi che possano incentivarne la fruibilità e l’inserimento nelle funzioni cittadine. In questo contesto pertanto si inseriscono le varie iniziative programmate ed in parte già attuate legate al patrimonio storico culturale di Montevecchio, elemento quest’ultimo ritenuto in grado di poter contribuire al rilancio economico e sociale del territorio.

1.2.2.5 Villacidro

PUC Villacidro - Zonizzazione

Popolazione 14732 Superficie (Km2) 183,55 Densità (ab/Km2) 80,26

SETTORE PRIMARIO Seminativo Coltivazioni Prati permanenti SAU Boschi Superfici % Legnose % e pascoli % % % Improduttive % 18,9 14,4 22,3 55,8 37,5 6,7

SETTORE SECONDARIO

27 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE

Industria Commercio Altri Servizi Istituzioni Unita' Unita' Unita' Unita' Addetti Addetti Addetti Addetti Locali Locali Locali Locali 215 1239 379 951 211 690 90 947

ISTRUZIONE Scuola Classi Studenti Docenti Non Docenti Liceo Classico 20 200 10 4

SETTORE TERZIARIO Non si rilevano attività significative in questo settore.

RISORSE ED EVENTI CULTURALI ED AMBIENTALI • Parco culturale G. Dessì, comprendente i comuni di Villacidro, Guspini, Arbus, San Gavino, Fluminimaggiore e Buggerru; • Museo di Santa Barbara; • Premio Letterario G. Dessì. Il premio, di rilevanza nazionale, è uno dei principali eventi culturali della Sardegna; • Monte Linas; • Catena Linas e Catena Arcuentu (Guspini, Villacidro, Arbus, Gonnosfanadiga). Zona montana caratterizzata dalla scarsa antropizzazione, dalla presenza di specie faunistiche endemiche e di particolare pregio (Aquila chrisaetos, Cervus elaphus corsicanus, Speleomanthes ssp.), da corsi d’acqua e cascate nonchè da flora endemica (Helichrysum montelisanum).

Nel comune di Villacidro, all'interno del perimetro urbano, operano circa 529 attività di vario tipo come attività commerciali, locali pubblici, operatori del settore terziario, attività manifatturiere e di trasporto. Recentemente si è proceduto ad una nuova perimetrazione della zona industriale d'interesse regionale, ottenuta eliminando una porzione di area inclusa nella precedente perimetrazione di 127,34 ettari, tale segnale indica una crisi di questo comparto che invece, come già sta avvenendo, si sta dotando di processi di riconversione e ristrutturazione delle aree e degli stabili interessati da dismissioni di attività industriali non più competitive nel mercato globale.

1.2.2.6 Considerazioni generali

Dall’analisi congiunta delle diverse realtà locali si evince come ciascun centro presenti delle caratteristiche soggettive che lo distinguono dagli altri, le differenze fra gli elementi primari di questo contesto socio-economico non sono tuttavia così significative da poter individuare dei centri dominanti ma bensì è riconoscibile un sistema di relazioni reciproche materiali ed immateriali all’interno di un vasto

28 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE sistema territoriale (istruzione, servizi generali, mobilità, mercato del lavoro, risorse ambientali e culturali). Il sistema territoriale analizzato presenta sicuramente delle caratteristiche di elevata potenzialità, quali per esempio la posizione geografica ed il collegamento alle principali infrastrutture dell’isola, le risorse storico-culturali ed ambientali diffuse, la disponibilità di estese superfici utilizzabili per usi agricoli, la dotazione di servizi generali. Tuttavia in questo momento storico è innegabile l’esistenza di una profonda crisi nel settore lavorativo come dimostrano la presenza di numerosi stabilimenti industriali dismessi nell’area di Villacidro e della ormai fatiscente fonderia di San Gavino Monreale, i dati sull’emigrazione, la crisi del settore agricolo causato da cicliche siccità e da difficoltà di inserimento dei prodotti nei mercati ormai sempre più competitivi. In questo contesto di tempo e di luogo, attraverso l’azione su variabili strategiche come quella del lavoro, è possibile influenzare positivamente le direzioni di sviluppo del territorio. In questo contesto pertanto si inserisce positivamente l’iniziativa di realizzazione di un parco eolico che, sia nella fase di realizzazione che in quella di esercizio, costituirà un importante occasione occupazione per numerosi addetti ed imprese locali.

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1.2 Opzione zero - Possibili alternative localizzative e scelte tecnologiche- Analisi costi-benefici

Gli impianti eolici hanno, per loro natura, un impatto ambientale e paesaggistico, estremamente ridotto. Inoltre, le caratteristiche costruttive previste per l’impianto in questione sono garanzia per una minimizzazione degli impatti sul territorio. Oltre a ciò, il settore eolico è, fra le fonti rinnovabili (escludendo quelle tradizionali: idroelettrica e geotermica), quello più competitivo dal punto di vista economico, con il vantaggio di una minore quantità di suolo utilizzato rispetto alle altre fonti. Facendo riferimento ai dati di progetto, a fronte di una superficie "teorica" occupata dall’intero impianto di circa 7.480.000 mq, la superficie effettiva occupata dalle piazzole e dalle cabine di macchina non più utilizzabile per altri usi è pari a circa 52.800 mq, pari a circa il 0,70 % del totale. L'uso del restante 99,30 % di superficie dell'impianto, dopo il completamento, sarà quello antecedente la fase di installazione. Consideriamo adesso la potenza elettrica installata pari a 66 MW: la densitá di potenza elettrica installata per metro quadro di superficie effettiva occupata è pari a 1250 W/mq. Confrontiamo l'uso del suolo di un impianto ad energia fotovoltaica di pari potenza elettrica: per poter installare 66 MW di potenza elettrica fotovoltaica, se si considerano gli attuali valori di superficie necessari per questa tipologia di impianti, occorrono all'incirca 1.320.000 mq di superficie effettiva occupata non più utilizzabile per altri usi successivamente alla realizzazione dell'impianto. A fronte di una occupazione effettiva del suolo superiore di circa 25 volte quella di un impianto eolico, sempre a parità di potenza installata, la produzione media annua a potenza nominale dell'impianto fotovoltaico è pari a circa 2000 ore a fronte di una produzione media annua a potenza nominale dell'impianto eolico di circa 2300 ore. In termini di densità di energia prodotta media annua ciò equivale: per il fotovoltaico a 90 kWh/mq*anno, per l'eolico a 2587 kWh/mq*anno. Quindi, in conclusione, la fonte rinnovabile eolica è quella che, a parità di potenza installata, ha una più alta resa energetica annua per metro quadro di superficie occupata, rispetto alla fotovoltaica. Aggiungendo che le centrali eoliche non rilasciano alcun tipo di emissione inquinante e non necessitano di sistemi di refrigerazione, che gli altri aspetti che ne condizionano l'introduzione (impatto visivo; emissione acustica) sono stati affrontati ed approfonditi in modo da minimizzarne gli impatti attraverso un'attenta localizzazione degli impianti con l'utilizzo di macchine tecnologicamente evolute e con una corretta progettazione possiamo, pertanto, affermare che l'intervento è compatibile con le caratteristiche costitutive dell'ambiente ed è quindi ammissibile. Non è inoltre possibile prevedere un'alternativa di localizzazione dell’impianto in quanto l'area è stata selezionata sulla base dei rilevamenti anemologici della zona, che sono stati supportati dai risultati di successive simulazioni numeriche, eseguite tramite modelli matematici, che hanno riguardato un più vasto territorio attorno al sito (macroarea).

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L'area individuata, anche in forza delle favorevoli condizioni anemologiche nonché dell'assenza di vincoli paesaggistici e territoriali preclusivi, non presenta alternative altrettanto valide in zona. L'impianto, proprio per la funzione che dovrà svolgere, non potrà essere localizzato in una posizione diversa da quella prevista anche in considerazione delle aree individuate dalla Regione Autonoma della Sardegna con D.G.R. 3-17 del 16 01 2009 - Studio per l’individuazione delle aree in cui ubicare impianti eolici.

1.2.1 Opere di connessione alla RTN

La rete di trasmissione nazionale (RTN), in base ai suoi criteri di funzionamento e di esercizio, è costituita, per quanto attiene ai collegamenti, prevalentemente da elettrodotti in linea aerea, con differenti caratteristiche costruttive in relazione alle diverse esigenze realizzate ed a livelli di tensione del sistema elettrico italiano. L’impiego di elettrodotti aerei consente un alta affidabilità in tema di sicurezza e disponibilità della RTN. Nel caso specifico, tenuto conto che il tracciato non interessa aree urbanizzate, con sola presenza di edifici sparsi e con scarsa presenza di alberature e assenza di aree boscate con una limitata vegetazione a macchia mediterranea, la tecnologia ritenuta migliore è quella di utilizzare sostegni in carpenteria metallica con conduttori in alluminio-acciaio e fondazioni di calcestruzzo del tipo a piedini separati o, in casi particolari, del tipo speciale. La scarsa presenza di zone urbanizzate nelle vicinanze consente di minimizzare le problematiche legate all’inquinamento elettromagnetico: il tracciato in soluzione aerea della linea è stato studiato in modo da evitare ogni possibile criticità nel rispetto dei valori normativi in materia di campi elettrici e magnetici, individuando le necessarie distanze di rispetto dagli edificati, mantenendosi a distanze superiori a quelle imposte dagli obbiettivi di qualità della vigente normativa per quanto riguarda l’esposizione ai campi elettromagnetici (vedere relativo capitolo). Al fine dello smistamento dell’energia elettrica dalla stazione elettrica RTN 150 kV alla stazione elettrica RTN 380 kV, un alternativa alla realizzazione di un elettrodotto di collegamento non esiste. Le possibili alternative possono pertanto riguardare solamente il tracciato dello stesso per il quale è stato considerato anche un percorso a nord del centro abitato di Sanluri, tuttavia è stata preferita la presente soluzione in quanto sicuramente meno impattante (in termini di lunghezza del tracciato). Sono state escluse altre alternative progettuali, come i cavi interrati, in quanto trovano uno specifico impiego solamente nei casi di attraversamenti di aree urbane e semiurbane. Quest’alternativa comporterebbe, nel caso in esame, criticità di natura tecnica e ambientale tra le quali si segnalano le seguenti: - Opera di cantiere e scavi lineari; - Possibili squilibri dei flussi di potenza dovuti all’alternanza di linee aeree e linee in cavo, con possibili sovraccarichi nelle parti in cui sono inseriti i cavi;

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- Problemi relativi ai criteri di richiusura rapida/lenta in seguito a guasti di natura transitoria sull’elettrodotto; - Il problema della compensazione della potenza reattiva prodotto dai cavi ed il conseguente inserimento di reattanze shunt, con la realizzazione di stazioni di compensazione lungo il percorso da localizzare in funzione della tipologia di rete; - Maggior presenza di componenti rispetto alla linea aerea, che riducono l’affidabilità dei collegamenti (giunti, terminali, stazioni di transizione ecc.); - Indisponibilità in caso di guasto stimabile in diversi mesi rispetto al tempo mediamente necessario per ripristinare in servizio un elettrodotto realizzato interamente in soluzione aerea (stimabile al massimo in due o tre settimane); - Inoltre la fase di cantierizzazione per un eventuale posa di cavi, per la conseguente necessità di usare mezzi di escavazione, rende necessaria l’apertura di strade o piste di servizio che aggravano l’impatto di cantiere di cui sopra.

1.3 Collegamenti infrastrutturali

Il primo approccio con le aree di progetto è stata la verifica dei collegamenti esistenti con la viabilità principale al fine di valutare le condizioni tecnico-economiche e logistiche legate all’approvvigionamento delle varie componenti degli aerogeneratori. Tale verifica è stata positivamente conclusa in considerazione della vicinanza alla SS 131 collegata alle aree di progetto tramite la SS 197 Sanluri-Guspini, è inoltre previsto l’utilizzo anche della SP 61 Villacidro-San Gavino. Un ulteriore approfondimento è stata la verifica sulle rete infrastrutturale esistente all’interno dell’area di progetto, la quale, con piccoli interventi di adeguamento geometrico-costruttivo sarà utilizzata quale viabilità interna al sito, è prevista la realizzazione di piccoli tratti di nuova viabilità per il raggiungimento di talune turbine. Al fine di evitare scomode servitù nei campi, le linee di MT saranno alloggiate, secondo la profondità e le caratteristiche costruttive stabilite dalle norme vigenti, al di sotto della sede stradale. Il progetto prevede la connessione dell’impianto in AT 150 kV tramite stazione di trasformazione–consegna e smistamento. Tale stazione sarà localizzata lungo la linea AT esistente nell’area di progetto. Relativamente alle opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale ed in particolare all’elettrodotto di collegamento 150 kV è stata verificata la presenza di sufficienti collegamenti infrastrutturali atti a garantire un normale svolgimento delle lavorazioni previste nonché delle eventuali necessarie opere di manutenzione.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il presente capitolo si occupa di costruire un quadro di riferimento tecnico-normativo in materia di Valutazione di impatto ambientale. Lo scopo di tale excursus normativo è pertanto quello di individuare la normativa europea, nazionale e regionale rilevante ai fini dell’elaborazione dello studio d’impatto ambientale con specifico riferimento al caso in esame.

2.1 Origini, prassi e norme internazionali

La procedura di impatto ambientale è stata definita, a livello internazionale, come “a procedure for evaluating the likely impact of proposed activity on the environment”. Il principale oggetto della VIA è dunque quello di fornire all’autorità competente tutte le informazioni necessarie relativamente al possibile impatto negativo sull’ambiente circostante prima della realizzazione di nuove attività o nuovi progetti per cui è stata avviata la procedura autorizzativa. A partire dalla sua introduzione nell’”Environment Policy Act” del 1969 negli Stati Uniti, la VIA è divenuta un importante strumento di gestione ambientale in molte legislazioni nazionali. Il valore della VIA è riconosciuto nell’aver introdotto un iter procedurale basato sulla partecipazione del pubblico e sull’esame da parte delle comunità interessate di progetti che sono in fase di autorizzazione. Essa consente dunque l’acquisizione di elementi d’indipendenza ed imparzialità nell’ambito del processo di valutazione antecedente l’autorizzazione definitiva da parte degli enti competenti che dovranno rilasciare il proprio parere in merito alla realizzazione del progetto, facilitando in tal modo il raggiungimento di un equilibrio tra le esigenze di carattere ambientale e quelle di sviluppo del territorio. La VIA si applica solamente a talune categorie di progetti individuati dalla norma e considerati come aventi un impatto rilevante e permanente sull’ambiente circostante, non si applica pertanto a tutte quelle attività e progetti che, pur non essendo classificati come tali, possono, in virtù della loro localizzazione o di particolari condizioni, determinare lesioni, anche temporanee o di minore entità, ad una singola risorsa naturale o all’insieme di esse. Inoltre la VIA si riferisce espressamente a progetti, escludendo dal proprio ambito di applicazione altre attività, quali ad esempio la pianificazione e programmazione del territorio che pur producono conseguenze sull’ambiente di non poco rilievo ma sono soggette alla Valutazione ambientale strategica (VAS). La VIA è svolta perciò esclusivamente su quei progetti di opere o interventi che prevedibilmente avranno un impatto sull’ambiente, tale previsione viene effettuata a priori, ciò comporta che eventuali imprevisti effetti negativi potrebbero verificarsi nel corso della realizzazione o dell’esercizio dell’opera o intervento. Nonostante l’esperienza statunitense abbia dimostrato come spesso, nella pratica, la procedura di VIA sia dispendiosa, lunga e complessa, essa in realtà consente un analisi completa ed approfondita degli impatti ambientali di un determinato progetto e può essere d’ausilio e limitare gli eventuali danni provocati all’ambiente da parte di nuovi progetti. La VIA è stata peraltro ritenuta un valido strumento

33 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE giuridico e pratico per evitare successive responsabilità per danno ambientale da parte di soggetti privati e pubbliche autorità. Vi sono dunque molti accordi e convenzioni internazionali in vigore che prescrivono la VIA come strumento di politica ambientale per la valutazione delle attività svolte in determinate aree o con effetti su determinate matrici. Moltissimi Stati hanno introdotto nel proprio ordinamento norme in materia di VIA (ad esempio gli Stati Uniti e il Canada). In Europa, tutti gli stati membri, inclusi quelli che sono entrati a far parte della Comunità Europea più di recente) sono obbligati a dotarsi di procedure nazionali che garantiscano una preventiva analisi di progetti che possono avere effetti negativi sull’ambiente. Ogni disciplina nazionale, cosi come le direttive europee, in materia di VIA contiene un elenco di informazioni minime che devono essere oggetto della valutazione, l’uniformità di informazioni e metodologie è di fondamentale ausilio per l’utilizzo di tale strumento anche in ambito internazionale.

2.2 Normativa europea

La politica ambientale comunitaria si è sviluppata a partire dagli inizi degli anni ’70 grazie all’attività congiunta di alcuni Stati membri della Comunità Europea e ad una costante azione normativa promossa dalla Commissione europea e dal Consiglio. Nonostante la Comunità Europea si sia dotata di competenze espresse in materia ambientale solamente nel 1987, negli anni precedenti vi furono importanti atti e norme dettate in materia di protezione delle risorse ambientali e naturali, come, appunto, la direttiva VIA. L’attenzione alle questioni ambientali crebbe, dunque, e si sviluppò a livello comunitario nel corso degli anni anche mediante l’adozione di programmi di azione comunitaria in materia di ambiente, documenti emanati dalla Commissione Europea contenenti le linee guida e le finalità dell’azione comunitaria per la protezione dell’ambiente, tali programmi hanno una validità che varia da cinque a dieci anni. Nell’ambito di tali programmi si delineano i principi cardine della politica ambientale comunitaria, a partire dal primo programma del 1977 con il quale si afferma la priorità del principio di azione preventiva sino al terzo programma del 1982 che introduce, accanto ad una politica di controllo e contenimento delle emissioni inquinanti, una prevenzione dei danni all’ambiente. La procedura di VIA venne introdotta in Europa con la Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 (G.U.C.E. 5 luglio 1985 n. 175), che venne successivamente emendata dalla Direttiva CEE 97/11 del Consiglio del 3 marzo 1997 (G.U.C.E. 14 marzo 1997, n. 73) e dalla Direttiva n. 35 del 26 maggio 2003 (G.U.C.E. 25 giugno 2003, n. 156). La Direttiva 85/337/CEE prescrisse che, determinati progetti pubblici e privati quali, ad esempio, autostrade, porti e impianti industriali, fossero sottoposti alla procedura di VIA prima del rilascio delle altre autorizzazioni amministrative necessarie per la loro realizzazione.

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In particolare tale Direttiva individuò due tipologie principali di progetti considerati aventi un rilevante impatto ambientale: i progetti elencati nell’Allegato I dovevano essere necessariamente sottoposti a VIA, mentre, per quelli elencati nell’Allegato II, gli Stati membri potevano decidere autonomamente se e come applicare tale procedura. Il progetto da sottoporre alla procedura di VIA viene classificato come una realizzazione di lavori di costruzione o di altri impianti od opere, ovvero di interventi sull’ambiente naturale o sul paesaggio, inclusi i lavori finalizzati allo sfruttamento delle risorse del suolo. La valutazione deve essere fatta dalle autorità nazionali individuate da ciascun Stato membro sulla base delle informazioni fornite dal proponente (definito dalla Direttiva “committente”), dai pareri delle autorità competenti e dalle osservazioni presentate dal pubblico coinvolto. La VIA è finalizzata a individuare, descrivere e valutare gli effetti diretti ed indiretti, secondari, cumulativi, a breve medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi, dei progetti sull’ambiente circostante e le sue componenti naturali ed umane, nonché sui beni materiali e sul patrimonio culturale. La valutazione degli effetti del progetto sull’ambiente deve essere effettuata “prima del rilascio dell’autorizzazione” e, pertanto, l’autorizzazione finale al progetto può essere rilasciata solo una volta esperita la VIA. Le successive norme che, nel 1997 e nel 2003, hanno modificato il testo della originaria Direttiva hanno contribuito ad ampliarne l’ambito di applicazione, hanno specificato i criteri di selezione dei progetti di cui all’Allegato II mediante la procedura c.d. di screening, ed hanno inoltre provveduto ad inserire un’ulteriore fase preliminare volontaria c.d. di scoping nella quale il proponente può richiedere alle autorità competenti un parere sul contenuto e sull’ampiezza delle informazioni da fornire per la valutazione, coordinando altresì la procedura di VIA con quella dell’autorizzazione ambientale integrata. A partire dal 1985, dunque, la valutazione degli impatti ambientali previsti da nuovi progetti è divenuto uno degli strumenti cardine della politica comunitaria in materia ambientale, ed il particolare favore con cui tale strumento è considerato dalla Comunità si basa sul ruolo fondamentale riconosciuto alla procedura. Nella disciplina in esame, infatti, non vi sono valori o obbiettivi ambientali da raggiungere o rispettare, ma assumono un ruolo centrale la condivisione e la pubblicità dei dati progettuali relativi ad opere ed interventi che hanno un potenziale impatto negativo sull’ambiente in una fase anteriore alla loro realizzazione. L’importanza riconosciuta alla procedura da seguire prima di ottenere un parere positivo in materia di impatto ambientale (in un momento comunque precedente al rilascio dell’autorizzazione necessaria per la realizzazione ed esercizio del progetto), è di carattere sostanziale, come testimonia anche l’interpretazione della Corte delle Comunità Europee che ha condannato molti Stati per non aver introdotto strumenti procedurali idonei ai sensi della Direttiva Comunitaria.

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2.3 Normativa nazionale

L’Italia recepì la Direttiva 85/337/CEE con la Legge 8 luglio 1986, n. 349 recante “istituzione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e norme in materia di danno ambientale”. L’art. 6 di tale norma, nella quale viene inoltre configurata l’istituzione il Ministero dell’Ambiente, ha introdotto alcuni principi generali per la creazione di una procedura di VIA nazionale. Anche prima dell’emanazione di tale norma vi erano alcune specifiche procedure legislative che contenevano alcuni principi procedurali relativi a verifiche ambientali che dovevano essere effettuate prima della realizzazione di alcune tipologie di impianti considerate di particolare impatto, come, ad esempio, gli impianti di produzione di energia elettrica, ovvero le centrali nucleari. Solo con la Legge n. 349/1986, però, si ebbe il primo formale recepimento della direttiva europea in Italia; in realtà tale norma conteneva solamente dei principi generali, essendo una disciplina transitoria nell’attesa che, nei successivi sei mesi, il Governo presentasse al Parlamento un disegno di legge per l’attuazione della direttiva comunitaria in materia di VIA. Inoltre, le norme tecniche e le categorie di opere in grado di produrre rilevanti modificazioni dell’ambiente sarebbero dovute essere individuate con successiva decretazione ministeriale. L’art. 6 della predetta legge prevedeva che i progetti delle opere da sottoporsi a VIA dovessero essere “comunicati, prima della loro approvazione, al Ministero dell’ambiente, al Ministero per i beni culturali e ambientali e alla regione territorialmente interessata, ai fini della valutazione dell’impatto sull’ambiente”. Tale comunicazione doveva contenere “l’indicazione della localizzazione dell’intervento, la specificazione dei rifiuti liquidi e solidi, delle emissioni ed immissioni inquinanti nell’atmosfera e delle emissioni sonore prodotte dall’opera, la descrizione dei dispositivi di eliminazione o recupero dei danni all’ambiente ed i piani di prevenzione dei danni e di monitoraggio ambientale”. Inoltre, doveva essere dato pubblico annuncio di tale comunicazione mediante una pubblicazione, a cura e spese del committente, “sul quotidiano più diffuso nella regione territorialmente interessata, nonché su un quotidiano a diffusione nazionale”. Nei mesi successivi all’entrata in vigore dell’art. 6 della legge n. 349/1986 vennero emanate diverse disposizioni di attuazione. Innanzitutto la legge finanziaria 1988 istituì la prima Commissione per le valutazioni dell’impatto ambientale presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Il d.p.c.m. 10.8.1999, n. 377 riprese l’Allegato I della direttiva n. 85/377/CEE ed introdusse in Italia la lista dei progetti da sottoporsi a VIA. Successivamente, con il d.p.c.m. 27.12.1988, vennero introdotti i criteri e le regole principali per la redazione dello studio di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità ambientale.

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Norme successive integrarono la lista di cui al d.p.c.m. 10.8.1999, n. 3776 ma solo dopo 10 anni dalla legge 349/1986 l’Italia introdusse una procedura di VIA anche per quei progetti di cui all’Allegato II della Direttiva n. 85/377/CEE, per i quali gli Stati dovevano decidere le modalità di sottoposizione a VIA, mediante una valutazione caso per caso, ovvero attraverso soglie o criteri fissati a livello nazionale, tenendo conto dei criteri individuati dalla disciplina comunitaria. In attuazione della legge comunitaria del 1993 (L. 22.2.1994, n. 146, art. 40), la quale aveva espressamente previsto che il Governo dovesse emanare una norma tecnica sulle condizioni di applicazione della procedura di VIA ai progetti di cui all’Allegato II della direttiva 85/377/CEE, venne emanato il d.p.r. 12.4.1996 costituente “Atto di indirizzo e coordinamento nei confronti delle Regioni”. Con la legge n. 59/1997 (nota come legge Bassanini), vennero definiti meglio gli ambiti di competenze tra gli organi dello Stato in materia di VIA; l’art. 71 stabilì che il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio era competente in materia di VIA per le opere e gli impianti il cui impatto ambientale investiva il territorio di più regioni, per le opere e le infrastrutture di rilievo internazionale e nazionale, per gli impianti industriali di particolare e rilevante impatto ed, infine, per le opere la cui autorizzazione è di competenza dello Stato. Successivamente la riforma del titolo V della Costituzione (L. cost. 18.10.2001) ha previsto che “spetta alle regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato”. In particolare, l’art. 117 come riformulato ha previsto che la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” sia una delle materie per cui lo Stato ha potere esclusivo di legislazione, mentre invece sono materie soggette alla legislazione concorrente, ossia materie sulle quali le regioni possono legiferare sulla base dei principi fondamentali espressi dallo Stato, la “valorizzazione dei beni culturali ed ambientali”. Sulla base di tale aspetto di competenze, i poteri in materia di VIA sono rimasti suddivisi tra Stato e Regioni secondo i criteri indicati dalle norme nazionali vigenti. Nel 2005, con la legge 15.12.2004, n. 308 il Governo ha ricevuto delega per il riordino, coordinamento ed integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore di tale legge, pertanto, il Governo doveva emanare “uno o più decreti legislativi di riordino, coordinamento e integrazione delle disposizioni legislative nei seguenti settori e materie, anche mediante la redazione di testi unici” nelle materie elencate, tra cui, al punto f) le “procedure per la valutazione di impatto ambientale (VIA), per la valutazione ambientale strategica (VAS) e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC)”. Nella redazione di tali provvedimenti, il Governo doveva garantire il pieno recepimento delle direttive del Consiglio n. 85/337/CEE del 27.6.1985 e n. 97/11/CEE del 3.3.1997 in materia di VIA e

6 D.p.r. 5/10/1991, n. 460¸ d.p.r. 27.4.1992, d.p.r. 12.4.1996, n. 354; direttiva d.p.c.m. 4.8.1999; d.p.r. 11.2.1998; d.p.r. 2.9.1999, n. 348; l. 31.7.2002, n. 179;

37 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE della direttiva del Parlamento e del Consiglio n. 2001/42/CEE del 27.6.2001 in materia e, fatto salvo quanto previsto dall’art. 1, comma 2 della legge 21/12/2001, n. 443, semplificare, anche mediante l’emanazione di regolamenti, ai sensi dell’art. 17, comma 2 della Legge 23.8.1998, n. 400, le procedure di VIA che dovranno tenere conto del rapporto costi-benefici del progetto dal punto di vista ambientale, economico e sociale; anticipare le procedure di VIA alla prima presentazione del progetto dell’intervento da valutare; introdurre un sistema di controlli idoneo ad accertare l’effettivo rispetto delle prescrizioni impartite in sede di valutazione; garantire il completamento delle procedure in tempi certi; introdurre meccanismi di coordinamento tra la procedura di VIA e quella di VAS e promuovere l’utilizzo della VAS nella stesura dei piani e dei programmi statali, regionali e sovra comunali; prevedere l’estensione della procedura di IPPC ai nuovi impianti, individuando le autorità competenti al rilascio dell’autorizzazione unica e identificando i provvedimenti autorizzativi assorbiti da detta autorizzazione; adottare misure di coordinamento tra le procedure di VIA e quelle di IPPC nel caso di impianti sottoposti ad entrambe le procedure, al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni; accorpare in un unico provvedimento di autorizzazione le diverse autorizzazioni ambientali, nel caso di impianti non rientranti nel campo di applicazione della direttiva n. 96/61/CEE del Consiglio del 14.9.1996, ma sottoposti a più di una autorizzazione ambientale settoriale. Il 3 aprile 2006 viene dunque emanato il d.lgs. n. 152 recante “Norme in materia ambientale” il quale, nella sua originaria versione, aveva provveduto a unificare in un unico corpo normativo quanto sino ad allora previsto nelle norme richiamate, oltre a creare un percorso procedurale simile e, per alcuni aspetti, parallelo per la procedura di valutazione di impatto ambientale e per quella di valutazione ambientale strategica. Il d.lgs. 152/2006 dedicava l’intera parte II alla disciplina di VIA e di VAS, suddividendo le relative discipline in disposizioni comuni, disposizioni speciali per la procedura nazionale e disposizioni speciali per la procedura regionale. L’entrata in vigore di tale parte II era stata, però, sin dall’inizio differita rispetto all’intero corpus della norma, l’art. 52 infatti prevedeva che le disposizioni in oggetto dovessero entrare in vigore 120 giorni dopo la pubblicazione della norma in Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 14 aprile 2006. Prima della decadenza di tale primo termine, tuttavia, la legge 12.7.2006 n. 228, prorogò ulteriormente l’entrata in vigore della parte II alla data del 31 gennaio 2007. Successivamente, tale termine fu nuovamente posticipato di altri sei mesi dal d.l. n. 300/2007, successivamente convertito in legge. Dopo pochi mesi di vigenza, però, con il d.lgs. 16.1.2008, n. 4 recante “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”, in vigore dal 13 febbraio 2008, il Ministro dell’ambiente ha modificato sostanzialmente l’intero quadro normativo, sostituendo, di fatto, l’intera parte II con nuovi articoli contenenti principi generali per le procedure di VIA, di VAS e per le valutazioni d’incidenza e l’autorizzazione integrata ambientale (AIA).

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La disciplina introdotto nel 2006 dichiarava di avere come obbiettivo primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia ed il miglioramento delle condizioni dell’ambiente e l’utilizzazione accorta delle risorse naturali, in attuazione della disciplina comunitaria. Tra gli obbiettivi di carattere generale che la norma si poneva espressamente vi era quello della semplificazione delle procedure di VIA (anche mediante l’emanazione di regolamenti), tenendo conto del “rapporto costi-benefici del progetto dal punto di vista ambientale, economico e sociale”, come peraltro indicato dalla legge delega, senza che però tale criterio risultasse utilizzato concretamente nelle valutazioni del caso. Gli altri concetti di carattere generale richiamati dal d.lgs. n. 152/2006 riguardavano: l’anticipazione della procedura di VIA alla “prima configurazione sottoponibile ad un esame esauriente del progetto di intervento da valutare”, l’introduzione di un “sistema di controlli idoneo ad accertare l’effettivo rispetto delle prescrizioni impartite in sede di valutazione”, la garanzia del “completamento delle procedure in tempi certi”, il coordinamento con le varie procedure ambientali (quali, ad esempio la VAS e l’IPPC) al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni. In linea di principio, pertanto, il testo della norma cerca di porre rimedio ai principali problemi applicativi che hanno affetto la procedura di VIA nel corso di questi anni. Il d.lgs. 4/2008, fissa in 150 giorni, successivi alla presentazione dell’istanza, il termine massimo per la conclusione del procedimento di VIA (12 mesi per le opere complesse) da emettersi con provvedimento di valutazione dell’impatto ambientale, espresso e motivato, da parte dell’autorità competente, obbligatorio, vincolante e sostitutivo di ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale.

2.4 Normativa regionale

La VIA costituisce una materia “intrinsecamente trasversale” idonea ad investire e ad intrecciarsi con diversi interessi, materie e livelli di competenza. Sotto quest’ultimo profilo, in particolare, si può ritenere che la VIA rientri tra le materie che l’art. 117, comma 2, lettera s), Cost. riserva alla competenza legislativa esclusiva dello Stato (tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali). D’altro canto, la VIA è anche correlata in maniera rilavante alla fruizione del territorio e presenta, quindi, forti implicazioni con le materie del “governo del territorio” e della “valorizzazione dei beni culturali ed ambientali”, affidati alla competenza concorrente dello Stato e delle Regioni. In materia di VIA, dunque, si assiste alla manifestazione di competenze diverse, spettando allo Stato le determinazioni che rispondono a esigenze meritevoli di disciplina uniforme sull’intero territorio nazionale, fermo restando che tale competenza esclusiva dello Stato non è incompatibile con interventi specifici del legislatore regionale che si attengano alle proprie competenze attrattive e concorrenti.

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A tale riguardo già il d.p.r. 12.4.1996, fissava condizioni, criteri e norme tecniche per l’applicazione della procedura di VIA da parte delle Regioni e prevedeva che queste ultime, a loro volta, implementassero, integrassero e recepissero a livello regionale la disciplina nazionale della VIA con proprie leggi, regolamenti e deliberazioni in modo coerente con le specificità di ciascuna di esse. Inoltre per effetto dell’art. 71 del d.lgs. 13.3.1999, n. 112 diverse categorie di opere e interventi erano state trasferite alla competenza delle regioni, a condizione che queste ultime provvedessero ad adottare specifiche normative regionali in materia di VIA. Oggi mutato il contesto normativo nazionale di riferimento per effetto dell’entrata in vigore del nuovo Codice dell’Ambiente e dei successivi correttivi allo stesso, non è venuta meno l’esigenza di coordinamento e sussidiarietà tra l’intervento legislativo statale e quello regionale. In particolare le Regioni sono chiamate a dettare disposizioni volte a regolare lo svolgimento delle procedure di VIA riguardanti le categorie di progetti indicati negli Allegati III e IV al d.lgs. 152/2006 e a disciplinare le competenze proprie e degli altri enti locali. Nel caso specifico la Regione Sardegna, nelle more dell’emanazione di una legge regionale che regolamenti in maniera organica le procedure in materia coordinando le indicazioni a livello nazionale con le norme regionali, è intervenuta con deliberazione n. 24/23 del 23 aprile 2008 recante “direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica”. Tale dispositivo procede alla sostituzione della deliberazione 5/11 del 15 febbraio 2005 e prevede le direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione di impatto ambientale al fine di renderle conformi ai dettati della parte II del d.lgs. n. 152/2006 così come modificato dal d.lgs. 4/2008.

2.5 Fattibilità giuridico-amministrativa

Uno degli aspetti determinanti per la costruzione e l’esercizio nonché per le relative opere connesse e le infrastrutture indispensabili degli impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile è da individuarsi proprio nel complesso iter autorizzativo che lo caratterizza. Al fine di un corretto inquadramento giuridico-amministrativo dello stesso è necessario pertanto richiamare quanto disposto dalla normativa vigente sia in ambito nazionale che regionale.

AUTORIZZAZIONE UNICA Ai sensi dell’art. 12, comma 3 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n.387, la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o dalle province delegate, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico- artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico.

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Ai sensi dell’art. 12, comma 4 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n.387, l'autorizzazione di cui al comma 3 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le Amministrazioni interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni e integrazioni. Il rilascio dell'autorizzazione costituisce titolo a costruire ed esercire l'impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere l'obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della dismissione dell'impianto. Il termine massimo per la conclusione del procedimento di cui al presente comma non può comunque essere superiore a centottanta giorni. In particolare è bene sottolineare che nel dare attuazione alla direttiva 2001/77/CE, ed ancora prima agli obblighi internazionali scaturenti dalla ratifica del Protocollo di Kyoto, tale normativa persegue lo scopo di promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel mercato italiano e comunitario, anche attraverso misure di razionalizzazione e semplificazione amministrativa, tese ad accelerare i tempi di definizione delle necessarie procedure autorizzative. In altri termini, ogni atto amministrativo inerente alla costruzione e all’esercizio dei detti impianti ovvero alle opere ad esso connesse ed alle infrastrutture indispensabili, qualunque sia l’Autorità amministrativa ordinariamente competente, è sostituito ex lege dall’autorizzazione unica rilasciata dalla Regione o dall’autorità da questa eventualmente delegata. Non può dubitarsi, in particolare, che l’autorizzazione unica, contemplata dalle citate disposizioni, assorba in sé anche l’assenso di carattere edilizio necessario per la realizzazione di tali impianti: ciò si desume sia dal fatto che, ove così non fosse e permanesse l’esigenza di acquisire, in aggiunta ad essa, il permesso di costruire di competenza comunale, le disposizioni medesime vedrebbero del tutto obliterato il loro significato innovativo (dal momento che anche nel precedente regime, che pur faceva salva la necessità di munirsi della concessione edilizia, il titolo autorizzativo aveva carattere unitario, riferendosi agli aspetti della installazione e dell’esercizio dell’impianto: cfr. art. 31, comma 2, lett. b d.Lgs n. 112 del 31 marzo 1998), sia dal rilievo in base al quale la sostituzione del termine “installazione”, quale oggetto dell’autorizzazione de qua, con il termine “costruzione”, esprime anche sul piano semantico l’assimilazione da parte sua dei contenuti abilitativi propri del (l’altrimenti necessario) permesso di costruire. Nell’ambito del procedimento unico viene, infatti, svolta, ove necessaria anche la verifica di conformità dell’impianto alla disciplina urbanistico ed edilizia. Il pretendere l’attivazione anche della procedura per il permesso di costruire prevista dal D.P.R. 380/2001, comporterebbe, pertanto, un indebito aggravamento del procedimento, vietato dalla medesima legge 7 agosto 1990, n. 241. In tale senso si è del resto anche pronunciata in più occasioni la giurisprudenza. Analogamente l’autorizzazione alla realizzazione degli elettrodotti disciplinata dal R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 è rilasciata nell’ambito dell’autorizzazione unica di cui all’art. 12 del d.lgs. 387/2003 a seguito di procedimento unico. Relativamente all’autorizzazione

41 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE paesaggistica, in questo caso necessaria solamente per alcune opere accessorie (strade, cavidotti interrati ecc.), viene acquisita nell’ambito del procedimento di VIA. Ai sensi dell’art. 12, comma 6 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n.387, l’autorizzazione non può essere subordinata né prevedere misure di compensazione a favore delle regioni e delle province. La regione Sardegna si è recentemente dotata di una normativa specifica sul tema delle energie rinnovabili con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 25/40 del 01/07/2010. In seguito sono state approvate le linee guida nazionali sulle energie rinnovabili (GU n. 219 del 18/08/2010). Il disposto di tali due normative disciplinano la procedura per l’ottenimento dell’autorizzazione unica di cui all’art. 12 del D.Lgs. 387/2003.

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3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Per questi elementi si rinvia al progetto definitivo, del quale si riassumono principalmente le caratteristiche. Relativamente alle caratteristiche energetiche si rimanda Relazione descrittiva delle caratteristiche anemologiche del sito contenete anche la stima della produttività. Il progetto proposto prevede la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento del vento con una potenza complessiva installata pari a 66,0 MW, il progetto prevede altresì la realizzazione delle opere necessarie alla connessione dell’impianto alla rete elettrica di trasmissione nazionale RTN. L'impianto sarà costituito dalle seguenti unità principali: • numero 33 aerogeneratori della potenza unitaria di 2000 kW per una potenza complessiva pari a 66 MW con generazione in bassa tensione, ogni aerogeneratore sarà posto in una piazzola; • mt 20000,00 di cavidotto (in numero variabile da 4 a 8) posato al di sotto della sede stradale per il collegamento di n. 33 cabine di macchina con il centro di smistamento ed il successivo collegamento alla cabina primaria MT/AT per l’allaccio alla rete nazionale; • numero 1 punto di consegna con allaccio alla Rete Nazionale: l'energia prodotta e convogliata alla cabina di impianto è trasferita tramite cavidotto interrato al punto di consegna secondo quanto stabilito da Terna S.p.a. ente competente in materia quale gestore unico della Rete Elettrica Nazionale di distribuzione. • mt 20000,00 di elettrodotto in linea aerea con livello di tensione pari a 150 kV; • numero 1 punto di trasformazione dell’energia elettrica smistata con trasformazione del livello di tensione da 150 kV a 380 kV; La scelta dell’ aerogeneratore è stata operata tenendo in considerazione numerosi parametri tra i quali i dati anemologici raccolti, l’orografia del sito e la viabilità stradale di avvicinamento. Sarà realizzata l’adeguamento della viabilità esistente interna all'impianto (circa 15000 metri lineari) e la realizzazione di nuovi tratti di viabilità per l’accesso ai siti (circa 5000 metri lineari) necessaria nella fase costruttiva per l'istallazione delle macchine, la stessa viabilità interna sarà conservata ed utilizzata per le successive fasi di gestione e per eventuali interventi manutentivi straordinari. Per valutare l'accessibilità dei sito è stato verificato prioritariamente il suo effettivo collegamento alla viabilità ordinaria (provinciale, statale) come rappresentato nella tavole allegate al progetto definitivo. Le principali opere possono riassumersi nelle seguenti: • opere civili di sistemazione stradale, consistenti principalmente nella movimentazione delle terre (scavi, riporti, stabilizzazioni) necessarie alla realizzazione della centrale e soggette a parziale impiego di conglomerato cementizio o altri materiali da costruzione;

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• opere civili in c.a. gettato in opera, per la realizzazione delle strutture di fondazione necessarie al montaggio delle torri o delle apparecchiature elettriche di connessione alla RTN (stazioni elettriche di trasformazione e consegna - trasformazione) o per strutture che abbiano lo scopo di stabilizzare o contenere eventuali movimenti del terreno (es. pali di fondazione, muri di sostegno ecc.). • linea elettrica di MT - cavidotto interrato sotto la sede stradale per il trasporto dell’energia elettrica sino al punto di consegna ed allaccio alla Rete di trasmissione nazionale; • sottostazione elettrica di consegna SSE dell’energia elettrica -.insieme delle apparecchiature elettromeccaniche necessarie alla trasformazione MT/AT ed alla consegna. Essa costituirà il nodo della rete. • sottostazione elettrica di trasformazione SSE dell’energia elettrica -.insieme delle apparecchiature elettromeccaniche necessarie alla trasformazione 150/380 kV. Anch’essa costituirà un nodo della rete; • linea elettrica AT – cavo aereo per lo smistamento dell’energia elettrica dalla SE 150 kV alla SE 380 kV. La scelta del suddetto territorio per lo sviluppo di un progetto industriale, quale l’installazione di una centrale per la produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento del vento, trae origine principalmente dalle caratteristiche di bontà eolica del sito, elemento richiamato all’interno dello studio predisposto dal CESI nell’ambito del progetto Enerin (Atlante eolico dell’Italia) e confermato dal buon esito delle campagne anemometriche condotte in loco. Nella soluzione localizzativa e funzionale individuata la proposta integra le indicazioni delle Linee Guida Regionali di cui alla Delibera di Giunta Regionale n. 3/17 del 16/01/2009 (Studio per l’individuazione delle aree in cui ubicare impianti eolici), tali aree sono infatti classificate, ai sensi dell’allegato alla stessa delibera come ammissibili per l’installazione di fattorie eoliche ovvero zone retroindustriali (aree contermini alle grandi aree industriali circoscritte da una fascia di pertinenza pari a 4 km dal perimetro da quest’ultime) alla zona del Consorzio Industriale di Villacidro. In particolar modo si evidenzia come la presenza di un reticolo idrico ampiamente diffuso abbia condizionato in maniera significativa la scelta delle aree per la collocazione delle torri per via del vincolo di cui al punto 2.5 dell’allegato alla predetta delibera ovvero il rispetto della distanza di 150 metri rispetto a fiumi, torrenti e corsi d’acqua e relative sponde o piedi degli argini, sistemi fluviali, riparali, risorgive e cascate, ancorché temporanee. La soluzione impiantisca fa inoltre riferimento alle stime di potenzialità eolica ricavate dai dati dell’Atlante Eolico dell’Italia nonché da stazione anemometrica in situ.

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3.1 Criteri di scelta del tracciato dell’elettrodotto

Di seguito si darà un descrizione dei criteri utilizzati sia per l’individuazione del corridoio ottimale per l’inserimento dell’elettrodotto 150 kV sia delle scelte operate all’interno di questo per la determinazione del tracciato definitivo. Lo studio ha individuato le porzioni di territorio all’interno delle quali è possibile realizzare l’infrastruttura elettrica prevista. A tal fine è stato necessario analizzare l’area estesa attraverso criteri volti alla definizione di un corridoio ottimale che presenti i necessari requisiti tecnici, ambientali e territoriali per ospitare l’elettrodotto. I tematismi presi in considerazione per l’individuazione del corridoio rappresentano per lo più vincoli territoriali imposti da normative di tutela ambientale e sanitaria (per l’esposizione ai campi elettromagnetici, CEM). Tali tematismi possono essere classificati secondo i criteri di esclusione E, repulsione R e attrazione A. In particolare nell’elaborazione della cartografia tematica all’interno dell’area di studio sono stati individuati e considerati secondo i seguenti criteri: - Edificato urbano e nuclei abitati E - Edificato urbano e nuclei abitati discontinui R - Elementi di pregio paesaggistico R - Corridoi energetici, tecnologici ed infrastrutturali preesistenti A L’applicazione di tale metodologia ha consentito l’individuazione del tracciato definitivo prescelto come desumibile dalla cartografia allegata di cui alla tav. CES_def_graf_66.

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4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

4.1 Note metodologiche

L’analisi congiunta del quadro progettuale e di quello ambientale ha permesso di individuare tutti i possibili effetti, diretti ed indiretti, legati alla realizzazione ed esercizio dell’impianto e di valutare, il loro livello di significatività. Tale analisi ha consentito di effettuare una stima qualitativa e quantitativa dei possibili impatti prodotti dall’opera sul territorio e di valutare le interazioni degli impatti con le diverse componenti ambientali, anche in relazione ai rapporti tra esse. Come strumento per organizzare le operazioni di caratterizzazione ed analisi delle componenti e dei fattori ambientali nonché per la descrizione degli impatti è stata utilizzata una matrice semplice, ovvero una tabella a doppia entrata in cui nelle righe compaiono le variabili costitutive del sistema ambientale (componenti e fattori ambientali) e nelle colonne i fattori di caratterizzazione, analisi ed impatto relativi alla realizzazione ed al funzionamento dell’impianto in esame.

ANALISI DELLO STATO ATTUALE Per prima cosa, è stata determinata la “capacità di carico” dell’ambiente per ogni componente ambientale coinvolta, ovvero è stato valutato lo stato attuale (situazione senza progetto) dal punto di vista della qualità delle risorse ambientali (stato di conservazione, esposizione a pressioni antropiche), classificando secondo la seguente scala ordinale:

Simbolo Stato attuale componente ambientale ++ Nettamente migliore della qualità accettabile + Lievemente migliore della qualità accettabile = Analogo alla qualità accettabile - Lievemente inferiore alla qualità accettabile -- Nettamente inferiore alla qualità accettabile

Scala delle capacità di carico delle componenti ambientali E’ stata inoltre considerata, a seconda della componente ambientale di volta in volta analizzata, la sensibilità ambientale dell’area interessata dal progetto. Secondo le normative vigenti nonché sulla scorta della letteratura in materia, si classificano aree sensibili le seguenti zone: o zone montuose e forestali; o aree carsiche; o zone nelle quali gli standard di qualità ambientale della legislazione sono già superati;

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o zone a forte densità demografica; o paesaggi importanti dal punto di vista storico, culturale e archeologico; o aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle acque pubbliche; o aree a rischio di esondazione; o aree contigue dei parchi istituiti; o aree classificate come vincolate dalle leggi vigenti o interessate da destinazioni di tutela derivanti da strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. La capacità di carico dell’ambiente naturale, nelle singole componenti, è stata valutata tenendo conto dello stato attuale delle componenti ambientali e della sensibilità ambientale delle aree, classificando le componenti ambientali secondo la scala ordinale riportata nel seguito:

Sensibilità Capacità di carico Stato attuale ambientale ++ non presente Non raggiunta (<) ++ presente + non presente + presente Raggiunta (=) = non presente = presente - non presente Superata (>) - presente -- non presente -- presente

Scala ordinale delle capacità di carico La scala ordinale della capacità di carico dell’ambiente naturale è stata quindi riportata in Tabella (con P è indicata la presenza della sensibilità ambientali, e con NP l’assenza). Per dare ad ogni componente ambientale un “peso” (cioè per classificarla secondo l’importanza che ha per il sistema naturale di cui fa parte o per gli usi antropici per cui costituisce una risorsa) si sono utilizzate le seguenti caratteristiche: - la scarsità della risorsa (economica ma anche fisica): rara-comune - la sua capacità di ricostituirsi entro un orizzonte temporale ragionevolmente esteso: rinnovabile-non rinnovabile - la rilevanza e l’ampiezza spaziale dell’influenza che essa ha su altri fattori del sistema considerato (sistema delle risorse naturali o sistema di interrelazioni tra attività insediative e risorse): strategica-non strategica

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Dalla lettura combinata della sensibilità ambientale e dello stato attuale della componente considerata, si è determinata la scala ordinale della capacità di carico e, da ultimo, il rango della componente ambientale.

Rango Componente ambientale I rara non rinnovabile strategica capacità superata rara non rinnovabile strategica capacità eguagliata rara non rinnovabile non strategica capacità superata II rara rinnovabile strategica capacità superata comune non rinnovabile strategica capacità superata rara non rinnovabile non strategica capacità eguagliata rara rinnovabile strategica capacità eguagliata comune non rinnovabile strategica capacità eguagliata III rara rinnovabile non strategica capacità superata comune non rinnovabile non strategica capacità superata comune rinnovabile strategica capacità superata rara non rinnovabile non strategica capacità non raggiunta rara rinnovabile strategica capacità non raggiunta comune non rinnovabile strategica capacità non raggiunta IV rara rinnovabile non strategica capacità eguagliata comune non rinnovabile non strategica capacità eguagliata comune rinnovabile strategica capacità eguagliata rara rinnovabile non strategica capacità non raggiunta comune non rinnovabile non strategica capacità non raggiunta V comune rinnovabile strategica capacità non raggiunta comune rinnovabile non strategica capacità eguagliata VI comune rinnovabile non strategica capacità non raggiunta

Scala ordinale della qualità delle componenti ambientali allo stato “ante-operam”

IDENTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI Per quel che concerne la significatività degli impatti, per prima cosa sono state associate a tutti i possibili impatti individuati le componenti ambientali da essi coinvolte. Individuate tali correlazioni, per ogni impatto individuato si è verificato se ad esso restano associati miglioramenti delle condizioni ambientali o se, invece, il suo manifestarsi comporta un certo decadimento delle condizioni ambientali.

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In base a tale classificazione, gli impatti sono stati suddivisi, secondo il loro segno, in: - positivi - negativi Contestualmente, tutti gli impatti considerati saranno ulteriormente suddivisi in: - significativi - non significativi Un impatto è stato considerato non significativo quando è stato stimato come un effetto che, pur verificandosi, non supererà il “rumore di fondo” delle variazioni di stato non percepite come modificazioni della qualità ambientale. I soli impatti ritenuti significativi sono stati, infine, classificati secondo i seguenti criteri: - secondo la loro dimensione, in lievi, rilevanti e molto rilevanti; - secondo la loro dimensione temporale, in reversibili a breve termine, reversibili a lungo termine, irreversibili. Combinando la rilevanza e l’estensione nel tempo, si è ottenuta una scala ordinale di importanza degli impatti (siano essi positivi o negativi). Rango Impatto 5 molto rilevante irreversibile molto rilevante reversibile a lungo termine 4 rilevante irreversibile molto rilevante reversibile a breve termine 3 rilevante reversibile a lungo termine lieve irreversibile rilevante reversibile a breve termine 2 lieve reversibile a lungo termine 1 lieve reversibile a breve termine

Scala ordinale di significatività degli impatti Una volta classificati la qualità delle risorse e gli impatti significativi, secondo le scale ordinali riportate precedentemente, sono stati selezionati gli impatti critici dal complesso degli effetti previsti. Gli impatti critici rappresentano gli effetti (positivi e negativi) di maggiore rilevanza sulle risorse di qualità più elevata, cioè quelli che costituiscono presumibilmente i nodi principali di conflitto sull’uso delle risorse ambientali che occorre affrontare. La selezione degli impatti critici è stata ottenuta applicando la scala ordinale combinata impatti- componenti ambientali, riportata nella tabella seguente, costruita incrociando la classificazione degli impatti con quella della qualità delle componenti ambientali.

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Gli impatti critici sono quelli appartenenti di norma alla frontiera individuata nella tabella degli impatti critici, di seguito riportata, e nello specifico: - tutti gli impatti molto rilevanti e irreversibili, ad eccezione di quelli esercitati sulle componenti ambientali che non possiedono alcuna delle caratteristiche di pregio; - gli impatti molto rilevanti e reversibili a lungo termine, e quelli rilevanti e irreversibili sulle componenti che possiedono almeno due delle caratteristiche di pregio utilizzate nella classificazione della qualità delle componenti ambientali; - gli impatti molto rilevanti e reversibili a breve termine, rilevanti e reversibili a lungo termine e quelli lievi e irreversibili sulle componenti ambientali che possiedono almeno tre delle caratteristiche di cui sopra; - tutti gli impatti sulle componenti ambientali che possiedono tutte le caratteristiche di pregio.

Rango degli impatti significativi 5 4 3 2 1 I a b c d e II b c d e f Rango delle III c d e f g componenti IV d e f g h ambientali V e f g h i VI f g h i l

Scala ordinale combinata impatti significativi - componenti ambientali

Rango degli impatti significativi 5 4 3 2 1 I a b c d e II b c d e f Rango delle III c d e f componenti IV d e f ambientali V e f VI f

Impatti critici

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4.1 Atmosfera

L’impianto eolico è assolutamente privo di emissioni aeriformi di qualsivoglia natura ed anzi, a scala più ampia, apporta un beneficio per le mancate emissioni riconducibili alla generazione di energia elettrica da fonte convenzionale. In particolare le emissioni che vengono ridotte in modo significativo sono:

• CO2 (anidride carbonica);

• SO2 (anidride solforosa);

• NOx (anidride d’azoto). Tali gas ad elevate concentrazioni risultano dannosi per la salute umana e per il patrimonio storico e naturale. Il progressivo aumento nell’atmosfera di particolari gas (soprattutto CO2) risulta essere una causa fondamentale del temuto effetto serra, ritenuta dalla maggior parte degli scienziati il responsabile dei cambiamenti climatici della terra. Considerando la producibilità stimata per il sistema eolico di cui alla presente relazione costituito da 33 turbine eoliche della potenza di 2000 kW con un numero di ore equivalenti prossimo alle 2000 (2000 kWh/kW), i benefici ambientali possono essere quantificati come segue:

Considerando che un ettaro di bosco è in grado di assorbire circa 5550 kgCO2 all’anno (circa 300 alberi a medio fusto per ettaro), la realizzazione dell’intervento equivale ad un rimboschimento di 136.619.917,9/5550 = 24616,2 Ha/anno. Il sistema eolico considerato (P = 66 MW), nel corso della sua vita utile, inietterà in rete oltre 3 miliardi di kWh di energia pulita senza emissione alcuna di sostanze inquinanti e/o produzione di scorie tossiche. Ciò equivale a risparmiare oltre 3 milioni di tonnellate di CO2 rispetto al caso in cui detta energia fosse prodotta con ricorso alle fonti fossili. Considerando che un automobilista medio produce con la sua autovettura circa 1,5 tonnellate di CO2 all’anno, i benefici ambientali dovuti all’esercizio di quest’impianto sono equivalenti a quelli che si avrebbero se, improvvisamente, circa 75.000 automobilisti smettessero di circolare per 30 anni.

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Anche le opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale non perturbano la componente atmosfera, in particolar modo in fase di esercizio. Le uniche attività di disturbo si concentrano nelle fasi di cantiere con sollevamento di polveri nelle fasi di scavo e con l’emissione di gas di scarico durante la movimentazione dei mezzi meccanici. L’impatto viene ritenuto trascurabile e temporaneo non essendo prevista un alterazione della qualità dell’aria o del clima dovuta a questi condizionamenti.

4.2 Ambiente idrico

In riferimento agli aspetti idraulici l’interferenza con il ruscellamento superficiale e con la circolazione idrica sotterranea è da ritenersi trascurabile in quanto la realizzazione dell’impianto e delle opere civili connesse non comporterà modificazioni alla morfologia del sito e la profondità degli scavi è modesta. La circolazione idrica superficiale dovrà comunque essere adeguata alla nuova sistemazione delle aree mediante un opportuno sistema drenante con convoglio verso gli impluvi naturali, tale aspetto è sicuramente da ritenersi un elemento positivo del progetto.

4.3 Suolo e sottosuolo

L’occupazione del suolo per le fondazioni degli aerogeneratori è valutato attorno allo 0,70 % dell’area di pertinenza dell’intero parco eolico che resta quindi in gran parte disponibile per le funzioni precedenti all’installazione, nella fattispecie del presente intervento per attività agricole. Il maggiore impatto sul suolo si ha in questo caso per il posizionamento degli aerogeneratori poiché si necessita di apportare delle modifiche alla rete viaria esistente ed in alcuni casi dell’apertura di nuove strade in fase di cantiere poiché sono inoltre necessari movimenti di terra per garantire l’operatività delle gru per l’innalzamento degli aerogeneratori. Al termine dei lavori l’impatto sarà comunque limitato alla sola piazzola antistante la torre eolica in quanto l’area provvisoria di cantiere sarà ripristinata come ante operam mediante idrosemina di tappeto erboso o, eventualmente, tramite piantumazione di cespugli ed essenze tipiche della flora locale. Si prevedono trascurabili anche le interferenze con il sottosuolo in quanto, trattandosi certamente di fondazioni semplici, gli scavi più approfonditi (per il getto delle fondazioni dei sostegni degli aerogeneratori) non supereranno i 2–3 m di profondità dal piano campagna. Relativamente all’area oggetto di realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale non si rilevano problemi dal punto di vista geologico in ordine alla stabilità. In quasi tutta l’area d’intervento l’impatto viene definito lieve perché non viene condizionato l’uso del suolo se non limitatamente alle aree che vengono occupate dai sostegni e dalla realizzazione delle stazioni elettriche.

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4.4 Vegetazione, flora e fauna, ecosistemi

La stima e valutazione degli impatti, viene effettuata mediante la previsione delle variazioni a livello qualitativo e quantitativo delle varie fasi di progetto sulle componenti ambientali sopra descritte, prendendo come riferimento lo stato ante-operam. Per quanto riguarda la componente vegetazione e flora, l'impatto maggiore si verificherà principalmente nella fase di cantiere, con tagli della vegetazione per l'allargamento e la costruzione ex- novo di alcune strade, tagli della vegetazione per la costruzione delle fondazioni delle torri (in particolare per la torre WTG24) e sollevamento di polveri, con successiva deposizione, in conseguenza della movimentazione di terra e passaggio dei mezzi. L'impatto è stato mitigato prevedendo l'installazione di 32 torri su 33 in aree con vegetazione rada o assente e con specie di scarso pregio naturalistico. Come compensazione agli impatti, dovrà essere prevista la piantumazione di essenze mediterranee, tipiche dell'area in questione, lungo i bordi stradali interessati dal taglio e in aree degradate (es. praterie ad asfodelo), con ripristino e riqualificazione di porzioni di territorio interne all'area di intervento. Infine, successivamente alla dismissione dell'impianto, dovrà essere previsto anche il ripristino dello stato dei luoghi alla condizione ante-operam. Per quanto riguarda la componente fauna l'impatto sarà di tipo differente in fase di cantiere e in fase di esercizio. In fase di cantiere si avrà un prevedibile allontanamento temporaneo degli animali, variabile a seconda delle specie, a causa del rumore provocato dalle fasi di costruzione e smantellamento. In fase di esercizio sarà possibile la collisione con le pale degli aerogeneratori da parte dei chirotteri e dell'avifauna (in particolare rapaci). Non è previsto nessun impatto dovuto all'elettrocuzione e collisione con linee elettriche aeree poiché è previsto l'interramento degli elettrodotti. Per mitigare gli impatti previsti, sarà necessario evitare la circolazione di persone e mezzi al di fuori dell'area indicata in fase di progettazione ed evitare il lavoro nelle ore notturne. A livello di aerogeneratori, è già stato previsto l'utilizzo della BAT (Best Available Technology), come rotore lento, torre tubolare e segnalazioni acustiche nel campo degli ultrasuoni disturbanti, che limiteranno le collisioni ma dovranno essere integrati dall'apposizione sulle singole pale di elementi tali da renderle il più possibile visibili all'avifauna (es. colorazione con banda/e trasversale/i). La distanza minima tra le pale sarà di 450 metri, sufficienti a garantire i necessari corridoi di passaggio tra le diverse porzioni di territorio.

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Una possibile misura di compensazione per il disturbo all'avifauna e chirotteri potrebbe essere l'apposizione di scatole nido e bat-box per aumentare i siti disponibili alla nidificazione di determinate specie. Potrà inoltre essere previsto un piano di monitoraggio post-operam di tre anni, tramite il quale verificare la mortalità da collisione di ogni singola pala. In tal modo, se in alcuni periodi dell'anno verrà rilevato per uno specifico aerogeneratore un eccessivo numero di collisioni, si potrà decidere sull'eventualità di fermarlo momentaneamente per determinati lassi temporali. Relativamente alla realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale, la messa in posa e l'elevazione dei sostegni dell'elettrodotto necessitano della corretta identificazione e valutazione degli impatti che queste azioni potranno arrecare alle diverse componenti ambientali. In questa fase incipiente dell'intero progetto si farà nuovamente riferimento allo stato ante- operam. Considerando la componente vegetazionale e floristica presente nel luogo della futura collocazione dell'elettrodotto è possibile rifarsi, a livello qualitativo, a quanto già affermato in merito agli impatti del parco eolico. Gli impatti quantitativamente maggiori si verificheranno nella fase di cantiere, caratterizzata dal taglio della vegetazione, dove verrà reputato necessario, per la costruzione delle stazioni di trasformazione-consegna e per il posizionamento delle basi per le fondazioni e i sostegni dei tralicci. Indipendentemente dalla collocazione dei tralicci, a causa del transito di mezzi pesanti e alla movimentazione di terreno nella fase di cantiere si andrà incontro al sollevamento di polvere e alla sua deposizione che andrà ad inficiare i normali processi fisiologici delle specie vegetazionali coinvolte. Riassumendo, la fase di cantiere comporta un sollevamento di polveri che possono andare a disturbare i processi di "respirazione" delle piante, con ripercussioni di una certa rilevanza per la loro singola stagione riproduttiva e comporta inoltre un potenziale depauperamento di alcune unità floristiche e vegetazionali. Una buona soluzione per mitigare il primo impatto, peraltro già precedentemente citata, è la bagnatura delle aree interessate precedentemente al transito dei mezzi. Anche il secondo impatto è di rilevanza non trascurabile e questo rende opportuno innalzare i tralicci in zone con vegetazione rada o assente o dove vi si trovino specie di scarso interesse floristico. Si ipotizza che questo accorgimento sia di più facile realizzazione rispetto al posizionamento delle strutture del parco eolico, in quanto i tralicci non devono sottostare alle caratteristiche anemologiche del territorio. Similmente agli approcci suggeriti per il parco eolico, è auspicabile la piantumazione di essenze mediterranee autoctone in zone caratterizzate da povertà floristica e degrado, rientranti nell'intera area del progetto. Ultimo intervento è il ripristino delle aree quando l'impianto verrà dismesso, nuovamente con essenze autoctone per un miglioramento complessivo dell'ambiente vegetazionale. Chiaramente, anche la fase di cantiere nel momento della dismissione dovrà attenersi a tutte quelle precauzioni, già illustrate, per mitigare tutti i possibili effetti.

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Gli accorgimenti fin qui descritti sono da attuarsi anche per la fase di cantiere e di dismissione della stazioni elettriche di trasformazione/consegna. Questa precisazione è necessaria in quanto le stazioni andranno ad occupare una porzione di suolo maggiore rispetto a quella delle fondamenta dei sostegni all'elettrodotto. Gli impatti che agiranno sulla fauna avranno natura differente considerando separatamente la fase di cantiere e di esercizio. Nella prima fase avrà luogo un allontanamento momentaneo di animali in funzione anche della loro capacità di movimento. Rumore e vibrazioni dovute al transito e all'edificazione delle strutture concorrono nel dare questo impatto. Questo effetto sarà in ogni caso limitato nel tempo e completamente reversibile nel momento in cui la fase di cantiere cesserà. Tuttavia è meglio effettuare questa fase al di fuori del periodo riproduttivo delle specie presenti sul territorio: alcune specie soffrono molto del disturbo arrecato e questo rischia di vanificare l'intera stagione riproduttiva. Un'analisi più approfondita merita il tema degli impatti della fase post-operam dell'elettrodotto aereo sulla componente faunistica. In letteratura si evince che fenomeni di folgorazione per contatto (o elettrocuzione) sono dovuti principalmente ai conduttori MT, dove la distanza tra i cavi è tale per cui un volatile può toccarli entrambi nello stesso momento. L'elettrodotto, da progetto, sarà di tipo AT e questa tipologia comporta problemi per avifauna e chirotteri principalmente riconducibili alle involontarie collisioni da parte di individui durante il volo. In ogni caso è da sottolineare che l'elettrocuzione può verificarsi nel caso in cui un uccello venga in contatto simultaneamente con due potenziali differenti dovuti al sistema “conduttore - conduttore” oppure “conduttore - struttura di supporto”; nel secondo caso vi possono rientrare anche elettrodotti AT che con le strutture di sostegno potrebbero fungere da posatoio. Ciò detto, l'inserimento di un elettrodotto AT aereo in una zona caratterizzata dalla presenza di specie avicole rilevanti necessita di misure di mitigazione per ridurre quanto possibile entrambi i fenomeni. Considerando il fenomeno dell'elettrocuzione che, da letteratura, è quello che riguarda con frequenza minore gli elettrodotti AT, si possono proporre delle soluzioni che comunque aiutino nel mitigare il più possibile il suo verificarsi. Come da progetto, i sostegni dei cavi conduttori sono sospesi e questi ultimi devono trovarsi ad almeno 75 cm rispetto al braccio del traliccio che li sostiene. Più in generale, il cavo conduttore deve trovarsi a tale distanza da qualsiasi struttura che possa fungere da posatoio. E' comunque opportuno isolare i 200 cm di cavo prossimi agli isolatori sospesi. Inoltre i conduttori devono distare l'uno dall'altro almeno 150 cm. Un'opzione può essere quella di creare dei posatoi alternativi, in ogni caso ad una distanza congrua dagli elementi elettrificati oppure di impedire direttamente la posa dell'uccello. Ultima considerazione relativa ai tralicci, questi non vanno posizionati in zone topograficamente dominanti in quanto pare siano preferiti dai rapaci come posatoi favorevoli per la caccia.

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Le collisioni tra volatili e conduttori sono quelle che maggiormente caratterizzano gli elettrodotti AT. Le segnalazioni acustiche disturbanti (ad ultrasuoni) possono essere utili per sviare i chirotteri. Per l'avifauna sono necessari degli accorgimenti di tipo visivo. Segnali verticali possono aiutare un uccello ad identificare e discriminare meglio le distanze tra i cavi. Molto utili sono i sistemi di identificazione visiva quali, per esempio, spirali in plastica colorata per favorire il riconoscimento dei cavi sospesi. In questo contesto è necessario evitare anche una sorta di effetto "trampolino": un uccello vedendo chiaramente i cavi segnalati innalza leggermente la sua traiettoria e potrebbe andare ad urtare il cavo neutro. Anche questo cavo va opportunamente segnalato. Ritornando ai dissuasori visivi è utile ricordare che le spirali colorate, grazie al vento che soffia tra le spire, hanno proprietà sonore utili come avvertimento soprattutto per le specie notturne. E' necessario appore queste spirali con colorazione rossa per le specie diurne e bianca per quelle crepuscolari. Abbinata alle spirali si può apporre un sagoma di rapace in vetroresina sulla cima del traliccio: i due sistemi combinati pare abbiano una maggiore efficacia nel diminuire il rischio di collisione. Un'altra misura, compensatoria in un'ottica di lungo periodo, è quella, già promossa, di installare bat-box e cassette nido. Soprattutto per le bat-box si può fare affidamento sul contesto agricolo dei comuni interessati dal progetto: i chirotteri prediligono come luoghi di sosta anche vecchi ruderi e cascinali che con modifiche di modesta entità possono diventare attrattori per questi mammiferi. Tutti questi accorgimenti citati mirano al verificarsi di tre condizioni: - ridurre il rischio dei fenomeni dell'elettrocuzione e della collisione; - rendere i conduttori più visibili agli uccelli; - cercare di allontanare gli uccelli dai conduttori.

4.6 Salute pubblica

La presenza di un impianto eolico, come ormai dimostra l’esperienza raggiunta in materia nel corso degli ultimi decenni, non origina rischi di alcun genere per la salute pubblica. Anzi a livello globale vi è senza dubbio un contributo alla riduzione delle emissioni nocive prodotte dalle centrali elettriche a combustibile fossile, si veda in proposito quanto esposto in merito nel precedente paragrafo 4.1. Per quanto riguarda il rischio elettrico, tutti i componenti dell'impianto eolico saranno progettati e realizzati secondo le tecniche industriali più moderne in conformità alle norme internazionali di sicurezza. In particolare saranno adottate tutte le necessarie misure di protezione contro i fulmini e le sovratensioni per gli apparecchi e sistemi elettrici ed elettronici dell’impianto eolico le cui caratteristiche sono ampiamente descritte nella relazione tecnica del progetto definitivo. E’ da sottolineare inoltre che l’accesso alle zone nelle quali saranno installati gli aerogeneratori sarà vietato ai non addetti ai lavori

56 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE mediante opportuna segnaletica e delimitazioni, l’accesso alle torri sarà infine impedito tramite opportune chiusure dotate di lucchetto ed altri dispositivi antintrusione nonché tramite appositi di servizi di sorveglianza e guardiana. Infine per quanto riguarda le vie cavo interne (interrate al di sotto della viabilità) al parco eolico, necessarie per il trasporto dell’energia prodotta dalle turbine nonché per comando/segnalazione, queste saranno realizzate nel rispetto delle normative vigenti in materia, la sottostazione di trasformazione e collegamento alla Rete elettrica di trasmissione nazionale sarà progettata e realizzata in conformità agli standard ed alle specifiche indicateci dal gestore di rete. Per quanto riguarda le emissioni acustiche e le vibrazioni, la presenza di campi elettromagnetici, come meglio specificato nei relativi paragrafi, si ritiene non sussistano rischi per la salute pubblica. E’ stato considerato infine anche il tremolio dell’ombra prodotta dalla rotazione delle pale come un elemento non capace di costituire un rischio per la salute pubblica. Relativamente alla realizzazione dei lavori, saranno adottate tutte le necessarie misure di prevenzione e protezione contro i rischi per la salute e la sicurezza dei lavori in conformità alla vigente normativa in materia. Relativamente alla realizzazione delle opere di connessione alla rete di trasmissione nazionale saranno adottate analoghe precauzioni.

4.7 Rumore e vibrazioni

L’impatto acustico degli aerogeneratore è dovuto essenzialmente al movimento del rotore, il quale genera rumore specialmente alle estremità delle pale. In ogni caso non si tratta di rumore intenso ma di fruscio. Il rumore di una macchina eolica non deve essere comunque valutato in sé, ma sempre in rapporto al rumore di fondo dell’ambiente circostante. È dimostrato che un moderno aerogeneratore in funzione alla potenza nominale ed esposto a un vento previsto per l’erogazione di tale potenza, genera un rumore che non è più percepibile, o distinguibile dal rumore di fondo, a una distanza di circa 300 m. Essendo l’impianto proposto ubicato in località agricole con scarsa presenza di abitazioni (per le quali tuttavia si è verifico il rispetto della normativa in materia), il problema non si pone, se non in termini di disturbo alla fauna. In proposito saranno comunque adoperati appositi accorgimenti progettuali come meglio descritto nella relazione tecnica di progetto. Si rimanda alla relazione specialistica allegata. Per quanto riguarda la realizzazione delle opere di collegamento alla rete elettrica di trasmissione nazionale è opportuno operare una distinzione tra la fase costruttiva e quella di esercizio. In fase costruttiva, come del resto per la realizzazione del parco eolico, vi sarà un aumento del livello di rumorosità legato all’utilizzo di mezzi meccanici per la realizzazione delle opere (camio, furgoni, escavatori ecc.). Il livello delle emissioni sonore rispetterà le prescrizione previste dal Codice della strada e quelle suoi luoghi di lavoro e pertanto risulta contenuto entro livelli di accettabilità. Inoltre

57 C.G.F. Costruzioni Generali S.p.a. Unipersonale STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco eolico di San Gavino Monreale RELAZIONE le attività si svilupperanno in siti sufficientemente distanti da impedire la sovrapposizione del rumore. N ogni caso gli elementi di disturbo si esauriranno con il termine dei lavori. Il rumore in fase di esercizio è legato al funzionamento di una linea elettrica che produce due fenomeni: l’effetto corona e l’interferenza del vento con i sostegni e i conduttori. Il vento, se particolarmente intenso può provocare il fischio dei conduttori, ma può ritenersi un fenomeno di scarsa intensità anche in rapporto all’intensità del rumore di fondo. L’effetto corona è responsabile del leggero ronzio che talvolta viene percepito nelle immediate vicinanze dell’elettrodotto. Esso è relativamente più elevato in condizioni di alta umidità atmosferica e di pioggia, mentre quello eolico è presente soltanto in condizioni di venti forti (venti trasversali dell’ordine di 10-15 m/s). Pertanto l’impatto viene considerato molto basso in tutta la linea.

4.8 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

Relativamente alla realizzazione del parco eolico, questi disturbi riguardano prevalentemente le interferenze con le telecomunicazioni (ripetitori, ponti radio, ecc.) e non hanno nessun rapporto con la problematica molto enfatizzata dell’impatto elettromagnetico delle linee elettriche di alta tensione. Infatti i valori elettrici (bassa tensione) presenti sugli aerogeneratori e sulle connessioni interne ed esterne (media tensione) di un campo eolico hanno scarso potere di generazione di campi magnetici. Anche i disturbi alle telecomunicazioni hanno carattere locale, limitati alla zona appena circostante il parco eolico. Nel caso in questione il problema non sussiste in quanto non si ravvisano ripetitori nelle vicinanze. Relativamente alla realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale, tenuto conto che la distanza minima dalle abitazioni è sempre di almeno 80-100 m, la realizzazione di tali opere comporta un esposizione della popolazione a campi elettrici e magnetici inferiori rispetto ai valori stabiliti dal DPCM 8/7/2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obbiettivi di qualità per la protezione della popolazione dall’esposizione ai campi elettrici e magnetici a frequenza di rete (50 Hz) generati da elettrodotti” in affiancamento alla legge quadro n. 36 del 22/02/2001 “sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”. Il tracciato dell’elettrodotto è stato studiato in modo da mantenere in ogni punto una distanza minima dai fabbricati superiore a quella indicata come obbiettivo di qualità, pertanto non sono prevedibili effetti sulla salute associati alle radiazioni non ionizzanti indotte dall’elettrodotto in progetto. Analoghe considerazioni sono state svolte relativamente ai siti prescelti per la realizzazione delle SE 150 kV e 380 kV.

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4.9 Paesaggio

La progettazione dell’impianto eolico e delle opere connesse ed indispensabili è stata condotta in osservanza degli indirizzi delle linee guida regionali per il corretto inserimento nel paesaggio di fattorie eoliche e dei criteri di buona progettazione paesaggistici in esse contenuti. In generale è possibile affermare che qualunque manufatto inserito nel paesaggio modifica le caratteristiche originarie del luogo. Non sempre tali modifiche costituiscono un degrado, in dipendenza della tipologia del manufatto, dalla sua funzione e dell’attenzione che è stata posta in fase di progettazione e realizzazione dell’opera. Di un impianto eolico l’elemento più rilevante ai fini della valutazione di compatibilità paesaggistica rimane comunque la visibilità degli aerogeneratori in quanto sono macchine che raggiungono altezze e dimensioni notevoli. Le macchine eoliche sono grandi perché debbono ricavare energia da una fonte a bassa densità di potenza e difficilmente possono nascondersi alla vista, anche perché per captare la maggiore quota di energia devono essere installate a quota elevata. Sono state elaborate diverse simulazioni fotografiche allo scopo di prefigurarne l’effetto visivo lungo punti di vista principali. Negli ultimi anni i costruttori hanno posto particolare attenzione nella definizione della forma e del colore delle componenti principali delle macchine, anche con l’uso di materiali atti ad evitare effetti di riflessione della luce da parte delle superfici metalliche. In particolare gli studi estetici sugli aerogeneratori hanno portato alla realizzazione di macchine stilisticamente essenziali nella forma e neutre nel colore. Tuttavia il fattore visibilità assume particolare importanza in località naturali e/o di alta densità di fruizione pubblica, come nei casi di visibilità diretta da centri urbani densamente popolati, da vie di comunicazione ad alta densità di traffico, da luoghi di aggregazione pubblica. In questi caso l’impianto eolico in oggetto non si colloca in un’area di alta visibilità dai centri urbani ne tanto meno a contenuto naturalistico e/o escursionistico. Tuttavia la progettazione esecutiva cercherà ugualmente la possibilità di risolvere l’inserimento delle macchine eoliche per contrasto, cioè senza negare la diversità dei valori in contrasto ma evitando nello stesso tempo di sopraffare con un valore nuovo un valore preesistente. La soluzione adottata è altresì già coerente con tale indicazione. Relativamente alle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale, i criteri di valutazione degli impatti si basano su due fattori principali: - il grado di vulnerabilità del paesaggio; - la visibilità dell’infrastruttura elettrica. A titolo esemplificativo sono state elaborate delle tavole nelle quali sono rappresentate le simulazione dell’opera in progetto attraverso foto inserimenti.

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4.10 Conclusioni

Sulla base dei dati e delle considerazioni riportate nei capitoli precedenti, i siti individuati dell’agro del Comune di San Gavino Monreale, risultano essere molto interessanti per un utilizzo quale impianto eolico di produzione di energia elettrica "verde”, essendo dotato di buone caratteristiche di ventosità e, inoltre, privo di vincoli determinanti o impedimenti particolari. L'impianto presenta, complessivamente, un impatto ambientale modesto, che sarà ancora più ridotto una volta conclusi i lavori di installazione, in quanto verranno a mancare i transiti di automezzi pesanti e saranno ripristinati i luoghi. In particolare, una accurata progettazione esecutiva, ridurrà allo stretto indispensabile gli interventi sul suolo e sull'ecosistema locale, nel pieno rispetto dell'ambiente interessato. Per sua natura, l'impianto non produce alcun carico inquinante di tipo “chimico” sul territorio. Altrettanto insignificante sarà, quindi, l'effetto dovuto alla presenza di campi elettrici e magnetici. Di modesto rilievo sarà l'impatto acustico, mentre le attività umane in atto e l'utilizzo attuale dei terreni non saranno influenzati dalla presenza dell'impianto. Un aspetto degno di esame è quello legato alla componente visiva, a causa dell’inserimento di strutture nell'ambito di un paesaggio a carattere prevalentemente naturale. Questa problematica non può essere, evidentemente, del tutto eliminata, stante l'impatto delle torri e delle pale degli aerogeneratori, tuttavia si porrà, particolare attenzione all'adozione di idonee misure, ove possibile, per ridurre la visibilità delle opere civili da realizzare fuori terra. L'impianto rappresenterà comunque un polo lavorativo industriale e quindi un fattore di sviluppo socio-economico. Potrà inoltre essere meta di scolaresche e di tecnici interessati all'energia eolica, oltre che oggetto della curiosità dei residenti locali. L’aggiornamento della presente con l’inserimento delle opere di connessione alla Rete Elettrica di Trasmissione Nazionale non muta le caratteristiche positive dell’intervento.

4.11 Misure di mitigazione e monitoraggio

Sulla scorta delle risultanze della stima degli impatti del progetto sulle varie componenti ambientali ovvero di quanto riportato precedentemente è possibile affermare che saranno previste le necessarie misure di mitigazione e di monitoraggio sulle componenti ambientali analizzate. Le stesse sono dettagliatamente illustrate nei singoli capitoli.

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4.12 Sintesi dei risultati

In allegato alla presente relazione sono riportati in maniera sintetica tutte le attività di studio, caratterizzazione e valutazione ex- ante ed ex-post, relativamente all’impatto del processo sull’area di intervento.

La finalità del quadro di sintesi e valutazione è quello di fornire le seguenti chiavi di lettura:

- dare un quadro riassuntivo, di immediata e facile lettura, delle intensità degli impatti rispetto alle diverse componenti ambientali e rispetto alle diverse azioni determinate dal processo; - dare un quadro di sintesi che fornisca elementi adeguati per una valutazione univoca delle diverse intensità e unità di misura rispetto alle quali gli impatti sono valutati e pesati, mediante idonei procedimenti logici di correlazione tra i diversi aspetti studiati.

5 ALLEGATI

ALLEGATI ALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Codice Titolo/Descrizione Scala CES_VIA_graf_01 Inquadramento territoriale 10000 - 250000 CES_VIA_graf_02 Assetto ambientale PPR 10.000 CES_VIA_graf_03 Assetto Insediativo PPR 10.000 CES_VIA_graf_04 Vincoli morfologici - Acclività 10.000 CES_VIA_graf_05 Simulazioni fotografiche - CES_VIA_graf_06 Vincoli da norme territoriali e urbanistiche 10.000 Opere di connessione alla RTN - Inquadramento CES_VIA_graf_07 25000-250000 territoriale CES_VIA_graf_08 Opere di connessione alla RTN - PPR 25000 Opere di connessione alla RTN - CES_VIA_graf_09 - Documentazione fotografica - Relazione di impatto acustico - - Scheda SAVI (Allegato A3) - - Sintesi non tecnica (Allegato A4) -

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6 BIBLIOGRAFIA

- Brunner A., Celada C., Rossi P., Gustin M., 2002. Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas) – LIPU Bird Life Italia - Haas D., Nipkow M., Fiedler G., Schneider R., Haas W., Schürenberg B., 2003. Protecting birds from power lines: a practical guide to minimising the risks to birds from electricity transmission facilities. Nature and environment, No. 140, Council of Europe Publishing, March 2005 - Penterani V., 1998. L’impatto delle linee elettriche sull’avifauna. WWF Delegazione Toscana. - Pirovano A., Cocchi R., 2008. Linee guida per la mitigazione dell’impatto delle linee elettriche sull’avifauna. Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

7 CONSULENZE

- Dott. Biol. Nicola Putzu (flora, fauna, ecosistemi); - Dott. Nat. Filippo Gualla (flora, fauna, ecosistemi).

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