e BreNDaN reichs

Un romanzo della serie IL

Traduzione di Seba Pezzani

Rizzoli Titolo originale:

© 2013 Kathy Reichs Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti da G. P. Putnam’s Sons, un marchio Penguin Young Readers Group di The Penguin Group.

Tutti i diritti riservati.

© 2014 RCS Libri S.p.A., Milano Prima edizione Rizzoli Narrativa giugno 2014

ISBN 978-88-17-07496-4 Brendan Reichs desidera dedicare questo libro alla sua splendida moglie, Emily, alla sua perfetta neonata, Alice, e a quel fulmine di suo figlio, Henry. Siete voi il senso di tutto.

Kathy Reichs desidera dedicare questo libro alle sue splendide famiglie irlandese e lettone. Tá grá agam duit. Es jūs mīlu. PROLOGO

97 giorni prima

Una brezza leggera sfiorava le dune di Turtle Beach. Deboli folate che creavano turbini nella sabbia bianco-ossa prima di finire, sibilando, nella selva scura, poco oltre. Il cielo era enorme, nero e senza luna. Per quanto il sole fosse tramontato da un pezzo, l’aria restava afosa, pesante e calda. L’ennesima notte tranquilla a Loggerhead Island. Ma non una notte normale. Appena oltre il limitare degli alberi, sotto la sagoma incom- bente di Tern Point, un branco di scimmie si era assembrato tra i rami alti di un pino palustre. In silenzio. Intento a osservare il tappeto del bosco. Sotto, in un piccolo terreno erboso che orlava le gigantesche radici della pianta, una pala si alzò, si abbassò, si alzò di nuovo. Un po’ di terriccio fresco finì sulla sommità di un cumulo che lambiva già i ginocchi.

7 La persona impegnata a scavare indossava uno spesso mantel- lo marrone: un’assurdità in quella calura opprimente. Lo svolaz- zante indumento la inghiottiva, ricadendole fin sulle punte dei malconci stivali neri. La fronte grinzosa brillava di sudore. La figura fece una pausa, sorrise alle scimmie che la guarda- vano dall’alto, felice di condividere l’attimo. Anni di attesa, poi mesi di pianificazione meticolosa. Finalmente, era giunto il momento. Il Gioco stava per iniziare. La figura riprese con pazienza e perseveranza a scavare nel suolo fertile, nero. La fossa era profonda un metro ed era sempre più grande. Il lavoro era quasi finito. La figura si fermò di nuovo. Si stirò. Trasse un respiro pro- fondo, inalando un’inebriante zaffata di terriccio, erba umida e caprifoglio. Le sfuggì una risatina, stridula e sottile, che risuonò nell’aria per qualche istante prima di spegnersi con un lamento sordo. In alto, le scimmie si mossero, nervose, attente a eventuali pericoli. Due giovani maschi sgambettarono più in alto, nel buio della chioma. Ma il gruppo rimase a osservare, incantato. Dopo aver mollato la pala, la figura infilò le mani in una sacca di tela ed estrasse un piccolo involto. Lo baciò una volta. Lo sistemò con devozione nella fossa. Il Gioco era iniziato. «Venite a trovarmi» sussurrò la figura, un refolo sufficiente- mente forte per zittire le rane. Poi canticchiando con voce stonata riempì la fossa e coprì la

8 superficie di foglie morte. Fece un passo indietro. Cercò un tasto sull’orologio con un dito tremante. Lo schiacciò. Ding. La risatina infantile risuonò un’altra volta. Fatto. La chiave è sepolta. «È ora di giocare.» Dopo aver raccolto la sacca e la pala, la figura si allontanò furtivamente nel buio.

9 PRima PaRte iL nascOndiGLiO caPitOLO 1

l mulinello stridette e per poco non mi scappò la canna dalle Idita. «Wow!» Strinsi la canna in una morsa letale. «Ha abboccato!» «Vacci piano.» Ben mi rivolse uno sguardo cauto. «La lenza si spezzerà se non fai attenzione.» Tern Point. Loggerhead Island. Ben Blue e io eravamo appol- laiati su un’ampia cengia di pietra, circa sei metri sopra l’oceano Atlantico. Eravamo lì da un’ora, senza aver pescato nulla. Fino a quel momento. «Cosadevofare?» Era la prima volta che utilizzavo un’esca rotante e non avevo la più pallida idea di come funzionasse. Mi asciugai il palmo sudato sulla polo grigia. «Tutte e due le mani sulla canna!» Capii che Ben aveva una gran voglia di prendere il mio posto, ma cercava di trattenersi. «Lascia scappare il pesce per un po’, riavvolgi lentamente, do- podiché lascialo scappare ancora. Ma resta vigile. La tua non è un’attrezzatura da pesca sportiva.»

13 Seguii le sue istruzioni, lasciando che il pesce si stancasse da solo. Alla fine, una stria guizzante color argento balenò tra i frangenti, appena sotto di noi. Ben lanciò un fischio mentre si sistemava i capelli neri lunghi fino alle spalle dietro gli orecchi. «Un bel pesciolone. Ottimo lavoro.» «Grazie. Lo tiriamo su?» Le braccia mi facevano un male cane per quel tiro alla fune prolungato. «Questo mostro non si darà per vinto tanto facilmente.» Ben mi diede il cambio, i suoi muscoli in tensione risal- tavano sotto la maglietta nera e i pantaloni corti color kaki. Di tutti i Virals, era di gran lunga il più forte. E quello più a contatto con la natura. Ben passava buona parte del tempo libero all’aria aperta e la sua intensa abbronzatura color rame ne era la prova. La sua famiglia sostiene di discendere dalla tribù dei Sewee, un gruppo locale di nativi americani scomparso dai libri di storia tre secoli fa. Ovviamente, non c’è modo di dimostrarlo. Però, non ditelo a Ben. La sua piccola barca, il Sewee, era il nostro principale mezzo di trasporto. Ben aveva utilizzato quel vecchio Boston Whaler di cinque metri per esplorare dozzine delle isole della barriera corallina di Charleston. E aveva scoperto i punti migliori in cui pescare: quello in cui ci trovavamo apparteneva alla sele- zione. Qualche istante dopo, una preda scintillante ciondolava all’e- stremità della mia lenza. Ben la riavvolse fino ad altezza occhi. Era argentea, lunga mezzo metro e coperta di piccole scaglie lasche. Dalla bocca le usciva una sottile scia di sangue.

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