di Calvi Risorta Provincia di

PIANO URBANISTICO COMUNALE (Ai sensi della L.R. 22.12.2004 n°16 in conformità alla Delibera G.R. 11.05.2007 n°834)

Amministrazione Dott. Giovanni Rosario Lombardi Sindaco

Ufficio di Piano Comune di Calvi Risorta Dott.ssa Maria Rosaria Pepe RUP (Autorità Procedente)

Prof. Arch. Emma Buondonno Alta Consulenza Scientifica Arch. Chiara D'Alise Consulenza e Supporto al RUP

Ufficio VAS Comune di Calvi Risorta Dott. Giacomo Trivellone Autorità competente

PRELIMINARE Relazione generale

Febbraio 2019

Indice

PARTE 0 – L’INNOVAZIONE DEI CONTENUTI E DELLE PROCEDURE DI PIANIFICAZIONE 0.1 Le innovazioni nel contenuto e nelle procedure di pianificazione. La legge regionale n. 16/2004 “Norme sul Governo del Territorio” 0.2 Le fasi del Puc

IL SISTEMA DELLE CONOSCENZA Introduzione 1. Il sistema Natura 1.1 Inquadramento geografico 1.2 La struttura geomorfologica e idrogeologica 1.3 Il sistema agricolo e vegetazionale 1.4 La Comunità Montana del Monte Maggiore 2. Il sistema Storia 2.1 Formazione e trasformazione storica 2.2 Le caratteristiche del tessuto insediativo 2.3 Le principali emergenze archeologiche e storico-architettoniche 2.4 L’architettura religiosa 2.5 L’architettura rurale: le antiche masserie 2.6 I Beni culturali e archeologici vincolati 3. Il sistema Comunità 3.1 Abitare 3.2 Muoversi 3.3 Lavorare 3.4 Servizi e tempo libero

LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 4. Gli strumenti di pianificazione sovraordinata e di settore 4.1 Il Piano Territoriale Regionale (PTR) e sue implicazioni sul territorio di Calvi Risorta (2006) 4.2 Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR 2014 – 2020) 4.3 Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Caserta (Ptcp) 4.4 Calvi Risorta nel PTCP 4.5 L’Autorità di Bacino Liri – Garigliano e Volturno – Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico - Rischio di frana [PSAI-RF] 5. Gli strumenti di pianificazione comunali 5.1 Il P.R.G. vigente

LE STRATEGIE DEL PUC 6.1 La strategia comunitaria: sviluppo urbano e qualità della vita 6.2 La struttura e la metodologia di Piano 6.3 Le Vision e le strategie generali 6.4 Le strategie sistemiche e le azioni 6.5 La coerenza degli obiettivi di piano con la pianificazione sovraordinata

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PARTE 0 – L’INNOVAZIONE DEI CONTENUTI E DELLE PROCEDURE DI PIANIFICAZIONE

0.1 Le innovazioni nel contenuto e nelle procedure di pianificazione. La legge regionale n. 16/2004 “Norme sul Governo del Territorio”

Il Piano Urbanistico Comunale – Puc – è stato introdotto dalla legge regionale della Campania n. 16 del 22/12/2004 ad oggetto: “Norme sul governo del territorio” in sostituzione del Piano Regolatore Generale (Prg) e, come quest’ultimo, mantiene una doppia funzione, normativa e programmatoria. L’art. 2 della legge n. 16/2004 individua gli obiettivi della pianificazione territoriale e urbanistica che sono: - l’uso razionale e ordinato del territorio mediante il minimo consumo di suolo; - la salvaguardia della sicurezza degli insediamenti; - la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio; - il miglioramento della vivibilità dei centri abitati; - il potenziamento dello sviluppo economico; - la tutela e lo sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse; - la tutela e lo sviluppo del paesaggio mare-terra e delle attività produttive e turistiche connesse. Il Puc si compone di una parte strutturale e una parte programmatoria o operativa, i cui contenuti vengono elencati dal Manuale Operativo del Regolamento n°5 del 23/08/2011, ma per i Comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, il contenuto minimo degli elaborati progettuali, sono quelli previsti dalla delibera di Giunta Regionale n. 52 del 14/02/2011, e precisamente: 1.1. Elaborato grafico, in scala 1/10.000, descrittivo dello stato di fatto del territorio comunale con le diverse destinazioni d’uso, gli spazi ed edifici pubblici, caratteristiche e condizioni del patrimonio edilizio, rete delle comunicazioni stradali, ferroviarie e navigabili e i relativi impianti, viabilità legge, fasce di rispetto, aree demaniali ed ogni altro elemento ritenuto utile dall’Amministrazione. Per i dettagli è utilizzabile la scala 1/2000; 1.2. Planimetria di progetto di piano, in scala 1/10.000, con la delimitazione del centro storico, delle aree di trasformazione urbana, delle aree agricole, delle aree produttive - commerciali, delle aree destinate ad attrezzature e servizi pubblici e privati, del verde pubblico, nuove previsioni di viabilità e le indicazioni di prescrizioni e previsioni di piani o programmi vigenti sovracomunali e dei piani di settore vigenti comunali e sovra comunali. Per i dettagli è utilizzabile la scala 1/2000; 1.3. Piano di Zonizzazione Acustica di cui alla vigente normativa nazionale e regionale; 1.4. Carta dell’uso agricolo e delle attività colturali in atto (L.R.14/82 – L.R.2/87 – L.R.16/2004 e s.m.i.); 1.5. Elaborato contenente le indagini preliminari e le Carte previste agli articoli 11 e 12 della L.R. n.9/83 s.m.i. qualora non esistenti. Se esistenti i relativi documenti devono essere eventualmente aggiornati. 1.6. Relazione generale nella quale il Comune sceglie gli obiettivi, i criteri e le strategie sui quali fondare il PUC nonché ogni ulteriore elemento ritenuto utile dall’Amministrazione alla definizione del piano. 1.7. Norme di attuazione come individuate al comma 8 dell’art. 23 della l.r. n.16/2004.

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Il procedimento di formazione del PUC era, originariamente, previsto dall’articolo 24 della legge Regionale n. 16 del 22/12/2004, mentre dall’entrata in vigore del Regolamento n°5 del 23/08/2011, il procedimento di formazione del PUC è stato modificato. che disciplina i procedimenti amministrativi di formazione dei piani territoriali, urbanistici e di settore, previsti dalla legge regionale 22 dicembre 2004, n. 16. In particolare, tra le novità apportate dal Regolamento, vi è l’identificazione dell’autorità competente, che precedentemente era individuata nel Settore Ambiente della Regione Campania, è rappresentata dall’Ufficio Ambiente dell’Ente proponente. In merito a tutta la procedura di PUC, inoltre, se non vi sono varianti né al PTCP, né al PTR, non è più previsto né il parere della Regione né quello della Provincia, ma solo una verifica di compatibilità alla strumentazione urbanistica sovraordinata da parte della Provincia. Con i “Quaderni del Governo del Territorio della Regione Campania”, ed in particolare del primo numero (num.1), viene pubblicato il “Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di Governo del territorio”. Il Manuale contiene indicazioni di carattere operativo sull’applicazione delle norme procedimentali introdotte dal Regolamento e consente di visualizzare schematicamente le nuove procedure e di individuare agevolmente i tempi, le azioni, i provvedimenti, le competenze ed i contenuti progettuali di ciascuna fase del processo di formazione ed approvazione dei piani urbanistici. In particolare relativamente al Procedimento di VAS viene chiarito che esso è avviato dall' Autorità procedente e comprende: a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità; b) l'elaborazione del rapporto ambientale; c) lo svolgimento di consultazioni; d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; e) la decisione; f) l'informazione sulla decisione; g) il monitoraggio. Inoltre viene stabilita la struttura del Puc e gli elaborati relativi necessari ai fini dell’approvazione. La formazione del PUC, comunque, conferma un meccanismo, composto da due sub-procedimenti tra loro interdipendenti; l’uno per l’adozione, di competenza comunale, l’altro per la verifica di compatibilità con gli strumenti di pianificazione territoriale sovraordinati e di conformità con la normativa statale e regionale vigenti, di competenza della Provincia. Nella legislazione previgente alla legge Regionale n. 16/2004, il Prg era adottato dal Consiglio Comunale, mentre la nuova procedura di formazione del Puc, con l’adozione da parte della Giunta Comunale, modificata, in parte dal Regolamento n. 5/2011 e delineata nel relativo Manuale operativo, ha rappresentato una delle maggiori novità della L.R. n. 16/2004. Pertanto alla luce delle norme suindicate, la nuova procedura di formazione, per i Comuni inferiore ai 15.000 abitanti è la seguente: 1. Il piano, redatto sulla base del preliminare di cui al comma 4 dell’articolo 2, è adottato dalla Giunta dell’amministrazione procedente, salvo diversa previsione dello statuto. L’amministrazione procedente accerta, prima dell’adozione del piano, la conformità alle leggi e regolamenti e agli eventuali strumenti urbanistici e territoriali sovra ordinati e di settore. Dall’adozione scattano le norme di salvaguardia previste all’articolo 10 della legge regionale n. 16/2004.

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2. Il piano è pubblicato contestualmente nel bollettino ufficiale della regione Campania (BURC) e sul sito web dell’amministrazione procedente ed è depositato presso l’ufficio competente e la segreteria dell’amministrazione procedente ed è pubblicato all’albo dell’ente. 3. La Giunta dell’amministrazione procedente entro novanta giorni dalla pubblicazione del piano, per i comuni al di sotto dei quindicimila abitanti, entro centoventi giorni per quelli al di sopra di detta soglia, a pena di decadenza, valuta e recepisce le osservazioni al piano - Partecipazione al procedimento di formazione dei piani e delle loro varianti: 1. L’amministrazione procedente garantisce la partecipazione e la pubblicità nei processi di pianificazione attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati nel procedimento dei piani o di loro varianti, in attuazione delle disposizioni della legge n. 241/90 e dell’articolo 5 della legge regionale 16/2004. 2. Entro 60 giorni dalla pubblicazione del piano o della variante è consentito a soggetti pubblici e privati, anche costituiti in associazioni e comitati, proporre osservazioni contenenti modifiche ed integrazioni alla proposta di piano o variante. 4. L’amministrazione procedente, per approfondire la valutazione delle osservazioni formulate ed elaborare le relative modifiche ed integrazioni al piano o variante, può invitare a partecipare tutti i soggetti pubblici e privati interessati ad una conferenza di pianificazione, per una ulteriore fase di confronto. L’amministrazione procedente può invitare a partecipare a una conferenza di pianificazione, sottoforma di conferenza di servizi, tutti gli enti che esprimono i pareri, i nulla osta, e le autorizzazioni di cui al comma 4 dell’articolo 3. 4. Il piano integrato con le osservazioni ed il rapporto ambientale è trasmesso alle amministrazioni competenti per l’acquisizione dei pareri, nulla osta, autorizzazioni ed ogni altro atto endoprocedimentale obbligatorio. Per il piano urbanistico comunale (Puc) e le relative varianti e per i piani di settore a livello comunale e relative varianti, l’amministrazione provinciale, al fine di coordinare l’attività pianificatoria nel proprio territorio di competenza, dichiara, entro sessanta giorni dalla trasmissione del piano completo di tutti gli elaborati, la coerenza alle strategie a scala sovra comunale individuate dall’amministrazione provinciale anche in riferimento al proprio piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) vigente. Il piano adottato, acquisiti i pareri obbligatori ed il parere di cui al comma 7 dell’articolo, è trasmesso al competente organo consiliare che lo approva, tenendo conto di eventuali osservazioni accoglibili, comprese quelle dell’ amministrazione provinciale o regionale e dei pareri e degli atti di cui al comma 4, o lo restituisce alla Giunta per la rielaborazione, nel termine perentorio di sessanta giorni dal ricevimento degli atti al Consiglio comunale a pena di decadenza del piano adottato. 6. Il piano approvato è pubblicato contestualmente nel BURC e sul sito web dell’amministrazione procedente. 7. Il piano è efficace dal giorno successivo alla sua pubblicazione nel BURC.

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0.2 Le fasi del Puc

Nella tabella seguente viene riportato l’iter del Piano urbanistico comunale definito dal Regolamento del Manuale operativo. FASE TEMPI DESCRIZIONE ATTIVITA’ PROCESSO DI INTEGRAZIONE CON LA VAS Preliminare Elaborazione del preliminare di PUC Il Comune, in qualità di proponente, predispone il con indicazioni strutturali del piano, rapporto preliminare sui possibili effetti ambientali documento strategico e Rapporto significativi dell'attuazione del Puc ed eventualmente un preliminare ambientale questionario per la consultazione dei Sca. Il rapporto preliminare (Rp) è redatto contestualmente al preliminare di Puc.

Preliminare L’amministrazione comunale accerta la Il comune, in qualità di autorità procedente deve conformità alle leggi e regolamenti e accertare sulla base del rapporto preliminare e delle agli eventuali strumenti urbanistici e dichiarazioni fornite dal proponente quali dei seguenti territoriali sovra ordinati e di settore. procedimenti deve avviare: - esclusione prevista dal decreto legislativo n. 152/2006 e dal regolamento Vas regionale; - verifica di coerenza in presenza di piani sovraordinati dotati di Vas; - verifica di assoggettabilità secondo le disposizioni dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 152/2006; - valutazione ambientale strategica secondo le disposizioni dell’articolo 6 del Decreto legislativo n. 2/2006. Il Comune, in qualità di autorità procedente, avvia contestualmente al procedimento di pianificazione la valutazione ambientale strategica. Preliminare Il preliminare di piano è sottoposto alla consultazione delle organizzazioni sociali, culturali, economico professionali, sindacali ed ambientaliste ed in generale organizza eventuali incontri con il pubblico mediante compilazione di questionari e la predisposizione di fascicoli esplicativi del processo in atto di facile comprensione. Anche ai fini della Vas. In questa fase si condivide lo stato dell’ambiente e il preliminare. Preliminare Il Comune, in qualità di autorità procedente, inoltra istanza di Vas all’Autorità competente del Comune; a tale istanza andranno allegati: - il rapporto preliminare - un eventuale questionario per la consultazione dei Sca - il preliminare di Puc; Nel rapporto preliminare dovrà essere data evidenza delle eventuali risultanze della fase facoltativa di auditing con il pubblico. Preliminare L’Autorità competente comunale, in sede di incontro con l’ufficio di piano del Comune e sulla base del rapporto preliminare, definisce i Sca tenendo conto delle indicazioni di cui al Regolamento Vas; inoltre nel corso dell’incontro viene definito quanto segue: - indizione di un tavolo di consultazione, articolato almeno in due sedute: la prima, di tipo introduttivo volta ad illustrare il rapporto preliminare e ad acquisire le prime osservazioni in merito; la seconda, finalizzata ad acquisire i pareri definitivi degli Sca in merito al rapporto preliminare, esaminare le osservazioni ed i pareri pervenuti, prendere atto degli eventuali pareri obbligatori previsti. - individuazione dei singoli settori del pubblico interessati all’iter decisionale da coinvolgere in fase di consultazione del pubblico; - individuazione delle modalità di coordinamento tra le fasi di pianificazione e le fasi di Vas con riferimento alle consultazioni del pubblico;

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- individuazione della rilevanza dei possibili effetti. Le attività svolte durante l’incontro saranno oggetto di un apposito verbale, da allegare al rapporto preliminare da sottoporre agli Sca per le attività del tavolo di consultazione. Preliminare Di norma Il tavolo di consultazione ha il compito anche di esprimersi in merito al preliminare di piano contenente non le informazioni e i dati necessari alla verifica degli effetti significativi sull'ambiente, sulla salute e sul superiore a patrimonio culturale. 45 gg. il tavolo di consultazione è avviato anche con l’autorità competente comunale e gli altri Sca, al fine di: Massimo - definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale, 90 gg. - acquisire elementi informativi volti a costruire un quadro conoscitivo condiviso, per quanto concerne i limiti e le condizioni per uno sviluppo sostenibile, - acquisire i pareri dei soggetti interessati, - stabilire le modalità di coordinamento per la consultazione dei Sca e del pubblico sul Piano e sul rapporto ambientale al fine di evitare duplicazioni delle procedure di deposito, pubblicità e partecipazione previste dalla L.R. 16/2004. Tutte le attività del tavolo di consultazione saranno oggetto di apposito verbale. Il preliminare del piano costituiscono la base di discussione per l’espressione dei pareri degli Sca sul rapporto preliminare. Preliminare La giunta Comunale approva il Il Comune, in qualità di autorità procedente, valuta i preliminare di piano. pareri pervenuti in fase di consultazioni dei Sca e potrà anche dissentire motivando adeguatamente, dalle conclusioni dei Sca e prende atto del rapporto preliminare. Il comune contestualmente approva il rapporto preliminare e il preliminare di Puc. Adozione Il Comune redige il piano. Il Comune, in qualità di autorità proponente, redige il rapporto ambientale sulla base del rapporto preliminare. Il piano tiene conto delle risultanze del rapporto ambientale. - Definizione dell'ambito di influenza del Piano e definizione delle caratteristiche delle informazioni che devono essere fornite nel Rapporto Ambientale; - Individuazione di un percorso metodologico e procedurale per l’elaborazione del Piano e del Rapporto Ambientale; - Articolazione degli obiettivi generali del Piano e del Rapporto Ambientale; - Costruzione dello scenario di riferimento; - Coerenza esterna degli obiettivi generali del Piano; - Definizione degli obiettivi specifici del Piano, individuazione delle azioni e delle misure necessarie a raggiungerli - Individuazione delle alternative di Piano attraverso l'analisi ambientale di dettaglio; - Coerenza interna delle relazioni tra obiettivi e linee di azione del Piano attraverso il sistema degli indicatori che le rappresentano; - Stima degli effetti ambientali delle alternative di Piano, con confronto tra queste e con lo scenario di riferimento al fine di selezionare l'alternativa di Piano; Costruzione/progettazione del sistema di monitoraggio. Adozione La Giunta Comunale adotta il piano. Il Comune, in qualità di autorità procedente, sulla base Dall’adozione scattano le norme di del rapporto preliminare e degli esiti delle consultazioni salvaguardia previste all’articolo 10 con gli Sca, prende atto del rapporto ambientale e della della legge regionale n. 16/2004. sintesi non tecnica dello stesso e lo comunica all’autorità competente comunale. Il rapporto ambientale costituisce parte integrante del piano e sono adottati contestualmente in Giunta Adozione Il piano è pubblicato contestualmente nel bollettino ufficiale della regione Campania (Burc) e sul sito web dell’amministrazione procedente ed è depositato presso l’ufficio competente e la segreteria dell’amministrazione procedente ed è pubblicato all’albo dell’ente in uno all’avviso relativo alla Vas. L'avviso deve contenere: il titolo della proposta di piano o di programma, il proponente, l'autorità procedente, l'indicazione delle sedi ove può essere presa visione del piano o programma e del rapporto ambientale e delle sedi dove si può consultare la sintesi non tecnica. L'autorità competente comunale e l'autorità procedente (l’ufficio di piano comunale) mettono, altresì, a disposizione del pubblico la proposta di piano o programma ed il rapporto ambientale mediante il deposito presso i propri uffici e la pubblicazione sul proprio sito web. Il rapporto ambientale, congiuntamente alla sintesi non tecnica, è pubblicato contestualmente al piano adottato. Adozione Entro 60 gg È consentito a soggetti pubblici e Chiunque può prendere visione del rapporto ambientale privati, anche costituiti in associazioni e e presentare proprie osservazioni in forma scritta, anche comitati, proporre osservazioni fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e contenenti modifiche ed integrazioni valutativi. alla proposta di piano o variante. In attuazione dei principi di economicità e di semplificazione, le procedure di deposito, pubblicità e

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partecipazione, si coordinano con quelle della Vas, in modo da evitare duplicazioni ed assicurare il rispetto dei termini. Tali forme di pubblicità tengono luogo delle comunicazioni di cui all'articolo 7 ed ai commi 3 e 4 dell'articolo 8 della legge 7 agosto 1990 n. 241. Pertanto la fase delle osservazioni e coincidente sia per il rapporto ambientale sia per il piano adottato. Adozione Entro 90 La Giunta comunale valuta e recepisce L'autorità competente comunale, in collaborazione con giorni dalla le osservazioni al piano gli uffici di piano in veste di autorità procedente, svolge pubblicazio le attività tecnico-istruttorie, acquisisce e valuta tutta la ne del documentazione presentata, nonché le osservazioni, piano, per i obiezioni e suggerimenti inoltrati. Valutazione comuni al congiunta delle osservazioni al piano e al rapporto di sotto dei ambientale. quindicimil a abitanti, entro 120 giorni per quelli al di sopra di detta soglia, a pena di decadenza. Adozione Il piano adottato, integrato con le Il piano adottato ed il rapporto ambientale sono osservazioni, è trasmesso alle trasmessi congiuntamente alle amministrazioni amministrazioni competenti per competenti. l’acquisizione dei pareri, nulla osta, autorizzazioni ed ogni altro atto endoprocedimentale obbligatorio.

Adozione Il comune trasmette il piano urbanistico Il piano è trasmesso unitamente al comunale (Puc) all’amministrazione rapporto ambientale. provinciale, al fine di consentire l’esercizio di coordinamento dell’attività pianificatoria nel proprio territorio di competenza.

Adozione Entro 60 L’amministrazione provinciale dichiara la coerenza alle strategie a scala sovra comunale individuate giorni dalla dall’amministrazione provinciale anche in riferimento al proprio piano territoriale di coordinamento trasmission provinciale (Ptcp)vigente. e del piano La dichiarazione è resa solo in riferimento al piano. completo di tutti gli elaborati.

Adozione Il comune acquisisce tutti i pareri di competenza.

Adozione Il rapporto ambientale e il piano, unitamente a tutti i pareri di competenza, è trasmesso all’autorità competente comunale per l’espressione del proprio parere motivato.

Entro il Il parere di cui all’articolo 15 del decreto legislativo n. termine di 152/2006,sulla base dell’istruttoria svolta dal Comune, 90 giorni a nella qualità di autorità procedente, e della decorrere documentazione di cui al comma 1dell’articolo 15 dello dalla stesso decreto legislativo, è espresso, come autorità scadenza di competente, dall’amministrazione comunale. tutti i termini.

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IL SISTEMA DELLE CONOSCENZA

Introduzione

La fase chiamata “Il Sistema della conoscenza” è la raccolta e l’analisi di tutti quegli elementi che ci permettono di comprendere a fondo il territorio oggetto della pianificazione ed individuare problematiche e risorse da risolvere o mettere a frutto. L’analisi si basa su un confronto di elementi multidisciplinari e approfondisce alle scale territoriali più opportune le problematiche, in relazione alle diverse esigenze. Le informazioni utili saranno raggruppate rispetto a tre settori omogenei: 1- Natura 2- Storia 3- Comunità Gli strumenti di base dell'analisi territoriale: - le fonti bibliografiche, d'archivio, iconografiche, statistiche; - i vari tipi di cartografia generale e tematica; - l'aerofotografia e la fotointerpretazione; - i metodi di analisi diretta

Il sistema Natura 1.1 Inquadramento geografico

Il Comune di Calvi Risorta è situato nella Provincia di Caserta e dista circa 27 Km dal Capoluogo di Provincia e 54 Km da Napoli e confina con i Comuni di , , , , e . Appartiene al complesso dell’agro Caleno, un tempo Campania Felix, la più vasta pianura in Campania, compresa tra i fiumi Garigliano e Volturno e parte integrante del settore nord- occidentale della provincia di Caserta e generata dai depositi piroclastici e vulcanici provenienti dai Campi Flegrei e dal , nonché dai depositi detritici di natura carbonatica provenienti dai versanti occidentali dei rilievi montuosi casertani, a causa dell’intensa erosione prodotta dal dilavamento delle acque ruscellanti. Il territorio comunale si sviluppa sulle pendici e ai piedi dei Monti Trebulani, anche detti colli Caprensi, che “costituiscono un massiccio montuoso situato nel cuore della Provincia di Caserta e distaccato dall'Appennino Campano per via della valle del medio Volturno. È il secondo gruppo montuoso per altezza della provincia dopo il Matese. La vetta più alta è il Monte Maggiore….”1.

Il Comune presenta un’estensione territoriale di circa 15,96 km2 e un’altitudine media di 80 m s.l.m. che varia però da un massimo di 400 m s.l.m. ad un minimo di circa 15 m s.l.m.. Ha una popolazione di 5.707 (dato ISTAT 2016), con una densità territoriale di 357,58 ab/km2; ha forma irregolare allungata verso Sud mentre a Nord il territorio si estende a ventaglio sulle pendici delle cime che delimitano territorio.

Il territorio di Calvi Risorta è inserito in un’area con realtà caratterizzate da elevati valori sia paesaggistici-ambientali che produttivi non valorizzate al massimo delle loro potenzialità e non si è

1 Wikipedia Monti Trebulani Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 8

ancora generata quella spinta allo sviluppo economico e culturale che potrebbe derivare dalla tutela, dalla valorizzazione e dalla corretta gestione del territorio e delle stesse risorse.

Le caratteristiche fisico-geografiche del territorio rappresentano, oggi più che mai, le principali occasioni per favorire strategie di riqualificazione e di crescita a partire dalla tutela e valorizzazione, per cui la conoscenza della realtà fisica riveste un ruolo fondamentale per la formazione dei programmi di sviluppo e di gestione delle risorse presenti sul territorio. Lo sviluppo economico e culturale, può e deve partire, dunque, dalla valorizzazione delle risorse naturalistiche ed agricole, che caratterizzano e rendono prezioso il territorio di Calvi Risorta e dei comuni contermini.

1.2 La struttura geomorfologica e idrogeologica (vedi Tavola A2.a – Il Sistema Natura - Orografia e idrografia (1:10.000))

Il territorio comunale di Calvi Risorta è caratterizzato sia da terreni agrari di origine vulcanica, sia da terreni originatisi dallo sbriciolamento delle rocce carbonatiche dei Monti di Caserta; in particolare è costituito da: 1. Rilievi collinari pelitico-arenacei e arenaceo-pelitici; 2. Rilievi collinari carbonatici con coperture piroclastiche discontinue; 3. Superfici pianeggianti e sub- pianeggianti costituite da depositi piroclastici; 4. Aree fluviali bonificate costituite da depositi piroclastici rimaneggiati.

“I rilievi sono costituiti da calcari e dolomie, mentre la depressione è occupata da depositi piroclastici noti come "ignimbrite campana" o "tufo grigio campano", cosiddetto per il colore e la sua diffusione. L'ignimbrite è presente nell'area di Calvi sia come materiale incoerente (ceneri e scorie brune), sia come materiale litoide (tufo pipernoide).”2

Il territorio si presenta suddiviso in tre zone caratterizzate da pendenze molto differenti: l’area a Nord, dove sono presenti i principali rilievi del territorio comunale e ai piedi del quale è presente il centro abitato ha una pendenza del 30% circa; l’area a Sud – Ovest, dove è collocata la cima del Monte Calabrese ha una pendenza del 12,5% circa; mentre il rimanente territorio comunale, dall’area archeologica all’estremità a Sud ha una pendenza del 1%. Sul suo territorio sono presenti 5 cime: a Nord il Monte Grande, il Monte Coricuzzo e il Monte Lillo; a ridosso del centro abitato, a Nord, il Monte Diavolo; a Sud – Ovest il Monte Calabrese. La parte del territorio che si protende verso Sud verso la Piana del Volturno, presenta una forma quasi triangolare, ed è fiancheggiata ad Est dal Rio Lanzi o rio dei Lanzi. Le cime presenti sul territorio comunale appartengono ai Monti Trebulani, o Colli Caprensi, il cui “…nome deriva da quello dell'antica città di Trebula colonia romana del III-II secolo a.C., che era insediata proprio in questi monti (ora Treglia frazione di ). Furono rifugio della popolazione nel IX - X secolo dai saccheggi dei Saraceni. Le principali punte sono: 1. monte Maggiore, la cima più alta (1036 m s.l.m.), sita tra i comuni di e ; 2. monte Caprario, tra i comuni di Formicola e Rocchetta e Croce; 3. monte Melito, tra i comuni di , e ; 4. monte Friento, tra i comuni di e Pontelatone (Treglia); 5. monte Sant'Erasmo, fra Treglia e Formicola; 6. monte Scopella ; 7. monte

2 http://www.corista.eu/Docs/cales.pdf

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Cardillo tra i comuni di Alvignano e Liberi; 8. monte S. Croce ; 9. monte Grande ; 10. monti della Costa, tra , Roccaromana e . I monti sono interamente posizionati nella provincia a nord est di Caserta. Ad est i monti Trebulani si affacciano sul medio Volturno, degradanti verso il fiume. Con vista del massiccio del Matese, a Ovest si affacciano sulla pianura campana. Si estendono da Nord a Sud per 21 km, dal borgo di San Antonio Abate in Pietravairano, alla stretta di Triflisco, nel comune di Bellona, mentre da Est a Ovest dai preappennini di Pignataro Maggiore ad Alvignano per 14 km. Attualmente tutti i comuni che si trovano all'interno o al ridosso dei monti sono membri della comunità montana di "Monte Maggiore". Un importante monumento naturalistico che si può visitare è la gotta di San Michele sul Monte Melito ad una altezza di 750 m s.l.m. nel comune di Liberi. Tale grotta è aperta al culto del santo nelle festività liturgiche l'8 maggio e il 29 settembre, che è meta di numerosi pellegrini provenienti dai paesi limitrofi.”3

L’idrografia del territorio è costituita da un reticolo alquanto semplice con aste e che scorrono sulla linea di massima pendenza dalla zona dei rilievi collinari a Nord e da Sud - Ovest, a partire dalla cima del Monte Calabrese, verso Nord, convergendo in un’asta centrale che scorre da Ovest a Est: tutti i corsi d’acqua confluiscono, all’altezza del Ponte delle Monache, nel tracciato idrografico di maggiore importanza del territorio comunale, il Rio Lanzi, torrente, con un percorso di 14.5 km dalla sorgente fino alla confluenza col torrente Savone. Il rio Lanzi prende il nome dalla famiglia Lanza, di , rientrando nei territori dei loro feudi nel XVIII. Costituisce il confine tra Calvi Risorta e il Comune di Pignataro Maggiore. “Interrato artificialmente negli anni ’80, attraversa la frazione Petrulo di Calvi Risorta dove riceve le acque di ruscelli a regime torrentizio tra cui il rio Maltempo di Zuni e il “Ciatanito” proveniente da Giano Vetusto. Nella zona di confluenza, le acque si interrano dando origine alle cosiddette “Pozzole di Palommara” delle opere idrauliche ritenute da alcuni studiosi di origine etrusca. Il fiume costeggia il castello Aragonese dell’Antica (nella foto) e passa sotto il Ponte delle Monache, un ponte sospeso scavato nel tufo nei pressi dell’antica via Latina in piena zona archeologica. Dopo aver attraversato i comuni di Calvi e Pignataro Maggiore, il torrente arriva a Sparanise, fino a congiungersi con il fiume Savone, proveniente da Teano, presso la frazione di sant'Andrea del Pizzone; entrambi sfociano a nord del Volturno nell’attuale canale Agnena; in epoca fascista nella parte terminale il corso dei due fiumi fu risagomato e bonificata la pianura dei Mazzone a nord di Capua. Nel dopoguerra il neo nato Consorzio di Bonifica ha realizzato un canale che da sant’Andrea del Pizzone, una frazione del comune di Francolise, arriva fino al mare con una foce artificiale a sud di . Il Rio Lanzi e il Savone furono canalizzati verso questa nuova foce, invertendo il corso naturale delle acque per circa quattro km. Il fine era quello di sgrondare le zone comprese tra il Savone e l’Agnena e di tutte le acque provenienti dal Massico, da Roccamonfina e dalle estreme propaggini occidentali del Monte Maggiore.”4

Lungo il suo percorso il fiume fiancheggia l’area “ex Pozzi Ginori”, fabbrica dismessa e sito oggetto indagini per verificare l’eventuale presenza di fattori inquinanti.

L’intero territorio comunale rientra nel Bacino del Volturno, che “si sviluppa su un'area ricadente principalmente nelle Regioni Campania (235 Comuni) e Molise (46 Comuni) ed in minima parte

3 Wikipedia Monti Trebulani. 4 da “Calvi Risorta. Un campanello d’allarme il prosciugamento della sorgente del Rio Lanzi” articolo del 10 maggio 2016 su rivista on line Il Mezzogiorno – quotidiano di Terra di Lavoro. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 10

nelle Regioni Abruzzo (2 Comuni), Puglia (3 Comuni), Lazio (5 Comuni), e comprende 292 comuni suddivisi tra 9 Province. "Il territorio del bacino ha una forma vagamente trapezoidale con il lato lungo secondo la direttrice NO-E. Nella parte più settentrionale, in territorio molisano, il bacino si estende fino alle pendici del M. Greco ed ai monti della Meta nel Parco Nazionale D’Abruzzo. Procedendo verso SE il confine attraversa via via il Massiccio del Matese, i Monti del Sannio fino ai Monti della Daunia dove il bacino Volturno lambisce in maniera molto marginale i territori del foggiano. Proseguendo, si giunge nelle zone più meridionali; qui il limite corre lungo i monti Picentini per poi risalire verso NO". Superata la zona di Avellino il confine si insinua nel massiccio isolato di Montevergine ed alle pendici di quello del Taburno, per poi lambire l’abitato di Caserta e, cambiando direzione, proseguire verso Ovest parallelamente al corso del Volturno fino alla foce. Nella parte NO infine il limite di bacino coincide con quello del Liri-Garigliano e, attraversando poi i massicci del Monte Maggiore e del Roccamonfina si richiude lungo il lato destro del Volturno delimitando anche il bacino chiuso del canale Agnena Savone. Il bacino del Volturno risulta costituito dall’insieme di due grandi sub-bacini: - il primo è quello relativo all’asta principale del Volturno che ha una lunghezza di175 Km, - il secondo invece è quello del fiume Calore lungo ben 132 Km. Lo spartiacque naturale tra i due sub-bacini si sviluppa secondo una direttrice Nord-Sud a partire dal massiccio del Matese, ed attraverso la piana di Amorosi fino al Monte Taburno.”5

1.3 Il sistema agricolo e vegetazionale (vedi Tavola A2.b – Uso del Suolo (1:10.000))

I dati estrapolati dall’ultimo Censimento dell’Agricoltura disponibile, quello del 2010, denunciano che le aziende agricole esistenti sul territorio comunale, sono 177, di cui solo 5 informatizzate, e solo 1 con personale salariato, mentre tutte le 176 rimanenti presentano una forma di conduzione diretta dal coltivatore; la maggior parte delle aziende, inoltre, presentano un regime di proprietà.

Dalla tabella seguente, emerge che circa il 60% delle aziende ha una superficie utilizzata inferiore all’ettaro; ovviamente, se si considera la superficie totale aziendale, questa percentuale diminuisce.

Dati per classe di superficie utilizzata 0 ha 0,01 - 1-1,99 2-2,99 3-4,99 5-9,99 10- 20- 30- 50- 100 ha totale 0,99 ha ha ha ha ha 19,99 29,99 49,99 99,99 ha ha ha ha Calvi 1 100 36 11 9 12 6 1 1 .. .. 177 Risorta

Dati per classe di superficie totale 0 ha 0,01 - 1-1,99 2-2,99 3-4,99 5-9,99 10- 20- 30- 50- 100 ha totale 0,99 ha ha ha ha ha 19,99 29,99 49,99 99,99 ha ha ha ha Calvi .. 90 41 15 10 13 5 1 1 1 .. 177 Risorta

È interessante notare che se si analizza il numero delle aziende inattive per classi di superfici, queste sono presenti solo nelle categorie con superfici minori, dimostrando come sia necessario

5 http://www.autoritadibacino.it. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 11

superare determinate dimensioni per beneficiare dell’economia di scale e quindi per ottenere una redditività maggiore.

Numero di aziende inattive per classe di superficie totale 0 ha 0,01 - 1-1,99 2-2,99 3-4,99 5-9,99 10- 20- 30- 50- 100 ha totale 0,99 ha ha ha ha ha 19,99 29,99 49,99 99,99 ha ha ha ha Calvi 9 1 3 ...... 13 Risorta

Sono presenti quattro aziende biologiche e solo due con produzioni DOP e/o IGP.

Le principali colture e utilizzazioni sono riportate nella tabella successiva.

Superficie agricola totale (ha) 445.14 Superficie agricola utilizzata (ha) 398.24 Superficie a seminativi 119.91 Vite 8.20 Coltivazione legnose agrarie escluso vite 255.5 Orti familiari 3.61 Prati permanenti e pascoli 11.02 Superficie agraria non utilizzata 46,90 arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole 12.01 boschi annessi ad aziende agricole 13.57 superficie agricola non utilizzata e altra superficie 21.32

Dall’analisi dei dati riportati in tabella e dall’analisi della tavola A2.b, appare evidente che, la coltivazione più diffusa del territorio comunale è quella delle coltivazioni legnose agrarie escluso vite, in particolare l’olivo e frutteti in generale. In particolare Calvi Risorta rientra nel territorio di produzione dell’Oliva Corniola del Monte Maggiore e dell’antico vitigno Per’ ‘e Palumm.

Infine, come si evince dai dati riportati nella tabella c’è da sottolineare che la zootecnia riveste un ruolo secondario nell’ambito del settore primario del Comune, essendoci solo 8, di cui 7 bovine e/o bufaline e 1 appartenente alla categoria allevamenti di equini, struzzi, conigli, api e altri allevamenti. Aziende con allevamenti bovini e/o suini Totale aziende Bovini e bufalini Aziende 7 Capi 139 Suini Aziende 0 Capi 0 Avicoli Aziende 0 Capi 0 Ovini e caprini

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Aziende 0 Capi 0 Equini, struzzi, conigli, api e altri allevamenti Aziende 1 Capi 0

1.3 La Comunità Montana del Monte Maggiore (fonte:http://www.comunitamontanamontemaggiore.com/index.php)

Il territorio della Comunità Montana del Monte Maggiore, come delimitato ai sensi della L.R. Campania n. 12/2008, ai fini dell’attuazione delle previsioni della L.R. Campania n. 11/96, deve intendersi composto, ai sensi dell’art. 25 della detta L.R. Campania n.12/2008, dai territori di sedici Comuni, tutti appartenenti alla Provincia di Caserta e si estende per una superficie di Ha 34.79, di cui 12.841 di natura boscata. I comuni appartenenti a tale Ente sono: Alvignano, Baia e Latina, Caiazzo, Calvi Risorta, , Castel di Sasso, Dragoni, Formicola, Giano Vetusto, Liberi, Piana di Monte Verna, Pietramelara, Pontelatone, , Roccaromana, Rocchetta e Croce. Il suo territorio è quello compreso nella fascia montuosa del Monte Maggiore, che partendo da Monte Grande 408 m s.l.m. alle spalle dell’abitato di Calvi Risorta segue la direttrice Monte Puritiello 878 m s.l.m. nel Comune di Rocchetta e Croce, raggiunge Pizzo S. Salvatore 1037 m s.l.m., nel Comune di Pietramelara, Madama Marta 965 m s.l.m., Monte Cesare 765 m s.l.m., Monte S. Angelo 867 m s.l.m. e Monte Pergolaro 499 m s.l.m. nel Comune di Dragoni. La flora Come la maggior parte dei monti dell'Italia centro meridionale la flora è caratterizzata da boschi di latifoglia. Nelle zone più basse inferiori ai 900 m si trova il Cerro (Quercus cerris), il leccio (Quercus ilex), l'acacia (Robinia pseudoacacia), detta anche gaggia, boschi misti: Frassino (Ligustrum vulgare) con molte varietà, l'erica arborea (Erica arborea), il carpino bianco (Carpinus betulus), il Corbezzolo (Arbutus unedo) l'alloro (Laurus nobilis); è presente anche la macchia mediterranea. Oltre i 900 m di altitudine si può trovate la betulla (Betula alba'), il castagno (Castanea sativa), il faggio (Fagus sylvatica); tale vegetazione può osservata nei pressi di monte Melito e Monte Maggiore. Sul monte Scopella è presente il pino silvestre (Pinus sylvestris), però non spontaneo. Spostandosi verso sud, il monte Santacroce e quelli limitrofi sono sprovvisti di vegetazione arborea. La superficie boscata del Montemaggiore è di circa Ha 12.841 con coefficiente di boscosità del 36.9%. I boschi cedui sono quelli prevalenti. Sulle pendici più assolate prevalgono le formazioni sempreverdi a macchia mediterranea, fortemente antropizzate con prevalenza di cerro e leccio (quercus ilex) e di presenza di acero campestre (acer campestre), orniello (proximus ornus), roverella (quequs pubescens) ed altre specie secondarie. Queste formazioni sempreverdi sfumano nel ceduo polifito, con la presenza di una notevole ricchezza di specie tra cui l'acerofico (acer opalu) il carpino nero (osturga capinifolia) il salicone (salix caprea) il cornielo (cornus mas) e il faggio. Tra i prodotti del sottobosco e la flora ricordiamo: funghi (porcini, ovuli, spugnole), fragole, lamponi, mirtilli ed origano. Tra le piante e fiori locali si riportano: pelosella, dente di leone, carlina, camomilla, ribes, genzianella, anemoni, ciclamini viola, bucaneve, valeriane etc. La

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produzione delle erbe medicinali si salva ancora e si sottolinea la propensione dell'area alla coltivazione controllata di specie ed erbe officinali. La fauna Tra gli animali di grossa taglia si possono trovare il cinghiale e la volpe mentre tra quelli di piccola taglia si trova il riccio, molto comune in Italia, la donnola, il tasso e l'istrice. Tra gli uccelli è presente una grande varietà di passeracei come il merlo, il tordo e l'usignolo, È presente anche il picchio, la gazza ladra, i rapaci diurni: il falco pellegrino, la poiana, il nibbio, la beccaccia e la sirenella; e i notturni: il gufo reale, la civetta, e il barbagianni. Tra i rettili troviamo lucertole comuni, ramarri e serpenti: le bisce, il cervone e la temutissima vipera, localizzata negli habitat rocciosi.

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Il sistema Storia (vedi Tavola A3.a – Il Sistema Storia (1:10.000)

2.1 Formazione e trasformazione storica

Il Comune di Calvi Risorta, attualmente suddiviso in varie frazioni, Zuni, Petrulo, Visciano e Calvi Vecchia, ha origini antichissime, risalenti all’epoca degli Aurunchi, antico popolo italico della zona costiera tra il Lazio e la Campania, lungo il Liri-Garigliano, con centro principale . La città, allora denominata Cales, si trovava sulla via Latina, l'attuale , vicino alle montagne sannitiche, pochi chilometri a Nord di Casilinum (l'attuale Capua in provincia di Caserta) e poco a sud di Teanum; fu sottomessa dai Romani nella seconda metà del sec. IV a.C., sotto la guida del console Marco Valerio Corvo e divenne prima municipio e quindi colonia romana. La città era economicamente fiorente, giacché, come afferma Livio "praeda capta ingens est"; importante e famoso era il vino caleno e altrettanto famose erano le ceramiche calene, coperte di vernice lucida e nera e decorati con motivi ornamentali e figurati, in modo da sembrare stoviglie di bronzo e argento. I Romani utilizzano la colonia per controllare i Sidicini e come avamposto nei confronti dei Sanniti. L'economia fiorisce e, nel periodo tra la prima e la seconda guerra romano-punica vengono emesse le monete "nomine Caleno". “Durante la guerra annibalica (la 2° guerra romano-punica) i combattimenti si svolgono spesso vicino alla città che rimane fedele a Roma e a volte offre il suo rifugio alle legioni: Fabio Massimo Verrucoso detto in seguito Cunctator (il temporeggiatore) combatte intorno a Cales, il console Sempronio si rifugia a Cales; di nuovo Fabio si accampa a Cales.”4 “I Romani, assediano Capua ed Annibale attraversa i territori di Cales e delle altre città dirigendosi verso Roma ("Hannibal ad portas"). Nel 209 dodici colonie, tra cui Cales, rifiutano l'aiuto richiesto da Roma secondo la formula togatorum. Roma, come ritorsione dell'aiuto negato in precedenza, toglierà l'autonomia di cui godevano in precedenza.” 5 “Durante il periodo tardo repubblicano, quando è riapparsa come municipium, la città era la sede del quaestor di Campania. Subisce un forte sviluppo urbanistico con la costruzione di molti edifici: teatro, anfiteatro, terme. "Nel I secolo, ma verosimilmente anche prima, questi ultimi avevano i loro uffici ad Ostia, c.d. questor Ostiensis, [e] a Cales, antica colonia campana...", AA.VV., Lineamenti di storia del diritto romano, Milano, Giuffrè, 1989, p. 174. Verso la fine dell'impero, praticamente è stata distrutta dai vandali sotto Genserico e nel periodo Longobardo vi fu costruita una fortezza.” 6

“La città occupa un lungo e stretto pianoro, circondato da vicino da torrenti che hanno scavato profondamente il tufo. Al punto più alto, a N, si trova la cittadella. Nel centro dell'insediamento, attraversato dalla via Latina, c'erano il foro e alcuni dei principali edifici pubblici. Dal foro, le due sezioni del cardo, intersecate dal decumanus, corrono in direzione N-S, secondo lo schema degli insediamenti etruschi e italici, nonché romani. Le mura, sviluppate su precedenti strutture del IV secolo, o più antiche, hanno subito ripristini importanti nell'età di Silla, in particolare in prossimità delle porte, ad alcune delle quali si accede tramite gradini ripidi e stretti scavati nel tufo. Fra gli edifici più notevoli riconoscibili ora: il teatro, nella zona della tribuna, del tardo periodo ellenistico e ingrandito nell'età di Silla; i bagni centrali e un santuario a terrazze del periodo di

6 http://www.summagallicana.it/. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 15

Sillano; un tempio che data dall'inizio del periodo imperiale, non lontano da quale sono state scoperte offerte votive e alcuni rivestimenti di terracotta che appartengono a un santuario di periodo arcaico. Il nord dell'insediamento è l'anfiteatro tardo repubblicano (ricostruito nel II sec. d.C.) e un edificio termale monumentale imperiale della prima metà del II sec d.C. Nella parte esterna, nella sezione a sud, è stata parzialmente esplorata una importante area di stipi votive di periodo ellenistico. Nel suburbio occidentale, adiacente alla Via Latina, ci sono le rovine di una palestra, parzialmente incorporata in una basilica del V secolo, e laboratori di ceramica del periodo ellenistico. Lungo le strade della stessa area si estendono le necropoli di periodo ellenistico e romano, con monumenti che datano in parte al III sec. a.C. Più a nord sono state scoperte tombe di periodo arcaico, tra cui una particolarmente ricca databile tra la metà e la fine del VII sec. a. C. con corredi tombali di importazione Etrusca. In genere nelle tombe di questo periodo a Cales è frequente il cosiddetto bucchero rosso. La centuriazione, cioè la divisione del territorio tra i coloni, data ovviamente alla deduzione della colonia nel 334. Molte ville di campagna sia in pianura che in collina sono costruite nel periodo repubblicano.” 7 L’antica Cales venne distrutta dai Saraceni nell’879, ma non fu mai abbandonata del tutto, e nel V secolo diventò sede vescovile. Nel periodo Medievale (1.000 d. C. circa), con le invasioni barbariche, i cittadini fuggirono dall’area più in pianura per trasferirsi in aree più facilmente difendibili a causa dei saccheggi ad opera dei pirati saraceni; nel territorio di Calvi si crearono, così, tre insediamenti distinti: Martiri di Visciano, Via delle Vigne a Zuni e Via Zitiello a Petrulo. Questi nuovi insediamenti ebbero come unico centro religioso la chiesa di San Nicandro (la Chiesa Vecchia) fino al 1500. Successivamente, nel 1588, nella frazione di Petrulo, fu costruita una propria chiesa dedicata al Santo, a navata unica. Nel Periodo medievale furono costruite nuove mura a protezione della città antica e furono costruiti il Castello Aragonese (sec. IX), su un impianto di epoca longobarda e a pianta quadrata con delle torri angolari cilindriche, e la Cattedrale di San Casto (sec. XI); nelle vicinanze del Castello sorsero la Dogana Borbonica, piccola costruzione a pianta quadrata con cupola ribassata e il Seminario vescovile settecentesco. Fu feudo delle famiglie Del Balzo, Monforte e Marzano.

Petrulo “Non ci sono notizie certe sull'origine di Petrulo però molti storici sostengono che i primi abitanti di questo minuscolo agglomerato furono i discendenti degli antichi Romani, che dopo aver combattuto contro Annibale, si stanziarono a Cales. Spostandosi verso nord si fermarono alla sinistra del Rio Maltempo sull'altura dei "Pagus Petruri", dando origine all'agglomerato della Giudea e dei Martini. Oggi la cosiddetta "Giudea" (in dialetto petrulese lurea) si chiama Via Nicandro Zitiello ed è il centro storico. Per quanto riguarda le origini della parola Petrulo, alcuni sostengono che questo nome derivasse da una pietra di cui rimangono ancora delle tracce. Altri storici invece sostengono che Petrulo potrebbe derivare dall'espressione latina "Castrum Petruri" o da "Praetorium" che stava ad indicare la casa di campagna del pretore. Questa ipotesi si riallaccia perfettamente con l'origine latina della popolazione di Petrulo.”8

7 http://www.summagallicana.it/. 8 www.calvirisorta.com. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 16

Zuni “La frazione è suddivisa in due parti: la parte più alta e più antica, dove si trova la chiesa di San Nicola recentemente ristrutturata. In questa parte è situato anche il vecchio palazzo baronale, ancora in uso per processioni e manifestazioni. Questa parte di Zuni è detta "ngopp i Zuni" o anche "Zuni stazione"; quest'ultima dicitura è nata quando, negli anni quaranta, la baronessa del tempo, non diede il permesso alle ferrovie di far passare i binari sul proprio terreno e quindi, di posizionare una stazione ferroviaria a Zuni, discriminando in questo modo l'economia del territorio. La parte bassa di Zuni è invece detta "Seminario" poiché vi si trova un vecchio seminario di Padri Passionisti. In questa si trovano la casa comunale, il rione San Nicola, il poliambulatorio dell'ASL Caserta (ex CE 2) ed il 118. Durante il periodo estivo viene ambientata l'estate calena: cinema, teatro e concorsi canori.”9

2.2 Le caratteristiche del tessuto insediativo Il Centro Storico del Comune di Calvi Risorta, di origini medievali, si è sviluppato assumendo una tipologia morfologico – distributiva a “corte”; molti edifici adibiti ad abitazione, pur non essendo rurale, hanno assunto la conformazione distributiva e morfologica a corte, tipica delle masserie. Tale assetto tipologico e morfologico è diffuso in tutta l’area del casertano, anche in zone pianeggianti ed è possibile riscontrare delle invarianti sempre presenti. Le strade di larghezza, in genere sterrate o a ciottoli, sono delimitate da file continue di case in tufo a uno o massimo due piani, con caratteristiche del tutto simile. Gli elementi principali delle facciate sono: “… il portone d’accesso, aperto nel corpo stesso dell’abitazione o in una costruzione più bassa, intercalata fra casa e casa, un terrazzino di piccole dimensioni, con ringhiera in ferro battuto, al primo piano, il riquadro alle finestre, la mancanza o la presenza dell’intonaco alla facciata, ecc..” 10 L’elemento più caratteristico in facciata è rappresentato dall’accesso alla corte, costituito da un varco con arco a tutto sesto o a sesto ribassato; questo può immettere prima in un androne se è inserito nel corpo dell’abitazione se, invece, è posto lateralmente, da accesso diretto alla corte. All’aspetto semi-cittadino delle facciate su strada, tinteggiate con colori vivaci e su cui spesso si aprono locali adibiti a bottega, si contrappone un carattere più rurale dell’interno della corte dove si trova l’acceso al fienile, che può essere o separato dall’abitazione o collocato al di sopra di essa, e le cantine, situate spesso sotto le abitazioni. Altro elemento significativo è il porticato, tipico delle case campane, che si accosta all’abitazione e al quale può essere sovrapposto un loggiato dotato di una scala esterna o interna. Questi elementi sono in genere suddivise in campate comunicanti ad archi a tutto sesto o ad architrave. A Calvi Risorta, come in tutti i centri delle Colline di Pignataro e Caserta, le dimensioni di questo schema sono ridotte rispetto ai centri di pianura, a causa delle caratteristiche orografiche dei territori e maggiore è l’altitudine e minori sono gli spazi.

9 Wikipedia Zuni. 10 L. Pedreschi et all., La casa rurale nella Campania, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 1964. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 17

Solo in epoca recente è stata abbandonata tale tipologia morfologico – distributiva dell’aggregato urbano.

2.3 Le principali emergenze archeologiche e storico-architettoniche Le principali emergenze archeologiche e storico-architettoniche sono concentrate nella frazione di Calvi Vecchia, centro di primaria importanza e grande interesse. Le testimonianze dell’era preromana sono quelle emerse nell’ambito delle indagini eseguite nei pressi del tracciato autostradale ed i corredi funerari delle necropoli. “Della città antica, che si conserva in tutta la sua estensione, rimangono, anche se non chiaramente leggibili, interessanti evidenze archeologiche: la cinta muraria, alcuni tratti della quale sono in opera quadrata, e il cosiddetto Ponte delle Monache, scavato nel banco tufaceo per consentire il passaggio della strada che si dirigeva verso l’agro Falerno, presso il quale è stato di recente esplorato un edificio pertinente ad un santuario urbano con stipe votiva. Ma tra le più cospicue testimonianze sopravvissute, tutte di età romana, occorre ricordare: l’Anfiteatro, risalente al I secolo a.C. con successive fasi di età imperiale; il complesso delle Terme centrali, anch’esso degli inizi del I secolo a.C., che conserva quasi integralmente parte degli ambienti, taluni ancora con la decorazione in stucco; e quello delle Terme settentrionali, databili al II secolo d.C., i cui resti sono visibili lungo l’asse viario principale della città antica. Non lontano si osservano le strutture del Teatro, forse di epoca sillana, con successivi rifacimenti di epoca imperiale, del quale di recente è stata posta in luce la cave costruita su gallerie a doppia arcata; ed infine i ruderi di un castellum aquae e di un edificio templare su podio di età imperiale, da identificare probabilmente con il Capitolium del Foro”11 Il Teatro romano “Il teatro di Cales sorge nella zona mediana della città antica, in prossimità del limite occidentale delle mura e a poca distanza dal Foro. Gli scavi hanno portato alla quasi completa messa in luce del monumento che si dispone in uno spazio quadrangolare tra un asse viario a sud e la terrazza di un’area sacra a nord. Il primo impianto, di modeste dimensioni, fu costruito su un terrapieno. Intorno alla metà del I sec. a.C. la cavea in opera quasi reticolata assume la conformazione attuale. Successivamente, nel corso del I sec. d.C. l’orchestra e l’edificio scenico, in particolare, subiscono modifiche e rifacimenti: Il teatro di Cales è stato purtroppo spoliato in maniera

11 http://cir.campania.beniculturali.it/archeocales/storia-del-sito.

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sistematica del suo apparato decorativo che era notevole, vista la quantità di frammenti marmorei e degli elementi architettonici in marmo e tufo rinvenuti negli strati di interro. ”12

L’Anfiteatro “A partire dalla Statale Casilina,… ,immettendoci sul cardo maximus, appena alla sua destra, una strada campestre ci introduce nel settore nord – orientale della città (Località Circolo), nel quale, presso la porta nord – orientale della cinta fortificata, si ubica l’anfiteatro. Attualmente la struttura è coperta dalla vegetazione e conservata in pochi resti, ma si riconosce sul terreno la vasta pianta ellittica dell’arena, che si trova a ca. 7 m di profondità rispetto al piano di campagna attuale, e presenta un asse maggiore lungo m 87,20, orientato in senso E – O. La cavea è costituita, originariamente, da gradinate per il pubblico che partecipava ai giochi gladiatori (venationes) e da portali monumentali di accesso all’arena, ornati da semicolonne in laterizio, affiancati da porte minori in opera reticolata. L’anfiteatro di Cales, che è costruito in parte con la tecnica dello scavo del terreno tufaceo e in parte a terrapieno artificiale, presenta analogie con l’anfiteatro di Pompei ed è databile tra il primo ed il secondo venticinquennio del I sec. a.C.”13

Terme centrali “Poste nella zona mediana della città, costruite in opera quasi reticolata con ammorsature triangolari di tufelli e laterizio. L’edificio presenta un apodyterium, con pareti decorate da semicolonne in laterizio con capitelli ionici, poi adattato a frigidarium con la costruzione di due

12 http://cir.campania.beniculturali.it/archeocales/storia-del-sito.

13 www.cales.it. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 19

vasche: notevole la decorazione originaria, in stucco, che conserva nel registro seriore resti di quadri figurati, con motivi di terme e di palestra. In una nicchia aperta su un lato occidentale della stanza era una statua di Artemide, copia romana del II sec. d.C.. L’ambiente contiguo con le pareti animate da nicchie aveva funzione di tepidarium, a sud era il calidarium con nicchia adabside per il labrum incavata sulla lunga orientale. L’ambiente quadrato accessibile dal tepidarium era forse il districtarium, in comunicazione con il laconicum, una stanza a pianta circolare per le sudorazioni. Quindi una serie di ambienti di servizio.”14

Terme settentrionali “Proseguendo lungo il cardo maximus, sulla destra dell’antica strada romana, scorgiamo dall’alto un muro perimetrale in opera mista (reticolato, laterizio e blocchetti rettangolari di tufo) di un probabile edificio termale. Tale struttura muraria, che in passato era completato nella parte superiore da finestroni, nicchie e pilastri, e altri tratti angolari conservati sembrano ricostruire la pianta di un ambiente absidato. Si è ipotizzata una natura termale per la presenza di tubuli di terracotta che attraversano verticalmente le murature mentre cavità cilindriche orizzontali dovevano costituire le vie di fuoriuscita dei prodotti di combustione dopo il loro passaggio negli ipocausta (piano sottostante la pavimentazione utile per il riscaldamento di un ambiente adibito a bagno caldo). È probabile che tale settore murario doveva essere pertinente ad un ambiente riscaldato dell’edificio (il calidarium). In base all’analisi della tecnica costruttiva impiegata, le strutture murarie si possono datare nella prima metà del I secolo d.C..” 15

14 http://cir.campania.beniculturali.it/archeocales/storia-del-sito. 15 www.cales.it.

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Area Sacra del Ponte delle Monache “Il Ponte delle monache è un grande diaframma naturale di tufo, largo circa m. 3,10, traforato al centro da un tunnel in cui scorre il Rio Pezzasecca che confluisce nel Rio dei Lanzi, svolgeva una duplice funzione, idraulica e viaria. Risalente alla seconda metà del IV sec. a.C., trova confronto solo col “ Ponte Sodo” di Veio. A pochi passi da qui, rimanenedo nell’estremità sud-est della città, si colloca l’area santuariale di Ponte delle Monache, luogo di incontro per gli abitanti del territorio.” 7 “Nel 1960 si rinvenne una stipe votiva con ex voto in terracotta. In un’area più ad ovest furono rinvenute strutture in tufo grigio, identificate come strutture perimetrali di un edificio templare con cella e pozzo sacro. A breve distanza da questo complesso, in direzione Nord-Est, sono stati rinvenuti una grande quantità di vasetti miniaturistici, provenienti da due fosse votive. La prima fase dell’impianto risale alla fine del V sec. a.C.; il periodo di maggiore attività si colloca tra la fine del IV sec a.C., in concomitanza con la nascita della colonia.”16

L’area sacra località San Pietro Nel 1960, a nord della zona del teatro, presso la porta dove usciva la via Latina, venne esplorata una fossa votiva in cui abbondavano stamoni miniaturistici, frammenti di terrecotte figurate pertinenti a statuette maschili, per lo più con caratteri italici e a statuette femminili influenzate da tipi da modelli ionici. In prossimità di questa zona si rinvennero anche frammenti di terrecotte architettoniche. La destinazione a carattere sacro dell’area in epoca arcaica è confermata anche da rinvenimenti successivi. In seguito ad uno sbancamento in corrispondenza del tempio romano, ubicato a 100 m dalla fossa, sono venuti alla luce una notevole quantità di stamoni miniaturistici e un capitello in tufo grigio di ordine dorico.17

La tomba 89 “La tomba 89, denominata la “fanciulla di Cales”, è stata rinvenuta nella località di Migliaro, nei pressi dell’attuale cimitero di Calvi Risorta ed è datata intorno al I sec. a. C.. Sepoltura, ad inumazione, era costituita da una fossa di forma rettangolare di grandi dimensioni, contenente un corpo di fanciulla; alla testa e ai piedi della defunta era disposto il corredo ceramico e metallico, caratterizzato da vasi di bronzo associati a vasi di argilla depurata con decorazione subgeometrica a fasce con motivi a scacchiera e spirali correnti. Tra i vasi per bere un calice di produzione chiota; pochi i vasi d’impasto e bucchero.

16 http://cir.campania.beniculturali.it/archeocales/storia-del-sito. 17 http://cir.campania.beniculturali.it/archeocales/storia-del-sito. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 21

Tra gli oggetti di ornamento personale ci sono fibule di bronzo, alcune di piccolissime dimensioni, ad arco bilobato, trilobato e del tipo Grottazzolina ed una fibula a navicella in argento, che servivano a fermare i capelli e il vestito. Tra gli oggetti sono presenti anche un fuso-scettro di vetro blu, che connota l’importanza del ruolo femminile, una fascia in lamina d’argento lavorata a sbalzo, ritrovata piegata su sé stessa all’altezza della testa e calzari in legno e bronzo con funzione rituale. Completano il corredo armille in bronzo, scarabei in pasta vitrea bianca di fabbrica egiziana, elementi in bronzo e collane composte da pendenti in ambra, da vaghi di pasta vitrea e da un cristallo di rocca.”18

Tempio Dalla diramazione del cardo maximus che conduce all’area pubblica adibita a spettacolo, il teatro, porta “a quella di natura sacra, il tempio che è stato oggetto di ricerca e scavo nel mese di agosto del 2013, che hanno fornito informazioni sulla sua pianta e organizzazione urbanistica e architettonica. Del tempio di età romana, ubicato nell’area di un precedente santuario di età arcaica testimoniato da una stipe votiva rinvenuta sul limite della terrazza stessa, rimangono i resti su alto podio, poggiati su una platea a sostruzione cava in opus caementicium, della quale nel settore nord – ovest è stata messa in luce la pavimentazione in lastre rettangolari di calcare. Il tempio si innesta su un podio in opus latericium con base modanata, che ha pianta rettangolare allungata di m 31,20 x 16,20 ed è costituito da piattabande sporgenti, distanziate tra loro cm 160, che dovevano prolungarsi a pilastri e alternarsi con le colonne della peristasi. L’edificio ha pianta rettangolare con orientamento S/E – N/O, circondata originariamente da un colonnato periptero e una facciata esastila (probabilmente 6 x 11 colonne). Sono stati evidenziati gli ambienti di fondo della cella, uno dei quali conservava ancora la soglia in calcare con l’alloggiamento per il cardine della porta, sono state rinvenute anche numerose tessere minute di mosaico bianco e nero. All’esterno, alle spalle del lato breve posteriore del podio è parzialmente in luce un muro di contenimento, con probabile struttura a scarpa, in opera incerta con tendenza al quasi reticolato. È possibile che la platea costruita era più vasta e comprendeva ulteriori edifici o sacelli di culto, ambienti di servizio e favisse (tra le quali quella di San Pietro), cinta da un portico colonnato, che si raccordava con il muro di contenimento che si affaccia sul teatro. La scala d’accesso all’edificio templare sembra svilupparsi sull’asse centrale. Sono stati rinvenuti, in anni passati e nella recente ricerca soprattutto, pezzi di rocchi di colonne e dei capitelli corinzi in tufo e in marmo e capitelli dorici in tufo grigio scuro, originariamente appartenenti all’edificio sacro più antico, pezzi di modanature architettoniche, cornici di portali e a dentelli in calcare del fregio superiore esterno del tempio. Si aggiungono numerose lastre fittili di rivestimento architettonico, ornate da motivi vegetali stilizzati, che si riscontrano anche a Capua e Pompei, frammiste a quelle di epoca precedente. Si aggiungono, inoltre, rinvenimenti della pavimentazione a mosaico, intervallato da crustae marmoree policrome di forma geometrica, nella peristasi, e numerose tessere del pavimento a mosaico bianco e nero degli ambienti interni. Il tempio, realizzato su una precedente area a destinazione sacra della metà del VI sec. a.C., in base ai dati acquisiti di recente, sembra documentare almeno due fasi costruttive: la prima, che concepisce un modello di impianto di matrice ellenistica, diffuso tra il II e il I secolo a.C. tra i santuari terrazzati e costruiti del territorio laziale e della Campania settentrionale, come sembra

18 http://cir.campania.beniculturali.it/archeocales/storia-del-sito. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 22

supportare anche la costruzione in opera incerta del muro di contenimento, oltre la platea costruita e il mosaico della peristasi, tipologia diffusa in epoca tardo – repubblicana; la seconda fase, che probabilmente ha previsto la riorganizzazione della pianta, la ridecorazione architettonica del tempio e l’uso di un colonnato composito nella peristasi, si deve collocare in età augusteo – tiberiana. Possiamo ritenere che il tempio doveva essere un importante luogo di culto per la sua collocazione presso la probabile area del Foro e la via cittadina principale, il cardo maximus.”19

Cunicoli e Grotte “Fin dalle epoche più antiche la particolare conformazione morfologica e idrogeologica del territorio portò alla realizzazione di profonde tagliate artificiali e la costruzione di un considerevole numero di cunicoli sotterranei per esigenze di normalizzazione idrica. Questi cunicoli sotterranei erano scavati nella roccia tufacea e fungevano da tunnels di drenaggio, ed ancora oggi costituiscono una caratteristica molto singolare della vallata intorno a Calvi Risorta. Nel territorio caleno si rinvengono due tipologie: a) Tipo a cunicoli, generalmente associato ad esigenze di bonifica idraulica; b) Tipo a grotta, generalmente associata ad esigenze di cavatura di materiale da costruzione e/o di particolari esigenze urbanistiche o difensive. I cunicoli sono gallerie scavate nella roccia morbida, di grandezza e di forma sufficienti per adattarsi ad un singolo operaio con piccone, caratterizzati da una sezione allungata in altezza con volta ad arco, e dotati, ogni 30 o 40 mt. di pozzi di aerazione per l’estrazione del materiale scavato. L’andamento planimetrico da pozzo a pozzo È rettilineo. Essendo questo un modo efficiente per convogliare le acque, i cunicoli erano usati sia come acquedotti che come canali di drenaggio, e, in modo occasionale, per altri scopi (per esempio far spillare vene d’acqua o come alternativa a costruire ponti). Nel caso dei cunicoli adibiti al drenaggio questo sistema si presenta singolare ed elaborato, e non c’è dubbio che fosse in qualche modo collegato ad esigenze agricole, né ci può essere dubbio che, al di là delle intenzioni di coloro che li scavarono, essi abbiano ottenuto come risultato la diminuzione dei fenomeni di erosione di superficie all’interno delle valli in cui essi sono ancora oggi in funzione. Le grotte del secondo tipo presentano un tracciato ed una sezione molto diversa dai cunicoli. Innanzitutto è caratteristica la loro sezione di tipo trapezoidale, con una parte superiore a profilo pressoché rettangolare ed una parte inferiore con lati che scendendo in profondità divergono dall’asse centrale. Le dimensioni sono molto variabili ma comunque molto maggiori rispetto ai cunicoli, esse risultano scavate a strati orizzontali di altezza costante. L’andamento planimetrico è

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articolato con percorsi generalmente perpendicolari tra loro. I punti di incrocio, quando si trovano associati e molto vicini tra loro, creano dei grossi spazi sotterranei, al centro dei quali insistono grossi pilastri naturali di tufo dalla tipica configurazione tronco-piramidale con vertice verso il basso. Nel territorio tali grotte, oltre a costituire un sistema di cave per materiali da costruzione, potevano assolvere anche ad altre funzioni: irreggimentazione, decantazione delle acque; collegamenti stradali, tenuto conto della ubicazione di alcune di esse (Grotte di Palombara, di Serole e dei Sette Venti).” 7 Con la nascita della colonia romana tali opere, già esistenti, rientrano in un programma di razionalizzazione dell’impianto urbanistico e del territorio circostante. Per comprendere appieno le funzioni specifiche a cui queste opere erano destinate, risulta indispensabile realizzare un adeguato studio di tutta l’area periurbana di Cales e del territorio connesso, in particolare del sistema di approvvigionamento e convogliamento delle acque potabili e non della Città. Queste presenze testimoniano la capacità del mondo antico di strutturare il territorio utilizzando le risorse disponibili senza provocare danni all’ambiente circostante, anzi finalizzando tali realizzazioni a tutela del territorio.”20

Cattedrale Romanica “Monumento nazionale, sede della Parrocchia di “S. Casto nella Cattedrale”, intitolata a “Maria Vergine Assunta in Cielo” e “Chiesa madre nella Città di Calvi”, questa cattedrale si conserva quasi intatta nel suo impianto originario nonostante abbia subito numerosi interventi di restauro nel corso dei secoli. Analizzando le caratteristiche architettoniche, il periodo più certo della sua costruzione è riferibile alla prima metà del XII secolo. La chiesa ha una pianta basilicale, con transetto allineato alle murature perimetrali e con tre absidi di bella fattura a conci di tufo squadrati, lasciati a vista all’esterno, essi sporgono con una serie di archetti a tutto sesto sotto una cornice a dentelli. L’abside centrale, più alta, presenta due semicolonne in tutta la sua altezza e due monofore a tutto sesto; una terza, la centrale, venne in seguito murata. Dal sagrato si ha una lettura completa della facciata, rivolta a ponente, monocuspidale a doppio spiovente e le altre laterali ad uno solo, incassato nel muro perimetrale della navata centrale; il portale si apre nella parte inferiore della facciata, al centro del fronte murario, con due pilastri che sorreggono l’architrave su cui poggia un arco di marmo a tutto sesto, con, nel giro esterno, un fregio a bassorilievo e due medaglioni alla sommità degli stipiti. Il fregio sviluppa motivi ferini e floreali contrapposti specularmente, che termina alla base con figurette umane. Sulla verticale del portale vi è un finestrone lobato, altri due più piccoli sono inseriti sulla quinta muraria delle due navate laterali, interventi di restauro del XVIII secolo che, in qualche modo, alterano la compostezza del romanico. Sul lato sinistro, un altro portale con archivolto semplice, alla cui base un tempo era sistemata una lastra di pietra che fungeva da architrave. Oggi, per motivi di sicurezza, questa lastra, trattandosi di un sarcofago di epoca longobarda, è stata allocata all’interno della cattedrale, il bassorilievo presenta un clipeo centrale con una figura femminile togata sorretto da due coppie di figure, sirene e tritoni e abbellita da motivo laterale ad intreccio e onde alla base. Il sarcofago è sicuramente una importante testimonianza scultorea campana di epoca longobarda. L’ingresso in cattedrale immette nella navata centrale coronata dalle altre due laterali, interni luminosi e sobri con interessanti elementi scultorei come l’ambone di marmo, sorretto da due colonne con capitelli sormontati da un architrave a bassorilievo, raffigurante una scena di

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vendemmia con baccanti. Le due colonne poggiano su due leoni, anch’essi di marmo, con le teste rivolte all’altare. Riquadri con tarsìe policrome ne ornano la parte superiore di cui, il centrale, a mosaico con in mezzo un disco di porfido rosso. Al centro del presbiterio, sopraelevato di cinque gradini, domina l’altare maggiore, delimitato da una balaustra in marmi policromi, sullo sfondo il coro ligneo disposto a semicerchio che disegna le linee dell’abside. Sulla sinistra del presbiterio vi è la sedia episcopale, in marmo, datata tra il XII ed il XIII secolo, essa è sostenuta da due tapiri bardati, presenta due riquadri nei braccioli ed un’alta cuspide, il tutto rivestito da mosaici a disegno geometrico in tessere dai colori vivaci. La pedana poggia su due leoncini di marmo. La cripta è un suggestivo ambiente sotterraneo, posto sotto il presbiterio, con volte a crociera sostenute da 21 colonne, ciascuna diversa dall’altra, sicuramente provenienti dagli edifici dell’area archeologica. Qui è custodita una lapide tombale, per la quale il sacerdote Rev. Prof. Antonio Santillo argomenta (sul sito www.cattedrale-calvirisorta.com ) sia dedicata al fanciullo “Celerio Giustiniano”, essendo la stessa stata rinvenuta nei pressi della basilica di S. Casto Vecchio negli anni cinquanta, laddove un’altra pietra tombale, appartenente al “Vescovo Giusto”, era stata già in precedenza trovata. Il Prof. Santillo auspica che quest’ultima possa essere data in custodia alla cattedrale, essendo, a tutt’oggi, allocata in una proprietà privata. La Sacrestia è sul lato destro del presbiterio, le sue pareti sono affrescate con busti dei vescovi di Calvi e Teano, disposti cronologicamente, opere attribuite al pittore napoletano Angelo Mozzillo, nato nel 1737, che ne avrebbe dipinto 88. Altri ritratti sono stati aggiunti successivamente, essi sono inseriti in cornici affrescate o in olio su tela, la grandezza è proporzionale all’importanza del personaggio raffigurato All’esterno della cattedrale si erge il campanile, posto a margine della navata destra della cattedrale, la sua probabile realizzazione risale al 1500, allorquando fu ampliata la Sacrestia. La torre campanaria poggia su un basamento di blocchi di tufo, che si elevano su tre ordini successivi. L’impatto visivo del suo stucco bianco si scontra con il grigio tufo della zona absidale esterna.” 21

Il Castello “….Atenolfo cominciò a fabbricarlo verso l’870 per fortificare la zona e difenderla dall’attacco dei Saraceni, ma Pandolfo che, dopo la morte del vescovo Landolfo e la conseguente divisione della contea di Capua, aveva ottenuto Teano e Caserta, alla testa di un’armata, marciò alla volta di Calvi e fece prigioniero Atenolfo. Gli dava fastidio ritrovarsi una fortezza altrui in mezzo ai suoi possedimenti.

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Non riuscì nell’intento perché Landone, fratello di Atenolfo, continuò la costruzione “mentre il popolo attendeva alla fabbrica, difeso da nobili colla spada in mano”. Dopo soli due anni di vita il solito terremoto lo distrusse, ma, dice Erchemperto: “Landone lo riattò portandosi quivi co’ suoi, sollevando i cittadini nella miglior maniera possibile e ridusse la città allo stato primiero”.8 Durante il periodo normanno Calvi fu possedimento di Riccardo, principe di Capua, che restituì alla sede episcopale. Durante la lotta tra Marino Marzano di Sessa e Ferrante d’Aragona, il feudatario ribelle si impadronì del castello corrompendone la guarnigione. L’aragonese, allora, assediò il maniero, ma grazie alla strenua difesa dei difensori non riuscì a conquistarlo. Ritornò la primavera seguente, e se ne impadronì con un assalto notturno di sorpresa. Nella sua attuale struttura architettonica, dunque, è da ritenersi di epoca aragonese con pianta quadrata e quattro torri cilindriche a base scarpata, innestate agli angoli. I lavori di restauro attualmente in corso potranno darci indicazioni preziose per leggere la sua storia. Essendo situato alle porte settentrionali della pianura campana, il castello di Calvi aveva una funzione di controllo sulla vecchia Via Latina, un’arteria stradale che ancora nel basso Medioevo assicurava la maggior parte dei collegamenti tra Roma e la Campania, ciò soprattutto perché l’Appia, l’altra grande strada consolare, risultava del tutto impraticabile all’altezza delle paludi pontine. Circondato in buona parte da un ripido fossato, il maniero di Calvi sembra essere stato studiato a tavolino come risposta a precise esigenze strategiche e militari. Non è molto grande, ma è ordinato, essenziale e compatto nelle sue linee architettoniche, presentando volumi che si distribuiscono razionalmente sulla sua di una pianta quadrata e sulle quattro torri cilindriche. Le torri non sono piene nella loro parte inferiore, così come accadeva nell’alto Medioevo, con varie finestrelle e feritoie dietro le quali trovavano forse posto i balestrieri e gli archibugieri. C’è da aggiungere, infine, che il paramento murario delle torri si presenta realizzato con blocchi di piperno scuro, lisci e regolari, disposti con cura per linee orizzontali. Questo, almeno per quanto riguarda la loro parte inferiore, poiché più in alto il paramento quattrocentesco dei grossi conci pipernini cede il passo ad una diversa struttura muraria, realizzata con blocchetti di tufo a faccia ruvida ed alquanto irregolari, espressione evidente di un rifacimento effettuato in epoca successiva. Per quanto concerne le cortine interposte, c’è da dire che due di esse – quella a Sud e l’altra a Nord – poggiano su di uno zoccolo murario lievemente scarpato e piuttosto sfalsato all’esterno rispetto al fronte delle mura. Sul suo lato superiore è realizzato un cammino di ronda, utilizzato dai difensori per il tiro radente. Inoltre, questa specie di corridoio esterno risulta collegato tramite due piccole porte alle due torri laterali, da dove poi è possibile accedere sia al primo piano del castello, che è situato allo stesso livello del cammino di ronda, sia alla sommità dei bastioni, salendo le scale interne delle torri. Anche la parte superiore delle cortine appare ricostruita. Infatti, le file terminali delle muraglie sono costituite dallo stesso materiale tufaceo utilizzato nel rifacimento della cima delle torri e identica appare anche la tecnica costruttiva, per cui si può dedurre che l’opera di ristrutturazione interessò tutta la parte superiore del castello. È molto probabile che questi lavori furono effettuati verso la fine del ‘400, dopo i ripetuti assedi che il castello subì nel corso della «congiura dei baroni» contro Ferrante d’Aragona di cui si è prima accennato. Al castello si accede attraverso una porta arcuata situata alla base della sua cortina occidentale. Questa immette in due successivi cortili ai lati dei quali vi sono diversi locali, destinati evidentemente agli alloggiamenti dei soldati. Dopo essere passati nel secondo cortile, si può salire al piano superiore salendo una scala situata nel primo ambiente a sinistra. Si arriva così a quello che un tempo veniva definito il piano nobile, dove si trovavano i saloni e gli ambienti riservati al

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feudatario ed ai suoi ospiti. È probabile che al di sopra di questo piano ci fosse anche una grande soffitta coperta che si estendeva il perimetro delle cortine. A seguito dell’assedio di Ferrante fu riparato e reso funzionale per altri tre secoli tanto che testimonianze ci informano che nel castello abitava ancora il governatore e Pacichelli (“Regno di Napoli in prospettiva” 1702) in una sua stampa ce lo restituisce ancora tutto integro.”22

La grotta dei Santi e delle Formelle “Un’importante testimonianza della religiosità medievale è costituita dalle grotte dei Santi e delle Formelle. Le grotte, scavate nel tufo in epoca preromana e romana per scopi funzionali, furono affrescate tra l’XI e il XII sec. Entrambe presentano un nucleo più antico poi ampliato con ambienti destinati forse a piccole “cellae” monastiche. La grotta dei Santi è fornita di una sorta di abside, scavata profondamente nel tufo, al di sopra del quale è un affresco raffigurante il “Cristo in Maestà tra Angeli e Santi”. Sulle pareti laterali, seppur coperte da uno strato di scialbo e rovinate dal tempo e dalla mano dell’uomo, si conservano la “Crocifissione” e “Il martirio di S. Lorenzo”, mentre le immagini dei Santi Cosma, Barbara, Simeone e Giovanni Battista sono ora conservate nel Museo del Territorio della Reggia di Caserta, recuperate dopo che erano state trafugate da vandali. La grotta delle Formelle, situata ai margini del Rio dei Lanzi, fu utilizzata come sepolcro di Pandolfo e di sua moglie Gualferada, come testimonia la presenza di una piccola camera fornita di iscrizione, retrostante la parete di fondo su cui oggi si vede l’affresco dell’Ascensione. Dalla stessa grotta proviene la rappresentazione del “Banchetto di Erode”, oggi esposto nel Museo del Territorio.”23

Seminario Vescovile “L’edificio sorge su una vecchia fabbrica quattrocentesca che la Diocesi ha acquistato nel 1722. II seminario si colloca tra il lato orientale della SS. 6 Casilina e la strada di accesso alla Cattedrale Romanica. L'edificio in tufo, di forma rettangolare, a corte, sorge su una vecchia fabbrica quattrocentesca che la Diocesi ha acquistato nel 1722 dai coniugi Tabasso Nicola e Agnese Frappiero di Capua. L'edificio, costruito su ordine del vescovo Mons. Positano, viene inaugurato nel 1727 da Papa Benedetto XIII al suo ritorno dal viaggio che da Benevento lo riporta a Roma. Il complesso subisce ampliamenti e restauri fino al suo abbandono a causa dell'insalubrità

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dell'aria, con il trasferimento dei seminaristi nella nuova struttura del Seminario che sorge nella frazione di Zuni, all'interno del nuovo centro urbano. L'edificio è caratterizzato da una struttura a pianta rettangolare e si sviluppa su due livelli con ambienti prospicienti un cortile centrale. Il Monumento allo stato attuale conserva i segni degli interventi succedutisi nel corso del tempo. La struttura a partire dai primi decenni del 1900, dimora del sorvegliante all'area archeologica Perrotta Pellegrino, diventa anche Antiquarìum dei reperti provenienti dal sito di Cales. Nel corso della Seconda Guerra mondiale l'edificio viene requisito dalle Forze Alleate. Negli anni intorno al 1960 i materiali archeologici vengono trasferiti presso i depositi del Museo Nazionale di Napoli.”24

2.4 L’architettura religiosa Chiesa di San Nicandro a Petrulo di Calvi Risorta “Attualmente la chiesa, di circa 600 metri quadri, è a tre navate longitudinali divise da arcate a tutto sesto si colonne dal fusto liscio e capitelli dorici. Il soffitto piano è decorato da una partitura a lacunari geometrici. Notizie storiche 1588 - 1588 (progettazione intero bene) Con molta probabilità il culto di San Nicandro (a cui era originariamente dedicata la chiesa della Beata Vergine Assunta in Cielo) ebbe inizio intorno all'anno Mille e fu introdotto dai monaci basiliani chiamati, da qualche barone, come era uso all'epoca. La data d'inizio del culto la leggiamo su una pittura, del Santo sull'arcata della porta centrale della cosiddetta "Chiesa Vecchia": la data è 1106. La chiesa, originariamente dedicata a San Nicandro, fu riedificata (1876) a cura del petrulese Mons. Izzo Antonio, vescovo di Isernia - Venafro, nel 1876 e dedicata alla Vergine Maria Assunta in Cielo. Il parroco don Gaetano Izzo, nel 1924, ne propone l'ampliamento in quanto la struttura risultava angusta per i fedeli. Il 28 settembre dello stesso anno il vescovo diocesano Mons. Agostino Migliore benedisse la prima pietra e nel settembre del 1925 furono completati i lavori. Purtroppo, smontata l'impalcatura dalle pareti, la chiesa crollò verso le ore 15, perché le arcate erano state poggiate su pietra tufa frolla. Il 14 settembre dello stesso anno, verso le 17, cadde anche la navata maggiore. Il 28 aprile 1927 iniziarono i lavori di ricostruzione. Nuovamente crollata, la chiesa fu riedificata ed ampliata a tre navate nel 1929. Negli anni 1989/90 sotto il sacerdote Vittorio Monaco, furono eseguiti lavori di consolidamento statico ed adeguamento antisismico (Legge 14/05/1981 n. 219). Negli anni successivi, lavori di manutenzione straordinaria sono stati ultimati con il contributo di fedeli e volontari. Attualmente la chiesa, di circa 600 metri quadri, è a tre navate longitudinali divise da arcate a tutto sesto si colonne dal fusto liscio e capitelli dorici. Il soffitto piano è decorato da una partitura a lacunari geometrici.

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La facciata in bugnato graffito, animato da lesene con capitelli dorici al primo ordine e ionici al secondo. Le capriate a vista delle navate sono state sostituite con solai piani (con sovrastante copertura inclinata in legno e manto di coppi) a seguito degli eventi simici del 1980 Sul fondo della navata laterale destra, troviamo l'altare dell'Addolorata: presenta due elementi decorativi a volute alle estremità. La restante connettitura è composta di marmi policromi disposti secondo un gusto geometrico. Al posto del paliotto c'è una nicchia in cui si conserva una teca con Cristo morto. Al di sopra dell'altare, in una nicchia appositamente costruita, c'è la statua della Madonna Addolorata. In fondo alla navata laterale sinistra è collocato l'altare di San Nicandro, composto di due amorini dipinti al di sopra di due volute poste alle estremità. Al di sopra dell'altare è custodita la statua dedicataria del Santo. In fondo all'abside è collocato un altare composta da una balaustra continua (originariamente ubicata più avanti nella navata centrale nel punto in cui questa viene generalmente divisa dal presbiterio ed era chiusa da un cancelletto di ferro battuto decorato. Nle posto attuale è stata collocata nel 1969), intervallata soltanto da quattro lastroni marmorei nonché di una struttura sovrastante di colonnine doriche e di varie volute inquadranti il ciborio, con decorazione a bassorilievo. Al di sotto dei gradini dell'altare c'è il fonte battesimale in marmo, composto di una colonna e una vasca coperta. Nella navata centrale, a destra, attaccato al presbiterio c'è il pulpito, che nelle facce visibili presenta una decorazione di puro disegno ad imitazione delle foglie di acanto.”8

Chiesa di San Silvestro Papa a Visciano “Le origini della chiesa si fanno risalire al 600 quando l'incremento demografico dovuto alla popolazione Calena determinò lo sviluppo commerciale e artigianale della zona. La chiesa è costruita con muratura a conci di tufo grigio locale lavorati a mano e disposti a sacco; si presenta a pianta rettangolare con tre navate: quelle laterali con copertura a volte a crociera; quella centrale con volta a botte e sovrastante copertura a doppia falda con impermeabilizzazione in laterizio su struttura mista acciaio/legno. Le numerose trasformazioni dell'impianto originario sono state opera dei parroci succedutisi e, da ultimo, a causa dei danni determinati dagli eventi bellici dell'ultimo conflitto mondiale. In facciata è possibile leggere parte di un portale in pietra, realizzato con materiale di spoglio nonchè una lapide commemorativa della prima chiesa datata 1656.” 25

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Chiesa di San Nicola in Zuni di Calvi Risorta La Chiesa di San Nicola è situata in piazza Umberto, nella parte più alta e antica della frazione di Zuni, in prossimità del palazzo baronale.

Chiesa della Piccola Lourdes a Visciano “I primi lavori per la costruzione del santuario cominciarono nel febbraio del 1992 su iniziativa dell'ex parroco di Visciano Padre Bartolomeo, dell'ordine dei passionisti, e all’estro di artigiani del posto e collaboratori volontari. Il sito era proprietà di Benito Capezzuto che lo coltivava finché, nel febbraio 1992, decise di metterci la statua della Madonna di Lourdes che aveva a casa, in un’edicola. Il posto era frequentato da gente locale fino a quando il Padre passionista pensò di far crescere quel nucleo di preghiera. Il Capezzuto mise a disposizione il terreno, unitamente a Luigi Caruso e, a distanza di tanti anni, quel piccolo luogo di ritrovo per la recita del rosario è diventato il santuario della Piccola Lourdes di Visciano la cui struttura, che ricorda le chiese del Tirolo, emergendo, imponente, dalla collina che sovrasta l’intero paese, rappresenta per tutti gli abitanti del circondario un sicuro riferimento di fede e di devozione mariana. Originariamente costituito da due piccole cappelle, dal febbraio del 1992 il piccolo santuario è cresciuto ed è diventato meta di pellegrinaggi. Accanto alle cappelle è sorto il Tempio della Croce. La chiesetta è a navata unica e si caratterizza per il suo aspetto che ricorda le costruzioni tirolesi, con le falde del tetto assai spiovente. La facciata è a mattoncini in laterizio a faccia vista, così come anche il campanile con l'orologio. L'interno è a navata unica con copertura a botte. Lungo il viale che porta alla collina invece, vi sono la "Via Crucis", i "Misteri del Rosario" e l’"Orto degli

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Ulivi" dove, tutti gli anni, decine di figuranti rappresentano la Passione di Cristo. Sulla cima della collina c'é il "Calvario" da dove si elevano tre grandi Croci.”26

2.5 L’architettura rurale A conferma della natura agricola dell’economia di Calvi Risorta è la presenza, sul territorio, di alcuni episodi di architettura rurale storica e di Masserie; le Masserie, infatti, rappresentano un tipico esempio di fattoria molto diffuso nel Sud Italia, espressione dell’organizzazione dell’economia rurale degli anni tra il Cinquecento e il Settecento, durante la colonizzazione baronale spagnola. Lo schema tipologico della Masseria è composto da una casa con corte e, a volte, un recinto fortificato, che racchiude uno spazio più ampio; è composta dall’abitazione sia proprietari terrieri sia dei contadini, oltre che le stalle ed i depositi.

Sul territorio di Calvi Risorta, come già evidenziato in precedenza, sono stati individuati, attraverso l’analisi della cartografia dell’IGM del 1956 e i sopralluoghi sul territorio, i seguenti esempi di architettura rurale significativi ed ancora esistenti: 1. Masseria Riello 2. Masseria Campetielle 3. Masseria Costa 4. Taverna Mele 5. Masseria Pezza Secca 6. Masseria Sanone 7. C. Mandara 8. Masseria Tore 9. Masseria Zona 10. Masseria Palumba 11. Masseria Alvino. Allo stesso modo sono stati individuati ulteriori episodi di architettura rurale, che, però, allo stato attuale, non esistono più: Masseria Costa Masseria Tudone Masseria Rocioloni.

Le masserie diffuse nell’area delle colline di Caserta, simili a quelle della piana del Volturno, hanno la caratteristica di dimore permanenti, pianta quasi sempre quadrata, con generalmente due stanze, scale esterne, il tetto a due falde e finestre piccole e senza imposte. Nell’area di Calvi Risorta e della fascia pedemontana delle colline casertane, in particolare, la tipologia della masseria presenta degli elementi che la rendono leggermente più complessa: “l’abitazione è a due piani, e hanno la tettoia deposito addossata sul retro o su di un fianco. Si tratta di case per una sola famiglia di affittuari o di piccoli proprietari, il cui corpo principale è costituito dall’abitazione vera e propria, con una o

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due stanze al terreno (cucina e deposito) e una o due camere al primo piano, cui si accede ora mediante scala esterna ..a una o a due rampe e pianerottolo scoperto alla sommità. … ora mediante scala interna. Il rustico è addossato all’abitazione: esso è fornito di fienile sovrapposto alla stalla e può avere il tetto a due pioventi, come l’abitazione, ma a livello più basso, o ad un solo piovente, che può essere anche in continuazione di uno o dei due pioventi dell’abitazione stessa. Questa, in tal caso, ha, nell’insieme, i due pioventi dissimmetrici: fatto già riscontrato in parecchie vecchie masserie a pianta complessa della pianura del basso Volturno. La tettoia deposito è a sua volta addossata all’abitazione o al rustico: talvolta è chiusa, su di un lato o due, con palizzate di canne. Serve come deposito carri e attrezzi agricoli. Sul retro dell’abitazione, addossati ad essa, esistono spesso i rustichetti secondari (porcile, pollaio, ecc.), nonché i servizi igienici e il forno. Il sottotetto dell’abitazione è adibito quasi sempre ad essiccatoio per il tabacco. Da notare che la stalla ha un’importanza secondaria, perché il bestiame in dotazione ad ogni famiglia colonica è anche qui costituito da o dal solo asino o da un solo bovino. L’azienda agricola è infatti modestissima e comunque poco atta all’allevamento. L’ampiezza dell’abitazione (a pianta quadrata o rettangolare) è spesso in correlazione con le possibilità economiche dei proprietari.”27

2.6 I Beni culturali e archeologici vincolati Vincolo monumentale Sul territorio di Calvi Risorta esistono beni su cui è stato apposto il vincolo monumentale diretto e sono quelli riportati nell’elenco seguente. 1. Chiesa Cattedrale - R.D. 29/11/1940 2. Castello Aragonese - D.M.13/05/2000 3. Ex seminario settecentesco - D.M. 13/05/2000 4. Ex Palazzo baronale - D.M. 29/11/1983 5. Avanzi di tempio cristiano e tempio di Mercurio - D.M. 4/3/1913

27 L. Pedreschi et all., La casa rurale nella Campania, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 1964. Comune di Calvi Risorta | Piano Urbanistico Comunale Preliminare – Relazione Generale – febbraio 2019 32

3 Il sistema Comunità

3.1 Abitare Il suo territorio ha una superficie di 15,88 km². La popolazione residente è di 5.707 abitanti (dati ISTAT 1° gennaio 2016) e, dunque, la densità di popolazione – 359,38 ab/kmq – risulta ben al di sotto dei livelli di sostenibilità, valutando in circa 800 ab/Km il valore massimo di densità abitativa.

Mentre per i dati anagrafici sintetici si ci può riferire a dati annuali, la maggior parte delle statistiche sono effettuate nell’ambito dei Censimenti; l’ultimo disponibile risale al 2011.

Popolazione residente al 1° Gennaio 2016 per età, sesso e stato civile - dati ISTAT popolazione popolazione popolazione numero di popolazione numero popolazione residente residente - residente - famiglie residente in medio di residente in maschi femmine famiglia componenti convivenza per famiglia 5.707 2.766 2.941 1.213 3.857 3.2 0

Di seguito la popolazione suddivisa per fasce d’età gli indici che ne conseguono. Popolazione per fasce d’età – dati ISTAT 2011 Stato civile nubile/celibe coniugata/o divorziata/o vedova/o totale Fascia d’età - - - - - 0-13 anni 707 - - - 707 14-17 anni 286 - - - 286 18-25 anni 541 8 - - 549 25-67 anni 667 2.396 43 101 3.203 66 – 100 anni e più 46 564 4 348 962 Totale 2.247 2.968 47 449 5.707

Principali indici demografici calcolati sulla popolazione residente a Calvi Risorta Indice di Indice di Indice di Indice di ricambio struttura carico Indice di Indice di Indice di Anno dipendenza della della di figli natalità mortalità vecchiaia strutturale popolazione popolazione per donna (x 1.000 ab.) (x 1.000 ab.) attiva attiva feconda

1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1 gen-31 dic 1 gen-31 dic 2002 95,0 50,7 90,9 80,3 27,6 10,6 9,9 2003 97,6 52,7 94,9 81,5 24,9 9,7 8,2 2004 101,7 53,6 91,0 82,2 23,5 10,2 9,0 2005 104,4 53,8 79,3 84,3 22,9 9,8 7,5 2006 107,0 54,2 80,4 86,9 22,7 8,8 8,5 2007 111,8 54,2 80,8 88,7 24,1 7,8 9,8 2008 116,8 53,2 81,7 91,3 25,4 8,0 10,0

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2009 116,1 52,5 94,3 95,7 24,8 8,6 9,7 2010 118,7 51,1 94,8 101,0 25,6 7,3 11,4 2011 121,4 51,4 101,4 105,0 25,5 8,9 10,0 2012 125,0 52,7 102,9 107,5 25,2 7,1 10,9 2013 128,9 53,0 99,1 108,1 25,2 6,8 10,3 2014 137,8 52,6 93,8 112,7 26,3 8,2 9,1 2015 141,8 51,6 100,9 115,4 26,3 5,1 10,3 2016 149,7 51,3 99,2 117,3 27,5 -

L’evoluzione demografica della Città è stata analizzata partendo dal 1861 fino ad arrivare al 2011, ed è stato riscontrato un fenomeno di aumento della popolazione più o meno costante negli anni, fino ad arrivare al valore massimo del 2001. Le uniche inflessioni si sono verificate nel decennio del Secondo dopoguerra, del -1,3% e dal 2001 al 2011, del -1,2%.

EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DEL 1861 AL 2011

Un altro dato significativo è rappresentato da come si è modificata negli anni la struttura e la composizione della famiglia. Analizzando l’evoluzione dal 2001 ad oggi, infatti, si riscontra che ad una diminuzione della popolazione corrisponde un aumento del numero delle famiglie e di conseguenza un’inflessione del numero di componenti per famiglia. Questo dato, peraltro, risulta in linea con i valori provinciali, regionale e nazionali.

Anno Residenti Variazione Famiglie Componenti per Famiglia %Maschi 2001 5.856 2002 5.843 -0,2% 49,2% 2003 5.898 0,9% 2.073 2,85 49,1% 2004 5.904 0,1% 2.089 2,83 48,9% 2005 5.906 0,0% 2.104 2,81 49,0% 2006 5.903 -0,1% 2.109 2,80 48,8% 2007 5.896 -0,1% 2.120 2,78 48,8%

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2008 5.913 0,3% 2.145 2,76 48,9% 2009 5.889 -0,4% 2.144 2,75 48,9% 2010 5.855 -0,6% 2.161 2,71 48,7% 2011 5.783 -1,2% 2.171 2,66 48,7% 2012 5.759 -0,4% 2.165 2,66 48,6% 2013 5.736 -0,4% 2.157 2,66 48,7% 2014 5.734 0,0% 2.134 2,68 48,6%

Emerge, inoltre, che all’aumentare del numero di famiglie corrisponda un rispettivo e ovvio aumento del numero di abitazioni sul territorio comunale, che come è possibile analizzare dalle cartografie, sono concentrate soprattutto nelle tre frazioni di Zuni, Petrulo e Visciano.

L’evoluzione storica dell’abitato di Calvi Risorta, come già riportato in precedenza, è stata determinata dalle condizioni morfologiche, tra le alture dei Monti Aurunchi, e storico-geografiche; l’urbanizzazione si è verificata, nel periodo antico, lungo la principale via di collegamento, l’attuale Casilina e successivamente, con le invasioni barbariche, lungo le pendici dei rilievi montuosi, nelle tre frazioni di Zuni, Petrulo e Visciano. Successivamente si è verificato un fenomeno di saldatura dei tre centri, lungo le principali vie di interconnessione, e con l’area di Calvi Vecchia o Antica Cales, situata nell’area più pianeggiante e in stretta connessione con la Casilina.

3.2 Muoversi (Vedi Tavola A4.a – Il Sistema Comunità – Viabilità e attrezzature pubbliche (1:10.000))

Il Comune di Calvi Risorta dista circa 27 Km dal Capoluogo di Provincia e 54 Km da Napoli; è connesso alla viabilità regionale e nazionale tramite: - Collegamenti su gomma: Autostrada A3 utilizzando lo svincolo di Capua a Sud o a Nord, al quale è collegato tramite la strada statale n°6 Casilina; servizi autobus (linee Sardella, Cerella, C.L.P. Sviluppo Industriale Spa); - Ferrovia Statale: dalla stazione di Sparanise linea FFSS Roma– Cassino – Benevento - Caserta e linea FFSS Roma – Cassino – Caserta - Napoli. - Collegamenti marittimi: i collegamenti marittimi più vicini sono rappresentati dal Porto di Pozzuoli e il Porto di Napoli distanti entrambi circa 60 Km. Si evince che per il territorio comunale in oggetto, pur essendo attraversato dalle principali linee di collegamento a livello nazionale e internazionale (Autostrada, Linea Ferroviaria, Linea Ferroviaria Alta Velocità), gli unici collegamenti diretti al capoluogo di Provincia e Regione sono rappresentati dalle due strade statali che l’attraversano, la SS 7 Appia e la SS 6 Casilina, mentre per l’aggancio all’autostrada e al sistema di trasporti su ferro, usufruisce dei collegamenti presenti sui territori dei comuni contermini; sul proprio territorio, invece, la viabilità su gomma è caratterizzata, oltre alle due strade statali già citate, da tre strade provinciali, la SP 28, SP 307 e SP 194 e da strade vicinali e interpoderali, integrate da una rete di viabilità rurale che, però, al momento, è in uno stato di parziale abbandono e richiederebbe interventi di riqualificazione e valorizzazione.

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3.3 Lavorare

L'economia di Calvi Risorta è principalmente agricola e legata al commercio ortofrutticolo; sono presenti alcune imprese legate alla produzione di laterizi, ceriche e alimentare, ma che, in alcuni casi, sono state dismesse; le attività lavorative praticate, infatti, sono state, negli anni, oltre all’agricoltura, quelle legate all’agricoltura stessa come l’allevamento e la trasformazione dei prodotti agricoli (frantoi, attività vinicole, conservazione della frutta,) e le attività manifatturiere e artigianali. Ancora oggi le attività lavorative più comuni sul territorio sono quelle tradizionali, come le aziende agricole; dall’analisi dei dati del censimento dell’imprese e servizi del 2011 risulta, infatti, che le poche aziende presenti hanno da 1 a 5 addetti e che solo principalmente destinate all’attività manifatturiera alimentare. Come si rileva dalla tabella seguente, in cui si analizza la struttura per età della popolazione, emerge un notevole invecchiamento della popolazione. Questo fenomeno risulta ancora più evidente se si considera la quota delle persone in età da lavoro (cioè tutti cloro con più di 14 anni) e la si scompone in popolazione attiva (a sua volta suddivisa in popolazione in condizione professionale e in cerca di prima occupazione) e popolazione non attiva. Come si può notare dalla tabella seguente, nel corso degli anni cresce la quota della popolazione non attiva e soprattutto si assiste ad un invecchiamento della popolazione.

Anno 0-14 anni 15-64 anni 65+ anni Totale Età media 1° gennaio residenti

2002 1.011 3.885 960 5.856 38,6

2003 1.020 3.827 996 5.843 38,9

2004 1.020 3.841 1.037 5.898 39,2

2005 1.011 3.838 1.055 5.904 39,4

2006 1.003 3.830 1.073 5.906 39,8

2007 980 3.827 1.096 5.903 40,1

2008 944 3.849 1.103 5.896 40,4

2009 942 3.877 1.094 5.913 40,7

2010 911 3.897 1.081 5.889 41,1

2011 898 3.867 1.090 5.855 41,5

2012 887 3.787 1.109 5.783 41,7

2013 872 3.763 1.124 5.759 41,9

2014 831 3.760 1.145 5.736 42,3

2015 807 3.783 1.144 5.734 42,6

2016 775 3.772 1.160 5.707 43,0

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Osservando i dati e le tabelle relativi ai tassi di attività e di disoccupazione, si osserva che i valori di Calvi Risorta leggermente migliori rispetto alla media provinciale; nonostante ciò il tasso di disoccupazione giovanile è notevolmente alto.

Indicatori relativi al lavoro (ISTAT – Censimento 2011) tasso di tasso di attività tasso di tasso di occupazione (valori (valori percentuali) disoccupazione disoccupazione percentuali) (valori percentuali) giovanile (valori percentuali) Provincia di Caserta 34.61 44.55 22.32 53.01

Calvi Risorta 35.21 43.4 18.88 49.73

Condizione professionale o non professionale (ISTAT – Censimento 2011) popolazione residente (valori assoluti) forze di lavoro forze di non lavoro totale forze di in cerca di totale percettore-rice di studente- casalinga- in altra lavoro occupazione una o più pensioni ssa o condizione per effetto di attività lavorativa precedente o di redditi da capitale Provincia 335.539 260.643 74.896 417.599 143.597 71.668 128.387 73.947 di Caserta Calvi 2.129 1.727 402 2.776 1.234 466 706 370 Risorta

I dati, purtroppo, sono aggiornati all’ultimo censimento disponibile, quello del 2011, nel quale non erano ancora riscontrabili gli effetti della devastante crisi economica che sta, ancora oggi, vivendo tutta l’Italia. Quindi è possibile ipotizzare un ulteriore inasprimento della situazione occupazionale.

Focalizzando l’attenzione sul segmento di popolazione attiva in condizione professionale, viene analizzata nella tabella seguente, la sua distribuzione all’interno dei vari settori d’attività.

Occupati per sezioni di attività economica (ISTAT – Censimento 2011) popolazione residente (valori assoluti) totale agricoltura, totale commercio, trasporto, attività altre attività silvicoltura e industria (b-f) alberghi e magazzinaggio, finanziarie e (o-u) pesca ristoranti (g,i) servizi di assicurative, informazione e attività comunicazione immobiliari, (h,j) attività professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio,

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servizi di supporto alle imprese (k-n)

Provincia di 260.643 20.348 59.142 44.136 15.337 25.005 96.674 Caserta Calvi Risorta 1.727 123 321 263 69 104 847 (7,12%) (18,58%) (15,23%) (3,99%) (6,02%) (49,04%)

Dalla tabella si può osservare che la maggior parte della popolazione attiva è occupata nel settore altre attività (o-u) che oltretutto è andato ad aumentare negli anni, a discapito di altre categorie ed in primis l’Agricoltura, caccia e silvicoltura che hanno subito una drastica riduzione nonostante la vocazione agricola del territorio. Da tale analisi emerge che solo il 15,23% è occupato nel settore turistico-ricettivo, ossia in alberghi e ristoranti, sebbene il Comune abbia una chiara vocazione turistica. Analizzando i dati del Censimento dell’Industria e dei Servizi del 2011 è possibile risalire al numero di imprese attive sul territorio comunale e il numero di addetti in esse impiegate. A Calvi Risorta, infatti, risultano 237 unità attive con 475 addetti. Bisogna riportare, inoltre, che sul territorio comunale ricade porzione della Zona industriale individuata dall’ASI di Caserta e denominata Volturno Nord; essa interessa anche i Comuni di Sparanise e di Pignataro Maggiore ed porzione del suo territorio è occupata del sito dell’Ex Pozzi Ginori, fabbrica dismessa negli anni ’80 e oggetto di sversamenti di rifiuti industriali abusivi. Oltre all’area ASI sul territorio di Calvi Risorta, poco più a Nord, è stato individuata un’area PIP, ancora inedificata.

3.4 Servizi e tempo libero (vedi Tavola A4.b – Il Sistema Comunità – Attrezzature pubbliche (1:2.000))

In questo paragrafo sono descritti e analizzati i servizi collettivi della città, ossia le attrezzature pubbliche secondarie. Il D.M. 02.04.1968 n. 1444 stabilisce, tra l’altro, la dotazione minima di aree da destinare a verde ed attrezzature pubbliche da osservarsi nella formazione degli strumenti urbanistici; tale valore, pari a 18 mq/abitante complessivi, va così ripartita: • mq 4,50/abitante di aree per l’istruzione materna e dell’obbligo; • mq 2,00/abitante di aree per le attrezzature di interesse collettivo; • mq 9,00/abitante di aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport; • mq 2,50/abitante di aree per i parcheggi. A partire, dunque, dal D. M. 1444/68 è stato calcolato il fabbisogno per la popolazione residente, di: attrezzature prescolastiche e della scuola dell’obbligo, attrezzature di interesse comune, quali attrezzature religiose, culturali, sociali e assistenziali, sanitarie ed amministrative e la carenza di spazi pubblici attrezzati, per lo sport ed il tempo libero e di spazi verdi e di aggregazione sociale, ed infine di aree da destinare a parcheggio.

SCHEDA FABBISOGNO ATTREZZATURE E SERVIZI COLLETTIVI – COMUNE DI CALVI RISORTA Popolazione residente Superficie territoriale 5.707 (dato ISTAT 2016), 15,96 Kmq Attrezzature prescolastiche e della scuola mq/ab fabbisogno mq sup. esist. mq deficit mq

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dell’obbligo Asilo nido 0,20 1.141,4 Materna 0,60 3.424,2 Elementare 2,50 14.267,5 Media 1,20 6.848,4 S1 tot. parziale 4,50 25.681,5 Attrezzature di interesse collettivo Attr. Religiose 0,70 3.994,9 Attr. Culturali 0,25 1.426,75 Attr. Sociali ed Assistenziali 0,75 4.280,25 Attr. Sanitarie ed Amministrative 0,30 1.712,1 S2 tot. parziale 2,00 11.414,0 Spazi pubblici attrezzati Parchi di quartiere 2,00 11.414,0 Spazi per gioco e tempo libero 2,00 11.414,0 Sport 5,00 28.535,0

S3 tot. parziale 9,00 51.363,0 Parcheggi 2,50 14.267,5 S4 tot. parziale 2,50 14.267,5 TOTALE 18 102.726,0

Si rimanda alla fase di redazione del Piano Urbanistico Comunale definitivo il calcolo delle superfici esistenti e degli eventuali deficit che potrebbero influire sulle condizioni sociali e culturali della collettività e determinare anche un forte livello di arretratezza. In particolare i servizi che rispondono ai bisogni primari sono quello sanitario, scolastico e poi, in ordine di priorità, quello culturale, associativo e ricreativo. Nella tavola 4.b sono state individuate le attrezzature di interesse collettivo attualmente esistenti sul territorio comunale: in ambito sanitario la popolazione di Calvi Risorta dispone, sul proprio territorio di un ambulatorio convenzionato con il Servizio Sanitario Pubblico, che dispone servizi di analisi cliniche. Calvi Risorta fa parte dell’ASL Caserta 2 e presenta un ambulatorio in via IV Novembre. Per esigenze mediche di rilievo i cittadini fanno riferimento al presidio ospedaliero Palasciano di Capua, al San Giuseppe e Melorio di e all’Ospedale di Comunità di Teano. Nel campo dell’Istruzione dispone di due scuole dell’infanzia pubblica, due scuole primarie pubbliche e una scuola secondaria di primo grado statale. Sul territorio comunale, inoltre, sono presenti 7 spazi pubblici attrezzati tra cui una villa comunale, due campetti per il gioco, un campo sportivo, un palazzetto dello sport, una piscina e un parco pubblico. Il Comune risulta particolarmente deficitario per i servizi culturali, in quanto particolarmente sprovvisto anche dei servizi più diffusi per il tempo libero. Le poche attività commerciali, inoltre, non sono legate al turismo, che dovrebbe essere ma non è, uno degli elementi portanti della struttura economica della città. L’offerta ricettiva risulta scarsa e sono assenti strutture che potrebbero innescare un indotto dal settore del turismo.

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LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

4. Gli strumenti di pianificazione sovraordinata e di settore 4.1 Il Piano Territoriale Regionale (PTR) e sue implicazioni sul territorio di Calvi Risorta (2006)

Il Piano Territoriale Regionale, adottato con Del. di G.R. n. 1956 del 30.11.2006 approvato con L.R. 13 del 13.10.2008 (BURC n. 45 bis del 10.11.2008) si basa sul principio fondamentale di una gestione integrata del territorio che possa conciliare le esigenze socio-economiche delle popolazioni locali, da un lato, con la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse naturali e storico- culturali del territorio, dall’altro, al fine di perseguire uno sviluppo sostenibile del territorio. La struttura del Piano si è fondata su un’Analisi Preliminare che ha portato all’individuazione di alcune realtà, con caratteristiche ambientali, socio-economiche e struttura edilizia simili, che vengono messe in rete attraverso lo strumento urbanistico regionale. Con riferimento al Piano Territoriale Regionale, il Comune di Calvi Risorta rientra nell’Ambiente Insediativo n.8 Media Valle del Volturno, caratterizzato una elevata naturalità nonostante la presenza di diversi elementi di forte impatto ambientale non confacenti allo sviluppo sostenibile di quest’area. Vi sono infatti varie cave, reti infrastrutturali non studiate per un corretto inserimento nel paesaggio, insediamenti produttivi non pianificati che continuano a generare l’immagine di un territorio di transito e di confine. Va citato l’esempio del termovalorizzatore realizzato dalla regione Lazio nel territorio di San Vittore, luogo dove si vuol realizzare anche un impianto di compattazione delle ceneri, proprio sul confine con l’area in esame che, come precedentemente accennato, è interessata da parchi, SIC ed altri elementi naturali che la rendono cerniera della rete ecologica. Lineamenti strategici di fondo Le scelte programmatiche che si vanno definendo nei PI per l’attuazione del POR Campania e nel PTCP perseguono una impostazione strategica che, nella consapevolezza dell’impossibilità di partecipare alla competizione economica sul terreno quantitativo produttivistico, punta sulla valorizzazione qualitativa delle specificità. Le implicazioni sono chiare: sostenibilità ambientale; tutela del patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico-culturale; promozione dell’innovazione tecnologica in forme specifiche e “legate al territorio”. L’agricoltura, ad esempio, deve cercare – anche con l’ausilio delle politiche europee – di modernizzarsi senza omologarsi in una perdente sfida sul terreno della produttività, ma puntando, invece, sulle opportunità fornite da logiche di qualità, di difesa della biodiversità e delle produzioni tipiche criticamente innovate in direzione dei “prodotti alimentari per il benessere” e con lo sviluppo della ricettività turistica con agriturismo e luoghi di degustazione dei prodotti tipici. Le reti di mobilità devono essere migliorate dal punto di vista dell’impatto ambientale, della sicurezza e della realizzazione di passaggi per la rete ecologica. Le politiche insediative devono garantire la valorizzazione sostenibile dei centri storici e del patrimonio culturale e la riqualificazione ambientale e del paesaggio per poter promuovere uno sviluppo turistico complementare/integrato allo sviluppo agricolo. La realizzazione di corridoi infrastrutturali è necessaria per evitare interventi produttori di degrado ambientale e programmare i necessari collegamenti della rete ecologica.

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È indispensabile la verifica delle attività di confine per evitare conseguenze di interventi non valutati dai confinanti. Questioni di coordinamento interprovinciale Quattro temi si individuano su tutti, quelli delle relazioni con territori contermini le quali richiedono coordinamenti condivisi; in particolare: - per la valorizzazione dell’area montana del Matese si richiedono azioni sinergiche con le altre aree prospicienti del Roccamonfina e del Taburno interessate anch’esse da parchi naturali regionali in modo da creare sistema e non concorrenza; - l’area beneventana ha caratteristiche abbastanza simili a quelle dell’ambiente da un punto di vista di sviluppo agricolo e turistico; si dovrebbero promuovere ulteriori collegamenti; - la piana campana riveste un notevole interesse produttivo ma soffre delle realizzazioni insediative e infrastrutturali non coordinate e non armonizzate con un ambiente di alto valore e del mancato controllo del territorio contro le azioni di inquinamento ambientale; - nelle province laziali e molisane dovrebbero essere controllati e concordati gli interventi sul confine per evitare elementi strutturali indesiderati ed invece favorire le opere per la realizzazione della rete ecologica. Elementi essenziali di visioning tendenziale e “preferito” Se le dinamiche territoriali dovessero seguire le tendenze attuali, l’ambiente insediativo n. 8 sarebbe caratterizzato da: - un maggiore accrescimento di quei centri pedemontani polarizzatori dei piccoli centri circostanti ed in particolare di quelli montani; - l’intensificazione dell’urbanizzazione insediativa lineare lungo la viabilità esistente nella piana del Medio Volturno con invasione di territorio agricolo pregiato, in particolare lungo la viabilità principale da parte di nuove infrastrutture, impianti di commercio di media e grande dimensione; - la formazione di urbanizzazioni lineari “a rosario” lungo la viabilità delle varie aree pedemontane; - l’accentuazione dell’abbandono di centri a quote più elevate e di minor interesse commerciale. In una “visione guida per il futuro” si potrebbero evidenziare nei desiderata: - l’organizzazione della mobilità principale e delle reti impiantistiche in appositi corridoi infrastrutturali, in modo da razionalizzare l’uso del territorio agricolo per evitare sprechi e dare un certo ordine al territorio; - la promozione ed il sostegno per lo sviluppo delle aree parco già istituite ai sensi della L.R. 33/93 e di quelle che si potranno realizzare a breve a seguito di continue richieste degli enti locali interessati; questo per invertire la tendenza all’abbandono di aree di notevole pregio agricolo e paesistico-ambientale ed evitare, quindi, i danni sul territorio generati dall’abbandono; - il miglioramento della rete viaria per aumentare gli standard di sicurezza; - la realizzazione della rete ecologica attraverso un uso sostenibile del territorio con la realizzazione, tra l’altro, di percorsi ciclabili; - il blocco delle espansioni lineari lungo le strade e la riorganizzazione delle attività imprenditoriali e commerciali in aree funzionali ad evitare lo spreco di terreni di importanza agricola e ridurre gli spazi di percorrenza negli ambiti comunali; - la promozione della trasformazione del Parco Regionale del Matese in parco interregionale, in modo da poter sfruttare al meglio le potenzialità ambientali, turistiche e produttive di un complesso montuoso diviso nella sua unicità solo da confini amministrativi.

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Ad una scala di maggiore dettaglio, il Comune di Calvi Risorta è ricompreso nel Sistema di Sviluppo Territoriale sistemi a dominante rurale - culturale STS - B7 - Monte Maggiore, per il quale, tenuto conto delle risorse e delle problematiche presenti, nonché del processo evolutivo tendenziale, il PTR individua gli indirizzi strategici di pianificazione relativi alle filiere nelle quali l’STS B7 è coinvolto.

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In particolare l’STS B7 è coinvolto nella filiera Marchio DOP Mozzarella di Bufala Campana e in quella Marchio DOP Caciocavallo Silano. Le linee d’indirizzo per la filiera Marchio DOP Mozzarella di Bufala Campana L’intervento integrato deve essere principalmente orientato al miglioramento delle caratteristiche qualitative del prodotto ed al mantenimento degli standard qualitativi desiderati su tutta l’area Dop. Tale obiettivo rappresenta una condizione essenziale al fine di implementare politiche volte alla valorizzazione commerciale. In tal senso, dovranno essere compiuti sforzi verso la diffusione della certificazione del prodotto e verso interventi volti a migliorare le condizioni di igiene e benessere degli animali, dei luoghi di lavorazione e trasformazione. Tali iniziative dovranno essere associate ad un forte impegno rivolto al miglioramento delle competenze professionali degli operatori (in particolare sulle tecniche di mungitura, sull’alimentazione, sul rispetto delle norme in materia di igiene e di ambiente), da un lato, e delle strutture aziendali, dall’altro, attraverso l’adeguamento e la realizzazione di locali idonei ed una più diffusa adozione di processi di meccanizzazione nella fase di mungitura e di trasformazione. Per completare gli interventi diretti alle singole aziende, non va trascurata un’azione mirata al miglioramento de alla selezione genetica, finalizzata al miglioramento delle performances produttive e qualitative, nonché alla diffusione delle tecniche di destagionalizzazione dei parti. Più in generale, l’intervento integrato mira a razionalizzare ed ottimizzare le relazioni tra gli attori della filiera, per consentire di promuovere la valorizzazione commerciale del prodotto Dop anche sui mercati extra regionali ed esteri. A tal fine è necessario promuovere iniziative di marketing a supporto delle strategie di penetrazione commerciale. Infine, occorre esplorare sino in fondo, con opportuni incentivi alle aziende ed iniziative a carattere comune, le potenzialità derivanti dallo sfruttamento del patrimonio zootecnico anche nel settore delle carni. In tal senso si ritiene necessario promuovere iniziative pilota per la valorizzazione della carne bufalina e per una sua più massiccia presenza sul mercato. Le linee d’indirizzo per la filiera Marchio DOP Caciocavallo Silano L’obiettivo generale è quello di intervenire sui fattori critici della filiera che ostacolano lo sviluppo e la piena valorizzazione delle produzioni lattiero-casearie regionali. La presenza di un marchio Dop e l’auspicato riconoscimento per il prodotto Fior di Latte rappresentano dei punti di partenza sui quali costruire idonee strategie per lo sviluppo integrato dell’intera filiera. A tal fine, occorre intervenire sugli aspetti qualitativi del prodotto caseario, attraverso interventi di adeguamento strutturale sulle stalle, sul patrimonio genetico, sull’innovazione tecnologica, sull’alimentazione e sulle tecniche di allevamento. Tale azione andrà supportata da investimenti formativi per l’adeguamento delle competenze professionali e delle capacità manageriali degli operatori della filiera. Più in generale, si tenderà a promuovere l’adozione di disciplinari produttivi che assicurino il miglioramento della qualità dei prodotti e la loro standardizzazione. A tal proposito val la pena rammentare che, sebbene l’area di produzione della Dop Caciocavallo Silano ricomprenda una vasta area del territorio regionale, ancora pochi sono i produttori che hanno adottato il relativo disciplinare: la percentuale di imprese certificate si mantiene su livelli estremamente bassi rispetto al potenziale e ciò non consente di adottare adeguate misure di valorizzazione sui mercati regionali ed extra-regionali. L’intervento integrato dovrà inoltre ridurre i vincoli di natura tecnico produttiva ed i vari problemi di coordinamento tra i settori della produzione, trasformazione e della distribuzione.

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È inoltre necessario puntare su una maggiore integrazione tra i vari soggetti della filiera al fine di raggiungere adeguate economie di scala e sviluppare sinergie per governare le variabili competitive con maggiore autonomia in un settore il più delle volte ancora controllato dai mediatori. Una particolare attenzione, ai fini delle politiche di valorizzazione del prodotto di qualità, va rivolta ai sistemi di tracciabilità ed alla garanzia della sicurezza alimentare. Difatti, la recente vicenda della “mucca pazza”, oltre a determinare una sensibile contrazione del consumo di carni rosse (peraltro già tendenziale da più di un decennio) ha ulteriormente sensibilizzato il consumatore sulla sicurezza alimentare e sull’origine dei prodotti e sulle tecniche di produzione. In tal senso il Regolamento CE n. 820/97, poi sostituito dal Reg. CE 1760/00, istituisce un sistema di identificazione e di registrazione dei bovini e l’adozione di un sistema di l’etichettatura delle carni e dei prodotti a base di carni imponendo l’obbligo, per ogni singolo pezzo di carne bovina venduta, informazioni “anagrafiche” sul capo abbattuto ed informazioni sul macello. La Regione Campania ha anche inteso rafforzare la possibilità di fornire ulteriori informazioni “volontarie” sulle modalità di allevamento e sulla qualità della carne, allo scopo di contribuire alla valorizzazione delle produzioni locali di pregio. Naturalmente tale iniziativa può essere efficace solo attraverso il coinvolgimento e la responsabilizzazione di tutti gli attori della filiera (dall’allevatore al macellaio). In tal senso, per iniziativa dell’Assessorato all’Agricoltura, è stato recentemente siglato un accordo tra l’AIA, le Organizzazioni che rappresentano la produzione agricola, quelle che rappresentano la macellazione e quelle che rappresentano la vendita della carne. Tale accordo definisce gli impegni che le diverse componenti della filiera carni assumono nella realizzazione del sistema. La programmazione integrata sviluppata in ambito locale dovrà tenere conto dei contenuti di tale accordo. Programmazione Per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono: - ammodernamento della SS 372 da Benevento a Caianello e bretelle di collegamento alla viabilità principale; - variante alla SS 86; - ammodernamento e adeguamento della SP Formicola-Dragoni; - adeguamento della sede stradale della SP 194 + SP 270-SS 6-Rocchetta e Croce Formicola; - adeguamento della sede stradale della SP 289-ex Statale Riardo; - adeguamento della sede stradale della SP 66--Ponte dei Briganti-Villa Ortensia. Per il sistema ferroviario non sono previsti interventi.

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Rispetto alla politica dei trasporti Si riporta di seguito uno schema sintetico delle strategie per STS B7 in rapporto all’attuale dotazione infrastrutturale in termini di accessibilità, e ai programmi previsti dal Piano regionale dei trasporti. Accessibilità Si estende nella provincia di Caserta, subito a nord del capoluogo provinciale. Da est proviene la SS 372 Telesina che incrocia la SS 158 dir della Valle del Volturno e la SS 6 via Casilina, per poi connettersi alla A1 Napoli-Roma in corrispondenza dello svincolo di Caianello. La

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SS 158 dir entra nel territorio nel comune di Dragoni e in corrispondenza di Caiazzo, si immette sulla SS 87 Sannitica. La SS 85 entra nel territorio nel comune di e fuoriesce a Calvi Risorta. L’A1 Napoli-Roma non attraversa il territorio, ma è molto prossima al confine ovest. Gli svincoli più vicini sono quelli di Caianello e di Capua. Le linee ferroviarie a servizio del territorio sono la Caserta-Roma, con le stazioni di Riardo- Pietramelara e Vairano-Caianello, e la linea Alifana S. M. Capua Vetere-Piedimonte Matese con le stazioni di Pontelatone, Piana di Monte Verna, Caiazzo, Villa Ortensia, Alvignano e S. Marco. Inoltre dalla stazione di Vairano-Caianello si dirama la linea Vairano-Isernia - Campobasso che non ha stazioni ubicate all’interno del territorio del sistema in esame. L’aeroporto più prossimo, è quello di raggiungibile percorrendo circa 20 km di autostrada, dallo svincolo di Caianello fino allo svincolo di Capua, proseguendo poi sulla SS 7 (Appia) fino all’abitato di Capua per 7 km e quindi sulla SS 264 fino allo scalo per altri 14 km.

4.2 Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR 2014 – 2020)

La Programmazione dello Sviluppo Rurale per il periodo 2014-2020 rappresenta un primo ed importante strumento disponibile per dare una concreta forma alle politiche regionali per lo sviluppo dei settori agroforestali ed il rilancio delle aree rurali. In tal senso, il presente documento intende tracciare le strategie di base che orienteranno le politiche finalizzate allo sviluppo rurale in Campania. In tal senso, il documento intende avviare concretamente il confronto pubblico finalizzato alla preparazione del PSR 2014-2020. Il documento è articolato in quattro sezioni: - la prima contiene una sintetica descrizione del contesto agroalimentare regionale, che trae origine soprattutto dai dati rilevati nell’ambito del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura. Inoltre, sono rappresentate alcune considerazioni preliminari sui risultati del Programma disviluppo Rurale 2007-2013; - nella seconda si tracciano le linee di indirizzo strategico che l’Assessorato all’Agricoltura della Campania intende adottare al fine di sostenere lo sviluppo delle attività agricole e forestali e, più in generale, dei territori rurali regionali. Tale sezione tiene conto di aspetti di carattere generale, proponendo un percorso strategico di medio-lungo periodo in grado di dare risposta ad alcune domande cruciali; - la terza sezione è dedicata alla illustrazione di alcuni principi di fondo e delle opzioni di metodo che si ritiene necessario adottare per sostenere i processi di cambiamento auspicati, con particolare riferimento alle modalità di lavoro da applicare in sede di programmazione delle politiche di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020; - infine, viene offerta una prima rappresentazione delle Priorità dell’Unione per lo sviluppo rurale che l’Assessorato, sulla base degli indirizzi già emersi in sede di definizione dell’Accordo di Partenariato, dei risultati della Valutazione intermedia del PSR 2007-2013, nonché delle prime riflessioni sui dati del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, intende sostenere nell’ambito della Programmazione dello sviluppo rurale 2014-2020. Il nuovo PSR Campania 2014-2020 è frutto di un percorso comune di confronto avviato dalla Regione con il mondo produttivo e gli altri Enti per definire e condividere le linee ed i modelli da seguire nel nuovo periodo di programmazione. L’obiettivo è interpretare al meglio le esigenze del territorio per tradurle, successivamente, in iniziative adeguate al raggiungimento dei 3 obiettivi

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strategici cui corrispondono linee di indirizzo (esigenze) ed una serie di priorità individuate per lo Sviluppo Rurale: Campania Regione Innovativa, Regione Verde, Regione Solidale. Campania Regione Innovativa (Priorità 2, 3) Quest’obiettivo risponde alle seguenti linee di indirizzo: un’agricoltura più forte, giovane e competitiva; imprenditori innovatori, competenti e dinamici; filiere meglio organizzate, efficienti e vicine al consumatore; aziende dinamiche e pluriattive. Il PSR permette di migliorare l’efficienza tecnologica delle aziende e stimolare il ricambio generazionale migliorando i servizi di consulenza e la formazione degli addetti ai lavori. Intende intervenire sugli standard qualitativi valorizzando le produzioni di qualità e certificando la salubrità e l’origine dei prodotti. Filiere produttive troppo frammentate non consentono alle piccole imprese di resistere sul mercato nonostante produzioni di qualità. La nuova Programmazione può aiutare le aziende a diversificare le fonti di reddito, a mettersi insieme e a riposizionarsi sul mercato. Innovazione è anche salvaguardia del clima. Efficienza energetica, risparmio idrico, valorizzazione dei residui e degli scarti sono punti salienti, e trasversali, della Campania che il nuovo PSR intende disegnare. In alcune aree particolarmente sensibili, le aziende sono incoraggiate a convertirsi verso comparti no-food e verso nuovi mercati dedicati al turismo e alla bio economia. I consumatori, ogni giorno, acquistano una maggiore sensibilità sulla qualità delle produzioni e dei prodotti. Gli aiuti comunitari devono permettere di mantenere alle imprese l’equilibrio tra qualità e prezzo, contro la concorrenza extra europea, e il posizionamento delle produzioni agricole regionali, di cui la Campania è leader. Campania Regione Verde (Priorità 4, 5) Quest’obiettivo risponde alle seguenti linee di indirizzo: un’agricoltura più sostenibile; tutela e valorizzazione degli spazi agricoli e forestali; la salvaguardia del territorio è un punto chiave, e trasversale, della nuova Programmazione. Gli aiuti europei del PRS consentono di incrementare le performance ambientali delle aziende agricole, riducendo l’impatto inquinante sul suolo e sull’atmosfera, di migliorare gli indici di sostanza organica e la qualità delle acque anche attraverso l’introduzione di sistemi colturali all’avanguardia. Alcune aree rurali della Campania risultano particolarmente compromesse dal punto di vista ambientale a causa di comportamenti illeciti come l’abbandono, la bruciatura e il seppellimento di rifiuti. Qui è necessario invertire la rotta stimolando il presidio delle attività agricole e la sostenibilità delle produzioni. Una corretta gestione delle aree agricole e una buona programmazione delle attività aiuta a prevenire danni causati da avversità, calamità naturali, fitopatie e incendi. Il PSR sostiene interventi in grado di favorire la riduzione di emissioni di gas nocivi per il clima, di salvaguardare il patrimonio di biodiversità animale e vegetale, di difendere le risorse ambientali e paesaggistiche, dei paesaggi storici nelle aree rurali e delle aree protette della regione, con particolare riferimento alle aree della Rete Natura 2000.

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La Campania Regione Verde è determinante per lo sviluppo dell’agricoltura del territorio sia per i risvolti positivi che può indurre sull’occupazione che per la salvaguardia del reddito. Campania Regione Solidale (Priorità 6) Quest’obiettivo risponde alle seguenti linee di indirizzo: un territorio rurale per le imprese e per le famiglie. Il PSR intende incrementare la qualità della vita degli abitanti delle zone rurali puntando sulla qualità e la fruibilità dei servizi, rimuovendo eventuali divari, aumentando le occasioni di impiego sia in attività connesse all’agricoltura sia nei settori produttivi di beni e servizi, migliorando le condizioni di lavoro. Gli aiuti comunitari incentivano la capacità delle comunità rurali di promuovere e attuare strategie di sviluppo locale a carattere partecipativo per favorire lo scambio e la divulgazione di buone pratiche, per migliorare l’offerta di accoglienza e di servizi turistici. La rivitalizzazione delle aree rurali non si basa sul sostegno a singole iniziative imprenditoriali. È necessario che gli interventi programmati seguano percorsi in grado di incidere sulla situazione socio-economica, ambientale e produttiva dei contesti locali nel loro insieme. La territorializzazione La territorializzazione delle politiche costituisce una scelta di grande valenza strategica nella costituzione del quadro programmatico dello sviluppo rurale. Essa permette di articolare gli strumenti di sviluppo in funzione delle specificità dei territori, col risultato di renderli coerenti con i fabbisogni dei sistemi produttivi locali. In un contesto, quale quello campano, caratterizzato da una forte eterogeneità degli scenari territoriali, in cui emergono fabbisogni diversificati, è necessario offrire risposte che colgono le esigenze di sviluppo dei diversi territori, attraverso la diversificazione delle politiche d’intervento. L’articolazione territoriale delle strategie Sulla base della zonizzazione definita dall’AdP si è proceduto all’affinamento dei risultati ottenuti per renderla maggiormente rappresentativa delle peculiarità che caratterizzano i diversi sistemi rurali regionali. Per singolo comune, si è tenuto conto della densità abitativa, della percentuale di superficie rurale rispetto alla superficie territoriale totale e della classificazione in comuni interamente montani. Il territorio di Calvi Risorta è stato inserito nell’ambito di tale Piano nella macroarea “B - Aree rurali ad agricoltura intensiva. Tale macroarea è caratterizzata da comuni rurali prevalentemente di pianura del paese, dove, sebbene in alcuni casi la densità media sia elevata, la superficie rurale appare sempre avere un peso rilevante (superiore ai 2/3 del totale). Le 6 priorità Il PSR Campania individua priorità, suddivise a loro volta in singole azioni, per utilizzare la somma di € 1.836 milioni: 1. Promuovere il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali. 2. Potenziare la redditività delle aziende agricole e la competitività dell'agricoltura, promuovere tecnologie innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle foreste. 3. Promuovere l'organizzazione della filiera alimentare, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo. 4. Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura. 5. Incentivare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale.

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6. Adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

4.3 Il Piano Territoriale di Coordinamento della provincia di Caserta (PTCP) (2012)

Le scelte di Piano È noto che la Campania presenta al suo interno situazioni di notevole divario insediativo e socioeconomico espresse soprattutto nella contrapposizione tra il territorio costiero e di pianura, più denso di popolazione, attività e infrastrutture, e le zone interne, in prevalenti condizioni di marginalità. Quasi i tre quarti della popolazione, inoltre, vivono nella conurbazione Caserta-Napoli- Salerno che si presenta come un continuum urbano da Capua fino a Eboli. In verità, nel corso degli ultimi decenni si sono realizzate importanti trasformazioni nell’equilibrio insediativo della Campania, in primo luogo per le forze centrifughe del capoluogo, che hanno fatto emergere con un certo dinamismo alcune realtà sub-regionali. Tuttavia, tali modificazioni hanno solo marginalmente intaccato il sistema dei rapporti interni alla Regione, configurandosi principalmente come espulsione di abitanti e di funzioni non pregiate. La realizzazione delle grandi strutture per la mobilità, come la linea ad alta velocità Roma-Napoli con la stazione di Afragola, potranno modificare i ruoli territoriali e le relazioni interne e con l’esterno; ma, in assenza di una strategia articolata di riassetto, questi interventi potrebbero indurre solo specifiche economie di agglomerazione, accentuando ancora di più la marginalità del territorio periferico. In una simile prospettiva, la Provincia di Caserta – e soprattutto gli ambiti conurbati del Casertano e dell’Aversano – rimarrebbero risucchiati nell’orbita napoletana, o meglio, rischierebbero di configurarsi sempre più come periferia dell’area metropolitana di Napoli. Al contrario, è proprio nel contesto di una politica di programmazione regionale che il territorio della Provincia di Caserta può ridefinire il suo ruolo, autonomo e complementare, a quello dell’area napoletana. In questa prospettiva occorre rafforzare soprattutto le relazioni tra i diversi ambiti insediativi della Provincia e ridefinire il ruolo di Caserta all’interno della conurbazione Caserta- Napoli-Salerno. Le dinamiche demografiche e spaziali della Provincia di Caserta sono sollecitate da una pressione insediativa che investe più o meno fortemente i diversi ambiti insediativi in cui è suddivisa la Provincia. Tale pressione può essere raffigurata come la somma del fabbisogno di nuovi alloggi e di servizi, della richiesta di nuovo spazio produttivo, della necessità di infrastrutturazione, eccetera. Si tratta, in ultima analisi, della domanda di spazio alla quale una corretta pianificazione urbanistica cerca di rispondere, nel rispetto dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio. La domanda complessiva di spazio che le famiglie e le attività insediate nella Provincia di Caserta esprimeranno nell’arco di durata del piano, è stata costruita attraverso la definizione di un modello di assetto i cui punti fermi assumano, per così dire, il carattere di invariante. Si tratta, cioè, di quegli obiettivi specifici la cui validità, a partire, ovviamente, dalle opzioni di tutela, deve ritenersi pregiudizialmente confermata, e a essi dovranno essere comunque subordinate le trasformazioni territoriali e le scelte dei piani tenuti a conformarsi al Ptcp. Le invarianti così intese fanno evidentemente riferimento alle “disposizioni strutturali”, di cui al comma 5 dell’articolo 18 della legge regionale. È evidente che la prima, fondamentale linea del Ptcp, che per definizione assume il carattere di invariante, è costituita dall’insieme degli obiettivi relativi alla tutela e soprattutto al recupero e alla

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riqualificazione ambientale del territorio rurale e aperto. In modo estremamente sintetico, tali obiettivi specifici possono essere così riassunti: - mitigazione del rischio ambientale e antropico; - formazione della rete ecologica provinciale; - tutela dei valori paesaggistici e naturali. La ricerca sul territorio negato, insieme alle considerazioni sull’abusivismo e sulla pericolosità idraulica – in primo luogo nei territori costieri – ha messo in evidenza l’enormità dei danni ambientali prodotti. Quest’evidenza obbliga il piano a configurarsi come vero e proprio piano di ricostruzione della qualità ambientale. In ampie parti del territorio provinciale, l’espansione metropolitana impetuosa ha teso a confinare gli episodi di naturalità in ambiti marginali e residui. Ciò vale sia per le frange delle conurbazioni aversana e casertana, sia per quel nastro di edificazione raccapricciante e continuo lungo la costa domitia. Il piano dovrebbe, viceversa, mettere in moto un processo di ricostruzione di una rete naturalistica che ha l’obiettivo di riproporre nell’ambito metropolitano condizioni di vita possibili per tutte le specie vegetali e animali. L’obiettivo della ricostruzione della naturalità ha, ovviamente, valore sia in sé, sia in relazione agli insediamenti urbani che ne possono fruire. Strettamente connesso al tema della rete ecologica è la conservazione delle aree agricole, sia di quelle interstiziali, a rischio di scomparsa per i fenomeni di sprawl ed espansione urbana, sia di quelle vaste, collocate nel cuore della Campania felix, e proprio per questa loro collocazione essenziali quali cuscinetti di relazione tra gli ambiti a esclusiva vocazione naturalistica. Da un lato, dunque, la rigorosa tutela dei residui spazi aperti è essenziale per evitare la saldatura delle formazioni urbane esistenti, dall’altra si rende necessario salvaguardare un’attività economica fondamentale per la costruzione fisica e identitaria della Provincia di Caserta. L’insieme degli interventi e la messa in rete dei parchi regionali e di quelli urbani ha evidenti significati e implicazioni anche dal punto di vista della tutela e della ricostruzione del paesaggio. Per quanto riguarda invece il sistema insediativo, è evidente che irrinunciabili obiettivi specifici invarianti del piano devono considerarsi: - il recupero dei centri storici; - la riqualificazione degli insediamenti. In riferimento al più generale tema dell’assetto del territorio il punto di riferimento da assumere come invariante non può che essere il policentrismo regionale che rappresenta, probabilmente, l’unico modello capace di contrastare sia la congestione, sia la banalizzazione dell’area metropolitana da un lato, e che è in grado, dall’altro lato, di incoraggiare l’organizzazione a rete delle città medio-piccole del territorio interno. Ridotto a slogan, il policentrismo può essere definito come discontinuità del modello insediativo nella continuità del verde. Un obiettivo certamente di lungo periodo da perseguire evitando, intanto, che si rafforzino i fattori di ulteriore consolidamento e indiscriminata crescita della conurbazione. Al riguardo, vanno coerentemente sostenute le proposte di istituzione di cinture verdi a corona delle aree urbane (vedi, per esempio, la recente proposta della Regione per i Regi Lagni e, più in generale, le azioni di tutela del paesaggio del nuovo piano territoriale regionale), e tutte le iniziative a tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, assunte anche a scala comunale (come per esempio il Ring verde a ), a partire dai residui elementi territoriali che raccontano ancora oggi dello splendore del paesaggio borbonico. Sono molteplici i riferimenti a un futuro assetto policentrico rintracciabili già negli elaborati del piano territoriale regionale, a partire dagli obiettivi strategici per gli “ambienti insediativi”. A titolo

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di esempio ci si limita a citarne uno riferito alla conurbazione Caserta-Napoli-Salerno: “costruzione di un modello che trasformi la conurbazione della piana in sistema policentrico fondato su una pluralità di città, di ruoli complementari, di diversificate funzioni prevalenti, ricercando le tracce di identità residue e utilizzando numerose aree in dismissione”. Gli stessi interventi nei “campi territoriali complessi”, di cui ben cinque riguardano direttamente il territorio della Provincia di Caserta, fanno parte delle politiche regionali di riassetto e “messa a norma” del sistema insediativo. Definite le invarianti, torniamo al problema della domanda di spazio. Molto in sintesi, le specifiche ipotesi obiettivo che si propongono possono essere esposte nel modo seguente: - porre un argine al processo di periferizzazione dell’area metropolitana di Caserta sotto la spinta proveniente dall’area napoletana, limitando l’espansione dell’aversano dove si dovranno invece concentrare interventi di riqualificazione del tessuto urbano; - favorire il consolidamento del ruolo urbano di Caserta; - rafforzare le aree interne favorendo la loro qualificazione soprattutto nei settori delle produzioni agricole, del turismo, del loisir; - mettere mano a un radicale processo di risanamento e di riconversione dell’area costiera. Il consolidamento del ruolo urbano di Caserta assume importanza prioritaria rispetto agli altri obiettivi, nel senso che essi sono concretamente perseguibili solo se la città si sottrae alla tradizionale sudditanza rispetto al capoluogo regionale, esprimendo un’autonoma e autentica capacità di guida della realtà locale e dei necessari processi di trasformazione. Non si tratta perciò di un rivendicare malintesi spiriti identitari e localistici, ma di una prospettiva di lungo periodo, la cui attendibilità è legata a un’azione congiunta tra Regione e Provincia. È evidente che solo in parte un disegno di tale portata può essere affrontato e portato a buon fine con gli strumenti della pianificazione territoriale. Ma è altrettanto ovvio che la qualità insediativa, in una Regione caratterizzata dai permanenti gravissimi deficit in proposito, può giocare un ruolo decisivo nel processo di consolidamento della città di Caserta. Il modello di assetto elaborato richiede intanto specifiche scelte relativamente agli ambiti di specifica competenza del Ptcp. Per quanto riguarda la componente residenziale e dei servizi la domanda di spazio può essere definita come somma di due componenti: - la prima riguarda la domanda di riqualificazione, intesa come fabbisogno pregresso di aree a standard urbanistico. Ancorché basati su un concetto prevalentemente quantitativo, gli standard urbanistici rappresentano un ottimo indicatore della qualità urbana complessiva. Come è noto, proprio le città del Centro-Sud d’Italia soffrono di una cronica carenza di aree pubbliche per il verde, lo sport e le attrezzature pubbliche, il che ne sminuisce la qualità di vita. Anche nella Provincia di Caserta, la carenza di aree a standard è stata individuata come una delle criticità del sistema urbano; - la seconda componente è la domanda di insediamento. Con questo termine ci si riferisce alla domanda di nuovi alloggi nell’arco dei prossimi tredici anni. Il tema degli standard urbanistici dovrà essere ovviamente approfondito a scala comunale. Non c’è dubbio, infatti, che gli standard si presentano con caratteri completamente diversi nelle aree metropolitane rispetto a quelle rurali o montane (per esempio per quanto riguarda gli spazi per la sosta, il verde attrezzato, la capacità di gestione di servizi pubblici diffusi, eccetera). Anche le strategie per il loro reperimento sono certamente differenti nelle diverse situazioni, quelle dai tessuti ininterrotti e sfrangiati della conurbazione, oppure quelle caratterizzate dalla diffusione di case

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lungo le principali vie, oppure ancora, dalla molteplicità di nuclei urbani adagiati sulle principali pendici collinari. Oltre al fabbisogno pregresso di aree a standard, la pressione insediativa riguarda soprattutto la domanda di nuovi alloggi. In assenza delle politiche urbanistiche del Ptcp, la crescita urbana sarebbe tutta concentrata nelle aree conurbate, connesse intimamente con il sistema metropolitano napoletano. Diversamente, lo scenario di piano prevede un maggiore sostegno alle aree interne, un alleggerimento delle aree maggiormente congestionate e il rafforzamento del sistema urbano del capoluogo. È bene sottolineare che il fabbisogno aggiuntivo di alloggi deve essere assunta come riferimento prescrittivo per il dimensionamento dei piani urbanistici comunali. Come si è detto, lo scenario di piano si basa su un arco previsionale di 15 anni e un’articolazione territoriale dell’offerta di spazio residenziale tale da porre un argine al processo di periferizzazione dell’area metropolitana di Caserta rispetto alla spinta proveniente dal napoletano. Di conseguenza si propone una limitazione dell’espansione dell’aversano (dove dovranno prevalere politiche di riqualificazione) a favore del consolidamento del ruolo urbano di Caserta, mentre l’arresto dell’emorragia delle aree interne dovrà essere ottenuto attraverso una specifica politica regionale dei servizi e dei trasporti. Lo scenario di piano tiene dunque conto sia della tendenza di sviluppo in atto (una crescita consistente della popolazione, delle famiglie e, in ultima analisi, degli alloggi nella provincia di Caserta), sia delle esigenze di riequilibrio della struttura urbanistico-territoriale della Provincia. Nella strategia del Ptcp, la politica per la casa è quindi considerata il principale strumento, anche dal punto di vista economico-finanziario, per il recupero del degrado territoriale e urbano. Relativamente al dimensionamento residenziale è importante aggiungere due notazioni: - il fabbisogno abitativo aggiuntivo, dovendo essere risolto essenzialmente attraverso operazioni di recupero e di ristrutturazione territoriale e urbanistica (aree negate, sottoutilizzate, degradate, eccetera, e solo eccezionalmente attraverso nuove espansioni nello spazio rurale e aperto), deve considerarsi al netto delle abitazioni che sarà possibile ricavare da interventi di recupero edilizio, tendenzialmente da “assorbire” nel più complessivo bilancio del recupero urbanistico; - la seconda fondamentale notazione riguarda, come si è già detto, l’importanza dell’edilizia pubblica o comunque sostenuta da contributi finanziari pubblici e/o altre agevolazioni senza i quali è notoriamente impossibile porre mano alle consistenti operazioni di riqualificazione e di rinnovamento oggetto del presente Ptcp. È appena il caso di aggiungere che gli interventi di edilizia sociale o pubblica non dovranno essere collocati separatamente dagli interventi di edilizia privata ordinaria ma dovranno esserne parte, evitando quindi la formazione di quartieri “popolari”, troppo spesso poi affetti da preoccupanti fenomeni di mancata manutenzione, squallore e degradazione. I problemi fin qui trattati degli standard, ovvero del deficit di qualità insediativa, e quello del deficit di abitazioni devono essere contemporaneamente affrontati a scala comunale. Come si è visto, nella nostra area la domanda di abitazioni non ha confronti con il resto del Paese e non si tratta di tensioni di natura congiunturale (ovvero legate all’aumento della domanda di investimento immobiliare registrata nell’ultimo quinquennio), ma di carenze strutturali di lungo periodo. L’elevata domanda di abitazioni insieme agli altrettanto elevati livelli di congestione e degrado urbanistico che caratterizzano gran parte del territorio delle Province interessate, impongono insomma politiche urbanistiche radicalmente innovative, funzionali al recupero, alla riqualificazione e alla trasformazione del tessuto urbano. La fattibilità di tali politiche passa – ferma restando, come si è appena osservato, l’importanza decisiva del finanziamento pubblico – attraverso la capacità di

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individuare meccanismi di convenienza per i soggetti privati da coinvolgere, condizione che per ora non affrontiamo, limitandoci a indicare solo le tre fondamentali condizioni urbanistiche che gli interventi di riqualificazione dovranno rispettare: - la realizzazione congiunta di interventi residenziali e attrezzature pubbliche da parte dei residenti e di operatori immobiliari con la cessione gratuita al comune delle ultime (e di una quota di edilizia sociale); - il riuso di aree urbanizzate in modo da determinare effetti rivalutativi sulle stesse; - l’accessibilità delle aree d’intervento mediante linee di trasporto su gomma e su ferro sia pubbliche che private. Com’è evidente, le politiche urbane e di valorizzazione del comparto produttivo bufalino e della mozzarella si riferiscono solo strumentalmente alla politica della casa, di cui peraltro si condivide l’assoluta necessità, affrontando, invece, la più ampia la questione della riqualificazione urbana e di valorizzazione del paesaggio agrario. In altre parole, il soddisfacimento del fabbisogno abitativo diventa, in questo modo, risorsa per i processi di riqualificazione dei sistemi urbani. Nel caso specifico di Grazzanise, comune fondato sull’economia agricola e zootecnica, il rafforzamento dei valori urbani si coniuga al miglioramento della qualità della vita dei residenti e delle nuove generazioni per invertire il processo di migrazione verso le città più grandi come Caserta, Napoli se non Roma. Resta da dire degli interventi sul sistema infrastrutturale condizionano in modo netto l’efficienza complessiva del sistema, e sono strumento fondamentale della strategia generale di riequilibrio territoriale. Il disegno complessivo della rete su ferro e di quella carrabile deve, ovviamente, essere pensato sia in relazione al soddisfacimento dei fabbisogni pregressi, sia in relazione ai fabbisogni insorgenti e futuri. In sintesi, gli obiettivi riguardano: - il potenziamento della rete su ferro e della mobilità debole e di aggancio ai flussi di grande percorrenza; - la modernizzazione della rete stradale; - la valorizzazione della rete stradale rurale; - il miglioramento degli scambi con gli altri centri urbani come Capua, Santa Maria Capua Vetere, e Caserta per la composizione dell’armatura urbana delle città medie casertane; - la mitigazione delle grandi infrastrutture per la mobilità e la logistica. Anche in questo caso esiste una distinzione fondamentale fra i sistemi insediativi conurbati con il sistema napoletano e quelli localizzati nel territorio interno della Provincia. La situazione di emergenza dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico e della congestione del sistema infrastrutturale nel primo caso, obbliga a impostare una strategia legata soprattutto al trasporto pubblico e alla mobilità alternativa; la diffusione insediativa e il basso livello di servizio della rete infrastrutturale impongono invece, nel secondo caso, politiche di ammodernamento della rete, la formazione di nodi di interscambio, la realizzazione di percorsi ciclabili. L’ammodernamento della rete, nell’ottica del sistema di metropolitana regionale, è già stato affrontato in sede di pianificazione e programmazione regionale e provinciale. Anche la mobilità debole ha visto, negli anni recenti, l’avvio di un’importante fase di pianificazione. Fra gli interventi principali si ricordano il recupero della Via Appia, il percorso turistico vanvitelliano, il percorso ciclabile archeologico romanico e la pista ciclabile del litorale. Com’è logico, le proposte del Ptcp riprendono le previsioni del Ptr, integrate con elementi della programmazione provinciale.

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4.4 Calvi Risorta nel PTCP

(Vedi Tavola A7 – Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Assetto del territorio (1:20.000)) La strategia del Ptcp è stata tradotta nella tavola di piano C1.1 Assetto del territorio. Tutela e trasformazione. La tavola è stata redatta in scala 1:25.000 ed è suddivisa in nove fogli; quelli comprendenti il territorio di Calvi Risorta è il n° 5, riportati nel fascicolo “Allegati grafici”, da cui è stato estrapolato il territorio comunale di nostro interesse riportato nella Tavola A7 – Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Assetto del territorio (1:20.000). La tavola rappresenta il quadro di riferimento strutturale per i piani e le politiche territoriali ed è composta delle seguenti voci: 1. TERRITORI: a. Territorio rurale e aperto, b. Territorio urbano, 2. ELEMENTI: a. Beni culturali, paesaggistici e ambientali, b. Reti e nodi infrastrutturali, c. Territorio negato La principale distinzione territoriale è operata fra territorio urbano e territorio rurale e aperto. Si tratta di una distinzione netta che contrasta con ogni teoria di città-regione e con ogni tentativo di assecondare le spinte verso la città diffusa. L’individuazione precisa, cartograficamente incontrovertibile, del limite fra territorio urbano e territorio rurale e aperto costituisce, infatti, la precondizione per la tutela delle funzioni peculiari dello spazio aperto in particolare nell’ambito di nostro interesse: All’univoca individuazione dello spazio aperto corrisponde la sua articolazione per qualità, risorse e obiettivi di tutela. Sono stati individuati sei ambiti diversi. In primo luogo, si tratta del territorio rurale e aperto a più elevata naturalità, di quello a preminente valore paesaggistico e di quello a preminente valore agronomico-produttivo; con un contenuto programmatico specifico è stato poi individuato il territorio rurale e aperto dell’ecosistema costiero, quello di tutela ecologica e per la difesa del suolo e, infine, quello preposto all’innalzamento della qualità insediativa, denominato complementare alla città. Il TERRITORIO RURALE E APERTO di Calvi Risorta è classificato in: Territorio a più elevata naturalità che comprende una gamma differenziata di habitat seminaturali a diverso grado di maturità e complessità strutturale (boschi, arbusteti, aree in evoluzione), che per estensione e grado di continuità costituiscono le principali aree centrali, corridoi ecologici e stepping stones della rete ecologica regionale. All’interno del sottosistema a più elevata naturalità, il Ptcp persegue obiettivi di tutela dell’integrità strutturale delle comunità vegetali, della diversità biologica, delle dinamiche evolutive, dell’estensione e della continuità ecologica delle aree con caratteri prevalenti di naturalità, da conseguirsi mediante l’adozione di tecniche sostenibili di gestione forestale, pascolativa, naturalistica e ricreativa. Nelle Norme all’art. 39 è esclusa qualsiasi realizzazione di nuovi edifici a uso abitativo e di annessi agricoli. I Puc limitano gli interventi sul patrimonio edilizio esistente al restauro conservativo o alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Territorio a preminente valore paesaggistico che comprende gli spazi agricoli dei rilievi collinari, vulcanici e montani, caratterizzati dalla presenza di colture tradizionali di elevato valore produttivo e paesaggistico. In queste aree la multifunzionalità agricola deve essere orientata al mantenimento

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di paesaggi rurali di elevata qualità, al sostegno delle produzioni tipiche, alla valorizzazione delle filiere corte, al potenziamento dell’accoglienza rurale. All’interno del territorio rurale e aperto a preminente valore paesaggistico, il Ptcp persegue l’obiettivo di preservare sia la capacità produttiva di queste aree, sia la loro funzione di habitat complementari, di zone cuscinetto rispetto alle aree a maggiore naturalità, di zone agricole multifunzionali, di zone di collegamento funzionale dei rilievi con le pianure e i fondovalle; di conservare i mosaici agricoli e agroforestali e gli arboreti tradizionali; di conservare e rafforzare gli elementi diffusi di diversità biologica (siepi, filari arborei, alberi isolati, boschetti aziendali, vegetazione ripariale) e le sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra). Nelle Norme all’art. 40 si prevede che l’edificazione di ciascuna nuova abitazione rurale sia ammissibile a condizione che, nell’insieme dei fondi rustici dell’azienda agricola interessata, la somma delle superfici fondiarie mantenute in produzione, anche secondo diverse qualità colturali, consenta l'edificazione di ogni unità a uso abitativo con una superficie lorda di pavimento non inferiore a 160 metri quadrati, in base agli indici di utilizzazione fondiaria indicati nella seguente tabella: Qualità di coltura Indice di [mq/ha] utilizzazione fondiaria Colture ortofloricole protette 133,3 Colture orticole di pieno 44,4 campo, tabacco Frutteti 33,3 Vigneti 26,7 Oliveti 22,2 Castagneti da frutto 19,0 Mais 16,7 Cereali, foraggere avvicendate 13,3 Bosco, pascolo, pascolo 4,4 cespugliato e arborato Territorio a preminente valore agronomico – produttivo per le aree più pianeggianti; tale tipologia di suolo individua le aree agricole più fertili essendo caratterizzato dalla presenza di suoli vulcanici e alluvionali, sovente caratterizzati da capacità protettiva sulle acque profonde oltre che elevata fertilità. Sono presenti ordinamenti agricoli a differente grado di intensività, di notevole rilevanza economica e produttiva, che forniscono nel loro complesso un contributo rilevante alla produzione agricola provinciale e regionale, e il cui impatto sull’ambiente e sul paesaggio può essere mitigato attraverso la diffusione di tecniche agronomiche, irrigue, tipologie protettive e soluzioni energetiche a più elevata sostenibilità. Indirizzo generale del Ptcp è la tutela della condizione di apertura (openess) del paesaggio rurale. Devono essere rafforzati gli elementi di diversità culturale e biologica delle aree agricole (filari arborei, alberi isolati, lembi di vegetazione seminaturale associati ai corsi d’acqua minori) e delle sistemazioni tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muretti divisori in pietra,), favorendone il recupero e la manutenzione attiva. Nelle Norme, inoltre, all’art. 41 si prevede: “I Puc prevedono che l’edificazione di ciascuna nuova abitazione rurale sia ammissibile a condizione che, nell’insieme dei fondi rustici dell’azienda agricola interessata, la somma delle superfici fondiarie mantenute in produzione, anche secondo diverse qualità colturali, consenta

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l'edificazione di ogni unità a uso abitativo con una superficie lorda di pavimento non inferiore a 160 metri quadrati, in base agli indici di utilizzazione fondiaria indicati nella seguente tabella: Qualità di coltura Indice di [mq/ha] utilizzazione fondiaria Colture ortofloricole protette 133,3 Colture orticole di pieno 44,4 campo, tabacco Frutteti 33,3 Vigneti 26,7 Oliveti 22,2 Castagneti da frutto 19,0 Mais 16,7 Cereali, foraggere avvicendate 13,3 Bosco, pascolo, pascolo 4,4 cespugliato e arborato " Il TERRITORIO URBANO rappresenta il centro urbano principale e i nuclei periferici, con l’unica eccezione degli agglomerati piccolissimi e dei tessuti insediativi sparsi. Esso riguarda, dunque l’insieme dei tessuti urbani, quelli storici, quelli della città consolidata, ma anche gli impianti produttivi e le frange urbane della dispersione insediativa. Al suo interno, il territorio urbano è articolato in tre blocchi: il territorio urbano di impianto storico, quello recente prevalentemente residenziale e quello recente prevalentemente produttivo. Il territorio urbano di impianto storico individua tutte quelle porzioni del sistema insediativo, realizzate fino alla metà del Novecento. Infatti, gli anni Cinquanta possono essere individuati come spartiacque nella valutazione storico-architettonica degli insediamenti. Si può ritenere ormai assodato il fatto, che gli impianti urbani e le architetture realizzate fino a quel momento presentano, nell’insieme, almeno valore di testimonianza se non storico-architettonico tout court. A Grazzanise il territorio urbano storico costituisce solo una piccolissima parte del territorio urbano complessivo. Il Ptcp individua come compito della pianificazione urbanistica comunale garantire la tutela dell’impianto storico complessivo, promuovendo interventi di rigenerazione attraverso la riqualificazione dello spazio pubblico, la riduzione della pressione del traffico, il sostegno della residenzialità e la limitazione delle trasformazioni funzionali, la demolizione e ricostruzione degli edifici incongrui. Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta al rafforzamento delle funzioni artigianali e commerciali capaci di mantenere vivi i centri. Nelle Norme, inoltre, all’art. 46 si prevede: “1. I centri e nuclei storici sono le parti del territorio urbano nelle quali l’assetto urbanistico e fondiario e i caratteri delle tipologie strutturali degli edifici, degli spazi aperti a essi connessi e degli spazi comuni, sono stati formati in epoca precedente alla seconda guerra mondiale e si sono conservati, in tutto o in larga parte. Sono nuclei storici anche quelli non urbani collocati nel territorio rurale. 2. I Puc recepiscono le perimetrazioni relative ai centri e ai nuclei storici individuati dal presente Ptcp, ferme restando le possibilità di modifica ai sensi dell’art.3, comma 4, e distinguono: a) i complessi urbani storici pre-unitari, individuandoli sulla base della cartografia Igm di primo impianto; b) i complessi urbani storici otto-novecenteschi, intesi come le ulteriori parti edificate con sostanziale continuità entro la prima metà del XX secolo.

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3. I Puc dettano le misure di tutela e di valorizzazione dei centri e nuclei storici di cui ai commi precedenti distinguendo: a) le parti del territorio che conservano, nelle caratteristiche dell’organizzazione spaziale e dell’impianto fondiario, nonché nelle caratteristiche tipologiche e formali dei manufatti edilizi e degli spazi scoperti, i segni delle regole che hanno presieduto alla vicenda storica della loro formazione; b) le parti del territorio nelle quali le suddette caratteristiche e regole sono state rilevantemente e diffusamente alterate e contraddette. 4. I Puc definiscono una disciplina finalizzata alla manutenzione, al restauro, al risanamento conservativo ovvero al ripristino (facendo riferimento a idonee documentazioni storiche e iconografiche) degli elementi costitutivi delle parti del territorio di cui alla lettera a) del comma 3, anche in alternativa al piano di recupero redatto ai sensi dell’articolo 3, DPR 380/2001. 5. Relativamente alle parti del territorio di cui alla lettera b) del comma 3, i Puc dettano le direttive per la formazione di piani urbanistici attuativi volti a disciplinare la ricostituzione della morfologia insediativa, nonché a disciplinare le trasformazioni fisiche ammissibili e le utilizzazioni compatibili delle unità edilizie e degli spazi scoperti. 6. La ricostituzione della morfologia insediativa, di cui al comma 5, si realizza attraverso un insieme di interventi volti a sostituire, in tutto o in parte, l’esistente tessuto di spazi scoperti, spazi coperti e volumi edificati,grazie all’applicazione delle regole caratterizzanti la vicenda urbanizzativa storica, come desumibili dalla cartografia storica, dalla lettura critica del tracciato dei lotti, degli isolati, della rete stradale e degli altri elementi testimoniali superstiti, ovvero dall’interpretazione della vicenda conformativa degli insediamenti. 7. I Puc e gli eventuali previsti piani urbanistici attuativi definiscono puntualmente le trasformazioni e le utilizzazioni ammissibili e prescritte alla scala delle singole unità edilizie e degli spazi scoperti. 8. Gli strumenti urbanistici prevedono che le aree e gli spazi storicamente inedificati e quelli di pertinenza degli edifici rimangano inedificati e siano prioritariamente utilizzati per migliorare la dotazione di servizi pubblici.”

La seconda categoria individuata riguarda il territorio urbano di impianto recente, prevalentemente residenziale. Esso occupa la gran parte del territorio urbano. Come è noto, in esso si addensano i principali problemi insediativi. Realizzato in gran parte tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta è, in larga misura sorto senza pianificazione generale o di dettaglio. Senza entrare in merito ai problemi della legalità, all’interno di queste aree il Ptcp rileva soprattutto la pressoché totale mancanza di qualità morfologica del tessuto e una fortissima carenza di attrezzature pubbliche. All’interno di questa parte di territorio urbano, il Ptcp promuove interventi di riqualificazione dei tessuti urbani anche tramite interventi radicali di ristrutturazione urbanistica. La demolizione e ricostruzione può essere promossa dai comuni anche con meccanismi di premialità urbanistica se ciò dovesse risultare necessario al reperimento di aree per standard urbanistico. Le previsioni urbanistiche devono tenere in particolare considerazione interventi di densificazione del patrimonio edilizio, i quali devono però essere accompagnati da interventi di diradamento urbano: compattare i volumi costruiti per guadagnare aree libere per il verde e lo sport.

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Entrando nel merito del dimensionamento di piano, inoltre, il Ptcp si struttura sulla suddivisione dell’intera provincia in sei “Ambiti Insediativi”, caratterizzati ognuno da una propria armatura insediativa; quello relativo al Comune di Grazzanise è l’Ambito insediativo di Caserta. Nell’ambito delle scelte di piano viene definito uno scenario di crescita dell’Ambito insediativo del 25% circa al 2022; da qui ne scaturisce un fabbisogno abitativo tendenziale al 2022 di 40.693 abitazioni. Nell’elaborato “Norme” è specificato, inoltre, che il carico insediativo massimo per l’Ambito insediativo in questione previsto nell’orizzonte temporale fino al 2018 è di 30.000 unità. Il Settore Urbanistica della Provincia di Caserta, in seguito dell’approvazione del Ptcp, emana un Vademecum riportante le principali indicazioni contenute nell’elaborato “Norme” e i carichi insediativi che i comuni devono rispettare nel redigere i propri Puc. In tale documento viene esplicitata la suddivisione dei carichi insediati per i singoli comuni dell’Ambito insediato “Caserta”; in particolare, per il Comune di Grazzanise è prevista la realizzazione di 1.551 alloggi; si specifica, inoltre, che “al carico di ciascun comune, stabilizzato al 2018, deve essere detratto il numero di alloggi realizzati e/o autorizzati dal gennaio 2008 a tutto il febbraio 2012. Va precisato che tale valore risulta in linea con un’ipotesi di crescita sostenibile come già riportato in precedenza. Nelle Norme, inoltre, all’art. 47 si prevede: “I Puc recepiscono le indicazioni del presente Ptcp, ferme restando le possibilità di modifica ai sensi dell’art.3, comma 4, e distinguono: a) le parti caratterizzate da un assetto urbanistico riconoscibile e compiuto e da coerenza dimensionale, funzionale e formale fra spazi pubblici e privati; b) le parti caratterizzate da assetti urbanistici non compiutamente definiti, in cui l’insoddisfacente rapporto dimensionale, funzionale e formale fra spazi pubblici e privati determina una diffusa carenza di qualità urbana, ovvero la sussistenza di aree caratterizzate da aggregati urbani malsani e insicuri o illegittimamente edificati. 3. La disciplina delle zone sub a) del precedente comma 2 prevede: − la conservazione degli assetti urbanistici consolidati; − l’individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, artistico o documentale e la previsione di usi compatibili con le esigenze di tutela; − l’adeguamento della dotazione di attrezzature pubbliche prioritariamente attraverso il riuso di superfici e volumi inutilizzati, dismessi o dismissibili; − il recupero dei restanti immobili dismessi con usi prioritariamente volti alla rivitalizzazione del tessuto urbano; − la riqualificazione degli spazi pubblici. 4. La disciplina delle zone sub b) del precedente comma 2 deve essere finalizzata alla riqualificazione degli insediamenti anche mediante appositi piani urbanistici attuativi che promuovono un nuovo assetto urbanistico: − l’individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, artistico o documentale e la previsione di usi compatibili con le esigenze di tutela; − l’eventuale completamento delle zone sub b) attraverso nuovi interventi residenziali e per la produzione di beni e servizi; − l’adeguamento della dotazione di attrezzature pubbliche prioritariamente attraverso il riuso di superfici e volumi inutilizzati, dismessi o dismissibili; − il reperimento e la riqualificazione degli spazi pubblici.”

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Il terzo segmento del territorio urbano è quello di impianto recente, prevalentemente produttivo. Come è noto, si tratta soprattutto di aree produttive appartenenti ai nuclei di sviluppo industriale, di aree del sistema logistico e di aree militari. Per la profonda differenza nell’assetto morfologico (taglio dei lotti, dimensione dei volumi, eccetera) e la separazione fisica dagli altri tessuti urbani (o per la stessa localizzazione, o per l’esistenza di muri e barriere fisiche insormontabili), esse sono state individuate separatamente sulla tavola d’assetto del territorio. Ciò non significa che le aree prevalentemente produttive, in sede di pianificazione urbanistica comunale, non possano rientrare in gioco nelle scelte insediative. Esse rappresentano, però, patrimonio e garanzia delle attività produttive, le quali non possono essere penalizzate da meccanismi di rendita urbana. Il territorio di impianto recente prevalentemente produttivo presenta alcuni problemi territoriali peculiari, cui il Ptcp cerca di porre rimedio. Si tratta delle pressioni sulle risorse ambientali oltre alla presenza di impianti ad alto rischio di incidente. Il Ptcp prevede dunque l’adeguamento normativo- funzionale delle aree produttive, incentiva il loro migliore utilizzo, prevede interventi di inserimento paesaggistico e contrasta la tendenza alla diffusione insediativa lungo i principali assi di collegamento territoriale. Nelle Norme, inoltre, all’art. 48 si prevede: “1. Il territorio urbano d’impianto recente, prevalentemente produttivo, riguarda le aree appartenenti ai nuclei di sviluppo industriale, quelle del sistema logistico, quelle militari nonché altre aree destinate alla produzione di beni e servizi. 2. Il Ptcp promuove interventi di mitigazione ambientale, di razionalizzazione dell’uso dello spazio insediato evitando la saldatura dello spazio urbano. 3. Il Ptcp prevede pertanto l’adeguamento normativo-funzionale, incentiva il migliore utilizzo, prevede interventi di inserimento paesaggistico e contrasta la tendenza alla diffusione insediativa lungo i principali assi di collegamento territoriale.” Per il territorio di Grazzanise le uniche aree classificate come produttive sono quelle destinate all’aeroporto militare e alle attrezzature ad esso complementari. Resta, tuttavia, la evidente migliore destinazione dei suoli a riserva produttiva agricola e zootecnica per la valorizzazione della mozzarella di bufala campana. I suoli di Grazzanise non sono più da considerare come semplici “zone agricole”. Il suolo agricolo è il migliore fattore di incremento produttivo coniugato alla crescita economica e occupazionale della città di Grazzanise. Ai due territori, quello rurale e aperto e quello urbano, si sovrappone una terza categoria: le aree negate. Esse sono, in buona sostanza, la rappresentazione cartografica del degrado diffuso (accumuli di rifiuti, cave, spazi dismessi, eccetera). In questo caso non si tratta di un’individuazione programmatica, ma del riferimento all’uso strumentale di dette aree, destinate a perdere il carattere negativo che le definisce attraverso radicali trasformazioni. Sulla carta di piano sono distinte rispetto alla loro potenziale trasformabilità. Le aree negate con potenzialità ambientale sono, in primo luogo, quelle con accumulo di rifiuti e le aree destinate all’estrazione di materiale lapideo, in gran parte dismesse. A queste due categorie si aggiungono tutte le aree critiche dello spazio aperto e tutte quelle legate alle infrastrutture che non ricadono nell’ambito di influenza urbano. Per le aree negate con potenzialità ambientale il Ptcp promuove interventi di rinaturalizzazione e ripristino dei caratteri naturalistici preesistenti o di recupero alle attività agricole e zootecniche. Le aree negate con potenzialità insediativa riguardano tutte quelle classificate come aree critiche urbane, o anche rurali di frangia urbana, alle quali si aggiungono le aree che ricadono nell’ambito di influenza del sistema insediativo. Sono però escluse le aree con specifiche problematicità

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ambientali (discariche e cave), nonché quelle comprese nel territorio rurale e aperto a più elevata naturalità e distribuite nei diversi ambiti insediativi. Insieme al riequilibrio territoriale, il principio generale del Ptcp è la riqualificazione urbana. La metodologia delle aree critiche è uno degli strumenti per l’attuazione concreta del principio generale. In quest’ottica, infatti, il Ptcp prescrive un approfondimento dell’analisi delle criticità territoriali in seno alla formazione dei piani urbanistici comunali. In primo luogo, i Puc devono verificare la criticità delle aree cartografate, individuando, se necessario, ulteriori siti non censiti dal Ptcp. Successivamente, le scelte insediative devono essere indirizzate proprio su queste aree, garantendo una loro riqualificazione secondo il principio che ogni intervento di trasformazione deve essere rivolto anche al recupero di una situazione critica preesistente. Nelle Norme, inoltre, all’art. 78 si prevede: “1. Il territorio negato con potenzialità insediativa riguarda le aree che, per le loro caratteristiche intrinseche, devono essere ricondotte a un corretto uso urbano, a seguito di approfondite valutazioni in sede di formazione del Puc. 2. Nel rispetto delle eventuali disposizioni specifiche dei piani di cui all’Articolo 9 delle presenti norme e dei vigenti piani regionali e provinciali in materia di recupero ambientale, attività estrattive, bonifica e gestione dei rifiuti, il Ptcp promuove il recupero integrale di dette aree prioritariamente anche attraverso interventi di trasformazione urbanistica, destinandole a usi residenziali, produttivi e servizi nei termini di cui al Capo I del Titolo V. Ai fini del perseguimento di modelli di alta sostenibilità ambientale, dette trasformazioni prevedono il prioritario rispetto degli standard urbanistici di cui all’art. 31, Lr 16/2004 e delle linee guida di cui alla Dgr 572/2010, 3. Negli ambiti insediativi di Caserta e di Aversa, la trasformazione urbanistica delle aree di cui al comma 1, è soggetta alle seguenti ulteriori condizioni: − le aree intercluse sono preferibilmente destinate a verde pubblico e servizi pubblici all’aria aperta, utili a decongestionare e rigenerare i relativi quartieri urbani; − gli interventi prevedono specifiche misure per evitare isole di calore e per contribuire alla costruzione della rete ecologica comunale.”

In merito al dimensionamento del PUC il PTCP fornisce delle precise indicazione all’art. 66 delle Norme in cui si assegnano il carico insediativo massimo diviso per Sistemi insediativi. La suddivisione nell’ambito dei singoli Comuni per il dimensionamento del PUC deve essere effettuato in funzione: − dell’andamento demografico; − del tasso di utilizzazione degli alloggi; − del numero medio di componenti familiari; − della distanza del centro abitato dalla più vicina stazione ferroviaria e del livello di servizio di quest’ultima; − dei criteri di cui al 2° e 3° QTR del PTR. Successivamente all’approvazione del PTCP, però, la Provincia a provveduto ad assegnare ad ogni singolo Comune la quota massima di crescita insediativa in termini di numero di alloggi. Per il Comune di Calvi Risorta è stata prevista una crescita di 285 alloggi a cui, però, vanno sottratti tutti gli alloggi realizzati dal 2008 fino all’approvazione del PUC.

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Le RETI E NODI INFRASTRUTTURALI riguardano dunque in primo luogo le infrastrutture ferroviarie e stradali, esistenti e di progetto. Sono indicate le linee ferroviarie in fase di realizzazione o previste e le nuove stazioni ferroviarie relative al servizio metropolitano, oltre ai nodi principali di interscambio modale. Per quanto riguarda la rete viaria, è indicata la rete primaria e principale esistente oltre alle nuove previsioni. Rispetto al territorio di Calvi Risorta assume rilevanza l’intervento infrastrutturale riportato nelle “Schede programmatiche: interventi infrastrutturali e progetti territoriali prioritari” Sistema ferroviario metropolitano della provincia di Caserta che, al fine di dotare le conurbazioni casertana e aversana di un efficiente sistema di trasporto collettivo, di maggiore capacità e velocità rispetto all’attuale prevede la riqualificazione della tratta ferroviaria Capua – della linea Napoli – Roma via Cassino. Scopo precipuo di tale intervento è la realizzazione del sistema ferroviario metropolitano della provincia di Caserta. Il PTCP, inoltre, prevede:

- il Recupero ex ferrovia Sparanise – Gaeta, dismessa nel 1957: il suo recupero nel tratto Sparanise – Sessa Aurunca – consentirebbe di integrare e sostenere la mobilità verso il litorale Domitio, attualmente servito dalla sola Ss 7 Appia;

- Scambiatore intermodale di Sparanise: Al fine di ottimizzare il trasporto collettivo su gomma sono previsti scambi intermodali nelle stazioni ferroviarie di: Sessa Aurunca, , Vairano Scalo, Sparanise e Piedimonte Matese;

Il PTCP prevede, inoltre, tra i Progetti territoriali prioritari il Recupero dei centri storici abbandonati e la Pista ciclabile della Strada Statale Appia; di seguito si riportano le rispettive schede.

Recupero dei centri storici abbandonati Inquadramento Da una prima analisi bibliografica è emerso che i centri storici abbandonati in provincia di Caserta sono: Caianello Vecchio nel comune di Caianello, Calvi Vecchia nel comune di Calvi Risorta, Giano Vetusto, Pietravairano (unitamente al Borgo S. Felice), , il Borgo Cerquarola nel comune di Roccamonfina, , Vairano Patenora e, nel suo territorio comunale, Marzanello Vecchio. Criticità - Stato di degrado e abbandono; - perdita dell’identità culturale; - perdita del patrimonio storico; Opportunità - riqualificazione formale e funzionale delle masserie, cappelle extraurbane; - recupero del paesaggio agricolo a cui rapportare gli insediamenti storici; - recupero delle aree edificate dismesse; - migliore utilizzazione dello spazio; - riduzione della pressione sulle risorse ambientali; - riqualificazione degli spazi; - attenuazione di situazioni di degrado territoriale o sociale; - predisposizione di condizioni atte a rendere una regione più attraente nei confronti degli investitori provenienti dall’esterno;

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- sviluppo di un’identità culturale e regionale; - creazione di condizioni favorevoli all’iniziativa imprenditoriale collegata direttamente o indirettamente alla valorizzazione del patrimonio culturale, con particolare riferimento al settore turistico. Azioni trasformative in atto/programma: - recupero delle aree edificate dismesse; - riqualificazione degli spazi; - realizzazione di infrastrutture per la mobilità per vincere lo stato di isolamento; - potenziamento del trasporto pubblico; - realizzazione di standard e strutture ricettive e per la ricreazione. Obiettivi - Misure Legge regionale 18 ottobre.2002, n. 26 “Norme ed Incentivi per la valorizzazione dei Centri Storici della Campania e per la catalogazione dei beni ambientali di qualità paesistica. Modifiche alla legge regionale 19 febbraio 1996, n. 3” Por Regione Campania FESR 2000-2006, Asse II Piste ciclabili Nel quadro della programmazione degli interventi per la mobilità sostenibile, si inserisce un progetto di sviluppo di una mobilità ciclabile integrativa e sostitutiva di quella privata su gomma. I principali collegamenti di interesse provinciale sono: - Regi Lagni; - Alifana bassa; - Strada statale Appia; - Domitiana; - Aversa – Caivano; - Capua – Mondragone. Studio o progetto di riferimento : Progetto europeo Cy.Ro.N.Med (Cycle Route Network of the Mediterranean) Pic Ptcp Prust Progetto della provincia per la realizzazione di itinerari ciclabili nei territori dei Comuni di Maddaloni, e , denominato “Appia Ciclabile” Canali di finanziamento Legge 366/1998 “Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica”

4.5 L’Autorità di Bacino Liri – Garigliano e Volturno Il Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno è l'unico di rilievo nazionale presente nel Mezzogiorno del nostro Paese. L’unità fisiografica si colloca nell’Italia centro-meridionale ed è interessata dall'Appenino Abruzzese, Laziale e Campano, percorsa dai tre fiumi e dai loro numerosi affluenti, bagnata dal mar Tirreno, comprende principalmente 5 Regioni (Abruzzo, Lazio, Campania, Molise, Puglia), 11 Province (L'Aquila, Benevento, Caserta, Avellino, Salerno, Frosinone, Latina, Roma, Campobasso, Isernia, Foggia) e 450 Comuni, per una superficie di circa 11.484 Kmq. La delimitazione di tutti i bacini nazionali ed interregionali è stata fissata dal D.P.C.M. 22 dicembre 1977 e sulla base di questa perimetrazione sono state fino ad ora individuate le ripartizioni delle risorse finanziarie attribuite alla legge 183/89. Tale perimetrazione però, tiene conto esclusivamente degli spartiacque naturali, trascurando tutti gli altri aspetti indicati dalla legge sulla difesa del suolo; inoltre lo spartiacque naturale risulta di

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difficile identificazione nelle zone pianeggianti rendendo comunque approssimativa la delimitazione. In relazione al D.P.R. 14/04/94 “atto di indirizzo e coordinamento in ordine alle procedure ed ai criteri per la delimitazione dei bacini idrografici di rilievo nazionale e interregionale” è stata definita la delimitazione del Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, adottata dal Comitato Istituzionale con deliberazione n. 3 del 29 gennaio 1996, approvata con DPR 1/06/98 e pubblicata sulla G.U. n. 247 del 22 ottobre 1998. Successivamente a tale normativa l’Autorità di Bacino, al fine di snellire e rendere celermente usufruibile il processo di pianificazione in quelle aree ricadenti in più bacini ha intrapreso un’attività di riperimetrazione, d’intesa con gli Enti interessati, sulla base di valutazioni e specifiche a carattere tecnico-amministrativo e gestionale. L’Autorità di Bacino, in relazione a quanto definito dalla L. 183/89 e s.m.i., ha in corso il processo di pianificazione e programmazione finalizzato alla redazione del Piano di Bacino (All.1), relativamente alle Risorse Suolo, Acqua ed Ambiente. Nei primi anni di attività l’Autorità ha svolto, sul territorio di propria competenza (circa 12.000 Kmq - All.2 e All.3), oltre all’elaborazione degli “Schemi Previsionali e Programmatici”, anche una prima attività conoscitiva e di analisi finalizzata all’elaborazione di “Studi Prioritari” relativi ai “fenomeni franosi”, alla “ottimizzazione delle risorse idriche”, al “trasporto solido” e al “modellamento litorale” (All.4). Sulla base di tale attività, è stato approvato dal Comitato Istituzionale il preliminare di Piano, nel quale sono stati individuati i Piani Stralcio da realizzare (All.5) - (“…il Piano di Bacino può essere redatto ed approvato anche per i sottobacini o per stralci relativi ai settori funzionali…” art. 12, L. 493/93). I Piani Stralcio individuati sono stati così articolati: - Piano Stralcio Difesa Alluvioni (Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico-Rischio Idraulico); - Piano Stralcio Difesa Aree in frana (Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico-Rischio Frana); - Piano Stralcio per il Governo della Risorsa Idrica Superficiale e Sotterranea; - Piano Stralcio Tutela Ambientale; - Piano Stralcio Erosione Costiera. L’elaborazione di questi Piani, oltre alle azioni di studio, analisi ed indagini, ha visto una rilevante “attività di concertazione” con gli Enti Territoriali competenti. Attraverso la Pianificazione di Bacino (Piano di Bacino e Piani Stralcio), l’Autorità di Bacino mira al conseguimento di un duplice obiettivo: - il raggiungimento di un alto valore del “rapporto sicurezza/rischio” nell’ambito di una zonazione territoriale; - l’individuazione degli interventi strutturali e non strutturali. A tali Piani sono connessi programmi specifici ed una serie di ulteriori azioni relative a: - Intese di Programma con Ministeri, Regioni, Province ed Enti locali - Progetti specifici ed Attività collaterali - Attività di Concertazione con Enti Territoriali - Informazione e Formazione. Il Piano stralcio che riguarda il territorio di Calvi Risorta è il Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico - Rischio di frana [PSAI-RF] ( Vedi Tavola A6.a – Il Rischio frana - Autorità di Bacino dei fiumi Garigliano, Liri, Volturno - Piano Stralcio per l'assetto idrogeologico - Carta degli scenari di Rischio (1:10.000))

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La procedura seguita, per la definizione del rischio, è illustrata nella relazione del Piano Stralcio mettendo in luce le modalità con le quali si sono utilizzati e combinati i tematismi di base. Il criterio adottato è stato finalizzato alla individuazione delle quattro classi di rischio definite nell’Atto di Indirizzo e Coordinamento del D.L. 180/98, alle quali si sono aggiunte altre due classi che testimoniano gli inevitabili limiti della scala alla quale si sono condotte le indagini e gli studi. In particolare si è posto: • RPa - Area nella quale il livello di rischio, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio; • R4 - Area a rischio molto elevato nella quale per il livello di rischio presente sono possibili la perdita di vite umane, e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche; • R3 - Area a rischio elevato nella quale per il livello di rischio presente, sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; • R2 - Area a rischio medio nella quale per il livello di rischio presente sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; • R1 - Area a rischio moderato nella quale per il livello di rischio presente per le quali i danni sociali, economici ed il patrimonio ambientale sono marginali; • RPb - Area nella quale l’esclusione di un qualsiasi livello di rischio, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. Per quanto riguarda i termini che concorrono alla individuazione delle classi di rischio si è, innanzitutto, riconosciuta la impossibilità di procedere ad una valutazione di E che presuppone una stima dei beni esposti. Tale stima è stata, infatti, resa impraticabile dai tempi ristretti, dalle risorse economiche disponibili, dalla scala alla quale si è condotto lo studio e dall’insidia rappresentata dal confronto tra realtà diverse che, in assenza di dati certi, avrebbe potuto dar luogo a contestazioni e contenziosi tra le Amministrazioni Comunali e l’Autorità di Bacino. Per le difficoltà di valutazione del termine E si è, pertanto, fatto riferimento al danno potenziale W e, quindi, alla (2); così operando si è assunto, ovunque, lo stesso valore dei beni esposti, tenendo conto della presenza di beni di particolar pregio, o di importanza strategica, direttamente nella vulnerabilità V, che viene, quindi, a coincidere con W. Ai termini che compaiono nella (2) si sono, quindi, attribuiti valori differenti in funzione della massima intensità attesa del fenomeno franoso (vedi tabella seguente). Massima intensità attesa Pericolosità (P) Danno potenziale (W) alta alta alto media alta media alto medio bassa alta media limitato basso

Con riferimento ai fenomeni a massima intensità attesa alta, si osserva chela definizione di P passa attraverso indagini e studi impraticabili con la redazione del Piano Stralcio. Circostanza questa che ha fatto ritenere opportuno la attribuzione, a tali fenomeni, di una indistinta probabilità di accadimento alta ed un altrettanto alto danno potenziale sia in termini di perdita di vite umane, che di conseguenze al patrimonio strutturale ed infrastrutturale.

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Per quanto riguarda i fenomeni a massima intensità attesa media, si è attribuita una pericolosità alta ai fenomeni classificati attivi e media a quelli quiescenti. Il danno potenziale è stato, a sua volta, classificato alto o medio in funzione delle risultanze emerse dal rilievo dei danni operato a cura dell’Autorità di Bacino (v. par.4.5.3), attribuendo in ogni caso, un valore alto alle strutture particolarmente vulnerabili (caserme, ospedali, etc.) indipendentemente dal quadro fessurativo rilevato. Con riferimento ai fenomeni a massima intensità attesa bassa, si è attribuita una pericolosità alta ai fenomeni di creep e media ai fenomeni di espansione laterale di pendio ed alle deformazioni gravitative profonde di versante. Il danno potenziale è stato poi suddiviso in “limitato” e “basso”, in funzione della presenza o meno di danni consistenti o di strutture particolarmente vulnerabili, in questo ultimo caso indipendentemente del quadro fessurativo rilevato. Si osserva, infine, che ai fenomeni franosi ricadenti all’interno di zone ad alta sismicità (classe S12) si è attribuita la massima pericolosità nella relativa classe di appartenenza, essendo più elevata la probabilità di accadimento e non il danno potenziale, come sembra scaturire da una analisi della letteratura scientifica sull’argomento. Applicando a P e W i criteri appena illustrati si è, quindi, pervenuti alla classificazione del rischio secondo lo schema della tabella seguente: Massima intensità attesa Pericolosità (P) potenziale (W) alta alta alto media alta alto media medio bassa alta limitato media basso

Massima Alta Media Bassa intensità attesa

Pericolosità a a m a m

Alto aa aa ma

Medio am mm

Limitato a1 m1

Basso ab mb

R 4

R 3

R 2

R 1

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R Pb

Come si osserva, rientrano nella classe di rischio molto elevato (R4) le frane a massima intensità attesa alta e le frane a massima intensità attesa media, queste ultime sede: − di fenomeni attivi al cui interno sono presenti strutture molto danneggiate o particolarmente vulnerabili; − di fenomeni quiescenti, ricadenti in area classificate ad alto grado di sismicità, al cui interno sono presenti strutture molto danneggiate o particolarmente vulnerabili. Con riferimento ai fenomeni del primo gruppo la perimetrazione dell’area si è ottenuta sovrapponendo l’ambito morfologico con l’urbanizzato, rispettivamente riportati nella Carta Geomorfologica e nella Carta della zonazione degli Insediamenti Urbani. Nel caso di colate rapide di fango ed in presenza di conoidi particolarmente sviluppate, la delimitazione della area R4 si è ottenuta ricorrendo a criteri idraulici semplificati. In particolare, si è classificata area a rischio molto elevato quella per la quale si è registrata una sovrapposizione tra la conoide individuata su basi geomorfologiche e l’area di invasione dedotta con i criteri idraulici, attribuendo alla restante parte della conoide un livello di rischio potenzialmente alto (RPa). Analogo livello di rischio (RPa) è stato attribuito alle strutture ed infrastrutture danneggiate o agli elementi esposti particolarmente vulnerabili che possono essere coinvolti dalla espansione (a monte, laterale ed a valle) di una frana a massima intensità attesa media. Dalle tre tabelle precedenti scaturiscono, infine, con chiarezza i criteri di inserimento dei fenomeni franosi in R3, R2, R1 e RPb, classe quest’ultima che richiede, anch’essa, lo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio, per la esclusione di un qualsiasi livello di rischio. Le sei classi di rischio così individuate sono perimetrate nella “Carta degli scenari di rischio”, unitamente alle aree non urbanizzate, definite di attenzione, secondo la seguente classifica: APa - Area di attenzione potenzialmente alta, non urbanizzata, nella quale il livello di attenzione, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio; A4 - Area di alta attenzione, non urbanizzata, potenzialmente interessata da fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima intensità attesa alta; A3 - Area di medio-alta attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana attiva a massima intensità attesa media o di una frana quiescente della medesima intensità in un’area classificata ad alto grado di sismicità; A2 - Area di media attenzione, non urbanizzata, ricadente all’interno di una frana quiescente, a massima intensità attesa media; A1 - Area di moderata attenzione, non urbanizzzata, ricadente all’interno di una frana a massima intensità attesa bassa; APb - Area di attenzione potenzialmente bassa, nella quale l’esclusione di un qualsiasi livello di attenzione, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. Tralasciando A4, A3, A2, A1 e APb,, per le quali l’inserimento nella relativa classe di appartenenza segue criteri analoghi a quelli descritti per il rischio, si osserva che rientrano in APa essenzialmente le aree, non urbanizzate, all’interno delle quali non si può escludere, sulla base delle conoscenze attuali, la presenza di fattori predisponenti l’innesco di frane rapide.

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Nella Carta degli scenari di rischio sono, altresì, segnalate le aree urbanizzate e non urbanizzate, per le quali il livello di rischio e di attenzione non è definibile a scala 1:25.000. Ci si riferisce, in particolare, alle aree: - di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno, ovvero di fenomeni di primo distacco, per la quale si rimanda al D.M. LL.PP 11/3/88 pubblicato sul suppl. ord. N.47 G.U. n.127 del 1/6/88, circolare 3483 del 24/9/88 e successive norme ed istruzioni; - di versante nelle quali non è stato riconosciuto un livello di rischio o di attenzione significativo (applicazione D.M. LL.PP. 11/3/88 pubblicato sul suppl. ord. N.47 G.U. n.127 del 1/6/88, circolare 3483 del 24/9/88 e successive norme ed istruzioni); - inondabili da fenomeni di sovralluvionamento sulla base di modelli idraulici semplificati o di studi preliminari, il cui livello di rischio, potenzialmente alto, può essere definito a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio. In attesa dell’espletamento delle indagini, alle aree in questione, cosi’ come a tutte quelle descritte nella presente relazione, sono applicate norme di attuazione allegate al Piano, rimandando alle Amministrazioni competenti l’espletamento delle azioni ritenute necessarie per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Analogamente, si rimanda alle Amministrazioni competenti la vigilanza delle aree di attenzione che potrebbero essere origine di rischi indiretti, talora particolarmente elevati, quali cave, discariche etc., nonché le aree che insistono su invasi artificiali per le quali non si dispone degli elementi utili ai fini della valutazione del rischio che esula dalle competenze dell’Autorità di Bacino.

Come già riferito in precedenza il territorio di Calvi Risorta è interessato al Rischio frana rappresentato nella Carta degli scenari di rischio riportata nelle Tavola A6.a – Il Rischio frana - Autorità di Bacino dei fiumi Garigliano, Liri, Volturno - Piano Stralcio per l'assetto idrogeologico - Carta degli scenari di Rischio (1:10.000); in particolare, sul territorio comunale s’individuano 3 aree a Rischio molto elevato R4 per le quali le Norme di Attuazione prevedono all’art. 6: Nelle aree definite a “rischio idrogeologico molto elevato” si intendono perseguire i seguenti obiettivi: incolumità delle persone, sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del patrimonio ambientale. 2. Al fine del raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1 è vietata qualunque trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l’aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio tranne che non si tratti di: A) interventi di demolizione senza ricostruzione; B) interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, e ristrutturazione edilizia, così come definiti alle lettere a), b), c) e d) dell’art. 3 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e s.m.i., sugli edifici, sulle opere pubbliche o di interesse pubblico, sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, purché detti interventi non comportino aumento del carico urbanistico o incremento dell’attuale livello di rischio e la necessità di intervenire non sia connessa con la problematica idrogeologica individuata e perimetrata dal Piano nell’area; C) interventi strettamente necessari a migliorare la tutela della pubblica incolumità e a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti, che non siano lesivi delle strutture ed infrastrutture adiacenti, senza aumenti di superficie e volume utili, senza aumento del carico urbanistico o incremento di unità immobiliari e senza cambiamenti di destinazione d’uso che non siano riconducibili ad un adeguamento degli standard per la stessa unità abitativa;

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D) interventi di riparazione, di adeguamento antisismico e ricostruzione in sito di edifici danneggiati da eventi sismici, qualora gli eventi stessi non abbiano innescato asseverate riattivazioni del fenomeno di dissesto idrogeologico; E) realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi essenziali non delocalizzabili, purché l’opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio dell’area e la sua realizzazione non concorra ad incrementare il carico insediativo e non precluda la possibilità di attenuare e/o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio; F) interventi atti all’allontanamento delle acque di ruscellamento superficiale e che incrementano le condizioni di stabilità dell’area in frana; G) opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi; H) taglio e/o eliminazione delle essenze arboree ed arbustive qualora specifici studi, asseverati da tecnici abilitati, dimostrino che esse concorrano a determinare stato di pericolo per la pubblica incolumità, aggravino le condizioni di stabilità del versante o siano di intralcio all’esecuzione di opere strutturali finalizzate alla messa in sicurezza dell’area. Sul territorio comunale sono presenti, inoltre, aree ad alta attenzione, aree di attenzione potenzialmente alta, aree di attenzione potenzialmente bassa e aree di versante nella quale non è stato riconosciuto un livello di rischio o di attenzione significativo. Per la regolamentazione di tali aree si rimanda alle Norme di Attuazione del Piano Stralcio in oggetto.

5. Gli strumenti di pianificazione comunali 5.1 Il P.R.G. vigente (Vedi Tavole Tavola A5.a – Il PRG vigente (1:10.000) e Tavola A5.b – Il PRG vigente – centro (1:5.000))

Il Piano Regolatore Generale del Comune di Calvi Risorta, redatto dall’ingegnere Leonardo Gentile nel 1984 e approvato dalla Provincia nel 1987, risulta attualmente uno strumento del tutto obsoleto e inadeguato; esso, infatti, raffigura uno strumento datato e superato dalle nuove normative e indirizzi che l’Amministrazione regionale ha posto in essere dal 2004 in poi, così come descritto nei paragrafi precedenti. Risulta necessario, dunque, redigere uno strumento che sia allineato e conforme alle attuali normative vigenti e agli strumenti urbanistici sovraordinati e che risponda alle più moderne linee per la pianificazione per il territorio.

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LE STRATEGIE

6.1 La strategia comunitaria: sviluppo urbano e qualità della vita L’Accordo di partenariato per la nuova programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020 presentato dal Ministero per la Coesione Sociale e trasmessa alla Commissione europea nel mese di settembre 2014 a chiusura del negoziato formale, rappresenta un documento importante, nel contesto della gravissima crisi che ha colpito non solo l’Italia, ma tutta l’Europa nell’ultimo quinquennio e individua le politiche che svolgeranno un ruolo fondamentale per la crescita, per il rilancio del sistema produttivo, l’incremento dell’occupazione e il miglioramento della coesione sociale nel nostro paese, in tutte le sue regioni. Gli Obiettivi tematici (OT) indicati dall’Accordo sono di seguito elencati: 1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione 2.Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime 3.Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura 4. Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori 5. Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi 6. Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse 7. Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete 8. Promuovere l’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori 9. Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione 10. Investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l’apprendimento permanente 11. Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un’amministrazione pubblica efficiente.

In base ai principi europei, le politiche di coesione riguardano l’intero territorio nazionale, pur con modalità diverse: le regioni del centro nord sono incluse nel gruppo delle regioni europee più sviluppate; Sardegna, Abruzzo e Molise fra le regioni in transizione, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, fra le regioni meno sviluppate. In base agli stessi principi, alle Regioni è destinato, per il periodo 2014-20, complessivamente un contributo europeo di circa 30 miliardi di euro, di cui 7 per le regioni più sviluppate, 1 per le regioni in transizione e 20 per le regioni meno sviluppate. A tali cifre vanno aggiunti gli importi del cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche di coesione europee), pari agli stanziamenti comunitari. Nel quadro degli interventi per lo sviluppo regionale, le politiche comunitarie si sommano alle politiche nazionali, incardinate sul Fondo Sviluppo e Coesione che ha una allocazione nella legge di stabilità di circa 54 miliardi distribuiti negli anni di attività dei fondi. Nel complesso le politiche di sviluppo e coesione conteranno su circa 100 miliardi di euro. Tali risorse devono svolgere, nel ciclo 2014-20, un ruolo duplice, ma strettamente integrato: da un lato continuare nell’azione di potenziamento e miglioramento dei contesti regionali; dall’altro assicurare

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un sostegno, strutturale e non congiunturale, ai processi di rafforzamento delle imprese, di incremento dell’occupazione, di miglioramento del tessuto sociale dopo la grande crisi. A tal fine, la programmazione 2014-20 opera una prima grande scelta innovativa rispetto alle esperienze precedenti di utilizzo dei fondi: quella di specializzare il Fondo Sviluppo e Coesione nel finanziamento delle grandi opere infrastrutturali, in particolare nel campo dei trasporti e dell’ambiente. La strategia europea indica per i Fondi Strutturali 11 grandi aree di intervento. In questo quadro, la strategia italiana opera alcune scelte che tendono a concentrare le risorse in pochi obiettivi segnando una innovazione rispetto al passato ciclo di programmazione. In particolare, agli obiettivi ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione e competitività delle piccole e medie imprese è destinato il 37% delle risorse, con un incremento rispetto al ciclo di programmazione precedente del 10%. All’obiettivo promozione dell’occupazione è destinato il 14% delle risorse con un incremento rispetto al ciclo di programmazione precedente del 4,1%. La valorizzazione dei beni ambientali e culturali, oggetto nei cicli precedenti di importanti investimenti di tutela e rifunzionalizzazione, al fine di promuovere impresa e occupazione, assume un ruolo estremamente importante nel programma. Il programma conferma, altresì, investimenti rilevanti sia per promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà, sia nell’investimento nella scuola e nella formazione. Inoltre, viene proposto un nuovo programma di intervento sulle città. Le città possono essere il motore della ripresa dell’economia italiana, luoghi nei quali più facilmente nascono e sviluppano nuove imprese utilizzando i saperi delle persone. I programmi urbani saranno costruiti mirando ad una pluralità di ambiti fra loro integrati, fra cui spiccano per importanza le forme di mobilità sostenibile, gli interventi per l’efficienza e il risparmio energetico, per l’economia digitale e l’inclusione sociale. Calvi Risorta per rientrare in questa linea strategica di programmazione europea deve rafforzare contemporaneamente la qualità del proprio centro urbano e pianificare la crescita urbana coniugandola allo sviluppo turistico e produttivo agricolo per la valorizzazione delle filiere tipiche e di pregio. Allo stesso modo attenzione particolare viene dedicata alle aree interne del paese, per rompere i vincoli dell’isolamento, garantire quantità e qualità dei servizi pubblici, mettendole in grado di contribuire maggiormente al rilancio del paese. Nell’ambito della strategia nazionale, le azioni per il Mezzogiorno sono caratterizzati da uno sforzo maggiore di individuazione di interventi a scala macroregionale, evitando i rischi di isolamento delle programmazioni regionali e definendo temi comuni di lavoro, a partire dal rafforzamento di filiere produttive di specializzazione (nel manifatturiero, nell’agricoltura, nell’agroindustria e nel turismo di qualità) e dalla realizzazione di infrastrutture leggere di connessione e integrazione delle reti. In sintesi nell’agenda delle priorità individuate a livello comunitario per la programmazione per il periodo 2014 – 2020, assume una centralità indiscussa il ruolo delle città nello sviluppo delle regioni, da conseguirsi in un’ottica di equità sociale e sostenibilità ambientale”.

6. La struttura e la metodologia di Piano

Il territorio di Calvi Risorta rappresenta un complesso tessuto con una forte identità, culturale, sociale e produttiva il cui sviluppo futuro deve partire dalla valorizzazione delle caratteristiche

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intrinseche ed estrinseche del territorio stesso. La chiara vocazione rurale del territorio, che appartiene ad un più ampio territorio, un tempo Campania Felix, per la fertilità dei suoi suoli, deve indurre a realizzare condizioni di vita tali da consentire alla comunità di riconoscere la propria storia, di vivere le proprie tradizioni, rafforzando così il proprio senso di appartenenza può innescare un processo evolutivo di cui ciascun individuo si renda protagonista. La redazione dello strumento urbanistico generale di Calvi Risorta prende avvio dal recepimento delle indicazioni fornite dagli strumenti urbanistici sovraordinati al fine di coordinare le strategie di un dato territorio ad un quadro territoriale più ampio, tenendo così in considerazione anche gli squilibri che interessano ambiti più ampi. In particolare, il territorio in oggetto è interessato dai seguenti strumenti urbanistici: PTR - Piano Territoriale Regionale approvato, proposta del PTCP di Caserta, Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Campania, il Piano dell’Autorità di Bacino dei fiumi Garigliano, Liri, Volturno - Piano Stralcio per l'assetto idrogeologico – Rischio Frana. La lettura e l’analisi di questi strumenti urbanistici e l’interpretazione dei relativi orientamenti attraverso la sovrapposizione alla struttura geomorfologica, alla stratificazione dei tessuti edificati e al tessuto sociale ed economico hanno condotto alla definizione degli obiettivi e delle strategie di sviluppo e valorizzazione di Calvi Risorta. La Provincia di Caserta si colloca tra le province più densamente popolate, dove risulta più rilevante lo squilibrio in termini di distribuzione sia della popolazione che delle strutture funzionali. Bilanciare lo squilibrio territoriale, oggi esistente, ha la finalità di innalzare la qualità della vita delle sue città e di elevare il livello di cooperazione del territorio nel suo insieme, attraverso la redistribuzione dei pesi demografici, il miglioramento della dotazione infrastrutturale e di servizi sociali per i cittadini, lo sviluppo di sistemi urbani minori che presentano potenzialità peculiari di sviluppo.

La redazione del Piano preliminare, inoltre, è stata guidata dai principi contenuti nella disciplina regionale, in particolare all’art. 1 della Legge regionale 16 del 2044 in cui si riporta: “La pianificazione territoriale e urbanistica persegue i seguenti obiettivi: a) promozione dell'uso razionale e dello sviluppo ordinato del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; b) salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico, sismico e vulcanico; c) tutela dell'integrità fisica e dell'identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; d) miglioramento della salubrità e della vivibilità dei centri abitati; e) potenziamento dello sviluppo economico regionale e locale; f) tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse. Le indicazioni fornite dal Preliminare di Piano Urbanistico Comunale restituiscono un quadro conoscitivo del territorio e individuano un quadro strategico che servirà a redigere il Definitivo di Piano. Le Strategie Generali per la città di Calvi Risorta sono state individuate attraverso l’identificazione e l’analisi delle risorse del territorio da valorizzare e su cui puntare per lo sviluppo futuro; l’interpretazione delle strategie generali sulla base degli elementi costitutivi del territorio comunale, organizzati secondo lo schema già utilizzato per Quadro Conoscitivo, incernierato sui tre Sistemi

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che rappresentano l’ossatura di ogni territorio, Natura, Storia e Comunità, è stato possibile elaborare ed individuare gli Obiettivi Sistemici che a loro volta sono state tradotte in Azioni che hanno lo scopo di strutturare i tre Sistemi secondo un quadro unitario e integrali trasversalmente.

La redazione del Piano definitivo, a partire del quadro strategico qui individuato, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, condurrà all’individuazione di Disposizioni Strutturali (Piano Strutturale), e Disposizioni Programmatiche/Operative (Piano Operativo): Le Disposizioni Strutturali con validità a tempo indeterminato, individueranno gli elementi costituenti l’ossatura del territorio e le relative eventuali trasformazioni a lungo termine, in considerazione dei valori naturali, ambientali e storico-culturali, dell’esigenza di difesa del suolo, dei rischi derivanti da calamità naturali, dell’articolazione delle reti infrastrutturali e dei sistemi di mobilità; le Disposizioni Programmatiche/Operative, di durata decennale, definiranno gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati, correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali.

Le Strategie Generali sono state individuate al fine di promuovere lo sviluppo sociale e economico e far riacquistare a Calvi Risorta un ruolo centrale nell’ambito del sistema Regione, così come lo era in epoca romana. A tal fine sono state riviste le mission strategiche nelle sue diverse componenti per restituire una funzione strategica a partire dall’individuazione e dall’analisi delle vocazioni e delle peculiarità del territorio, portando all’elaborazione di Vision che rappresentano “visioni strategiche” di sviluppo futuro del Comune in attuazione del PUC.

6.3 Le Vision e le strategie generali Vision Turistica La costruzione di un’economia legata al turismo è una delle più importanti visioni strategiche e potenzialmente a maggiore capacità di sviluppo. Le emergenze presenti sul territorio comunale e nei territori limitrofi, appartenenti a tutti e tre i Sistemi, rappresentano una risorsa con un’enorme potenzialità di sviluppo con un’offerta turistica specifica e sostenibile rispetto al territorio in questione. Le emergenze appartenenti al Sistema Natura sono: il Sistema naturalistico del Monti Trebulani che è collocato al centro tra due elementi di grande attrattività turistica il Parco Regionale del Monte Matese ed il Parco Regionale del Roccamonfina; il sistema agricolo vegetazionale che potrebbe rappresentare una risorsa anche dal punto di vista turistico se si immaginano lo sviluppo di circuiti di agri-turismo; i percorsi naturalistici che costeggiano il Rio de Lanzi. Le emergenze appartenenti al Sistema Storia sono: l’Antica Cales, che può essere concepita come porzione di un circuito archeologico provinciale e regionale, con le aree archeologiche di Capua, Teano, Sessa Aurunca, Alife, Santa Maria Capua Vetere, e Sant’Angelo in Formis; le emergenze storico – architettoniche appartenenti al periodo Medievale e Aragonese a Calvi Vecchia; le emergenze storico – architettoniche presenti nelle tre frazioni del centro cittadino; il centro storico integrato al sistema dei Centri Storici dei comuni limitrofi; le architetture religiose presenti sul territorio comunale e quelle sui territori contermini; il sistema delle antiche masserie presenti sul territorio comunale e nei comuni limitrofi. Le emergenze appartenenti, invece, al Sistema Comunità, consistono in attrezzature e servizi collettivi di tipo prevalentemente sportivo; esistono sul territorio comunale, infatti, attrezzature,

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quali piscina, campo polivalente, campo sportivo, che possono abbracciare un bacino d’utenza non solo limitato alla popolazione di Calvi Risorta, a tutti i comuni ad essa limitrofi. La presenza di tali emergenze, la posizione baricentrica rispetto sistema turistico regionale, Napoli – Roma, le risorse storico – archeologiche e naturalistiche e agrarie, rendono Calvi Risorta idonea a diventare un Polo turistico ricettivo con attrezzature e servizi atti a garantire un turismo stanziale sostenibile a basso impatto sul territorio. Altro ramo del turismo che presenta notevoli potenzialità è quello del turismo religioso. Sebbene la forza attrattiva della risorsa primaria sia più limitata rispetto ad altre località, grazie alla presenza di alcuni elementi significativi si potrebbe generare una rete di emergenze religiose minori, quali piccoli santuari, cappelle, edicole votive, in alcuni casi esempi notevoli di architettura religiosa minore. Vision naturalistica – ambientale Le particolari caratteristiche geomorfologiche dell’area, contraddistinte dalla presenza di rilievi collinari, appartenenti alla catena dei Monti Trebulani, da numerosi corsi d’acqua secondari che confluiscono nel Rio de Lanzi, corsi d’acqua che hanno generato nei secoli numerose gallerie e grotte scavate in banchi di tufo, l’appartenenza alla Catena dei Monti Trebulani e la vicinanza del Parco regionale del Roccamonfina e del Monte Matese fanno si che il Comune abbia anche una forte vocazione naturalistica; Calvi Risorta, infatti, potrebbe rappresentare uno dei principali accessi al sistema naturalistico – escursionistico del complesso dei Monti Trebulani, che possiede caratteristiche di naturalità, integrità territoriale ed ambientale e che ospita una comunità faunistica e floristica molto interessante, così come già illustrato nel quadro conoscitivo. Vision agricola produttiva Calvi Risorta è parte del complesso dell’agro Caleno, un tempo Campania Felix, la più vasta pianura in Campania, compresa tra i fiumi Garigliano e Volturno e parte integrante del settore nord- occidentale della provincia di Caserta e generata dai depositi piroclastici e vulcanici provenienti dai Campi Flegrei e dal Roccamonfina, nonché dai depositi detritici di natura carbonatica provenienti dai versanti occidentali dei rilievi montuosi casertani, a causa dell’intensa erosione prodotta dal dilavamento delle acque ruscellanti. Per secoli, e ancora oggi, l'agricoltura in quest’area è stata una delle più ricche d'Italia, ma la frammentazione della proprietà terriera e lo sviluppo dell’economia moderna, la hanno affidato un ruolo secondario nell’economia cittadina. Purtuttavia il valore delle colture diffuse sul territorio comunale, la qualità dei suoli, la tradizione storica di un territorio connesso all’economia agricola, come testimoniato anche dalla presenza delle numerose masserie storiche, impongono uno sforzo per la valorizzazione di tale risorsa affinché diventi una delle principali forze motrici dell’economia dell’area in oggetto. Rivestono una discreta importanza, inoltre, le piccole attività manifatturiere legata alla trasformazione dei prodotti provenienti dell’agricoltura e dalla zootecnia. In base alla Convenzione Europea sul Paesaggio, sottoscritta a Firenze il 20 ottobre del 2000 e ratificata nel 2006, lo sviluppo dell'agricoltura è considerato una componente essenziale per la riqualificazione ambientale e paesaggistica delle aree rurali nel loro complesso, dal momento che la produzione agricola può rivitalizzare ambiti territoriali e centri marginali, può supportare la creazione di industrie agro-alimentari, può favorire la rivitalizzazione di una serie di infrastrutture e servizi in linea con le risorse endogene e il potenziale locale. Il rilancio dei prodotti di tale territorio, dunque, è tra gli obiettivi primari del PUC. Vision produttiva

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Il Comune di Calvi Risorta rientra nella perimetrazione dell’Area Industriale ad Opera del Consorzio ASI Caserta dell’Area industriale Volturno Nord, insieme ai Comuni di: Sparanise, e Pignataro Maggiore. Tale area presenta una superficie complessiva di 4.890.000 mq e una superficie complessiva per nuovi insediamenti di 1.350.000 mq. L’area che interessa il Comune di Calvi Risorta è compresa tra la S.S. Appia e il tracciato delle FF.SS. ed presenta una particolare emergenza ambientale. In tale aree, infatti, ricade porzione dell’area dell’EX Pozzi Ginori”, fabbrica dismessa negli anni ’80 e su cui, recentemente, è stata individuata una discarica abusiva di rifiuti industriali di circa 25ha. Nonostante l’emergenza ambientale e la priorità della bonifica di tali suoli, l’inserimento del Comune di Calvi Risorta all’interno dell’area industriale e l’esistenza di un’area PIP posta più a Nord, sul territorio comunale, rappresenta una spinta verso la trasformazione di un polo produttivo ad alto contenuto tecnologico e ecocompatibile.

Le strategie generali Il PUC di Calvi Risorta deve tendere alla difesa e valorizzazione della bellezza del paesaggio storico archeologico e agricolo - naturale, costituito non solo dalla centuratio romana, ancor oggi per alcuni tratti rintracciabile nell’ager campanus, ma anche dalla rete di corsi d’acqua, dalla struttura idrogeologica e geomorfologica del territorio e dalla viabilità rurale e, ovviamente, dalle emergenze storico - architettoniche. La costruzione di una rete ecologica costituita dall’insieme degli ecosistemi naturali ed agrari e degli spazi aperti urbani e periurbani deve essere finalizzata non solo alla salvaguardia e valorizzazione del territorio, ma anche alla fruizione, da parte dei cittadini, di ambienti ad elevato grado di naturalità. Valori culturali, ambientali e naturali devono coniugarsi con le esigenze ed i fabbisogni della popolazione attualmente residente. La qualità dei centri urbani e dei relativi servizi che offrono alla popolazione residente devono essere migliorati affinché possano contribuire al radicamento della popolazione, soprattutto nelle fasce d’età più basse e in ceti culturali medio – alti, per contrastare il fenomeno di migrazione che sta raggiungendo livelli preoccupanti. Il riequilibrio dell’armatura urbana della Regione Campania e di tutto il Mezzogiorno può essere l’unica strada alternativa alla desertificazione di tali territori. Il Piano Urbanistico Comunale di Calvi Risorta ha, inoltre, la finalità di elevare il livello culturale, sociale ed economico della comunità locale per contribuire allo sviluppo sostenibile di un territorio che per caratteristiche culturali e idro-geomorfologiche evidenzia la sua vocazione preminente di comune turistico – ricettiva e rurale. Si intende, pertanto, attraverso la difesa e conservazione delle risorse culturali e ambientali coniugare i valori urbani con la valorizzazione del paesaggio. La valorizzazione delle risorse culturali e produttive del territorio è perseguita anche attraverso il miglioramento dell’accessibilità alle risorse stesse, favorendo l’aggancio di Calvi Risorta al sistema alla rete di trasporti nazionali e regionali. La crescita organica della comunità locale rappresenta un ulteriore elemento su cui si fonda il Piano; in particolare, si prevede la crescita, a medio termine, di circa 1.000 abitanti, ottenendo una densità abitativa di circa 400 ab/kmq su una superficie di circa 16 kmq, che costituisce un valore inferiore al livello della sostenibilità ambientale all'impatto antropico del territorio e delle sue caratteristiche intrinseche.

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Lo sviluppo urbano è inteso come crescita dei valori urbani e recupero prudente della bellezza della città e del paesaggio per la migliore qualità della vita della cittadinanza e l’evoluzione del modello inclusivo di welfare in ambito urbano. La crescita di Calvi Risorta è stata calcolata considerando l’attuale popolazione compresa tra i 18 e i 25 anni. Tali fasce di età corrispondono, generalmente, alla nascita di nuovi nuclei familiari e pertanto la strategia di crescita urbana è rivolta al soddisfacimento dell’esigenza di casa per tutti i cittadini fino ai trent’anni. Durante la elaborazione del PTCP di Caserta fu segnalata attraverso le consultazioni l’esigenza di non concentrare tutto il fabbisogno di alloggi dell’intera provincia solo a Caserta Città o Aversa ma di tenere in adeguata considerazione le aspettative di tutti i giovani di poter costruire le proprie case nei paesi di origine per mitigare l’effetto di abbandono dalle aree interne e rurali verso le città delle stesse nuove generazioni. Il PTCP ha raccolto la raccomandazione espressa dai territori fissando una capacità insediativa in grado di soddisfare ampiamente le esigenze di tutti i cittadini; in particolare per il Comune di Calvi Risorta è stata assegnata una potenzialità insediativa di 285 nuovi alloggi; tale valore risulta in linea con la valutazione basata sul dato della popolazione di età compresa tra i 18 e i 25 anni, pari a 549; considerando una parte di giovani che emigrano anche solo in comuni limitrofi e la creazione di nuove coppie, risulta coerente la formazione di circa 275 nuovi nuclei familiari, a cui corrispondono altrettante abitazioni. Il PUC, dunque, in accordo con la legge nazionale sul consumo di suolo zero, approvato alla Camera nello scorso maggio, e in via di approvazione al Senato, e dello stesso PTCP fissa come principio regolatore di ridurre al minimo il consumo di suolo e non erodere la qualità ambientale dei paesaggi e dei corsi d’acqua. Viene individuata, infatti, come area destinata alla realizzazione di nuovi alloggi integrati a funzioni complementari, una fabbrica attualmente dismessa. L’espansione delle comunicazioni e delle connessioni alle reti telematiche e informatiche oggi consente la possibilità di poter lavorare anche a distanza e rendere non necessaria l’abitare nelle grandi città. I servizi legati alla produzione e alla finanza, la comunicazione, l’informazione, i collegamenti, rappresentano degli elementi fondamentali nei processi di affermazione dei vari centri urbani europei. I comuni che ambiscono a rappresentare realtà in linea con gli standard europei devono adeguarsi incentivare processi di trasformazione fisica e soprattutto funzionale, che mirino ad assecondare le politiche europee attraverso “disegni infrastrutturali”. Migliorando i servizi, dunque, si aumenta l’attrattività per i ceti medi ed i giovani e i centri urbani possono tornare ad essere vitali. Lo sviluppo non può prescindere, quindi dall’ammodernamento delle linee di telecomunicazione integrato sia ai nuovi insediamenti residenziale che al tessuto già edificato. Il PUC, dunque, rappresenta lo strumento urbanistico che deve consentire lo sviluppo organico e sostenibile del territorio e, soprattutto, accogliere le istanze dei cittadini, degli imprenditori e di tutte le parti sociali a partire, comunque, dalle nuove generazioni che a Calvi Risorta devono poter pianificare la propria vita lavorativa, familiare e di comunità; deve rappresentare un insieme coordinato di interventi finalizzati alla valorizzazione delle risorse culturali e al rafforzamento delle attività agricole produttive d'eccellenza che dovranno costituire l'elemento principale di competitività del territorio oltreché le incentivazioni di attività industriali compatibili con il territorio stesso ed ad elevato contenuto tecnologico in un’ottica di rivitalizzazione socio-economica sostenibile; il tutto realizzato in stretta sinergia con gli indirizzi indicati dalla pianificazione territoriale regionale del PTR e da quella provinciale del PTCP.

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In sintesi le strategie fondamentali sono: 1. Valori culturali, ambientali e naturali devono coniugarsi con le esigenze ed i fabbisogni della popolazione attualmente residente. I Valori urbani e qualità dei servizi devono essere elevati per un territorio che deve puntare al radicamento delle comunità. Il Piano Urbanistico Comunale di Calvi Risorta ha la finalità di elevare il livello culturale, sociale ed economico della comunità locale per contribuire allo sviluppo sostenibile di un territorio che per caratteristiche idro-geomorfologiche evidenzia la sua vocazione preminente di comune turistico ricettivo. Si intende, pertanto, attraverso la valorizzazione delle risorse culturali, il risanamento ambientale e la difesa e conservazione di una produzione di eccellenza, agricola e zootecnica, coniugare i valori urbani con la valorizzazione del paesaggio. 2. Risanamento ambientale: il territorio di Calvi Risorta è costituito per la maggior parte da suolo collinare e suolo agricolo, sul quale sono presenti numerose aziende agricole, in quanto la “terra fertile” costituisce il fattore predominante per la produzione di prodotti tipici d’eccellenza. Il risanamento, dunque, rappresenta un punto cruciale per la riqualificazione di un Comune a vocazione naturalistico e agricolo-produttiva. 3. Promuovere la crescita organica della comunità locale, a medio termine, fino a circa 7.000 abitanti, che costituisce un livello inferiore della sostenibilità ambientale all'impatto antropico del territorio e delle sue caratteristiche intrinseche, rispondendo, dunque, ad un nuovo fabbisogno abitativo con la realizzazione di circa 285 nuovi alloggi corrispondenti a 1.140 nuovi vani. 4. Potenziamento della dotazione e della qualità di attrezzature e servizi collettivi. Si rende necessario realizzare le attrezzature pubbliche e i servizi collettivi necessari al soddisfacimento degli standards urbanistici (D.M. 1444/68) per la popolazione residente a breve e a lungo termine al fine di garantire una migliore qualità della vita e di attuare le politiche di coesione sociale e di mainstreaming raccomandate dalla Comunità Economica Europea. La città esistente, risulta carente di attrezzature e servizi collettivi. È necessario intervenire attuando la rigenerazione urbana del tessuto edilizio che dovrà non solo riguardare l’adeguamento agli standard urbanistici e fisici delle parti della città attuale, ma, soprattutto, dovrà riguardare l’adeguamento ai livelli europei della qualità della vita con particolare attenzione alle esigenze e ai bisogni delle fasce di popolazione socialmente deboli. Le politiche di cooperazione e di coesione comunitaria devono promuovere lo sviluppo integrato all'interno della strategia più ampia di tutela della natura e dell’ambiente antropico.

6.4 Le strategie sistemiche e le linee programmatiche Come già riferito in precedenza, l’insieme delle Strategie Generali viene calato sullo schema della suddivisione del territorio in tre Sistemi differenti: Natura, Storia e Comunità. Si ottiene dunque: Strategie per il Sistema Natura: (vedi Tavola P8 – Risanamento ambientale e reti ecologiche (scala 1:10.000))

Le strategie per i Sistema Natura sono strutturate facendo riferimento alla suddivisione delle aree naturali a seconda delle caratteristiche intrinseche delle aree; in particolare il territorio comunale

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risulta suddiviso in: aree collinari, aree agricolo pedemontane, aree agricole periurbane e aree agricole di pianura. Per le aree collinari, che in generale sono aree in cui ricade il vincolo idrogeologico e a volte aree di attenzione a rischio frana, si prevede una strategia orientata alla salvaguardia e protezione di tali aree. Si ritiene, tuttavia, che la forma di salvaguardia più efficace sia quella che derivi da un’azione di valorizzazione e messa in rete delle risorse naturalistiche. Si punterà, dunque, alla valorizzazione volta alla sistemazione della rete imbrifera e al miglioramento dell’accessibilità ottenuto costruendo e potenziando la rete sentieristica e mettendo in sicurezza dei versanti attraverso opere di ingegneria naturalistica. Al fine di preservare gli ambienti ad elevata naturalità risulta fondamentale, inoltre, costruire un sistema di monitoraggio capillare che consenta uno screening costante dello stato di salute dell’ambiente, sia per i cicli stagionali che per quelli che coprono archi temporali più lunghi. Ulteriore linea strategica è quella relativa alla costruzione di una rete di diffusione della conoscenza del sistema naturalistico comunale, soprattutto per le nuove generazioni, al fine di rafforzare o creare un sentimento di orgoglio che permetta la reale comprensione della Risorsa Natura, che non dovrà più essere percepita come un vincolo. Per le aree agricole pedemontane si prevedono sostanzialmente le stesse azioni previste per le aree collinari; si prevede, inoltre, di incentivare e valorizzare le colture tipiche esistenti come gli oliveti che producono l’oliva corniola. La produzione dell’olio di queste piante, oggi ripresa, era stata abbandonata per motivi di mercato, visti gli alti costi di produzione; oggi, però, con la trasformazione del mercato e la propensione delle aziende agricole a limitare o addirittura eliminare l’utilizzo di pesticidi chimici (la corniola ha, infatti, una buona resistenza agli attacchi di parassiti) si è ritornati alla diffusione di questa varietà di olivo. L’incentivazione di tale coltura, quindi, non solo garantisce la diffusione di colture autoctone ma anche metodi di coltivazione biologici e quindi maggiormente sostenibile per il territorio. Le aree agricole periurbane fungono da cuscinetto tra le a più alta naturalità e quelle antropizzate; per esse è necessario un intervento rivolto alla costruzione di un sistema di parchi agrari che rappresentino i parchi urbani del Comune, costruiti attraverso un disegno del paesaggio agrario, che parta dalla valorizzazione delle culture ma venga dotato di un sistema di viabilità rurale, che diventi l’occasione per poter costruire una bellezza del paesaggio, attraverso opere di ingegneria naturalistica, percorsi pedonali attrezzati e opportunamente segnalati. La valorizzazione del confine tra l’organismo urbano e le aree naturali diventa l’occasione per ottenere ambienti di altissimo valore paesistico. Nelle aree antropizzate sono state individuate aree libere definite aree agricole urbane; per tali aree si prevede la realizzazione di una rete di orti e giardini di città, sia privati che pubblici, che possano rappresentare una soluzione di continuità dell’isola di calore dell’area urbana ottenendo un miglioramento del microclima. Oltre alle aree agricole urbane, nell’area urbana è necessario prevedere il disegno e la valorizzazione delle aree verdi indicate dagli standard urbanistici (D. M. 1444/68), come verde scolastico, parchi di quartiere, spazi per gioco e tempo libero e sport. Le aree agricole di pianura rappresentano il “cuore verde” produttivo agricolo che va salvaguardato perché si possa valorizzare, in riferimento alle indicazioni della Land Evaluation, quale migliore destinazione, la vocazione agricola del territorio fertile della Campania Felix. Tutto il territorio comunale è, inoltre, attraversato da una rete di corsi d’acqua sia minori o di notevole importanza come il Rio de Lanzi. Si individuano, quindi, delle strategie tendono alla

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valorizzazione di tali risorse attraverso il risanamento e il potenziamento delle aree umide, con opere di mitigazione del rischio idraulico, con il risanamento ambientale, la valorizzazione paesistica e la rinaturalizzazione dei percorsi d’acqua; tali strategie potranno tradursi anche nella realizzazione di un parco fluviale. In sintesi le Strategie per il Sistema Natura sono: 1. Difesa ambientale 2. Risanamento idrogeologico 3. Valorizzazione del Sistema Natura attraverso il perseguimento di tali obiettivi: - Contrastare l’effetto serra e contenere le emissioni di CO2, come indicato dal Ministero dell’Ambiente, attraverso la piantumazione di alberi di prima grandezza ad alto fusto che potrebbero in parte essere utilizzati per la forestazione delle fasce di rispetto stradale ed in parte per la realizzazione parchi urbani. - Proteggere l’ambiente naturale attraverso il sistema di interventi di disinquinamento dei suoli e delle acque determinato da usi impropri del territorio; non può essere garantito un livello di migliore qualità della vita senza garantire la qualità dell’ambiente e la salvaguardia da fattori di inquinamento. - Tutelare e valorizzare gli ambienti naturali attraverso il recupero e il ridisegno della rete idrografica, del tessuto viario rurale, dei sentieri interpoderali integrati all’architettura rurale anche storica. - Favorire il consumo di suolo zero, riducendo al minimo gli interventi su suoli agricoli produttivi. - Realizzare un insieme di parchi a verde per il soddisfacimento degli standard senza che venga compromessa la permeabilità dei suoli. - Valorizzare il “cuore verde” produttivo agricolo che va salvaguardato perché si possa valorizzare, in riferimento alle indicazioni della Land Evaluation, quale migliore destinazione, la vocazione agricola del territorio fertile della Campania Felix.

Tali strategie si traducono nelle seguenti Azioni: 1. Salvaguardia e protezione ambientale delle aree vincolate; 2. Messa in sicurezza dei versanti attraverso opere di ingegnerie naturalistica; 3. Monitoraggio dello stato di salute dell’ambiente; 4. Bonifica delle aree inquinate; 5. Valorizzazione delle colture tipiche; 6. Riqualificazione di tutta la rete idrografica attraverso il disinquinamento delle acque, la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua con opere d’ingegneria naturalistica, in particolare: realizzazione del Parco Agricolo Fluviale del Rio de Lanzi 7. Realizzazione di una rete sentieristica sia collinari che rurali integrati alle attrezzature per la fruizione turistico ricettiva; 8. Realizzazione di una rete di piste ciclopedonali su tutto il territorio comunale e realizzazione di due anulari ciclopedonali: 1. Anulare del parco archeologico che l’aggancia all’area del centro urbano; 2. Anulare dell’area agricola bassa che aggancia circonda tutta l’area a sud del parco agricolo – archeologico e lo connette al sistema agricolo oltre che alla rete ciclopedonale provinciale che fiancheggia la S.S. Appia. 9. Forestazione delle fasce di rispetto delle reti infrastrutturali; 10. Potenziamento delle alberature lungo le principali strade urbane ed extraurbane di attraversamento del territorio agricolo. In particolare si prevede la realizzazione di cinque “strade parco” con alberature, piste ciclopedonali e marciapiedi: l’anulare pedemontano per il

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collegamento delle tre frazioni, aggancio alla Casilina, aggancio alla mobilità su ferro e allo scambiatore intermodale di Teano, collegamento per Rocchetta e Croce e Pignataro Maggiore, anulari di pianura per il collegamento del centro urbano alla Casilina.

11. Costruzione di sistema di parchi agrari con percorsi ad altissimo valore paesistico, in particolare: - Parco agricolo - archeologico; - Parco agricolo – sportivo; 12. Restauro o riqualificazione di orti, giardini e parchi storici nell’ambito del centro urbano; 13. Individuazione delle aree verdi pubbliche, parchi, giardini, aree ad alto grado di naturalità, verde scolastico, sportivo, parchi di quartiere, spazi per il gioco, nuclei elementari di verdi, spazi verdi pubblici attrezzati; 14. Sistema di diffusione della conoscenza delle aree ad elevata naturalità, indirizzato soprattutto con alle nuove generazioni.

Strategie per il Sistema Storia (vedi Tavola P8 – Risanamento ambientale e reti ecologiche (scala 1:10.000) e Tavola P10 – Ambiti di trasformazione (scala 1:10.000))

La valorizzazione del centro storico e delle frazioni si persegue, dunque, attraverso il restauro architettonico delle emergenze monumentali e archeologiche, il recupero prudente dell’edilizia minore che costituisce il tessuto connettivo della città stratificata e il recupero dei luoghi sacri, delle chiese, dei conventi con gli orti e i giardini storici, per l’integrazione degli itinerari del turismo religiosi e la valorizzazione della viabilità e dei tracciati storici. L’area a più alta presenza di emergenze archeologiche e storico – architettoniche è la frazione di Calvi Vecchia, che, però, allo stato attuale, non solo necessita di investimenti per gli scavi e restauri, ma che si presenta completamente isolata rispetto all’attuale centro abitato. Diventa fondamentale, dunque, la sua connessione attraverso il potenziamento della viabilità storica esistente e la realizzazione di piste ciclopedonali. La sua valorizzazione, inoltre, passa anche attraverso l’incentivazione di attività produttive all’interno del centro storico, come le piccole attività artigianali tipiche e la realizzazione di un centro commerciale naturale. Il tessuto storico di Calvi Risorta è caratterizzato, inoltre, dalla presenza di Masserie storiche che necessitano non solo di opere di restauro architettonico, ma soprattutto di valorizzazione al fine di inserirle in un circuito di turismo che può assumere le più diverse finalità: culturale, per la presenza delle numerose emergenze storico – architettoniche, agrituristico per la notevole valenza della produzione agronomica e gastronomica dell’area e per le qualità del paesaggio. Il recupero della stratificazione storica deve passare, infatti, anche attraverso il restauro paesaggistico e produttivo del territorio agricolo extraurbano e dei borghi rurali, ricchi di interesse storico. Sono ancora oggi leggibili, infatti, i segni dell’antica centuratio romana dalla quale scaturiva un reticolo regolare di viabilità rurale, come emerge dal confronto della cartografia. La riqualificazione del tessuto agrario deve coniugare il recupero della viabilità storica, rurale e dei tracciati di sentieri naturali, con il recupero dei manufatti agricoli di impianto antico, delle masserie e dei borghi rurali.

In sintesi le Strategie per il Sistema Storia sono: 1. Recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico e sua connessione al centro urbano;

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2. Salvaguardia delle ragioni della storia del territorio attraverso il recupero prudente delle fasi storiche della crescita urbana che implica la valorizzazione dei significati della collettività; 3. Rigenerazione del centro storico e della stratificazione urbana per la tutela dei valori storico- artistici che hanno contribuito ininterrottamente alla valorizzazione e alla crescita culturale, sociale ed economica della comunità insediata dalle origini fino al recente passato; 4. Tutela e salvaguardia dell’architettura rurale storica e del paesaggio agrario.

Che tradotte in Azioni diventano: 1. Realizzazione del Parco Agricolo - archeologico; 2. Recupero e valorizzazione del patrimonio storico architettonico e archeologico; 3. Recupero e valorizzazione dell'architettura religiosa storica minore; 4. Realizzazione dei Piani di recupero della Città storica suddivisi in: Piano di recupero di Zuni, Piano di recupero di Visciano e Piano di recupero di Petrulo; 5. Recupero e valorizzazione ai fini di un turismo sostenibile delle Masserie: 1. Masseria Riello 2. Masseria Campetielle 3. Masseria Costa 4. Taverna Mele 5. Masseria Pezza Secca 6. Masseria Sanone 7. C. Mandara 8. Masseria Tore 9. Masseria Zona 10. Masseria Palumba 11. Masseria Alvino.

Strategie per il Sistema Comunità (vedi Tavola P9 – Sistema integrato dei trasporti (scala 1:10.000) e Tavola P10 – Ambiti di trasformazione (scala 1:10.000))

Lo sviluppo sociale, economico e culturale della comunità di Calvi Risorta deve procedere in sintonia con le reali vocazioni, potenzialità e suscettività del territorio attraverso un insieme di interventi che possano favorire la crescita dei valori urbani per una migliore qualità di vita della cittadinanza e l’evoluzione del modello inclusivo di welfare in ambito urbano. Questo sistema risulta suddiviso, secondo i principi della teoria di Le Coubusier in MUOVERSI, ABITARE, LAVORARE E RICREARSI; quest’ultimo punto viene tradotto nella locuzione a noi più funzionale attrezzature e servizi collettivi. È necessario intervenire attuando la rigenerazione urbana del tessuto edilizio che dovrà non solo riguardare l’adeguamento agli standards urbanistici e fisici delle parti della città attuale, ma, soprattutto, dovrà riguardare l’adeguamento del sistema dei collegamenti e dei trasporti. La realizzazione di tale schema di infrastrutture deve avvenire assecondando la struttura e l’ossatura delineata dalla Rete naturale e dalla Rete storica, integrando in maniera compatibile e sostenibile i sistemi che si stratificano sul territorio comunale.

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Valori ambientali e naturali da un lato e patrimonio storico-archeologico dall’altro devono coniugarsi con le esigenze ed i fabbisogni della comunità.

Muoversi. Potenziamento della mobilità e dell’accessibilità Garantire la mobilità e l'accessibilità sostenibile del territorio attraverso un sistema integrato dei trasporti pubblici e privati omogeneamente diffusi sul territorio. In particolare, in merito alla Rete infrastrutturale, si ravvede la necessità di un potenziamento dei collegamenti di Calvi Risorta al sistema provinciale e regionale di viabilità. Il territorio comunale, infatti, pur essendo attraversata da numerose reti per la viabilità di rilevanza nazionale, quali l’autostrada, la linea ferroviaria dell’Alta Velocità e la linea Ferroviaria Caserta – Cassino – Roma, non presenta, sul proprio territorio né stazioni ne svincoli autostradali. Pur tuttavia, nei pressi della Stazione di Sparanise, è stata prevista la realizzazione dal PTCP di un nodo intermodale. Si reputa strategica, dunque, la realizzazione sul territorio di Calvi Risorta, di uno svincolo autostradale, vista anche la posizione baricentrica rispetto alle uscite di Capua e Caianello. Allo stesso modo, sarà necessario migliorare il collegamento tramite la Casilina al territorio di Teano, prevedendo, a ridosso dell’area in cui oggi sono situate le aree di servizio Teano Est e Teano Ovest, un nuovo scambiatore intermodale con lo spostamento della stazione ferroviaria di Teano e la realizzazione di un nuovo svincolo autostradale. È necessario, inoltre, prevedere la riqualificazione del sistema di trasporto su gomma, potenziando e migliorando la viabilità di aggancio ai Comuni limitrofi e migliorando il collegamento delle tre frazioni del Centro urbano. Il potenziamento e la riqualificazione del sistema di trasporto su gomma vengono intese soprattutto come valorizzazione attraverso alberature stradali, marciapiedi ed aree di sosta attrezzate degli assi principali, riqualificazione del tessuto viario urbano, interno all’abitato, che scaturisce dalla stratificazione storica, potenziamento delle principali strade di attraversamento del territorio agricolo mediante la piantumazione di alberature e la realizzazione di piste ciclabili, integrando, cosi, la viabilità principale con l’intero sistema costituito dalla viabilità rurale. Abitare. Sviluppo organico della comunità Elevare socialmente, economicamente e culturalmente la comunità di Calvi Risorta attraverso la crescita organica consente il rafforzamento dei valori e dei significati del territorio e contrasta la trasformazione del territorio stesso in parte dell'area di frangia della metropoli napoletana-casertana. Tra gli obiettivi primari, dunque, vi è la promozione della crescita organica della comunità locale, a lungo termine, fino al livello della sostenibilità ambientale all'impatto antropico del territorio e delle sue caratteristiche intrinseche ed ai valori stabiliti dal Ptcp; il fabbisogno, sarà regolato a partire dal dimensionamento programmatico previsto nel Ptcp, che, come analizzato nel par. 4.4 è in linea con i dati anagrafici di Calvi Risorta significativi per il calcolo dell’insediamento di nuovi nuclei familiari, e che deve essere assunto come riferimento prescrittivo per il dimensionamento dei piani urbanistici comunali. Il dimensionamento del Ptcp prevede, per il Comune di Calvi Risorta, la possibilità di realizzare 285 alloggi; a tale valore si sarebbe dovuto detrarre il numero di alloggi realizzati e/o autorizzati dal gennaio 2008 ad oggi; tale valore verrà definito nell’ambito della redazione del Piano Definitivo. Ai fini di un calcolo della crescita in termini di popolazione si è ipotizzato di suddividere gli alloggi in tipologie da 4 vani per il 50% degli alloggi, 3 vani per il 30%, 2 vani per il 10% ed il rimante 10% ad alloggi di 5 vani.

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Si ottiene così: 50% da 4 vani= 285*0,50=142,5 alloggi 30% da 3 vani= 285*0,30=85,5 alloggi 10% da 2 vani= 285*0,10 = 28,5 alloggi 10% da 5 vani= 285*0,10 = 28,5 alloggi Moltiplicando per il numero di vani di ciascuna tipologia si ottiene il numero complessivo di vani (570+265,5+57+142,5) = 1.035 vani. È possibile considerare, dunque, un accrescimento di popolazione di circa 1.000 abitanti. Si è deciso, così di partire dall’applicazione del principio “consumo di suolo zero” e di stabilire come criterio per la futura individuazione di principali aree per la realizzazione di nuovi alloggi suoli già impermeabilizzati e a ridosso del centro abitato. L’integrazione dell’edilizia residenziale deve però avvenire valutando attentamente il fabbisogno energetico della comunità locale e favorendo l’applicazione delle tecnologie innovative per l'impiego delle risorse naturali rinnovabili e l'uso appropriato e sostenibile delle risorse naturali non rinnovabili. È necessario implementare gli impianti a tecnologia avanzata per le produzioni di fonti energetiche alternative in relazione alle attività presenti sul territorio. Lavorare. Sostegno ed incentivazione di attività economiche innovative ed ecosostenibili L’obiettivo principale di questo sottosistema è elevare il livello economico e occupazionale della comunità; ciò è possibile attraverso sia la valorizzazione delle produzioni agricole tipiche dell’Agro Caleno, prodotti d’eccellenza, competitivi a livello nazionale, al fine di contrastare la dissoluzione di tale risorsa e l’esodo di risorse umane in altri comparti economici. La valorizzazione del settore agricolo, e la sua sopravvivenza può garantire anche la salvaguardia del patrimonio paesaggistico ed ambientale. Bisogna favorire e incentivare l’applicazione delle più moderne tecnologie e conoscenze e integrarle con attività incentivanti per tale settore, come quelle agrituristiche. Lo sviluppo e la ripresa dell’economia locale può essere favorita anche da interventi di trasformazione delle attività produttive industriali con un’attenzione al tema ambientale che deve guidare qualunque scelta nell’ottica di uno “sviluppo sostenibile”. Il Piano promuove lo sviluppo del territorio coniugando il miglioramento della qualità dell’ambiente con la crescita economica derivante da attività produttive ecocompatibili. Per i settori produttivi da incentivare, bisogna tener conto delle specifiche vocazioni economiche che il territorio esprime. In particolare si deve tendere alla costruzione di filiere economiche che facciano leva sulle propensioni produttive tradizionali e locali e, allo stesso tempo, utilizzino tecnologie innovative e percorsi formativi per specifiche professionalità. Servizi e Attività Collettive. Potenziamento della dotazione e della qualità di attrezzature e servizi collettivi Al fine di costruire una città media sostenibile ed efficiente è necessario realizzare le attrezzature pubbliche e i servizi collettivi necessari al soddisfacimento degli standards urbanistici (D.M. 1444/68) per la popolazione residente e che verrà insediata, a breve e a lungo termine, al fine di garantire una migliore qualità della vita e di attuare le politiche di coesione sociale e di mainstreaming raccomandate dalla Comunità Economica Europea. È necessario intervenire attuando la rigenerazione urbana del tessuto edilizio che dovrà non solo riguardare l’adeguamento agli standard urbanistici e fisici delle parti della città attuale, ma, soprattutto, dovrà riguardare l’adeguamento ai livelli europei della qualità della vita con particolare attenzione alle esigenze e ai bisogni delle fasce di popolazione socialmente deboli. Le politiche di cooperazione e di coesione

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comunitaria devono promuovere lo sviluppo integrato all'interno della strategia più ampia di tutela della natura e dell’ambiente antropico.

In sintesi le Strategie per il Sistema Comunità sono: Muoversi: 1. Realizzazione di un sistema integrato dei trasporti sostenibile e adeguato agli scenari di sviluppo della Città. Abitare: 2. Ammodernamento e recupero del patrimonio edilizio esistente; 3. Adeguamento del patrimonio residenziale secondo il fabbisogno abitativo dei prossimi dieci anni. Lavorare: 4. Potenziamento del sistema economico produttivo; 5. Sviluppo del turismo intersettoriale. Servizi e Attività Collettive: 6. Potenziamento del sistema dei servizi e delle infrastrutture secondarie.

Che tradotte in Azioni per il sottosistema Muoversi: 1. Realizzazione dello svincolo autostradale a Calvi Risorta; 2. Aggancio allo scambiatore intermodale di Teano; 3. Realizzazione dell’anulare pedemontano per il migliore collegamento delle tra frazioni; 4. Aggancio del centro urbano alla S.S: Casilina in zona Cortemanne e Sorbetelle; 5. Miglioramento del collegamento con il Comune di Rocchetta e Croce e Pignataro Maggiore; 6. Miglioramento del collegamento con il Comune di Sparanise; 7. Realizzazione degli anulari di pianura per il collegamento delle tre frazioni alla Casilina e a Calvi Vecchia; 8. Riqualificazione dell’Asse di collegamento storico delle tre frazioni; 9. Miglioramento della viabilità rurale esistente; 10. Realizzazione di nuovi tracciati di viabilità rurale sulla base delle cartografie storiche e delle partiture agrarie; 11. Realizzazione di percorsi ciclopedonali montani e collinari; 12. Realizzazione dell’anulare ciclopedonale del Parco agricolo – archeologico; 13. Realizzazione dell’anulare ciclopedonale della piana agricola; 14. Realizzazione dei 5 strade parco principali: l’anulare pedemontano per il collegamento delle tre frazioni, aggancio alla Casilina, aggancio alla mobilità su ferro e allo scambiatore intermodale di Teano, collegamento per Rocchetta e Croce e Pignataro Maggiore, anulari di pianura per il collegamento del centro urbano alla Casilina.

Per il sottosistema Abitare 1. Realizzazione di circa 1.000 nuovi vani; 2. Riqualificazione e ammodernamento del patrimonio edilizio esistente secondo standard abitativi di qualità elevata e con tecnologie sostenibili; 3. La possibilità di adeguare il patrimonio edilizio alle esigenze dei moderni nuclei familiari; 4. Ammodernamento dei servizi tecnologici e delle infrastrutture primarie;

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5. Accrescimento dei nuclei delle masserie che rappresentano una struttura territoriale diffusa che esprime una realtà produttiva, contrastando però il fenomeno dello zoning funzionale; 6. Incentivazione di tecnologie a basso impatto e ecosostenibile sia per interventi di retrofit che per nuove costruzioni; 7. Adeguamento del sistema di infrastrutture primarie.

Per il sottosistema Lavorare 1. Miglioramento e valorizzazione delle produzioni agrarie e delle relative attività di trasformazione e commercializzazione; 2. Sviluppo del turismo intersettoriale (archeologico, storico – architettonico, religioso, enogastronomico, naturalistico-ambientale); 3. Realizzazione di un centro commerciale naturale; 4. Valorizzazione delle attività artigianali tipiche; 5. Incentivazione di aziende ad alto contenuto tecnologiche e che utilizzino tecnologie sostenibili e a basso impatto.

Per il sottosistema Servizi e Tempo Libero 1. Realizzazione del Parco Agricolo – Sportivo; 2. Potenziamento e adeguamento agli standard urbanistici del sistema dei servizi e delle infrastrutture secondarie; 3. Realizzazione di infrastrutture legate alla ricettività turistica e di valorizzazione delle risorse locali.

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