PERIODICO MENSILE - Anno XXXIV Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB

2008 Novembre 358

Noi diventiamo uomini impa- rando da altri che ci precedono e ci fanno da modello. Anche la nostra vita cristiana si forma così: vedendo vivere dei cri- stiani, entrando a far parte di una comunità di cristiani. La nostra fede si nutre concreta- mente di una serie di legami e di esempi, ai quali siamo debi- tori. Per questo la festa dei Santi è piena di gioia: è l’occasione in cui si ritrovano, in maniera riconoscente e commovente, tanti amici. Ognuno di noi ha i suoi Santi particolari. La comu-

Preghiera durante la pausa di pranzo nello stabilimento nità, da parte sua, non manca di della General Motors. indicarci, sul filo di certe circo- stanze e occasioni, alcune figure di cristiani che ci possono aiu- tare a fare da riferimento per il cammino cristiano che dob- biamo fare in tempi non facili come sono i nostri. In questo I Santi numero di novembre – mese dei Santi e dei Morti – offriamo un ’ di materiale di rifles- sione e meditazione, legato a tre figure di cristiani incontrati da noi in questi tempi. don Antonio Seghezzi una vita

una parabola esemplare nel cuore del ‘900

La sera del 1° novembre da anni la dedichiamo alla conoscenza di figure di Santi e di testi spirituali. Quest’anno la serata è stata dedicata a don Antonio Seghezzi, prete bergamasco morto in un campo di concentramento nel 1945. Lo studio di don Gof- fredo Zanchi (ed. Glossa), insieme ad altte pubblicazioni, ci hanno permesso di ricostruirne la personalità e la spiritualità. La sera della festa dei Santi abbiamo raccontato gli ultimi giorni della sua vita. In questa nota offriamo un breve profilo di tutta la sua vita per chi non conoscesse una figura così interes- sante da scoprire anche per comprendere un pezzo di storia della nostra Chiesa bergamasca.

La vita di don Antonio Seghezzi è esemplare non numerose manifatture. A Ponte Nossa – a pochi solo per il modo in cui è stata vissuta così “total- chilometri da Premolo – erano sorti infatti alcuni mente e splendidamente” da prete, ma per la importanti complessi industriali: il Cotonificio strada che, come tanti altri, si è trovato a dover Bergamasco poi rilevato da De Angeli e Frua e lo percorrere lungo gli anni della prima metà del stabilimento per la lavorazione dello zinco di una ‘900. Una prima metà del secolo segnato in modo società mineraria inglese che assieme a un così terribile dalle due guerre mondiali che gruppo francese aveva aperto numerose miniere vedono sacrificate milioni di vite umane e che nella Valle del Riso e una proprio nel territorio di insieme vedono determinarsi, da parte di tanti, Premolo. Gli stessi genitori di don Antonio l’opposizione alla distruzione e alla violenza e Seghezzi, Romano e Modesta, avevano lavorato, portano al maturarsi, pur fra mille contraddizioni, da giovani, lui come minatore nelle miniere della di forme nuove e diverse di convivenza. Vieille Montagne sulla cima del monte Grém e lei IL PAESE come operaia nel Cotonificio De Angeli e Frua di Premolo era una delle tante piccole località delle Ponte Nossa. Ma l’uno e l’altra dopo il matrimo- vallate bergamasche, ma già alla fine dell’800 nio avevano scelto il “ritorno” alla vita più tradi- aveva visto verificarsi passi notevoli sul piano del zionale dei campi: Romano Seghezzi aveva acqui- cosiddetto “progresso”. I collegamenti con la stato qualche terreno, una stalla e una casa con la città di Bergamo erano buoni sia per la comoda dote della moglie e i risparmi messi da parte; la carrozzabile che percorreva il fondo valle sia per moglie aveva lasciato il lavoro da operaia dopo i la linea ferroviaria costruita già nel 1885 e resa primi figli per dedicarsi interamente a loro, alla necessaria dal sorgere nella Valle Seriana di casa e ai campi.

218 comunità E’ dunque un ambiente del tutto rurale quello in una vocazione che individuavano predisposizioni cui nasce e cresce Nino, il futuro don Antonio, e doti e cercavano di presentare in modo ade- che impara molto presto a impegnarsi come tutti guato la prospettiva di una “chiamata”. Ma, nelle attività richieste da un’economia contadina prima di rivolgersi in modo diretto ai ragazzi, la che vedeva soprattutto allevare bestiame bovino proposta veniva fatta conoscere ai genitori che per rivenderne la carne e il latte, tenere animali dovevano dare il loro consenso. Anche per il fu- da cortile per nutrirsene e commerciarli, colti- turo don Antonio il parroco parlò prima con il vare cereali. Fin dal primo mattino il capofami- padre che vedendosi privare di un aiuto prezioso glia assegnava i vari lavori nella stalla, nei prati per la sua faticosa attività oppose dapprima una e nel bosco e appena il latte era munto biso- certa resistenza superata poi vedendo la convin- gnava scendere fino a Ponte Nossa per distri- zione con cui il ragazzino aveva accettato l’idea buirlo alle varie famiglie: tocca a questo bel ra- di farsi prete. gazzino magro e sveglio percorrere ad ogni sta- gione due chilometri di strada sassosa col carico IL SEMINARIO di due pesanti secchie di latte: ha poco più di 6 A 11 anni Antonio Seghezzi entra dunque nel anni, ma non sbaglia mai una consegna; registra Seminario di Bergamo e vi rimane fino a quando tutto e torna indietro velocemente per andare a a 23 anni viene ordinato sacerdote. Il giovanis- scuola puntuale… simo seminarista trova alcune difficoltà solo Già, la scuola: un edificio nuovo, due maestre all’inizio del suo corso di studi, ma poi prosegue brave e un po’ severe, quattro classi miste: con dei risultati più che buoni sia negli anni del molto lavoro, molta Dottrina Cristiana e molte liceo che in quelli di teologia e arriva al mo- birichinate. Nino, il contadinello che è in piedi mento dell’ordinazione ricco di elementi di ma- dall’alba e quando iniziano le lezioni ha già fatto turità umana e spirituale. Sono questi il risultato la sua parte di lavoro, è uno scolaro pronto, at- dell’impostazione piuttosto conservatrice, ma tento, ma anche un po’… ribelle alla eccessiva seria e completa, che caratterizzava l’ambiente disciplina. del Seminario vescovile, ma anche il frutto di scelte e scoperte che il giovane Seghezzi fa per- LA CHIESA sonalmente. Significativa, per esempio, è la sua Chi si alzava così presto la mattina non era solo decisione di iscriversi all’Istituto Cattolico di impegnato a lavorare e a studiare, ma era anche Scienze Sociali che frequenta dal 1924 al 1926 tenuto a partecipare alla Messa. La Messa dello e che gli permette di conseguire il titolo di Dot- scolaro si celebrava alle 7,30 prima dell’inizio tore in Scienze Sociali con una tesi su “L’Enci- delle lezioni ed era anche il momento in cui si clica sulla Regalità di Cristo in contraddittorio”. imparava, da parte dei ragazzini, a servire all’al- Il lavoro della tesi risente molto dell’oltranzismo tare con vivacità e con passione. Ma quello non che dominava nell’Istituto, ma rimanda anche a era davvero l’unico appuntamento in parrocchia un notevole bagaglio di conoscenze teologiche perché in paese tutta la vita era scandita da ri- che vengono usate con una certa perizia allo ferimenti religiosi profondamente sentiti e condi- scopo di offrire risposte alle obiezioni più diffuse visi: di mese in mese, di settimana in settimana sulla fede, la storia della Chiesa, la sua dottrina si susseguivano le occasioni per una pratica re- sociale. Emergono da queste pagine, scritte a ligiosa continua dettata dagli appuntamenti tra- soli 20 anni, una non comune sensibilità pasto- dizionali – come il Triduo dei Morti, le novene rale e una consapevolezza della distanza tra una dell’Immacolata e del Natale, le Quarant’ore… – visione cristiana della vita e le istituzioni del fa- e da altri che venivano proposti per onorare i scismo che allora si andavano sempre più affer- Santi o la Madonna. Dunque una vita religiosa mando. Le critiche che il futuro don Seghezzi intensa che permeava ogni aspetto dell’esistenza muove all’Opera Nazionale Balilla, alla menta- individuale e collettiva: come il nascere, il mo- lità militarista, alla affermazione dello Stato rire, il lavorare, così il pregare, il partecipare etico, sono certamente dettate da una sensibilità alle pratiche di pietà era una dimensione quasi più religiosa che politica, ma proprio per questo naturale, un respiro senza il quale sarebbe ve- testimoniano il livello di sincerità e serietà con nuta meno la possibilità stessa di esistere. In cui più tardi egli si interrogherà su quelle stesse questo ambiente le vocazioni – al sacerdozio per questioni nei momenti più drammatici del suo i ragazzini o alla vita religiosa per le bambine – impegno pastorale. maturavano in modo frequente. Certo normal- Ci sono altri lati della personalità di don Antonio mente non erano i piccoli a scegliere una certa Seghezzi che si manifestano durante gli anni di strada: erano piuttosto gli adulti già dediti ad Seminario e che rimarranno espressioni significa-

comunità redona 219 tive del suo carattere. La passione per i libri e la Curia ad Almenno S. Bartolomeo come coadiu- musica nasce sui banchi del liceo: a sedici anni tore. Il parroco di Almenno S. Bartolomeo era un legge due testi che lo fanno uscire dagli orizzonti prete molto zelante, ma anziano e inamovibile ristretti di una pietà devozionale e, come scriverà nelle sue scelte e abitudini pastorali ormai conso- molti anni più tardi, fanno crescere in lui “la sete lidate da quarant’anni di ministero. Don Antonio e la gioia di vivere”: “I colloqui” di G. Borsi e arrivò al paese su di un carro che portava poche “Le Sorgenti” di A. Gratry. masserizie e due sacchi di farina bianca e gialla. Ma questo giovane liceale capace di far propri e Questo giovane di 22 anni seduto sul carretto gustare i piaceri legati ad una cultura in qualche assieme ad una sorellina che ne aveva 12, e che modo superiore non si estraniò mai dall’ambiente doveva fargli da domestica, sembrò al vecchio semplice e schietto in cui era nato e cresciuto. parroco quasi uno scherzo: pensò che i superiori Certo, era il regolamento del Seminario a preve- di Bergamo lo avessero preso per una balia e da dere dei periodi di tempo piuttosto lunghi da tra- allora non perse mai l’occasione per far valere la scorrere in famiglia, per esempio tutte le vacanze sua straripante autorità. Ma don Antonio seppe estive, ma questo tempo di ritorno al paese se da fin da subito controllare il disagio che provava e un lato servì a consolidare il rapporto di grande a poco a poco con il suo tatto e la sua bontà si stima e paterna amicizia con il parroco don Tobia guadagnò la fiducia del vecchio prete così come Palazzo, dall’altro vide il giovane seminarista ebbe l’affetto e la stima dei parrocchiani, soprat- dedicarsi ogni volta con generosità e prontezza ad tutto dei ragazzi, dei malati e dei poveri a cui lui, ogni lavoro che la coltivazione dei campi richie- povero a sua volta, dava quello che poteva, deva, e questo “ritorno a casa” consentì il conso- magari anche quello che gli era stato appena lidarsi di quelle radici affettive che la famiglia gli regalato. aveva donato e che continuarono a nutrirlo, pur con la discrezione tipica del mondo contadino, di L’INSEGNAMENTO amabilità e dolcezza. Nell’autunno del 1932 don Seghezzi fu chiamato Per un giovane così legato alla famiglia e alla sua di nuovo in Curia dove ricevette un’altra destina- terra tanto più dure saranno le prove che dovrà zione: doveva insegnare lettere nella prima classe affrontare quando, nell’estate del 1928, gli ver- del Ginnasio del Seminario. Don Antonio accettò ranno a mancare prima il fratellino di 7 anni gra- volentieri e si dedicò completamente a questo vemente ammalato e poi, quasi improvvisamente, compito per lui inaspettato, ma appagante. la mamma. I due lutti colpiscono profondamente La sua predisposizione per le materie letterarie lo Antonio che pianse quasi disperatamente ma che spinse a documentarsi in maniera intelligente e poi trovò nella preghiera vissuta ancora in modo aggiornata. Don Seghezzi sapeva entusiasmare gli più intenso la forza e la serenità di accettare che alunni, invogliarli a studiare anche le materie più la mamma fosse ormai tra i “giusti” del Paradiso difficili, li incoraggiava nei loro sbagli, dava sug- e che potesse continuare a vegliare su tutti i suoi gerimenti per migliorare. Il suo approccio era una cari. Questo giovane d’altra parte si era dimo- importante novità all’interno di un ambiente dove strato capace di vegliare ininterrottamente la il metodo educativo si ispirava ad un distacco madre che era ricoverata a Bergamo: lontano quasi severo tra alunni e superiori e questa sua dalla sua casa, aveva provveduto ad ogni neces- impostazione, condivisa da un gruppetto di preti sità nei giorni della morte e del funerale e giovani come lui, portò ad una serie di attriti con quando, dopo qualche tempo, erano sorti gravi la maggioranza degli altri insegnanti. Don Anto- contrasti in famiglia per la decisione del padre di nio però seppe farsi apprezzare anche nei risposarsi, si era impegnato a far superare i con- momenti più difficili perché il suo innato senso di flitti e le divisioni diventando con umiltà, ma rispetto verso tutti i colleghi gli consentì di non anche con forza, il vero punto di riferimento dei provocare polemiche e di non biasimare chi gli suoi fratelli. rivolgeva critiche più o meno fondate. IL MINISTERO CAPPELLANO IN AFRICA Il seminarista Seghezzi viene ordinato sacerdote La decisione presa da Mussolini di aprire le osti- sabato 23 febbraio 1929 nella cattedrale di Ber- lità contro l’Abissinia mutò radicalmente la vita gamo, celebra la prima Messa la domenica in un di don Antonio. L’8 agosto 1935 si imbarca da “tripudio solenne di fede e di ardore” come Napoli per il porto eritreo di Massaua. Quando vi annota don Tobia nel Liber Chronicus parroc- giunge il 20 agosto inizia il suo compito di cap- chiale, e, dopo due giorni, viene destinato dalla pellano dell’ospedale da campo 430.

220 comunità redona L’abbandono del Seminario gli era costato molto. mente don Antonio Seghezzi come Assistente Si rendeva conto che la sua partenza offriva una Diocesano della Federazione Giovanile copertura ad altri colleghi che non volevano dell’Azione Cattolica e Segretario della Giunta essere richiamati, ha persino il dubbio che i suoi Diocesana. Don Antonio svolse ininterrottamente superiori lo rimuovano dall’incarico di insegnante l’incarico fino al 4 novembre 1943 giorno in cui perché non sono soddisfatti del suo lavoro ma fu arrestato dalla polizia tedesca. accetta di partire “con spirito di obbedienza”. Il Furono quelli gli anni in cui don Seghezzi si pro- compito di assistenza ai militari lo assorbì com- digò con ogni energia per rispondere alle esi- pletamente. Partendo dall’Italia il clima di esalta- genze della più importante associazione giovanile zione generale che accompagnava la cosiddetta della Diocesi. Il numero degli aderenti alla impresa etiopica aveva coinvolto anche don Anto- G.I.A.C. cresceva costantemente, le associazioni parrocchiali erano più di 300 e l’Azione Catto- lica, in particolare la Gioventù Maschile, per poter far fronte a tutti gli impegni richiesti aveva una macchina organizzativa importante e com- plessa: questo comportava per l’assistente dioce- sano un carico di lavoro enorme. Gli assistenti parrocchiali, i giovani dirigenti o semplici iscritti formavano spesso una lunga fila in attesa di un colloquio. Don Antonio sembrava il fratello maggiore di tutti loro, li ascoltava, veniva incontro ai loro bisogni con cordialità, con chiarezza ma anche col desiderio di andare oltre le semplici richieste immediate. Era una sua caratteristica quella di proporre buone letture e Il chierico Antonio con la sua famiglia a Premolo nel 1926. spesso regalava libri suoi appena acquistati, per- chè l’aspetto culturale, anche se improntato soprattutto alle esigenze di apostolato, era sempre nio, ma la sua formazione spirituale e la sua sen- presente nella sua formazione personale. sibilità così lontana da atteggiamenti militaristici Il 10 giugno 1940 Mussolini pronuncia la Dichia- lo preservarono dalle infatuazioni nazionaliste e razione di Guerra e l’Italia entra al fianco della gli fecero evitare ogni disinvolto accostamento tra Germania nel conflitto già in atto. Tantissimi gio- il vangelo e un mito della romanità che si tingeva vani vengono chiamati alle armi e tra questi di colorazioni missionarie nel nome della civiliz- numerosi dirigenti e semplici iscritti all’A. C. Si zazione latino-cattolica. Fino al settembre del ’36 forma allora al Centro Diocesano un gruppo di il suo ministero si svolse nel campo 430 vicino ad studenti che cura il funzionamento dell’Ufficio Adua. Don Seghezzi passava ogni giorno a visi- dei Soci Fuori Sede di cui era responsabile l’assi- tare due volte i ricoverati dando loro un’assi- stente. Si trattava di tenere i contatti con i lontani stenza religiosa improntata al rispetto, all’amici- che scrivevano ai loro compagni di A.C. rimasti zia. La pratica religiosa di tutto l’ambiente era in patria ma molte lettere erano indirizzate a don molto scarsa e don Antonio avvertiva profonda- Antonio personalmente. Nelle centinaia e centi- mente il disagio che veniva da questa situazione, naia di risposte che don Antonio scrive fino ma non mancò mai di dare una testimonianza cri- all’agosto del ’43 lascia la testimonianza forse più stiana. alta del suo talento educativo. Non si risparmia Il 3 marzo 1937 don Seghezzi partì da Massaua dal punto di vista del tempo: sappiamo che scri- per il ritorno in Italia richiamato dal suo Vescovo: veva decine e decine di lettere al giorno, ma un ritorno di cui era sicuramente contento dopo soprattutto dal punto di vista umano e cristiano. tante fatiche e anche momenti di crisi e tuttavia Le sue lettere sono traboccanti di affetto e di ami- nella terra africana aveva lasciato inevitabil- cizia e non si fermano a generiche espressioni di mente un poco del suo cuore. conforto religioso ma rimandano ogni volta ai più autentici fondamenti della fede e alla bellezza ASSISTENTE DIOCESANO G.I.A.C. dell’annuncio evangelico proposti per superare le Con il decreto del 1° aprile 1937 il Vescovo di difficoltà di ogni genere che i suoi giovani dove- Bergamo mons. Bernareggi nominava ufficial- vano affrontare sotto le armi.

comunità redona 221 I CONTRASTI CON IL FASCISIMO Venne costituita una vasta rete di collegamenti I GIORNI DELL’OCCUPAZIONE che coprivano quasi tutte le parrocchie della dio- Poco dopo la nomina don Antonio aveva dovuto cesi e che vedevano in primo piano la partecipa- far fronte all’offensiva sviluppata dal regime zione degli iscritti all’A.C.. Il Centro Diocesano fascista contro la Chiesa e in particolare contro assieme al Patronato San Vincenzo, l’Opera Bono- l’A.C. Il suo ruolo di assistente diocesano della melli, l’Ufficio Missionario e l’Oratorio G.I.A.C., il ramo più bersagliato dalle violenze dell’Immacolata divennero una specie di centrale fasciste, lo aveva visto direttamente coinvolto operativa a cui si rivolgevano centinaia di richie- nella difesa dei suoi giovani dai soprusi di cui ste di aiuto. erano vittime. La fitta corrispondenza con quelli Don Seghezzi, impegnato senza sosta in questo di loro in servizio militare attivo era anche un nuovo aspetto del suo ruolo di assistente, si era modo per reagire al clima pesante che si respi- da subito chiesto fino a che punto poteva rassicu- rava in seguito al progredire di un conflitto che rare i numerosi sacerdoti che si rivolgevano a lui vedeva l’Italia alleata con la potenza nazista. sulla correttezza delle loro scelte di sostegno con- Don Antonio si era documentato sui testi della creto ai prigionieri e agli sbandati. La risposta, propaganda hitleriana ed era giunto ad un rifiuto oltre che dalla sua coscienza, gli era venuta da più che mai netto di quella ideologia pagana e mons. Boni, assistente generale dell’A.C., che gli anticristiana così come da sempre aveva conte- aveva assicurato che l’impegno nell’attività di stato l’arroganza e le pretese totalitarie del aiuto era doveroso e rispondeva ai precetti della regime fascista. carità evangelica, ma gli aveva anche detto che La notizia della destituzione di Mussolini e della bisognava agire con prudenza e sotto la propria costituzione del governo Badoglio il 25 luglio responsabilità per non coinvolgere direttamente 1943 non poteva che trovarlo entusiasta, ma le autorità superiori. anche lui nel timore che le proteste popolari Infatti la posizione che il Vescovo di Bergamo degenerassero in violenze sistematiche appoggiò i aveva assunto era quella di una neutralità che richiami alla calma e sostenne l’appello del portava a rivendicare la possibilità di assistenza Vescovo che, in una lettera alla Diocesi, il 28 religiosa a tutti e nello stesso tempo rifiutava di luglio, raccomandava “carità di fratelli, amore di cedere alle pressanti richieste di collaborazione Patria e spirito di solidarietà umana”. da parte delle autorità occupanti. Ma più i giorni Don Antonio negli incontri numerosi con gli assi- passavano e più la difesa di questa neutralità stenti parrocchiali e con i giovani si mostrò con- diventava impossibile perché di fronte alla vinto della necessità di una formazione cristiana durezza e all’illegalità dell’occupazione si molti- ancora più rigorosa e completa, che gli sembrava plicavano le azioni di sostegno ai primi gruppi l’argine migliore contro l’avanzata delle idee clandestini di resistenza in cui erano presenti “sovversive” che in quelle settimane avevano non solo molti fedeli, soprattutto militanti ripreso a circolare liberamente. Il suo atteggia- dell’A.C., ma anche numerosi sacerdoti. Ed è mento non teneva neanche in considerazione le proprio uno di questi, don Mario Benigni, curato possibilità di un impegno politico diretto di cui di Palazzago, che, in seguito alla delazione di un invece i cattolici più prepararti sentivano l’esi- ex prigioniero catturato dai tedeschi, viene arre- genza. Ma gli eventi nel giro di poco tempo pre- stato il 19 ottobre da un Comando della Gendar- cipitarono: l’8 settembre con la dichiarazione meria Militare. Nella perquisizione, fatta prima dell’armistizio segnò uno spartiacque radicale. La dell’arresto, in casa del curato era stato trovato reazione della Germania, la creazione della un foglietto con una annotazione che risultò fatale Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione tede- per lui e per le altre persone nominate. Vi era sca del Centro e del Nord Italia diedero inizio scritto di un incontro del 23 settembre con don alla fase più tragica della guerra e, dopo che Seghezzi che lo aveva indirizzato dal signor Gam- anche Bergamo il 10 settembre fu occupata dai birasio di Seriate per potersi procurare denaro e tedeschi, don Antonio scelse la strada che gli armi. Agli occhi dei tedeschi la precisazione del veniva dettata dal profondo della sua coscienza e giorno e del nome appaiono decisivi per accusare che lo spingeva ad aiutare chi si opponeva alle don Antonio di un coinvolgimento nell’attività di truppe di occupazione. don Benigni e il giorno 25 ottobre verso le 16 un La prima opera che mise in atto fu l’assistenza ai Comando di Polizia va a perquisire la stanza che prigionieri che erano fuggiti dai Campi della Gru- don Antonio occupava al Patronato. I due agenti mellina e ai soldati che non volevano rispondere tedeschi subito dopo si recano in via Paleocapa alle ingiunzioni dei tedeschi di presentarsi al sicuri di trovarlo al Centro Diocesano, ma don comando e consegnare le armi. Antonio, avvisato in tempo con una telefonata,

222 comunità redona riesce ad allontanarsi prima che essi arrivino. A Comando delle SS. I tedeschi lo incalzano con i questo punto uno degli agenti viene mandato in loro interrogatori e, come diceva don Antonio Curia per comunicare al Vescovo che don stesso, giocano con lui come il gatto con il topo. Seghezzi è ricercato per essere interrogato e che Il giorno dopo l’arresto lo trasferiscono nelle car- deve presentarsi al Comando entro 48 ore altri- ceri di Sant’Agata in attesa del processo. Don menti ci sarebbero stati provvedimenti contro il Seghezzi durante gli interrogatori come pure clero. Seguono ore più che drammatiche: don durante il processo del 22 novembre sostiene Antonio convinto di poter chiarire la sua posi- sempre che la sua attività era stata puramente zione davanti ai tedeschi era del parere di pre- umanitaria e che non comportava nessuna parte- sentarsi, ma gli altri preti ben più avveduti di lui cipazione ad azioni di tipo militare. Le autorità riescono a dissuaderlo e farlo nascondere a S. tedesche non accettano queste dichiarazioni e

Novembre 1952. I funerali a Bergamo. Novembre 1952. I funerali a Bergamo.

Paolo d’Argon dove il Patronato aveva una delle ribadiscono la loro accusa di complicità con case. La polizia individua il rifugio e va a perqui- bande armate irregolari e lo condannano a 5 anni sirlo, ma don Seghezzi si era già allontanato e si di reclusione. Don Mario Benigni, processato era nascosto dal parroco di Montello in attesa che assieme a lui, riceve una doppia condanna a fosse organizzata la sua fuga in Svizzera. Lì lo morte: per la complicità continuata con le bande raggiunge però uno dei giovani preti del Patronato armate e per il possesso di armi da fuoco e muni- che gli riferisce il desiderio del Vescovo: tornare zioni, condanne che successivamente vengono a Bergamo e consegnarsi. commutate in 10 anni di reclusione. Le condanne La sera del 26 ottobre don Antonio rimane al erano volutamente molto severe perché dovevano Patronato con i suoi amici più cari che cercano essere di monito al clero bergamasco incolpato di invano di convincerlo a non considerare il desi- favorire il movimento di ribellione. Per troncare derio del Vescovo come un obbligo di coscienza. al più presto quello che ritenevano, non a torto, Don Antonio sceglie alla fine quello che a lui un intreccio pericoloso di resistenza clandestina i sembrava un atto di obbedienza alla volontà di tedeschi il 24 novembre perquisirono l’Ufficio Dio e che lo sollevava dal profondo timore che Missionario e il Patronato e arrestarono i rispet- altri dovessero pagare al suo posto, ma non solo: tivi responsabili don Agostino Vismara e don a fargli compiere la sua scelta definitiva fu anche Bepo Vavassori. Le carceri di Sant’Agata in quei il pensiero dei tanti giovani che gli erano stati mesi si riempirono di detenuti politici tra cui affidati e a cui desiderava dare un possibile numerosi preti. La crudeltà dei tedeschi fece in esempio di coerenza. modo che alla durezza del regime carcerario si La mattina del 27 ottobre 1943 don Antonio aggiungesse anche una specie di raffinata regia Seghezzi si presenta al Comando delle SS. per il trasferimento in Germania. Si aspettò fino al 22 dicembre prima di comunicare a don Beni- L’ARRESTO, IL PROCESSO, LA CONDANNA gni che la sua domanda di grazia era stata accolta LA DEPORTAZIONE e quando era ormai vicino il giorno di Natale e si Dal 27 ottobre al 4 novembre don Antonio è trepidava per quelle ore da vivere insieme si costretto a presentarsi ogni giorno al Convitto diede l’ordine di trasferimento al carcere militare Baroni di via Pignolo Alta divenuto sede del del Forte S. Mattia di Verona dove i bergamaschi

comunità redona 223 furono ammassati in un luogo orrendo di pochi metà di giugno, confidò piangendo a don Bru- metri quadrati con più di quaranta persone. E mana di aver avuto un forte sbocco di sangue. quando si stava avvicinando un’altra vigilia Nonostante questo il comandante del Lager lo importante, quella della notte di San Silvestro, costrinse a ritornare alla solita macchina da dove arriva l’ordine della deportazione e i detenuti dopo otto giorni due altri detenuti lo staccarono ammanettati a due a due il 31 dicembre partono per Monaco di Baviera dove la sera vengono rin- esanime. Il 20 giugno don Antonio fu ricoverato chiusi nel carcere di Stadelheim. di nuovo nell’infermeria del campo di Kaisheim e don Brumana non lo vide più fino alla fine di LA PRIGIONIA, LA MORTE marzo del ’45. Stadelheim, Kaisheim, Löpsingen, poi di nuovo Dal giorno del ricovero non abbiamo più notizie Kaisheim e infine Dachau: sono questi i luoghi di don Seghezzi che trascorse lunghi mesi nei che dal 1° gennaio 1944 al 21 maggio 1945 locali dell’infermeria, ma non sappiamo se fu vedono la via crucis di don Seghezzi. Il primo, un curato e come e, d’altra parte, la sua fine con- grande carcere presso cui si rimaneva completa- ferma che la malattia progrediva inesorabilmente. mente segregati prima di approdare al Lager vero e proprio e che vide don Seghezzi prigioniero dal Don Brumana nel febbraio del ’45, ridotto ormai 1° gennaio al 15 febbraio 1944, quando giunse a una larva di 30 kg., fu a sua volta ricoverato a alla sua nuova destinazione: il carcere di Kai- Kaisheim e dopo qualche settimana ritrovò don sheim. Qui venne registrato, fotografato, immatri- Seghezzi e lo incontrò prima della Pasqua alla colato con il n. 411/43, gli fu data la divisa a stri- fine di marzo, poi non lo vide più e solo dopo la sce dei prigionieri, gli furono requisiti tutti gli liberazione del campo, il 25 aprile, seppe che oggetti personali compresi il rosario e il breviario. don Antonio era stato trasferito a Dachau. Due giorni dopo l’arrivo don Antonio poté scri- Ma perché questo trasferimento a Dachau alla vere una lettera ai genitori, un’altra era consen- vigilia dell’arrivo degli Alleati? tita soltanto sei mesi dopo la prima. Nel Lager Don Antonio Seghezzi, come migliaia di altri pri- don Seghezzi ritrovò don Benigni che era già arri- gionieri, si trovò costretto ad obbedire a un vato da tre settimane e che lo accolse come un ordine folle del Capo supremo delle SS generale raggio di luce che schiariva un poco le tenebre Himmler che, con l’avvicinarsi delle truppe della prigionia. alleate, aveva concepito un piano di sterminio dei Il lavoro dei due deportati era molto faticoso e prigionieri detenuti nei campi della Germania avvilente: per 11 ore ogni giorno dovevano sele- zionare montagne di scarpe irriconoscibili che centrale e aveva ordinato che fossero trasferiti arrivavano da tutti i fronti di guerra. I due amici tutti a Dachau. In quegli ultimi tragici giorni si sostenevano a vicenda e trovavano un po’ di cominciarono così i trasporti della morte con cui conforto quando la sera si incontravano con gli migliaia di prigionieri a piedi o in treni blindati altri bergamaschi che avevano le brande vicine, furono costretti ad andare a Dachau. L’arrivo ma la vicinanza con la gente della propria terra degli Alleati era imminente: l’ordine di sterminio non poteva far nulla contro la fame che si pativa doveva essere eseguito in fretta, ma il coman- in continuazione. Ai primi di aprile, dopo poche dante del campo Weiss si oppose al folle piano e settimane, don Seghezzi era già sfinito e fu rico- l’ingresso dei liberatori la sera del 29 aprile verato in infermeria: un luogo dove si rischiava di scongiurò il pericolo maggiore. Il dilagare della essere eliminati piuttosto che curati, ma don confusione e dell’indisciplina portarono però ad Antonio superò la sua crisi e fu mandato a lavo- altre morti sia tra i prigionieri che tra i carcerieri: rare in un’altra fabbrica non molto lontana. Il don Antonio come migliaia di altri debilitati nuovo posto di lavoro era una fabbrica di proiet- dovette sopportare gli inconvenienti del caos tili a Löpsingen e don Seghezzi vi fu mandato con indescrivibile di quei giorni. Le sue condizioni si don Alessandro Brumana, il coadiutore di Val- cava deportato assieme agli altri bergamaschi. aggravarono sempre più, le cure mediche manca- Tutti e due lavoravano intorno a dei proiettili vano, la situazione anche nell’infermeria in cui pesantissimi: don Brumana doveva tirarli fuori da erano riusciti a ricoverarlo era pessima. Il 21 una buca di cinque metri, don Seghezzi li doveva maggio 1945, il giorno dopo Pentecoste, la sera oliare e metterli vicino a un’enorme macchina. Le verso le sei don Antonio spirò baciando con condizioni disumane di lavoro e di vita stronca- ardore un piccolo crocefisso. rono don Seghezzi che un giorno, intorno alla LUCIA GANDOLFI

224 comunità redona Le piaghe della santa Chiesa

ANTONIO ROSMINI

Il pellegrinaggio del 5 ottobre scorso ci ha visto andare, in più di cento persone, a Rovereto, a conoscere la figura di Antonio Rosmini recentemente beatificato. Grande pensatore che ha dialogato con la fi- losofia moderna, questo prete roveretano dell’800 ha fondato un or- dine religioso della carità; ed è stato un cristiano preveggente che ha visto la necessità per la Chiesa di affrontare il difficile dialogo con i tempi moderni e di intraprendere una coraggiosa riforma di se stessa. Riguardo a quest’ultimo aspetto la sua opera più conosciuta è quella che analizza i mali o “le piaghe” che la Chiesa deve ancora guarire per riproporre in maniera attuale la sua missione.

Il contesto politico e ideologico in cui si col- terno al mondo cattolico che, contrariamente loca l’opera “Delle cinque piaghe” è quello alla maggioranza, sosteneva la possibilità di degli anni particolarmente travagliati della un dialogo tra cristianesimo e libertà prima metà dell’800 quando gli Stati moderne, tra società civile e religione. Ma d’Europa, dopo la fine della grandiosa para- ancor più, l’opera nasce da un profondo e bola di Napoleone e il conseguente Con- appassionato amore per la Chiesa – “io mi gresso di Vienna, scelgono la via della “Re- posi a scrivere questo libro, a sfogo del mio animo addolorato... mosso dal vivo zelo del staurazione” sia sul piano civile che religioso bene di essa, e della gloria di Dio” scrive nel nome della cosiddetta Santa Alleanza. Rosmini nell’Introduzione (n. 1, pag. 7) – e in Antonio Rosmini nel 1832, poco più che tren- essa, dalla preoccupazione per i suoi Pastori, i tenne (era nato a Rovereto nel 1797), stende Vescovi che nel corso dei secoli per una serie di getto il testo “Delle cinque piaghe della di ragioni, lucidamente analizzate da santa Chiesa”, ma lo pubblica poi a Lugano Rosmini, “avevano rinunziato ad esser solo nel 1848, nel momento in cui si verifica Vescovi, per esser grandi di corte” e avevano quella breve stagione di maggior apertura “anteposto di essere anzi schiavi di uomini politica e sociale che caratterizzò molti paesi mollemente vestiti che Apostoli liberi di un europei. Egli è infatti uno dei rappresentanti Cristo ignudo”. più acuti e preparati del cosiddetto “cattolice- Rosmini, al momento di scrivere il libro, è simo liberale”, movimento di pensiero in- prete da una decina d’anni e ha già al suo

comunità redona 225 attivo alcune importanti opere di filosofia zionamento politico e temporale che, sotto- nelle quali intende affrontare in modo del mettendoli ai poteri pubblici e alle ricchezze, tutto nuovo il complesso rapporto tra fede e distoglie i Pastori e tutto il clero dai loro spe- ragione superando il vicolo cieco imposto dal cifici compiti pastorali. razionalismo illuminista. Questo giovane Rosmini procede nella sua diagnosi “piaga sacerdote ha dunque un’intelligenza vivida, dopo piaga”, concatenandole tra loro, dove la una vasta e profonda cultura e una notevole precedente trova la sua causa nella seguente capacità di lavoro intellettuale, ma è anche fino a giungere all’ultima che, a suo dire, è molto attento ai problemi sociali e politici l’origine decisiva di tutti i mali. Le piaghe dell’Italia che conosce direttamente attraverso diagnosticate sono cinque, come quelle del viaggi e frequentazioni di eminenti perso- Salvatore, e come quelle sono riferite a naggi del suo tempo (per esempio il Man- diverse parti del corpo della Chiesa. La prima zoni). Egli però è soprattutto consapevole piaga, “della mano sinistra, è la divisione del della dolorosa situazione di una Chiesa che, popolo dal Clero nel pubblico culto”, e cioè nonostante i profondi cambiamenti dovuti l’estraneità dei laici dalla liturgia. Proprio agli anni della Rivoluzione, si trovava ancora dalla liturgia Rosmini inizia la sua analisi sia chiusa e legata ai privilegi del passato, lon- perché è la dimensione della Chiesa che tutti tana dalle esigenze spirituali del popolo e i credenti più esperimentano, sia perché è troppo consenziente alle politiche repressive proprio nell’azione liturgica che il Signore dei governi. La profonda passione che muove incontra e salva l’uomo con la Parola e il questo prete lo porta a conoscere diverse Sacramento. Ma se quest’incontro non realtà ecclesiali e a incontrare numerosi Ve- avviene in pienezza in quanto i fedeli non scovi e sacerdoti, ma soprattutto lo spinge a sono in grado di partecipare al mistero litur- fondare quell’Istituto della Carità che, nella gico per ignoranza dei sacri riti o per l’incom- pratica dell’apostolato e nell’attività educa- prensione della lingua latina? Al clero tocca il tiva, diventa il suo personale contributo al compito di iniziare il popolo al significato dei rinnovamento della Chiesa. misteri celebrati. Si spiega, all’interno di tutte queste espe- Ma ecco la seconda piaga: “della mano dirit- rienze, la febbrile stesura in pochi mesi “Delle ta, che è la insufficiente educazione del Cle- cinque piaghe della santa Chiesa” che sono ro”. E’ questo un male antico: i sacerdoti, però da leggere non tanto come un testo di ritiene Rosmini, hanno uno scarso nutrimento politica o di sociologia religiosa, bensì come culturale e spirituale, soprattutto manca loro una vibrante e lucida denuncia di alcuni il cibo forte che è dato dallo studio della Scrit- gravi mali che affliggono la Chiesa e insieme tura e dei santi Padri e, pure, dalla conoscen- un accorato appello alla sua conversione. za dei saperi umani. Ma a chi spetta l’istru- L’immagine delle “piaghe” rimanda eviden- zione dei preti? Fin dall’origine erano i Ve- temente alla passione del Crocifisso, e se essa scovi stessi i loro maestri: “ne’ primi secoli, la da una parte evoca la pietà e la compassione casa del Vescovo era il Seminario dei Preti e dello sguardo di Rosmini verso la sua Chiesa de’ Diaconi”. Ma col tempo i Vescovi, i “pa- sofferente e ferita, dall’altra non intende con stori” per eccellenza, hanno smesso di essere questa suscitare alcuno sterile lamento bensì tali per darsi ad altre occupazioni, allonta- indicare quanto questi mali, appunto come nandosi sempre più dalla cura pastorale del profonde piaghe, feriscano il corpo della clero e del popolo. Chiesa, e cioè la sua vita intima che è la mis- Ed ecco quindi la parte centrale dell’opera che sione evangelizzatrice. Infatti, è il Vangelo viene interamente dedicata ai Vescovi: infatti dato agli uomini che sta a cuore a Rosmini, riguardano loro sia la terza piaga “del perché è questo che fin dalle origini fu conse- costato, che è la disunione dei Vescovi”, che gnato alla Chiesa, ed è proprio la Chiesa delle la quarta: “del piede destro, che è la nomina origini e dei santi Padri il modello a cui Ro- de’ Vescovi abbandonata al potere laicale”. smini rimanda per evidenziare con più forza L’analisi di Rosmini, molto densa e di non quanto nefasto e disastroso sia l’attuale condi- facile lettura, assume qui un carattere pretta-

226 comunità redona mente storico. Per il nostro autore i guai sono – “il dito nella piaga” quando, come un abile iniziati dal momento in cui la Chiesa ha chirurgo, va alla radice dei singoli mali, ma dovuto supplire al vuoto di potere civile cau- soprattutto, consapevole che la vera terapia sato dallo sgretolarsi dell’Impero romano. risiede nella guarigione di tutto l’organismo, Attraverso complesse vicende storiche i ci offre una proposta di decisa e radicale Vescovi sono diventati in pratica dei signori riforma della Chiesa. E la riforma necessaria feudali, preoccupati di acquisire sempre più alla Chiesa consiste in un ritorno alla sua mis- potere sia economico che politico. Tutto que- sione evangelizzatrice e, si può dire, un sto ha comportato la divisone dei Vescovi tra ritorno alle origini perché, sostiene fortemente loro (la terza piaga) e, una volta costituitosi di Rosmini, “la Chiesa primitiva era povera, ma nuovo il potere civile, ha innescato una lotta libera”. La libertà e la povertà permetteranno per la supremazia tra i due poteri, quello di nuovo ai Pastori e al clero di prendersi cura temporale e quello religioso, fino a giungere della fede così che tutto il popolo di Dio possa alla recente sottomissione di quest’ultimo al nutrirsi della Parola (il tema della seconda primo (il fatto più emblematico è la nomina piaga) e del Sacramento (il tema della prima dei Vescovi), realizzata nella sua punta mas- piaga). In conclusione, si può cogliere l’intelli- sima in quell’alleanza fra Trono e Altare che, genza e il coraggio di Rosmini, ma soprattutto mentre le conferisce potenza e prestigio, to- la profondità spirituale, l’amore e lo “stile” glie alla Chiesa la cosa più preziosa, la libertà della sua opera, e questo potrebbe tuttora ispi- del Vangelo, e la fa apparire agli occhi dei rare la coscienza dei cristiani e la loro presenza popoli alleata della politica repressiva degli in questo tempo. Stati. Affinché i Vescovi si possano riappro- Rosmini nell’ultimo paragrafo ci fa sapere priare della loro specifica vocazione pastorale che l’opera “dormiva nello studiolo – questa è la preoccupazione costante di dell’autore... non parendo i tempi propizii a Rosmini – è necessario che la loro designa- pubblicarla...”, ma che, essendo stato eletto zione torni nelle mani del Papa e del popolo “un Pontefice che par destinato a rinnovare cristiano (“La Chiesa che elegge il proprio l’era nostra e a dar alla Chiesa... novello Pastore ha un interesse solo, quello delle impulso... l’autore di queste carte abbando- anime; il principe ne ha molti” n. 116, pag. nate né dubita più di affidarle alle mani di 198). Ma questa libertà dal potere civile la si può ritrovare solo con lo scioglimento, da quegli amici che con esso dividevano in pas- parte dei Vescovi, dell’ultimo vincolo feudale sato il dolore ed al presente le più liete spe- che ancora rimane, quello dell’amministra- ranze”. In realtà, contrariamente alle sue zione degli ingenti beni materiali delle dio- fiduciose aspettative, l’opera, pubblicata nel cesi. 1848, l’anno successivo fu condannata e Siamo giunti, a questo punto, alla quinta e messa all’Indice (l’elenco dei libri proibiti) ultima piaga: “del piede sinistro: la servitù certamente per ragioni politiche ma pure per- de’ beni ecclesiastici”. Nei confronti di questo ché quelle idee furono avvertite troppo peri- delicato e importante aspetto della vita eccle- colose in tempi di assalti alla Chiesa (il ‘48 è siale Rosmini fa delle osservazioni di grande l’anno delle rivoluzioni e il Papa è costretto a lucidità e avanza delle proposte di notevole fuggire da Roma). A questo profeta umiliato apertura. Ispirandosi alla prassi della Chiesa e condannato non restò allora che l’obbe- primitiva, egli sollecita che nella gestione e diente silenzio a quella Chie-sa che amava. nell’acquisto dei beni vengano di nuovo Ma quella stessa Chiesa, dopo un secolo, rico- applicate le “antiche massime” basate su cri- noscerà l’acutezza e la lungimiranza delle sue teri di spontaneità nelle donazioni, di analisi e delle sue proposte che in qualche gestione “democratica”, di trasparenza e vigi- misura si erano potute esprimere nello spirito lanza nei controlli, di giustizia nella distribu- del Concilio Vaticano II (1963-65), e nei nostri zione. giorni lo stimerà figura di tale statura intellet- Possiamo osservare che Rosmini con tuale e spirituale da proporre per lui la beati- quest’opera non solo mette – come si usa dire ficazione, proclamata nel 2007.

comunità redona 227 PAOLO VI PAPA MONTINI

Paolo VI è stato il Papa che ha condotto a termine il Concilio aperto da Papa Giovanni e ne ha vissuto gli anni difficili della sua traduzione. Avendo esplicitamente affrontato la tempesta dei tempi moderni, il suo è stato un papato tormentato e sof- ferto. Forse per questo è stato poco popolare: ha costretto i cri- stiani a confrontarsi con le inquietudini dell’uomo moderno. Ma proprio la dimenticanza nella quale lo ha relegato la sensi- bilità di un cattolicesimo ancora impaurito dal fare i conti con l’epoca nuova che ci è data da vivere, ne dimostra l’attualità. Nel trentesimo anno della morte gli dedichiamo un ricordo.

La vita di Paolo VI ci permette di ricostruire l’esperienza di un ALCUNE TAPPE DELLA VITA credente che ha attraversato i grandi momenti della storia ita- L’infanzia liana e mondiale e che ci mostra come l’essere cristiani per lui Giovanni Battista Montini nacque il 26 abbia voluto dire sporcarsi le mani con la storia, non stare a settembre 1897 a Concesio, un piccolo guardare, ma giocarsi in prima persona per dare il proprio con- paese della campagna bresciana dove la tributo alla vita dell’uomo. Un credente innamorato di Dio, di famiglia Montini, di estrazione borghese, cui sentiva tutta la compassione e la dedizione per l’uomo del aveva una casa per le ferie estive. I geni- tori, l'avvocato Giorgio Montini e Giudit- suo tempo! La sua vita si colloca tra l’Ottocento e il Novecento: ta Alghisi, si erano sposati nel 1895 ed secoli in cui entra massiciamente la modernità e i processi di ebbero tre figli: Ludovico, nato nel cambiamento ricevono un’accelerazione incredibile, grazie alla 1896, che divenne avvocato, deputato e tecnica e alla scienza. E’ spettatore di un mondo completa- senatore della Repubblica, morto nel mente trasformato, è testimone della nascita del cosi detto 1990, Giovanni Battista e, nel 1900, “mondo moderno”. Dai primi passi dell’Unità d’Italia, la prima Francesco, medico, morto improvvisa- mente nel 1971. Il padre, al momento e terribile guerra mondiale, l’avvento del comunismo con la della nascita del futuro pontefice, dirige- Rivoluzione russa, del fascismo in Italia, del nazismo in Germa- va il quotidiano cattolico "Il Cittadino di nia e di regimi totalitari in Europa (Spagna, Cecoslovacchia, Brescia", e fu poi nominato deputato per Croazia…), la tragedia della seconda guerra, testimone del tre legislature nel Partito Popolare Italia- dopo guerra e del nascere della democrazia e della ricostru- no di don Luigi Sturzo. Giorgio Montini e Giuditta Alghisi morirono entrambi nel zione, del boom economico, la guerra fredda e infine protago- 1943 a pochi mesi di distanza. nista e artefice del Concilio Vaticano II per riformare la Chiesa. L’ordinazione e l’esperienza a Poi è stato spettatore degli anni burrascosi e difficili del dopo Roma Concilio, del ‘68, del terrorismo, la morte di Moro. La sua vita Il 29 maggio del 1920 ricevette l'ordina- corre su un arco che va dal 1897 al 1978. E’ riuscito a vivere zione sacerdotale nella cattedrale di Bre- con intensità e da protagonista molti di questi eventi elencati, scia; il giorno successivo celebrò la sua proprio a partire dai luoghi in cui si è venuto a trovare:

228 comunità redona – A Brescia: l’infanzia e la formazione, l’ordinazione presbiterale prima Messa nel Santuario delle Grazie. fino al 1920: i primi 23 anni della sua vita gli permettono di Nel novembre dello stesso anno si tra- vivere una forte esperienza di famiglia, di Chiesa e di parteci- sferì a Roma. Si iscrisse ai corsi di Diritto civile e di Diritto canonico alla Pontificia pazione alla vita della società e ai problemi della sua città. Università Gregoriana e a quelli di Lette- Nasce nell’ambiente della borghesia bresciana, cattolico, aperto, re e Filosofia all'Università Statale. Nel colto e attento alle questioni sociali: da credenti dentro la storia. 1923 viene avviato agli studi diplomatici Sua madre è dolcissima e molto riservata: grazie alla sua for- presso la Pontificia Accademia Ecclesia- mazione familiare e religiosa, contribuirà a creare nel figlio un stica. Iniziò così la sua collaborazione animo attento e sensibile e una fiducia smisurata nella bontà di con la Segreteria di Stato, per volere di papa Pio XI. Fu inviato a Varsavia per Dio; sarà lei a dare il primo volto della tenerezza di Dio, che cinque mesi (giugno-ottobre 1923) co- sentirà vicino. Suo padre è un avvocato e presto direttore del me addetto alla Nunziatura apostolica. giornale cattolico di Brescia, è tra i primi fondatori del Partito Rientrato in Italia, nel 1924 conseguì tre popolare, deputato durante il fascismo e contrario alla collabo- lauree: in Filosofia, Diritto canonico e razione con il regime, di cui sarà uno strenue oppositore. Dalla Diritto civile. Nel 1925 venne nominato madre apprende la fede e la passione per la lettura e la cultura Assistente ecclesiastico nazionale della FUCI. Collaborò a fianco del Presidente in genere e dal padre il senso della giustizia e la libertà di nazionale Igino Righetti, che era stato parola. Le radici della formazione spirituale e culturale di Mon- nominato nello stesso anno. tini vanno cercate a Brescia, nell’oratorio filippino di Santa Al servizio di Pio XI e Pio XII Maria della Pace e nel magistero dei padri Bevilacqua e Cares- sana. Nel 1931 Montini venne incaricato di vi- sitare celermente Germania e Svizzera, – Poi Roma: per la specializzazione negli studi, quindi l’inseri- per organizzare la diffusione dell'encicli- mento nella Segreteria di Stato in Vaticano. Qui vive tre espe- ca “Non abbiamo bisogno”, nella quale rienze significative che lo segneranno per tutta la vita: lo studio Pio XI condannava lo scioglimento delle approfondito e costante (tre lauree), la dimensione mondiale organizzazioni cattoliche da parte del re- della Chiesa e la cura per i giovani universitari con un’ansia per gime fascista. Nel frattempo Montini una formazione spirituale e culturale di livello. Vive il momento continuava anche ad essere Assistente nazionale della FUCI, ma nel 1933 la- drammatico dell’ascesa del regime fascista, la stagione dei Patti sciò l'incarico, sia per i sempre maggiori Lateranensi e il dramma della guerra, a fianco dei Papi che si impegni in Segreteria di Stato che per sono succeduti in quel periodo. Partecipa attivamente alla vita l'opposizione di correnti clericali contra- politica italiana incontrando membri della resistenza e persona- rie alla sua formazione culturale. Il 13 di- lità del mondo cattolico e non, che saranno poi decisivi per la cembre 1937 venne nominato sostituto sorte della nascente Repubblica italiana. Poi lo scontro con Pio della Segreteria di Stato: iniziò a lavora- re strettamente al fianco del cardinale XII su una visione di Chiesa: il Papa propone una nuova cri- Segretario di Stato Eugenio Pacelli. Il 10 stianizzazione dell’Italia, don Giovanni Battista è per il ricono- febbraio 1939, per un improvviso attac- scimento del cambiamento della condizione italiana e per una co cardiaco, Pio XI morì. presenza diversa dei cristiani dentro la società. Alle soglie della Seconda guerra mon- – Milano: per nove anni arcivescovo di Milano. A 57 anni diale, Eugenio Pacelli venne eletto Pon- diventa vescovo e farà l’incontro con una realtà pastorale com- tefice con il nome di Pio XII. Poche setti- mane dopo, Montini (sempre con il ruo- plessa ma straordinaria di questa diocesi, che vive il passaggio lo di sostituto) collaborò alla stesura del da un cristianesimo tradizionale a un cristianesimo di scelta, il radiomessaggio di papa Pacelli del 24 cambiamento economico e i nuovi modi di vivere che introdu- agosto per scongiurare lo scoppio della cono una nuova coscienza: sono gli anni dell’industrializzazione guerra, ormai imminente. Durante tutto e della grande immigrazione interna all’Italia: Milano città il periodo bellico svolse un'intensa atti- dell’imprenditoria e degli operai. Da Milano partecipa e sostiene vità nell'Ufficio informazioni del Vatica- no per ricercare notizie su soldati e civili. il Concilio e il disegno di Papa Giovanni di rinnovare in profon- Il 19 luglio 1943 accompagna Pio XII dità la Chiesa. nella visita al quartiere San Lorenzo col- – Roma: per quindici anni è Papa in una stagione non semplice. pito dai bombardamenti alleati. Nel Vive con entusiasmo il Concilio, che guida con nuovi criteri, poi 1944, alla morte del cardinale Luigi Ma- si assume la gestione faticosissima del dopo Concilio, la solitu- glione, il futuro Papa assunse la carica di dine di fronte a certi temi. Infine la malattia e la morte di Moro pro-Segretario di Stato; assieme a Do- menico Tardini (futuro Segretario di Sta- e la sua morte. to di Giovanni XXIII), Montini si trovò a lavorare ancora più a stretto contatto Un uomo con Pio XII. Paolo VI ha la forte percezione di appartenere al genere umano, In questo periodo fu l'oscuro organizza- tore delle trattative che la principessa sente la condizione umana come la sua possibilità straordinaria Maria José di Savoia, nuora del re Vitto- di vivere, di esistere e di poter godere dello stupore di esserci. E’ rio Emanuele III, in tutta segretezza an- consapevole del mistero dell’esistenza, la straordinaria avven- dava allestendo con gli Americani per

comunità redona 229 giungere ad una pace separata. I Savoia tura di pensare, amare, gioire, soffrire, che lo rendono uomo tra cercavano infatti di sganciarsi da Benito gli uomini: più volte nei suoi scritti appare il senso della gratitu- Mussolini, per potersi distinguere dagli dine e della sorpresa di trovarsi imbarcato in un’avventura così autori della prevista disfatta e garantirsi quindi la sopravvivenza politica a guerra grande. Concepisce la vita come un dono, da assumere, da sce- conclusa. Il ruolo di Montini era proprio gliere, e come una responsabilità da prendere decidendo quale quello del mediatore che ricercò i contat- direzione dare alla propria vita. In questa ricerca costante si col- ti e condusse gli incontri. Va ricordato loca la sua passione per la letteratura, per la filosofia e per inoltre che la guerra fu occasione di vio- l’arte: la ricerca di ciò che giova all’umano, di ciò che rende più lentissime polemiche relative al ruolo della Chiesa, e in particolare di Pio XII. uomini, nella comune fatica di esserlo. Si sente solidale con tutti In sostanza il Papa fu accusato di aver gli uomini e ne vive i drammi, la loro fatica di decidere e di sce- mantenuto verso i tedeschi, cioè verso il gliere che accomuna tutti. E’ un uomo figlio del suo tempo, nazismo, un atteggiamento troppo di- orgoglioso di appartenere alla sua epoca: innamorato del pre- staccato, anzi sospetto di collaborazioni- sente, pronto a comprendere le novità di una epoca nuova e smo. Montini fu investito appieno dalla tempesta, stante la centralità della sua sconvolgente, si sente moderno, ma custode della tradizione del posizione e la sua strettissima vicinanza cristianesimo e del cattolicesimo; è un uomo che affronta l’oggi al Papa, e si trovò a dover difendere se con la sapienza del passato e con la forza di una comunità che stesso ed il Pontefice dalle accuse di filo- da duemila anni affronta la vita. Per lui la gratitudine è rivolta al nazismo. Il sospetto veniva poi accre- mistero di Dio, che si staglia grande e immenso davanti a lui: ha sciuto dalla considerazione degli esiti il senso della sua pochezza, della necessità dell’umiltà, avverte delle dette trattative di Maria José, il cui eventuale successo sarebbe stato contra- la sproporzione dell’avventura e del regalo che gli viene fatto. rio agli interessi di Berlino. Sente di dover ringraziare continuamente Dio per il dono della Per contro, va anche menzionato che vita e per aver mostrato in Gesù un amore smisurato verso i Montini si occupò più volte e a vario ti- poveri uomini. Qui si colloca la sua adesione profonda e tenace tolo dell'assistenza che la Chiesa forniva a Gesù, colto come lo sguardo di misericordia e di pietà di Dio ai rifugiati ed agli ebrei (ai quali distribuì ripetute provvidenze economiche a no- verso la fatica degli uomini. Non era dovuta la tenerezza di Dio: me di Pio XII), oltre ai 4.000 ebrei roma- la sua misericordia è assolutamente una decisione gratuita e ni che la Chiesa di nascosto riuscì a sal- straordinaria di Dio stesso. Nella sua vita si mette al servizio di vare dalle deportazioni, azione che, se- questo amore e vuole essere un umile testimone di questa cura condo alcuni studiosi, la Chiesa non per ogni uomo. Ha colto in profondità il valore di ogni essere avrebbe potuto compiere se si fosse schierata apertamente contro la potenza vivente, la dignità e la grandezza di cui Dio circonda l’uomo: bellica tedesca. Al termine della Secon- sente l’ansia di Dio di riunire l’uomo, di pacificare i popoli, di da guerra mondiale, Montini era in pie- garantire condizioni di giustizia per i più deboli; vuole con le sue na attività per salvaguardare il mondo forze dare una mano a Dio. Sarà questa la ragione profonda cattolico nello scontro con la diffusione della sua vita: la sofferenza e la fatica del suo ministero saranno delle idee marxiste, ma in modo meno aggressivo rispetto a molti altri esponen- il suo contributo all’edificazione del regno di Dio, regno il cui ti. Questo forse gli costò la carriera in destinatario e il principale beneficiario è l’uomo, che troverà la quanto non ben visto dai più conserva- sua felicità. tori. Nelle elezioni amministrative del In questa prospettiva non sorprende il suo dubitare, riflettere e 1952 non fece mancare il suo appoggio non fermarsi alle apparenze, ma si capisce la necessità di sca- ad uno dei politici che stimava di più, Al- cide De Gasperi. Il 29 novembre 1952 fu vare costantemente dentro il mistero dell’uomo, non dato per nominato pro-Segretario di Stato per gli scontato: l’uomo supera l’uomo. Allo stesso modo la sua ricerca Affari straordinari. lo spinge a individuare l’essenziale del cristianesimo e la neces- Esperienza pastorale a Milano sità di una riforma della Chiesa che troppe volte non coglie e Il 1º novembre 1954, dopo la morte di non dice la profondità e la bellezza del Dio che custodisce. Per Alfredo Ildefonso Schuster, fu nominato tutta la vita attraverso le letture e la preghiera cercherà di rifor- arcivescovo di Milano. Montini fu ordi- mare la Chiesa alla comunità che in mezzo agli uomini ha il pri- nato vescovo il 12 dicembre. Come arci- vilegio di custodire la tenerezza di Dio per l’uomo. Uomo del vescovo di Milano seppe risollevare le suo tempo che accetta la modernità e il cambiamento e che sa precarie sorti della Chiesa lombarda in un momento storico difficilissimo, in cui che Dio è capace di adattarsi ai tempi e alle società degli emergevano i problemi economici della uomini con cui sta costruendo la sua storia. E’ curioso che sia ricostruzione, l'immigrazione dal sud, il Dio più avanti e lucido rispetto alla sua comunità. diffondersi dell'ateismo e del marxismo A questo proposito scriveva così nell’enciclica Evangelii nun- all'interno del mondo del lavoro. Seppe tiandi del 1975: coinvolgere anche le migliori forze eco- nomiche nel risollevamento della Chie- "Le condizioni della società ci obbligano tutti a rivedere i sa; cercò il dialogo e la conciliazione con metodi, a cercare con ogni mezzo di studiare come portare tutte le forze sociali e avviò una vera e all'uomo moderno il messaggio cristiano, nel quale, soltanto,

230 comunità redona egli può trovare la risposta ai suoi interrogativi e la forza per il propria cristianizzazione delle fasce lavo- suo impegno di solidarietà umana… Vogliamo farlo in questo ratrici, soprattutto attraverso le Associa- decimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, i zioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI); e questo gli garantì notevoli sim- cui obiettivi si riassumono, in definitiva, in uno solo: rendere la patie. Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad annunziare il Van- gelo all'umanità del XX secolo". La nomina a Cardinale Alla morte di Pio XII, il conclave elesse Papa, il 28 ottobre 1958, l'anziano Pa- Un cristiano triarca di Venezia, Angelo Giuseppe Nel 1930 e nel 1945 scriveva: Roncalli, il quale aveva grande stima di "I cattolici sono talora pigri e meschini: tutto per loro è facile, Montini (fra i due vi era una consolidata tutto è risolto e raggiunto. Noia e ripetizione avvolgono la loro amicizia fin dal 1925), tanto che lo inviò in molte parti del mondo a rappresenta- preghiera: ignobili scopi economici vi bruciano ancora un in- re il Papa. Montini fu il primo cardinale censo, che sa di vecchio, di inutile, miserabile vita spirituale... nella lista dei porporati creati da Giovan- Abbiamo parlato di cristianesimo essenziale, non per scompagi- ni XXIII nel Concistoro del 15 dicembre nare l’integrità o per deprezzare le molteplici forme in cui s’è 1958. Il breve ma intenso pontificato di storicamente sviluppato, ma per risalire devotamente alle sue Giovanni XXIII vide Montini attivamente intime e feconde sorgenti: la Bibbia, il dogma, le virtù teologali, coinvolto, soprattutto nei lavori prepara- tori del Concilio Vaticano II, aperto con la liturgia, la gerarchia della Chiesa, i sacramenti, l’apostolato una solenne celebrazione l'11 ottobre cristiano. La fede per molti è ignara delle basi dogmatiche e sto- 1962. Il Concilio però si interruppe il 3 riche del cristianesimo, la vita religiosa delle classi colte in Italia giugno 1963 per la morte di papa Ron- tende a un vago sentimentalismo di famiglia, di razza, disposto calli, malato da qualche mese.Il breve più facilmente ad annettere queste forme di cristianesimo privo conclave successivo si concluse con l'ele- zione di Montini, che assunse il nome di di lineamenti precisi e accurati". Paolo VI, il 21 giugno 1963. L'incorona- Sceglie di essere un cristiano che vive la sua fede come ricerca zione si svolse in piazza San Pietro la se- e confronto, non a basso prezzo: non è una tranquilla sicu- ra di domenica 30 giugno 1963. rezza, ma una continua ricerca, una grazia da custodire e da Papa Paolo VI motivare. La fede per Montini è tensione, conquista energia Davanti ad una realtà sociale che tende- viva e feconda, non soddisfatto possesso; la fede è tensione va sempre più a separarsi dalla spiritua- che si chiama amore: ama Dio con tutta la tua intelligenza. La lità, che andava progressivamente seco- necessità di formare cristiani preparati e attenti alla società e larizzandosi, di fronte a un difficile rap- alla conoscenza della loro fede: egli è contrario a chi afferma porto Chiesa-mondo, Paolo VI seppe "Chi cerca non crede e chi crede non cerca!", respinge così sempre mostrare con coerenza quali so- no le vie della fede e dell'umanità attra- l’accusa che la Chiesa sia oscurantista e portatrice di una con- verso le quali è possibile avviare una so- cezione sorpassata della vita. La sua passione fondamentale lidale collaborazione verso il bene comu- era mostrare come il cristianesimo fosse energia viva e origi- ne. nale, feconda, di dimostrare che Cristo è perennemente con- Non fu facile mantenere salda la Chiesa temporaneo, che credere non comporta l’annullamento della cattolica mentre da una parte gli ultratra- personalità o la fatica di vivere, ma il suo potenziamento. Ecco dizionalisti lo attaccavano con accuse di eccessivo modernismo e dall'altra parte i in questo senso l’accoglienza del progetto dell’uomo moderno: settori ecclesiastici più vicini alle idee so- l’uomo e la sua coscienza vanno rispettati e tuttavia Montini è cialiste lo accusavano di immobilismo; lucido nel denunciare il rischio di un soggettivismo in cui la ma un equilibrato giudizio non potè na- persona pensa da sola senza confrontarsi, senza dialogo, coglie scondere le grandi doti di guida spiritua- il rischio dell’individualismo e dell’egocentrismo, in cui le pas- le dimostrate dal Pontefice. Uomo mite e sioni emergono e diventano il solo criterio. riservato, dotato di vasta erudizione e, allo stesso tempo, profondamente legato La sua fede ruota attorno a una spiritualità che mette Cristo al ad un'intensa vita spirituale, seppe pro- centro e di individuare l’essenziale del cristianesimo, sfrondan- seguire il percorso innovativo iniziato da dolo da tutto ciò che è obsoleto e devozionale. Occorre ripen- Giovanni XXIII, consentendo una riusci- sare la proposta cristiana perché possa incontrare l’uomo ta prosecuzione del Vaticano II. moderno e le sue esigenze. Per Montini è importante ricercare Portò ottimamente a compimento il Concilio con grande capacità di media- un ordine interiore, come armonia tra la molteplicità dei pen- zione, garantendo la solidità dottrinale sieri, delle occupazioni, la semplicità dell’anima che ha trovato cattolica in un periodo di rivolgimenti "Cristo come la sola cosa necessaria, unica, degna della vita e ideologici ed aprendo fortemente verso i dell’amore". Cristo "tutto raccoglie, osserva, perfeziona, per- temi del Terzo Mondo e della pace. Da una parte appoggiò l'"aggiornamento" e dona e premia". Sente urgente la necessità di formare l’uomo la modernizzazione della Chiesa, ma interiore, l’anima, la necessità di riflettere: parla spesso di lavoro dall'altra custodì i punti fermi della fede, interiore, di vita interiore, di cella interiore, di stanza interiore, di che non dovevano subire in questo pro-

comunità redona 231 cesso né ritrattazioni né mimetismi. profondità interiore, di tesoro dell’anima. Avverte l’importanza Durante tutto il suo pontificato, la tensio- di una regola di vita, di uno stile di vita non lasciato al caso, ne tra il primato papale e la collegialità capace di orientare la formazione intellettuale e spirituale. episcopale rimase fonte di dissenso. Il 14 Scrive: settembre 1965, anche per effetto dei ri- "Voglio che la mia vita sia una testimonianza alla verità per imi- sultati conciliari, Paolo VI annunciò la tare così Gesù Cristo, come a me si conviene. Intendo per testi- convocazione del Sinodo dei Vescovi, monianza la custodia, la ricerca, la professione della verità. escludendo però dall'ambito di questo Intendo per verità l’adesione ad ogni intelligibile realtà: Dio, nuovo organismo la trattazione di quei somma e prima verità, che in Sé sussiste Padre, Figlio, Spirito. problemi riservati al Papa, dei quali ap- Con questo proposito intendo dare uno specifico significato prestò una ridefinizione. morale alla mia vita e voglio per questa via cercare la mia per- Concluso il Concilio l'8 dicembre 1965, fezione spirituale e la mia salute eterna, in conformità alla pre- si aprì però un periodo difficilissimo per ghiera di Gesù per i suoi discepoli: “Santificali nella verità: la la Chiesa cattolica, attaccata da molte parti in un periodo storico e culturale di tua Parola è verità”. Questo proposito deve restare caro segreto forte antagonismo ai valori tradizionali della mia coscienza e valido solo di fronte a Dio e ad essa. ed ampia diffusione delle idee marxiste L’esercizio del pensiero acquista così per me una somma impor- anticlericali e fortemente laiciste. La so- tanza morale. Devo amare il silenzio, l’attenzione, il metodo, cietà era attraversata da forti scontri e l’orario per rendere proficuo e virtuoso lo studio. Non devo dis- contrasti politici e sociali. Celebre la sua sipare in vane letture il tempo e lo spirito. Ma cercare di sce- frase: "Aspettavamo la primavera, ed è glierle bene. Un deciso vigore applicherò per tenere libera la venuta la tempesta". mente da dubbi futili, da abbandoni pessimistici, da fantasmi Molto più complesse furono le questioni impuri, da intenzioni astute, doppie, egoiste, da pigrizia di del controllo delle nascite e della con- ricerca e di riflessione. Invece procurerò di seguire le ispirazioni traccezione, trattate nella “Humanae Vi- felici, di sviluppare i buoni pensieri e di conservare e far fruttifi- tae” del 25 luglio 1968, la sua ultima en- care le certezze sperimentate". ciclica. Il dibattito lacerante che si innestò nella Da due grandi santi, Filippo Neri e Francesco di Sales, assume società civile su queste posizioni, in un'e- un atteggiamento spirituale estremamente significativo: esor- poca in cui il cattolicesimo vedeva sorge- tano alla semplicità, alla moderazione, alla fuga dall’esteriorità, re tra i fedeli dei distinguo di laicismo, ha all’amore per l’interiorità. Il loro programma di vita spirituale appannato la sua autorevolezza nei rap- diventa il suo: fiducia nella natura umana, amore per l’arte e la porti con il mondo laico. In tale frangen- musica, equilibrio del rapporto tra Dio e l’uomo, non l’esalta- te si guadagnò il nomignolo di Paolo zione. In questo senso la dimensione costitutiva della fede poi è Mesto. Tuttavia Paolo VI non mancò di smentire quelle posizioni che volevano la preghiera comune, per Montini sarà la liturgia eucaristica, attribuire al suo operato un tono dubbio- considerata come la preghiera più autentica, più tradizionale so, amletico o malinconico. della Chiesa: nella liturgia si rende viva e operante la presenza misteriosa dell’amore di Cristo che riunisce, ascolta, perdona, I viaggi rimprovera e incoraggia con la sua presenza che non abban- Paolo VI fu il primo Papa a viaggiare in dona. Vita divina e vita umana sono strettamente collegate: i aereo: volò per raggiungere terre lonta- segreti di Dio svelano le vere leggi dell’operare umano. I dogmi nissime, come nessuno dei suoi prede- di Dio diventano forma al nostro vivere. Tutto lo sforzo di Paolo cessori aveva ancora fatto; è stato il pri- è di rivelare Dio in Cristo e di assimilare gli uomini a Cristo. In mo Papa a visitare tutti i cinque conti- Cristo il mistero divino acquista potere di modificare la vita nenti. umana. Fra i suoi viaggi all'estero si ricordano: La sua esperienza personale lo porta ad essere un educatore gennaio 1964 la storica visita in Terra esigente con alcuni criteri importanti: formare coscienze capaci Santa, con l'accoglienza a Gerusalemme di una forte testimonianza cristiana, alimentata dalla Sacra da parte di una folla entusiasta; • 1964: il viaggio in India; Scrittura e dalla liturgia, rifuggente da devozionismi e libera da • 1965: la visita negli Stati Uniti e il suo emozioni superficiali, intima, personale, di respiro tuttavia non importante discorso all'ONU; individualistico ma comunitario ed ecclesiale, che guarda il • 1967: il pellegrinaggio al santuario di mondo senza timori o senza rancori, senza complessi di inferio- Fatima (Portogallo; rità, che ha in Cristo il suo centro vitale. Come vedremo è il • 1967: il viaggio in Turchia; programma che uscirà dal Vaticano II. Educare i ragazzi a un • 1967: la visita a Ginevra; senso critico, a una capacità di donarsi autenticamente e a una • 1970: il viaggio in Estremo Oriente. fiducia nella vita a partire dalla scoperta del volto di Dio: se Dio

232 comunità redona è come Cristo ci ha mostrato, l’uomo deve essere grato e assu- 1970-1978 mere la fatica di vivere e di costruire il mondo: i giovani sono Durante il sequestro Moro, il 16 aprile chiamati a costruire oggi e adesso il mondo come Dio lo sogna. 1978 Paolo VI implorò personalmente e pubblicamente, con una lettera diffusa su tutti i quotidiani nazionali il 21 aprile, Un Papa la liberazione dello statista e caro amico Nessuno può dubitare che la staffetta fra Giovanni XXIII e Aldo Moro, rapito dagli "uomini delle Paolo VI fu provvidenziale e che il passaggio del testimone Brigate Rosse" alcune settimane prima. chiami in causa il destino del Concilio. Considerando che con la Ma a nulla valsero le sue sentite parole: morte di un Papa tutte le assemblee sinodali aperte decadono Aldo Moro venne ritrovato crivellato di proiettili il 9 maggio 1978, nello squalli- automaticamente, la scelta di Paolo VI di dare continuazione al do bagagliaio di una Renault color ama- Vaticano II acquista un preciso valore programmatico. Il lavoro ranto, in Via Caetani a Roma, a pochi del Concilio doveva continuare e doveva essere meglio gestito. metri dalle sedi della Democrazia Cri- Rinnovare la Chiesa perché rispondesse meglio all’incontro tra stiana e del Partito Comunista. La salma Dio e l’uomo. Il Concilio non era solo un’intuizione di Papa di Moro fu portata dalla famiglia a Torri- Giovanni: era invece una reale necessità e un’opportunità per ta Tiberina per un funerale riservatissi- tutta la Chiesa: era la prima volta che 2500 vescovi si trova- mo; ma il 13 maggio, nella Basilica di vano per discutere insieme… San Giovanni in Laterano, alla presenza di tutte le autorità politiche, si celebrò un Il Papa bresciano decise di proseguire nel solco dell’intuizione rito funebre in suffragio dell'onorevole, del suo predecessore, di cui conserverà memoria viva e ricono- al quale prese parte anche il romano scente di un "cristiano così saggio, così buono e così caro" e di Pontefice. Ci fu chi eccepì, soprattutto un Papa "che sa estrarre dal tesoro evangelico, come lo scriba nella Curia, che non rientra nella tradi- della parabola, cose nuove e antiche, inesauribilmente". zione che un Papa partecipi a una mes- Nondimeno, Montini non esiterà a imprimere la sua impronta sa esequiale, soprattutto se di un uomo caratteristica. Sono almeno tre i tratti caratteristici del nuovo politico, ma Paolo VI non mostrò inte- resse verso queste critiche. Il Papa, vera- corso che Paolo VI introdusse. mente provato dall'evento, recitò una Primo, superata la fase di rodaggio, Paolo VI avvertì l’urgenza delle più belle omelie che si ricordi nella di una guida autorevole, di un progetto unitario e di un metodo storia della Chiesa moderna, un testo di lavoro per favorire un forte impulso ai lavori conciliari; in quasi poetico che rientra nello stile per- concreto, propose di far convergere l’intera riflessione attorno al sonale, tormentato e colto, di papa Mon- centro unitario della Chiesa. La questione centrale era definire tini: il compito, il senso e il valore della Chiesa: qual è il suo com- “Ed ora le nostre labbra, chiuse come da pito? Che cosa deve custodire? La risposta per Paolo VI era un enorme ostacolo, simile alla grossa semplice: custodire nel mondo l’amore immenso con cui Dio pietra rotolata all'ingresso del sepolcro di aveva amato il mondo in Gesù, tenere vivo il ricordo di quel Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il "De profundis", il grido cioè ed il pianto passaggio… dell'ineffabile dolore con cui la tragedia Secondo, sul piano organizzativo, ritenne indispensabile un presente soffoca la nostra voce. Signore, nuovo modo di immaginare il rapporto tra il ruolo del papa e ascoltaci! quello dei vescovi e dei cardinali: per intenderci, che ruolo E chi può ascoltare il nostro lamento, se aveva il papa e quale ruolo aveva l’assemblea dei vescovi? La non ancora Tu, o Dio della vita e della Chiesa era una democrazia e il papa solo il notaio delle deci- morte? Tu non hai esaudito la nostra sioni? Da un lato non si poteva certo pensare di ibernare e bloc- supplica per la incolumità di Aldo Moro, care il ruolo del papa durante il Concilio, dall’altra il papa di questo Uomo buono, mite, saggio, in- doveva rispettare l’autonomia e la liberta dell’assemblea dei nocente ed amico; ma Tu, o Signore, vescovi e dei cardinali. La sua coscienza papale lo sollecitò poi non hai abbandonato il suo spirito im- mortale, segnato dalla Fede nel Cristo, a svolgere una funzione di sintesi fra le diverse anime dell’epi- che è la risurrezione e la vita. Per lui, per scopato. Si adoperò quindi per impedire la rigida contrapposi- lui. Signore, ascoltaci! zione di maggioranza e di minoranza e accompagnò il conflitto Fa', o Dio, Padre di misericordia, che delle interpretazioni con uno sforzo notevole per favorire il dia- non sia interrotta la comunione che, pur logo e la ricerca della verità. Succedere a Papa Giovanni non nelle tenebre della morte, ancora inter- era semplice, visto l’affetto e la stima che il mondo intero sen- cede tra i Defunti da questa esistenza tiva verso il Papa buono, anziano, e pieno di umanità e di cor- temporale e noi tuttora viventi in questa dialità. Per Paolo VI si trattò di riprendere la strada tracciata da giornata di un sole che inesorabilmente Papa Giovanni: il Concilio era ormai avviato da meno di un tramonta. Non è vano il programma del anno ma aveva richiesto tre anni di intenso lavoro organizza- nostro essere di redenti: la nostra carne risorgerà, la nostra vita sarà eterna! Oh! tivo. Il nuovo Papa aveva goduto della stima e dell’amicizia di che la nostra fede pareggi fin d'ora que- Giovanni XXIII, che proprio nei primissimi mesi del suo pontifi- sta promessa realtà. Aldo e tutti i viventi cato l’aveva nominato cardinale. Da arcivescovo di Milano in Cristo, beati nell'infinito Iddio, noi li ri- aveva avuto l’opportunità di vivere la prima Sessione del Con- vedremo! Signore, ascoltaci!

comunità redona 233 E intanto, o Signore, fa' che, placato dal- cilio dalla parte dei vescovi, cogliendone le attese, i problemi e la virtù della tua Croce, il nostro cuore puntualizzando il tema centrale della Chiesa nel suo atteggia- sappia perdonare l'oltraggio ingiusto e mento del dialogo, all’interno e all’esterno. In più si era reso mortale inflitto a questo Uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima conto che lo svolgimento dei lavori era in mano alla Curia vati- sorte crudele; fa' che noi tutti raccoglia- cana, ovviamente timorosa di troppe novità. E si era reso conto mo nel puro sudario della sua nobile che intorno a questo nucleo “romano” andava costituendosi un memoria l'eredità superstite della sua di- gruppo di vescovi – minoritario per numero, ma autorevole per ritta coscienza, del suo esempio umano influsso – che proclamandosi custode della Tradizione inten- e cordiale, della sua dedizione alla re- deva mettere in guardia da posizioni giudicate prossime all’ere- denzione civile e spirituale della diletta Nazione italiana! Signore, ascoltaci!" sia, quindi da contrastare in aula. Forse non casualmente il suo stato di sa- Terzo. Paolo VI si preoccupò di pianificare l’attività conciliare, lute si deteriorò da allora progressiva- stimolando il lavoro delle commissioni, nominando quattro car- mente e tre mesi dopo, il 6 agosto 1978 dinali moderatori, introducendo osservatori laici da 13 a 42, alle 21,40 si spense nella residenza di soprattutto aumentando il numero di teologi. Il frutto del Con- Castel Gandolfo. Lasciò dopo la sua cilio è racchiuso nei 16 testi promulgati, fra cui spiccano le 4 morte un bellissimo testamento (reso no- to il 10 agosto) nel quale confida le sue costituzioni pastorali: Sacrosanctum Concilium, Dei Verbum, paure, la sua esperienza di vita, le sue Lumen Gentium, Gaudium et Spes. Paolo VI era attento a debolezze, ma anche le proprie gioie per tenere conto delle istanze della minoranza, accettando alcune una vita donata al servizio di Cristo e variazioni, riservandosi alcuni temi. Si diceva infatti che su temi della Chiesa. Chiese un funerale sobrio, di carattere pratico il Papa temesse la pressione dei mezzi di senza riti particolari. Lasciò scritto infatti circa i suoi funerali: " [...] siano pii e informazione e volesse riservare alle sue decisioni problemi semplici [...] La tomba: amerei che fosse scottanti come le ordinazioni sacerdotali di uomini sposati, la nella vera terra, con umile segno, che in- riforma della Curia Romana, i matrimoni misti, l’attenzione al-le dichi il luogo e inviti a cristiana pietà. grandi ingiustizie e alle povertà del mondo intero, la questione Niente monumento per me”. del controllo delle nascite e le normative sulla contraccezione. Temi delicati che il Papa vuole affrontare con calma. L’atten- zione alla minoranza nasceva dal suo impegno a mantenere il massimo di uniformità nelle votazioni conclusive sui documenti, accettando inserimenti e suggerendo modifiche. Questi inter- venti che talora potevano far soffrire un po’ la maggioranza, accontentavano la minoranza, che si sentiva così di aderire e giungendo così a una pratica unanimità nell’approvazione dei documenti, delle costituzioni del Concilio. Molti interpreti sostengono che ci volle Papa Giovanni per osare di indire all’improvviso un nuovo Concilio – che colse di sor- presa l’intero mondo cattolico, assolutamente impreparato a tale annuncio –; è altrettanto vero che solo la personalità di Paolo VI poteva condurre l’imbarcazione conciliare, che dopo la prima sessione si ritrovava in mare aperto e senza una rotta prestabilita, consentendole – dopo attenta navigazione sotto la sua esperta guida – di approdare nuovamente in porto. Il pontificato di Montini, poi, è certamente segnato dai primi tre anni in cui si svolsero e giunsero a conclusione i lavori dell’assise, ma ben tredici anni intensi furono dedicati a molti- plicare ogni sforzo in vista di operare quel rinnovamento pa- storale, improntato a saggezza, equilibrio e gradualità, prefigu- rato dal Concilio. La novità del Vaticano II agli occhi di papa Montini va colta nell’alveo dell’immensa ricchezza di insegna- mento racchiusa nei suoi documenti. Da un lato nel cono di luce del Concilio la Chiesa può maturare una più approfondita consapevolezza di sé e della sua missione, ereditando un ricco tesoro di storie, di idee e di dottrine. Dall’altro, in fedeltà al Vaticano II, il Papa ha inteso guidare la rotta ecclesiale con grande sapienza, sfuggendo ai mugugni dell’ala tradizionalista e al dissenso e all’esagerazione talora del fronte troppo pro- gressista.

234 comunità redona L’India una sfida per i cristiani

Nella giornata missionaria del 19 ottobre abbiamo dedicato la predicazione ad alcuni aspetti della presenza dei cristiani in India. Sul tema dell’India era stato dedicato anche l’itinerario del “Lontano presente” tenuto al Qoelet. Riportiamo lo schema delle prediche: nella sua semplicità e quasi approssimazione, ci può fornire qualche elemento anche per comprendere notizie e conoscenze che ci giungono dalla cronaca in maniera frammentaria.

Un mosaico di culture e dell’induismo. lizzazione del XVI e XVII secolo e di religioni Il cristianesimo è arrivato in India, che provengono in maggioranza L’India è un osservatorio interes- secondo la tradizione, fin dai da ambienti commercianti e con- sante del mondo prossimo ventu- primi secoli della nostra era; tadini; e i nuovi convertiti del XIX ro. Esso raccoglie tutti gli aspetti l’apostolo Tommaso avrebbe e XX secolo, legati a categorie so- che caratterizzano il nostro mon- evangelizzato l’India del sud (il ciali marginali, “intoccabili” o do “postomoderno”, “globalizza- Kerala attuale) nel I secolo, prima “dalit”, provenienti dagli strati in- to”: la questione demografica, il di essere martirizzato nei pressi di feriori della società indù e dai potere della tecnica e dell’econo- Madras, dove la sua tomba è pre- gruppi tribali che vivono ai mar- gini della società. Il cristianesmo mia, il rispetto del creato, la con- ziosamente conservata. La pre- indiano è stato dunque profonda- vivenza di culture e religioni di- senza dei cristiani, rimasta sem- pre marginale, fu rilanciata dalle mente segnato dalla società indu verse. L’India è abitata da più di missioni europee del ‘500, e dal suo sistema delle caste. Tra un miliardo di persone, in mag- quando i portoghesi impiantarono un ricco commerciante del Kerala gioranza giovani; un paese in il cattolicesimo e i danesi il prote- appartenente a una casta alta la piena espansione demografica ed stantesimo. I cristiani oggi sono il cui famiglia è cristiana da più di economica, in atto di diventare 2,3%, la terza comunità religiosa un millennio e un aborigeno del una delle maggiori potenze mon- dell’India, dopo gli indù (82%) e i nord-est dell’India recentemente diali; una società che unisce gli musulmani (12,5%). Essi sono di- diventato avventista, c’è un conti- aspetti di un’accentuata moder- visi in diverse confessioni (16 mi- nente! nità scientifica e tecnica e di una lioni sono cattolici, 8 milioni cultura secolare ricca di tradizio- sono protestanti o ortodossi) e La presenza del cristianesimo ni e mitologie; la più grande de- sono molto diversificati al loro in- Anche se il cristianesimo è arriva- mocrazia del mondo segnata terno anche sul piano sociolo- to in India fin dal primo secolo, però da profonde differenze so- gico. Semplificando, si potreb- ancora oggi la religione cristiana ciali e castali; un vero mosaico di bero distinguere i cristiani di vec- è sentita come una religione “stra- culture e di religioni, patria del chia data, discendenti dai conver- niera”. Non solo perché effettiva- buddismo (oggi quasi inesistente) titi delle prime ondate di evange- mente esso è venuto da “fuori”,

comunità redona 235 ma anche perché le comunità cri- di frontiera; in particolare le sfide più dicerie e dei pregiudizi verso stiane sembrano formare delle che ad esso vengono dalla sua di loro; accuse di lavorare per la “isole culturali” che male si inte- pretesa universale: dall’incontro disintegrazione della nazione; grano con l’ambiente circostante. del vangelo con tutte le culture e sempre più spesso i cristiani sono Con il Concilio è ripartito un cer- con le diverse tradizioni religiose vittime di azioni punitive da parte to sforzo di inculturazione soprat- e dalla sua pretesa di essere una di indù radicali: vengono aggredi- tutto a livello di liturgia; che è ri- buona notizia per tutti gli uomini te delle persone, saccheggiati dei masto abbastanza in superficie. e per tutti gli aspetti della com- beni, incendiate delle chiese. La Gli adattamenti liturgici proposti plessissima realtà umana. da alcuni teologi e approvati dai Repubblica indiana, anche se di vescovi si sono trovati di fronte al- La “minaccia cristiana” maggioranza indù, è un paese lai- la complessità e disomogneità del I cristiani sperimentano attual- co; ma da almeno dieci anni il na- popolo di Dio e delle diverse mente un calo del loro tasso di zionalismo laico sta perdendo la “culture” che lo caratterizzano; crescita, legato anche ai processi sua forza a profitto dell’induismo per cui certi riti e certi simboli di urbanizzazione dei modelli di politico che pratica una discrimi- vengono legati a una tradizione vita. Questo comporta, per esem- nazione tra i diversi gruppi sociali piuttosto che a un'altra, a uno pio, l’adozione dei metodi di con- a partire dalla loro affiliazione re- strato sociale piuttosto che all’al- trollo delle nascite, la generaliz- ligiosa e cerca in tutti i modi di tro. Difficile è stato anche trovare zazione dell’educazione e il di- frenare le conversioni, soprattutto i modi di tradurre le conseguenze stacco dalla religione, l’innalza- degli intoccabili, al cristianesimo sociopolitiche del vangelo in un mento del livello di vita e una e all’islam. paese democratico e “laico”, ca- mentalità secolarizzata, l’emanci- In queste condizioni difficili i cri- ratterizzato da profonde disugua- pazione delle donne e il rifiuto stiani in India hanno di fronte so- glianze, al quale non è possibile della tradizione; proporzional- applicare facilmente la dottrina mente i cristiani sono infatti più prattutto due compiti. Uno è quel- sociale della Chiesa come si fa in urbanizzati degli indù o dei mu- lo dell’inculturazione, che cerca Occidente o in America Latina. In sulmani. di radicare il cristianesimo in una un paese molto religioso, dove il Nonostante questo, si diffonde cultura profondamente segnata dialogo tra le religioni è stretta- anche la percezione della “mi- dall’induismo. L’altro è quello di mente legato a problemi politici è naccia cristiana”, alimentata so- farsi carico delle povertà e delle particolarmente importante che i prattutto dalle organizzazioni ingiustizie più gravi, di difendere i cristiani imparino a ben situarsi in estremiste indù e dagli attacchi dalit o intoccabili e i loro diritti, una società plurireligiosa; è una che questa propaganda favorisce. lottando contro il sistema delle delle ragioni per le quali da qual- Il ruolo giocato dalle organizza- caste. I cristiani indiani, nel con- che anno si cerca di elaborare zioni cristiane per la difesa dei di- testo di crescenti attacchi di un in- ’ una “teologia dell armonia”; valo- ritti degli intoccabili e degli abori- duismo fondamentalista e nazio- re che appartiene al patrimonio geni, e la conversione di molti di nalista, cercano di conciliare il lo- culturale dell’India, che porta ad loro al cristianesimo, suscita l’irri- evitare i confronti e ad accogliere tazione delle alte caste indù. E ro desiderio di costruire una Chie- la diversità come una ricchezza. l’altra ragione del fastidio suscita- sa per l’India e la lotta contro le La Chiesa da un po’ di tempo in- to dalla presenza dei cristiani è ingiustizie della società indiana. coraggia fortemente il dialogo in- che, se essi contano poco sul pia- Si capisce quanto sia interessante terreligioso; ma non è facile. Gli no politico, occupano in maniera conoscere la Chiesa che è in In- indu, i musulmani, i buddisti, i significativa uno spazio sociale dia; essa sta affrontando i due sikh non amano sentirsi dire che attraverso le loro istituzioni edu- compiti dell’evangelizzazione ri- Gesù Cristo è il solo e unico sal- cative e sanitarie: queste attività lanciati dal Concilio (incarnazio- vatore: essi sono convinti di avere sono molto apprezzate dalla po- ne del vangelo nella storia e presa già a loro disposizione, nelle loro polazione e hanno acquistato una in carico delle speranze e delle rispettive religioni, tutti i mezzi visibilità internazionale, anche angosce degli uomini di questo necessari alla salvezza così come grazie al carisma di madre Teresa; tempo) in una parte rilevante del loro la concepiscono. La sfida esse suppongono degli investi- mondo “moderno” dove la “glo- dunque dei cristiani in Asia è menti finanziari che superano le balizzazione” ci mette di fronte a quella di annunciare Gesù Cristo capacità dell’India e che proietta- ’ come salvatore degli uomini, sen- no sulle Chiese un’immagine di grandi sfide: quella dell unire la za che questo costituisca un’esclu- potenza che alimenta le paure de- tradizione con la modernità, quel- sione delle esperienze religiose gli indù. la di coniugare sviluppo e rispetto che i loro amici vivono nelle loro La crescita del nazionalismo indù, del creato e della giustizia, quella religioni tradizionali. Proprio in a partire dagli anni ’80, ha portato di far incontrare culture e religioni India e nelle terre d’Asia il cristia- a un atteggiamento di “controllo” diverse al servizio della verità del- nesimo sta vivendo alcune sfide dei cristiani; si diffondono sempre la condizione umana.

236 comunità redona che per giunta sono tra quelle che si fanno ‘tutti i giorni’. Vuol dire che la vita è cam- biata: la vita domestica in casa parroc- chiale, la paternità-fraternità tra preti, la predicazione, le riunioni, l’insegnamento della religione a scuola, il collegamento con i gruppi e le realtà della comunità e del territorio, i sacramenti, la progettazione pastorale, l’aggiornamento, sono alcune di queste. Diventare prete è insieme metter su casa e famiglia, iniziare una nuova attività lavorativa. Quello che sono va messo in gioco di nuovo, cioè in modo nuovo. Il mio per- corso non è già materiale da consegnare all’archivio e il presente suona come un invito a essere umile e ad ascoltare: è meraviglia. Le persone che mi sono più vicine in questi mesi sono coinvolte dal cambiamento come lo sono io: ciò che sono abituato a vivere come personale ha un risvolto pubblico e forse questa è una delle cose che avvengono quando si decide da che parte stare nella vita. È ottobre, il mese in cui i percorsi annuali della comunità, partiti a settembre, entrano nella loro fase operativa e l’agenda del curato si riempie, tempo prezioso di incon- tro e di ascolto della realtà: cosa fa la comunità di Redona per raccontare la sto- ria d’amore tra l’uomo e Dio? Cosa dice Per cominciare agli uomini che abitano qui? Quali sono le storie, i tesori che essa custodisce? Cosa Prime impressioni di don Marco chiedono i suoi poveri, i suoi ragazzi, i gio- vani, gli adulti? Ma è anche tempo di muo- versi e di discernere, di indicare dove Benvenuto, noi ti aspettiamo, grazie, ti fac- andare. Mi sto accorgendo che si fa il pos- cio i miei auguri, c’è tanto da fare, qui sono sibile perché le nostre domande siano sempre venuti curati in gamba, noi ci prese sul , perché ci sia lo spazio per siamo, cosa intendi fare?… una condivisione e per uno scambio di Sono frammenti, espressioni che rivelano esperienze e di punti di vista. Non si vuole accoglienza, attesa e anche un po’ di trepi- semplicemente fare quello che si è sempre dazione per un passaggio significativo di fatto, limitarsi a soffiare sui tizzoni di tradi- consegne che interessa tutta una comunità zioni in via di consumazione, pur consape- e il mondo di relazioni, bellissimo, di cui voli della loro capacità di interpretare gli essa palpita. uomini di ieri… Si vorrebbe invece, proprio Confesso, ma in fondo lo si pensa tutti, che a partire da questa preziosa eredità, riuscire ‘preti si diventa’ un po’ alla volta e che a dare fiato allo Spirito che arde nell’uomo l’esperienza dell’esserlo per davvero cam- di oggi e racconta già quello di domani. bia le cose: proprio come per lo sposo che Forse per questo il Vangelo è al centro dei volesse comprendere già in anticipo tutto discorsi che facciamo e non rinunciamo a della vita coniugale. Quello che anima i interrogarlo quando leggiamo i giornali, miei pensieri è il senso della scoperta: sono quando avviene qualcosa di significativo tante le cose che comincio a fare solo ora e intorno a noi.

comunità redona 237 L’anno liturgico, che ha a Pasqua il suo chi è venuto prima di me. punto di raccolta e la sua fonte, è il primo Mi pare già un miracolo che anche strumento, così umile e fragile e nello quest’anno sia iniziata la catechesi, che stesso tempo così ricco e potente, con il siano partiti gli ateliers degli adolescenti, i quale la Chiesa raccoglie questa sfida. In laboratori di teatro, il gruppo handy, i ser- questo momento la domenica ritorna in vizi di ascolto e accompagnamento, lo spa- chiesa il fiume dei nostri ragazzi: con loro zio compiti, il cortile, il bar, le pulizie. È è ricominciata la catechesi e l’oratorio è veramente un miracolo che tutto si regga tornato a riempirsi. In questi giorni, uno ad sulla scelta volontaria di tanti di fare un piccolo regalo a tutti. Don Patrizio amava dire che tutto questo ha bisogno di un’anima, cioè di qualcuno che dia l’anima. Far vedere che è credibile e impe- gnarsi fino in fondo essendo i primi a con- dividere il bisogno: storia di una perla tro- vata e di un campo comprato… Una delle cose più impegnative dell’inizio dell’anno pastorale è salutare chi lascia un servizio e trovare chi lo assume: siamo pro- prio tanti! È anche una delle cose per cui più ho avvertito la preziosità dei collabora- tori. È anche una delle cose più edificanti, perché fa capire qualcosa della fatica che facciamo a tenere insieme le nostre cose e anche della nostra buona volontà, nono- uno, si aprono i diari dei vari percorsi che stante tutto. Come prete mi sento del tutto animano la nostra comunità e nei quali mi dentro questo movimento: quando fatico a sforzo di entrare con rispetto e delicatezza: mettere al suo posto la preghiera quoti- fin dall’inizio ho sentito che la struttura è diana, quando avverto che ho bisogno di solida e che può reggere la transizione; non studiare di più di così, quando c’è un devo temere se per diventare un punto di riferimento attendibile e sicuro ho da com- piere alcuni passaggi. Rimane comunque una certa ansia perché, nonostante tutte le precauzioni, e meno male, questa fase di passaggio non manca di disorientare, e forse proprio i più fragili, i più esposti sono quelli che lo avvertono di più: è impegna- tivo raccontarsi nuovamente. E però, men- tre matura un’esperienza in grado di inter- pretare e di discernere, è comunque neces- sario partire, cominciare. Sono tante le per- sone che cercano gli aiuti più diversi… Di volta in volta i loro racconti ci fanno essere un po’ più senza-lavoro, un po’ più stra- nieri, o semplicemente più poveri, o madri e padri preoccupati, ragazzi soli… Anche gli sguardi hanno tanto da insegnare, come gruppo di ragazzi per i quali mi rivelo poco quelli di chi sente la mancanza di un riferi- coinvolgente… tentare, aspettare, rinun- mento che sapeva ormai di famiglia e di ciare? La partita è più aperta che mai. chi aspetta di capire se e come potersi È forse presto, anzi lo è sicuramente, per fidare, se nell’uomo c’è di nuovo qualcuno fare bilanci ma si sa che un bilancio nasce che ha piacere di portare un po’ del proprio strada facendo e a volte può essere utile bagaglio per un altro tratto di strada. Tra le vedere il cantiere prima dell’edificio altre cose questo mi fa ricordare il cuore di finito… anzi sicuramente lo è sempre. Così

238 comunità redona vi dirò semplicemente quello che vedo: annuali, i rapporti con le compagnie tea- tanti ragazzi, il nostro oratorio per loro è trali, le cooperative e i centri culturali. davvero ospitale anche se, come anche Tra noi abitano diverse persone straniere: i altri ritengono, c’è ancora poco spazio per loro ragazzi partecipano alla catechesi, il versante femminile. Noi responsabili vanno a scuola, nascono, crescono, lavo- stiamo solo cominciando a immaginare rano, si sposano, si ammalano, muoiono come far sentire un po’ più a loro agio le nel nostro quartiere. In altre parole vivono ragazze. Probabilmente ciò richiede una tutte le stesse esperienze fondamentali che più forte presenza femminile di quartiere da cristiani abbiamo sempre ritenuto signi- nell’animazione del cortile e alcune inizia- ficative e che abbiamo sempre sottolineato tive di socializzazione, di gioco e di labo- anche con la vita ecclesiale, con la pratica ratorio che tengano più dei sacramenti. Per conto di questa sensibi- questo ci impegniamo a lità. Vedo anche che ci non lasciarli soli e a sono tanti adolescenti porre le basi per uno che si fermano fuori scambio sereno e reci- della porta. Per quanto proco. capisco dipende in Infine custodiamo tra buona parte anche da noi alcune perle di me e c’è una dose di grande valore che ve- fatica in più che loro dono il mondo da una meritano e che va prospettiva fuori del messa in campo da comune e hanno abilità parte mia. Mi fa pen- diverse da quelle dei sare molto la difficoltà più. Attorno a loro in che provano assieme ai questi anni si è andata giovani a vivere con costruendo una rete di spontaneità il ritrovarsi assieme alla comunità solidarietà fatta di cristiana che prega, incontri veri, di gesti di celebra, esprime la affetto e di amicizia che propria fede. Comun- hanno avvicinato e aiu- que li vedo onesti e tato molti: un piccolo sinceri nel modo di segno che ha continua- rapportarsi a Dio e mente bisogno di cura anche molto umani e che continuerà ad quando scelgono di esserci solo per la dedi- porsi a servizio con intelligenza e apertura zione e la sensibilità dei volontari. verso il mondo. Penso che probabilmente Nello scrivere ho solo sfiorato la realtà qualcuno di loro sarebbe contento di poter delle cose rischiando di presentarla come discutere di tutto questo seriamente e che si una macchina troppo complessa e troppo possa provare a formulare delle proposte pesante per essere governata. In realtà tutto anche ulteriori agli incontri di atelier. parte da alcuni punti saldi e idee di fondo, Trovo entusiasmante il grande slancio verso dalla disponibilità a condividere la pas- la città e le istituzioni che anima ogni per- sione per il Vangelo con alcuni – numerosi corso. Ciò non va ancora di pari passo con in verità – fratelli, dall’impegno a lavorare la mia comprensione della realtà cittadina un po’ per capire il mondo in cui viviamo e e istituzionale e quindi vedo davanti a me dal coraggio di scegliere una direzione di un bel po’ di approfondimento da fare in marcia. Torna allora particolarmente pre- questa direzione. A questo impegno corri- zioso il riferimento quotidiano alla casa sponde una fetta piuttosto grossa dell’atti- parrocchiale e ad una tavola attorno alla vità pastorale: la collaborazione con la quale discutere e anche assumere la giusta scuola, l’attività dell’Osservatorio minori, il distanza dalle cose, figura certo incompiuta progetto territoriale e la collaborazione con ma significativa di un’altra tavola attorno la quinta Circoscrizione, i servizi sociali, le alla quale tutti noi facciamo esercizio di convenzioni e la stesura dei progetti fraternità.

comunità redona 239 realtà può essere finta e più dipendente di altri mondi ideali da un soggettivismo for- male che sconfina nell’immaterialità della il- lusione. E se un giocatore vuole ad un certo punto vedere la corrispondenza delle regole alla realtà (ed ha magari bisogno di realiz- zare liquidi da quei valori fittizi), il castello Note artefatto si sgretola, trascinando con sé an- che la realtà ormai schiava della finzione. Occorre poi che qualche organismo subentri di politica a restituire realismo. È questo il compito a cui oggi sono chiamati gli organismi politici, cioè a correggere la finzione finanziaria che aveva costruito un sistema a sé stante, di- ventato, per via di fiducia indotta, così forte CRISI FINANZIARIA da sembrare reale e non scalfibile. Perciò sono ora chiamati al soccorso la politica e il L’eccezionale (e proprio imprevedibile?) crisi suo primato, dopo che proprio dal mercato e dei mercati finanziari preoccupa stavolta dalle sue regole la politica era stata sbeffeg- non solo una ristretta élite di appassionati e giata non appena si fosse permessa di di fruitori privilegiati d’economia, ma ango- creare controlli, che erano derisoriamente scia tutto il mondo che dalla finanza dipende definiti “lacci e lacciuoli” che inceppavano ormai in ogni sua manifestazione econo- l’economia. mica. Non è nostra intenzione né nostra ca- Ora molti, anche sulla nostra stampa, gri- pacità svolgere qui un discorso tecnico né dano che la crisi attuale non mette in crisi il tanto meno esaustivo, ma solo portare al- liberismo, ma una gestione sbagliata del li- cune riflessioni etico-antropologiche, che berismo; che un conto sono i controlli e altro sono a noi più consone. sono gli inceppi. Ad essi si potrebbe rispon- La finanza è stata talmente creativa da dere che tutti i grandi fenomeni ideologici creare un complesso e raffinato sistema di storici soggiacciono a questa regola e ai li- quotazioni di titoli che assomiglia ad un vero miti della gestione. Anche il comunismo, ad e proprio “gioco”, immettendovi prodotti per- esempio, è caduto perché il giusto principio fino fraudolenti. Esso infatti pare che non della comunanza dei beni è stato gestito – posi su basi di realismo sostanziale, ma su per male congenito – contro la responsabile una serie di valutazioni interessate o emo- libertà dell’uomo che si è ad esso ribellata. tive e comunque fiduciarie. Pare, cioè, che i Ma non si tratta solo (e però anche) di ca- titoli finanziari non rispecchino effettivi valori renza di controlli (per noi, della Banca Cen- dei beni che essi rappresentano, ma che trale Europea), ma soprattutto della man- traggano la loro forza da un valore indotto cata regolazione sociale del mercato, nel arbitrariamente. Infatti spesso ad un’azienda nome di una deriva liberistica che affida solo sana non corrisponde un titolo di borsa al- e tutto ad un controllo, che spesso poi non trettanto sano, ma un titolo che viene impo- c’è, e nulla concede alle regole previe, che sto da ragioni e da attese di speculazione. coinvolgono l’etica del bene comune. Il fatto Sono subentrate “banche d’affari”, tendenti è che – come il comunismo – anche il capi- a fare lucro spesso senza fondamento e talismo liberistico ha al suo interno un tarlo senza scrupoli, non a sostenere l’economia micidiale etico che lo mina: la riduzione reale. Perciò la finanza non risponde più della persona dell’uomo ad individuo cen- all’effettiva realtà della produzione di beni, e trato su se stesso; la visione della regola co- però condiziona nell’immaginario e nei com- mune come intralcio all’arbitrio del singolo portamenti ed ora anche negli effetti econo- non come limitazione dell’egoismo indivi- mici anche il mondo dell’economia reale. dualistico. E anche nel caso in cui – come Questo gioco, veramente immaginario, ora – chiede l’intervento della società a cor- regge finché resiste la fiducia dei giocatori reggere le distorsioni, il liberismo lo fa per ri- nelle regole del gioco imposte e negli altri dare nuovamente primato all’individuo, risa- giocatori. Così un mondo che sembra accet- nato dallo Stato, non per ricreare le basi di tare solo dati materiali quantitativi (i soldi e una relazionalità condivisa e solidale. Se ne la ricchezza) ha scoperto che anche questa é accorto anche il ministro Tremonti, che, da

240 comunità redona irriducibile liberista, sta diventando sempre ministro Gelmini, quasi a indicare che la più paladino di un mercato regolato e finaliz- scuola è attività improduttiva e passibile per- zato ad una specie di bene comune. Qual- ciò di essere più accettabilmente ridimensio- cuno afferma che, nello smantellamento nata. Le uscite del ministro Brunetta alimen- dello Stato sociale, si profila la figura dello tano questa sensazione, quando lamenta Stato padrone, che interviene prepotente- che i docenti lavorano poche ore e quindi mente e in maniera centralistica laddove devono essere pagati corrispondentemente. sono aziende in crisi, occupando la società Come se un disoccupato non avesse di che molto più dell’antico Stato sociale (vedasi il lamentarsi perché, anche se non ha stipen- caso Alitalia). dio, però non lavora. Il discorso qui casomai Noi ora stiamo bevendo un calice amaro, è di investire in impegno didattico e forma- nella speranza che non ne soffra ulterior- tivo, e quindi anche economico, come fanno mente lo Stato sociale che sta subendo già le maggiori Nazioni europee. gravi attacchi con la disoccupazione, con la In ogni caso, quale che sia la motivazione sottrazione di risorse alla scuola, alla ricerca prevalente nell’intreccio delle tante, vor- e alle attività sociali locali. Ci auguriamo che remmo richiamare l’attenzione su alcuni ri- questa crisi serva a ripensare, in maniera sultati di tipo sociale che discendono dal ri- più complessa di quella predicata dal liberi- torno del maestro unico e che gettano sulla smo salvifico della Destra, i rapporti tra poli- riforma una luce più sintetica e magari a tica e mercato. Servisse a riportare al centro prima vista meno evidente. L’introduzione, la politica della persona, essa potrebbe in abbastanza recente, nella scuola elemen- un futuro, che ci auguriamo prossimo, es- tare della pluralità di docenti discendeva dal sere vista come una rivolta delle essenze fatto che la scuola elementare si avviava ad tradite (cioè di valori trascurati che si ribel- essere luogo di integrazione di tutti sulla lano) o – in senso filosofico – come una ete- base di una più alta e differenziata quantità rogenesi dei fini (cioè come emergere di di conoscenze e di un lavoro di equipe plu- nuove finalità diverse da quelle previste). ralistico. Del resto, nella sua semplificazione Sarebbe un male da cui si potrebbe trarre di “buon senso”, l’on. Bossi sosteneva la una lezione di bene. Purché passi alla sua preferenza per la pluralità di maestri svelta. perché si elimina così una possibile rigidità di rapporto: il maestro unico può incontrare il gradimento di singoli, e allora è positivo, ma può anche non essere in sintonia con il ELEMENTARI MINIME singolo bambino, e allora – dice sempre Bossi – meglio la pluralità, perché “tra tanti Lasciando da parte alcuni provvedimenti, di- ce ne sarà pure uno di buono”. Il maestro remmo più “neutri” (quali il ritorno del grem- plurimo amplierebbe quindi la possibilità di biule), che non danno adito a particolari con- gradimento differenziato e le probabilità di trasti, tra i tanti spunti di dibattito possibili inserimento, ed anche di buona qualità. In sulla riforma delle scuole elementari, avviata ogni caso, la scuola elementare italiana at- dalla ministro Maria Stella Gelmini, (sostitu- tuale passa per essere, comparativamente, zione del giudizio col voto, reintroduzione la scuola migliore in Europa. Ma c’è dell’al- pesante del voto di condotta…), vorremmo tro. isolare il tema del cosiddetto maestro unico. Sicuramente il maestro unico, benché possa Esso è stato sostanzialmente motivato in essere unificato e rassicurante punto di rife- sede pedagogica come ricerca di un riferi- rimento, non può più garantire l’acquisi- mento più semplice ed affettivamente più zione, per quanto minimale, di saperi, che unitario per il bambino, che sarebbe altri- diventano sempre più differenziati e specia- menti disorientato dalla presenza contempo- lizzati e che però devono essere appresi dal ranea di più docenti di riferimento. bambino del nostro tempo: pensiamo all’in- A questa motivazione se ne accompagna glese, all’informatica, all’educazione fisica, un’altra, assai consistente e però sottaciuta, alle nuove branche della matematica e alle che è quella del contenimento dei costi, im- loro metodologie didattiche… Il ritorno del posto dal ministro Tremonti. Non è senza si- maestro unico dà invece l’idea di una fasulla gnificato peraltro che le richieste di rispar- semplificazione dei saperi, ridotti all’antica mio del ministro Tremonti abbiano trovato triade leggere, scrivere, far di conto, che forse le linee di minor resistenza presso la tanto piace proprio a chi magari non ha mai

comunità redona 241 interessato, o non interessa più, né leggere ciale. Per di più, ciò avviene in un momento né scrivere né far di conto. E però leggere epocale in cui si intensifica nella nostra so- ora significa anche leggere e-mail e avere a cietà il contatto tra culture diverse e tra diffe- che fare continuamente con termini e locu- renze di base, che sarà – nonostante le zioni inglesi; scrivere significa anche usare rozze illusioni di qualcuno – inevitabile. E se telefonini e computer; far di conto significa colpiti sarebbero, per il momento, gli inse- anche usare strumenti elettronici e svilup- gnanti delle discipline curricolari, i quali sa- pare metodologie matematiche di tipo lo- rebbero drasticamente ridotti, a ruota, e con gico, e perciò altamente formative. ancor maggiore plausibilità, sarebbero col- Secondo noi al disegno di riforma sottostà la piti gli animatori, gli psicologi e tutte quelle fi- riduzione delle elementari ad una prospet- gure di sostegno e di integrazione che ora tiva “minimalistica” di semplificazione e im- contribuiscono, pur con alcune ipertrofie da poverimento dei saperi. Ma siccome i saperi ridimensionare, alla funzione di integrare che verrebbero esclusi sono oggi necessari tutti, propria della scuola di tutti. a tutti, ecco che la riduzione dei saperi ri- duce la qualità dell’integrazione di tutti, per- ché rinvia quell’acquisizione a processi e a FEDERALISMO TRA IL DIRE E IL FARE luoghi di apprendimento fuori della scuola o ad altri gradi di educazione, che non sono alla portata né delle tasche né dei talenti di L’esultanza del popolo della Lega per l’ap- tutti. La linea di demarcazione della scolarità provazione in Consiglio dei Ministri di un di- e della integrazione sarà quindi più drastica segno di legge delega sul federalismo obnu- e sempre più bassa. Si avrà quindi una bila la portata effettiva di questo provvedi- scuola elementare minima che istruisce tutti mento. Diciamo subito che ad un federali- al ribasso, e che lascia fuori una vera inte- smo corretto e praticabile non siamo contrari grazione moderna che avviene attraverso e che esso, spogliato da tutte le punte este- ben altra densità di saperi. E il Bergamasco rofobe, ci può trovare anzi consenzienti. Ma ignorante svilupperà sempre più gioconda- ci sentiamo di mettere in guardia la gente da mente – come già rivelano le statistiche – la chi le vuol far credere che il 3 ottobre 2008 logica dell’andà a laurà con scarsa cultura, sia suonata un’ora decisiva sul quadrante e sarà sempre più perdente di fronte all’im- della storia. Così in effetti non è. Si tratta in- migrazione incontenibile di manodopera de- fatti di un passo minimo e soprattutto ancora qualificata estera, più a buon mercato. vuoto. E che farà il maestro unico di fronte a tante Che cosa si è finora deciso? Il Governo ha incombenze? Curerà, come potrà e saprà, i deciso che venga assegnato alle Commis- pochi che potranno seguirlo; non potrà ri- sioni competenti un disegno di legge delega, spondere a quelli che gli chiedono di più e cioè una proposta di legge che serva a dele- trascurerà quelli che non possono seguirlo. gare al Governo i poteri di regolare la mate- Per conseguenza, si avrà una scuola che ria del federalismo. Quindi non c’è alcun sarà integrata da altre conoscenze acquisite contenuto ancora, ma solo una iniziativa del solo da chi può permettersele al di fuori Governo, che il Parlamento potrà trasfor- della scuola. E magari prospereranno gli af- mare in legge delega, sulla cui base di fari di cooperative private (dei “soliti noti”), nuovo il Governo potrà adottare uno o più che si dedicheranno al doposcuola di par- decreti legislativi. Dopo che le Commissioni cheggio o di sostegno privato, naturalmente avranno valutato il disegno di legge delega a pagamento, disancorato dal territorio lo- e il Parlamento l’avrà eventualmente appro- cale e da un disegno educativo complesso. vato, sarà creata una commissione parite- E si tornerà sempre più ad una società a tica con i rappresentanti dei diversi livelli isti- due (o più) velocità, basata meno sul merito tuzionali coinvolti e poi una Conferenza per- che sulle disponibilità economiche; e perciò manente degli enti interessati, presumibil- ad una scuola di fatto differenziata. Anche mente entro il 2009. Nella programmazione perché l’alto numero degli alunni (30 per stabilita dal Governo stesso, il Governo po- classe) difficilmente consentirà il recupero di trà emanare decreti legislativi contenenti le ritardi di preparazione e di maturazione. norme vere e proprie del federalismo entro La riforma quindi, secondo noi, chiama in ottobre 2010, che poi dovranno essere ap- causa non solo una visione pedagogica, più provati dalle due Camere. o meno settoriale, ma lo stesso Stato so- Peraltro, pur con tutte queste riserve legate

242 comunità redona all’iter procedurale, già non mancano criti- altri dovrà ancora inghiottirne prima di avere che rivolte a quel (poco) di scelte di merito una briciola di vero federalismo? Non si può che il disegno di legge delega compie. Più proprio conciliare il federalismo con una po- ancora che di critiche di tipo politico (posto litica più condivisa? che sul federalismo fiscale, almeno in appa- renza, il consenso è bipartisan), si tratta di valutazioni legate alla legittimità costituzio- ANCORA SENZA PREFERENZE nale dell’impostazione adottata dal Go- verno. Senza volerci addentrare in com- Se non fosse per una raccolta di firme pro- plesse disamine tecniche, si segnala che la mossa da Di Pietro e Casini, e quindi non proposta del Governo, a differenza di certo dai partiti maggiori, l’indebolimento quanto prevede l’art. 119 della Costituzione, della coscienza democratica e delle istitu- non sembra prevedere che gli enti autonomi zioni sta facendo passare senza colpo ferire possano con le risorse proprie (tributi propri, il divieto del voto di preferenza all’interno compartecipazioni, quote del fondo pere- delle liste partitiche elettorali. L’assenza del quativo) finanziare integralmente le funzioni voto di preferenza, già attuale per la legge loro attribuite, ma solo alcune (i livelli essen- elettorale del Parlamento italiano (il cosid- ziali delle prestazioni, ecc…). Inoltre, la pre- detto “porcellum”), sarebbe esteso, per vo- visione del riparto delle fonti di finanzia- lontà del Governo, anche alle elezioni del mento sembra seguire la distribuzione costi- Parlamento europeo, diventando così euro- tuzionale delle competenze legislative, pre- porcellum. Qualcuno giustamente parla di miando pertanto le Regioni (che hanno un “eletti nominati”, cioè imposti dalle oligarchie ruolo importante nella legislazione), anziché dei partiti che compilano le graduatorie, quelle amministrative (in cui preponderante dove essere nelle grazie dei capi di partito è invece il ruolo degli Enti locali, in primis conta di più che avere il consenso dei citta- dei Comuni). E tuttavia le spese sono con- dini. Il risultato è che l’eletto, anziché ren- nesse, com’è immaginabile, più all’attività dere conto agli elettori, risponderà pronta- amministrativa che alla funzione legislativa. mente al partito, cui solo deve la concreta Insomma, il federalismo fiscale, se non si possibilità di essere eletto. Emerge l’idea del corregge questa distorsione, minaccia di ri- partito come armata a disposizione del lea- creare un “centralismo” su base regionale, der, sempre più oligarchico, sempre più as- anziché consentire un più pieno raccordo tra sente dal territorio, ma sempre più obbe- azione e responsabilità finanziaria. diente al capo. È una forma di leaderismo Il percorso è quindi lungo e accidentato, e i strisciante. Si è restii ad usare l’espressione tempi sembrano addirittura ottimistici. Si di “deriva fascista”, perché ogni fenomeno tratta infatti di armonizzare adeguatamente storico si presenta sotto vesti diverse dal il federalismo fiscale con il principio di pere- passato, ma è difficile sottrarsi all’idea che, quazione tra Regioni “ricche” e Regioni “po- se non c’è qualche sussulto di coscienza ci- vere”. È prevedibile che interferiscano molte vile e qualche reazione conseguente, vera- turbative dei lavori, in quanto che nella coa- mente si stia cadendo in un – diciamo così – lizione di Governo sono presenti, oltre alla totalitarismo del leader. Lega, forze decisamente unitaristiche (come Un vero progresso democratico consiste- l’ex AN e molti deputati – in specie meridio- rebbe nell’operazione opposta e cioè nali – di Forza Italia). Calma coi brindisi, nell’approvazione di una legge che imponga quindi: è troppo presto, perché tra il dire e il ai partiti requisiti inderogabili di democrazia fare c’è di mezzo… già adesso lo Stretto di interna, come peraltro prevede la Costitu- Messina. È divampato proprio in questi zione repubblicana nel dimenticato art. 49 giorni di affanno finanziario il caso di quella Cost.. Oltre tutto, proprio per l’Europa ci sa- specie di ripianamento statale del debito del rebbe bisogno di promuovere forme di radi- Comune di Catania, che contraddice il prin- camento territoriale e sociale, se non la co- cipio della responsabilizzazione federale. stituzione di partiti con dimensione europea. Nel nome della questione di principio, la La riforma del Governo va in direzione con- Lega ha inghiottito anche questo rospo, traria: per l’ansia di potere, si inviano anche come ha inghiottito le leggi ad personam al Parlamento europeo pallidi esecutori della sulla giustizia a favore di Berlusconi, come volontà del Capo di casa nostra… Bella le- ha inghiottito la riforma Gelmini. Ma quanti zione di europeismo!

comunità redona 243 Una Casa civica a Redona

Sabato 11 ottobre è stata inaugurata, È con particolare piacere che partecipo a questa alla presenza del Sindaco, cerimonia: inaugurare la “Casa civica” di Redona la “casa civica di Redona”. I primi a entrare sono stati gli non è per me soltanto un atto istituzionale impor- anziani del “Centro Terza età tante e politicamente gratificante perché apparte- Negrisoli”: nente ad un progetto che l’Amministrazione ha a loro facciamo tanti auguri. portato a termine; è questa cosa ma è anche e Dovrebbero seguire altre associazioni soprattutto un atto che mi riempie di soddisfazione e attività che potrebbero costituire un interessante in quanto vede la realizzazione di un progetto che polo civico del quartiere. rappresenta il momento conclusivo di un percorso Riportiamo il discorso volto a garantire al quartiere degli spazi sociali di che in quell’occasione fu pronunciato identità e di riferimento, un progetto nel quale la dal Presidente della Circoscrizione. Circoscrizione che rappresento ha creduto e per la realizzazione del quale si è impegnata. La “Casa civica” che stiamo inaugurando è situata in un edificio “storico” per il quartiere: infatti, costruito alla fine del 1800, è stato sede del Comune di Redona fino al 1927, ha ospitato le scuole elementari fino al 1926 e successivamente ha svolto funzioni socio-culturali e ricreative con i circoli ENAL e ARCI. Inoltre nell’anno 1946 fu inaugurata la lapide in ricordo dei partigiani Guido Galimberti, Giovanni D’Amico e Albino Ressi. Oggi questa struttura è la Casa delle Associazioni, sorta con l’obiettivo di promuovere la costruzione di un quartiere “vivo“, attento ai cambiamenti in atto nella società e ai bisogni delle persone, un quartiere già caratterizzato da un forte interesse da parte dei suoi cittadini per i problemi del terri- torio e da un’intensa attività sociale.

244 comunità redona Infatti, Redona è ricca di associazioni e di gruppi di volontariato che da tempo si rivolgono ai suoi abi- tanti appartenenti alle diverse fasce d’età per pro- muovere nel contesto territoriale attività ed inizia- tive finalizzate alla promozione culturale, sportiva, al sostegno educativo e formativo, alle attività di aggregazione, di integrazione, di aiuto per anziani e disabili. Dare casa a queste funzioni e a queste attività significa farle vivere, attribuire ad esse rile- vanza e valore, coinvolgerle in un progetto più ampio di costruzione di una società attenta allo sviluppo ed alla crescita dei suoi cittadini. Per questo motivo la Circoscrizione ha promosso una Commissione Temporanea di Proposta compo- sta dai rappresentanti di tutte le Associazioni di Redona per elaborare un progetto propositivo-or- ganizzativo teso a predisporre uno spazio comune di incontro delle diverse realtà associative che ope- rano sul territorio, non per assegnare meramente “dei locali”, come in un condominio, ma per elabo- rare dei principi e degli obiettivi condivisi finaliz- zati a favorire uno scambio, un arricchimento, una visione d’insieme, un’attenzione allargata ai biso- gni di tutti e soprattutto, ne sono certo, con un occhio di riguardo alle situazioni di difficoltà, di marginalità, di integrazione, creando e mettendo in rete percorsi nei termini sopra esposti: cultu- rali, sociali, sportivi, ricreativi, educativi, forma- tivi, di solidarietà. Fin dall’inizio questa Commissione, che ha lavo- rato con estremo impegno, ha assunto la caratteri- stica principale della condivisione di analisi e obiettivi, ricercati con passione e convinzione da tutti i soggetti coinvolti, metodo questo utilizzato anche per altri importanti progetti realizzati in questa Circoscrizione (la Zona 30, il Piano dei Tempi e degli Orari) che ha posto il cittadino nelle condizioni di partecipare attivamente alla realizza- zione di progetti destinati a tutti, finalizzati a ren- dere la qualità della vita migliore. Il lavoro è stato fatto, ora le Associazioni di Redona hanno una casa, la “Casa civica”. Attualmente è in via di realizzazione la parte tecnico- istituzionale: regolamento e convenzione. La prima ad entrare nella “Casa civica” è un’asso- ciazione “speciale”: il Centro della Terza Età “Mar- cantonio Negrisoli”. Il variegato e dinamico mondo della terza età, oggi molto diverso dalla rappresen- tazione della vecchiaia, ha reso possibile la nascita di centri per far continuare a vivere esperienze pia- cevoli e per offrire positive opportunità alle per- sone che hanno raggiunto questo percorso della vita. Il nostro centro costituisce quindi una valida risposta ai bisogni di incontro e di relazione sociale

comunità redona 245 degli iscritti, alla promozione dell’autonomia e dell’autogestione. Il Centro Terza Età di Redona è dedicato a Marcan- tonio Negrisoli, il cui nipote, signor Gianpaolo Negrisoli è qui, con noi. Lo ringraziamo sentita- mente per la sua partecipazione e per quello della zia ultranovantenne. Vale la pena di soffermarci brevemente sulla note- vole figura di Marcantonio Negrisoli, sindaco di Bergamo, per sei anni: dal 1872 al 1878. Patriota risorgimentale di tradizione liberale, fu molto sti- mato anche per la sua umanità e la sua ragionevo- lezza, mostrandosi molto attento ed attivo nell’ambito del pubblico bene e nei confronti delle problematiche di una città che andava moderniz- zandosi. Avendo chiara coscienza che lo sviluppo di Bergamo si stava realizzando in pianura, compì, con le sue amministrazioni, una serie di interventi in Città Bassa che andavano a favorire il nuovo assetto cittadino: lo spostamento del Municipio da Città Alta a Città Bassa, la ridefinizione del nuovo centro cittadino, la realizzazione della nuova pian- tumazione del Sentirone. Per combattere il colera e per rendere più moderna la città vennero acqui- state le sorgenti di Bondo Petello, premessa alla futura realizzazione dell’acquedotto cittadino. Venne sistemato l’alveo del torrente Morla per evi- tare le ricorrenti inondazioni nella zona di Borgo Palazzo. Nel 1875 promosse il trasporto delle reli- quie di Simone Mayr e Gaetano Donizetti in Santa Maria Maggiore con la realizzazione dei due mau- solei. Quando nel 1878 si dimise, rimase nel Consiglio Comunale come Consigliere. Ed ora uno sguardo all’edificio completamente rin- novato. Gli iscritti al Centro “Negrisoli” entre- ranno e potranno frequentare un ambiente acco- gliente, confortevole, piacevole, punto di riferi- mento e di socializzazione per moltissime persone del quartiere. Un ambiente realizzato con cura e buon gusto, caratteristiche comuni all’intera ristrutturazione. Ringrazio di vero cuore tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione di questa importante opera. Ancora una volta auspico che tutti i progetti in atto nel territorio della Quinta Circoscrizione, segnatamente quelli a sostegno della famiglia, dell’infanzia, dell’adolescenza, dei giovani, degli anziani, dei disabili… possano trovare la loro rea- lizzazione in tempo utile: avremmo così compiuto quanto ci eravamo ripromessi all’inizio del cam- mino intrapreso insieme. SEBASTIANO SODDU Presidente V Circoscrizione

246 comunità redona Feste e Ricordi

Defunti Un caro saluto Mons. Santo Quadri è morto improvvisamen- te qui tra noi, nella sua abitazione di via Mar- MONS. SANTO il 16 ottobre scor- TRISTANO BARTOLOMEO GIOVANNI so. Era qui per una scap- ROSSI QUADRI FILIPPI pata tra i suoi, poiché (di anni 82) (di anni 88) (di anni 86) † 1-10-2008 † 16-10-2008 † 17-10-2008 egli viveva a Modena dove era stato vescovo stimato ed amato di quella città. Tra noi non era molto familiare per- Anniversari ché aveva trascorso la sua vita da prete e da GIUSEPPA vescovo in diverse parti ANNA LUIGINA d’Italia; e la parrocchia GHIRARDI SARTIRANI della sua infanzia e del- FINARDI ZANDA la sua giovinezza era † 3-11-2007 † 28-10-2007 RACHELE S. Messa S. Messa GARGANTINI stata Villa d’Almé. I mo- alle ore 18.30 alle ore 18.30 GALIZZI menti fugaci in cui è del 12-11-2008 del 14-11-2008 † 17-11-2002 stato tra noi, anche per alcune celebrazioni, ci ha lasciato un ricordo NATALINA ANNA di gentilezza e di TOFFETTI LUIGI MARCASSOLI profondità. Tra noi – GERRA SALVI VILLA † 17-11-1986 † 18-11-1993 † 21-11-2006 anche attraverso “Co- S. Messa S. Messa S. Messa munità Redona” che se- alle ore 18.30 alle ore 18.30 alle ore 18.30 guiva attentamente – del 17-11-2008 del 18-11-2008 del 21-11-2008 c’era una comune pas- sione alla Chiesa e un ricordo vivo del Conci- TERESA lio al quale lui aveva FRANCESCO SILVIO COLOMBO partecipato da giovane MANZONI BERTACCHI ANDREINI † 18-11-2007 † 27-11-1993 † 24-1-1995 e che era stato un riferi- S. Messa S. Messa S. Messa mento costante della alle ore 18.30 alle ore 18.30 alle ore 8 sua vita. Il funerale che del 24-11-2008 del 27-11-2008 del 24-1-2009 i parenti hanno celebra- to tra noi è stato un mo- mento semplice e inten- TERRY so di preghiera, di me- CALLISTO MERISIO FRANCA ANDREINI BONFANTI BERTA ditazione e di ricono- † 27-11-1949 † 28-11-2006 † 3-12-2004 scenza. S. Messa S. Messa S. Messa alle ore 8 alle ore 18.30 alle ore 18.30 del 27-11-2008 del 28-11-2008 del 3-12-2008

GIUSEPPINA LINDA ROSA AUGUSTO LORENZI PEREGO MILANI ANDREINI ANDREINI VITALI CATTANEO † 8-12-1976 † 5-12-1987 † 8-12-1998 † 11-12-2003 S. Messa S. Messa S. Messa S. Messa alle ore 18.30 alle ore 18.30 alle ore 18.30 alle ore 18.30 del 6-12-2008 del 6-12-2008 del 9-12-2008 dell’11-12-2008

Periodico mensile - Anno XXXIV- Poste Italiane Spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo - N. 358 - Novembre 2008 - Autorizz. trib. di Ber- gamo, N. 8 dell'8-6-1974 - Direzione: don Sergio Colombo (responsabile), Franco Pizzolato - Redazione: Roberto Alfieri, Marta Antoniolli, Arturo Bonomi, don Lino Casati, Anna Cassani, don Sergio Colombo, Stefano Fojadelli, don Tino Galizzi, Francesca Gelmini, Sandro Lorenzi, don Patrizio Moioli, Andreina Paris, Serena Paris, Filippo Pizzolato, Franco Pizzolato, Claudio Salvetti, don Marco Scozzesi. Proprietà: Parrocchia di S. Lorenzo Martire - Quartiere di Redona (Bg) - sede: via Leone XIII, 15 - Bergamo - Tel. 035/341545 - Fotocomposizione e stampa: ditta Quadrifolio (Azzano S. Paolo - Bergamo)

comunità redona 247 PERIODICO MENSILE - Anno XXXIV Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo

2008 Novembre 358

Noi diventiamo uomini impa- rando da altri che ci precedono Sottoscrizione 2009 e ci fanno da modello. Anche la nostra vita cristiana si forma così: vedendo vivere dei cri- stiani, entrando a far parte di una comunità di cristiani. La nostra fede si nutre concreta- mente di una serie di legami e di esempi, ai quali siamo debi- tori. Per questo la festa dei Santi è piena di gioia: è l’occa- ordinario 15 sione in cui si ritrovano, in [ maniera riconoscente e commo- vente, tanti amici. Ognuno di noi ha i suoi Santi particolari. La comunità, da parte sua, non Preghiera durante la pausa di pranzo nello stabilimento manca di indicarci, sul filo di postale 20 della General Motors. [ certe circostanze e occasioni, alcune figure di cristiani che ci possono aiutare a fare da riferi- mento per il cammino cristiano che dobbiamo fare in tempi non sostenitore 25 facili come sono i nostri. In que- [ sto numero di novembre – I Santi mese dei Santi e dei Morti – offriamo un po’ di materiale di riflessione e meditazione, benefattore .... legato a tre figure di cristiani [ incontrati da noi in questi tempi.

È il momento in cui raccogliamo l’adesione e la sottoscrizione an- nuale. La quota (modesta ci sembra) che chiediamo è soprattutto un modo di non imporre il bollettino a tutti coloro che abitano nel quartiere, ma di rispettare la libertà di chi lo richiede. La ge- nerosità poi di tanti che lo apprezzano permette di sostenere le spese della sua pubblicazione. Noi cerchiamo di mettercela tutta per comporre le circa 250 pagine annuali, che sono impegnative per chi le scrive e per chi le legge. La nostra scelta, infatti, è quella di fornire uno strumento di formazione cristiana, offrendo una serie di materiali di lettura e di riflessione, una piccola mi- niera da cui ciascuno di noi può trarre nutrimento per la sua vita di fede. I diversi “articoli”, composti collegialmente da una reda- zione, si riferiscono quasi tutti a percorsi fatti in comunità, nella predicazione, nella catechesi, nelle diverse proposte formative. E hanno due direzioni: da una parte cercano di far conoscere e di rendere ragione del discorso cristiano proposto agli uomini del nostro tempo; dall’altra parte cercano di leggere questo nostro tempo, cercando di valutarne alla luce della fede gli aspetti so- ciali, politici e culturali che costituiscono l’orizzonte della nostra vita e della nostra testimonianza cristiana. A questi due aspetti se ne aggiunge un terzo, più leggero e più facilmente fruibile: è lo sforzo di documentare, con molta discrezione, aspetti, volti e av- venimenti della parrocchia e del quartiere; spesso con servizi fo- tografici che fanno immaginare e pensare la piccola storia che si svolge attorno a noi. Ringraziamo quelli che ci sostengono e ci incoraggiano. Chie- diamo a chi fa un po’ fatica di apprezzare comunque lo sforzo che facciamo per parlare seriamente del vangelo e della fede a tanti amici che ci pongono continue domande e obiezioni sul no- stro essere cristiani. Suggeriamo che il bollettino venga fatto co- noscere alle persone nuove che arrivano nel quartiere. Grazie, sa- luti cordiali, pace e serenità a tutti.