QUADRO CONOSCITIVO QC

Comune di Traversetolo

Provincia di

Comune di Traversetolo

PIANO STRUTTURALE COMUNALE (P.S.C.) Variante specifica 2018 – Documento Preliminare

QUADRO CONOSCITIVO

AMBITER s.r.l. v. Nicolodi, 5/a 43126 – Parma tel. 0521-942630 fax 0521-942436 www.ambiter.it [email protected]

DIREZIONE TECNICA A CURA DI dott. amb. Davide Gerevini dott. ing. Michele Neri dott. amb. Claudia Giardinà

dott. amb. Roberto Bertinelli

dott. amb. Benedetta Rebecchi

CODIFICA 1 6 6 3 - Q C - 0 1 / 1 8

ELABORATO DESCRIZIONE

QC Quadro Conoscitivo

04

03

02

01 giugno 2018 D. Gerevini B. Rebecchi R. Bertinelli D. Gerevini M. Neri Documento Preliminare

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INDICE

1 ASPETTI DEMOGRAFICI E URBANISTICI ...... 3

1.1 LA DINAMICA DEMOGRAFICA COMUNALE ...... 3 1.2 LA COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE ...... 6 1.3 LA POPOLAZIONE STRANIERA ...... 9

2 QUALITÀ DELL’ARIA ...... 10

2.1 PIANO ARIA INTEGRATO REGIONALE (PAIR) ...... 10 2.2 REPORT ANNUALE 2016 DELLA QUALITÀ DELL’ARIA– RETE REGIONALE (PARMA) ...... 11

3 QUALITÀ ACQUE SUPERFICIALI ...... 16

3.1 REPORT ARPAE SULLO STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI ...... 16

4 QUALITÀ ACQUE SOTTERRANEE ...... 24

4.1 REPORT ARPAE SULLO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE ...... 24

5 RIFIUTI ...... 29

5.1 IL PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI (P.R.G.R.) ...... 29 5.2 LA GESTIONE DEI RIFIUTI NEL COMUNE DI TRAVERSETOLO ...... 33

6 RADIAZIONI NON IONIZZANTI – ALTE FREQUENZE ...... 35

6.1 INQUADRAMENTO ...... 35 6.2 EMITTENZE RADIOTELEVISIVE ...... 35 6.3 STAZIONI RADIO BASE (INSTALLAZIONI PER LA TELEFONIA MOBILE) ...... 36 6.4 MISURE DI CAMPO ELETTRICO ELETTROMAGNATICO ...... 37 6.4.1 Verbale di accertamento di Misure di campo elettromagnetico presso la località Guardasone nel Comune di Traversetolo. Esponente Comune di Traversetolo...... 38

7 APPROFONDIMENTI CONOSCITIVI SULLE AREE DI PREVISIONE DI MAGGIORE RILEVANZA ...... 44

7.1 PREMESSA ...... 44 7.2 NUOVO AMBITO DI RIQUALIFICAZIONE ART**P “EX ALLEVAMENTO DRUGOLO” (V2018-1A) ...... 44 7.2.1 Rumore ...... 44 7.2.2 Risorse idriche ...... 45 7.2.3 Suolo e Sottosuolo ...... 48 7.2.4 Biodiversità e Paesaggio ...... 54 7.2.5 Mobilità ...... 61 7.2.6 Modelli insediativi ...... 61 7.2.7 Pianificazione sovraordinata ...... 61 7.3 NUOVO AMBITO APC**D (V2018-1B) ...... 65

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7.3.1 Rumore ...... 65 7.3.2 Risorse idriche ...... 65 7.3.3 Suolo e Sottosuolo ...... 66 7.3.4 Biodiversità e Paesaggio ...... 72 7.3.5 Mobilità ...... 77 7.3.6 Modelli insediativi ...... 77 7.3.7 Pianificazione sovraordinata ...... 78 7.4 NUOVO AMBITO APC**C (V2018-2A) ...... 80 7.4.1 Rumore ...... 80 7.4.2 Risorse idriche ...... 81 7.4.3 Suolo e Sottosuolo ...... 83 7.4.4 Biodiversità e Paesaggio ...... 89 7.4.5 Mobilità ...... 96 7.4.6 Modelli insediativi ...... 96 7.4.7 Pianificazione sovraordinata ...... 96 7.5 NUOVO TESSUTO CONSOLIDATO A MAMIANO (V2018-2E) ...... 99 7.5.1 Rumore ...... 99 7.5.2 Risorse idriche ...... 100 7.5.3 Suolo e Sottosuolo ...... 102 7.5.4 Biodiversità e Paesaggio ...... 108 7.5.5 Mobilità ...... 115 7.5.6 Modelli insediativi ...... 115 7.5.7 Pianificazione sovraordinata ...... 115 7.6 NUOVO AMBITO ART**Q “EX ALLEVAMENTO RONCHINI” (V2018-3B) ...... 116 7.6.1 Rumore ...... 116 7.6.2 Risorse idriche ...... 117 7.6.3 Suolo e Sottosuolo ...... 120 7.6.4 Biodiversità e Paesaggio ...... 126 7.6.5 Mobilità ...... 133 7.6.6 Modelli insediativi ...... 133 7.6.7 Pianificazione sovraordinata ...... 133

ALLEGATI

Allegato 01 - Tavole fuori testo

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1 ASPETTI DEMOGRAFICI E URBANISTICI

1.1 LA DINAMICA DEMOGRAFICA COMUNALE

I dati dei censimenti ISTAT dal 1951 ad oggi nel Comune di Traversetolo evidenziano, dopo il calo degli anni 50/70, un deciso incremento demografico accelerato nell’ultimo decennio censuario (

Figura 1.1.1 e Figura 1.1.2).

Tabella 1.1.1 – Popolazione residente nel Comune di Traversetolo, dati censimenti ISTAT.

Anni popolazione residente 1951 5.975 1961 5.750 1971 5.561 1981 6.280 1991 6.892 2001 7.931 2011 9.275

Figura 1.1.1 – Grafico rappresentante la crescita demografica di popolazione dal 1951 al 2011 (dati censimenti ISTAT).

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I dati statistici annuali (i dati forniti dall’anagrafe sono al 1° gennaio di ogni anno) rappresentati in Tabella 1.1.2, consentono di cogliere in modo più puntuale ed aggiornato la dinamica dal 1991 ad oggi.

Negli ultimi anni, infatti, con la riduzione del saldo demografico (indotto, in particolare, dalla riduzione degli immigrati) il saldo demografico è stato negativo, con un massimo nel 2015 di -28 abitanti (saldo naturale -35 e saldo migratorio +7).

Tabella 1.1.2 – Dati statistici dal 1991 al 2017 forniti dall’anagrafe del Comune di Traversetolo (*numeri imposti dall'ISTAT in base alle risultanze dei Censimenti e non corrispondenti alla differenza matematica tra la popolazione al 1° gennaio ed il saldo demografico dell'anno). famiglie popolazione saldo saldo saldo ANNI residenti residente nati morti immigrati emigrati naturale migratorio demografico al 01/01 al 01/01

1991 - 6.878 35 74 -39 210 116 94 55 1992 2.621 6.929* 72 67 5 231 159 72 77 1993 2.674 6.959 57 79 -22 329 157 172 150 1994 2.749 7.109 65 87 -22 355 167 188 166 1995 2.822 7.275 41 100 -59 278 141 137 78 1996 2.883 7.353 71 94 -23 250 191 59 36 1997 2.905 7.391 54 101 -47 322 163 159 112 1998 2.943 7.503 60 74 -14 363 211 152 138 1999 2.992 7.641 74 80 -6 359 233 126 120 2000 3.055 7.761 69 79 -10 355 200 155 145 2001 3.114 7.906 67 93 -26 353 238 115 89 2002 3.210 7.954* 78 102 -24 387 208 179 155 2003 3.318 8.109 64 112 -48 534 245 289 241 2004 3.497 8.350 76 98 -22 497 279 218 196 2005 3.592 8.546 91 93 -2 387 288 99 97 2006 3.621 8.643 85 111 -26 432 315 117 91 2007 3.732 8.734 88 74 14 554 290 264 278 2008 3.856 9.012 104 95 9 451 300 151 160 2009 3.921 9.172 91 100 -9 376 296 80 71 2010 3.953 9.243 87 88 -1 427 330 97 96 2011 3.996 9.339 76 99 -23 364 272 92 69 2012 4.042 9.267* 75 101 -26 425 324 101 75 2013 4.046 9.342 97 73 24 507 434 73 97 2014 4.016 9.439 75 89 -14 323 296 27 13 2015 4.031 9.452 73 108 -35 318 311 7 -28 2016 4.012 9.424 66 98 -32 375 281 94 62 2017 4.052 9.487 69 84 -15 357 355 2 -13 2018 4.048 9.474 ------

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Figura 1.1.2 – Dinamica di popolazione nel Comune di Traversetolo dal 1991 al 2018 (dati anagrafe al 01/01).

Questa evoluzione è il risultato di differenti fenomeni demografici e può essere analizzata sulla base dei movimenti anagrafici evidenziati in Figura 1.1.3 che mostra l’andamento del saldo naturale, di quello migratorio ed il saldo demografico derivante dalla somma dei precedenti.

L’incremento demografico di Traversetolo è sostenuto dall’immigrazione la quale, benché con andamento irregolare, assorbe e si contrappone al saldo naturale che negli ultimi anni è sempre negativo. Due sono gli aspetti interessanti leggibili nell’ultimo periodo: la presenza di alcuni valori positivi o prossimi allo zero nel saldo naturale, come risultato del recente ringiovanimento della popolazione e del conseguente incremento delle nascite, e la riduzione dei valori del saldo migratorio, ad indicare un minor afflusso di popolazione straniera. Tuttavia è bene sottolineare che negli ultimi 3 anni, data della Variante al PSC oggi vigente, il saldo migratorio è risultato contenuto rispetto agli anni precedenti (con l’eccezione dell’anno 2016) e ciò ha influenzato il saldo demografico complessivo.

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Figura 1.1.3 – Andamento dei saldi demografici negli anni 1991 – 2017 nel Comune di Traversetolo.

1.2 LA COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE

L’analisi della composizione della popolazione permette di comprenderne alcune specificità.

In Tabella 1.2.1 sono indicati i dati relativi agli ultimi due censimenti e quelli forniti dall’anagrafe comunale dall’anno 2014 al primo gennaio 2018, che quindi si riferiscono all’anno 2017; in Figura 1.2.1 è riportata la piramide delle età della popolazione a gennaio 2018.

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Tabella 1.2.1 – Popolazione residente per classi di età e sesso. 2001 2011 2014 2015 2016 01/01/2018

m f tot m f tot m f tot m f tot m f tot m f tot

v.a. 188 154 342 228 233 461 196 222 418 207 182 389 2019 175 384 209 176 385 da 0 a 4 % 4,31 4,97 4,43 4,15 4,05 4,10

v.a. 193 159 352 245 223 468 271 260 531 257 255 512 246 241 487 222 224 446 da 5 a 9 % 4,44 5,05 5,62 5,46 5,14 4,75

v.a. 163 177 340 242 198 440 203 246 449 243 227 470 254 229 483 259 239 498 da 10 a 14 % 4,29 4,74 4,76 5,01 5,10 5,30

v.a. 387 379 766 459 412 871 410 478 888 489 403 892 518 432 950 495 432 927 da 15 a 24 % 9,66 9,39 9,4 9,52 10,02 9,86

v.a. 551 586 1137 526 585 1111 517 477 994 493 516 1009 485 494 979 491 489 980 da 25 a 34 % 14,34 11,98 10,53 10,76 10,33 10,43

v.a. 684 628 1312 710 753 1463 740 698 1438 668 708 1376 654 693 1347 626 671 1297 da 35 a 44 % 16,54 15,77 15,23 14,68 14,21 13,80

v.a. 543 526 1069 759 726 1485 758 788 1546 775 760 1535 786 769 1555 797 750 1547 da 45 a 54 % 13,48 16,01 16,37 16,38 16,40 16,46

v.a. 460 469 929 559 571 1130 600 594 1194 617 615 1232 645 629 1274 642 677 1319 da 55 a 64 % 11,71 12,18 12,65 13,14 13,44 14,03

v.a. 384 454 838 453 452 905 480 470 950 468 479 947 462 495 957 482 475 957 da 65 a 74 % 10,57 9,76 10,06 10,10 10,10 10,18

v.a. 317 529 846 355 586 941 623 411 1034 412 599 1011 438 625 1063 430 612 1042 75 e oltre % 10,67 10,15 10,95 10,79 11,21 11,09

v.a. 3.870 4.061 7.931 4.536 4.739 9.275 4.798 4.644 9.442 4.629 4.744 9.373 4.697 4.782 9.479 4.653 4.745 9.398 TOTALE % 48,8 51,2 100 48,91 51,09 100 50,82 49,18 100 49,39 50,61 100 49,55 50,45 100 49,51 50,49 100

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Figura 1.2.1 – Piramide delle età della popolazione nel Comune di Traversetolo a gennaio 2018.

Nella relazione socioeconomica del QC del 2005 si evidenziava, rispetto al periodo precedente (1991), un importante incremento delle classi tra gli zero ed i 14 anni ed un aumento più contenuto degli “over 65” che, insieme, determinavano la diminuzione dell’indice di vecchiaia1 da 1,58 dell’anno 1991 al1,55 dell’anno 20022.

I dati dell’aggiornamento confermano solo parzialmente questa tendenza.

Le classi di età tra gli zero e i 14 anni passano dal 13,04% dell’anno 2001 al 14,76% dell’anno 2011 e al 14,15% del 1° gennaio 2018, sul totale della popolazione. I dati degli “over 65” hanno un comportamento meno lineare: passano dal 21,23% dell’anno 2001 al 19,90% dell’anno 2011 per poi risalire al 21,27% nell’anno 2018.

L’indice di vecchiaia3, fortemente diminuito nel decennio intercensuario, negli ultimi anni mostra un’inversione di tendenza (risulta pari a circa 150,5 nell’anno 2018).

Il segnale evidente di questo parziale rallentamento è anche la diminuzione delle classi 25-34 e, sempre in minor misura, 35-44 che esprime il deciso calo dell’immigrazione negli ultimi anni ed il coerente indebolimento del saldo demografico.

1 Rapporto tra popolazione al di sopra dei 65 anni e quella al di sotto dei 15 anni 2 Nella relazione del 2005 per le classi di età sono stati utilizzati dati comunali al 2002, non essendo ancora disponibili quelli del censimento 2001. In questa relazione per il confronto si è preferito usare i dati censuari. 3 L’indice di vecchiaia stima il grado di invecchiamento di una popolazione, esso è calcolato come il rapporto di coesistenza tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni); valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi.

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1.3 LA POPOLAZIONE STRANIERA

La relazione socioeconomica del QC del 2005 metteva in evidenza come la popolazione straniera nel comune al dicembre 2002 fosse molto elevata rispetto alla realtà regionale e provinciale. I dati forniti dall’osservatorio demografico della Provincia di Parma non coincidono esattamente con quelli della relazione 2005 ma si può comunque affermare che i dati comunali nella serie storica fino al 20174 sono in linea con quelli provinciali. Sebbene fino all’anno 2009 la frazione della popolazione straniera fosse superiore alla media provinciale, mentre dall’anno 2012 la frazione sulla popolazione straniera comunale risulta inferiore alla media provinciale.

Tabella 1.3.1 – Andamento della popolazione straniera nel Comune di Traversetolo. TRAVERSETOLO PROVINCIA

Stranieri per 100 Stranieri per 100 Anno Stranieri residenti Anno Stranieri residenti abitanti abitanti 2002 310 3,9 2002 17.356 4,3 2003 374 4,6 2003 19.358 4,8 2004 533 6,4 2004 23.499 5,8 2005 630 7,4 2005 27.724 6,7 2006 696 8,1 2006 30.798 7,4 2007 766 8,8 2007 33.950 8,1 2008 921 10,2 2008 39.147 9,2 2009 1.010 11,0 2009 45.994 10,6 2010 1.067 11,5 2010 50.147 11,5 2011 1.170 12,5 2011 55.069 12,5 2012 1.221 13,0 2012 58.233 13,1 2013 1.235 13,0 2013 60.550 13,5 2014 1.213 12,8 2014 58.472 13,2 2015 1.170 12,4 2015 59.143 13,3 2016 1.182 12,4 2016 59.903 13,4 2017 1.156 12,2 2017 60.552 13,5

4 Dati al 1° gennaio da: Osservatorio Demografico Provincia di Parma

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2 QUALITÀ DELL’ARIA

2.1 PIANO ARIA INTEGRATO REGIONALE (PAIR)

In Emilia-Romagna, il sistema di valutazione della qualità dell’aria ambiente, costituito dalle stazioni fisse, dai laboratori e unità mobili e dagli strumenti modellistici gestiti da ARPAE, mostra il superamento dei valori limite e dei valori obiettivo su diverse aree del territorio regionale. I parametri più critici sono il particolato atmosferico (PM10 e

PM2,5), gli ossidi di azoto (NOx) e l’ozono (O3). Per altri parametri la situazione è, invece, migliorata in modo significativo nel corso dell’ultimo decennio, tant’è che le concentrazioni in aria di alcuni inquinanti “storici” come il monossido di carbonio (CO), il biossido di zolfo (SO2) e il benzene sono ormai abbondantemente inferiori ai limiti. Il PAIR è lo strumento con il quale la Regione Emilia-Romagna individua le misure da attuare per garantire il rispetto dei valori limite e perseguire i valori obiettivo definiti dall’Unione Europea. L’orizzonte temporale massimo per il raggiungimento di questi obiettivi è fissato all’anno 2020, in linea con le principali strategie di sviluppo europee e nazionali. Inoltre, il PAIR individua alcune misure da attuarsi in una fase successiva, in un’ottica di programmazione di lungo periodo, necessarie al mantenimento dei risultati ottenuti a fronte delle prevedibili modifiche del contesto socio-economico. Il Comune di Traversetolo rientra in quelle aree dove si verifica il superamento delle soglie di PM10 (Figura 2.1.1).

Figura 2.1.1 - Zonizzazione del territorio regionale e aree di superamento dei valori limite per PM10 e NO2, Allegato 2 - A – Cartografia delle aree di superamento (DAL 51/2011, DGR 362/2012) - anno di riferimento 2009 (in blu il territorio comunale di Traversetolo).

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2.2 REPORT ANNUALE 2016 DELLA QUALITÀ DELL’ARIA– RETE REGIONALE (PARMA)

Dal 1 gennaio 2013, in conformità con la decisione del tavolo regionale sulla rete di monitoraggio (DGR 2001/2011), è stata data piena attuazione alla nuova configurazione della rete di rilevamento della qualità dell’aria. L’attuale rete è composta da 47 stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio regionale, 4 sul territorio della Provincia di Parma (Figura 2.2.1). Nessuna stazione della rete di monitoraggio è presente sul territorio comunale di Traversetolo, pertanto si è ritenuto opportuno utilizzare come riferimento prioritario la stazione Badia – fondo rurale. Tale scelta è stata dettata anche dalla mancanza di misure recenti della qualità dell’aria in Comune di Traversetolo con mezzo mobile ARPAE (l’unica campagna con mezzo mobile in Comune di Traversetolo è datata Dicembre 2007 e comunque già riportata negli elaborati conoscitivi del PSC vigente).

Gli inquinanti analizzati nella stazione di Langhirano Badia per i quali si riportano i dati annuali (2012-2016) sono i seguenti:

 PM10;

 PM2,5;

 NO2;

 O3.

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Figura 2.2.1 – Rete di monitoraggio qualità dell’aria nella Provincia di Parma.

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Per quanto riguarda l’inquinante PM10 le elaborazioni statistiche mostrano come nell’anno 2016 non si siano verificati superamenti della media annua, in nessuna delle stazioni di misura nella Provincia di Parma. Discorso analogo vale per il numero di giorni di superamento del limite giornaliero, pari a 50 µg/m3 che risulta inferiore a quanto consentito dalla normativa (35 in un anno) in tutte le stazioni: nello specifico nella stazione di Langhirano - Badia si sono verificati 8 superamenti annuali (Figura 2.2.2).

Per quanto riguarda il confronto con gli anni precedenti, si evidenzia come nell’anno 2016 le concentrazioni delle polveri in Provincia di Parma, come in tutto il territorio regionale, siano state inferiori a quelle osservate nell’anno 2015 e tra le più basse misurate. Tale realtà potrebbe trovare parziale spiegazione nelle condizioni meteo che non hanno favorito in maniera rilevante i fenomeni di accumulo degli inquinanti.

Figura 2.2.2 – Dati annuali PM10 stazione Langhirano – Badia.

Le elaborazioni statistiche proposte per il PM2,5 confermano il rispetto dei limiti di legge, infatti anche nell’anno 2016 non si sono verificati superamenti della concentrazione media annua in nessuna delle stazioni di misura della Provincia di Parma e, analogamente a quanto già detto per il PM10, la diminuzione dei valori può essere stata condizionata dalla situazione meteo (

Figura 2.2.3).

Le concentrazioni nella postazione di fondo rurale (Langhirano - Badia) sono risultate leggermente inferiori rispetto agli andamenti nella stazione di fondo urbano (Parma - Cittadella) e di fondo suburbano (- Saragat).

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Si evidenzia come per il periodo invernale le concentrazioni si attestino intorno ai 20 µg/m3; mentre nel periodo estivo le concentrazioni sono prossime ai 15 µg/m3.

Nel corso dell’anno 2016 i dati più elevati sono stati riscontrati nel mese di gennaio.

Figura 2.2.3 – Dati annuali PM2,5 stazione Langhirano – Badia.

Il biossido di azoto (NO2) viene misurato in tutte le stazioni della rete di monitoraggio della qualità dell'aria ed è considerato tra gli inquinanti atmosferici più critici sia per la sua natura irritante sia per il suo coinvolgimento in una serie di reazioni fotochimiche che portano alla formazione di inquinanti secondari.

Dalle elaborazioni statistiche si evidenzia come anche nell’anno 2016 sia stato caratterizzato da assenza di superamenti, in tutte le stazioni, sia per quanto riguarda il valore limite della concentrazione media annua (40 µg/m3) sia per quanto riguarda il valore della media oraria giornaliera (200 µg/m3).

Come negli anni precedenti la stazione da traffico di Parma - Montebello registra i valori di concentrazione più elevati; valori sensibilmente inferiori sono stati misurati nelle stazioni di fondo urbano, suburbano e rurale di Parma- Cittadella, Colorno-Saragat e Langhirano-Badia (Figura 2.2.4).

Il paragone tra le varie stazioni conferma quanto emerso dalle elaborazioni statistiche e i picchi di concentrazione risultano molto meno marcati nel caso della stazione di Langhirano-Badia e decisamente più elevati per la stazione da traffico, in cui è rilevante la componente primaria di questo inquinante.

Il confronto con gli anni precedenti conferma un trend in diminuzione dall’anno 2012 all’anno 2014 e una condizione di stabilità dall’anno 2014 all’anno 2016 sia per quanto riguarda la concentrazione media annua (ad eccezione della stazione di fondo rurale caratterizzata nell’anno 2016 da concentrazioni uguali a quelle dell’anno 2012) che i valori massimi in tutte le stazioni.

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Figura 2.2.4 – Dati annuali NO2 stazione Langhirano – Badia.

Le elaborazioni statistiche per l’inquinante 03 (Figura 2.2.5) indicano come in tutte le postazioni si siano verificati superamenti del valore obiettivo per la protezione della salute (64 superamenti presso la stazione di Parma- Cittadella, 55 presso quella di Langhirano-Badia e 51 presso Colorno-Saragat) e della soglia di informazione (20 a Langhirano-Badia, 25 a Parma-Cittadella e 10 a Colorno-Saragat).

Il periodo più critico per l'accumulo di ozono è quello più caldo, principalmente da maggio ad agosto, con concentrazioni massime riscontrate, per l’anno 2016, nei mesi di giugno, luglio e agosto.

Il confronto con gli anni precedenti conferma una situazione sostanzialmente costante nel tempo per quanto riguarda le medie annue, mentre si osserva una diminuzione significativa del numero di superamenti del valore limite di 180 µg/m3 .

In generale, dunque, l'ozono si conferma uno degli inquinanti più critici del territorio e si ribadisce la necessità di avviare azioni strutturali che portino a ridurre l'inquinamento sul medio - lungo periodo.

Figura 2.2.5 – Dati annuali O3 stazione Langhirano – Badia (evidenziato in arancio copertura temporale, richiesta dalla normativa, incompleta).

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3 QUALITÀ ACQUE SUPERFICIALI

3.1 REPORT ARPAE SULLO STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI5

I report sullo stato delle acque interne superficiali, condotti in attuazione della Direttiva n.2000/60/CE, Direttiva Quadro sulle acque recepita dal D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i., analizzano gli andamenti dei parametri chimici fondamentali per una valutazione e caratterizzazione delle stesse acque, procedendo da monte verso valle, all’interno dello stesso bacino imbrifero e riportano la classificazione ambientale delle stazioni di misura sui corpi idrici afferenti alla rete di monitoraggio.

La rete di monitoraggio è costituita da corpi idrici afferenti sia al reticolo idrografico principale, che al reticolo idrografico minore, in modo da interessare il più possibile le differenti tipologie di corpi idrici individuati sul territorio provinciale. La codifica delle stazioni segue i criteri utilizzati dalla Rete Ambientale preesistente, che prevede di percorrere le aste principali da monte verso valle, nonché quelle secondarie quando vengono incontrate le immissioni. Sulla base della ricognizione dei fattori di pressione, i corpi idrici individuati nella rete di monitoraggio sono classificati in “non a rischio”, “potenzialmente a rischio” oppure “a rischio” del non raggiungimento dell’obiettivo normativo. A seconda che un corpo idrico sia classificato “a rischio” o “non a rischio” sarà applicata una tipologia di monitoraggio differente che si prefigge obiettivi diversi. Per i corpi idrici “non a rischio” viene attuato un monitoraggio definito di “sorveglianza”, mentre per i corpi idrici “a rischio” il monitoraggio è di tipo “operativo”.

In relazione alla tipologia di corpo idrico, è stato individuato un programma di monitoraggio che prevede frequenze mensili o trimestrali per i parametri chimico-fisici e triennale o sessennale per i monitoraggi biologici.

Per una valutazione d’insieme del territorio comunale di Traversetolo sono stati valutati sia il report sullo stato delle acque sotterranee relativo al triennio 2010 – 2012 della Provincia di Parma, sia il report relativo al triennio 2013 – 2015 per la Provincia di Reggio Emilia; tali report forniscono un quadro conoscitivo con approfondimento locale utile a verificare il raggiungimento degli obiettivi quali-quantitativi previsti dalla normativa e l’idoneità per l’utilizzo pregiato della risorsa idrica.

Nel territorio comunale di Traversetolo sono presenti due stazioni di monitoraggio afferenti al bacino del Torrente Enza, con riferimento al Torrente Termina, per le quali viene applicato il monitoraggio operativo. Per una maggiore visione d’insieme sono state valutate altre due stazioni di monitoraggio afferenti al Torrente Enza: una a monte con monitoraggio di sorveglianza (01180500 – Traversa Cerezzola) e una a valle, in località Sant’Ilario d’Enza (01180700), con monitoraggio di tipo operativo. Inoltre, sono stati riportati i risultati del monitoraggio operativo per la stazione posta in località Panocchia lungo il Torrente Parma al confine tra il Comune di Traversetolo e il Comune di Parma (Tabella 3.1.1 e Figura 3.1.1).

5 Fonti: Report sullo stato delle acque superficiali in Provincia di Parma - triennio 2010-2012; ARPA – Sezione di Parma (giugno 2014). La qualità delle acque superficiali in Provincia di Reggio Emilia. Report 2013-2015; ARPAE - Sezione di Reggio Emilia.

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Gli elementi da analizzare e le relative frequenze, in taluni casi le procedure stesse di campionamento, sono declinati in funzione del tipo di monitoraggio. Per i programmi di monitoraggio di sorveglianza devono essere rilevati i parametri indicativi di tutti gli elementi di qualità biologici idromorfologici, fisico-chimici, mentre per i programmi di monitoraggio operativo devono essere selezionati i parametri indicativi degli elementi di qualità biologica, idromorfologica e chimico-fisica più sensibili alla pressione o pressioni significative alle quali i corpi idrici sono soggetti. In entrambi i casi la selezione delle sostanze chimiche da controllare si basa sulle conoscenze acquisite attraverso l’analisi delle pressioni e degli impatti.

Tabella 3.1.1 - Anagrafica dei punti di monitoraggio dei corsi d’acqua nel triennio 2010-2012 per la stazione del Bacino del Torrente Parma e nel periodo 2010-2013 per le stazioni del Bacino del Torrente Enza. Bacino del Torrente Enza Codice Asta Localizzazione Tipo di Monitoraggio Profilo analitico 01180500 T. Enza Traversa Cerezzola* Sorveglianza 1+2 Ponte strada Gavazzo – 01180550 T. Termina Operativo 1+2 località Stombellini Chiusura sub bacino - 01180600 T. Termina Operativo 1+2 Traversetolo 01180700 T. Enza S. Ilario d’Enza Operativo 1+2 Bacino del Torrente

Parma Codice Asta Localizzazione Tipo di Monitoraggio Profilo analitico 01170300 T. Parma Pannocchia Operativo 1+2

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Figura 3.1.1 - Localizzazione della rete di monitoraggio delle acque superficiali.

La stazione Traversa Cerezzola (01180500) lungo il T. Enza, posta a chiusura di bacino montano, è appartenente anche alla rete funzionale di idoneità alla vita dei pesci (a ciprinidi). A valle della stazione è presente una traversa con prelievo a scopo irriguo e potabile che provoca una sostanziale annullamento della portata idrica da aprile a settembre; riceve tramite il Rio Cerezzola gli scarichi depurati dell’impianto di (550 AE). La Stazione 01180550, posta sul T. Termina, è localizzata a monte della confluenza con il T. Termina di Torre, che drena un territorio caratterizzato da attività produttive di tipo agro-zootecnico. La Stazione 01180600, sempre posta sul T. Termina, è una chiusura di sotto-bacino; è localizzata a valle dell’impianto di depurazione di Traversetolo (5.000 AE) e drena un territorio caratterizzato da attività produttive di tipo agro-zootecnico. La Stazione 01180700 del T. Enza in località S.Ilario d’Enza riceve l'immissione del T. Termina e lo scarico del

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depuratore di Monticelli Terme (20.000 AE), ma non gli scarichi dei comuni di S. Polo, Montecchio e S. Ilario; la principale criticità per la continuità ecosistemica fluviale è rappresentata dalla scarsità di portata a valle della traversa di Cerezzola e dalle numerose briglie che si susseguono lungo l’alveo a valle di Montecchio. La stazione 01170300, lungo il T. Parma, è localizzata in località Panocchia e su di essa è applicato un monitoraggio di tipo operativo, in cui si effettuano analisi chimico fisiche di base e analisi di metalli, fitofarmaci e organo alogenati.

La classificazione dei corpi idrici, ai sensi del DM n.260/2010, deriva da una valutazione dello stato ecologico e dello stato chimico. In Tabella 3.1.2 sono riportati i risultati del monitoraggio triennale (2010-2012) per stazione di misura; in particolare, si evidenzia che: - i dati del chimismo sono riferiti ad un anno di monitoraggio su tre per le stazioni soggette a programma di sorveglianza e all’intero triennio per le stazioni soggette a programma operativo, con frequenze di campionamento variabili da trimestrale a mensile; - il monitoraggio biologico è stato eseguito sempre per un anno, secondo un criterio di suddivisione per bacini; - la classe di LIMeco è complessiva del triennio (media dei LIMeco annuali disponibili); - lo Stato Ecologico deriva dall’integrazione del LIMeco, degli elementi chimici a sostegno (tab. 1B All.1 DM n.260/2010), degli elementi biologici disponibili (diatomee, macrobenthos, macrofite acquatiche) e degli elementi idro-morfologici quando previsto; - nel caso di canali artificiali o nei casi di inapplicabilità dei metodi biologici il giudizio finale di Stato Ecologico è determinato solo dall’indice LIMeco; - l’elemento o gli elementi che presentano la classe peggiore determinano il giudizio finale di Stato Ecologico (riportati nella colonna Elemento critico); - per la valutazione dello Stato Ecologico non sono stati utilizzati i risultati dell’indice ISECI relativo alla fauna ittica dato che il metodo non è ancora stato tarato e validato; - il giudizio di stato chimico è stato attribuito in base alla presenza di sostanze appartenenti all’elenco di priorità (tab. 1A All.1 DM n.260/2010) e deriva dal peggiore tra i risultati annuali del triennio 2010-2012; - gli elementi chimici che superano gli standard normativi in almeno un anno del triennio determinano il non raggiungimento dello Stato Chimico “buono” (riportati nella colonna Elemento critico).

Come prevede la Direttiva n.2000/60/CE alla classificazione dello Stato Ecologico e dello Stato Chimico è associato un livello di confidenza che si basa sul giudizio di attendibilità/affidabilità della classificazione individuando tre livelli: alto, medio e basso. Il livello di confidenza è stato attribuito in funzione di molteplici aspetti tra cui il numero di dati presenti, la stabilità dei risultati ottenuti, la completezza o la parziale assenza degli elementi biologici disponibili, la tipologia (ai corpi artificiali è stato attribuito uno stato con basso livello di confidenza per l’attuale assenza di un potenziale ecologico di riferimento).

Nelle 5 stazioni di monitoraggio prese a modello per rappresentare al meglio la situazione comunale (Tabella 3.1.2)

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lo stato chimico risulta essere “buono” con livello di confidenza “alto”, tranne che per la stazione posta a Cerezzola (T. Enza) dove, pur essendo lo stato chimico “buono” il livello di confidenza è “medio”. Invece, per quanto riguarda lo stato ecologico, le 5 stazioni presentano diverse criticità. La stazione localizzata sul T. Parma in località Panocchia risulta avere uno stato ecologico “sufficiente” con livello di confidenza “basso”. La causa principale di degrado è attribuibile ai livelli di Macrobenthos (gli indici calcolati specificati nella normativa sono AMBI, M-AMBI e BITS). Per le stazioni poste sul T. Termina in Comune di Traversetolo lo stato ecologico risulta essere “scarso” con livello di confidenza “medio”; gli elementi critici sono rappresentati da diatomee bentoniche, da macrofite acquatiche e da macrobenthos. Infine, per le stazioni lungo il Torrente Enza poste una monte e una a valle del territorio comunale di Traversetolo, lo stato ecologico risulta essere nel primo caso “buono” e nel secondo caso “sufficiente” pur segnalando un valore LIMeco “buono”; il livello di confidenza di entrambe le stazioni è “basso”. In generale si riscontra che l’obiettivo di qualità di stato “buono” fissato dalla norma è raggiunto soltanto nelle porzioni montane e collinari del bacino del T. Enza. Nel bacino del T. Enza si raggiunge in pianura e fino alla foce in Fiume Po un giudizio sufficiente, sebbene con livello di confidenza basso per la mancanza di valutazione degli elementi biologici che in chiusura di bacino spesso risultano inapplicabili.

Tabella 3.1.2 - Classe di qualità dello stato Ecologico e dello stato Chimico nelle stazioni di prelievo nel triennio 2010-2012 per la stazione del Bacino del Torrente Parma, del Torrente Enza e del Torrente Termina. Stazione LIMeco Stato Elemento Livello di Stato Elemento Livello di Ecologico critico confidenza chimico critico confidenza

T.Parma MB basso alto Pannocchia T. Enza - basso medio Traversa Cerezzola T. Termina - D, MF medio alto Loc. Stombellini, Traversetolo T. Termina - MB, MF medio alto Chiusura sub bacino, Traversetolo T. Enza - S. MB basso alto Ilario d'Enza

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Per il bacino dell’Enza sono di seguito riportati anche i dati LIMeco aggiornati al 2013 e al 2014 che mostrano un miglioramento o almeno una conferma rispetto agli anni precedenti delle stazioni prese a modello per il Comune di Traversetolo (Figura 3.1.2).

Il bacino del Torrente Enza presenta una qualità chimico-fisica elevata fino alla chiusura del bacino montano in località Cerezzola, oltre la quale si mantiene comunque almeno buona, nonostante l’immissione del T. Termina, fino alla stazione di S.Ilario. Va però osservato che questo tratto spesso non è campionabile nei mesi estivi a causa dell’azzeramento della portata, che si verifica già a valle della traversa di Cerezzola. La stazione in chiusura idrografica in loc. Brescello (o Coenzo in condizioni di rigurgito di Po) presenta invece una qualità storicamente sufficiente, che raggiunge la soglia del buono nell’anno 2014. Per fornire una lettura critica del dato, si osserva però che nelle zone di pianura (come la stazione di S.Ilario) la qualità del dato annuale è influenzata dalla possibilità di eseguire o meno i campioni estivi: i campioni eseguiti in condizioni di magra spinta, quando le condizioni di alta temperatura e bassa velocità dell’acqua favoriscono fenomeni eutrofici, risultano rappresentativi di una situazione critica dell’ecosistema; viceversa se il torrente è in secca o con acqua stagnante, non è possibile acquisire il campione che reca traccia di questa criticità, con un effetto generale di apparente miglioramento della qualità.

Figura 3.1.2 – Bacino T. Enza – andamento dei valori LIMeco negli anni 2013 e 2014 - in rosso le stazioni di interesse.

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Inoltre, si riportano tutti i risultati delle stazioni afferenti al bacino del Torrente Enza relativamente alle sostanze ritenute pericolose nel biennio 2013-2014.

La ricerca delle sostanze pericolose nelle acque è normata dal D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i., e dai rispettivi decreti attuativi D.M.56/2009 e D.M. 260/2010. In particolare il DM 260/2010 definisce nell’Allegato 1 gli Standard di Qualità Ambientale da rispettare nelle acque superficiali:

 in Tab. 1A per le sostanze dell’elenco di priorità, ovvero sostanze prioritarie (P), sostanze pericolose prioritarie (PP) e rimanenti sostanze (E), al fine del raggiungimento del buono stato chimico;

 in Tab. 1B per le sostanze non prioritarie, quali inquinanti specifici che concorrono alla classificazione dello stato ecologico.

Entrambe le tabelle 1A e 1B, riportano il valore relativo allo Standard di Qualità Ambientale Medio Annuo (SQA- MA), mentre per molte sostanze prioritarie è indicato anche uno Standard di Qualità Ambientale espresso come Concentrazione Massima Ammissibile (SQA-CMA) da non superare mai in ciascun sito di monitoraggio. Obiettivo della Direttiva Quadro è la riduzione delle concentrazioni di sostanze pericolose e in particolare di quelle definite “prioritarie” fino ad arrestarne o ad eliminarne gradualmente le emissioni, gli scarichi e le perdite entro il 15 dicembre 2021.

Nessuno dei metalli monitorati nelle stazioni della rete regionale ha determinato negli anni 2013 e 2014 superamenti degli Standard ambientali normativi, sia come SQA-MA che come SQA-CMA dove presenti. Alcuni di essi risultano abbastanza ubiquitari nell’ambiente, come Boro, Rame, Zinco e Nichel; altri inquinanti, invece, risultano spesso non rilevabili sopra il limite di quantificazione strumentale (LOQ), fino al caso di Cadmio e Mercurio di cui non è mai stata rilevata la presenza negli anni considerati.

Per quanto riguarda i microinquinanti organici si rileva la presenza di una sostanza prioritaria (P) monitorata il Di(2- etilesilftalato), considerata interferente endocrino, che presenta una forte diffusione ambientale in basse concentrazioni. Tuttavia, i valori medi annui, laddove quantificabili, non hanno comunque mai superato lo SQA-MA di 1,3 μg/l (rappresentato con linea blu in Figura 3.1.3).

Figura 3.1.3 – Concentrazioni medie annue di Di(2-etilesilftalato) nel bacino del T.Enza – in rosso le stazioni di interesse.

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Infine, nel bacino del Torrente Enza (Figura 3.1.4 e Figura 3.1.5) negli anni 2013 e 2014 non si rilevano sostanzialmente tracce di fitofarmaci fino alla chiusura di bacino, fatta eccezione per alcune presenze nell’affluente Torrente Termina. A Brescello si riscontrano invece diversi principi attivi, tra cui hanno maggiore incidenza Imidacloprid e Terbutilazina, che compaiono nel 50% dei campioni di entrambi gli anni, seguiti da Pirazone, Metalaxil, Metolaclor, Desetil Terbutilazina e Oxadiazon, mentre altri compaiono in modo sporadico e isolato.

Figura 3.1.4 – Presenza di fitofarmaci nel bacino Enza nell’anno 2013 - in rosso le stazioni di interesse.

Figura 3.1.5 - Presenza di fitofarmaci nel bacino Enza nell’anno 2014 - in rosso le stazioni di interesse.

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4 QUALITÀ ACQUE SOTTERRANEE

4.1 REPORT ARPAE SULLO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE6

I report sullo stato delle acque sotterranee condotti in attuazione della Direttiva n.2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle acque), recepita dal D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i., illustrano i risultati conclusivi dei primi cicli di monitoraggio e le proposte di prima classificazione dello stato chimico e quantitativo per le acque sotterranee. Per la Provincia di Parma è disponibile il report sullo stato delle acque sotterranee relativo al triennio 2010 – 2012; tale report fornisce un quadro conoscitivo con approfondimento locale utile a verificare il raggiungimento degli obiettivi quali- quantitativi previsti dalla normativa e l’idoneità per l’utilizzo pregiato della risorsa idrica.

L’applicazione dei nuovi criteri normativi ha modificato il sistema di monitoraggio delle acque sotterranee dell’Emilia-Romagna adottato fino al 2009, ai sensi del D.Lgs. 152/99 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole), portando a una nuova individuazione dei corpi idrici sotterranei e alla modifica dei criteri per la definizione del buono stato chimico e del buono stato quantitativo, riferiti a ciascun corpo idrico o raggruppamento degli stessi.

Sulla base dei criteri definiti nel decreto sono stati rivisti e adeguati alla Direttiva n.2000/60/CE i corpi idrici sotterranei individuati nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Emilia-Romagna (2005), considerando, oltre alle conoidi alluvionali appenniniche e alle pianure alluvionali appenniniche e padane, anche l’acquifero freatico di pianura e i corpi idrici montani. L’individuazione dei corpi idrici sotterranei è avvenuta tenendo conto delle condizioni di stato ambientale definito attraverso il monitoraggio delle acque sotterranee svolto in Emilia-Romagna a partire dal 1976 per la componente quantitativa e dal 1987 per quella qualitativa e tenendo conto delle pressioni e degli impatti esistenti. Criteri importanti per la definizione dei corpi idrici, oltre alle caratteristiche geologiche (complessi idrogeologici- mezzi porosi o fessurati) e idrogeologiche (acquiferi liberi e confinati), sono le pressioni antropiche che insistono sulle acque sotterranee e i relativi impatti, la cui entità può o meno determinare il raggiungimento degli obiettivi di buono stato sia chimico che quantitativo dei corpi idrici stessi. I corpi idrici sotterranei sono in generale caratterizzati da una elevata inerzia alle modifiche di stato o alla inversione delle tendenze significative e durature all’aumento delle concentrazioni di inquinanti.

Per ciascun corpo idrico individuato è stata effettuata un’analisi di rischio per definire il raggiungimento dello stato “buono” al dicembre 2015, sia esso quantitativo che qualitativo. Sono stati, quindi, individuati i corpi idrici “non a rischio” e quelli “a rischio”, indicando in quest’ultimo caso le sostanze chimiche per le quali il corpo idrico è stato

6 Fonti: Report sullo stato delle acque sotterranee in Provincia di Parma (ai sensi della Direttiva 2000/60/CE e 2006/118/CE) - triennio 2010- 2012; ARPA – Sezione di Parma (giugno 2014).

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così classificato. Sulla base delle risultanze dell’analisi di rischio e tenendo conto delle pressioni è stato adottato un raggruppamento di corpi idrici, finalizzato ad ottimizzare il monitoraggio ambientale nel periodo 2010-2015.

In provincia di Parma sono presenti 32 corpi idrici appartenenti ai seguenti complessi idrogeologici: - alluvioni delle depressioni quaternarie (DQ): caratteristici della pianura alluvionale, sono costituite dall’acquifero freatico di pianura (caratterizzato prevalentemente da depositi fluviali attuali e di paleo alveo e con spessore che raggiunge al massimo 10-15 metri), dalle conoidi alluvionali e dalle piane alluvionali appenniniche e padane; sono state individuate diverse tipologie di acquifero; in particolare, è stata effettuata la distinzione tra gli acquiferi liberi e quelli confinati e, per questi ultimi, una distinzione sulla verticale tra un gruppo definito confinato superiore e un gruppo definito confinato inferiore; - formazioni detritiche degli altipiani plio-quaternarie (DET): rappresentati dalle conoidi montane e dalle spiagge appenniniche, con la formazione “sabbie gialle”; testimoniano le conoidi alluvionali antiche incorporate nel sollevamento della catena appenninica; - alluvioni vallive (AV): rappresentate dai depositi alluvionali presenti nelle vallate appenniniche nella porzione montana del territorio; - acquiferi locali (LOC): complessi idrogeologici ubicati nella porzione montana del territorio.

Per verificare il raggiungimento degli obiettivi di stato buono al 2015, la Direttiva n.2000/60/CE prevede il monitoraggio dei corpi idrici per la definizione sia dello stato quantitativo, sia di quello chimico, attraverso due apposite reti di monitoraggio.

All’interno del Comune di Traversetolo è presente un’unica stazione di monitoraggio, pertanto per avere una descrizione d’insieme del territorio comunale sono stati valutati anche i dati di altre 2 stazioni presenti nel Comune limitrofo di . (Tabella 4.1.1 e Figura 4.1.1). Inoltre, la stazione in Comune di Traversetolo (PR90- 03), così come la stazione PRB0-00 (in Comune di Montechiarugolo), appartengono solamente alla rete di monitoraggio di tipo chimico.

Tabella 4.1.1 - Anagrafica dei Pozzi nel Comune di Traversetolo (evidenziato) e limitrofi costituenti la rete di monitoraggio. Codice_RER Tipologia stazione Comune X_UTM-ETRS89 Y_UTM-ETRS89 Quota_PC (m) Profondità (m) PR61-05 Pozzo Montechiarugolo 606648,00 4948801,00 147 40 PR90-03 Pozzo Traversetolo 609788,00 4944321,00 165 50 PRB0-00 Pozzo Montechiarugolo 608181,00 4947846,00 143.8 50

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Figura 4.1.1 - Localizzazione Pozzi della rete di monitoraggio delle acque sotterranee, in rosso le stazioni appartenenti solamente alla rete di monitoraggio chimico, in verde le stazioni appartenenti sia alla rete di monitoraggio quantitativo sia chimico.

Lo stato quantitativo dei corpi idrici di pianura è stato attribuito utilizzando tutte le misure di piezometria, sia misurate manualmente che in modo automatico, dall’anno 2002 (revisione precedente della rete di monitoraggio) all’anno 2012. Il D.Lgs. n.30/2009 impiega come indicatore per il buono stato quantitativo dei corpi idrici di pianura la variazione media annua della piezometria (trend piezometria). Lo stato quantitativo è aggiornato al 2012 e risulta essere “scarso” al pozzo presente in Comune di Montechiarugolo.(Tabella 4.1.2).

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Tabella 4.1.2 - Stato quantitativo delle acque sotterranee per singola stazione (il dato è aggiornato all’anno 2012). Pozzo Acquifero Corpo idrico Stato quantitativo Conoidi Alluvionali Appenniniche - Conoide Parma-Baganza - PR61-05 scarso acquifero libero libero

Lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei è stato attribuito utilizzando i dati di monitoraggio del triennio 2010-2012 utilizzando la metodologia individuata dal D.Lgs. n.30/2009. Quest’ultima prevede, per ciascuna stazione di monitoraggio, il confronto delle concentrazioni medie annue con gli standard di qualità e valori soglia definiti a livello nazionale per diverse sostanze chimiche (tabelle 2 e 3 dell’Allegato 3 del D.Lgs. n.30/2009). Il superamento dei valori di riferimento (standard e soglia), anche per un solo parametro, è indicativo del rischio di non raggiungere lo stato di “buono” al 2015 e può determinare la classificazione del corpo idrico in stato chimico “scarso”. Qualora ciò interessi solo una parte del volume del corpo idrico sotterraneo, inferiore o uguale al 20%, il corpo idrico può ancora essere classificato in stato chimico “buono”. I valori soglia, fissati a livello nazionale su base ecotossicologica, possono essere rivisti a scala di corpo idrico quando il fondo naturale delle acque sotterranee assuma concentrazioni superiori ai valori soglia, tali per cui questi ultimi vengono innalzati pari ai valori di fondo naturale (Bridge, 2007). La determinazione dei valori di fondo naturale per diverse sostanze assume pertanto grande importanza al fine di non classificare le acque di scarsa qualità per cause naturali come in cattivo stato, oppure di identificare improbabili punti di inversione dei trend con conseguente attivazione di misure di ripristino impossibili da realizzarsi nella pratica. Lo stato chimico “scarso” è stato, pertanto, attribuito tenendo conto dei valori soglia definiti per i corpi idrici sotterranei e dove il numero delle stazioni di monitoraggio in stato “scarso” è risultato essere superiore al 20% del totale delle stazioni del corpo idrico sotterraneo medesimo. Il D.Lgs. n.30/09 prevede che lo stato chimico venga calcolato per ciascuna stazione di monitoraggio per ciascun anno durante il quale si effettua il monitoraggio chimico. Per poter attribuire uno stato del triennio a ciascuna stazione di monitoraggio è stato considerato, per ognuna, lo stato prevalente nel triennio e, come sostanze critiche per lo stato chimico, sono state elencate tutte le sostanze riscontrate nella stazione che ne hanno causato uno stato scarso. In Tabella 4.1.3 vengono indicati lo stato chimico complessivo delle stazioni di monitoraggio e le specie chimiche che mettono a rischio lo stato di “buono”. Per ciascuna stazione è stato indicato il corpo idrico di appartenenza. Si evidenzia che la stazione PR90-03 all’interno del Comune di Traversetolo dopo un monitoraggio nell’anno 2010 in cui lo stato chimico era “scarso”, negli anni seguenti presenta una qualità definita “buona”.

Tabella 4.1.3 - Stato chimico delle acque sotterranee per singola stazione di monitoraggio nel triennio 2010-2012 in Provincia di Parma (in grassetto la stazione nel Comune di Traversetolo). Specie Livello di Corpo chimiche Pozzo 2010 2011 2012 2010-2012 confidenza idrico critiche 2010- 2010-2012 2012 Conoide Parma- PR61-05 buono scarso buono buono M Baganza - libero

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Specie Livello di Corpo chimiche Pozzo 2010 2011 2012 2010-2012 confidenza idrico critiche 2010- 2010-2012 2012 Conoidi montane e PR90-03 Sabbie scarso buono buono buono M gialle occidentali Conoidi montane e PRB0-00 buono buono buono buono A Sabbie gialle occidentali

Nel contesto regionale, si può osservare che i corpi freatici, caratterizzati dall'assenza di confinamento idrogeologico, risultano molto vulnerabili alle numerose pressioni antropiche presenti in pianura, dove i principali impatti sono determinati dalla presenza di nitrati e fitofarmaci le cui concentrazioni medie annue non permettono di raggiungere lo stato “buono”. Le criticità riscontrate in alcune conoidi alluvionali appenniniche, in particolare le porzioni confinate superiori e in alcuni casi le porzioni confinate inferiori, sono imputabili prevalentemente alla presenza di nitrati e composti organoalogenati: i primi derivanti prevalentemente da attività agricole e zootecniche, mentre i secondi da attività antropiche, attuali o pregresse, di tipo civile e industriale, svolte nell'ambito della fascia collinare e di alta-pianura corrispondente alla zona con maggiore urbanizzazione. La permanenza di queste sostanze in questo contesto territoriale, caratterizzato da numerosi prelievi idrici, può compromettere nel tempo gli usi pregiati della risorsa idrica sotterranea. Lo stato chimico dei corpi idrici montani, monitorati nel 2011 e 2014, risulta in generale buono, anche se per alcuni corpi idrici delle province di Parma e Piacenza è stato cautelativamente attribuito lo stato chimico scarso, per la presenza di Cr(VI) di presumibile origine naturale, considerando il contesto geologico nel quale risultano affioranti diversi complessi ofiolitici. I corpi idrici profondi (confinati inferiori di pianura), a parte alcune porzioni profonde e confinate di conoide, risultano in stato chimico buono, seppure la qualità non risulta idonea per usi pregiati a causa della presenza naturale di ione ammonio, arsenico, boro e cloruri che sono naturalmente presenti negli acquiferi e per i quali sono stati determinati i rispettivi valori di fondo naturale.

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5 RIFIUTI

5.1 IL PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI (P.R.G.R.)

Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (P.R.G.R.) dà attuazione agli obiettivi e alle disposizioni contenute nella parte quarta del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. “Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati”.

Il Piano assume alla base delle sue strategie:

- il principio della equa distribuzione territoriale dei carichi ambientali tenendo conto anche dell’impiantistica esistente e della criticità delle altre matrici ambientali; - il principio dell’economia circolare per una gestione sostenibile dei rifiuti finalizzata al risparmio di nuove risorse attraverso la quale gli stessi rientrano, una volta recuperati, nel ciclo produttivo consentendo il risparmio di nuove risorse in attuazione della L.R. n. 16/2015.

Al fine di mettere in condizione ogni cittadino emiliano romagnolo di ridurre la propria impronta ecologica, il P.R.G.R., nel rispetto degli obiettivi dettati dalle disposizioni normative, persegue i seguenti obiettivi per i rifiuti urbani:

- riduzione della produzione di rifiuti urbani pro capite tra il 20 e il 25 per cento e il raggiungimento di almeno il 73% di raccolta differenziata al 2020; - riciclaggio di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico per almeno il 70% in termini di peso rispetto al quantitativo totale delle stesse frazioni presenti nel rifiuto urbano al 2020; - incremento della raccolta differenziata dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) ai sensi del D.Lgs. n.49/2014 di attuazione della Direttiva 2012/19/UE; - incremento del recupero della frazione organica per la produzione di compost di qualità; - il principio del massimo recupero di materia rispetto al recupero energetico; - minimizzazione della produzione del rifiuto urbano non inviato a riciclaggio tesa a conseguire l’obiettivo di raggiungere un quantitativo annuo procapite inferiore ai 150 chilogrammi per abitante e minimizzazione dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica ai sensi della L.R. n.16/2015; - contenimento entro il limite di 81 kg/anno per abitante del conferimento di rifiuti urbani biodegradabili in discarica a decorrere dalla data prevista dalla normativa vigente; - divieto di conferimento in discarica del rifiuto indifferenziato tal quale; - autosufficienza per lo smaltimento nell’ambito regionale dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti derivanti dal loro trattamento, mediante l’utilizzo ottimale degli impianti esistenti; - equa distribuzione territoriale dei carichi ambientali derivanti dalla gestione dei rifiuti.

Inoltre, il Piano in coerenza con gli obiettivi dettati dalle disposizioni normative persegue i seguenti ulteriori obiettivi per i rifiuti speciali:

- riduzione della produzione dei rifiuti speciali; - riduzione della pericolosità dei rifiuti speciali;

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- aumento almeno al 70% in termini di peso entro il 31 dicembre 2020 della preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi; - sviluppo delle filiere del recupero (green economy); - sviluppo di filiere di riuso e di utilizzo di sottoprodotti; - autosufficienza per lo smaltimento nell’ambito regionale dei rifiuti speciali non pericolosi in attuazione dell’articolo 16 della Direttiva 2008/98/CEE.

Al fine di individuare le strategie atte a raggiungere gli obiettivi di Piano inerenti la raccolta differenziata, è stata effettuata una suddivisione del territorio regionale in aree omogenee. Tale zonizzazione è stata realizzata incrociando fattori fisico-geografici (elementi geomorfologici, altimetria) con fattori legati alla presenza umana e alla gestione dei rifiuti (densità di popolazione, percentuale di raccolta differenziata raggiunta).

In base a questi criteri i 340 Comuni della Regione Emilia-Romagna sono stati raggruppati in 3 aree omogenee (Figura 5.1.1):

- Montagna: 131 comuni; - Pianura: 186 comuni; - Capoluoghi e costa: 23 comuni.

Figura 5.1.1 – Suddivisione del territorio Regionale in aree omogenee; cerchiato in rosso il Comune di Traversetolo che rientra nei Comuni di montagna.

Per ognuna delle aree omogenee sono stati analizzati i principali elementi che le caratterizzano, ossia i dati riguardanti la popolazione, la produzione di rifiuti e i sistemi di raccolta adottati. Alle città capoluogo e ai comuni costieri è richiesto un incremento di raccolta differenziata lievemente inferiore rispetto a quello definito per la pianura in ragione delle criticità legate agli elevati flussi e alla presenza di centri storici o di zone turistiche a scarsa

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accessibilità. L’obiettivo previsto per la montagna tiene conto della morfologia del territorio e della disomogenea distribuzione della popolazione che comporta difficoltà logistiche e costi di raccolta più elevati.

La Figura 5.1.2 mostra il dettaglio degli aumenti di raccolta differenziata previsti per ciascun comune rispetto ai rispettivi valori all’anno 2013.

Il Comune di Traversetolo rientra in quei Comuni che hanno valori superiori ai limiti prefissati dal Piano.

Figura 5.1.2 – Incrementi di raccolta differenziata stimati per comune al 2020; cerchiato in rosso il Comune di Traversetolo.

Il Piano nell’ambito dei fabbisogni non prevede che vengano realizzati nuovi impianti di smaltimento per i rifiuti urbani e conseguentemente non potranno essere individuati nuovi luoghi adatti per lo smaltimento degli stessi rispetto al sistema impiantistico esistente, salvo quanto previsto al comma 4 dell’articolo 15 delle NTA del Piano, ossia il solo ampliamento delle discariche individuate dal Piano stesso le cui capacità non siano adeguate alle esigenze ivi previste. In linea con la normativa vigente si chiarisce, inoltre, che la realizzazione e l’ampliamento degli impianti e delle operazioni di recupero nelle zone ad ammissibilità condizionata è consentita qualora sia stato approvato il relativo progetto ai sensi dell’articolo 208 del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i..

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Infine, all’articolo 21 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano sono individuati i criteri per la localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti (Tabella 5.1.1).

L’individuazione delle aree non idonee parte dall’analisi del sistema vincolistico esistente, con l’obiettivo di mantenere una coerenza fra le determinazioni dei diversi strumenti di pianificazione territoriale. A tal fine l’individuazione delle aree non idonee si basa sull’analisi sistematica degli strumenti di pianificazione e programmazione ambientale e territoriale e dei vincoli puntuali e territoriali di altra natura esistenti sul territorio. In particolare tale individuazione considera:

- il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR); - eventuali altri vincoli operanti sul territorio inerenti tematiche di tutela ambientale intervenute successivamente all’approvazione del PTPR, nonché conseguenti a ulteriori disposizioni.

In via generale gli impianti di trattamento dei rifiuti, inclusi gli impianti di recupero dei rifiuti, sono preferibilmente da localizzare all’interno degli ambiti specializzati per le attività produttive di cui all’articolo A-13 della L.R. n.20/2000 e s.m.i. ovvero, nei casi in cui producano impatti ambientali e territoriali rilevanti, all’interno delle aree ecologicamente attrezzate di cui all’articolo A-14 della L.R. n.20/2000 e s.m.i. nel rispetto dei criteri fissati dalla normativa e dalla pianificazione urbanistica comunale.

Gli impianti di recupero di materiali inerti provenienti da attività di costruzione e demolizione possono essere localizzati anche nelle aree funzionalmente attrezzate per le attività di cava qualora l’impianto sia contemporaneamente adibito alla lavorazione del materiale di cava e previsto negli strumenti di pianificazione provinciale (PIAE) e comunale (PAE), nel rispetto delle disposizioni di tutela previste negli strumenti di pianificazione vigente.

Gli impianti di compostaggio di rifiuti possono essere localizzati in area agricola esclusivamente qualora l’attività sia svolta da soggetto qualificabile come imprenditore agricolo e sia funzionale a produrre compost per la medesima impresa agricola, ovvero per le imprese agricole con esso consorziate.

I centri di raccolta di cui all’art.183 comma 1, lettera mm) del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. sono di norma localizzati in aree interne o contigue agli ambiti specializzati per attività produttive o nelle Aree ecologicamente attrezzate di cui agli articoli A-13 e A-14 della L.R. n.20/2000 e s.m.i.. Tali impianti costituiscono dotazioni territoriali di cui all’articolo A-25 della L.R. n.20/2000 e s.m.i. e la loro localizzazione compete agli strumenti urbanistici comunali.

Tabella 5.1.1 – Rassegna normativa per la localizzazione degli impianti per la gestione dei rifiuti (capitolo 14.5 della Relazione generale del PRGR, come richiamato dall’art.21 delle NTA).

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5.2 LA GESTIONE DEI RIFIUTI NEL COMUNE DI TRAVERSETOLO

Il Comune di Traversetolo ha da alcuni anni attivato su tutto il territorio comunale, un sistema di raccolta differenziata spinta secondo la modalità “porta a porta” raggiungendo buone performance sulla percentuale di raccolta differenziata. Come già riportato nel paragrafo precedente, infatti, il Comune già attualmente supera ampliamente l’obiettivo del PRGR per la raccolta differenziata del 65% (percentuale per l’area omogenea di montagna), arrivando a valori superiori all’80%. Nelle Tabella 5.2.1 e Tabella 5.2.2 si riportano i dati sulla produzione di rifiuti totale, sulla raccolta differenziata, sui rifiuti indifferenziati residui e sui sistemi di raccolta pubblicati annualmente da ARPAE sul Report dei rifiuti.

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Tabella 5.2.1 – Dati su produzione di rifiuti, raccolta differenziata e rifiuti indifferenziati residui nel Comune di Traversetolo, elaborazioni Arpae sui dati provenienti dal modulo comuni dell’applicativo ORSo.

RI pro capite P pro capite Anno Abitanti* RD (kg) RI (kg) P totale (kg) RD (%) (kg/ab) (kg/ab)

2013 9.454 4.567.730 1.090.770 5.685.500 80,7% 115 599

2014 9.444 4.289.477 1.116.833 5.406.310 79,3% 118 572

2015 9.428 5.642.177 1.161.861 6.804.038 82,9% 123 722

* I dati di fonte anagrafica sono provvisori e suscettibili di variazioni, anche considerevoli, a seguito delle revisioni post-censuarie in corso. Fonte: Regione Emilia-Romagna/Direzione Organizzazione, Personale, Sistemi Informativi e Telematica/Servizio Statistica e Informazione Geografica

Tabella 5.2.2 – Sistemi di raccolta nel Comune di Traversetolo negli anni 2013, 2014 e 2015.

Anno Sistema di raccolta

2013

2014

2015

Legenda 2013/2014

Legenda 2015

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6 RADIAZIONI NON IONIZZANTI – ALTE FREQUENZE

6.1 INQUADRAMENTO

Le principali sorgenti artificiali nell’ambiente di campi elettromagnetici (cem) ad alta frequenza (RF), ossia con frequenze tra i 100 kHz e i 300 GHz, comprendenti cem a radio frequenze (100 kHz - 300 MHz) e microonde (300 MHz - 300 GHz), sono gli impianti per radio-telecomunicazione.

Tale denominazione raggruppa diverse tipologie di apparati tecnologici:

- impianti per la telefonia mobile o cellulare, o stazioni radio base (SRB);

- impianti di diffusione radiotelevisiva (RTV: radio e televisioni);

- ponti radio (impianti di collegamento per telefonia fissa e mobile e radiotelevisivi);

- radar.

6.2 EMITTENZE RADIOTELEVISIVE

Gli impianti per l’emittenza radio e televisiva (ad eccezione degli impianti di collegamento punto-punto, ponti radio, e per gli apparati di ripetizione del segnale previsti all'articolo 27 della L. n.112/2004), sono vietati in ambiti classificati dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica come territorio urbanizzato o urbanizzabile a prevalente funzione residenziale o a servizi collettivi e in una fascia di rispetto come definita attraverso specifica direttiva attuativa (art. 4 della L.R. n.30/2000 e s.m.i.). Le installazioni di impianti per l’emittenza radio e televisiva sono vietate in aree destinate ad attrezzature sanitarie, assistenziali, scolastiche e sportive, nonché nelle zone di parco classificate A e nelle riserve naturali ai sensi della LR n.6/2005.

Le installazioni di impianti sono, altresì, vietate su edifici:

- scolastici, sanitari e a prevalente destinazione residenziale;

- vincolati ai sensi della normativa vigente;

- classificati di interesse storico-architettonico e monumentale;

- di pregio storico, culturale e testimoniale. Per quanto riguarda il territorio di Traversetolo i dati relativi a questa tipologia di impianti sono stati reperiti nelle mappe tematiche provinciali elaborate da Arpae Emilia-Romagna e disponibili sul portale WebCem7 e successivamente condivisi con l’amministrazione comunale.

Nel territorio del Comune di Traversetolo sono presenti sei siti di emittenza radiotelevisiva, quattro attivi e due dismessi (Tabella 6.2.1).

7 http://. www arpa.emr.it/cem/webcem/parma/

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Tabella 6.2.1 - Denominazione e tipologia dei siti interessati da emittenze radiotelevisive presenti all’interno del Comune di Traversetolo. Tipologia Coordinate GPS Codice Denominazione Indirizzo Località Stato utilizzo Impianto (WGS84)

Chiesa di 44,6269634 N 67 - Guardasone - Guardasone Radio Dismessa Guardasone 10,3963506 E

Via Carpaneto 44,6242668 N 68 - 5 Guardasone - Guardasone TV Attiva Guadasone 10,3901219 E

Guardiola di 44,6213156 N 69 - Guardasone - Guardasone Radio Attiva Guardasone 10,3936816 E

Via XXIV 44,6240986 N 70 - Maggio 68 - Traversetolo Radio Dismessa Traversetolo 10,3884837 E 44,6411928 N 1136 Traversetolo Via del Cimitero Traversetolo WiMAX Attiva 10,3884837 E

Strada Baietta 44,6281942 N RE033 Case Cavalli c/o cimitero - Guardasone Radio/TV Attiva Guardasone 10,3987627 E

6.3 STAZIONI RADIO BASE (INSTALLAZIONI PER LA TELEFONIA MOBILE)

Gli apparati fissi di telefonia cellulare (Stazioni Radio Base o SRB) si compongono di antenne che trasmettono il segnale al telefono cellulare ed antenne che ricevono il segnale trasmesso da quest’ultimo. Gli apparati radianti sono installati su tralicci o su edifici elevati, in modo da inviare il segnale, senza troppe interferenze, nella rispettiva cella di territorio; la copertura della porzione di territorio viene garantita da tre gruppi di antenne (tre celle) collocate in direzioni diverse.

Le potenze installate per ogni direzione variano da 72 Watt per un sistema TACS, a 25 Watt per un sistema GSM. Le caratteristiche di direzionalità dei fasci emessi e le basse potenze di uscita delle stazioni radio base fanno sì che i livelli di campo in tutte le reali situazioni di esposizione siano estremamente bassi. Attualmente si stanno, inoltre, diffondendo sul territorio sistemi di radiodiffusione digitale DAB (Digital Audio Broadcasting), che permette la trasmissione sonora di programmi radiofonici di qualità molto elevata, e il sistema DVB – H (Digital Video Broadcasting Handheld), che trasmette segnali TV poi disponibili sui terminali della rete telefonica mobile.

La D.G.R. n.1138/2008 "Modifiche ed integrazioni alla DGR 20 maggio 2001, n. 197 ‘Direttiva per l´applicazione della Legge regionale 31 ottobre 2000, n. 30 recante Norme per la tutela e la salvaguardia dell´ambiente dall´inquinamento elettromagnetico" stabilisce che è vietata la localizzazione di impianti fissi di telefonia mobile in aree destinate a strutture sanitarie, assistenziali e scolastiche, nelle zone di parco classificate A e nelle riserve naturali ai sensi della L.R. 17/02/2005 n. 6, nonché su edifici di valore storico architettonico e monumentale di cui alla parte seconda del D.Lgs n.42/2004 e s.m.i..

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Nel territorio del Comune di Traversetolo sono presenti dieci stazione radio base per la telefonia mobile (Tabella 6.3.1).

Tabella 6.3.1 - Caratteristiche delle stazioni radio-base attive nel Comune di Traversetolo. Tecnologia Coordinate GPS Codice Denominazione Indirizzo Località Gestore utilizzata (WGS84)

via Frascarini 44,6411121 N 2863 B Traversetolo c/o Cimitero WIND TRE UMTS 2100 Comunale 10,38846 E Strada dei UMTS 900 - Traversetolo S. Ronconi - 44,628068 N PR 5983 A Guardasone WIND TRE UMTS 2100 - Polo Strada LTE 1800 10,40171 E Baietta GSM 900 - GSM C/o cimitero 44,6411928 N PR040 Traversetolo WIND TRE 1800 - UMTS comunale 2100 10,38848 E

GSM 900 - GSM 44,6205407 N PR061 Provazzano Case Cavalli WIND TRE 1800 - UMTS 2100 10,39079 E Strada Comunale GSM 900 - 44,6399187 N PR2221-B Traversetolo VODAFONE del Cimitero - UMTS 2100 10,38814 E via Frascarini

Via del GSM 1800 - 44,641542 N PR31 Traversetolo Vignale TIM Bottone UMTS 2100 10,4019 E Strada Vicinale delle GSM 900 - 44,6201324 N PR46 Ciano D'Enza TIM Coste della UMTS 2100 10,39106 E Guardiola GSM 900 - GSM Via del 44,6002104 N PR4742-F Enza VODAFONE 1800 - UMTS margine 2100 10,38662 E Strada GSM 900 - vicinale UMTS 900 - 44,6201324 N PR4742G ENZA SSI VODAFONE Coste della UMTS 2100 - 10,39106 E Guardiola LTE 800/900

Via D' GSM 900 - 44,6407245 N PR64 Traversetolo TIM Annunzio, 29 UMTS 900 10,38034 E

6.4 MISURE DI CAMPO ELETTRICO ELETTROMAGNATICO

Il monitoraggio strumentale effettuato nei pressi degli impianti per radio-telecomunicazione consente di determinare il campo elettrico presente (misurato in V/m), che dipende dalle caratteristiche della sorgente, in particolare dalla potenza immessa in antenna.

Nel caso degli impianti di telefonia mobile, il campo elettrico generato è variabile nel tempo in funzione del numero degli utenti del servizio e della loro collocazione; le potenze impiegate sono dell’ordine delle decine di Watt e le

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aree interessate sono comunque poco estese, in quanto la copertura territoriale avviene con la diffusione capillare degli impianti. In considerazione dell’altezza a cui solitamente sono collocate le installazioni, delle potenze impiegate e delle tipologie di antenne utilizzate come anticipato, di norma i campi elettrici rilevabili nelle aree circostanti l’impianto sono ampiamente al di sotto dei limiti di riferimento. Al contrario, gli impianti radiotelevisivi, che coprono bacini molto ampi, utilizzano potenze elevate e possono costituire pertanto una maggiore criticità per ciò che concerne l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

Nel territorio del Comune di Traversetolo in località Guardasone è stata svolta, ad opera di ARPAE Emilia- Romagna sezione di Parma, una campagna di monitoraggio “manuale” del campo elettrico generato sia dalle installazioni per la telefonia mobile, sia dall’emittenza radiotelevisiva, in corrispondenza di potenziali recettori.

I dati risultanti dal monitoraggio sono stati tratti dal report pubblicato da Arpae Emilia-Romagna e dal portale WebCem.

6.4.1 Verbale di accertamento di Misure di campo elettromagnetico presso la località Guardasone nel Comune di Traversetolo. Esponente Comune di Traversetolo.

A seguito della richiesta inviata ad Arpae il 30/06/2017 (ns. prot. n. 12637) dal Comune di Traversetolo, dalle ore 9.30 alle ore 16.30 del 27/07/2017, dalle ore 9.30 alle ore 12.30 del 28/07/2017, gli operatori della Sezione Arpae di Parma - Servizio Sistemi Ambientali, Mara Nolli e Matteo Olivieri, hanno effettuato un sopralluogo con rilevazioni di campo elettrico a radiofrequenza presso diversi ricettori privati e luoghi pubblici in località Guardasone, in esecuzione dei compiti istituzionali di vigilanza e controllo attribuiti dalla Legge 22 febbraio 2001 n. 36 e dalle Leggi della Regione Emilia-Romagna 28 aprile 1984 n. 21, 22 febbraio 1993 n. 10 e 31 ottobre 2000 n. 30.

Il sopralluogo è avvenuto in presenza dei proprietari e residenti che hanno offerto la disponibilità ad eseguire le misure presso le proprie abitazioni, come concordato in precedenza con il Comune di Traversetolo.

Luoghi dei rilevamenti: i luoghi in cui sono stati eseguiti i rilevamenti sono elencati in Figura 6.4.1, con relativi indirizzi, coordinate geografiche, data e ora dei rilevamenti. Il posizionamento degli strumenti di misura e il relativo materiale fotografico è in Figura 6.4.2.

Sorgenti: in località Guardasone sono presenti quattro stazioni radio base per telefonia cellulare dei gestori TELECOM e VODAFONE nello stesso sito, TRE e WIND; due siti radio TV di Telemec e RadioMaria; un impianto hyperlan EOLO; è in progetto l'installazione di un impianto hyperlan COMESER. La collocazione delle sorgenti è illustrata in Figura 6.4.1. Il materiale fotografico è in Figura 6.4.3.

Riferimenti normativi: Il provvedimento di riferimento è la Legge 22 febbraio 2001 n. 36 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 07/03/2001 e il conseguente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.) 8 luglio 2003, emanato in attuazione di quanto previsto al comma 2, lettera a) dell’art. 4 della Legge suddetta e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28/08/2003. Il D.P.C.M. fissa i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 Ghz.

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Si è altresì tenuto conto del Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 - "Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese" – Gazzetta Ufficiale n. 245 del 19.10.2012 Supplemento Ordinario n. 294 convertito dalla Legge n. 221 del 17.12.2012. (Gazzetta Ufficiale n. 294 del 18.12.2012).

In Tabella 6.4.1 sono riportati i valori indicati nell’Allegato B al suddetto D.P.C.M.

Tabella 6.4.1 - Limiti di esposizione, valori di attenzione, obiettivi di qualità (Allegato B - DPCM 08/07/2003).

Strumentazione specifica impiegata: misuratore a larga banda NARDA tipo PMM 8053B, dotato di sonda per il campo elettrico EP 333 da 100 kHz a 3.6 Ghz.

Locazione strumento e valori: la descrizione dei punti di misura ed i valori di campo elettrico misurati il 27/07/2017 e il 28/07/2017 con lo strumento a larga banda sono riportati nella Tabella 6.4.2.

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Tabella 6.4.2 - Descrizione dei punti di misura e valori misurati.

Conclusioni

Le rilevazioni manuali hanno evidenziato in tutti punti d’indagine livelli di campo elettrico sempre inferiori al valore di riferimento normativo di 6 V/m (valore di attenzione e obiettivo di qualità) previsto dal D.P.C.M. 8 luglio 2003 (G.U. n. 199 del 28/08/03).

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Figura 6.4.1 – Localizzazione delle sorgenti di campo eletromagnetico.

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Figura 6.4.2 - Punti di misura presso ricettori e in luoghi pubblici.

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Figura 6.4.3 - Impianti presenti presso la località di Guardasone.

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7 APPROFONDIMENTI CONOSCITIVI SULLE AREE DI PREVISIONE DI MAGGIORE RILEVANZA

7.1 PREMESSA

Nel presente macro-capitolo sono riportati specifici approfondimenti conoscitivi delle aree oggetto di Variante di maggiore rilevanza in termini di nuove previsioni al fine di descriverne compiutamente le caratteristiche nello stato di fatto generalmente rispetto alle seguenti tematiche:

- rumore;

- risorse idriche;

- suolo e sottosuolo;

- biodiversità e paesaggio;

- mobilità;

- modelli insediativi;

- pianificazione sovraordinata.

7.2 NUOVO AMBITO DI RIQUALIFICAZIONE ART**P “EX ALLEVAMENTO DRUGOLO” (V2018-1A)

7.2.1 Rumore

Il Comune di Traversetolo è dotato di Classificazione Acustica approvata contestualmente al Piano Strutturale Comunale nel 2012, aggiornata a seguito della Variante specifica al PSC “Croce Azzurra” del 2012 e a seguito della Variante specifica al PSC “Variante 2015” redatte entrambe ai sensi dell’art. 2 della LR 15/2001, seguendo i criteri e le condizioni della Delibera Regionale n 2001/2053 del 9.10.2001.

Il nuovo ambito di riqualificazione “ex allevamento Drugolo” è zonizzato, così come tutte le aree limitrofe, in classe acustica III (Area di tipo misto), con limiti di immissione diurno-notturno 60-50 dB(A) (Figura 7.2.1).

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Figura 7.2.1 – Piano di Classificazione Acustica comunale (fuori scala); cerchiato in azzurro l’area interessata dall’ambito di riqualificazione in oggetto.

7.2.2 Risorse idriche

7.2.2.1 Qualità delle acque superficiali e sotterranee

Si rimanda ai capitoli 3 e 4 dell’elaborato.

7.2.2.2 Rete fognaria

Relativamente al sistema fognario si evidenzia che l’area dell’ambito di riqualificazione in oggetto non è direttamente servita da rete fognaria. Localmente le condotte fognarie principali sono lungo via Argini Sud (SP16) e attraversano la località di Mamiano risultando afferenti al sistema di trattamento della frazione costituito da due fosse Imhoff. Le reti fognarie bianche, nere e miste (realizzate in calcestruzzo) sono collegate ad uno dei rami principali della fognatura cittadina, collettore principale (realizzato in pvc) afferente all’impianto di depurazione di Monticelli (Montechiarugolo) a fanghi attivi, che presenta potenzialità pari a 20.000 A.E. (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

Inoltre nel POC approvato con Deliberazione di Consiglio comunale n. 32 del 30/7/2015 si recepisce il progetto preliminare denominato “Risanamento del territorio dei Comuni di , Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue” redatto da IREN Acqua

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Gas Spa in qualità soggetto gestore in regime di concessione del Servizio Idrico Integrato sul territorio dei comuni interessati, come previsto dalla convenzione sottoscritta con l’allora Agenzia d’Ambito, ora ATERSIR.

Come previsto da apposito accordo di programma siglato in data 01 dicembre 2010 tra l’allora A.T.O., ora ATERSIR, la società IREN Acqua Gas Spa, i Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni, il progetto contempla la realizzazione di un nuovo depuratore nel Comune di Montechiarugolo, in località San Geminiano, al quale addurre tutte le acque reflue dei comuni interessati. In particolare per il Comune di Traversetolo, al fine di convogliare tali reflui nel nuovo impianto di San Geminiano, è prevista:

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che si svilupperà indicativamente in parallelo alla SP n. 45 (Via Bora) dall’esistente impianto di depurazione nuovo sito in via Frascarini nel capoluogo comunalefino al confine con il comune di Montechiarugolo – 1° stralcio;

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che, provenendo dal comune di Lesignano, attraverserà terreni in frazione Mamiano raccogliendo i reflui della frazione per portarli, attraverso la frazione di Basilicanova di Montechiarugolo, al nuovo depuratore di San Geminiano – 2° stralcio.

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Figura 7.2.2 – Tavola 1 di POC. In viola il Ramo M – 2° stralcio (IREN acqua gas SpA - Progetto di risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue); cerchiata in rosso l’area interessata dall’ambito di riqualificazione in oggetto.

Sulla base di comunicazione diretta con Ireti S.p.A. si è appreso che le previsioni di attuazione dell’intervento sono in ritardo rispetto a quanto originariamente programmato a causa di alcune difficoltà realizzative dell’impianto di depurazione di progetto.

7.2.2.3 Rete acquedottistica

La rete acquedottistica comunale, gestita da Iren Emilia Ambiente S.p.a., è presente lungo Via del Parma, posta a sud dell’ambito di riqualificazione. E’ presente una condotta di distribuzione primaria del diametro di Ø63mm (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria). Gli allacci alla condotta di distribuzione primaria hanno diametri di Ø40mm.

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7.2.3 Suolo e Sottosuolo

7.2.3.1 Geologia8

Sotto il profilo geologico, con riferimento alla nuova “Carta Geologica della Regione Emilia-Romagna – Progetto CARG”, i depositi affioranti in corrispondenza della zona di interesse appartengono al Sintema Emiliano- Romagnolo Superiore – Subsintema di Ravenna – Unità di Modena (AES7a) (Figura 7.2.3).

Si tratta di alternanze di ghiaie prevalenti e sabbie ricoperte da una coltre argilloso-limosa discontinua, connesse alla sedimentazione operata dall’Olocene al IV-VII secolo d.C. dai corsi d’acqua di origine appenninica ed in particolare dal T. Parma, che in epoca passata presentava un tracciato più orientale di quello attuale. Il profilo di alterazione è di esiguo spessore. Il tracciato della S.P. degli Argini si snoda su una scarpata di terrazzo che individua il limite di depositi alluvionali più antichi (Pleistocene superiore) attribuibili all’Unità di Niviano (AES7a) e costituita da ghiaie sabbiose, sabbie e limi stratificati con copertura di limi e limi argillosi giallastri.

Dal punto di vista geomorfologico il comparto è caratterizzato da una ridotta pendenza verso il quadrante nord- orientale.

L’idrografia locale è rappresentata dal Canale Maggiore e dal Canale La Riana, entrambi con tracciato ad andamento circa SW-NE. Il Canale Maggiore viene alimentato mediante una derivazione dal T. Parma a monte di Lesignano de’ Bagni, mentre il Canale La Riana trae origine circa all’altezza del centro abitato di S. Maria del Piano, anch’esso in Comune di Lesignano de’ Bagni, per poi drenare il territorio attraversato.

8 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.2.3 – Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti – Ambiti di trasformazione Mamiano (il perimetro dell’ambito indagato è riferito alla previsione del PSC previgente, che comunque include quella oggetto della presente Variante).

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7.2.3.2 Idrogeologia9

Secondo quanto riportato nello studio del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola, il Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna distingue tre Unità Idrostratigrafiche, denominate Unità Idrostratigrafico- Sequenziali (Regione Emilia-Romagna, Eni-Agip, 1998).

Le Unità Idrostratigrafico-Sequenziali di rango superiore, denominate Gruppi Acquiferi A, B e C, a loro volta sono suddivise in 12 UIS, gerarchicamente inferiori, denominate Complessi Acquiferi. Esse affiorano estesamente sul margine meridionale del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola per poi immergersi verso nord al di sotto dei sedimenti depositati dal Fiume Po e dai suoi affluenti negli ultimi 20.000 anni, contenenti Sistemi Acquiferi quasi sempre freatici, di scarsa estensione e potenzialità (Complesso Acquifero Superficiale o A0).

I corpi geologici che fungono da acquiferi sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e sabbiosi di origine deltizia, litorale e alluvionale deposti dai corsi d’acqua appenninici e dal Fiume Po a partire da circa 1 milione di anni fa. Ciascun Gruppo Acquifero è idraulicamente separato, almeno per gran parte della sua estensione, da quelli sovrastanti e sottostanti grazie a barriere di permeabilità Regionali. Al suo interno ogni Gruppo Acquifero è composto da serbatoi acquiferi sovrapposti e giustapposti, parzialmente o totalmente isolati tra loro, suddivisi in Complessi e Sistemi Acquiferi. Le principali barriere di permeabilità in senso orizzontale sono costituite da corpi geologici decametrici, a prevalente granulometria fine, interpretabili come sistemi deposizionali interdeltizi o di interconoide e bacino interfluviale, che si giustappongono a sistemi deposizionali deltizi, di conoide alluvionale e fluviali, ricchi in materiali grossolani.

Sotto il profilo idrogeologico l’area insiste su depositi appartenenti al Gruppo Acquifero A, il cui livello basale si colloca alla profondità di circa –100 m da p.c..

I dati disponibili del livello di falda, indicano valori di soggiacenza di circa –7.00÷8.00 m dal piano campagna (Figura 7.2.4). A tal proposito le misurazioni piezometriche eseguite in concomitanza di periodi piovosi consentono di escludere la possibile risalita della falda freatica sino a quote prossime al piano campagna.

La direzione del flusso della falda sotterranea è orientata verso il quadrante nord-orientale.

Circa la vulnerabilità degli acquiferi le aree ricomprese nella zona di interesse risultano vulnerabili a sensibilità attenuata (Figura 7.2.4).

9 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.2.4 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti – Ambiti di trasformazione Mamiano (il perimetro dell’ambito indagato è riferito alla previsione del PSC previgente, che comunque include quella oggetto della presente Variante).

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7.2.3.3 Sismicità10

Amplificazione stratigrafica

L’area risulta essere soggetta ad amplificazione di tipo stratigrafico del segnale sismico, derivante dalla presenza di depositi alluvionali con velocità delle onde di taglio inferiore a 800 m/s.

Il sottosuolo di fondazione, sulla base delle indagini geofisiche eseguite può essere considerato appartenente alla categoria B.

Amplificazione topografica

La morfologia subpianeggiante dell’area, permette di escludere fenomeni di amplificazione di tipo topografico.

Occorrenza di fenomeni di liquefazione

La possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione può essere esclusa, in quanto è stata accertata l’assenza di depositi sabbiosi entro i primi 20 metri di sottosuolo.

Fenomeni di cedimento postsismico

La presenza nel sottosuolo di depositi fini caratterizzati da valori di coesione in genere superiori a 70 kPa, rilevati lungo le verticali di indagine, rende improbabile l’eventualità dell’occorrenza di cedimenti post-sismici, dovuti alla riconsolidazione conseguente alla dissipazione delle pressioni interstiziali accumulatesi durante il terremoto.

Tuttavia considerata l’ampiezza dell’area in questione e il limitato numero di dati disponibili, si richiede che, in sede di attuazione, il progettista confermi tale valutazione mediante ulteriori indagini puntuali adeguatamente spinte in profondità. Qualora emergano elementi che viceversa non consentano di escludere del tutto l’occorrenza del fenomeno, l’area dovrà essere obbligatoriamente assoggettata ad approfondimento di III livello.

7.2.3.4 Microzonazione sismica

Con riferimento all’Allegato A2 della Delibera dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna n° 112 del 2 maggio 2007, sono stati determinati i fattori di amplificazione sismica rispetto ad un suolo di riferimento. In considerazione dell’omogeneità delle caratteristiche litologiche, geomeccaniche e di risposta sismica locale dei terreni, sotto il profilo della microzonazione l’areale in questione risulta caratterizzato da un’unica zona (Figura 7.2.5).

Essendo l’area in esame caratterizzata da un profilo stratigrafico con prevalenza di orizzonti ghiaiosi con bedrock sismico inferiore a 100 m ed utilizzando la tabella “Pianura 1” dell’Allegato 2 alla citata delibera, i fattori di amplificazione (F.A) per l’area in esame sono quelli riportati in Figura 7.2.5.

10 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.2.5 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti – Ambiti di trasformazione Mamiano. Cerchiati in blu i fattori di amplificazione stratigrafica (il perimetro dell’ambito indagato è riferito alla previsione del PSC previgente, che comunque include quella oggetto della presente Variante).

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7.2.4 Biodiversità e Paesaggio

L’ambito di riqualificazione ex allevamento “Drugolo” si colloca a nord-ovest del centro abitato di Mamiano ed è delimitato sul lato occidentale dal tracciato del Canale Maggiore e su quello orientale dal Canale Riana. In particolare, l’ambito di riqualificazione è conseguente alla dismissione e delocalizzazione delle attività dell’esistente allevamento suinicolo “Azienda Agricola Drugolo”.

7.2.4.1 Uso reale del suolo

L’uso reale del suolo del territorio comunale è stato trattato all’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 utilizzando la versione aggiornata al 2003 disponibile sul Geoportale della Regione Emilia-Romagna (Uso reale del suolo 2003). Tuttavia, per una descrizione più recente dell’area dell’ambito di riqualificazione è stata utilizzata la versione più aggiornata dell’uso del suolo disponibile sempre sul Geoportale regionale (Uso reale del suolo 2008), oltre a specifici sopralluoghi.

L’ambito di riqualificazione “ex Drugolo” è classificato in parte come Ia – Insediamenti produttivi con la presenza degli edifici e delle strutture a servizio dell’allevamento esistente e in parte come Se – Seminativi semplici irrigui (Tavola fuori testo 02 – Uso reale del suolo 2008), così come l’intorno prossimo all’area. Si segnala la presenza di alcune formazioni arboreo-arbustive nastriformi, in particolare lungo il Canale Riana, ma anche lungo il Canale Maggiore.

7.2.4.2 Caratteristiche paesistiche locali

L’ambito di riqualificazione ex allevamento “Drugolo” è incluso nell’unità di paesaggio n°4 dell’Alta Pianura di Parma (Figura 7.2.6) per la quale di seguito si riportano le componenti del paesaggio e gli elementi caratterizzanti.

ELEMENTI FISICI

Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici. GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente ghiaiosi, con lenti sabbiose, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con scarsa e/o moderata differenziazione del profilo pedologico; emergenze geologiche: lungo le scarpate fluviali attive si possono osservare tutti i caratteri deposizionali e granulometrici tipici delle facies alluvionali (gradazione degli strati, basse di meandro, stratificazione incrociata, ripples, ecc.); lungo l’alveo del T. Stirone, a monte di , affiorano i noti ed unici sedimenti plio-pleistocenici ricchi di fossili (Parco Regionale Fluviale del T. Stirone). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 %; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni e la vicinanza al corso d’acqua. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); il tratto d’alveo inferiore, circa a partire dalla via Emilia risulta pensile, ossia sopraelevato rispetto ai terreni circostanti, mentre quello verso monte si presenta incassato e talora (T. Stirone) in forma di vero e proprio orrido. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: locale e temporanea formazione di zone umide e palustri, per la risalita dei livelli di falda. IDROGRAFIA

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rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. , T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: praticamente assente e/o rappresentata da rari fossi di scolo nelle aree golenali; esondabilità: le aree golenali sono tipicamente e frequentemente esondate durante le piene fluvio-torrentizie, anche se non per lunghi periodi; i rilevati arginali iniziano circa a valle della via Emilia.

Zona di dominio delle conoidi alluvionali GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente limosi e sabbiosi, con lenti ghiaiose subaffioranti e affioranti, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: potenti banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di formazione recente e medio-recente, a profilo pedologico anche fortemente differenziato, talora decarbonati; emergenze geologiche: praticamente insignificanti, se non nelle aree marginali all’alveo del T. Stirone e del F. Taro. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 % che tendono via via ad aumentare procedendo verso sud; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni superficiali e del substrato. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); la morfologia dei tratti di pianura a ridosso dei corsi d’acqua principali assume la tipica conformazione a “ventaglio” di esondazione. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero e falde semiconfinate, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: zona ampiamente sfruttata dal punto di vista idropotabile in cui sono ubicate tutte le principali centrali di captazione acquedottistica della provincia (Priorato, S. Donato, Parola, Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: numerose rogge e canali irrigui, che derivano le acque dalla rete idrografica principale; esondabilità: le aree di pianura a valle della via Emilia risultano protette da argini e sono quindi potenzialmente esondabili dalle piene fluvio-torrentizie.

Zona delle risorgive dell’alta pianura GEOLOGIA: terreni tendenzialmente limosi e sabbiosi, con lenti argillose; litologia prevalente del substrato: banchi ghiaiosi e sabbiosi, ma con frequenti intercalazioni argillose e limosi; la litologia è riferibile a facies di transizione tra la dinamica deposizionale di conoide alluvionale e l’ambiente fluvio-lacustre e palustre; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con profilo pedologico da molto a poco differenziato e talora decarbonato; emergenze geologiche: le risorgive ed i fontanili evidenziano zone con falde salienti e prevalenti; la risalita delle falde può essere determinata da una variazione litologica (passaggio da terreni grossolani a fini) o dalla subemergenza dell’acquifero (zona di Monticelli Terme). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere del 10 %; drenaggio superficiale: talora difficoltoso, considerate le pendenze e la natura dei terreni superficiali. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi fluviali estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); aree parzialmente depresse in cui l’uomo è intervenuto con interventi di regimazione e bonifica. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche, semiconfinate e confinate, con acque prevalenti e salienti; emergenze idrogeologiche: presenza di risorgive e fontanili, dalla tipica forma semicircolare (testa) e canale d’uscita (asta) allungato verso valle, con acque limpidissime, temperatura e chimismo costanti; le risorgive più rilevanti sono quelle di S. Donato e Beneceto (a est di Parma, sia a monte che a valle della via Emilia), ubicate al passaggio con la bassa pianura e quelle presso ; formazione di zone umide e ristagni d’acqua (per la risalita dei livelli di falda) nelle aree depresse; le aree di

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acque salienti sono da tempo sfruttate come zone di captazione acquedottistica (centrale di S. Donato e di Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: principali corsi d’acqua appenninici e loro tributari; rete idrografica secondaria: assai estesa e rappresentata sia da fossi di scolo che da canali irrigui e/o d’uso misto; esondabilità: i tratti inferiori dei principali torrenti e canali irrigui e di bonifica sono difesi da opere idrauliche, con argini di media altezza (2-3 m); ciò non esclude tuttavia completamente il rischio di esondabilità di tali aree (specie quelle più prossime ai corsi d’acqua).

Fascia pedecollinare GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente argillosi e limosi, con lenti sabbiose e ghiaiose subaffioranti/affioranti; litologia prevalente del substrato: banchi limosi, sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni argillose; facies riferibili ad antichi depositi di conoide alluvionale (periodi glaciali/interglaciali), con paleosuoli in copertura e locali depositi di origine eolica (loess); geo-pedologia: suoli e paleosuoli antichi del margine appenninico, a profilo pedologico fortemente differenziato, decarbonati; emergenze geologiche: tipiche le località di affioramento dei paleosuoli pre-wurmiani (, Borghetto e Costamezzana), talora con significativi ritrovamenti archeologici e paleontologici. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere comprese tra il 10 ed il 25 %, che tendono via via ad aumentare procedendo verso la collina, fino a sopraelevare nettamente tali ripiani (superfici terrazzate); drenaggio superficiale: difficoltoso, data la natura dei terreni superficiali e del substrato, ma favorito dalle pendenze. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: profonde e tipiche incisioni vallive in corrispondenza delle vallate secondarie (affluenti minori dei corsi d’acqua principali). IDROGEOLOGIA acquiferi collinari e pedecollinari: falde freatiche sospese e falde confinate, i cui livelli piezometrici sono in relazione alle modalità di alimentazione (per infiltrazione efficace o filtrazione profonda da monte); emergenze idrogeologiche: nella zona di Monticelli Terme sono ubicate le rinomate e conosciute captazioni termali omonime; localmente sono sfruttate anche sorgenti o gruppo di sorgenti di terrazzo. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti; nella zona di e sono inoltre presenti alcuni laghetti artificiali ad uso irriguo e ricreativo. rete idrografica secondaria: numerosi fossi di scolo delle acque superficiali, che defluiscono direttamente nella rete idrografica principale; esondabilità: aree in sicurezza idraulica, anche per la relativa incisione lineare degli alvei attivi. ELEMENTI BIOLOGICI Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: risultano coltivate solo le aree golenali localizzate verso la bassa pianura; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: praticamente assenti; prati, pascoli: presenti ma non consistenti; boschi e pioppeti: assai diffusi sono i boschetti seminaturali e, talora i pioppeti, specie nelle aree golenali a valle della via Emilia; di rilevante interesse naturalistico-vegetazionale sono i Parchi Fluviali presenti nell’alta pianura (Fiume Taro e Torrente Stirone); incolti e cespugliati: assai diffusi e talora prevalenti; aree urbanizzate: praticamente assenti. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree ad elevata vulnerabilità;

Zona di dominio delle conoidi alluvionali USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree di pianura risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma non consistenti;

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prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: praticamente assenti; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: nelle aree lungo la via Emilia sono ubicati i centri maggiori della provincia (Parma e Fidenza), sia dal punto di vista residenziale che industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da elevata a media.

Zona delle risorgive dell’alta pianura USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: come tutta l’alta pianura parmense, anche queste aree risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma in genere non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma in genere non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: piccoli boschetti e filari alberati si ritrovano a corona delle risorgive principali; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: presenti anche se non consistenti (a parte la recente espansione verso est della Città) e prevalentemente di tipo residenziale e artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI: aree a vulnerabilità da alta a bassa.

Fascia pedecollinare USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree pedecollinari risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: presenti e talora consistenti (Torrechiara e Casatico); prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: presenti nelle aree marginali ai corsi d’acqua (boschetti ripariali) e nelle incisioni vallive più marcate; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: sono presenti centri abitati di media grandezza (Medesano, , Monticelli T., Basilicagoiano, Traversetolo), di tipo residenziale e industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da bassa a media. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IT 4020002 Fiume Taro da Fornovo all’Autostrada del Sole INDIRIZZI DI TUTELA 1.Le previsioni urbanistiche di ampliamento e ristrutturazione degli abitati dovranno risultare il più possibile consone alle locali configurazioni edilizie, avendo cioè cura di rispettare il sistema edificatorio-storico esistente ed il suo rapporto con l’ambiente naturale ed agricolo circostante. 2.Salvaguardia e valorizzazione degli habitat vegetazionali residuali dell’ambiente urbano (parchi e giardini storici), agricolo (filari lungo i fossi e le rogge) e fluviale (vegetazione ripariale lungo i canali e gli alvei attivi). 3.Potenziamento della naturalità degli ambienti fluviali e perifluviali rimasti (soprattutto nelle aree ripariali e/o a ridosso degli alvei attivi) tramite interventi mirati di rimboschimento e riqualificazione vegetazionale. 4.Salvaguardia, valorizzazione e potenziamento dei percorsi panoramici esistenti lungo le aree fluviali, perifluviali ed i terrazzi antichi. 5.Controllo degli scarichi civili e industriali, delle pratiche colturali e delle attività zootecniche al fine di ridurre il carico inquinante sulle acque superficiali e prevenire il rischio di inquinamento di quelle sotterranee. 6.Per quanto riguarda gli interventi di recupero conservativo dell’edilizia rurale storica, l’elaborato di riferimento è costituito dall’ All.11 alle Norme Tecniche di Attuazione “Indirizzi metodologici per il recupero dell’edilizia rurale storica”, che contiene le linee guida per una corretta progettazione improntata al mantenimento della riconoscibilità dei caratteri tipo - morfologici e architettonico - costruttivi.

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Figura 7.2.6 - Ambiti di gestione unitaria del paesaggio (tav.8 PTCP Parma), in rosso la localizzazione approssimativa dell’area di interesse.

L’area di interesse, in particolare, è interessata da un allevamento suinicolo in via di dismissione, con la presenza degli edifici a servizio dell’attività, compreso il depuratore aziendale e dei relativi piazzali di pertinenza.

7.2.4.3 Carta archeologica

Nell’ambito della redazione del Quadro Conoscitivo del PSC 2011 è stata predisposta l’”Analisi del Rischio Archeologico” costituita da Relazione tecnico-scientifica ed elaborati cartografici (tavole T1, T2, T3)” (a cura di S.A.G. – Studio di Archeologia Globale).

In particolare, sono stati definiti i livelli del Rischio Archeologico, inteso come rischio edilizio: tali livelli, dunque, derivano da categorie sostanzialmente indipendenti dalla reale importanza e significato degli insediamenti antichi, mentre appaiono configurati sulla base della residualità delle stratificazioni e delle strutture antiche, quindi su quale genere di impatto possono avere le lavorazioni edilizie con tali stratificazioni e strutture, e in ultima analisi in base alle differenti operatività e strategie cantieristiche cui ognuno dei tre livelli di rischio potrà potenzialmente dare luogo.

Le categorie dei livelli di Rischio Archeologico individuate sono riportate di seguito:

- Livello A: si tratta in generale delle aree archeologiche in giacitura primaria e, verosimilmente, in buono stato di conservazione, ovvero: aree archeologiche a valenza insediativa, siti economico - produttivi, siti sacrali quali necropoli, Insediamenti Storici. La reale consistenza delle singole aree archeologiche, ovvero

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il loro stato di conservazione, essendo differente per ogni sito, per la carenza di scavi e sondaggi in profondità non è attualmente conosciuta: la valutazione esatta di queste aree, che comunque rappresentano i maggiori insediamenti archeologici noti nel territorio in esame dovrà necessariamente essere effettuata di volta in volta;

- Livello B: si tratta delle aree archeologiche in giacitura primaria in genere relativamente poco sepolte e di conseguenza solo in parte degradate da arature e lavorazioni agricole o edili;

- Livello C: si tratta delle aree archeologiche genericamente superficiali, minori e/o sporadiche: frequentazioni e siti archeologici minori, tracce, reperti isolati; la centuriazione romana in sé ovvero intesa come rete di carraie e fossati; insediamenti storici minori quali fattorie o altro. Inoltre le aree archeologiche fortemente intaccate da lavori agricoli o edili.

Nella maggior parte di tutti questi casi (Livelli B e C) le condizioni di conservazione dell’area archeologica sono da ritenersi intaccate, ovvero residuali. A seconda tuttavia dei casi, che risultano particolarmente differenziati, sarà necessario il dato certo del sondaggio archeologico allo scopo di verificare l’effettivo e supposto livello di residualità delle strutture (se ancora esistenti) e delle stratificazioni archeologiche.

L’ambito di riqualificazione e le aree immediatamente limitrofe non risultano interessate da livelli di Rischio Archeologico. Di seguito si riporta comunque la localizzazione (Figura 7.2.7) e le scheda relative all’area 118 “Centro storico” e all’area 121 “Mamiano, Malerba” entrambe in località Mamiano (Figura 7.2.8). Per dettagli a scala comunale si rimanda all’elaborato allegato al Quadro Conoscitivo del PSC 2011 ”Analisi del Rischio Archeologico”.

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Figura 7.2.7 – Tavola 2 - Analisi del Rischio Archeologico, PSC 2011; in rosso la localizzazione dell’ambito di riqualificazione ex allevamento “Drugolo”.

Figura 7.2.8 – Schede tecniche dei siti archeologici prossime all’ambito di riqualificazione ex allevamento “Drugolo”.

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7.2.5 Mobilità

All’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 è presente un approfondimento tematico sul Piano della Mobilità urbana nel Comune di Traversetolo, costituito da una Relazione Generale e dal Regolamento Viario (Allegato A3 – PSC 2011) al quale si rimanda interamente per un’analisi di dettaglio del territorio comunale.

L’ambito di riqualificazione ex allevamento “Drugolo” è situato in località Mamiano in Comune di Traversetolo, in posizione favorevole per quando riguarda l’accessibilità dalla rete viaria provinciale. L’ambito è infatti localizzato tra la SP32 Pedemontana che lo collega al capoluogo comunale (Traversetolo) e la SP16 via Argini Sud che lo collega al capoluogo Provinciale (Parma). L’accessibilità vera e propria all’ambito è garantita da via del Parma, strada urbana dell’abitato di Mamiano (Tavola fuori testo 03 – Rete viabilistica).

Per maggiori approfondimenti si rimanda Allegato 2 – ART**P: Studio di accessibilità e traffico “variante urbanistica area artigianale/produttiva in localita’ Mamiano” della Val.S.A.T..

7.2.6 Modelli insediativi

L’abitato di Mamiano presenta una distribuzione di funzioni piuttosto regolari, con gli insediamenti prevalentemente residenziali e a servizi concentrati nella porzione centrale del centro abitato lungo strada Argini Sud e gli insediamenti produttivi localizzati a sud della Strada Pedemontana. Il contesto in cui sorge il centro abitato è classificato come territorio rurale. In particolare, la zona in cui si colloca l’area oggetto della presente Variante (area ad ovest del centro abitato verso il Torrente Parma) è un’area ad alta vocazione produttiva agricola in contesto rurale, dove di fatto sorge l’ex porcilaia dell’Azienda Agricola Drugolo, classificato dal PSC vigente come “attività ”.

7.2.7 Pianificazione sovraordinata

L’ambito di riqualificazione “Ex allevamento Drugolo”, come già anticipato, è un’area urbanizzata adiacente alla località di Mamiano. Gli strumenti urbanistici che principalmente normano le presenze vincolistiche e le possibilità di trasformazione nell’area sono il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Parma (PTCP) e il Piano Strutturale Comunale (PSC) del Comune di Traversetolo.

7.2.7.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il PTCP della Provincia di Parma evidenzia, nella tavola C.1 “Tutela ambientale, paesistica e storico-culturale”, che l’ambito di riqualificazione ricade all’interno delle “Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, in particolare, collocandosi in prossimità del Torrente Parma, è classificata come zona di inondazione per piena catastrofica fascia C (Tavola fuori testo 04 - Stralcio tavola C1 PTCP (Ricostruita)). Infine, ad ovest dell’ambito è presente un “corso d’acqua meritevole di tutela” (Canale Maggiore).

Nelle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, caratterizzate da elevata permeabilità dei terreni con ricchezza di falde idriche, valgono le disposizioni contenute nell’allegato 4 al PTCP “Approfondimenti in materia di tutela delle acque”, che inquadra l’ambito in oggetto all’interno delle zone di protezione settore B (Tavola 15 – “Le

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aree di salvaguardia per la tutela delle acque potabili ed emergenze naturali”) e all’interno delle aree di vulnerabilità a sensibilità elevata (Tav 6 - “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in cis, delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione”). Inoltre, sempre nella Tavola 6 dell’allegato 4 al PTCP, l’ambito è posto in corrispondenza di uno scarico produttivo e/o meteorico di dilavamento, che probabilmente fa riferimento allo scarico dell’allevamento suinicolo.

7.2.7.2 Piano Strutturale Comunale (PSC)

Il PSC del Comune di Traversetolo, approvato con Del. C.C. n.32 del 31/03/2011 (previgente), classificava l’area come Ambiti di riqualificazione e trasformazione funzionale - ART**. In tale area, ubicata in prossimità del centro abitato di Mamiano, è insediata un’azienda agricola connessa all’allevamento suinicolo: l’Azienda Agricola Drugolo (ST superiore a 19ha), localizzata ad ovest del centro abitato di Mamiano su Via del Parma. Essa, sottoutilizzata da diversi anni, coinvolge una vasta area sulla quale sorgono fabbricati per circa 20.000 m2 di superficie coperta.

La variante 2015 al PSC proponeva sostanzialmente una modifica radicale dell’ipotesi di trasformazione.

Riconosciuta infatti poco sostenibile la sua trasformazione ad usi urbani, la proposta fu quella dello stralcio di tali previsioni e del ripristino agli usi agricoli di quasi la totalità dei terreni occupati dalle ex-porcilaie.

Quale incentivo a questa trasformazione, la variante 2015 riconosceva all’ambito una capacità edificatoria (5.000 m2 di Su) potenzialmente trasferibile in altri ambiti specificatamente individuati dal PSC (Ambito AN_1), la cui utilizzazione è soggetta alle previsioni del POC.

Tale possibilità, specificata nella Scheda normativa dell’Ambito AN1 e all’art.9.4 delle NTA del PSC, era condizionata ad un programma che prevedeva la cessazione dell’attività, la bonifica delle coperture degli edifici esistenti (in amianto), la demolizione dei fabbricati esistenti e il ripristino delle condizioni di compatibilità dei luoghi.

Sulla “Tavola degli ambiti e delle trasformazioni territoriali”, viene introdotto uno specifico perimetro per le “Attività incompatibili”, relativamente alle aree attualmente interessate dall’allevamento suinicolo (Figura 7.2.9).

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Figura 7.2.9 – Approfondimento dell’ambito di riqualificazione ART**P Drugolo da Variante PSC 2015 (a sinistra PSC previgente e a destra PSC Variante 2015).

Inoltre, lo strumento urbanistico è dotato di Carta Unica del Territorio, nella quale sono rappresentati tutti i vincoli e le prescrizioni che insistono nelle varie aree del territorio comunale e che precludono, limitano o condizionano l’uso o la trasformazione del territorio. La Carta Unica del Comune di Traversetolo, per essere maggiormente comprensibile, è suddivisa in 4 carte ognuna delle quali tratta una tematica vincolistica specifica. Di seguito per ogni tavola si elencano i vincoli che interessano l’area oggetto di Variante.

Tav.1 – Tutela degli elementi naturali e paesaggistici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di Variante;

- L’area confine ad ovest con il Canale Maggiore considerato un corso d’acqua meritevole di tutela, lungo il quale è inoltre previsto un progetto di tutela, recupero e valorizzazione del T.Parma.

Tav.2 – Tutela delle risorse idriche, assetto idrologico e stabilità dei versanti

- L’area rientra nelle Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei – area a sensibilità elevata (PTCP), inoltre situandosi in prossimità del Torrente Parma è compresa nella Zona di inondazione per piena catastrofica fascia C.

Tav.3 – Tutela degli elementi storici ed archeologici

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- Nessun vincolo interno all’area di oggetto di intervento;

- L’area a sud ovest dell’ambito confina con un Edificio di valore storico culturale e testimoniale, le strade di accesso all’ambito sono classificate come strade storiche di epoca successiva (IGM 1881).

Tav.4 – Fasce di rispetto e di tutela

- Le strade di accesso all’ambito sono classificate come strade extraurbane vicinali esistenti (tipo F);

- L’area è servita da linea elettrica aerea a media tensione.

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7.3 NUOVO AMBITO APC**D (V2018-1B)

7.3.1 Rumore

Il Comune di Traversetolo è dotato di Classificazione Acustica approvata contestualmente al Piano Strutturale Comunale nel 2012, aggiornata a seguito della Variante specifica al PSC “Croce Azzurra” del 2012 e a seguito della Variante specifica al PSC “Variante 2015” redatte entrambe ai sensi dell’art. 2 della LR 15/2001, seguendo i criteri e le condizioni della Delibera Regionale n 2001/2053 del 9.10.2001.

L’ambito APC**D è classificato ad Area di classe V (Area prevalentemente industriale) in parte esistente in parte di progetto, con limiti di immissione diurno-notturno 70-60 dB(A) (Figura 7.3.1).

Figura 7.3.1– Piano di Classificazione Acustica comunale, scala 1:10.000; cerchiata in azzurro l’area di interesse.

7.3.2 Risorse idriche

7.3.2.1 Qualità delle acque superficiali e sotterranee

Si rimanda ai capitoli 3 e 4 del presente elaborato.

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7.3.2.2 Rete fognaria

Relativamente al sistema fognario si evidenzia che l’area del nuovo ambito APC**D non è servita da rete fognaria. L’ambito si dovrà dotare di un sistema di trattamento delle acque reflue autonomo con scarico in corpo idrico superficiale nel rispetto della vigente normativa in materia; in alternativa potrà essere impiegato anche il sistema di trattamento esistente del limitrofo insediamento, provvedendo, in fase attuativa, alla verifica della sua capacità residua ed eventualmente al suo potenziamento.

7.3.2.3 Rete acquedottistica

L’ambito è servibile in quanto posto in adiacenza a zona già servita dalla rete di distribuzione. (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

7.3.3 Suolo e Sottosuolo

7.3.3.1 Geologia11

Sotto il profilo geologico (Figura 7.3.2), con riferimento alla nuova “Carta Geologica della Regione Emilia-Romagna – Progetto CARG”, i depositi affioranti appartengono al Sintema Emiliano-Romagnolo Superiore – Subsintema di Ravenna (AES8).

Si tratta di ghiaie sabbiose, sabbie e limi stratificati con copertura discontinua di limi argillosi, risalenti al periodo che va dal Pleistocene superiore all’Olocene. Il profilo di alterazione varia da qualche decina di centimetri a circa 1.00 m.

Dal punto di vista geomorfologico l’area, situata a quote comprese tra 140 e 133 m s.l.m., mostra una debole pendenza (~1.3%) verso il quadrante nord-orientale.

L’idrografia locale è rappresentata dal T. Masdone che scorre circa 400 metri a sud dell’area

11 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.3.2 – Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti.

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7.3.3.2 Idrogeologia12

Secondo quanto riportato nello studio del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola, il Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna distingue tre Unità Idrostratigrafiche, denominate Unità Idrostratigrafico- Sequenziali (Regione Emilia-Romagna, Eni-Agip, 1998).

Le Unità Idrostratigrafico-Sequenziali di rango superiore, denominate Gruppi Acquiferi A, B e C, a loro volta sono suddivise in 12 UIS, gerarchicamente inferiori, denominate Complessi Acquiferi. Esse affiorano estesamente sul margine meridionale del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola per poi immergersi verso nord al di sotto dei sedimenti depositati dal Fiume Po e dai suoi affluenti negli ultimi 20.000 anni, contenenti Sistemi Acquiferi quasi sempre freatici, di scarsa estensione e potenzialità (Complesso Acquifero Superficiale o A0).

I corpi geologici che fungono da acquiferi sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e sabbiosi di origine deltizia, litorale e alluvionale deposti dai corsi d’acqua appenninici e dal Fiume Po a partire da circa 1 milione di anni fa. Ciascun Gruppo Acquifero è idraulicamente separato, almeno per gran parte della sua estensione, da quelli sovrastanti e sottostanti grazie a barriere di permeabilità Regionali. Al suo interno ogni Gruppo Acquifero è composto da serbatoi acquiferi sovrapposti e giustapposti, parzialmente o totalmente isolati tra loro, suddivisi in Complessi e Sistemi Acquiferi. Le principali barriere di permeabilità in senso orizzontale sono costituite da corpi geologici decametrici, a prevalente granulometria fine, interpretabili come sistemi deposizionali interdeltizi o di interconoide e bacino interfluviale, che si giustappongono a sistemi deposizionali deltizi, di conoide alluvionale e fluviali, ricchi in materiali grossolani.

Sotto il profilo idrogeologico l’area insiste su depositi appartenenti al Gruppo Acquifero A, il cui livello basale si colloca alla profondità di circa –100 m da p.c..

I dati disponibili del livello di falda indicano una soggiacenza di circa –10.00 m da p.c. (Figura 7.3.3).

La direzione del flusso della falda sotterranea è orientata verso il quadrante nord-orientale.

Circa la vulnerabilità degli acquiferi, l’ambito in oggetto risulta caratterizzato da una vulnerabilità attenuata (Figura 7.3.3Figura 7.2.4).

12 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.3.3 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti.

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7.3.3.3 Sismicità13

Amplificazione stratigrafica

L’area risulta essere soggetta ad amplificazione di tipo stratigrafico del segnale sismico, derivante dalla presenza di depositi alluvionali con velocità delle onde di taglio inferiore a 800 m/s.

Il sottosuolo di fondazione, sulla base delle indagini geofisiche eseguite può essere considerato appartenente alla categoria C.

Amplificazione topografica

La morfologia subpianeggiante dell’area permette di escludere fenomeni di amplificazione di tipo topografico.

Occorrenza di fenomeni di liquefazione

La possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione può essere esclusa, in quanto è stata accertata l’assenza di depositi sabbiosi entro i primi 20 metri di sottosuolo.

Fenomeni di cedimento postsismico

La presenza nel sottosuolo di depositi fini caratterizzati da valori di coesione in genere superiori a 70 kPa, rilevati lungo le verticali di indagine, rende improbabile l’eventualità dell’occorrenza di cedimenti post-sismici, dovuti alla riconsolidazione conseguente alla dissipazione delle pressioni interstiziali accumulatesi durante il terremoto.

Tuttavia considerata l’ampiezza dell’area in questione e il limitato numero di dati disponibili, si richiede che, in sede di attuazione, il progettista confermi tale valutazione mediante ulteriori indagini puntuali adeguatamente spinte in profondità. Qualora emergano elementi che viceversa non consentano di escludere del tutto l’occorrenza del fenomeno, l’area dovrà essere obbligatoriamente assoggettata ad approfondimento di III livello.

7.3.3.4 Microzonazione sismica

Con riferimento all’Allegato A2 della Delibera dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna n° 112 del 2 maggio 2007, sono stati determinati i fattori di amplificazione sismica rispetto ad un suolo di riferimento. In considerazione dell’omogeneità delle caratteristiche litologiche, geomeccaniche e di risposta sismica locale dei terreni, sotto il profilo della microzonazione l’areale in questione risulta caratterizzato da un’unica zona (Figura 7.2.5).

Essendo l’area in esame caratterizzata da un profilo stratigrafico con prevalenza di orizzonti ghiaiosi con bedrock sismico inferiore a 100 m ed utilizzando la tabella “Pianura 1” dell’Allegato 2 alla citata delibera, i fattori di amplificazione (F.A) per l’area in esame sono quelli riportati in Figura 7.2.5.

13 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.3.4 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti; cerchiati in blu i fattori di amplificazione stratigrafica.

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7.3.4 Biodiversità e Paesaggio

7.3.4.1 Uso reale del suolo

L’uso reale del suolo del territorio comunale è stato trattato all’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 utilizzando la versione aggiornata al 2003 disponibile sul Geoportale della Regione Emilia-Romagna (Uso reale del suolo 2003). Tuttavia, per una descrizione più recente delle aree interesate dalla presente Variante è stata utilizzata la versione più aggiornata dell’uso del suolo disponibile sempre sul Geoportale regionale (Uso reale del suolo 2008).

L’ambito APC**D è classificato in parte come Ia – Insediamenti produttivi e in parte come Se – Seminativi semplici irrigui (Tavola fuori testo 02 – Uso reale del suolo 2008), così come l’intorno prossimo all’area.

7.3.4.2 Caratteristiche paesistiche locali

Nel suo complesso l’ambito APC**D è incluso nell’unità di paesaggio n°4 dell’Alta Pianura di Parma (Figura 7.2.6) per la quale di seguito si riportano le componenti del paesaggio e gli elementi caratterizzanti.

ELEMENTI FISICI

Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici. GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente ghiaiosi, con lenti sabbiose, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con scarsa e/o moderata differenziazione del profilo pedologico; emergenze geologiche: lungo le scarpate fluviali attive si possono osservare tutti i caratteri deposizionali e granulometrici tipici delle facies alluvionali (gradazione degli strati, basse di meandro, stratificazione incrociata, ripples, ecc.); lungo l’alveo del T. Stirone, a monte di Fidenza, affiorano i noti ed unici sedimenti plio-pleistocenici ricchi di fossili (Parco Regionale Fluviale del T. Stirone). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 %; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni e la vicinanza al corso d’acqua. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); il tratto d’alveo inferiore, circa a partire dalla via Emilia risulta pensile, ossia sopraelevato rispetto ai terreni circostanti, mentre quello verso monte si presenta incassato e talora (T. Stirone) in forma di vero e proprio orrido. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: locale e temporanea formazione di zone umide e palustri, per la risalita dei livelli di falda. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: praticamente assente e/o rappresentata da rari fossi di scolo nelle aree golenali; esondabilità: le aree golenali sono tipicamente e frequentemente esondate durante le piene fluvio-torrentizie, anche se non per lunghi periodi; i rilevati arginali iniziano circa a valle della via Emilia.

Zona di dominio delle conoidi alluvionali GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente limosi e sabbiosi, con lenti ghiaiose subaffioranti e affioranti, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: potenti banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose;

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geo-pedologia: suoli di formazione recente e medio-recente, a profilo pedologico anche fortemente differenziato, talora decarbonati; emergenze geologiche: praticamente insignificanti, se non nelle aree marginali all’alveo del T. Stirone e del F. Taro. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 % che tendono via via ad aumentare procedendo verso sud; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni superficiali e del substrato. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); la morfologia dei tratti di pianura a ridosso dei corsi d’acqua principali assume la tipica conformazione a “ventaglio” di esondazione. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero e falde semiconfinate, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: zona ampiamente sfruttata dal punto di vista idropotabile in cui sono ubicate tutte le principali centrali di captazione acquedottistica della provincia (Priorato, S. Donato, Parola, Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: numerose rogge e canali irrigui, che derivano le acque dalla rete idrografica principale; esondabilità: le aree di pianura a valle della via Emilia risultano protette da argini e sono quindi potenzialmente esondabili dalle piene fluvio-torrentizie.

Zona delle risorgive dell’alta pianura GEOLOGIA: terreni tendenzialmente limosi e sabbiosi, con lenti argillose; litologia prevalente del substrato: banchi ghiaiosi e sabbiosi, ma con frequenti intercalazioni argillose e limosi; la litologia è riferibile a facies di transizione tra la dinamica deposizionale di conoide alluvionale e l’ambiente fluvio-lacustre e palustre; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con profilo pedologico da molto a poco differenziato e talora decarbonato; emergenze geologiche: le risorgive ed i fontanili evidenziano zone con falde salienti e prevalenti; la risalita delle falde può essere determinata da una variazione litologica (passaggio da terreni grossolani a fini) o dalla subemergenza dell’acquifero (zona di Monticelli Terme). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere del 10 %; drenaggio superficiale: talora difficoltoso, considerate le pendenze e la natura dei terreni superficiali. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi fluviali estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); aree parzialmente depresse in cui l’uomo è intervenuto con interventi di regimazione e bonifica. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche, semiconfinate e confinate, con acque prevalenti e salienti; emergenze idrogeologiche: presenza di risorgive e fontanili, dalla tipica forma semicircolare (testa) e canale d’uscita (asta) allungato verso valle, con acque limpidissime, temperatura e chimismo costanti; le risorgive più rilevanti sono quelle di S. Donato e Beneceto (a est di Parma, sia a monte che a valle della via Emilia), ubicate al passaggio con la bassa pianura e quelle presso Fontevivo; formazione di zone umide e ristagni d’acqua (per la risalita dei livelli di falda) nelle aree depresse; le aree di acque salienti sono da tempo sfruttate come zone di captazione acquedottistica (centrale di S. Donato e di Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: principali corsi d’acqua appenninici e loro tributari; rete idrografica secondaria: assai estesa e rappresentata sia da fossi di scolo che da canali irrigui e/o d’uso misto; esondabilità: i tratti inferiori dei principali torrenti e canali irrigui e di bonifica sono difesi da opere idrauliche, con argini di media altezza (2-3 m); ciò non esclude tuttavia completamente il rischio di esondabilità di tali aree (specie quelle più prossime ai corsi d’acqua).

Fascia pedecollinare GEOLOGIA

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litologia di superficie: terreni prevalentemente argillosi e limosi, con lenti sabbiose e ghiaiose subaffioranti/affioranti; litologia prevalente del substrato: banchi limosi, sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni argillose; facies riferibili ad antichi depositi di conoide alluvionale (periodi glaciali/interglaciali), con paleosuoli in copertura e locali depositi di origine eolica (loess); geo-pedologia: suoli e paleosuoli antichi del margine appenninico, a profilo pedologico fortemente differenziato, decarbonati; emergenze geologiche: tipiche le località di affioramento dei paleosuoli pre-wurmiani (Collecchio, Borghetto e Costamezzana), talora con significativi ritrovamenti archeologici e paleontologici. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere comprese tra il 10 ed il 25 %, che tendono via via ad aumentare procedendo verso la collina, fino a sopraelevare nettamente tali ripiani (superfici terrazzate); drenaggio superficiale: difficoltoso, data la natura dei terreni superficiali e del substrato, ma favorito dalle pendenze. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: profonde e tipiche incisioni vallive in corrispondenza delle vallate secondarie (affluenti minori dei corsi d’acqua principali). IDROGEOLOGIA acquiferi collinari e pedecollinari: falde freatiche sospese e falde confinate, i cui livelli piezometrici sono in relazione alle modalità di alimentazione (per infiltrazione efficace o filtrazione profonda da monte); emergenze idrogeologiche: nella zona di Monticelli Terme sono ubicate le rinomate e conosciute captazioni termali omonime; localmente sono sfruttate anche sorgenti o gruppo di sorgenti di terrazzo. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti; nella zona di Noceto e Medesano sono inoltre presenti alcuni laghetti artificiali ad uso irriguo e ricreativo. rete idrografica secondaria: numerosi fossi di scolo delle acque superficiali, che defluiscono direttamente nella rete idrografica principale; esondabilità: aree in sicurezza idraulica, anche per la relativa incisione lineare degli alvei attivi. ELEMENTI BIOLOGICI Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: risultano coltivate solo le aree golenali localizzate verso la bassa pianura; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: praticamente assenti; prati, pascoli: presenti ma non consistenti; boschi e pioppeti: assai diffusi sono i boschetti seminaturali e, talora i pioppeti, specie nelle aree golenali a valle della via Emilia; di rilevante interesse naturalistico-vegetazionale sono i Parchi Fluviali presenti nell’alta pianura (Fiume Taro e Torrente Stirone); incolti e cespugliati: assai diffusi e talora prevalenti; aree urbanizzate: praticamente assenti. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree ad elevata vulnerabilità;

Zona di dominio delle conoidi alluvionali USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree di pianura risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: praticamente assenti; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: nelle aree lungo la via Emilia sono ubicati i centri maggiori della provincia (Parma e Fidenza), sia dal punto di vista residenziale che industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da elevata a media.

Zona delle risorgive dell’alta pianura

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USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: come tutta l’alta pianura parmense, anche queste aree risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma in genere non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma in genere non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: piccoli boschetti e filari alberati si ritrovano a corona delle risorgive principali; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: presenti anche se non consistenti (a parte la recente espansione verso est della Città) e prevalentemente di tipo residenziale e artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI: aree a vulnerabilità da alta a bassa.

Fascia pedecollinare USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree pedecollinari risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: presenti e talora consistenti (Torrechiara e Casatico); prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: presenti nelle aree marginali ai corsi d’acqua (boschetti ripariali) e nelle incisioni vallive più marcate; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: sono presenti centri abitati di media grandezza (Medesano, Sala Baganza, Monticelli T., Basilicagoiano, Traversetolo), di tipo residenziale e industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da bassa a media. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IT 4020002 Fiume Taro da Fornovo all’Autostrada del Sole INDIRIZZI DI TUTELA 1.Le previsioni urbanistiche di ampliamento e ristrutturazione degli abitati dovranno risultare il più possibile consone alle locali configurazioni edilizie, avendo cioè cura di rispettare il sistema edificatorio-storico esistente ed il suo rapporto con l’ambiente naturale ed agricolo circostante. 2.Salvaguardia e valorizzazione degli habitat vegetazionali residuali dell’ambiente urbano (parchi e giardini storici), agricolo (filari lungo i fossi e le rogge) e fluviale (vegetazione ripariale lungo i canali e gli alvei attivi). 3.Potenziamento della naturalità degli ambienti fluviali e perifluviali rimasti (soprattutto nelle aree ripariali e/o a ridosso degli alvei attivi) tramite interventi mirati di rimboschimento e riqualificazione vegetazionale. 4.Salvaguardia, valorizzazione e potenziamento dei percorsi panoramici esistenti lungo le aree fluviali, perifluviali ed i terrazzi antichi. 5.Controllo degli scarichi civili e industriali, delle pratiche colturali e delle attività zootecniche al fine di ridurre il carico inquinante sulle acque superficiali e prevenire il rischio di inquinamento di quelle sotterranee. 6.Per quanto riguarda gli interventi di recupero conservativo dell’edilizia rurale storica, l’elaborato di riferimento è costituito dall’ All.11 alle Norme Tecniche di Attuazione “Indirizzi metodologici per il recupero dell’edilizia rurale storica”, che contiene le linee guida per una corretta progettazione improntata al mantenimento della riconoscibilità dei caratteri tipo - morfologici e architettonico - costruttivi.

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Figura 7.3.5 - Ambiti di gestione unitaria del paesaggio (tav.8 PTCP Parma), in rosso la localizzazione approssimativa dell’area di interesse.

Nell’intorno dell’area sono presenti Edifici di valore storico culturale e testimoniale (Tav.3 – Tutela degli elementi storici ed archeologici).

7.3.4.3 Carta archeologica

Nell’ambito della redazione del Quadro Conoscitivo del PSC 2011 è stata predisposta l’”Analisi del Rischio Archeologico” costituita da Relazione tecnico-scientifica ed elaborati cartografici (tavole T1, T2, T3)” (a cura di S.A.G. – Studio di Archeologia Globale).

In particolare, sono stati definiti i livelli del Rischio Archeologico, inteso come rischio edilizio: i quali dunque derivano da categorie sostanzialmente indipendenti dalla reale importanza e significato degli insediamenti antichi, mentre appaiono configurati sulla base della residualità delle stratificazioni e delle strutture antiche, quindi su quale genere di impatto possono avere le lavorazioni edilizie con tali stratificazioni e strutture, e in ultima analisi in base alle differenti operatività e strategie cantieristiche cui ognuno dei tre livelli di rischio potrà potenzialmente dare luogo.

Le categorie dei livelli di Rischio Archeologico individuate sono riportate di seguito:

- Livello A: si tratta in generale delle aree archeologiche in giacitura primaria e, verosimilmente, in buono stato di conservazione, ovvero: aree archeologiche a valenza insediativa, siti economico - produttivi, siti

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sacrali quali necropoli, Insediamenti Storici. La reale consistenza delle singole aree archeologiche, ovvero il loro stato di conservazione, essendo differente per ogni sito, per la carenza di scavi e sondaggi in profondità non è attualmente conosciuta: la valutazione esatta di queste aree, che comunque rappresentano i maggiori insediamenti archeologici noti nel territorio in esame dovrà necessariamente essere effettuata di volta in volta;

- Livello B: si tratta delle aree archeologiche in giacitura primaria in genere relativamente poco sepolte e di conseguenza solo in parte degradate da arature e lavorazioni agricole o edili;

- Livello C: si tratta delle aree archeologiche genericamente superficiali, minori e/o sporadiche: frequentazioni e siti archeologici minori, tracce, reperti isolati; la centuriazione romana in sé ovvero intesa come rete di carraie e fossati; insediamenti storici minori quali fattorie o altro. Inoltre le aree archeologiche fortemente intaccate da lavori agricoli o edili.

Nella maggior parte di tutti questi casi (Livelli B e C) le condizioni di conservazione dell’area archeologica sono da ritenersi intaccate, ovvero residuali. A seconda tuttavia dei casi, che risultano particolarmente differenziati, sarà necessario il dato certo del sondaggio archeologico allo scopo di verificare l’effettivo e supposto livello di residualità delle strutture (se ancora esistenti) e delle stratificazioni archeologiche.

Il nuovo ambito APC**D e le aree immediatamente limitrofe non risultano interessate da livelli di Rischio Archeologico.

7.3.5 Mobilità

All’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 è presente un approfondimento tematico sul Piano della Mobilità urbana nel Comune di Traversetolo, costituito da una Relazione Generale e dal Regolamento Viario (Allegato A3 – PSC 2011) al quale si rimanda interamente per un’analisi di dettaglio del territorio comunale.

L’ambito si colloca all’estremità settentrionale del territorio comunale ed è delimitato ad ovest dal tracciato della S.P.513R della Val d’Enza e a nord dal limite con il territorio del Comune di Montechiarugolo, lungo il quale corre il tracciato della Strada comunale di Montechiarugolo via Lunga (Tavola fuori testo 03 – Rete viabilistica).

7.3.6 Modelli insediativi

Il contesto in cui sorge il nuovo ambito è classificato come territorio rurale.

Nel settore meridionale dell’ambito risultano già insediate alcune attività produttive caratterizzate da capannoni prefabbricati e dalle relative pertinenze.

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7.3.7 Pianificazione sovraordinata

Gli strumenti urbanistici che principalmente normano le presenze vincolistiche e le possibilità di trasformazione nell’area sono il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Parma (PTCP), il Piano Strutturale Comunale (PSC) del Comune di Traversetolo.

7.3.7.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il PTCP della Provincia di Parma evidenzia, nella tavola C.1 “Tutela ambientale, paesistica e storico-culturale”, che l’ambito non si colloca in prossimità di alcun elemento di specifica tutela.

Nelle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, caratterizzate da elevata permeabilità dei terreni con ricchezza di falde idriche, valgono le disposizioni contenute nell’allegato 4 al PTCP “Approfondimenti in materia di tutela delle acque”, che inquadra il nuovo ambito all’interno delle zone di protezione settore B (Tavola 15 – “Le aree di salvaguardia per la tutela delle acque potabili ed emergenze naturali”) e all’interno delle aree di vulnerabilità a sensibilità elevata (Tav 6 - “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in cis, delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione”).

7.3.7.2 Piano Strutturale Comunale (PSC)

Il PSC del Comune di Traversetolo, approvato con Del. C.C. n.32 del 31/03/2011 previgente, classifica l’area in località Masdone come Ambito specializzato per attività produttive di sviluppo di rilievo sovracomunale – APS (Figura 7.3.6). All’interno dell’ambito APS sono presenti attività produttive già definite dal PRG previgente, che le classificava come ambiti di potenziale insediamento produttivo, ovvero parti del territorio oggetto di nuova urbanizzazione.

Il PSC 2011 definisce per l’ambito APS - APEA MASDONE una potenzialità edificatoria massima in ragione dell’indice UT = 0,35 mq/mq di ST in relazione ad una ST di circa 33 Ha.

L’attuazione del Piano è prevista previo inserimento nel POC e approvazione di PUA di iniziativa pubblica. In sede di formazione del POC e dell’Accordo Territoriale, ai sensi dell’art.15 della L.R. 20/2000, dovranno essere stabilite le cessioni non onerose al Comune delle dotazioni territoriali; dovranno inoltre essere definite le opere di urbanizzazione prescritte e le opere ecologico ambientali da realizzare a cura dei soggetti attuatori evidenziate nella scheda attuativa d’ambito APS.

La Variante 2015 al PSC non ha proposto modifiche sostanziali dell’ipotesi di trasformazione, se non che parte dell’area a ridosso della SP513R della Val d’Enza è stata classificata come ambito specializzato per attività produttive consolidate di rilievo comunale ed è quindi stata inserita all’interno del territorio urbanizzato (Figura 7.3.7).

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Figura 7.3.6 – Ambito specializzato per attività produttive di Figura 7.3.7 – Ambito specializzato per attività produttive di sviluppo di rilievo sovracomunale – APS da PSC 2011 sviluppo di rilievo sovracomunale – APS da Variante PSC (previgente). 2015.

Inoltre, lo strumento urbanistico è dotato di Carta Unica del Territorio, nella quale sono rappresentati tutti i vincoli e le prescrizioni che insistono nelle varie aree del territorio comunale e che precludono, limitano o condizionano l’uso o la trasformazione del territorio. La Carta Unica del Comune di Traversetolo, per essere maggiormente comprensibile, è suddivisa in 4 carte ognuna delle quali tratta una tematica vincolistica specifica. Di seguito per ogni tavola si elencano i vincoli che interessano l’area di intervento.

Tav.1 – Tutela degli elementi naturali e paesaggistici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di Variante;

Tav.2 – Tutela delle risorse idriche, assetto idrologico e stabilità dei versanti

- L’area rientra nelle Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei – area a sensibilità elevata (da PTCP).

Tav.3 – Tutela degli elementi storici ed archeologici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di Variante;

- La strada di accesso all’ambito è classificata come strada storica di epoca romana. Nel primo intorno dell’area sono presenti Edifici di valore storico culturale e testimoniale.

Tav.4 – Fasce di rispetto e di tutela

- La strada di accesso all’ambito è classificata come Strade extraurbane secondarie esistenti (tipo C) con relativa fascia di rispetto stradale di 30 m;

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- L’area è servita da linea elettrica aerea a media tensione.

7.4 NUOVO AMBITO APC**C (V2018-2A)

7.4.1 Rumore

Il Comune di Traversetolo è dotato di Classificazione Acustica approvata contestualmente al Piano Strutturale Comunale nel 2012, aggiornata a seguito della Variante specifica al PSC “Croce Azzurra” del 2012 e a seguito della Variante specifica al PSC “Variante 2015” redatte entrambe ai sensi dell’art. 2 della LR 15/2001, seguendo i criteri e le condizioni della Delibera Regionale n 2001/2053 del 9.10.2001.

L’ambito APC**C è classificato come Area di progetto di classe II (Area prevalentemente residenziale), con limiti di immissione diurno-notturno 55-45 dB(A) (Figura 7.2.1). Le strade provinciali di accesso all’area (SP513 e SP45) lungo i margini est ed ovest sono classificati in classe IV (Aree di intensa attività umana); a sud dell’area è presente un’area produttiva classificata come classe IV (Aree prevalentemente industriali), a nord vi è un’area agricola classificata come Area di tipo misto (classe acustica III), mentre al centro dell’ambito si inserisce l’area tutelata Villa Boselli, ambito inserito in classe acustica II.

Figura 7.4.1 – Piano di Classificazione Acustica comunale, scala 1:10.000; cerchiata in azzurro l’area di interesse.

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7.4.2 Risorse idriche

7.4.2.1 Qualità delle acque superficiali e sotterranee

Si rimanda ai capitoli 3 e 4 del presente elaborato.

7.4.2.2 Rete fognaria

Relativamente al sistema fognario si evidenzia che l’area oggetto di Variante è servita da rete fognaria. Le condotte fognarie sono collegate ad uno dei rami principali della fognatura cittadina, collettore principale (realizzato in pvc) afferente all’impianto di depurazione di Traversetolo a fanghi attivi con defosfatazione e nitri-denitrificazione, che presenta potenzialità pari a 9.900 A.E. (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

Inoltre nel POC approvato con Deliberazione di Consiglio comunale n. 32 del 30/7/2015 si recepisce il progetto preliminare denominato “Risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue” redatto da IREN Acqua Gas Spa in qualità soggetto gestore in regime di concessione del Servizio Idrico Integrato sul territorio dei comuni interessati, come previsto dalla convenzione sottoscritta con l’allora Agenzia d’Ambito, ora ATERSIR.

Come previsto da apposito accordo di programma siglato in data 01 dicembre 2010 tra l’allora A.T.O., ora ATERSIR, la società IREN Acqua Gas Spa, Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni, detto progetto contempla la realizzazione di un nuovo depuratore nel Comune di Montechiarugolo, in località San Geminiano, al quale addurre tutte le acque reflue dei comuni interessati. In particolare per il Comune di Traversetolo, al fine di convogliare tali reflui nel nuovo impianto di San Geminiano, è prevista:

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che si svilupperà indicativamente in parallelo alla SP n. 45 (Via Bora) dall’esistente impianto di depurazione sito in via Frascarini fino al confine con il comune di Montechiarugolo – 1° stralcio;

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che, provenendo dal comune di Lesignano, attraverserà terreni in frazione Mamiano raccogliendo i reflui della frazione per portarli, attraverso la frazione di Basilicanova di Montechiarugolo, al nuovo depuratore di San Geminiano – 2° stralcio.

Sulla base di comunicazione diretta con Ireti S.p.A. si è appreso che le previsioni di attuazione dell’intervento sono in ritardo rispetto a quanto originariamente programmato a causa di alcune difficoltà realizzative dell’impianto di depurazione di progetto.

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Figura 7.4.2 – Tavola 1 di POC. Ramo A/E/D – 1° stralcio (IREN acqua gas SpA - Progetto di risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue).

7.4.2.3 Rete acquedottistica

La rete acquedottistica comunale, gestita da Iren Emilia Ambiente S.p.a., è presente lungo la SP513 e la SP45 rispettivamente ad est e ovest dell’ambito. Si tratta di condotte di distribuzione primaria (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

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7.4.3 Suolo e Sottosuolo

7.4.3.1 Geologia14

Sotto il profilo geologico, con riferimento alla nuova “Carta Geologica della Regione Emilia-Romagna – Progetto CARG”, i depositi affioranti appartengono in parte al Sintema Emiliano-Romagnolo Superiore e in parte al Subsistema di Ravenna (Figura 7.4.3).

Si tratta di ghiaie sabbiose, sabbie e limi stratificati con copertura di limi argillosi e risalgono al periodo che va dal Pleistocene superiore all’Olocene. Il profilo di alterazione varia da qualche decina di centimetri a circa 1.00 m.

Dal punto di vista geomorfologico l’area, situata a quote comprese tra 153 e 145 m s.l.m., mostra una debole pendenza (~1%) verso il quadrante nord-orientale.

L’idrografia locale è rappresentata esclusivamente dai fossi scolanti laterali alla viabilità stradale. L’alveo del T. Termina scorre circa 250 m ad est del limite orientale dell’area.

14 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Figura 7.4.3 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti; cerchiata in blu l’area dell’ambito APC**C.

AMBITER s.r.l. QC-84 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

7.4.3.2 Idrogeologia15

Secondo quanto riportato nello studio del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola, il Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna distingue tre Unità Idrostratigrafiche, denominate Unità Idrostratigrafico- Sequenziali (Regione Emilia-Romagna, Eni-Agip, 1998).

Le Unità Idrostratigrafico-Sequenziali di rango superiore, denominate Gruppi Acquiferi A, B e C, a loro volta sono suddivise in 12 UIS, gerarchicamente inferiori, denominate Complessi Acquiferi. Esse affiorano estesamente sul margine meridionale del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola per poi immergersi verso nord al di sotto dei sedimenti depositati dal Fiume Po e dai suoi affluenti negli ultimi 20.000 anni, contenenti Sistemi Acquiferi quasi sempre freatici, di scarsa estensione e potenzialità (Complesso Acquifero Superficiale o A0).

I corpi geologici che fungono da acquiferi sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e sabbiosi di origine deltizia, litorale e alluvionale deposti dai corsi d’acqua appenninici e dal Fiume Po a partire da circa 1 milione di anni fa. Ciascun Gruppo Acquifero è idraulicamente separato, almeno per gran parte della sua estensione, da quelli sovrastanti e sottostanti grazie a barriere di permeabilità Regionali. Al suo interno ogni Gruppo Acquifero è composto da serbatoi acquiferi sovrapposti e giustapposti, parzialmente o totalmente isolati tra loro, suddivisi in Complessi e Sistemi Acquiferi. Le principali barriere di permeabilità in senso orizzontale sono costituite da corpi geologici decametrici, a prevalente granulometria fine, interpretabili come sistemi deposizionali interdeltizi o di interconoide e bacino interfluviale, che si giustappongono a sistemi deposizionali deltizi, di conoide alluvionale e fluviali, ricchi in materiali grossolani.

Sotto il profilo idrogeologico l’area insiste su depositi appartenenti al Gruppo Acquifero A, il cui livello basale si colloca alla profondità di circa –40 m da p.c..

I dati disponibili del livello di falda, indicano una soggiacenza di circa –8.00÷10.00 m da p.c. (Figura 7.4.4). Tuttavia non si può escludere la presenza di locali livelli freatici sospesi a carattere stagionale, come evidenziato da alcuni pozzi a camicia presenti in zona che forniscono valori di soggiacenza minima pari a -2÷3 m da p.c..

La direzione del flusso della falda sotterranea è orientata verso il quadrante nord-orientale.

Circa la vulnerabilità degli acquiferi, l’ambito in oggetto risulta caratterizzato da una vulnerabilità elevata (Figura 7.4.4).

15 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

AMBITER s.r.l. QC-85 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

Figura 7.4.4 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti; cerchiata in blu l’area dall’ambito APC**C.

AMBITER s.r.l. QC-86 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

7.4.3.3 Sismicità16

Amplificazione stratigrafica

L’area risulta essere soggetta ad amplificazione di tipo stratigrafico del segnale sismico, derivante dalla presenza di depositi alluvionali con velocità delle onde di taglio inferiore a 800 m/s.

Il sottosuolo di fondazione, sulla base delle indagini geofisiche eseguite può essere considerato appartenente alla categoria B.

Amplificazione topografica

La morfologia subpianeggiante dell’area permette di escludere fenomeni di amplificazione di tipo topografico.

Occorrenza di fenomeni di liquefazione

La possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione può essere esclusa, in quanto è stata accertata l’assenza di depositi sabbiosi entro i primi 20 metri di sottosuolo.

Fenomeni di cedimento postsismico

La presenza nel sottosuolo di depositi fini caratterizzati da valori di coesione in genere superiori a 70 kPa, rilevati lungo le verticali di indagine, rende improbabile l’eventualità dell’occorrenza di cedimenti post-sismici, dovuti alla riconsolidazione conseguente alla dissipazione delle pressioni interstiziali accumulatesi durante il terremoto.

Tuttavia considerata l’ampiezza dell’area in questione e il limitato numero di dati disponibili, si richiede che, in sede di attuazione, il progettista confermi tale valutazione mediante ulteriori indagini puntuali adeguatamente spinte in profondità. Qualora emergano elementi che viceversa non consentano di escludere del tutto l’occorrenza del fenomeno, l’area dovrà essere obbligatoriamente assoggettata ad approfondimento di III livello.

7.4.3.4 Microzonazione sismica

Con riferimento all’Allegato A2 della Delibera dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna n° 112 del 2 maggio 2007, sono stati determinati i fattori di amplificazione sismica rispetto ad un suolo di riferimento.

Data l’omogeneità delle caratteristiche litologiche, geomeccaniche e di risposta sismica locale dei terreni, l’areale in questione risulta caratterizzato da un’unica zona sotto il profilo della microzonazione (Figura 7.4.5).

Assumendo come bedrock sismico il tetto dei depositi sepolti del Quaternario Marino, la cui profondità risulta inferiore a 100 m, ed utilizzando la tabella “Pianura 1” dell’Allegato 2 alla citata delibera, i fattori di amplificazione (F.A) per l’area in esame sono quelli riportati in Figura 7.4.5

16 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

AMBITER s.r.l. QC-87 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

Figura 7.4.5 - Tavola tratta dal PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti. Cerchiati in blu i fattori di amplificazione stratigrafica.

AMBITER s.r.l. QC-88 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

7.4.4 Biodiversità e Paesaggio

L’ambito APC**C si colloca a sud-est della frazione di Mazzola in continuità con la zona più perimetrale del TU di Traversetolo occupata da aree produttive. Le aree rientranti nella perimetrazione sono attualmente interessate da coltivazioni agricole rotazionali. Ad est dell’ambito, a circa 250 m, è presente il Torrente Termina.

7.4.4.1 Uso reale del suolo

L’uso reale del suolo del territorio comunale è stato trattato all’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 utilizzando la versione aggiornata al 2003 disponibile sul Geoportale della Regione Emilia-Romagna (Uso reale del suolo 2003). Tuttavia, per una descrizione più recente dell’area del nuovo ambito di riqualificazione è stata utilizzata la versione più aggiornata dell’uso del suolo disponibile sempre sul Geoportale regionale (Uso reale del suolo 2008).

L’ambito APC**C è classificato come Se – Seminativi semplici irrigui (Tavola fuori testo 02 – Uso reale del suolo 2008).

7.4.4.2 Caratteristiche paesistiche locali

L’ambito APC**C è incluso nell’unità di paesaggio n°4 dell’Alta Pianura di Parma (Figura 7.4.6) per la quale di seguito si riportano le componenti del paesaggio e gli elementi caratterizzanti.

ELEMENTI FISICI

Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici. GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente ghiaiosi, con lenti sabbiose, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con scarsa e/o moderata differenziazione del profilo pedologico; emergenze geologiche: lungo le scarpate fluviali attive si possono osservare tutti i caratteri deposizionali e granulometrici tipici delle facies alluvionali (gradazione degli strati, basse di meandro, stratificazione incrociata, ripples, ecc.); lungo l’alveo del T. Stirone, a monte di Fidenza, affiorano i noti ed unici sedimenti plio-pleistocenici ricchi di fossili (Parco Regionale Fluviale del T. Stirone). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 %; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni e la vicinanza al corso d’acqua. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); il tratto d’alveo inferiore, circa a partire dalla via Emilia risulta pensile, ossia sopraelevato rispetto ai terreni circostanti, mentre quello verso monte si presenta incassato e talora (T. Stirone) in forma di vero e proprio orrido. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: locale e temporanea formazione di zone umide e palustri, per la risalita dei livelli di falda. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: praticamente assente e/o rappresentata da rari fossi di scolo nelle aree golenali; esondabilità: le aree golenali sono tipicamente e frequentemente esondate durante le piene fluvio-torrentizie, anche se non per lunghi periodi; i rilevati arginali iniziano circa a valle della via Emilia.

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Zona di dominio delle conoidi alluvionali GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente limosi e sabbiosi, con lenti ghiaiose subaffioranti e affioranti, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: potenti banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di formazione recente e medio-recente, a profilo pedologico anche fortemente differenziato, talora decarbonati; emergenze geologiche: praticamente insignificanti, se non nelle aree marginali all’alveo del T. Stirone e del F. Taro. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 % che tendono via via ad aumentare procedendo verso sud; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni superficiali e del substrato. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); la morfologia dei tratti di pianura a ridosso dei corsi d’acqua principali assume la tipica conformazione a “ventaglio” di esondazione. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero e falde semiconfinate, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: zona ampiamente sfruttata dal punto di vista idropotabile in cui sono ubicate tutte le principali centrali di captazione acquedottistica della provincia (Priorato, S. Donato, Parola, Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: numerose rogge e canali irrigui, che derivano le acque dalla rete idrografica principale; esondabilità: le aree di pianura a valle della via Emilia risultano protette da argini e sono quindi potenzialmente esondabili dalle piene fluvio-torrentizie.

Zona delle risorgive dell’alta pianura GEOLOGIA: terreni tendenzialmente limosi e sabbiosi, con lenti argillose; litologia prevalente del substrato: banchi ghiaiosi e sabbiosi, ma con frequenti intercalazioni argillose e limosi; la litologia è riferibile a facies di transizione tra la dinamica deposizionale di conoide alluvionale e l’ambiente fluvio-lacustre e palustre; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con profilo pedologico da molto a poco differenziato e talora decarbonato; emergenze geologiche: le risorgive ed i fontanili evidenziano zone con falde salienti e prevalenti; la risalita delle falde può essere determinata da una variazione litologica (passaggio da terreni grossolani a fini) o dalla subemergenza dell’acquifero (zona di Monticelli Terme). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere del 10 %; drenaggio superficiale: talora difficoltoso, considerate le pendenze e la natura dei terreni superficiali. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi fluviali estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); aree parzialmente depresse in cui l’uomo è intervenuto con interventi di regimazione e bonifica. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche, semiconfinate e confinate, con acque prevalenti e salienti; emergenze idrogeologiche: presenza di risorgive e fontanili, dalla tipica forma semicircolare (testa) e canale d’uscita (asta) allungato verso valle, con acque limpidissime, temperatura e chimismo costanti; le risorgive più rilevanti sono quelle di S. Donato e Beneceto (a est di Parma, sia a monte che a valle della via Emilia), ubicate al passaggio con la bassa pianura e quelle presso Fontevivo; formazione di zone umide e ristagni d’acqua (per la risalita dei livelli di falda) nelle aree depresse; le aree di acque salienti sono da tempo sfruttate come zone di captazione acquedottistica (centrale di S. Donato e di Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: principali corsi d’acqua appenninici e loro tributari; rete idrografica secondaria: assai estesa e rappresentata sia da fossi di scolo che da canali irrigui e/o d’uso misto; esondabilità: i tratti inferiori dei principali torrenti e canali irrigui e di bonifica sono difesi da opere idrauliche, con argini di media altezza (2-3 m); ciò non esclude tuttavia completamente il rischio di esondabilità di tali aree (specie quelle più prossime ai corsi

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d’acqua).

Fascia pedecollinare GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente argillosi e limosi, con lenti sabbiose e ghiaiose subaffioranti/affioranti; litologia prevalente del substrato: banchi limosi, sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni argillose; facies riferibili ad antichi depositi di conoide alluvionale (periodi glaciali/interglaciali), con paleosuoli in copertura e locali depositi di origine eolica (loess); geo-pedologia: suoli e paleosuoli antichi del margine appenninico, a profilo pedologico fortemente differenziato, decarbonati; emergenze geologiche: tipiche le località di affioramento dei paleosuoli pre-wurmiani (Collecchio, Borghetto e Costamezzana), talora con significativi ritrovamenti archeologici e paleontologici. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere comprese tra il 10 ed il 25 %, che tendono via via ad aumentare procedendo verso la collina, fino a sopraelevare nettamente tali ripiani (superfici terrazzate); drenaggio superficiale: difficoltoso, data la natura dei terreni superficiali e del substrato, ma favorito dalle pendenze. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: profonde e tipiche incisioni vallive in corrispondenza delle vallate secondarie (affluenti minori dei corsi d’acqua principali). IDROGEOLOGIA acquiferi collinari e pedecollinari: falde freatiche sospese e falde confinate, i cui livelli piezometrici sono in relazione alle modalità di alimentazione (per infiltrazione efficace o filtrazione profonda da monte); emergenze idrogeologiche: nella zona di Monticelli Terme sono ubicate le rinomate e conosciute captazioni termali omonime; localmente sono sfruttate anche sorgenti o gruppo di sorgenti di terrazzo. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti; nella zona di Noceto e Medesano sono inoltre presenti alcuni laghetti artificiali ad uso irriguo e ricreativo. rete idrografica secondaria: numerosi fossi di scolo delle acque superficiali, che defluiscono direttamente nella rete idrografica principale; esondabilità: aree in sicurezza idraulica, anche per la relativa incisione lineare degli alvei attivi. ELEMENTI BIOLOGICI Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: risultano coltivate solo le aree golenali localizzate verso la bassa pianura; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: praticamente assenti; prati, pascoli: presenti ma non consistenti; boschi e pioppeti: assai diffusi sono i boschetti seminaturali e, talora i pioppeti, specie nelle aree golenali a valle della via Emilia; di rilevante interesse naturalistico-vegetazionale sono i Parchi Fluviali presenti nell’alta pianura (Fiume Taro e Torrente Stirone); incolti e cespugliati: assai diffusi e talora prevalenti; aree urbanizzate: praticamente assenti. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree ad elevata vulnerabilità;

Zona di dominio delle conoidi alluvionali USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree di pianura risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: praticamente assenti; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: nelle aree lungo la via Emilia sono ubicati i centri maggiori della provincia (Parma e Fidenza), sia dal punto di vista residenziale che industriale/artigianale.

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VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da elevata a media.

Zona delle risorgive dell’alta pianura USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: come tutta l’alta pianura parmense, anche queste aree risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma in genere non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma in genere non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: piccoli boschetti e filari alberati si ritrovano a corona delle risorgive principali; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: presenti anche se non consistenti (a parte la recente espansione verso est della Città) e prevalentemente di tipo residenziale e artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI: aree a vulnerabilità da alta a bassa.

Fascia pedecollinare USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree pedecollinari risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: presenti e talora consistenti (Torrechiara e Casatico); prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: presenti nelle aree marginali ai corsi d’acqua (boschetti ripariali) e nelle incisioni vallive più marcate; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: sono presenti centri abitati di media grandezza (Medesano, Sala Baganza, Monticelli T., Basilicagoiano, Traversetolo), di tipo residenziale e industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da bassa a media. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IT 4020002 Fiume Taro da Fornovo all’Autostrada del Sole INDIRIZZI DI TUTELA 1.Le previsioni urbanistiche di ampliamento e ristrutturazione degli abitati dovranno risultare il più possibile consone alle locali configurazioni edilizie, avendo cioè cura di rispettare il sistema edificatorio-storico esistente ed il suo rapporto con l’ambiente naturale ed agricolo circostante. 2.Salvaguardia e valorizzazione degli habitat vegetazionali residuali dell’ambiente urbano (parchi e giardini storici), agricolo (filari lungo i fossi e le rogge) e fluviale (vegetazione ripariale lungo i canali e gli alvei attivi). 3.Potenziamento della naturalità degli ambienti fluviali e perifluviali rimasti (soprattutto nelle aree ripariali e/o a ridosso degli alvei attivi) tramite interventi mirati di rimboschimento e riqualificazione vegetazionale. 4.Salvaguardia, valorizzazione e potenziamento dei percorsi panoramici esistenti lungo le aree fluviali, perifluviali ed i terrazzi antichi. 5.Controllo degli scarichi civili e industriali, delle pratiche colturali e delle attività zootecniche al fine di ridurre il carico inquinante sulle acque superficiali e prevenire il rischio di inquinamento di quelle sotterranee. 6.Per quanto riguarda gli interventi di recupero conservativo dell’edilizia rurale storica, l’elaborato di riferimento è costituito dall’ All.11 alle Norme Tecniche di Attuazione “Indirizzi metodologici per il recupero dell’edilizia rurale storica”, che contiene le linee guida per una corretta progettazione improntata al mantenimento della riconoscibilità dei caratteri tipo - morfologici e architettonico - costruttivi.

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Figura 7.4.6 - Ambiti di gestione unitaria del paesaggio (tav.8 PTCP Parma), in rosso la localizzazione approssimativa dell’area di interesse.

L’ambito APC**C confina nella parte a nord con Villa Boselli, edificio di valore storico architettonico con rispettiva pertinenza.

7.4.4.3 Carta archeologica

Nell’ambito della redazione del Quadro Conoscitivo del PSC 2011 è stata predisposta l’”Analisi del Rischio Archeologico” costituita da Relazione tecnico-scientifica ed elaborati cartografici (tavole T1, T2, T3)” (a cura di S.A.G. – Studio di Archeologia Globale).

In particolare, sono stati definiti i livelli del Rischio Archeologico, inteso come rischio edilizio: i quali dunque derivano da categorie sostanzialmente indipendenti dalla reale importanza e significato degli insediamenti antichi, mentre appaiono configurati sulla base della residualità delle stratificazioni e delle strutture antiche, quindi su quale genere di impatto possono avere le lavorazioni edilizie con tali stratificazioni e strutture, e in ultima analisi in base alle differenti operatività e strategie cantieristiche cui ognuno dei tre livelli di rischio potrà potenzialmente dare luogo.

Le categorie dei livelli di Rischio Archeologico individuate sono riportate di seguito:

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- Livello A: si tratta in generale delle aree archeologiche in giacitura primaria e, verosimilmente, in buono stato di conservazione, ovvero: aree archeologiche a valenza insediativa, siti economico - produttivi, siti sacrali quali necropoli, Insediamenti Storici. La reale consistenza delle singole aree archeologiche, ovvero il loro stato di conservazione, essendo differente per ogni sito, per la carenza di scavi e sondaggi in profondità non è attualmente conosciuta: la valutazione esatta di queste aree, che comunque rappresentano i maggiori insediamenti archeologici noti nel territorio in esame dovrà necessariamente essere effettuata di volta in volta;

- Livello B: si tratta delle aree archeologiche in giacitura primaria in genere relativamente poco sepolte e di conseguenza solo in parte degradate da arature e lavorazioni agricole o edili;

- Livello C: si tratta delle aree archeologiche genericamente superficiali, minori e/o sporadiche: frequentazioni e siti archeologici minori, tracce, reperti isolati; la centuriazione romana in sé ovvero intesa come rete di carraie e fossati; insediamenti storici minori quali fattorie o altro. Inoltre le aree archeologiche fortemente intaccate da lavori agricoli o edili.

Nella maggior parte di tutti questi casi (Livelli B e C) le condizioni di conservazione dell’area archeologica sono da ritenersi intaccate, ovvero residuali. A seconda tuttavia dei casi, che risultano particolarmente differenziati, sarà necessario il dato certo del sondaggio archeologico allo scopo di verificare l’effettivo e supposto livello di residualità delle strutture (se ancora esistenti) e delle stratificazioni archeologiche.

Il nuovo ambito APC**C e le aree immediatamente limitrofe non risultano interessate da livelli di Rischio Archeologico. Di seguito si riporta comunque la localizzazione (Figura 7.2.7) e le schede relative alle aree 102 e 104 (Figura 7.4.8). Per dettagli a scala comunale si rimanda all’elaborato allegato al Quadro Conoscitivo del PSC 2011 ”Analisi del Rischio Archeologico”.

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Figura 7.4.7 – Tavola 2 - Analisi del Rischio Archeologico, PSC 2011– In rosso la localizzazione dell’ambito APC**C.

Figura 7.4.8 – Schede tecniche dei siti archeologici prossime all’ambito APC**C.

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7.4.5 Mobilità

All’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 è presente un approfondimento tematico sul Piano della Mobilità urbana nel Comune di Traversetolo, costituito da una Relazione Generale e dal Regolamento Viario (Allegato A3 – PSC 2011) al quale si rimanda interamente per un’analisi di dettaglio del territorio comunale.

L’area in questione si colloca alla periferia nord del Capoluogo ed è prospicente alla S.P. 45 di Montechiarugolo (Tavola fuori testo 03 – Rete viabilistica).

7.4.6 Modelli insediativi

L’ambito APC**C si inserisce in continuità con il territorio urbanizzato di Traversetolo. Attualmente l’area è classificata come territorio rurale.

7.4.7 Pianificazione sovraordinata

L’’ambito APC**C, come già anticipato, è un’area urbanizzata a nord dell’abitato di Traversetolo lungo la SP n.45 in corrispondenza del toponimo Villa La Steccata. Gli strumenti urbanistici che principalmente normano le presenze vincolistiche e le possibilità di trasformazione nell’area sono il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Parma (PTCP), il Piano Strutturale Comunale (PSC) del Comune di Traversetolo.

7.4.7.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il PTCP della Provincia di Parma evidenzia, nella tavola C.1 “Tutela ambientale, paesistica e storico-culturale”, che l’area in oggetto ricade all’interno delle “Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei” come area a sensibilità elevata; l’area, inoltre, collocandosi non distante dal Torrente Termina è classificata come zona di inondazione per piena catastrofica fascia C (Tavola fuori testo 04 - Stralcio tavola C1 PTCP (Ricostruita)).

Nelle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, caratterizzate da elevata permeabilità dei terreni con ricchezza di falde idriche, valgono le disposizioni contenute nell’allegato 4 al PTCP “Approfondimenti in materia di tutela delle acque”, che inquadra l’ambito in oggetto all’interno delle zone di protezione settore B (Tavola 15 – “Le aree di salvaguardia per la tutela delle acque potabili ed emergenze naturali”) e all’interno delle aree di vulnerabilità a sensibilità elevata (Tav 6 - “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in cis, delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione”).

7.4.7.2 Piano Strutturale Comunale (PSC)

Il PSC del Comune di Traversetolo, approvato con Del. C.C. n.32 del 31/03/2011 (previgente), classificava l’area come “ambiti per i nuovi insediamenti – La Steccata”. Tale area, in continuità con i tessuti edificati, è ubicata a nord del centro del capoluogo, compresa fra la S.P. n.513 (Via per Parma), la S.P. n.45 (Via Bora), la zona insediata del Torrazzo e il nucleo antico di Mazzola. Le aree interessate sono contigue alla zona produttiva insediata del

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Torrazzo ed alla Villa “La Steccata”, il cui complesso edilizio e relative pertinenze sono sottoposti a vincolo di tutela da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Il PSC 2011 attribuiva una capacità insediativa potenziale massima dell’ambito di 25.000 mq di SU relativamente ad una superficie territoriale di circa 29,4 ha.

Le modifiche della Variante 2015 (Figura 7.4.9) sono state rivolte, dal punto di vista dimensionale, ad una consistente riduzione delle aree coinvolte dalla potenziale trasformazione, riconoscendo come limite settentrionale dell’estensione dell’Ambito, la strada di Mazzola, in allineamento con il limite del territorio urbanizzato del lato opposto della via per Parma (ambito artigianale del Monzato). Un’ulteriore riduzione (più modesta), ha interessato il lato sud, con il riconoscimento di una fascia (circa 50mt), adiacente ai fabbricati dell’esistente tessuto artigianale, rivolta al potenziamento di tali attività.

Dal punto di vista dimensionale, la capacità edificatoria risulta pari a:

- l’indice edificatorio di 0,1m2/m2, portando la capacità edificatoria assegnata a 17.400 mq di Su (pari a 193 alloggi);

- a tale capacità edificatoria viene sommata quella derivante di una quota ERS degli altri Ambiti AN, pari a 1.321 mq di Su (pari a 15 alloggi);

- a tale capacità viene sommata quella derivante dall’eventuale trasferimento dei diritti edificatori dell’ex Ambito ART_P Drugolo, pari a 5.000 m2 di Su (pari a 56 alloggi);

- la capacità edificatoria complessiva dell’ambito è 23.721 m2 di Su (pari a 264 alloggi), pari ad un indice edificatorio di circa 0,14 m2/m2.

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Figura 7.4.9 - Approfondimento dell’ambito AN1 “La Steccata” da Variante PSC 2015 (vigente).

Inoltre, lo strumento urbanistico è dotato di Carta Unica del Territorio, nella quale sono rappresentati tutti i vincoli e le prescrizioni che insistono nelle varie aree del territorio comunale e che precludono, limitano o condizionano l’uso o la trasformazione del territorio. La Carta Unica del Comune di Traversetolo, per essere maggiormente comprensibile, è suddivisa in 4 carte ognuna delle quali tratta una tematica vincolistica specifica. Di seguito per ogni tavola si elencano i vincoli che interessano l’area di intervento.

Tav.1 – Tutela degli elementi naturali e paesaggistici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di Variante;

Tav.2 – Tutela delle risorse idriche, assetto idrologico e stabilità dei versanti

- L’area rientra nelle Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei – area a sensibilità elevata, inoltre il lato est dell’ambito verso il Torrente Termina lambisce la Zona di inondazione per piena catastrofica fascia C.

Tav.3 – Tutela degli elementi storici ed archeologici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di Variante;

- La strada di accesso all’ambito è classificata come strade storiche di epoca successiva (IGM 1881);

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- A nord dell’ambito APC**C si rileva la presenza di Villa Boselli, edificio di valore storico architettonico con rispettiva pertinenza.

Tav.4 – Fasce di rispetto e di tutela

- La strada di accesso all’ambito APC**C è classificata come strade extraurbane locali esistenti (tipo F).

- L’area è servita da linea elettrica aerea a media tensione.

7.5 NUOVO TESSUTO CONSOLIDATO A MAMIANO (V2018-2E)

7.5.1 Rumore

Il Comune di Traversetolo è dotato di Classificazione Acustica approvata contestualmente al Piano Strutturale Comunale nel 2012, aggiornata a seguito della Variante specifica al PSC “Croce Azzurra” del 2012 e a seguito della Variante specifica al PSC “Variante 2015” redatte entrambe ai sensi dell’art. 2 della LR 15/2001, seguendo i criteri e le condizioni della Delibera Regionale n 2001/2053 del 9.10.2001.

Il nuovo ambito tessuto consolidato in oggetto è classificato come Area di classe III (Area di tipo misto), con limiti di immissione diurno-notturno 60-50 dB(A) (Figura 7.2.1).

Figura 7.5.1 – Piano di Classificazione Acustica comunale, scala 1:10.000. Cerchiato in azzurro l’area di interesse.

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7.5.2 Risorse idriche

7.5.2.1 Qualità delle acque superficiali e sotterranee

Si rimanda ai capitoli 3 e 4 del presente elaborato.

7.5.2.2 Rete fognaria

Relativamente al sistema fognario si evidenzia che l’area è servita da rete fognaria. Le condotte fognarie principali sono localizzate lungo via Argini Sud (SP16) e attraversano la località di Mamiano e afferiscono ad un sistema di trattamento locale costituito da due fosse Imhoff (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

Inoltre nel POC approvato con Deliberazione di Consiglio comunale n. 32 del 30/7/2015 si recepisce il progetto preliminare denominato “Risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue” redatto da IREN Acqua Gas Spa in qualità soggetto gestore in regime di concessione del Servizio Idrico Integrato sul territorio dei comuni interessati, come previsto dalla convenzione sottoscritta con l’allora Agenzia d’Ambito, ora ATERSIR.

Come previsto da apposito accordo di programma siglato in data 01 dicembre 2010 tra l’allora A.T.O., ora ATERSIR, la società IREN Acqua Gas Spa, Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni, detto progetto contempla la realizzazione di un nuovo depuratore nel Comune di Montechiarugolo, in località San Geminiano, al quale addurre tutte le acque reflue dei comuni interessati. In particolare per il Comune di Traversetolo, al fine di convogliare tali reflui nel nuovo impianto di San Geminiano, è prevista:

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che si svilupperà indicativamente in parallelo alla SP n. 45 (Via Bora) dall’esistente impianto di depurazione sito in via Frascarini fino al confine con il comune di Montechiarugolo – 1° stralcio;

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che, provenendo dal comune di Lesignano, attraverserà terreni in frazione Mamiano raccogliendo i reflui della frazione per portarli, attraverso la frazione di Basilicanova di Montechiarugolo, al nuovo depuratore di San Geminiano – 2° stralcio.

Sulla base di comunicazione diretta con Ireti S.p.A. si è appreso che le previsioni di attuazione dell’intervento sono in ritardo rispetto a quanto originariamente programmato a causa di alcune difficoltà realizzative dell’impianto di depurazione di progetto.

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Figura 7.5.2 – Tavola 1 di POC. In viola il Ramo M – 2° stralcio (IREN acqua gas SpA - Progetto di risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue).

7.5.2.3 Rete acquedottistica

La rete acquedottistica comunale, gestita da Iren Emilia Ambiente S.p.a. è presente lungo Via Aldo Moro, posta a nord dell’area oggetto di Variante. E’ una condotta di distribuzione primaria del diametro di Ø80mm (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

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7.5.3 Suolo e Sottosuolo

7.5.3.1 Geologia

Sotto il profilo geologico, con riferimento alla nuova “Carta Geologica della Regione Emilia-Romagna – Progetto CARG”, i depositi affioranti appartengono al Sintema Emiliano-Romagnolo Superiore – Subsintema di Villa Verucchio – Unità di Niviano (AES7a) (Figura 7.5.3).

L’unità di Niviano è costituita da ghiaie sabbiose, sabbie e limi stratificati, con copertura fine, composita e discontinua di spessore fino a 2 m, di limi e limi argillosi giallastri. Il profilo di alterazione dell’unità è molto evoluto e può raggiungere i 4-5 m di profondità.

Dal punto di vista geomorfologico il comparto, situato a quote comprese tra 160 e 163 m s.l.m., è caratterizzato da una ridotta pendenza verso il quadrante nord-orientale.

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Ambito di interesse

Figura 7.5.3 – Tavola 1 tratta dal PSC 2011 “Carta Geolitologica”, a cura di dr. geol. Castagnetti e dr. Geol. Baldi (in rosso l’ambito di interesse).

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7.5.3.2 Idrogeologia17

Secondo quanto riportato nello studio del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola, il Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna distingue tre Unità Idrostratigrafiche, denominate Unità Idrostratigrafico- Sequenziali (Regione Emilia-Romagna, Eni-Agip, 1998).

Le Unità Idrostratigrafico-Sequenziali di rango superiore, denominate Gruppi Acquiferi A, B e C, a loro volta sono suddivise in 12 UIS, gerarchicamente inferiori, denominate Complessi Acquiferi. Esse affiorano estesamente sul margine meridionale del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola per poi immergersi verso nord al di sotto dei sedimenti depositati dal Fiume Po e dai suoi affluenti negli ultimi 20.000 anni, contenenti Sistemi Acquiferi quasi sempre freatici, di scarsa estensione e potenzialità (Complesso Acquifero Superficiale o A0).

I corpi geologici che fungono da acquiferi sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e sabbiosi di origine deltizia, litorale e alluvionale deposti dai corsi d’acqua appenninici e dal Fiume Po a partire da circa 1 milione di anni fa. Ciascun Gruppo Acquifero è idraulicamente separato, almeno per gran parte della sua estensione, da quelli sovrastanti e sottostanti grazie a barriere di permeabilità Regionali. Al suo interno ogni Gruppo Acquifero è composto da serbatoi acquiferi sovrapposti e giustapposti, parzialmente o totalmente isolati tra loro, suddivisi in Complessi e Sistemi Acquiferi. Le principali barriere di permeabilità in senso orizzontale sono costituite da corpi geologici decametrici, a prevalente granulometria fine, interpretabili come sistemi deposizionali interdeltizi o di interconoide e bacino interfluviale, che si giustappongono a sistemi deposizionali deltizi, di conoide alluvionale e fluviali, ricchi in materiali grossolani.

Sotto il profilo idrogeologico l’area insiste su depositi appartenenti al Gruppo Acquifero A, il cui livello basale si colloca alla profondità di circa –100 m da p.c..

I dati disponibili del livello di falda, indicano valori di soggiacenza di circa –10.00÷13.00 m dal piano campagna (

Figura 7.5.4). A tal proposito le misurazioni piezometriche eseguite in concomitanza di periodi piovosi consentono di escludere la possibile risalita della falda freatica sino a quote prossime al piano campagna.

La direzione del flusso della falda sotterranea è orientata verso il quadrante nord-orientale.

17 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Circa la vulnerabilità degli acquiferi risulta vulnerabile a sensibilità attenuata (

Figura 7.5.4).

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Figura 7.5.4 - Tavola 4 tratta dal PSC 2011 “Carta Geolitologica”, a cura di dr. geol. Castagnetti e dr. Geol. Baldi; in rosso l’ambito oggetto di Variante.

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7.5.3.3 Sismicità18

L’area in esame, così come tutto il territorio comunale, risulta appartenente alla categoria 2 - zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, si tratta di aree in cui sono attese amplificazioni del moto sismico, causate dall’assetto litostratigrafico e/o morfologico locale. Successivamente, sulla base delle caratteristiche litostratimetriche, sono state identificate 11 microzone omogenee (Figura 7.5.5), ciascuna con un proprio profilo stratigrafico tipo riferito ai primi 50 m di sottosuolo. L’ambito di interesse si inserisce in Zona 2 (cod.2002) – successione stratigrafica costituita da un livello superficiale limo-argilloso dello spessore di 3-7 m che ricopre depositi alluvionali ghiaiosi. Il sottosuolo è caratterizzato da una copertura pedogenizzata compresa tra 3 e 7 m di spessore, che ricopre depositi prevalentemente ghiaioso-sabbiosi, intercalati da livelli fini argilloso-limoso, localizzati a profondità variabili. Con riferimento alla carta geologica CARG i depositi affioranti appartengono all’Unità di Niviano del Subsintema di Villa Verucchio di età Pleistocene sup..

Figura 7.5.5 – Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS); in rosso l’ambito di interesse.

Amplificazione stratigrafica

L’area risulta essere soggetta ad amplificazione di tipo stratigrafico del segnale sismico, nello specifico essendo presente una copertura superficiale di materiali fini sovrastante i depositi ghiaiosi alluvionali, l’esame di un profilo di velocità delle onde di taglio ha permesso di determinare una Vs 11 di 250 m/s.

18 Tratto da “Studio di Microzonazione sismica di II livello del Comune di Traversetolo (Determinazione Dirigenziale n° 394 del 29.10.2015 - Contratto Rep. n° 3994, stipulato il 16.12.2015).

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7.5.3.4 Microzonazione sismica19

Con riferimento all’Allegato A2 della DGR n° 2193 del 21/12/2015, sono stati determinati i fattori di amplificazione sismica rispetto ad un suolo di riferimento. In considerazione dell’omogeneità delle caratteristiche litologiche, geomeccaniche e di risposta sismica locale dei terreni, sotto il profilo della microzonazione l’areale in questione risulta appartenente all’ambito MARGINE settore di transizione tra la zona collinare (Appennino) e la pianura caratterizzato da terreni prevalentemente fini sovrastanti orizzonti grossolani (ghiaie, ghiaie sabbiose). Il substrato geologico è generalmente costituito da sabbie marine pleistoceniche o da peliti plio-pleistoceniche (substrato non rigido). Nello specifico nel MARGINE di tipo A caratterizzato dallo spessore dei terreni sovrastanti gli orizzonti grossolani inferiore a 30 m da p.c. (Figura 7.5.6) Gli strati grossolani sovrastano direttamente il substrato geologico. In questo caso si utilizza V sH , compresa fra 150 e 300 m/s, dove H è la profondità, in metri dal p.c., del primo contrasto di impedenza significativo, spesso coincidente con il tetto delle ghiaie pleistoceniche.

Figura 7.5.6 – Ambiti di microzonazione sismica; in rosso l’ambito oggetto di Variante.

Essendo l’area in esame caratterizzata da un profilo stratigrafico caratterizzato da spessore dei terreni fini inferiore a 30 m sovrastanti gli orizzonti grossolani; gli strati grossolani sovrastano direttamente il substrato geologico ed utilizzando la tabella “Margine di tipo A” dell’Allegato 2 alla citata delibera, i fattori di amplificazione (F.A) per l’area in esame sono quelli riportati in Tabella 7.5.1.

19 Tratto da “Studio di Microzonazione sismica di II livello del Comune di Traversetolo (Determinazione Dirigenziale n° 394 del 29.10.2015 - Contratto Rep. n° 3994, stipulato il 16.12.2015).

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Tabella 7.5.1 – Valori dei fattori di amplificazione sismica (Tabella dell’Allegato 2 degli indirizzi regionali). Fattori di amplificazione Valore Vs H Zona Tabella Is F.A. Is (m/s) (m) P.G.A. (0,1

7.5.4 Biodiversità e Paesaggio

L’area in oggetto si colloca a sud-est del centro abitato di Mamiano.

7.5.4.1 Uso reale del suolo

L’uso reale del suolo del territorio comunale è stato trattato all’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 utilizzando la versione aggiornata al 2003 disponibile sul Geoportale della Regione Emilia-Romagna (Uso reale del suolo 2003). Tuttavia, per una descrizione più recente dell’area del nuovo ambito di riqualificazione è stata utilizzata la versione più aggiornata dell’uso del suolo disponibile sempre sul Geoportale regionale (Uso reale del suolo 2008).

L’area oggetto di Variante è classificata come Se – Seminativi semplici irrigui (Tavola fuori testo 02 – Uso reale del suolo 2008), così come l’intorno prossimo all’area ad esclusione delle aree verso l’abitato di Mamiano che sono classificate come Er - Tessuto residenziale rado.

7.5.4.2 Caratteristiche paesistiche locali

L’area in oggetto è inclusa nell’unità di paesaggio n°4 dell’Alta Pianura di Parma (Figura 7.2.6) per la quale di seguito si riportano le componenti del paesaggio e gli elementi caratterizzanti.

ELEMENTI FISICI

Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici. GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente ghiaiosi, con lenti sabbiose, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con scarsa e/o moderata differenziazione del profilo pedologico; emergenze geologiche: lungo le scarpate fluviali attive si possono osservare tutti i caratteri deposizionali e granulometrici tipici delle facies alluvionali (gradazione degli strati, basse di meandro, stratificazione incrociata, ripples, ecc.); lungo l’alveo del T. Stirone, a monte di Fidenza, affiorano i noti ed unici sedimenti plio-pleistocenici ricchi di fossili (Parco Regionale Fluviale del T. Stirone). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 %; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni e la vicinanza al corso d’acqua. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); il tratto d’alveo inferiore, circa a partire dalla via Emilia risulta pensile, ossia sopraelevato rispetto ai terreni circostanti, mentre quello

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verso monte si presenta incassato e talora (T. Stirone) in forma di vero e proprio orrido. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: locale e temporanea formazione di zone umide e palustri, per la risalita dei livelli di falda. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: praticamente assente e/o rappresentata da rari fossi di scolo nelle aree golenali; esondabilità: le aree golenali sono tipicamente e frequentemente esondate durante le piene fluvio-torrentizie, anche se non per lunghi periodi; i rilevati arginali iniziano circa a valle della via Emilia.

Zona di dominio delle conoidi alluvionali GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente limosi e sabbiosi, con lenti ghiaiose subaffioranti e affioranti, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: potenti banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di formazione recente e medio-recente, a profilo pedologico anche fortemente differenziato, talora decarbonati; emergenze geologiche: praticamente insignificanti, se non nelle aree marginali all’alveo del T. Stirone e del F. Taro. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 % che tendono via via ad aumentare procedendo verso sud; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni superficiali e del substrato. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); la morfologia dei tratti di pianura a ridosso dei corsi d’acqua principali assume la tipica conformazione a “ventaglio” di esondazione. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero e falde semiconfinate, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: zona ampiamente sfruttata dal punto di vista idropotabile in cui sono ubicate tutte le principali centrali di captazione acquedottistica della provincia (Priorato, S. Donato, Parola, Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: numerose rogge e canali irrigui, che derivano le acque dalla rete idrografica principale; esondabilità: le aree di pianura a valle della via Emilia risultano protette da argini e sono quindi potenzialmente esondabili dalle piene fluvio-torrentizie.

Zona delle risorgive dell’alta pianura GEOLOGIA: terreni tendenzialmente limosi e sabbiosi, con lenti argillose; litologia prevalente del substrato: banchi ghiaiosi e sabbiosi, ma con frequenti intercalazioni argillose e limosi; la litologia è riferibile a facies di transizione tra la dinamica deposizionale di conoide alluvionale e l’ambiente fluvio-lacustre e palustre; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con profilo pedologico da molto a poco differenziato e talora decarbonato; emergenze geologiche: le risorgive ed i fontanili evidenziano zone con falde salienti e prevalenti; la risalita delle falde può essere determinata da una variazione litologica (passaggio da terreni grossolani a fini) o dalla subemergenza dell’acquifero (zona di Monticelli Terme). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere del 10 %; drenaggio superficiale: talora difficoltoso, considerate le pendenze e la natura dei terreni superficiali. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi fluviali estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); aree

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parzialmente depresse in cui l’uomo è intervenuto con interventi di regimazione e bonifica. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche, semiconfinate e confinate, con acque prevalenti e salienti; emergenze idrogeologiche: presenza di risorgive e fontanili, dalla tipica forma semicircolare (testa) e canale d’uscita (asta) allungato verso valle, con acque limpidissime, temperatura e chimismo costanti; le risorgive più rilevanti sono quelle di S. Donato e Beneceto (a est di Parma, sia a monte che a valle della via Emilia), ubicate al passaggio con la bassa pianura e quelle presso Fontevivo; formazione di zone umide e ristagni d’acqua (per la risalita dei livelli di falda) nelle aree depresse; le aree di acque salienti sono da tempo sfruttate come zone di captazione acquedottistica (centrale di S. Donato e di Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: principali corsi d’acqua appenninici e loro tributari; rete idrografica secondaria: assai estesa e rappresentata sia da fossi di scolo che da canali irrigui e/o d’uso misto; esondabilità: i tratti inferiori dei principali torrenti e canali irrigui e di bonifica sono difesi da opere idrauliche, con argini di media altezza (2-3 m); ciò non esclude tuttavia completamente il rischio di esondabilità di tali aree (specie quelle più prossime ai corsi d’acqua).

Fascia pedecollinare GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente argillosi e limosi, con lenti sabbiose e ghiaiose subaffioranti/affioranti; litologia prevalente del substrato: banchi limosi, sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni argillose; facies riferibili ad antichi depositi di conoide alluvionale (periodi glaciali/interglaciali), con paleosuoli in copertura e locali depositi di origine eolica (loess); geo-pedologia: suoli e paleosuoli antichi del margine appenninico, a profilo pedologico fortemente differenziato, decarbonati; emergenze geologiche: tipiche le località di affioramento dei paleosuoli pre-wurmiani (Collecchio, Borghetto e Costamezzana), talora con significativi ritrovamenti archeologici e paleontologici. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere comprese tra il 10 ed il 25 %, che tendono via via ad aumentare procedendo verso la collina, fino a sopraelevare nettamente tali ripiani (superfici terrazzate); drenaggio superficiale: difficoltoso, data la natura dei terreni superficiali e del substrato, ma favorito dalle pendenze. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: profonde e tipiche incisioni vallive in corrispondenza delle vallate secondarie (affluenti minori dei corsi d’acqua principali). IDROGEOLOGIA acquiferi collinari e pedecollinari: falde freatiche sospese e falde confinate, i cui livelli piezometrici sono in relazione alle modalità di alimentazione (per infiltrazione efficace o filtrazione profonda da monte); emergenze idrogeologiche: nella zona di Monticelli Terme sono ubicate le rinomate e conosciute captazioni termali omonime; localmente sono sfruttate anche sorgenti o gruppo di sorgenti di terrazzo. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti; nella zona di Noceto e Medesano sono inoltre presenti alcuni laghetti artificiali ad uso irriguo e ricreativo. rete idrografica secondaria: numerosi fossi di scolo delle acque superficiali, che defluiscono direttamente nella rete idrografica principale; esondabilità: aree in sicurezza idraulica, anche per la relativa incisione lineare degli alvei attivi. ELEMENTI BIOLOGICI Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: risultano coltivate solo le aree golenali localizzate verso la bassa pianura; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: praticamente assenti; prati, pascoli: presenti ma non consistenti; boschi e pioppeti: assai diffusi sono i boschetti seminaturali e, talora i pioppeti, specie nelle aree golenali a valle della via Emilia; di rilevante interesse naturalistico-vegetazionale sono i Parchi Fluviali presenti nell’alta pianura (Fiume Taro e Torrente Stirone); incolti e cespugliati: assai diffusi e talora prevalenti; aree urbanizzate: praticamente assenti. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI

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aree ad elevata vulnerabilità;

Zona di dominio delle conoidi alluvionali USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree di pianura risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: praticamente assenti; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: nelle aree lungo la via Emilia sono ubicati i centri maggiori della provincia (Parma e Fidenza), sia dal punto di vista residenziale che industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da elevata a media.

Zona delle risorgive dell’alta pianura USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: come tutta l’alta pianura parmense, anche queste aree risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma in genere non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma in genere non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: piccoli boschetti e filari alberati si ritrovano a corona delle risorgive principali; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: presenti anche se non consistenti (a parte la recente espansione verso est della Città) e prevalentemente di tipo residenziale e artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI: aree a vulnerabilità da alta a bassa.

Fascia pedecollinare USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree pedecollinari risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: presenti e talora consistenti (Torrechiara e Casatico); prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: presenti nelle aree marginali ai corsi d’acqua (boschetti ripariali) e nelle incisioni vallive più marcate; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: sono presenti centri abitati di media grandezza (Medesano, Sala Baganza, Monticelli T., Basilicagoiano, Traversetolo), di tipo residenziale e industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da bassa a media. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IT 4020002 Fiume Taro da Fornovo all’Autostrada del Sole INDIRIZZI DI TUTELA 1.Le previsioni urbanistiche di ampliamento e ristrutturazione degli abitati dovranno risultare il più possibile consone alle locali configurazioni edilizie, avendo cioè cura di rispettare il sistema edificatorio-storico esistente ed il suo rapporto con l’ambiente naturale ed agricolo circostante. 2.Salvaguardia e valorizzazione degli habitat vegetazionali residuali dell’ambiente urbano (parchi e giardini storici), agricolo (filari lungo i fossi e le rogge) e fluviale (vegetazione ripariale lungo i canali e gli alvei attivi). 3.Potenziamento della naturalità degli ambienti fluviali e perifluviali rimasti (soprattutto nelle aree ripariali e/o a ridosso degli alvei attivi) tramite interventi mirati di rimboschimento e riqualificazione vegetazionale. 4.Salvaguardia, valorizzazione e potenziamento dei percorsi panoramici esistenti lungo le aree fluviali, perifluviali ed i terrazzi

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antichi. 5.Controllo degli scarichi civili e industriali, delle pratiche colturali e delle attività zootecniche al fine di ridurre il carico inquinante sulle acque superficiali e prevenire il rischio di inquinamento di quelle sotterranee. 6.Per quanto riguarda gli interventi di recupero conservativo dell’edilizia rurale storica, l’elaborato di riferimento è costituito dall’ All.11 alle Norme Tecniche di Attuazione “Indirizzi metodologici per il recupero dell’edilizia rurale storica”, che contiene le linee guida per una corretta progettazione improntata al mantenimento della riconoscibilità dei caratteri tipo - morfologici e architettonico - costruttivi.

Figura 7.5.7 - Ambiti di gestione unitaria del paesaggio (tav.8 PTCP Parma), in rosso la localizzazione approssimativa dell’area di interesse.

7.5.4.3 Carta archeologica

Nell’ambito della redazione del Quadro Conoscitivo del PSC 2011 è stata predisposta l’”Analisi del Rischio Archeologico” costituita da Relazione tecnico-scientifica ed elaborati cartografici (tavole T1, T2, T3)” (a cura di S.A.G. – Studio di Archeologia Globale).

In particolare, sono stati definiti i livelli del Rischio Archeologico, inteso come rischio edilizio: i quali dunque derivano da categorie sostanzialmente indipendenti dalla reale importanza e significato degli insediamenti antichi, mentre appaiono configurati sulla base della residualità delle stratificazioni e delle strutture antiche, quindi su quale genere di impatto possono avere le lavorazioni edilizie con tali stratificazioni e strutture, e in ultima analisi in base alle differenti operatività e strategie cantieristiche cui ognuno dei tre livelli di rischio potrà potenzialmente dare luogo.

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Le categorie dei livelli di Rischio Archeologico individuate sono riportate di seguito:

- Livello A: si tratta in generale delle aree archeologiche in giacitura primaria e, verosimilmente, in buono stato di conservazione, ovvero: aree archeologiche a valenza insediativa, siti economico - produttivi, siti sacrali quali necropoli, Insediamenti Storici. La reale consistenza delle singole aree archeologiche, ovvero il loro stato di conservazione, essendo differente per ogni sito, per la carenza di scavi e sondaggi in profondità non è attualmente conosciuta: la valutazione esatta di queste aree, che comunque rappresentano i maggiori insediamenti archeologici noti nel territorio in esame dovrà necessariamente essere effettuata di volta in volta;

- Livello B: si tratta delle aree archeologiche in giacitura primaria in genere relativamente poco sepolte e di conseguenza solo in parte degradate da arature e lavorazioni agricole o edili;

- Livello C: si tratta delle aree archeologiche genericamente superficiali, minori e/o sporadiche: frequentazioni e siti archeologici minori, tracce, reperti isolati; la centuriazione romana in sé ovvero intesa come rete di carraie e fossati; insediamenti storici minori quali fattorie o altro. Inoltre le aree archeologiche fortemente intaccate da lavori agricoli o edili.

Nella maggior parte di tutti questi casi (Livelli B e C) le condizioni di conservazione dell’area archeologica sono da ritenersi intaccate, ovvero residuali. A seconda tuttavia dei casi, che risultano particolarmente differenziati, sarà necessario il dato certo del sondaggio archeologico allo scopo di verificare l’effettivo e supposto livello di residualità delle strutture (se ancora esistenti) e delle stratificazioni archeologiche.

L’area in oggetto e le aree immediatamente limitrofe non risultano interessate da livelli di Rischio Archeologico. Di seguito si riporta comunque la localizzazione (Figura 7.5.8) e le schede relative all’area 1 “La Costa” e all’area 68 “Stafolo” entrambe presenti in località Mamiano (Figura 7.2.8). Per dettagli a scala comunale si rimanda all’elaborato allegato al Quadro Conoscitivo del PSC 2011 ”Analisi del Rischio Archeologico”.

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Figura 7.5.8 – Tavola 2 - Analisi del Rischio Archeologico, PSC 2011; in rosso la localizzazione dell’area in oggetto.

Figura 7.5.9 – Schede tecniche dei siti archeologici prossime all’area in oggetto.

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7.5.5 Mobilità

All’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 è presente un approfondimento tematico sul Piano della Mobilità urbana nel Comune di Traversetolo, costituito da una Relazione Generale e dal Regolamento Viario (Allegato A3 – PSC 2011) al quale si rimanda interamente per un’analisi di dettaglio del territorio comunale.

L’area in oggetto è situata in località Mamiano in Comune di Traversetolo, in posizione favorevole per quando riguarda l’accessibilità garantita da via Aldo Moro, strade urbane dell’abitato di Mamiano (Tavola fuori testo 03 – Rete viabilistica), connessa alla SP16 che garantisce i collegamenti territoriali.

7.5.6 Modelli insediativi

L’abitato di Mamiano presenta una distribuzione di funzioni piuttosto regolari, con gli insediamenti prevalentemente residenziali e a servizi concentrati nella porzione centrale del centro abitato lungo strada Argini Sud e gli insediamenti produttivi localizzati a sud della Strada Pedemontana. Il contesto in cui sorge il centro abitato è classificato come territorio rurale. In particolare, la zona in cui si colloca l’area in oggetto (area a sud-est del centro abitato) è un’area prevalentemente residenziale.

7.5.7 Pianificazione sovraordinata

L’area in oggetto, come già anticipato, è un’area compresa nella località di Mamiano. Gli strumenti urbanistici che principalmente normano le presenze vincolistiche e le possibilità di trasformazione nell’area sono il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Parma (PTCP), il Piano Strutturale Comunale (PSC) del Comune di Traversetolo.

7.5.7.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Nelle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, caratterizzate da elevata permeabilità dei terreni con ricchezza di falde idriche, valgono le disposizioni contenute nell’allegato 4 al PTCP “Approfondimenti in materia di tutela delle acque”, che inquadra l’area in oggetto all’interno delle zone di protezione settore B (Tavola 15 – “Le aree di salvaguardia per la tutela delle acque potabili ed emergenze naturali”) e all’interno delle aree di vulnerabilità a sensibilità elevata (Tav 6 - “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in cis, delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione”).

7.5.7.2 Piano Strutturale Comunale (PSC)

La Variante 2015 del PSC individua l’area in oggetto come Ambito urbano consolidato interessato da Piani Attuativi convenzionati AC*, in continuità con l’Ambito consolidato dell’abitato di Mamiano.

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Inoltre, lo strumento urbanistico è dotato di Carta Unica del Territorio, nella quale sono rappresentati tutti i vincoli e le prescrizioni che insistono nelle varie aree del territorio comunale e che precludono, limitano o condizionano l’uso o la trasformazione del territorio. La Carta Unica del Comune di Traversetolo, per essere maggiormente comprensibile, è suddivisa in 4 carte ognuna delle quali tratta una tematica vincolistica specifica. Di seguito per ogni tavola si elencano i vincoli che interessano l’area di intervento.

Tav.1 – Tutela degli elementi naturali e paesaggistici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di Variante;

Tav.2 – Tutela delle risorse idriche, assetto idrologico e stabilità dei versanti

- L’area rientra nelle Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei – area a sensibilità elevata (da PTCP).

Tav.3 – Tutela degli elementi storici ed archeologici

- Nessun vincolo interno all’area oggetto di V;

- La strada di accesso all’area è classificata come strada storica di epoca successiva (IGM 1881).

Tav.4 – Fasce di rispetto e di tutela

- La strada di accesso all’area è classificata come strade extraurbane locale esistente (tipo F);

- L’area è compresa in parte nella fascia di rispetto cimiteriale.

7.6 NUOVO AMBITO ART**Q “EX ALLEVAMENTO RONCHINI” (V2018-3B)

7.6.1 Rumore

Il Comune di Traversetolo è dotato di Classificazione Acustica approvata contestualmente al Piano Strutturale Comunale nel 2012, aggiornata a seguito della Variante specifica al PSC “Croce Azzurra” del 2012 e a seguito della Variante specifica al PSC “Variante 2015” redatte entrambe ai sensi dell’art. 2 della LR 15/2001, seguendo i criteri e le condizioni della Delibera Regionale n 2001/2053 del 9.10.2001.

L’ambito di riqualificazione funzionale ART**Q “Ronchini” è suddiviso in due sub-aree:

- la sub-area “a”, dove si trova l’allevamento vero e proprio, classificato come Area di progetto di classe II (Aree a funzione prevalentemente residenziale) con limiti di immissione diurno-notturno 55-45 dB(A);

- la sub-area “b”, da destinare a funzioni residenziali, è classificata in parte come Area di classe III (Area di tipo misto), con limiti di immissione diurno-notturno 60-50 dB(A) e in parte come Area di classe IV, con limiti di immissione diurno-notturno 65-55 dB(A) (Figura 7.6.1).

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Figura 7.6.1 – Piano di Classificazione Acustica comunale, scala 1:10.000; cerchiato in blu la sub-area “a”, mentre cerchiato in azzurro la sub-area “b”.

7.6.2 Risorse idriche

7.6.2.1 Qualità delle acque superficiali e sotterranee

Si rimanda ai capitoli 3 e 4 del presente elaborato.

7.6.2.2 Rete fognaria

Relativamente al sistema fognario si evidenzia che l’area è servita da rete fognaria. Le condotte fognarie principali sono lungo via Argini Sud (SP16) e attraversano la località di Mamiano. Le reti fognarie bianche, nere e miste (realizzate in calcestruzzo) sono collegate ad uno dei rami principali della fognatura cittadina, collettore principale (realizzato in pvc) afferente all’impianto di depurazione di Monticelli (Montechiarugolo) a fanghi attivi, che presenta potenzialità pari a 20.000 A.E. (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

Inoltre nel POC approvato con Deliberazione di Consiglio comunale n. 32 del 30/7/2015 si recepisce il progetto preliminare denominato “Risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue” redatto da IREN Acqua Gas Spa in qualità soggetto gestore in regime di concessione del Servizio Idrico Integrato sul territorio dei comuni

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interessati, come previsto dalla convenzione sottoscritta con l’allora Agenzia d’Ambito, ora ATERSIR (Figura 7.6.2).

Come previsto da apposito accordo di programma siglato in data 01 dicembre 2010 tra l’allora A.T.O., ora ATERSIR, la società IREN Acqua Gas Spa, Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni, detto progetto contempla la realizzazione di un nuovo depuratore nel Comune di Montechiarugolo, in località San Geminiano, al quale addurre tutte le acque reflue dei comuni interessati. In particolare per il Comune di Traversetolo, al fine di convogliare tali reflui nel nuovo impianto di San Geminiano, è prevista:

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che si svilupperà indicativamente in parallelo alla SP n. 45 (Via Bora) dall’esistente impianto di depurazione sito in via Frascarini fino al confine con il comune di Montechiarugolo – 1° stralcio;

- la realizzazione di un nuovo collettore fognario che, provenendo dal comune di Lesignano, attraverserà terreni in frazione Mamiano raccogliendo i reflui della frazione per portarli, attraverso la frazione di Basilicanova di Montechiarugolo, al nuovo depuratore di San Geminiano – 2° stralcio.

Sulla base di comunicazione diretta con Ireti S.p.A. si è appreso che le previsioni di attuazione dell’intervento sono in ritardo rispetto a quanto originariamente programmato a causa di alcune difficoltà realizzative dell’impianto di depurazione di progetto.

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Figura 7.6.2 – Tavola 1 di POC. In viola il Ramo M – 2° stralcio (IREN acqua gas SpA - Progetto di risanamento del territorio dei Comuni di Neviano degli Arduini, Traversetolo, Montechiarugolo e Lesignano de’ Bagni: lavori di realizzazione condotte di acque reflue).

7.6.2.3 Rete acquedottistica

La rete acquedottistica comunale, gestita da Iren Emilia Ambiente S.p.a. è presente lungo Via Argini (SP16), posta sulla strada principale di accesso all’ambito. E’ una condotta di distribuzione primaria in PEAD dal diametro di Ø63mm (Tavola fuori testo 01 – Rete acquedottistica e fognaria).

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7.6.3 Suolo e Sottosuolo

7.6.3.1 Geologia20

Sotto il profilo geologico, con riferimento alla nuova “Carta Geologica della Regione Emilia-Romagna – Progetto CARG”, i depositi affioranti appartengono al Sintema Emiliano-Romagnolo Superiore – Subsintema di Villa Verucchio – Unità di Niviano (AES7a) nell’area a sud-est del nuovo ambito e al Sintema Emiliano-Romagnolo Superiore – Subsintema di Ravenna – Unità di Modena (AES7a) pe la parte a nord dell’ambito (Figura 7.6.3).

L’Unità di Modena è interessata da alternanze di ghiaie prevalenti e sabbie ricoperte da una coltre argilloso-limosa discontinua, connesse alla sedimentazione operata dall’Olocene al IV-VII secolo d.C. dai corsi d’acqua di origine appenninica ed in particolare dal T. Parma, che in epoca passata presentava un tracciato più orientale di quello attuale. Il profilo di alterazione è di esiguo spessore. Il tracciato della S.P. degli Argini si snoda su una scarpata di terrazzo che individua il limite di depositi alluvionali più antichi (Pleistocene superiore) attribuibili all’Unità di Niviano (AES7a) e costituita da ghiaie sabbiose, sabbie e limi stratificati con copertura di limi e limi argillosi giallastri. Il profilo di alterazione dell’unità è molto evoluto e può raggiungere i 4-5 m di profondità.

Dal punto di vista geomorfologico il comparto, situato a quote comprese tra 151 e 147 m s.l.m., è caratterizzato da una ridotta pendenza verso il quadrante nord-orientale.

20 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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Ambito di interesse

Figura 7.6.3 – Tavola 1 tratta dal PSC 2011 “Carta Geolitologica”, a cura di dr. geol. Castagnetti e dr. Geol. Baldi; in rosso l’ambito oggetto di Variante

7.6.3.2 Idrogeologia21

Secondo quanto riportato nello studio del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola, il Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna distingue tre Unità Idrostratigrafiche, denominate Unità Idrostratigrafico- Sequenziali (Regione Emilia-Romagna, Eni-Agip, 1998).

Le Unità Idrostratigrafico-Sequenziali di rango superiore, denominate Gruppi Acquiferi A, B e C, a loro volta sono suddivise in 12 UIS, gerarchicamente inferiori, denominate Complessi Acquiferi. Esse affiorano estesamente sul margine meridionale del Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola per poi immergersi verso nord al

21 Tratto da PSC “Analisi del rischio sismico – secondo livello di approfondimento”, aprile 2009 a cura di dr. geol. Castagnetti

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di sotto dei sedimenti depositati dal Fiume Po e dai suoi affluenti negli ultimi 20.000 anni, contenenti Sistemi Acquiferi quasi sempre freatici, di scarsa estensione e potenzialità (Complesso Acquifero Superficiale o A0).

I corpi geologici che fungono da acquiferi sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e sabbiosi di origine deltizia, litorale e alluvionale deposti dai corsi d’acqua appenninici e dal Fiume Po a partire da circa 1 milione di anni fa. Ciascun Gruppo Acquifero è idraulicamente separato, almeno per gran parte della sua estensione, da quelli sovrastanti e sottostanti grazie a barriere di permeabilità Regionali. Al suo interno ogni Gruppo Acquifero è composto da serbatoi acquiferi sovrapposti e giustapposti, parzialmente o totalmente isolati tra loro, suddivisi in Complessi e Sistemi Acquiferi. Le principali barriere di permeabilità in senso orizzontale sono costituite da corpi geologici decametrici, a prevalente granulometria fine, interpretabili come sistemi deposizionali interdeltizi o di interconoide e bacino interfluviale, che si giustappongono a sistemi deposizionali deltizi, di conoide alluvionale e fluviali, ricchi in materiali grossolani.

Sotto il profilo idrogeologico l’area insiste su depositi appartenenti al Gruppo Acquifero A, il cui livello basale si colloca alla profondità di circa –100 m da p.c..

I dati disponibili del livello di falda, indicano valori di soggiacenza di circa -8.00÷10.00 m dal piano campagna (

Figura 7.5.4). A tal proposito le misurazioni piezometriche eseguite in concomitanza di periodi piovosi consentono di escludere la possibile risalita della falda freatica sino a quote prossime al piano campagna.

La direzione del flusso della falda sotterranea è orientata verso il quadrante nord-orientale.

Circa la vulnerabilità degli acquiferi le aree ricomprese nella perimetrazione degli ambiti di trasformazione risultano vulnerabili a sensibilità attenuata (Figura 7.6.4).

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Figura 7.6.4 - Tavola 4 tratta dal PSC 2011 “Carta Geolitologica”, a cura di dr. geol. Castagnetti e dr. Geol. Baldi; in rosso l’ambito oggetto di Variante.

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7.6.3.3 Sismicità22

L’area in esame, così come tutto il territorio comunale, risulta appartenente alla categoria 2 - zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, si tratta di aree in cui sono attese amplificazioni del moto sismico, causate dall’assetto litostratigrafico e/o morfologico locale. Successivamente, sulla base delle caratteristiche litostratimetriche, sono state identificate 11 microzone omogenee (Figura 7.6.5), ciascuna con un proprio profilo stratigrafico tipo riferito ai primi 50 m di sottosuolo. L’ambito di interesse si inserisce in parte in Zona 2 (cod.2002) – successione stratigrafica costituita da un livello superficiale limo-argilloso dello spessore di 3-7 m che ricopre depositi alluvionali ghiaiosi e in parte in Zona 1 (cod.2002) - successione stratigrafica costituita da prevalenti depositi alluvionali ghiaiosi con ridotta o assente copertura di materiali fino limo-sabbiosi.

Figura 7.6.5 – Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS); in rosso l’ambito oggetto di Variante.

Amplificazione stratigrafica

L’area risulta essere soggetta ad amplificazione di tipo stratigrafico del segnale sismico, nello specifico:

- l’areale a W e NW dell’ambito ART**Q (Zona 1), in cui sottosuolo è costituito dalla presenza di prevalenti depositi ghiaiosi subaffioranti di spessore superiore a 50 metri, è caratterizzato da valori di Vs 30 per lo più compresi tra 466 e 614 m/s;

- nella Zona 2 (a SE dell’ambito ART**Q) essendo presente una copertura superficiale di materiali fini sovrastante i depositi ghiaiosi alluvionali, l’esame di un profilo di velocità delle onde di taglio ha permesso di determinare una Vs 11 di 250 m/s.

22 Tratto da “Studio di Microzonazione sismica di II livello del Comune di Traversetolo (Determinazione Dirigenziale n° 394 del 29.10.2015 - Contratto Rep. n° 3994, stipulato il 16.12.2015).

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7.6.3.4 Microzonazione sismica23

Con riferimento all’Allegato A2 della DGR n° 2193 del 21/12/2015, sono stati determinati i fattori di amplificazione sismica rispetto ad un suolo di riferimento. In considerazione dell’omogeneità delle caratteristiche litologiche, geomeccaniche e di risposta sismica locale dei terreni, sotto il profilo della microzonazione l’areale in questione risulta appartenente (Figura 7.6.6):

- in parte all’ambito MARGINE settore di transizione tra la zona collinare (Appennino) e la pianura caratterizzato da terreni prevalentemente fini sovrastanti orizzonti grossolani (ghiaie, ghiaie sabbiose). Il substrato geologico è generalmente costituito da sabbie marine pleistoceniche o da peliti plio- pleistoceniche (substrato non rigido). Nello specifico nel MARGINE di tipo A caratterizzato dallo spessore dei terreni sovrastanti gli orizzonti grossolani inferiore a 30 m da p.c. Gli strati grossolani sovrastano direttamente il substrato geologico. In questo caso si utilizza V sH , compresa fra 150 e 300 m/s, dove H è la profondità, in metri dal p.c., del primo contrasto di impedenza significativo, spesso coincidente con il tetto delle ghiaie pleistoceniche;

- in parte all’ambito SUBSTRATO MARINO NON RIGIDO AFFIORANTE o sub-affiorante (ovvero depositi marini caratterizzati da Vs << 800 m/s, con spessore della copertura o della coltre di alterazione inferiore a 2,5 m).

Figura 7.6.6 - Ambiti di microzonazione sismica; in rosso l’ambito oggetto di Variante.

23 Tratto da “Studio di Microzonazione sismica di II livello del Comune di Traversetolo (Determinazione Dirigenziale n° 394 del 29.10.2015 - Contratto Rep. n° 3994, stipulato il 16.12.2015).

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Essendo l’area in esame caratterizzata da 2 profili stratigrafici sono state utilizzate sia la tabella “Margine di tipo A” dell’Allegato 2 alla citata delibera, sia la tabella degli indirizzi regionali da utilizzare in caso di substrato marino affiorante, caratterizzato da Vs <<800 m/s” (Tab. 7). Si precisa che la Zona 1, pur essendo costituita da depositi alluvionali grossolani subaffioranti, è stata utilizzata tale tabella in quanto caratterizzata da velocità delle onde di taglio elevate e, generalmente, senza significativi contrasti di impedenza. I fattori di amplificazione (F.A) per l’area in esame sono quelli riportati in Tabella 7.6.1.

Tabella 7.6.1 – Valori dei fattori di amplificazione sismica (Tabella dell’Allegato 2 degli indirizzi regionali). Fattori di amplificazione Valore Vs H Zona Tabella Is F.A. Is (m/s) (m) P.G.A. (0,1

7.6.4 Biodiversità e Paesaggio

L’ambito ART**Q “ex Allevamento Ronchini” si colloca a nord-est del centro abitato di Mamiano. In particolare l’ambito di riqualificazione è conseguente alla dismissione delle attività dell’allevamento suinicolo “Azienda Agricola Ronchini”.

7.6.4.1 Uso reale del suolo

L’uso reale del suolo del territorio comunale è stato trattato all’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 utilizzando la versione aggiornata al 2003 disponibile sul Geoportale della Regione Emilia-Romagna (Uso reale del suolo 2003). Tuttavia, per una descrizione più recente dell’area del nuovo ambito di riqualificazione è stata utilizzata la versione più aggiornata dell’uso del suolo disponibile sempre sul Geoportale regionale (Uso reale del suolo 2008).

L’ambito oggetto di Variante è classificato come Se – Seminativi semplici irrigui (Tavola fuori testo 02 – Uso reale del suolo 2008), così come l’intorno prossimo all’area ad esclusione delle aree verso l’abitato di Mamiano che sono classificate come Er - Tessuto residenziale rado.

7.6.4.2 Caratteristiche paesistiche locali

L’ambito ART**Q “ex allevamento Ronchini” è incluso nell’unità di paesaggio n°4 dell’Alta Pianura di Parma (Figura 7.2.6) per la quale di seguito si riportano le componenti del paesaggio e gli elementi caratterizzanti.

ELEMENTI FISICI

Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici. GEOLOGIA

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litologia di superficie: terreni prevalentemente ghiaiosi, con lenti sabbiose, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con scarsa e/o moderata differenziazione del profilo pedologico; emergenze geologiche: lungo le scarpate fluviali attive si possono osservare tutti i caratteri deposizionali e granulometrici tipici delle facies alluvionali (gradazione degli strati, basse di meandro, stratificazione incrociata, ripples, ecc.); lungo l’alveo del T. Stirone, a monte di Fidenza, affiorano i noti ed unici sedimenti plio-pleistocenici ricchi di fossili (Parco Regionale Fluviale del T. Stirone). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 %; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni e la vicinanza al corso d’acqua. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); il tratto d’alveo inferiore, circa a partire dalla via Emilia risulta pensile, ossia sopraelevato rispetto ai terreni circostanti, mentre quello verso monte si presenta incassato e talora (T. Stirone) in forma di vero e proprio orrido. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: locale e temporanea formazione di zone umide e palustri, per la risalita dei livelli di falda. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: praticamente assente e/o rappresentata da rari fossi di scolo nelle aree golenali; esondabilità: le aree golenali sono tipicamente e frequentemente esondate durante le piene fluvio-torrentizie, anche se non per lunghi periodi; i rilevati arginali iniziano circa a valle della via Emilia.

Zona di dominio delle conoidi alluvionali GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente limosi e sabbiosi, con lenti ghiaiose subaffioranti e affioranti, riconducibili alle periodiche piene fluvio-torrentizie; litologia prevalente del substrato: potenti banchi sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni limose e argillose; geo-pedologia: suoli di formazione recente e medio-recente, a profilo pedologico anche fortemente differenziato, talora decarbonati; emergenze geologiche: praticamente insignificanti, se non nelle aree marginali all’alveo del T. Stirone e del F. Taro. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in media attorno al 10 % che tendono via via ad aumentare procedendo verso sud; drenaggio superficiale: efficiente, data la natura dei terreni superficiali e del substrato. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi torrentizi estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); la morfologia dei tratti di pianura a ridosso dei corsi d’acqua principali assume la tipica conformazione a “ventaglio” di esondazione. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche o a pelo libero e falde semiconfinate, i cui livelli piezometrici possono anche essere in relazione ai livelli idrometrici del torrente; emergenze idrogeologiche: zona ampiamente sfruttata dal punto di vista idropotabile in cui sono ubicate tutte le principali centrali di captazione acquedottistica della provincia (Priorato, S. Donato, Parola, Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti (F. Taro, T. Parma, T. Baganza, T. Stirone, T. Enza); rete idrografica secondaria: numerose rogge e canali irrigui, che derivano le acque dalla rete idrografica principale; esondabilità: le aree di pianura a valle della via Emilia risultano protette da argini e sono quindi potenzialmente esondabili dalle piene fluvio-torrentizie.

Zona delle risorgive dell’alta pianura

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GEOLOGIA: terreni tendenzialmente limosi e sabbiosi, con lenti argillose; litologia prevalente del substrato: banchi ghiaiosi e sabbiosi, ma con frequenti intercalazioni argillose e limosi; la litologia è riferibile a facies di transizione tra la dinamica deposizionale di conoide alluvionale e l’ambiente fluvio-lacustre e palustre; geo-pedologia: suoli di recente formazione, con profilo pedologico da molto a poco differenziato e talora decarbonato; emergenze geologiche: le risorgive ed i fontanili evidenziano zone con falde salienti e prevalenti; la risalita delle falde può essere determinata da una variazione litologica (passaggio da terreni grossolani a fini) o dalla subemergenza dell’acquifero (zona di Monticelli Terme). MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere del 10 %; drenaggio superficiale: talora difficoltoso, considerate le pendenze e la natura dei terreni superficiali. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: tracce di percorsi fluviali estinti, sia recenti (alvei abbandonati) che antichi (paleoalvei); aree parzialmente depresse in cui l’uomo è intervenuto con interventi di regimazione e bonifica. IDROGEOLOGIA acquiferi alluvionali: falde freatiche, semiconfinate e confinate, con acque prevalenti e salienti; emergenze idrogeologiche: presenza di risorgive e fontanili, dalla tipica forma semicircolare (testa) e canale d’uscita (asta) allungato verso valle, con acque limpidissime, temperatura e chimismo costanti; le risorgive più rilevanti sono quelle di S. Donato e Beneceto (a est di Parma, sia a monte che a valle della via Emilia), ubicate al passaggio con la bassa pianura e quelle presso Fontevivo; formazione di zone umide e ristagni d’acqua (per la risalita dei livelli di falda) nelle aree depresse; le aree di acque salienti sono da tempo sfruttate come zone di captazione acquedottistica (centrale di S. Donato e di Marore). IDROGRAFIA rete idrografica principale: principali corsi d’acqua appenninici e loro tributari; rete idrografica secondaria: assai estesa e rappresentata sia da fossi di scolo che da canali irrigui e/o d’uso misto; esondabilità: i tratti inferiori dei principali torrenti e canali irrigui e di bonifica sono difesi da opere idrauliche, con argini di media altezza (2-3 m); ciò non esclude tuttavia completamente il rischio di esondabilità di tali aree (specie quelle più prossime ai corsi d’acqua).

Fascia pedecollinare GEOLOGIA litologia di superficie: terreni prevalentemente argillosi e limosi, con lenti sabbiose e ghiaiose subaffioranti/affioranti; litologia prevalente del substrato: banchi limosi, sabbiosi e ghiaiosi, con intercalazioni argillose; facies riferibili ad antichi depositi di conoide alluvionale (periodi glaciali/interglaciali), con paleosuoli in copertura e locali depositi di origine eolica (loess); geo-pedologia: suoli e paleosuoli antichi del margine appenninico, a profilo pedologico fortemente differenziato, decarbonati; emergenze geologiche: tipiche le località di affioramento dei paleosuoli pre-wurmiani (Collecchio, Borghetto e Costamezzana), talora con significativi ritrovamenti archeologici e paleontologici. MORFOLOGIA pendenze medie: ridotte, in genere comprese tra il 10 ed il 25 %, che tendono via via ad aumentare procedendo verso la collina, fino a sopraelevare nettamente tali ripiani (superfici terrazzate); drenaggio superficiale: difficoltoso, data la natura dei terreni superficiali e del substrato, ma favorito dalle pendenze. GEOMORFOLOGIA emergenze geomorfologiche: profonde e tipiche incisioni vallive in corrispondenza delle vallate secondarie (affluenti minori dei corsi d’acqua principali). IDROGEOLOGIA acquiferi collinari e pedecollinari: falde freatiche sospese e falde confinate, i cui livelli piezometrici sono in relazione alle modalità di alimentazione (per infiltrazione efficace o filtrazione profonda da monte); emergenze idrogeologiche: nella zona di Monticelli Terme sono ubicate le rinomate e conosciute captazioni termali omonime; localmente sono sfruttate anche sorgenti o gruppo di sorgenti di terrazzo. IDROGRAFIA rete idrografica principale: i principali corsi d’acqua appenninici e relativi affluenti; nella zona di Noceto e Medesano sono inoltre presenti alcuni laghetti artificiali ad uso irriguo e ricreativo. rete idrografica secondaria: numerosi fossi di scolo delle acque superficiali, che defluiscono direttamente nella rete idrografica principale; esondabilità: aree in sicurezza idraulica, anche per la relativa incisione lineare degli alvei attivi.

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ELEMENTI BIOLOGICI Fascia di pertinenza dei principali torrenti appenninici USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: risultano coltivate solo le aree golenali localizzate verso la bassa pianura; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: praticamente assenti; prati, pascoli: presenti ma non consistenti; boschi e pioppeti: assai diffusi sono i boschetti seminaturali e, talora i pioppeti, specie nelle aree golenali a valle della via Emilia; di rilevante interesse naturalistico-vegetazionale sono i Parchi Fluviali presenti nell’alta pianura (Fiume Taro e Torrente Stirone); incolti e cespugliati: assai diffusi e talora prevalenti; aree urbanizzate: praticamente assenti. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree ad elevata vulnerabilità;

Zona di dominio delle conoidi alluvionali USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree di pianura risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: praticamente assenti; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: nelle aree lungo la via Emilia sono ubicati i centri maggiori della provincia (Parma e Fidenza), sia dal punto di vista residenziale che industriale/artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da elevata a media.

Zona delle risorgive dell’alta pianura USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: come tutta l’alta pianura parmense, anche queste aree risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: presenti, ma in genere non consistenti; vigneti, frutteti: presenti, ma in genere non consistenti; prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: piccoli boschetti e filari alberati si ritrovano a corona delle risorgive principali; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: presenti anche se non consistenti (a parte la recente espansione verso est della Città) e prevalentemente di tipo residenziale e artigianale. VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI: aree a vulnerabilità da alta a bassa.

Fascia pedecollinare USO PREVALENTE DEL SUOLO seminativi: tutte le aree pedecollinari risultano intensivamente coltivate; orti, giardini, serre: praticamente assenti; vigneti, frutteti: presenti e talora consistenti (Torrechiara e Casatico); prati, pascoli: praticamente assenti; boschi e pioppeti: presenti nelle aree marginali ai corsi d’acqua (boschetti ripariali) e nelle incisioni vallive più marcate; incolti e cespugliati: praticamente assenti; aree urbanizzate: sono presenti centri abitati di media grandezza (Medesano, Sala Baganza, Monticelli T., Basilicagoiano, Traversetolo), di tipo residenziale e industriale/artigianale.

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VULNERABILITA’ DEGLI ACQUIFERI aree a vulnerabilità da bassa a media. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IT 4020002 Fiume Taro da Fornovo all’Autostrada del Sole INDIRIZZI DI TUTELA 1.Le previsioni urbanistiche di ampliamento e ristrutturazione degli abitati dovranno risultare il più possibile consone alle locali configurazioni edilizie, avendo cioè cura di rispettare il sistema edificatorio-storico esistente ed il suo rapporto con l’ambiente naturale ed agricolo circostante. 2.Salvaguardia e valorizzazione degli habitat vegetazionali residuali dell’ambiente urbano (parchi e giardini storici), agricolo (filari lungo i fossi e le rogge) e fluviale (vegetazione ripariale lungo i canali e gli alvei attivi). 3.Potenziamento della naturalità degli ambienti fluviali e perifluviali rimasti (soprattutto nelle aree ripariali e/o a ridosso degli alvei attivi) tramite interventi mirati di rimboschimento e riqualificazione vegetazionale. 4.Salvaguardia, valorizzazione e potenziamento dei percorsi panoramici esistenti lungo le aree fluviali, perifluviali ed i terrazzi antichi. 5.Controllo degli scarichi civili e industriali, delle pratiche colturali e delle attività zootecniche al fine di ridurre il carico inquinante sulle acque superficiali e prevenire il rischio di inquinamento di quelle sotterranee. 6.Per quanto riguarda gli interventi di recupero conservativo dell’edilizia rurale storica, l’elaborato di riferimento è costituito dall’ All.11 alle Norme Tecniche di Attuazione “Indirizzi metodologici per il recupero dell’edilizia rurale storica”, che contiene le linee guida per una corretta progettazione improntata al mantenimento della riconoscibilità dei caratteri tipo - morfologici e architettonico - costruttivi.

Figura 7.6.7 - Ambiti di gestione unitaria del paesaggio (tav.8 PTCP Parma), in rosso la localizzazione approssimativa dell’area di interesse.

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7.6.4.3 Carta archeologica

Nell’ambito della redazione del Quadro Conoscitivo del PSC 2011 è stata predisposta l’”Analisi del Rischio Archeologico” costituita da Relazione tecnico-scientifica ed elaborati cartografici (tavole T1, T2, T3)” (a cura di S.A.G. – Studio di Archeologia Globale).

In particolare, sono stati definiti i livelli del Rischio Archeologico, inteso come rischio edilizio: i quali dunque derivano da categorie sostanzialmente indipendenti dalla reale importanza e significato degli insediamenti antichi, mentre appaiono configurati sulla base della residualità delle stratificazioni e delle strutture antiche, quindi su quale genere di impatto possono avere le lavorazioni edilizie con tali stratificazioni e strutture, e in ultima analisi in base alle differenti operatività e strategie cantieristiche cui ognuno dei tre livelli di rischio potrà potenzialmente dare luogo.

Le categorie dei livelli di Rischio Archeologico individuate sono riportate di seguito:

- Livello A: si tratta in generale delle aree archeologiche in giacitura primaria e, verosimilmente, in buono stato di conservazione, ovvero: aree archeologiche a valenza insediativa, siti economico - produttivi, siti sacrali quali necropoli, Insediamenti Storici. La reale consistenza delle singole aree archeologiche, ovvero il loro stato di conservazione, essendo differente per ogni sito, per la carenza di scavi e sondaggi in profondità non è attualmente conosciuta: la valutazione esatta di queste aree, che comunque rappresentano i maggiori insediamenti archeologici noti nel territorio in esame dovrà necessariamente essere effettuata di volta in volta;

- Livello B: si tratta delle aree archeologiche in giacitura primaria in genere relativamente poco sepolte e di conseguenza solo in parte degradate da arature e lavorazioni agricole o edili;

- Livello C: si tratta delle aree archeologiche genericamente superficiali, minori e/o sporadiche: frequentazioni e siti archeologici minori, tracce, reperti isolati; la centuriazione romana in sé ovvero intesa come rete di carraie e fossati; insediamenti storici minori quali fattorie o altro. Inoltre le aree archeologiche fortemente intaccate da lavori agricoli o edili.

Nella maggior parte di tutti questi casi (Livelli B e C) le condizioni di conservazione dell’area archeologica sono da ritenersi intaccate, ovvero residuali. A seconda tuttavia dei casi, che risultano particolarmente differenziati, sarà necessario il dato certo del sondaggio archeologico allo scopo di verificare l’effettivo e supposto livello di residualità delle strutture (se ancora esistenti) e delle stratificazioni archeologiche.

Il nuovo ambito di riqualificazione e le aree immediatamente limitrofe non risultano interessate da livelli di Rischio Archeologico. Di seguito si riporta comunque la localizzazione (Figura 7.6.8) e le scheda relative all’area 118 “Centro storico” di Mamiano, all’area 68 “Stafolo” e 121 “Malerba” entrambe in località Mamiano (Figura 7.6.9). Per dettagli a scala comunale si rimanda all’elaborato allegato al Quadro Conoscitivo del PSC 2011 ”Analisi del Rischio Archeologico”.

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Figura 7.6.8 – Tavola 2 - Analisi del Rischio Archeologico, PSC 2011; in rosso la localizzazione dell’ambito oggetto di Variante.

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Figura 7.6.9 – Schede tecniche dei siti archeologici prossime all’ambito di riqualificazione ex allevamento “Ronchini”.

7.6.5 Mobilità

All’interno del Quadro Conoscitivo redatto per la predisposizione del PSC 2011 è presente un approfondimento tematico sul Piano della Mobilità urbana nel Comune di Traversetolo, costituito da una Relazione Generale e dal Regolamento Viario (Allegato A3 – PSC 2011) al quale si rimanda interamente per un’analisi di dettaglio del territorio comunale.

Il nuovo ambito è situato in località Mamiano in Comune di Traversetolo, in posizione favorevole per quando riguarda l’accessibilità dalla rete viaria provinciale. L’ambito è di fatti localizzato lungo la SP16 via Argini Sud che la collega al capoluogo Provinciale (Parma) (Tavola fuori testo 03 – Rete viabilistica).

7.6.6 Modelli insediativi

L’abitato di Mamiano presenta una distribuzione di funzioni piuttosto regolari, con gli insediamenti prevalentemente residenziali e a servizi concentrati nella porzione centrale del centro abitato lungo strada Argini Sud e gli insediamenti produttivi localizzati a sud della Strada Pedemontana. Il contesto in cui sorge il centro abitato è classificato come territorio rurale. In particolare, la zona in cui si colloca l’area dell’ambito (area a nord del centro abitato) è un’area prevalentemente residenziale.

7.6.7 Pianificazione sovraordinata

Il nuovo ambito “ex allevamento Ronchini”, come già anticipato, è un’area compresa nella località di Mamiano. Gli strumenti urbanistici che principalmente normano le presenze vincolistiche e le possibilità di trasformazione nell’area sono il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Parma (PTCP), il Piano Strutturale Comunale (PSC) del Comune di Traversetolo.

7.6.7.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Nelle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, caratterizzate da elevata permeabilità dei terreni con ricchezza di falde idriche, valgono le disposizioni contenute nell’allegato 4 al PTCP “Approfondimenti in materia di

AMBITER s.r.l. QC-134 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

tutela delle acque”, che inquadra il nuovo ambito all’interno delle zone di protezione settore B (Tavola 15 – “Le aree di salvaguardia per la tutela delle acque potabili ed emergenze naturali”) e all’interno delle aree di vulnerabilità a sensibilità elevata (Tav 6 - “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in cis, delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione”).

7.6.7.2 Piano Strutturale Comunale (PSC)

La variante 2015 al PSC individua l’area attualmente interessata dall’attività di allevamento come “Ambiti urbani consolidati”; mentre l’area posta ad est della SP16 da destinare a funzioni residenziali come “Ambito ad alta vocazione produttiva agricola”.

Inoltre, lo strumento urbanistico è dotato di Carta Unica del Territorio, nella quale sono rappresentati tutti i vincoli e le prescrizioni che insistono nelle varie aree del territorio comunale e che precludono, limitano o condizionano l’uso o la trasformazione del territorio. La Carta Unica del Comune di Traversetolo, per essere maggiormente comprensibile, è suddivisa in 4 carte ognuna delle quali tratta una tematica vincolistica specifica. Di seguito per ogni tavola si elencano i vincoli che interessano l’area di intervento.

Tav.1 – Tutela degli elementi naturali e paesaggistici

- Nessun vincolo interno all’area di intervento.

Tav.2 – Tutela delle risorse idriche, assetto idrologico e stabilità dei versanti

- La parte più ad ovest dell’ambito è interna alla fascia C - Zona di inondazione per piena catastrofica;

- L’area rientra nelle Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei – area a sensibilità elevata (come da PTCP).

Tav.3 – Tutela degli elementi storici ed archeologici

- Nessun vincolo interno all’area di intervento.

Tav.4 – Fasce di rispetto e di tutela

- La strada di accesso all’ambito è classificate come strade extraurbane locale esistente (tipo F);

- Parte dell’ambito è interno alla fascia di rispetto stradale di 20 m.

AMBITER s.r.l. QC-135 Comune di Traversetolo 1663_QC_rev_01-00.docx Variante specifica “2018” al Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) - Documento Preliminare Quadro Conoscitivo

Allegato 01

Tavole fuori testo

AMBITER s.r.l. QC-136 Legenda

Rete acquedottistica

Rete fognaria mista

Rete fognaria nera

Rete fognaria bianca

Ramo M - 2° stralcio Progetto di risanamento del territorio: lavori di realizzazione condotte di acque reflue

Nuovo ambito di riqualificazione ex allevamento Drugolo - ART**P Tav.01 - Rete acquedottistica - Rete Tav.01 ART**P fognaria - Rete e

Confine comunale Ramo M Ramo Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Uso del suolo 2008

Se Ia Insediamenti produttivi

Er Tessuto residenziale rado

Ed Tessuto residenziale discontinuo

Vp Parchi e ville ART**P -

Se Seminativi semplici irrigui

Af Av Af Alvei di fiumi e torrenti con vegetazione scarsa

Av Alvei di fiumi e torrenti suolo 2008 delreale - Uso Tav.02 con vegetazione abbondante

Tn Vegetazione arbustiva e arborea in evoluzione

Vp Ed Ambito di trasformazione "ex allevamento Drugolo" - ART**P Ia

Confine comunale

Tn

Er Se

Ia Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Rete viabilistica (da DBTR)

Strada Comunale

Strada Provinciale - ART**P - Nuovo ambito di riqualificazione ex allevamento Drugolo - ART**P

Confine comunale Rete03 viabilistica - Tav.

STRADA DEL PARMA

STRADA DEI MULINI

STRADA PEDEMONTANA

STRADA PROVINCIALE DEGLI ARGINI Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. e corpi idrici sotterranei idrici corpi e d'acqua corsi di laghi, di tutela Zone Legenda Zone di deflusso di piena (art. 13) (art. piena di deflusso di Zone ed idraulica dei crosi d'acqua (art. 12) (art. d'acqua crosi dei idraulica ed ambientale tutela di Zone Confine comunale Confine - Drugolo" ART**P allevamento "ex trasformazione di Ambito bis) 13 (art. d'acqua e corsi bacini laghi, di alvei ed Invasi C) (Fascia catasctrofica piena per inondazione di Aree Ambito A2 Ambito - A1 Alveo tutela di meritevoli d'acqua Corsi

Ambiters.r.l. Tav. 04 - Tavola C1 - PTCP (ricostruita) Variante specifica al PSC "2018" -. ART**P Legenda

Rete acquedottistica

Rete fognaria mista

Rete fognaria nera

Rete fognaria bianca

Ramo M - 2° stralcio Progetto di risanamento del territorio: lavori di realizzazione condotte di acque reflue

Ambito oggetto di Variante APC**D Tav. Rete01 acquedottistica - Tav. APC**D fognaria - Rete e

Confine comunale

Ramo A Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Uso del suolo 2008

Ia Insediamenti produttivi

Se Seminativi semplici irrigui

Ambito oggetto di Variante APC**D APC**D -

Confine comunale Tav. Uso 02 suolo 2008 del reale - Tav.

Se Ia

Ia Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Rete viabilistica (da DBTR) (da viabilistica Rete Legenda Confine comunale Confine Variante di APC**D oggetto Ambito Strada Provinciale Strada Comunale Strada

Ambiters.r.l. Tav. 03 - Rete viabilistica Variante specifica al PSC "2018" - APC**D Legenda

Rete acquedottistica

Ramo A

Rete fognaria mista

Rete fognaria nera

Rete fognaria bianca

Ramo A - 1° stralcio Progetto di risanamento del territorio: lavori di realizzazione condotte di acque reflue

Ramo E - 1° stralcio Progetto di risanamento del territorio:

lavori di realizzazione condotte Rete01 acquedottistica - Tav. APC**C fognaria - Rete e Ramo E di acque reflue

Ramo D - 1° stralcio Progetto di risanamento del territorio: lavori di realizzazione condotte di acque reflue

Depuratore Traversetolo DPR291 - FAT (III livello)

Ramo D Ambito oggetto di Variante APC**C

Confine comunale Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Ed Uso del suolo 2008

Se Seminativi semplici irrigui

Ia Insediamenti produttivi

Er Tessuto residenziale rado

Ed Tessuto residenziale discontinuo - APC**C -

Vp Parchi e ville Ia

Vx Aree incolte urbane

Vs Aree sportive Tav. Uso 02 suolo 2008 del reale - Tav. Av Alvei di fiumi e torrenti Ed con vegetazione abbondante Se

Ed

Ambito oggetto di Variante APC**C

Vp Confine comunale

Se Av Vs

Vx

Ia Er Variante specifica al "2018" PSC Variante Er Av

Ambiter s.r.l. Legenda

Rete viabilistica (da DBTR)

Strada Comunale

Strada Provinciale - APC**C -

Ambito oggetto di Variante APC**C

Confine comunale Rete03 viabilistica - Tav.

STRADA PEDEMONTANA Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Zone di deflusso di piena (art. 13) (art. piena di deflusso di Zone sotterranei idrici corpi e d'acqua corsi di laghi, di tutela Zone Legenda Confine comunale Confine Variante di APC**C oggetto Ambito bis) 13 (art. d'acqua e corsi bacini laghi, di alvei ed Invasi C) (Fascia catasctrofica piena per inondazione di Aree Ambito A2 Ambito - A1 Alveo

Ambiters.r.l. Tav. 04 - Tavola C1 - PTCP (ricostruita) Variante specifica al PSC "2018" - APC**C Legenda

Rete acquedottistica

Rete fognaria mista

Rete fognaria nera

Rete fognaria bianca

Ramo M - 2° stralcio Progetto di risanamento del territorio: lavori di realizzazione condotte di acque reflue

Nuovo tessuto consolidato a Mamiano

Confine comunale - nuovo Mamiano tessuto consolidato a - Tav.01 - Rete acquedottistica efognaria acquedottistica - Rete Rete Tav.01

Ramo M Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Uso del suolo 2008

Av Se Seminativi semplici irrigui

Ia Insediamenti produttivi

Er Tessuto residenziale rado Vp

Ed Tessuto residenziale discontinuo Ia

Vp Parchi e ville Ed

Av Alvei di fiumi e torrenti con vegetazione abbondante Tav. Uso 02 suolo 2008 del reale - Tav. Nuovo tessuto consolidato a Mamiano - nuovo Mamiano tessuto consolidato a -

Confine comunale

Er

Se

Ia Variante specifica al "2018" PSC Variante Vp Ed Ed Ambiter s.r.l. Legenda

Rete viabilistica (da DBTR)

Strada Comunale

Strada Provinciale

Nuovo tessuto consolidato a Mamiano

Confine comunale Tav.03 - Rete viabilistica - Rete Tav.03

STRADA DEL PARMA STRADA PROVINCIALE DEGLI ARGINI - nuovo Mamiano tessuto consolidato a -

STRADA DEI MULINI

STRADA PEDEMONTANA Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Rete acquedottistica

Rete fognaria mista

Rete fognaria nera

Rete fognaria bianca

Ramo M - 2° stralcio Progetto di risanamento del territorio: lavori di realizzazione condotte di acque reflue

Nuov o ambito di riqualificazione

allevamento Ronchini - ART**Q Rete01 acquedottistica - Tav. ART**Q fognaria - Rete e

Confine comunale

Ramo M Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Uso del suolo 2008

Ia Insediamenti produttivi

Er Tessuto residenziale rado

Ed Tessuto residenziale discontinuo - ART**Q - Vp Parchi e ville

Se Seminativi semplici irrigui

Nuov o ambito di riqualificazione suolo 2008 delreale - Uso Tav.02 allevamento Ronchini - ART**Q Ia Vp Confine comunale

Ed Se

Er Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. Legenda

Rete viabilistica (da DBTR)

Strada Comunale

Strada Provinciale - ART**Q -

Nuov o ambito di riqualificazione allevamento Ronchini - ART**Q

Confine comunale Rete03 viabilistica - Tav.

STRADA DEI MULINI

STRADA DEL PARMA

STRADA PROVINCIALE DEGLI ARGINI Variante specifica al "2018" PSC Variante

Ambiter s.r.l. e corpi idrici sotterranei idrici corpi e d'acqua corsi di laghi, di tutela Zone Legenda Zone di deflusso di piena (art. 13) (art. piena di deflusso di Zone ed idraulica dei crosi d'acqua (art. 12) (art. d'acqua crosi dei idraulica ed ambientale tutela di Zone Confine comunale Confine - Ronchini ART**Q allevamento riqualificazione di o ambito Nuov bis) 13 (art. d'acqua e corsi bacini laghi, di alvei ed Invasi C) (Fascia catasctrofica piena per inondazione di Aree Ambito A2 Ambito - A1 Alveo tutela di meritevoli d'acqua Corsi

Ambiters.r.l. Tav. 04 - Tavola C1 - PTCP (ricostruita) Variante specifica al PSC "2018" - ART**Q