5 PORTA ORIENTALE

Via Bastioni di Porta Venezia lato V.le Vittorio Veneto altezza via Lecco

Accessibilità alla P.ta Venezia BikeMi 56 1-9 -33 tappa: Percorsi 600 m / 8 min 5 consigliati: 5 5.1

Numerose stampe dell’Ottocento testimoniano la costruzione di strutture provvisorie, fra i temi architettonici più di successo del periodo. Con l’arrivo francese a Milano, infatti, si era diffusa anche in Italia la consuetudine di onorare eventi politici, nozze regali, incoronazioni, vittorie di battaglie e nuovi ordini sociali con particolari festeggiamenti pubblici, spesso accompagnati dalla costruzione di apparati celebrativi temporanei, come obelischi, archi trionfali, tempietti e colonne. È questo il caso di alcuni progetti di Luigi Cagnola per Porta Orientale. A cominciare dall’arco costruito per il matrimonio di Eugenio Beauharnais e Amalia di Baviera nel 1806, Cagnola viene infatti a più riprese incaricato della costruzione di innumerevoli strutture effimere, fra le cui prime realizzazioni figura quella costruita in occasione delle nozze dell’Imperatore Napoleone con Maria Luisa d’Austria. Nel 1810, infatti, Cagnola disegna un arco trionfale provvisorio, innalzato verso il parco, raggiunto da un’ampia scalea e affiancato da due alti obelischi. Lo studio per la definizione di tali strutture risulterà fondamentale per la contemporanea progettazione dell’Arco del Sempione, per la quale gli archi provvisori costituiranno modelli a scala naturale su cui sperimentare, con legno, tela e gesso, le scelte stilistiche destinate ad assumere forma permanente nell’architettura di pietra del Sempione. Per la visita di Francesco I a Milano, nel 1825 a Cagnola viene commissionato il progetto di un arco trionfale a Porta Orientale e di numerosi allestimenti lungo il corso. L’architetto disegna due archi provvisori, un Luigi Cagnola, Arco Provvisorio di Porta Orientale, 1810 portico tetrastilo architravato e un arco monumentale a tre fornici entrambi mai realizzati in struttura permanente, In Età napoleonica furono commissionate numerose strutture effimere destinate a celebrazioni politiche e pubbliche per simboleggiare poiché si riteneva che la mole avrebbe ostacolato la vista la forza del governo francese ed alimentare il consenso sociale. Fra queste si figurano, oltre all’arco provvisorio raffigurato, progettato della bella strada alberata per e delle montagne che da Luigi Cagnola che ripropone su un podio gradonato le forme dell’Arco della Pace, anche una serie di archi celebrativi di ricorrenze ne costituivano il fondale. civili e nozze reali. 1 5 PORTA ORIENTALE

Luigi Cagnola, Arco Provvisorio di Porta Orientale, prima variante, 1825 Luigi Cagnola, Arco Provvisorio di Porta Orientale, seconda variante, 1825

2 5.1 LAZZARETTO

Via San Gregorio 8

5.1 Accessibilità alla BikeMi 124-110 tappa: Percorso 180 m / 2 min consigliato: 5.1 5.2

Voluto da Ludovico il Moro, su precedente idea di Galeazzo Maria Sforza e progetto del Filarete, il Lazzaretto fu realizzato tra il 1488 e il 1513 per affiancare la struttura dell’Ospedale Maggiore nel fronteggiare le pestilenze che periodicamente colpivano la città e il contado. Situato in loco Sancti Gregorii su decisione di Lazzaro Cairati, si trattava di un vasto edificio d’ impianto quadrangolare lungo 375 metri per lato, costruito in mattoni. Dall’unico ingresso si accedeva ad un ampio cortile porticato che distribuiva 288 cellette e i servizi. Al centro del complesso sorgeva una cappella che permetteva a tutti i malati di seguire le funzioni senza dover uscire dai loro ricoveri. L’ intero Lazzaretto era circondato da un fossato alimentato dalle acque della cerchia dei Bastioni attraverso il canale de’ Redefossi, il quale ne rimarcava il carattere di isolatezza dalla vicina città. Con lo sviluppo settecentesco e l’attestarsi di alcuni palazzi nobiliari su Corso Venezia la struttura si venne a trovare a ridosso della riprogettata barriera di Porta Orientale, oggi Porta Venezia. Questo innescò un processo di dismissione del Lazzaretto e di riuso della struttura a fini diversi: magazzino, deposito di merci in quarantena, orto e pascolo per l’Ospedale, fino alla trasformazione in piccolo popolare con dimore, osterie e botteghe. In epoca napoleonica la struttura venne adibita ad alloggio per la cavalleria e le celle riadattate a stalle per gli animali. Dalla metà dell’Ottocento venne attraversato dal viadotto ferroviario di collegamento con la vecchia stazione Centrale Gasparo Galliari, L’interno del Lazzaretto in periodo napoleonico e corrispondente al tracciato di viale Tunisia. Demolito nel 1881 ne sopravvive un solo breve tratto lungo via San “S’ immagini il lettore il recinto del Lazzaretto, popolato di sedici mila appestati, quello spazio tutt’ingombro, dove di capanne e di Gregorio, e la cappella centrale dedicata a San Carlo al baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate ughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite, di languenti o Lazzaretto dal XVII secolo. di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; ... e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi. “ , Promessi Sposi, cap. XXXV 3 5.1 LAZZARETTO

L’immagine mostra a paragone la stessa area dell’odierna Porta Venezia in epoche diverse: a sinistra la mappa del censuario Città di Milano, a destra una recente ortofoto della città di Milano. Viene evidenziata la trasformazione dell’isolato del Lazzaretto

4 5.1 LAZZARETTO

Domenico Aspari, Festa della Federazione della Repubblica Cisalpina, 1797

5 5.2 CASELLI DI PORTA ORIENTALE

Corso Buenos Aires ang. via Felice Casati 2 5.2 Accessibilità alla P.ta Venezia BikeMi 124 tappa: Percorso da P.ta Venezia 850 m / 11 min consigliato: 5.2 5.3 a Palestro

Nel 1787, il governo austriaco finanziò e affidò la riprogettazione di Porta Orientale a Giuseppe Piermarini: la Porta, strategicamente localizzata ad est, doveva diventare un luogo simbolico, punto di arrivo della passeggiata monumentale lungo i bastioni da . Oltre al progetto di Piermarini, rimasto incompiuto alla fine del secolo, furono presentati progetti alternativi, da parte di numerosi architetti, tra cui Luigi Cagnola. La presenza napoleonica a Milano riportò l’attenzione sull’immagine della città, in particolar modo quella delle porte urbiche, affrontata tuttavia in una diversa prospettiva. Non sussistendo più la finalità difensiva della cinta muraria, le porte vennero trasformate in architetture monumentali, ad attestare il ruolo politico ed il potere della città. Così nel 1806, contemporaneamente alla realizzazione di un arco provvisorio, Cagnola tornò ad occuparsi anche di Porta Orientale, disegnandone numerose varianti. La realizzazione di un nuovo assetto architettonico a conclusione del progetto lasciato incompiuto da Piermarini fu oggetto tra 1807 e il 1809 di dibattiti, considerazioni e valutazioni economiche circa il costo da sostenere. I diversi progetti per la Porta tuttavia rimasero incompiuti. Quando, nel 1824 e successivamente nel 1826, fu aperto il concorso pubblico per i caselli e per la barriera daziaria, Cagnola, pur non partecipandovi, predispose otto tavole di progetto, con eleganti varianti di composizione. Il concorso, nella cui commissione giudicatrice figurava anche l’Antolini, già autore del Foro Bonaparte, sarà invece vinto da Rodolfo Giuseppe Elena, Corso di Porta Venezia 4 agosto 1848, 1848 Vantini, con il progetto da cui discende l’attuale aspetto Il dipinto raffigura l’episodio dell’ultima battaglia a Milano della Prima Guerra d’Indipendenza italiana, svoltosi il 4 agosto 1848. della Porta. Re Carlo Alberto di Savoia, sotto la pressione delle truppe austriache, decise di arretrare con tutto l’esercito fin sotto le mura milanesi per tentarne la difesa. L’esercito Sardo si dispose a semicerchio fuori dalla città, dal Naviglio Pavese fino a Porta Orientale. La battaglia divenne subito generale e prese l’aspetto di un’insieme di scontri locali molto sanguinosi, con grande impiego di armi da fuoco e artiglieria pesante che, con il sopraggiungere del buio illuminò a giorno il cielo milanese. Il sovrano, preso atto nel corso della notte dell’impossibilità di fermare il nemico malgrado lo sforzo bellico, offrì la resa e firmò l’armistizio col generale Radetzky. 6 5.2 CASELLI DI PORTA ORIENTALE

Anonimo, Ingresso in Milano di Francesco I e consorte Carolina Augusta da P. Orientale 10 maggio 1825, Gasparo Galliari, Tempio Egizio. Macchina artificiale eretta, ed incendiata dagli Artificieri del Corpo 1825 d’Artiglieria in Milano alla Porta della Riconoscenza la sera 15. Agosto 1807,1807 ca.

6 7 5.2 CASELLI DI PORTA ORIENTALE

G. Canella, Veduta del Borgo di Porta Orientale in Milano, 1830 ca. Luigi Cagnola, Barriera di Porta Orientale, 1787

8 5.3 VILLA BONAPARTE

Via Palestro altezza Via Venezia

Accessibilità alla Palestro BikeMi 53-59 5.3 tappa: Percorso 500 m / 6 min consigliato: 5.3 5.4

Villa Belgiojoso, poi Bonaparte, è una villa di costruzione neoclassica progettata e realizzata dall’architetto Leopoldo Pollack tra il 1790 e il 1796 su commissione del conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso. Allievo di Giuseppe Piermarini, Pollack concepisce questo palazzo secondo le logiche architettoniche riconducibili a quelle dell’hotel francese, una costruzione a U aperta sulla corte d’onore, delimitata verso strada da un diaframma in muratura con tre arcate di ingresso. Villa Belgiojoso, posta in prossimità dei Giardini Pubblici di Porta Orientale, oggi Porta Venezia, in virtù della sua collocazione urbanistica è un esempio di particolare importanza in quanto è l’unico edificio costruito all’interno della cerchia dei bastioni, ovvero il limite tra centro urbano e campagna, ad avere le caratteristiche della villa suburbana e non del palazzo cittadino. Si articola su un corpo principale a due piani, in cui vanno a inserirsi due corpi laterali più bassi. La facciata prospiciente al giardino, invece, esalta la propria unitarietà. Quando la villa, alla morte del committente, viene acquistata da Napoleone, diventa la residenza personale dell’imperatore, rimanendo immutata anche sotto il governo austriaco. Nel 1920 la villa viene acquistata dal Comune di Milano, che la trasforma in Civica Galleria d’Arte Moderna, destinazione che ha tuttora. Nel 1951, Ignazio Gardella progetta il Padiglione d’Arte Contemporanea, affianco della villa stessa, quale ampliamento per ospitare mostre temporanee di arte Gasparo Galliari e Giovanni Battista Bosio, Veduta della R. Villa Bonaparte presa dai Giardini Pubblici di Milano, 1808 contemporanea. Villa Belgiojoso commissionata nel 1790 all’architetto Leopoldo Pollack dal conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso, da cui prende il nome, è un complesso architettonico che si sviluppa intorno ad un cortile d’onore affacciante su strada, secondo il modello dell’hotel francese. La struttura che ospitò anche Napoleone, divenne successivamente Villa reale e dal 1921 ospita la Galleria di Arte Moderna e, in un’ala già adibita a scuderie, in un edificio progettato da Ignazio Gardella, il Padiglione d’Arte Contemporanea. 9 5.4 IL NAVIGLIO DI VIA SENATO

Via Fatebenefratelli c/o civico 23

Accessibilità alla 5.4 tappa: BikeMi 66 61- 94

Percorso 61- 94 da P.za Cavour 450 m / 5 min consigliato: 5.4 5.5 a Via Senato (Archivio di stato)

Dopo i lavori di collegamento con il Naviglio Grande prima e con quello della Martesana poi, la Cerchia interna dei navigli fu divisa in 3 bracci. Il primo, prendeva il nome di Naviglio Morto poiché era caratterizzato dalla presenza di acque stagnanti, che fluivano lungo l’attuale Via Pontaccio, andando a rifornire il fossato del castello Sforzesco. Il secondo, che andava dal ponte di San Marco al ponte degli Olocati (l’attuale via Ronzoni), dopo la costruzione dei Bastioni spagnoli prenderà il nome di Fossa interna, mentre il terzo, detto Naviglio di San Gerolamo, scorreva dal ponte degli Olocati al Foro Bonaparte. Tale suddivisione si mantenne sostanzialmente invariata sino a tutto il secolo XIX. Dal Naviglio Morto attraverso la Fossa interna le acque scendevano verso il ponte degli Olocati, dove si riunivano con quelle del Naviglio di San Gerolamo, che avevano pendenza opposta, per indirizzarsi insieme verso il canale della Darsena attraverso la conca di Viarenna. Nel complesso la larghezza dei canali variava dagli otto ai dodici metri, con uno sviluppo complessivo in lunghezza di circa cinque chilometri. Della Fossa Interna faceva parte anche il tratto di Via Senato, corrispondente oggi ad una strada di soli 350 metri circa, che collega l’incrocio tra via San Damiano e corso Venezia con piazza Cavour. Sulle rive di questo tratto del canale, a partire dal XVII secolo, iniziarono ad insediarsi importanti edifici, come la sede del Collegio Elvetico (che diventerà poi Palazzo del Senato) e il Palazzo Busca Serbelloni, sito oltre il ponte Filippo Carcano, Il Naviglio di via Senato, 1885 di Sant’Andrea (visibile nel dipinto di Carcano), insieme a rigogliosi giardini nobiliari ed eleganti palazzi signorili. “... le case si alzavano superbe nella loro modernità e se restava ai giardini l’aria di abbandono che hanno tutti i giardini sul Naviglio, era tuttavia in essa una compostezza che li faceva apparire meno cadenti. Dalle vetrate delle ampie finestre trasparivano eleganti tendine di pizzo e il grembiule bianco di qualche cameriera passava immacolato di freschezza sui terrazzi di pietra dorati.” Neera, Duello d’anime, 1911 10 5.6 COLLEGIO ELVETICO

Via Sant’Andrea c/o civico 18

Accessibilità: alla BikeMi 13 61- 94 tappa: Percorso 61 da Via Senato (Archivio di stato) 450 m / 5 min 5.5 consigliato: 5.5 6 a San Babila M1

Il Collegio Elvetico fu fondato nel 1579 da Carlo Borromeo con l’intento di aprire un’ulteriore struttura milanese, oltre al Seminario Vescovile Maggiore di Porta Orientale, dedicata alla formazione del clero secolare elvetico, impegnato nelle pievi della diocesi di Milano situate nei territori dei cantoni svizzeri. Il Collegio si stabilì nel soppresso monastero delle umiliate di Santa Maria di Vigevano in Porta Nuova e a partire dal 1608, su iniziativa di Federico Borromeo, fu avviata, partendo dalla chiesa, la costruzione vera e propria della sede collegiale, sulle rovine del monastero stesso. La prossimità del Naviglio, la chiesa presistente e la già avvenuta realizzazione delle corti interne determinarono la soluzione scelta per la facciata: concava e priva di ordini architettonici. Ciò consentì la sua disposizione parallela al Naviglio, come la facciata della chiesa, nascondendone il conseguente mancato allineamento con le corti interne. A partire dal 1786, dopo la chiusura del Collegio Elvetico, l’edificio fu destinato a diversi usi: dapprima sede del Palazzo del Governo austriaco, in Età napoleonica divenne la sede del Ministero della Guerra della Repubblica Italiana e del Senato del Regno d’Italia, organo da cui prese il nome e con il quale è a tutt’oggi più conosciuto. Dopo l’Unità, invece, la struttura fu adibita a luogo culturale e di studio: sede dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano, a partire dal 1865 furono avviate le pratiche per la sua definitiva trasformazione in sede dell’Archivio di Stato di Milano. Per Domenico Aspari, Palazzo del Ministero della Guerra, 1792 circa un quindicennio l’Archivio di Stato condivise l’edificio con altre istituzioni come la Corte d’Assise, l’Istituto tecnico Il Collegio Elvetico fu fondato nel 1579 dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo. La facciata è opera di Francesco Maria Richini che si misurò con un difficile problema: se la facciata fosse stata allineata alle corti interne dell’edificio non sarebbe stata parallela superiore ossia il futuro Politecnico di Milano, l’Esposizione al Naviglio. La soluzione fu una facciata concava, che nascondeva parzialmente il mancato allineamento. L’edificio nel tempo ebbe permanente di belle arti e l’Esposizione universale del 1881. varie destinazioni d’uso: sede del Consiglio Governativo di Milano, in Età napoleonica sede del Ministero della Guerra e infine sede del Senato del regno d’Italia organo da cui prese il nome. A partire dal 1886 il Palazzo del Senato ospita la sede dell’Archivio di Stato di Milano. 11 5.6 COLLEGIO ELVETICO

Angelo Inganni, Veduta presa sul ponte di Porta Orientale con neve cadente, 1850

A cura di: Ludovica Cappelletti, consulenza progetti napoleonici Sara Conte, progettazione itinerari e realizzazione grafica guide Silvia Sangion, consulenza e ricerche archivistiche vedutistica

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