LA FONTE DI

Fonte di Sardigliano – La pagoda - 1903

Non si hanno notizie sulla costruzione del complesso della Fonte di Sardigliano poiché manca una documentazione precisa nell’archivio storico comunale. Don Leopoldo Corazza, arciprete vicario foraneo di Sant’Agata Fossili, nei suoi scritti risalenti al 1860, riferisce della presenza di acque sulfuree e delle loro proprietà curative, ma sussistono buone ragioni per ritenere che la loro origine sia più antica. Il complesso alberghiero sembra sia stato edificato all’inizio del 1900, anche se è confermata l’esistenza di una precedente costruzione. Sicuramente tale area già nel 1903, durante le serate estive, veniva utilizzata per feste da ballo come illustrato da una bella e rara fotografia1. Il periodo più vitale del complesso pare sia quello a cavallo delle due guerre, dal 1920 al 1935, come conferma una ricostruzione storica sicuramente più particolareggiata. Intorno agli anni 1910-20 la struttura venne rilevata dai due fratelli Zerega, originari di Santa Margherita Ligure che, intuite le notevoli potenzialità economiche rappresentate dalle fonti, effettuarono massicci lavori di ampliamento del complesso. La struttura amministrativa venne fondata sotto il nome di “Società Anonima LA FONTE”, con sede in Genova, mentre l’acqua fu dichiarata potabile l’11 novembre 1922, mediante analisi batteriologica eseguita dal professore Luigi Magnaghi, direttore del laboratorio batteriologico

- 140 - municipale di Pavia. Il 15 gennaio 1924 fu eseguita l’analisi chimica, a cura del professore Nestore Monti, direttore del laboratorio chimico municipale di Pavia, a cui seguì l’autorizzazione alla vendita concessa con Decreto del Ministero dell’Interno n° 128-IV del 10 Luglio 1928. Ottenute tutte le necessarie autorizzazioni fu realizzata la piazzola ribassata con varie cannelle di gettata e si stipularono convenzioni con il comune di Genova che inviava parecchi dei suoi dipendenti a bere l’acqua curativa e a godere un piacevole soggiorno in mezzo alla natura. Tale acqua risultava particolarmente efficace nella cura della stipsi abituale, nei catarri gastro-intestinali, negli ingorghi del fegato e nelle affezioni croniche da alterato ricambio (gotta, obesità, diatesi urica) 2. Il massiccio afflusso da parte dei forestieri e dei numerosi abitanti dei paesi vicini, garantiva all’albergo un lavoro pressoché ininterrotto durante i mesi estivi. Dai documenti dell’archivio comunale di Sardigliano, in particolare da quelli contabili relativi al pagamento delle tasse, è stato possibile desumere alcune delle informazione riguardo la gestione della Fonte nel periodo in esame. Il 21 maggio 1924, sotto l’amministrazione del sindaco Severino Cremonte, il consiglio comunale decise un aumento di lire 600 delle tasse di esercizio all’albergo Bussetti e uno di lire 800 per il consumo dell’acqua sulfurea. Nella risposta inviata da uno dei fratelli Zerega, in qualità di amministratore delegato, si citano i fratelli Brusca, quali titolari precedenti per 40 anni. Questo ci permette di considerare le Fonti di Sardigliano attive già verso la fine della seconda metà dell’ottocento. Il 9 luglio 1924, nella seduta della commissione di primo grado per la gestione delle imposte, con presidente Giuseppe Picollo e consiglieri Carlo Molo e Carlo Piella, venne discusso un ricorso presentato dalla signora Elisa Ceva in Busseti riguardo l’importo che era tenuta a versare come imposta. La conclusione della seduta cita: “L’Amministrazione avrebbe dovuto elevare le imposte fino dai primi anni in cui si fece l’inaugurazione del nuovo albergo (1910 ndr.), ma l’Amministrazione ha creduto di elevare le tasse gradualmente ogni anno fino a raggiungere la sua equa applicazione. Il sottoscritto Busseti Angelo nell’interesse della propria signora decide di accettare in via di amichevole transanzione, la somma complessiva di lire 875, di cui 525 per tassa di esercizio e di lire 350 per dazio consumo”.

- 141 - Questo documento conferma quindi l’esistenza dell’albergo e la sua probabile data di inaugurazione. Analogo ricorso venne inoltrato in data 2 maggio 1927, sempre alla commissione di primo grado, con presidente Giuseppe Gatti e consiglieri Angelo Piella e Ernesto Piella, relativo all’aumento delle tasse a complessive lire 900. La lettera di ricorso, datata 4 febbraio 1927 e firmata dalla signora Ceva, oltre a contestare un aumento delle tasse, a suo dire ingiustificato, riferiva anche che l’esercizio rimaneva aperto per soli quattro mesi all’anno e funzionava regolarmente per soli due. Inoltre sosteneva che l’aumento stabilito dal signor podestà “Non è stato certamente basato su dati di fatto, ma bensì sulla esteriorità dell’ambiente, considerazione questa assai errata”. Questa affermazione precisava indirettamente che l’ambiente della Fonte di Sardigliano doveva essere decisamente bello e piacevole. A conferma di questa ipotesi vi è anche la risposta del Prefetto della provincia di che respingeva il ricorso della signora Ceva motivandolo nel seguente modo: “Ritenuto da assunte informazioni, che l’albergo della ricorrente ha grande importanza, che si apre ogni anno dal maggio al 15 ottobre, sempre frequentato da numerosa clientela che vi accorre anche dai paesi vicini e che nei mesi di luglio, agosto e anche settembre un buon numero di forestieri vi affluisce per la cura della acque, tanto che in quell’epoca si può calcolare che vi siano una sessantina di pensionati”. Nel 1929 con deliberazione del comune di Sardigliano del 17 aprile, tutto il complesso delle fonti e dei relativi terreni confinanti, venne venduto al comune di Cassano, per l’importo di 50.000 lire dell’epoca, diventando quindi “Fonte Sardigliana - Stabilimento Oligominerale di ”.

Nel 1930, gli Zerega acquistarono un ulteriore vasto territorio attorno alla preesistente fonte e realizzarono, oltre ad una struttura di fronte alle già esistenti cannelle di gettata, anche un ampio parco, ricco di varie qualità di piante, ideato e creato grazie alla passione per la botanica di uno dei fratelli. Ad arricchire il complesso, al fine di allietare il soggiorno dei numerosi ospiti, si aggiunsero un’ulteriore pista da ballo ed una zona bar. Una ricaduta positiva, a seguito di tutte le migliorie apportate, si tradusse in anni di intenso lavoro, costituenti forse il periodo di maggior splendore del complesso che forniva occupazione a molte persone della valle, utilizzate soprattutto con mansioni di domestici, cuochi e camerieri. Oltre alla già citata frequentazione dei dipendenti del comune di Genova, risulta che la stessa acqua veniva

- 142 - imbottigliata e venduta nei centri vicini, in particolare a . Purtroppo, nella notte del 29 luglio 1935 tutta la valle venne colpita da un violentissimo nubifragio. L’acqua entrò nelle case nella parte bassa di Malvino e proseguì lungo il rio Predazzo mentre il livello, continuando ad aumentare, distruggeva quanto si trovava sul suo percorso. In particolare alla Fonte il torrente, che in quel tratto eseguiva un ampia curva, allagò praticamente tutto, lesionando gravemente l’albergo. Artemia Plassino che vi lavorava come cuoca, mentre cercava riparo al suo interno, venne travolta dal torrente in piena. Il suo corpo venne recuperato due giorni dopo a Cassano. Fu di conforto sapere che due sue colleghe, Eva Piella di Sardigliano e tal Tonia di Cassano, trovarono rifugio nella stalla e, aggrappandosi ai ganci di fissaggio delle bestie, si salvarono. Successivamente il complesso venne ripristinato ma la frequentazione diminuì, anche perché gli incombenti eventi bellici non stimolavano il divertimento e la spensieratezza. Appena terminata la guerra, dopo la morte in Cassano di uno dei fratelli Zerega, gli eredi cedettero l’intera struttura e ritornarono a Santa Margherita.

Negli anni ’50, in pieno boom economico, alla gente ritornò la voglia di divertirsi e la Fonte di Sardigliano che, nonostante l’appartenenza al comune di Cassano, continuava a mantenere il suo nome originario, fu acquistata da un conte di Piacenza il quale fece ricoprire la pista da ballo da un tetto conico di paglia, organizzò serate e feste danzanti riportandola agli antichi fasti. In questo periodo si ricordano molti cantanti e orchestre famose, prestigiosi rappresentanti della rivista dell’epoca come Erminio Macario, che giunsero ad allietare le serate. Una delle persone più assidue era il campionissimo Fausto Coppi che arrivava al complesso delle Fonti, spesso accompagnato dai suoi gregari, dopo i faticosi allenamenti lungo le strade delle nostre vallate. La struttura era molto curata, offriva piacevoli passeggiate lungo i viali del parco e garantiva un gradevole refrigerio in piena estate. Vi erano inoltre un parcheggio di biciclette in prossimità della strada, prima della discesa ed uno molto più ampio per le automobili davanti all’albergo. Va menzionato che il sindaco di Sardigliano, Giacomo Cremonte, tentò, per conto del comune, di riacquistare tutta l’area della Fonte ma a causa dell’alto costo, fu costretto a desistere. Sempre negli anni ‘50 il comune di Genova mantenne la

- 143 - convenzione per l’invio dei suoi dipendenti nella località termale. In seguito, all’interno dell’area del parco fu anche installato un poligono di tiro al piattello funzionante nei giorni festivi. Successivamente agli anni ‘60 la struttura venne venduta al signor Gianni Repetti di Sardigliano che non riuscì tuttavia a mantenere i fasti del passato. Le nuove discoteche che si stavano affermando nella zona creando notevole concorrenza contribuirono al declino che portò alla chiusura e soprattutto al taglio degli alberi del parco. La situazione non migliorò negli anni seguenti, la Fonte fu prima affittata ad un pastore, poi acquistata da un commerciante di origine tedesca che vi collocò alcune serre per la produzione di bonsai distrutte da due alluvioni consecutive.

Fonte Sardigliana – Attuale struttura “Botanic Bar”

Nel 2000 l’area della Fonte è stata rilevata da alcuni imprenditori di e riaperta, nei mesi estivi, con il nome di “Botanic Bar”. L’intenzione dei nuovi gestori è quella di ricreare una struttura moderna, ambientata tuttavia nell’antico, che sappia conciliare il piacere del sano divertimento all’interno di una natura recuperata e valorizzata.

(1) Per gentile concessione del Comune e della Pro Loco di Cassano Spinola (2) Informazioni tratte da un manifesto pubblicitario conservato all’interno dell’attuale locale “Botanic Bar”

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