SUPPORTO ALLA REDAZIONE DEL PIANO STRATEGICO “Messina 2020 Verso il piano strategico”.
NEOSTUDIO s.r.l.
RAGGRUPPAMENTO TEMPORANEO DI IMPRESE : NOMISMA SPA EURES GROUP SRL COOPROGETTI SOC . COOP NEOSTUDIO SRL
DOCUMENTO DI DIAGNOSI
Aprile 2009
VER. 03
COMUNE di MESSINA ASSESSORATO SVILUPPO ECONOMICO - UFFICIO PROGRAMMI COMPLESSI Viale Boccetta is 374 - 98122 Messina - Tel. 090 3687511 - Fax 090 363373 www.messina2020.it
INDICE
INTRODUZIONE ...... 3 1. LA STRUTTURA URBANISTICA NELLO SCENARIO ATTUALE E TENDENZIALE ...... 7 1.1. - INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 7 1.2. - CARATTERI DEL SISTEMA INSEDIATIVO ...... 12 1.3. - TERRITORI SENSIBILI E TRASFORMAZIONI CONTROLLATE : IL SISTEMA AMBIENTALE ...... 34 1.4. - IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE E DEI SERVIZI ...... 38 1.5. - IL SISTEMA PAESAGGISTICO : LETTURA FISICA E MORFOLOGICA ...... 53
2. MESSINA NEL CONTESTO DI AREA VASTA : LE DINAMICHE DI LUNGO PERIODO ...... 67 2.1. – IL SISTEMA CITTÀ DI MESSINA ...... 70 2.2. – IL SISTEMA NEBRODI ...... 79 2.3. – IL SISTEMA VERSANTE TIRRENO ...... 87 2.4. – IL SISTEMA MILAZZO ...... 96 2.5. – IL SISTEMA VERSANTE IONIO ...... 104 2.6. - I DIVERSI SISTEMI A CONFRONTO ...... 111 2.7. – LA RISPOSTA DELL ’IMPRESA ALLE OPPORTUNITÀ DI INVERSTIMENTO (LA LEGGE 488/1992) ...... 127 2.8. – UNO SGUARDO ALL ’AREA DELLO STRETTO : ALCUNE RIFLESSIONI ...... 136
3. GLI ASSET DEL SISTEMA CITTÀ DI MESSINA : RISORSE , CRITICITÀ E LIMITI ...... 147 3.1. - LE PERFORMANCES ECONOMICHE DEL SISTEMA IMPRENDITORIALE ...... 147 3.2. - IL COMPARTO MANIFATTURIERO ...... 153 3.3. - I SERVIZI ALLE IMPRESE ...... 166 3.4. - IL SISTEMA CREDITIZIO ...... 170 3.5. - IL TURISMO ...... 178 3.6. - IL SISTEMA DEL COMMERCIO ...... 201 3.7. – IL SISTEMA DELLA RICERCA E DELLA CONOSCENZA ...... 212
4. WELFARE , LAVORO , LEGALITÀ ...... 226 4.1 WELFARE ...... 226 4.2 IL LAVORO ...... 239 4.3 QUALITÀ DELLA VITA ...... 244 4.4 RESPONSABILITÀ SOCIALE E TRASPARENZA AMMINISTRATIVA ...... 248
5. RICOGNIZIONE DEI PRINCIPALI PIANI , PROGRAMMI E PROGETTI IN ESSERE : UNA SINTESI .... 259
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ...... 277
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Introduzione
Il rapporto di analisi consta di quattro parti.
Nella prima parte si svolge un’ analisi della struttura urbanistica della città di Messina e del suo inquadramento nello scenario territoriale e ambientale più largo. All’interno di un complesso e variegato quadro emergono con forza due elementi che già in fase di riflessione del Forum Civico erano stati individuati come elementi specifici della realtà in esame e come punti irrinunciabili – oltre che risorse centrali – per la pianificazione strategica della città. Da un lato il complesso del Waterfront che include il Porto, la Fiera e l’area oggi occupata dalla Ferrovia: la ristrutturazione e ridefinizione in corso di questa complessa e strategica area sembra essere strettamente legata alle strategie che il Piano delineerà e ne costituisce punto di forza e di potenzialità. Il secondo elemento il rapporto mare monti che caratterizza la città, e da un lato costituisce problema per la prossimità del “monte” e per la dimensione a volte angusta dello spazio cittadino tra le colline e il mare, ma che a sua volta, all’interno di un ridisegno della città e della delineazione del Piano strategico, può costituire punto di forza e obbligo a una ridefinizione innovativa della città e delle sue funzioni metropolitane.
Il rapporto ha il vantaggio di avere alle spalle la riflessione condotta nel corso del Forum Civico che aveva permesso di identificare il fuoco attorno a cui immaginare il processo di costruzione del Piano strategico e di identificazione della “vision”: Messina ambisce a definire e ricostruire il suo ruolo di città metropolitana, in riferimento al suo territorio circostante, in riferimento all’intero territorio provinciale, e oltre al territorio del Val Demone, e in prospettiva di costruzione di un’area integrata dello Stretto e della sua proiezione Mediterranea. Messina al punto di snodo terminale del Corridoio Berlino Palermo/Sicilia, Messina ad un punto di snodo centrale del Corridoio meridiano. Tutto concorre a dover pensare Messina come città di servizi alti e che valorizza in senso pieno l’intreccio tra la sua risorsa urbanistica – Porto, Fiera, Area Falcata in via di ridefinizione strategica e riqualificazione – e le sue potenzialità di ricerca e di innovazione – Università e strutture di ricerca del CNR, Università di Reggio Calabria,- nel quadro del processo di integrazione dell’area dello Stretto. Questo insieme di linee e di prospettive, che toccherà alle attività di studio e di partecipazione attiva del Piano strategico definire e ordinare, ha bisogno di una approfondita analisi di contesto nel merito delle potenzialità economiche e di sviluppo e in specifico delle vocazioni e potenzialità produttive ed industriali della Città e del territorio di riferimento. La seconda e la terza parte del rapporto mirano a ricostruire lo scenario e a dare le coordinate entro cui sarà possibile ascoltare la città e raccogliere tutti gli elementi necessari per dare una risposta nel merito.
La seconda parte riprende, approfondisce, aggiorna e completa con ulteriori analisi il rapporto predisposto per il Forum Civico, portando a compimento l’analisi delle cinque aree produttive della Provincia, identificate in quel rapporto e realizzando alcuni passi significativi ulteriori rispetto al quadro già fornito. L’analisi comparate delle cinque aree e delle specializzazioni produttive che le hanno caratterizzate (trend storico su dati censuari dagli ultimi trent’anni) e che le caratterizzano oggi nella contingenza degli ultimi anni di crisi del
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 3 sistema produttivo (dati camerali relativi al 1999-2007) permette di delineare uno scenario, una mappa delle vocazioni produttive e dei dinamismi (scarsi, ma esistenti) nelle diverse aree della Provincia e nella città di Messina. Una qualunque seria programmazione della città di Messina come città metropolitana che si realizza nella fornitura di servizi alti e di guida e riferimento per lo sviluppo dell’area deve prendere le mosse da una conoscenza approfondita della realtà economica e imprenditoriale, delle vocazioni produttive, dei dinamismi presenti e delle potenzialità nascoste, puntando a sostenere i dinamismi, valorizzare le potenzialità e promuovere e far sviluppare le vocazioni.
Il punto di arrivo dell’analisi condotta nella seconda parte, ossia la delineazione della mappa delle vocazioni produttive e dei dinamismi economici della provincia, articolata nelle cinque zone dette, è il quadro macro entro cui si colloca l’analisi condotta nella terza parte , che approfondisce i tematismi individuati quali possibili asset di sviluppo economico, con particolare riguardo alla ricerca di quegli elementi di dinamismo e di quelle imprese “ad alto contenuto innovativo” che possono costituire modello e traino per un programma di sviluppo coerente con la strategia di Lisbona e con gli indirizzi europei in generale.
Interessa in sede di introduzione segnalare la complementarietà dei due tipi di analisi condotti e il loro possibile utilizzo reciproco, che conduce a forme di arricchimento innovativo nella conduzione dell’analisi di contesto. Da un lato un’analisi macro che si basa su dati censuari e camerali e su uno strumento di lettura del dinamismo economico e del radicamento dello sviluppo (l’analisi shift-share e la considerazione della “componente locale” delle variazioni delle variabili economiche analizzate), che sconta la incertezza derivante dalla debole quantità di dati e dalla difficoltà di comparazione di dati radi (i censimenti) e di fonte diversa (Istat, UnionCamere), e poi l’analisi degli investimenti incentivati attraverso la legge 488 del 1992, che permette di cogliere la capacità del territorio e delle sue diverse parti e dei diversi settori industriali di rispondere ad uno strumento di aiuto allo sviluppo e di dare una misura della disponibilità all’investimento, ancora secondo una articolazione territoriale e settoriale; dall’altro un’analisi effettuata attraverso i bilanci di un campione di imprese strutturate, campione piccolo perché poche sono le imprese su cui è possibile effettuare analisi significative sulla base dei bilanci depositati e ancora meno le imprese classificabili come innovative, campione piccolo ma rappresentativo delle potenzialità di sviluppo dell’area sul terreno della economia capace di stare sui mercati globali e dell’innovazione. Messina ha nel merito alcune antiche e forti tradizioni che costituiscono ancora oggi dei punti di forza, da cui è necessario prendere le mosse.
La complementarietà tra le due analisi dell’economia messinese è interessante anche in riferimento ad un altro dei punti fermi raggiunti con le analisi e con le attività partecipative del Forum Civico. Nei documenti conclusivi di quelle attività, a partire dalla struttura dell’economia (e anche della società) messinese, che presenta luoghi e punti di eccellenza, sia sul terreno delle infrastrutture che sul terreno di attori della società civile e dell’impresa (Università e CNR, da un lato, imprese innovative e tradizioni imprenditoriali alte e innovative, dall’altro), in un contesto diffuso di diseguale arretratezza e di bisogno di crescita dell’impresa diffusa e del tessuto di base dell’economia, si indicava la necessità di una strategia articolata su due livelli.
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Un primo livello che costruisca una “strategia alta” dello sviluppo, partendo dalle risorse e dai punti di eccellenza e guardando alla strategia di Lisbona (per il cui perseguimento nei prossimi anni saranno a disposizione parte significativa dei Fondi strutturali 2007-2013), e il contemporaneo e parallelo perseguimento di una “strategia diffusa” dello sviluppo, che punti a strategie di sviluppo locale e che si ponga l’obiettivo di promuovere e di potenziare le vocazioni territoriali diffuse presenti nel territorio della provincia e nella stessa città di Messina. In questa prospettiva si era costruita l’analisi territoriale della provincia con la sua divisione in aree relativamente omogenee e caratterizzate diversamente, e in questa prospettiva gli approfondimenti portati all’analisi nella seconda parte di questo rapporto giungono a fornire una mappa delle vocazioni produttive e delle risorse potenziali del territorio: vocazioni verso l’agroindustria e il made in Italy delle aree dei Nebrodi e del Tirreno, vocazione industriale dell’area di Milazzo, vocazione turistica dell’area dello Ionio e evidenza della vocazione metropolitana e terziaria e di servizi della città di Messina. Questo è quanto emerge dal quadro riassuntivo delle specializzazioni produttive che chiude il rapporto di analisi della seconda parte, che si muove tutto e sempre sulla dimensione di contesto (macro). L’affiancamento, nella parte terza, dell’analisi puntuale degli asset di sviluppo, in particolare nell’identificazione di quelle realtà all’interno di sistema produttivo messinese più preformanti e che, come tali, possono fungere da volano di crescita del sistema economico, ma anche l’analisi dei punti di forza e debolezza dell’attuale sistema di servizi alle imprese, si muove nella direzione della definizione della “strategia alta” di sviluppo. L’integrazione tra le due analisi già avviata, ma che sarà elemento di riflessione e di approfondimento nel corso di tutto il processo di costruzione del Piano strategico, permetterà di connettere le due strategie e di dare il segno complessivo della strategia di sviluppo. Perché, in ogni caso, è certo che perseguire la strategia dello sviluppo locale diffuso e contemporaneamente puntare sull’innovazione e sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico secondo la Strategia di Lisbona, richiede comunque che nel territorio e nella localizzazione in contesto favorevole si abbia l’elemento di unione e di necessario rapporto. A completamento del quadro, sempre nella terza parte, viene data attenzione a sé agli altri possibili asset di sviluppo per la città ed in primis il turismo e il commercio.
Nella quarta parte, infine, si toccano gli aspetti più strettamente inerenti le politiche sociali, concernenti il sistema del welfare, del lavoro della qualità della vita. Attenzione a sé è dedicata poi al tema della responsabilità sociale, trasparenza amministrativa, tema sterminato e spesso anche indefinito, ma che nel rapporto si pone il compito di indicare le potenzialità che gli strumenti di certificazione e di protezione legale dell’impresa (legge 231) possono fornire per l’aiuto alla crescita dell’impresa e della pubblica amministrazione in direzione di una migliore capacità di relazione – interindustriale e tra impresa e pubblica amministrazione. E’ infatti un dato – attestato da quasi tutte le ricerche e indagini sull’impresa nel Mezzogiorno – che la difficoltà di relazione e il tendenziale isolamento dell’impresa è uno degli ostacoli allo sviluppo e la diffusione di strumenti di certificazione e di trasparenza organizzativa può costituire un aiuto forte alla capacità di relazione e di azioni cooperative.
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Il documento di diagnosi si chiude con un capitolo di sintesi dei piani, programmi e progetti pregressi, analizzati e in parte richiamati all’interno di questo stesso documento e che indubbiamente ne rappresentano la base di partenza.
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1. LA STRUTTURA URBANISTICA NELLO SCENARIO ATTUALE E TENDENZIALE
1.1. - INQUADRAMENTO TERRITORIALE
1.1.1 – Introduzione
Parlare di Piano equivale a parlare delle regole che una società si dà con l’intento di governare le trasformazioni all’interno dei confini del proprio Territorio. A tal fine, risulta importante articolare un sistema integrato delle decisioni che guardi ad un futuro ricco di opportunità ma che, al tempo stesso, risulti flessibile. Una delle maggiori capacità offerte dalla pianificazione strategica, a differenza della pianificazione di tipo “canonico”, risiede nella possibilità di non essere soggetta a perimetri fisici preordinati e, quindi, nella facoltà di rendere partecipe del processo progettuale tutta la “città allargata” a “ geografia variabile” le cui estensioni si vanno definendo in funzione della complessità emergente dalle questioni trattate che riguarderanno la programmazione “di medio e lungo periodo” per il territorio. La promozione dell’iter pianificatorio da parte di un soggetto istituzionale unico, non preclude la possibilità di una larga partecipazione di soggetti diversi interessati alla condivisione di strategie di sviluppo territoriale. È, invece, auspicabile che questo concorso sia il più largo possibile al fine di accrescere il “ ruolo metropolitano della città di Messina proiettata nel Mediterraneo” .
1.1.2 – Contestualizzazione
Il piano strategico per Messina, estende il proprio bacino di interesse ai territori dell’Area Metropolitana 1 e ai territori della costa calabrese in conseguenza dei Protocolli d’Intesa siglati dalle istituzioni interessate delle due sponde dello Stretto 2. L’ambito individuato risulta carico di valori paesaggistici e culturali tali da renderlo unico nel panorama euro mediterraneo. Tra le “ direttrici vocazionali ” menzionate nel Capitolato d’Oneri, desta particolare interesse il rapporto mare/colli quale punto di forza della città, inserita in una compagine ambientale che si caratterizza per il passaggio dalla costa alle aree forestate collinari, nel breve volgere di pochi chilometri (10 minuti circa in automobile). Uguale valore ambientale, anche se maggiormente mediato da una più cospicua distanza tra mare e monti, si riscontra nei settori di interesse del piano strategico che ricadono al di fuori del perimetro comunale della città di Messina 3. Lo Stretto ha da sempre rappresentato una delle porte più importanti per le relazioni nel Mediterraneo sia quale passaggio obbligato dei traffici mercantili, sia dal punto di vista degli
1 Il progetto dell’Area metropolitana di Messina, proposto nel 1995 dall’Assessorato Regionale agli Enti Locali, e mai istituito, comprende 51 comuni contigui della parte orientale della provincia messinese che vanno dal comune di Giardini Naxos fino al comune di Furnari, comprese le isole Eolie. 2 a. Protocollo d’Intesa per l’Area dello Stretto tra le Province di Messina e Reggio Calabria – siglato a Reggio C. il 18 maggio 2004. b. Protocollo d’Intesa tra le Camere di Commercio di Messina e Reggio Calabria – siglato a Messina il 16 luglio 2008. 3 Si fa riferimento al settore tirrenico e ionico della provincia di Messina, nonché alla sponda reggina dello Stretto.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 7 scambi tra le due sponde. Va inteso quale nodo fondamentale dei Corridoi Paneuropei Multimodali di trasporto, individuati dalla Commissione Europea nel 1990, al fine di incentivare ed ottimizzare i traffici commerciali comunitari, soprattutto verso i Paesi centrorientali, privilegiando l’infrastrutturazione ferroviaria. È attraversato dalle direttrici Palermo-Berlino (corridoio I), porta di fondamentale accesso all’area magrebina e Palermo-Varna (corridoio VIII), che raggiunge la città bulgara sul Mar Nero. Tali direttrici risentono, proprio, sui collegamenti ferroviari del Mezzogiorno, di problematiche inerenti la capacità portante dei carichi commerciali dovute a requisiti tecnici che la vecchia rete ferroviaria non possiede, quali, soprattutto, idonei dimensionamenti delle sagome delle gallerie e tratti con livellette che non consentono di incrementare la portata e la velocità dei traffici. Il porto di Messina è interessato dall’ Autostrada del Mare Messina – Salerno che consente un servizio di trasporto marittimo delle merci alternativo alla viabilità ordinaria e che permette di ridurre sensibilmente, oltre al traffico sulle principali arterie stradali, i livelli di inquinamento atmosferico, garantendo un risparmio economico e una maggiore sicurezza.
Fig. 1.1 - Corridoi transeuropei che interessano il suolo italiano
Fonte: Schema redatto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel febbraio 2004
Il territorio in oggetto è inserito nella Piattaforma Logistica Nazionale che abbraccia la punta dello stivale, a partire dal porto di Gioia Tauro, e la parte orientale della Sicilia, fino al golfo di Gela. La piattaforma si avvantaggia dal passaggio dei grandi flussi commerciali della direttrice che unisce la penisola iberica al canale di Suez. Occorre, pertanto, sfruttare al meglio questa risorsa dotandosi di una migliore armatura infrastrutturale e di una più efficiente filiera produttiva che sia capace di captare e condizionare le rotte commerciali 4. In questa direzione
4 Avere un retroterra produttivo che impone, per mezzo di terminali di transhipment, la partenza e l’arrivo di merci, consente di ridurre il rischio di volatilità dei traffici intercontinentali. Bisogna considerare la possibilità che la forte competizione dei sistemi portuali nazionali (si assiste oggi ad una forte concorrenza tra i porti italiani e quelli spagnoli), possa rendere, in futuro, più attrattive altre piattaforme logistiche (es.: coste del Maghreb) o che la geografia dei flussi commerciali intermodali possa trovare convenienza nel tracciare nuove rotte o nuove vie terrestri che escludano il Mediterraneo (es.: nel traffico tra Asia e America facciano scalo, per via di un’accresciuta competitività, nel Sud Africa). Attualmente le più grandi compagnie di navigazione dei traffici commerciali, non sono europee e decidono le rotte in funzione della loro convenienza, quindi, per mantenere il livello di attrattività dei nostri porti, risulta indispensabile creare le condizioni di sviluppo infrastrutturale e produttivo.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 8 vanno intesi gli interporti di Palermo-Termini Imerese e di Catania-Bicocca rispetto ai quali, se si considera anche la posizione del porto di Gioia Tauro, la Città Metropolitana di Messina può giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo di attività produttive a partire dalla zona di Milazzo-Giammoro nella quale è prevista la realizzazione di un nodo logistico che si potrà avvantaggiare dalla presenza di infrastrutture portuali e del previsto aeroporto.
Fig. 1.2 - Studio di fattibilità del “Corridoio Meridiano come opera territoriale nello scenario di un piano strategico del Mediterraneo”
1.1.3 Infrastrutture di scala territoriale
Le connessioni territoriali sono garantite da un sistema infrastrutturale che lentamente tende a completarsi e a modernizzarsi. Un deciso impulso al miglioramento dei collegamenti tra le aree investite dall’interesse del piano strategico, deve essere dato dal potenziamento di tutti i sistemi relazionali puntando allo loro strutturazione in rete. Pensare di risolvere tutti i problemi legati alle infrastrutture con la sola realizzazione del Ponte e delle opere connesse, significa tralasciare ampi margini di potenziamento territoriale che possono venire da migliori condizioni di accessibilità attraverso l’implementazione dei servizi di trasporto marino, tra le sponde dello Stretto, e terrestre, per i collegamenti con l’entroterra.
1.1.3.1 - Il sistema autostradale È costituito da due principali arterie, la A18 ME-CT e la A20 ME-PA, che costituisce un tratto di interesse comunitario per ciò che riguarda i corridoi transeuropei sopra menzionati e il cui recente completamento ha ridotto i tempi di percorrenza verso il capoluogo regionale. Tale rete dovrebbe essere collegata mediante l’infrastruttura di attraversamento stabile dello Stretto, alla rete peninsulare tramite la A3 SA-RC che presenta noti problemi di ammodernamento. A differenza delle autostrade siciliane, che hanno per ogni senso di marcia due corsie più una di emergenza, l’arteria continentale, per lunghi tratti è deficitaria delle corsie di emergenza. Entrambe le reti presentano rallentamenti nella percorrenza dovuti alla perenne presenza di cantieri che generano problematiche quando i restringimenti di carreggiata e le deviazioni, pongono rilevanti preoccupazioni in merito alla sicurezza. In questi termini, di particolare rilevanza per il piano strategico, risulta il tratto autostradale compreso tra Rometta e Milazzo.
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Insufficiente appare anche la dotazione di svincoli autostradali su ambedue i versanti ionico e tirrenico. Il rilancio delle aree produttive ex Pirelli e l’intensificarsi dell’effetto gravitazionale che il capoluogo Messinese esercita sul contiguo comune di Villafranca Tirrena, evidenzia l’anomalia di uno svincolo che consente solo di immettersi direttamente nella direzione autostradale di Messina, gravando dei flussi che intendono dirigersi all’opposto, il tratto della S.S. 113 che giunge fino ai caselli di Rometta. Il Piano Regionale dei Trasporti e della Mobilità (giugno 2002) prevede la realizzazione dei nuovi svincoli di Furnari – Portorosa e di Monforte – San Giorgio sulla A20 e di Alì Terme sulla A18. Tali opere contribuiranno a decongestionare le strade nazionali, a implementare la connettività territoriale e ad aumentare l’effetto nodale della città di Messina.
1.1.3.2 - Il sistema stradale Dipartendosi da Messina, le Strade Statali 113 e 114 collegano rispettivamente i litorali tirrenico e ionico. La struttura di tali arterie è pressoché costituita da una unica carreggiata con una corsia di andata e una di ritorno. Nei comuni costieri, assolvono alla funzione di viabilità principale, sobbarcandosi il peso sia del traffico locale che del traffico di connessione territoriale. In parte, il disagio è attenuato, in alcune località, grazie alla presenza di altre direttrici parallele, lungo la linea di costa (vie marine), che consentono di attenuare il carico veicolare diramandolo in sensi unici di marcia. Alle Strade Nazionali si allacciano le cadenti provinciali che collegano i comuni montani formando un sistema a pettine. A completare il sistema stradale territoriale vi sono le vecchie statali e le provinciali che scavalcano i Monti Peloritani per connettere i due versanti. Ad accrescere tale sistema viene prevista dalla Provincia una nuova viabilità intervalliva che congiunge Francavilla di Sicilia con il milazzese assicurando un più rapido collegamento con la zona del torrente Mela in cui ricadono le previsioni di insediamento di un nuovo aeroporto.
1.1.3.3 - Il sistema ferroviario Il nodo ferroviario messinese è l’elemento che più di ogni altro riveste un’ importanza strategica per lo sviluppo dell’assetto futuro della città e del suo retroterra. La realizzazione della linea ferroviaria ME-CT ha pregiudicato per lungo tempo il secolare rapporto della città col suo mare, generando ai margini del tracciato, brani insediativi fortemente degradati che necessitano di essere convertiti ad usi più idonei per il definitivo rilancio di Messina. Attualmente il collegamento con la penisola viene effettuato mediante il servizio di traghettamento dei treni verso Villa San Giovanni. Come per il sistema autostradale, le principali direttrici ferroviarie sono la ME-CT e la ME-PA che ancora oggi, presentano per lunghi tratti un unico binario. Il comprensorio messinese è dotato del doppio binario nei tratti della ME-CT, dalla stazione centrale fino alla stazione periferica di Giampilieri, e della ME-PA, dalla stazione centrale fino alla stazione di Barcellona Pozzo di Gotto. Il completamento della nuova rete a doppio binario, oltre ad evitare i disagi provocati dai passaggi a livello, renderebbe maggiormente competitiva sia la Provincia di Messina che tutta la Regione avvicinandola in termini temporali e di portanza al resto della Comunità Europea. Il conseguente disimpegno della vecchia rete ferroviaria offrirebbe l’opportunità di implementare il trasporto pubblico locale e di realizzare percorsi verdi.
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1.1.3.4 - Il sistema aeroportuale La città di Messina si serve oggi prevalentemente degli scali aeroportuali di Reggio Calabria e di Catania. Con il primo, raggiungibile in tempi più brevi, il collegamento risente delle problematiche relative al traghettamento a cui si sta cercando di dare soluzione con uno specifico riordino che prevede un servizio diretto di traghettamento veloce che dovrebbe raggiungere un approdo vicino alla stessa infrastruttura. Con il secondo, il collegamento è garantito dalle infrastrutture viarie sopra descritte. In entrambi i casi esistono servizi navetta di collegamento con i pullman di società private. La Provincia di Messina propone un terzo aeroporto, di cui va verificata la fattibilità tecnica, da localizzare nei pressi dell’abitato di Merì ed in vicinanza del torrente Mela. Questa infrastruttura, posizionata strategicamente nel baricentro geografico della provincia, gioverebbe , secondo il proponente, all’accessibilità sia dei territori tirrenici, che di quelli ionici che lo potrebbero raggiungere tramite la nuova arteria intervalliva. Lo scalo servirebbe soprattutto per la charteristica di tipo turistico, consentendo di agevolare l’accessibilità alle località balneari e culturali come l’arcipelago delle Eolie, la città di Messina e il comprensorio turistico di Taormina. Si configura, così, una triangolazione di infrastrutture aeroportuali che ha come baricentro proprio il capoluogo provinciale che si potrà giovare di una buona possibilità optativa sia in entrata che in uscita.
1.1.3.5 - Il sistema portuale Il sistema portuale che gravita attorno al territorio oggetto di pianificazione strategica, è costituito da numerosi scali portuali di diverse dimensioni ed importanza. Nello Stretto di Messina sono contemporaneamente presenti il porto naturale messinese della zona Falcata, che è l’infrastruttura di maggiore importanza; l’approdo di Tremestieri, di cui è previsto un sostanziale ingrandimento e su cui verranno dirottati tutti i traffici commerciali che riguardano il trasporto rotabile gommato; il porto di Villa San Giovanni, che assorbe la quasi totalità del traffico commerciale della sponda calabrese; e il porto di Reggio Calabria, che per condizioni morfologiche e di tipo organizzativo, stenta a specializzarsi. Sul Tirreno, il porto di Milazzo, altre ad assolvere alla funzione di testa di ponte per il traffico passeggeri con le Isole Eolie, si va specializzando sempre di più quale porto industriale. Nella località costiera di Giammoro sono state avanzate ipotesi di localizzazione di un approdo che serva l’area produttiva, evitando così, alle imprese ivi insediate, diseconomie derivanti dalla necessità di utilizzare infrastrutture esterne per lo scambio delle merci. La compresenza di queste infrastrutture pone, da un lato, problematiche relative alla complessità di gestione di siffatto sistema portuale e dall’altro, offre forti opportunità di sviluppo grazie alla loro uniforme distribuzione rispetto al retroterra. È, pertanto, auspicabile un maggior grado di coordinamento (interno) di queste infrastrutture e (esterno) con i sistemi portuali nazionali 5 e mediterranei.
5 L’Italia non possiede un’unica cabina di regia per il coordinamento dei sistemi portuali come accede, invece, in Spagna dove l’ente Puertos del Estado consente di gestire meglio i vari porti, limitando il rischio di fallimento dovuto all’eccessiva concorrenza, con una strategia che mira alla loro specializzazione settoriale.
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1.1.4 Fattori di condizionalità tra infrastrutture e territorio
Le macroaree di servizio tendono a localizzarsi nei comuni di importante dimensione incrementando l’effetto polare rispetto al territorio circostante. Questi ambiti sono agevolati dalla presenza delle importanti infrastrutture di connessione che favoriscono la logica di sviluppo della competizione territoriale. Il documento di diagnosi, a tal fine, considera importante per la creazione di “Valore” le strategie che la città di Messina saprà attivare con i vicini poli di Reggio Calabria, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo e Villa San Giovanni. In questa logica di condizionalità si inserisce l’idea del progetto del Ponte sullo Stretto, infrastruttura a carattere sovra comunale e regionale, strategia di uno sviluppo connesso alla necessità di unire le due sponde Calabria – Sicilia, ma di essere grande opera identitaria di un nuovo modello di sviluppo dei trasporti, dei collegamenti, della logica dei servizi per i corridoi già esistenti e per quelli programmati per l’area integrata dello stretto. Nella fase di proposizione strategica del presente Piano per Messina, si produrrà un rapporto di rendicontazione delle attività che hanno interessato il dibattito sul progetto del Ponte sullo stretto, le uscite tematiche dei tavoli di lavoro istituzionali e le condizioni di consenso e/o dissenso che hanno animato le questioni principali.
1.2. - CARATTERI DEL SISTEMA INSEDIATIVO
1.2.1.Lettura del contesto
Per declinare una lettura del contesto insediativo proiettata verso gli obiettivi richiesti nella costruzione di un progetto strategico di territorio, si propone una rivisitazione di tre visioni di Messina già percepibili, prodotto di caratteri storico – culturali, socio-economici e trasformazioni della città progettata che resistano ed ancora oggi ne configurano gli scenari possibili futuri, lettura utile a comprendere le condizioni strutturali di possibili sistematizzazioni e verifica di coerenza tra progetti di trasformazione, fattibilità tecnica e capacità di investimenti economici, pertanto si propone nel presente paragrafo e nel suo successivo l’analisi e l’interpretazione possibile emergente da tre scenari urbani che proponiamo di individuare in:
A. Messina tra policentrismo storico e decentramento amministrativo B. Messina città – porto C. Messina infrastruttura urbana come area metropolitana
A. Messina tra policentrismo storico e decentramento amministrativo Messina viene definita una città policentrica per motivi storici , estendendosi per sessanta km circa sulla linea di costa con una morfologia urbana impiantata su dislivelli e su una complessità infrastrutturale identitaria, si caratterizza per una storia del territorio connessa ai profili demografici ed al suo sviluppo industriale e post-industriale, fino alla più recente definizione di città tecnologica e turistica. Di fatti ancora oggi appare percepibile come Messina non sia il risultato di un espansione del centro storico, ma di un’aggregazione di centri con forte carattere identitario fisico e sociale.
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Il passaggio programmatorio e di disegno urbanistico corrisponde esattamente alla storia dell’evoluzione delle vicende industriali di insediamento sul territorio, i cui i tratti essenziali sono rintracciabili in alcuni passaggi storicamente individuabili.
Dal Terremoto al Piano Borzì Il terremoto del 1908 ha raso al suolo la Messina fisica, ma la memoria dei suoi cittadini ha fatto segnare un continuum storico che ha consentito alla città di risorgere in una veste moderna e al tempo stesso, fortemente legata al trascorso. L’impianto a scacchiera disegnato dal Borzì, sostanzialmente imposto dalle condizioni morfologiche, risulta più regolare, più dilatato e meno addensato rispetto al precedente. Per raggiungere questo assetto, si serve di sventramenti localizzati che consentono più rapidi collegamenti e maggiori vie di fuga che corrispondono alle strategie urbanistiche tardo ottocentesche. La città è cresciuta per aggiunte successive, in un groviglio disordinato, grazie al ripopolamento di famiglie provenienti dalle aree rurali periferiche e della provincia. Muove da questi presupposti “ la depressione e la sciattezza del tono sociale che si è riflessa nella ricostruzione edile pacchiana e nel provincialismo che permea la vita locale odierna carente di iniziative ardite e dinamiche ”6. Il centro storico rimane fortemente legato al porto, la sua prestigiosa porta di accesso, attorno al quale sono distribuiti i maggiori servizi cittadini. Il nuovo centro cittadino ha la sua cerniera in piazza Cairoli che segna il fulcro della nuova città costituita dall’area storica e dalla nuova espansione verso sud. Col tempo, le periferie si addensano con nuove costruzioni che si aggiungono quasi con casualità e senza un piano di indirizzo insediativo preciso. Ciò ha posto le premesse per l’emergere di situazioni di degrado che, nonostante tutti gli interventi fatti nella città per rinfrancarla dal “disastro sismico”, perdura ancora oggi.
6G. Campione , Il progetto urbano di Messina, 1988
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Fonte: Piano Borzì, Ricostruzione 1911
La principale direttrice di insediamento residenziale, si è andata attestando, a partire dalla fine degli anni sessanta, lungo la linea di circonvallazione che collega la zona nord della città, da cui ha cominciato ad aggredire la collina. Le zone maggiormente interessate dall’espansione ricadono nella zona di San Licandro e lungo le fiumare di Giostra, dell’Annunziata e di Sperone. Si è poi assistito al fenomeno di incremento dell’iniziativa privata sulle seconde case che ha ,in maniera particolare, gravato l’area dei laghi tra Ganzirri e Torre Faro. La periferia sud e in particolar modo le aree adiacenti ai torrenti San Filippo e Zaffaria, è stata contraddistinta, soprattutto negli ultimi vent’anni, da insediamenti di edilizia pubblica, convenzionata e sovvenzionata, per i ceti popolari. I bassi livelli di standard urbanistici predisposti per queste espansioni, hanno accentuato la già carente dotazione comunale di servizi al cittadino. La localizzazione delle zone industriali nella periferia sud di Messina, in adiacenza al rilevato ferroviario, la cui localizzazione rispondeva a norme igienico sanitarie per quanto riguardava l’emissione di gas nell’atmosfera in funzione dei venti dominanti, oggi è attorniata da una sempre più pressante attività commerciale. Va sottolineato che tali zone non hanno mai assunto una spiccata specializzazione industriale anche a causa dalla non adeguata relazione con le infrastrutture portuali. Per tanto appaiono oggi, vocate ad un uso funzionale differente che consolidi il terziario, eviti fenomeni di marketing urbano sproporzionato e si riallacci al recupero del waterfront tramite strategie di sviluppo dei servizi alla cittadinanza e di attività per il turismo.
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Il Piano Samonà antesignano dell'area Metropolitana Nel 1960 il Samonà, all’interno degli studi per il concorso di idee per il Piano Regolatore Generale 7 di Messina, sviluppa l’idea di Città-Regione dello Stretto 8 con l’intento di racchiudere i territori che oggi tornano ad essere oggetto del piano strategico, in un unico progetto di sviluppo. In relazione allo scenario scaturito dal Piano Borzì, evidenzia la carenza di servizi pubblici e l’inadeguatezza delle infrastrutture viarie che servono a collegare il retroterra. Nel suo Piano propone di potenziare gli insediamenti industriali e le attività commerciali in maniera da far diventare la città di Messina il nodo fondamentale attorno al quale ruotano gli scambi di un comprensorio più ampio che si estende dalla provincia messinese alle località del reggino. L’idea progettuale si sostanzia nella creazione di un nuovo porto, da cui il motto Biporto , nella zona nord della città, in prossimità di S. Agata, dal quale parte il ponte che raggiunge la sponda calabrese. Attorno ad esso, organizza le attività intermodali e insedia quartieri residenziali a bassa densità, con annessi servizi, un polo universitario, la nuova fiera, consentendo di liberare aree dell’edificato storico di Messina da destinare a servizi per la città. Nella relazione tecnica del PRG Tekne del 1976, in riferimento all’impianto insediativo che si è venuto a configurare dopo l’evento calamitoso del 1908, si distinguono le varie zone considerate per le loro caratteristiche di omogeneità.
Fonte: Il progetto Biporto /1960 – Assetto Territoriale dello stretto
“La zona del Piano Borzì presenta un tipo di edificazione caratterizzata da una forte incidenza di spazi stradali, densità edilizie non esuberanti e una scarsa presenza di tessuti urbani storici da salvaguardare. Per queste ragioni la zona Borzì sembra ottimamente adattarsi ad un intervento di ristrutturazione urbana che persegua obiettivi di eliminazione delle peggiori condizioni abitative, abbassamento degl’indici di affollamento, recupero di aree per servizi urbani razionalizzazione dell’assetto della rete viaria. La ristrutturazione urbana consiste quindi
7 La rivista Casabella 265 del luglio 1962, presenta il Piano di Samonà per Messina come uno dei primi esempi che mettono in relazione la pianificazione economica e la progettazione urbanistica. 8Per una più dettagliata descrizione, si rimanda al testo: F. Cardullo, Giuseppe e Alberto Samonà e la Metropoli dello Stretto di Messina, Roma 2006.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 15 in un’operazione di sostituzione del tessuto edilizio esistente che può attuarsi con modificazioni degl’indici volumetrici, dei rapporti di copertura delle caratteristiche tipologiche, della distribuzione degli edifici nei lotti, con eventuale ridisegno degl’ isolati e conseguente trasformazione dello schema viabilistico”.
Lo scenario attuale La descrizione di questi scenari storici e le loro evoluzioni insediative risentono delle modificazioni che negli anni sono state apportate fino a configurare l’attuale scenario. Tuttavia risulta ancora calzante, per alcune frange oggetto oggi del piano di Risanamento, la potenzialità che può essere tratta mediante la predisposizione di strategie volte a interrelare le tematiche che caratterizzeranno la vision per il 2020.
“ Il problema predominante per le zone di espansione è connesso al disordine urbanistico come è facilmente riscontrabile nell’assenza di qualsiasi disegno programmato per interventi edificatori. Il che ha consentito il formarsi di un tessuto edilizio frammentato e discontinuo che ha compromesso la possibilità di recuperare gli spazi da adibire alla necessaria dotazione di servizi urbani e di quartiere. Gli interventi edilizi privati, spesso di notevoli dimensioni, sono infatti avvenuti senza il necessario coordinamento con quelli di competenza dell’Amministrazione Pubblica che ha dovuto far fronte alla carenza di dotazione di infrastrutture e servizi provocati da un’edificazione indiscriminata”.
Fonte: il piano Urbani per la città di Messina, 1990
Le problematiche individuate quarant’anni addietro, sono drammaticamente attuali. Gli equilibri urbanistici, territoriali e paesistici delle zone di espansione risultano precari per la mancanza di un adeguato indirizzo che, almeno fino all’entrata in vigore nel 2002 della Variante Generale al Piano Regolatore Comunale, la città non si è saputo dare. A quest’analisi è doveroso aggiungere, in uno sforzo di attualizzazione del sistema insediativo, che le stime di crescita della popolazione e il conseguente dimensionamento dell’apparato immobiliare, che furono fatte negli anni novanta, risultano oggi, alla luce del trend negativo del saldo demografico, sproporzionate.
La relazione del piano Urbani sintetizza in maniera organica “ottant’anni di ricostruzione e di sviluppo” giungendo a individuare i tre ambiti, sud, centro e nord, di una riconoscibile figurabilità della città di Messina.
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“La Storia remota di Messina sottostà all’impianto territoriale ed al rapporto tra i villaggi e la città, all’uso generale del sito. La storia recente è quella di un nuovo impianto urbano, con alcuni pregi ma tutto pervaso dalla astrazione ottocentesca, su cui si è innestata una vicenda edilizia, prevalentemente bassa e minuta all’origine della ricostruzione, poi via via di mole maggiore. Lo skiline generale della città che ne deriva è costituito da una zona centrale a pianta regolare ed edificazioni di modesta consistenza e da una periferia collinare a edificazioni più alte. Il tutto segnato dalle interruzioni di zone compromesse dalla permanenza di baracche o di semi baracche, da una espansione che, senza guida adeguata, ha corroso disordinatamente il territorio così che, proprio una città poco dotata naturalmente di terreni, si trova a dover registrare una sorta di spreco diffuso. Su un impianto iniziale e razionale, come necessariamente è quello derivato dal disegno globale del Borzì, la città è cresciuta per aggiunte successive, registrando un progressivo disordine nel sistema dei servizi e soprattutto nel regime dei traffici. Nessuna operazione di risistemazione generale è intervenuta se non per accenni e intenzioni, dal Piano Borzì ad oggi. In particolare la mancanza di riordino riguarda fenomeni accumulati a partire dalla seconda guerra mondiale. Tra le maglie di questa storia recente và compreso il sorgere della ipotesi della Città dello Stretto, con tutte le idee sostenute di un moderno sfruttamento dei traffici e dell’attraversamento fisso. Da questo intreccio di storia e natura scaturiscono le premesse del disegno che si realizza nella seguente triplice partitura del territorio del Comune di Messina: zona di Punta Faro, centro cittadino, zona di Tremestieri a sud”.
B. Messina città – porto La lettura del rapporto tra città e porto a Messina, diviene corretta e pertinente, assumendo una delle caratteristiche identitarie che nel corso del tempo si sono sempre più caratterizzate in una polifunzionalità della città nella parte di costa e di affaccio a mare, capace di inglobare non solo le infrastrutture portuali, ma ampi significati in tutti quegli spazi portuali che inglobano gli spazi aperti, le connessioni, le aree industriali, “dando vita ad un territorio artificiale che occupa un' ampia superficie cittadina.” Di fatto per molto tempo si è presentato un territorio impermeabile, fatto di specificità singolari, che come molte realtà di waterfront stenta a riconoscersi in un paesaggio urbano più unitario ed accessibile nei due versi mare- città, città-mare; ancora oggi il paesaggio è più caratterizzato dalla presenza delle attività e delle industrie portuali che da sempre hanno riletto lo skyline verso l’urbano.
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Lettura del piano del porto Il nuovo Piano Regolatore Portuale ha impresso alla città, dopo decenni di non programmazione, una rinnovata vitalità e dinamicità che si sono tradotte in progetti tendenti alla riconfigurazione formale e funzionale della costa a cui è anche riferibile il più ampio sviluppo territoriale di Messina. La localizzazione di un nuovo approdo nella periferia sud, in località Tremestieri, ha consentito di avviare programmi strategici che contemplano un'opportuna specializzazione degli ambiti in cui è possibile suddividere la totalità delle infrastrutture portuali. Così, la completa liberazione del traffico commerciale gommato che interessa attualmente la Rada di San Francesco e la zona Falcata, offre l'opportunità di localizzare quelle infrastrutture per la diportistica di cui la città ha bisogno per potersi avvantaggiare dei trend di crescita del settore. Le operazioni proposte per la fruizione della Fiera, la riorganizzazione dei moli croceristici con l'insediamento di terminali di servizio e la localizzazione di nuove stazioni per il trasporto passeggeri, si collocano all'interno di una strategia più ampia, tendente alla ricucitura dei tessuti portuali, tramite la predisposizione di tracciati e strutture che consentiranno al cittadino e al turista la percorrenza e il recupero del rapporto tra mare e città. Bisogna cercare di arrestare quel fenomeno recente che a causa della costruzione dell'infrastruttura tranviaria ha portato la città ha voltare le spalle al suo porto. E' evidente che numerose attività commerciali localizzate ai piani terra degli edifici della Palazzata, sono state costrette a chiudere o a organizzare il proprio fronte principale sulle vie interne. Ad accentuare questo disagio è
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 18 possibile che concorra la nuova infrastruttura viaria, prevista all'interno del PRP, che collega la via V. Emanuele con la via S. Raineri, superando in sottopasso la stazione ferroviaria e il conseguente fascio di binari. Di contro, tale infrastruttura si colloca in un programma di riassetto del suolo sovrastante che interessa l'area portuale che si estende dal viale S. Martino alla Stazione Marittima, in cui vengono insediati i manufatti di servizio alle attività portuali (stazione marittima, terminale croceristico) riconfigurando e riqualificando un brano urbano che oggi si presenta degradato.
Fonte: estratto della tavola B5 dell’ipotesi progettuale prevista dal PRP – versione aprile 2008
Tale tendenza al recupero di ambiti di città, dovrebbe essere perseguita anche nella parte del porto che si estende dal viale S. Martino fino al viale Boccetta sancendo così il ritorno ad un unicum tra porto e Palazzata capace di rimediare alla condizione di chiusura della città verso il mare. La predisposizione della “via del mare” consentirà il collegamento della Falce e del Centro cittadino, con il porto di Tremestieri. I flussi del centro urbano e della Zona Falcata potranno essere scaricati sulle cadenti e sugli svincoli autostradali. La continuità territoriale tra il versante sud e nord di Messina, già oggi garantita dalla tangenziale, si potrà avvantaggiare dello spostamento sulla via del mare di un'aliquota significativa dei flussi verso sud, e in previsione del Ponte, dalla continuazione della tangenziale verso nord. La conferma delle aree per la cantieristica, in opposizione alle tendenze di decentramento periferico che si praticano in altri luoghi, contribuisce, nella città di Messina, a rafforzare l'identità portuale di un bacino produttivo vitale che ben si concilia, senza recare disturbo, anche per la sua localizzazione, con le altre attività (crocerismo anzitutto).
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Il recupero dei resti della Real Cittadella, traccia una strategia di valorizzazione culturale della storia cittadina e consente di qualificare al turismo un’area di grande pregio paesaggistico che ancora oggi versa in gravi condizioni di degrado ambientale. Le aree militari, alla luce degli odierni sistemi di difesa nazionali, dovrebbero essere oggetto di un dibattito tendente a verificare la necessità di permanenza delle stesse in un contesto di alto valore per lo sviluppo economico della città.
Fonte: Piano Regolatore Portuale Messina, restituzione grafica P.Pollara
C. Messina cerniera urbana della Città Metropolitana La posizione geografica, i trascorsi storici, il rango urbano, fanno di Messina la sede naturale di qualsiasi progetto che tenda ad attivare sinergie con la sponda reggina dello Stretto e col suo retroterra provinciale. Però, affinché si possa pervenire ad una condivisione strategica di indirizzo dell’intero territorio considerato, bisogna superare alcune barriere di carattere ideologico. La prima è rappresentata dalla separazione culturale, ancorché istituzionale, che lega la popolazione delle due sponde dello Stretto alla rispettiva appartenenza regionale, piuttosto che alla condivisione di una stessa matrice identitaria, nei fatti esistente nella radice storica dei luoghi, ma che oggi risulta celata o dominata dalla paura di dover subordinare il proprio status alla volontà di altri. Per contro, ci si chiede fino a che punto è possibile determinare, dal punto di vista amministrativo, un soggetto unico capace di coordinare i centri delle due sponde senza incorrere in questioni normative legate alla titolarità di due Regioni, per giunta con uno statuto differente. L’ultimo aspetto, di carattere funzionale, riguarda la capacità di individuare strategie atte ad armonizzare le competenze e le specificità di ogni comprensorio, senza limitare il diritto di autodeterminazione delle popolazioni. Questa visione diventa pretesto per riorganizzare Messina, insediando all’interno di un disegno strategico ampio, quelle dotazioni di cui ha bisogno per assurgere al ruolo di nodo di indirizzo
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 20 territoriale. Si avverte, in particolare, la carenza di infrastrutture di collegamento organizzate in una rete efficiente che risponda ai requisiti di sostenibilità capaci di concorrere, al pari di altre realtà europee, ad uno sviluppo compatibile. La dotazione di strutture dedicate alla cultura ed al tempo libero è limitata e pregiudica la volontà di una maggiore emancipazione sociale a cui la cittadinanza vorrebbe tendere. Il progetto strategico di Messina quale città metropolitana, potrebbe trovare delle connessioni di indirizzo identificando in alcuni obiettivi e scenari strategici della città di Reggio Calabria (cfr il recente Piano Strategico), delle condizioni di scambio di influenze economiche, turistiche e logistiche da valutare anche sul versante di sviluppo dell’area vasta reggina, fino al porto di Gioia Tauro e della sua area industriale. Altra iniziativa per promuovere la costituzione di una città metropolitana dello stretto, che ha interessato Reggio Calabria e la sua provincia, è quella riferibile alla proposta di legge n.3/8 dal 2003 del Consiglio Regionale della Calabria (on.G.Bova e L.Frascà) che include l’interesse della provincia di Messina e che coinvolge gli enti locali ad aderire, soprattutto quelli che hanno funzionai in materia di pianificazione territoriale, servizi etc. In fase di progettazione strategica del Piano di Messina si prenderà in considerazione quanto è possibile far emergere da un tale quadro, valutandone le implicazioni interessanti per la Città di Messina, dal punto di vista territoriale e socio-economico.
Fonte: schema di funzionamento della metropolitana del mare sull’area integrata, 2006
1.2.2. Interpretazione dalla lettura del contesto
Avviare un processo che conduca alla formazione di un vero e proprio masterplan strategico su aree di interesse territoriale e del sistema insediativo , che coinvolga in primo luogo
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 21 gli attori estendendosi in prospettiva a comprendere anche gli altri comuni partecipi delle stesse problematiche socioeconomiche e di assetto territoriale. Non si tratta tuttavia di individuare un’unica dimensione sovracomunale ottimale, in quanto è evidente che la programmazione e la gestione del territorio richiedono l'applicazione di modelli analitici, valutativi, decisionali e attuativo/gestionali a geografia variabile in funzione dei problemi da affrontare e degli obiettivi delle politiche da definire. Il contesto territoriale discenderà in misura significativa dalla capacità di definire politiche “di sistema” in cui la rete degli interventi sappia sviluppare il sistema economico e insediativo, facendo evolvere il proprio assetto da quello tipico di un'area strettamente produttiva a quello di sistema urbano complesso , in stretta relazione con quei comuni della fascia costiera, che in termini infrastrutturali e morfologici possono essere connessi in un sistema a rete. Il quadro entro cui si muove questo disegno di pianificazione di medio -lungo termine è definito anche dalle progettualità in corso (quadro tendenziale), che affronta tutte le tematiche connesse con la pianificazione territoriale, quale punto di partenza per la definizione del Piano strategico . Le politiche che certamente possono essere “associate” in una strategia di sviluppo senza dispersione o dilatazione sono, più in dettaglio: • Valorizzazione dei nodi urbani storicamente complessi; • Polarizzazione dei servizi ad alta attrattività attorno a nuovi nodi strategici ad elevata accessibilità; • Freno alla dispersione insediativa; • Tutela dall'espansione urbana della fascia pedecollinare a più elevata sensibilità ambientale; • Favorire il recupero delle aree dismesse o in dismissione; • Innalzare il livello di qualità ambientale e insediativa delle aree per insediamenti produttivi manifatturieri; • Salvaguardare un'equilibrata presenza delle diverse tipologie di distribuzione commerciale; • Tutelare i caratteri distintivi del territorio rurale e utilizzarne il patrimonio edilizio e le risorse ambientali anche per funzioni non agricole; • Valorizzare le risorse urbane periurbane e tutelare le discontinuità delle strutture insediative; • Coordinare a livello intercomunale le politiche urbane, in particolare nelle situazioni di maggiore integrazione del sistema insediativi; • Assicurare la maggiore equità possibile dei risvolti economici delle scelte urbanistiche, sia fra i soggetti privati, sia fra gli enti locali; • Monitorare le trasformazioni degli insediamenti.
La sintesi programmatica corrisponde all'obiettivo prestazionale di "ridurre l'impatto delle attività umane e di qualificare il sistema insediativo per trasformazioni interne, di norma senza ulteriori espansioni". Si tratta di una strategia complessiva che deve essere ampiamente condivisa, ma che deve trovare nei Piani redatti in forma differente adeguate scelte strategiche coerenti e declinazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 22 operative efficaci, per non correre il rischio di restare una sorta di slogan con l'unico effetto pratico di rappresentare un vincolo ad ipotesi trasformazione e riorganizzazione del territorio.
Va ricordato che la sfida per una pianificazione sostenibile è costituita, in situazioni come quella del sistema strategico unico, dalla capacità di ridurre le situazioni di rischio ambientale in un ambito strategico per l'equilibrio dei cicli ambientali dell'intero territorio, coniugata all'obiettivo di ripristinare e mantenere " soglie accettabili di equilibrio ambientale e di qualità urbana ".
Lettura del Piano Urbano della Mobilità
Il Piano Urbano della Mobilità prevede la costruzione di cinque possibili scenari di riferimento che vengono predisposti in funzione delle possibili strategie da attuare per risollevare Messina dal gap infrastrutturale e dei servizi di trasporto. Il primo, denominato Scenario Zero, considera lo stato attuale della città e lo stato tendenziale di un arco di tempo di dieci anni che comprende, oltre le infrastrutture esistenti, anche :
• le infrastrutture in corso di realizzazione; • le infrastrutture programmate e con copertura finanziaria già assicurata; • gli interventi organizzativi e gestionali già programmati per la ottimizzazione del sistema di trasporto.
Gli altri quattro scenari tendono a rispondere alla carenza di pianificazione della città di Messina per quanto concerne l’ottimizzazione del sistema di mobilità. Vengono predisposti con l’obiettivo di rispondere ai seguenti requisiti prestazionali :
1. un sistema di trasporto efficiente (che soddisfi le esigenze di mobilità e accessibilità); 2. un sistema di trasporto più sicuro; 3. protezione dell'ambiente; 4. riduzione del consumo di energia; 5. miglioramento della qualità della vita e dell’economia.
Si riporta uno stralcio significativo della relazione del P.U.M. che spiega in maniera sintetica gli orientamenti di piano.
“La necessità di un sistema di trasporto sostenibile sta conducendo, nell'ambito urbano, a spostare l’enfasi dalla costruzione di nuove infrastrutture all’ottimizzazione di quelle esistenti, alla gestione razionale della domanda e allo spostamento della scelta modale verso il trasporto pubblico e gli altri modi di trasporto sostenibili. Bisogna considerare anche il fatto che c’è una potenziale incompatibilità tra alcuni degli obiettivi e anche tra le loro corrispondenti strategie specialmente nelle aree urbane dove i differenti modi di trasporto sono in forte competizione per assicurarsi l’assegnazione di spazi infrastrutturali rari e preziosi. Questo fatto ribadisce la necessità di prestare la dovuta attenzione all’integrazione della gestione delle infrastrutture dei diversi modi, sia in sede di definizione di una strategia sia in sede di progettazione di misure di intervento integrate. Le
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 23 misure generali che possono essere seguite per favorire la mobilità urbana sono molteplici. Nel seguito si segnalano quelle più significative.
A. Ottimizzare le prestazioni della rete stradale:
Controllo ottimizzato delle segnalazioni semaforiche per tutti i tipi di traffico, strategie di rilevamento e risposta a incidenti e congestione del traffico, strategie di riduzione dell’inquinamento e di protezione dell’ambiente; Sistemi di controllo delle rampe di accesso e dei flussi di traffico nelle ore di punta; Sistemi intelligenti per il controllo e l’adattamento dei limiti di velocità.
B. Introdurre nuovi collegamenti, servizi e modi di trasporto pubblico:
Mezzi in sede riservata (esempio la metroferrovia); Introduzione di bus a pianale ribassato; Nuovi interscambi per facilitare il passaggio da un modo all’altro (anche per gli utenti con difficoltà motorie); Biglietti di TP integrati.
C. Introdurre nuovi sistemi di trasporto collettivo:
Sistemi ettometrici funicolari; Car-sharing, car pooling.
D. Migliorare le infrastrutture di trasporto pubblico:
Fermate, banchine coperte alle fermate, panchine presso le fermate, percorsi di accesso da e verso le fermate; Interscambio (migliori accessi, strutture di accoglienza, nuovi tipi di biglietto); Controllo automatico delle corsie percorse da mezzi di TP.
E. Migliorare il sistema informativo del Trasporto Pubblico:
Nuovi pannelli informativi alle fermate; Sistemi di informazione in tempo reale alle fermate; Sistemi di informazione a bordo dei veicoli; Sistemi di informazione a distanza (internet, cellulari, ecc.).
F. Promozione del trasporto pubblico:
Campagne d’informazione in relazione ai nuovi servizi di trasporto; Pubblicità.
G. Limitare l’accesso ai veicoli privati in aree sensibili:
Misure amministrative indirizzate ai veicoli privati;
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Controllo/limitazione degli accessi nelle aree centrali o residenziali (a eccezione dei veicoli dei residenti, del TP, dei veicoli di emergenza, ecc.); Limitazione delle aree di parcheggio nel centro della città.
H. Aumentare i costi d’uso dei veicoli privati:
Pricing per l’uso della strada, basato sul tempo, la distanza, la congestione e l’inquinamento; Parcheggi a pagamento nel centro della città.
I. Creare migliori infrastrutture per i pedoni:
Creazione di reti “globali” e continue per i pedoni; Marciapiedi spartitraffico; Eliminazione del marciapiede nelle strade di accesso; Estensione dei marciapiedi nelle zone di conflitto con i veicoli; Migliorare l’illuminazione notturna dei percorsi pedonali; Percorsi-guida per ciechi e disabili; Miglioramento delle aree riservate ai pedoni e delle piazze; Controllo degli attraversamenti in prossimità delle scuole; Introduzione di elementi convenzionali per l’attraversamento (zebratura, semafori pedonali, sottopassaggi/sovrappassi, ecc.).
J. Creare migliori/più confortevoli strutture di interfaccia/attesa/fermata:
Installazione di panchine e pali di appoggio; Banchine, marciapiedi realizzati per l’accesso al trasporto pubblico.
K. Cambiare il comportamento pericoloso dei pedoni/guidatori sulle strade:
Campagne di sicurezza stradale; Educazione dei genitori; Forme associative per l’educazione dei bambini sui problemi del traffico.
L. Creare un’infrastruttura utilizzabile e completa per i ciclisti:
Reti globali e continue per le biciclette (piste ciclabili ad una e due vie, strade ad uso promiscuo, attraversamenti); Permesso di accesso ai ciclisti sulle strade pedonali; Priorità dei ciclisti ai semafori; Strade ad uso promiscuo bici/bus; Strutture di parcheggio riservate vicino a nodi di interscambio; Permesso di accesso per le biciclette al trasporto pubblico.
M. Migliorare il sistema di distribuzione merci:
Spazi dedicati per il carico/scarico;
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Regolamentazione orari operativi.
In rapporto agli obiettivi del Piano ed alle analisi condotte, sono stati delineati 5 macro-scenari di sviluppo per il sistema di trasporto comunale: - Scenario Zero, ovvero scenario attuale proiettato a 10 anni; - Scenario 1, incentrato sul potenziamento esclusivo del trasporto collettivo; - Scenario 2, incentrato sul potenziamento prevalente del trasporto stradale; - Scenario 3, rappresentato dal potenziamento della rete di trasporto pubblico e privato; -Scenario 4, corrispondente alla realizzazione del Ponte sullo Stretto in sovrapposizione allo scenario 3.
Lo Scenario Zero rappresenta lo sviluppo tendenziale dello scenario attuale nell’arco temporale di 10 anni. Si tratta comunque di uno scenario nuovo e diverso rispetto all’attuale in quanto contempla un assetto a valle di interventi già in fase di realizzazione o comunque la cui realizzazione è prevista entro pochi anni; non sono invece inclusi gli l’interventi oggetto di questo Piano. Il disegno dello Scenario Zero è di rilevante importanza in quanto gli Scenari di Piano saranno riferiti ad esso nelle analisi comparative e particolarmente nelle analisi di convenienza finanziaria ed economica. Gli scenari di Piano prefigurati nel medio termine sono essenzialmente tre. Lo Scenario 1 è di portata più contenuta ed è comunque ipotizzabile la sua realizzazione nel breve-medio periodo (5 anni). Lo Scenario 2 riguarda interventi infrastrutturali sulla rete stradale e richiede quindi risorse monetarie e temporali maggiori (orizzonte a 10 anni). Lo Scenario 3 è in pratica costituito dalla composizione dei primi due scenari ed individua un sistema con una rete di trasporto pubblico ed una di trasporto privato organiche, funzionali e ben integrate tra loro. Lo Scenario 4, infine, rappresenta l’evoluzione del sistema nell’ipotesi che venga realizzata l’opera di attraversamento stabile dello Stretto di Messina e deriva dalla composizione dello Scenario 3 e dalle opere di attraversamento. Tale Scenario è prefigurato per il lungo termine; esso non vincola le altre ipotesi di scenario”.
Da questa lettura è possibile trarre per il Piano Strategico di Messina, alcune indicazioni di carattere strutturale e alcune indicazioni che, pur nella loro natura immateriale, concorrono a delineare con maggiore completezza di informazione, quella che sarà la vision per quanto attiene l’asse mobilità. Tralasciando le uscite progettuali dello scenario zero, già analizzate dal Documento di Diagnosi, vengono di seguito descritte le azioni più significative degli altri quattro scenari ritenute maggiormente pertinenti allo sviluppo strategico della città di Messina.
Lo scenario 1 tende a privilegiare la mobilità attraverso il miglioramento del trasporto collettivo. Le principali novità proposte vengono di seguito elencate :
Potenziamento del parco veicolare A.T.M; Nuova linea di forza in sede propria; Nodo d’interscambio-terminal crociere; Ferrovia suburbana Messina-Camaro;
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Sistemi ettometrici locali; Car sharing; Parcheggi di interscambio. Rete di piste ciclabili.
Il primo punto si rende necessario per adeguare il parco veicolare sia in termini numerici che in termini di sostenibilità ambientale, alle esigenze della città. Per tanto si ritiene che ci sia bisogno di 250 bus per adeguarsi agli standards europei (1 bus ogni 1000 abitanti) e che abbiano la propulsione a metano o elettrica. Il secondo punto prevede di incrementare il trasporto con mezzi in sede propria predisponendo una linea di trambus che corre longitudinalmente rispetto allo sviluppo della città e a monte della linea tamviaria, collegando la stazione metro ferrovia di Gazzi, attraverso la via Catania, il corso Cavur e la via Garibaldi, con piazza Castronovo. Il terzo punto localizza nella zona del mercato ittico, nei pressi del porto, un terminal multipiano, in cui realizzare parcheggi d’interscambio, terminal crocieristico e servizi. Il quarto punto intende recuperare ad un uso locale, la tratta ferroviaria dismessa in conseguenza dell’apertura della nuova galleria ferroviaria dei Peloritani tra Gazzi e Camaro al fine di predisporre un servizio di trasporto su rotaia. Le stazioni previste sono:
Camaro (testa di ponte); Gonzaga; Santa Maria degli Angeli; A.T.M. (sede e deposito); Santa Cecilia; Messina Centrale.
Le ultime due vengono mutuate dal servizio di trasporto Metroferrovia. Il quarto punto prevede una serie di sistemi per la mobilità di brevi lunghezze che, in funzione degli aspetti morfologici dei luoghi da attraversare, si distinguono in:
Funivia tra i forti Gonzaga, Castellaccio e l’ Istituto S. Tommaso; Sistema etto metrico composito (scale mobili più funivia) tra il castello di Mata e Grifone e il forte Castellaccio; Funicolare tra forte Ogliasti e v.le Regina Elena; Funicolare tra l’insediamento edilizio di Messina 2 e via Catania.
Il sesto punto prevede l’attivazione del servizio di trasporto collettivo con autovetture messe a disposizione di una molteplicità di utenti, che ha tra i suoi maggiori pregi la diminuzione dell’inquinamento urbano e l’aumento della disponibilità di parcheggio in conseguenza della minore presenza di veicoli che sostano per lungamente sul suolo pubblico. Il settimo punto localizza nella fascia a ridosso del centro cittadino dei parcheggi di interscambio per incentivare il trasporto collettivo e l’intermodalità. Questi nodi presentano un’importanza a nche in termini di protezione civile. L’ultimo punto intende promuovere sul territorio l’uso della bicicletta attraverso la predisposizione di nuovi itinerari ciclabili sia in sede propria che promiscua (corsia preferenziale bus più bici).
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Lo scenario 2 mette in campo tutte quelle azioni infrastrutturali che migliorano e potenziano il trasporto privato soprattutto per quel che riguarda la viabilità e i parcheggi. In particolare sono previste le seguenti nuove infrastrutture: Bretelle sotterranee tra Viale Europa e Via Don Blasco, con adeguamento della via Don Blasco fino alla Zona Falcata; Tunnel su Via Vittorio Emanuele II; Svincolo di allaccio parziale Tangenziale A20- Via Cannizzaro; Galleria Piazza Castronovo-Via L. Sciascia; Strada arginale lungo torrenti e viabilità integrativa; Via Marina Nord; Via Marina Sud; Parcheggi; Centri di distribuzione urbana delle merci. Sistema di collegamento collinare tra i Forti.
Il primo punto prevede la realizzazione di aste a senso unico adiacenti al canale torrentizio che consentono un collegamento diretto con via Don Blasco attraversando in sottopasso il fascio di binari ferroviari. Il secondo punto consente di liberare dal traffico veicolare le aree antistanti la palazzata e la dogana consentendo di rendere possibili le funzioni previste all’interno del Piano Regolatore Portuale. Il terzo punto rappresenta un buon collegamento col centro città che consente di decongestionare il viale Boccetta e di risparmiare sui costi di trasporto. Risente della parzialità del solo collegamento in entrata ed uscita con la direzione sud della tangenziale. Il quarto punto rappresenta un valido collegamento con una zona, quella di San Licandro, densamente popolata, che consentirebbe di attenuare il traffico sulla circonvallazione. Il quinto punto avanza una strategia volta a migliorare la viabilità tra i villaggi e la via lungo la costa. In essa ricadono le opere di riassetto della viabilità lungo i torrenti Larderia e S. Filippo, la creazione di nuova viabilità con la copertura del torrente Fosse, nella riviera nord; il raccordo tra la Panoramica e la SS 113 dir.; il sistema di viabilità integrata che collega la periferia sud con la periferia nord con un tracciato a monte della fascia urbana. Il sesto e il settimo punto riguardano il riassetto delle vie e dei sistemi di accesso alla costa nord e sud mediante la predisposizione di vie, spazi e servizi. In particolare, per la zona sud, il PUM prevede una diversa concezione di viabilità rispetto alla proposta formulata dall’Autorità Portuale e sostanziata dallo studio di fattibilità. Questa soluzione, infatti, viene concepita per l’esigenza di collegare la zona falcata all’autostrada mentre l’impronta che il piano della mobilità vuole dare si caratterizza per un maggiore vocazione al recupero del rapporto con il mare. Essa non prevede passaggi aerei sulla ferrovia e punta ad una migliore dotazione di servizi balneari. L’ottavo punto tende a potenziare la dotazione comunale di stalli per la sosta distribuendo, in maniera quanto più omogenea rispetto al centro urbano, le strutture puntuali per il parcheggio fuori strada. Il nono punto viene previsto per razionalizzare, rendere più efficiente evitando inutili ingombri, il servizio di consegna delle merci presso le attività commerciali della città. L’ultimo punto riguarda la messa a sistema di tutte quelle vie “minori” da recuperare e da organizzare per la messa a sistema di tutte le fortificazioni che si attestano sui monti Peloritani.
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Lettura dello studio di fattibilità proposto dall’Autorità Portuale per la “via del mare”
La costruzione dell’approdo di Tremestieri se, da un lato, ha consentito di decongestionare il centro storico, dall’altro ha accentuato la necessità di prevedere un’adeguata arteria viaria che colleghi la zona falcata e la periferia sud. In quest’ottica va letta la proposizione progettuale contenuta nello studio di fattibilità commissionato all’Autorità Portuale di Messina per il collegamento viario tra il sistema autostradale ed il porto di Messina, denominato “ via del mare”. Attualmente il traffico gommato pesante interessa l’approdo di Tremestieri da dove viene convogliato direttamente in autostrada. Il traffico gommato leggero, che permane ancora nella rada di S. Francesco, verrà dirottato a sud della città in conseguenza dell’ampliamento della suddetta infrastruttura portuale. La via del mare, quindi, servirà soprattutto per migliorare l’accessibilità alle zone produttive che si estendono dalla zona falcata fino a Pistunina. Inoltre consentirà una migliore continuità territoriale tra il centro storico e i villaggi della periferia sud che attualmente sono serviti soltanto dalla tangenziale, a monte, e dalla SS 114 che , in prossimità dell’abitato di Minissale, raggiunge elevati livelli di congestione. Il tracciato si configura come strada urbana di scorrimento (velocità massima 60 Km/h) con due corsie per senso di marcia che verrà realizzato pressoché in adiacenza alla linea ferroviaria ME-CT. Questo tracciato consente di concretizzare, in sostanza, con spunti tecnici nuovi, quello che il Prof. Urbani, nella sua proposta di PRG, aveva chiamato “ sistema ad arpa”. Le cadenti dal sistema degli svincoli autostradali trovano, così, nella via del mare, la naturale valvola di sfogo che permette di avere una rete viaria ben strutturata.
Riportiamo, per una migliore comprensione tecnica della “via del mare”, la sintesi descrittiva che il Piano Urbano della Mobilità opera rispetto allo studio di fattibilità.
“Lo studio di fattibilità del collegamento viario tra il sistema autostradale ed il porto di Messina, Progetto Via del Mare, è stato commissionato dalla Autorità Portuale di Messina e realizzato dalla A.T.I Tecnic – Abacus - A.C.T. La città di Messina, alcuni anni addietro, è arrivata ad un punto di implosione per soffocamento da traffico, tale da giustificare l'intervento di un commissario per l'emergenza. Ne è conseguito un intervento di rilievo che è consistito nella realizzazione di un nuovo approdo per i traghetti in corrispondenza dello svincolo di Tremestieri. Questo ha consentito di trasferire una quota parte del traffico gommato merci sul nuovo approdo e quindi un innesto all’adiacente svincolo autostradale senza interferire con la viabilità cittadina. Tuttavia, una componente di traffico merci interessa ancora la rete viaria urbana; si tratta di veicoli diretti al porto di Messina (Area Falcata) dove continuano ad attraccare sia i traghetti delle Ferrovie dello Stato che i traghetti Cartour che operano fra Messina e Salerno, nonché le navi mercantili che approdano al Molo Norimberga. In questo progetto viene proposta una soluzione viaria di raccordo che dallo svincolo di Tremestieri si sviluppa lungo la costa fino alla Zona Falcata. Il tracciato proposto può essere classificato nella categoria D1 del DM del 5 novembre 2001, in quanto si configura come strada urbana di scorrimento. Di seguito si riporta una tabella delle caratteristiche salienti del tracciato ed una tabella riassuntiva degli elementi geometrici principali delle intersezioni a rotatoria.
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Tab. 1.1- Caratteristiche del tracciato Caratteristiche Dimensione [m] Larghezza trasversale della 25,80 piattaforma 7,50 - di cui larghezza trasv. carreggiata 4x 3,25 - di cui corsie di marcia 2x 1,00 - di cui banchine 2x 1,50 - di cui larghezza Marciapiede 2,80 - di cui spartitraffico 2,50 Larghezza Pista ciclabile 7.875 Lunghezza complessiva 2.046 - di cui copertura galleria ferroviaria 50 Raggio di curvatura minimo 500 Raggio di curvatura massimo 25-60 Intervallo di velocità di progetto [km/h]
Tab.1.2- Elementi geometrici principali della intersezione a rotatoria Ramo Elemento Dimensione [m] raggio interno 25,00 raggio esterno 33,00 2 corsie 4,00 anello banchina interna 1,50 banchina esterna 1,00 arginello 0,50 pendenza trasversale 2,5 [%] raggio minimo 25,00 corsia 4,00 ramo banchina interna 1,50 doppio banchina esterna 1,00 senso arginello 0,50 pendenza trasversale 4,0 [%]
Il progetto si propone in termini modulari, in parte avviabile in tempi brevi, e prevede anche un riassetto degli impianti ferroviari coerente, ma indipendente dall’ipotesi Ponte. Si parte quindi dalla attuale necessità di collegamento fra autostrada ed Area Falcata per arrivare ad un'ipotesi di sistemazione urbanistica di tutto il fronte Sud della città. Lo studio si prefigge l’obiettivo di dar vita ad un collegamento tra l'area portuale e l'autostrada lungo costa, su un corridoio oggi impegnato unicamente dalla linea ferroviaria Messina- Catania, per formare un vero e proprio "asse attrezzato" in cui convivano ferrovia, strada, aree di sosta, aree panoramiche attrezzate, scese a mare e percorsi pedonali. A tal fine nello studio si è proceduto da un lato a rivisitare il tracciato ferroviario e la disposizione degli impianti di stazione esistenti e dall'altro ad analizzare le previsioni di RFI in termini di aree da dismettere e di nuove previsioni infrastrutturali, come ad esempio, il nuovo scalo merci intermodale di Contesse, la futura Metroferrovia e la possibile futura localizzazione della stazione di Messina-Ponte. Nella definizione progettuale del corridoio lungo mare, sono state analizzate le numerose interferenze che la nuova infrastruttura potrebbe incontrare in un ambito densamente
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 30 antropizzato, ed è parso opportuno superare l'attuale barriera che la ferrovia costituisce tra la città e la costa, operando un interramento della linea ferroviaria che potrebbe così essere sormontata dalla nuova sede stradale ricucendo la città alla sua costa. Nel progetto è evidenziato il fatto dell'interramento della ferrovia deve bene relazionarsi con le proprie pertinenze, con i fasci di binari della stazione, con le fermate della Metroferrovia prevista, con il collegamento futuro della linea Catania-Palermo e con il collegamento con il futuro scalo merci intermodale di Contesse. Inoltre sono state considerate le interferenze con i torrenti, oggi attraversati dalla linea ferroviaria mediante ponti che, nel caso di interramento della linea, vedrebbero il loro franco libero ridimensionato. Tutti questi aspetti sono stati oggetto di studio e di valutazione tecnica finalizzata non solo alla determinazione della reale fattibilità tecnica, ma anche alla determinazione della loro "opportunità" in termini di rapporto costi/benefici. Ne è conseguita l'individuazione di un tracciato complesso, che risolve localmente la necessità di funzionalità sia della strada in progetto che della ferrovia, lasciando ampio margine agli interventi di riqualificazione urbana su larga scala, che potrebbero essere intrapresi a seguito degli importanti cambiamenti indotti dal nuovo assetto delle infrastrutture di trasporto nell'area costiera. Il tracciato (fig. 9.5) ha origine dallo svincolo autostradale di Tremestieri, che raccorda la città di Messina con l'Autostrada A18.
Fig. 1.3 Progetto “Via del Mare”. Tracciato proposto per l’asse stradale Tremestieri-Area Falcata
L’allaccio allo svincolo di Tremestieri è operato tramite un attraversamento aereo della strada rispetto alla ferrovia, in quanto la sede della "Via del Mare” è posizionata a valle della ferrovia, nella seconda. Il tracciato ha origine nello svincolo attraverso una bretella di "sfiocco" va ad affiancarsi alla linea ferroviaria nel suo lato di monte nella stretta fascia che la distanzia dall'abitato. La strada in questo primo tratto lungomare è prevista con due carreggiate sovrapposte; poche centinaia di metri dopo le due carreggiate si portano in complanarità reciproca, fiancheggiando la ferrovia fino alla stazione ferroviaria di Tremestieri, dove è ubicata. Superata la stazione di Tremestieri la strada si sviluppa lungo il sedime dei dismessi impianti ferroviari della ed un'area libera più a Nord fino a raggiungere il torrente Zafferia e l'area di Contesse, dove è posizionato lo scavalco della ferrovia.
Nello studio è stata scartata l’ipotesi di assetto sul lato mare in quanto nel tratto di costa compreso tra la stazione di Tremestieri e la fiumara Larderia, si trovano numerose abitazioni,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 31 di costruzione anche recente, che occupano quasi per intero la fascia costiera, rendendo impraticabile l'ubicazione del sedime stradale nella fascia compresa tra la ferrovia ed il mare. Nel successivo tratto, compreso tra la Fermata di Contesse e la Fermata Gazzi, la strada di progetto corre lungo la striscia di costa compresa tra la linea ferroviaria ed il mare. Su questo tratto è stato escluso l'interramento della ferrovia in quanto per la funzionalità del fascio di binari di Contesse, sul quale esiste una previsione di centro di manutenzione e di fascio intermodale merci, non è possibile avere quote altimetriche diverse tra il binario di corsa e il fascio stesso. Nei tratti di minore larghezza della costa è ipotizzato l'impiego di opere di difesa del corpo del rilevato dalle mareggiate. In questo tratto il percorso interferisce con i corpi idrici dei Torrenti S. Filippo, Vanedda Vetro, Venedda Minissale, Gazzi, ma non vi è la necessità di modificare l'assetto idraulico degli stessi in quanto la quota della Via del Mare non è diversa da quella della ferrovia. In corrispondenza della parte di maggiore ampiezza della spiaggia, è previsto il posizionamento di stalli di sosta e scese pedonali a mare. Nel tratto compreso tra la fermata Gazzi e via Santa Cecilia, è previsto l'interramento della ferrovia e la sovrapposizione della strada in progetto. L’interramento della ferrovia non è visto come un ostacolo all’esercizio del servizio ferroviario (la futura stazione di Messina Ponte e la stazione S. Cecilia, sono realizzabili con fabbricato viaggiatori esterno e accesso sotterraneo mediante ascensori, scale mobilie rampe ovvero scale fisse). Il problema di maggiore rilievo intravisto è costituito dal reticolo idrico di superficie (Torrenti Monsignore, Zaera e Santa Cecilia). Per limitare l'interferenza, in special modo con la Fiumara Zaera, è stata ipotizzata una variazione della livelletta. Il percorso è caratterizzato da un'intersezione a rotatoria in corrispondenza di viale Gazzi, che insisterebbe sull'estradosso della Galleria dei Peloritani (in adiacenza è prevista la realizzazione di aree verdi, pedonali, ciclabili con accesso verso il mare) e da altre due intersezioni a rotatoria in corrispondenza dei nodi terminali di Viale Europa e di via Santa Cecilia; anche in questi casi sono previsti rami di rete ciclabile e pedonale che permettano l'accesso al mare. Fra via S. Cecilia e via T. Cannizzaro è previsto un percorso a margine del fascio di binari della stazione di Messina. Il suo sedime interesserà un numero di binari variabile tra 4 e 5, che andranno necessariamente dismessi per creare lo spazio necessario alla formazione della piattaforma stradale fino alla Zona Falcata (passando sotto il cavalcavia esistente). Il tratto terminale della nuova arteria è strutturato in modo da agevolare l’accesso agli approdi (piazzale di accesso ai traghetti delle ferrovie, molo Norimberga, Real Cittadella, area militare e aree industriali). Il progetto, in definitiva, prevede il tombamento della ferrovia nella sua parte centrale, favorendo il recupero del rapporto tra la città e la sua costa sia in modo indiretto (la Via del Mare che può essere attraversata per il raggiungimento della costa nei tratti in cui sormonta la ferrovia), sia in modo diretto (è la Via del Mare stessa che pone in essere la possibilità di accesso alla costa). La Via del Mare è vista anche funzionale al miglioramento delle condizioni di traffico urbano, ed in special modo della rete di penetrazione da Sud. Infatti la S.S. n. 114 oggi appare sovraccarica e rimane l'unica strada di accesso da Sud alla città alternativa all'autostrada. L’impegno finanziario preventivato per la realizzazione dell’opera è pari a 88 milioni di Euro di cui 46 per la realizzazione della nuova viabilità e delle aree di sosta e 42 per le opere sull’infrastruttura ferroviaria.
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Fig. 1.4- Sedime della Via del Mare all’altezza di Gazzi
Fig. 1.5- Caratteristiche tracciato della Via del Mare nella parte Nord-Fonte: Autorità Portuale Messina
Desta qualche perplessità la logica di partire da una esigenza minore se pur importante, il collegamento tra la falce e il sistema autostradale, per poi adeguare ad essa la sistemazione del litorale. Mentre bisognerebbe affrontare il problema partendo dalle potenzialità del waterfront per poi trovare soluzioni di collegamento che non precludano l’effettivo affaccio a mare. Si ritiene che una viabilità urbana di scorrimento possa rappresentare un’ulteriore barriera se non è prevista con requisiti tecnici atti a consentire un facile attraversamento pedonale, ciclabile, ecc. esempio di questi disagi possono essere riscontrati nel lungomare del Foro Italico a Palermo dove un’arteria urbana di scorrimento, a causa della elevata frequenza di attraversamento veicolare, pone rilevanti problemi di fruibilità che hanno portato alla previsione nel PRG comunale di una viabilità da realizzare in tunnel in modo da poter disimpegnare il suolo sovrastante.
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1.3. - TERRITORI SENSIBILI E TRASFORMAZIONI CONTROLLATE : IL SISTEMA AMBIENTALE
1.3.1 Individuazione e lettura delle condizioni sensibili del territorio
Verificando le progettualità in corso (cfr cartografia in allegato ), alcune condizioni di “sensibilità ambientale” del territorio messinese emergono come azioni di riqualificazione ancora non avviate e/o condizioni di potenzialità di impatto e/o salvaguardia per i territori interessati dalle trasformazioni. In tal senso se ne propone una lettura in un quadro sinottico, a cui riferirsi per comprendere in fase progettuale ed in fase di programmazione strategica le condizioni di interesse ed anche di tipologia di valutazione ambientale da farsi. La lettura prende in considerazione “azioni di intervento per categoria”, proponendo ed ipotizzando percorsi ambientali attuabili in “Misure”, per una diagnosi mirata all’intervento in fase di verifica delle progettualità in corso e di quelle che emergeranno nella fase strategica del piano.
QUADRO ORIENTATO 1. Azioni sulle Infrastrutture (misure di mitigazione) - Metroferrovia Giampilieri – Stazione Centr.le (nodo di interscambio ferro – gomma) - Passante Metropolitano legato alla realizzazione del ponte sullo stretto - Ampliamento approdo Tremestieri - Autostrade del mare e traffico Ro-ro - Viabilità costiera di connessione dei porti e di alleggerimento del traffico centro – periferia sud - Viabilità intervalliva - Nodo infrastrutturale principale Passante metropolitano – Autostrada ME/PA – Tangenziale – Svincolo Giostra/annunziata - Nuovo tracciato ferroviario connesso al Ponte - Ipotesi RFI nuova stazione Ponte area della caserma Zuccarello - Ipotesi RFi nuova stazione c.le Gazzi - Dismissione Parziale della rete ferroviaria /restituzione alla città per usi civici - Opere di allineamento dei moli - Ipotesi localizzativa del terminal crocieristico - Porti turistico per la diportistica e servizi - Porto a secco per le imbarcazioni da pesca - Parcheggio a raso area ex – gasometro - Viabilità collinare - Nuovo approdo Papardo – Accordo di Programma di Mobilità sullo stretto - Nodo infrastrutturale principale / Passante metropolitano – Ponte – SS 113 - Viabilità di Piano /Prolungamento strada panoramica dello stretto - Riqualificazione fascia costiera Tono – Mortelle nuova viabilità carrabile e pedonale – servizi di ricezione turistica – parco dunale PRUSST “messina per il 2000” 2. Azioni su sistemi naturali (misure di compensazione e ripristino) - Lavori di difesa della costa (passeggiata litoranea e parcheggi pubblici)
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- Aree da destinare a verde attrezzato - Riqualificazione della Real Cittadella /opere di bonifica - Sentiero Italia – percorso panoramico di crinale - Rete naturalistica del Parco dei Peloritani - Piano Particolareggiato di Capo Peloro (Modellazione del terreno per la creazione del parco dunale – attività ricettive e congressuali) - Riqualificazione fascia costiera Tono – Mortelle nuova viabilità carrabile e pedonale – servizi di ricezione turistica – parco dunale PRUSST “Messina per il 2000” 3. Azioni su sistemi artificiali (misure di riqualificazione) - Riqualificazione dei fortini per usi congressuali e di servizio alla cittadinanza - Ampliamento dell’Asi per l’insediamento di attività artigianali - Ambito commerciale - Area ESA ex Sanderson (ipotesi di riconversione per servizi) - Ambito di risanamento Santa Lucia e San Filippo - Ambito di risanamento via Taormina– villaggio Aldisio - Ambito di risanamento Camaro - Bosconte - Riqualificazione del Torino /Contratto di Quartiere e STU - Riqualificazione del quartiere fieristico /opere per la libera fruizione degli spazi aperti - Ambito di risanamento Annunziata/Matteotti - Ambito di risanamento Badiazza Giostra - Seminario Estivo – Fondo Basile – De Pasquale - Riqualificazione urbana di Torre Faro /adeguamento dell’arredo funzionale PIT 12 Eolo, Scilla , Cariddi - Riqualificazione fascia costiera Tono – Mortelle nuova viabilità carrabile e pedonale – servizi di ricezione turistica – parco dunale PRUSST “Messina per il 2000”
1.3.2 Interpretazione delle compatibilità dalla lettura delle condizioni sensibili
Prendendo in considerazione le relazioni e le interferenze tra gli interventi riferiti alle azioni del quadro orientato presentato nel precedente paragrafo, è possibile definire un modello utilizzabile a livello strategico, capace di verificare livelli ed attributi di sostenibilità diffusa nelle visioni del piano di Messina. In tal senso sembrano congrue le 5 linee identificabili nel modello: • la continuità ambientale a larga scala; • l'innovazione tecnologica ed organizzativa; • lo sviluppo produttivo; • la riqualificazione urbana; • la dotazione infrastrutturale di supporto e l'organizzazione nodale dei servizi di area vasta
Ciò consente di operare passando da un quadro di piano strategico sostenibile ad una strategia di pianificazione sostenibile a tutte le scale, che può essere analizzata per grandi sistemi e categorie d’indagine, supportate dagli studi di natura socio-economica.
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In particolare, il quadro conoscitivo può così essere istruito: il quadro strutturale ambientale contiene tutte le informazioni necessarie alla valutazione della compatibilità ambientale e restituisce un quadro completo delle risorse esistenti sul territorio, dei loro caratteri e dei valori con riferimento: − al censimento delle risorse ambientali naturali (acqua, aria, suolo, flora, fauna) e antropiche (beni culturali, aree agricole, aree produttive, aree archeologiche, ecc…); − all’ individuazione dei caratteri, dei valori e della vulnerabilità, allo scopo di valutare le vocazioni, le potenzialità di trasformazione, o al contrario la resistenza alla trasformazione e i possibili effetti delle trasformazioni sulle varie risorse; − all’ identificazione e valutazione dei rischi naturali ed antropici esistenti sul territorio che comportano una resistenza alla trasformazione con particolare riferimento a rischio sismico e rischio idrogeologico. il quadro strutturale urbanistico morfologico, fortemente connesso a quello infrastrutturale: consente una visione sintetica e descrittiva delle condizioni insediative e dell’assetto del territorio in riferimento: − allo studio delle parti che compongono il sistema urbano più complessivo ed il sistema delle reciproche relazioni, considerando le diverse aree urbane (aree storiche, città consolidata, periferia diffusa, ecc,), il sistema delle attrezzature e dei servizi pubblici, il sistema degli spazi pubblici e del verde urbano; − allo studio del sistema relazionale, esaminando i sistemi di connessione fra le diverse aree insediative, considerando le reti di trasporto e viabilità, il sistema delle reti energetiche (acqua, luce, gas), dello smaltimento (fognatura, rifiuti solidi urbani, ecc..) e delle telecomunicazioni; − ai valori, risorse e identità per la costruzione e/o il rafforzamento del sistema di relazioni sociali, fiduciarie, di scambio di informazioni, ecc..., che consentono la crescita e la cooperazione della comunità territoriale.
Si propone di utilizzare alcuni dei passaggi e dei riferimenti essenziali che si riferiscono a strumenti di governo e di utilizzo del territorio, quali la VAS, in generale attraverso una “scomposizione” dei caratteri che si vuole mantenere o tutelare nei loro fattori costitutivi . Nella metodologia proposta detta “scomposizione”, trova la traduzione più efficace nell’utilizzo degli indicatori, quali parametri identificativi di condizioni di stato, di pressione e di trasformazione dei fattori costitutivi il territorio preso in esame, in grado di essere però anche indici di riferimento per aspetti valutativi delle azioni di piano e di settore.
I riferimenti normativi specifici, nella necessità di organizzare le informazioni, interfacciano il concetto “strategico” di compatibilità ambientale e di progetto strutturale, in particolare per : - la verifica di coerenza - la valutazione di compatibilità ambientale
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- l’individuazione delle strategie di sviluppo locale sostenibile - la predisposizione del progetto strutturale di assetto del territorio
Ciò consente di ottenere nella metodologia proposta un carattere che è proprio delle valutazioni ambientali strategiche (VAS), che fondano il loro sistema informativo sul concetto di programma/progetto. Gli elementi di caratterizzazione troveranno una loro migliore declinazione strategica, attraverso i due momenti: • 1. la verifica di coerenza accerta che i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali, siano coerenti con quelle della pianificazione vigente, ai diversi livelli, e si applica agli obiettivi della pianificazione strutturale ed operativa; vale a dire: − alla tutela e conservazione del sistema naturalistico-ambientale; − all’equilibrio e funzionalità del sistema insediativo; − all’efficienza e funzionalità del sistema relazionale; − alla rispondenza con i programmi economici.
• 2. la verifica di compatibilità accerta che gli usi e le trasformazioni del territorio siano compatibili con i sistemi naturalistico-ambientali, insediativi e relazionali. Essa trova applicazione nelle modalità di intervento della pianificazione strutturale ed operativa ed è rivolta: a) a perseguire la sostenibilità degli interventi antropici rispetto: − alla quantità e qualità delle acque superficiali e sotterranee, − alla criticità idraulica del territorio ed all’approvvigionamento idrico, − alla capacità di smaltimento dei reflui, − ai fenomeni di dissesto idrogeologico e di instabilità geologica, − alla riduzione ed alla prevenzione del rischio sismico, − al risparmio e all’uso ottimale delle risorse energetiche e delle fonti rinnovabili; b) a rendere possibile il restauro e la riqualificazione del territorio, con miglioramento della funzionalità complessiva attraverso una razionale distribuzione del peso insediativo della popolazione e delle diverse attività; c) a realizzare una rete di infrastrutture, impianti, opere e servizi che assicurino la circolazione delle persone, delle merci e delle informazioni, realizzata anche da sistemi di trasporto tradizionali od innovativi, con la relativa previsione di forme d’interscambio e connessione, adottando soluzioni tecniche e localizzative finalizzate alla massima riduzione degli impatti sull’ambiente.
Si indicheranno le possibili opzioni in merito: A) Il perseguimento del ruolo centrale della città nel flusso delle relazioni globali (spaziali e aspaziali, economiche, sociali, territoriali, regionali) e nell’integrazione con l’area vasta B) Il perseguimento della sostenibilità secondo gli aspetti ambientali ( mobilità, compatibilità, rischi, potenzialità, etc), sociali ed economici ( riqualificazione urbana, fabbisogni, attività e fattibilità, cofinanziamenti e modalità attuative,) e non solo di compatibilità degli interventi e/o
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 37 riequilibrio dei siti compromessi e/o a rischio, che dovranno essere in ogni caso individuati, analizzati e normati attraverso altri obiettivi riconducibili e relazionabili a quelli che seguono: b1) sicurezza e messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, idraulico, sismico e ambientale in genere, attraverso il recepimento dei Piani di Settore ( Piano di Assetto idrogeologico); b2) individuazione degli ambiti di criticità dovuti al rischio tecnologico , valutato anche in relazione all’abitato; b3) individuazione delle aree dismesse e/o degradate da riconvertire/ riqualificare / riprogettare come poli centrali di attività integrate; b4) individuazione della maglia principale della viabilità di penetrazione e distribuzione , nonché del sistema dei parcheggi scambiatori e di attestamento : b5) individuazione, attraverso funzioni, dei siti portatori di progetti strategici ( risorse naturali e culturali, progetti in atto finanziati, progetti da individuare e/o implementare con i privati) quali punti di forza della riqualificazione e sviluppo urbano in termini di qualità della vita e dei servizi, ambiti di rigenerazione urbana; b6) il perseguimento del superamento della separatezza funzionale tipica del concetto di zona omogenea/zonizzazione, per la creazione, attraverso l’integrazione funzionale tra residenza/attività/territorio , di mixitè che puntano ad una equilibrata distribuzione delle funzioni sul territorio, puntando alla qualità delle scelte, piuttosto che alla quantità, all’accessibilità, alla sicurezza, alla funzionalità, alla semplicità ed economicità di gestione .
1.4. - IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE E DEI SERVIZI
1.4.1.Scenario attuale e tendenziale
1.4.1.1 – Scenario attuale: Connessioni territoriali
Linee ferroviarie La mobilità metropolitana ferroviaria è servita da RFI sui due versanti, ionico e tirrenico, sviluppandosi lungo le due direzioni principali Messina-Catania, costeggiando il litorale ionico, e Messina-Palermo che si innesca dal cosiddetto “Curvone Gazzi” proseguendo lungo la “Galleria dei Peloritani” con prima fermata a Villafranca Tirrena. La ferrovia è dotata di doppio binario nel tratto da Messina Centrale a Giampilieri in direzione Catania.
Autostrade Due autostrade si dipartono da Messina, la A20 Messina-Palermo, dal casello si Villafranca Tirrena e la A18 Messina-Catania, dal casello di Tremestieri. I due tracciati sono congiunti tramite un tratto di tangenziale cittadina (con limite di velocità massima pari a 80 km/h), che risente di una forte confluenza di veicoli che sovraccaricano pesantemente il traffico stradale. Gli svincoli della A18 nel comprensorio provinciale di Messina dall’ingresso di Tremestieri in direzione Catania sono : Alì terme (in progetto) Roccalumera
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Taormina Giardini Naxos
Gli svincoli della tangenziale in direzione Palermo sono: • Messina Sud-Tremestieri Connette attualmente con l’approdo di Tremestieri, con la SS113, con la Zona Commerciale di Tremestieri, con la Zona ASI di Larderia. • San Filippo – Polo sportivo Connette con i centri abitati di San Filippo e Santa Lucia Sopra Contesse e con il nuovo polo sportivo. • Messina Gazzi Connette con il centro abitato di Gazzi, con il Policlinico Universitario, con la ZIR (Zona industriale Regionale) • Messina Centro Connette con la Caserma Zuccarello e con il centro cittadino (Viale Europa) • Boccetta Connette con l’area portuale e fieristica e, in mancanza del completamento degli svincoli di Giostra-Annunziata, con il litorale ionico della periferia nord di Messina
Gli svincoli della A20 sono: • Messina Nord – Villafranca Tirrena Rometta Torregrotta-Monforte S.G. (in progetto) Milazzo Barcellona Pozzo di Gotto Portorosa - Furnari (in progetto) La periferia nord della città, che si spinge fino a Capo Peloro, non è servita da autostrade ma i piani urbanistici di Messina prevedono, nel caso di realizzazione del Ponte sullo Stretto, la realizzazione di un Passante Metropolitano.
Porto di Messina Il Porto di Messina rappresenta per la città la sua stessa origine ed è l’infrastruttura che maggiormente la caratterizza e che le conferisce il ruolo di nodo e cerniera dello stretto quale centro intermodale e di scambio tra luoghi e culture diverse. Esso si estende dalla Zona Falcata fino alla Rada di San Francesco ed è suddividibile in tre sub-ambiti: 1-La Zona Falcata 2-Passeggiata a mare/Fiera 3-Rada di San Francesco La Zona Falcata E’ l’area portuale la cui estensione si sviluppa a forma di falce dal forte San Salvatore al Torrente Boccetta. Questo è certamente l’ambito portuale di maggiore suggestione per forma, posizione e storia e per la peculiarità di essere di contro l’area maggiormente degradata e caratterizzata da un uso improprio ed ingeneroso. Vengono esercitate in quest’area funzioni portuali a carattere commerciale come il servizio traghettamento pedoni con gli aliscafi Bluvia
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 39 e Snav, il traghettamento delle navi FS/Bluvia, ed il servizio traghettamento con le navi “Autostrade del Mare” in direzione Messina-Salerno. Vengono inoltre esercitate funzioni portuali a carattere turistico, e nello specifico il settore della crocieristica 9 ha subìto, negli ultimi anni, un notevole incremento del proprio traffico ponendosi come nuova realtà di massimo interesse per operatori commerciali e per gli Enti Pubblici preposti e come nuova potenziale opportunità per lo sviluppo economico della città. Infine questo sub ambito è caratterizzato da funzioni industriali quali la cantieristica navale e funzioni militari in quanto la parte estrema della Zona Falcata è attualmente a disposizione della autorità militare alla quale è destinato un intero “campus” ed all’Istituto Talassografico del CNR. La passeggiata a mare/Fiera Quest’area si estende dal Torrente Boccetta al Torrente Giostra, ospitando il porto turistico “Marina del Nettuno” con funzione di diportismo. L’area della Fiera che si fregia di alcune pregevoli presenze architettoniche del periodo razionalista, versa attualmente in condizioni di degrado ed attende nuovi programmi di recupero e rifunzionalizzazione. Rada di San Francesco E’ l’ultimo sub ambito in direzione nord e ospita l’approdo per le navi traghetto private con tratta Messina – Villa San Giovanni. Nell’area adiacente l’approdo sono impiantate le attività di servizio di cantieristica. La collocazione di questo terminale dei traghetti per l’attraversamento dello Stretto grava notevolmente sulla fruibilità del traffico del centro urbano e sul degrado del litorale corrispondente per il quale il recente Piano Regolatore Portuale ha previsto una complessiva riqualificazione che è già iniziata con la realizzazione della passeggiata del Ringo, adiacente all’omonima spiaggia dove avviene il rimessaggio delle imbarcazioni da pesca.
Porto di Tremestieri 10 Il porto di Tremestieri è stato attivato per la necessità di decongestionare la città dai traffici provenienti dal traghettamento sullo Stretto. Attualmente ha una capacità di approdo pari a tre navi traghetto. Il servizio traghettamento espletato è costituito dalla tratta Villa San Giovanni- Tremestieri ed è attualmente destinato solo al traffico gommato pesante. E’ un importante nuovo polo intermodale che già funge da by-pass dai flussi in transito per Messina in direzione Villa San Giovanni alleggerendo la presenza di mezzi pesanti nel centro urbano grazie al collegamento diretto con l’infrastruttura autostradale.
1.4.1.2 – Scenario attuale: Assi di distribuzione periferici e misti Esistono diversi assi di distribuzione che connettono la città con la periferia svolgendo un ruolo essenziale dato lo sviluppo longitudinale di Messina.
9Fonte: Programma Operativo Regionale Sicilia 2000-2006 n. 1999.IT.16.1.PO.011 Complemento di Programmazione – Modello di documento finale del PIT – PIT n.12 – 498 “Eolo, Scilla e Cariddi” 10 Fonte: Piano Regolatore Portuale di Messina – Autorità portuale di Messina - Relazione generale – Maggio 2007
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Circonvallazione / Strada Panoramica dello Stretto : questo è un asse di distribuzione misto cioè caratterizzato da due distinti tratti: Il primo tratto è un asse di distribuzione urbano, esso va dal Viale Europa (Caserma Zuccarello) al Torrente Annunziata, fungendo da circonvallazione per la città. Il secondo tratto è un asse di distribuzione periferico, esso va dal Torrente Annunziata a Curcuraci. SS 113: questo è un asse di distribuzione periferico e collega le periferie Nord della città SS114: questo è un asse di distribuzione periferico e collega le periferie Sud della città Il collegamento con i villaggi periferici avviene tramite le Strade Provinciali che si dispongono con un sistema “a pettine” rispetto alle strade statali menzionate.
1.4.1.3 – Scenario attuale: Assi di distribuzione urbana Gli assi di distribuzione Gli assi di distribuzione urbana sono costituiti da: Viale La Farina Viale San Martino Viale Garibaldi Viale Annunziata Viale Giostra
Cadenti Gli assi di distribuzione urbana vengono intercettati dalle cosiddette “cadenti” che distribuisco il traffico urbano sull'intero sviluppo del centro cittadino e le sue immediate periferie; le cadenti sono costituite da: − Viale San Filippo − Viale Gazzi − Viale Europa − Viale Boccetta
1.4.1.4 – Scenario attuale: Assi di penetrazione urbana Gli assi di penetrazione urbana hanno un andamento “Ippodameo” e minor flusso di circolazione, distribuiscono il traffico urbano all’interno del centro cittadino.
1.4.1.5 – Scenario attuale: Nodi Le intersezioni tra infrastrutture di connessione territoriale, assi di distribuzione periferici ed urbani, ed assi di penetrazione costituiscono i “Nodi” della città, punti nevralgici di massima concentrazione del traffico di intensità e caratteristiche differenti. Nodi Primari I nodi primari sono costituiti da intersezioni tra differenti infrastrutture di connessione territoriale. Attualmente esiste un unico nodo di tipo primario ed è localizzato in corrispondenza dello svincolo di Tremestieri. Esso, infatti, serve il porto di Tremestieri, l’autostrada, la SS 114 (attraverso cui si raggiunge l’area ASI di Larderia) e l’antica via del Dromo Nodi Secondari
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I nodi secondari sono costituiti da intersezioni tra infrastrutture di connessione territoriale e assi di distribuzione periferica ed urbana. Ne esistono quattro: • Svincolo Messina San Filippo/Polo Sportivo • Svincolo Messina Gazzi • Svincolo Messina Centro • Svincolo Messina Boccetta (serve attualmente il traghettamento gommato leggero) • Svincolo Messina Nord Villafranca T.
1.4.1.6 – Scenario tendenziale: Connessioni territoriali Linee ferroviarie 11 Si stanno predisponendo delle ipotesi progettuali di modificazione del tracciato ferroviario che l’amministrazione comunale deve concordare con RFI: - La realizzazione della “Metroferrovia” servizio di collegamento leggero previsto dalla periferia sud di Gianpilieri con il centro cittadino, avendo come ultima stazione Messina Centrale, la creazione quindi di nuove stazioni intermedie quali: • Giampilieri (esistente) • San Paolo (ex-novo) • Ponte Schiavo(ex-novo) • Santo Stefano (ex-novo) • Galati (esistente) • Mili marina (ex-novo) • Tremestieri (esistente) • Contesse (esistente) • Gazzi (ex-novo) • Santa Cecilia(ex-novo) • Messina - Cannizzaro (ex-novo) • Messina Centrale (esistente)
Dismissione della Stazione Centrale di Messina e suo trasferimento nella nuova stazione di Messina Gazzi Riduzione della linee ferrata, da Messina Gazzi a Messina Centrale, a soli due binari per consentire il servizio di metro ferrovie e di traghettamento dei treni (fino ad eventuale completamento del Ponte) Riconversione Stazione Messina Centrale in attività di servizi per la collettività. Realizzazione di una stazione interrata presso Gazzi Nuovo tracciato ferroviario in sotterranea, previsto per la diretta connessione al Ponte.
Autostrade In generale sul sistema infrastrutturale viario è fortemente sentita l’esigenza di suddivisione dei diversi tipi di traffico ritenuta fondamentale ai fini della piena funzionalità del sistema viabilistico 12 che prevede interventi a breve termine quali:
11 Fonte: Schema planimetrico della proposta delle opere propedeutiche e connesse alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina – Sistema di trasporto ferrato Ipotesi B – Unità di progetto sul ponte sullo stretto – Comune di Messina - Luglio 2004
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Selezione dei traffici nella sede attuale di raccordo Allargamento carreggiate esistenti Sugli interventi a medio e lungo termine, invece, la linea autostradale e i relativi programmi di rinnovamento e potenziamento sono fortemente influenzati dalla previsione della realizzazione di un’infrastruttura di attraversamento stabile tra Messina e Reggio Calabria quale il Ponte dello Stretto. Nell’ipotesi quindi che tale infrastruttura venga realizzata è stato ipotizzata la realizzazione di un “Passante Metropolitano”, una nuova linea che connette, da Tremestieri, la A18 direttamente con il Ponte fungendo da bypass della città. Questa infrastruttura è costituita da due tratti: - I Tratto, da Tremestieri allo svincolo Giostra-Annunziata, funge da vero e proprio “Passante Metropolitano” grazie al quale l’attuale tracciato autostradale da Tremestieri a Giostra viene declassato alla sola funzione di tangenziale cittadina. - II Tratto, da Giostra a Curcuraci assolve alla funzione di autostrada e contemporaneamente a quella di nuova tangenziale in un’ ottica di proseguimento del tratto di tangenziale Tremestieri - Giostra. I nodi sono rapportati alla realizzazione del “Passante Metropolitano” ed alla sua interconnessione con le altre infrastrutture viarie di rilievo: - Il nodo di Tremestieri tramite il quale si crea una diretta connessione con l’autostrada A 18 Messina-Catania, con il relativo svincolo di Tremestieri e con la tangenziale cittadina che connette di conseguenza al porto di Tremestieri, alla SS114 e quindi alla Zona Commerciale di Tremestieri, ed infine all’area ASI Larderia. - Il nodo di Giostra tramite il quale si ha accesso alla Autostrada A20 Messina-Palermo ed alla tangenziale cittadina (ex autostrda), allo svincolo di Giostra-Annunziata che connette alla Zona Falcata. - Il nodo di Curcuraci tramite il quale si ha accesso al litorale di Ganzirri, Torre Faro e Mortelle tramite la SS113, alla nuova area riqualificata di Mortelle-Tono, (prevista per il Piano Bohigas), alla nuova stazione ferroviaria, alle nuove aree servizi per il Ponte.
Porto di Messina Il movimento sullo Stretto delle autovetture e degli automezzi commerciali ha assunto nell’ultimo decennio proporzioni ed entità sempre crescenti 13 con notevoli ripercussioni sulla fruibilità del centro urbano, costituendo uno dei principali temi di confronto e dibattito tra le P.A.. La scarsa correlazione urbanistica con gli altri sistemi di trasporto merci e una deficitaria politica gestionale, hanno determinato l’incapacità per l’area portuale messinese di inserirsi come importante anello strategico nel sistema mercantile mediterraneo. Diverse ad oggi le proposte di rivalutazione commerciale ed economica del sistema portuale aventi come elemento fondante la decentralizzazione delle funzioni militari: - Tra gli interventi di programma previsti dal Progetto 2 “Recupero del waterfront” del P.R.U.S.S.T. , l’”intervento 3” prevede la realizzazione di due aree portuali turistiche per l’attracco e l’assistenza alle imbarcazioni da diporto.
12 Piano Regolatore Generale – Relazione illustrativa generale del progetto del Piano e dei criteri adottati 13 Fonte: P.R.U.S.S.T. – Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio – Comune di Messina – Agosto 1999
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- E’ in atto un accordo di programma tra il Comune ed RFI il quale tra le altre previsioni indica la possibilità di realizzare una “Metropolitana del Mare” che mette in connessione l’approdo di Tremestieri, il Porto di Messina, il Molo S.Agata (in previsione) e diverse stazioni marittime di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. - Tra gli interventi previsti dal PRP di Messina vi è in programma: - il potenziamento dell’attività croceristica tramite il rimodellamento del profilo del molo destinato alle navi da crociera (sub ambito Zona Falcata in direzione del Viale San Martino) - l’inserimento di nuovi moli - ipotesi di realizzazione di Terminal croceristici (sub ambito Fiera) - la dismissione del servizio delle navi traghetto private (sub ambito Rada di San Francesco) - la realizzazione di un nuovo porto turistico per la diportistica e le imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni con annessi servizi per la manutenzione.
Il porto di Messina è oggetto di pianificazione da parte dell’autorità portuale di Messina che ha prodotto il Piano Regolatore Portuale di Messina del quale si riporta un abstract.
Piano Regolatore Portuale di Messina – Relazione generale – Maggio 2007
2.1.2. Ambito portuale e sotto-ambiti
Gli ambiti portuali definiti dal PRP di Messina sono due, ben distinti fra loro: quello storico, che si estende davanti alla città tra le foci dei torrenti Annunziata e Portalegni, e quello più isolato, a sud, in località Tremestieri. Come previsto dalle “Linee guida” ministeriali, il PRP disciplina gli ambiti suddividendoli ulteriormente in due tipologie di sottoambito, rispettivamente del Porto Operativo e dell’ Interazione Città-Porto . Il Piano prevede quattro diversi sottoambiti così identificati e denominati: • Il Sottoambito del Porto Operativo di Messina (POM) allocato nella sua posizione storica all’interno della cosiddetta zona Falcata e a mezzogiorno della foce del torrente Boccetta, in un bacino naturalmente protetto e in un’area che in questo piano viene sostanzialmente riorganizzata sia per quanto riguarda le banchine che gli spazi a terra. • Il Sottoambito del Porto Operativo di Tremestieri (POT), circa 7 chilometri a sud del primo, dove è prevista la riorganizzazione della darsena esistente e la formazione di una nuova darsena a mezzogiorno della prima. • Il Sottoambito di Interazione Città-Porto denominato “Waterfront” (WAT) , che comprende il litorale urbano che si sviluppa a nord della foce del Boccetta fino alla foce del torrente Annunziata, è dedicato precipuamente al diporto nautico. • Il Sottoambito di Interazione Città-Porto denominato “La Falcata” (FAL) , che impegna le aree affacciate sullo Stretto, e quindi all’esterno della omonima penisola, dedicato sostanzialmente al recupero di funzioni urbane e del rapporto della città con il mare.
2.1.3. Aree funzionali
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All’interno dei singoli sottoambiti il Piano si articola in diverse aree funzionali – di norma caratterizzate da una funzione prevalente dalla quale traggono il nome – individuate da una sigla composta da tre lettere (rappresentanti il sotto-ambito del quale fanno parte) e da un numero progressivo, e precisamente:
2.1.3.1. Sottoambito del Porto Operativo di Messina POM 1 - TERMINALE CROCIERE E’ stato dimensionato per poter accogliere tre navi da crociera lunghe mediamente 300 m l’una, ovvero quattro navi di cui una da 300 m e altre tre lunghe mediamente 200 m; lo sviluppo complessivo delle banchine è infatti di 965 m, con due banchine lunghe rispettivamente 665 e 300 m, mentre i piazzali misurano in totale circa 44.500 m2. Il Piano prevede che la Stazione Marittima sia sistemata nella parte verso mare dello storico edificio delle Dogane, tramite il recupero filologico delle sue strutture, e che al Terminale si acceda attraverso un varco principale posto al termine del viale San Martino ove esso incrocia la via Vittorio Emanuele II°; una eventuale seconda Stazione Marittima potrà essere realizzata a servizio dei due accosti più settentrionali. L’area del Terminale sarà recintata – per ovvie ragioni di security – da una lunga cancellata che la dividerà dai retrostanti spazi urbani e che presenterà alcune parti apribili – cancelli o varchi secondari – allo scopo di consentire l’accesso pubblico della banchina quando non vi siano navi accostate. Lungo la cancellata sarà realizzata una larga fascia di verde di rispetto a separazione dello spazio portuale da quello urbano POM 2 - TERMINALE ALISCAFI E NAVI VELOCI La banchina che separa il Terminale Crociere dal Terminale Ferroviario, lunga circa 145 m è destinata ad accogliere gli aliscafi e le navi veloci per il trasporto dei passeggeri – senza automobili al seguito – diretti in Calabria e alle Isole. Un piazzale di circa 13.800 m2 consentirà di accogliere – oltre a un edificio per la biglietteria, l’attesa e i servizi ai passeggeri – una stazione di taxi ed una eventuale fermata di autobus urbano; la vicinanza della Stazione Ferroviaria, della Stazione degli autobus extraurbani con un importante autosilo, e l’adiacenza della linea tranviaria e di numerose altre linee di trasporto urbano, faranno sì che intorno a questo Terminale si venga a creare un nodo di interscambio intermodale per passeggeri altamente significativo per tutta la città e per il territorio messinese. POM 3 - TERMINALE FERROVIARIO Il Piano rispetta sostanzialmente la situazione esistente, ritenendo che essa non possa subire trasformazioni in tempi brevi né attivabili entro l’orizzonte temporale di 10-15 anni proprio del PRP. E’ indubbio infatti (dal momento che l’attuale impianto risale all’800) che il trasferimento dei carri ferroviari da e per la sponda calabra dovrà subire quanto prima un importante processo di ammodernamento e di innovazione tecnologica, che dovrà necessariamente coinvolgere l’intero sistema, a partire dai treni e dalle navi traghetto fino agli approdi sulle due sponde alle stazioni, ai collegamenti ed alle reti. Non esistono ad oggi elementi certi, frutto di approfondite valutazioni comparative nell’ambito di uno studio integrato di fattibilità complessiva del sistema (che appare indispensabile), che nel ridisegnarne l’assetto complessivo, indichino in modo certo una futura ubicazione del terminale siciliano del traghettamento ferroviario, alternativa a quella esistente. Esistono invero orientamenti, per i quali occorrono approfondite verifiche nella direzione indicata sopra, secondo cui il nuovo
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 45 terminale ferroviario potrebbe avere sede a Tremestieri (nel pressi del porto previsto dal presente PRP) o a Gazzi, in prossimità dello sbocco della galleria dei Peloritani. Ciascuna delle due soluzioni lascia intravedere pregi e difetti, ma certamente entrambe meritano adeguata riflessione prima di tradursi in proposta concreta. Il Piano condivide e conferma – per quanto di competenza – l’esigenza di trasferire altrove, al più presto, il nodo ferroviario di Messina allo scopo sia di restituire alla Città i grandi spazi – oggi occupati da stazioni, binari e servizi – indispensabili per ricucire il tessuto che la lega alla Cittadella e alla zona Falcata sia di meglio utilizzare preziose aree del porto storico. A tal fine, negli elaborati tecnici del PRP (si veda l’elaborato E) sono prefigurate ipotesi di trasformazione, a trasferimento avvenuto, delle infrastrutture portuali nel porto storico di Messina oggi dedicate al traghettamento ferroviario, che potranno essere destinate a potenziare la ricettività per navi da crociera e/o ad altre funzioni portuali ed urbane compatibili con il nuovo assetto dell’area. Tali ipotesi, che non hanno al momento alcun valore normativo e che occorrerà definire mediante una formale Variante del PRP allorché siano state assunte le necessarie decisioni da parte delle Amministrazioni competenti, danno conto dell’attenzione posta dal presente Piano a non confliggere con l’auspicato trasferimento del terminale ferroviario, ed anzi a favorirne la più celere attuazione. Il Piano tiene invece conto del fatto che l’impianto ferroviario appare già oggi ridondante rispetto alle esigenze dei decenni passati; in particolare il traffico relativo al gommato pesante è già stato trasferito a Tremestieri rendendo non tutti gli invasi per l’accosto dei ferry-boat adeguatamente utilizzati, così come parte del retrostante parco ferroviario. In forza di queste considerazioni, il Piano prevede alcuni limitati interventi ai bordi dell’area di pertinenza del Terminale allo scopo, come si vedrà più avanti, di migliorare la viabilità portuale e di definire meglio le aree funzionali adiacenti. Analogo discorso vale per Tremestieri, come detto nel seguito. POM 4 - PORTO MERCANTILE Le attività di sbarco e imbarco di merci nel porto di Messina – e le emergenze che sarà necessario gestire in questo porto negli eventuali casi di inagibilità transitoria degli accosti di Tremestieri – sono tutte concentrate in quest’area e quindi sul Molo Norimberga che ne è la parte sostanziale. Il Piano prevede una risagomatura del Molo, per consentire l’accosto di navi RoRo (ed anche Lo-Lo), ampi piazzali liberi (circa 43.300 m2) per consentirvi lo stazionamento dei mezzi sbarcati o in attesa di imbarco, ed un nuovo varco con strada d’accesso riservata capace di accogliere le eventuali code formate dagli automezzi in entrata. Un varco secondario, riservato ai mezzi leggeri di servizio, potrà essere aperto in corrispondenza della rotatoria prevista in asse al Molo Norimberga e nel centro del sedime storico della Real Cittadella. POM 5 - COSTRUZIONI E RIPARAZIONI NAVALI Collocata a cavallo fra il Demanio Marittimo e quello Militare, ove già esistono attività di costruzioni e riparazioni navali – ma frammiste ad uffici di alcune Pubbliche Amministrazioni (come la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza) – quest’area di circa 134.000 m2 è riservata alla riorganizzazione delle attività industriali ed artigianali già presenti nel Porto di Messina, di cui non si prevede il trasferimento a Tremestieri o a Milazzo, ed alla installazione di nuove aziende con attività del medesimo tipo. La riorganizzazione dell’area – sopratutto se sarà data in concessione a diversi soggetti – comporterà la previsione di adeguati spazi e servizi comuni come la viabilità interna, i parcheggi, locali di ristoro, eventuali mense, etc. e preferibilmente anche un unico accesso.
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POM 6 - MEZZI NAVALI DELLE PP. AA. Raccoglie funzioni, attualmente disseminate nel Porto, che possono trovare non poche sinergie nell’essere concentrate in un’unica area. Si tratta dei presìdi (direzione, uffici, casermaggi, etc.) delle Pubbliche Amministrazioni come Guardia Costiera, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, etc. e dei loro mezzi navali. L’area, estesa su oltre 15.000 m2, ha un affaccio a mare che si sviluppa su circa 300 m e che può essere non solo banchinato ma anche attrezzato con pontili per soddisfare le necessità di ormeggio di un gran numero di imbarcazioni. Per motivi di sicurezza l’area potrà essere recintata, suddivisa ed organizzata in più lotti – con viabilità interna, parcheggi, attrezzature di ristoro, etc. – in modo da costituire una cittadella autonoma dedicata alle forze dello Stato.
2.1.3.2. Sottoambito del porto operativo di Tremestieri POT 1 - TERMINALE DELLO STRETTO Questo sottoambito comprende parte della darsena esistente e prevede la costruzione di una nuova darsena, a sud di quella recentemente entrata in esercizio, da ricavare per la maggior parte mediante dragaggio. Il potenziamento della darsena attuale mediante la realizzazione di un terzo accosto e la nuova darsena rendono disponibili accosti ed aree a terra adeguate per accogliere l’intera attività di traghettamento dello Stretto – anche quindi di automobili oltreché di automezzi commerciali, già attestata a Tremestieri dal marzo 2006 – nonché 1 o 2 accosti per “autostrade del mare”, che potranno operare in stretta sinergia con quelli previsti al molo Norimberga. Il disegno del PRP si presta – compatibilmente con i limiti dimensionali imposti lato terra dalla presenza della linea ferroviaria e verso mare dai ripidi fondali presenti a breve distanza dalla battigia – ad una grande flessibilità d’uso, rendendo possibile utilizzare banchine e piazzali della nuova darsena per le “autostrade del mare” o per il servizio di traghettamento in misura e con modalità diverse, a seconda delle esigenze e dell’effettivo andamento dei traffici. In particolare, qualora le esigenze di traghettamento di mezzi gommati – al momento da considerarsi evidentemente prioritarie – dovessero nel medio termine subire flessioni o essere in futuro addirittura drasticamente ridimensionate a seguito della costruzione del Ponte e/o di un significativo incremento del trasporto su ferro, le opere previste dal Piano manterranno una piena validità e consentiranno un ulteriore impulso delle “autostrade del mare”, in un sito privilegiato dalla favorevole posizione rispetto all’autostrada per Catania e per Palermo. È infine da osservare che l’assetto proposto dal PRP non verrebbe modificato anche qualora, a seguito delle valutazioni di cui si è detto a proposito del Terminale ferroviario di Messina (POM 3), risultasse opportuno ubicare a Tremestieri – cosa che peraltro appare allo stato poco probabile – l’approdo siciliano dell’eventuale nuovo sistema per il traghettamento ferroviario dello Stretto. È evidente infatti che, anche a causa della limitazione degli spazi disponibili, l’eventuale approdo ferroviario non potrebbe essere integrato nel terminale per mezzi gommati previsto dal Piano e che i due terminali dovrebbero essere comunque nettamente distinti e separati. L’eventuale nuovo terminale ferroviario a Tremestieri potrebbe quindi essere previsto a sud degli interventi di Piano, senza subire apprezzabili condizionamenti a causa della presenza di questi ultimi. POT 2 - MANUTENZIONI NAVALI La parte settentrionale dell’area portuale di Tremestieri, attualmente impegnata dalla viabilità di accesso al piazzale di imbarco, e quindi dalla formazione delle code dei mezzi pesanti, viene
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 47 destinata dal Piano alla manutenzione di mezzi navali – in particolare dei traghetti dello Stretto – con lo scopo di trasferirvi alcune attività di quella natura che ora si svolgono nella rada di San Francesco. Nell’area potranno essere realizzati le officine, i magazzini e i depositi necessari alle attività di manutenzione delle navi traghetto, che disporrà di un accosto in banchina riservato alle navi in manutenzione e di un eventuale secondo accosto per l’emergenza o la sosta, nei periodi di minor traffico, utilizzabile tuttavia anche come accosto operativo.
2.1.3.3. Sottoambiti di interazione città-porto-Waterfront WAT 1 - DIPORTO NAUTICO La costa che si estende dalle foce del torrente Annunziata a quella del Giostra è destinata – con il trasferimento del Terminale Traghetti a Tremestieri – ad una radicale trasformazione orientata da una parte allo sviluppo del diporto nautico, dall’altra alla formazione di un lungomare urbano di grande qualità. L’ “ipotesi progettuale” del Piano prevede che – nella parte centrale – si realizzino un porticciolo turistico per imbarcazioni di dimensioni medie (circa 45.000 m2 per circa 400 posti barca da 8-14 m di lunghezza) protetto da una diga foranea antemurale, una banchina per l’accoglienza di yacht più grandi in transito, ed un ampio spazio (circa 14.500 m2) attrezzato come porto a secco in grado di accogliere fino a 350-400 imbarcazioni di modeste dimensioni. A nord, presso l’Annunziata, sarà riorganizzato e definito un piccolo polo sportivo e ricreativo incentrato sui circoli esistenti e sul giardino della Villa Sabin; a sud, in prossimità della foce del Giostra, è prevista la realizzazione di un consistente parcheggio per automobili, anche pluripiano (con un’area dedicata di circa 9.000 m2 si potranno accogliere circa 360 posti auto per piano), con la possibilità di utilizzarlo, in parte, come rimessaggio invernale di piccole imbarcazioni. In alcune posizioni, lungo la riva, potranno essere realizzati edifici per accogliervi i necessari servizi portuali come uffici di direzione e amministrazione, servizi commerciali, di accoglienza e ristoro, agenzie, servizi igienici, etc. Le banchine saranno separate dal viale della Libertà da una ampia passeggiata pedonale, già progettata dalla Autorità Portuale e parzialmente appaltata. WAT 2 - PARCO CULTURALE E RICREATIVO L’area della Fiera di Messina è storicamente di grande rilevanza per alcuni edifici, risalenti ai primi decenni del secolo scorso, di elevata qualità architettonica; la Fiera è destinata a spostarsi altrove, in spazi più ampi, ed il Piano prevede che gli edifici meritevoli di conservazione vengano restaurati e destinati ad attività culturali (auditorium, musei, sale di esposizione, etc.) per consolidarvi un sistema a rete insieme all’importante e poco distante Museo Regionale. L’eliminazione della recinzione della ex-Fiera, la formazione di un giardino pubblico sulle ampie terrazze a mare, la sistemazione della riva con banchinamenti ed affacci panoramici (ove sarà consentita l’installazione di pontili per l’ormeggio provvisorio di imbarcazioni in transito), restituiranno all’uso pubblico la linea di costa antistante il centro della città e daranno continuità all’intero waterfront urbano, dalla foce dell’Annunziata fino alla piazza del Palazzo Reale. WAT 3 - GIARDINI PUBBLICI Infine, a completamento del waterfront urbano, un’ultima area funzionale comprende il lungomare che dalla Fiera si sviluppa verso sud fino alla fine della Palazzata e dunque fino al varco di accesso al Terminale Crociere. E’ un lungomare molto frammentato a cui si intende dare, contenendolo in un’unica area funzionale, la maggiore omogeneità e continuità possibile.
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Il Piano prevede il mantenimento del giardino antistante la Fiera e il porticciolo turistico denominato Marina del Nettuno con la retrostante passeggiata a mare, ma prevede anche l’ampliamento della passeggiata a mare, con l’avanzamento della linea di costa in corrispondenza della foce del torrente Boccetta e la formazione di una terrazza in corrispondenza dell’imboccatura del porto, e, più a sud, con la sistemazione della via Vittorio Emanuele II fino al varco del Terminale Crociere. In questo modo viene data la richiesta continuità ai percorsi pedonali ed eventualmente ciclabili dall’Annunziata, per tutto il fronte mare, fino alla Dogana.
2.1.3.4. Sottoambiti di interazione città-porto-La Falcata FAL 1 - MOBILITA’ E VERDE CONNETTIVO Questa area funzionale, costituita da una serie di spazi intersiziali fra le aree del Porto Operativo che affacciano verso la città e quelle di rispetto archeologico e di recupero urbano che si affacciano sullo Stretto, è riservata alla formazione dell’asse viario che percorrerà l’intera zona Falcata sostituendo l’attuale via San Raineri. Questo avrà doppia carreggiata, ciascuna a doppia corsia, separate da una aiuola verde spartitraffico, con ampi spazi di parcheggio pubblico, e sarà in gran parte alberata ed affiancata da un percorso ciclopedonale attrezzato con aree di sosta; nella parte meridionale della zona Falcata un secondo percorso carrabile consentirà di isolare il traffico pesante diretto al varco del Porto Mercantile e di separarlo dal viale e dal Parco Archeologico. Caratteristica del viale sarà quella di essere totalmente aperto verso le aree esterne della zona Falcata, e di avere una recinzione pressoché continua verso le aree che affacciano sul porto; in due punti l’area si allarga affacciandosi verso la città, sia per offrirne l’incomparabile vista, sia per raggiungere le stazioni di una ipotizzata linea di trasporto pubblico marittimo (la cosiddetta “metropolitana del mare”). FAL 2 - PARCO ARCHEOLOGICO Il sedime dell’ antica Real Cittadella non già compromesso dalle attività del Porto Operativo, o non strettamente indispensabile ad esse, viene preservato da qualsiasi intervento che non sia la valorizzazione dei reperti archeologici o la costituzione di eventuali spazi museali – come ad esempio quanto previsto dal progetto CDAC (Centro di Documentazione di Arte Contemporanea) per iniziativa della Sovrintendenza messinese – grazie alla costituzione di un Parco Archeologico. Le aree del Parco saranno organizzate in modo da far emergere l’antica struttura immergendola nel verde ed affacciandola sulle acque dello Stretto; alcune vasche d’acqua riprenderanno il tracciato degli antichi fossati. FAL 3 - POLO TURISTICO-ALBERGHIERO L’area dismessa dall’attività di degasifica delle navi sarà bonificata e, grazie alla sua posizione di grande panoramicità e di sostanziale centralità, destinata alla formazione di un indispensabile polo turistico-ricettivo-alberghiero della città, integrato con strutture complementari di tipo commerciale, ludico, sportivo, etc., vale a dire una porzione di città capace di soddisfare quei bisogni – tipici di tutti i waterfront urbani derivati da dismissioni portuali – che la città consolidata non riesce più a soddisfare per la mancanza di idonee aree libere. Per integrare funzioni fra loro diverse e compatibili - e per assicurare la necessaria vivacità dell’insediamento - nella parte sud-occidentale dell’area è stata prevista la nuova sede dell’Istituto Nautico messinese che potrà giovarsi, da una parte, delle sinergie con le altre strutture museali e didattiche presenti o realizzabili nelle aree adiacenti, dall’altra delle
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 49 strutture di un porticciolo turistico. Alla vivacità di questo nuovo complesso edilizio contribuirà sensibilmente, infatti, la realizzazione di una darsena destinata ad accogliere imbarcazioni di dimensione media e medio-piccola il cui uso, in considerazione della sua posizione, sarà orientato più allo sviluppo del turismo che non al soddisfacimento della domanda dei residenti; ipotizzata per accogliere 200/250 imbarcazioni in uno specchio acqueo di circa 28.000 m2, la darsena consentirà ai gestori degli eventuali alberghi di offrire ai propri ospiti servizi integrati con il noleggio di imbarcazioni da diporto e con il charter nautico. Questo insediamento che - fra tutti quelli previsti nell’ambito portuale di Messina – è certamente il più significativo e rappresentativo dal punto di vista dell’impatto urbanistico e socioeconomico, è stato calibrato in modo da assicurare una massa critica minima di presenze senza tuttavia aumentare il “peso” volumetrico complessivo sull’area. E’ infatti previsto un indice di occupazione del suolo inferiore al 10% (dei 91.000 m2 complessivi dell’area i nuovi edifici potranno impegnarne al massimo 9.000, non molto diversi dagli 8.750 m2 impegnati dalle strutture industriali attuali), ed è stata imposta un’altezza massima di 4 piani (quindi un’altezza media effettiva di circa 14 m), perfettamente in linea con le altre parti della zona Falcata, al preciso scopo di non apportare sostanziali modifiche allo skyline dal lungomare cittadino. Alla formazione di questo polo viene in conclusione attribuita l’edificabilità complessiva di circa 126.000 m3 (pari all’indice fondiario di circa 1,4 m3/m2) di cui 28.000 circa per attività didattiche; i restanti volumi, qualora fossero interamente destinati a strutture alberghiere, consentirebbero la realizzazione di circa 1.000 posti letto di categoria superiore con una elevata quantità di servizi di tipo congressuale, sportivo, di fitness, ecc.; sarebbe tuttavia auspicabile ed opportuno destinare questa volumetria ad una complessa pluralità di funzioni allo scopo di assicurare sull’area un consistente “effetto urbano” in tutte le ore del giorno e in tutti i giorni dell’anno.
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Porto di Tremestieri 14 Lo scenario tendenziale del porto di Tremestieri prevede la creazione, in direzione sud, di nuovi approdi per le navi traghetto destinate al traffico gommato leggero ed un approdo per le Autostrade del Mare Messina-Salerno, sette aree logistiche ed un’area destinata al servizio amministrativo (biglietterie – servizi igienici).
1.4.1.7 – Scenario tendenziale: Assi di distribuzione urbana Le principali previsioni inerenti gli assi di distribuzione urbana riguardano: - la realizzazione della Strada del Mare di collegamento Tremestieri-Falcata, infrastruttura viaria che permetterebbe una diretta connessione tra i due ambiti all’interno della quale si innescano le “cadenti” all’attuale autostrada (riproposizione, anche se in termini differenti, del Sistema ad Arpa del Prof. Urbani). Questa proposta costituisce una valida alternativa all’attuale connessione tra l’ambito sud ed il centro rappresentata attualmente dalla SS114 altamente congestionata in special modo in prossimità della zona di Minissale, in corrispondenza dell’incrocio con la vecchia strada nazionale in
14 Fonte: Piano Regolatore Portuale di Messina – Autorità portuale di Messina – Relazione generale - Maggio 2007.
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prossimità della Caserma XXIV Artiglieria. Questa nuova infrastruttura viaria costituirebbe l’elemento di nuova connessione della Zona Falcata e delle attività cantieristiche, per le attività artigianali allocate nella zona ASI localizzate in prossimità della costa - la realizzazione della “Strada intervalliva” che si diparte dal Torrente Zaffaria e, attraversando gli “Ambiti di Risanamento” si connette alla “Strada Panoramica dello Stretto” intercettando le “cadenti”.
1.4.1.8 – Scenario tendenziale: Nodi Nodi Primari I nodi primari dello scenario tendenziale sono previsti nelle intersezioni del Passante Metropolitano con: - Svincolo di Giostra - Svincolo di Curcuraci Nodi secondari I nodi secondari previsti nelle intersezioni del Passante Metropolitano con: - Svincolo di Annunziata - Svincolo Torrente Paradiso - Viale Boccetta (in corrispondenza dell’Asse di distribuzione intervallivo) Nodi terziari I nodi dello scenario tendenziale sono tutti localizzati sugli Assi di distribuzione urbana in direzione Nord-Sud e sono siti presso: - Incrocio con SS114 (in corrispondenza del bivio Zaffaria) - Incrocio Viale San Filippo (in corrispondenza dei parcheggi dello stadio San Filippo) - Incrocio Viale Gazzi (in corrispondenza del centro abitato di Bordonaro) - Viale Giostra (in corrispondenza del “Villaggio Ritiro”) - Viale Annunziata
1.4.1.9 – Scenario tendenziale: Ponte sullo Stretto L’emblema dell’unificazione territoriale tra l’area metropolitana di Messina e la sponda reggina, è senza alcun dubbio rappresentata dal dibattito sulla realizzazione del collegamento stabile nello Stretto. Ritenuto di “ strategica” importanza 15 , il collegamento tra le due coste, favorirebbe una migliore comunicazione soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie, oggi più di tutte penalizzate. L’ipotesi del Ponte 16 ha nel tempo, se pur lentamente, raggiunto un avanzato stato di progettazione, che tende oggi a riprendere il suo corso. “Il Ponte sullo Stretto di Messina si colloca in modo coerente ed organico nella strategia di riqualificazione complessiva delle infrastrutture del Mezzogiorno, con l’adeguamento
15 La Legge n. 1158 del 1971 definiva l’opera di “ prevalente interesse nazionale” . In seguito l’opera viene ritenuta dal Parlamento Europeo, “di primario interesse per il riequilibrio degli scompensi regionali nell’ambito della CEE”. 16 Nel maggio del 1998, sulla base di un rapporto di fattibilità inerente le ipotesi di collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, che analizzava le tre ipotesi di realizzazione di infrastruttura in alveo, in sub- alveo e aerea, presentato dalla società Stretto di Messina, l’ANAS e le Ferrovie dello Stato, cioè gli enti maggiormente interessati dal punto di vista della mobilità, scelsero l’ipotesi di ponte aereo sospeso ad una sola campata.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 51 dell’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, della S.S. 106 ionica, del completamento dell’autostrada A20 Messina – Palermo e A18 Messina – Catania (di cui è previsto il prolungamento verso Siracusa), nonché delle opere di modernizzazione della rete ferroviaria meridionale. Svolgendo il suo ruolo fondamentale di saldatura attraverso lo Stretto, il ponte può fungere infatti da snodo del riqualificato sistema infrastrutturale del Mezzogiorno e da cerniera con il tessuto antropizzato esistente” 17 .
1.4.2 Il sistema dei Servizi 18
1.4.2.1 Servizi Pubblici e Privati Il sistema dei servizi territoriali viene definito, nella relazione al PRG, come “sistema legante” atto a cogliere e disciplinare ogni preesistenza e vocazione urbana, ambientale, storica e paesaggistica. I servizi territoriali possono essere distinti in pubblici e privati ed in questa sezione verranno descritti quei servizi definiti nelle cartografie allegate.
Servizi Pubblici • Servizi istituzionali-amministrativi • Servizi ospedalieri e sanitari Scenario attuale: sono presenti tre grossi poli: - Policlinico G. Martino sito nella zona di Viale Gazzi - Azienda Ospedale Piemonte sito su Viale Europa - Azienda Ospedaliera Papardo • Servizi per lo sport: - Polo sportivo San Filippo - Polo sportivo Universitario dell’Annunziata - Polo sportivo dei Cappuccini (C.O.N.I.) • Servizi per il tempo libero e verde urbano: - Villa Dante - Villa Mazzini - Bosco dei Peloritani Altri servizi per il verde urbano sono distribuiti nel centro cittadino ma risultano carenti rispetto alle reali esigenze di soddisfacimento degli standard minimi, pertanto lo scenario tendenziale prevede la realizzazione di nuovi parchi urbani: - Parco di Giostra (ex Volano) - Parco di Bisconte • Servizi per attività universitarie - Università degli studi di Messina - Polo policlinico universitario - Nuovo polo universitario di Papardo
17 Si fa riferimento all’articolo “ Ponte sullo Stretto di Messina –concezione strategica, obiettivi, funzioni ed dell’opera” della rivista Città e Territorio n.1 gennaio/ febbraio 1998. 18 Fonte: Piano Regolatore Generale – Relazione illustrativa generale del progetto di piano e dei criteri adottati.
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• Servizi turistici Lo scenario tendenziale di sviluppo prevede il potenziamento dei servizi turistici con interventi di varia natura a sostegno del turismo messinese: - Individuazione delle aree a forte propensione turistica per attuarne il potenziamento e la valorizzazione al fine di inserire Messina al centro del Circuito turistico Mediterraneo - Potenziamento della fascia tirrenica da Tono a Mortelle con integrazione di servizi ricettivi - Recupero della cintura delle fortificazioni e loro riconversione in contenitori urbani da affidare a servizi collettivi a servizio della città • Servizi per attività socio-culturali - Riqualificazione dei forti umbertini - Recupero atre strutture di edifici storici da adibire a incubatori per attività socio-culturali - Individuazione di attività museali ed espositive come l’attivazione del Museo Regionale sito presso la foce del Torrente Annunziata. - Allestimento nuove attività espositive presso padiglioni della Fiera e presso l’edificio liberty della dogana (sito sulla cortina del porto in corrispondenza dell’inizio di Viale San Martino).
Servizi Privati • Servizi commerciali (l’area di Tremestieri, Zaffaria e Pistunina si configura come un’area a forte propensione per le attività commerciali. Lo scenario tendenziale prevede un nuovo grande centro commerciale).
1.5. - IL SISTEMA PAESAGGISTICO : LETTURA FISICA E MORFOLOGICA
1.5.1 Analisi dei caratteri fisico morfologici ed ambientali
Partendo dal presupposto di Piano Strategico di un territorio a “ geografia variabile ”, la relazione paesaggistico-ambientale considera prevalentemente l'Area dello Stretto e l'Area metropolitana di Messina e, in funzione dei temi trattati, estende il suo bacino di influenza a nuovi ambiti provinciali e sub-regionali. L'orografia del territorio indagato è prevalentemente montuosa. La morfologia complessa della montagna litoranea siciliana settentrionale vede alternarsi, su brevi spazi, colline argillose, altopiani calanchivi e promontori, la cui formazione si deve all'instabilità dei suoli alluvionali e all'azione erosiva dei numerosi torrenti che attraversano il territorio indagato. Le aree collinari e quelle pianeggianti sono localizzate per lo più in prossimità dei reticoli idrografici; è il caso della Piana di Milazzo, la fascia pianeggiante a maggiore estensione a livello provinciale. Procedendo verso l'entroterra lo spazio è modellato da piccole valli rocciose, profondamente segnate da corsi d'acqua torrentizi, e culmina nelle dorsali appenniniche granitico-cristalline dei Peloritani ad est e dei Nebrodi, dalle forme più morbide e rigogliose di vegetazione, ad ovest.
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Pedologicamente il terreno è strutturato in pianori calcareo-argillosi di formazione più recente, che incontrano e si sovrappongono a formazioni cristalline (graniti, arenarie e scisti) in prossimità dei massicci principali.
Il clima dell'area, tipicamente mediterraneo, si presenta più mite e piovoso rispetto ad altre aree della regione con configurazione orografica simile. La temperatura media annua è di circa 18°C; la media del mese più freddo si assesta attorno ai 10°C; quella del mese più caldo raramente supera i 35-38°C. Nei comuni costieri le medie annue subiscono variazioni per effetto delle correnti marine. I venti più freschi che lambiscono la zona sono la tramontana, che porta precipitazioni sul versante tirrenico, e la leggera brezza del grecale; quelli più caldi, che spirano prevalentemente sulle coste orientali, sono il libeccio e lo scirocco che accentua il tasso di umidità assoluta e la precipitazione. L'inverno si presenta più rigoroso nei comuni interni, specie quelli della zona nebroidea dove le temperature medie annue oscillano tra i 10 ed i 12°C e dove insistono, per lungo tempo, precipitazioni a carattere nevoso. La piovosità, connessa all’altitudine e all’esposizione dei versanti, varia dai 600 mm (costa ionica) ai 1400 mm annui (costa tirrenica e zone interne), con picchi tra novembre e febbraio e piogge quasi nulle tra giugno e agosto. Il regime pluviometrico è influenzato in aumento anche dalla presenza della copertura vegetale.
Nella provincia non si rilevano problemi di approvvigionamento idrico per la presenza di un fitto sistema di bacini idrici. I reticoli idrografici principali sono quelli dei fiumi perenni: Alcantara, che segna il confine con la provincia di Catania e Timeto. Ad essi si aggiungono i rispettivi affluenti. Il regime di detti corsi d'acqua, come accade per la maggior parte dei fiumi del sud, è di tipo torrentizio caratterizzato cioè da piene invernali e primaverili (epoca in cui non sono rare le esondazioni) e magre estive che lasciano scoperti larghi alvei ghiaioso-fangosi. Questi habitat umidi presentano elevata biodiversità. Le fiumare ed i torrenti, nel loro tragitto verso i Mari Tirreno e Ionio, incidono i rilievi sagomando il profilo litoraneo longitudinale in una serie abbastanza regolare di contrafforti trasversali rappresentati dai sistemi torrente-valle. Agli incroci tra questi due assi e lungo i crinali meno acclivi, si percepisce un’ intensificazione degli elementi agrari ed urbani del territorio.
Le coste si presentano essenzialmente alte e frastagliate, in continua evoluzione sotto l'influsso delle variazioni meteomarine. Non mancano comunque brevi tratti sabbiosi (Taormina ecc.) e golfi come quelli di Milazzo.
Dal punto di vista fitoclimatico il territorio provinciale raggruppa le fasce di vegetazione del Lauretum, Castanetum e Fagetum di Pavari. Nelle fasce costiere la vegetazione pioniera di macchia fa a metà della superficie con specie esotiche ormai naturalizzate (agave, fico d’india, robinia, mimosa) e rimboschimenti di pini mediterranei, cipressi ed eucalipti. Ma il Lauretum è anche la fascia che ospita l’agricoltura: ulivi, agrumi, viti, fruttiferi, e seminativi. Nelle aree collinari migliori fino a 600 m.s.l.m. le colture agrarie si accompagnano o cedono il passo a prati e pascoli, boschi cedui di leccio, sugherete, castagneti e querceti caducifoglie. Alle quote maggiori la vegetazione si infittisce in boschi di faggio e conifere. Numerose sono le essenze vegetali endemiche come ad es.: Genista aetnensis, relitti di Abies nebrodensis, Allium
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 54 nebrodense, Anthemis messanensis, Celtis asperrima, Carduus macrocephalus.
1.5.2 Il Paesaggio naturale e antropizzato: punti di forza e debolezza 19
Il paesaggio della provincia di Messina scaturisce dall'avvicendarsi di diversi ecosistemi, naturali ed antropizzati, alcuni dei quali peculiari della realtà siciliana.
L'elemento a maggiore caratterizzazione fisico-naturale è senza dubbio il sistema appenninico Peloritani-Nebrodi che occupa la quasi totalità del territorio provinciale. I Monti Peloritani si estendono per circa 65 km da Capo Peloro ai Monti Nebrodi riprendendo molti aspetti della costituzione geologica dell'Appennino centro-meridionale, di cui costituiscono la naturale continuazione. La litologia cristallina, fatta principalmente di masse di granito, dà un aspetto più ripido ed aspro alla montagna peloritana che si spinge fino al mare. Tra le cime principali: Montagna Grande (1374 m), Rocca Novara (1340 m); Monte Poverello (1279 m), Antennamare (1124 m), Scuderi (1253 m) e Portella Mandrazzi (1125 m), le ultime tre nella zona di Messina.
I numerosi crinali e pendii rocciosi, sono spesso spogli o ammantati di vegetazione pioniera degradata (gariga), consolidati artificialmente secondo una serie di brevi gradini oppure rimboschiti. Le cause del dissesto idrogeologico dell'area peloritana sono da ricercarsi nell'intensa attività di disboscamento a fini economico-produttivi e nei frequenti incendi che hanno portato alla rarefazione della copertura vegetale originaria di querceti a leccio e sughera alle quote inferiori e di castagno, faggio, pino ed abete a quelle intermedie e superiori.
Di questi popolamenti arborei rimangono oggi circa 3.000 ettari, la maggior parte dei quali frutto di rimboschimenti passati. Solo nelle zone più impervie, e quindi economicamente non vantaggiose per l'uomo, si sono conservati piccoli nuclei di bosco naturale a roverella e leccio spesso ceduati e di macchia mediterranea bassa con dominanza di corbezzolo, erica, cisto e ginestre tipiche (Spartium junceum, Cytisus scoparius, Calicotome spinosa). Le aree boschive del Demanio Forestale sono così suddivise: Demanio dei Peloritani Orientali (4102 ettari): a ridosso dei centri di Messina, Villafranca Tirrena, Saponara e Rometta, è l'ambiente più ricco di specie forestali, di aree attrezzate e punti panoramici che offrono suggestivi scorci visivi sul paesaggio brullo circostante. Meritevoli di mensione sono i rimboschimenti di pino domestico (Pinus pinea) in località Candelara presso Messina, i castagneti (Castanea sativa) di Musolino e Ziriò in zona Villafranca e Saponara e le leccete (Quercus ilex) miste a pini mediterranei in territorio di Rometta. Demanio Savoca (762 ettari): comprende i comuni di Furci Siculo e Casalvecchio Siculo. Qui i pochi querceti a leccio e roverella (Quercus petraea) misti a castagno costituiscono la situazione vegetazionale prevalente. Lungo i torrenti è presente il platano allo stato spontaneo.
19 Si fa riferimento a studi condotti per l’elaborazione del PTP.
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Demanio Mela (1827 ettari): nei comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale e S. Lucia del Mela la copertura vegetale è rappresentata principalmente da rimboschimenti di pini mediterranei, castagno, eucalipti ed acacie che si accompagnano a radi cespugli xerofili di macchia. Demanio Cisterna (264 ettari): è il più piccolo dei quattro nuclei e ricade nei Peloritani Occidentali in territorio di Francavilla di Sicilia. I boschi di Cisterna ripropongono le formazioni arboree dei demani Mela e Savoca cui si aggiungono aceri, frassini (Fraxinus ornus – orniello o albero della manna), ontani, platani ed altre specie ripariali che qui prosperano per la maggiore estensione del bacino idrografico di competenza (Alcantara). Spostandosi ad ovest il paesaggio naturale si modifica nei Monti Nebrodi. L'altitudine raggiunta da questa catena appenninica è maggiore rispetto a quella della regione peloritana (1900 m.s.l.m.) ma la morfologia del rilievo, sempre irregolare e di origine cristallina, si presenta più dolce per l'accumulo di depositi argillosi relativamente recenti. I pendii si presentano allora ondulati e la monotonia delle forme è interrotta solo da segni di frane e da valli calanchive (calcaree) incise da larghi greti ghiaiosi di fiumara. Qui il bosco si presenta più rigoglioso in virtù della diversa composizione litologica e dell'aumento delle precipitazioni legata alle differenti condizioni altimetriche e di esposizione dei versanti. Le arenarie mantengono le formazioni di macchia sempreverde, che qui si presenta più fitta, i boschi cedui di sughera, leccio e roverella e le sugherete in purezza (Caronìa) alle quote intermedie; le faggete pure, le pinete di pino nero e della canarie e le abetine più in alto. Tra le specie del sottobosco, che diviene più rado con l'addensarsi dei popolamenti arborei, l'agrifoglio, il pungitopo, il biancospino, la daphne e relitti di tasso. Le argille sono spesso spoglie o coperte da radi castagneti e querceti caducifoglie (cerro, farnia, vallonea); su questo tipo di versanti non è la macchia a prendere il sopravvento bensì i seminativi (specie quelli a grano duro), le altre colture agrarie tipiche, i prati ed i pascoli.
I coltivi sono distribuiti sul territorio tanto in base a fattori climatici quanto in base a fattori pedologici ed idrici quali la consistenza e la permeabilità dei suoli e la possibilità di irrigazione. La regione dei Nebrodi litologicamente ed idrologicamente rispetta tali canoni.
Le sorgenti ed i corsi d'acqua a corso breve e carattere torrentizio (fiumare) costituiscono l'elemento forse più identificativo dei paesaggi meridionali e abbondano nel territorio provinciale, in particolare lungo il settore tirrenico; alcuni di questi sono stabilizzati a livello idraulico allo scopo di arginare i fenomeni di dissesto idrogeologico; quelli poco o per nulla cementificati conservano la loro configurazione floristica tipica a più livelli sovrapposti di ontani, pioppi, aceri, platani, salici, frassini ed arbusti igrofili (sorbi, oleandri, tamerici ecc.). Questi ambienti umidi, assieme a numerosi altri punti d'acqua naturali ed artificiali presenti nella zona, sono fonte di biodiversità sia floristica (canneti, felci, funghi, orchidee, elicrisi, scrofularie, cisti ecc.) che faunistica (ad es. comunità ornitiche). Da studi condotti nell'area provinciale è emerso che l'irregolarità del rilievo ed il regime torrentizio dei corpi idrici hanno reso necessaria in molti casi la stabilizzazione degli alvei con conseguente depauperamento o distruzione di gran parte dei suddetti habitat peculiari.
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Il patrimonio boschivo, oltre ad avere un ruolo fondamentale nel consolidamento del suolo contro l'erosione e nel miglioramento della circolazione della risorsa idrica all'interno dei vari strati di terreno, rappresenta una fonte di reddito connessa allo sfruttamento del materiale legnoso e all'utilizzazione del bosco per finalità turistico-ricreative. Nella regione appenninica indagata e sopratutto in quella peloritana, i boschi delle quote intermedie ed inferiori si presentano degradati e quindi poco o per nulla produttivi. Sarebbero necessarie pertanto oculate indagini finalizzate all'individuazione delle aree da destinare ad interventi di sicuro ripristino selvicolturale.
L'agricoltura si concentra in prossimità dei centri urbani costieri e sui terrazzi collinari vicini ai corsi d'acqua. In questa parte della Sicilia, essa è legata principalmente alla coltivazione promiscua di olivo, cereali ed ortaggi (pomodori, carciofi, cavolfiori ecc.) che si spinge dal livello del mare fino a 600-700 m.s.l.m. specie lungo il versante tirrenico. Tali colture si mescolano ad agrumi e vite nelle zone meno accidentate. Tra le coltivazioni collinari emergono anche chiazze coltivate a nocciolo (Corylus avellana ), carrubo ( Ceratonia siliqua ) e a mandorlo (Prunus dulcis ) nelle fasce orientali. Tra i paesaggi agrari più caratteristici della provincia si ricordano il mosaico di oliveti ed orti delle fasce ioniche e tirreniche, i vivai (floricoltura, agrumi e frutti esotici) di Mazzarrà Sant'Andrea, gli agrumi di Barcellona Pozzo di Gotto, le viti ad “alberello” presso Milazzo e le aree pascolative dei Nebrodi.
Lungo la fascia costiera che va dalla zona falcata alla periferia sud di Messina hanno sede la Zona Industriale Regionale (ZIR) e la Zona Industriale Statale (ZIS) con attività di molitura del grano, produzione di caffè, birra, generi alimentari, prefabbricati, mobili, ecc. ed il Polo per lo sviluppo artigianale di Larderìa; nella zona falcata del porto messinese, il settore della cantieristica navale ha conosciuto di recente nuova vitalità grazie a commesse industriali provenienti dall'estero. Di notevole importanza sono gli agglomerati industriali A.S.I. tra Milazzo e Villafranca con la Raffineria Mediterranea, il Polo Petrolifero, la centrale elettrica a San Filippo del Mela e il Polo artigianale (ex Pirelli). Le aziende agricole si estendono prevalentemente tra Barcellona Pozzo di Gotto e Santa Lucia del Mela; il settore della pesca occupa un ruolo determinante nell'economia del comune di Milazzo. Con Decreto 4 settembre 2002 n. 50/GAB, l'area A.S.I. è stata dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale, per l'accentuarsi, negli ultimi dieci anni, dei problemi di inquinamento connessi al polo industriale. L'adozione di nuove tecnologie eco-compatibili si configura come una delle opportunità per ridurre gli impatti ambientali connessi alle attività industriali dell’area A.S.I.
Le favorevoli condizioni ambientali e produttive del sistema appenninico Peloritani-Nebrodi, hanno agevolato, in passato, la formazione di insediamenti urbani limitrofi ai corsi d’acqua e sulle colline meno acclivi. Oggi questi centri risultano in gran parte abbandonati per le difficili condizioni di mobilità interna dovute all’irregolarità del rilievo e per il debole sistema dei collegamenti con la costa. La propensione all'insediamento costiero e l'intensificarsi della sua viabilità, unitamente all'abusivismo edilizio degli ultimi anni, hanno congestionato il paesaggio litoraneo che appare
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 57 fuso da Milazzo a Messina e da Messina a S. Alessio. La maggiore pressione abitativa ed industriale costiera e la conseguente costruzione di opere di difesa e di aree portuali, rappresentano ostacoli alla naturale evoluzione costiera che, accanto alla diminuzione del trasporto solido a valle causata dalla sistemazione idraulica dei torrenti, hanno reso i litorali più vulnerabili all'erosione (es. Milazzo, Spatafora, Villafranca Tirrena e Santa Margherita Marina).
Ciò nonostante il sistema antropico costiero è in grado di offrire paesaggi di forte identità culturale.
Lungo i litorali la vegetazione è quella caratteristica degli ambienti aridi mediterranei: vegetazione dunale, macchia di arbusti xerofili, pini mediterranei, carrubi ed un gran numero di specie esotiche, divenute ormai un simbolo del paesaggio arido mediterraneo come arancio, agave, fico d’india, robinia, tamerice, oleandro, palma, oleastro, ibisco ecc.
1.5.2.1 I vincoli ed i rischi ambientali Nell'ambito della pianificazione paesaggistica di un territorio diversi sono i limiti imposti, a livello regionale, nazionale e comunitario, alla trasformazione dei luoghi di particolare interesse (estetico, faunistico, floristico, geomorfologico, idrologico ecc.) o a rischio ambientale.
All'interno dell'area provinciale gli elementi interessati da regime di tutela a livello regionale sono i seguenti 20 : coste e sponde lacustri entro i 300 m dalla battigia; corsi d'acqua per una fascia di rispetto spondale di 150 m; ambiti ricompresi nel PAI ; parchi e riserve regionali ; demanio forestale; siti archeologici; aree sottoposte alla ex. L. 1497/39; aree sottoposte all'ex art.5 L.R. 15/91. I vincoli comunitari che interessano la provincia sono: aree SIC aree ZPS aree IBA
La particolare conformazione geo-pedologica ed orografica della provincia di Messina ha originato un sistema idrografico dal delicato equilibrio dovuto anche alle caratteristiche alluvionali dei bacini idrici. L’ area più interessata è quella metropolitana per via della maggiore antropizzazione. Le criticità individuate dal piano di settore per il rischio idrogeologico ( PAI - Piano di assetto idrogeologico) predisposto dalla Regione Sicilia sono dunque legate principalmente al rischio frane e alluvioni per la vicinanza dei centri abitati ai corsi d'acqua, spesso dotati di argini obsoleti. I bacini più critici sono quelli delle fiumare Mela e Muto
20 Si fa riferimento alle linee guida PTPR Sicilia, maggio 1999.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 58 nell'arco peloritano meridionale, Mazzarrà e Timeto nella Sicilia orientale ed il bacino dell'Alcantara. Il territorio provinciale è ricoperto per metà da siti ed aree di tutela a livello sia regionale che comunitario. L'area protetta principale è il Parco Regionale dei Nebrodi in località Caronìa. Istituito nel 1993 comprende 21 Comuni e le più estese ed interessanti formazioni boschive presenti in Sicilia (circa 50.000 ettari). Le essenze arboree più significative sono il faggio, il cerro e la sughera. Sono inoltre presenti formazioni a leccio, tasso e agrifoglio e particolari ambienti rupestri e lacustri (Lago di Ancipa). Elevata è anche la biodiversità faunistica. Il Parco è suddiviso in 4 zone in cui insistono particolari divieti e limitazioni funzionali alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio dell'area protetta 21 .
La zona A (di riserva integrale) ha un'estensione di 24.546,513 ettari e comprende i sistemi boscati delle quote più alte (cerrete e faggete), le uniche stazioni siciliane di Tasso (Taxus baccata), gli affioramenti rocciosi delle Rocche del Crasto e le zone umide d’alta quota. In quest'area sono consentiti: l’escursionismo a piedi ed a cavallo, il traffico motorizzato sulle strade esistenti, l'esercizio del pascolo, le attività agricole e selvicolturali ed interventi di manutenzione, restauro e risanamento conservativo del patrimonio edilizio. La zona B (di riserva generale) si estende per 47.058,921 ettari ed include le restanti formazioni boscate (specie sugherete) ed ampie aree pascolative. La zona C (di protezione), estesa per 604,82 ettari, comprende 9 aree in cui sono ammesse attività volte al raggiungimento di importanti finalità del parco come ad esempio la realizzazione di strutture culturali e turistico-ricettive. La zona D (di controllo), di 13.648,578 ettari, è la zona pre-parco e cioè la fascia esterna all’area protetta che consente l'accesso graduale alle zone di maggior valenza naturalistica 22 .
La seconda area protetta più estesa della provincia di Messina è il Parco fluviale dell'Alcantara. Parco Regionale dal 2001, custodisce uno scenario naturale di grande bellezza: lo scorrimento delle acque ha inciso e modellato l'orografia del suo paesaggio creando una serie di colate laviche colonnari (forre) che decorano ampi tratti delle pareti basaltiche in località Fondaco Motta; suggestive e profonde gole a strapiombo che richiamano, in ogni stagione, un gran numero di turisti (Gole dell'Alcantara); spettacolari laghetti e cascate, di acque gelide, che scandiscono diversi punti del percorso fluviale. In primavera i tratti spondali si tingono dei diversi colori della vegetazione ripariale: anemoni, papaveri, rosa canina, oleandri, tamerici, varietà di orchidea (anche rare dei generi Ophrys ed Orchis). La vegetazione arborea limitrofa si compone essenzialmente di relitti di platano orientale e macchia mediterranea a prevalenza di ginestra, boschi di nocciolo che si alternano ad agrumeti e vigneti, chiazze di querceti meso-xerofili e pascoli 23 .
Il territorio provinciale annovera anche le seguenti Riserve Naturali Regionali (alcune orientate, altre integrali):
21 Si fa riferimento a studi condotti per l’elaborazione del PTP. 22 Appunti dal sito Parco dei Nebrodi. 23 Appunti dal sito Parco fluviale dell’Alcantara.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 59
Bosco di Malabotta Fiumedinisi e Monte Scuderi Isola di Alicudi Isola di Filicudi Isola di Panarea e Scogli Viciniori Isola di Stromboli e Strombolicchio Isola di Vulcano Vallone Calagni sopra Tortorici Le Montagne delle Felci e dei Porri Laghetti di Marinello Laguna di Capo Peloro Isola Bella
Con l'istituzione della Rete Natura 2000 (Direttive CEE 92/437 Habitat e 79/409 Uccelli) all'interno degli Stati membri viene pianificato un sistema interconnesso di zone di protezione speciale - ZPS ( comunità ornitiche selvatiche ) e di siti di interesse comunitario – SIC (biodiversità degli habitat floristici e faunistici) che prevedono azioni di tutela mirate per superare l’isolamento generato dalle aree protette. Le IBA, Important Bird Areas definite dalla LIPU, definiscono ambiti territoriali volti alla conservazione di habitat chiave per popolazioni ornitiche appartenenti a specie ritenute di particolare interesse conservazionistico.
La Regione Sicilia ha individuato finora più di 200 aree SIC di cui circa 45 sono anche ZPS. Le due ZPS che rientrano nel massinese (Capo Peloro-Laghi di Ganzirri e Dorsale Curcuraci, Antennamare) sono state a lungo oggetto di contenzioso tra Comune e Regione sulla riduzione dei loro confini. Tale contenzioso si è di recente risolto a favore della Regione e pertanto non è stata apportata alcuna variazione ai loro limiti storici.
Le aree SIC e ZPS 24 e quelle IBA 25 che ricadono nel territorio provinciale sono di seguito elencate:
AREE SIC
ITA030001 STRETTA DI LONGI
ITA030002 TORRENTE FIUMETTO E PIZZO D'UNCINA
ITA030003 RUPI DI TAORMINA E MONTE VENERETTA
ITA030004 BACINO DEL TORRENTE LETOJANNI
ITA030005 BOSCO DI MALABOTTA
ITA030006 ROCCA DI NOVARA
ITA030007 AFFLUENTI DEL TORRENTE MELA
24 Dati estrapolati da G.U.R.S. 15 dicembre 2000 n. 57. 25 Dati estrapolati da Relazione finale “Sviluppo di un sistema nazionale dalle ZPS sulla base della rete delle IBA (Important Bird Areas)” – LIPU – BirdLife Italia.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 60
ITA030008 CAPO PELORO - LAGHI DI GANZIRRI
ITA030009 PIZZO MUALIO, MONTAGNA DI VERNA'
ITA030010 FIUME FIUMEDINISI, MONTE SCUDERI
ITA030011 DORSALE CURCURACI, ANTENNAMARE
ITA030012 LAGUNA DI OLIVERI - TINDARI
ITA030013 ROCCHE DI ALCARA LI FUSI
ITA030014 PIZZO FAU, M. POMIERE, PIZZO BIDI E SERRA DELLA TESTA
ITA030015 VALLE DEL F. CARONIA, LAGO ZILIO
ITA030016 PIZZO DELLA BATTAGLIA
ITA030017 VALLONE LACCARETTA E URIO QUATTROCCHI
ITA030018 PIZZO MICHELE
ITA030019 TRATTO MONTANO DEL BACINO DELLA FIUMARA DI AGRO'
ITA030020 F. SAN PAOLO
ITA030021 TORRENTE SAN CATALDO
ITA030022 LECCETA DI S.FRATELLO
ITA030023 ISOLA DI ALICUDI
ITA030024 ISOLA DI FILICUDI
ITA030025 ISOLA DI PANAREA E SCOGLI VICINIORI
ITA030026 ISOLE DI STROMBOLI E STROMBOLICCHIO
ITA030027 ISOLA DI VULCANO
ITA030028 ISOLA DI SALINA (MONTE FOSSA DELLE FELCI E DEI PORRI)
ITA030029 ISOLA DI SALINA (STAGNO DI LINGUA)
ITA030030 ISOLA DI LIPARI
ITA030031 ISOLA BELLA, CAPO TAORMINA E CAPO S. ANDREA
ITA030032 CAPO MILAZZO
ITA030033 CAPO CALAVA'
ITA030034 ROCCHE DI ROCCELLA VALDEMONE
ITA030035 ALTA VALLE DEL FIUME ALCANTARA
ITA030036 RISERVA NATURALE DEL FIUME ALCANTARA
ITA030037 FIUMARA DI FLORESTA
ITA030038 SERRA DEL RE, MONTE SORO E BIVIERE DI CESARO'
ITA030039 MONTE PELATO
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 61
ITA030040 FONDALI DI TAORMINA - ISOLA BELLA
ITA03004 1 FONDALI DELL'ISOLA DI SALINA
AREE ZPS
ITA030008 CAPO PELORO - LAGHI DI GANZIRRI
ITA030011 DORSALE CURCURACI, ANTENNAMARE
ITA030013 ROCCHE DI ALCARA LI FUSI
ITA030023 ISOLA DI ALICUDI
ITA030024 ISOLA DI FILICUDI
ITA030026 ISOLE DI STROMBOLI E STROMBOLICCHIO
ITA030029 ISOLA DI SALINA (STAGNO DI LINGUA)
ITA030038 SERRA DELRE, MONTE SORO E BIVIERE DICESARÒ
AREE IBA
152 ISOLE EOLIE
153 MONTI PELORITANI
154 NEBRODI
1.5.2.2 Il rischio terremoto ed il rischio maremoto 26 Il territorio provinciale è caratterizzato da elevata sismicità che lo configura come area epicentrale. In base alla classificazione sismogenetica la provincia messinese risulta caratterizzata da pericolosità medio-elevata (zona 2) mentre la pericolosità aumenta nell'area dello Stretto e del capoluogo (zona 1). Tale consapevolezza ha portato alla predisposizione di un piano nazionale di emergenza da adottarsi sia in caso eventi catastrofici che di intensità minore. Le cause principali della formazione dei terremoti nell'area nord-orientale della Sicilia sono essenzialmente: la natura litologica instabile dell'appannino meridionale ed insulare, la presenza di regioni vulcaniche limitrofe, ed i movimenti delle faglie abissali sotto lo Stretto. E' noto che fenomeni quali sismi, frane, correnti di torbida ed eruzioni vulcaniche costituiscono i più frequenti meccanismi genetici dei maremoti. Questi infatti, per verificarsi, necessitano di veloci spostamenti semi-verticali in grado di innescare movimenti di grandi masse d'acqua. Considerato il contesto geodinamico descritto, sarebbe necessario affrontare in modo organico anche il tema della prevenzione del rischio maremoto.
26 Si fa riferimento a studi condotti per l’elaborazione del PTP.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 62
1.5.3 Il patrimonio rurale: punti di forza e di debolezza
All’interno degli scenari naturali e semi-naturali analizzati, la dinamica dei fenomeni culturali ed economici evolutivi propri di ogni società ha generato un paesaggio storico di grande valore identitario che si sovrappone e si fonde alla complessità ecosistemica del territorio indagato.
Popolazioni indigene e colonizzatrici (messeni, greci, romani, arabi ecc.) hanno tessuto rapporti, fin dall’età classica, configurando nel tempo l’immagine attuale della provincia. Del loro passaggio rimangono oggi segni tangibili nel paesaggio e negli usi e costumi locali. Tracce di insediamento classico sono presenti soprattutto nei pressi della zona falcata dove, di recente è stato ritrovato un sito (Palazzo Colapesce) in cui si pensa abbia avuto luogo la cerimonia di fondazione della città.
Altre testimonianze della cultura ellenica sono presenti lungo le coste ioniche dove i greci trovarono conveniente stanziare le prime colonie calcidesi per la facilità degli scambi commerciali (Naxos, Taormina, ecc.). Quando gli scambi economici furono estesi alle popolazioni locali dell’entroterra (cumani, messeni), i calcidesi si spinsero, anche se solo per punti, ai Peloritani ed alla Piana di Milazzo. Durante il periodo romano il sistema insediativo peloritano viene fortemente caratterizzato dalla realizzazione delle vie consolari Pompea e Valeria scandite dai nuclei abitativi che vi si addossarono in breve tempo. Testimonianze romane sono presenti anche nei versanti collinari nebroidei (Tusa, San Fratello, Caronìa, San Marco d'Alunzio) dove le condizioni climatologiche e podologiche hanno consentito un primo sfruttamento agricolo.
Dai romani il comprensorio provinciale eredita infatti quel paesaggio agricolo feudale connotato dalla presenza di manufatti puntuali di uso rurale (bagli, masserie ecc.) e da coltivi delimitati da siepi, filari e muretti a secco ( giardini ). Attorno a questi borghi rurali si svilupparono in breve tempo i centri abitati e la trama della viabilità interna distinguibile ancora oggi. Dopo la fine dell'Impero Romano, le vessazioni che colpiscono la provincia, spingono la popolazione ad insediarsi nell'entroterra. I villaggi medievali, abbandonarono perciò definitivamente la costa ed i fondovalle per adottare la disposizione difensiva sulle dorsali nebrodensi e peloritane.
Alla fine dell'800 lo sviluppo dell'agricoltura e delle infrastrutture litoranee favoriscono l'esodo delle popolazioni verso la costa e la creazione dei nuovi centri marinari. Ne deriva una struttura territoriale a pettine formata dagli assi trasversali, dati dal sistema centri costieri-centri montani originari, che segue linearmente l'intera fascia costiera 27 .
Lo sviluppo insediativo costiero ed il cambiamento delle strutture urbane, spesso prive di un'identità architettonica sotto la spinta della forte espansione edilizia, hanno causato notevoli trasformazioni del paesaggio litoraneo ed il progressivo degrado delle aree interne abbandonate sia sulla costa tirrenica che su quella ionica.
27 Si fa riferimento alle linee guida PTPR Sicilia, maggio 1999.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 63
Ma le migrazioni costiere lasciano nelle aree interne, anche segni positivi, cristallizzazioni di culture passate che emergono dalle architetture storiche che costellano il paesaggio siciliano come Landmark di misura dello stesso. Ne sono prova i numerosi castelli e mura difensive (Milazzo, Antillo, Castelmola, Francavilla di Sicilia, Fiumendinisi, Giardini Naxos), le ville e gli antichi casali, i numerosi monasteri Basiliani collinari e costieri, i forti Umbertini (Messina), i borghi rurali (Cesarò, Sperlinga, Barcellona Pozzo di Gotto) con i loro edifici e chiese monumentali (Tindari); i vecchi mulini (Alcantara, Nebrodi e Peloritani) e le filande della seta (Messina), le industrie cartiere, di maioliche e porcellane e quelle cantieristiche (costa ionica), le cave estrattive ed i porti (Milazzo, Messina); i siti archeologici (es. necropoli araba di Taormina), gli acquedotti e le terme (Caronìa), le grotte e le torri di avvistamento litoranee (Taormina), le linee ferrate dismesse con i caratteristici ponti in legno e ghisa.
La possibilità di recuperare le memorie delle antiche architetture ed archeologie rurali, sedimentate nel tempo all'interno del paesaggio naturale ed agrario circostante, rappresenta una risorsa territoriale identitaria di sicuro interesse turistico-ricreativo meritevole di tutela e valorizzazione. Anche la gastronomia dei prodotti tipici, il folklore degli antichi suoni e costumi, e l'artigianato, rappresentano segni tangibili delle radici culturali di un popolo che si tramandano e che già da tempo e con diversi messi si sta tentando di promuovere. Questo patrimonio ereditato, messo in relazione con le peculiarità fisico-naturali offerte dal contesto provinciale mediante ad esempio l'istituzione di una serie di parchi antropici in rete tra loro, si configura come uno strumento capace di esportare altrove qualità ed identità territoriali.
1.5.4 Lo scenario evolutivo territoriale tendenziale
Dalla fase di analisi del territorio provinciale, il paesaggio emerge come integrazione tra elementi diversi quali: urbanizzazione, parcellizzazione agraria, industriale e commerciale, peculiarità degli ambienti geo-pedologici e naturalistici del contesto di appartenenza. Pertanto, le strategie di progettazione attuabili risultano impiegabili sia su scala provinciale che a livello settoriale. Ad ogni modo, si dovrebbe perpetrare una confacente progettualità che favorisca l'integrazione dei processi di sviluppo con le particolari peculiarità di cui sono dotate le aree comunali tenendo in debita considerazione la valenza paesaggistica delle stesse.
Esaurita la fase di espansione edilizia la provincia di Messina si è trovata di fronte a due ordini di problemi: la mancanza di identità architettonica dei nuovi centri urbani costieri e lo squilibrio nella distribuzione della rete dei servizi primari all'interno del suo territorio. Ormai da diversi anni, le politiche di sviluppo per la Sicilia promosse da ogni livello istituzionale, mirano proprio al rilancio della città in termini di qualità urbana.
Attualmente il litorale ionico provinciale appare congestionato dal turismo disordinato delle seconde abitazioni e necessita perciò di una pianificazione urbanistica volta alla
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 64 limitazione ed alla normalizzazione dei carichi antropici che incidono su di esso, oltre che alla promozione del suo patrimonio storico e naturale a scopi turistici. Lungo l'asse costiero orientale gli unici poli turistico-ricettivi riconosciuti al momento sono Taormina e Giardini Naxos. Di contro, il litorale tirrenico, presenta un livello alto di conurbazione dei centri urbani dislocati su di esso che risultano pertanto indistinguibili e separati a tratti solo dai numerosi agglomerati artigianali ed industriali che incidono negativamente sui flussi turistici locali. I servizi, concentrati nei centri urbani principali, sono ridotti o assenti nelle zone limitrofe, strutturalmente fuse a tali centri; le infrastrutture principali dislocate sulla costa, penalizzano i collegamenti con l'entroterra. Continua a farsi sentire quindi la necessità di rivedere ed ampliare il sistema dei servizi dell'intera fascia urbanizzata ed il sistema della viabilità extraurbana (strade statali e provinciali) 28 .
Con l'ausilio degli strumenti istituzionali sono state promosse azioni tese a ricucire il paesaggio urbano con le contrade periferiche per giungere ad un equilibrio di tipo ecologico fra le aree edificate e l'ambiente rurale circostante. Nel processo di finalizzazione di questo obiettivo si deve tenere sempre presente che i suddetti ambiti territoriali marginali, trascurati dai moderni processi di sviluppo, conservano una sostanziale integrità dei loro valori che deve essere recuperata e riconnessa con il contesto di appartenenza, senza alterarne le specificità. Proprio seguendo questo ordine di idee, le comunità locali sono state coinvolte a più livelli di pianificazione (Patti territoriali, PIT, LEADER, ecc.) in progetti di valorizzazione delle peculiarità naturali e storico-culturali dei loro luoghi insediativi. A tal proposito sono state finora incoraggiate una serie di attività legate al turismo rurale (agriturismo, escursionismo, educazione ambientale ecc.) volte alla riscoperta del patrimonio naturale e rurale.
Le metodologie di azione locale dirette alle aree collinari e agli altri siti di importanza storica che abitano l'entroterra provinciale, potrebbero ulteriormente essere indirizzate al recupero dell'artigianato degli antichi mestieri, ormai radicato lungo le aree costiere, e delle risorse agro-forestali poco specializzate o degradate. A tale ultimo scopo si potrebbero promuovere modelli di crescita qualitativa orientati allo sviluppo sostenibile (utilizzo di materiali e metodi di coltivazione e produzione a basso impatto ambientale).
Si dovrebbero inoltre regolare le tendenze di trasformazione e di uso del suolo, proteggendo gli ambiti dotati di forte valenza naturalistica ed ambientale senza ricorrere a strumenti di interdizione ma mettendo in atto una politica comune di rigenerazione dei paesaggi esistenti basata su una progettualità paesaggistica in grado di proporre un diverso uso del territorio e nuove forme di sviluppo sostenibile.
Il paesaggio rurale è infatti un meccanismo complesso ed in continua evoluzione che è impensabile circoscrivere e rendere statico ai fini della tutela.
28 Si fa riferimento a studi condotti per l’elaborazione del PTP.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 65
In quest'ottica si inserisce il meccanismo pianificatorio-strategico dei parchi. L'ipotesi della realizzazione di un sistema di parchi tematici capaci di interagire con le valenze naturali e le tradizioni del comprensorio, potrebbe rappresentare un valido strumento per esportare qualità ed identità territoriali 29 . Detti parchi, possono essere connessi tra loro da una serie di itinerari didattici e messi in rete con quanto di simile già è stato fatto nella zona (ecomusei, parchi antropici, parchi archeologici, bioparchi ecc.). Questo processo evolutivo del paesaggio dovrebbe anche prevedere attività di pubblicizzazione delle aree di particolare interesse storico-naturalistico come: catalogazione delle risorse principali e monitoraggio delle loro modificazioni, incontri con le scuole, manifestazioni a tema e folkloristiche, presentazione dei prodotti tipici e quanto altro favorisca il contatto con il pubblico. Un supporto ulteriore al turismo rurale potrebbe venire da: implementazione dei settori produttivi di nicchia (vitivinicolo in particolare); riqualificazione dei borghi rurali; recupero della sentieristica esistente e creazione di strade di crinale che facilitino il collegamento sia fisico che percettivo-visuale con il paesaggio costiero; miglioramento del sistema dei trasporti turistici finalizzati al turismo rurale come sistemi di bus-navetta e treni specializzati che viaggiano sulle tratte ferroviarie dimesse; emersione del fenomeno dell' ”ospitalità diffusa” all'interno delle regioni a forte vocazione storico-naturalistica; creazione di Cooperative in grado di creare momenti di incontro e di collettivià; formazione professionale di operatori del settore capaci di integrare l'offerta turistica con quella del patrimonio rurale.
Per il risanamento ambientale dell'agglomerato industriale A.S.I. si potrebbe prevedere la pianificazione di adeguati sistemi di abbattimento degli inquinanti e la dotazione di idonei meccanismi di monitoraggio e rilevamento degli stessi. Anche il controllo dei principali rischi che interessano la zona dovrebbe essere un punto importante da trattare nel Piano Strategico. La predisposizione di un'adeguata programmazione delle metodologie d'intervento da parte della Protezione Civile in caso di maremoto, potrebbe portare una sensibile riduzione delle catastrofiche conseguenze legate a tale fenomeno. Per contrastare il rischio idrogeologico (frane ed alluvioni), dopo aver condotto accurate analisi all'interno dei bacini più a rischio, dovrebbe essere strutturato un piano di riqualificazione delle opere difensive costiere e di regimazione fluviale obsolete, che restituisca alla città la fruizione delle zone degradate.
29 Si fa riferimento alle linee guida PTPR Sicilia, maggio 1999.
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2. MESSINA NEL CONTESTO DI AREA VASTA : LE DINAMICHE DI LUNGO PERIODO
Messina si presenta come una realtà complessa, sia demograficamente che nelle sue articolazioni produttive.
La popolazione residente sul territorio comunale esibisce andamenti in parte da città metropolitana, con le attrattive che questa comporta, movimenti in entrata e concentrazione di popolazione a più alto titolo di studio e attività nel settore terziario; dall’altro presenta, soprattutto negli ultimi anni, la tendenza a perdere popolazione, fuga verso i comuni confinanti o anche verso territori più distanti, e altri fenomeni come una particolare flessione della popolazione di età più giovane e una scarsa immissione di cittadini di nazionalità non italiana. A fronte di questo movimento demografico la struttura produttiva sembra non trovare elementi endogeni di propulsione alla crescita. Pur in presenza di alcuni deboli elementi di dinamismo, la capacità locale di crescita risulta molto modesta e incapace da sola a cogliere le opportunità di miglioramento. Attraverso la segmentazione degli andamenti economici a livello regionale e strutturale utilizzando l’analisi statistica di scomposizione delle componenti, la shift-share, si rileva, infatti, un valore della componente locale, quella che più direttamente cerca di misurare la capacità di competizione del territorio agli andamenti economici, molto modesta durante gli anni Ottanta che diventa addirittura negativa durante gli anni Novanta.
Quanto detto si inserisce in un contesto debole, sia per la posizione decentrata rispetto ai passati scenari, dalle rotte della migrazione – la provincia di Messina non è particolarmente attraente per le comunità straniere – e dalle rotte del commercio. Lo scenario futuro potrebbe trasformare molte di queste rotte e mettere in evidenza una posizione strategica, oggi solo accennata, e domani molto più rilevante. Ad esempio il trasporto via nave e l’enorme quantitativo di merci già di passaggio e sempre in crescita attraverso il canale di Suez, trasformerà la “visione” del Mediterraneo e questo potrebbe trasformare la Sicilia e con essa Messina. Il ruolo che in scenari talmente elevati e complessi può avere Messina è tutto da costruire, ma certamente la biforcazione evolutiva sembra possibile, anzi necessaria e non prorogabile.
Il panorama che la città di Messina si trova innanzitutto di fronte è quello del suo entroterra. Per cogliere l’articolazione complessiva del territorio provinciale si è strutturata la provincia in cinque aree che, in qualche modo, presentassero elementi sociali (mobilità tra cittadini), istituzionali (confini amministrativi come quelli del parco dei Nebrodi o dei Progetti integrati territoriali), e orografici quanto più chiaramente identificabili. Una zona comprende la città, in quanto elemento distintivo e primitivo dell’analisi. Le altre quattro zone, leggendo la cartina da ovest ad est, sono identificate come il Sistema Nebrodi , il Versante Tirreno , il Sistema Milazzo e il Versante Ionio .
Prima di procedere all’analisi delle cinque aree costituite dalla città di Messina e dalle quattro “aree interne” identificate e ritagliate sul resto del territorio provinciale, conviene accennare ai criteri con cui si è proceduto al “ritaglio”.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 67
Il territorio della provincia di Messina è stato oggetto di studio rispetto ad alcune caratteristiche fisiche, istituzionali e statistiche. I confini di partenza sono ovviamente stati quelli dei comuni, confini significativi non solo perché le informazioni statistiche minime vengono ad essi riferiti, ma anche perché rappresentano l’unità di misura minima alla quale viene attribuita rilevanza amministrativa, di spesa e di intervento. Ai confini comunali sono stati sovrapposti altri confini che, in modo diverso e con finalità diverse, permettevano una partizione della provincia. L’analisi ha preso in considerazione varie modalità di combinazioni tra comuni. La prima analisi ha utilizzato i confini dei sistemi locali del lavoro prodotti dall’Istat. Questa modalità di aggregazione tiene conto di un algoritmo statistico tale per cui la combinazione territoriale non dipende dalle scelte di attori locali o centrali ma da oggettivi parametri quantitativi. In particolare i sistemi locali del lavoro analizzano le relazioni che esistono tra comuni utilizzando come criterio di giudizio gli spostamenti per motivi di lavoro tra di essi: esiste una relazione tra comuni quando una quantità relativamente consistente (secondo soglie stabilite a priori) di residenti in un comune si sposta nell’altro comune per lavorare, e viceversa. I territori che vengono disegnati dai sistemi locali del lavoro presentano pertanto un “vantaggio” teorico in quanto risultano definiti da parametri oggettivi e quantificabili, di contro presentano il forte limite di definirne i confini solamente rispetto ad una variabile che, seppur “oggettiva”, potrebbe non essere la variabile corretta a rappresentare i legami tra i territori. Per la sua importanza e per la metodologia con cui sono costruiti si è ritenuto importante studiarli. L’analisi peraltro, ha preso in considerazione non solo i sistemi locali elaborati dall’Istat attraverso i dati del censimento del 2001, ma anche quelli risultanti dal censimento del 1991. L’indagine soprattutto tendeva a valutare quei territori che si presentavano durevolmente collegati, individuando per tale strada legami persistenti e forti tra di essi.
Una seconda modalità di aggregazione che è stata presa in considerazione riguarda le coalizioni tra comuni che hanno come scopo l’utilizzo comune di fondi e di agevolazioni economiche. In questo caso esiste una logica aggregativa e le coalizioni non nascono per algoritmi matematici. I confini possono variare rispetto alle politiche specifiche (agricole, ambientali, urbane, ecc.) o per effetto di legami tra gli attori che costruiscono le aggregazioni. Le modalità scelte per associarsi sono diverse e non semplicemente classificabili, ma l’importanza per il punto di vista dell’analisi è che i territori si riuniscono per un obiettivo comune. In particolare, per la provincia di Messina, sono state considerate cinque aree definite da Leader II, due da Prusst, nove da patti territoriali (generalisti,per l’agricoltura, ecc.) e otto Pit. A questi si sono sovrapposte anche due aree relative ai distretti agricoli e una che comprendeva il Parco dei Nebrodi. Inoltre si è svolta anche una specifica analisi sull’area metropolitana del Comune capoluogo. Come risulta evidente non tutte le combinazioni formavano una partizione della provincia, alcune lasciando scoperte parti anche significative del territorio provinciale e non tutte restavano circoscritte alla provincia dilatandosi soprattutto verso le province di Catania e di Enna. Nelle analisi statistiche i comuni che afferivano a tali province non sono stati presi in considerazione. Particolare rilevanza si è data alla contiguità tra le relazioni tra comuni.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 68
Questa analisi ha permesso, come ricordato, di suddividere la provincia di Messina in quattro aree che presentavano una certa compattezza relazionale interna.
Si è deciso di svolgere delle relazioni specifiche per ogni singola area, utilizzando una struttura descrittiva simile. Ovvero per ogni area verranno messe in evidenza, con una successione regolare, i principali elementi demografici e produttivi. Questa scelta potrebbe rendere il rapporto inizialmente più noioso in quanto potrebbe sembrare che l’analisi sia ricorsiva. Questo permetterà però un più semplice confronto tra le aree definite e ne agevolerà la lettura delle relazioni e delle differenze che verrà svolta in conclusione. Leggendo la carta geografica da ovest verso est si partirà dal territorio definito Sistema Nebrodi per approdare al Versante Ionio. Per la descrizione degli indicatori utilizzati e per l’analisi degli stessi per la città di Messina si rimanda al documento di diagnosi compilato per il Servizio di assistenza tecnica e supporto alla realizzazione del Forum Civico.
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2.1. – IL SISTEMA CITTÀ DI MESSINA
Secondo i dati tratti dai registri anagrafici la città di Messina presenta un numero di residenti al disotto della soglia dei 250 mila abitanti, soglia che comportava simbolicamente la consistenza di città metropolitana. Se ancora al censimento 2001 nel comune di Messina risultano residenti 252.026 individui (pari al 38% della popolazione dell’intera provincia e al 5,07% della regione a quella data), sette anni dopo la popolazione è scesa a 243.997 rappresentando il 37,3% della provincia 4,8% della regione. La città è in declino. Confrontando i dati anagrafici dal 1958 all’ultimo disponibile, appare curiosa la sostanziale identità della popolazione residente. Dopo un lungo trend di moderata crescita, dalla metà degli anni ’90 si registra un sensibile rallentamento demografico. In particolare, dal 1994 al 2007, il territorio perde quasi 20 mila unità.
Fig. 2.1 Andamento della popolazione (indici 1951 = 100) Città di Messina e Regione
130
Messina 120
110
Regione
100
90
Fonte:Elaborazione su dati Istat
Dal punto di vista della distribuzione della popolazione per sesso, nel corso dell’intero periodo osservato, si osserva una maggiore consistenza della componente femminile. Come già richiamato nel precedente rapporto di preparazione al forum civico, l’osservazione dell’andamento della popolazione lungo il periodo storico analizzato può essere meglio compreso dando uno sguardo alle componenti naturali e migratorie. L’analisi effettuata sui dati anagrafici ha rilevato un andamento decrescente del saldo naturale (calcolato come differenza fra nati vivi e morti) che da 3.179 unità nel 1960 si è ridotto progressivamente, sino ad assumere valori negativi dal 1997 e registrando nel 2005 il valore record di -669 unità. In linea con l’andamento regionale, il tasso di natalità si è più che dimezzato in circa cinquant’anni, passando da 20,8 nati su 1000 abitanti del 1960 a 8,2 nati su
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 70
1000 abitanti del 2005. Un calo, questo, che si è consumato lentamente e che non sembra essersi arrestato.
Fig.2.2
Tassi di natalità e mortalità Città di Messina
25
20
15
10
5
0
6 4 1958 1962 196 1970 1974 1978 1982 1986 1990 199 1998 2002 2006
Fonte:Elaborazione su dati Istat
A fronte di un tasso di natalità decrescente, il tasso di mortalità è lievemente cresciuto: passando da 8,2 morti su 1000 abitanti del 1960 a 10,4 morti su 1000 abitanti del 2007 con una punta massima di 10,9‰ nel 2005. I due avvenimenti hanno portato per l’intero decennio finale ad un saldo naturale negativo con una distanza più intensa nel 2005 (-2,7‰). Come già rilevato nella precedente relazione la diminuzione del saldo naturale è stata accompagnata da un andamento instabile del saldo migratorio (calcolato come differenza fra iscritti e emigrati). I dati anagrafici fanno emergere infatti una variabilità annuale marcata, che assume valori negativi in due distinti momenti storici. Dal 1961 al 1969, la popolazione si riduce di 5.552 unità, con flussi migratori diretti sia verso il centro-nord del paese (soprattutto, dal 1961 al 1967) che verso l’estero (particolarmente, nel biennio 1968 - 1969). Dal 1994, inoltre, un ulteriore deflusso colpisce il territorio, facendo registrare negli ultimi quattordici anni una riduzione di quasi 13 mila unità, prevalentemente emigrati verso altri comuni italiani.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 71
Fig. 2.3
Tasso del saldo migratorio Città di Messina
5
-10
8 2 6 0 4 8 2 6 0 4 8 2 6 5 6 6 7 7 7 8 8 9 9 9 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2
Fonte:Elaborazione su dati Istat
Se da un lato le componenti naturali e migratorie agiscono congiuntamente nel descrivere la diminuzione della popolazione, dall’altro esse hanno modificato la struttura per età della popolazione residente. Utilizzando i dati censuari, si osserva un marcato calo delle classi giovanili: dal 1951 al 2001, la quota della classe di età “inferiore a 14 anni” si è ridotta dal 26,6% al 15,6% dei residenti; mentre nello stesso periodo quella compresa “fra 15 e 24 anni” si è contratta dal 18,6% al 12,9%. A fronte di ciò, si registra un incremento delle classi adulte. In particolare, nel corso del cinquantennio osservato, il peso percentuale della classe senile (di età superiore a 65 anni) è passato dal 7,3% al 18,0%.
Parallelamente a ciò, il territorio registra (tab. 9) una sensibile crescita dell’indice di vecchiaia (che dal 1951 al 2001 è passato da 27,6 a 115,4) e dell’indice di dipendenza degli anziani (più che raddoppiatosi nel corso del cinquantennio), mentre l’indice di dipendenza giovanile nello stesso periodo si riduce da 40,2 a 23,5.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 72
Fig.2.4
Indici di vecchiaia 142,1
Uomini Donne 100,5 90,1
64,9 68,0
49,8 44,6 43,1 32,5 28,8 31,3 24,2 2001 1991 1981 1971 1961 1951 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte:Elaborazione su dati Istat
L’analisi dei dati censuari mette in evidenza, inoltre, la crescita del fenomeno della scolarizzazione che all’interno di una realtà metropolitana si manifesta più profondamente. Dal 1951 al 2001, infatti, i residenti con titolo di studio sono passati da 124.487 a 213.383 unità, ossia dal 64,5% al 89,6% della popolazione in età superiore a sei anni. Particolarmente intensa appare la crescita dei laureati, passati da 4.414 a 26.311 unità, e quella dei diplomati, aumentati da 10.775 a 66.625 unità. Parallelamente a ciò, si è registrata una ovvia riduzione degli analfabeti che da 30.290 unità (del 1951) ha raggiunto (nel 2001) quota 3.630.
Una particolare riflessione, nell’analisi del fenomeno della scolarizzazione, merita inoltre la distribuzione per sesso. Dal 1951 al 2001, la percentuale di donne con titolo di studio è sempre inferiore a quella degli uomini. Secondo i dati del censimento del 2001, ad esempio, le donne in possesso di un titolo di studio raggiungono l’88,5% contro il 90,8% degli uomini. Tuttavia se nel 1951 le donne con titolo di studio disponevano prevalentemente del solo diploma elementare, nei decenni successivi esse raggiungono i livelli più alti della formazione. Va osservato, in particolare, che mentre nel 1951 il comune registrava la presenza di sole 1.339 donne laureate, nel censimento del 2001 il numero delle donne laureate arrivava a ben 14.041.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 73
Fig. 2.5
Residenti con almeno il diploma superiore
30 Uomini Donne
15
0 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte:Elaborazione su dati Istat
Le dinamiche demografiche che hanno caratterizzato il territorio si sono riflesse sulla componente attiva e non attiva della popolazione. Dal 1951 al 2001, la “popolazione attiva in condizione professionale” ha registrato una notevole variabilità: le 65.770 unità del 1951 hanno, tuttavia, raggiunto quota 71.402 nel 2001. In particolare, si è drasticamente ridotta la popolazione attiva nel settore primario (passata da 10.281 unità rilevate nel 1951 a 1.590 unità del 2001); mentre, dopo una prima fase di crescita estesasi dal 1951 al 1961, la popolazione attiva nel settore secondario ha segnato un costante declino (passando da 25.280 unità del 1961 a 12.105 unità del 1991, crescendo marginalmente a 12.230 unità nel 2001). L’unico settore in crescita è il terziario, che dalle 34.968 unità registrate nel 1951 ha raggiunto le 57.582 unità nel 2001 (pari all’80,6% della popolazione occupata). Sul fronte della “popolazione attiva in cerca di prima occupazione”, il territorio registra una sostanziale stabilità fino al 1971 (anno in cui si registra il valore di 6.069 unità), mentre dal 1981 appaiono evidenti i segni di una crescita.
Dal 49,2% registrato nel 1951, il “tasso di attività” (misurato come rapporto fra gli attivi e la popolazione) ha raggiunto il valore del 46,6% nel 1961, per iniziare a crescere dal 1971. In particolare, nel 1991, il “tasso di attività” ha raggiunto la soglia del 57,0% per posizionarsi su un livello consimile all’ultima rilevazione (56,5%). La pur lenta crescita della popolazione residente in età lavorativa (25-64 anni) ha generato, infatti, un aumento della popolazione attiva sia essa nella componente “in condizioni professionali” che in quella in “cerca di prima occupazione”.
Secondo i dati dell’ultimo censimento, 2001, la pubblica amministrazione assorbe il 47,0% della popolazione occupata; un dato interessante, sopratutto se si rapporta al censimento del
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 74
1951, quando essa registrava il 23,6%. Altre quote significative nel 2001 vengono inoltre registrate nei settori “commercio e servizi vari” (17,7%) e “industrie estrattive e manifatturiere” (10,2%). In controtendenza, invece, il settore “agricoltura”. Il progressivo abbandono delle campagne, in parte associato ad un inasprirsi dei deflussi migratori, ha ridotto drasticamente la quota della popolazione occupata, raggiungendo nel 2001 solo il 2,2%. Sempre con segno negativo può registrarsi l’andamento nelle “costruzioni”: nel 2001 la sua quota di occupazione dichiarata è del 6,1% tra i residenti.
Fig.2.6
Occupati per settore Costruzioni 6% Commercio e Industria s.s. trasporti 11% 24%
Agricoltura 2%
Credito e ricerca Pubblica amm. 10% e altri servizi 47%
Fonte:Elaborazione su dati Istat
Mantenendo l’attenzione sull’occupazione ma spostando l’analisi sulle informazioni del censimento delle attività produttive e, in particolare, analizzando i dati relativi alle unità locali e agli addetti possiamo provare a meglio cogliere la caratterizzazione del territorio. Nel periodo compreso tra il 1981 e il 2001, sia il numero delle unità locali che il numero degli addetti cresce. Tuttavia, mentre il numero delle unità locali è cresciuto del 35,3%, gli addetti hanno registrato una crescita inferiore, pari al 10,7%. Nel periodo osservato, il territorio ha registrato una significativa crescita del numero degli addetti nel settore “attività immobiliari e ricerca” (pari a +316,2%). I settori “fabbricazione mezzi di trasporto”, “costruzioni” e “industrie alimentari, delle bevande e del tabacco” hanno invece visto crescere principalmente il numero delle unità locali, rispettivamente del 263,6%, del 247,4% e del 169,3%, generando un più modesto incremento nel numero degli addetti (relativamente del 87,4%, 93,3%, e 18,0%). Interessante l’incremento in termini di unità locali nel settore “fabbricazione di macchine elettriche e apparecchiature elettriche e ottiche” (pari al 240,5%) che è stato però seguito da un decremento del numero degli addetti (pari a -12,1%).
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 75
In recessione, invece, appare il settore “commercio ” che, dal 1981 al 2001, ha perduto il 10,1% delle unità locali e il 14,3% degli occupati. Perdite ancora più marcate hanno riguardato i settori “industrie tessili e dell'abbigliamento” (-93,5% nelle unità locali e -90,9% negli addetti), “industrie conciarie” (-82,7% nelle unità locali e -74,6% negli addetti), “industrie del legno” (-46,9% nelle unità locali e -58,3% negli addetti), “fabbricazione di coke, raffinerie, produzioni prodotto chimici” (-47,8% nelle unità locali e -74,5% negli addetti), “fabbricazione articoli in gomma e materie plastiche” (-88,1% nelle unità locali e -65,1% negli addetti) e “produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo” (-41,1% nelle unità locali e - 12,4% negli addetti). Sempre dagli stessi dati censuari viene confermata la crescita dei settori “amministrazione pubblica” e “sanità”. Il saldo complessivo delle modificazioni sopra accennate mostra una certa, seppur moderata, crescita economica territoriale. Dal 1981 al 2001 la quota delle unità locali localizzate nel comune di Messina sulle unità locali della provincia si è accresciuta dal 30,9% al 33,7%. In lieve flessione, invece, il numero degli addetti localizzati nel comune, ridottosi dal 45,5% al 44,0%. Parallelamente a ciò, viene confermata nel comune una significativa presenza di imprese nei settori “fabbricazione mezzi di trasporto”, “trasporti”, “industria della carta, stampa ed editoria”, “fabbricazione di macchine elettriche e apparecchiature elettriche e ottiche”, “attività finanziarie”, “attività immobiliari e ricerca”, “amministrazione pubblica” e “sanità”.
I quozienti di localizzazione, calcolati come rapporto tra la quota degli addetti nel territorio in un dato settore e la medesima quota riferita all’intero territorio regionale, sottolineano ulteriormente le conclusioni precedenti. Particolarmente elevato è infatti il coefficiente di localizzazione nel settore “fabbricazione mezzi di trasporto”, che raggiunge il valore di 255,9. Superiore a 100 è inoltre il quoziente di localizzazione nei settori “trasporti”, “industria della carta, stampa ed editoria”, “sanità”, “amministrazione pubblica”, “attività finanziarie”, “attività immobiliari e ricerca”, “istruzione”.
Fig.2.7
255,9 Indici di localizzazione superiori a 100
167,1 146,4
114,5 117,1 117,5 120,4 106,7
M J K DE L N I DM
Fonte:Elaborazione su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 76
Interessanti informazioni sulla struttura produttiva locale vengono fornite, inoltre, dai dati sulle imprese “registrate”, “iscritte” e “cancellate” nel territorio comunale e nell’intera provincia di Messina, tratte dagli archivi della Camera di Commercio. Nel periodo 1999-2007, il territorio comunale presenta una velocità di crescita leggermente superiore alla media provinciale, commisurandosi ad una variazione del 18,5% a fronte dell’11,6% della regione. Il tasso di natalità imprenditoriale del territorio (ovvero del rapporto percentuale tra nuove imprese iscritte e quelle registrate) registra valori sempre superiori al 5 per cento annui con punte più elevate nel 2000 e 2001 (+6,6%). Il tasso di mortalità imprenditoriale (ossia il rapporto percentuale fra le imprese cancellate e quelle registrate) risulta sempre inferiore a quello provinciale, intorno al 4%. Le maggiori crescite relative si evidenziano tutte nei servizi ma, a parte l’istruzione e i trasporti le dinamiche si presentano meno marcate che quelle regionali. Le dinamiche delle imprese manifatturiere invece si presentano tutte negative o con valori positivi ma molto contenuti e, comunque, inferiori alla dinamica di contesto, quella regionale, nella quale essi si trovano. Quest’ultima osservazione risulta vera anche per un settore importante per la caratterizzazione locale e a maggior valore di crescita: la fabbricazione dei mezzi di trasporto. Infatti a fronte di una crescita delle unità locali iscritte nel registro della Camera di Commercio del 30,1%, l’andamento del settore a livello regionale registra un progresso del 37,3%.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 77
Tab. 2.1
Imprese registrate nell'archivio della CCIAA - Messina città e regione - Valori assoluti e variazioni 1999/2007
Variazione Variazione Variazione Classifi- Imprese assoluta percentuale percentuale Settore di attività (esclusi agricoltura e pesca) cazione registrare 1999-2007 1999-2007 1999-2007 Zona Zona Sicilia
Estrazione C 31 -1 -3,1 -3,4 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 491 88 21,8 21,1 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 29 -6 -17,1 -12,7 Industrie conciarie DC 108 -19 -15,0 -16,4 Industria del legno DD 103 -23 -18,3 -14,0 Industria della carta, stampa ed editoria DE 152 8 5,6 11,0 Fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici DF,DG 40 -5 -11,1 -8,9 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 11 0 0,0 2,6 Fabbricazione di prod. della lavorazione dei minerali non metalliferi DI 106 8 8,2 8,0 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 194 -20 -9,3 10,4 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 70 1 1,4 13,2 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 156 -35 -18,3 2,3 Fabb. mezzi di trasporto DM 108 25 30,1 37,3 Altre industrie manifatturiere DN 213 -38 -15,1 6,6 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 8 2 33,3 15,4 Costruzioni F 2.353 307 15,0 20,4 Commercio; riparazione autoveicoli e beni personali G 7.779 627 8,8 11,7 Alberghi e ristoranti H 665 58 9,6 28,2 Trasporti I 800 87 12,2 5,7 Attività finanziarie J 495 108 27,9 43,6 Attività immobiliari e ricerca K 1.532 425 38,4 46,5 Istruzione M 152 75 97,4 64,0 Sanità N 183 37 25,3 64,8 Altre attività O 884 126 16,6 15,2 Non classificate NC 1.495 1.119 297,6 58,0 Totale generale 18.809 2.932 18,5 11,6
Fonte:Elaborazioni su dati Camera di Commercio di Messina
Attraverso l’utilizzo dell’analisi statistica shift-share è possibile fornire una valutazione dell’evoluzione dei fattori che hanno inciso nella dinamica del numero degli addetti. Per questo scopo sono stati utilizzati i dati censuari più recenti relativi al numero di addetti per settore economico presenti nel territorio e nella regione. Dalle elaborazioni effettuate, per i periodi 1981-1991 e 1991-2001, depurate dalla componente territoriale (che per definizione metodologica agisce equamente sui territori), emerge che la crescita occupazionale è da ascrivere alla “componente strutturale”, ossia alla particolare composizione della struttura produttiva del territorio. Nel periodo 1981-1991, infatti, l’attitudine della “componente locale” a generare flussi occupazionali è molto modesta mentre, nel decennio successivo, essa diviene addirittura negativa.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 78
Tab. 2.2
Calcolo delle componenti dell'analisi shift share riportate al territorio regionale e provinciale
Componente Componente Componente Componente Componente Componente territoriale strutturale locale territoriale strutturale locale
1981/1991 valori assoluti saggi di variazione
regione 6.046 1.840 1.973 0,104 0,032 0,034 provincia 10.809 898 -1.848 0,186 0,015 -0,032
1991/2001
regione 1.288 704 -5.638 0,019 0,010 -0,083 provincia -2.293 663 -2.016 -0,034 0,010 -0,030
Fonte:Elaborazioni
2.2. – IL SISTEMA NEBRODI
30 dei 107 comuni della provincia (escludendo il comune capoluogo) vengono contenuti nel Sistema Nebrodi. Questo comprende 85.379 residenti, il 13,1% della popolazione provinciale alla fine del 2007. La zona marittima presenta coste frastagliate e una coltivazione principale di olivi e di agrumi. Le zone montuose assumono forme aspre tipiche degli andamenti erosivi delle dolomie. I comuni si trovano tra la provincia di Palermo e aprono ad ovest quella di Messina. E’ forse questa posizione decentrata e la mancanza di grossi centri urbani, che ne evidenzia una dipendenza dalle altre zone. L’andamento della popolazione del Sistema Nebrodi risulta infatti continuamente decrescente. Il territorio viene lasciato e dei quasi 127 mila abitanti al censimento del 1951 si scende, come ricordato a poco più di 85 mila. L’emigrazione più forte si rileva durante gli anni Sessanta quando l’attrattiva di altre zone italiane, dove più facile era trovare un posto in fabbrica e trasformarsi da bracciante a operaio, era forte. In quel decennio circa quindici mila persone abbandonarono l’area, soprattutto nei paesi interni. Il territorio non sembra nel frattempo aver prodotto anticorpi che ne possano prevenire l’emigrazione. Dal censimento del 2001 al capodanno del 2008 la popolazione è diminuita di circa un altro 7%. Il grafico, che riporta gli indici della popolazione ponendo pari a 100 il valore del censimento del 1951, mostra per il Sistema Nebrodi una linea in flessione senza soluzione di continuità.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 79
Fig. 2.8
Andamento della popolazione (indici 1951 = 100) Sistema Nebrodi e Regione
120 Regione 110
100
90
80 S. Nebrodi
70
60
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Per sintetizzare gli andamenti decennali per questo come per gli altri territori si utilizzerà una semplice tabella che riporti i tassi annuali medi del movimento demografico. Questi, al di là della semplice quantificazione di ciò che i grafici riproducono, permetteranno un confronto puntuale tra i territori. La tabella evidenzia la forte emigrazione degli anni Sessanta, ma non mostra alcuna riduzione della dinamica di contrazione. Per gli ultimi anni, quelli del XXI secolo, la flessione media annuale rimane sul livello del 6 per mille, ovvero l’area non ha ancora trovato elementi di equilibrio che possano trattenere la popolazione. Su tale flessione ha inciso, negli ultimi quindici anni, anche il segno negativo raggiunto dal saldo naturale. Questo presenta, accanto ad un tasso di natalità in flessione, che vedremo risulta simile per quasi tutti i territori oggetto di studio, un tasso di mortalità più accentuato rispetto alla stazionarietà che si rileva nella media regionale. Il tasso di natalità è passato da 22 nati per mille residenti al 1958, primo anno disponibile per la nostra serie di dati, ad un minimo nel 2006 dell’8,1 per mille. Il tasso di mortalità evidenzia invece una tendenza a crescere nel tempo, partendo da 8,7 morti per mille abitanti per il 1958 arrivando a superare il 12 per mille abitanti negli ultimi anni (il valore per il 2007 è del 12,3‰).
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 80
Tab. 2.3 Tassi (*) del movimento della pop. (valori medi annui) Sistema Nebrodi
Tasso di Tasso di Var. popolazione Anno Tasso di natalità mortalità migratorietà residente
anni '60 19.3 9.9 -20.5 -11.1 anni '70 14.6 10.5 -9.5 -5.5 anni '80 11.9 10.6 -5.2 -3.9 anni '90 10.0 11.2 -5.2 -6.3 anni '00 8.5 11.9 -3.2 -6.6
(*) Tassi per mille residenti Fonte:Elaborazioni su dati Istat
L’area dal 1993 presenta una differenza tra i nati e i morti con segno negativo per la maggior numerosità dei secondi sui primi.
Fig. 2.9 Tassi di natalità e mortalità Sistema Nebrodi
25
20 Tasso di natalità 15
10
5 Tasso di mortalità
0
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Ma dalla contrazione demografica non è esente anche la scelta di spostarsi verso altre residenze. Il tasso di migrazione, calcolato come differenza tra le persone che si iscrivono in anagrafe per trasferimento di residenza (non quindi i nati da residenti) e coloro che si cancellano perché scelgono di risiedere sul territorio di un altro comune, presenta costantemente valori negativi. I momenti di maggior emigrazione, come detto, si riferiscono agli anni Sessanta quando il valore supera spesso il 20 per mille, raggiungendo nel 1968 il valore di 28 per mille. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, tranne qualche anno di spicco, l’emorragia rimane più contenuta ma costantemente aperta. I dati degli ultimi anni sembrano frenare ulteriormente tale andamento sino a presentarsi nel 2007 con un valore positivo,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 81 seppure marginale (+0,1‰), unico carattere superiore allo zero lungo tutto il periodo analizzato. Il minor rilievo della statistica, però, probabilmente dipende dalla composizione della popolazione che, cinquant’anni di contrazione sia per l’emigrazione che per la caduta della fecondità, si presenta oggi con rilevanti quote di residenti anziani. Se da un lato infatti le componenti naturali e migratorie agiscono congiuntamente nel descrivere la contrazione della popolazione, dall’altro hanno modificato la struttura per età dei residenti. Dal 1951 al 2001, la classe di età “inferiore a 14 anni” si è ridotta dal 27,2% al 15,1%, mentre nello stesso periodo la classe compresa “tra 15 e 24 anni” si è contratta dal 20,1% al 12,1%. Viceversa le quote delle classi più alte assumono un andamento in crescita. In particolare nel corso del cinquantennio osservato, il peso percentuale della classe di età superiore a 65 anni è passato dall’8,5% al 22,1%.
Fig. 2.10 Tasso del saldo migratorio Sistema Nebrodi
10
-5
-20
-35
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
L’effetto combinato del saldo migratorio negativo e della contrazione del saldo naturale induce a ritenere che il territorio viva da decenni una sostanziosa ed inarrestabile emorragia di capitale umano. Un’ipotesi questa che trova, peraltro, conferma nella dinamica della struttura per età della popolazione residente. Il fenomeno può essere rappresentato in modo semplice attraverso l’indice di vecchiaia. Il grafico oltre a rappresentarne i valori mette in mostra la forte dinamica degli ultimi decenni. Il Sistema Nebrodi vede crescere principalmente la componente anziana femminile, fenomeno legato alla minor esposizione alla emigrazione nei decenni passati di tale componente e alla maggior persistenza in vita.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 82
Fig. 2.11
Indice di vecchiaia - Sistema Nebrodi
172,9 Uomini Donne
120,7 120,7
89,0 80,3 65,5 55,2 42,5 41,4 34,1 31,5 28,5 2001 1991 1981 1971 1961 1951 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Anche in questo caso, per omogeneità di confronto, riportiamo i dati e gli andamenti delle classi di età estreme. Per il Sistema Nebrodi la quota della classe “inferiore a 14 anni” passa dal 27,2% del primo censimento al 15,1% per il 2001, mentre la classe compresa “fra 15 e 24 anni” si è contratta dal 20,1% al 12,1%. Per tale anno le quote maschili risultano leggermente superiori a quelle femminili: 16,2% per i più piccoli e 12,7% per la classe di età maggiore, contro rispettivamente 14,1% e 11,6% per le donne. A fronte di ciò, si registra un incremento delle classi adulte: l’insieme della popolazione con età superiore a 65 anni passa da una quota dell’8,5% a una quota quasi tripla del 22,1%. Maggiore disparità, per sesso, per quanto detto, si ritrova ovviamente per le classi elevate dove la quota dei maschi si commisura al 19,5% mentre la quota delle donne sfiora il quarto dell’intera componente femminile (24,5%).
L’analisi dei dati censuari mette in evidenza la crescita del fenomeno della scolarizzazione. Dal 1951 al 2001, i residenti con titolo di studio sono passati da 58.436 a 68.022 unità, ossia dal 53,0% all’81,0% della popolazione in età superiore a sei anni. Più che la crescita complessiva il territorio presenta una importante crescita verso i livelli di istruzione più elevati. Il gruppo col titolo più elevato, quella dei laureati, presentano il maggior incremento passando da 589 a 4.324 unità. Anche la classe dei diplomati presenta una notevole evoluzione passando da 1.827 a 17.105 unità. Come prevedibile, e come riscontrato in tutti i territori della provincia, nello stesso periodo di tempo si registra una riduzione degli analfabeti che dal rappresentare addirittura un quarto della popolazione nel 1951 (pari a 27.569 unità) scendono ad un contenuto 3,1% nel 2001 (in termini assoluti a 2.618 persone).
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 83
Fig. 2.12
Popolazione con titolo di studio (valori in %) - Sistema Nebrodi
90 Uomini 83,0 76,7 79,2 Donne 72,3 67,3 61,4 60,6 62,3 60 53,5 52,6 53,0 47,2
30
0 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
La popolazione rilevata al censimento presenta una contrazione nelle attività primarie e una crescita senza soluzione di continuità per il settore terziario, mentre la componente industriale manifesta un andamento discontinuo con una dinamica positiva per l’ultimo decennio.
Fig 2.13
Occupazione per attività economica (valori in %) - Sistema Nebrodi
Primario 25% Industria s.s. 12%
Pubblica amm. 31% Costruzioni 11% Servizi 21%
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Nel periodo osservato, nonostante come indicato il settore primario abbia fatto registrare una diminuzione della popolazione attiva assorbita esso permane particolarmente rilevante rappresentando in termini assoluti 6.622 addetti, in termini percentuali circa un quarto dell’occupazione locale. Secondo i dati dell’ultimo censimento, la “pubblica amministrazione”
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 84 assorbe il 31,3% degli occupati dell’area, il settore “agricoltura” assorbe il 24,8%, il settore “commercio e servizi” il 13,5%, il settore “industrie estrattive e manifatturiere” l’11,4%, il settore “costruzioni e impianti” il 10,8%. Osservando l’aspetto produttivo attraverso i dati dei censimenti economici, il territorio presenta maggior presenza nel settore “istruzione” (con 2.580 addetti al 2001, il 17,2% degli addetti totali ma con solo il 3,1% delle unità locali del territorio), “commercio; riparazione autoveicoli e beni personali” (con 2.528 addetti al 2001, il 16,8% degli addetti totali) e “costruzioni” (con 2.069 unità pari al 13,8%). Come evidenziato già nella relazione precedente del novembre 2006, considerando l’andamento per i tre censimenti, i settori che mostrano una maggior andamento in crescita sono la “fabbricazione di macchine elettriche e apparecchiature elettriche e ottiche”, la “fabbricazione mezzi di trasporto”, l’“attività immobiliari e ricerca” e l’“industria della carta, stampa ed editoria”. La lettura dei quozienti di localizzazione permette di eleggere alcuni settori a maggiormente caratterizzanti dell’area. I coefficienti, ricordiamo, sono calcolati per singolo settore come rapporto tra la quota degli addetti nel territorio e la quota degli addetti nella regione, moltiplicati per 100. (tale valore diventa il valore soglia che, se superato, permette di individuare una “vocazione” più o meno significativa). Il grafico sotto riportato evidenzia tutti i settori produttivi il cui coefficiente di localizzazione supera il valore di 100. Particolarmente elevato risulta il coefficiente per il settore “industrie tessili e dell'abbigliamento” (che nel 2001 segna il valore di 667,7), che quindi sembra sottolineare una “vocazione” produttiva recente e, purtroppo, in calo nell’ultimo decennio. Altri valori significativi assumono gli indici per l’“industria conciaria” (nel 2001 pari a 332,8) e l’“industria del legno” (il cui valore raggiunge nel 2001 la cifra di 239,7) e l’“estrazione” (2331,1). Superiore a 100 sono inoltre i quozienti nei settori “fabbricazione di prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi”, “costruzioni” e “produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo”. Interessante anche il valore assunto dal settore della “pesca”, indice di una attività seppure di nicchia con buone potenzialità sul territorio.
Fig. 2.14
Sistema Nebrodi
Tessili 667,7
Ind. conciarie 332,8
Ind. del legno 239,7
Estrazione 233,1 Minerali non metal. 212,4 Costruzioni 164,4 Amm. pubblica 128,1 Pesca 121,6
Istruzione 116,1 Prod. di metallo 104,8
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 85
Utilizzando il calcolo delle componenti dell’analisi-share è possibile provare a valutare l’evoluzione dei fattori che hanno inciso nella dinamica del numero degli addetti. L’ipotesi di base della tecnica shift-share è che i differenziali di crescita degli addetti nei diversi settori del territorio siano determinati dalle dinamiche economiche regionali, dalle variazione dimensionali dei settori produttivi e da una componente locale legata alla competitività del territorio in senso lato. Dalle elaborazioni effettuate, per i periodi 1981-1991 e 1991-2001, nel confronto con le dinamiche regionali, emerge il ruolo negativo della “componente strutturale”, segno di un indebolimento generale dei settori produttivi più rappresentativi del territorio. Il segno negativo della “componente locale”, rilevato nel periodo 1991-2001, mette in evidenza inoltre una perdita di competitività specifica del territorio rispetto agli altri territori regionali. Una perdita di competitività che potrebbe probabilmente essere connessa al costante deflusso di capitale umano e ad una massa critica imprenditoriale insufficiente ad attivare meccanismi di crescita.
Tab. 2.4
Calcolo delle componenti dell'analisi shift share riportate al territorio regionale e provinciale
Componente Componente Componente Componente Componente Componente territoriale strutturale locale territoriale strutturale locale
1981/1991 valori assoluti saggi di variazione
regione 1,316 -223 1,747 0.104 -0.018 0.138 provincia 2,353 -73 560 0.186 -0.006 0.044
1991/2001
regione 294 -33 -707 0.019 -0.002 -0.046 provincia -523 -70 146 -0.034 -0.004 0.009
Fonte:Elaborazioni
I dati dell’archivio della camera di commercio evidenziano un tasso di natalità costantemente superiore al tasso di mortalità, con una crescita complessiva di circa 600 unità locali pari al 7,8% delle unità locali registrate a inizio periodo. Nonostante l’andamento positivo la dinamica sembra segnare il passo rispetto all’andamento regionale. La crescita ha interessato maggiormente i settori dei servizi, in particolare quelli dell’“istruzione”, dell’“attività immobiliare e ricerca”, della “sanità”. Per quanto riguarda le imprese manifatturiere alcune crescite percentuali assumono rilevanza, come quella della lavorazione degli articoli in gomma e plastica (150%), quella della fabbricazione dei mezzi di trasporto (28,6%) e quella delle “altre industrie manifatturiere” (25%). Per quanto tali settori si mostrano in crescita bisogna ricordare la limitata dimensione assoluta della loro presenza sul territorio.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 86
Tab.2.5
Imprese registrate nell'archivio della Camera di Commercio - Sistema Nebrodi e regione - Valori assoluti e variazioni 1999/2007
Variazione Variazione Variazione Classifi- Imprese assoluta percentuale percentuale Settore di attività (esclusi agricoltura e pesca) cazione registrare 1999-2007 1999-2007 1999-2007 Zona Zona Sicilia
Estrazione C 38 -5 -11,6 -3,4 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 208 29 16,2 21,1 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 18 1 5,9 -12,7 Industrie conciarie DC 51 -4 -7,3 -16,4 Industria del legno DD 104 -9 -8,0 -14,0 Industria della carta, stampa ed editoria DE 12 2 20,0 11,0 Fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici DF,DG 3 -1 -25,0 -8,9 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 5 3 150,0 2,6 Fabbricazione di prod. della lavorazione dei minerali non metalliferi DI 118 11 10,3 8,0 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 124 6 5,1 10,4 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 16 3 23,1 13,2 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 22 1 4,8 2,3 Fabb. mezzi di trasporto DM 9 2 28,6 37,3 Altre industrie manifatturiere DN 25 5 25,0 6,6 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 0 0 -- 15,4 Costruzioni F 1.018 156 18,1 20,4 Commercio; riparazione autoveicoli e beni personali G 2.237 -14 -0,6 11,7 Alberghi e ristoranti H 356 59 19,9 28,2 Trasporti I 305 -28 -8,4 5,7 Attività finanziarie J 94 44 88,0 43,6 Attività immobiliari e ricerca K 259 82 46,3 46,5 Istruzione M 25 8 47,1 64,0 Sanità N 32 12 60,0 64,8 Altre attività O 307 49 19,0 15,2 Non classificate NC 473 333 237,9 58,0 Totale generale 8.678 626 7,8 11,6
Fonte: Elaborazione su dati Camera di Commercio di Messina
2.3. – IL SISTEMA VERSANTE TIRRENO
Il Versante Tirreno comprende 29 comuni della provincia che si dilatano lungo la costa nord inerpicandosi, nelle aree più interne verso i Peloritani. Secondo i dati tratti da i registri anagrafici alla fine del 2007 comprendeva 139.926 abitanti pari al 21,4% dell’intera popolazione provinciale. In termini assoluti, dal 1958 (quando contava 152.128 ) residenti al 2007 essa ha perso circa 12 mila abitanti, soprattutto per una marcata contrazione protrattasi fino alla metà degli anni ’70, un periodo di lenta crescita sino ai primi anni Novanta per poi flettere dolcemente sino ai giorni nostri. Come sempre per meglio descrivere l’andamento della popolazione nei vari decenni si svolge una breve analisi delle componenti naturali e migratorie.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 87
Fig.2.15
Andamento della popolazione (indici 1951 = 100) Versante Tirreno e Regione
120 Regione
110
100
V. Tirreno 90
80
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
L’analisi effettuata sui dati anagrafici ha rilevato un andamento decrescente del saldo naturale, calcolato come differenza fra nati vivi e morti, evidenzia, come da norma per pressoché tutti i territori nazionali, un profilo discendente: da 1.522 unità nel 1960 si è ridotto a 13 unità nel 1994, per assumere poi valori costantemente negativi. La contrazione viene determinata soprattutto dalla caduta del tasso di natalità che più che si dimezza passando da 19,1 nati su 1000 abitanti del 1960 a un minimo di 8,2 nati su 1000 abitanti nel 2002 e nel 2005. Il dato più recente, quello al 2007, si livella all’8,6%. Al contrario di tale tasso di natalità decrescente, il tasso di mortalità risulta crescente passando da meno di 9 morti su 1000 abitanti prima degli anni Sessanta a 11,1 morti su 1000 abitanti del 2007.
Fig.2.16
Tassi di natalità e mortalità Versante Tirreno
25
20 Tasso di natalità 15
10
5 Tasso di mortalità
0
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 88
La componente migratoria presenta un’ampia variabilità ma sostanzialmente due momenti distinti. Una forte emigrazione sino ai primi anni Settanta, un profilo tendenzialmente stabile successivamente seppure molto frastagliato e con una certa migrazione di ritorno durante gli anni Ottanta. Negli ultimi anni, con alterne vicende, il territorio riesce ad attrarre popolazione così quasi da compensare la citata diminuzione del saldo naturale.
Fig. 2.17
Tasso del saldo migratorio Versante Tirreno
5
-5
-15
-25
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
La tabella riepilogativa mostra, attraverso valori medi annuali, i diversi momenti sopra descritti, in particolare si evidenziano la flessione del tasso di natalità lungo tutti i decenni e il cambio di segno del saldo migratorio dagli anni Ottanta.
Tab. 2.6 Tassi (*) del movimento della popolazione (valori medi annui) Versante Tirreno
Variazione della Tasso di Tasso di Anno Tasso di natalità popolazione mortalità migratorietà residente
anni '60 17.4 9.8 -12.5 -4.8 anni '70 15.1 10.5 -0.9 3.8 anni '80 12.2 10.0 2.8 4.9 anni '90 9.9 10.4 2.8 2.2 anni '00 8.4 10.6 1.3 -0.9
(*) Tassi per mille residenti Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 89
Utilizzando i dati censuari, si osserva un marcato calo delle classi giovanili: dal 1951 al 2001, la classe di età “inferiore a 14 anni” si è ridotta dal 26,1% al 15,4%; mentre nello stesso periodo la classe compresa “fra 15 e 24 anni” si è contratta dal 20,3% al 12,8%. A fronte di ciò, si registra un incremento delle classi adulte. In particolare, nel corso del cinquantennio osservato, la classe senile (di età superiore a 65 anni) vede quasi raddoppiato il proprio peso percentuale (da 9,0% a 19,9%). Parallelamente a ciò, il territorio registra una sensibile crescita dell’indice di vecchiaia (che dal 1951 al 2001 è passato da 34,5 a 128,9) e dell’indice di dipendenza degli anziani (più che raddoppiatosi nel corso del cinquantennio), mentre l’indice di dipendenza giovanile nello stesso periodo si riduce da 40,2 a 23,8.
Fig. 2.18
Indice di vecchiaia - Verante Tirreno
153,5 Uomini Donne
105,8 107,4
75,4 76,2 65,4 60,3 47,2 51,5 35,7 39,0 30,3 2001 1991 1981 1971 1961 1951 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
L’analisi dei dati censuari mette in evidenza, inoltre, la crescita del fenomeno della scolarizzazione. Dal 1951 al 2001, i residenti con titolo di studio sono passati da 73.815 a 112.447 unità, ossia dal 55,3% all’84,6% della popolazione in età superiore a sei anni. Interessante come sempre appare osservare la crescita dei laureati, passati da 998 a oltre 9 mila unità, e quella dei diplomati, aumentati da 2.859 a 32.468 unità. Parallelamente a ciò, si è registrata una ovvia riduzione degli analfabeti che, al censimento del 2001, contano quasi 3 mila.
Un particolare approfondimento si svolge in tutte le analisi delle ripartizioni territoriali provinciali verso la distribuzione per sesso dell’istruzione. Una componente rilevante assume infatti la quota di donne istruite e, in particolare, la quota di donne con il livello di istruzione più elevato. Nel 1951, la percentuale di donne con titolo di studio è inferiore a quella degli uomini (50,4% contro 60,8%), e il titolo prevalente fra le donne è il diploma elementare. Nel censimento del 2001 la quota degli uomini in possesso di un titolo di studio risulta complessivamente ancora superiore a quella della donne, 87,2% contro 82,3%, ma queste ultime giungono ai livelli più alti della formazione superando i primi nella classe dei “laureati” sia in termini assoluti (1.372 donne contro i 1.196 uomini) che relativi (il 7,1% delle donne è laureato contro il 6,5% degli uomini).
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 90
Fig. 2.19
Popolazione con titolo di studio (valori in %) - Verante Tirreno 87,2 90 Uomini 81,5 82,3 75,2 Donne 72,6 67,6 64,7 60,8 59,0 59,4 60 50,4 47,8
30
0 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Le dinamiche demografiche che hanno caratterizzato il territorio si sono ovviamente riflesse sulla componente attiva e non attiva della popolazione.
Quanto sopra esposto ha prodotto effetti che possono essere letti anche nella diversa composizione della popolazione attiva. I dati del censimento ci hanno permesso di mettere in risalto alcuni sviluppi dell’occupazione locale per poi far risaltare la situazione odierna. Per quanto riguarda i dati dei censimenti precedenti già nella precedente relazione si evidenziava come dal 1951 al 1991, la “popolazione attiva in condizione professionale”, ovvero gli occupati e coloro che hanno appena perso un posto di lavoro, si è lentamente ridotta: da 65.932 a 46.644 unità. In particolare: si è drasticamente ridotta la popolazione attiva nel settore primario; si vede ridurre, dal 1971, la popolazione attiva nel settore secondario; cresce costantemente la popolazione attiva nel terziario. La “popolazione attiva in cerca di prima occupazione” registra, invece, una sensibile crescita raggiungendo nel 1991 il valore di 10.374 unità.
Nella situazione più recente, secondo i dati dell’ultimo censimento, dati che come è noto non risultano direttamente confrontabili con i precedenti in quanto rilevano solo gli occupati e non la popolazione in condizione professionale, la pubblica amministrazione assorbe il 33,7% della popolazione attiva dell’area, il settore “commercio e servizi vari” il 17,9%, il settore “agricoltura” il 15,6%, il settore “industrie estrattive e manifatturiere” il 12%, il settore “costruzioni e impianti” il 10,9%.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 91
Fig. 2.20
Occupazione per attività economica (valori in %) - Verante Tirreno Primario; 15,6 Industria s.s.; 12,7
Costruzioni; 10,9
Pubblica amm.; 33,7
Servizi; 27,1
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Un tasso che compendia la partecipazione all’attività produttiva è il tasso di attività che si ragguaglia, all’ultimo censimento disponibile, al 59,1%.
Sulla base dei dati censuari e, in particolare, dei dati relativi alle unità locali e agli addetti possiamo provare a ricostruire lo sviluppo delle imprese sul territorio dal 1981 seguendone l’evoluzione nel corso dell’ultimo ventennio. Anche in questo caso possiamo far ricorso ad alcune riflessioni già svolte. In particolare ricordare che nel periodo compreso tra il 1981 e il 2001, cresce sia il numero delle unità locali (22%) che il numero degli addetti (32%). Riferendoci alle variazioni percentuali dell’occupazione per il settore manifatturiero le maggiori dinamiche vengono rilevate per i settori della “fabbricazione mezzi di trasporto”, della “fabbricazione articoli in gomma e materie plastiche” e dell’”estrazione”, “industria della carta, stampa ed editoria”. Tra i servizi particolare dinamica presentano la “sanità” e le “attività immobiliari e di ricerca”. Valori in contrazione invece si evidenziano per i settori della “fabbricazione di macchine elettriche e apparecchiature elettriche e ottiche”, “l’industria del legno” e le attività legate all’abbigliamento, sia il tessile che il conciario. Le crescite in termini assoluti si evidenziano tutte nei servizi: oltre al già citato settore delle “attività immobiliari e di ricerca”, anche nei settori della “sanità” e “istruzione”. Tra i rami industriali un incremento in termini assoluti consistente si rileva solamente nelle costruzioni. La distribuzione occupazionale al censimento del 2001 evidenzia il settore del commercio come quello a maggior attività (quasi 6 mila addetti pari al 20,8% dell’occupazione locale), ponendo a seguire nelle graduatoria in ordine decrescente, l’”istruzione (quasi 4,5 mila addetti, il 15,5% dell’occupazione) e al terzo posto il settore edile con poco oltre i 4.200 addetti.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 92
La lettura dei dati dei censimenti economici da un lato fa emergere una sostanziale debolezza della struttura produttiva del territorio, dall’altro tende ad evidenziare alcuni segnali di dinamismo imprenditoriale che, pur non sembrando decisivi, si ritiene siano significativi. Ad esempio mentre la quota di unità locali contenute nell’area rispetto alla provincia permane costante (da 24,5% a 24,0%) la quota dell’occupazione cresce leggermente passando dal 17,2% al 19,8%. Anche le informazioni tratte dagli archivi della Camera di Commercio individuano un tasso di natalità costantemente superiore al tasso di mortalità con una crescita complessiva nel periodo 1999/2007 di oltre 1.700 unità locali. Percentualmente la crescita risulta superiore a quella registrata a livello regionale. Tra i settori evidenziati nelle analisi precedenti come caratteristici del territorio a fronte di un’industria agroalimentare in crescita, gli altri due settori “tradizionali”, industrie tessili e dell’abbigliamento e industrie conciarie, si mostrano in flessione. Evidenzia una crescita, e superiore a quella percentualmente rilevata a livello regionale, il settore della fabbricazione e lavorazione dei metalli non metalliferi (14,6%).
Tab. 2.7
Imprese registrate nell'archivio della Camera di Commercio - Versante Tirreno e regione - Valori assoluti e variazioni 1999/2007
Variazione Variazione Variazione Classifi- Imprese assoluta percentuale percentuale Settore di attività (esclusi agricoltura e pesca) cazione registrare 1999-2007 1999-2007 1999-2007 Zona Zona Sicilia
Estrazione C 27 1 3,8 -3,4 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 405 63 18,4 21,1 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 26 -7 -21,2 -12,7 Industrie conciarie DC 69 -19 -21,6 -16,4 Industria del legno DD 129 -13 -9,2 -14,0 Industria della carta, stampa ed editoria DE 47 1 2,2 11,0 Fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici DF,DG 29 3 11,5 -8,9 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 17 1 6,3 2,6 Fabbricazione di prod. della lavorazione dei minerali non metalliferi DI 102 13 14,6 8,0 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 173 4 2,4 10,4 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 37 -2 -5,1 13,2 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 67 10 17,5 2,3 Fabb. mezzi di trasporto DM 64 14 28,0 37,3 Altre industrie manifatturiere DN 110 17 18,3 6,6 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 11 4 57,1 15,4 Costruzioni F 2.136 403 23,3 20,4 Commercio; riparazione autoveicoli e beni personali G 4.899 473 10,7 11,7 Alberghi e ristoranti H 558 73 15,1 28,2 Trasporti I 581 -2 -0,3 5,7 Attività finanziarie J 198 50 33,8 43,6 Attività immobiliari e ricerca K 672 235 53,8 46,5 Istruzione M 70 22 45,8 64,0 Sanità N 89 27 43,5 64,8 Altre attività O 706 139 24,5 15,2 Non classificate NC 852 643 307,7 58,0 Totale generale 14.540 1.757 13,7 11,6
Fonte: Elaborazioni su dati Camera di Commercio di Messina
Come per gli altri territori anche in questo caso analizziamo i quozienti di localizzazione per ottenere ulteriori elementi informativi sulla struttura produttiva e sulla sua evoluzione. Il
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 93 settore della “fabbricazione articoli in gomma e materie plastiche” in linea con quanto visto nella dinamica occupazionale, si presenta come un settore importante dell’area. Il coefficiente di localizzazione è il più elevato e si ragguaglia a un significativo 294,2. L’indicatore evidenzia invece una dissomiglianza rispetto all’analisi più sopra svolta in quanto mette in rilievo la presenza di concentrazione occupazionale in due settori in flessione occupazionale: il tessile e abbigliamento e il conciario. Nonostante la difficoltà manifestata dalla caduta lavorativa i settori si contraddistinguono come caratterizzanti del territorio. Difficile è dire quali orientamenti proporre ma certamente tali settori presentano caratteristiche del saper fare locale. L’analisi shift-share peraltro corrobora in parte tale ipotesi evidenziando un valore positivo della componente locale per l’industria conciaria, mentre l’industria tessile mantiene un segno positivo (nonostante la componente settoriale sia negativa) per il primo decennio (1981-1991) per poi indebolirsi nel decennio successivo finendo per assumere un valore negativo.
Fig. 2.21
Versante Tirreno Gomma e mat. pl. 294,2 Ind. conciarie 276,3 Tessili 192,3 Estrazione 185,2 Costruzioni 174,9 Ind. alimentari 141,4 Minerali non metal. 134,9 Ind. del legno 130,4 Pesca 123,6 Alberghi e rist. 116,3 Commercio 107,2 Istruzione 104,6 Altre attività 103,1
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
A seguito gli altri settori con coefficienti alti riguardano l’attività edilizia, “estrazione” e “Costruzioni”, mentre più interessanti risultano i successivi. In particolare l’industria agroalimentare, che presenta un valore costantemente superiore alla soglia collocandosi all’ultimo censimento al 141,4, la lavorazione dei minerali non metalliferi, anch’esso con probabile collegamento al settore edile e con una presenza significativa più recente sul territorio, e l’industria del legno. Questo settore, come evidenziato più sopra, presenta una difficoltà a mantenere posizioni di concorrenzialità, la flessione occupazionale si riflette ovviamente anche sul coefficiente di localizzazione che perde consistenza ma, e questo è il segno interessante che mostra l’analisi statistica, permane come elemento vocazionale del
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 94 territorio. Anche in questo caso l’analisi shift-share può confermarci che ad una caduta dovuta alla componente strutturale sia tra il 1981 e il 1991 che nel decennio successivo, la componente locale aveva mantenuto un valore positivo per cedere nel successivo confronto tra i dati del 1991 e quelli del 2001. Ancora una volta la struttura produttiva locale sembra caratterizzata da elementi potenziali che soffrono perdendo anche le capacità di risposta locale. Senza approfondire ulteriore la struttura dell’economia dell’area, basti osservare le risultanze della citata tecnica shift-share per il complesso delle attività produttive. Rispetto alla configurazione regionale il territorio presenta per due decenni di seguito una componente strutturale debole ma positiva, segno che la caratterizzazione delle attività lavorative locali non risulta sbilanciata su settori particolarmente critici. Positiva con valori decisamente maggiori, è la componente locale, a riprova del dinamismo che sembra presentarsi sul territorio, ma essa rimane complessivamente debole.
Tab. 2.8
Calcolo delle componenti dell'analisi shift share riportate al territorio regionale e provinciale
Componente Componente Componente Componente Componente Componente territoriale strutturale locale territoriale strutturale locale
1981/1991 valori assoluti saggi di variazione
regione 2.278 188 3.063 0,104 0,009 0,140 provincia 4.073 540 916 0,186 0,025 0,042
1991/2001
regione 520 70 877 0,019 0,003 0,032 provincia -925 15 2.377 -0,034 0,001 0,087
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 95
2.4. – IL SISTEMA MILAZZO
Il Sistema Milazzo è composto da 20 comuni. Secondo i dati delle anagrafi alla fine del 2007, sul territorio risiedono 111 mila persone, il 17,0% della popolazione della provincia. Un dato in crescita dalla fine degli anni Sessanta, quando la popolazione ha raggiunto il valore minimo.
Fig. 2.22
Andamento della popolazione (indici 1951 = 100) Sistema Milazzo e Regione
120 Regione
110
100 S. Milazzo
90
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Comparando l’andamento della popolazione del Sistema Milazzo con l’andamento regionale, attraverso l’ausilio dei numeri indici (ponendo pari a 100 la popolazione rilevata al censimento del 1951), è interessante osservare come la capacità di assorbire popolazione del territorio, negativa negli anni ’60, presenta dagli anni Settanta una dinamicità molto più accentuata del territorio di confronto.
La crescita della popolazione residente nei vari decenni può essere meglio compresa dando uno sguardo alle componenti naturali e migratorie. L’analisi effettuata sui dati anagrafici ha rilevato un andamento decrescente del saldo naturale (calcolato come differenza fra nati vivi e morti) che da quasi 1.000 unità di inizio periodo è passato ad un valore negativo sin dal 1998, con una punta massima nel 2003 con meno 151 unità. In linea con l’andamento regionale, il tasso di natalità si è più che dimezzato, passando da 20 nati su 1000 abitanti del 1960 ad un valore minimo di appena 8,3 nati su 1000 abitanti del 2004.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 96
Fig. 2.23
Tassi di natalità e mortalità Sistema Milazzo
25
20 Tasso di natalità 15
10
5 Tasso di mortalità
0
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
A fronte di un tasso di natalità decrescente, il tasso di mortalità è rimasto sostanzialmente invariato: passando da 9,0 morti su 1000 abitanti del 1958 a 9,6 morti su 1000 abitanti del 2007, pur con alcuni scarti significativi ma puntuali.
Tab. 2.9
Tassi (*) del movimento della popolazione (valori medi annui) Sistema Milazzo
Variazione della Tasso di Tasso di Anno Tasso di natalità popolazione mortalità migratorietà residente
anni '60 18.7 10.1 -8.2 0.4 anni '70 15.7 9.8 3.3 9.2 anni '80 12.3 9.1 5.0 8.2 anni '90 10.0 9.2 5.0 5.8 anni '00 8.8 9.3 4.6 4.0
(*) Tassi per mille residenti Fonte: Elaborazioni su dati Istat
La diminuzione del saldo naturale è stata accompagnata da un andamento negativo del saldo migratorio (calcolato come differenza fra iscritti e emigrati) negli anni ’60, che diventa successivamente costantemente positivo. Dai dati anagrafici, il deflusso della popolazione residente assume le sue dimensioni principali dal 1959 al 1971, la popolazione si riduce di 11 mila unità, con flussi migratori diretti verso il centro-nord del paese. Dal 1972 il territorio,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 97 come evidenziato presenta una immissione costante di popolazione di, in media, 500 persone l’anno.
Fig. 2.24 Tasso del saldo migratorio Sistema Milazzo
15
5
-5
-15
-25
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Se da un lato le componenti naturali e migratorie agiscono congiuntamente nel descrivere la velocità di crescita della popolazione, dall’altro essi modificano la struttura per età della popolazione residente. Utilizzando i dati censuari, si osserva un marcato calo delle classi giovanili: dal 1951 al 2001, la classe di età “inferiore a 14 anni” si è ridotta dal 25,6% al 15,5%; mentre nello stesso periodo la classe compresa “fra 15 e 24 anni” si è contratta dal 20,2% al 13,0%. A fronte di ciò, si registra un incremento delle classi adulte e, in particolare, della classe senile (di età superiore a 65 anni) la quale, nel corso del cinquantennio osservato, raddoppia il proprio peso percentuale (dal 9,4% al 17,7%).
Fig. 2.25
Indice di vecchiaia - Sistema Milazzo
136,3 Uomini Donne
93,6 90,3
63,7 64,6 53,9 49,7 52,0 39,5 42,0 35,4 31,4 2001 1991 1981 1971 1961 1951 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 98
Coerentemente a ciò, il territorio registra una sensibile crescita dell’indice di vecchiaia (che dal 1951 al 2001 è passato da 36,6 a 114,1) e dell’indice di dipendenza degli anziani (quasi raddoppiatosi nel corso del cinquantennio, da 14,4 a 26,6), mentre l’indice di dipendenza giovanile si riduce da 39,3 a 23,3.
Dall’analisi dei dati censuari dobbiamo prendere atto, inoltre, della grande diffusione della scolarizzazione che negli anni ha accresciuto il capitale umano del territorio. Dal 1951 al 2001, infatti, i residenti con titolo di studio sono passati da 46.964 a 88.529 unità, ossia dal 56,8% all’86,5% della popolazione in età superiore a sei anni. L’area si presenta pertanto con una complessiva quota di “istruiti” superiore a quella mediamente rilevata nelle altre zone, con l’unica eccezione del dato della città capoluogo. Interessante appare la crescita dei laureati, passati da 559 a 5.722 unità, e quella dei diplomati, aumentati da 1.849 a 26.127 unità. Parallelamente a ciò, si è registrata una ovvia riduzione degli analfabeti che da poco più di 19 mila unità del 1951 ha raggiunto, nel 2001, quota 2.143.
Fig. 2.26
Popolazione con titolo di studio (valori in %) - Sistema Milazzo 88,8 90 Uomini 83,6 84,3 76,3 77,4 Donne 69,9 67,9 61,9 61,6 62,3 60 52,2 50,6
30
0 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Un particolare spunto, nell’analisi del fenomeno della scolarizzazione, può inoltre essere dedicato alla distribuzione per sesso. La percentuale di donne con titolo di studio appare costantemente inferiore a quella degli uomini, parametrandosi al 52,2% nel 1951 (61,6% per gli uomini) per raggiungere al censimento del 2001 l’84,3% (88,8% per gli uomini). Sembra significativo però evidenziare come, in quest’ultimo anno, le donne in possesso almeno di una laurea siano di più degli uomini sia in valore assoluto (3.098 contro 2.624) che in percentuale (5,9% a fronte del 5,3% maschile).
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 99
Le dinamiche demografiche si sono espresse ovviamente sulla dimensione della popolazione in età attiva e non attiva e, quindi, sulla potenzialità del mercato del lavoro. Come già era stato messo in evidenza nella relazione di supporto al forum civico della città, dal 1951 al 1991, la “popolazione attiva in condizione professionale” si è progressivamente ridotta: da 40.068 a 32.062 unità, con movimenti di forte riduzione per il settore primario e di crescita costante del settore terziario. Il settore secondario ha presentato una crescita consistente sino agli anni Settanta per poi iniziare una lenta decrescita, mantenendosi comunque su elevate quote occupazionali. I dati del censimento 2001 evidenziano una concentrazione di attività nel settore pubblica amministrazione e commercio; in particolare la pubblica amministrazione assorbe il 32,2% della popolazione attiva dell’area, il settore “commercio e servizi vari” il 20,7%. Interessante osservare che sul territorio mantiene una certa rilevanza la quota degli addetti all’industria manifatturiera. La rilevanza di tale aggregato risulterà più chiara attraverso l’analisi degli indici di localizzazione e nel confronto con le altre aree della provincia.
Fig. 2.27
Occupazione per attività economica (valori in %) - Sistema Milazzo
Primario 7% Industria s.s. 18%
Costruzioni 10%
Pubblica amm. 32%
Servizi 33% Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Sul fronte della “popolazione attiva in cerca di prima occupazione”, il territorio registra una sostanziale stabilità fino al 1971 (2.207 unità), mentre successivamente appaiono evidenti i segni di una difficoltà del mercato del lavoro ad assorbire nuova occupazione e, in particolare l’incremento della richiesta lavorativa da parte della componente femminile. Al censimento del 2001 le persone in cerca di occupazione sfiorano le 10 mila unità (esattamente 9.727). Un certo miglioramento si rileva nel tasso di attività che, dal punto massimo toccato nel 1991 (58,1%) scende a 55,8%.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 100
Continuando ad utilizzare i dati censuari e, in particolare, i dati relativi alle unità locali e agli addetti possiamo provare a meglio cogliere la caratterizzazione del territorio. Nel periodo compreso tra il 1981 e il 2001, sia il numero delle unità locali che il numero degli addetti cresce. Tuttavia, mentre il numero delle unità locali è cresciuto del 30%, gli addetti hanno registrato una crescita limitata a circa il 7%. A presentare gli andamenti di crescita più significativi sono, in particolare, i settori “attività immobiliari e ricerca”, “altre industrie manifatturiere”, “fabbricazione mezzi di trasporto” e “fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici”. Quest’ultimo assume una particolare importanza all’interno delle attività provinciali occupando da solo il 62,2% di tutti gli addetti provinciali. Un valore quantitativamente rilevante assumono sul territorio il “commercio”, le "costruzioni”, le “attività immobiliari e ricerca”, gli “alberghi e ristoranti” e i “trasporti”, i quali assorbono il 69,9% delle unità locali e il 49,5% degli addetti dell’intero territorio provinciale. Particolare appare la parabola del settore delle “industrie tessili e dell’abbigliamento” che durante gli anni Ottanta vede sparire l’occupazione impiegata. In contrazione anche le imprese di lavorazione del legno che dal 1981 al 2001 perdono circa il 40% dell’occupazione passando da 226 a 135 addetti.
I quozienti di localizzazione, calcolati come rapporto tra la quota degli addetti nel territorio in un dato settore e la medesima quota riferita all’intero territorio regionale, sottolineano ulteriormente quanto descritto precedentemente. Il coefficiente più elevato si rileva nel settore “fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici” (ove nel 2001 si registra il valore di 401,6). Il territorio è l’area con il maggior numero di coefficienti superiori a 100 rispetto alle altre ripartizioni, segno di una maggior concentrazione verso tali settori e pertanto di una maggiore differenziazione dalla struttura produttiva (media) siciliana. Il grafico riporta tutti i settori con coefficienti superiori a 100. Superiore a 100 è inoltre il quoziente di localizzazione nei settori “fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici”, “produzione e distribuzione di energia elettrica, gas acqua”, “produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo”, “fabbricazione di prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi”. Come risulta evidente le lavorazioni a maggior densità di occupazione (rispetto la distribuzione regionale) sono assunti da imprese metallurgiche e energetiche. Questa caratteristica sarà particolarmente rilevante al momento del confronto con le altre partizioni costruite. Tra le attività citate merita attenzione il comparto della “fabbricazione articoli in gomma e materie plastiche”, per la particolare consistenza nei censimenti precedenti mentre si rileva un crollo del quoziente di localizzazione per il 2001, passando questo da 1.153,9 a 103 nell’arco dell’ultimo decennio. Tale indicatore dipende ovviamente dai dati di base e quindi dalla consistenza occupazionale del settore stesso. Pur non rifiutando i dati forniti dall’Istat, ci sembra rappresenti una dato da controllare il passaggio da 1.054 addetti nel 1991, occupati in 10 unità locali, a soli 87 con un numero di unità locali immutate nel 2001.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 101
Fig. 2.28
Sistema Milazzo App. meccanici 401,6 Raff. e chimica 295,8 En. elet. gas acqua 268,5 Prod. di metallo 248,6 Minerali non metal. 175,4 Pesca 155,5 Alberghi e rist. 139,3 Costruzioni 135,3 Altre manif. 135,1 Estrazione 129,7 Ind. alimentari 115,5 Commercio 105,0 Gomma e mat. pl. 103,0
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
I dati delle camere di commercio individuano una maggior presenza di unità locali nei settori delle costruzioni e del commercio. Significative risultano le presenza nei settori che l’analisi dell’occupazione aveva già evidenziato, confermando la presenza significativa anche come numerosità degli impianti per le imprese della lavorazione dei metalli non metalliferi e della produzione di prodotti in metallo. Sembra significativo inoltre evidenziare la buona performance del settore dei mezzi di trasporto che, pur su piccoli numeri, presenta una dinamica sostenuta. Per l’intero periodo 1999/2007 le informazioni tratte dal registro camerale presentano per il Sistema Milazzo una crescita più sostenuta (15,4%) di quella registrata a livello regionale.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 102
Tab. 2.10
Imprese registrate nell'archivio della Camera di Commercio - Sistema Milazzo e regione - Valori assoluti e variazioni 1999/2007
Variazione Variazione Variazione Classifi- Imprese assoluta percentuale percentuale Settore di attività (esclusi agricoltura e pesca) cazione registrare 1999-2007 1999-2007 1999-2007 Zona Zona Sicilia
Estrazione C 19 -5 -20,8 -3,4 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 256 55 27,4 21,1 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 23 0 0,0 -12,7 Industrie conciarie DC 38 -6 -13,6 -16,4 Industria del legno DD 87 -5 -5,4 -14,0 Industria della carta, stampa ed editoria DE 61 12 24,5 11,0 Fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici DF,DG 20 3 17,6 -8,9 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 13 0 0,0 2,6 Fabbricazione di prod. della lavorazione dei minerali non metalliferi DI 113 1 0,9 8,0 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 173 23 15,3 10,4 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 37 11 42,3 13,2 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 74 9 13,8 2,3 Fabb. mezzi di trasporto DM 73 38 108,6 37,3 Altre industrie manifatturiere DN 57 -7 -10,9 6,6 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 4 0 0,0 15,4 Costruzioni F 1.390 292 26,6 20,4 Commercio; riparazione autoveicoli e beni personali G 3.558 412 13,1 11,7 Alberghi e ristoranti H 586 95 19,3 28,2 Trasporti I 590 8 1,4 5,7 Attività finanziarie J 167 58 53,2 43,6 Attività immobiliari e ricerca K 607 189 45,2 46,5 Istruzione M 38 14 58,3 64,0 Sanità N 51 15 41,7 64,8 Altre attività O 440 74 20,2 15,2 Non classificate NC 611 462 310,1 58,0 Totale generale 10.166 1.360 15,4 11,6
Fonte: Elaborazioni su Camera di Commercio di Messina
L’indice di Fuchs calcolato sull’andamento dell’occupazione per tutte le attività economiche e prendendo come territorio di riferimento la regione Sicilia, presenta sia per il decennio degli anni ottanta che per gli anni novanta segno negativo, sintomo di difficoltà a seguire l’andamento occupazionale complessivo con un peggioramento della capacità di “recupero” del territorio,in quanto l’indice si inasprisce. L’analisi circoscritta al solo settore manifatturiero presenta una sofferenza maggiore con due valori negativi e anch’essi in crescita.
Tab. 2.11
Indice di Fuchs rispetto agli addetti (rispetto alla regione)
Occupazione Periodo Occupazione totale nell'industria manifatturiera
1981/1991 -0,006 -0,095 1991/2001 -0,040 -0,149
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 103
Tale indice, seppure non specifico in quanto non permette di puntualizzare i settori in crisi e quelli dinamici, indica però complessivamente una situazione di debolezza della struttura produttiva. Come fatto per le altre relazioni per approfondire la conoscenza della dinamica settoriale ci rifacciamo all’analisi statistica della shift-share. In particolare saranno le componenti più propriamente locali che, confrontate nelle loro risultanze, tra territori, permetteranno di stimare i diversi sentieri di sviluppo delle singole aree. Al momento mettiamo in evidenza le conclusioni per il Sistema Milazzo.
Tab. 2.12 Calcolo delle componenti dell'analisi shift share riportate al territorio regionale e provinciale
Componente Componente Componente Componente Componente Componente territoriale strutturale locale territoriale strutturale locale
1981/1991 valori assoluti saggi di variazione
regione 2,316 -1,104 958 0.104 -0.050 0.043 provincia 4,140 -1,542 -428 0.186 -0.069 -0.019
1991/2001
regione 463 -134 -832 0.019 -0.006 -0.034 provincia -824 -462 783 -0.034 -0.019 0.032
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Dalle elaborazioni effettuate, per i periodi 1981-1991 e 1991-2001, e concentrando l’attenzione sulle differenze con l’andamento regionale, emerge, per il primo decennio, un ruolo negativo della componente strutturale e una certa resistenza territoriale grazie alle caratteristiche locali mentre, per il secondo decennio, la situazione sembra evidenziare un peggioramento complessivo in quanto assume valore negativo anche la componente locale. La competitività locale risulta più marcata in due dei settori evidenziati come rappresentativi del territorio, la “fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici”, e la “fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici”, mentre per altri due di essi risulta negativa, “fabbricazione articoli in gomma e materie plastiche” e “produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo”. Ancora una volta sembra rilevante riportare tale andamenti in quanto sono a tali difficoltà che la città di Messina deve cercare, con il proprio bagaglio di servizi, di dare risposte.
2.5. – IL SISTEMA VERSANTE IONIO
Il Versante Ionio si distende a sud del confine comunale di Messina e raggiunge il confine della provincia di Catania. E’ composto da 28 comuni e comprende 73.537 residenti alla fine del 2007, una quota dell’11,2% della popolazione provinciale. Dopo un periodo di contrazione, d’altronde comune a quasi tutti i territori della regione, protrattosi sino all’avvio degli anni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 104
Settanta, il territorio presenta una leggera acquisizione di popolazione sino alla metà degli anni Novanta quando, sempre su livelli tenui, riprende a perdere popolazione. Questo andamento, relativamente statico da un trentennio, si colloca costantemente al di sotto della curva regionale assumendo un profilo comparabile. La zona compresa dal Versante Ionio non presenta comuni particolarmente popolosi; solo il comune di Taormina supera i 10 mila abitanti.
Fig. 2.29
Andamento della popolazione (indici 1951 = 100) Versante Ionio e Regione
120 Regione
110
100 V. Ionio
90
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Come per gli altri territori la dinamica naturale presenta un andamento che parte da valori positivi e approda a valori negativi. In particolare il numero massimo di nati si è avuto nel 1960 con 1.445 unità per contrarsi sino a toccare un minimo nel 2002 con 548 neonati. Gli ultimi anni mostrano una timida ripresa della natalità che passa dal 7,5‰ dell’anno di minimo all’8,3‰ del 2007, a fronte di dati di origine superiori al 18‰. Considerando le medie decennali, mostrate in tabella, il tasso di natalità più che si dimezza tra i periodi estremi. Il tasso di mortalità mantiene una certa costanza in media intorno agli 11 morti ogni mille abitanti: 11,6‰ il valore al 2007.
Tab. 2.13
Tassi (*) del movimento della popolazione (valori medi annui) Versante Ionio
Variazione della Tasso di Tasso di Anno Tasso di natalità popolazione mortalità migratorietà residente
anni '60 16.9 10.7 -7.9 -1.7 anni '70 13.8 11.2 0.6 3.2 anni '80 11.8 10.7 4.8 6.0 anni '90 9.4 11.0 4.8 3.3 anni '00 8.1 11.0 3.9 0.9
(*) Tassi per mille residenti Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 105
La differenza tra i due valori, o la distanza tra le due curve sul grafico, rappresenta l’incremento o il decremento della popolazione per movimento naturale. Come risulta evidente dalla figura dal 1993, anno in cui la linea del tasso di mortalità si colloca al di sopra della linea del tasso di natalità, il saldo naturale del territorio si mantiene costantemente negativo. Questo elemento risulta, come notato anche in altre zone della provincia di Messina, particolarmente significativo per la dinamica strutturale della popolazione, ad esempio per la sua capacità di rinnovarsi (o nella sua incapacità a rinnovarsi, come in questo caso) e, pertanto, per la sua potenzialità di sviluppo futuro.
Fig. 2.30
Tassi di natalità e mortalità Versante Ionio
25
20 Tasso di natalità 15
10 Tasso di mortalità 5
0
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
L’altra componente da non trascurare per valutare il possibile andamento futuro dell’area, è la componente migratoria. Su questo fronte il territorio manifesta un primo periodo in linea con le dinamiche degli altri territori analizzati e anche con l’andamento complessivo della regione: forte fuoriuscita di popolazione e incapacità di attrazione residenziale. Questa si presenta a partire dagli anni Settanta – quando prende consistenza una immigrazione di ritorno – dapprima con andamenti incerti, in cui ad anni di maggior immissione di popolazione si contrappongono anni a maggiore emigrazione, sino a stabilizzarsi su valori superiori allo zero dagli anni Ottanta. L’ultimo anno disponibile, il 2007, presenta un picco per il tasso migratorio a 9,6‰.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 106
Fig. 2.31
Tasso del saldo migratorio Versante Ionio
15
5
-5
-15
-25
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Come precedentemente evidenziato le dinamiche dei movimenti della popolazione, sia quelle riguardanti le variazioni naturali – nascite e morti – sia quelle migratorie, trasformano continuativamente la struttura della popolazione. In particolare in tutte le aree analizzate si è rilevato un fenomeno di “invecchiamento” della popolazione, ovvero una maggior presenza relativa di persone con classi di età più elevate rispetto ai residenti a età giovanile. Questi fenomeni, comuni alla demografia delle società “occidentali”, discendono sia dalla minore immissione di giovani sia alla maggior quota di popolazione che permane in vita a età più avanzate. Fig. 2.32
Indice di vecchiaia - Versante Ionio
165,9
115,9 113,1
85,0 80,6 67,9 68,3 59,7 49,7 47,7 42,9 38,9 2001 1991 1981 1971 1961 1951 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 107
In particolare per il Versante Ionio da un tasso di vecchiaia (rapporto percentuale tra residenti con almeno 65 anni sui residenti da zero fino a 14 anni compiuti) di 43,2 si arriva, con i dati del censimento del 2001, a un valore di 140,6, con una crescita proporzionalmente molto forte concentrata nell’ultimo decennio, a riprova di una accelerazione del processo. E’ soprattutto la componente femminile a presentare un aumento della velocità del fenomeno. Un’altra essenziale osservazione tratta dai dati dei censimenti demografici riguarda la dinamica della popolazione residente che possiede un titolo di studio. Anche in questo caso, come per le altre aree studiate della provincia messinese, la crescita della popolazione istruita è evidente. La componente maschile di coloro che possiedono un titolo di studio, nonostante il maggior commiato dalla terra per via dell’emigrazione (la maggiore probabilità di emigrazione, in periodi di trasformazione sociale o di crisi economica riguarda i giovani maschi), mantiene una quota, superiore a quella delle donne.
Fig. 2.33 Popolazione con titolo di studio (valori in %) - Versante Ionio 88,2 90 Uomini 82,8 84,4 76,2 77,3 Donne 68,3 69,4 61,4 60,7 62,2 60 52,3 52,0
30
0 1951 1961 1971 1981 1991 2001
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Il Versante Ionio si presenta con una porzione di residenti con titolo di istruzione alto (almeno il diploma di scuola media superiore) seconda sola alla città di Messina, pur con quote comunque ancora relativamente contenute (poco superiori a un terzo delle rispettive popolazioni per entrambi i sessi). Anche in questo caso, come già riscontrato in altri ambiti, la componente femminile presenta però una maggiore “resistenza” allo studio così da far raggiungere la laurea ad un maggior numero di donne, sia in termini assoluti (2.604 unità) che relativi (7,2%). I valori per gli uomini al 2001 risultano rispettivamente 2.124 e 6,4%. La maggior presenza di popolazione con titoli di studio più elevati e la diversa domanda di lavoro che si esplicita sul territorio compone la struttura occupazionale della popolazione. A parte la crescita durante gli anni Sessanta, il Versante Ionico presenta una perseverante contrazione dell’occupazione nel settore industriale, che solo con i dati più recenti mostrano un miglioramento, toccando quota 1.935 unità. Il settore primario è quello che maggiormente vede contrarre la propria offerta, come intuibile, mentre un’attività di traino assume il settore terziario.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 108
I dati dell’ultimo censimento indicano una occupazione dei residenti sbilanciata verso questo settore, con una forte presenza percentuale dell’amministrazione pubblica e del commercio.
Fig. 2.34
Occupazione per attività economica (valori in %) - Versante Ionio
Primario Industria s.s. 8 % 10 %
Costruzioni Pubblica 9% amm . 3 6%
Servizi 37 %
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
La struttura produttiva osservata attraverso i dati degli addetti del censimento generale delle imprese conferma una scarsa presenza di attività specifiche sul territorio fatta eccezione delle attività legate al turismo e ad una certa intensità imprenditoriale nel settore della lavorazione del legno. Per il primo settore in particolare sull’area del Versante Ionio sono concentrate il 23,5% delle unità locali della provincia e il 34,3% degli addetti.
Fig. 2.35
Versante Ionio
Alberghi e rist. 493,2
Ind. del legno 147,1
Commercio 108,0
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 109
Il territorio, non manifestando numerose e peculiari localizzazioni rispetto agli ambiti produttivi, si presenta come un territorio complessivamente de-specializzato. Questa condizione potrebbe non rappresentare elemento di vincolo ad un sostanziale sviluppo economico, anzi potrebbe permettere un più ampio spettro di dinamiche settoriali, tanto più se si considerano le dinamiche turistiche legate all’esistenza nell’area di forti attrattori di flussi internazionali. In verità la struttura produttiva territoriale si presenta con numeri molto ridotti, e ridotta, come evidenziato, è anche la struttura manifatturiera. Sulla debolezza complessiva del sistema produttivo locale gioca anche la particolarmente contenuta dimensione media delle unità locali. Essa si ragguaglia a 2,8 addetti, considerando anche due settori come la pubblica amministrazione e l’istruzione che rispettivamente presentano dimensioni medie pari a 17,4 e 15,8 addetti per unità locale. Questo mix di elementi di debolezza, dalla piccola dimensione delle imprese, alla mancanza di specializzazioni, alla carenza di settori trainanti a forte ricaduta sul territorio, comporta una debolezza ambientale strutturale. La dinamica misurata attraverso le componenti dell’analisi shift-share evidenzia una maggiore incapacità di rispondere alle sfide competitive da parte del territorio, incapacità più legata ad una propria difficoltà di reazione (componente locale) piuttosto che all’andamento e alle crisi dei singoli settori produttivi.
Tab. 2.14 Calcolo delle componenti dell'analisi shift share riportate al territorio regionale e provinciale
Componente Componente Componente Componente Componente Componente territoriale strutturale locale territoriale strutturale locale
1981/1991 valori assoluti saggi di variazione
regione 1,326 217 1,804 0.104 0.017 0.142 provincia 2,371 177 800 0.186 0.014 0.063
1991/2001
regione 305 -19 -2,266 0.019 -0.001 -0.141 provincia -543 -147 -1,290 -0.034 -0.009 -0.080
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Una immagine delle dinamiche più recenti potrebbe essere tratteggiata per mezzo degli andamenti dell’imprenditorialità locale. Una proxi di tale fenomeno può essere letta attraverso i tassi demografici delle imprese elaborati utilizzando i dati dei registri della Camera di Commercio. I dati fornitici non si sono dimostrati qualitativamente buoni e necessitano di una serie di controlli e revisioni. Per il Versante Ionio, come per le altre aree provinciali, in attesa delle elaborazioni definitive, si riportano i dati sinora disponibili, che aggiornano le dinamiche al 2004. Le iscrizioni al registro camerale, che prevaricano costantemente il numero delle cancellazioni, sembrano indicare una certa dinamicità complessiva del territorio. L’espansione non si presenta però che in attività del terziario e, purtroppo, principalmente nella classe delle “unità
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 110 locali non classificate”, una classe di “sfogo” del registro camerale che, purtroppo, non permette di esplicitare alcuna considerazione sull’ambito produttivo.
Tab. 2.15
Imprese registrate nell'archivio della Camera di Commercio - Versante Ionio e regione - Valori assoluti e variazioni 1999/2007
Variazione Variazione Variazione Classifi- Imprese assoluta percentuale percentuale Settore di attività (esclusi agricoltura e pesca) cazione registrare 1999-2007 1999-2007 1999-2007 Zona Zona Sicilia
Estrazione C 6 -1 -14,3 -3,4 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 184 27 17,2 21,1 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 15 -1 -6,3 -12,7 Industrie conciarie DC 24 -13 -35,1 -16,4 Industria del legno DD 59 -16 -21,3 -14,0 Industria della carta, stampa ed editoria DE 29 6 26,1 11,0 Fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici DF,DG 3 -2 -40,0 -8,9 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 1 0 0,0 2,6 Fabbricazione di prod. della lavorazione dei minerali non metalliferi DI 49 2 4,3 8,0 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 78 -8 -9,3 10,4 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 8 -1 -11,1 13,2 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 32 -4 -11,1 2,3 Fabb. mezzi di trasporto DM 19 2 11,8 37,3 Altre industrie manifatturiere DN 43 -7 -14,0 6,6 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 1 1 -- 15,4 Costruzioni F 961 185 23,8 20,4 Commercio; riparazione autoveicoli e beni personali G 2.592 90 3,6 11,7 Alberghi e ristoranti H 713 118 19,8 28,2 Trasporti I 396 35 9,7 5,7 Attività finanziarie J 106 39 58,2 43,6 Attività immobiliari e ricerca K 345 84 32,2 46,5 Istruzione M 26 14 116,7 64,0 Sanità N 34 7 25,9 64,8 Altre attività O 361 63 21,1 15,2 Non classificate NC 560 426 317,9 58,0 Totale generale 7.749 932 13,7 11,6
Fonte: Elaborazioni su dati camera di Commercio di Messina
2.6. I DIVERSI SISTEMI A CONFRONTO
Complessivamente le aree presentano caratteristiche interne relativamente omogenee mentre tra di loro mostrano alcuni elementi di differenziazione significativa. Riprendendo velocemente le esposizioni relative agli andamenti demografici la Figura 2.36 ne mostra le diverse dinamiche. Le linee più in basso si riferiscono ai territori più ad ovest, quelli che confinano con la provincia di Palermo e si distendono sino a comprendere Barcellona Pozzo di Gotto. Tali territori non presentano capacità di contenimento della popolazione cosa che, evidenziata nelle analisi precedenti, può essere letta come sintomo di debolezza di sviluppo. La crescita della popolazione rispetto al primo censimento repubblicano si evidenzia solo per il comune capoluogo e per il Sistema Milazzo. Per il primo esso sconta il forte movimento di abbandono delle campagne e la forte crescita del terziario e dei servizi pubblici, ma nell’ultimo ventennio mostra tutte le difficoltà dell’urbanizzazione e della scelta delle persone ad allontanarsi
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 111 dall’affollamento cittadino. Il Sistema Milazzo, comprendendo al proprio interno proprio quei comuni che rappresentano i terminali di tale movimento (come Francavilla di Sicilia, Rometta e lo stesso Milazzo) da un trentennio presenta una crescita residenziale. Le vicende dell’industrializzazione di Milazzo non sono certamente estranee a questo andamento positivo.
Fig. 2.36
Andamento della popolazione (Indici 1951 = 100)
125
115
105
95
85
75
65
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Più complesso risulta il confronto e l’analisi dei movimenti migratori dei territori, che non presentano andamenti decisi. Le componenti congiunturali che condizionano peraltro i valori annuali rendono meno espliciti i fenomeni di fondo. Fornendo uno zoom sugli ultimi anni sembra significativo comunque evidenziare la capacità attrattiva del Versante Ionio. Le caratteristiche territoriali (vicinanza con la zona turistica dell’Etna) e occupazionali (con la presenza di strutture turistiche a forte richiamo dall’estero) peraltro potrebbero rappresentare un forte stimolo all’attrazione e residenzialità anche di popolazione di nazionalità straniera.
Fig. 2.37
Saldo migratorio dal 1992 al 2007 (Tassi annuali per mille abitanti) 15
10
5
0
-5
-10
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
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Un altro elemento che ci sembra importate mettere in risalto nel confronto tra le aree è quello relativo alla distinzione della popolazione per titolo di studio. Dato per accertato quanto descritto nelle analisi precedenti il focus viene adesso concentrato sui titoli di studio più elevati; in particolare si è calcolato sui dati censuari – gli unici che permettono tale calcolo a livello comunale – la quota di popolazione distinta per sesso che ha raggiunto almeno il diploma di scuola secondaria superiore. Considerando tale indicatore, seppur grossolano, come una quantificazione del capitale umano disponibile sul territorio, le aree non si differenziano particolarmente. Tra di esse spicca in, positivo, il comune capoluogo che, non a caso presenta anche la maggior concentrazione nei servizi terziari e nei servizi dell’istruzione (scuole e università) e, in negativo il Sistema Nebrodi con una carente presenza di residenti con almeno il diploma superiore.
Fig. 2.38
Popolazione con almeno il diploma di media superiore Anno 2001 (% sulla popolazione dello stesso sesso)
40,4 Uomini 37,8 Donne
33,2 33,3 32,1 31,3 31,2 30,2
25,9 25,1
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Un ultimo confronto che sembra significativo riprendere e mettere, per così dire, in parallelo, è la composizione delle attività lavorative emerse dalle informazioni censuaria. La ridotta presenza di occupati nel settore agricolo della città tende a acquisire maggiore rilevanza più ci si allontana dal centro sino a impiegare un quarto della popolazione attiva nella parte più occidentale. Di converso i servizi si presentano maggiormente significativi non soltanto nel capoluogo ma anche sul versante ionico, pur con, come vedremo, su una diversa articolazione di attività. Il settore pubblico, a parte un prevedibile vertice nella città di Messina, si distribuisce su tutti i territori.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 113
Fig. 2.39
Occupazione per attività economica - (valori in %) Sistema Nebrodi Verante Tirreno
Primario; Industria Primario; s.s.; 12,7 24,8 15,6 Industria s.s.; 11,9 Costruzioni; 10,9 Pubblica Pubblica Costruzioni; amm.; 33,7 amm.; 31,3 10,8 Servizi; 27,1
Servizi; 21,2
Sistema Milazzo Versante Ionio
Industria Primario; 7,0 Industria Primario; 7,8 s.s.; 9,6 s.s.; 17,6 Costruzioni; 8,5 Costruzioni; 10,5
Pubblica amm.; 32,2 Pubblica amm.; 36,3 Servizi; 37,8 Servizi; 32,7
Città di Messina Sicilia
Industria Costruzioni; Industria s.s.; 11,0 6,1 Primario; 9,5 s.s.; 13,5 Primario; 2,2 Costruzioni; 8,5
Servizi; 33,7 Pubblica Pubblica amm.; 38,0 Servizi; 30,6 amm.; 47,0
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Questa breve analisi di contesto può rappresentare una buona base di riferimento per il successivo confronto. Nelle relazioni dei singoli territori si è fatto cenno all’utilizzo del coefficiente di localizzazione come misura, in qualche modo, delle specifiche vocazioni territoriali. Se riportiamo in una tabella l’insieme degli indici partendo dalla posizione geografica più occidentale, in serie storica, e poniamo in evidenza attraverso sfondi colorati gli indici che rappresentano una maggior presenza di occupazione relativa possiamo comporre una “mappa” delle vocazioni territoriali. La parte occidentale della provincia presenta maggiori localizzazioni nei settori tradizionali, dall’industria alimentare a quella tessile e conciaria a quella del legno. Il Versante Tirreno e il Sistema Nebrodi si caratterizzano, pertanto, per una dimensione produttiva tradizionale. Su tali territori gli indicatori presentano valori significativi, come la crescita dell’industria conciaria,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 114 del legno e della lavorazione dei minerali non metalliferi nel Sistema Nebrodi e la persistenza di concentrazione occupazionale nell’industria tessile e dell’abbigliamento. Una particolare attenzione si deve tenere in considerazione rispetto alle analisi che si stanno svolgendo, ovvero la debole struttura produttiva di cui si sta trattando. La provincia infatti conta, secondo i dati del censimento 2001, circa 14,5 mila unità locali con poco più di 146 mila occupati, con una dimensione media di 3,5 addetti per unità locale che sale a 4 contenendo l’analisi al solo settore manifatturiero. Pur consapevoli di parlare di strutture a modesta consistenza numerica occupazionale e imprenditoriale locale, non è irrilevante osservarne le dinamiche e individuare quegli elementi che possano fungere da perni per l’intero sistema produttivo.
Fig. 2.40
Coefficienti di localizzazione superiori a 100 Sistema Nebrodi Verante Tirreno
Tessili 667,7 Gomma e … 294,2 Ind. conciarie 276,3 Ind. conciarie 332,8 Tessili 192,3 Ind. del legno 239,7 Estrazione 185,2 Estrazione 233,1 Costruzioni 174,9 Minerali non Ind. … 141,4 metal. 212,4 Minerali non … 134,9 Costruzioni 164,4 Ind. del legno 130,4 Amm. pubblica 128,1 Pesca 123,6 Alberghi e … Pesca 121,6 116,3 Commercio 107,2 Istruzione 116,1 Istruzione 104,6 Prod. di metallo 104,8 Altre attività 103,1
Sistema Milazzo Versante Ionio App. meccanici 401,6 Raff. e chimica 295,8 Alberghi e 493,2 En. elet. gas acqua 268,5 rist. Prod. di metallo 248,6 Minerali non metal. 175,4 Pesca 155,5 Ind. del Alberghi e rist. 139,3 legno 147,1 Costruzioni 135,3 Altre manif. 135,1 Estrazione 129,7 Ind. alimentari 115,5 Commercio 108,0 Commercio 105,0 Gomma e mat. pl. 103,0
Città di Messina
Mezzi trasporto 255,9
Trasporti 167,1
Sanità 146,4
Amm. pubblica 120,4
Carta ed editoria 117,5
Att. immob. e ricerca 117,1
Att. finanziarie 114,5
Istruzione 106,7
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
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Come risulta evidente dalla tabella 2.16 la composizione delle “competenze” produttive tende a caratterizzarsi per un tipo di industria a maggiore intensità di capitale spostandosi verso est lungo la costa tirrenica. Alla presenza di alti coefficienti di localizzazione nella fabbricazione delle macchine ed apparecchi meccanici e in quella dei prodotti in metallo si affiancano significativi coefficienti nel settore della raffineria e della chimica e nella produzione e distribuzione di energia. Per questi ultimi ovviamente è la presenza dell’Enel sul territorio di Milazzo che assume un peso rilevante. Di contro sembra rilevante la crisi manifestata all’interno delle attività della gomma e della lavorazione dei prodotti non metalliferi. Sarà importante, per una maggior disseminazione delle attività capire se le capacità professionali insite in tali attività (gli indicatori risultano molto significativi sia all’inizio degli anni Ottanta che nel decennio seguente) siano ancora presenti sul territorio e, pertanto, “recuperabili”. Le vocazioni turistiche sono legate alla presenza nel Sistema Milazzo delle isole Eolie. Scavalcando la città e percorrendo la costa verso sud, le attività si presentano con una maggiore dispersione tanto che gli indicatori di specializzazione risultano complessivamente meno apprezzabili. Il Versante Ionio si presenta con un unico settore manifatturiero significativo, l’industria del legno, settore che, sembra significativo evidenziarlo, presenta valori del coefficiente di localizzazione non eccelsi ma continuativamente superiori alla soglia di equilibrio. La leggera flessione peraltro, come può essere messa in evidenza attraverso le risultanze dell’analisi shift-share che saranno sottolineate successivamente, dipende da una contrazione del settore a livello strutturale, flessione che il territorio aveva contrastato sino all’ultimo decennio mentre per l’ultimo anno disponibile presenta un certo affanno a rispondere alla competitività del mercato: il valore della componente locale, seppure di poco, presenta valore negativo nel confronto tra i dati del 1991 e quelli del 2001 (-0,2%, cfr. tabella 2.14). Il versante Ionio si caratterizza per la forte concentrazione dell’occupazione nel turismo. Inoltre il coefficiente del commercio, elemento strutturalmente connesso al volume turistico, si presenta sempre superiore a cento. L’ossatura del territorio provinciale assume, pertanto, caratteristiche determinate. La scomposizione delle attività sembra presentare collocazioni specifiche passando dalla produzione tradizionale, legata ad attività a basso capitale di avviamento e a legami con l’entroterra e l’agricoltura, come l’industria agroalimentare, per assumere forme più “industriali” nell’area tra Milazzo e Francavilla di Sicilia per concentrarsi alla sola qualificazione turistica per il versante est. Pertanto diverse sono le richieste che da tali territorio possono pervenire alla città di Messina. Questa si colloca allo snodo sia tra i territori sia tra le diverse capacità produttive portando con sé, come già più volte evidenziato, competenze di servizio.
A valutare le possibili domande che possono pervenire dal territorio, ovvero la maggior vivacità locale nelle singole analisi si è fatto uso di alcune statistiche descrittive della dinamica territoriale. In particolare, utilizzando le informazioni sull’occupazione, si sono evidenziate e quantificate – attraverso l’analisi shift-share – tre componenti che possono aver agito sull’evoluzione del fenomeno. Ponendo l’attenzione sulla componente locale, e in particolare sulle variazioni percentuali che essa rileva, e sovrapponendole a una tabella i cui colori delle celle riproducono le caratteristiche di localizzazione occupazionale già evidenziate nella tabella
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 116 precedente, possiamo ottenere una mappa a due dimensioni, nella quale può essere letta sia la “consistenza” del settore che la sua dinamica locale. Una terza dimensione può essere quella temporale osservando le differenza tra i valori 1981/91 e 1991/01.
La componente locale sul Versante Tirreno mostra particolare dinamicità nel settore delle conciarie e degli articoli in gomma, attitudine peraltro confermata dalla dimensione storica. Tra i settori evidenziati in precedenza si rileva un valore negativo per l’industria del legno e per il tessile e abbigliamento. Quest’ultimo in particolare dopo un valore di dinamicità non indifferente nel decennio 1981/91, mostra un segno negativo indizio di un indebolimento che non fa riferimento solo alle difficoltà del sistema tessile complessivo (lo spostamento verso produzioni provenienti dall’est asiatico a prezzi competitivi ha prodotto in tutto il settore nazionale una forte crisi). Questo stesso elemento è riscontrabile anche nel Sistema Nebrodi dove il notevole dinamismo locale degli anni Ottanta risulta frenato nel decennio seguente. Le due aree, pur avendo presentato pertanto una capacità di espansione che, ripetiamo, secondo le ipotesi dell’analisi svolta, prescinde dall’andamento strutturale del comparto e mette in mostra le capacità e i propositi locali a intraprendere tali attività, non hanno trovato nelle caratteristiche locali elementi per il mantenimento dello sviluppo. Probabilmente una dimensione di servizio verso sbocchi di mercato differenti (in genere le piccole e piccolissime imprese locali lavorano a façon per grandi imprenditori localizzati in regioni del nord Italia) e di differenziazione del prodotto avrebbero potuto mantenere la misurata componente locale su valori positivi. Anche sul Sistema Nebrodi sembra interessante mettere in evidenza il ristagno del valore per l’industria del legno. Come per il Versante Tirreno (anche se in quest’ultimo caso il valore della componente locale assume addirittura segno negativo) anche nel Sistema Nebrodi il settore non trova prerogative specifiche in loco per espandere la competitività. Anche in questo caso una possibile risposta potrebbe sorgere dai servizi di marketing e di relazione tra imprenditori di cui il comune capoluogo può farsi carico. Per il Sistema Milazzo si evidenzia in particolare la dinamicità locale del settore di costruzione di apparecchi meccanici. Questo settore sembra sostituirsi alla significativa, seppur relativa, presenza delle attività di lavorazione di prodotti in metallo,dei minerali non metalliferi e della gomma e materie plastiche (pur con le riserve espresse su tale settore nell’analisi del Sistema). Nonostante l’acutizzazione delle difficoltà del settore della raffinazione e della chimica, che coinvolge tutti gli impianti (si potrebbero evidenziare le flessioni occupazionali per Siracusa e per Gela), il Sistema Milazzo manifesta una capacità di reazione significativamente positiva. L’occupazione in venti anni è cresciuta di solo 200 addetti, significativa comunque di un settore non in crisi. Probabilmente la caratteristica del sistema produttivo, più spostata verso la trasformazione in energia elettrica, le permette una maggiore protezione. Il settore alberghiero, presente principalmente sulle Isole Eolie, pur manifestando una crescita complessiva, come evidenziato nell’analisi dedicata al Sistema Milazzo, mostra difficoltà locali alla crescita. Se il settore in generale “tira”, insomma, il territorio sembra rispondere in modo non adeguato. In questo caso la città di Messina potrebbe fornire importanti risposte costituendosi come snodo delle rotte turistiche e come polo di attrazione attraverso i servizi di
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 117 tourist office, elementi di primaria importanza in questo mondo in cui il movimento turistico è sempre aumentato e la concorrenza amplificata esponenzialmente. Questo stesso discorso deve essere svolto rivolgendosi al Versante Ionio. La struttura prevalente, quella turistica, presenta, secondo le risultanze dell’analisi shift-share, infatti forti flessioni. La “caduta” non si manifesta in modo esplicito nella dimensione occupazionale, sostanzialmente stabile nell’ultimo decennio, ma nella componente locale. E’ proprio questa infatti che mostra la difficoltà a tenere il passo. A fortiori il territorio che non riesce da solo a rispondere alle sfide globali, deve poter contare su capacità e conoscenze non solo legate al settore specifico (la cultura dell’accoglienza) ma a servizi che possano veicolare il prodotto e farlo competere con territori anche enormemente distanti. Per rispondere a queste necessità il complesso di elementi necessari deve far forza su servizi avanzati e altamente esperti, servizi che potrebbe fornire una città come Messina, di dimensione adeguate e con capitale umano (si è vista la quota più elevata dei residenti per titolo di studio alto) appropriato. Un’ultima osservazione sul Versante Ionio. Si è evidenziato su di esso la presenza di un settore della lavorazione del legno. Ci si può porre la domanda se tale settore presenti una certa capacità di dinamismo o meno. La componente locale dell’analisi shift-share, statistica che abbiamo utilizzato sinora per rispondere a tale domanda, descrive due momenti differenti per i due diversi decenni: durante gli anni Ottanta, ad una crisi strutturale del settore, il territorio risponde positivamente compensando con il proprio dinamismo la perdita occupazione determinata dalla prima. Per dare un’idea concreta, utilizzando le stime svolte in questo studio e tenendo sempre presente delle piccole dimensioni di cui stiamo trattando, il settore durante il decennio avrebbe perso 73 dei circa 200 addetti, ma la attitudine locale ne ha fatto “assumere” 79. Nel decennio seguente, ad una perdurante crisi settoriale che avrebbe fatto perdere 40 posti di lavoro, si aggiunge la difficoltà a rispondere localmente a tale crisi, con una identica cifra aggiuntiva in fuoriuscita (per l’esattezza 39 unità).
Le osservazioni sopra riportate possono essere lette attraverso le tabelle riepilogative seguenti. La prima riporta tutti i valori del coefficiente di localizzazione, che in questa analisi abbiamo utilizzato come indicatore vocazionale del territorio, e ne sono stati “esaltati” i risultati attraverso una colorazione delle celle. Le celle dal fondo colorato presentano valori del coefficiente superiori al valore soglia di 100. In particolare le celle dal fondo giallo hanno una misura che varia tra 100 e 200, le celle dal fondo arancione da 201 a 400, infine le celle dal fondo verde valori superiori a 401. La tabella oltre a raccogliere in un unico schema le statistiche già analizzate ne evidenzia la “forma” della loro presenza territoriale. La seconda tabella riporta le informazioni della sola componente locale dell’analisi shift-share, valori che sono stati utilizzati, in questa ricerca, come indicatori dello specifico dinamismo locale. I colori delle celle fanno riferimento in questo caso alla tabella precedente, ossia il fondo giallo rappresenta un valore del coefficiente di localizzazione superiore a 100 e inferiore a 200, e così via. Tale tabella permette di incrociare le due informazioni sopra descritte. Un allestimento affatto diverso è riprodotto dalle due tabelle seguenti. Esse non presentano informazioni in più rispetto alle precedenti, limitandosi a riprodurre quanto già in esse riportato, ma sono state però “ripulite” delle informazioni meno rimarchevoli e risultano perciò
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 118 molto più leggibili rispetto alla lettura che si è fatta precedentemente dei dinamismi dei territori provinciali e della città di Messina.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 119
Tab. 2.16
Coefficienti di localizzazione. Confronti con la regione
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio
Settore economico 1981 1991 2001 1981 1991 2001 1981 1991 2001 1981 1991 2001 1981 1991 2001 Estrazione C 50,0 94,2 233,1 33,0 120,0 185,2 14,9 201,5 129,7 1,6 7,2 7,7 20,1 7,1 25,5 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 141,1 114,1 94,0 160,8 135,8 141,4 83,9 93,6 115,5 67,7 95,7 70,2 79,5 60,6 79,2 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 142,0 803,4 667,7 134,6 432,7 192,3 182,6 13,8 32,1 62,4 18,5 17,5 88,9 62,9 16,7 Industrie conciarie DC 177,9 237,2 332,8 147,0 151,8 276,3 33,5 74,9 62,7 70,1 102,0 52,3 48,5 111,0 87,4 Industria del legno DD 196,8 221,8 239,7 193,0 196,7 130,4 79,8 75,8 83,1 43,1 34,3 30,4 117,1 161,2 147,1 Industria della carta, stampa ed editoria DE 20,8 23,2 25,8 34,6 51,9 65,9 48,7 42,2 93,5 114,8 126,2 117,5 75,3 110,8 99,5 Raffinerie e prodotti chimici DF 16,3 11,5 11,9 9,9 9,1 30,3 119,7 163,3 295,8 18,8 9,2 8,5 6,8 9,8 14,0 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 21,3 27,6 88,5 65,6 103,3 294,2 1.262,2 1.153,9 103,0 46,1 31,1 22,9 7,0 8,3 0,0 Lavorazione dei minerali non metalliferi DI 155,5 185,9 212,4 81,6 127,2 134,9 465,5 238,6 175,4 30,4 23,3 27,0 37,2 81,9 54,3 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 52,7 69,0 104,8 58,5 73,5 75,2 272,8 339,0 248,6 49,1 45,1 49,2 50,5 45,3 66,2 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 7,5 22,0 9,5 347,6 43,5 34,0 183,0 143,5 401,6 106,1 75,6 54,3 6,2 21,2 20,2 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 3,4 14,4 65,1 20,8 47,2 24,5 80,3 92,9 39,7 56,4 79,2 45,6 11,9 9,7 13,6 Fabb. mezzi di trasporto DM 0,7 3,1 11,6 14,5 26,3 68,7 7,5 13,2 68,9 91,6 219,4 255,9 4,9 6,7 6,2 Altre industrie manifatturiere DN 27,6 38,9 12,4 62,2 54,3 83,4 23,5 183,0 135,1 90,4 115,3 61,9 147,9 92,6 87,3 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 113,5 82,7 88,9 45,8 92,1 47,3 250,4 249,2 268,5 54,2 45,8 55,2 59,7 70,1 39,0 Costruzioni F 144,1 154,7 164,4 182,1 155,7 174,9 103,2 107,4 135,3 52,1 89,1 73,3 96,9 91,3 96,8 Commercio G 100,4 95,2 86,9 110,8 106,0 107,2 83,5 90,5 105,0 86,3 84,6 82,2 110,4 109,9 108,0 Alberghi e ristoranti H 140,1 117,4 92,8 134,4 118,1 116,3 180,0 137,4 139,3 81,0 100,8 81,8 602,5 471,4 493,2 Trasporti I 83,7 91,6 62,7 61,6 70,8 61,0 84,1 78,2 87,6 209,2 172,4 167,1 81,5 90,5 89,5 Attività finanziarie J 57,8 57,0 65,5 58,5 55,6 65,5 36,9 49,8 70,9 110,3 101,6 114,5 50,7 50,7 70,9 Attività immobiliari e ricerca K 59,4 81,3 87,0 104,6 99,3 86,0 57,3 84,5 83,9 102,9 132,8 117,1 82,1 66,8 61,3
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 120
Tab. 2.17
Analisi shift sare. Confronti con la regione (variazioni percentuali)
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio Settore economico 1991 2001 1991 2001 1991 2001 1991 2001 1991 2001 Estrazione C 0,2 0,3 0,4 0,2 0,7 -0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA -0,4 -0,6 -0,2 0,3 0,3 0,4 0,9 -0,8 -0,3 0,2 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 1,7 -0,3 0,8 -0,4 -0,4 0,0 -0,1 0,0 0,0 -0,1 Industrie conciarie DC 0,7 0,3 0,2 0,6 0,3 -0,1 0,3 -0,2 0,6 -0,2 Industria del legno DD 0,5 0,0 0,3 -0,4 0,0 0,0 -0,1 0,0 0,6 -0,2 Industria della carta, stampa ed editoria DE 0,0 0,0 0,2 0,1 0,0 0,3 0,1 -0,1 0,3 -0,1 Raffinerie e prodotti chimici DF -0,1 0,0 0,0 0,2 0,7 1,3 -0,2 0,0 0,1 0,0 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 0,0 0,2 0,2 0,7 -0,5 -3,8 -0,1 0,0 0,0 0,0 Lavorazione dei minerali non metalliferi DI 0,8 0,2 1,0 0,2 -3,8 -0,9 -0,1 0,0 0,9 -0,4 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 0,4 0,5 0,5 0,1 1,2 -1,7 0,0 0,0 0,0 0,2 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 0,1 -0,1 -1,7 -0,1 -0,2 1,7 -0,2 -0,2 0,1 0,0
Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 0,2 0,7 0,4 -0,3 0,2 -0,8 0,4 -0,5 0,0 0,0 Fabb. mezzi di trasporto DM 0,0 0,1 0,2 0,3 0,1 0,4 1,6 0,1 0,0 0,0 Altre industrie manifatturiere DN 0,1 -0,1 0,0 0,2 1,0 -0,3 0,2 -0,3 -0,3 -0,1 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E -0,3 0,0 0,9 -0,4 0,0 0,1 -0,1 0,1 0,3 -0,4 Costruzioni F 2,5 0,2 -0,5 2,1 0,3 1,9 3,9 -1,8 0,7 -0,7 Commercio G 1,3 -2,4 2,3 1,0 1,6 2,1 0,8 -1,6 3,8 -3,4 Alberghi e ristoranti H -0,4 -1,1 0,0 0,1 -1,7 -0,1 1,0 -1,0 -2,5 -1,8 Trasporti I 1,4 -2,0 1,4 -0,5 -0,5 0,4 -2,1 -1,1 1,7 -0,8 Attività finanziarie J 0,2 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 -0,1 0,1 0,2 0,3 Attività immobiliari e ricerca K 1,8 0,1 0,5 -0,9 1,6 -0,3 2,3 -2,1 -0,3 -1,2 Totale generale 13,8 -4,6 14,0 3,2 4,3 -3,4 3,3 -8,3 14,2 -14,1 Fonte: Elaborazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 121
Tab. 2.18
Coefficienti di localizzazione. Confronti con la regione
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio
Settore economico 1981 1991 2001 1981 1991 2001 1981 1991 2001 1981 1991 2001 1981 1991 2001 Estrazione C-- 233,1 - 120,0 185,2 - 201,5 129,7 ------Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 141,1 114,1 - 160,8 135,8 141,4 -- 115,5 ------Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 142,0 803,4 667,7 134,6 432,7 192,3 182,6 ------Industrie conciarie DC 177,9 237,2 332,8 147,0 151,8 276,3 -- - - 102,0 - - 111,0 - Industria del legno DD 196,8 221,8 239,7 193,0 196,7 130,4 ------117,1 161,2 147,1 Industria della carta, stampa ed editoria DE ------114,8 126,2 117,5 - 110,8 - Raffinerie e prodotti chimici DF ------119,7 163,3 295,8 ------Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH - - - - 103,3 294,2 1.262,2 1.153,9 103,0 ------Lavorazione dei minerali non metalliferi DI 155,5 185,9 212,4 - 127,2 134,9 465,5 238,6 175,4 ------Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ - - 104,8 -- - 272,8 339,0 248,6 ------Fabb. di macchine e app. meccanici DK - - - 347,6 - - 183,0 143,5 401,6 106,1 - - -- - Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL ------Fabb. mezzi di trasporto DM ------219,4 255,9 -- - Altre industrie manifatturiere DN ------183,0 135,1 - 115,3 - 147,9 - - Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 113,5 - - -- - 250,4 249,2 268,5 ------Costruzioni F 144,1 154,7 164,4 182,1 155,7 174,9 103,2 107,4 135,3 ------Commercio G 100,4 - - 110,8 106,0 107,2 -- 105,0 -- - 110,4 109,9 108,0 Alberghi e ristoranti H 140,1 117,4 - 134,4 118,1 116,3 180,0 137,4 139,3 - 100,8 - 602,5 471,4 493,2 Trasporti I------209,2 172,4 167,1 -- - Attività finanziarie J------110,3 101,6 114,5 -- - Attività immobiliari e ricerca K-- - 104,6 - - -- - 102,9 132,8 117,1 -- -
Fonte: Elaborazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 122
Tab. 2.19
Analisi shift sare. Confronti con la regione (variazioni percentuali)
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio Settore economico 1991 2001 1991 2001 1991 2001 1991 2001 1991 2001 Estrazione C 0,2 0,3 0,4 0,2 0,7 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 0,3 0,3 0,4 0,9 0,2 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 1,7 0,8 Industrie conciarie DC 0,7 0,3 0,2 0,6 0,3 0,3 0,6 Industria del legno DD 0,5 0,3 0,6 Industria della carta, stampa ed editoria DE 0,2 0,1 0,3 0,1 0,3 Raffinerie e prodotti chimici DF 0,2 0,7 1,3 0,1 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 0,2 0,2 0,7 Lavorazione dei minerali non metalliferi DI 0,8 0,2 1,0 0,2 0,9 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 0,4 0,5 0,5 0,1 1,2 0,2 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 0,1 1,7 0,1
Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 0,2 0,7 0,4 0,2 0,4 Fabb. mezzi di trasporto DM 0,1 0,2 0,3 0,1 0,4 1,6 0,1 Altre industrie manifatturiere DN 0,1 0,2 1,0 0,2 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 0,9 0,1 0,1 0,3 Costruzioni F 2,5 0,2 2,1 0,3 1,9 3,9 0,7 Commercio G 1,3 2,3 1,0 1,6 2,1 0,8 3,8 Alberghi e ristoranti H 0,1 1,0 Trasporti I 1,4 1,4 0,4 1,7 Attività finanziarie J 0,2 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,1 0,2 0,3 Attività immobiliari e ricerca K 1,8 0,1 0,5 1,6 2,3 Totale generale 13,8 14,0 3,2 4,3 3,3 14,2 Fonte: Elaborazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 123
Un diverso accostamento è interessante ed utile per cercare di intendere le dinamiche più recenti dei cinque territori analizzati e per un loro confronto. La tabella seguente evidenzia ancora una volta il coefficiente di localizzazione calcolato con i dati del censimento del 2001 e accosta ad esso in due colonne per ogni territorio le seguenti informazioni: la terza colonna deriva dalle informazioni tratte dal registro della Camera di Commercio di Messina e si riferisce alla variazione percentuale che si è riscontrata per settore e per singola area territoriale tra le unità locali registrate nel 1999 e quelle del 2007. La colonna precedente riporta lo stesso tipo di informazione elaborata sui dati regionali e risulta pertanto riprodotta identicamente – per una migliore lettura di dati – per tutti i territori. La colorazione delle celle segue le regole già indicate rispetto ai valori del coefficiente di localizzazione in questo caso riferito al solo ultimo anno disponibile. Una prima osservazione sembra importante fare per comprendere la portata di tali informazioni rispetto all’obiettivo che ci si è posti. Mentre i coefficienti di localizzazione vengono elaborati rispetto all’effettiva occupazione locale che il settore produttivo riesce a manifestare, i dati camerali rappresentano fenomeni di variazione delle aziende, e non la loro capacità occupazionale. L’uso pertanto di questa informazione come segnale di dinamismo deve essere letta con particolare cura. Le modalità di trascrizione e aggiornamento delle imprese presso i registri camerali presentano inoltre elementi di distorsione difficilmente controllabili (si pensi alla quantità di imprese che non vengono classificate rispetto al settore produttivo). Pur mantenendo una certa prudenza nell’interpretazione, il dinamismo di un’attività economica, se c’è, si dovrebbe manifestare nella numerosità delle unità locali distribuite sul territorio. Una seconda osservazione riguarda l’andamento delle dinamiche esposte nella tabella. L’accostamento con la colonna delle variazioni regionali, se per un verso permette di evidenziare le diverse evoluzioni del singolo settore rispetto al contesto regionale nel quale il territorio sub provinciale si trova, per altro è servito a valutare la diversa performance complessiva dei territori. Si può indicare che a livello complessivo esiste una certa correlazione tra l’andamento delle variazioni locali e quelle regionali. I singoli territori presentano pertanto una generale concordanza con le dinamiche dell’intera regione. A fronte di aree, quella del Sistema Milazzo e in buona parte anche il Versante Tirreno, che presentano andamenti complessivamente coerenti e, in vari settori, più “veloce” di quelli regionali (si veda ad esempio la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici all’interno del Sistema Milazzo o la fabbricazione di gomma e materie plastiche per il Versante Tirreno), si trovano territori che non mostrano specifiche capacità di reazione. Gli andamenti si presentano sostanzialmente negativi all’interno del Versante Ionio, e anche il buon andamento in crescita della presenza di strutture legate al settore dell’ospitalità manifestano una variazione inferiore a quella complessivamente registrata per la regione. La città di Messina, oltre la tenuta della produzione dei mezzi di trasporto e il buon andamento della unità locali dedite alla fabbricazione di prodotti non metalliferi, non presenta dinamiche specifiche all’interno dei settori produttivi manifatturieri, spostando in questi ultimi anni ancor più la propria composizione strutturale verso il settore terziario.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 124
Tab.2.20
Coeff. di localizzazione 2001 e saggio di variazione delle imprese iscritte nel registro delle CCIAA 1999/2007 in confronto con la regione
Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio Coef loc Var 99/07 Coef loc Var 99/07 Coef loc Var 99/07 Coef loc Var 99/07 Coef loc Var 99/07 var. 99/07 var. 99/07 var. 99/07 var. 99/07 var. 99/07 Sett 2001 Sicilia 2001 Sicilia 2001 Sicilia 2001 Sicilia 2001 Sicilia Estrazione C 233,1 -3,4 -11,6 185,2 -3,4 3,8 129,7 -3,4 -20,8 7,7 -3,4 -3,1 25,5 -3,4 -14,3 Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 94,0 21,1 16,2 141,4 21,1 18,4 115,5 21,1 27,4 70,2 21,1 21,8 79,2 21,1 17,2 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 667,7 -12,7 5,9 192,3 -12,7 -21,2 32,1 -12,7 0,0 17,5 -12,7 -17,1 16,7 -12,7 -6,3 Industrie conciarie DC 332,8 -16,4 -7,3 276,3 -16,4 -21,6 62,7 -16,4 -13,6 52,3 -16,4 -15,0 87,4 -16,4 -35,1 Industria del legno DD 239,7 -14,0 -8,0 130,4 -14,0 -9,2 83,1 -14,0 -5,4 30,4 -14,0 -18,3 147,1 -14,0 -21,3 Industria della carta, stampa ed editoria DE 25,8 11,0 20,0 65,9 11,0 2,2 93,5 11,0 24,5 117,5 11,0 5,6 99,5 11,0 26,1
Fabbricazione di coke, raffinerie; produzioni prodotto chimici DF,DG 11,9 -8,9 -25,0 30,3 -8,9 11,5 295,8 -8,9 17,6 8,5 -8,9 -11,1 14,0 -8,9 -40,0 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 88,5 2,6 150,0 294,2 2,6 6,3 103,0 2,6 0,0 22,9 2,6 0,0 0,0 2,6 0,0 Fabbricazione di prod. della lavorazione dei minerali non metalliferi DI 212,4 8,0 10,3 134,9 8,0 14,6 175,4 8,0 0,9 27,0 8,0 8,2 54,3 8,0 4,3 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 104,8 10,4 5,1 75,2 10,4 2,4 248,6 10,4 15,3 49,2 10,4 -9,3 66,2 10,4 -9,3 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 9,5 13,2 23,1 34,0 13,2 -5,1 401,6 13,2 42,3 54,3 13,2 1,4 20,2 13,2 -11,1 Fabb. di macchine elettriche e app. elett. e ottiche DL 65,1 2,3 4,8 24,5 2,3 17,5 39,7 2,3 13,8 45,6 2,3 -18,3 13,6 2,3 -11,1 Fabb. mezzi di trasporto DM 11,6 37,3 28,6 68,7 37,3 28,0 68,9 37,3 108,6 255,9 37,3 30,1 6,2 37,3 11,8 Altre industrie manifatturiere DN 12,4 6,6 25,0 83,4 6,6 18,3 135,1 6,6 -10,9 61,9 6,6 -15,1 87,3 6,6 -14,0 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E 88,9 15,4 -- 47,3 15,4 57,1 268,5 15,4 0,0 55,2 15,4 33,3 39,0 15,4 -- Costruzioni F 164,4 20,4 18,1 174,9 20,4 23,3 135,3 20,4 26,6 73,3 20,4 15,0 96,8 20,4 23,8 Commercio; riparazione autoveicoli e beni personali G 86,9 11,7 -0,6 107,2 11,7 10,7 105,0 11,7 13,1 82,2 11,7 8,8 108,0 11,7 3,6 Alberghi e ristoranti H 92,8 28,2 19,9 116,3 28,2 15,1 139,3 28,2 19,3 81,8 28,2 9,6 493,2 28,2 19,8 Trasporti I 62,7 5,7 -8,4 61,0 5,7 -0,3 87,6 5,7 1,4 167,1 5,7 12,2 89,5 5,7 9,7 Attività finanziarie J 65,5 43,6 88,0 65,5 43,6 33,8 70,9 43,6 53,2 114,5 43,6 27,9 70,9 43,6 58,2 Attività immobiliari e ricerca K 87,0 46,5 46,3 86,0 46,5 53,8 83,9 46,5 45,2 117,1 46,5 38,4 61,3 46,5 32,2 Totale generale 11,6 7,8 11,6 13,7 11,6 15,4 11,6 18,5 11,6 13,7 Fonte: Elaborazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 125
Riassumendo e provvisoriamente concludendo, le osservazioni ottenute dal confronto analitico dei territori della provincia di Messina, per come sono stati ritagliati nell’indagine, risultano in bella evidenza nel tabellone riassuntivo delle specializzazioni produttive dei cinque territori della provincia. Osservando il disegno complessivo del giallo delle specializzazioni produttive superiori alla media regionale e del verde di quelle particolarmente accentuate, ponendo un parallelo per ogni area territoriale i dati degli ultimi tre censimenti e leggendo una persistenza della specializzazione produttiva come relativa “vocazione produttiva” del territorio, il disegno complessivo delle macchie di colore riassume e dà forma coerente alle conclusioni analiticamente ricavate dai dati nel paragrafo di confronti. Attraverso le forma e i colori si disegnano nei primi due territori – Nebrodi e Tirreno - la maggiore localizzazione dei settori tradizionali, dell’industria alimentare, di quella tessile e conciaria e del legno. Procedendo verso l’area di Milazzo risalta la presenza di un tendenziale sistema industriale con industrie a maggiore intensità di capitale, che fanno riferimento ai settori più specificamente industriali della fabbricazione di macchine, dei prodotti in metallo e del settore della raffineria e della chimica e dell’energia. Nell’area della città di Messina si concentrano le attività di servizi, e fuori dal disegno delle macchie di colore che segnalano le specializzazioni produttive e che per la città metropolitana sono – anche se deboli – tutte nella parte bassa della Tabella, si evidenzia la presenza dell’editoria, che è complementare alle attività di servizio, e la forte presenza del settore DM, Fabbricazione di mezzi di trasporto, a conferma della vocazione antica della città. Infine all’area dello Ionio, poco caratterizzata da specializzazioni produttive, si evidenzia la forte presenza delle attività legate al turismo. I dinamismi economici locali segnati dal tabellone della shift-share nella sua componente locale confermano in modo significativo il quadro tracciato, assegnando spesso alla componente locale del dinamismo economico le presenze delle specializzazioni descritte. Senza dimenticare il quadro della debolezza complessiva dell’economia e conseguentemente anche delle specializzazioni produttive identificate, la congiunzione e la coerenza dei due indicatori permette appunto di parlare di disegno delle “vocazioni” industriali dei territori, deboli ma punto di partenza per le ulteriori analisi e per il disegno delle strategie di politiche di sviluppo (“diffuso”). Il quadro offerto dai dati derivati dalla camera di commercio e relativi agli anni più recenti sono in parte convalidanti l’analisi, in parte invece sembrano a volte parlare solamente di un andamento critico dell’economia e delle specializzazioni produttive identificate. Se però si leggono tali dati come quelli di un periodo, almeno dal 2002/2003 in poi, di blocco del dinamismo economico e di tendenziale crisi dell’economia isolana e messinese, allora anche questi dati in parte confermano, in parte non smentiscono e solamente attenuano il quadro descritto sulla base dei dati storici 1981-2001.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 126
2.7. – LA RISPOSTA DELL ’IMPRESA ALLE OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTO (LA LEGGE 488/1992)
Un spia della risposta del territorio alle possibilità di sviluppo può essere fornita dalla capacità che esso ha di sfruttare e cogliere le opportunità di investimento. I finanziamenti, siano essi su fondi nazionali o su fondi strutturali della comunità europea, sono opportunità che possono essere colte e utilizzate solo se vi è una volontà di investimento interna all’economia locale (senza prendere in considerazione la possibile deviazione dell’utilizzo di tali risorse, che può essere fatto puntando a scopi non imprenditoriali ma personali o criminali). La richiesta di fondi su tali risorse e il loro utilizzo generalmente vengono considerati come indicatori di capacità di spesa da parte degli attori locali o come volume degli aiuti che arrivano al territorio. Ma essi possono essere visti anche come segno del dinamismo locale, ovvero come capacità della comunità locale, economica in primo luogo ma anche istituzionale e civile, di rispondere alle richieste di sviluppo locale. Osservate da questo punto di vista le informazioni che possono essere tratte dalla richiesta e utilizzo di risorse aggiuntive può essere, come detto, un segnale di dinamicità territoriale. I dati che utilizziamo fanno riferimento alle informazioni contenute nella banca dati che una componente dell’RTI ha prodotto e fornito alla Direzione della Programmazione Regionale. Tra le informazioni in essa contenute, infatti, si può attingere a quelle legate alle richieste di finanziamenti in base alla legge 488/92. Questa legge permette di attivare aiuti economici a imprese rispetto ad un progetto di investimento da esse presentato e valutato da soggetti terzi. La procedura di valutazione e finanziamento rende particolarmente interessante l’analisi di tali informazioni. Queste infatti non risultano direttamente legate alle politiche territoriali (contratti d’area, PIT e quant’altro) ma alla partecipazione di singoli imprenditori. La valutazione dei progetti d’investimento rende più affidabile la realizzazione del progetto stesso. Inoltre molti studi di settore hanno indicato una correlazione esistente tra le richieste di contributi a singole imprese e interventi di politiche di sviluppo territoriale, anche per la sovrapposizione spesso degli stessi soggetti di trade union tra imprese e istituzioni responsabili del finanziamento. Date queste premesse è corretto l’utilizzo dei dati legati ai finanziamenti tramite la legge 488/92 come indicatore della propensione all’investimento dei territori.
La provincia di Messina ha avuto ammessi investimenti per quasi 1.500 milioni di euro. Rispetto agli oltre 9.550 milioni di euro ammessi per l’intera regione essi rappresentano il 15,6%. La quota sale leggermente considerando i contributi che la provincia ha avuto attivati (16,3%), quasi a indicare una maggiore capacità di messa in opera. La maggior quota di investimenti risultano concentrati nel settore turistico: oltre 499 milioni di euro di investimenti previsti con una richiesta di contributo per 149,5 milioni di euro. Due elementi risulteranno significativi riferendosi a tale settore, da un lato la concentrazione territoriale, legata ai comuni del Versante Ionio, dall’altro lato una più rilevante propensione all’investimento privato. Prima di affrontare tale argomento sembra opportuno però descrivere brevemente la composizione degli investimenti previsti e dei contributi richiesti per la provincia e per le cinque aree funzionali evidenziate. La Provincia, oltre al settore turistico, presenta investimenti consistenti nel settore del petrolchimico, con quasi 242,5 milioni di euro pari al 16,3% degli investimenti attivati e con una richiesta di contributi per 70,4 milioni di euro pari all’11,6% del corrispettivo totale, e nell’agroalimentare con 175 milioni di euro di investimenti e 97 milioni di contributi richiesti,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 127 con quote speculari rispetto alle precedenti: 11,8% degli investimenti provinciali e il 16,0% dei contributi. I 302 progetti dovrebbero portare a una occupazione aggiuntiva di 10.772 unità, principalmente in due dei settori citati, turismo e agroalimentare (rispettivamente 3.396 e 1.192 occupati). Rispetto alla capacità di occupazione media dei progetti siciliani, quelli provinciali si presentano più densi con una dimensione media di 35,7 addetti per progetto a fronte dei 13,7 regionali. Il costo medio di creazione di un posto di lavoro è per la provincia più basso rispetto a quello regionale: 53.827 euro per la prima e 58.660 euro per la seconda. La città di Messina, che raccoglie 37,3% della popolazione provinciale e conta il 33,7% delle unità produttive locali al censimento del 2001, incide solo per l’11.3% sugli investimenti previsti attraverso la 488/92 e su livelli analoghi per i contributi richiesti e attivati. Come per i dati provinciali anche la città presenta le maggiori dimensioni d’investimento nel settore alberghiero e di ristorazione (quasi 52 milioni di euro) e dell’agroalimentare (21,36 milioni di euro), seguiti dalle attività immobiliari e di ricerca (19,76 milioni) e della fabbricazione dei mezzi di trasporto (13,33 milioni), che abbiamo visto essere l’unico settore industriale in cui la città presenta un alto coefficiente di localizzazione, oltre i servizi e l’editoria. Sono i progetti del settore delle attività immobiliari e di ricerca che prevedono il maggior incremento di occupazione, con 686 unità in più, presentandosi come di gran lunga i piani più labor intensive con 229 occupati in più in media a progetto. Inoltre, nonostante la tipologia settoriale, esso presenta il più basso costo di produzione occupazionale, con poco più di 6 mila euro a unità occupata aggiuntiva. Il settore con il maggior impegno contributivo a carico dei fondi agevolativi, viceversa, è legato al settore che l’analisi ha evidenziato come basilare e dominante nell’economia cittadina, la produzione di mezzi di trasporto: questo settore prevede investimenti capital intensive e di ammodernamento tanto che una unità lavorativa in più, a fronte dei finanziamenti richiesti e ammessi, verrà a costare oltre 305 mila euro.
Relativamente alle altre aree che compongono l’intera provincia di Messina escludendo il capoluogo, si può sottolineare la maggior consistenza delle agevolazione all’interno del Sistema Milazzo (577,6 milioni di euro) pari al 38,8% degli investimenti provinciali, quota che sale al 40% se si considerano i contributi richiesti. La differenza tra le due quote evidenzia una maggior dipendenza dai apporti esterni. Queste si evidenziano maggiormente nella fabbricazione di prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (settore DI) e nelle industrie alimentari e delle bevande (settore DA) per citare quelli con rilevante dimensione d’investimento e alta richiesta contributiva.
Il Sistema Nebrodi raccoglie il 10,7% degli investimenti attivati e li concentra primariamente su tre settori produttivi, l’agroalimentare (38 miliardi di euro) il settore turistico (34,7 miliardi di euro) e la lavorazione dei minerali non metalliferi (22,4 miliardi di euro). Come per il Sistema Milazzo anche questo territorio sembra presentare una maggiore richiesta di contributi rispetto alla proporzione di impieghi. Il territorio si caratterizza per la dimensione degli investimenti nelle industrie tessili e dell'abbigliamento e conciarie. Complessivamente le due branche investono 16,657 milioni di euro, metà di tutti gli investimenti provinciali per le stesse attività.
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Il Versante Tirreno sembra voler dedicare le proprie forze imprenditoriali, almeno quelle legate alle richieste dei finanziamenti tramite legge 488/92, alla attività alberghiere e della ristorazione: dei 327,7 milioni di euro quasi 130 milioni vengono concentrati in esso, ovvero il 39,6% degli investimenti nell’area locale. Gli altri investimenti maggiormente rilevanti sono per le industrie alimentari e delle bevande, per la produzione di articoli in gomma e materie plastiche e per la fabbricazione di mezzi di trasporto.
Infine il Versante Ionio si conferma anche da questo punto di vista un territorio dominato da un'unica attività: il 91% degli investimenti si concentra infatti nel solo settore DH, alberghi e ristoranti con quasi 233 milioni di euro. L’importanza del settore è testimoniata anche dal fatto che essi rappresentano il 15,3% degli investimenti complessivi nel settore a livello regionale mentre i contributi attivati circa il 14%.
Per cogliere in modo più approfondito il rilievo che, al di sopra dei valori assoluti, l’investimento assume per il territorio, trasformiamo le informazioni finora esposte in indicatori che permettano un confronto con un territorio di riferimento. Scegliendo come elemento di comparazione le informazioni riferite alla regione e utilizzando la stessa struttura di rappresentazione svolta per le tabelle precedenti, costruiamo i seguenti due indicatori: un coefficiente di inclinazione settoriale e un coefficiente di disponibilità al rischio . Per una comparazione più diretta con le tabelle precedenti si riportano nella prima e quarta colonna di ogni area territoriale il coefficiente di localizzazione al 2001 e la variazione 1999-2007 delle unità locali dai registri della Camera di Commercio mentre lo sfondo colorato delle celle segue le regole già descritte. Nella seconda colonna di ogni zona si riporta il coefficiente di inclinazione settoriale , calcolato come il rapporto tra la quota degli investimenti in un settore produttivo sugli investimenti della zona rapportato alla medesima quota calcolata a livello regionale. Se l’indicatore assume un valore superiore all’unità ciò indica una concentrazione di investimenti per quel settore nella zona superiore a quanto avviene per la regione. Viceversa se l’indicatore assume un valore inferiore a 1 possiamo considerarlo come sintomo di una carenza di interesse da parte degli attori economici della zona per tale settore. Da un punto di vista formale esso può essere paragonato, oltre che nelle modalità di calcolo anche nell’interpretazione che ad esso può essere collegata, al coefficiente di localizzazione che, come indicato, poteva rappresentare una vocazione locale. Ugualmente un valore superiore a 1 può essere interpretato come “vocazione” a investire in attività di quella determinata branca produttiva.
Il secondo indicatore, il coefficiente di disponibilità al rischio , è calcolato come rapporto con al numeratore la differenza tra i contributi richiesti e gli investimenti ammessi e al denominatore il valore degli stessi investimenti, moltiplicato per 100 per una migliore lettura. Il rapporto può essere interpretato come la disposizione ad assumere un rischio economico, in particolare se l’indicatore è più elevato del 50% la quota di investimento privato supera quello che viene richiesto come contributo e che, quindi, non rappresenta per l’imprenditore un costo diretto. Più elevato è l’indicatore, sino a un massimo di 100 (solamente teorico, ma non raggiungibile, altrimenti non sarebbe necessaria la richiesta di finanziamenti attraverso la legge 488), maggiore è la fiducia nell’investimento. I risultati possono essere letti nelle terze colonne di ogni area territoriale.
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Complessivamente sembra evidenziarsi una certa corrispondenza tra alti coefficienti d’inclinazione settoriale e alti indici di localizzazione. Per la città si evidenziano i finanziamenti per le imprese di costruzione di mezzi di trasporto, delle attività di ricerca e, in parte, per la stampa ed editoria, settori che presentano contestualmente una crescita delle unità locali iscritte nel registro camerale. Mentre richieste superiori alle concentrazioni regionali si evidenziano per il settore alberghiero e le raffinerie: pur con indicatori di localizzazione inferiori a 100, la città può presentarsi come elemento di snodo tra la costa sud (Versante Ionio) per la prima tipologia di richieste e la costa nord (Sistema Milazzo) per la seconda. Quest’ultimo oltre a confermare come prevedibile la concentrazione produttiva nel settore alberghiero anch’esso presenta una maggiore “inclinazione settoriale” per il settore della raffinazione e della chimica. Il Sistema Milazzo presenta un fattore positivo per le attività di estrazione, e un valore complessivamente positivo per macchine e apparecchiature meccaniche. Infatti, pur presentando un’incidenza di investimento non particolarmente elevata (l’indicatore è pari a 1,2) risulta molto più elevata dei valori ottenuti dagli altri territori, segno di una concentrazione degli investimenti in solo tale territorio. Il settore della fabbricazione di articoli in gomma presenta invece una forte discordanza con le risultanze degli altri indicatori per l’area. Quest’ultimo settore risulta invece coerente con le articolazioni territoriali per il Versante Tirreno, con un coefficiente di inclinazione di investimento settoriale pari a 2,2, un coefficiente di localizzazione alto (294,2) e una crescita delle imprese registrate del 6,3%. Solo la distribuzione degli investimenti tra impieghi privati e finanziamenti pubblici risulta perfettamente in linea con quanto avviene per lo stesso settore a livello regionale. Coerenze si rilevano anche per i settori delle costruzioni e degli alberghi e ristoranti, mentre una forte incoerenza si evidenzia nella richiesta di investimenti per la fabbricazione di mezzi di trasporto che non risultano tra le attività principali dell’area. Il Sistema Nebrodi presenta più corrispondenze che discordanze. Le prime si rilevano nei settori dell’estrazione, dell’industria dell’abbigliamento e tessile, della lavorazione dei minerali non metalliferi e dell’industria del legno, anche se quest’ultima presenta una asimmetria nell’andamento delle unità locali presso la Camera di Commercio (con una diminuzione dell’8%). Una chiara asimmetria può essere rilevata nel settore agroindustriale: buona inclinazione a investire accompagnata da crescita di unità locali, ma mancanza di un indicatore di “vocazione”. Una maggiore concentrazione di investimenti attraverso la 488/92 si rileva per il settore della raffinazione e della chimica, a fronte di un coefficiente di localizzazione molto basso e di un andamento negativo delle ditte registrate. Una lettura di tali fenomeni attraverso un confronto con gli attori economici e istituzionali dei territori potrebbe far comprendere le coerenze che sembrano nel complesso evidenziarsi e fornire un quadro più preciso dei sentieri che le dinamiche locali stanno prendendo.
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Tab 2.21
Indicatori degli investimenti tramite legge 488/92, coefficienti di localizzaizone e variazioni delle unità locali iscritte alla CCIAA Nebrodi Tirreno Milazzo Città Ionio Coeff. Coeff. di Coeff. Coeff. di Coeff. Coeff. di Coeff. Coeff. di Coeff. Coeff. di Coef loc Coef loc Coef loc Coef loc Coef loc d'inclinaz. disponib. al var. 99/07 d'inclinaz. disponib. al var. 99/07 d'inclinaz. disponib. al var. 99/07 d'inclinaz. disponib. al var. 99/07 d'inclinaz. disponib. al var. 99/07 2001 2001 2001 2001 2001 Sett settoriale rischio settoriale rischio settoriale rischio settoriale rischio settoriale rischio Estrazione C 233,1 2,5 0,7 -11,6 185,2 0,8 0,9 3,8 129,7 4,3 0,9 -20,8 7,7 0,8 1,1 -3,1 25,5 0,0 n.c. -14,3 Industrie alimentari, delle bevande DA 94,0 2,3 1,0 16,2 141,4 1,8 1,0 18,4 115,5 0,7 0,8 27,4 70,2 1,3 1,1 21,8 79,2 0,5 1,3 17,2 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 667,7 4,2 1,1 5,9 192,3 1,1 1,0 -21,2 32,1 0,0 n.c. 0,0 17,5 0,0 0,2 -17,1 16,7 0,5 0,5 -6,3 Industrie conciarie DC 332,8 n.c. n.c. -7,3 276,3 n.c. n.c. -21,6 62,7 n.c. n.c. -13,6 52,3 n.c. n.c. -15,0 87,4 n.c. n.c. -35,1 Industria del legno DD 239,7 3,6 0,9 -8,0 130,4 1,4 1,1 -9,2 83,1 0,1 0,8 -5,4 30,4 0,3 1,5 -18,3 147,1 0,7 0,7 -21,3 Industria della carta, stampa ed editoria DE 25,8 0,1 0,8 20,0 65,9 0,3 1,2 2,2 93,5 0,0 n.c. 24,5 117,5 1,9 0,8 5,6 99,5 0,2 0,6 26,1 Raffinerie; produzioni prodotto chimici DF, DG 11,9 2,3 0,5 -25,0 30,3 n.c. n.c. 11,5 295,8 1,1 1,0 17,6 8,5 1,9 0,7 -11,1 14,0 2,2 0,5 -40,0 Fabb. articoli in gomma e materie pl. DH 88,5 1,9 0,7 150,0 294,2 2,2 1,0 6,3 103,0 0,3 0,7 0,0 22,9 0,4 0,6 0,0 0,0 0,0 n.c. 0,0 Lavorazione dei minerali non metalliferi DI 212,4 2,1 1,0 10,3 134,9 0,5 1,0 14,6 175,4 1,8 0,7 0,9 27,0 0,6 0,7 8,2 54,3 0,0 0,4 4,3 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in met. DJ 104,8 0,8 0,8 5,1 75,2 0,8 1,0 2,4 248,6 1,2 1,0 15,3 49,2 0,7 1,1 -9,3 66,2 0,0 0,9 -9,3 Fabb. di macchine e app. meccanici DK 9,5 0,4 1,0 23,1 34,0 0,1 1,2 -5,1 401,6 1,2 0,9 42,3 54,3 0,2 0,3 1,4 20,2 0,0 n.c. -11,1 Fabb. di macchine elettriche e ottiche DL 65,1 0,1 0,7 4,8 24,5 0,0 0,7 17,5 39,7 0,1 0,7 13,8 45,6 0,3 0,7 -18,3 13,6 0,0 1,0 -11,1 Fabb. mezzi di trasporto DM 11,6 0,4 0,7 28,6 68,7 3,5 0,9 28,0 68,9 1,2 0,7 108,6 255,9 3,8 0,8 30,1 6,2 0,0 n.c. 11,8 Altre industrie manifatturiere DN 12,4 0,9 1,3 25,0 83,4 0,5 1,0 18,3 135,1 0,6 0,7 -10,9 61,9 1,7 0,6 -15,1 87,3 0,2 0,8 -14,0 Prod. e dis. en. elettrica, gas acqua E 88,9 0,0 n.c. -- 47,3 0,0 n.c. 57,1 268,5 0,0 n.c. 0,0 55,2 0,0 n.c. 33,3 39,0 0,0 n.c. -- Costruzioni F 164,4 3,1 0,9 18,1 174,9 4,4 1,0 23,3 135,3 0,3 1,1 26,6 73,3 1,4 0,9 15,0 96,8 0,3 1,1 23,8 Commercio G 86,9 0,9 1,0 -0,6 107,2 1,9 1,1 10,7 105,0 1,0 1,1 13,1 82,2 0,7 1,1 8,8 108,0 0,0 1,1 3,6 Alberghi e ristoranti H 92,8 1,4 1,0 19,9 116,3 2,5 0,9 15,1 139,3 0,5 0,9 19,3 81,8 2,0 1,0 9,6 493,2 5,7 1,0 19,8 Trasporti I 62,7 0,0 n.c. -8,4 61,0 0,0 0,7 -0,3 87,6 0,1 0,7 1,4 167,1 0,2 0,7 12,2 89,5 0,1 0,8 9,7 Attività finanziarie J 65,5 n.c. n.c. 88,0 65,5 n.c. n.c. 33,8 70,9 n.c. n.c. 53,2 114,5 n.c. n.c. 27,9 70,9 n.c. n.c. 58,2 Attività immobiliari e ricerca K 87,0 1,0 0,8 46,3 86,0 0,5 0,7 53,8 83,9 0,1 0,7 45,2 117,1 3,5 1,3 38,4 61,3 0,0 0,6 32,2 Totale generale 1,0 0,8 7,8 1,0 0,9 13,7 1,0 0,9 15,4 1,0 1,0 18,5 1,0 1,2 13,7 Fonte:Elaborazioni
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Qui si chiude l’analisi delle vocazioni produttive e dei dinamismi produttivi diffusi sul territorio, e si lascia la parola all’analisi degli asset di sviluppo economico ed in particolar modo all’osservazione delle dinamiche economiche caratterizzanti un panel di imprese strutturate e appartenenti a settori “ad alto contenuto innovativo” che sarà svolta nel capitolo successivo. Si vuole qui in conclusione di questa sezione dell’analisi rammentare quanto sia importante, in un contesto come quello che stiamo analizzando, ossia di arretratezza economica e di scarsa presenza dell’impresa e di debolezza del tessuto produttivo, cioè nel contesto meridionale, la contemporanea attenzione all’analisi “macro” di diffusione sul territorio dell’impresa capitalistica, piccola impresa e impresa artigiana prevalentemente, e di specifica e approfondita attenzione al rado tessuto di imprese strutturate e all’ancor più rado tessuto di imprese che presentano caratteri innovativi, proprio a ragione della debolezza delle prime e della scarsa diffusione delle seconde, che determinano reciprocamente alcuni caratteri propri del sistema economico complessivo. Una interessante ricerca della Banca d’Italia sulle imprese di successo in Sicilia, effettuata nel 1996 (S. Chiri e G. Ciaccio, Le imprese manifatturiere di successo in Sicilia: risultati di un’indagine , in “Rivista economica del Mezzogiorno”, X, 1996, n. 4, pp. 997-1028) e ripetuta nel 2007 (G. Ciaccio, L’evoluzione del sistema produttivo siciliano e le imprese manifatturiere di successo , in “Rivista economica del Mezzogiorno”, XXI, 2007, n. 1, pp. 117-147), ha messo in evidenza come le imprese di successo siano isolate dal contesto e con efficace metafora si presentino come “isole nell’isola”, quasi a segnalare che il successo e il raggiungimento di alte performance dell’impresa capitalistica in ambiente arretrato quale quello meridionale possa avvenire solo a condizione di non subire le pressioni e i condizionamenti di un ambiente ostile, ma contemporaneamente segnalando la rinuncia a servirsi e a valorizzare le risorse e le opportunità che il contesto di insediamento presenta. D’altra parte qualsiasi strategia di sviluppo deve partire dalla considerazione contraria e studiare le condizioni della valorizzazione del territorio e del rapporto virtuoso tra imprese e contesto locale. La strategia di Lisbona e il perseguimento delle condizioni per la crescita dell’economia del territorio all’inizio del 2000 e nel contesto della globalizzazione dei mercati e dei sistemi produttivi richiede non solamente il perseguimento dell’innovazione da parte dell’impresa e il suo collegamento con la capacità di crescere in direzione della frontiera della tecnologia, ma anche il radicamento nel territorio che deve fare sistema e deve costituire risorsa per l’impresa che intende competere e crescere. Perciò la strategia di crescita in un’area arretrata deve seguire contemporaneamente e parallelamente una strategia “alta” mirata sull’impresa strutturata e innovativa, secondo le indicazioni della strategia europea di Lisbona, e una strategia di sviluppo “diffuso” che aiuti la piccola e micro impresa, che costituisce il contesto di base di una economia debole, di cresce e di consolidarsi sui diversi territori secondo le risorse e le potenzialità - non alte, ma certamente esistenti – di ogni area e sistema locale. A livello di analisi di contesto ciò si traduce nella necessità del collegamento di due tipi di analisi, macro-diffusa e micro, di singolarità ad alta performance e sulla frontiera dell’innovazione. Le due strategie di analisi riflettono lo stato della situazione e preparano alle due diverse logiche della promozione dello sviluppo d’impresa.
Il tema è da un lato la identificazione di elementi di superamento della situazione di isolamento delle imprese che intraprendono percorsi più alti e strutturati – e possibilmente innovativi –
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 132 dell’investimento produttivo, e dall’altro capire e identificare le caratteristiche dell’innovazione presente – anche se poco diffusa – per identificare percorsi di collegamento tra l’impresa tendenzialmente innovativa e capace di divenire traino di uno sviluppo avanzato e il tessuto diffuso dell’impresa che può e deve costruire il contesto dell’impresa innovativa e che può diventarne la base di ulteriore sviluppo. Dall’impresa isolata all’impresa radicata nel contesto e capace di far crescere tutto il contesto produttivo.
Servirà in proposito ascoltare nel merito sia il territorio che le stesse imprese innovative. E solo da ciò sarà possibile portare a compimento la dimensione innovativa di questa analisi che vuole guardare alla realtà economica messinese da entrambi i lati – i lati dell’impresa diffusa, piccola e che può crescere innanzitutto attraverso strumenti orizzontali di cooperazione e di radicamento nel territorio sul modello distrettuale e sulla base della crescita del capitale sociale e dell’esistenza di beni collettivi dedicati sul territorio e il lato dell’impresa di punta che innova e si pone sulla frontiera della tecnologia e che risponde ai criteri della strategia di Lisbona e in generale delle indicazioni della strategia europea di sviluppo - e che vuole identificare la base per la costruzione di una strategia di sviluppo complessa che tenga conto di entrambe le realtà, e che poi soprattutto cerchi di connetterle e integrarle in una visione complessiva delle potenzialità di sviluppo dell’area. Sarà con un insieme di interviste alle imprese innovative e alle imprese strutturate che non presentano segni di innovazione da un lato e con una specifica attenzione al tema nelle attività di ascolto del territorio che il processo di Pianificazione strategica deve ora mettere in campo, che si tenterà di rispondere a tali questioni. Ma a segnare il terreno e a mostrare la ragionevolezza della strategia, prima di procedere alla lettura della parte dell’analisi di contesto dedicata all’impresa strutturata e innovativa, attraverso un’analisi dei bilanci, si dà una rapida e problematica lettura ad una tabella che vuole indicare il trait d’union tra le due parti dell’analisi di contesto dedicati all’impresa. La tabella seguente dà una rappresentazione della distribuzione territoriale nelle cinque aree della provincia, segnate sullo sfondo colorato nelle specializzazioni produttive che abbiamo lungamente esaminato, di uno dei campioni di imprese del capitolo successivo, distinguendo le imprese strutturate in tradizionali e strutturate innovative, come si leggerà più avanti.
La tabella infatti evidenzia, per i settori industriali, il collegamento tra le analisi di contesto svolte precedentemente e la composizione del campione delle imprese delle quali è stato possibile studiare il bilancio (parte terza del rapporto). Per la tabella si è mantenuta la struttura già presentata, che permette pertanto non solo di evidenziare la concentrazione numerica delle imprese del campione ma di metterle in relazione con il grado di intensità del coefficiente di localizzazione. La differente fonte di informazione e la differenza logica della rilevazione delle informazioni di base (conteggio censuario dell’occupazione effettiva la prima, raccolta delle informazioni di bilancio delle imprese di capitale la seconda) presentano due modi diversi di osservare le realtà locali e la loro sovrapposizione può permettere sia di trovare concordanze e caratteri forti del territorio, sia evidenziare aspetti divergenti e tutti da comprendere. La tabella evidenzia concordanze significative tra le imprese tradizionali (caratterizzate da una maggiore storia sul territorio e da dimensioni occupazionali piccole), mentre asimmetrie si mostrano tra le imprese innovative, la cui probabile “giovinezza” non permette di essere appieno misurata dalla
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 133 statistica elaborata sui dati del censimento delle attività produttive del 2001. Su queste non corrispondenze dovrà essere usato lo strumento dell’indagine sul campo e l’interlocuzione diretta con gli attori dello sviluppo. L’innovazione, d’altra parte, è un dato che si presenta con i caratteri della imprevedibilità, e il difficile lavoro del policy maker è proprio quello di favorire e di stimolare ciò che per sua natura è differente dalla deriva dell’esistente e delle sue dinamiche interne ordinarie e prevalenti, ossia appunto probabili e prevedibili. Il lavoro del policy maker, di fronte al dato dell’imprevedibile o difficilmente prevedibile evento dell’innovazione, deve studiare e capire la natura di agente del cambiamento e lavorare alla sua tutela e alla creazioni delle condizioni per la sua diffusione e per il suo trasferimento in settori e ambienti capaci di riprodurla e di esaltarla, lavorando al confine tra analisi macro e analisi micro. Perciò è giunto il momento di passare all’analisi delle imprese strutturate e tra queste alle caratteristiche delle imprese innovative, a cui è dedicata la terza parte di questa analisi di contesto. Solamente dopo, e contestualmente alle attività di ascolto del territorio sarà possibile – e sarà importante e necessario – procedere anche all’ascolto delle imprese innovative e all’approfondimento della riflessione sulle caratteristiche dell’innovazione presente nella realtà produttiva della Città e del territorio. La Tabella delle corrispondenze tra imprese del campione che sarà studiato e geografia delle specializzazioni produttive delle aree della provincia è qui posta a legare in prospettiva le due analisi e a preparare l’approfondimento del tema dell’innovazione e del suo radicamento nel territorio nelle successive azioni di ascolto del territorio e dei suoi attori.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 134
Tab. 2.22
Campione delle imprese manifatturiere distinte per tradizionali e innovative - anno 2006
Sistema Nebrodi Versante Tirreno Sistema Milazzo Città di Messina Versante Ionio Totale
Settore economico Tradizionali Innovative Tradizionali Innovative Tradizionali Innovative Tradizionali Innovative Tradizionali Innovative Tradizionali Innovative Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco DA 10 19 7 15 4 55 Industrie tessili e dell'abbigliamento DB 5 5 1 2 13 Industrie conciarie DC 1 1 Industria del legno DD 6 8 1 3 1 19 Industria della carta, stampa ed editoria DE 3 2 5 4 14 Raffinerie e prodotti chimici DF 1 31125 310 Fabb. articoli in gomma e materie plastiche DH 3 5 2 1 11 Lavorazione dei minerali non metalliferi DI 9 18 17 7 51 Prod. di metallo e fabb. di prodotti in metallo DJ 5 12 28 12 2 59 Fabb. di macchine e app. meccanici DK Fabb. di macc. elettriche e app. elett. e ottiche DL 5 11 14 30 Fabb. mezzi di trasporto DM 1418 9 1222 Altre industrie manifatturiere DN 1 5 1 7 14 Produzione e distr. energia elettrica, gas acqua E Totale generale 36 4 71 17 59 22 54 29 11 1 231 73 Fonte:Elaborazioni
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2.8. – UNO SGUARDO ALL ’AREA DELLO STRETTO : ALCUNE RIFLESSIONI
In vista del rilievo che l’area dello Stretto può avere per la pianificazione del futuro di Messina si ritiene opportuno svolgere una prima analisi dei dati che riguardano l’insieme aggregato dei dato socio-demografici ed economici delle due città che si affacciano sullo stretto, o meglio dei due insiemi di popolazione che gravitano su Messina e Reggio Calabria. I dati utilizzati derivano dalle stesse fonti e si è mantenuta la stessa struttura di quelli che hanno fornito il materiale informativo per le precedenti analisi. Anche in questo caso si è dovuto ricostruire le serie storiche a livello comunale per poter costruire gli indicatori per aree sub provinciali. La definizione di un’area territoriale che comprendesse Messina e Reggio di Calabria e che presentasse una compattezza manifesta tra comuni poteva derivare da diverse scelte. Per mantenere una maggiore a-soggettività si è deciso di basarsi sulle articolazioni territoriali definite dall’Istat e utilizzate in modo consistente per le analisi spaziali, i Sistemi Locali del Lavoro (SLL). Questi sono composti da aggregati di comuni contigui costruiti utilizzando come variabile di aggregazione gli spostamenti giornalieri della popolazione per motivi di lavoro. Tale informazione viene rilevata ai censimenti e, pertanto, la determinazione territoriale più recente è effettuata sui dati del 2001, in modo omogeneo con molte altre informazioni utilizzate. Un SLL è una regione funzionale, che si definisce come un’area di “autocontenimento” dei flussi di pendolarismo: identifica, cioè, un insieme di comuni legati da significative relazioni di interdipendenza. Si sarebbe potuto operare anche attraverso aggregazioni diverse, o maggiormente soggettive o utilizzando procedure di cluster automatiche. Si è deciso di lavorare sugli SLL in considerazione dell’ormai accertato e rilevante consenso che gli studi territoriali di geografia e sociologia economica pongono ad essi. L’Area dello Stretto risulta pertanto formata dall’unione del SLL di Messina e del SLL di Reggio di Calabria. Il primo è composto da quattro comuni della provincia siciliana: oltre Messina, essi sono Itala, Scaletta Zanclea e Villafranca Tirrena. Il secondo è formato da tredici comuni sul fronte continentale: Bagnara Calabra, Calanna, Campo Calabro, Cardeto, Fiumara, Laganadi, Motta San Giovanni, San Roberto, Sant'Alessio in Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scilla e Villa San Giovanni oltre, ovviamente, il capoluogo Reggio di Calabria.
I comuni che compongono i due Sistemi locali del lavoro che si affacciano sullo Stretto di Messina mostrano un primo periodo di crescita demografica durante gli anni Settanta mentre, pur con alterne vicende, una flessione complessiva negli ultimi venticinque anni. Sino alla metà degli anni Novanta l’andamento viene spiegato principalmente dal movimento del comune di Messina. Un diverso profilo si manifesta nell’ultimo decennio con un’Area dello Stretto complessivamente meno in flessione della città siciliana. Partendo dal dato censuario del 1971 quando i residenti sommavano a quasi 480 mila unità (esattamente 479.154) a fine periodo la popolazione totale è superiore di circa 10 mila individui (491.319 residenti) mentre il capoluogo isolano una consistenza demografica inferiore del 3,3% al valore di partenza.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 136
Grafico 2.41
Andamento della popolazione (indici 1971 = 100) Area dello Stretto e Messina
110
Area dello Stretto
105
100 Città di Messina
95
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
L’Area dello Stretto presenta quindi una maggior “resistenza” all’emigrazione, rappresentando probabilmente anche un punto di approdo proprio per l’emigrazione cittadina. La popolazione di Messina partiva rappresentando il 52,2% della popolazione dell’Area dello Stretto e, per via del maggior ripiegamento degli ultimi anni perde quota scendendo al di sotto della metà dei residenti (49,7% a fine 2007). Il tasso naturale risente in modo peculiare della caduta del tasso di natalità, elemento caratteristico soprattutto del capoluogo siciliano, che, partendo da una media del 16 per mille degli anni Settanta, quasi si dimezza assestandosi all’8,9 per mille negli ultimi anni. Il leggero incremento del tasso di mortalità (9,6 per mille la media dell’ultimo settennio), determinato dalla maggior consistenza di popolazione anziana sul territorio, modifica la dinamica demografica portando l’area da un apporto positivo ad una situazione con segno negativo dove una maggior entità di morti rispetto ai nuovi nati porta ad una complessiva diminuzione di residenti. Dal 1997 il saldo tra nati vivi e morti è negativo con particolari accentuazione per i primi anni del XXI secolo (il picco si rileva nel 2005 con un saldo netto di meno 703 persone pari ad un tasso naturale del -1,4 per mille).
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 137
Grafico 2.42 Grafico 2.43
Tassi di natalità e mortalità Tasso del saldo migratorio Area dello Stretto Area dello Stretto
20
16 10 Tasso di natalità
12 5
8 0 Tasso di mortalità 4 -5
0 -10
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Il tasso migratorio, sino agli inizi degli anni Novanta si presenta quasi sempre con valore positivo, fattore esplicativo di una generale attrazione del territorio, per manifestare a fine periodo andamenti incostanti. Questi si possono distinguere in un saldo negativo dal 1995 al 2002, durante il periodo di ripresa dell’emigrazione dal Sud verso le regioni dell’Italia del centro-nord, coincidente con la ripresa economica dopo la forte crisi economica e finanziaria avviatasi nel 1992; un momento di ripresa tra il 2003 ed il 2005 caratterizzato da emigrazione di ritorno, per poi legare il segno del saldo alla contrazione proprio di questa ultima componente (con riduzione dell’immigrazione dagli altri comuni italiani). L’ultimo anno della serie storica presenta di nuovo un saldo positivo per la maggior dimensione dell’immigrazione dai paesi esteri, effetto delle diverse norme sull’immigrazione e della possibilità di movimento dei nuovi cittadini europei dei paesi dell’Est.
Le dinamiche demografiche comportano un cambiamento della struttura della popolazione. Anche per quest’area è possibile evidenziare, come già rilevato per tutte le zone studiate, una crescita del tasso di vecchiaia, con un andamento accentuato negli ultimi vent’anni. L’Area dello Stretto, però, presenta una particolarità certamente degna di nota. In essa infatti risulta maggiormente dilatata la dimensione della quota delle donne anziane. Le signore con almeno 65 anni rappresentavano, nel 1971, il 12,1% delle donne per presentare una crescita continua della quota di popolazione rappresentata, toccando esattamente un quinto delle donne residenti nel 2001 e superando il 22% nel 2007. La componente maschile, partendo da una quota di tre punti percentuali più contenuta (gli anziani erano il 9,3% dei residenti maschi al 1971), mostra anch’essa una crescita continua ma più contenuta toccando il 15,1% all’ultimo censimento e il 16,4% nel 2007. L’incremento della componente senile delle donne risulta ben evidenziata dal grafico in cui l’istogramma di destra mostra una performance straordinaria. Una possibile spiegazione, che avrebbe bisogno di essere verificata e confortata da altre analisi, potrebbe essere quella che è nascosta negli andamenti della popolazione più sopra esposti. L’area si presenta come una zona di emigrazione, fenomeno a maggior frequenza per il gruppo di giovani adulti maschi e, contemporaneamente, come una zona di immigrazione di
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 138 ritorno, probabilmente sbilanciata verso la componente femminile. Di contro il seppure non consistente fenomeno migratorio in entrata di stranieri, legato alle componenti maschili in età attiva più giovane, tende ad abbassare il tasso di anzianità degli uomini.
Grafico 2.44
Indice di vecchiaia - Area dello Stretto
172,0 Uomini Donne
133,5
109,0
89,0 93,4
62,7 63,7 48,9 43,8 33,5
2007 2001 1991 1981 1971 1971 1981 1991 2001 2007 Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Peraltro la fuoriuscita di maschi adulti e la inversa mancanza di prospettive di emigrazione per le donne compongono una distribuzione della popolazione sbilanciata. Facendo riferimento ai dati del 2007, ad un maggior numero di giovani maschi rispetto alle giovani femmine ovvero, considerando i residenti fino a 14 anni, i primi sono 18.460 mentre le seconde 17.221: divario maggiormente evidenziato dalle quote rispetto al corrispondente genere, pari al 15,1% per i maschi ed al 12,7% delle femmine. La situazione si inverte dai 29 anni quando la componente femminile prevale, in termini assoluti, su quella maschile. Il grafico sottostante, ove ogni barra rappresenta la quota della determinata classe di età per genere rispetto alla popolazione totale, evidenzia la forte discrepanza soprattutto verso la sommità del grafico.
Grafico 2.45 Struttura della popolazione - Anno 2007 Area dello Stretto
90 e più 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-5
4 2 0 2 4
Maschi Femmine
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 139
Se certamente questa situazione di squilibrio si manifesta in tutte le aree della provincia di Messina – come già evidenziato nelle analisi svolte in precedenza – e se queste portano a preoccupazioni di natura sociale (si pensi alle problematiche legate al welfare e alle incertezze legate alla dimensione pensionistica) a maggior ragione per l’Area delle Stretto si devono manifestare tali timori.
La crescita dell’istruzione risulta un fenomeno chiaramente visibile anche per i residenti dell’Area dello Stretto, con riduzione della quota di analfabeti da ancora circa l’8% della popolazione con almeno 6 anni nel 1971 a solo il 2%. Di contro la quota popolazione con il titolo di studio della scuola dell’obbligo cresce di 2 volte e mezzo. Senza analizzare più approfonditamente l’aspetto della crescita dell’istruzione, due elementi risulta significativo mettere in evidenza. Per un verso la quantità delle persone con un titolo di istruzione alto è relativamente consistente. Se gli anni di studio possono essere presi come proxi della dimensione del capitale umano disponibile sul territorio, la quota di laureati residenti nell’area si assesta al 10%, mentre coloro che presentano almeno un diploma di scuola superiore sono il 40%. La seconda osservazione riguarda la componente femminile che manifesta una predisposizione a continuare gli studi tanto che il censimento del 2001 conta per i comuni dell’Area un maggior numero di donne con un titolo di laurea di quanti siano gli uomini: 26 mila contro 22 mila. Questo evento si presta però ad una duplice interpretazione. Da un lato manifesta la capacità del sesso femminile a emanciparsi e procurarsi strumenti di conoscenza sempre più elevati. Per altro verso la minor presenza di laureati maschi potrebbe essere legata a fenomeni di emigrazione che, come già ricordato, non solo toccano principalmente i giovani maschi ma, in maniera sempre più specifica, coloro che hanno un’istruzione elevata.
Grafico 2.46
Popolazione con almeno il diploma (valori in %) - Area dello Stretto
40,7 38,9 40 Uomini Donne 29,8 30 27,3 21,3 20 16,2 17,7 11,9 10
0 1971 1981 1991 2001
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Un ultimo elemento di cambiamento che permette di descrivere le modificazioni strutturali dell’area in studio e che opera un collegamento tra le trasformazioni della configurazione demografica e quelle della dimensione economica, riguarda la distribuzione per settori lavorativi dei residenti. I dati del censimento 2001 presentano una quota di occupati nel primario di poco superiore al 3,2%. Il settore secondario si suddivide in circa 15 mila occupati
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 140 nell’industria in senso stretto (pari all’11% dell’occupazione totale) e con 8.683 residenti (il 6,3%) nel settore edile.
Grafico 2.47 Occupazione per attività economica Area dello Stretto
Costruzioni; 6,3 Servizi; 34,2
Industria s.s.; 11,0
Primario; 3,2
Pubblica amm.; 45,3 (Anno 2001; valori in %) Fonte:Elaborazioni su dati Istat
La presenza del terziario, principalmente determinata dalla presenza di due grandi città (Messina e Reggio di Calabria), risulta “ingombrante” con un complessivo impegno di quasi l’80% dei residenti occupati. In particolare i servizi pubblici (in senso lato in quanto le statistiche non distinguono per alcune occupazioni tra pubblico e privato, come ad esempio nell’ambito dell’istruzione) detengono il 45,3% dell’occupazione dell’area. Pur non potendosi effettuare un confronto puntuale con i dati dei precedenti censimenti, poiché le classificazioni e i quesiti del questionario nel 2001 sono cambiati e non permettono una ricostruzione rispetto alle informazioni precedenti, l’andamento sembra molto chiaro, con una contrazione molto accentuata del lavoro nel settore primario, una crescita continua nel terziario, e una riduzione dell’attività nel comparto industriale. La maggior flessione in tale branca economica può essere in parte imputata alle richiamate diverse modalità di conteggio tra i censimenti (sino al 1991 venivano inserite nell’insieme delle persone in condizione professionale anche i disoccupati al momento del censimento con, ad esempio, un probabile sovradimensionamento in rami come le costruzioni in cui il lavoro precario è maggiormente presente).
Le informazioni tratte dai censimenti economici forniscono un punto diverso per analizzare la capacità produttiva e occupazionale del territorio. Non facendo riferimento ai residenti ma agli occupati presso le imprese con sede sul territorio, questi censimenti mettono in evidenza l’utilizzo del fattore lavoro dal lato della domanda. Per concentrare l’attenzione sulle dinamiche più recenti e predisporre indicatori di analisi che non “soffrano” della ingente presenza del settore pubblico, che come abbiamo visto dai dati demografici riveste un ruolo molto pesante, si è scelto di escludere i dati dell’occupazione presso le istituzioni, ovvero presso le sedi degli enti centrali dello Stato e degli enti locali. Le analisi che presenteremo tendono a mettere pertanto in evidenza le specificità più privatistiche dell’Area dello Stretto e gli indicatori a evidenziare in modo più diretto le dinamiche produttive. I vantaggi di tale scelta riguardano la possibilità di leggere gli indicatori senza subire la “ingombrante” presenza del settore pubblico che ne comprime e distorce gli indicatori e,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 141 inoltre, la possibilità di utilizzare i dati del censimento intermedio svolto nel 1996. Il principale difetto è la mancanza di informazioni sul settore primario che, si è comunque rilevato, rappresenta un peso sempre minore all’interno del mercato del lavoro locale.
Il totale degli addetti rilevato ai censimenti economici, conferma la contrazione del secondario mentre modera le interpretazioni su una continua crescita dei servizi. Il primo tra il 1991 e il 2001 si riduce da 24.540 addetti a 18.170, con una perdita percentuale di oltre un quarto. In particolare tra gli anni estremi la contrazione si manifesta nel comparto della gomma (con una perdita di oltre mille addetti, che rappresenta percentualmente una enormità, -87%), alimentari e bevande (-1.500 addetti pari ad una caduta dell’occupazione del 40%) e nella meccanica (anche in questo caso oltre mille i posti perduti, percentualmente corrispondente al -17%). Solo il settore della chimica non presenta un segno negativo, ma il suo peso e la sua dinamica (solo +8 addetti nel decennio) non incide sull’andamento negativo di tutto il comparto. Il settore terziario perde, sempre nel confronto tra gli anni estremi, il 9,2% degli addetti, passando da una occupazione di 46.883 a 42.551 unità. Anche in questo caso possiamo rilevare un’unica branca con segno positivo, gli alberghi, ristoranti e servizi di ristoro e, anche se il peso sull’insieme dell’occupazione del terziario è più consistente di quanto può vantare il comparto chimico all’interno del settore secondario, come per quello la lenta espansione (+2% con una maggiore occupazione di 102 addetti) non cambia la dinamica complessiva.
Tab.2.23 Addetti al censimento dell'industria Area dello Stretto
Settore di attività 1991 1996 2001
Estrazione 44 30 39 Alimentari, bevande e tabacco 3.689 2.593 2.195 Tessili, abbigliamento 1.110 497 507 Pelli e cuoio 123 48 55 Legno e mobili 1.009 768 664 Carta ed editoria 1.057 898 908 Metallurgia 116 231 91 Meccanica 6.444 5.866 5.323 Minerali non metalliferi 672 592 511 Petrolio 400 330 282 Chimica 43 61 51 Gomma, plastica e altre manif. 1.326 593 173 Energia, gas e acqua 795 852 690 Costruzioni 7.712 7.442 6.681 Commercio 18.263 16.014 16.429 Alberghi e ristoranti 3.587 2.916 3.689 Trasporti 11.056 9.599 9.111 Altri servizi 13.977 13.636 13.322 Totale 71.423 62.966 60.721 Totale senza petrolio 71.023 62.636 60.439
Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 142
Tab. 2.24 Addetti al censimento dell'industria Area dello Stretto (rispetto al territorio di confronto)*
Settore di attività 1991 1996 2001
Estrazione 1,19 1,24 1,68 Alimentari, bevande e tabacco 9,45 10,17 8,08 Tessili, abbigliamento 8,77 6,81 7,34 Pelli e cuoio 19,94 17,39 17,97 Legno e mobili 7,04 6,45 5,88 Carta ed editoria 11,48 11,38 10,41 Metallurgia 6,57 16,99 6,27 Meccanica 8,61 8,83 7,82 Minerali non metalliferi 3,93 4,41 3,73 Petrolio 5,30 5,77 4,98 Chimica 0,50 0,90 0,89 Gomma, plastica e altre manif. 22,48 14,12 3,18 Energia, gas e acqua 5,88 6,68 6,72 Costruzioni 8,61 8,80 7,36 Commercio 9,29 9,65 9,20 Alberghi e ristoranti 10,69 9,16 8,71 Trasporti 22,42 20,07 18,63 Altri servizi 12,04 11,69 10,96 Totale 10,29 10,28 9,35 Totale senza petrolio 10,35 10,32 9,39
* Regione Sicilia più la Provincia di Reggio di Calabria Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT
Nonostante le sopradescritte declinazioni negative, l’Area dello Stretto mantiene alcune peculiarità produttive significative. In primo luogo il coefficiente di localizzazione resta particolarmente alto per il ramo della lavorazione delle pelli e cuoio e per quello dei trasporti. Il primo può rappresentare un interessante area di studio e di progresso ma non presenta una massa critica che possa incidere in modo determinante sulle dinamiche occupazionali del settore manifatturiero. Per quanto riguarda il secondo ramo evidenziato con un indice di vocazione territoriale, esso è condizionato dalla presenza costitutiva dello stretto e delle città di Messina e Villa san Giovanni. In questo caso le dinamiche occupazionali restano legate a dimensioni della domanda locale e condizionate, in un futuro presumibilmente molto lontano, dalla costruzione del ponte che unisca le due sponte dello stretto. Solo altri due ambiti presentano coefficienti superiori a 100, la carta ed editoria e l’insieme differenziato dei servizi (escludendo commercio, turismo e trasporti). Flessioni rilevanti presentano i comparti della gomma, plastica e altre produzioni manifatturiere non esplicitamente indicate La flessione più significativa del coefficiente di localizzazione sembra però evidenziarsi per il ramo legato alle attività turistiche: nonostante esso non mostri flessioni occupazionali l’indice si contrae scendendo al di sotto della soglia del 100 e collocandosi, nel 2001, a 93,1. La flessione dell’indicatore evidenzia quindi l’esistenza di migliori dinamiche da parte del territorio
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 143 preso a confronto – che ricordiamo è la regione Sicilia più l’intera provincia di Reggio di Calabria – e, per converso, che l’area nel suo complesso subisce uno spiazzamento dovuto alla sua inferiore performance.
Tab. 2.25 Coefficiente di localizzazione Area dello Stretto (rispetto al territorio di confronto)*
Settore di attività 1991 1996 2001
Estrazione 11,5 12,1 18,0 Alimentari, bevande e tabacco 91,9 99,0 86,4 Tessili, abbigliamento 85,2 66,3 78,5 Pelli e cuoio 193,7 169,2 192,2 Legno e mobili 68,4 62,8 62,9 Carta ed editoria 111,6 110,7 111,3 Metallurgia 63,8 165,3 67,1 Meccanica 83,7 86,0 83,6 Minerali non metalliferi 38,2 42,9 39,9 Petrolio 51,5 56,2 53,3 Chimica 4,8 8,7 9,5 Gomma, plastica e altre manif. 218,4 137,4 34,1 Energia, gas e acqua 57,1 65,0 71,8 Costruzioni 83,7 85,6 78,7 Commercio 90,3 93,9 98,4 Alberghi e ristoranti 103,9 89,2 93,1 Trasporti 217,8 195,3 199,2 Altri servizi 117,0 113,7 117,2 Totale 100,0 100,0 100,0 Totale senza petrolio 100,5 100,4 100,4
* Regione Sicilia più la Provincia di Reggio di Calabria Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT
Tab. 2.26 Indicatori calcolati sui dati del censimento dell'industria Area dello Stretto Confronti con il territorio di confronto *
a. Quoziente di specializzazione (per 100) Intera economia 1991 1996 2001 2,8 2,6 3,2
b. Indice di Fuchs Periodo Occupazione totale 1991/1996 -0,150 1996/2001 -9,880
* Regione Sicilia più la Provincia di Reggio di Calabria Fonte: Elaborazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 144
Un’ indicazione complessiva della debolezza produttiva dell’intera Area dello Stretto può essere fornita dal segno negativo della componente locale dell’analisi shift share. A fronte di un andamento in due tempi, negativo nella prima metà degli anni Novanta e positivo in seguito, della componente territoriale, evoluzione in linea con l’andamento generale dell’economia del Mezzogiorno e dell’Italia (si ricordi la forte crisi avviatasi nel 1992 che raggiunge un punto di flesso tra il 1995 ed il 1996), si affianca una componente strutturale che manifesta un valore positivo in entrambi i periodi, seppure il secondo su livelli molto più contenuti. Una reazione debole palesa invece la componente locale, che non solo mostra un valore costantemente negativo, ma in forte crescita nel momento in cui si sviluppava la ripresa economica. Da questo indicatore sembrerebbe che l’Area dello Stretto non mostri capacità autonoma di reazione. Tab. 2.27 Calcolo delle componenti dell'analisi shift share – Area dello Stretto (rispetto al territorio di confronto)* Variazioni assolute Variazioni percentuali Periodo Componente Componente Totale Totale territoriale strutturale locale territoriale strutturale locale
1991/1996 -8.434 -8.364 1.101 -1.170 -11,84 -11,71 1,47 -1,60 1996/2001 -2.177 3.753 166 -6.097 -3,57 5,96 0,23 -9,75
* Regione Sicilia più la Provincia di Reggio di Calabria Fonte: Elaborazioni
Tab. 2.28 Analisi shift share. (variazioni assolute) – Area dello Stretto (rispetto al territorio di confronto)* 1991/1996 1996/2001 Settore di attività Territoriale Strutturale Locale Territoriale Strutturale Locale
Estrazione -5 -10 1 2 -3 10 Alimentari, bevande e tabacco -432 -848 184 155 16 -569 Tessili, abbigliamento -130 -340 -143 30 -56 36 Pelli e cuoio -14 -54 -7 3 2 2 Legno e mobili -118 -52 -70 46 -86 -64 Carta ed editoria -124 -27 -8 54 41 -84 Metallurgia -14 -13 142 14 2 -155 Meccanica -755 30 147 350 -199 -693 Minerali non metalliferi -79 -67 65 35 -22 -94 Petrolio -47 -50 27 20 -23 -44 Chimica -5 -4 27 4 -13 0 Gomma, plastica e altre manif. -155 -226 -351 35 138 -594 Energia, gas e acqua -93 47 103 51 -216 4 - Costruzioni -903 477 156 444 102 1.307
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 145
Commercio -2.139 -716 605 955 271 -810 Alberghi e ristoranti -420 235 -486 174 792 -193 - Trasporti -1.295 962 1.125 572 -359 -702 Altri servizi -1.637 1.706 -410 813 -244 -883 - - Totale -8.364 1.051 1.143 3.753 143 6.141 - - Totale senza petrolio -8.317 1.101 1.170 3.733 166 6.097
* Regione Sicilia più la Provincia di Reggio di Calabria Fonte: Elaborazioni
Tab. 2.29 Analisi shift share. (variazioni percentuali) – Area dello Stretto (rispetto al territorio di confronto)* 1981/1991 1991/2001 Settore di attività Strutturale Locale Strutturale Locale
Estrazione -0,01 0,00 -0,01 0,02 Alimentari, bevande e tabacco -1,19 0,26 0,03 -0,90 Tessili, abbigliamento -0,48 -0,20 -0,09 0,06 Pelli e cuoio -0,08 -0,01 0,00 0,00 Legno e mobili -0,07 -0,10 -0,14 -0,10 Carta ed editoria -0,04 -0,01 0,07 -0,13 Metallurgia -0,02 0,20 0,00 -0,25 Meccanica 0,04 0,21 -0,32 -1,10 Minerali non metalliferi -0,09 0,09 -0,04 -0,15 Petrolio -0,07 0,04 -0,04 -0,07 Chimica -0,01 0,04 -0,02 0,00 Gomma, plastica e altre manif. -0,32 -0,49 0,22 -0,94 Energia, gas e acqua 0,07 0,14 -0,34 0,01 Costruzioni 0,67 0,22 0,16 -2,08 Commercio -1,00 0,85 0,43 -1,29 Alberghi e ristoranti 0,33 -0,68 1,26 -0,31 Trasporti 1,35 -1,57 -0,57 -1,11 Altri servizi 2,39 -0,58 -0,39 -1,40
Totale 1,47 -1,60 0,23 -9,75 Totale senza petrolio 1,54 -1,64 0,26 -9,68
Regione Sicilia più la Provincia di Reggio di Calabria Fonte: Elaborazioni
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 146
3. GLI ASSET DEL SISTEMA CITTÀ DI MESSINA : RISORSE , CRITICITÀ E LIMITI
3.1. LE PERFORMANCES ECONOMICHE DEL SISTEMA IMPRENDITORIALE
Il sistema imprenditoriale provinciale si caratterizza per un livello medio di strutturazione basso, un basso grado di internazionalizzazione a fronte di un forte grado di dipendenza dal comparto terziario ed in particolar modo dai servizi tradizionali, a basso contenuto innovativo (primo fra tutti il commercio), elementi che composti possono inficiare la capacità di tenuta economica del sistema, se non addirittura indurne il collasso, se non opportunamente governati. E’ utile riprendere alcuni dati per ricostruire lo scenario locale. La bassa strutturazione media del sistema imprenditoriale provinciale trova conferma nella quota di imprese artigiane sul totale delle ditte attive superiore alla media regionale e di ripartizione territoriale (25% contro un 21% medio) e un’incidenza delle ditte individuali sul totale pari all’80%, di due punti percentuali superiore alla media. Il tessuto economico sembra, poi, caratterizzarsi per un basso dinamismo, il tasso di natalità delle imprese al 2007 è di più di un punto percentuale inferiore alla media regionale (5,75 contro un 7,00 regionale e un 7,64% di ripartizione territoriale), parallelamente la quota di imprese iscritte dopo il 2000 sul totale delle imprese attive è del 39,24% contro un 40,23% regionale e un 43,60% nazionale. Il sistema denota altresì un basso grado di internazionalizzazione, basti pensare che al 2006 la propensione all’export è di 6,97 contro un 11,03 regionale e un 24,7 medio nazionale. Minore è inoltre la propensione straniera all’investimento nel sistema economico provinciale: al 2006 gli investimenti esteri nella provincia di Messina contano per un 5% sul totale regionale, contro un’incidenza del 21% per Palermo e del 32% per Catania, percentuale superiore solo a quella segnata dalle province di Caltanissetta ed Enna. A questo si aggiunge il fatto che, mentre il dato medio regionale indica nel periodo 2000-2006 una crescita degli investimenti esteri nel sistema economico regionale, l’andamento della provincia di Messina è in controtendenza con un calo degli investimenti esteri molto elevato, pari al 75%, ad indicazione di come il sistema non solo sia poco attrattivo, ma perda progressivamente di attrattività.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 147
Fig. 3.1 - Distribuzione del valore aggiunto prodotto per settore d’attività. Provincia di Messina e regione Sicilia. anno 2005 40,00%
35,00%
30,00%
25,00%
20,00%
15,00%
10,00%
5,00%
0,00% PROVINCIA DI MESSINA REGIONE SICILIA
Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria in senso stretto Costruzioni Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali Altre attività di servizi
Fonte:Elaborazione su dati Istat
In termini settoriali, guardando all’incidenza dei singoli settori sulla produzione della ricchezza, il modello economico provinciale si caratterizza per un forte grado di terziarizzazione; più dell’ 80% del valore aggiunto prodotto è legato al settore dei servizi, incidenze maggiori rispetto a quanto segnalato a livello regionale, ed in crescita. Il settore dei servizi vede poi al suo interno una forte componente legata alle attività commerciali, la cui incidenza sul totale del valore aggiunto prodotto nell’area è superiore alla media regionale e nazionale, seppur in forte calo. Il forte ruolo giocato dal settore commercio nell’economia locale è confermato anche dall’analisi delle numerosità imprenditoriali: nel 2007 le imprese operanti in quest’ambito pesano per il 35% sul totale delle imprese provinciali contro un’incidenza marcatamente inferiore a livello regionale (32%) e nazionale (27%). Il settore è inoltre soggetto a dinamiche di ristrutturazione interna, caratterizzanti il comparto a livello nazionale e non solo locale, per cui a fronte di un incremento tra il 2001 e il 2005 nel numero di imprese attive del 6% il valore aggiunto del settore decresce dell’8%. Il risultato è quello di un sistema che, pur registrando livelli di produzione interna lorda pro capite superiori alla media regionale e di ripartizione territoriale (seppur notevolmente più bassi del dato nazionale), nel tempo vede crescere il valore aggiunto prodotto in misura minore alle dinamiche segnalate a livello regionale e soprattutto nazionale (tra il 2001 e il 2005 il valore aggiunto prodotto dal sistema provinciale cresce del 13,08% a fronte di un 13,25% regionale e di un 13,80% nazionale).
L’analisi campionaria 30 dei dati di bilancio delle imprese sembra confermare le difficoltà di tenuta di un sistema economico siffatto; se i ricavi aggregati del campione di imprese
30 Sono state analizzate le perfomances economiche di un campione di 1280 imprese della provincia di Messina selezionate sulla base della disponibilità di bilancio al 2004 e 2006.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 148 selezionato nell’ultimo triennio disponibile (2004-2006) crescono, gli indici di redditività sembrano indicare una progressiva difficoltà nella gestione efficiente del fare impresa, tratteggiando un quadro in cui i costi di produzione crescono più velocemente del valore della produzione con conseguente progressiva erosione della redditività sugli asset e quindi della capacità del sistema imprenditoriale di creare valore. L’analisi conferma inoltre il basso grado di strutturazione aziendale proprio del sistema economico provinciale: il primo decile di imprese, pressoché corrispondente alla totalità delle imprese con fatturato superiore ai 5 mil di euro, da solo pesa per il 70% dei ricavi prodotti dal sistema. Se le dinamiche medie provinciali sottendono fenomeni estremamente divergenti a livello territoriale, è proprio il territorio comunale di Messina ad evidenziare le maggiori difficoltà. Due le evidenze principali scaturite dall’analisi comparata dei bilanci aggregati per ciascuno dei sistemi territoriali in cui l’area provinciale è stata suddivisa: da un lato si rimarca il forte peso che il tessuto economico della città di Messina ricopre all’interno del contesto provinciale, dall’altro l’analisi delle dinamiche di breve periodo sembra indicare una progressiva perdita di peso del sistema cittadino a favore di altri poli provinciali i cui ritmi di crescita sono più evidenti.
Tab.3.1 - Principali indicatori di posizionamento economico per sistema territoriale. 2004 e 2006. valori assoluti (migliaia di euro) Messina Sistema Ionico Sistema Nebrodi Sistema Tirrenico Sistema Milazzo 2006 2004 2006 2004 2006 2004 2006 2004 2006 2004 Ricavi delle vendite per azienda 3.045,90 2.605,14 1.869,08 1.452,79 1.861,11 1.262,51 1.943,60 1.503,04 4.618,34 3.553,80 EBITDA per azienda 218,62 225,95 111,99 99,45 146,55 129,81 135,13 108,09 529,29 452,78 Utile Netto per azienda 35,65 51,99 17,18 5,47 37,80 28,20 14,62 8,35 30,88 61,98 Totale Attività per azienda 3.509,18 3.013,93 1.745,43 1.421,61 2.156,87 1.741,89 2.277,65 1.845,45 4.293,64 4.066,61 Patrimonio Netto per azienda 1.045,18 920,40 301,58 252,62 700,75 582,51 476,45 416,66 1.796,89 1.706,63 Valore aggiunto medio per azienda 689,06 637,44 323,15 289,78 338,69 298,62 398,86 334,61 1.039,24 907,70 Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
Il sistema della città di Messina, come prevedibile, è quello che contribuisce in modo maggiore alla creazione di ricchezza nell’area, anche se la sua incidenza sul totale nel triennio considerato registra un forte calo a fronte di una crescita relativa degli altri sistemi provinciali ed in particolar modo dell’area di Milazzo che sembra riassorbire pressoché totalmente il calo di incidenza del tessuto economico messinese. Sebbene l’area provinciale nel suo complesso indichi, in termini di fatturati delle vendite, tassi di crescita positivi, la crescita del solo sistema
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 149 cittadino è inferiore alla media provinciale e di gran lunga minore di quella segnalata ad esempio dal sistema di Milazzo. Allo stesso modo sebbene il valore aggiunto medio prodotto dal sistema comunale di Messina sia inferiore solo a quello medio registrato dal sistema di Milazzo, la crescita dello stesso nell’ultimo triennio è marcatamente inferiore a quanto segnalato negli altri ambiti territoriali.
Fig.3.2. - Tasso di crescita del valore aggiunto prodotto nei singoli sistemi territoriali (2004- 2006)
25,00%
20,00%
15,00%
10,00%
5,00%
0,00% Sistema Sistema ionico Sistema Nebrodi Sistema Tirreno Sistema Milazzo Messina
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
Come vedremo meglio la combinazione di questi elementi fa sì che il sistema economico della città di Messina sia l’unico in cui il margine operativo lordo prodotto in forma aggregata cala nel triennio in esame. Contestualmente, come approfondiremo, il comune di Messina è l’unico ambito territoriale che registra un peggioramento di tutti i principali indici di redditività.
Fig.3.3 - Tasso di crescita del margine operativo lordo nei singoli sistemi territoriali (2004- 2006)
30,00%
25,00%
20,00%
15,00%
10,00%
5,00%
0,00% Sistema Sistema Sistema Sistema Sistema -5,00% Messina ionico Nebrodi Tirreno Milazzo
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 150
Il sistema messinese d’altro canto si caratterizza per un maggior grado di strutturazione media delle proprie imprese, l’unico ambito provinciale in cui il fatturato medio per azienda è superiore è l’area di Milazzo sul cui dato incide però notevolmente il fatturato della raffineria (depurando, infatti, il campione dei fatturati della raffineria il fatturato medio per azienda risulta comunque maggiore della media provinciale ma inferiore al dato relativo alla sola città di Messina). A conferma di ciò si nota come del primo decile di imprese in termini di ricavi delle vendite della provincia, il 50% delle stesse siano localizzate nel comune di Messina.
Analizzando più nel dettaglio il sistema economico cittadino si evidenzia come anche questo tuttavia sia caratterizzato da una dimensione media aziendale (in termini di ricavi delle vendite) bassa; il primo decile di imprese anche in questo caso rappresenta da solo il 70% dei ricavi del sistema mentre le prime 4 imprese (corrispondenti alle imprese con fatturato superiore ai 40 mil di euro), due del comparto manifatturiero (una del comparto farmaceutico ed una operante nella cantieristica navale) e due imprese commerciali, da sole pesano per il 25% del fatturato dell’area.
Come anticipato l’analisi dei bilanci aggregati del campione di imprese sembra indicare una difficoltà di tenuta del sistema economico, particolarmente evidente se raffrontata alle performances del resto della provincia. Seppur la totalità degli indicatori sia positiva l’andamento denota un evidente rallentamento rispetto al 2004. In particolar modo diminuisce la capacità del sistema di tradurre i livelli di fatturato in effettivo valore aggiunto, con conseguente peggioramento della totalità degli indici finanziari. Il risultato è quello di un quadro finanziario medio in linea, se non in alcuni casi peggiore, di quello medio delle altre aree provinciali nonostante il giro d’affari maggiore proprio della città. Il peggioramento di tutti gli indicatori di performances economica, comune all’intera area provinciale ma particolarmente accentuato in ambito comunale, si lega alle difficoltà nella gestione caratteristica del fare impresa. In particolar modo il sistema imprenditoriale sembra accusare l’aumento dei costi di produzione che crescono ad un ritmo più sostenuto rispetto al valore della produzione raggiungendo, in forma aggregata, un’incidenza sullo stesso pari al 96%. La crescita interessa in particolar modo il costo per servizi la cui incidenza sul totale dei costi sale di 2,5 punti percentuali. Il comune di Messina soffre, invece, in misura minore rispetto alle altre aree provinciali, per la composizione stessa del suo sistema imprenditoriale, dell’incremento dei costi delle materie prime. D’altro canto la forte terziarizzazione del sistema imprenditoriale cittadino fa sì che esso sia meno dipendente dai costi delle materie prime rispetto agli ambiti provinciali a maggior valenza industriale; l’incidenza di questa tipologia di costi sul totale dei costi di produzione è inferiore rispetto ad altri ambiti territoriali a fronte di un’incidenza maggiore della media dei costi per servizi e dei costi per il personale. Mentre però negli altri ambiti territoriali l’incremento dei costi, in particolar modo appunto delle materie prime, si traduce in aumento del valore della produzione, nel comune di Messina questo succede solo parzialmente. A fronte di una minor esposizione all’incremento dei costi delle materie prime il sistema comunale messinese soffre per un’esposizione maggiore della media territoriale ai costi per servizi e per il personale, il cui tasso di crescita nel triennio considerato è altresì elevato. Da rilevare in particolare come i costi per servizi crescano in misura marcatamente più accentuata rispetto alla crescita delle vendite, peculiarità caratterizzante
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 151 solo il sistema cittadino e il sistema ionico, unico altro ambito territoriale a segnalare una forte crescita di questa tipologia di costo. Così il dato relativo al rendimento medio dei dipendenti appare marcatamente inferiore alla media.
L’aumento della quota dei ricavi destinati alla copertura dei costi porta ad un netto peggioramento dell’indice di redditività delle vendite che tende ad allinearsi con il dato medio provinciale. La riduzione del margine operativo lordo per azienda del comune di Messina si lega altresì ad un peggioramento della redditività degli asset. Quest’ ultimo non corrisponde peraltro ad un incremento degli investimenti, il cui valore medio per azienda cresce ad un ritmo inferiore alla media (anche se superiore rispetto ai disinvestimenti caratterizzanti il sistema di Milazzo) e marcatamente inferiore alla crescita dei costi e del valore della produzione. Il dato medio nasconde due dinamiche divergenti, peraltro comuni all’intera area provinciale, a fronte di una crescita del 20% circa degli investimenti immateriali medi, crescita lievemente superiore alla crescita dei costi di produzione, gli investimenti materiali segnalano una, seppur minima, riduzione. La riduzione delle immobilizzazioni materiali caratterizza sia il sistema messinese che quello di Milazzo, dove la dinamica di disinvestimento è più evidente, seppur con logiche diverse: la città di Messina è l’unico ambito in cui si segnala un calo delle immobilizzazioni in terreni e fabbricati mentre a Milazzo il forte calo è attribuibile alla dismissione di impianti (dato legato in larga parte alla raffineria). Per ciò che concerne la posizione finanziaria del sistema imprenditoriale comunale è possibile rilevare come l’indebitamento medio per azienda sia cresciuto meno della crescita del fatturato portando ad un miglioramento dell’equilibrio finanziario del sistema, pur permanendo un livello di indebitamento medio prossimo solo a quello segnalato nel sistema di Milazzo ma marcatamente superiore all’indebitamento medio dell’area provinciale, con contestuale miglioramento delle condizioni di liquidità delle aziende. Segnale positivo sembra leggersi nell’incremento dell’incidenza dell’indebitamento a breve ad indicare una modifica dei tempi medi di restituzione del debito con una tendenza al riallineamento rispetto alle perfomances medie degli altri ambiti provinciali. Particolarmente rilevante nel sistema messinese l’indebitamento bancario: l’incidenza del debito verso istituti di credito sul fatturato rimane per l’intero triennio marcatamente superiore ai dati medi degli altri sistemi provinciali.
Il fatto che il sistema economico cittadino segnali difficoltà di tenuta maggiori rispetto agli andamenti fatti registrare nelle aree limitrofe è indubbiamente legato alla sua stessa composizione strutturale che vede la forte incidenza di un settore terziario tradizionale i cui prodotti a basso valore aggiunto faticano a mantenere una posizione di mercato competitiva. Il campione di imprese, rispecchiando la composizione del sistema imprenditoriale cittadino, conta un 70% di imprese attive nel settore dei servizi ed in particolar modo, del primo decile di imprese in termini di ricavi delle vendite solo 8 appartengono al comparto manifatturiero.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 152
Fig.3.4 - Distribuzione settoriale del campione di imprese. comune di Messina. anno 2006
5% 1% 13% 13%
11%
16%
41% agricoltura sivicoltura e pesca industria in senso stretto costruzioni Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali Altre attività di servizi nc
Fonte: Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
Maggior caratterizzazione industriale è propria invece dei campioni di imprese dei sistemi territoriali di Milazzo, al cui interno si rileva la presenza soprattutto di imprese operanti nel comparto ceramico e metallurgico, del sistema Versante Tirreno, che vede il campione di imprese industriali in senso stretto equamente suddiviso tra imprese operanti nel comparto agroalimentare ed imprese ceramiche e metallurgiche, e del sistema dei Nebrodi, in cui invece la specializzazione agroalimentare è evidente. Se il sistema di Milazzo in termini assoluti segnala i valori più elevati (anche per l’incidenza sullo stesso della raffineria), il sistema versante Tirreno è quello a segnalare le migliori perfomances in termini di marginalità del fare impresa, questo è l’unico ambito in cui il valore della produzione cresce più dei costi con conseguente miglioramento dell’indicatore di redditività delle vendite.
In termini settoriali prescindendo dalla forte caratterizzazione terziaria propria dell’economia messinese e già più volte rimarcata è opportuno soffermarsi sull’analisi di quegli elementi del sistema economico che possono rappresentare leve strategiche per il rilancio competitivo del territorio.
3.2. IL COMPARTO MANIFATTURIERO Se è vero che il sistema economico della provincia di Messina vede una bassa specializzazione manifatturiera è altresì doveroso evidenziare come al suo interno esistano importanti realtà produttive operanti in settori classificati nelle teorie economiche come settori ad alto contenuto innovativo che possono, perlomeno in linea teorica, rappresentare un volano di crescita per il sistema economico nel suo complesso. Il sistema industriale provinciale denota una certa presenza delle produzioni ad alto contenuto tecnologico: i settori che secondo la tassonomia di
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 153
Pavitt 31 possono costituire settori ad alto contenuto tecnologico pesano, in termini di incidenza sul totale delle imprese attive del comparto manifatturiero, per il 14,6% contro un 14,2% regionale. Più emblematico il dato relativo alle esportazioni, nonostante il sistema economico provinciale si caratterizzi come visto per una bassa propensione all’export, l’incidenza delle esportazioni di prodotti specializzati ed high tech sul totale delle esportazioni è decisamente superiore alla media regionale (20,6% contro un 11,5% medio regionale) anche se inferiore al dato relativo alle province di Palermo e Catania. Di contro la domanda di prodotti high tech da parte del sistema è decisamente bassa, pari all’1,5% delle importazioni totali contro un 4,8% medio regionale ma soprattutto a fronte di percentuali superiori al 40% per Palermo e Catania. E ancora, se l’incidenza dell’export sul valore aggiunto totale, seppur in crescita nel periodo 2003-2006, rimane per la provincia di Messina, come già evidenziato, inferiore alle media regionale, sia in termini assoluti che per intensità della crescita, rapportando l’osservazione al solo ambito manifatturiero la situazione si modifica: l’incidenza dell’export manifatturiero sul totale del valore aggiunto del comparto cresce, nel periodo 2003-2006 a ritmi sostenuti a fronte di un calo medio regionale, raggiungendo al 2006 un valore superiore alla media regionale stessa. A questo dato si deve aggiungere l’osservazione che il valore aggiunto prodotto dal comparto, seppur con un’ incidenza relativamente bassa sul totale del valore aggiunto del sistema economico provinciale, registra tra il 2001 e il 2005 una crescita superiore alla stessa media regionale. Contestualmente la stima delle unità di lavoro equivalenti nello stesso arco temporale indica una sostanziale stabilità a fronte della forte crescita media regionale.
Fig. 3.5 - Valore aggiunto e unità di lavoro equivalenti nel comparto manifatturiero. Provincia di Messina e regione Sicilia. variazione 2001-2005
12,00
10,00
8,00
6,00
4,00
2,00
0,00 tasso di crescita del valore aggiunto prodotto variazione nelle unità di lavoro equivalenti
Prov. M essina Reg. Sicilia
Fonte: Fonte:Elaborazioni su dati Istat
31 La tassonomia di Pavitt è una classificazione dei settori merceologici compiuta sulla base delle fonti e della natura delle opportunità tecnologiche e delle innovazioni, dell'intensità della ricerca e sviluppo e della tipologia dei flussi di conoscenza. Pavitt individuò, sulla base dei criteri sopra accennati, quattro grandi raggruppamenti settoriali: Supplier dominated - "dominati dai fornitori"- ;Scale intensive - "ad intensità di scala" - Specialised suppliers - "fornitori specializzati" - Science based - "basati sulla scienza". .
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 154
Nell’ottica di verificare quanto effettivamente esistano imprese in grado di costituire leve di crescita per il territorio si sono sviluppati approfondimenti ad hoc su campioni selezionati di imprese analizzando dapprima le perfomances delle imprese leader del comparto manifatturiero in termini di ricavi delle vendite, indi le performances delle imprese operanti in settori ad alto contenuto innovativo secondo la tassonomia di Pavitt.
3.2.1 LE DINAMICHE DELLE IMPRESE LEADER DEL COMPARTO
Si sono, innanzitutto, analizzate le performances delle imprese leader del comparto manifatturiero in termini di ricavi delle vendite 32 . Le imprese manifatturiere più strutturate della provincia di Messina operano nei comparti della cantieristica navale, produzione di prodotti in metallo, chimica e farmaceutica e agroalimentare. In termini territoriali il gruppo di imprese più strutturato si compone di 9 imprese del comune di Messina, 6 imprese del sistema territoriale di Milazzo, 7 del sistema Tirrenico e 2 dell’area dei Nebrodi. Il maggior grado di strutturazione aziendale si accompagna ad un’ effettiva migliore tenuta economica; seppur gli indicatori di bilancio sembrino indicare un peggioramento nelle condizioni del fare impresa nel triennio considerato anche di questo gruppo di imprese, lo stesso non solo non pregiudica il buon risultato complessivo del gruppo ma, il rallentamento è di entità considerevolmente inferiore rispetto alla crisi della rimanente parte del comparto manifatturiero. Il quadro complessivo è quello di un’ sistema industriale provinciale incentrato su poche imprese di dimensione medio grandi che seppur con qualche difficoltà continuano ad avere risultati positivi, a fronte di una molteplicità di imprese mediamente poco strutturate (i ricavi medi per azienda del campione depurato del primo decile di imprese sono inferiore a 1 mil di euro per impresa) che denunciano una forte perdita di competitività ed evidenti difficoltà di tenuta finanziaria.
Fig.3.6 - Principali indicatori economici per gruppi di imprese. Imprese leader e restanti del comparto manifatturiero provinciale. Variazione 2004-2006.
50,00%
40,00%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00% Imprese leader Altre imprese del comparto manifat. -10,00%
Ricavi delle vendite per azienda EBITDA per azienda Totale Attività per azienda Patrimonio Netto per azienda valore aggiunto medio per azienda
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
32 Nello specifico si sono raffrontate le performances aggregate del primo gruppo di imprese in termini di ricavi delle vendite, identificate nelle imprese con ricavi al 2006 superiori ai 5 milioni di euro, rispetto al resto del comparto.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 155
Nel triennio 2004-2006 l’insieme di imprese più strutturate ha registrato un incremento non solo del fatturato medio ma, in egual misura, del margine operativo lordo, e del totale attività. Il miglioramento degli indicatori finanziari medi si è tradotto in un incremento paritario del valore aggiunto. Indicazioni di rallentamento invece si hanno dal dato relativo all’utile medio che segnala un’evidente calo cui si accompagna un netto peggioramento dell’indicatore di redditività del capitale proprio il cui valore scende di 5 punti percentuali. Il calo della marginalità del fare impresa è imputabile ad un incremento dei costi della produzione superiore all’incremento del valore della produzione stessa. In particolare sebbene la struttura dei costi veda questo insieme di imprese particolarmente legato alla crescita dei costi per materie prime, la cui incidenza sul totale dei costi di produzione è superiore al 60%, sono i costi per servizi ad incidere maggiormente sull’incremento segnalato nel triennio in esame a possibile indicazione di fenomeni di esternalizzazione crescente dei servizi di cui l’impresa usufruisce o di una forte attenzione agli investimenti, ad esempio, in pubblicità, qualità ecc. che vengono generalmente acquistati all’esterno sotto forma di servizi. Il decremento dell’indice di redditività del totale attivo è, perlomeno in parte, spiegabile osservando la crescita degli investimenti, paritaria alla crescita del fatturato, il cui ritorno in termini di redditualità non è immediato. Se non stupisce che siano le imprese maggiormente strutturate e con le migliori performances economiche ad investire di più, interessante è osservare come cresca l’incidenza relativa degli investimenti immateriali che passa dal rappresentare poco più del 3% del totale degli investimenti a quasi il 7% degli stessi, a conferma di quell’attenzione verso determinati tipi di investimento già evidenziata. Il dato non deve essere tuttavia letto in maniera fuorviante, la propensione all’investimento rilevata è infatti imputabile ad un numero ristretto di imprese.
L’insieme di imprese leader denota altresì una buona tenuta finanziaria, a fronte di una crescita dell’incidenza dell’indebitamento sul fatturato (l’indebitamento medio per azienda cresce ad un ritmo più sostenuto) la stessa non si traduce in un incremento dell’indebitamento di lungo periodo, ad indicazione di una buona capacità di far fronte agli impegni presi.
Le dinamiche dal campione rappresentante la rimanente quota parte del sistema manifatturiero provinciale danno indicazioni decisamente più preoccupanti sulla capacità di tenuta del sistema. A fronte di una crescita del fatturato medio e del totale attivo, il margine operativo lordo cala, così come forti cali interessano l’utile medio per azienda. Il peggioramento degli indicatori economici è in questo caso legabile soprattutto alla cattiva gestione finanziaria. Se, infatti, anche in questo caso la redditività delle vendite cala, per l’incremento dei costi di produzione superiore all’incremento del valore della produzione, tale riduzione è meno marcata e restituisce valori comunque in linea con quelli delle imprese più strutturate. La diversa struttura del sistema dei costi di questo sottocampione di imprese, che vede una minor incidenza relativa dei costi per materie prime a fronte di una maggior incidenza soprattutto dei costi per il personale, le rende presumibilmente meno vulnerabili alle dinamiche di mercato. Le scelte in termini di sfruttamento della capacità produttiva, politica delle scorte e politica verso i creditori, si riflettono nella bassa velocità con cui il ciclo acquisti - vendite si ripete e nel dato relativo alla giacenza media delle scorte, doppia rispetto alle imprese più strutturate. Ciò che caratterizza negativamente le performances economiche di questo insieme di imprese è invece, come anticipato la situazione finanziaria: il livello di indebitamento medio per azienda
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 156
è superiore al fatturato medio e l’esposizione nei confronti del sistema bancario è in forte crescita, di contro la liquidità media di questo insieme di imprese è molto bassa.
Analoga analisi è stata quindi sviluppata con riferimento al solo ambito del Comune di Messina. Le imprese con fatturato al 2006 superiore ai 5 mil di euro, quindi il gruppo di imprese leader, sono 9. Benché questo campione sia al suo interno eterogeneo in termini di settore d’attività si rileva la presenza di ben 5 imprese del comparto agroalimentare. Se, così come già evidenziato a livello provinciale, anche a livello comunale le imprese più strutturate segnalano tendenze in crescita dei principali indicatori di bilancio superiori rispetto al resto del comparto, in questo caso, il rallentamento negli utili è più marcato. In media le imprese più strutturate del comune di Messina sembrano accusare il rallentamento del sistema economico del triennio in esame in misura più evidente delle omonime provinciali. Anche in questo caso l’incremento dei costi più marcato dell’incremento nel valore della produzione porta ad un peggioramento della redditività delle vendite superiore a quanto segnalato per la restante quota parte del comparto manifatturiero comunale. E anche qui, come già rilevato per il relativo campione provinciale, seppur la struttura dei costi di produzione sia strettamente legata ai costi per materie prime, l’incremento degli stessi nel triennio in esame interessa soprattutto i costi relativi al personale e quelli per l’acquisizione di servizi. La dinamica degli investimenti spiega, in questo caso, solo in parte il calo degli indici di redditività attribuibile per la rimanente quota parte ad un più generale peggioramento della gestione caratteristica. L’analisi della rotazione del capitale investito e della giacenza media delle scorte indicano, invece, una maggior efficienza nella gestione del sistema di produzione.
3.2.2 LE DINAMICHE DELLE IMPRESE “AD ALTO CONTENUTO INNOVATIVO ”
Nota positiva nel quadro del comparto manifatturiero provinciale sembra venire dall’esistenza di una componente di imprese operanti in settori definiti ad alto contenuto tecnologico, settori in cui per definizione l’innovazione tecnologica e la diffusione dell’innovazione stessa dovrebbero essere più rapidi e quindi ambiti che, perlomeno in linea teorica, possono rappresentare un bacino di crescita per l’intero sistema economico. Si è quindi sviluppato un approfondimento ad hoc raffrontando le performances economiche di campioni di imprese rispettivamente “ad alto contenuto tecnologico” e imprese operanti in settori “tradizionali”. Per la definizione del sistema di imprese innovative si è fatto riferimento ad una variante della tassonomia di Pavitt 33 .
L’analisi al 2006 evidenzia un sottoinsieme di imprese “ad alto contenuto innovativo” i cui indicatori economici mostrano performances migliori del campione di imprese “tradizionali”: la totalità degli indicatori economici così come la totalità degli indici di redditività registra per il primo campione di imprese valori superiori con scarti evidenti tra i due sottoinsiemi. Il sottocampione di imprese “ad alto contenuto innovativo” vede in particolare un grado di strutturazione, in termini di fatturato delle vendite, cinque volte superiore alla media del sottocampione di imprese tradizionali.
33 Le 4 classi proprie della tassonomia di Pavitt sono state raggruppate in due classi :settori tradizionali, gruppo dato dai settori dominati dai fornitori e settori ad alta intensità di scala, e settori ad alto contenuto innovativo rappresentato dai settori di fornitura specializzata e “basati sulla scienza”.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 157
Il raffronto tra i due campioni permette altresì di evidenziare la diversa struttura produttiva caratterizzante i due sottoinsiemi, le imprese ad alto contenuto innovativo vedono una struttura dei costi fortemente incentrata sul costo delle materie prime, mentre il campione di imprese “tradizionali” sconta un’incidenza relativamente maggiore dei costi per il personale; il quadro complessivo vede il comparto di imprese “tradizionali” maggiormente dipendente dal suo sistema dei costi con un’incidenza degli stessi sul totale del valore della produzione più elevato del corrispettivo per le imprese “ad alto contenuto innovativo”.
Fig.3.7 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. settori ad alto contenuto innovativo e settori tradizionali. anno 2006
7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0 Ricavi delle EBITDA per Utile netto per attività per patrimonio val agg per -1.000 vendite per azienda azienda azienda netto per azienda azienda azienda
settori ad alto contenuto innovativo settori tradizionali
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
Fig.3.8 - Indici di redditività per gruppi di imprese. settori ad alto contenuto innovativo e settori tradizionali. anno 2006
12
10
8
6
4
2
0
-2 settori ad alto contenuto innovativo settori tradizionali
-4
-6
Redditività del capitale proprio (ROE) (%) EBITDA/Vendite (%) Redditività delle venditite (ROS) (%) Redditività del totale attivo (ROA) (%)
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 158
Maggiori informazioni vengono dall’analisi delle dinamiche 34 Caratterizzanti i due raggruppamenti di imprese. Il gruppo di imprese innovative si caratterizza per una migliore tenuta economica e migliori performances d’insieme: questa tipologia di imprese non sembra toccata dai rallentamenti che invece interessano il sistema delle imprese “tradizionali”, le quali denunciano non poche difficoltà di tenuta. In realtà l’analisi degli indici di redditività mostra una progressiva erosione della marginalità media anche per il gruppo di imprese più virtuoso, legata sostanzialmente al notevole aumento dei costi: la crescita elevata del valore della produzione (più che doppia rispetto a quella segnalata dal relativo campione di imprese tradizionali) non è sufficiente a coprire un valore dei costi della produzione più che raddoppiato. La crescita dei costi si lega a sua volta ad un incremento considerevole soprattutto dei costi per servizi, la cui incidenza sul totale dei costi di produzione sale di 5 punti percentuali a fronte di una tendenza inversa propria del campione complementare.
A completare il quadro va evidenziata la tenuta anche finanziaria del campione di imprese di imprese ad alto contenuto innovativo: se l’indebitamento medio per azienda sale in misura molto più accentuata di quanto non si segnali per l’altro campione, aumenta contestualmente l’incidenza del debito di breve periodo sul totale dei debiti, ad indicazione di una buona capacità del sistema di far fronte agli impegni assunti. D’altro canto la crescita dell’indebitamento può, perlomeno in parte, attribuirsi alla crescita degli investimenti che, seppur non rilevante in termini di entità, segnala una controtendenza rispetto ai disinvestimenti del comparto di attività tradizionali. Va tuttavia evidenziato come l’investimento, trattasi perlopiù di costi di impianto e ampliamento e costi di ricerca e pubblicità, non interessi la totalità del campione ma un piccolo gruppo di imprese particolarmente virtuose anche in termini di ricavi delle vendite.
Fig.3.9 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. settori ad alto contenuto innovativo e settori tradizionali. variazioni 2004-2007
Valore aggiunto medio per azienda
P atrimonio netto medio per azienda
Valore delle attività medio per azienda
EBITDA medio per azienda
Ricavi delle vendite medi per azienda
-40% -20% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 120% 140%
settori "tradizionali" settori "ad alto contenuto innovativo"
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
34 Per l’analisi delle dinamiche evolutive si è fatto riferimento ad un sottocampione di imprese per le quali fossero disponibili i dati di bilancio al 2004 e al 2007. I valori assoluti non sono quindi raffrontabili con i dati relativi al solo anno 2006, in quanto il campione di riferimento è pressoché dimezzato.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 159
Verificata l’esistenza di un gruppo di imprese più virtuose si è provveduto a confrontare le performances tra questo gruppo di imprese e un sotto campione costruito con le stesse caratteristiche a livello comunale per verificare quanto le imprese di Messina città influenzino le dinamiche medie provinciali di questo set di imprese. Il set di imprese innovative localizzate nel comune di Messina rappresenta più del 40% del campione provinciale, in termini settoriali la differenza tra i due sottocampioni consta di una maggior specializzazione sul comparto chimico-plastico della parte residuale del campione provinciale.
FIG:3.10 - Composizione del campione provinciale per sistema territoriale di appartenenza
1%
23% 30%
5%
41% Milazzo Messina Nebrodi Tirreno Ionio
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
Fig.3.11 - Distribuzione settoriale del Fig.3.12 - Distribuzione settoriale del campione comunale campione provinciale extra comunale
21% 30% 30% 34%
21%
9% 28% 27%
chimica farmaceutica, gomma e plastica chimica farmaceutica, gomma e plastica elettronica, strumenti ottici di precisione e medici elettronica, strumenti ottici di precisione e medici macchinari ed apparecchiature macchinari ed apparecchiature altri mezzi di trasporto altri mezzi di trasporto
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 160
Al 2006 le performances economiche medie delle imprese ad alto contenuto innovativo della sola città di Messina appaiono superiori alla media provinciale rispetto alla totalità degli indicatori (ricavi delle vendite, attività, valore aggiunto prodotto) eccezion fatta per l’utile medio, a ulteriore conferma di come la minor redditività del fare impresa caratterizzi proprio il comune di Messina. Tale dato non deve, tuttavia, leggersi in maniera necessariamente negativa ma può altresì essere interpretato, come vedremo nell’analisi delle dinamiche in atto, come il segnale della presenza sul territorio di Messina di alcune imprese particolarmente dinamiche sul fronte degli investimenti.
Rispetto alla media provinciale tutti gli indici di redditività sono minori (in media di un punto e mezzo) ed in particolar modo la minor redditività del capitale proprio sembra legarsi ad un minor guadagno netto sul prodotto venduto. A fronte di questo va evidenziato come l’incidenza dei costi sul valore della produzione sia, invece, solo leggermente superiore alla media provinciale. Anche in termini di composizione dei costi si nota, a livello comunale, un leggero sbilanciamento maggiore verso le materie prime a fronte di una minor incidenza dei costi in servizi.
Rispetto alla situazione finanziaria va evidenziato come, nonostante i debiti medi per azienda siano superiori alla media provinciale, l’incidenza dell’indebitamento sul fatturato sia minore. Diversa è altresì la composizione del debito maggiormente sbilanciata verso il lungo periodo; da rilevare invece l’elevata propensione all’indebitamento bancario.
Fig.3.13 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. imprese ad alto contenuto innovativo . provincia e comune di Messina. anno 2006
Valore aggiunto medio per azienda
Patrimonio netto medio per azienda
Tot. Attività medio per azienda
Utile netto medio per azienda
EBITDA medio per azienda
Ricavi delle vendite medi per azienda
0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000
Provincia Comune
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
La caratterizzazione propria del comune di Messina trova ulteriore conferma dal raffronto con i campioni analoghi costruiti per le altre due città metropolitane siciliane, Catania e Palermo. A fronte di ricavi medi, valore della produzione medio e valore aggiunto medio marcatamente superiori a quanto segnalato per il campione catanese, l’utile medio appare decisamente più
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 161 basso, così come il ROE è di 5 punti inferiore a quello caratterizzante il gruppo di imprese catanesi. Decisamente più basso inoltre il guadagno netto sul prodotto venduto nonostante un’ incidenza dei costi di produzione sul valore prodotto in linea tra i due raggruppamenti. A Palermo la bassa efficienza gestionale, il ROE è in questo caso negativo, è tale da portar ad un utile medio negativo. Il campione di imprese palermitano denota altresì una composizione dei costi completamente differente da quella segnalata nelle altre due metropoli sicule, probabilmente imputabile ad una diversa incidenza dei diversi comparti produttivi nell’insieme di imprese considerato. I valori relativi alla composizione del debito e all’incidenza del debito bancario sul fatturato, se raffrontati a quelli degli altri due raggruppamenti, confermano nuovamente l’elevata propensione all’indebitamento bancario.
Fig.3.14 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. imprese ad alto contenuto innovativo . Comune di Messina, Comune di Catania, Comune di Palermo. anno 2006
Valore aggiunto medio per azienda
Patrimonio netto medio per azienda
Tot. Attività medio per azienda
Utile netto medio per azienda
EBITDA medio per azienda
Ricavi delle vendite medi per azienda
-1.000 0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000
M essina Catania Palermo
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
L’analisi è stata quindi completata di una lettura delle dinamiche evolutive nel periodo 2004- 2007 per un sottocampione di imprese per le quali fossero disponibili i dati di bilancio negli anni considerati. Il campione appare caratterizzarsi per un miglioramento dei principali indicatori di bilancio più marcato rispetto a quanto evidenziato negli analoghi campioni per le città di Catania e Palermo, cui ancora una volta non si associa un paritario miglioramento degli indici di redditività. Come anticipato il peggioramento della redditività può attribuirsi sia ad una più marcata tendenza all’investimento (nel quadriennio considerato gli investimenti medi crescono a fronte del calo medio segnalato nelle altre due città metropolitane), sia ad un incremento dei costi di produzione maggiore del corrispettivo incremento del valore della produzione (elemento anche questo in controtendenza rispetto a quanto evidenziato negli altri due ambiti). Da notare poi, come a fronte di un incremento nei costi per materie prime inferiore a quello sofferto dagli altri due comuni, Messina soffra per un considerevole incremento soprattutto dei costi per servizi, andamento in controtendenza rispetto a Catania e Palermo, dinamica che porta ad un incremento dell’incidenza dei costi per servizi sul totale.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 162
Le dinamiche brevemente tracciate appaiono considerevolmente influenzate dalla prime due imprese in termini di ricavi delle vendite: eliminando dal campione queste due imprese i tassi di crescita medi di ricavi e valore aggiunto diminuiscono, ad indicazione di una tendenza che, seppur positiva e migliore nel tempo di quella segnalata dai campioni di Catania e Palermo, è fortemente legata alle dinamiche delle poche imprese più strutturate. Allo stesso modo il campione comunale depurato delle prime imprese in termini di ricavi delle vendite vede crescere gli indici di redditività, al contrario della dinamica media del campione complessivo; la divergenza appare in questo caso imputabile non tanto ad una minor tendenza all’investimento, seppure la stessa esista, quanto ad una crescita della produttività in questo caso evidentemente più marcata dell’equivalente crescita dei costi.
In termini di raffronto rispetto alle altre due metropoli si evidenzia come il campione di imprese catanesi definito con lo stesso criterio mostri performances nel periodo 2004-2007 in calo rispetto pressoché alla totalità delle voci, eccezion fatta per la tenuta del patrimonio netto. Al calo di tutti gli indici di redditività si accompagnano altri due elementi indicativi della difficoltà di tenuta economica di questo insieme di imprese: un aumento dell’ esposizione verso le banche e un considerevole aumento della giacenza media delle scorte. Palermo invece segnala una crescita, seppur più contenuta rispetto a quella caratterizzante il comune di Messina, di ricavi, valore aggiunto, valore della produzione che porta l’utile in positivo, seppur fermo a valori medi bassi. Il miglioramento del quadro economico dell’insieme di imprese deve imputarsi sostanzialmente ad una migliore gestione d’impresa che si sostanzia da un lato in un aumento del guadagno netto per pezzo venduto e dall’altro in una crescita della produzione a ritmi più sostenuti dei costi.
Fig.3.15 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. imprese ad alto contenuto innovativo . Comune di Messina, Comune di Catania, Comune di Palermo. variazioni 2004-2007
Valore aggiunto medio per azienda
patrimonio netto medio per azienda
Tot. attività medio per azienda
EBITDA medio per azienda
Ricavi delle vendite medi per azienda
-80 -60 -40 -20 0 20 40 60 80 100
Messina Messina depurato delle prime due aziende Catania Palermo
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 163
Fig.3.16 - Indici di redditività per gruppi di imprese. imprese ad alto contenuto innovativo . Comune di Messina, Comune di Catania, Comune di Palermo. variazioni 2004-2007
Redditività del totale attivo
Redditività delle venditite
EBITDA/Vendite
Redditività del capitale proprio
-10 -5 0 5 10 15 20 25
Messina Messina depurato delle prime due aziende Catania Palermo
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
3.2.3. IL COMPARTO DELLA NAUTICA
Nell’ambito dell’analisi del settore manifatturiero messinese, particolare attenzione merita il comparto della cantieristica navale .
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’UCINA (Unione Nazionale Cantieri Industrie e Nautiche ed Affini) riguardo alla distribuzione geografica dell’industria nautica complessiva in Italia, la Sicilia si colloca all’ottavo posto per numerosità delle aziende (4,8% del totale) e al decimo per numero degli addetti (3,8% del totale); si posiziona, invece, rispettivamente al settimo e all’ottavo posto della classifica nazionale nel comparto delle unità da diporto.
Per quanto riguarda i ricavi realizzati, la cantieristica siciliana, come settore privato, assorbe tra costruzioni e riparazioni circa il 5,6% del fatturato nazionale del settore, rimanendo ancora molto distante da altre regioni quali il Friuli (36,6%, che tuttavia costituisce un caso particolare in quanto sede di Fincantieri), l’Emilia Romagna (16%) e la Lombardia (11%), ma piazzandosi in una buona posizione rispetto ad altre, quali le Marche (5,5%) e la Campania (3,5%).
Vale la pena allora soffermarsi brevemente sull’analisi degli andamenti di bilancio di un campione di imprese provinciali del comparto.35
Facendo brevemente riferimento al bilancio di settore si osserva che nel biennio compreso fra il 2005 e il 2007 i ricavi delle vendite sono aumentati di circa il 6,5%. Questo segnale positivo è stato però accompagnato da una riduzione dell’utile netto del 14,8% e da un raddoppiamento
35 Il campione selezionato consta delle 14 imprese che hanno reso disponibili i bilanci in maniera continuativa dal 2005 al 2007. Si è scelto di considerare il 2005 anziché gli anni precedenti in quanto i dati di bilancio per quegli anni risultavano incompleti.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 164
(+98,5%) dei costi di produzione. Ciò è attribuibile, in gran parte, ai costi per l’acquisto di materie prime che hanno subito un incremento del 150%; inoltre, la loro incidenza sul totale dei costi di produzione è aumentata di circa 10 punti percentuali, passando dal 36,5% rilevato nel 2005 al 46% nel 2007. Nel periodo in analisi si registra, in sostanza, una riduzione della marginalità garantita dalla gestione caratteristica; le imprese non sono riuscite, infatti, a scaricare sui prezzi di vendita la crescita dei costi di approvvigionamento. L’incremento dei ricavi di vendita non ha, quindi, compensato il notevole aumento dei costi per materie prime e ciò ha determinato per le aziende del settore una riduzione della marginalità, come appare confermato dalla diminuzione del risultato operativo (-58,5%). L’analisi della situazione finanziaria ha messo in luce come, parallelamente alla crescita del costo delle materie prime, si sia verificato un aumento dei debiti commerciali nei confronti dei fornitori (+94%); aumento che ha comportato un innalzamento del livello di indebitamento delle imprese del settore e, conseguentemente, una riduzione del loro grado di patrimonializzazione. Per quanto riguarda la redditività delle società, il ROE è in difetto di 1,52 punti percentuali rispetto al 2005, tuttavia il suo livello si mantiene elevato e decisamente favorevole (10,73), confermando il mantenimento di una discreta efficacia ed efficienza della gestione e indicando una buona capacità delle aziende di remunerare il capitale proprio investito nell’attività di impresa. Infine, vale la pena sottolineare come, alla discreta economicità complessiva, si affianchi una crescita del valore aggiunto pari al 20,8%, che sta ad indicare un miglioramento della generale capacità delle imprese di creare valore. Il quadro sinteticamente delineato porterebbe, dunque, a concludere che, nel biennio 2005- 2007, l’aumento dei costi di approvvigionamento abbia determinato un peggioramento della gestione caratteristica (deterioramento del risultato operativo e conseguentemente dell’utile netto) e di quella finanziaria (aumento dell’indebitamento) delle aziende che operano nella cantieristica navale, indebolendo la redditività del settore. Tuttavia, l’alto valore del ROE e la crescita del valore aggiunto dimostrerebbero che la cantieristica a Messina, seppur in una fase di criticità, conta nella media ancora alcune realtà in grado di immettere valore nelle proprie strutture aziendali e, quindi, di investire nello sviluppo e nel rinnovamento. E’ doveroso però far presente che la non disponibilità dei dati non ci consente di estendere le considerazioni fino ad ora fatte anche all’anno 2008 e quindi di analizzare le ricadute sul settore della crisi economica in corso. Ciò che si evince dalla cronaca della provincia di Messina è che anche le più grandi imprese del settore sono state aspramente colpite dalla crisi, che sembra aver avuto serie ripercussioni sulle normale gestione delle aziende, che in alcuni casi si sono trovate costrette a far ricorso alla cassa integrazione per i lavoratori o a prendere in considerazione la possibilità di liquidare le attività. D’altronde le realtà del comparto rappresentano a livello provinciale, perlomeno nel quadro del comparto manifatturiero esistente, l’attuale domanda di innovazione al sistema città. Lo studio dei bilanci ha permesso di osservare che nel biennio 2005-2007 i costi in ricerca e pubblicità sostenuti dalle imprese navali messinesi sono aumentati del 53% e che il loro peso sul totale delle immobilizzazioni è cresciuto di 4 punti percentuali, passando dal 7,3% all’11,3%. Le realtà imprenditoriali esistenti, data la natura stessa del prodotto aziendale,
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 165 fanno dell’investimento in ricerca e sviluppo, dell’innovazione continua, la principale leva competitiva. L’attività di R&S delle imprese che operano nel campo della cantieristica si mostra particolarmente eterogenea e multiforme e necessita di uno sviluppo che sia trasversale a diverse aree tecnologiche: “quelle legate ai nuovi materiali, all’automazione industriale, alle tecnologie energetico-ambientali, a quella dell’informatica e delle telecomunicazioni” 36 , a quella del design ecc. Questo, insieme all’importanza del settore e dell’indotto specializzato che negli anni si è andato consolidando, oltre che la posizione strategica di Messina nel Mediterraneo nell’ottica di una possibile gestione dei traffici commerciali, turistici e industriali, è uno dei motivi principali che ha guidato verso la costituzione a Messina del Distretto Tecnologico Trasporti navali commerciali e da diporto 37 . Il distretto vuole essere un punto di riferimento e di raccordo fra le imprese e gli enti di ricerca pubblici e privati del territorio. La mission è quella di stimolare l’interazione fra le imprese e i centri di ricerca e incentivare collaborazioni durature e strutturate, favorendo l’avvio di studi e ricerche che portino a innovazioni di prodotto e di processo e contribuendo, al contempo, al trasferimento delle tecnologie e alla messa in rete delle informazioni e delle conoscenze. Fra gli attori del distretto, gestito dal “Consorzio di ricerca per l'innovazione tecnologica Sicilia, Trasporti navali, commerciali e da diporto”, oltre alle più grandi imprese messinesi del settore navale, vi sono l’Università di Messina, Palermo e Catania e il Cnr Itae di Messina.
3.3. I SERVIZI ALLE IMPRESE
Visto l’elevato grado di terziarizzazione caratterizzante l’economia Messinese, e nell’ottica del ruolo importante che tale comparto può giocare nel disegnare lo sviluppo della città, ma anche nello stimolare la crescita del sistema produttivo manifatturiero, si e ritenuto importante sviluppare un breve approfondimento ad hoc sul sistema dei servizi alle imprese. L’analisi è stata sviluppata a livello provinciale sia, per l’effettiva maggior specializzazione del comune di Messina rispetto alla provincia per questa tipologia di imprese, sia per la potenziale veste che il comune può assumere come fornitore di servizi agli altri ambiti provinciali. Le riflessioni sviluppate sul campione di imprese sezionato vanno contestualizzate ricordando come negli anni il comparto dei servizi alle imprese vada rivestendo nel sistema economico provinciale un peso crescente. Per riprendere brevemente alcuni dati basti ricordare come, pur non rappresentando il principale comparto nel settore dei servizi in termini di contribuzione alla creazione del valore aggiunto dell’area, i servizi alle imprese vedano crescere, tra il 2001 e il 2005, il valore aggiunto prodotto ad un tasso superiore alla media del settore terziario, incrementando nel tempo l’incidenza del comparto sul totale del valore aggiunto prodotto, tendenza contraria a quanto segnalato per il settore del commercio.
Primo segnale di debolezza strutturale viene dall’osservazione di come tale crescita sia inferiore alla crescita media registrata per lo stesso comparto a livello regionale (16% contro un 20% medio regionale). A questo si legano altresì le stime ISTAT circa la distribuzione delle
36 Fonte: www.resintsicilia.net 37 Accordo di Programma Quadro firmato il 14 giugno 2005
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 166 unità di lavoro equivalenti per comparto: tra il 2001 e il 2005 le unità di lavoro del comparto dei servizi alle imprese per la provincia di Messina calano, segnalando una tendenza inversa rispetto a quanto evidenziato a livello regionale.
Fig. 3.17 - Valore aggiunto e unità di lavoro equivalenti nel comparto dei servizi alle imprese. Provincia di Messina e regione Sicilia. variazione 2001-2005
25
20
15
10
5
0 tasso di crescita del valore aggiunto prodotto variazione nelle unità di lavoro equivalenti
-5
Prov. M essina Reg. Sicilia
Fonte: Elaborazione su dati Istat
L’analisi comparata delle performances del campione di imprese provinciale e regionale mette in luce la debolezza relativa del campione provinciale: le imprese provinciali sono mediamente meno strutturate e registrano tendenzialmente risultati medi peggiori sia in termini di valore delle attività che di valore aggiunto prodotto. Anche in chiave dinamica il campione provinciale appare toccato solo parzialmente dalle tendenze di crescita medie regionali. Contrariamente a quanto segnalato dal campione regionale inoltre, il campione provinciale segnala nel triennio 2004-2006 un calo dell’utile medio per azienda, peggioramento imputabile non alla gestione caratteristica, che come vedremo sembra tenere più di quanto segnalato dal dato medio regionale, quanto piuttosto alla posizione finanziaria delle imprese. Seppure l’incidenza dei debiti sul fatturato mostra un lieve miglioramento nel triennio in questione, essa tende a mantenersi al di sopra della media regionale; il sistema provinciale tende inoltre a modificare la propria esposizione al debito incrementando il ricorso all’indebitamento di lungo periodo già superiore alla media regionale.
In termini di gestione caratteristica si segnala invece come il margine operativo lordo cresca più della media, dato imputabile ad un miglioramento degli indici di redditività, in controtendenza rispetto alla media regionale. Questa tendenza non deve tuttavia trarre in inganno, se il dato viene letto incrociato rispetto alla tendenza registrata sul fronte degli investimenti il quadro appare meno dinamico. Il campione di imprese provinciali sembra dimostrare nel tempo una minor propensione all’investimento ed in particolar modo agli investimenti immateriali, indicazione di una minore sensibilità verso quegli investimenti che possono migliorare la competitività dell’impresa nel medio-lungo periodo o, quantomeno, di una maggiore attenzione alla gestione della corrente attività aziendale nel breve periodo.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 167
Interessante è infine osservare le diverse dinamiche di costo caratterizzanti i due insiemi di imprese: se a livello regionale crescono soprattutto i costi per materie prime e in seconda voce quelli per il personale, nel ristretto ambito provinciale sono i costi del personale a segnalare gli incrementi maggiori cui seguono i costi per servizi, incrementi che portano ad un aumento considerevole dell’incidenza di queste due voci di costo sul totale dei costi di produzione a fronte del relativo decremento dell’incidenza dei costi per materie prime.
Fig.3.18 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. Imprese di servizi alle imprese. Provincia di Messina e Regione Sicilia. anno 2006
Valore aggiunto medio per azienda
Patrimonio netto medio per azienda
Tot. attività medio per azienda
Utile netto medio per azienda
EBITDA medio per azienda
Ricavi delle vendite medi per azienda
0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500
Regione Sicilia Provincia di Messina
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 168
Fig.3.19 - Indici dir redditività per gruppi di imprese. Imprese di servizi alle imprese. Provincia di Messina e Regione Sicilia. anno 2006
Redditività del totale attivo (ROA) (%)
Redditività delle venditite (ROS) (%)
EBITDA/Vendite (%)
Redditività del capitale proprio (ROE) (%)
0 2 4 6 8 10 12
Regione Sicilia Provincia di Messina
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
Fig.3.20 - Indicatori di performances economiche per gruppi di imprese. Imprese di servizi alle imprese. Provincia di Messina e Regione Sicilia. variazioni 2004-2006
Valore aggiunto medio per azienda
Patrimonio netto medio per azienda
Tot. attività medio per azienda
EBITDA medio per azienda
Ricavi delle vendite medi per azienda
0,00% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 40,00% 45,00%
Regione Sicilia Provincia di Messina
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 169
Fig . 3.21 Indici di redditività per gruppi di imprese. Imprese di servizi alle imprese. Provincia di Messina e Regione Sicilia. variazioni 2004-2006
Redditività del totale attivo (ROA) (%)
Redditività delle venditite (ROS) (%)
EBITDA/Vendite (%)
Redditività del capitale proprio (ROE) (%)
-10,00 -8,00 -6,00 -4,00 -2,00 0,00 2,00
Regione Sicilia Provincia di Messina
Fonte:Elaborazioni su dati Bureau Van Dijck
3.4. IL SISTEMA CREDITIZIO
Il processo di concentrazione nel settore bancario in atto nell’ultima decade ha indubbiamente portato delle trasformazioni nel rapporto tra il sistema creditizio e il mondo imprenditoriale; la questione per altro viene generalmente riconosciuta dai rappresentanti del mondo imprenditoriale stesso come elemento di criticità e in alcuni casi vincolo allo sviluppo del sistema d’impresa. Alla luce di questo si è ritenuto opportuno dare spazio a sé, nell’analisi del mondo dei servizi alle imprese, alla disamina dei principali indicatori concernenti il sistema creditizio messinese. Anche in questo caso, come già evidenziato per il sistema dei servizi in generale, visto il possibile ruolo di erogatore di servizi all’area vasta della città, si è scelto di focalizzare l’analisi sul sistema cittadino in ottica comparativa rispetto alla media provinciale.
Numerosità e distribuzione degli sportelli La prima osservazione attiene alla relativa concentrazione del sistema di erogazione del credito nel capoluogo provinciale: sulla base degli ultimi dati resi disponibili dalla Banca d’Italia, nel Comune di Messina, al 31/12/2007, risultano operativi 78 sportelli bancari, ben il 33,19% del totale delle filiali e delle agenzie provinciali (e il 4,36% di quelle regionali), proporzione per altro in crescita nel corso degli anni. Nel periodo compreso fra il 2000 e il 2007 il numero degli sportelli è, infatti, cresciuto del 9,86%, superando il tasso di crescita registratosi a livello medio provinciale (4,44%) e regionale (9,02%) (pur mantenendosi decisamente al di sotto di quello realizzato a livello nazionale (17,87%)); dei 10 sportelli nuovi nati in provincia negli ultimi dieci anni, 7 sono localizzati nel comune di Messina. Il diverso ritmo di crescita rispetto alla media provinciale sembra confermare la tendenza ad una progressiva concentrazione del sistema di erogazione del credito nel Comune capoluogo.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 170
Tab. 3.2. Numero di sportelli bancari. Comune di Messina, Provincia di Messina, Regione Sicilia, Italia . anni 2000-2007 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Var. % Comune di Messina 71 73 70 71 73 74 75 78 9,8
Provincia di Messina 225 229 227 225 227 233 231 235 4,4
Sicilia 1.641 1.691 1.686 1.678 1.710 1.729 1.746 1.789 9,02
Italia 28.192 29.270 29.945 30.501 30.951 31.504 32.335 33.230 17,8 Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Tab. 3.3. Numero e incidenza degli sportelli bancari per comune 38 .Provincia di Messina. anni 2000-2007 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Sistema Milazzo 40 41 41 41 41 43 40 40 Sistema Milazzo/Provincia 17,78 17,90 18,06 18,22 18,06 18,45 17,32 17,02 Versante Ionio 31 31 31 32 32 33 33 33 Versante Ionio/Provincia 13,78 13,54 13,66 14,22 14,10 14,16 14,29 14,04 Versante Tirreno 48 48 49 47 47 49 49 50 Versante Tirreno/Provincia 21,33 20,96 21,59 20,89 20,70 21,03 21,21 21,28 Sistema Nebrodi 35 36 36 34 34 34 34 34 Sistema Nebrodi/Provincia 15,56 15,72 15,86 15,11 14,98 14,59 14,72 14,47 Comune di Messina 71 73 70 71 73 74 75 78 Comune di Messina/Provincia 31,56 31,88 30,84 31,56 32,16 31,76 32,47 33,19 Totale Provincia 225 229 227 225 227 233 231 235 Totale Provincia 100 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Rapportando la numerosità degli sportelli alla densità della popolazione si nota, tuttavia, come la stessa nel territorio comunale sia ancora bassa (0,32 sportelli per 1000 abitanti), dato che seppur in linea con la media provinciale, anche se leggermente inferiore alla stessa (0,359), e regionale (0,356), rimane marcatamente inferiore al dato nazionale (0,557 sportelli).
38 “Sistema Milazzo” comprende i Comuni di Condrò, Gualtieri Sicaminò, Leni, Lipari, Malfa, Milazzo, Monforte San Giorgio, Pace del Melam, Roccavaldina, Rometta, San Filippo del Mela, San Pier Niceto, Santa Lucia del Mela, Santa Marina Salina, Saponara, Spadafora, Torregrotta, Valdina, Venetico, Villafranca Tirreniaù; “Versante Ionio” quelli di Alì, Alì Terme, Antillo, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Fiumedinisi, Forza D'Agrò, Francavilla di Sicilia, Furci Siculo, Gaggi, Gallodoro, Giardini-Naxos, Graniti, Itala, Letoianni, Limina, Mandanici, Mongiuffi Melia, Motta Camastra, Nizza di Sicilia, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Sant'Alessio Siculo, Santa Teresa di Riva, Savoca, Scaletta Zanclea, Taormina; “Versante Tirreno” aggrega i Comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Basicò, Brolo, Capo d'Orlando, Capri Leone, Castroreale, Falcone, Ficarra, Fondachelli-Fantina, Frazzanò, Furnari, Gioiosa Marea, Librizzi, Mazzarà Sant'Andrea, Merì, Mirto, Miontagnareale, Montalbano di Elicona, Naso, Novara di Sicilia, Oliveri, Patti, Piraino, Rodì Milici, San Piero Patti, San Salvatore di Fitalia, Sant'Angelo di Brolo, Tripi, Terme Vigliatore; “Sistema Nebrodi” racchiude quelli di Alcara li Fusi, Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Castell'Umberto, Casarò, Floresta, Galati Mamertino, Longi, Malvagna, Militello Rosmarino, Mistretta, Moio Alcantara, Motta D'Affermo, Pettineo, Raccuia, Reitano, Roccella Valdemone, San Fratello, San Marco d'Alunzio, Santa Domenica Vittoria, Sant'Agata di Militello, San Teodoro, Santo Stefano di Camastra, Sinagra, Tortorici, Tusa, Ucria, Acquedolci, Torrenova.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 171
Tab. 3.4. - Sportelli bancari ogni 1000 abitanti. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anno 2007. Sportelli Abitanti Sportelli bancari ogni 1000 abitanti Comune di Messina 78 243.997 0,320 Provincia di Messina 235 654.032 0,359 Regione Sicilia 1.789 5.029.683 0,356 Italia 33.230 59.619.290 0,557 Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Depositi e impieghi 39 Il sistema creditizio della provincia di Messina ha fatto segnare dal 2000 in poi tassi di crescita inferiori alla media regionale sia in termini di raccolta sia di investimenti. Restringendo l’osservazione al solo sistema cittadino il quadro si modifica parzialmente: se infatti, la crescita degli investimenti è in linea con la media provinciale il tasso di crescita dei volumi raccolti, ossia il volume dei depositi bancari, è cresciuto a ritmi sensibilmente più veloci non solo della media provinciale ma anche della stessa media regionale.
Tab. 3.5 . - Depositi ed Impieghi. Comune di Messina. anni 2000-2007 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Depositi Comune di Messina (milioni di euro) 1333,758 1453,139 1549,566 1600,641 1676,534 1737,51 1836,323 1887,265 Variazioni % annuali Depositi - 8,951 6,636 3,296 4,741 3,637 5,687 2,774 Impieghi Comune di Messina (milioni di euro) 1989,943 2064,473 2064,332 2247,207 2596,397 2711,638 2853,821 3062,792 Variazioni % annuali Impieghi - 3,745 -0,007 8,859 15,539 4,438 5,243 7,322 Depositi Comune di Messina su Depositi Provincia (%) 46,726 47,23 47,88 48,61 49,78 50,56 51,17 52,08 Impieghi Comune di Messina su Impieghi Provincia (%) 62,744 63,81 63,60 64,48 65,58 63,89 62,50 62,85 Fo nte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Fig. 3.22 . - Variazioni percentuali annuali depositi e impieghi. Comune di Messina. anni 2000-2007
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
L’analisi condotta evidenzia, infatti, come nel periodo intercorso tra il 2000 e il 2007 i depositi del comune di Messina crescano ben del 41%, a fronte di una crescita media provinciale solo
39 A proposito dei “depositi” è importante specificare che nell’aggregato così definito nella banca dati della Banca d’Italia, a cui si fa riferimento, non sono compresi i titoli in custodia amministrata, i pronti contro termine e le emissioni obbligazionarie. Ai fini di una corretta interpretazione dei dati e dei risultati bisogna dunque tener presente che dalla definizione di “credito raccolto” restano sostanzialmente esclusi i risparmi delle famiglie.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 172 del 27% e di un incremento medio regionale del 33%. L’incremento nei volumi raccolti, seppur continuo, non appare costante nel tempo ma fa segnare picchi particolarmente elevati ad avvio del decennio. Tuttavia, la crescita costantemente più sostenuta rispetto al resto del territorio provinciale fa sì che nel 2007 il volume di denaro raccolto dal sistema creditizio cittadino arrivi a costituire più del 50% del totale dei depositi provinciali. L’elevata crescita del bacino di raccolta messinese è confermata dall’analisi dei depositi pro capite: tra il 2000 e il 2007 il tasso di crescita di questo indicatore risulta pari al 44,96%, superiore a quelli registrati a livello provinciale, regionale e nazionale (28,45% per la Provincia, 32,33% per la Regione, 37,68% per l’Italia). L’incremento porta il valore dei depositi pro capite al 2007 a 7.735 euro. In termini relativi, in media, l’ammontare depositato nel 2007 nella Città di Messina supera di 2.194 euro l’ammontare depositato nel resto della provincia e di 1.377 euro quello depositato a livello regionale.
Tab. 3.6 . - Depositi pro-capite. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Comune di Messina 5.336 5.773 6.214 6.438 6.771 7.054 7.490 7.735 Provincia di Messina 4.314 4.649 4.907 4.997 5.120 5.242 5.488 5.541 Sicilia 4.804 5.162 5.418 5.577 5.838 6.255 6.374 6.358 Italia 9.130 9.656 10.176 10.563 11.024 11.757 12.305 12.570 Fo nte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Fig. 3.23 . - Depositi pro-capite. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007
Fo nte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 173
Tab. 3.7. - Tassi di crescita dei depositi pro-capite. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007. valori %
Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. 2000- 2001- 2002- 2003- 2004- 2000- 2006- 2000- 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2007 Comune di Messina 8,19 7,64 3,60 5,17 4,17 6,19 3,26 44,96 Provincia di Messina 7,78 5,54 1,84 2,46 2,37 4,71 0,96 28,45 Sicilia 7,45 4,96 2,93 4,68 7,14 1,90 -0,26 32,33 Italia 5,77 5,38 3,81 4,36 6,65 4,67 2,15 37,68 Fo nte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Il tasso di crescita degli investimenti, misurato attraverso il volume degli impieghi, segnala trend in linea con la media provinciale ed inferiori alla media regionale di circa 5 punti percentuali. Nello specifico, dopo una crescita sostenuta nel 2003 e 2004, nell’ultimo triennio gli impieghi bancari del comune di Messina sono cresciuti a ritmi costantemente inferiori alla media provinciale portando ad una progressiva erosione della quota di impieghi cittadini sul totale degli impieghi provinciali, in controtendenza rispetto alle dinamiche del periodo precedente, seppur la stessa rimanga comunque superiore al 60%.
Fig. 3.24 . - Depositi e Impieghi. Comune di Messina. anni 2000-2007. variazione %.
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 174
Fig. 3.25 . – Depositi e Impieghi. Provincia di Messina. anni 2000-2007. variazione %.
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Fig. 3.26 . – Depositi e Impieghi. Regione Sicilia. anni 2000-2007. variazione %.
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Il dato assoluto non deve tuttavia trarre in inganno; rapportando il valore alla popolazione dell’area il quadro tende a modificarsi: l’impiego pro-capite della Città di Messina, per l’anno 2007, è pari a 12.553 euro; circa la metà di quello nazionale, ma di gran lunga superiore a quello provinciale e regionale. A questo proposito è importante far notare che la differenza rispetto ai valori provinciali, regionali e nazionali è ancora più accentuata di quella evidenziata per i depositi pro-capite.
Tab. 3.8. - Impieghi pro-capite. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Comune di Messina 7.961 8.202 8.279 9.039 10.487 11.008 11.641 12.553 Provincia di Messina 4.793 4.889 4.922 5.289 6.019 6.474 6.983 7.451 Sicilia 5.412 5.407 5.301 5.561 6.294 7.063 7.880 8.498 Italia 15.989 17.036 17.912 18.826 19.678 21.071 23.164 25.171 Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Come nel caso dei depositi, anche gli impieghi pro-capite hanno seguito un trend sostanzialmente positivo nel corso degli ultimi 7 anni, assumendo valori intermedi fra quelli
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 175 nazionali e quelli regionali, realtà con cui si evidenziano similitudini anche per il valore del tasso di crescita totale: dal 2000 al 2007 vi è stato, infatti, un incremento del 57,68% dell’impiego pro-capite nell’area comunale, del 57% in quella regionale e del 57,43% in quella nazionale.
Fig. 3.27. - Impieghi pro-capite. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007.
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Tab. 3.9. - Tassi di crescita degli impieghi pro-capite. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007. variazioni %. Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. Var. 2000- 2001- 2002- 2003- 2004- 2005- 2006- 2000- 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2007 Comune di Messina 3,02 0,94 9,18 16,02 4,98 5,74 7,83 57,68 Provincia di Messina 2,01 0,66 7,47 13,79 7,56 7,87 6,70 55,47 12,2 Sicilia -0,10 -1,97 4,91 13,18 1 11,57 7,85 57,01 Italia 6,55 5,15 5,10 4,52 7,08 9,93 8,66 57,43 Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Nonostante una crescita in termini assoluti inferiore alla media, il volume di investimenti al 2007 supera di gran lunga il bacino di raccolta; il rapporto tra impieghi e depositi è di 1,6 contro un 1,3 medio provinciale e regionale ad indicazione di un sistema economico cittadino fortemente esposto verso il sistema bancario. Un indicatore utile che aiuta a comprendere lo stato di salute di un sistema di credito locale è proprio lo scarto, dato dal rapporto fra i depositi e gli impieghi 40 .
Nell’ultimo anno, lo scarto registrato nel Comune di Messina (0,616) è inferiore a quello che contraddistingue le aree provinciali (0,744) e regionali (0,748), confermando la doppia evidenzia di un’inclinazione inferiore alla media alla raccolta di credito o di un’ esposizione al debito superiore alla media dell’area.
40 Se lo scarto è uguale a 1, gli impieghi saranno completamente coperti dai depositi, viceversa se il valore è inferiore all’unità.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 176
Tab. 3.10 . - Scarto depositi/impieghi. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Comune di Messina 0,670 0,704 0,751 0,712 0,646 0,641 0,643 0,616 Provincia di Messina 0,900 0,951 0,997 0,945 0,851 0,810 0,786 0,744 Regione Sicilia 0,888 0,955 1,022 1,003 0,928 0,886 0,809 0,748 Italia 0,571 0,567 0,568 0,561 0,560 0,558 0,531 0,499 Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
L’osservazione dei trend mostra una propensione all’investimento, o esposizione all’indebitamento, crescente, in particolar modo a partire dal 2004. In tutti i casi, lo scarto registrato nel 2007 è inferiore a quello avutosi nel 2000 e ciò sta ad indicare che il risparmio (depositi) è sempre meno sufficiente a finanziare l’attività di terzi (impieghi).
Fig. 3.28. - Scarto depositi/impieghi. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2000-2007.
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
Andiamo infine a verificare quanto incidono gli investimenti bancari ovvero i debiti contratti sul valore aggiunto realizzato nelle diverse aree. A conferma di quando detto fin’ora si evidenzia che, nonostante il tasso di crescita inferiore, nel Comune di Messina l’incidenza degli impieghi bancari sul valore aggiunto prodotto è più alta sia rispetto alla Provincia sia rispetto alla Regione: al 2005 gli impieghi bancari rappresentano il 53% del valore aggiunto contro un 43% provinciale e 50% regionale. Il diverso livello può essere frutto di un distinto ricorso al credito bancario. Inoltre, se si guarda la tendenza si osserva che la progressione del mercato locale è in linea, anche se più accentuata, a quella provinciale e regionale.
Fig. 3.29 . - Incidenza degli impieghi sul valore aggiunto. Comune di Messina, Provincia di Messina, Sicilia, Italia. anni 2001-2005.
140
130
120 Comune di Messina Provincia di Messina 110 Sicilia
100 Italia
90
80 2001 2002 2003 2004 2005
Fonte: Elaborazioni su dati Banca d’Italia
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 177
3.5. IL TURISMO
3.5.1 I NUMERI DEL TURISMO A MESSINA
3.5.1.1 I dati relativi all’offerta Come ben noto la provincia di Messina, grazie a mete di fama internazionale, gioca un ruolo di primo piano nel panorama turistico regionale. I dati concernenti la strutturazione del sistema ricettivo sembrano in prima istanza confermare tale rilevanza. La provincia di Messina occupa, infatti, il primo posto nella graduatoria regionale per numerosità delle strutture sia sul fronte della ricettività alberghiera che nel comparto della ricettività extralberghiera.
Tab. 3.11 - Capacità degli esercizi ricettivi alberghieri nelle province siciliane. anno 2006.
PROVINCE Esercizi Incid. % Letti Incid. % Camere Incid. % Agrigento 100 8,82 9.997 9,28 4.497 9,05 Caltanissetta 12 1,06 871 0,81 446 0,9 Catania 115 10,14 12.508 11,61 5.916 11,9 Enna 23 2,03 1.321 1,23 735 1,48 Messina 361 31,83 26.385 24,49 13.289 26,74 Palermo 199 17,55 26.615 24,71 11.982 24,11 Ragusa 61 5,38 8.310 7,71 3.118 6,27 Siracusa 103 9,08 8.559 7,95 3.871 7,79 Trapani 160 14,11 13.156 12,21 5.847 11,76 Sicilia 1.134 100 107.722 100 49.701 100 Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Tab. 3.12 Capacità degli esercizi ricettivi complementari nelle province siciliane. anno 2006.
Province Esercizi Incid.% Letti Incid. %
Agrigento 157 6,77 7.668 11,64 Caltanissetta 28 1,21 1.284 1,95 Catania 384 16,57 9.631 14,61 Enna 80 3,45 976 1,48 Messina 443 19,11 15.523 23,56 Palermo 407 17,56 9.576 14,53 Ragusa 238 10,27 5.976 9,07 Siracusa 272 11,73 5.559 8,44 Trapani 309 13,33 9.706 14,73 Sicilia 2.318 100,00 65.899 100,00 Fonte:Elaborazioni su dati Istat
Il grado di strutturazione dei due comparti è, tuttavia, estremamente divergente. Nell’ extra alberghiero, alla numerosità delle strutture si associa una dimensione media delle stesse, in termini di posti letto medi per struttura, superiore alla media regionale; dato che conferisce alla provincia il primo posto anche nella graduatoria dei posti letto offerti.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 178
Il comparto alberghiero, seppur nel territorio provinciale si concentri più del 30% dell’offerta regionale, si caratterizza, al contrario, per una dimensione media delle strutture piccola, superiore solo a quella segnalata nelle province di Enna e Caltanissetta.
Fig. 3.30 - Dimensione media delle strutture alberghiere. Province e Regione Sicilia. anno 2006
160
140
120
100
80
60
40
20
0
Fonte:Elaborazioni su dati Istat
La posizione di primato registrata in termini assoluti non trova conferma in una lettura delle dinamiche in atto, che segnalano per la provincia di Messina tassi di crescita, tra il 2002 e il 2006, decisamente inferiori alla media, sia in termini di numero degli esercizi che di posti letto offerti. Il dato non deve necessariamente essere letto come una minor dinamicità del sistema ma può piuttosto indicare il raggiungimento di un livello di saturazione dell’offerta rispetto alla domanda. La tendenza coinvolge allo stesso modo sia il comparto alberghiero che quello extra- alberghiero, anche se quest’ ultimo evidenzia, in linea con le tendenze in atto, una maggior dinamicità. Se in tutto il territorio regionale crescono negli anni soprattutto esercizi di piccole dimensioni per cui, contestualmente al forte aumento in termini di numerosità, si segnala un calo nella dimensione media degli stessi, il fenomeno, seppur presente, è decisamente meno evidente nel messinese. L’osservazione si lega al comparto extra-alberghiero che vede nascere a livello provinciale strutture mediamente più grandi.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 179
Tab. 3.13 Capacità degli esercizi ricettivi nelle province siciliane (variazione 2002-2006)
Province Esercizi Letti
2002 2006 Var. ass. Var. % 2002 2006 Var. ass. Var. % Agrigento 128 257 129 100,78 14.858 17.665 2.807 18,89 Caltanissetta 18 40 22 122,22 1.740 2.155 415 23,85 Catania 176 499 323 183,52 18.356 22.139 3.783 20,61 Enna 39 103 64 164,10 1.391 2.297 906 65,13 Messina 530 804 274 51,70 36.447 41.908 5.461 14,98 Palermo 330 606 276 83,64 29.852 36.191 6.339 21,23 Ragusa 71 299 228 321,13 11.506 14.286 2.780 24,16 Siracusa 131 375 244 186,26 9.254 14.118 4.864 52,56 Trapani 188 469 281 149,47 14.745 22.862 8.117 55,05 Sicilia 1.611 3.452 1.841 114,28 138.149 173.621 35.472 25,68 Fonte:Elaborazioni su dati Istat
L’articolato sistema di offerta provinciale è legato pressoché esclusivamente alla presenza di alcuni dei tradizionali attrattori di eccellenza (tra cui Taormina, le Isole Eolie e l’area di Capo d’Orlando) che col tempo hanno adeguato il loro sistema di offerta agli ingenti flussi turistici, mentre la sola città di Messina gioca un ruolo ancora decisamente marginale. Focalizzando l’attenzione sulla città di Messina, dall’analisi dei dati emerge, infatti, che il capoluogo di provincia pesa sul totale provinciale solo per il 5,47% in termini di esercizi e per il 6,39% in termini di posti letto. La città di Messina segnala tuttavia una buona dinamicità, il tasso di crescita del numero di esercizi nel periodo 2000-2006 è inferiore solo a quello registrato nella circoscrizione di Capo d’Orlando, mentre, in termini di posti letto il tasso di crescita è superiore alla media provinciale. E’ bene anticipare come tale dinamicità coinvolga essenzialmente il comparto extra-alberghiero.
DOCUMENTO DI DIAGNOSI VER. 3 180
Tab. 3.14 Capacità degli esercizi ricettivi per circoscrizione turistica. Provincia di Messina.(anni 2000, 2006 e variazioni) 2000 2006 Circoscrizione Turistica Alberghi Complementari Totali Alberghi Complementari Totali
Eser. Letti Eser. Letti Eser. Letti Eser. Letti Eser. Letti Eser. Letti Isole Eolie 55 2.656 62 977 117 3.633 70 3.327 107 1.429 177 4.756 Messina 15 1.252 5 833 20 2.085 19 1.401 25 1.279 44 2.680 Taormina 79 5.461 15 342 94 5.803 81 6.156 49 493 130 6.649 Altri comuni Messina 104 6.720 76 6.053 180 12.773 119 8.022 202 8.558 321 16.580 Giardini-Naxos 35 4.896 10 1.501 45 6.397 40 5.272 19 1.047 59 6.319 Capo d'Orlando 8 501 5 570 13 1.071 13 841 22 641 35 1.482 Milazzo 10 958 3 666 13 1.624 14 1.055 10 752 24 1.807 Patti 5 364 5 1.117 10 1.481 5 311 9 1.324 14 1.635 Totale provincia 311 22.808 181 12.059 492 34.867 361 26.385 443 15.523 804 41.908