COMUNE DI SARCEDO Provincia di

PROGETTO DI RIBAULATURA, STABILIZZAZIONE SCARPATE E RICOMPOSIZIONE AMBIENTALE DELLA DISCARICA CONTROLLATA PER RIFIUTI SPECIALI (EX RSAU) SITA IN LOCALITA’ QUARTIERI IN COMUNE DI SARCEDO (VI), IN GESTIONE POST-OPERATIVA

R E L A Z I O N E D I COMPATIBILITA’ AMBIENTALE

DATA: Ottobre 2019 Committenti: Provincia di Vicenza Contrà Gazzolle, 1 - 36100 VICENZA (VI)

S.I.G. SpA Via Marosticana, 308 - 36031 (VI)

I relatori:

DOTT. FOR. MICHELE BENETTI DOTT. GEOL. GIUSEPPE FRANCO DARTENI

GIARA ENGINEERING SRL Via Puccini 10 - 36100 Vicenza Telefono 0444.960757 Telefax 0444.961408 e-mail [email protected] P.IVA e C.F. 00900800244

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INDICE 1. PREMESSA ...... 5

1.1. CRONISTORIA DELLA DISCARICA CO.RSEA. E FINALITA’ DEL PROGETTO ...... 5

1.1.1. AUTORIZZAZIONI DISCARICA CO.RSEA. E CAVA QUARTIERI ...... 6

2. UBICAZIONE SITO QUARTIERI: DISCARICA CORSEA- CAVA QUARTIERI ...... 7

3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 9

3.1. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO (PTRC) DEL ...... 9

3.1.1. P.T.R.C. VIGENTE ...... 9

3.1.2. P.T.R.C. ADOTTATO ...... 12

3.1.3. DOCUMENTO PER LA PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA ...... 18

3.2. PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE ...... 20

3.4. PIANO TERRITORIALE COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) VIGENTE ...... 24

3.5. PIANO ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE (PATI) ...... 28

3.6. PIANO DEGLI INTERVENTI (PI) ...... 32

3.7. COMPATIBILITA’ DELL’INTERVENTO PROPOSTO IN RELAZIONE AI PIANI TERRITORIALI ESAMINATI ...... 34

4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 37

4.1. MOTIVAZIONI ALLA BASE DEL PROGETTO ...... 37

4.2. INQUADRAMENTO GENERALE DELLA DISCARICA CORSEA ...... 37

4.2.1. DATI DI COSTRUZIONE E STATO ATTUALE DELLA DISCARICA ...... 38

4.2.2. STATO ATTUALE DELLA GESTIONE POST OPERATIVA ...... 39

4.2.3. RIASSUNTO DELLE CRITICITÀ ALLO STATO ATTUALE ...... 42

4.3. PROGETTO DI RIBAULATURA, STABILIZZAZIONE SCARPATE E SISTEMAZIONE IMPIANTISTICA DELLA DISCARICA IN ACCORDO ALLA RICOMPOSIZIONE AMBIENTALE DELL’AREA DI CAVA ...... 43

4.3.1. OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO ...... 44

4.3.2. PROGETTO - FASE 1 ...... 45

4.3.3. PROGETTO FASE 2 E FASE 3 ...... 48

4.4. TIPOLOGIA DI MATERIALI IMPIEGABILI PER LA RIBAULATURA E PROTEZIONE GEOMEMBRANA DELLA DISCARICA 48

4.5. TIPOLOGIA DI MATERIALI IMPIEGABILI PER I RIEMPIMENTI DELLA RICOMPOSIZIONE AMBIENTALE ...... 50

5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 56

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5.1. ATMOSFERA ...... 56

5.1.1. CLIMA ...... 56

5.1.2. QUALITÀ DELL’ARIA ...... 58

5.2. AMBIENTE IDRICO ...... 63

5.2.1. ACQUE SUPERFICIALI ...... 63

5.2.2. ACQUE SOTTERRANEE ...... 66

5.3. SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 67

5.3.1. SUOLO ...... 67

5.3.2. SOTTOSUOLO ...... 71

5.4. VEGETAZIONE FAUNA ED ECOSTISTEMI ...... 73

5.4.1. VEGETAZIONE ...... 73

5.4.2. USO DEL SUOLO...... 74

5.4.3. FAUNA ...... 77

5.4.4. ECOSISTEMI ...... 77

5.5. TRAFFICO E VIABILITA’ ...... 78

5.6. PAESAGGIO ...... 79

5.7. RUMORE ...... 83

6. VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITA’ DEGLI IMPATTI POTENZIALI ...... 83

6.1. AMBITO DI INFLUENZA POTENZIALE ...... 83

6.2. METODOLOGIA DI STIMA DEGLI IMPATTI ...... 85

6.3. RIASSUNTO DATI PROGETTO ...... 85

6.4. CUMULO CON ALTRI PROGETTI ...... 87

6.5. UTILIZZO RISORSE NATURALI ...... 87

6.6. RISCHIO INCENDI ...... 88

6.7. PRODUZIONE RIFIUTI ...... 88

6.8. EMISSIONI E DISTURBI AMBIENTALI ...... 88

A) EMISSIONI IN ATMOSFERA ...... 88

B) ACQUA ...... 89

C) SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 89

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D) IMPATTO ACUSTICO ...... 90

E) IMPATTO SULLA VIABILITA’ ...... 90

F) INTERFERENZE CON VEGETAZIONE, FAUNA ED ECOSISTEMI ...... 90

G) IMPATTO SUL PAESAGGIO ...... 90

6.9. SIGNIFICATIVITA’ DEGLI IMPATTI ...... 90

6.9.1. SCALA E STIMA DEGLI IMPATTI ...... 91

6.10. PORTATA DELL’IMPATTO ...... 95

6.11. ORDINE DI GRANDEZZA E COMPLESSITÀ DELL’IMPATTO ...... 95

6.12. PROBABILITÀ DELL’IMPATTO ...... 95

6.13. DURATA DELL’IMPATTO ...... 95

6.14. FREQUENZA DELL’IMPATTO ...... 95

6.15. REVERSIBILITÀ ...... 96

6.16. CONCLUSIONE SULLA STIMA DEGLI IMPATTI POTENZIALI...... 96

7. MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE...... 96

8. EVENTUALI ALTERNATIVE E OPZIONE ZERO ...... 97

9. CONCLUSIONI ...... 97

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1. PREMESSA

Su incarico della Provincia di Vicenza, della ditta S.I.G. SpA di Dueville (VI) (o della costituenda nuova società), questo studio ha redatto il “Progetto di ribaulatura, stabilizzazione scarpate e ricomposizione ambientale” della Discarica Controllata per rifiuti speciali (ex R.S.A.U.) sita in Località Quartieri, in Comune di Sarcedo (VI), in Gestione Post Operativa”. La documentazione progettuale è stata depositata il giorno 27.05.2019 al prot. 29234.

La Provincia di Vicenza con nota del 04.07.2019 ha chiesto alcune integrazioni documentali tra le quali uno Studio di Compatibilità Ambientale.

Il presente studio di compatibilità ambientale, si articola nella fase di descrizione e conoscenza delle caratteristiche del progetto in relazione alla localizzazione, alla definizione e analisi delle caratteristiche sugli impatti potenziali.

Lo studio è quindi composto dai seguenti macro temi: a) Inquadramento geografico; b) Quadro di Riferimento Programmatico; c) Quadro di Riferimento Progettuale; d) Quadro di Riferimento Ambientale; e) Metodologia valutativa utilizzata; f) Valutazione dei potenziali Impatti; g) Conclusioni.

1.1. CRONISTORIA DELLA DISCARICA CO.RSEA. E FINALITA’ DEL PROGETTO

La situazione attuale dell’area della discarica controllata in post esercizio è stata complicata dalla dichiarazione di fallimento del 22/12/2012 del Consorzio CO.RSEA., ed è ora supportata in via emergenziale dalla Provincia di Vicenza insieme agli altri Enti pubblici preposti. La discarica in oggetto, autorizzata come discarica di II° categoria tipo B, si situa entro un cavo di ex cava, riempito con rifiuti urbani e assimilabili fino a piano campagna su tre lati, e con scarpata degradante con terrazzamenti verso sud fino al piede della cava, denominata “Quartieri”. La ditta S.I.G. SpA di Dueville (VI) ha coltivato il sito di cava di ghiaia denominato “Quartieri” fino alle quote autorizzate (25 m dal p.c.), da cui è stata stralciata l’area adibita a discarica autorizzata (D.G.R. n. 1905/1990 e n. 4447/1996) con D.D n. 256 del 14.12.2006, mediante estinzione parziale; l’area di cava rimanente è oggetto di richiesta di ricomposizione ambientale riportando la superficie di fondo cava alle quote originarie prossime al piano campagna.

L’attuale e locale necessità di collocamento di materiali provenienti dalla realizzazione della Pedemontana e da altri cantieri pubblici/privati, e la disponibilità di limi di lavaggio della ghiaia provenienti da impianti di prima lavorazione o assimilati, costituisce un’ottima opportunità per poter riqualificare le aree estrattive, riportandole alle quote originarie o comunque innalzando il fondo a quote prossime al piano campagna. In particolare la cava Quartieri, ben si presta a questo tipo di sistemazione che consente un ripristino di grandi superfici mediante l’apporto di materiali in disponibilità.

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L’aumento della disponibilità di volumi di materiali terrosi (terre e sottoprodotti), ha portato la SIG S.p.A. a presentare una modifica al progetto di ricomposizione ambientale mediante il riporto di circa 1.300.000 mc di materiali idonei e compatibili, in data 07/12/2018 agli Uffici Cava della Regione Veneto, ed è in attesa di parere/autorizzazione. La pratica è stata istruita ed è in corso. Tale progetto incontra le necessità di sistemazione finale dell’area della discarica contermine, che necessita di stabilizzare la scarpata meridionale e ripristinare la baulatura finale per lo sgrondo delle acque di ruscellamento. Si riassumono le indicazioni e obiettivi del presente progetto: • La ditta S.I.G. SpA intende ripristinare il piano campagna originario dell’area di cava “Quartieri”; • La presenza dell’area di discarica posta a nord della cava richiede che il progetto venga coordinato con i progetti di sistemazione e messa in sicurezza della stessa, in accordo con gli Enti competenti, in mancanza di un gestore della fase post operativa attuale; • La ditta ha interesse ad eseguire in conto proprio la sistemazione morfologica della discarica quale messa in sicurezza del sito, a proprie spese, qualora sia individuata una procedura di auto-sostentamento economico dei lavori da eseguire, individuata essenzialmente nell’autorizzazione di un recupero R10 di rifiuti non pericolosi, inerti, per il riempimento dello scavo di cava, secondo le norme vigenti (D. Lgs. 152/06 e D. M. 05/02/1998), insieme ai materiali già autorizzati (limi di lavaggio e terre e rocce da scavo);

1.1.1. Autorizzazioni discarica CO.RSEA. e cava Quartieri

La discarica di rifiuti speciali assimilabili ad urbani (ex R.S.A.U.) del Consorzio CO.RSEA. in oggetto, autorizzata come discarica di II° categoria tipo B. Le autorizzazioni dalla Regione Veneto della discarica sono: - D.P.G.R. n. 1905 del 27/03/1990: autorizzazione progetto; - D.G.R.V. n. 4447 del 08/10/1996: variante per ampliamento in verticale; - D.G.R.V. n. 3750 del 26/11/2004 + D.G.R.V. n. 2644 del 20/09/2005: Piano di Adeguamento ai sensi dell’art.17 del D. lgs. 36/2003; - D.G.R.V. n. 18 del 19/01/2010: modifica della modalità di gestione del percolato in post-gestione, con prescrizione battente massimo di percolato nel pozzo di raccolta uguale ad un metro dal fondo.

La discarica è entrata in gestione post operativa con Provvedimento della Provincia di Vicenza n. 152 del 30/07/2009.

La cava “QUARTIERI” della ditta S.I.G. SpA è stata inizialmente autorizzata con D.G.R. n. 4042 del 03.08.1982. La Regione Veneto, con D.D n. 256 del 14.12.2006, accoglie la richiesta di proroga dei termini di coltivazione della parte rimanente della cava con nuova scadenza al 31.12.2009 e concede la correlata autorizzazione paesaggistica ai sensi del D.Lgs 42/2004 fino alla medesima data con prescrizione di presentare una variante non sostanziale al progetto di sistemazione entro il 31.12.2007. Nello stesso D.D n. 256 del 14.12.2006 si procede allo stralcio, mediante estinzione parziale, della parte di cava adibita a discarica autorizzata. La ditta, nel maggio 2007 presenta in Regione il “Progetto di variante non sostanziale alla ricomposizione ambientale”, il quale recepiva le prescrizioni contenute nel Decreto del Dirigente Regionale n. 256 del 14.12.2006.

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La Regione Veneto, con DGR 153 del 15.09.2011, autorizza la variante non sostanziale al progetto di coltivazione, ed inoltre proroga l’autorizzazione di cava al 31.12.2015. In ultima istanza, con Decreto n.02 del 14.01.2016 viene prorogato al 31.12.2020 il termine per la conclusione dei lavori di sistemazione ambientale.

2. UBICAZIONE SITO QUARTIERI: DISCARICA CORSEA- CAVA QUARTIERI

Il sito “Quartieri” è ubicato nel territorio del Comune di Sarcedo (VI), a sud del centro abitato, in destra idrografica del torrente Astico. In particolar modo il sito estrattivo, che morfologicamente presenta la tipica conformazione a fossa delle cave di pianura, è ubicato in prossimità di via Molle, laterale della SP63.

Individuazione Sito “Quartieri”: Regione : Veneto Provincia: Vicenza Comune: Sarcedo Altitudine sito: 103 m (quota media s.l.m.m.)

Di seguito si riporta un estratto planimetrico con indicazione del sito “Quartieri” oggetto del presente progetto.

Figura 1 – Estratto cartografico. Fonte dei dati: Geoportale della Regione Veneto

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Figura 2 – Estratto Carta Tecnica Regionale, in colore giallo, dell’area di cava QUARTIERI, in grigio la discarica CORSEA

Figura 3 – Ortofoto anno 2015.

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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il Quadro di Riferimento Programmatico riporta l'analisi delle relazioni esistenti tra il progetto e i diversi strumenti pianificatori. Il Quadro non tratta l'aderenza "formale" dell'opera agli strumenti di piano, ma è finalizzato a verificare la compatibilità delle opere in progetto con le linee strategiche generali di pianificazione del territorio, espresse dai disposti amministrativi diversamente competenti e ordinati; inoltre richiama il quadro normativo di riferimento, in relazione agli ambiti legislativi coinvolti dal Progetto.

Per l’inquadramento rispetto agli strumenti di pianificazione, sono stati valutati i seguenti strumenti pianificatori:  Pianificazione regionale e di livello superiore:  Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) vigente  Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) adottato  Piano Di Tutela Delle Acque (PTA)  Reti ecologiche e biodiversità (aree SIC E ZPS del Veneto)  Pianificazione provinciale:  Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza (PTCP)  Pianificazione comunale:  Piano di Assetto del Comune di (P.A.T.)  Piano degli Interventi del Comune di Sandrigo (P.I.)

Per l’analisi della compatibilità del progetto rispetto al Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) del Bacino Brenta Bacchiglione, si rimanda alla consultazione della Valutazione di compatibilità idraulica.

3.1. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO (PTRC) DEL VENETO

3.1.1. P.T.R.C. vigente

Del PTRC Vigente (1992) verranno analizzate le seguenti tavole:  Tavola 1 - Difesa del suolo e degli insediamenti;  Tavola 2 - Ambiti naturalistico-ambientali e paesaggistici di livello regionale;  Tavola 4 - Sistema insediativo e infrastrutturale storico ed archeologico;  Tavola 5 - Ambiti per la istituzione di parchi e riserve regionali naturali, archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica.

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Tavola 1: “Difesa del suolo e degli insediamenti” Nella tavola della “Difesa del suolo e degli insediamenti”, il sito “Quartieri” ricade in aree di ricarica degli acquiferi. La realizzazione del progetto permette, anche se in maniera indiretta, una migliore tutela degli acquiferi attraverso la realizzazione del capping in argilla sull’area adibita a discarica. La realizzazione di tale intervento permette infatti di limitare l’infiltrazione di acqua all’interno del copro discarica, riducendo così la formazione di percolato che, se presente in quantità eccessive, potenzialmente potrebbe portare ad una instabilità globale e ad un danneggiamento della barriera di fondo. Inoltre con la ricomposizione a piano campagna dell’area di cava, si andrà a migliorare la stabilità della scarpata della discarica CORSEA.

Figura 4 – Estratto della Tavola 1 del PTRC: Difesa del suolo e degli insediamenti, in rosso si evidenzia approssimativamente l’area di cava

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Tavola 2: “Ambiti naturalistico-ambientali e paesaggistici di livello regionale” Nella tavola “Ambiti naturalistico-ambientali e paesaggistici di livello regionale”, l’area d’interesse non ricade all’interno di ambiti assoggettati a tutela paesaggistica. La ricomposizione finale dell’area di cava “Quartieri” in progetto prevede il ripristino dell’uso agricolo dell’area.

Figura 5 – Estratto della Tavola 2 del PTRC “Ambiti naturalistico-ambientali e paesaggistici di livello regionale

Tavola 4: “Sistema insediativo ed infrastrutturale storico e archeologico” Nell’ambito della Tavola n. 4 del PTRC si definiscono oltre ai centri storici di particolare rilievo, le zone archeologiche vincolate ai sensi delle leggi 1.6.1939, nn. 1089 e 8.8.1985, n.431. L’area d’interesse è ubicata nelle vicinanze di “principali itinerari di valore storico e storico ambientale” e di “zone archeologiche vincolate ai sensi della L 1089/39 e L 491/85 (art. 27 N. d A)”.

Figura 6 – Estratto della Tavola 4 del PTRC “Sistema insediativo ed infrastrutturale storico e archeologico”.

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Tavola 5: “Ambiti per l’istituzione di parchi e riserve regionali naturali, archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica” Il sito Quartieri non ricade all’interno degli “Ambienti per l’istituzione di parchi e riserve regionali naturali, archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica”. A est del sito si riscontra la presenza di un “ambito per l’istituzione di parchi-riserve naturali regionali (art. 33 N. d A)” lungo l’asta fluviale del Fiume Brenta.

Figura 7 – Estratto della Tavola 5 del PTRC “Ambienti per l’istituzione di parchi e riserve regionali naturali, archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica”.

3.1.2. P.T.R.C. Adottato

La Regione Veneto ha avviato il processo di aggiornamento del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, come riformulazione dello strumento generale relativo all'assetto del territorio veneto, in linea con il nuovo quadro programmatico previsto dal Programma Regionale di Sviluppo (PRS) e in conformità con le nuove disposizioni introdotte con il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/04). Con Delibera di Giunta Regionale n. 372 del 17 febbraio 2009 la Regione Veneto ha adottato il nuovo P.T.R.C. che, anche se non riveste carattere di vigenza, viene comunque preso in esame in riferimento allo studio in esame. Con DGR n. 427 del 10 aprile 2013, è stata adottata la variante parziale al Piano, con attribuzione della valenza paesaggistica.

Il progetto prevede oltre alla ribaulatura e stabilizzazione scarpate della discarica CORSEA anche la sistemazione morfologica del sito estrattivo di cava “Quartieri” progettata secondo le previsioni del PTRC. L’attività di cava è regolata all’art. 15 delle NTA del PTRC – Variante 2013, il cui testo viene riportato sotto:

CAPO III SISTEMA ESTRATTIVO ARTICOLO 15 - Risorse minerarie – cave e miniere (Articolo modificato con la variante al PTRC adottata nel 2013)

1. La pianificazione regionale di settore, da attuarsi anche mediante uno specifico piano per le attività di cava, e l’attività di ricerca e coltivazione delle risorse minerarie sono tese alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione del patrimonio minerario, anche nei casi in cui esso è posto nella disponibilità del proprietario del suolo, in coerenza con le esigenze della programmazione economica e di tutela del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, anche attraverso la

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realizzazione di opportune misure di mitigazione coerenti con le caratteristiche del territorio agrario in cui sono realizzati gli interventi.

2. La ricomposizione dei siti estrattivi costituisce opportunità di valorizzazione e riuso del territorio sia a fini pianificatori che a fini agricoli, idraulici, ambientali, paesaggistici, turistico-ricreativi, culturali e di incentivazione della biodiversità, compresa la conservazione, a fine intervento, della superficie agraria utilizzabile a fini produttivi.

Nel progetto al termine della sistemazione morfologica del sito è infatti prevista la finitura superficiale con terreno agrario riutilizzabile a scopi di produzione agraria, compatibilmente con gli strumenti di programmazione territoriale del Comune di Sarcedo. Per quanto riguarda il PTRC adottato con D.G.R. n. 372/2009 e alla variante adottata con D.G.R. n. 427/2013, si procederà alla localizzazione dell’area d’interesse nelle seguenti tavole del Piano, ovvero: - Ricognizione del PTRC vigente; - Tavola 1a – Uso del suolo - Terra (2009); - Tavola 1b – Uso del suolo – Acqua (2009); - Tavola 1c – Uso del suolo – Idrogeologia e rischio sismico (2013); - Tavola 2 – Biodiversità (2009); - Tavola 9 – Sistema del territorio rurale e della rete ecologica (2013) – Scheda 23 “Alta Pianura Vicentina”

Data la scala del Piano, si sottolineano solo i principali tematismi riconoscibili nell’area.

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Tavola di ricognizione” del P.T.R.C. approvato L’area di interesse non rientra negli ambiti caratterizzati dalla presenza o dall’assenza di disciplina attuativa. A sud, a notevole distanza, è segnalato l’ambito n.62: Bosco di Dueville

Figura 8 – Estratto della Tavola di ricognizione del P.T.R.C. 2009

Tavola 1a: “uso del suolo-terra” Alla scala di rappresentazione del Piano, l’area ricade all’interno delle “area agropolitano”, e delle aree prive di caratterizzazione.

Figura 9 – Estratto della Tavola 1a del PTRC 2009 “uso del suolo-terra”

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Tavola 1b: “uso del suolo-acqua”

Alla scala che caratterizza la tavola 1b, risultra che il sito di interesse ricade in “area di primaria tutela quantitativa degli acquiferi” e “area vulnerabile ai nitrati”. Nelle vicinanze si rileva la presenza di “pozzi a servizio pubblico acquedotto”.

Figura 10 – Estratto della Tavola 1b del PTRC 2009 “uso del suolo-acqua”

Nel sito in esame si rileva che: • la discarica post operativa CORSEA è dotata di barriera di fondo e di barriera superficiale, inoltre dispone dei necessari presidi ambientali di monitoraggio e controllo; • la ex cava “Quartieri” è stata riempita per ricomposizione con spessori metrici di fanghi limosi dalle pratiche di lavaggio di inerti degli impianti di cava della proprietà: lo spessore dei limi nel lato di cava ancora attiva è 9÷10 metri.

Inoltre i lavori di ribaulatura, ricomposizione morfologica e stabilizzazione di scarpate non prevedono l’utilizzo di sostanze pericolose e non si ravvisano pericoli di sversamento in falda. Il progetto di ricomposzione non andrà in alcun modo a modificare la struttura idrogeologica che caratterizza l’acquifero in zona.

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Tavola 1c:“Uso del suolo – Idrogeologia e Rischio sismico” Nella tavola “uso del suolo – idrogeologia e rischio sismico”, variante con attribuzione valenza paesaggistica - Adozione DGR 427 del 10/04/2013, l’area ricade all’interno della “superficie irrigua”.

Figura 11 – Estratto della Tavola 1c del PTRC 2009 var. 2013 “Uso del suolo – Idrogeologia e Rischio sismico”

Tavola 2: “Biodiversità” Alla scala di rappresentazione del Piano, l’area di discarica e l’area di cava non viene catalogata. Il cotesto agricolo in cui si inserisce il sito di interesse viene definito a “diversità medio alta”. A est, in corrispondenza del Fiume Astico e del rilievo di si riscontra la presenza di “corridoio ecologico”.

Gli interventi di ricomposizione finale di progetto, opportunamente svolti andranno a creare le condizioni idonee alla formazione di un ecosistema para-naturale in grado di autosostenersi ed evolversi, in tal modo si andrà a reinserire il sito di discarica post operativa e il limitrofo sito estrattivo all’interno del contesto paesaggistico circostante.

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Figura 12 – Estratto della Tavola 2 del PTRC 2009 “Biodiversità”

Tavola 9: “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica – Sistema 23: Alta Pianura Vicentina” L’area oggetto di studio non è classificata all’interno della Tavola 9 del sistema della rete ecologica, variante con attribuzione valenza paesaggistica - Adozione DGR 427 del 10/04/2013. Nelle vicinanze si rileva la presenza di “sistema del territorio rurale” e “sistemi ecologici”, per la presenza del corridoio ecologico del F. Astico. L’attività di progetto non prevede l’interruzione di tali elementi, inoltre l’avvenuta ricomposizione a piano campagna e il mantenimento delle siepi al confine permetterà di migliorare la morfologia dei luoghi e incrementare la biodiversità degli ecosistemi presenti.

Figura 13 – Estratto della Tavola 9 del PTRC 2013 “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica”

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3.1.3. Documento per la pianificazione paesaggistica

Si riportano di seguito i contenuti del Documento per la pianificazione paesaggistica, che possono riguardare l’area di interesse.

Delimitazione degli Ambiti di Paesaggio Ai fini paesaggistici, il territorio regionale è stato articolato in 14 ambiti di paesaggio. La loro definizione è avvenuta in considerazione degli aspetti geomorfologici, dei caratteri paesaggistici, dei valori naturalistico-ambientali e storico-culturali e delle dinamiche di trasformazione che interessano ciascun ambito, oltre che delle loro specificità peculiari. Gli Ambiti di Paesaggio vengono identificati con efficacia ai sensi dell’art. 45 ter, comma 1, della LR 11/2004, e ai sensi dell’art. 135, comma 2, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Per ciascun Ambito di Paesaggio è prevista la redazione di uno specifico Piano Paesaggistico Regionale d’Ambito (PPRA), così come specificato all’art. 71 ter delle Norme Tecniche del PTRC. E’ già stata avviata l’elaborazione di alcuni PPRA, ed in particolare il PPRA “Arco costiero adriatico, Laguna di Venezia e Delta del Po” (del quale è stato adottato il Documento Preliminare con DDR 40 del 25 settembre 2012), del PPRA “Colli Euganei e Monti Berici” e “Verona, lago di Garda, monte Baldo”. L’area in oggetto ricade nell’Ambito di Paesaggio n. 23 “Alta Pianura Vicentina”.

Si segnala la presenza dei seguenti elementi d’interesse all’interno dell’ambito dell’Alta Pianura Vicentina: - fiume Brenta; - il sistema delle risorgive, dei torrenti e delle rogge; - il Bosco Dueville; - il sistema delle valli; - il sito Unesco: “La città di Vicenza e le ville del Palladio in Veneto”; - monte Berico quale meta del turismo religioso; - le città murate di Vicenza e ; - il sistema delle ville e i manufatti di interesse storico: - i castelli, le rocche, le antiche pievi, le fornaci, le filande e gli opifi ci idraulici; - i manufatti di archeologia industriale; - le valli dei mulini, tra cui in particolare i manufatti di gestione idraulica (sistema delle acque, rogge, mulini ) collegati al distretto antico della ceramica; - le contrade e le corti rurali.

L’area di intervento non interessa nessuna delle peculiarità sopra elencate. Per quanto riguarda cave e discariche, gli obiettivi e indirizzi del documento per la pianificazione paesaggistica prevedono al punto 35:

35. Qualità dei “paesaggi di cava” e delle discariche 35a. Migliorare la qualità paesaggistica ed ambientale delle cave e delle discariche durante la loro lavorazione, in particolare per quelle localizzate lungo il torrente Astico. 35c. Prevedere azioni di coordinamento della ricomposizione paesaggistica dei siti interessati da cave dimesse e discariche esaurite, come occasione di riqualificazione e riuso del territorio, di integrazione della rete ecologica e fruizione didattico- naturalistica (, , Malo e ).

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Figura 14 – Valori naturalistico ambientali e storico culturali

L’area non interessa ambiti di valore naturalistico-ambientale o storico-culturale

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Figura 15 – Fattori di rischio ed elementi di vulnerabilità L’area di intervento è catalogata come area estrattiva

3.2. PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

Il P.T.A. della Regione Veneto contiene gli interventi volti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui agli articoli 76 e 77 del D.Lgs. 152/2006 e contiene le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico. La Regione ha approvato il PTA con deliberazione del Consiglio regionale n. 107 del 5 novembre 2009. Tavola 2.1 – Carta delle aree sensibili

Figura 16 – Estratto PTA del Veneto – Fig. 2.1: Carta delle aree sensibili

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Tavola 2.3 – Zone vulnerabili dai nitrati di origine agricola

Figura 17 - Estratto PTA del Veneto – Fig. 2.3: Zone vulnerabili dai nitrati di origine agricola

Tavola 2.2: Carta della vulnerabilità intrinseca della falda freatica della Pianura Veneta

Figura 18 - Estratto PTA del Veneto – Fig. 2.2: Carta della vulnerabilità intrinseca della falda freatica della Pianura Veneta

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Tavola 36: Zone omogenee di protezione dall’inquinamento

Figura 19 - Estratto PTA del Veneto – Fig. 36: Zone omogenee di protezione dall’inquinamento

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3.3. RETI ECOLOGICHE E BIODIVERSITA’ (AREE SIC E ZPS DEL VENETO) Le interferenze rispetto ai siti della Rete Natura 2000 presenti nel territorio sono fatte sulla base della D.G.R. n. 1400 del 29 Agosto 2017 – Allegato A: “GUIDA METODOLOGICA PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AI SENSI DELLA DIRETTIVA 92/43/Cee”. Vista la tipologia d’intervento in progetto, e in considerazione alla sua ubicazione, per la valutazione di incidenza si è fatto riferimento a quanto riportato nell’Allegato A, Par. 2.2, pt. 23 alla DGR n. 1400/2017;  23. piani, progetti e interventi per i quali sia dimostrato tramite apposita relazione tecnica che non risultano possibili effetti significativi negativi sui siti della rete Natura 2000.

In relazione all’attività di discarica CO.RSEA e di cava SIG la distanza dai i siti protetti inseriti all’interno del progetto di rete Natura 2000 può venire osservata nella figura seguente Si osserva una distanza di circa 4,8 Km, tra il sito “Quartieri” e il SIC “Bosco di Dueville risorgive limitrofe” (SIC IT3220040).

Figura 20 - Cartografia con distanza Siti di Importanza Comunitaria. Fonte dei dati GIS Regione Veneto.

Sul territorio in esame si sono individuati diversi elementi di natura antropica - naturale, che si infrappongono tra i siti della Rete Natura 2000 analizzati e l’area di interesse. Tale aspetto rende possibile l’annullamento degli effetti negativi tra lo svolgimento delle attività di discarica e di cava e gli ecosistemi che caratterizzano i siti SIC e ZPS. Non risulta esservi alcun elemento di incompatibilità tra la sussistenza del progetto di cava e i siti della Rete Natura 2000 considerati.

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3.4. PIANO TERRITORIALE COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) VIGENTE

Con Deliberazione di Giunta della Regione del Veneto n. 708 del 02/05/2012 è stato approvato il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Vicenza.

Tavola 1.1.A - Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale L’area di interesse è soggetta a “vincolo corsi d’acqua”, per la presenza di numerose rogge irrigue consortili (in PTCP identificate come Roggia Monza a est e Roggia capra a nord e ovest). Si evidenzia comunque che la discarica e la cava in località Quartieri sono state autorizzate dalla Regione Veneto (si veda capitolo 2). Le operazioni in progetto di ribaulatura della discarica e di sistemazione dell’area di cava consentono il ripristino del piano campagna originario, e non interessano in alcun modo le aree limitrofe ai corsi d’acqua sottoposti a tutela.

Figura 21 – Estratto della Tavola 1.1.A del PTCP 2012 “Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale”

Gli interventi in progetto non andranno ad interessare i corsi d’acqua presenti, inoltre parte del progetto è finalizzato al limitare la produzione di percolato, a maggiore tutela degli acquiferi e dei corpi idrici presenti.

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Tavola 2.1.A - Carta delle Fragilità Nella carta è evidenziata l’area di cava Quartieri, distinta in “cava dismessa” (dove è presente la discarica CORSEA) e “cava attiva”. In prossimità dell’area di cava si rileva la presenza di corsi d’acqua catalogati come “Idrografia secondaria”. A nord est è segnalata la presenza di un’opera di laminazione proposta (2012) nel sito di una cava attiva e ancora più a nord è riportata la fascia/limite inferiore dell’area di ricarica della falda. Sono inoltre segnalati il metanodotto (linea tratto-punto viola) e un linea elettrica da 50 a 133 Kw (linea puntinata nera). Si rimanda a quanto precedentemente detto in merito alle operazioni di sistemazione ambientale del sito di interesse, e la sua riconversione ad usi produttivi.

Figura 22 – Estratto della Tavola 2.1.A del PTCP 2012 “Carta delle Fragilità”

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Tavola 3.1.A - Sistema Ambientale L’area d’interesse rientra per la maggior parte in “area ad elevata utilizzazione agricola”, mentre in minima parte a sud ad “aree agropolitano” con urbanizzazione sparsa. A nord, al di là della roggia irrigua si estende un’ “area di agricoltura mista e naturalità diffusa”. Gli interventi in progetto restituiranno un sufficiente grado di naturalità al sito, infatti con il mantenimento della fascia arborea arbustiva lungo i confini dell’area si preserva la funzionalità della componente vegetale, mentre la ricomposizione della superficie a piano campagna consente di potervi praticare le normali attività agricole.

Figura 23 – Estratto della Tavola 3.1.A del PTCP 2012 “Sistema Ambientale”

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Tavola 4.1.A- Sistema Insediativo e Infrastrutturale L’area in località Quartieri non rientra in alcun ambito di interesse. Unici elementi da menzionare sono le “zone produttive” poste a sud del sito e la “viabilità in progetto di primo livello” costituita dalla Superstrada Pedemontana Veneta.

Figura 24 – Estratto della Tavola 4.1.A del PTCP 2012 “Sistema Insediativo e Infrastrutturale”

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Tavola 5.1.A – Sistema del Paesaggio Come nella tavola 5.1.A, l’area viene catalogata per la maggior parte in “area ad elevata utilizzazione agricola”, mentre in minima parte a sud ad “aree agropolitano” con urbanizzazione sparsa. Ad ultimazione degli interventi di ricomposizione ambientale l’area sarà ben inserita nel contesto agrario circostante.

Figura 25 – Estratto della Tavola 5.b del PTCP 2013 “Sistema del Paesaggio”

3.5. PIANO ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE (PATI)

Il comune di Sarcedo (VI), è dotato di Piano di Assetto del Territorio Intercomunale “Terre di Pedemontana Vicentina”(con i Comuni di , , , , Montecchio Precalcino, Salcedo e ), approvato con delibera di Giunta Regionale del Veneto (D.G.R.V.) n.2777 del 30/09/2008 (pubbl. sul B.U.R. n. 87 del 21/10/2008) – ai sensi dell’art.15, comma 6, della L.R. 11/2004 – a seguito degli esiti della Conferenza dei Servizi tenutasi il 12-09-2008. Di seguito verranno analizzate le tavole maggiormente significative.

Elaborato 1.4 – Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale L’area in località Quartieri viene classificata a nord come “discarica” e a sud come “cava”. La zona è inoltre interessata dal “Vincolo Paesaggistico D.Lgs. 42/2004 – Corsi d’acqua”, per la presenza di numerose rogge irrigue consortili (in PTCP identificate come Roggia Monza a est e Roggia capra a nord e ovest), sono inoltre presenti una fascia di rispetto per linea elettrica a nord, e a distanza sono segnalati degli allevamenti zootecnici sia ad ovest che a sudest. Si rimanda per la presenza di vincolo paesaggistico a quanto già espresso per la cartografia del PTCP di Vicenza. Si ribadisce comunque che le operazioni di ribaulatura della discarica e di sistemazione dell’area di cava consentono il ripristino del piano campagna originario, e non interessano in alcun modo le aree limitrofe al corso d’acqua sottoposto a tutela.

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Figura 26 – Estratto PATI del comune di Sarcedo – Elaborato 1.4 ”Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale”

Elaborato 2.4 – Carta delle Invarianti Non si riscontrano elementi di tutela all’interno del sito di interesse; nelle vicinanze emergono alcune invarianti di natura paesaggistica e storico-monumentale (ville e manufatti minori). La realizzazione del progetto in esame non andrà in alcun modo ad intaccare l’integrità di tali elementi.

Figura 27 – Estratto PATI del comune di Sarcedo – Elaborato 2.4”Carta delle Invarianti”

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Elaborato 3.4 – Carta delle Fragilità Nella carta delle fragilità l’area di discarica viene classificata come “area idonea a condizione” mentre l’area di cava viene classificata come “area non idonea” ai fini edificatori. Quest’ultimo giudizio è dovuto all’attuale quota di fondo della cava, che si pone a parecchi metri sotto il piano campagna (tra -17 e -23 m, mediamente 20 metri sotto il p.c.). Si ribadisce che le operazioni di ribaulatura della discarica e di sistemazione dell’area di cava consentono il ripristino del piano campagna originario, con superamento del giudizio attuale di compatibilità geologica.

Figura 28 – Estratto PATI del comune di Sarcedo – Elaborato 3.4 ”Carta delle Fragilità”

Elaborato 4.4 – Carta delle Trasformabilità Nella Carta delle Trasformabilità, l’area di cava viene assoggettata ad “interventi di riordino della zona agricola”, in sintonia quindi con il progetto di sistemazione dell’area mediante la ribaulatura della discarica post operativa CO.RSEA e la ricomposizione a piano campagna della cava SIG, in fase di presentazione. In adiacenza, in direzione ovest, si ha la presenza di “Zone di ammortizzazione e transizione”, mentre ad est si ha una “edificazione diffusa”. A nord è evidenziata la presenza di “Infrastrutture e attrezzatura di maggior rilevo”, con il tracciato individuato dalla Superstrada Pedemontana Veneta. Inoltre la zona ricade all’interno dell’ATO n.2 “Pianura”, ed è limitrofa agli ATO n.5 e n.7 di tipo “Produttiva”.

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Figura 29 – Estratto PATI del comune di Sarcedo – Elaborato 4.4”Carta delle Trasformabilità”

Figura 30 – Estratto PATI del comune di Sarcedo – Elaborato 4.4”Carta delle Trasformabilità” – Legenda

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3.6. PIANO DEGLI INTERVENTI (PI)

Con Delibera del Consiglio Comunale n. 43 del 11.11.2013, viene approvata la Quarta Variante al Piano degli Interventi del Comune di Sarcedo. Di seguito verranno esaminati gli elaborati maggiormente significativi.

Elaborato 7 – Intero Territorio Comunale Nella cartografia dell’Intero territorio Comunale l’area di interesse viene classificata come “cava” a sud e come “Aree per attrezzature di interesse comune” a nord, e nell’angolo sud ovest dov’è presente l’impianto di trattamento del biogas e la torcia di combustione della discarica. Nelle zone limitrofe è segnalata una “Zona agricola speciale”.

Figura 31 – Estratto PI del comune di Sarcedo – Elaborato 7 ”Intero territorio comunale”

Le NTA, all’art. 23, pt. 2, sanciscono quanto segue: “AREE DI RIEQUILIBRIO/RIQUALIFICAZIONE ECOLOGICA. Sono le zone identificate in cartografia di Piano. Le A.R.E. sono ambiti degradati del territorio comunale costituiti da cave e dalle aree contermini, generalmente soggette ad impoverimento della vitalità biologica; per tali zone si dovrà mirare alla rinaturazione delle condizioni il più possibile vicine alla spontaneità della vita vegetale ed animale in modo da garantire la più alta varietà biologica e la riconversione ad usi polivalenti (laboratori all’aperto finalizzati ad attività ambientale e scientifica). Il recupero ambientale dovrà attuarsi mediante interventi di ripristino paesaggistico coniugando altresì, la rinaturazione ed il riequilibrio ecologico compatibilmente con la fruibilità dei siti per la collettività”. La ricomposizione finale dell’area in progetto è in sintonia con quanto previsto da PI.

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Elaborato 10 – Vincoli L’area viene classificata come “Ambito e fascia di rispetto cave/discariche”, rientra inoltre nel “limite di 150m dalle acque pubbliche D.Lgs 42/2004”.

Figura 32 – Estratto PI del comune di Sarcedo – Elaborato 10 ”Vincoli”

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3.7. COMPATIBILITA’ DELL’INTERVENTO PROPOSTO IN RELAZIONE AI PIANI TERRITORIALI ESAMINATI

Dall’esame degli strumenti di pianificazione di cui sopra, si è verificata la compatibilità dell’intervento proposto rispetto ai vincoli e alle previsioni dei Piani e degli strumenti analizzati. Di seguito si riportano le conclusioni, in sintesi, dell’analisi effettuata. VINCOLO PAESAGGISTICO (D.Lgs 22.01.2004, n. 42) vincoli esaminati vincoli in cui ricade l’area note o prescrizioni per l’intervento in esame Aree tutelate per legge Gli interventi non andranno ad interessare i corsi Vincolo corsi d’acqua Art. 142 d’acqua presenti Aree di notevole interesse pubblico nessuno Art. 136 Aree di pianificazione paesaggistica nessuno Art. 136 e 143

RAPPORTO CON IL P.T.R.C. VIGENTE Tavole del PTRC esaminate ambiti in cui ricade l’area note o prescrizioni per l’intervento in esame La realizzazione del progetto permette, anche se in Tavola 1 maniera indiretta, una migliore tutela degli acquiferi Area di ricarica degli acquiferi Difesa del suolo e degli insediamenti attraverso la realizzazione del capping in argilla sull’area adibita a discarica Tavola 2 Ambiti naturalistico-ambientali e nessuno paesaggistici di livello regionale Tavola 4 Sistema insediativo ed infrastrutturale nessuno storico ed archeologico Tavola 5 Ambiti per l’istituzione di parchi e nessuno riserve regionali ed aree di massima tutela paesagistica

RAPPORTO CON IL P.T.R.C. ADOTTATO Tavole del PTRC esaminate ambiti in cui ricade l’area note o prescrizioni per l’intervento in esame Per quanto riguarda il bene Acqua, le Norme Tavola 1  Area agropolitana Tecniche del PTRC rimandano al Piano di Tutela Uso del suolo – Terra, Acqua,  Area vulnerabile ai nitrati delle Acque (PTA), nonché agli altri strumenti di Idrogeologia e Rischio sismico  Area di primaria tutela quantitativa degli pianificazione di settore a scala di bacino o acquiferi distretto idrografico. Tavola 2 Area con bassa diversità dello spazio nessuna Biodiversità agrario Tavola 9 Sistema del territorio rurale e della rete Sistema del territorio rurale nessuna ecologica

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RAPPORTO INTERVENTO RISPETTO AL PIANO TUTELA ACQUE (PTA) Zona di tutela considerata l’intervento ricade o non ricade nella zona

Tavola 2.1 – Carta delle aree sensibili Bacino scolante Adriatico

Tavola 2.3 – Zone vulnerabili dai nitrati di origine agricola Zona di ricarica degli acquiferi

Tavola 2.2: Carta della vulnerabilità intrinseca della falda freatica della Pianura Veneta Vulnerabilità alta ed elevata

Tavola 36: Zone omogenee di protezione dall’inquinamento Zona di ricarica

RAPPORTO LA RETE NATURA 2000 (AREE SIC E ZPS) Aree SIC e ZPS esaminate Interferenza con siti SIC e ZPS note o prescrizioni per l’intervento in esame L’intervento non ricade all’interno o ai La notevole distanza, rende possibile SIC IT 3220039 margini del SIC. l’annullamento degli effetti negativi, tra lo Bosco di Dueville e risorgive limitrofe La distanza tra il sito e l’area di intervento svolgimento delle attività in progetto e gli è di circa 4,8 Km. ecosistemi che caratterizzano il SIC.

RAPPORTO CON IL P.T.C.P. Tavole del PTCP esaminate ambiti in cui ricade l’area note o prescrizioni per l’intervento in esame Gli interventi in progetto non andranno ad interessare i Tavola 1 corsi d’acqua presenti, inoltre parte del progetto è Carta dei vincoli e della pianificazione Vicolo corsi d’acqua finalizzato al limitare la produzione di percolato, a territoriale maggiore tutela degli acquiferi e dei corpi idrici presenti.

Tavola 2.1.A  Cave attive

Carta della Fragilità  Cave estinte

Gli interventi in progetto restituiranno un sufficiente grado di naturalità al sito, infatti con il mantenimento  Aree ad elevata utilizzazione della fascia arborea arbustiva lungo i confini dell’area si Tavola 3.1.A agricola preserva la funzionalità della componente vegetale, Carta sistema ambietale  Aree agropolitano mentre la ricomposizione della superficie a piano campagna consente di potervi praticare le normali attività agricole. Il vincolo preordinato all’esproprio relativo al tracciato Tavola 4.1.A di progetto, è scaduto nel 2012 (Del. CIPE n. 94/2004

Sistema insediativo-infrastrutturale – G.U. n° 115 del 19/05/2005) senza successiva reiterazione  Aree ad elevata utilizzazione Tavola 5 .1.A agricola Carta del Sistema del Paesaggio  Aree agropolitano

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RAPPORTO CON IL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE (P.A.T.) DI SARCEDO Tavole del PATI esaminate ambiti in cui ricade l’area note o prescrizioni per l’intervento in esame Tavola 1  Cave Si rimanda a quanto prescritto in precedenza sugli Carta dei Vincoli e della pianificazione  Discariche altri piani territoriale  Vincolo paggistico corsi d’acqua

Tavola 2 nessuno Carta delle invarianti

 Area idonea ai fini edificatori Tavola 3  Area idonea a condizione ai fini nessuna Carta delle fragilità edificatori

Tavola 4 Il progetto è finalizzato alla restituzione finale  Interventi di riordino della zona agricola Carta della trasformabilità dell’area di cava all’uso agricolo

RAPPORTO CON IL PIANO DEGLI INTERVENTI DEL COMUNE DI SARCEDO Tavole del P.I. esaminate ambiti in cui ricade l’area note o prescrizioni per l’intervento in esame

 Cava Tavola 7-Intero Territorio Comunale  Aree per attrezzature di interesse

comune

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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

4.1. MOTIVAZIONI ALLA BASE DEL PROGETTO

Il presente progetto nasce dall’esigenza di coniugare le aspettative di durata della post gestione della discarica fino al raggiungimento delle condizioni idonee per la sua dismissione finale (che in base al D. Lgs. 36/2003 sono minimo di ulteriori 21 anni), e le richieste di ricomposizione ambientale nell’ambito della cava contermine, indicando essenzialmente i seguenti obiettivi che devono svilupparsi parallelamente:

a) Consentire una sinergia fra i gestori pubblico/privati dell’area in modo da far sì che la ricomposizione della cava “Quartieri” avvenga eseguendo anche le manutenzioni straordinarie utili alla risagomatura e sistemazione finale della discarica, utilizzando possibilmente le maestranze della ditta SIG SpA (ditta che opera nel campo delle costruzioni/demolizioni edili e stradali oltre che nell’estrazione inerti) a costo nullo per le amministrazioni pubbliche coinvolte in via sostitutiva;

b) Creare le condizioni perché il privato possa disporre di disponibilità economiche aggiuntive, affinchè possa rendersi disponibile a fornire i materiali speciali e le maestranze per eseguire tali lavori di gestione straordinaria della discarica fino al ripristino della baulatura;;

4.2. INQUADRAMENTO GENERALE DELLA DISCARICA CORSEA

La discarica di rifiuti speciali assimilabili ad urbani (ex R.S.A.U.) del Consorzio CO.RSEA. è stata approvata dalla Regione Veneto con i seguenti provvedimenti:

- D.P.G.R. n. 1905 del 27/03/1990: autorizzazione progetto; - D.G.R.V. n. 4447 del 08/10/1996: variante per ampliamento in verticale; - D.G.R.V. n. 3750 del 26/11/2004 + D.G.R.V. n. 2644 del 20/09/2005: Piano di Adeguamento ai sensi dell’art.17 del D. lgs. 36/2003; - D.G.R.V. n. 18 del 19/01/2010: modifica della modalità di gestione del percolato in post-gestione, con prescrizione battente massimo di percolato nel pozzo di raccolta uguale ad un metro dal fondo.

I lavori di copertura superficiale si sono svolti conformemente agli elaborati progettuali (“integrazione”) acquisiti agli atti della Regione del Veneto prot. n. 390906/46.01 del 07/06/2004, con riguardo alla sentenza del T.A.R. Veneto n. 376/06 del 18/01/06 in merito all’impiego del geocomposito drenante in equivalenza allo strato drenante D. lgs. 36/2003. La dichiarazione di regolare esecuzione e di avvenuta ultimazione dei lavori è stata rilasciata in data 02/05/2008 dal Direttore lavori Ing. Ruggero Rigoni. Il collaudo funzionale della copertura superficiale finale e dell’impianto definitivo di captazione e combustione del biogas, a firma dell’Ing. Alberto Benedetti, è stato acquisito dalla Provincia di Vicenza in data 19/06/2008.

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La discarica di CO.RSEA. è in fase di gestione post-operativa ai sensi dei seguenti provvedimenti della Provincia di Vicenza:

- Provvedimento n. 86 del 29/04/2009: Impianto trattamento biogas, iscrizione registro provinciale in procedura semplificata al n. 5/2009; - Provvedimento n. 152 del 30/07/2009: autorizzazione chiusura e inizio gestione post operativa; - Deliberazione del Commissario Straordinario n. 12 del 28/01/2014: approvazione progetto e modifica delle condizioni di gestione post operativa.

4.2.1. Dati di costruzione e stato attuale della discarica

La discarica per rifiuti speciali assimilabili agli urbani è stata costruita rispettando i criteri del D.P.R. 915/1982 per una discarica di II° categoria di tipo B, secondo i progetti approvati dalla Regione del Veneto. La ditta esecutrice è stata Ecoveneta SpA, per conto del consorzio CO.RSEA.

La discarica si è impostata sul piano di scavo approvato della cava “Quartieri”, con strato impermeabile di base di spessore minimo 100 cm realizzato con argilla costipata ad alta plasticità (classe CH del diagramma di Casagrande, coefficiente di permeabilità k massimo 10-9 m/sec) addittivata con bentonite granulare nello strato superiore di spessore pari a 20 cm. La sommità dello strato impermeabile si attesta ad una quota media di 76 m s.l.m. con superficie che convoglia verso quota 75 m s.l.m. dove è posto un pozzo di raccolta e pompaggio percolato.

I fianchi di cava sono stati impermeabilizzati con il medesimo materiale, addossato e costipato a gradoni posti in opera progressivamente con una pendenza inferiore a 33°, aventi uno spessore minimo, in sommità ai fianchi, di 100 cm. Sul lato sud la base scarpata è confinata da un terrapieno in argilla dall’area di cava, di altezza circa 4 metri sopra la sommità dello strato impermeabile, la cui superficie interna è stata impermeabilizzata con minimi 100 cm di argilla raccordata allo strato di base senza soluzione di continuità. La quota di sommità è mediamente di 81,5 m s.l.m.

Sul fondo della discarica è stata posta la rete di raccolta del percolato di fondo, entro un vespaio drenante di inerti, con invio al pozzo del percolato con pompa di sollevamento.

In sommità la copertura superficiale finale è così composta, dall’alto verso il basso:  100 cm minimi di strato di copertura in terreno agrario  Drenaggio eseguito con telo geocomposito drenante  50 cm minimo di strato impermeabile con argilla avente coefficiente di permeabilità k massimo 10-8 m/sec;

La quota massima raggiunta è di 110 m s.l.m. L’unica scarpata libera, a sud, è stata creata a gradoni con 4 falde a circa 24° raccordate da piste piane.

La copertura finale di tale scarpata è la seguente, dall’alto verso il basso:

 50 cm minimi di terreno agrario di copertura;  50 cm minimi di strato impermeabili in argilla;

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Figura 33 - rappresentazione della discarica nel 2001 (C.T.R. El. n.103114) e nel 2006 (Geoportale Nazionale)

4.2.2. Stato attuale della gestione post operativa

La discarica è entrata in gestione post operativa con Provvedimento della Provincia di Vicenza n. 152 del 30/07/2009.

L’obbligo intervenuto di cui al D. lgs. 36/2003 di una gestione post operativa di 30 anni non ha consentito al consorzio CO.RSEA. di accantonare le somme necessarie perché la discarica era ormai prossima all’esaurimento, e dovevano inoltre essere fatti i lavori aggiuntivi di cui al piano di adeguamento approvato con D.G.R.V. n. 3750 del 26/11/2004, D.G.R.V. n. 2644 del 20/09/2005 e D.G.R.V. n. 18 del 19/01/2010. Inoltre tra il 2010 e il 2013 (annate di piovosità eccezionale) sono occorsi ripetuti slittamenti e franamenti lungo la prima e seconda scarpa della scarpata sud, con trafilazione di percolato, richiedendo al gestore attività straordinarie di tamponamento e ulteriori pozzi di raccolta del percolato affiorante e delle acque di infiltrazione e ruscellamento “sporche” alla base della scarpata, con rilancio al pozzo percolato e ai serbatoi di accumulo in sommità. Come conseguenza sono aumentati i livelli di percolato nel pozzo centrale, anche per scadimento della funzione di allontanamento delle acque di ruscellamento del capping superficiale, e di concerto anche i costi di gestione post operativa, consumando le risorse disponibili. In seguito a dichiarazione di auto fallimento della CO.RSEA. in data 22/12/2014, l’area è passata sotto curatela fallimentare. La Berica Impianti srl, che gestiva l’impianto di cogenerazione per il recupero energetico del biogas, ha dismesso l’impianto noleggiato a CO.RSEA. (e tutt’ora presente nell’area) collegando la mandata delle linee del biogas alla torcia di combustione. La società SEPRA, costruttore e gestore dell’impianto di ultrafiltrazione e osmosi del percolato, ha eseguito una fermata programmata dell’impianto. Per le vicende occorse durante il periodo di curatela fallimentare si rimanda agli atti provinciali e ai precedenti progetti di sistemazione delle condizioni idonee nell’area di discarica dell’Ing. Ruggero Rigoni, in parte citati nelle premesse. Recentemente, col termine della curatela fallimentare da metà 2016, la discarica è rimasta senza gestore fino alla presa in carico emergenziale da parte della Provincia di Vicenza, sentiti gli altri Enti amministrativi e di controllo coinvolti, utilizzando le risorse della fidejussione riscossa all’abbandono da parte di CO.RSEA. Dai rapporti tecnici richiesti dalla Provincia di Vicenza sono stati confermati i seguenti inconvenienti e criticità del sito (già presenti nella Relazione tecnica di progetto, “Modifica Condizioni di Gestione Post operativa (e di sistemazione)”, 08/10/2015, Ing. Ruggero Rigoni):

1. Manomissione dell’integrità del capping della scarpata aperta non risolta con i tamponamenti di argille e teli temporanei, con aumento dell’infiltrazione;

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2. Progressivo decadimento prestazionale del capping di sommità della discarica, con aumento di infiltrazioni anche in quest’area; 3. Volumi elevati di acque di ruscellamento sporcate da trafilamenti di percolato, da raccogliere e rilanciare al pozzo percolato; 4. Aumento conseguente del battente di percolato in discarica, anche oltre il livello del terrapieno di contenimento della scarpata, con possibili spinte idrostatiche verso l’esterno; 5. Aumento dei costi di smaltimento presso ditte esterne; 6. Necessità di manutenzione straordinaria degli impianti esistenti, per aumentare le capacità di trattamento del percolato e ricircolo all’interno del corpo dei rifiuti del concentrato.

La Provincia di Vicenza, mediante Determina dirigenziale n. 57 del 20/01/2017, con le risorse disponibili dalla riscossione della fidejussione ha quindi fatto eseguire alle ditte e ai tecnici individuati una messa in sicurezza della discarica eseguendo alcune delle fasi proposte nel progetto dell’Ing. Ruggero Rigoni (2015):

 impermeabilizzazione delle scarpate sud, e sistemazione della rete delle acque di ruscellamento della scarpata

 revamping dell’impianto di trattamento del percolato con aumento della portata trattata a massimi 45 mc/ora

Tali lavori sono stati eseguiti nel 2017. Come già riportato in premessa, il lavori si sono svolti sotto la Direzione dell’Ing. Rigoni, mediante la stesa di strati di argilla nelle aree danneggiate (con K < 10-9 m/sec) e sigillatura con geomembrana in HDPE da 1,5 mm. La geomembrana, abbancata lateralmente agli strati di argilla di contenimento del bacino, è stata ancorata in corrispondenza delle piste piane tra falde inclinate mediante strato di ghiaietto armato con telo in geotessuto trama/ordito, per proteggere la geomembrana dal passaggio dei mezzi dei manutentori e controllori. Il piede della geomembrana è stato fissato sull’argilla del terrapieno di contenimento con riporto di inerte. Sul lato est della base scarpata, all’esterno del terrapieno di contenimento, è stato lasciato una porzione di vallo (altrove tombato già dal 2013) con fondo sulle ghiaie naturali per favorire lo sgrondo delle acque meteoriche fluenti dalla geomembrana.

Dopo tali lavorazioni i report del 2017/2018 hanno indicato una netta diminuzione dei volumi di percolato estratti per mantenere il livello del percolato al di sotto della quota di sicurezza.

Nella figura seguente si riporta il rilievo aereofotogrammetrico eseguito dai tecnici Giara Engineering srl in data 17/12/2018 con la situazione attuale della discarica CO.RSEA.

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Pozzo percolato e area serbatoi - impianto di trattamento

Area serbatoi e impianto di concentrazione del percolato

Figura 34 - Ortofoto da rilievo aereofotogrammetrico dello stato attuale (17/12/2018) della discarica

Le risorse disponibili alla Provincia di Vicenza sono state completamente impegnate nelle spese di messa in sicurezza del sito e nei costi di gestione degli ultimi due anni.

Attualmente le condizioni dell’area sono tornate ad essere critiche. In particolare le criticità ravvisabili, in maniera riassuntiva e non esaustiva, sono:

1. mancanza di disponibilità economiche per fare fronte alla gestione ordinaria e starordinaria post operativa della discarica fino alle condizioni idonee alla sua dismissione (la cui durata è prevista per D. Lgs. 36/2003 di ulteriori 20 anni minimo);

2. necessità di ripristinare le pendenze e di diminuire le infiltrazioni di acque meteoriche dalla baulatura sommitale della discarica;

3. necessità di garantire il mantenimento delle attuali condizioni di impermeabilizzazione della scarpata libera proteggendo la geomembrana con riporti e contrastando eventuali spinte dall’interno con l’interramento completo della scarpata stessa;

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4. necessità di modificare, riparare e sistemare l’attuale impiantistica di estrazione e trattamento del biogas, con controllo dello stato dei pozzi di estrazione, con sostituzione delle condotte danneggiate e interramento della rete per consentire gli sfalci della vegetazione;

5. necessità di stabilire un nuovo Piano di Gestione Post Operativa e Piano di Sorveglianza e Controllo della discarica.

Per maggiori dettagli sulle criticità in atto, in particolare sulle quantità di percolato e biogas prodotte, si rimanda alla relazione tecnica del progetto. Viene comunque di seguito riportato un riassunto delle criticità presenti.

4.2.3. Riassunto delle criticità allo stato attuale

Con l’assestamento normale del corpo rifiuti la copertura sommitale della discarica presenta ormai avvallamenti e discontinuità, con scadimento della funzione di separazione e protezione dello strato medesimo e necessità di ricreare le pendenze idonee allo sgrondo delle acque meteoriche, per eliminare il contributo dell’infiltrazione alla produzione di percolato, con aumento dei costi di gestione dello stesso.

Un ulteriore aspetto è dato dalla scarsa possibilità del biogas attualmente prodotto di essere bruciato in torcia, per l’evoluzione nei quantitativi e nella composizione dello stesso, a causa dell’invecchiamento fisiologico del corpo rifiuti. Oltre alla modifica del trattamento finale, è necessario prevedere una manutenzione straordinaria del sistema di captazione del biogas, anche per garantire il mantenimento di adeguate condizioni di sicurezza dell’impianto.

Per quanto riguarda invece le problematiche di scivolamenti e smottamenti del capping finale della scarpata sud, dovuti all’infiltrazione di acqua meteorica e conseguente imbimbimento dell’argilla della barriera impermeabile a causa di piogge eccezionalmente intense negli anni 2010-2014, le stesse sembrano risolte dagli interventi di messa in sicurezza mediante copertura con apposita geomembrana. Tali materiali tecnici, benchè ampiamente testati nella pratica usuale in ambito di discarica e messa in sicurezza di fronti scavo, ecc, sono comunque oggetto di scadimenti prestazionali nel tempo, in particolare se non adeguatamente protetti (mediante altri strati o teli di copertura) da danni esterni e dall’insolazione. Per garantirne una vita d’uso della geomembrana correlata alla durata della post gestione di questa tipologia di discariche sarebbe opportuno provvedere alla sua copertura con terreno. Tale terreno andrebbe comunque posato con pendenze minori della scarpata attuale, per assolvere anche alla funzione di contrafforte per aumentare la stabilità della scarpata stessa ad eventuali controspinte dall’interno del corpo discarica.

Tutti questi aspetti si ricollegano alla problematica principale di tale discarica, ovvero la mancanza di ulteriori risorse economiche sia per le manutenzioni straordinarie, sia per garantirne la gestione post operativa, per un periodo di almeno 20 anni, fino al raggiungimento delle condizioni idonee alla sua dismissione e cambiamento di destinazione urbanistica.

Non potranno essere risolte le criticità della discarica senza l’individuazione un progetto di sistemazione e messa in sicurezza che individui un sistema di auto-finanziamento delle opere, per consentire la loro esecuzione in tempi idonei in mancanza di investimenti da parte del gestore o pubblici.

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4.3. PROGETTO DI RIBAULATURA, STABILIZZAZIONE SCARPATE E SISTEMAZIONE IMPIANTISTICA DELLA DISCARICA IN ACCORDO ALLA RICOMPOSIZIONE AMBIENTALE DELL’AREA DI CAVA

Come già riportato la discarica si situa in ambito di cava dismessa. La scarpata aperta si prolunga in aree date in disponibilità dalla proprietà del sito estrattivo, SIG SpA.

La cava di sabbia e ghiaia, denominata “Quartieri”, è ormai esaurita e in fase di ricomposizione ambientale, di cui al piano approvato con DGRV n.153 del 15.09.2011 (Variante non sostanziale) e Decreto n.2 del 14.01.2016 (proroga dei termini), mediante principalmente i limi di lavaggio prodotti negli impianti di prima lavorazione di proprietà SIG SpA, oltre che con terre e rocce da scavo.

Recentemente la ditta ha richiesto un’ulteriore variante con aumento dei volumi di riporto fino al riempimento a piano campagna, per la necessità intervenuta da parte della ditta di collocamento di materiali provenienti dalla realizzazione della Pedemontana e da altri cantieri pubblici/privati, fino a 1.300.000 metri cubi. La pratica è stata istruita ed è in corso.

La coesistenza delle due realtà è problematica, il riempimento del fondo cava con limi poco permeabili non consente lo sgrondo e l’infiltrazione delle acque meteoriche, inoltre se la discarica rimane abbandonata a se stessa la scarpata sud può tornare a destabilizzarsi, e possono riprendere affioramenti di percolato, ecc.

Per questo motivo la ditta S.I.G. SpA dimostra disponibilità ad intervenire, in mancanza di soggetti preposti, per la sistemazione dell’area di discarica IN CONCOMITANZA ai lavori di ricomposizione ambientale dell’area di cava in sua proprietà. In pratica la ditta S.I.G. SpA sarebbe disposta ad accollarsi gli oneri per la fornitura e messa in opera di terreno argilloso a bassa permeabilità per il rifacimento della baulatura sommitale e per la copertura della geomembrana di messa in sicurezza della scarpata aperta, contemporaneamente all’esecuzione della prima fase di ricomposizione ambientale della cava, prevista in appoggio alla scarpata stessa, per fornire subito un idoneo contrafforte alla discarica ed eliminare per sempre problemi di controspinte idrostatiche dall’interno del corpo rifiuti.

Sarebbe altresì disponibile a fornire a proprie spese materiali, operai specializzati e mezzi per la sistemazione dell’impianto di captazione del biogas.

Per il reperimento dei fondi necessari la ditta individua come condizione necessaria ed obbligatoria sotto il profilo della sostenibilità economica l’utilizzo per il riempimento del cavo di cava anche di materiali inerti alternativi alle terre e rocce da scavo e ai limi di lavaggio dei propri impianti e cantieri, anche per le ingenti quantità necessarie.

Perché la fornitura di tali materiali inerti possa essere fonte di introito per l’esecutore, bisogna considerare l’utilizzo di:

 terre e rocce da scavo ex art. 184 ter D. lgs. 152/06 aventi composti entro i limiti di Colonna B, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06 ( ed entro i limiti del test di cessione ex All.3 D.M. 05/02/1998 e s.m.i.).

 materia prima secondaria (MPS) prodotta e certificata da impianti di recupero di rifiuti non pericolosi autorizzati (art. 208 e 2016 D. lgs. 152/06).

 rifiuti non pericolosi, inerti, per i quali è consentito l’utilizzo per operazioni di recupero R10 ai sensi del D.M.05/02/1998 e s.m.i. per ricomposizioni ambientali, previa autorizzazione.

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L’introito dovrà coprire sia i costi per la sistemazione e messa in sicurezza del sito di discarica, sia le spese tecniche e di direzione lavori, i consumi, la manodopera e il nolo mezzi alla ditta S.I.G. SpA per i maggiori lavori richiesti dal progetto rispetto al proprio piano di ricomposizione ambientale di cava “Quartieri”, altrimenti non sarà possibile garantire il completamento degli stessi.

Si illustra a seguire il progetto che la ditta S.I.G. SpA prevede di attuare a sue spese, in n. 3 fasi di intervento:

FASE 1: Intervento di ripristino delle condizioni di sicurezza della discarica, con rifacimento della baulatura sommitale e sistemazione delle reti di captazione biogas e percolato, contemporaneamente all’esecuzione della Fase 1 di ricomposizione ambientale della cava “Quartieri” (riempimento a cuneo tra la discarica e il centro cava che prevede il riporto di materiali fino al raggiungimento della quota finale a piano campagna) prevedendo la stesa di uno strato argilloso tra discarica e cava lungo la scarpata sud di quest’ultima; il raccordo con le superfici di fondo cava, verrà realizzato con una scarpata di circa 25°;

FASE 2: esecuzione del secondo lotto di ricomposizione ambientale della cava “Quartieri”, mediante riempimento a cuneo fino a piano campagna, appoggiato alla parte già ricomposta e raccordato a 25° alla parte di cava prospiciente;

FASE 3: esecuzione del terzo ed ultimo lotto ricomposizione ambientale della cava “Quartieri”, con riempimento del cavo terminale a sud, appoggiato alla parte già ricomposta, e completamento delle opere di sistemazione ambientale.;

Le volumetrie complessive di materiale necessarie in ciascun lotto di avanzamento (FASE) vengono di seguito riportate:

 FASE 1: 538.370 mc circa;

 FASE 2: 450.000 mc circa;

 FASE 3: 380.000 mc circa.

Distinguendo tra area di discarica e area di cava, In totale le volumetrie richieste sono:

 Volume RIPORTI TOTALI in discarica CO.RSEA.: circa 97.400 mc (50% già presente in cava Quartieri);  Volume RIPORTI TOTALI in cava “Quartieri”: circa 1.270.970 mc;

Si giudica che i lavori di sistemazione della discarica CO.RSEA. e la ricomposizione della cava “Quartieri”, che comportano il reperimento di circa 1.368.370 metri cubi di materiale inerte, termineranno in un arco di tempo di circa 12-15 anni.

4.3.1. Obiettivi generali del progetto

Ricollegandoci alle criticità del sito esposte in precedenza, gli obiettivi del seguente progetto sono:

 Il rifacimento della baulatura sulla sommità della discarica, utilizzando terreni a bassa permeabilità, con aumento della protezione dalle infiltrazioni nel corpo rifiuti.

 La sistemazione e razionalizzazione dell’impianto di captazione del biogas

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 La stabilizzazione definitiva della scarpata sud con uno strato di terreno argilloso a bassa permeabilità, e riempimento del cavo fino a quota campagna contermine;

 La ricomposizione finale ambientale di tutta l’area, per renderla idonea a nuove destinazioni urbanistiche, quale la restituzione ad uso agricolo, e in subordine area a servizi, area produttiva, a parcheggio, ecc.

Il presente progetto è stato valutato allo scopo di ripristinare una morfologia della baulatura della discarica che consenta l’aumento del deflusso superficiale (ruscellamento) a scapito dell’infiltrazione nel corpo rifiuti, e quindi la diminuzione dei costi gestionali prevedendo la diminuzione dei volumi di percolato da smaltire in fognatura.

Di seguito si descrivono sinteticamente i lavori di sistemazione dell’area previsti nel presente progetto, riportati nelle tavole di progetto, mentre si rimanda al computo e quadro economico estimativo allegati per i costi previsti.

4.3.2. Progetto - FASE 1

In questa prima fase:

1. si attuerà il progetto di ribaulatura della sommità di discarica, compromessa dai cedimenti differenziali del corpo rifiuti, con formazione di avvallamenti che non permettono la defluenza verso l’esterno della acque di ruscellamento;

2. verrà ripristinato il corretto funzionamento delle reti impiantistiche con una riorganizzazione più razionale e l’interramento delle condotte entro i riporti della nuova baulatura;

3. si coprirà la geomembrana della scarpata sud con 3,00 m di terreno a bassa conduttività idraulica, prima della posa di materiali inerti a contrafforte, a partire dal basso fino alle quote del piano campagna;

4. si metteranno in opera due piezometri da 4” aggiuntivi di controllo delle acque sotterranee, che saranno terebrati per 25 metri entro i limi di riempimento e le alluvioni naturali antistanti il bordo meridionale inferiore della discarica, e successivamente innalzati nelle varie fasi di riempimento.

La superficie di intervento in sommità della discarica di Sarcedo ha una superficie di circa 27.000 metri quadri.

La nuova baulatura viene ottenuta con il riporto di uno strato variabile, da 0,0 m sul bordo esterno fino a +3,0 m circa nelle zone più depresse (non sul colmo presso circa la metà del ciglio superiore meridionale, dove lo spessore di riporto sarà di +2,0 m) , di terreno argilloso a bassa permeabilità che rispetta le indicazioni normative dello strato minerale da D. lgs. 36/2003 (k ≤ 10-8 m/s), per un volume totale di circa 52.400 mc.

Con questo intervento si migliora il deflusso delle acque superficiali e si diminuisce l’infiltrazione sulla copertura, portando dunque a una riduzione della produzione di percolato senza intervenire sullo strato minerale esistente di copertura dei rifiuti. Non è prevista la creazione di una guaina impermeabilizzante anche in sommità in quanto, anche se le riduzioni dei volumi di percolato saranno inferiori, il mancato isolamento totale del corpo rifiuti favorirà la mineralizzazione degli stessi, facendo verosimilmente rientrare la qualità del percolato, nei successivi 15 anni, nei limiti per il rilascio in fognatura senza necessità di ulteriori trattamenti, potendo abbattere ulteriormente i costi di post gestione.

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La baulatura verrà ripristinata con pendenze leggermente maggiori di quelle approvate a suo tempo, per far sì che la formazione di un pendio regolare si mantenga nel tempo anche con eventuali successivi cedimenti. Le quote della discarica in sommità passeranno dagli attuali circa 10 metri sopra la quota di zero di via Molle (CPS n.1 della Cava “Quartieri”) a circa 12 m con un aumento quindi di +2,0 metri al colmo rispetto alla quota attuale. La pendenza finale sarà del 3% circa, idonea a consentire lo sgrondo delle acque meteoriche senza creare erosioni concentrate.

I riporti saranno eseguiti con terreni fini a matrice argillosa prevalente, con scheletro <30% (argille, argille limose e limi argillosi), e con bassa conducibilità idraulica (permeabilità ≤ 10-8 m/s), provenienti da scavi in disponibilità, quali sottoprodotti ai sensi dell’art. 184 bis D. lgs. 152/06 . Data la sub-orizzontalità della superficie sommitale non è necessario creare una gradonatura di immorsamento dei riporti in progetto, basterà il taglio dell’erba e la fresatura iniziale.

L’impresa esecutrice, sotto il controllo della direzione lavori, dovrà garantire la formazione di strati di riporto successivi il più possibile compattati ed omogenei, per evitare di creare successivi cedimenti differenziali dello spessore.

Rimane invariata la strada di accesso attuale, che con andamento sud/nord porta da Via Molle all’ingresso della discarica. I terreni di riempimento saranno quindi raccordati alle quote della strada di accesso e della recinzione perimetrale.

La copertura della scarpata sud avverrà con il riporto dello stesso terreno argilloso a bassa permeabilità (si veda paragrafo seguente per le caratteristiche tecniche) per uno spessore continuo di 3,0 m. La scarpata presenta una superficie di circa 40.450 mq, e serviranno 45.000 mc circa di terreni argillosi.

L’argilla verrà messa in opera per strati di spessore massimo 50cm addossati e costipati a gradoni alla scarpata esistente per una larghezza in orizzontale di circa 3,5 m, a partire dal basso, verso la sommità della scarpata, avendo cura di non manomettere la continuità della geomembrana di sicurezza esistente.

La copertura della scarpata con i tre metri di argilla dovrà proseguire in concomitanza alla formazione del “cuneo” di riporti per la ricomposizione a piano campagna della cava della FASE 1. Ad ogni modo, in caso di cali periodici di conferimenti di materiali inerti, per potere proseguire ad innalzare il cuneo con tempi certi la ditta è disponibile a spostare i materiali limosi già abbancati in cava per le operazioni di ricomposizione, riportandoli sul cuneo in innalzamento (per la durata del calo di forniture di materiali dall’esterno).

Ogni gradonatura di riporto manterrà una pendenza minima verso l’esterno, per consentire lo sgrondo della acque meteoriche verso l’area di cava, in particolare verso la zona posta a est della base scarpata, dove si è creato un “inghiottitoio”, finchè il prosieguo del lavori non richiederà la sua chiusura.

Il rifacimento della rete di captazione del biogas richiede l’esecuzione dell’innalzamento delle teste pozzo del biogas presenti sulla sommità, secondo lo spessore di riporti previsti, in particolare nell’area centrale e meridionale. In Tavola 1, nella planimetria di progetto, si riporta per completezza il tratto di sopraelevazione minimo necessario per questi pozzi.

Le teste dei pozzi verranno smontate e recuperate, poi i pozzi verranno innalzati fino alle quote di progetto con barre di tubazioni in PEAD PN10 Ø160 mm. Al termine dei riporti le teste pozzo verranno rimontate come in origine.

Contestualmente verranno verificate produttività e stato dei pozzi, per l’eventuale dismissione o sostituzione di quanti mostrassero uno scadimento irreversibile delle funzioni di drenaggio del biogas.

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Gli allacci alle n.3 centraline di regolazione verranno razionalizzati provvedendo a collegare più pozzi (almeno 2 o 3) su un’unica condotta mediante opportuni tronchetti di derivazione, per diminuire le perdite di carico e consentire un agevole interramento delle condotte nella coltre di riporti.

Non si interverrà sulle sonde orizzontali sub-capping, ma ne verrà innalzata la testa pozzo e saranno mantenuti i doppi tronchetti di allaccio alla rete del biogas e alla rete di rilancio del percolato concentrato dall’impianto di trattamento.

Per consentire il drenaggio del biogas anche durante le lavorazioni, il rifacimento della rete avverrà per settori successivi, in modo da interrompere la captazione solo su porzioni di aree, per poi procedere a ricollegarli alla rete prima di passare al settore concomitante.

L’innalzamento della baulatura della discarica di Sarcedo comporta il riporto in quota dei pozzi di prelievo del percolato presenti sulla sommità della discarica (n. 1 pozzo del percolato di fondo discarica), e alla base della sponda sud (n. 2 pozzi percolato di coronamento), in quanto interessati dai lavori.

Per i pozzi percolato di coronamento n. 1 e 2 alla base della scarpata sud della discarica, posti sul limite dei riporti si prevede la necessità di innalzamento di 16,2 m e 16,0 m rispettivamente, in quanto sono all’interno del “cuneo” di ricomposizione ambientale della FASE 1. L’innalzamento verrà attuato con barre di tubi in HDPE DN 600mm, spessore 20mm, o con tubo nervato a doppia parete, saldate in opera a caldo (o altra metodologia equivalente) e protette con un manufatto in anelli di cls prefabbricati DN 1000mm con guaina a bicchiere armata, da elevare in concomitanza con l’avanzare della ricomposizione a piano campagna. Ad ogni fase di innalzamento si eseguirà il lievo temporaneo della pompa sommersa, e il suo pronto ripristino al raggiungimento della quota parziale, con le necessarie barre di sostegno. Ad ogni innalzamento parziale durante la FASE 1 si dovrà procedere in tale modalità, fino al raggiungimento della quota definitiva. In questo caso la pompa verrà sistemata in maniera definitiva, si provvederà alla copertura del manufatto di protezione con griglie o coperchi fissati definitivamente, e si procederà alla posa della rete di adduzione definitiva, con interramento della condotta in HDPE

Per il pozzo di percolato di fondo bacino si prevede un innalzamento di 3,5 m, con riporto in quota dell’avanpozzo o sostituzione con un nuovo manufatto, e rifacimento dei collegamenti tra pozzo, serbatoi di accumulo, e impianto di concentrazione del percolato con interramento delle condotte.

Fino al ripristino completo dell’impianto di pompaggio, che andrà eseguito al raggiungimento delle quote in progetto, verrà mantenuto controllato il livello di percolato. In caso di necessità si utilizzerà un sistema temporaneo a pompa manuale per lo svuotamento del pozzo, anche mediante autobotti di ditta specializzata.

In Tavola 1, nella planimetria di progetto, si riporta per ogni pozzo il tratto di sopraelevazione minimo necessario.

Per completare la FASE 1 è prevista l’esecuzione di n.2 nuovi piezometri di controllo delle acque sotterranee, da aggiungere al PSC della discarica, quando verrà ridefinito. Tali piezometri costituiranno n. 2 nuovi piezometri di VALLE per la discarica CO.RSEA. e insieme saranno n.2 piezometri di MONTE per la ricomposizione ambientale della cava “Quartieri”.

I piezometri saranno in PVC atossico da 4", e saranno messi in opera in due sondaggi eseguiti mediante rotazione a completa distruzione di nucleo, spinti fino a 24÷26 m di profondità, e tubi di rivestimento  152mm, successivamente verranno innalzati al proseguimento delle fasi di riporto. La durata di questa FASE 1 dei lavori è prevista in 4÷5 anni

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4.3.3. Progetto FASE 2 e FASE 3

Per quanto riguarda la FASE 2 e la FASE 3, queste si susseguiranno solo in aree della cava “Quartieri” e non interesseranno l’ambito di discarica.

In queste fasi si prevede semplicemente il progressivo riporto di materiale inerte depositato in strati di circa 50 -100 cm, che dovranno essere sommariamente compattati al fine di limitare eccessivi assestamenti che possono portare a fenomeni di ristagno idrico ed erosione superficiale.

La sistemazione finale, di ogni FASE sarà realizzata con uno strato di minimi 100 cm di terreno vegetale agrario, e prevede una superficie del piano campagna con pendenza dell’0.5÷1,0% in direzione sud ovest.

Si rimanda alla Tavola 2 e 3 di progetto per maggiori indicazioni.

La durata della FASE 2 dei lavori è prevista in 4÷5 anni.

La durata della FASE 3 dei lavori è prevista in 4 anni.

4.4. TIPOLOGIA DI MATERIALI IMPIEGABILI PER LA RIBAULATURA E PROTEZIONE GEOMEMBRANA DELLA DISCARICA

Sull’intera superficie della discarica, compresa la scarpata aperta, come già riportato si prevede la realizzazione, durante la FASE 1, di una barriera di confinamento che sarà costituita da:

• Circa 97.400 mc di terreni fini a matrice argillosa prevalente, con scheletro <30% (argille, argille limose e limi argillosi), con spessore massimo di circa 3,0 m, opportunamente compattato fino al raggiungimento delle condizioni di cui allo strato minerale del D. Lgs. 36/2003, Allegato 1, Punto 2.4.3, ovvero:

Conducibilità idraulica di ≤10-8 m/s,.

Tali terreni potranno derivare da cave in prestito o da lavori di movimentazione terre in ambito di cantieri di costruzione e demolizione, o di opere strutturali, quali forniture di “sottoprodotti” ai sensi dell’art. 184 bis del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., nel rispetto delle disposizioni normative vigenti.

Per quanto riguarda le terre da scavo da impiegare per la riprofilatura della baulatura della discarica di Sarcedo provenienti da progetti locali di movimentazione di terra debitamente autorizzati, l’accettazione sarà condizionata oltre che dagli accertamenti sulla documentazione e autorizzazioni richieste dalla normativa, anche dalla verifica delle caratteristiche tecniche e merceologiche del materiale.

La fornitura di terreno o materiale di cava andrà quindi verificata con l’esecuzione delle seguenti analisi:

• Granulometria per setacciatura e densimetro (curva granulometrica completa);

• Limiti di Atterberg;

• Classificazione di Casagrande e Classificazione CNR UNI 10006

• Permeabilità indiretta in cella edometrica

Per quanto riguarda le qualità ambientali dei materiali da utilizzare, nel progetto di ribaulatura della discarica post-operativa di Sarcedo saranno impiegabili solo terreni che rispettano i limiti normativi di cui alla Tabella 1 colonna A dell’Allegato 5 Parte

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Quarta Titolo Quinto del D. lgs. 152/06 e ss.mm.ii. (in quanto verranno stesi alla superficie della discarica), con l’esclusione delle anomalie geochimiche riconosciute come Fondo Naturale dell'Unità deposizionale "Conoidi dell’Astico (CA)" (Arpav, 2016), ovvero con valori di:

• Arsenico ≤ 25 mg/kg

• Cobalto ≤ 25 mg/kg

• Vanadio ≤ 190 mg/kg

Potranno quindi essere utilizzate forniture con valori entro il Fondo naturale dell’area, con caratteristiche analoghe in termini di concentrazione per tutti i parametri oggetto di superamento nella caratterizzazione del sito di produzione.

Fornitura dei materiali per la nuova baulatura Il terreno argilloso di scavo verrà fornito quale “sottoprodotto” ai sensi dell’art. 184 bis del D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. nel rispetto delle disposizioni normative vigenti.

In particolare la fornitura di terre e rocce da scavo seguirà le disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2017, n. 120: “Regolamento recante la disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo, ai sensi dell'articolo 8 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164” (G.U. n. 183 del 7 agosto 2017), che detta le procedure per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo.

In base alle definizioni di cui al D.P.R. 120/2017 le pratiche di fornitura di terreni di scavo seguiranno le diverse disposizioni a seconda che il materiale provenga da cantieri di piccole dimensioni (≤ 6.000 m3), grandi dimensioni o grandi dimensioni non sottoposto a VIA o AIA.

La ditta S.I.G. SpA ha in disponibilità materiale naturale argilloso di scavo proveniente dall’impresa esecutrice dei lavori della Tangenziale di Vicenza 1° stralcio – 1° tronco, in Comune di , avente le caratteristiche richieste per la ribaulatura e la barriera di confinamento della scarpata sud della discarica, senza oneri a carico del gestore.

I quantitativi previsti dagli scavi superano i 100.000 mc, e sono quindi sufficienti a coprire il fabbisogno del presente progetto.

E’ stata eseguita la campionatura in campo del terreno argilloso oggetto di scavo, in data 08/02/2019, con invio al laboratorio geotecnico Ecam Ricert srl di (VI).

Dal rapporto di prova n. 19RP00380 del 21/02/2019 si ricava che il terreno è classificabile come Argille ML-OL nel Diagramma di Casagrande (Silt e Argille, inorganiche o organiche) e Gruppo A7-6 per la CNR-UNI 10006 (argille fortemente compressibili fortemente plastiche).

La permeabilità ricavata dalla prova edometrica a gradini di 25, 50 e 100 kPa è di massimi 0,9*10-9 m/s, di circa un ordine inferiore alla conducibilità idraulica richiesta dal D. lgs. 36/2003 (k=10-8 m/s).

Il materiale proveniente dal Comune di Salcedo, dal cantiere della nuova Circonvallazione Nord di Vicenza, ha quindi le caratteristiche idonee ad essere impiegato per la ribaulatura della discarica CO.RSEA. di Sarcedo, inoltre ha il vantaggio di avere tempi brevi di fornitura

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Deposito temporaneo Da momento che i tempi di produzione e di utilizzo di questi terreni difficilmente coincideranno, dopo l’accettazione del ma-teriale lo stesso potrà essere temporaneamente accumulato presso un’area messa a disposizione da CO.RSEA. situata in prossimità degli impianti di trattamento del biogas, vicino a Via Molle.

Al riguardo il DPR 120/2017 stabilisce:

Art. 5. Deposito intermedio

1. Il deposito intermedio delle terre e rocce da scavo può essere effettuato nel sito di produzione, nel sito di destinazione o in altro sito a condizione che siano rispettati i seguenti requisiti:

a) il sito rientra nella medesima classe di destinazione d'uso urbanistica del sito di produzione, nel caso di sito di produzione i cui valori di soglia di contaminazione rientrano nei valori di cui alla colonna B, Tabella 1, Allegato 5, al Titolo V, della Parte IV, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, oppure in tutte le classi di destinazioni urbanistiche, nel caso in cui il sito di produzione rientri nei valori di cui alla colonna A, Tabella 1, Allegato 5, al Titolo V, della Parte IV, del medesimo decreto legislativo;

b) l'ubicazione e la durata del deposito sono indicate nel piano di utilizzo o nella dichiarazione di cui all'articolo 21;

c) la durata del deposito non può superare il termine di validità del piano di utilizzo o della dichiarazione di cui all'articolo 21;

d) il deposito delle terre e rocce da scavo è fisicamente separato e gestito in modo autonomo anche rispetto ad altri depositi di terre e rocce da scavo oggetto di differenti piani di utilizzo o dichiarazioni di cui all'articolo 21, e a eventuali rifiuti presenti nel sito in deposito temporaneo;

e) il deposito delle terre e rocce da scavo è conforme alle previsioni del piano di utilizzo o della dichiarazione di cui all'articolo 21 e si identifica tramite segnaletica posizionata in modo visi-bile, nella quale sono riportate le informazioni relative al sito di produzione, alle quantità del materiale depositato, nonché i dati amministrativi del piano di utilizzo o della dichiarazione di cui all'articolo 21.

I tempi di stoccaggio temporaneo non potranno comunque superare la durata indicata nel Piano di Utilizzo ex art.9 DPR 120/2017 o nella dichiarazione di conformità ex art. 21 DPR 120/2017del cantiere dei lavori di provenienza della fornitura di terre e rocce da scavo.

Attualmente alcune partite di terreno argilloso sono già state conferite in cava. Nel caso questo progetto non venisse autorizzato, questi stessi terreni argillosi verranno utilizzati in sito per la ricomposizione della cava, senza ulteriori spostamenti (per cui l’attuale posizione non andrebbe considerata deposito temporaneo ma collocamento definitivo.

4.5. Tipologia di materiali impiegabili per I RIEMPIMENTI DELLA RICOMPOSIZIONE AMBIENTALE

Il progetto di ricomposizione della cava “Quartieri” prevede la formazione di uno strato di terreni di riempimento suddiviso in:  Strato superficiale VEGETALE tra 0,0 e 1,0 m  Riporti profondi tra 1,0 m e fondo scavo con spessore variabile in base alla morfologia attuale (circa 15-20 m);

Nel progetto autorizzato e nella successiva variante 2017 della ricomposizione ambientale della cava “Quartieri” il materiale utilizzato per il riempimento di tali volumetrie appartiene alle seguenti tipologie:

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• Terre e rocce da scavo le concentrazioni soglia di contaminazione di cui alla colonna A della Tabella 1 dell’Allegato V alla Parte Quarta del D.Lgs 152/2006;

• Sottoprodotti costituiti da limi di lavaggio della ghiaia provenienti dal ciclo produttivo degli impianti di lavaggio ghaie di proprietà SIG SpA.

Con l’aumento di volume di riporti dell’ultima variante presentata, che ha previsto di raggiungere la quota campagna contermine, i tempi materiali per l’ottenimento di terreni da scavo e limi di lavaggio dagli impianti S.I.G. SpA diventano superiori a 15 anni.

In totale i volumi ora necessari sono di circa 1.270.970 mc, di cui 440.970 mc solo nella FASE 1.

La ditta S.I.G. SpA ha quindi le seguenti necessità:

• Deve individuare ulteriori tipologie di materiali inerti per la ricomposizione della propria cava, per aumentare le fonti di fornitura e consentire il raggiungimento del piano campagna in tempi certi, per potere destinare l’area a nuove funzioni;

• Queste ulteriori tipologie di materiale devono avere un mercato per consentire il reperimento dei fondi necessari per eseguire il progetto in esame a proprie spese, di concerto con il gestore della discarica;

• Se tali tipologie sono classificate come rifiuti, devono essere tipologie già individuate dalla normativa vigente come rifiuti idonei ad una “Operazione di recupero” mediante “Riempimento”, intendendo con questo le definizioni autentiche di cui alla Direttiva UE 2018/851 del 30/05/2018 che modifica la Direttiva 2008/98/CE (nuovi Punto 15 bis, 17 bis);

Come già riportato la condizione necessaria ed obbligatoria sotto il profilo della sostenibilità economica per il reperimento dei fondi necessari è individuata nelle seguenti tipologie di materiali inerti NON PERICOLOSI:

 terre e rocce da scavo ex art. 184 ter D. lgs. 152/06 aventi composti entro i limiti di Colonna B, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06 ( ed entro i limiti del test di cessione ex All.3 D.M. 05/02/1998 e s.m.i.).

 materia prima secondaria (MPS) prodotta e certificata da impianti di recupero di rifiuti non pericolosi autorizzati (art. 208 e 2016 D. lgs. 152/06).

 rifiuti non pericolosi, inerti, per i quali è consentito l’utilizzo per operazioni di recupero R10 ai sensi del D.M.05/02/1998 e s.m.i. per ricomposizioni ambientali, previa autorizzazione.

Le prime due tipologie sono già state proposte in precedenti progetti di CO.RSEA. dell’Ing. Rigoni per la formazione del contrafforte necessario a mettere per sempre in sicurezza la scarpata sud della discarica, con la medesima motivazione di consentire di reperire le risorse economiche per pagare i lavori necessari all’abbancamento e alla ribaulatura della discarica.

Riguardo all’impiego di terre e rocce da scavo (compresi i riporti con materiale antropico <20% in peso) entro i limiti di Colonna B, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06 nell’area di cava, ma superiori ai limiti di colonna A (aree verdi e residenziali) si ricorda che attualmente il fondo della fossa è a circa -15 metri dal p.c. a parte la zona più meridionale. Infatti sul fondo sono presenti circa 10 metri di riporti di limi di lavaggio, a bassa o bassissima permeabilità, che poggiano sul fondo scavo autorizzato a -25 m (in ghiaia sabbiosa alluvionale). Dal momento che le forniture saranno accettate se il test di cessione All.5 D.M. 05/02/1998 e s.m.i. è conforme a normativa, e che è presente uno spesso strato a bassa permeabilità al fondo, con falda profonda, non si ravvedono possibili impatti ambientali.

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Inoltre l’ultimo strato della ricomposizione ambientale della cava sarà effettuato con terreno vegetale agrario, che per definizione dovrà rispettare i limiti di Colonna A, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06.

In questo modo si può affermare che l’utilizzo di terreni con concentrazioni superiori a Colonna A non potrà essere di pregiudizio all’ambiente o alla salute umana, essendo i riporti confinati alla base da 10 m di limi a bassissima permeabilità, e alla sommità da terreni idonei alla eventuale riconversione agricola.

In ogni caso, allo scopo di verificare il rispetto delle condizioni di sicurezza della matrice acque sotterranee, le forniture di questo tipo di terreni, oltre alla verifica del rispetto dei limiti di Colonna B, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06, saranno soggette a Test di cessione di cui all’Allegato 3 del D.M. 5/02/1998 e s.m.i.

Riguardo all’impiego di materia prima secondaria (MPS) come definita nel D.M. 05/02/1998, o di un altro prodotto di un’Operazione di recupero di materia (quali i “prodotti di recupero” ai sensi della DGRV 439/2018), si rileva che si tratta di prodotti del trattamento di rifiuti non pericolosi di natura inerte sottoposti ad un’operazione di recupero, con verifica finale di rispondenza dei criteri di “End of Waste” secondo la normativa vigente, prima di essere equiparata a materia prima o a un prodotto. Il riutilizzo di tali materiali permetterebbe sia di raggiungere nel rilevato eccellenti proprietà geotecniche, sia di diminuire il consumo di materie prime pregiate.

Anche in questo caso, allo scopo di verificare il rispetto delle condizioni di sicurezza della matrice acque sotterranee, le forniture di MPS, saranno soggette a Test di cessione di cui all’Allegato 3 del D.M. 5/02/1998 e s.m.i., e, a fini cautelativi, verrà verificato il rispetto dei limiti di Colonna B, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06,

Nel caso di attività di recupero ambientale (R10) di rifiuti non pericolosi il recupero ambientale deve consistere nella restituzione di aree degradate ad usi produttivi o sociali attraverso il rimodellamento morfologico, ai sensi dell’art. 5 del D.M. 05/02/1998 e s.m.i. (con le tipologie di rifiuti elencati al Suballegato 1 del medesimo decreto, elencate in Tabella 5 seguente), con l’ approvazione del progetto da parte dell’Ente competente.

Si rileva al riguardo che in questo caso l’esecuzione dei lavori permetterebbe di mettere in sicurezza un’area di discarica con presenza di criticità e in assenza di un gestore della fase post operativa definito, in quanto la Provincia di Vicenza è intervenuta solo come surrogato in fase emergenziale, avendo a disposizione le risorse della fidejussione, ora terminate.

Inoltre l’area di cava, se non venisse colmata fino a piano campagna, difficilmente potrebbe avere un altro utilizzo urbanistico se venisse mantenuta con fondo a -15 metri dal p.c., in prossimità ad un’area di discarica. Riportando il sito alla quota originaria è invece possibile una sua riconversione in un’area a servizi (Zona F) o a zona artigianale/produttiva ine spansione, fermo restando che il progetto è stato cautelativamente formulato per riportare l’area ad uso agricolo.

La Corte di Giustizia Europea, con Sentenza del 28/07/2016, C-147/15 ha evidenziato che la caratteristica essenziale del recupero deve essere “che i rifiuti possano svolgere una funzione utile, sostituendosi all’uso di materiali che avrebbero dovuto essere utilizzati per svolgere tale funzione, il che consente di preservare le risorse naturali.”

Considerate le volumetrie necessarie per riempire il cavo rimanente della cava “Quartieri”, e i materiali attualmente autorizzati dalla Regione Veneto, la ditta S.I.G. SpA, avente una produzione annuale di limi di lavaggio di 6.000-10.000 metri cubi, per rispettare il cronoprogramma sarebbe costretta a reperire un quantitativo esagerato di materiale quali terre e rocce da scavo in Colonna A.

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Si ricorda che recentemente con Sentenza del Consiglio di Stato i.s.g., Sez. V, del 21 settembre 2017 n. 4690 è stato specificato l’ambito di applicazione dell'art. 10, comma 3, del D. Lgs. n. 117/08, precisando come l’utilizzo di rifiuti diversi da quelli di estrazione in sostituzione di materie prime in ambito di cave (attive o dismesse) , non costituiscono attività di smaltimento di rifiuti ma operazioni di recupero e, pertanto, non sono sottoposti alle previsioni della normativa sulle discariche, qualora i rifiuti utilizzati:

A. siano appropriati per il recupero ambientale dei vuoti di cava,

B. abbiano caratteristiche idonee a sostituire altri materiali, anche pregiati

C. siano appropriati a non determinare un aumento degli impatti sulla salute e sull’ambiente;

Per i primi due punti si fa riferimento all’Allegato 1 Suballegato 1 del D.M. 05/02/1998 che indica le tipologie giudicate idonee, alle condizioni di utilizzo di cui all’art. 5 e delle condizioni specifiche previste dal presente decreto per la singola tipologia di rifiuto impiegato . Di seguito si riporta l’estratto dell’Allegato 4 Suball.1 con tutte le elencazioni del caso, a puro scopo dimostrativo.

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TABELLA 5: Riassunto tipologie rifiuti e quantità per il recupero in ton/anno (All. 4 Suball. 1 D.M. 05/02/1998);

Utilizzo dei rifiuti per 4.4 [100201] [100202] [100903] scorie di acciaieria, scorie provenienti dalla fusione in forni 303.590 recuperi ambientali elettrici, a combustibile o in convertitori a ossigeno di leghe di metalli ferrosi e dai successivi trattamenti di affinazione delle stesse 5.17 [100202] loppa d’altoforno non rispondente agli standard delle 3.000 norme UNI ENV 197/1 7.1 [101311] [170101] [170102] rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di 120.000 [170103] [170107] [170802] cemento armato e non, comprese le traverse e traversoni [170904] [200301] ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali 7.2 [010399] [010408] [010410] rifiuti di rocce da cave autorizzate 15.000 [010413] 7.4 [101203] [101206] [101208] sfridi di laterizio cotto ed argilla espansa 500 7.11 [170508] pietrisco tolto d’opera 2.500 7.14 [010502] [010599] (n.d.r. UIVE: detriti di perforazione 20.000 così in GU, ma i codici corretti sono 010504 010507) [170504] 7.15 [010504] [010507] fanghi di perforazione 20.000 7.16 [020402] [020499] [020799] calci di defecazione 60.000 7.17 [010102] [010308] [010408] rifiuti costituiti da pietrisco di vagliatura del calcare 60.000 [010410] [020402] [020499] [020701] [020799] [100299] 7.18 [060314] [070199] [101304] scarti da vagliatura latte di calce 20.000 [170506] [200303] sabbia e conchiglie che residuano dalla vagliatura dei rifiuti 30.000 7.30 provenienti dalla pulizia degli arenili 7.31 [020199] [020401] terre da coltivo, derivanti da pulizia di materiali vegetali 150.000 eduli e dalla battitura della lana sucida 7.31-bis [170504] terre e rocce di scavo 150.000 11.2 [020399] terre e farine fossili disoleate 1.000 12.1 [030302] [030305] [030309] fanghi da industria cartaria 20.000 [030310] [030399] 12.2 [170506] fanghi di dragaggio 500 12.3 [010410] [010413] fanghi e polveri da segagione e lavorazione pietre, marmi 67.460 e ardesie 12.4 [010410] [010413] fanghi e polveri da segagione, molatura e lavorazione 50.000 granito 12.7 [010102] [010409] [010410] fanghi costituiti da inerti 50.000 [010412] 12.9 [101103] fango secco di natura sabbiosa 20.000 12.15 [030199] fanghi di cottura e da lavaggio del legno vergine 3.000 13.2 [100101] [100103] [100115] ceneri dalla combustione di biomasse (paglia, vinacce) ed 1.000 [100117] [190112] [190114] affini, legno, pannelli, fanghi di cartiere 13.6 [060699] [061101] [061199] gessi chimici da desolforazione di effluenti liquidi e gassosi 5.000 [100105] [100107] [101210] 13.7 [060314] [060503] [061399] gessi chimici 500 [100324] 13.11 [060899] [100811] silicato bicalcico 5.000

Riguardo al Punto C oltre a ricordare le verifiche ambientali obbligatorie richieste dal D.M. 05/02/1998 per l’utilizzo dei rifiuti non pericolosi inerti in recuperi ambientali, senza il cui riscontro positivo non è possibile utilizzare tali rifiuti, si ricorda che attualmente il fondo della fossa è a circa -15 metri dal p.c. a parte nella zona più meridionale. Infatti sul fondo sono presenti circa 10 metri di

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riporti di limi di lavaggio, a bassa o bassissima permeabilità, che poggiano sul fondo scavo autorizzato a -25 m (in ghiaia sabbiosa alluvionale). Si ricorda che il recupero [R10] è subordinato all’esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale, secondo il metodo in art. 9 e con confronto con i limiti di cui all’Allegato 3 D. M. 05/02/1998 e s.m.i.). Nel caso di rifiuti con voce CER a specchio è altresì richiesta la caratterizzazione del tal quale, per la definizione di rifiuto non pericoloso.

Visto quanto sopra è evidente che la ditta S.I.G. SpA ha interesse a presentare una “Comunicazione di inizio attività di recupero” presso la Provincia di Vicenza, ai sensi dell’art. 216 D. lgs. 152/06, per le tipologie di rifiuti non pericolosi e inerti più idonee al riempimento, tra quelli individuati dal legislatore come compatibili con l’attività di recupero ambientale.

In via preliminare i materiali individuabili per utilizzo per recupero ambientale nell’ambito di cava “Quartieri” sono elencati ai seguenti Punti dell’Allegato 1 Suballegato 1:

TABELLA 6: TIPOLOGIE IMPIEGABILI (All. 1 Suball. 1 D.M. 05/02/1998);

TIPOLOGIA

1 4.4 Tipologia: scorie di acciaieria, scorie provenienti dalla fusione in forni elettrici, a combustibile o in convertitori a ossigeno di leghe di metalli ferrosi e dai successivi trattamenti di affinazione delle stesse [100202] [100903] [100201].

2 5.17 Tipologia: loppa d’altoforno non rispondente agli standard delle norme UNI ENV 197/1 [100202].

3 7.1 Tipologia: rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto [101311] [170101] [170102] [170103] [170107] [170802] [170904] [200301].

4 7.2 Tipologia: rifiuti di rocce da cave autorizzate [010399] [010408] [010410] [010413].

5 7.4 Tipologia: sfridi di laterizio cotto ed argilla espansa [101203] [101206] [101208].

6 7.11 Tipologia: pietrisco tolto d’opera [170508].

7 7.14 Tipologia: detriti di perforazione [010507] [010504] [170504].

8 7.15 Tipologia: fanghi di perforazione [010504] [010507].

9 7.17 Tipologia: rifiuti costituiti da pietrisco di vagliatura del calcare [010102] [020499] [020799] [010410] [020402] [020701] [010308] [010408] [100299].

10 7.18 Tipologia: scarti da vagliatura latte di calce [060314] [101304] [070199].

11 7.31 Tipologia: terre da coltivo, derivanti da pulizia di materiali vegetali eduli e dalla battitura della lana sucida; [020199] [020401].

12 7.31-bis Tipologia: terre e rocce di scavo [170504]

13 12.1 Tipologia: fanghi da industria cartaria [030302] [030311] [030305] [030309] [030310] [030399].

14 12.3 Tipologia: fanghi e polveri da segagione e lavorazione pietre, marmi e ardesie [010410] [010413].

15 12.4 Tipologia: fanghi e polveri da segagione, molatura e lavorazione granito [010410] [010413].

16 12.7 Tipologia: fanghi costituiti da inerti [010102] [010409] [010410] [010412].

17 12.9 Tipologia: fango secco di natura sabbiosa [101103]

18 12.15 Tipologia: fanghi da cottura e da lavaggio del legno vergine [030199].

Per quanto riguarda le verifiche ambientali previste sui materiali da utilizzare si rimanda alla Relazione Tecnica di progetto.

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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Con riferimento alle componenti e ai fattori ambientali interessati dal progetto, il quadro di riferimento ambientale contiene:  la definizione dell’ambito territoriale potenzialmente interessato dagli impatti indotti dall'intervento (ambito di influenza potenziale);  l’analisi della qualità ambientale (stato di fatto delle componenti interessate), con riferimento alle componenti potenzialmente soggette ad un impatto significativo dell'intervento;  la descrizione e quantificazione (ove possibile) dei probabili effetti, positivi e negativi, prodotti sull’ambiente (analisi degli impatti ambientali);  la descrizione delle mitigazioni e delle eventuali compensazioni, che verranno proposte con i progettisti e la descrizione delle esigenze di monitoraggio connesse con la realizzazione dell’intervento al fine di verificare gli effetti ambientali prodotti e controllare la loro evoluzione nel tempo (ipotesi di monitoraggio).

Si tratta di individuare, analizzare e valutare i dati scientifici e tecnici di importanza strategica atti a definire il quadro ambientale, cioè lo stato delle componenti e dei fattori della struttura dello specifico sistema ambientale naturale e antropico, nonché dei processi che ne caratterizzano il funzionamento.

5.1. ATMOSFERA

5.1.1. Clima

La Regione del Veneto si situa in un’area di convergenza e smistamento delle masse d’aria che provengono dall’Atlantico, dal Mediterraneo e dall’Europa settentrionale o centro-orientale. La regione climatica prevalente del Veneto è la “Padano Veneta”, nella tipologia mediterranea, con un clima “continentale di transizione” (classificazione Peguy) dovuto al fatto di trovarsi in una posizione climatologicamente di transizione dalla regione continentale centro-europea e della catena alpina a quella costiera mediterranea. In generale infatti si hanno inverni rigidi e con scarse o nulle precipitazioni, mentre la tipica siccità estiva continentale viene mitigata dalla presenza dei vicini rilievi alpini con formazione di frequenti temporali di tipo termoconvettivo.

Si distinguono comunque due sotto-regioni climatiche:

 la regione alpina, con clima montano di tipo centro-europeo;

 la pianura veneta, con carattere continentale (inverni rigidi) e con due zone a clima più mite (zona lacustre del Lago di Garda e zona litoranea) Il dato più caratteristico del territorio della pianura è l’elevata umidità, specialmente sui terreni irrigui, che rende afosa l’estate e dà origine a nebbie frequenti e fitte durante l’inverno. Le precipitazioni sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno, ad eccezione dell’inverno che risulta la stagione più secca: nelle stagioni intermedie prevalgono le perturbazioni di origine atlantica, mentre in estate vi sono temporali assai frequenti (di origine termoconvettiva) spesso caratterizzati da grandine.

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La Provincia di Vicenza, e in particolare le zone pedecollinari hanno un clima di tipo Temperato Continentale, in quanto l’azione mitigatrice dell’aria mediterranea ha meno effetto. Le caratteristiche meteoclimatiche specifiche dell’Alta Pianura Vicentina di seguito esposte, derivano dall’analisi ed elaborazione dei principali parametri registrati nelle centraline meteoclimatiche e agronomiche dell’ARPAV. Ulteriori considerazioni sono state fatte sulla base dei dati della stazione ARPAV n.134 ubicata in Comune di Malo, considerando i valori dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007.

Figura 35 - Stazioni dati meteo (t,p) Arpa Veneto TERMOMETRIA

A livello regionale il trend generale dell’area di pianura indica che i valori medi annuali delle temperature massime e minime decrescono da sud verso nord, per la diminuzione degli influssi mediterranei del mare Adriatico e l’aumentare degli influssi dei rilievi alpini. Le temperature massime estive (> 28°) vengono raggiunte nella pianura in particolare nella bassa pianura veronese e vicentina, nella bassa pianura padovana e nel rovigino, con esclusione del delta del Po. Nella Provincia di Vicenza si osserva che la media annuale delle temperature (su un periodo di 30 anni) varia dai 13°C a (129 m slm), ai 6,9 °C di (935 m slm).

Figura 36 - Distribuzioni delle temperature nella stazione meteo di Malo Il grafico mostra l’oscillazione di temperatura nelle varie stagioni dell’anno, ricavata dalle medie mensili del medesimo periodo suindicato. I dati rilevati nella stazione ARPAV di Malo confermano una temperatura media annua è di circa 13,8°C, con un’escursione termica media annua di 20°C. Il mese mediamente più caldo è luglio con 29.9°C, mentre quello mediamente più freddo è gennaio con -0.4°C.

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PRECIPITAZIONI

Nella Regione Veneto si distingue l’area di pianura con valori di piovosità abbastanza omogenei mentre nella fascia pedemontana si ha una notevole variabilità in distanze anche brevi, a seconda della disposizione delle vallate e delle cime. Le precipitazioni medie annuali variano dai minimi della pianura rovigina (circa 700 mm/anno) alle punte della Valle di Recoaro (circa 2.000 mm/anno). Se si esaminano i dati complessivi del Veneto degli ultimi 40 anni si nota un trend in diminuzione nella piovosità media annuale, anche se ci manteniamo su valori > 1.000 mm/anno. Solo nell’ultimo periodo decennale si assiste a una controtendenza. L’andamento delle precipitazioni medie annuali nella provincia vicentina si uniforma all’andamento generale descritto, con aumenti dalla pianura a sud verso il primo ostacolo orografico costituito dalla fascia prealpina a nord; nella pianura, infatti, via via che ci si sposta verso nord si passa dai circa 800 mm medi annui riscontrabili a fino ai 1.200 di Bassano del Grappa. La distribuzione media annuale delle precipitazioni provinciali può essere osservata nella figura seguente.

Figura 37- Distribuzione delle precipitazioni medie annuali per il periodo 1996-2007

Considerando i dati del periodo ’96-’07 la media annua varia da 870 mm a 1.700 mm di pioggia.

Figura 38 - Elaborazione dati meteorologici stazione di Malo anni 1996-2007

ANEMOMETRIA

L’analisi dei venti nella zona è stata fatta sulla base dei dati della stazione meteo ARPAV di Malo, annualità dal 2001 al 2007, dai quali emerge che la direzione prevalente è NO.

5.1.2. Qualità dell’aria

La valutazione della qualità dell’aria viene effettuata mediante la verifica del rispetto dei valori limite degli inquinanti, anche attraverso la conoscenza delle sorgenti di emissione e della loro dislocazione sul territorio tenendo conto dell’orografia, delle

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GIARA ENGINEERING s.r.l geologia – ingegneria - ambiente condizioni meteoclimatiche, della distribuzione della popolazione, degli insediamenti produttivi. La normativa di riferimento in tema di qualità dell’aria è costituita dal Decreto Legislativo n. 155 del 13.08. 2010 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”. La zonizzazione del territorio regionale è stata recentemente aggiornata nelle more del D.Lgs.155/2010, con DGR n. 2130/2012, DGR n. 2872 del 28.12.2012 e Deliberazione del Consiglio regionale n.90 del 19/04/2016 che approva e aggiorna il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (approvato con DCR n. 57 dell’11/11/2004). Per la valutazione delle emissioni comunali, le sorgenti di emissione sono state suddivise in 11 macrosettori: 1) Produzione di energia e trasformazione dei combustibili 2) Combustione non industriale 3) Combustione nell’industria 4) Processi produttivi 5) Estrazione e distribuzione combustibili 6) Uso di solventi 7) Trasporto su strada 8) Altre sorgenti mobili e macchinari 9) Trattamento e smaltimento rifiuti 10) Agricoltura 11) Altre sorgenti e assorbimenti

Di seguito si riporta la lista degli inquinanti oggetto di stima: - composti organici volatili (COV); - biossido di zolfo (SO2); - ossidi di azoto (NOx); - monossido di carbonio (CO); - anidride carbonica (CO2); - ammoniaca (NH3); - protossido di azoto (N2O); - metano (CH4); - polveri totali (PTS); - polveri PM10 e PM2.5.

Le zonizzazioni vengono descritte all’interno del PRTRA, Allegato A alla DCR n. 90 del 19/04/2016, e distinguono gli agglomerati per il carico emissivo degli “inquinanti primari”(raggruppati attorno ai centri urbani principali della Regione Veneto) e le zone interessate dagli “inquinanti secondari”, distinte sulla base di aspetti quali caratteristiche orografiche, meteoclimatiche, grado di urbanizzazione e carico emissivo. A seguito della zonizzazione del territorio ciascuna zona o agglomerato è stata classificata allo scopo di individuare modalità di valutazione mediante misurazioni in conformità alle disposizioni dell’Allegato II. In base alla figura dell’Allegato A alla DCC 90/2016 il Comune di Sarcedo NON rientra nell’Agglomerato Vicenza. Di seguito viene riportata la suddivisione della Regione Veneto in agglomerati, in ottemperanza alle indicazione del D.lgs. 155/2010.

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Figura 39 – Individuazione agglomerati (fonte ARPAV) Per quanto riguarda gli inquinanti “primari”, la zonizzazione è stata effettuata in funzione del carico eccessivo. In particolar modo i dati di base si sono costituiti di:

- emissioni stimate dall’inventario INEMAR, riferito all’anno 2005, elaborato dall’Osservatorio Regionale Aria, per

monossidop di carbonio (CO) e biossido di zolfo (SO2), espresse in t/anno;

- le emissioni stimate dall’inventario elaborato dall’ISPRA riferito all’anno 2005, per benzene (C6H6 t/anno), piombo (Pb Kg/anno), idrocarburi policiclici aromatici tra cui il benzo (a) pirene (IPA, Kg/anno), arsenico (As, Kg/anno), cadmio 8Cd, Kg/anno), nichel (Ni, Kg/anno).

Per ogni inquinante sono state individuate due zone:

- Zona A: caratterizzata da maggiore carico emissivo (Comuni con emissioni > 95° percentile);

- Zona B: caratterizzata da minore carico emissivo (Comuni con emissioni < 95° percentile);

La tabella che segue riporta, per ciascun inquinante “primario”, il valore del 95° percentile calcolato sulla serie dei dati emissivi dei Comuni del Veneto.

Nelle figure seguenti si riporta la zonizzazione per gli inquinanti “primari”, dalle quali si ricava che il Comune di Sarcedo è sempre ricompreso in Zona B.

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Figura 40 - Zonizzazione inquinanti primari (da DCR 90/2016, Allegato A)

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Emissioni di monossido di carbonio

Il monossido di carbonio (CO), noto anche come ossido di carbonio, è uno degli inquinanti atmosferici più diffusi. E’ un gas tossico, incolore, inodore e insapore, che viene prodotto ogni volta che una sostanza contenente carbonio brucia in maniera incompleta. In ambito urbano la sorgente principale è rappresentata dal traffico veicolare: le concentrazioni più elevate si possono rilevare nelle ore di punta del traffico. Viene monitorato oltre che a VICENZA città (stazioni di Borgo Scroffa, Parco Querini e Viale Milano) anche a e, da ottobre 2003, dalla stazione di (Via T. Vecellio). I valori di questo inquinante, già da alcuni anni, sono decisamente inferiori ai limiti massimi previsti dalla normativa, mostrando inoltre una ulteriore tendenza alla diminuzione quasi ovunque.

Emissioni biossido di azoto

Il biossido di azoto rappresenta una delle principali sostanze inquinanti dell’atmosfera. Prodotto dagli scarichi degli autoveicoli e dagli impianti di riscaldamento domestico, è in buona parte responsabile della formazione dello smog ed è considerato uno dei principali inquinanti emessi durante i processi di combustione. Questo inquinante forma alcuni composti che si considerano responsabili delle piogge acide. Dai monitoraggi effettuati risulta come in tutte le stazioni della rete provinciale vicentina il limite per il valore massimo orario sia sempre stato rispettato dal 1999 ad oggi (Fonte VAS del PATI di Sarcedo).

Emissioni polveri sottili e PM10

Le polveri PM10, sono costituite da una miscela di sostanze che includono elementi quali il carbonio, il piombo, il nichel, composti come i nitrati, i solfati o composti organici e miscele complesse come particelle di suolo o gli scarichi dei veicoli, soprattutto diesel. Le particelle originate dall’attività dell'uomo derivano dall’utilizzo dei combustibili fossili (riscaldamento domestico, centrali termoelettriche, inceneritori), dal traffico urbano, tramite le emissioni degli autoveicoli, l’usura dei pneumatici, dei freni e del manto stradale e dai processi industriali (miniere, fonderie, cementifici, ecc.). Nell’aria dei centri urbani sono presenti polveri soprattutto a causa del traffico veicolare e degli impianti di riscaldamento. Tra i mezzi di trasporto, i veicoli diesel, sia leggeri che pesanti, emettono un quantitativo di polveri maggiore rispetto ai veicoli a benzina. Nella Provincia di Vicenza si registrano un numero di superamenti del valore limite giornaliero molto alti nella maggior parte delle stazioni di misura (141 superamenti a Vicenza nel 2005) e un valore medio superiore al valore limite per la protezione sulla salute umana stabilito dal D.M. 60/2002 di 40 μg/m3 per il 2005 e 20 μg/m3 per il 2010. I valori medi registrati negli anni 2004-2005 si attestano intorno ai 50-60 μg/m3 soprattutto nelle stazioni di Vicenza ma anche a Bassano del Grappa.

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5.2. AMBIENTE IDRICO

5.2.1. Acque superficiali

L’idrografia principale è costituita dal Torrente Astico e dal Torrente Igna, entrambi presentano le tipiche caratteristiche dei torrenti prealpini; con brevi periodi di piena alternati a prolungate siccità. Distano rispettivamente 900 m e 1200 m dall’area di intervento.

Figura 41 – Rete idraulica locale Lo stato delle acque superficiali è stato analizzato sulla base del rapporto dei dati rilevati con la rete di monitoraggio delle acque superficiali relativa all’anno 2015, realizzato da ARPAV. Per lo studio in esame verranno considerati i risultati del monitoraggio sulla base del Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori (LIM). L'indice LIMeco, introdotto dal D.M. 260/2010, è un descrittore dello stato trofico del corso d’acqua (fiume/torrente).

Nell‟anno 2014, il 43% dei corpi idrici monitorati presenta un valore di LIMeco corrispondente a una classe di qualità Buona o Elevata. L’indice LIMeco riflette il grado di antropizzazione del territorio: la provincia di Vicenza, ha un territorio morfologicamente vario e che comprende anche aree ad elevata industrializzazione.

Nella figura sotto esposta, sono rappresentate le stazioni e i relativi Livelli di LIMeco del 2014. Le stazioni ricadenti nel livello 1 (Elevato) si trovano principalmente in territorio montano. Il Torrente Astico ha un valore di LIMeco Elevato.

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Figura 42 - Classificazione del Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori (LIM) nei corsi d’acqua del Veneto. Fonte dei dati: ARPAV

Figura 43 - Valutazione annuale per stazione dell’indice LIMeco – Periodo 2010-2016 Si riporta anche l'indice del Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori (LIM) ai sensi del D.Lgs. 152/99 (ora abrogato). Questo indicatore considera i valori di ossigenazione, trofia, presenza di sostanza organica ed inorganica e il tenore microbiologico

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GIARA ENGINEERING s.r.l geologia – ingegneria - ambiente nei corsi d’acqua. ARPAV, al fine di non perdere la continuità con il passato ha elaborato anche per il 2015 il calcolo del LIM ai sensi del D.lgs. 152/99. Si è attribuito il LIM a 291 stazioni di cui il 65% presenta punteggi corrispondenti a una classe di qualità Buona o Elevata. Come per il LIMeco, le stazioni ricadenti nel livello 1 (Elevato) si trovano principalmente in territorio montano. La maggior parte delle restanti stazioni sono classificate al secondo livello dell’indice LIM (Buono) e sono distribuite in tutta la regione in modo abbastanza omogeneo. Le rimanenti stazioni ricadenti nei livelli 3 (Sufficiente) e 4 (Scadente) si distribuiscono prevalentemente in pianura, territorio che risente maggiormente degli impatti generati dalla forte antropizzazione.

Figura 44 - Classificazione dell’indice LIM nel bacino del fiume Adige – Anno 2015

Figura 45 - Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori (LIM) nel Bacino del Bacchiglione, anno 2015. Fonte dei dati: ARPAV Il livello di inquinamento espresso dall’indice LIM per il Torrente Astico, nel tratto del Comune di Sarcedo, è elevato, tendente verso sud a buono. Discarica ex RSAU CO.RSEA. Loc.Quartieri – Sarcedo (VI) RELAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE – PROGETTO PRELIMINARE Pag. 65 di 97

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5.2.2. Acque sotterranee

La qualità delle acque sotterranee può essere influenzata sia dalla presenza di sostanze inquinanti attribuibili principalmente ad attività antropiche, sia dalla presenza di sostanze di origine naturale (ad esempio ione ammonio, ferro, manganese, arsenico,…) che possono compromettere gli usi pregiati della risorsa idrica. La qualità dell’acqua è classificata come buona se tutte le sostanze sono presenti in concentrazioni inferiori agli standard numerici riportati nel D.Lgs 30/2009. Questo indicatore si differenzia dallo stato chimico che, secondo la normativa, deve tener conto della sola componente antropica delle sostanze indesiderate trovate, una volta discriminata la componente naturale attraverso la quantificazione del suo valore di fondo naturale. Nel 2015 L’Arpav ha valutato la qualità chimica delle acque sotterranee con 281 punti di monitoraggio, 180 dei quali (pari al 64%) non presentano alcun superamento degli standard numerici individuati dal DLgs 30/2009 e sono stati classificati con qualità buona, 101 (pari al 36%) mostrano almeno una non conformità e sono stati classificati con qualità scadente. Il maggior numero di superamenti dei valori soglia è dovuto alla presenza di inquinanti inorganici (76 superamenti, 65 dei quali imputabili allo ione ammonio), e metalli (35 superamenti, 32 dei quali riconducibili all'arsenico), prevalentemente di origine naturale. Per le sostanze di sicura origine antropica le contaminazioni riscontrate più frequentemente e diffusamente sono quelle dovute ai composti organo-alogenati (27 superamenti). Gli altri superamenti degli standard di qualità sono causati da nitrati (6) e pesticidi (2).Osservando la distribuzione dei superamenti nel territorio regionale si nota una netta distinzione tra le tipologie di inquinanti presenti a monte ed a valle della del limite superiore della fascia delle risorgive: nell'acquifero indifferenziato di alta pianura la scarsa qualità è dovuta soprattutto a composti organo alogenati e nitrati e, negli acquiferi differenziati di media e bassa pianura a sostanze inorganiche e metalli. Considerando le 220 stazioni monitorate nel periodo 2009-2015, il trend del numero di stazioni con qualità scadente è risultato stazionario. I punti di monitoraggio della qualità delle acque di falda a nord-est e a sud-est dell’area di intervento, presentano entrambi dei valori entro gli standard numerici del D.Lgs 30/2009.

Figura 46 - Mappa regionale dei superamenti degli standard numerici del DLgs 30/2009: Anno 2015 (Fonte Arpav)

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Figura 47 - Mappa regionale dei superamenti degli standard numerici del DLgs 30/2009 per gruppo di inquinanti: Anno 2015 (Fonte Arpav)

5.3. SUOLO E SOTTOSUOLO

5.3.1. Suolo

Come indicato dalla Strategia tematica per la protezione del suolo, adottata dalla Commissione Europea nel 20061, per suolo si deve intendere lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da particelle minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi, che rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera . È un sottile mezzo poroso e biologicamente attivo, risultato di complessi e continui fenomeni di interazione tra le attività umane e i processi chimici e fisici che avvengono nella zona di contatto tra atmosfera, idrosfera, litosfera e biosfera (APAT, 2008; ISPRA, 2015). Un suolo di buona qualità è in grado di esplicare correttamente le proprie funzioni ecologiche, economiche, sociali garantendo la fornitura di peculiari servizi ecosistemici, ovvero i benefici che l’uomo ottiene, direttamente o indirettamente, dagli ecosistemi (Costanza et al., 1997) e necessari al proprio sostentamento (Blum, 2005; Commissione Europea, 2006; UNEP - MEA, 2003), che si suddividono, secondo la più recente classificazione CICES (Common International Classification of Ecosystem Services) 4 , in: - servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.); - servizi di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità, etc.); - servizi culturali (servizi ricreativi e culturali, funzioni etiche e spirituali, paesaggio, patrimonio naturale, etc.).

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Il suolo è un corpo estremamente fragile che si rinnova in tempi generalmente molto lunghi ma che può essere distrutto fisicamente in tempi molto brevi o alterato chimicamente e biologicamente, nonostante la sua resilienza, sino alla perdita delle proprie funzioni. Le minacce alla corretta funzionalità dei suoli sono rappresentate da (Commissione Europea, 2006; 2012; JRC, 2016): - l’erosione, ovvero la rimozione di parte del suolo ad opera degli agenti esogeni (vento, acqua), spesso indotta o amplificata da fattori antropici; - la diminuzione di materia organica, legata a pratiche agricole non sostenibili, deforestazioni, erosione della parte superficiale del suolo in cui la materia organica è concentrata; - la contaminazione locale (siti contaminati), causata da fonti inquinanti puntuali e la contaminazione diffusa dovuta a molteplici punti di emissione; - l’impermeabilizzazione, ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale artificiale non permeabile; - la compattazione, causata da eccessive pressioni meccaniche, conseguenti all'utilizzo di macchinari pesanti o al sovrapascolamento; - la salinizzazione, ovvero l’accumulo naturale (salinizzazione primaria) o antropicamente indotto (salinizzazione secondaria) nel suolo di sali solubili; - le frane e le alluvioni; - la perdita della biodiversità edafica, indotta dalle altre minacce, che determina lo scadimento di tutte le proprietà del suolo; - la desertificazione, intesa come ultima fase del degrado del suolo. L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità, suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale (Antrop, 2004; Commissione Europea, 2012). È probabilmente l’uso più impattante che si può fare della risorsa suolo poiché ne determina la perdita totale o una compromissione della sua funzionalità tale da limitare/inibire il suo insostituibile ruolo nel ciclo degli elementi nutritivi (APAT, 2008; Gardi et al., 2013). L’impermeabilizzazione deve essere quindi intesa come un costo ambientale, risultato di una diffusione indiscriminata delle tipologie artificiali di uso del suolo che porta al degrado delle funzioni ecosistemiche e all’alterazione dell’equilibrio ecologico (Commissione Europea, 2013).

Il consumo di suolo è un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Il fenomeno si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio. Il consumo di suolo è, quindi, definito come una variazione da una copertura non artificiale a una copertura artificiale del suolo. Per copertura del suolo (Land Cover) si intende la copertura biofisica della superficie terrestre, comprese le superfici artificiali, le zone agricole, i boschi e le foreste, le aree seminaturali, le zone umide, i corpi idrici, come definita dalla direttiva 2007/2/CE6 . L’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo) per la costruzione, ad esempio, di edifici e strade, costituisce la forma più evidente e più diffusa di copertura artificiale.

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L’uso del suolo (Land Use) è, invece, un riflesso delle interazioni tra l’uomo e la copertura del suolo e costituisce quindi una descrizione di come il suolo venga impiegato in attività antropiche. La direttiva 2007/2/CE lo definisce come una classificazione del territorio in base alla dimensione funzionale o alla destinazione socioeconomica presenti e programmate per il futuro (ad esempio: residenziale, industriale, commerciale, agricolo, silvicolo, ricreativo). La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è, quindi, data dal crescente insieme di aree coperte da edifici, fabbricati, infrastrutture, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane. Tale definizione si estende, pertanto, anche in ambiti rurali e naturali ed esclude, invece, le aree aperte naturali e seminaturali in ambito urbano. La Commissione Europea (2012) aveva chiarito, ad esempio, che anche la densificazione urbana deve essere considerata consumo di suolo: Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro (Commissione Europea, 2012). In un recente documento della Commissione Europea (2016), si chiarisce che l’azzeramento del consumo di suolo netto significa evitare l’impermeabilizzazione di aree agricole e di aree aperte e, per la componente residua non evitabile, compensarla attraverso la rinaturalizzazione di un’area di estensione uguale o superiore, che possa essere in grado di tornare a fornire i servizi ecosistemici forniti da suoli naturali. Per quanto riguarda le attività estrattive (Cava Quartieri), il consumo di suolo netto deve essere valutato in relazione alla previsione di ricomposizione ambientale della superficie escavata, al ripristino del terreno agrario originario precedentemente accantonato, nonchè alla tempistica di realizzazione dei lavori. Vanno quindi privilegiate le attività che prevedono una suddivisione temporale degli interventi di escavazione e una contestuale ricomposizione delle aree già coltivate.

STIMA DEL CONSUMO DI SUOLO Il quadro conoscitivo sul consumo di suolo nel nostro Paese è disponibile grazie ai dati aggiornati al 2015 della rete di monitoraggio e della cartografia nazionale del consumo di suolo, a cura di ISPRA e delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente delle Regioni e delle Province autonome. Il consumo di suolo in Italia continua a crescere, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni. I dati della rete di monitoraggio mostrano come, a livello nazionale, il suolo consumato sia passato dal 2,7% degli anni ’50 al 7,0% stimato per il 2015, con un incremento di 4,3 punti percentuali e una crescita percentuale del 159% (1,2% ulteriore tra il 2013 e il 2015). In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 21.100 chilometri quadrati del nostro territorio. L’area più colpita risulta essere il Settentrione, con una differenziazione del pattern di crescita tra est ed ovest: se fino al 2008 il Nord-Est aveva velocità di crescita maggiore, negli ultimi anni, nelle regioni del Nord-Ovest, il trend del consumo di suolo mostra un’accelerazione, mentre il Triveneto e l’Emilia Romagna seguono, nel complesso, l’andamento generale del fenomeno, con una certa tendenza al rallentamento della velocità di trasformazione.

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Figura 48 - Andamento del consumo di suolo a livello nazionale e ripartizionale, espresso in percentuale di suolo consumato sulla superficie territoriale tra gli anni ’50 e il 2015. Fonte: rete di monitoraggio ISPRA ARPA- APPA (Rapporto sul Consumo di Suolo - ISPRA 2016)

Figura 49 - Stima del suolo consumato a livello regionale negli anni ’50 e al 2015. Fonte: rete di monitoraggio ISPRA-ARPA-APPA. (Rapporto sul Consumo di Suolo - ISPRA 2016)

Secondo i dati ISPRA delle rete di monitoraggio del consumo di suolo, la Provincia di Verona al 2015 risulta avere una superficie di suolo consumato pari a 43.407 ha, pari al 14% del territorio provinciale. Per quanto riguarda le altre province venete, la percentuale di consumo di suolo è la seguente: Belluno 3,3%, Rovigo 8,8%, Vicenza 13%, Venezia 14,5%, Treviso 16,5%, Padova 18,8%.

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5.3.2. Sottosuolo

Dal punto di vista geologico e geomorfologico l’area dell’Alta Pianura Vicentina è costituita dall’accostamento di coni alluvionali e di alluvioni dei torrenti Astico, Timonchio e Leogra. Tale materasso alluvionale ha nella zona una potenza superiore a 100 m con una notevole omogeneità dei materiali.

Figura 50 - Profilo geostrutturale della pianura in corrispondenza dell’area di cava Quartieri

La natura degli elementi litoidi che costituiscono tali alluvioni ghiaiose e ghiaioso-sabbiose rispecchia la composizione delle formazioni rocciose che costituiscono i bacini idrografici di pertinenza dei torrenti. In generale le ghiaie che costituiscono i terreni alluvionali presentano una predominante composizione calcareo-dolomitica con una minore quantità di elementi basaltici. Nella zona di interesse hanno contribuito a formare il potente materasso sia depositi di tipo fluvio-glaciale di età Wurmiana che depositi di tipo strettamente fluviale. Gli elementi ghiaiosi sono immersi in una scarsa matrice sabbiosa e sabbioso limosa.

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Figura 51 - Estratto della Carta Geologica d’Italia, Fg. 37 Bassano del Grappa

La permeabilità media dei sedimenti presenti, in base ai testi tecnici e a prove effettuate dallo scrivente, è valutata in:

 terreni permeabili e mediamente permeabili: ghiaie e ghiaie con sabbia, limi sabbiosi e sabbie limose K = 10-3 ÷10-6 m/sec

Figura 52 - Estratto della ”Carta della permeabilità dei litotipi”, 2004, dal Piano di Tutela delle Acque, Regione del Veneto

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5.4. VEGETAZIONE FAUNA ED ECOSTISTEMI

5.4.1. Vegetazione

Da un punto di vista vegetazionale, l’area d’intervento è situata nella Regione Forestale Planiziale, a ridosso delle prime colline moreniche e dai rilievi arenaceo – marnosi che si incontrano abbandonando la pianura. In quest’area, la formazione vegetazionale spontanea è costituita dai querco – carpineti, formazioni miste di farnia (Quercus robur) e carpino bianco (Carpinus betulus) nelle zone planiziali. Negli ambienti più secchi, soprattutto in corrispondenza di substrati carbonatici, alle due querce si sostituisce la roverella (Quercus pubescens), specie maggiormente tollerante la siccità estiva anche per periodi prolungati. Le formazioni forestali dell’Alta Pianura Vicentina ha subito nel corso di secoli di storia pesanti modificazioni, dovute soprattutto all’urbanizzazione e alla messa a coltura di specie agrarie. Analizzando la vegetazione in prossimità dell’area, si nota come le uniche formazioni forestali residue all’antropizzazione sono piccoli lembi di robinieti e di formazioni riparie comunque caratterizzate da una composizione specifica alterata dalla presenza di entità alloctone. Osservando la cartografia estratta dal Geoportale della Regione Veneto di seguito esposta, si rileva che le categorie forestali d’interesse siano individuate lungo l’asta del Torrente Astico, in cui si riscontra la presenza di formazioni ascrivibili ai Saliceti e a vegetazione riparia.

Figura 53 – Estratto Carta delle categorie forestali. Fonte dei dati: Geoportale della Regione Veneto

Le scarpate di cava sono per lo più colonizzate da vegetazione alloctona (robinia).

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5.4.2. Uso del suolo

Per l’analisi della copertura del suolo sono stati utilizzati i dati Corine Land Cover (CLC), tratti dal Geoportale della Regione Veneto. Nel seguito si riporta un estratto cartografico dal quale è possibile identificare che l’area interessata dal progetto è catalogata, per la maggior parte, come aree estrattive. L’area interessata dal progetto è ad incolto, nella parte adibita a discarica vi è una copertura erbacea discontinua, mentre nella parte di cava si riscontra una predominanza di vegetazione pioniera infestante, sia erbacea che arborea/arbustiva. All’interno dello specifico ambito di progetto, vale a dire l’area effettivamente interessata dall’attività di cantiere, le categorie di uso del suolo riscontrate sono le seguenti: indice cop suolo

1.3.1. Aree estrattive

3.1.1 Bosco di latifoglie

Nelle aree di pianura utilizzate per l’agricoltura, il paesaggio è fortemente caratterizzato dalle colture seminative. Gli ambienti naturali in questo contesto sono assai ridotti, ma ne rappresentano comunque in modo significativo l’identità. Il sistema agricolo, di tipo intensivo, si sviluppa in sistemi particellari colturali di media ed elevata estensione, caratterizzati da colture ad alto reddito, quali mais, frumento, orzo.

Figura 54 – Estratto Cartografia della Copertura del Suolo – Fonte dei dati: Geoportale Regione Veneto

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Il territorio oggetto di indagine (area di progetto e ambiti limitrofi) si caratterizza per la mancanza di veri e propri habitat naturali (zone boscate, zone umide, ecc.), mentre gli habitat di origine antropica costituiti principalmente dalle aree destinate all’agricoltura, dagli ambiti di cava e dal paesaggio urbano rappresentano senza dubbio la matrice prevalente. L’area di progetto ricade su terreni agricoli ricompresi in ambiti interessati da pregressa attività di cava, in prossimità quindi di settori esauriti ai fini estrattivi e in parte morfologicamente ricomposti; il territorio circostante risulta a sua volta fortemente antropizzato (aree industriali e terreni agricoli); i sistemi più vicini alla naturalità sono rappresentati da irregolari e discontinue fasce di vegetazione arboreo-arbustiva che seguono spesso le arginature dei canali irrigui e delle scoline. L’analisi dell’ecotessuto indica pertanto una netta dominanza di elementi di origine artificiale a scapito di componenti naturali la cui superficie risulta alquanto ridotta. Allontanandosi dall’area di progetto e più in generale dall’ambito estrattivo, dove gli ambiti territoriali risultano maggiormente consolidati, è possibile rinvenire specie a portamento arborea quali Salix sp., Populus nigra, Populs alba, Acer campestre e Ulmus campestre, inquadrabili, in linea generale, all’interno di cenosi riparie per lo più situate lungo il corso del Torrente Astico. I prati stabili fanno riferimento a Arrhenatherion con Poo sylvicolae-Lolietum multiflori e Centaureo carniolicae-Arrhenatheretum, in dipendenza dal tenore idrico del suolo. Frequenti orli nitrofili di Galio-Urticetea (Urtico-Laminetum orvale, Urtico-Aegopodietum). Particolare rilevanza assumono comunità relitte di Caricion davallianae (Caricetum davallianae) e le praterie umide di Molinion (Plantagini-Molinietum caerulae); presenti anche comunità di orlo igrofilo a Filipendula ulmaria (Calthion) e magnocariceti (Caricetum elatae, Caricetum gracilis, Caricetum acutiformis). Abbondano le superfici agricole cerealicole e i vigneti, con le relative comunità infestanti: Caucalidion lapulae (grano), Panico-Setarion (mais), Veronico-Euphorbion (vite); diffusi anche i frutteti e le colture specializzate.

Il territorio considerato è caratterizzato da una vasta area pianeggiante fortemente antropizzata e interessata principalmente da seminativi ed aree più o meno edificate. Dal punto di vista vegetazionale la presenza dell’uomo ha fortemente condizionato l’uso del suolo: i pascoli naturali e i boschi planiziali sono quasi scomparsi a discapito delle colture agricole e dei sistemi residenziali-produttivi e infrastrutturali, con la conseguente scomparsa di associazioni fitosociologiche autoctone stabili di un certo rilievo. In generale la vegetazione presente nell’ambito territoriale considerato può essere suddivisa nei seguenti tipi:  seminativi con vegetazione infestante  incolti erbacei  prati falciabili  siepi a bande boscate

Seminativi con vegetazione infestante I seminativi costituiscono la categoria di uso del suolo più rappresentativa dell’area oggetto di indagine. I più diffusi sono il mais, il frumento e l’orzo. La vegetazione infestante, che accompagna in modo più o meno continuo le colture di frumento ed orzo, risulta rappresentata da specie in gran parte ubiquitarie e di scarso valore fitosociologico (Papaver rhoeas, Vicia sativa var. angustifolia e Ranunculus arvensis, e quelle della classe Stellarietea mediae), mentre dal punto di vista agronomico rivestono una certa importanza in quanto possono risultare nocive alle stesse colture.

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Relativamente alle colture a mais, si segnala come le operazioni di diserbo comportano una significativa riduzione dello sviluppo di specie infestanti quali ad esempio il panico (Panicum crusgalli) e la setaria (Setaria viridis), presenti in numero del tutto insufficienti per costituire cenosi ipotizzabili.

Incolti erbacei Rientrano in questa categoria gli ambiti territoriali riferibili alle cave inattive, ove risulta affermata una recente vegetazione pioniera, e le ex aree a seminativo e prato stabile che a seguito dell’urbanizzazione risultano intercluse alla matrice urbanizzata e non più funzionali all’agricoltura. Trattandosi di vegetazione di recente insediamento, risulta difficile stabilire un preciso inquadramento fitosociologico, trattandosi per l’appunto di dinamiche in rapida evoluzione (ex coltivi) o di siti di cava non attivi. Ad ogni modo, si segnala come l’abbandono di seminativi dà origine a cenosi ad Agropyron repens (gramigna) a dominanza di artemisia comune (Artemisia vulgaris). A queste specie si accompagnano di volta in volta le specie infestanti della coltura precedente.

Prati falciabili I prati falciabili rappresentano una categoria poco rilevabile nell’ambito di indagine, anche in relazione alla relativa incompatibilità tra le condizioni climatico-ambientali del territorio e le esigenze delle cenosi erbacee. l tipo di prateria ricco di specie più frequente è riferibile all’arrenatereto, all’interno del quale si rilevano tre specie principali che concorrono alla formazione dell’associazione: l’avena altissima (Arrhenatherum elatius), il caglio (Galium album) e la carota selvatica (Daucus carota). Tra le specie di graminacee accompagnatrici si segnalano l’erba mazzolina (Dactylis glomerata), la fienarola (Poa pratensis) e il tristo (Trisetum flavescens), mentre tra le leguminose, destinate ad incrementare il valore nutritivo del foraggio, si possono ricordare il trifoglio (Trifolium repens e T. pratense), il finestrino (Lotus corniculatus) e l’erba medica-lupulina (Medicago lupulina).

Siepi e bande boscate Trattasi di elementi costituiti prevalentemente da vegetazione arbustiva e arborea preferenzialmente sviluppata lungo i margini degli appezzamenti o lungo i canali consortili. L’azione dell’uomo, in particolare la meccanizzazione dell’agricoltura, ha notevolmente ridotto e in alcuni contesti del tutto eliminato le passate cenosi vegetazionali che caratterizzavano gli ambiti di pianura, semplificandone anche il corredo di specie. Le specie arboree tipiche della zona sono il platano ibrido (Platanus acerifolia), seguito dalla robinia (Robinia pseudoacacia) e dal gelso bianco (Morus alba), in genere presenti come ceppaie. Altre specie importanti della consociazione sono Acer campestre, Salix viminalis, Populus alba, Tilia sp.pl., Ailanthus altissima. Molto diffuse grazie all'uomo sono anche le rosacee da frutto, quali il Ciliegio (Prunus avium), il Pado (Prunus padus) e diverse pomacee e drupacee. Lo strato arbustivo vero e proprio è abbastanza diffuso ed è molto importante, dal punto di vista naturalistico, per l'ospitalità che garantisce alla fauna, sia in termini di rifugio, grazie all'elevata densità dei rami, sia in termini di alimentazione, grazie alla produzione di grandi quantità di fiori e di frutti. Le specie più diffuse sono Cornus sanguinea e Sambucus nigra. Si segnala poi la presenza, in minore quantità, di Crataegus monogyna, Viburnum lantana e Corylus avellana. Lo strato erbaceo è costituito prevalentemente dalle specie provenienti dai seminativi, incolti e prati circostanti. L’ingresso di tali specie è graduale e genera delle cenosi di transizione.

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5.4.3. Fauna

La progressiva antropizzazione del territorio, unitamente alle attività agricole di tipo intensivo hanno portato ad un generale impoverimento della fauna. La campagna che caratterizza l’alta pianura veneta è soprattutto popolata da piccoli mammiferi, si incontrano comunemente il riccio (Erinaceus europeaeus), la talpa (Talpa europea), il ratto (Rattus norvegicus), l’arvicola campestre (Microtus arvalis), la lepre (Lepus eurpopaeus), la volpe (Vulpes vulpes) e la donnola (Mustela nivalis). L’avifauna è per lo più rappresentata da specie passeriformi e svernanti tra le quali citiamo: il fringuello (Fringilla coelbs), il passero (Passer domesticus), la tortora (Strepotela turtur), l’assiolo (Ortus scops), il merlo (Turdus merula), il barbagianni (Tyto alba), lo sparviere (Accipiter nisus), la civetta (Athene noctua), il fagiano (Phasianus colchicus) e l’allocco (Strix aluco). Per quanto rigurada invece gli anfibi e i rettili possiamo citare: il rospo comune (Bufo bufo), raganenna italiana (Hyla arborea), la lucertola campestre, il ramarro (Lacerta bilineta).

5.4.4. Ecosistemi

Come riportato nell’estratto della carta del “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica” del PTRC della Regione del Veneto, l’area di progetto e l’ambito territoriale in analisi si collocano all’esterno di elementi appartenenti al sistema della rete ecologica, collocandosi nell’ambito delle “aree agropolitane in pianura”. Trattasi di aree caratterizzate da un’attività agricole specializzata nei diversi ordinamenti produttivi, in presenza di una forte utilizzazione del territorio da parte della residenza, del produttivo e delle infrastrutture. Il livello di indagine a scala comunale denota, come in gran parte della pianura del Veneto, la presenza di numerosi elementi di frammentazione degli ecosistemi, attraverso l’espansione urbana residenziale, ma soprattutto a causa delle aree produttive di livello comunale (frammentazione areale) e delle vie di comunicazione (frammentazione lineare). Ciò comporta crescenti difficoltà negli spostamenti della fauna a cui si legano quelle relative all’espansione della vegetazione per via entomofila e per disseminazione su brevi distanze. A livello di ambito di indagine prevalgono ambiti antropizzati, costituiti principalmente da elementi tipici del paesaggio urbano, produttivo e infrastrutturale, dalle aree destinate all’agricoltura e alla frutticoltura. All’interno dell’ambito territoriale di analisi si riconoscono due unità ecosistemiche principali:  ecosistema degli ambiti di cava;  ecosistema agrario planiziale.

Entrambi gli ecosistemi rappresentano, in realtà, un habitat antropico, nel senso che rappresentano ecosistemi di origine antropica la cui struttura e dinamica sono direttamente controllate dall’uomo. L’individuazione delle unità ecosistemiche è stata fatta in considerazione delle caratteristiche di paesaggio e al tipo di comunità faunistica potenzialmente presente. La natura ecosistemica di un determinato ambiente, infatti, si sviluppa a partire da legami strutturali e funzionali tra le caratteristiche dell’ambiente stesso e la comunità animale presente. Si riportano nel seguito le caratteristiche degli ecosistemi censiti all’interno dell’ambito di analisi.

Ecosistema agrario planiziale L’ecosistema agricolo è costituito principalmente dai fondi agricoli coltivati a colture cerealicole permanenti o avvicendate e a frutteto. Trattasi nel complesso di un elemento a bassa stabilità in quanto la catena trofica naturale risulta semplificata (utilizzo di erbicidi e pesticidi); inoltre il ciclo annuale delle coltivazioni interrompe la “successione naturale” tendente, nel lungo periodo, verso lo stadio climax (massima stabilità). In sostanza il tipo di territorio formato da seminativi a rotazione e frutteti, tipico delle colture specializzata presenti nell’area in esame, vive in quanto l’uomo immette energia esterna (non naturale) in misura eccedente

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GIARA ENGINEERING s.r.l geologia – ingegneria - ambiente l’energia fornita dal raccolto. Gli elementi, fasce, siepi, filari di vegetazione naturale e/o naturaliforme costituiscono elementi con maggiore stabilità, e la loro eventuale esistenza all’interno della struttura agricola non è direttamente funzionale alla produzione agricola ma, in senso ecologico, aumentano la stabilità complessiva del sistema. La riduzione della biodiversità non è stata causata solamente dall’eliminazione degli elementi di diversificazione ambientale, ma anche per l’introduzione di tecniche colturali basate sull’utilizzo di fertilizzanti chimici, diserbanti e insetticidi che hanno agito sulla composizione floro-faunistica di tali ambienti favorendo specie generaliste, ubiquitarie e spesso anche esotiche.

Ecosistema di cava L’ecosistema di cava è costituito principalmente da aree interessate dal cantiere estrattivo (piazzali, fronti estrattivi, viabilità interna) e da zone in cui le operazioni di ricomposizione ambientale sono terminate ed in fase di affermazioni. Dal punto di vista ecosistemico gli ambiti che denotano un interesse, seppur marginale, sono le zone ricomposte, ove sono presenti superfici inerbite a libera evoluzione e, in parte, colture annuali, cerealicole permanenti o avvicendate. Anche in questo caso, trattasi nel complesso di elementi a bassa stabilità in quanto la catena trofica naturale risulta semplificata; inoltre, laddove insistono colture agricole, il ciclo annuale delle coltivazioni interrompe la “successione naturale” tendente, nel lungo periodo, verso lo stadio climax (massima stabilità). Rispetto alla precedente unità, le aree estrattive rappresentano sistemi caratterizzati da una forte perturbazione legata alla continua modificazione del suolo. Tale condizione impedisce lo sviluppo di cenosi naturali a favore di cenosi sinantropico-ruderali caratterizzate da una bassa esigenza ecologica e da un’elevata capacità colonizzatrice di quegli spazi che si rendono disponibili anche se per brevi periodi.

5.5. TRAFFICO E VIABILITA’

La cava “Quartieri” è ubicata in un ambito agricolo, esternamente al centro abitato e agli aggregati insediativi minori del Comune di Sarcedo. Il sito di cava è raggiungibile direttamente dall’accesso di via Dalle Molle

Figura 55 - Ortofoto con indicazione della viabilità principalmente utilizzata dai mezzi per il conferimento dei materiali utili alla realizzazione dei lavori

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Il materiale utile ai lavori di ribaulatura della discarica è presumibile che possa essere reperito dal cantiere per la realizzazione della nuova Circonvallazione Nord di Vicenza e da altri cantieri minori. Le altre tipologie di materiali necessari alla sistemazione morfologica dell’area di cava Quartieri avranno origine da cantieri di vario genere ipoteticamente dislocati in tutta la Regione Veneto. In entrambi i casi, in prossimità del sito di destinazione in loc. Quartieri le arterie stradali che verranno utilizzate sono: a) Per i mezzi provenienti da nord ovest e nord est: dalla S.P.11 si imbocca via Cà Orecchiona e la si percorre per circa 6 Km in direzione Est, sino a innestarsi su via Molle; b) Per i mezzi provenienti da sud: si percorre via Belvedere in direzione nord per circa 3 Km, fino all’innesto su via Molle.

Il traffico veicolare in andata e ritorno dall’area di cava, interesserà la viabilità descritta sopra. Considerate le volumetrie da conferire in relazione alle diverse FASI di intervento, di seguito si stima il carico di traffico che ne consegue. Si evidenzia che la stima sul traffico veicolare indotto considera 250 giorni lavorativi/anno e un volume di carico per mezzo d’opera di 15 mc. 1) Interventi di ribaulatura discarica Corsea: - Volume necessario: 97.400 mc di quali il 50% è già presente in cava. Volume rimanente da conferire: 48.700 mc; - Durata dei lavori stimata: 8mesi; - Traffico veicolare indotto (8 mesi): 3.250 viaggi - Traffico veicolare indotto (giorno): 19 viaggi giornalieri, 38 passaggi/giorno che equivale a 5 passaggi/ora. 2) Interventi di sistemazione ambientale cava Quartieri: - Volume necessario: 1.270.970 mc; - Durata dei lavori stimata: 12 anni; - Traffico veicolare indotto: 84.730 viaggi; - Traffico veicolare indotto (giornaliero): 28 viaggi giornalieri, 52 passaggi/giorno che equivale a 7 passaggi/ora

5.6. PAESAGGIO

All’interno del contesto ambientale in cui si inserisce l’intervento di progetto è possibile distinguere i seguenti sistemi del paesaggio:

 sistema urbano discontinuo e continuo;  sistema agricolo;  sistema delle fasce boscate;  sistema degli ambiti di cava.

Sistema urbano e sistema urbano discontinuo A questo sistema appartengono tutti gli elementi facenti parte del sistema di urbanizzazione (edifici, elementi viari, alberature, spazi pubblici, fabbricati industriali e pertinenze), con particolare riferimento alle loro qualità paesaggistico-ambientali e di fruibilità complessiva, che caratterizzano l’ambiente limitrofo all’area di progetto e l’area interessata dallo stesso intervento. All’interno del sistema in esame è possibile individuare:  densificazione urbana recente;  tipologie urbane non residenziali;  fabbricati agricoli;  aree estrattive.

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Densificazione urbana recente: trattasi di forme di urbanizzazione tipiche soprattutto a partire dagli anni ’70-’80 e di iniziativa prevalentemente privata, caratterizzata da un lato dalla capillare occupazione delle aree libere negli ambiti già urbanisticamente consolidati e dall’altro dalla progressiva lottizzazione delle aree immediatamente adiacenti. Tali azioni hanno determinato un repentino incremento della superficie urbanizzata complessiva. Tipologie urbane non residenziali: forme di urbanizzazione relativamente diffuse nel territorio oggetto di indagine, legate prevalentemente a funzioni produttive, in particolare per la presenza di vere e propri ambiti industrializzati. Fabbricati agricoli: strutture di supporto alle attività agricole, spesso affiancati ad edifici residenziali di più recente costruzione, il più delle volte meritevoli di recupero e di valorizzazione. Aree estrattive: trattasi di ambiti interessati da storica attività di estrazione o in fase di ricomposizione ambientale. Si caratterizzano per la morfologia notevolmente ribassata rispetto al piano di campagna, nonché per la presenza di cantieri attivi.

Sistema agricolo Alla formazione del sistema agricolo concorrono tutti gli elementi che contribuiscono alla struttura del paesaggio delle coltivazioni e, più in generale, della produzione primaria; ne fanno parte i coltivi, le siepi interponderali di confine, i canali e gli scoli irrigui, la viabilità rurale. Nello specifico il paesaggio agrario di riferimento è quello della media pianura, all’interno del quale sono distinguibili appezzamenti di terreno in orientamento Nord-Sud, spesso accompagnati da canali e bocchetti irrigui, intervallati dalla viabilità rurale e comunale, con case isolate (centri aziendali delle proprietà fondiarie) o modesti aggregati che fanno capo, nella maggior parte dei casi, a superfici agricole relativamente estese. Risulta oramai evidente un discreto grado di fusione e compenetrazione tra le aree agricole e le aree urbane o artigiali-industriali, in ragione della vicinanza, anche in ragione di una generale incertezza sulle destinazioni di uso del suolo, dovuta alla pressante richiesta ed esigenza di infrastrutture viarie, di nuove espansioni di zone industriali ed artigianali. Il sistema in esame si presenta ben articolato con un mosaico di colture variegato.

Sistema delle fasce boscate Le siepi e le bade boscate risultano prevalentemente localizzate lungo i principali corsi d’acqua e in prossimità della soglia orografica della dorsale morenica. Più in generale, la dotazione di siepi anche se non sufficiente nella parte di pianura è comunque presente con formazioni tendenzialmente rade, anche a filare con piante singole distanziate. Si segnala la presenza di piante adulte singole come pioppi, querce, olmi che sono comunque significative nel contesto paesaggistico ed ambientale in considerazione. La maggior parte delle siepi campestri sono per lo più composte da arbusti o piccoli alberi quali l’acero campestre (Acer campestre), il gelso (Morus alba), la sanguinella (Cornus sanguinea) e l’invasiva robinia (Robinia pseudoacacia) che in molte situazioni tende a prendere il sopravvento sulle altre specie. Lungo le siepi ripariali corsi d’acqua più importanti sono presenti siepi con struttura complessa che risultano decisamente degradate dalla presenza di specie esotiche ed infestanti quali la robinia e l’ailanto (Ailanthus altissima), segni della forte pressione antropica sulle sponde per gli interventi di manutenzione. A queste si affiancano anche in forma dominante il pioppo nero (Populus nigra), il salice bianco (Salix alba), l’olmo (Ulmus minor), quest’ultimo in presenza minore, e le altre specie presenti nelle siepi campestri. Nello strato inferiore si insediano arbusti quali il nocciolo (Corylus avellana), il sambuco (Sambucus nigra), il biancospino (Crataegus monogyna), il corniolo (Cornus mas), il ciliegio canino (Prunus mahaleb), alcuni rovi (Rubus caesius e R. ulmifolius) e specie lianose come il luppolo (Humulus lupulus), l’edera (Hedera helix) e la vitalba (Clematis vitalba). Risulta peraltro elevato il valore ecologico di queste formazioni, sia per ragioni intrinseche legate alla loro struttura irregolare che ne aumenta la complessità, alla naturalità dell’insieme e alla elevata funzionalità trofica, di rifugio, di nidificazione, sia per ragioni strategiche dovute alla posizione di queste formazioni che si presta ad azioni di riconnessione con altri ambiti naturaliformi.

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Aree estrattive Trattasi di ambiti interessati da storica attività di estrazione o in fase di ricomposizione ambientale. Si caratterizzano per la morfologia notevolmente ribassata rispetto al piano di campagna, nonché per la presenza di cantieri attivi. Di seguito si riporta una breve documentazione fotografica che illustra alcune viste panoramiche in prossimità dell’area.

Figura 56 – Sopra: Panoramica dell’area “Quartieri” con ubicazione cono visuale su via Molle (rosso) e su Via Salbega (giallo); A metà: visuale da Via Molle del ciglio di cava. L’area interna di cantiere non è visibile. Sotto: visuale sulla siepe settentrionale della discarica dalla strada a nord. L’area di discarica non è visibile dall’esterno. Fonte dei dati: Google maps (2019)

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Dal punto di vista del patrimonio architettonico, in tutta la fascia pedemontana sono numerosissime le ville storiche accompagnate dai corpi padronali. L’organizzazione tipica di questi edifici è caratterizzata dalla presenza della villa e da vasti appezzamenti fondiari nella zona circostante l’edificio, impreziositi da parchi e giardini sempreverdi.

Alcune delle peculiarità storiche di maggior pregio localizzate nel territorio sono di seguito elencati.  Villa Capra Bassani: Edificata nel 1764 dall’architetto conte Orazio Capra “che la eresse a gloria sua e del suo casato” è un esempio di villa di gusto neoclassico chiaramente ispirata alle architetture palladiane.

 Villa Franzan al Barcon. Costruita nel decenni 1660-1670 dai conti Franzan divenne, dopo la decadenza della nobile famiglia e diversi passaggi di proprietà, villeggiatura estiva del Collegio delle Dame Inglesi di Vicenza, per un periodo che va dal1876 al 1907. Passata in proprietà del Vescovo di Padova fu sede di Collegio e Seminario Vescovile dal 1908 al 1922. Attualmente l’intero complesso, non più di proprietà della Diocesi di Padova, versa in stato di grave abbandono e di completo degrado.  Villa Saugo Belmonte. Particolarmente notevole è la sua posizione alla sommità di una collina, detta appunto Belmonte, che permette di godere di uno splendido panorama.  Chiesetta di S. Pietro in Bodo. Nominata per la prima volta in un antico documento del 1292 (ma la sua costruzione è precedente), è costituita da un’unica navata con abside terminale e tetto a due falde.  Lanificio Beaupain. Già nel 1644 esisteva in loco un mulino a tre ruote sulla Verlata (importante roggia) che nel 1648 fu trasformato in cartiera e poi, nel 1885 in un rudimentale stabilimento per la tessitura della lana che, passato in proprietà del Sig. Leone Beaupain.

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5.7. RUMORE

Il Comune di sarcedo ha adottato il Piano di Classificazione Acustica comunale secondo quanto disposto dall’art. 6 della Legge quadro 447/1995 e relativo DPCM del 14 novembre 1997. L’intera area di progetto è classificata in Classe V, al limite vi è una Fascia di transizione. La Relazione del Piano indica che in CLASSE V, rientrano le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. I limiti di riferimento delle immissioni sono: 65 dB per il periodo diurno (06.00-22.00) e 55 dB per il periodo notturno (22.00-06.00).

Figura 57 – Estratto Piano Comunale di Zonizzazione acustica

6. VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITA’ DEGLI IMPATTI POTENZIALI

Diversamente dal precedente capitolo, che ha descritto l’area vasta in cui e ricompresa l’area in studio, le valutazioni che seguono si concentrano sul limitato intorno dell’area di cantiere, quale ambito di influenza potenziale degli impatti possibili che verranno esaminati. Verranno di seguito valutati gli impatti derivanti da emissioni, produzione di rifiuti, uso di risorse naturali, rumore e traffico, in relazione alla realizzazione degli interventi. La valutazione dell’impatto sulle singole componenti ambientali nell’elenco precedente è effettuata a partire dalla verifica dello stato esistente del sito, ovvero con presenza di un’attività di discarica e di sito un estrattivo posto al di sotto del piano campagna.

6.1. AMBITO DI INFLUENZA POTENZIALE

L'ambito territoriale interessato dal progetto (o ambito di influenza potenziale) è la porzione di territorio potenzialmente interessata sia direttamente che indirettamente dagli impatti, ossia l'ambito entro cui è dato presumere possano manifestarsi effetti ambientali significativi a seguito dall’attività di coltivazione e di ricomposizione di cava di progetto. Durante la realizzazione degli interventi, le potenziali fonti di pressione ambientale sono correlate principalmente all’attività di movimentazione del materiale e trasporto.

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La definizione dell’ambito potenziale dell’opera si basa sull’analisi della fase di baulatura della discarica e di ricomposizione della cava, considerando unitamente tali interventi; si rileva inoltre che a seconda della componente ambientale considerata in relazione ai fattori di impatto, l’ambito di influenza sarà di volta in volta rideterminato all’interno dell’analisi degli impatti. Dalle analisi territoriali e previsionali condotte, l’ambito di influenza potenziale si può considerare circoscritto in un raggio di circa 200 m intorno all’area interessata dal progetto, in cui potenzialmente potranno rivelarsi influenze ambientali conseguenti all’attività in progetto quali:  l’emissione di rumori, durante l’attività di movimentazione e scarico dei materiali;  la dispersione di emissioni polverose dall’attività di movimentazione e transito dei mezzi;  l’emissione di gas di combustione, dai mezzi di lavorazione e di trasporto;  il dilavamento e lisciviazione da parte di acque meteoriche;  la percezione visiva nei confronti delle componenti paesaggistiche e dei recettori potenziali.

All’interno di tale raggio d’influenza risultano presenti: - in direzione nord est ed est, alcuni nuclei abitativi; - a sud un’area artigianale industriale; - a nord la Strada Pedemontana Veneta; - a ovest aree agricole.

All’esterno dell’ambito di influenza potenziale, su vasta scala, il tessuto territoriale è caratterizzato da estese aree agricole solcate da viabilità a grande traffico (S.P. 11), zone industriali artigianali e nuclei residenziali sparsi.

Figura 58 – Area di influenza potenziale

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6.2. METODOLOGIA DI STIMA DEGLI IMPATTI

I dati e le informazioni tratti in precedenza, sono stati utilizzati per individuare le interazioni potenziali intervento/ambiente, attraverso una matrice bidimensionale attività di progetto/componenti ambientali. Si è proceduto, quindi, a determinare tali interazioni nell’intento di riferire il fenomeno potenziale alla situazione reale e definire gli impatti diretti e indiretti nel corso di realizzazione del progetto. Vista la tipologia di attività, e considerato lo stato dei luoghi, la fase di cantierizzazione e di esercizio (realizzazione delle opere) coincidono. L’approccio adottato ha permesso di selezionare le interferenze, analizzate con un adeguato livello di approfondimento, tenuto conto della loro rilevanza. Per la stima degli impatti si è fatto riferimento a metodologie proprie per le diverse componenti ambientali, sviluppando le seguenti attività: - individuazione degli indicatori ambientali, intesi come fattori idonei a descrivere e, quindi, a quantificare o qualificare, singolarmente o in combinazione con altri, le modifiche indotte dall’attività di baulatura e ripristino sulle componenti interessate;

- individuazione dei parametri (attributi) che caratterizzano l’indicatore e ne permettono la “misura”, espressa in termini quantitativi o qualitativi, in relazione alle componenti in esame e ai dati desumibili dal progetto, dallo stato di fatto e dalla normativa di riferimento, utilizzando comunque valori o sistemi di valori riconosciuti, che potessero essere ordinati gerarchicamente;

- costruzione di una scala ordinale di impatto per ciascuna componente ambientale che presenta interferenze potenziali;

- stima degli impatti per tutte le interferenze evidenziate, con particolare riferimento a quelle prioritarie per la condizione di esercizio.

Infine, i diversi impatti sono stati evidenziati con l’ausilio di una matrice cromatica di sintesi “attività di progetto/componenti ambientali”, la cui lettura permette, nell’immediato, di avere un quadro complessivo delle problematiche ambientali significative che si ritiene possano essere associate all’intervento nel suo complesso.

6.3. RIASSUNTO DATI PROGETTO

Considerate le numerose criticità del sito esposte in precedenza, gli obiettivi del seguente progetto sono: a) Il rifacimento della baulatura sulla sommità della discarica, utilizzando terreni a bassa permeabilità, con aumento della protezione dalle infiltrazioni nel corpo rifiuti. b) La sistemazione e razionalizzazione dell’impianto di captazione del biogas. c) La stabilizzazione definitiva della scarpata sud con uno strato di terreno argilloso a bassa permeabilità, e riempimento del cavo fino a quota campagna contermine; d) La ricomposizione finale ambientale di tutta l’area, per renderla idonea a nuove destinazioni urbanistiche, quale la restituzione ad uso agricolo, e in subordine area a servizi, area produttiva, a parcheggio, ecc.

Sostanzialmente il progetto è suddiviso in due tipologie di intervento, vengono di seguito riportati i dati di maggiore interesse ai fini della stima sugli impatti. Per ulteriori dettagli si rimanda alla relazione tecnica di progetto

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1) Ribaulatura discarica CORSEA Formazione di una baulatura finale della discarica che consenta l’aumento del deflusso superficiale (ruscellamento) a scapito dell’infiltrazione nel corpo rifiuti, e quindi la diminuzione dei costi gestionali prevedendo la diminuzione dei volumi di percolato da smaltire in fognatura. La nuova baulatura viene ottenuta con il riporto di uno strato variabile, da 0,0 m sul bordo esterno fino a +3,0 m circa nelle zone più depresse (non sul colmo presso circa la metà del ciglio superiore meridionale, dove lo spessore di riporto sarà di +2,0 m) , di terreno argilloso a bassa permeabilità che rispetta le indicazioni normative dello strato minerale da D. lgs. 36/2003 (k ≤ 10-8 m/s). - Superficie intervento: 27.000 mq; - Volume materiale necessario: 52.400 mc

L’intervento prevede anche la copertura della scarpata sud con il riporto dello stesso terreno argilloso a bassa permeabilità per uno spessore continuo di 3,0 m. L’argilla verrà messa in opera per strati di spessore massimo 50cm addossati e costipati a gradoni alla scarpata esistente per una larghezza in orizzontale di circa 3,5 m, a partire dal basso, verso la sommità della scarpata, avendo cura di non manomettere la continuità della geomembrana di sicurezza esistente. - Superficie intervento: 40.450 mq; - Volume materiale necessario: 45.000 mc

Si prevede inoltre la sistemazione e l’aggiornamento della rete di captazione del biogas, del percolato e di regimazione delle acque. Durata lavori stimata in 6-8 mesi.

2) Ricomposizione cava Quartieri La relazione tecnica mette in evidenza come la sostenibilità economica dell’attività, sia un elemento fondamentale per portare a conclusione gli interventi e le finalità del progetto. Quindi si prevede che la sistemazione morfologica dell’area venga realizzata attraverso l’impiego delle seguenti tipologie di materiali: - Terre e rocce da scavo le concentrazioni soglia di contaminazione di cui alla colonna A della Tabella 1 dell’Allegato V alla Parte Quarta del D.Lgs 152/2006; - Sottoprodotti costituiti da limi di lavaggio della ghiaia; - Terre e rocce da scavo ex art. 184 ter D. lgs. 152/06 aventi composti entro i limiti di Colonna B, tab. 1, All. 5 parte IV Titolo V D. lgs. 152/06 ( ed entro i limiti del test di cessione ex All.3 D.M. 05/02/1998 e s.m.i.); - Materia prima secondaria (MPS) prodotta e certificata da impianti di recupero di rifiuti non pericolosi autorizzati (art. 208 e 2016 D. lgs. 152/06); - Rifiuti non pericolosi, inerti, per i quali è consentito l’utilizzo per operazioni di recupero R10 ai sensi del D.M.05/02/1998 e s.m.i. per ricomposizioni ambientali, previa autorizzazione.

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Le fasi operative sono: Fase 1: riempimento a cuneo tra la discarica e il centro cava che prevede il riporto di materiali fino al raggiungimento della quota finale a piano campagna, raccordo con le superfici di fondo cava, verrà realizzato con una scarpata di circa 25°. - Volume necessario: 538.370 mc circa

FASE 2: riempimento a cuneo fino a piano campagna, appoggiato alla parte già ricomposta e raccordato a 25° alla parte di cava prospiciente. - Volume necessario: 450.000 mc circa

FASE 3: esecuzione del terzo ed ultimo lotto con riempimento del cavo terminale a sud, appoggiato alla parte già ricomposta, e completamento delle opere di sistemazione ambientale. - Volume necessario: 380.000 mc circa

- Volume RIPORTI TOTALI in cava “Quartieri”: circa 1.270.970 mc;

Durata lavori stimata in 12-15 anni.

6.4. CUMULO CON ALTRI PROGETTI

Il criterio del “cumulo con altri progetti” deve essere considerato in relazione a progetti relativi ad opere o interventi di nuova realizzazione:

- appartenenti alla stessa categoria progettuale indicata nell’allegato IV alla parte seconda del D.Lgs 152/2006;

- ricadenti in un ambito territoriale entro il quale non possono essere esclusi impatti cumulati sulle diverse componenti ambientali;

- per i quali le caratteristiche progettuali, definite dai parametri dimensionali stabiliti nell’allegato IV alla parte seconda del D.Lgs 152/2006, sommate a quelle dei progetti nel medesimo ambito territoriale, determinano il superamento della soglia dimensionale fissata nell’allegato IV per la specifica categoria progettuale.

L’intervento proposto non comporta effetti cumulativi con altri progetti, non si è a conoscenza dell’esistenza o dell’attuazione di altri progetti nell’area esaminata. Il cantiere della Pedemontana Veneta, il prossimità dell’area di intervento è in fase di ultimazione.

L’intervento rappresenta un fenomeno circoscritto all’interno del sito in esame, alla conclusione dei lavori l’area sarà nuovamente ad uso agricolo.

6.5. UTILIZZO RISORSE NATURALI

Consumi idrici e di materie prime o ausiliarie La realizzazione delle opere non prevede l’utilizzo di risorse idriche ad eccezione di limitati quantitativi utili al limitare la diffusione di polveri lungo le strade di accesso. Nell’attività di sistemazione non si utilizzerà alcuna materia prima e/o materiali ausiliari ma si prevede solo il conferimento dei materiali elencati al Capitolo 6.3.

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Consumo di suolo Il progetto in esame non comporta il consumo di suolo, l’area è da tempo oggetto di attività estrattive e ad uso discarica. Le operazioni finali di sistemazione prevedono la stesa di un idoneo strato di terreno agrario (circa 1m), questo permetterà il riutilizzo dell’area ai fini agricoli ripristinando gli usi originari. Nel caso di attività di recupero ambientale (R10) di rifiuti non pericolosi il recupero ambientale deve consistere nella restituzione di aree degradate ad usi produttivi o sociali attraverso il rimodellamento morfologico, ai sensi dell’art. 5 del D.M. 05/02/1998 e s.m.i. (con le tipologie di rifiuti elencati al Sub allegato 1 del medesimo decreto, elencate in Tabella 5 seguente), con l’ approvazione del progetto da parte dell’Ente competente. Si rileva al riguardo che in questo caso l’esecuzione dei lavori permetterebbe di mettere in sicurezza un’area di discarica con presenza di criticità e in assenza di un gestore della fase post operativa definito. Inoltre riportando il sito di cava alla quota originaria è possibile il ripristino all’uso agricolo del suolo.

6.6. RISCHIO INCENDI

La probabilità che si verifichino incidenti legati all’attività in esame sono caratterizzati da bassissima probabilità in quanto i materiali conferiti non sono infiammabili, anche i mezzi impiegati verranno sottoposti a manutenzione periodica. Stoccaggio carburanti ed oli verrà effettuato in apposite aree pavimentate poste all’ingresso del cantiere. Prima dell’inizio dei lavori verrà verificata la presenza di biogas all’interno delle condotte di aspirazione, valutando i pozzi da dismettere e quelli effettivamente da sistemare. Verranno messi in atto tutti gli accorgimenti utili per effettuare il lavoro in sicurezza.

6.7. PRODUZIONE RIFIUTI

Gli interventi in progetto non prevedono la produzione di rifiuti. La gestione dei materiali utilizzati per la ribaulatura e per il ripristino ambientale viene ampiamente descritta in relazione tecnica a cui si rimanda per ulteriori dettagli.

6.8. EMISSIONI E DISTURBI AMBIENTALI

a) EMISSIONI IN ATMOSFERA

La componente atmosfera e la qualità dell’aria non subiranno sensibili interferenze in seguito alla realizzazione delle opere in progetto. Le emissioni di natura polverulenta prodotte dalla movimentazione dei materiali, si possono assumere trascurabili, inoltre in fase di lavoro verranno utilizzati tutti gli accorgimenti utili al limitare la diffusione di polveri (irrigatori a ugello mobili, teli a copertura del materiale, ecc.). Le piste sia interne che esterne vengono a bisogno bagnate con autobotti, in caso di condizioni meteorologiche sfavorevoli. Infine tutta l’attività si svolge sul piano cava a mediamente -18 m dal piano campagna contermine, in area circondata sul ciglio da boschetti e impianti di siepi di mascheramento, integrate anche da reti oscuranti anti polvere. Negli anni di passata attività non si sono mai verificate situazioni problematiche in relazione alle emissioni diffuse di polveri dai due impianti esistenti. Le emissioni prodotte dai motori a scoppio dei macchinari in uso del cantiere sono contenute, trattandosi di mezzi soggetti a revisione e controllo periodico dei gas prodotti, con utilizzo solo all’interno del cantiere. Le manutenzioni dei mezzi verranno regolarmente registrate in appositi libri di cantiere. Il lavori in progetto prevedono la sistemazione e razionalizzazione

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GIARA ENGINEERING s.r.l geologia – ingegneria - ambiente dell’impianto di captazione del biogas, verranno verificate produttività e stato dei pozzi, per l’eventuale dismissione o sostituzione di quanti mostrassero uno scadimento irreversibile delle funzioni di drenaggio del biogas.

b) ACQUA

Ad oggi, le acque di scorrimento, che non vengono a contatto con il corpo rifiuti, sono inviate per pendenza verso il perimetro esterno della discarica, a dispersione nei primi strati di suolo. Le acque drenate dal geocomposito interno al pacchetto di copertura superficiale scorrono sempre secondo le massime pendenze e sono raccolte al perimetro esterno e inviate a dispersione sul suolo. Per quanto riguarda le acque superficiali, gli interventi in progetto migliorano il deflusso delle acque superficiali e si diminuisce l’infiltrazione sulla copertura, portando dunque a una riduzione della produzione di percolato senza intervenire sullo strato minerale esistente di copertura dei rifiuti. La baulatura verrà ripristinata con pendenze leggermente maggiori di quelle approvate a suo tempo, per far sì che la formazione di un pendio regolare si mantenga nel tempo anche con eventuali successivi cedimenti. La pendenza finale sarà del 3% circa, idonea a consentire lo sgrondo delle acque meteoriche senza creare erosioni concentrate. Dal punto di vista la tutela della acque sotterranee, il rifacimento della baulatura sulla sommità della discarica, utilizzando terreni con coefficiente di permeabilità indicato per lo strato minerale della copertura superficiale in D. Lgs. 36/2003, aumenta la protezione dalle infiltrazioni nel corpo rifiuti. Inoltre si andranno ad effettuare verifiche e controlli sui materiali che si intendono utilizzare per la realizzazione delle opere, per la verifica della rispondenza all’art. 5 del D. M. 05/02/1998 e s.m.i., in particolare ai seguenti commi: Art. 5 D.M. 05/02/1998: 1) omissis… 2) L’utilizzo dei rifiuti nelle attività di recupero di cui al comma 1 …omissis…. c) sia effettuato nel rispetto delle norme tecniche e delle condizioni specifiche previste dal presente decreto per la singola tipologia di rifiuto impiegato, nonché nel rispetto del progetto di cui alla lett. b); d) sia compatibile con le caratteristiche chimico-fisiche, idrogeologiche e geomorfologiche dell’area da recuperare; d-bis) in ogni caso, il contenuto dei contaminanti sia conforme a quanto previsto dalla legislazione vigente in materia di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati, in funzione della specifica destinazione d’uso del sito. Per completare la FASE 1 è prevista l’esecuzione di n.2 nuovi piezometri di controllo delle acque sotterranee, da aggiungere al PSC della discarica, quando verrà ridefinito. Tali piezometri costituiranno n. 2 nuovi punti di controllo di VALLE per la discarica CO.RSEA. e contemporaneamente fungeranno da verifica di MONTE per la ricomposizione ambientale della cava “Quartieri”.

c) SUOLO E SOTTOSUOLO

I materiali utili alla ribaulatura della discarica saranno costituiti da terreni che rispettano i limiti normativi di cui alla Tabella 1 colonna A dell’Allegato 5 Parte Quarta Titolo Quinto del D. lgs. 152/06 e ss.mm.ii., con l’esclusione delle anomalie geochimiche riconosciute come Fondo Naturale dell'Unità deposizionale "Conoidi dell’Astico (CA)" (Arpav, 2016). Per quanto riguarda invece l’area di cava Quartieri il progetto prevede l’impiego dei materiali elencati al Capitolo 6.3. La relazione tecnica di progetto, al Capitolo 6.a, descrive le verifiche chimico-fisiche da effettuare sui materiali in entrata. La realizzazione di tali controlli e la tracciabilità degli stessi durante tutta la durata del cantiere, permette una efficace tutela del substrato alluvionale presente.

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d) IMPATTO ACUSTICO

Ad esclusione degli interventi di ribaulatura, la maggior parte degli interventi verrà realizzata al di sotto del piano campagna, inoltre tutto il perimetro del cantiere è caratterizzato dalla presenza di una quinta arborea arbustiva ben sviluppata. Tali elementi permettono di limitare le emissioni sonore verso i possibili recettori presenti nelle vicinanze.

e) IMPATTO SULLA VIABILITA’

Sulla base delle valutazioni su traffico e viabilità, è possibile affermare che la rete stradale interessata dal passaggio dei mezzi d’opera in entrata e uscita dal cantiere risulta essere idonea a supportare il traffico veicolare indotto dai lavori in progetto. Visto il carico di mezzi in seguito alla realizzazione dei lavori, non si prevede un peggioramento dei livelli di traffico rispetto allo stato attuale.

f) INTERFERENZE CON VEGETAZIONE, FAUNA ED ECOSISTEMI

Siepi e le macchie mesofite, presenti soprattutto ai margini degli appezzamenti e dei canali consortili, non verranno in alcun modo alterate dalla realizzazione dei lavori. Il progetto non comporta la perdita di habitat, in quanto l’area è già da tempo alterata dalle operazioni di discarica e di cava. A fine lavori, l’uso agricolo dell’area Quartieri permette nel tempo la ricolonizzazione degli ambienti da parte della flora e della fauna. La vegetazione arborea presente lungo le scarpate, che verrà rimossa durante il corso dei lavori, è per lo più costituita da formazioni antropogene (robinieto). Dato il contesto in cui si inserisce il progetto, si può ragionevolmente presumere che la fauna ha già da tempo assimilato la presenza antropica nell’area e comunque non si prevedono ulteriori o diverse interferenze con le componenti biotiche e la fauna rispetto allo stato attuale. Le opere verranno realizzate all’interno di un’area estrattiva esistente, esterna ad elementi compresi nella rete ecologica del Comune di Sarcedo. Il sito non rientra in aree con interesse naturalistico.

g) IMPATTO SUL PAESAGGIO

Il progetto in esame permette un ripristino dell’area di cava Quartieri del tutto similare alle forme delle campagne adiacenti e soprattutto alle morfologie pianeggianti presenti ante attività estrattiva. Anche la sistemazione finale della ribaulatura nella zona discarica si inserisce nel contesto paesaggistico in esame. La presenza della quinta arborea, della siepe lungo tutto il perimetro di cava e la posizione ribassata delle aree di lavoro rispetto al piano campagna permettono di limitare l’impatto visivo del cantiere.

6.9. SIGNIFICATIVITA’ DEGLI IMPATTI

Sulla base delle analisi precedentemente esposte, è possibile esprimere un giudizio di sintesi circa il grado di interferenza degli interventi in progetto sulle componenti ambientali studiate. Esplicata la metodologia e i parametri considerati, di seguito vengono riportate le matrici riassuntive globali degli impatti per la fase di realizzazione con utilizzo di matrici cromatiche al fine di identificare le aree di impatto ed esprimere un giudizio definitivo sulla compatibilità di un’opera in maniera chiara e semplice.

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6.9.1. Scala e stima degli impatti

La “misura” degli impatti mette a confronto le componenti ambientali nel contesto geografico di riferimento con le trasformazioni indotte dall’attuazione del progetto con l’obiettivo di trasformare, attraverso l’adozione di criteri logici riproducibili, le notazioni di segno quantitativo in considerazioni di valenza qualitativa.

In particolare, note le singole componenti e le loro caratteristiche, sulla base di una loro analisi comparata, si è proceduto a definire le scale e i relativi livelli di impatto.

Al loro interno le scale sono state calibrate tramite l’utilizzo degli indicatori prescelti, e degli elementi quantitativi che li caratterizzano, e più in generale, attraverso la composizione di criteri quali:

. estensione, fruizione e pregio dell’area interessata dall’impatto;

. pregio e valore ecologico delle biocenosi interessate dall’impatto;

. intensità della perturbazione;

. durata e reversibilità della modifica e resilienza del sistema.

Alla luce delle considerazioni esposte, è stata indicata una scala per le componenti ambientali in esame.

P Componente Primario S Componente Secondario

Le scale di impatto, elaborate per ciascuna componente, hanno tutte la medesima struttura, per poter risultare concettualmente coerenti e armoniche tra di loro, e prevedono i seguenti 8 livelli di impatto:

Scala d’impatto

- Negativo: perdita significativa e/o totale degli elementi e dei valori di pregio;

- Negativo medio: perdita mediamente estesa/parziale degli elementi e dei valori di pregio;

- Negativo basso: perdita modesta degli elementi e dei valori di pregio;

- Da valutare: gli impatti devono essere ulteriormente valutati, in un secondo momento;

- Trascurabile o nullo: assenza totale di perturbazione o generazione di alterazioni arealmente e/o temporaneamente limitate, non distinguibili all’interno della variabilità propria del sistema;

- Positivo basso: miglioramento lieve delle condizioni stazionali;

- Positivo medio: miglioramento modesto delle condizioni stazionali;

- Positivo alto: miglioramento accentuato delle condizioni stazionali.

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Per indicare visivamente l’entità degli impatti del progetto in esame (fase di cantierizzazione e di esercizio) nella matrice si utilizza una rappresentazione cromatica che corrisponde ai seguenti livelli di impatto:

Legenda Livello Impatto Negativo alto Negativo medio Negativo basso Da valutare Trascurabile o nullo Positivo Basso Positivo Medio Positivo Alto

Le valutazioni di seguito riportate sono utili a definire soluzioni di dettaglio che possano ridurre o eliminare eventuali situazioni negative.

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FASE DI REALIZZAZIONE INTERVENTI DI RIBAULATURA E RIPRISTINO CAVA

Componenti Sistema Livello Lavorazione Fattori di impatto impatto ambientali Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici nullo adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi trascurabile Aria e Clima Qualità dell’aria S Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici trascurabile adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Qualità P biologica Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici trascurabile adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Regime Acqua P idraulico Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici nullo adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Funzionalità P fluviale Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici trascurabile adeguamento impianti Interferenza con Interferenze con sottoservizi nullo acque P Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile sotterranee Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile

Suolo e Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e sottosuolo Occupazione superfici trascurabile adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Uso del suolo P Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere pos alto

Allestimento cantiere e Rilievi ante operam nullo adeguamento impianti Occupazione superfici nullo Interferenze con sottoservizi nullo Stabilità e P dissesti Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità pos medio Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale pos alto sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e a Occupazione superfici trascurabile deguamento impianti Vetazione e Aspetti floristici P Interferenze con sottoservizi nullo Fauna Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava

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Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere pos medio Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici trascurabuile adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Aspetti P faunistici Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere pos medio Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici trascurabile adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Paesaggio P locale Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere pos medio Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici trascurabile adeguamento impianti Paesaggio ed Interferenze con sottoservizi nullo Singolarità elementi P paesaggis. Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile storico culturali Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere pos medio Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici nullo Beni adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo architettonici, P archeologici e Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile storici Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam trascurabile Allestimento cantiere e Occupazione superfici nullo adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi nullo Rumore Clima acustico P Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile Rilievi ante operam nullo Allestimento cantiere e Occupazione superfici nullo adeguamento impianti Interferenze con sottoservizi trascurabile Traffico Viabilità S veicolare Conferimento del materiale Traffico indotto e viabilità trascurabile Ribaulatura discarica e Attività di movimentazione del materiale trascurabile sistemazione morfologica cava Smobilizzo cantiere Smobilizzo del cantiere trascurabile

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6.10. PORTATA DELL’IMPATTO

La portata dell’impatto si esaurisce nelle aree adiacenti al cantiere, nel territorio limitrofo non si prevedono impatti dal punto di vista ambientale. Difficili sono anche gli impatti sulla componente sociale vista l’ubicazione ribassata. Si avranno piuttosto effetti positivi dovuti alla realizzazione della ricomposizione ambientale dell’area di cava a fine lavori.

6.11. ORDINE DI GRANDEZZA E COMPLESSITÀ DELL’IMPATTO

Gli impatti previsti sono risultati lievi o trascurabili sia nella fase di approntamento che in quella di realizzazione. L’ordine di grandezza dell’impatto non risulta significativamente negativo e comunque circoscritto alla fase di esecuzione delle opere. In termini di complessità invece, si stima un valore non significativo in relazione alle componenti ambientali interessate. Le ripercussioni sull’ambiente si esauriscono nelle aree di cantiere e nelle immediate vicinanze, mantenendo la funzionalità ecosistemica delle aree agricole e dei corsi d’acqua presenti. L’opera risulta essere di lieve impatto e pertanto anche l’ordine di grandezza può essere valutato di bassa entità.

6.12. PROBABILITÀ DELL’IMPATTO

La probabilità dell’impatto si definisce attraverso l’analisi dei caratteri peculiari del sito di intervento (sensibilità, criticità, dinamismo, ecc.), unitamente alle caratteristiche delle modifiche introdotte in seguito agli interventi proposti. Maggiori sono gli elementi di sensibilità e varietà, e conseguentemente la probabilità di impatto sarà elevata. La fase di cantierizzazione comporta una serie di effetti che possono manifestarsi con ragionevole certezza (rimozione vegetazione lungo le scarpate, emissione di gas e polveri, variazione del clima acustico). Altri effetti hanno una probabilità di accadimento meno accentuata e anche gli effetti sulle componenti ambientali possono essere ridotti o maggiormente assimilati. Considerata l’ubicazione del sito e la probabilità di accadimento degli impatti, si può affermare che le alterazioni causate dalle lavorazioni, pur essendo probabili, non assumono una rilevanza tale da diventare critici per l’ambiente. Considerata la finalità dell’opera, e la destinazione d’uso finale dell’area, non si riscontra una probabilità significativa di accadimento di fenomeni negativi.

6.13. DURATA DELL’IMPATTO

Per durata dell’impatto si intende il periodo temporale in cui un’azione può manifestarsi sullo stato dell’ambiente in cui si interviene. La scala temporale sarà in funzione alle diverse tipologie di lavorazione effettuata e al diverso grado di impatto relazionato. Si presume che gli impatti saranno relazionati alla diversa disponibilità di materiale utile alle lavorazione, che ad oggi è difficilmente identificabile. In via generale, dalle analisi fatte in precedenza, la durata dell’impatto sarà riconducibile alla durata totale dei lavori.

6.14. FREQUENZA DELL’IMPATTO

La frequenza dell’impatto indica il numero di giorni/anno in cui è possibile che si verifichi un alterazione delle componenti stazionali presenti. Il lavoro di cantiere durante la realizzazione dei lavori è previsto in 1 turno giornaliero di 8 ore, suddivise in due fasi di 4

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GIARA ENGINEERING s.r.l geologia – ingegneria - ambiente ore ciascuna, indicativamente dalle 8 alle 12.00 e dalle 13.00 alle 17.00. Si evidenzia che, soprattutto per i lavori di sistemazione della cava Quartieri, il lavoro sarà discontinuo in relazione alla disponibilità di materiale utile.

6.15. REVERSIBILITÀ

La capacità dell’ambiente di ripristinare le condizioni stazionali antecedenti agli interventi, è detta reversibilità. Ad ultimazione dei lavori l’area, per lo meno nella parte di cava, avrà le sembianze dello stato dei luoghi ante lavori estrattivi.

6.16. CONCLUSIONE SULLA STIMA DEGLI IMPATTI POTENZIALI

Sula base di quanto precedentemente esposto, valutati i principali impatti sull’ambiente e su patrimonio culturale dei luoghi, si evidenzia quanto segue: - in fase di cantiere gli impatti sono trascurabili, non comportano pertanto alterazioni significative delle componenti ambientali presenti.

Pertanto, in relazione agli impatti ambientali attesi, e in considerazione a quanto emerso in fase di studio, si può affermare che la realizzazione delle opere non comporta la perdita di valenze e funzionalità dell’ambiente in cui si va ad operare.

7. MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE

Vengono ora descritti gli accorgimenti e le soluzioni progettuali mirate alla mitigazione degli eventuali impatti, e alla compensazione dei disturbi manifestatisi attraverso interventi di vario genere. Pertanto si riportano gli elementi oggetto delle possibili azioni di riduzione dell’impatto.

Tutela della risorsa idrica

 Gestione accurata dell’area in tutte le parti (discarica e cava), anche attraverso una periodica manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti;  Garantire l’efficienza dei mezzi di cantiere, tutte le operazioni di manutenzione e rifornimento di carburante dovranno essere effettuate in aree il più possibile idonee (magazzini e aree pavimentate);  Nuova realizzazione di n.2 piezometri di controllo;  Realizzazione controlli chimico-fisici sui materiali in ingresso e effettuare una accurata tracciabilità dei conferimenti

Tutela del suolo del sottosuolo

 Durante la movimentazione del materiale avere l’accortezza di non danneggiare teli a copertura della discarica;

 La manutenzione dei mezzi dovrà essere effettuata sempre in aree idonee. Eventuali sversamenti dovranno essere opportunamente confinati e il sito ripristinato;

 Accurata gestione di tutti i rifiuti presenti, costante manutenzione dei cassoni e della rete di recupero delle acque meteoriche;

 In concomitanza di eventi meteorologici particolarmente intensi, le operazioni di cantiere dovranno essere sospese;

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Tutela dell’inquinamento acustico

 Costante manutenzione delle siepe arborea arbustiva presente al limite di cava;

 I mezzi in entrata/uscita dal cantiere non dovranno transitare a velocita >30 Km/h;

 Il manto stradale delle piste di accesso dovrà essere mantenuto.

8. EVENTUALI ALTERNATIVE E OPZIONE ZERO

Considerata la difficile situazione gestionale della discarica CORSEA, e viste le numerose problematiche già elencate in precedenza, la proposta progettuale qui presentata risulta essere non solo migliorativa dello stato attuale dei luoghi in termini di minor produzione di percolato, maggiore stabilità delle scarpate e buona gestione dell’impianto, ma anche risulta essere economicamente sostenibile.

9. CONCLUSIONI

Gli interventi in progetto sono ubicati nel contesto paesaggistico dell’Alta Pianura Vicentina, caratterizzato da una intensa presenza di attività antropiche. Nello specifico nel sito insiste una ex discarca e un’area di cava in fase di sistemazione ambientale. Sulla base di quanto esaminato nel presente studio di compatibilità ambientale, si può affermare che gli impatti potenziali legati alla realizzazione del progetto non siano significativi, siano limitati nel tempo, reversibili e circoscritti all’area di cantiere e alle immediate vicinanze. Gli impatti più significativi sono legati al traffico veicolare indotto, al rumore, alla rimozione della vegetazione e alla produzione di polveri. Non si sono riscontrate criticità tali da interagire negativamente sull’integrità dell’ambiente. L’analisi degli strumenti di pianificazione del territorio e di settore, non ha evidenziato particolari problematiche a livello di tutela idrogeologica, paesaggistica e ambientale. La soluzione proposta non comporta una radicale alterazione dei luoghi, anzi propone una serie di interventi volti ad una maggiore tutela dell’area discarica CORSEA e a ripristinare le morfologie ed un uso del suolo finale agricolo nella parte di cava Quartieri. Gli interventi di cantierizzazione saranno limitati nel tempo e nello spazio, senza quindi comportare effetti significativi all’interno delle componenti analizzate. In fase di cantiere, l’attività non comporta particolari emissioni (rumore, polveri e/o inquinanti, ecc.), inoltre operando all’interno di un sito già da tempo interessato da attività antropiche, si è preservata la continuità degli ambienti agricoli e naturali posti nelle vicinanze. Per i soli lavori in progetto, ad oggi non si prevede un piano di monitoraggio ambientale. Negli anni di realizzazione dei lavori, una corretta gestione permette, da una lato di ridurre la possibilità di incidenti e dall’altra si potrà verificare costantemente l’avanzamento dei lavori di sistemazione morfologica. Per quanto riguarda gli aspetti paesaggistici, vista l’ubicazione e l’entità delle opere, si può affermare che l’attività si inserisce nell’ambiente circostante senza alterazioni significative e che a fine lavori lo stato dei luoghi sarà ripristinato nelle medesime condizioni ante cava. Si evidenzia nuovamente che in fase progettuale, si è cercato di perseguire una soluzione che potesse sanare la situazione della discarica CORSEA , e nel contempo di redigere una soluzione il meno impattante possibile. In relazione ai risultati delle analisi ambientali, correlati alle caratteristiche del progetto, lo studio non ha evidenziato potenziali impatti negativi significativi sull’ambiente e sulla popolazione, pertanto si è dimostrato la compatibilità ambientale rispetto alle componenti analizzate.

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