I cambiamenti delle tecniche costruttive negli edifici religiosi della Diocesi di Chieti dopo il terremoto del 1706

Claudio Mazzanti

Il terremoto in della notte tra il 3 e 4 no- strutture verticali, orizzontamenti o apparati decorati- vembre del 1706 provocò ingenti danni; come Sul- vi. È necessaria un’approfondita conoscenza degli mona, anche altri centri furono quasi completamente edifici, contestualmente allo svolgimento della ricer- distrutti, soprattutto quelli sulle pendici della Majel- ca archivistica, con lo studio di documenti ad oggi la; la maggior parte ricadeva nel territorio della Dio- ancora non sufficientemente vagliati; ciò, per indivi- cesi di Chieti: in seguito ai necessari interventi di ri- duare, nel processo di costruzione, qualsiasi variazio- parazione, molte delle antiche chiese di questa zona ne tipologica e volumetrica rispetto alle precedenti in Abruzzo Citeriore presentano caratteri tipologici configurazioni. Molte delle chiese considerate, infat- ed estetici peculiari del XVIII secolo; tuttavia, l’adat- ti, sono state più volte danneggiate dai diversi terre- tamento alle forme del barocco fu soprattutto esito di moti verificatisi in Abruzzo nel corso dei secoli; le una diffusa volontà di revisione e ammodernamento opere di ricostruzione a volte si sono protratte per de- del patrimonio edilizio, che dell’evento tellurico rap- cenni, durante i quali vengono adottati notevoli cam- presentò la naturale conseguenza (Bartolini 2003, biamenti all’organismo architettonico; in certi casi, 542). Di notevole interesse risultano essere anche i invece, gli interventi di riparazione sono stati rapidi, cambiamenti delle tecniche costruttive utilizzate in con il riutilizzo di porzioni degli edifici preesistenti e occasione dei lavori di ripristino post-sismico. Que- materiali di recupero, cercando di migliorare la resi- ste innovazioni possono essere ascritte, in parte, alla stenza sismica introducendo tecniche costruttive ori- diffusa presenza di progettisti e maestranze prove- ginali e dando luogo ad importanti cambiamenti nienti dal nord Italia, oltre che dal Lazio e dalla strutturali. L’analisi delle tecniche edilizie utilizzate Campania (Giannantonio 2000, 71); inoltre, sono la in occasione della ricostruzioni ha consentito di spe- dimostrazione di un’evoluzione, sia pur lenta, della cificare le diverse fasi dell’edificazione, che al con- cultura costruttiva anche in ambiti più periferici del trario non appaiono evidenti limitando l’analisi sol- Regno delle Due Sicilie. tanto alle modifiche formali: dati significativi si Tale fenomeno deve essere ancora adeguatamente ottengono soprattutto ponendo attenzione sulle parti analizzato, per comprendere gli eterogenei processi architettonicamente meno rilevanti, ambienti secon- di costruzione che contraddistinguono molte delle ar- dari o facciate laterali, attraverso l’interpretazione sia chitetture religiose considerate; l’attenzione deve es- degli apparecchi murari, sia di elementi ornamentali sere riservata non soltanto alle caratteristiche stilisti- come mensole, cornici e modanature. che, ma anche ai materiali, usati singolarmente o in Le novità riguardarono diversi aspetti, compresa modo combinato: il legno, la pietra o il laterizio, l’introduzione di sistemi antisismici, con l’utilizzo di nonché alla posa in opera di questi, per realizzare materiali più leggeri. Un esempio significativo è la

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11041041 113/11/173/11/17 10:0810:08 1042 C. Mazzanti

chiesa di S. Nicola di Bari a : grave- mente danneggiata nel 1706, come confermato dalle cronache del tempo, in particolare nella ‘relazione fi- nale’ della visita pastorale dell’arcivescovo Vincenzo Capece (Archivio Storico Diocesano di Chieti); l’alto prelato, che si recò in questa località il giorno 7 mag- gio del 1708, ci informa che la chiesa Archipres.lj S.ti Nicola dicte Ire, eloqui ista ex preterito Terremo- tu dirruit, e veg. adhuc reedificata no est. Attraverso un accurata osservazione della muratu- ra di questo edificio è possibile riconoscere la fase della ricostruzione successiva al 1706; all’interno ri- sulta interessante l’introduzione di una ‘falsa cupola’ emisferica, all’incrocio fra la navata e il breve tran- setto; questa struttura, riconoscibile soltanto nel vano sottotetto, fu adoperata per definire la spazialità in- terna della chiesa simulando le tipiche forme dell’ar- chitettura barocca (figure 1 e 2). Un’altra chiesa certamente danneggiata dallo stes- Figura 2 so terremoto è S. Maria Maggiore, a Caramanico; Taranta Peligna, chiesa di S. Nicola di Bari, sottotetto. l’edificio, più volte modificato nel corso dei secoli (Mazzanti 2013, 662), è stato ampliato nella sua con- formazione definitiva a tre navate, forse proprio in Un ulteriore caso studio, particolarmente significa- conseguenza dei danni causati dal terremoto della to, è la chiesa di S. Domenico a : Majella. In questo caso, tuttavia, ulteriori trasforma- fondata nel XIV secolo dai frati dell’Ordine France- zioni apportate nel XIX secolo rendono più difficile scano, l’edificio venne completamente trasformato l’esatta individuazione delle distinte fasi di cantiere. nel XVII secolo, quando fu acquisito dai Domenicani che apportarono una drastica variazione della tipica tipologia medievale, propria degli Ordini Mendican- ti; i caratteri estetici dell’interno, tardo-barocchi, confermano il radicale cambiamento rispetto all’ope- ra originaria. Le diverse fasi di costruzione sono chiaramente identificabili attraverso l’analisi della muratura. Dove sorge Tocco c’era un antico insediamento ro- mano, con un ruolo rilevante nel sistema insediativo abruzzese dell’epoca, data la sua posizione strategica tra la valle del fiume e le Gole di , stretto passaggio tra le catene montuose della Majella e del Gran Sasso. Le origini dell’attuale centro urbano risalgono alla fase dell’incastellamento, probabilmente tra il 1016 e il 1019; le informazioni più remote sono fornite dal Chronicon Casauriense: il feudatario del Castello di Popoli s’impossessò con la forza delle armi di alcuni terre del monastero di S. Clemente a Casauria. Du- rante il successivo dominio normanno, il castello di Figura 1 Tocco era integrato alla contea di Manoppello (Di Taranta Peligna, chiesa di S. Nicola di Bari, interno. Virgilio 1990, 251).

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11042042 113/11/173/11/17 10:0810:08 Tecniche costruttive negli edifici religiosi dopo il terremoto del 1706 1043

Nel 1317 in questa località giunsero i francescani; Il convento, posto sulla cresta collinare che per lungo tempo, la posizione del loro primo insedia- dall’alto dominava la vallata del Pescara, costituiva il mento è rimasta incerta; alcuni storici dell’Ordine han- più estremo insediamento dei Francescani della Cu- no ipotizzato che l’iniziale convento fosse a nord della stodia Pennensis (Bartolini 1993, 22). Tocco nel XIV città, in una zona caratterizzata dal toponimo San secolo era caratterizzata da una notevole crescita Francesco. Solo nella seconda metà del XX secolo, at- economica e sociale: la parrocchia di S. Eustachio traverso la lettura di un manoscritto del Liber Mortuo- era tra le più importanti della diocesi di Chieti rum conservato nell’archivio parrocchiale di Tocco, (Chiappini 1926, 7). presso la chiesa di S. Eustachio, è stato possibile appu- Sul primitivo edificio francescano si hanno notizie rare che la chiesa di S. Domenico e l’annesso conven- sporadiche e, talvolta, anche contraddittorie: era un to, fino ad epoca recente abitato dai frati dell’Ordine fabbricato umile, sicuramente abbattuto dopo i due dei Predicatori, in realtà sorgono sul sito originaria- terremoti del 1349 e del 1456; quest’ultimo, in parti- mente occupato dai frati minori. In questo documento, colare, causò devastazione in tutta la regione; la città scritto dall’arciprete Leonardo Lanciotti nel 1706, di Tocco venne distrutta, con 350 vittime. Il convento dopo il terremoto della Majella, è possibile leggere: fu riedificato, sempre di piccole dimensioni e privo Ecclesia Divi Francisi quam nunc Ordinis Predicato- di elementi di valore artistico; tale informazione vie- rum PP fondazione subversa est … (Ricotti 1938, 42) ne confermata da un fascicolo conservato nell’Archi- Il primitivo convento in origine era collocato al di vio Segreto Vaticano (ASV): un resoconto intitolato fuori dell’originaria cinta muraria di Tocco (Chiappi- Sommario della Provincia di S. Bernardino dei Mi- ni 1926, 15), che nel XIII secolo terminava presso nori Conventuali, fatto redigere dal papa Innocenzo l’attuale piazza Carlo da Tocco, dove c’è la cosiddet- X nel 1650; quello di Tocco risulta incluso in un ta salita dell’orologio (figura 3). Qui, ancora alla fine elenco di ventidue monasteri di infima classe, con del XVII secolo, esisteva uno degli antichi accessi al meno di sette camere abitabili e senza un chiostro nucleo urbano, la Porta Nova, come documentato dal completo. Ugualmente ‘modesta’ è descritta nello catasto del 1686 (Di Virgilio 1991, 16). stesso documento l’antica chiesa di S. Francesco: do- tata di due porte, una rivolta a oriente e l’altra a set- tentrione; la costruzione era lunga dieci canne, larga ed alta cinque canne; dietro l’altare maggiore c’era il coro e sulla destra la sagrestia. Il testo descrive sinte- ticamente l’interno che, da quanto si evince, era ad una sola navata. Proprio queste caratteristiche dell’insediamento francescano di Tocco, come descritte nel Sommario, ne determinarono la soppressione: il papa Innocenzo X con la bolla Instaurandae regularis disciplinae del 1652, ordinava la chiusura dei piccoli conventi nei quali, per l’esiguo numero dei religiosi, non era pos- sibile osservare la regolare disciplina e, a causa delle scarse entrate economiche, non poteva essere assicu- rato il sostentamento del numero minimo previsto per formare una comunità, pari almeno a dodici reli- giosi. La documentazione inerente l’allontanamento dei frati dal convento, però, fornisce descrizioni contra- stanti per quanto riguarda l’edificio di culto. Figura 3 Nel 1659, il Camerlengo della Terra di Tocco inviò Tocco da Casauria, planimetria con il centro storico, peri- alla Sacra Congregazione dei Francescani in Roma, metrato, e individuazione della chiesa di S. Domenico (ex una missiva presumibilmente redatta dal vescovo Fa- S. Francesco) nella zona della nuova espansione urbana. gnano con la quale veniva implorato il ritorno dei

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11043043 113/11/173/11/17 10:0810:08 1044 C. Mazzanti

frati nella loro sede primitiva; questa lettera, indiriz- nori Conventuali di Tocco appariva in pessimo stato zata alla S. Congregazione deputata sopra la sop- di conservazione; con questa missiva egli chiedeva pressione dei conventini per l’Università e terra di consiglio sulle misure da adottare in relazione ai beni Tocco Theatina (ASV), fornisce interessanti informa- appartenuti al convento, dato che le risorse economi- zioni: in quel momento la comunità era composta da che per esso disponibili stavano diventando sempre sette religiosi assiduamente presenti nel convento e più esigue (ASV, armadio VIII, tomo 3, fol. 110). sempre disponibili nei confronti della popolazione. L’anno seguente, con un’ulteriore comunicazione L’autore rimarca anche le discrete risorse economi- del 19 marzo, Radolovico comunicava alla Congre- che di cui sino a quel momento i frati potevano di- gazione la sua decisione di ridurre drasticamente il sporre; inoltre, oltre al proprio sostentamento, garan- numero delle messe annue da celebrarsi nella chiesa tivano costante assistenza anche ai tanti confratelli di S. Francesco a Tocco; queste sarebbero state offi- che, durante i loro spostamenti, venivano abitual- ciate da un unico cappellano, il quale avrebbe dovuto mente ospitati dalla comunità di Tocco: tale località, occuparsi anche della riparazione dell’edificio (idem, infatti, aveva un ruolo strategico per la sua vicinanza fol. 113). alla Tiburtina, uno tra i principali assi viari dell’Italia Tale situazione perdurò fino ai primi anni del se- centrale. colo successivo, quando forti fenomeni sismici colpi- Nella lettera viene anche descritto lo stato attuale rono gran parte dell’Abruzzo. Le prime scosse inizia- del convento di S. Francesco, dentro l’habitato e rono nel 1703: il 14 gennaio l’epicentro fu a proprio nella piazza pubblica. Quindi la chiesa in Montereale con varie centinaia di vittime; il 2 feb- quel tempo doveva essere molto frequentata dai fede- braio venne colpita L’Aquila e in tale occasione ci li, perché ormai inglobata nel perimetro urbano e furono circa cinquemila vittime. Nel 1706, come det- prospiciente lo slargo dove aveva luogo il mercato. to, un nuovo terremoto scosse gran parte dell’Abruz- Nel testo vengono riportate molte informazioni ag- zo: in questa occasione Tocco venne quasi intera- giuntive rispetto al già citato Sommario: il convento, mente distrutta: nel già citato Libro dei morti, sono secondo quest’altra fonte, era invece dotato di un annotati il giorno e l’ora della violenta scossa, che ri- chiostro completo, due giardini, una cisterna, una dusse a un cumulo di macerie il paese causando più cantina, un refettorio, due saloni, un fondaco; le ca- di ottanta vittime. Ingenti furono i cedimenti causati mere per i religiosi erano quattordici. alle numerose chiese e alle abitazioni private di Toc- La descrizione della chiesa è ancora più interes- co; vengono riportate persino notizie di danni alla sante: aveva un maraviglioso artificio con tre cam- produzione agricola e di svariati smottamenti del ter- pane, riferendosi al campanile a vela dall’originale reno. soluzione costruttiva basata sull’alternanza fra il Problemi strutturali ebbe anche l’altra sede france- vuoto e il pieno delle arcate disposte su livelli so- scana di Tocco, il convento dell’Osservanza di S. vrapposti; secondo tale testo, l’edificio era formato Maria del Paradiso, localizzata fuori del centro urba- da tre navate lungo le quali erano distribuiti ventidue no, dove ormai la comunità dei frati minori si era riu- altari: questi dati concordano, ad esempio, con l’ipo- nificata accogliendo i religiosi provenienti dalla pri- tesi dello storiografo Iovennitti, il quale sostiene che mitiva sede, ormai dismessa: negli anni seguenti la il primitivo tempio del convento, con caratteri esteti- chiesa e le altre strutture del convento del Paradiso ci tipici del XIV secolo, venne definitivamente de- vennero prontamente riparate. molito soltanto dopo il terremoto del 1706. Tutto ciò, Al contrario, il complesso di S. Francesco era ab- però, contrasta evidentemente con quanto riportato bandonato da diversi anni e ormai fatiscente, quindi nella Relazione del 1650, secondo la quale la chiesa, il sisma del 1706 ne causò certamente una distruzio- a quella data, era già a navata unica. ne quasi totale. Successivamente, come già detto, in Nel 1663 alla chiesa venne attribuito il titolo di ar- questo luogo si trasferirono i frati domenicani, che ri- cipretale da parte del nuovo Arcivescovo di Chieti, pristinarono la chiesa e innalzarono un nuovo edifi- Nicolao Radolovico, nella sua Relazione alla Sacra cio conventuale, molto più grande; tuttavia soltanto Congregazione inviata a Roma il 22 agosto dello nel 1740 lasciarono definitivamente il loro preceden- stesso anno: il prelato fra l’altro comunicava che l’e- te alloggio, il convento di S. Maria della Pace, an- dificio di culto nel convento ormai soppresso dei Mi- dando ad abitare nella nuova residenza di S. Domeni-

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11044044 113/11/173/11/17 10:0810:08 Tecniche costruttive negli edifici religiosi dopo il terremoto del 1706 1045

co. Questi religiosi si erano insediati a Tocco già nel no e rinforzare la struttura, senza modificare la tipo- XVII secolo; la prima notizia della loro presenza nel logia o le dimensioni e raramente trasformando la centro abitato è un lascito fatto nel 1681 ai Padri Pre- facciata (Adorante 2016, 25). dicatori (Archivio di Stato di Chieti, Fondo Notarile, Gli interventi effettuati fino all’inizio del XVIII notaio Brancasella Branduccio, busta 12, volume 24, secolo nella chiesa del monastero non sono docu- fol. 35). Il primo riferimento ad un luogo di culto di mentati; la vecchia struttura, obsoleta e già più volte loro pertinenza risulta essere, invece, la dotazione nel rabberciata, venne gravemente danneggiata dal si- 1696 di un altare (Archivio di Stato, Chieti, Fondo sma: dovette essere quasi totalmente ricostruita, adat- Notarile, notaio Di Giovanni Ignazio, busta 168 vo- tandola architettonicamente alle nuove esigenze e ai lume 3, fol. 31). Alcune fonti documentarie potreb- gusti estetici del periodo (figura 4). bero suggerire un utilizzo da parte dei Domenicani Non è possibile riconoscere nulla della conforma- dell’edificio di culto originariamente francescano già zione precedente di questo monumento; la tipologia dalla fine del XVII secolo (Archivio Domenicano originaria degli Ordini Mendicanti, che può essere della Minerva, Roma, Provincia di S. Caterina da identificata nella descrizione del suddetto Sommario, Siena, fol. 64). Il convento domenicano di Tocco è risulta trasformata in un impianto planimetrico d’i- uno degli ‘insediamenti tardivi’ dell’Ordine, succes- spirazione gesuitica, diffuso nella regione in questo sivi al XVI secolo: possono essere definiti ‘impro- periodo (Bartolini 1997, 75): la croce latina è ottenu- pri’, in quanto vengono occupati edifici già esistenti, ta attraverso l’aggiunta di un transetto, coperto da ma appartenenti ad altri Ordini, oppure costruiti per una volta a botte, alle estremità del quale ci sono, altre finalità; per quanto riguarda la chiesa, in gene- contrapposti, due altari tardo-barocchi con decora- rale, i Predicatori si limitavano ad abbellirne l’inter- zioni in stucco bianco e sculture raffiguranti angeli.

Figura 4 Tocco da Casauria, chiesa di S. Domenico. Ricostruzione tridimensionale virtuale dello stato attuale.

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11045045 113/11/173/11/17 10:0810:08 1046 C. Mazzanti

Figura 5 Tocco da Casauria, chiesa di S. Domenico. Pianta.

Oltre al transetto, il nuovo interno della chiesa è co- stituito principalmente da un’unica navata, di ampie dimensioni, con volta a botte lunettata per l’apertura di grandi finestre. In entrambe le pareti laterali dell’aula si aprono tre grandi nicchie ad arco, inqua- drate da un ordine architettonico con lesene che pre- sentano capitelli compositi e sorreggono una trabea- zione classica; in queste sei nicchie, non molto profonde, trovano posto altrettanti altari minori, di gusto barocco ma non particolarmente elaborati. All’incrocio fra l’aula e il transetto s’innalza una cu- pola, senza tamburo, impostata direttamente sugli ar- chi (figura 5). La caratteristica architettonica della navata unica continua nel presbiterio, individuato semplicemente da una transenna marmorea; l’am- biente interno si conclude con un coro ligneo e l’alta- re maggiore, in muratura e con una colorazione che simula il marmo, al centro della parete absidale retti- linea (figura 6). A sinistra del presbiterio c’è la sacrestia; sul lato opposto ci sono altre stanze, probabilmente preesi- stenti, dalle quali si accede ad un’ulteriore locale di piccole dimensioni: le pareti di questo, contiguo alla facciata posteriore della chiesa, contribuiscono a contenere la spinta del terrapieno addossato. Tale struttura può essere strettamente correlata con la pre- Figura 6 senza del campanile a vela, sulla sommità della pare- Tocco da Casauria, chiesa di S. Domenico. Vista interna te absidale. verso l’altare.

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11046046 113/11/173/11/17 10:0810:08 Tecniche costruttive negli edifici religiosi dopo il terremoto del 1706 1047

Il prospetto principale della chiesa (figura 7), co- neggiata dal terremoto abruzzese del 2009. Sulla struito in muratura di pietrame incerto a vista e deli- base di un accurato rilievo metrico sono state identi- mitato da due contrafforti in conci lapidei squadrati ficate le caratteristiche strutturali; ad esempio, lo asimmetrici, non denota nessuna qualità architettoni- spessore del muro che separa la sagrestia dal presbi- ca, ad eccezione del portale: quest’ultimo presenta terio, che è risultato essere molto maggiore rispetto una cornice in pietra con ordine di paraste ioniche alla struttura corrispondente sull’altro lato. Inoltre, i decorate a grottesche, architrave con decorazioni lavori di riparazione hanno permesso un’analisi più ispirate a forme vegetali, archivolto con acroteri late- approfondita delle pareti murarie, soprattutto nelle rali e centrale. Sopra il portale c’è una semplice fine- porzioni normalmente non visibili. Grazie a queste stra rettangolare, priva di ornamenti. informazioni è stato possibile identificare le differen- ti fasi di costruzione, in particolare l’ampliamento della chiesa successivo al terremoto del 1706. Attra- verso l’analisi visiva della muratura, specialmente quella del fronte meridionale, si è proceduto all’indi- viduazione degli elementi materici, che variano per tipo e dimensione (figura 8). Alcune parti dell’antico fabbricato sono ancora ri- conoscibili nella parete: una sequenza regolare di pi- lastri in pietra squadrata, oltre ad un arco dello stesso materiale; a poca distanza, c’è una cavità corrispon- dente ad un altro arco, i cui conci risultano rimossi; tutti questi elementi, probabilmente di epoca medie- vale, sono inseriti in una muratura irregolare compo- sta da pietrame incerto; sopra questo paramento mu- rario c’è un’altra porzione costruita con blocchi lapidei squadrati, che si interrompe indicando le trac- ce di un remoto crollo, forse dovuto ad un ribalta- mento della facciata, anticamente in una posizione differente da quella attuale. Circa a metà di questo fronte, c’è traccia anche di una grande crepa pregres- Figura 7 sa, stuccata con un semplice strato di malta. Tocco da Casauria, chiesa di S. Domenico. Prospetto princi- Già in passato diversi storiografi hanno tentato di pale. interpretare questi elementi: le arcate murate potreb- bero essere i resti di una navata della primitiva chie- sa, a tre navate, del XIV secolo: secondo tale teoria, Nel 1808, durante la fase napoleonica, anche la dopo il terremoto del 1706 venne ricostruita soltanto comunità domenicana di Tocco venne allontanata dal la navata centrale; ciò coincide con la descrizione del convento, che fu espropriato e successivamente di- vescovo Fagnano e sembrerebbe confermato persino ventò Caserma di Gendarmeria ed, infine, sede dalle cronache redatte pochi anni dopo (Muratori dell’amministrazione comunale. La chiesa è stata re- 1754, 208). staurata tra il 1972 ed il 1978, con il consolidamento Altri, al contrario, basandosi sull’indagine metrolo- delle volte e del tetto ligneo; in tale occasione venne gica dell’attuale edificio, suggeriscono che gli archi anche sostituito l’antico pavimento. osservati appartenessero al chiostro non completo del primitivo convento, ubicato sul lato dell’antica chiesa (Di Virgilio 1991, 18), che aveva quindi una sola na- ANALISI DELLA TECNICA COSTRUTTIVA vata: questa ipotesi è compatibile con la descrizione dell’edificio fatta nel Sommario del 1650; ciò comun- La chiesa di S. Domenico a Tocco, sul sito dell’anti- que non smentisce storicamente l’esistenza di una co convento di S. Francesco, è stata fortemente dan- chiesa a tre navate, del XIII secolo: questo primitivo

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11047047 113/11/173/11/17 10:0810:08 1048 C. Mazzanti

Figura 8 Tocco da Casauria, chiesa di S. Domenico. Fronte meridionale.

edificio era stato presumibilmente già distrutto dal violento terremoto del 1349. Tuttavia, un chiostro cor- rispondente ai pilastri ancora visibili nella muratura sarebbe stato sovradimensionato rispetto alle dimen- sioni del convento; inoltre la morfologia del terreno, con un notevole declivio proprio dove viene ipotizzata la presenza del cortile, suggerisce altre letture. Presumibilmente dopo il terremoto del 1456 la chiesa venne in gran parte ricostruita; l’originario edificio a tre navate fu modificato, forse murando parzialmente le arcate: ciò chiarirebbe le due diverse descrizioni, quasi contemporanee, del Sommario e della lettera di Fagnano; compatibilmente con quest’ultima la struttura primitiva, sebbene molto modificata, era comunque ancora identificabile pri- ma della devastazione del 1706. Un altro importante cambiamento venne probabilmente fatto dopo il 1456: attualmente, la chiesa è perfettamente orientata secondo l’asse est-ovest, con l’ingresso insolitamente Figura 9 nel lato orientale; probabilmente in origine la faccia- Planimetria di Tocco, inizi del XIX secolo. Atlante del Re- ta principale era quella del fronte ad ovest, dove ci gno di Napoli di G.A. Rizzi-Zannoni, foglio 4, particolare. sono altre importanti tracce della primitiva chiesa, soprattutto il campanile a vela. Quindi l’ingresso al tempio era in relazione con un sentiero ancora esi- Nella chiesa del XVIII secolo, il campanile a vela stente, che anticamente era l’unico collegamento tra è una delle parti più interessanti (figura 10): con tre la valle fluviale, quindi la via Tiburtina, e il centro livelli di archi, di cui quelli inferiori sono murati; abitato, sulla collina (figura 9). questa struttura è leggermente disallineata rispetto

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11048048 113/11/173/11/17 10:0810:08 Tecniche costruttive negli edifici religiosi dopo il terremoto del 1706 1049

per citare alcuni esempi. Al contrario, lungo la valle del Pescara le strutture di questo tipo sono meno si- gnificative, a parte alcuni casi interessanti come i campanili a vela sulle facciate di S. Nicola a Pesco- sansonesco e S. Maria di Cartignano a Bussi, località molto vicine a Tocco e alla via Tiburtina, principale asse di comunicazione fra Lazio e Abruzzo. La nuova facciata principale nella chiesa di Tocco, per tutto il XVII secolo ancora di pertinenza dei fran- cescani, fu quindi costruita sul fronte orientale dell’edificio che, dopo la fase della ricostruzione se- guente al sisma del XV secolo e la successiva espan- sione della città, si venne a trovare ormai all’interno del perimetro urbano, prospiciente la piazza del mer- cato. Il campanile a vela fu ricostruito, forse, solo successivamente, come comprovato dalla presenza di una lastra di pietra, collocata su un fianco di esso, dove appare scolpita la data del 1506. Anche i Do- Figura 10 menicani, dopo il terremoto del 1706, ricostruirono il Tocco da Casauria, chiesa di S. Domenico. Campanile a campanile a vela, presumibilmente utilizzando le vela e parete absidale. parti crollate: sono facilmente riconoscibili, infatti, i segni della riparazione. Tale elemento architettonico è notevole anche per il suo sistema statico: tramite all’asse di simmetria dell’edificio domenicano. L’al- un’originale soluzione strutturale, la parete campana- tezza di 5 canne, descritta nel Sommario del 1650, ria scarica il suo peso sulle murature sottostanti sen- corrisponde alla misura dal pavimento alla cornice za sovraccaricare la copertura del presbiterio, sicura- d’imposta del campanile; è possibile che il terrapieno mente edificata nel XVIII secolo, quando venne retrostante l’edificio originariamente non esistesse; realizzata una volta a botte in sostituzione del prece- infatti, ricordando il memoriale del Lanciotti, si può dente soffitto ligneo più basso: alla luce di tutto ciò persino ipotizzare che tale accumulo di terra possa risulta evidente il motivo per cui, in tale occasione, essere stato generato da uno smottamento già causato alcuni archi originariamente aperti nel timpano trian- dal terremoto del XV secolo. golare siano stati murati. Il campanile a vela costituisce ‘una parte di un tut- Quando i Domenicani utilizzavano una chiesa pre- to organico’ con la facciata principale della chiesa esistente, già appartenuta ad un altro ordine religioso, (Serafini 1927, 33). Nel Medioevo, questo tipo di per lo più non ne modificavano l’esterno, limitandosi struttura era particolarmente diffuso nell’Italia centra- talvolta a collocare nella facciata elementi architetto- le, ad esempio la chiesa di S. Silvestro a Viterbo. In nici recuperati da altri edifici (Adorante 2016, 35). Umbria ebbe forme estremamente varie, come nelle Ciò forse accadde anche nella chiesa di Tocco con il chiese di San Michele Arcangelo (XIV sec.) ad Isola portale, come suggeriscono alcuni documenti conser- Maggiore vicino Perugia, oppure di S. Ilario a Todi vati nell’Archivio di Stato, ma soprattutto nell’Archi- (1249): in quest’ultimo edificio, attualmente cono- vio della Curia Vescovile di Chieti (Chiese, XVIII sciuto come S. Carlo, il campanile a vela è costituito sec., fol. 23). da due livelli sovrapposti, in ciascuno dei quali ci Tuttavia, tali indicazioni potrebbero riferirsi anche sono tre archi a tutto sesto sostenuti da grandi menso- alla sistemazione nella nuova facciata di un portale le; è probabilmente opera di maestranze del Lazio, già presente nella primitiva chiesa. Nel riquadro ret- che si spostavano verso zone limitrofe. Soluzioni ana- tangolare è incisa la scritta: VIATOR QVISQVIS ES loghe sono presenti nella zona di L’Aquila, nelle chie- HIC / ASTA ETLA CHRIMA ETINHOC / DIVE se di S. Giusta a Bazzano, S. Cipriano a Castelvec- PACIS TEMPLO TEIPSVM / ASOR DE MVNDA. chio Calvisio e S. Martino di Tours a Pescomaggiore, In un’ulteriore incisione, sulla base, compare la data

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11049049 113/11/173/11/17 10:0810:08 1050 C. Mazzanti

1405, che però sembrerebbe prematura, in relazione Bartolini, L. 2003. Il Seicento, in Storia dell’architettura invece agli specifici caratteri stilistici proto-rinasci- italiana. Milano: Electa, 542–565. mentali di questo portale. Chiappini, A. 1926. L’Abruzzo francescano nel secolo XIII. L’analisi della chiesa di S. Domenico a Tocco di- L’Aquila. mostra la necessità di approfondire ulteriormente la Di Virgilio, F. 1982. Tocco da Casauria, profilo storico. L’A- quila: Japadre. conoscenza del patrimonio architettonico storico, ri- Di Virgilio, F. 1990, Tocco da Casauria, in Centri storici del- sultato di un processo di costruzione eterogenea at- la val Pescara, dall’evo medio ai nostri giorni. Pescara: traverso modifiche e ricostruzioni, effetto dei più di- Carsa. sparati fatti storici. Uno scientifico metodo di studio Di Virgilio, F. 1991, I Francescani a Tocco Casauria. L’A- deve considerare anche gli aspetti secondari e appa- quila: Edizione frati minori «S. Bernardino». rentemente meno importanti che, tuttavia, sono la Giannantonio, R. 2000. Le chiese nel Settecento abruzzese. chiave per comprendere la storia del monumento, In L’Abruzzo nel Settecento, Pescara: Ediars, pp. 71–146. esito degli eventi e della vetustà dell’edificio. Iovenitti, S. 1960. Tocco attraverso i secoli. Sulmona: D’A- mato. Muratori L., 1754. Annali d’Italia, vol. VIII, Napoli. Mazzanti, C. 2013. La chiesa di Santa Maria Maggiore a LISTA DE REFERENCIAS Caramanico. In Octavo Congreso Nacional de Historia de la Construcción, vol. II, Madrid: Instituto Juan de Adorante, M.A. 2016. L’architettura dei Domenicani in Herrera, pp. 661–670. Abruzzo. Pescara: Carsa. Ricotti, E. 1938. La Provincia francescana abruzzese di S. Bartolini, L. 1983, Architettura francescana in Abruzzo, dal Bernardino dei frati minori conventuali, XVI, Roma. XIII al XVIII secolo, Pescara: DSSAR. Serafini A. 1927. Torri campanarie di Roma e del Lazio nel Bartolini, L. 1997. Delle tipologie religiose nell’architettura medioevo. Roma: Sonsini. abruzzese fra XI e XIX secolo. In Storia dell’Arte dell’Abruzzo e del Molise dall’antichità ai nostri giorni, «Abruzzo», Pescara.

AActasctas VVol.ol. 22.indb.indb 11050050 113/11/173/11/17 10:0810:08