Claudio Varagnoli Eredità cinquecentesca e apertura al nuovo nella costruzione di palazzo Mattei di Giove a Roma

to dai pontefici post-tridentini. La bolla “Quae publice utilia”, promulgata nel 1574 da Grego- rio XIII, incoraggiava l’accorpamento di pro- prietà immobiliari in vista di nuove e più deco- rose costruzioni; si offriva così un forte impulso all’edilizia, ma anche alla regolamentazione dei meccanismi di stima e di compravendita. Anche le grandi realizzazioni di Sisto V, affidate di preferenza al ‘costruttore’ Domenico Fontana piuttosto che ad architetti di formazione tradi- zionale, favoriscono il riordino della produzio- ne edilizia che porterà, nel Seicento, alla stesu- ra di prezziari per le istituzioni pubbliche o al- l’emissione di regolamenti, ad esempio sull’atti- vità delle fornaci. Ma un altro fattore di rinnovamento è certa- mente rappresentato dall’attività dei maestri ti- cinesi e lombardi. La loro presenza non è certo una novità a Roma, come in molte altre regioni d’Italia, ma il pronto assorbimento della lezio- ne dei maestri – Sangallo il Giovane, ma anche Vignola, fino allo stesso Michelangelo – e le spiccate capacità imprenditoriali li pongono al- la guida del rinnovamento edilizio e dell’elabo- razione di un nuovo linguaggio architettonico1. È con i maestri lombardi e ticinesi, spesso riu- niti in vere dinastie, come quella che lega Do- menico Fontana a e a France- sco Borromini, che la pratica del costruire assu- me i connotati di una vera impresa, fondata su un pragmatismo aperto e flessibile, lontano da tendenze estetizzanti; una strada, va notato, di- stinta e in qualche modo contrapposta a quella dell’Accademia di S. Luca, in cui l’impostazio- ne neoplatonica è dominante. Gli stessi con- temporanei avvertirono il ruolo secondario at- tribuito dai maestri lombardi all’esercizio pura- mente speculativo del disegno e della pittura, come testimoniano le parole del Baglione a conclusione della biografia di Maderno: “me- ritò degna lode; benché egli fusse poco amico della pittura, e troppo partiale de gli stucchi, ne’ 1. Il palazzo di Alessandro Mattei, Fra i tratti caratteristici del cantiere romano del- quali si era allevato”2. poi Caetani in via delle Botteghe Oscure la seconda metà del Cinquecento vanno annove- È comunque con i capomastri lombardi e ti- (da P. Ferrerio, Palazzi di Roma de’ più celebri architetti, Roma 1680). rate la graduale regolamentazione dei processi cinesi che l’artigiano assume l’importanza di un edilizi e la definizione, anche in chiave giuridi- imprenditore, con un proprio capitale da far 2. P. Letarouilly, sezione del palazzo di Alessandro Mattei, poi Caetani, prima ca, dei rapporti tra committenza e impresa. fruttare; diventa quindi necessario definire i della sopraelevazione del loggiato di La tendenza, verificabile anche in altri stati ruoli nei rapporti con la committenza. Sia i “ca- chiusura, visibile a destra della corte. della penisola, appare legata a diversi fattori, in pitoli e patti”, sia molto spesso le “misure e sti- primo luogo al rinnovamento urbano persegui- me” dei lavori effettuati diventano veri e propri

322 esse liturgiche, sociali o urbane4. L’edificio che il ticinese Carlo Maderno co- struì per Asdrubale Mattei, marchese di Giove, ben esemplifica questa situazione, tanto da es- sere recepito come modello esecutivo dai con- temporanei5. Malgrado cospicue preesistenze, il cantiere, iniziato nel 1598/99 e concluso nel gi- ro di venti anni, ebbe uno svolgimento abba- stanza lineare, a differenza di tanti palazzi ro- mani segnati da vicende travagliate. L’antica casata dei Mattei si distingueva per le antiche origini e un patrimonio fondato, fin dal Medioevo, sullo sfruttamento di consistenti possedimenti terrieri6. A partire dagli anni Set- tanta del Quattrocento, gli insediamenti della famiglia si concentrarono nel rione Sant’Ange- lo, in un isolato sorto a ridosso dei resti dell’an- tico teatro di Balbo. Dal loro ingresso nell’“iso- la”, i Mattei iniziarono una successione di ac- quisti che li portò, grosso modo nel giro di set- tanta anni, alla proprietà di tutti i lotti compre- si nel perimetro. Grazie alle floride condizioni economiche, nel Cinquecento la famiglia diede vita ad una profonda trasformazione edilizia del patrimonio immobiliare, mediante l’innesto di nuove tipo- logie sul nucleo ancora medievale. Dopo la do - mus con fondaco del capostipite Ludovico I rea- lizzata alla fine del Quattrocento, ancora arcaica nell’organizzazione tipologica, il primo esempio di tale mutamento è dato dal palazzo di Ludovi- co II Mattei, duca di Paganica, iniziato nel 1537, forse su un progetto iniziale di Giovanni Man- gone, poi completato probabilmente da Nanni di Baccio Bigio7: l’inserimento del nuovo mo- dello palaziale si rafforza con l’espulsione delle attività commerciali, botteghe e fondaci, a tutto vantaggio delle esigenze di rappresentanza. Ancor più decisa l’adozione della tipologia sangallesca nel palazzo di Alessandro Mattei al- le Botteghe Oscure, poi Caetani (ill. 1, 2), po- 3. L’isola dei Mattei a Roma; è evidenziato atti notarili, stipulati spesso in presenza dell’ar- steriore al 1548, edificio già attribuito ad Am- nell’angolo sud-est il palazzo Mattei di chitetto; resta in ombra invece il ruolo del pro- mannati, ma recentemente assegnato a Nanni Giove (da G. Spagnesi (a cura di), Palazzo 8 Mattei di Paganica e l’Enciclopedia getto, quasi mai allegato all’atto e nominato di di Baccio Bigio . A questi esempi andrebbe ag- Italiana, Roma 1996). sfuggita. Tuttavia, come in Lombardia, anche a giunto il palazzo che Muzio Mattei si fece co- Roma il capomastro non è un puro appaltatore, struire alla fine degli anni ’80, al quadrivio del- ma un personaggio capace di interpretare le le , forse su progetto di Do- scelte compositive dell’architetto e di rielabo- menico Fontana9. rarle e integrarle autonomamente3. Dei figli di Alessandro, Ciriaco (1545-1614) Tale situazione mostra tangenze significative pose la sua residenza nel palazzo paterno e co- con quanto accade in campo progettuale. L’em- struì per sé la grande villa al Celio, Girolamo pirismo delle maestranze ticinesi e lombarde si (1546-1603), cardinale, occupò probabilmente mostra consentaneo alla tendenza semplificatri- parte della vecchia casa tardo-quattrocentesca, ce che si sviluppa in Roma tra i pontificati di mentre Asdrubale (1556-1638) iniziò la costru- Gregorio XIII e quello di Paolo V. Di qui la zione del nuovo palazzo destinato a chiudere messa in secondo piano dell’intonazione ar- l’angolo sud-est della cittadella dei Mattei, ma cheologica del progetto, la riduzione del ruolo solo dopo aver preso possesso dei beni dello zio degli ordini classici, l’adesione alle “convenien- Paolo (ill. 3). La sua solida posizione sociale fu ze” architettoniche che chiedono di subordina- rafforzata con l’acquisto del feudo di Giove, in re le scelte progettuali ad altre esigenze, siano Umbria, nel 1597, a cui fece seguito l’acquisi-

323 4. Palazzo Mattei di Giove, prospetto zione di altre terre nel Lazio. Il matrimonio con go, la presenza dell’antica domus di Ludovico I su via M. Caetani (elaborazione di M. Costanza Gonzaga assicurò infine al Mattei rappresentò un limite costruito da rispettare, Bertoldi, M.C. Marinozzi, L. Scolari, C. Varagnoli, 1982, sulla base del rilievo un’estesa rete di parentele che giungeva fino forse per espressa volontà del committente, tan- di M. Governale e S. Ranellucci; si nota il agli Asburgo. to da definire uno dei lati della corte del nuovo corpo della galleria (a destra) distinto dal palazzo. Dall’inventario redatto alla morte di Paolo palazzo. Infine, la dislocazione stessa delle pro- Mattei, nel 1592, possiamo trarre alcune indica- prietà ereditate da Asdrubale finì per condizio- 5. Palazzo Mattei di Giove, prospetto zioni – purtroppo solo generiche – sulla distri- nare l’andamento del cantiere. su via dei Funari (elaborazione di M. Bertoldi, M.C. Marinozzi, L. Scolari, buzione delle proprietà preesistenti alla costru- All’esterno, il palazzo si dà come una mole C. Varagnoli, 1982, sulla base del rilievo zione del palazzo10. Nell’angolo sud-orientale scabra e chiusa, con i pieni predominanti sui di M. Governale e S. Ranellucci; a sinistra la turris salitulae inglobata nell’edificio. dell’isolato si trovava la casa di Paolo, a quanto vuoti e la rigorosa disposizione dei finestrati, sembra in una configurazione ancora medieva- del tutto in linea con l’architettura civile con- 6. Palazzo Mattei di Giove, sezione le, con cortile e scala esterna; più a nord, forse temporanea. Il tono severo e sommesso sembra sull’andito d’ingresso e sulla corte (elaborazione di M. Bertoldi, M.C. separato da costruzioni secondarie, il palazzo di giustificare, ad un primo approccio, lo scarso Marinozzi, L. Scolari, C. Varagnoli, 1982, Alessandro, in cui vivevano Ciriaco e Asdruba- entusiasmo manifestato da studiosi come Hein- sulla base del rilievo di M. Governale e le; a ovest, lungo la via dei Funari, due case più rich Wöllflin e, più recentemente, Howard S. Ranellucci). piccole già inglobate nella residenza di Paolo – Hibbard, che non riconobbero nel palazzo di 7. Palazzo Mattei di Giove, sezione fra cui una torre medievale nota alle fonti come Asdrubale Mattei le brillanti capacità creative di sul salone a piano nobile (elaborazione di M. Bertoldi, M.C. Marinozzi, L. Scolari, turris salitulae e ancor oggi riconoscibile – e cui Maderno diede prova nella contemporanea C. Varagnoli, 1982, sulla base del rilievo di un’ala della vecchia domus quattrocentesca divi- facciata di Santa Susanna11. M. Governale e S. Ranellucci). sa con Girolamo. In questa sua architettura civile, Maderno si La situazione preesistente forniva al proget- volge, più che allo stesso Domenico Fontana, al- tista vincoli, ma anche indicazioni preziose per la ricerca progettuale di Giacomo della Porta: il proprio lavoro. Innanzitutto la posizione an- dell’architetto di Sisto V resta tuttavia la ten- golare dovette esercitare una notevole influenza denza a leggere l’organismo per parti autonome sull’impostazione dell’edificio. In secondo luo- e quasi indifferenti alla legge complessiva12. In

324 essere stato suggerito dal desiderio di adeguarsi al modello del palazzo di Alessandro Mattei, di cui la nuova residenza rispetta in parte le altez- ze e la tipologia. Ciò spiegherebbe la geometria dell’impianto, collegato all’analoga e simmetri- ca organizzazione del palazzo di Alessandro, e l’impaginazione del prospetto principale, strut- turato, come nel modello, su nove assi senza va- riazione delle campate; ciò vale anche per la scansione dei livelli con marcadavanzali e mar- capiano al piano nobile e con un semplice mar- capiano al piano superiore: anche in dettaglio, le asole ricavate nei davanzali del piano nobile ritornano nel palazzo di Asdrubale (ill. 12) per aerare quegli ambienti dei mezzanini che ri- 8. Palazzo Mattei di Giove, la nicchia pianta l’edificio sembra seguire il modello del marrebbero privi di aperture. Ma le somiglian- che traguarda la veduta dal prospetto su palazzo tradizionale, con un cortile principale ze si fermano qui. Nell’organizzazione dei livel- via M. Caetani. separato dal giardino posteriore tramite un log- li, il riferimento è soprattutto a Giacomo Della 9. Veduta della corte, lato ovest. giato di un solo livello. L’edificio rivela quindi Porta, che aveva tolto i mezzanini dal piano no- un inatteso schema aperto, a suggerire tangenze bile per confinarli all’ultimo livello – si veda so- con il modello della villa; la corte è porticata so- prattutto il caso di palazzo Serlupi Crescenzi – lo su un lato, e con l’ultimo piano tamponato. facendo emergere gerarchicamente il piano no- Tuttavia lo schema tipologico non è affatto uni- bile14. Dalle larghe stesure murarie dell’edificio tario, né dichiarato all’esterno: infatti, dell’im- risalta pertanto quella decorazione di sole fine- pianto a U, l’ala ovest è ricavata dal vecchio pa- stre registrata da una guida settecentesca come lazzo di Ludovico I, mentre la porzione angola- carattere saliente del palazzo15. Se Maderno re realizzata da Asdrubale è articolata in due fac- semplifica il disegno delle aperture, abbando- ciate pressoché ortogonali, più un’aggiunta del nando rispetto a Della Porta le soluzioni timpa- tutto estranea alla composizione, la “galleria”, nate, introduce forti chiaroscuri con l’aumento che congiunge l’edificio al palazzo di Alessan- degli aggetti e la ribattitura di tutte le membra- dro13 (ill. 3). ture; fanno eccezione i portali, decisamente sot- Ma il tono sommesso dell’edificio può anche tomessi alla logica compositiva dei prospetti16.

325 metricamente, introducendo un’accelerazione solo parziale del ritmo verso il portale centrale (ill. 4, 5). Una soluzione poco sentita, che lascia intendere come in quest’opera Maderno non sviluppi consequenzialmente le ricerche dei suoi predecessori, ma si applichi ad un’elaborazione molto più cauta, volta a ricapitolare più che a su- perare le posizioni tradizionali. Tuttavia, anche all’interno di un sistema controllato, l’edificio presenta elementi che di- namizzano l’impianto consueto, senza beninte- so portarlo a rottura. I due ingressi al palazzo dovevano offrire prospettive apparentemente simili, ma differentemente sviluppate. Dall’ac- cesso carrozzabile, a sud, si inquadra il loggiato di fondo della corte (ill. 10), in origine chiuso nella campata centrale da una nicchia, poi de- molita, ma di cui resta traccia nella documenta- zione e nell’arcata oggi visibile. L’ingresso a est, invece, corrisponde al pianerottolo d’inizio del- lo scalone (ill. 8), segnato da un arcone strom- bato e da una ulteriore nicchia contenente in origine una statua di Ercole18. Entrambi questi traguardi prospettici, proseguendo l’accesso al palazzo, lasciano il posto ad altre vedute; nel primo caso alla scoperta, tramite le aperture la- terali alla fontana, del giardino; nel secondo, al- la inattesa posizione dello scalone, il cui avvio 10. Il loggiato di separazione tra corte non è infatti percepibile dall’esterno. Questa e giardino. insistita doppia focalità dell’impianto appare 11. Ottaviano Mascarino, pianta di palazzo come il tratto distintivo della prova madernia- Ginnasi, 1585 con i due androni d’ingresso na, in cui è forse da ravvisare un ritorno a certe fra loro ortogonali (da J. Wassermann, 19 Ottaviano Mascarino and his Drawings sperimentazioni del primo Cinquecento o la in the Accademia di San Luca, Roma rimeditazione di uno spunto tratto dal palazzo 1966). Ginnasi, progettato da Mascarino attorno al 1585 (ill. 11), frontistante l’isolato dei Mattei lungo la strada delle Botteghe Oscure20. Possiamo ricostruire agevolmente l’anda- mento del cantiere del palazzo di Asdrubale, poiché nell’archivio della famiglia sono conser- vati i contratti e la contabilità scrupolosamente tenuta dallo stesso proprietario, attento alla ge- stione del proprio danaro, ma anche uomo di In alcune situazioni, Maderno sembra segui- cultura, committente di pittori come Domeni- re con poca convinzione la strada indicata da chino, Lanfranco, Paul Bril, Della Porta, come nel caso della articolazione e certamente capace di dialogare con compe- pulsante delle campate17. Per la sua posizione tenza anche tecnica con architetti e capomastri. angolare, palazzo Mattei ha due accessi e due La costruzione venne avviata ugualmente prospetti sostanzialmente paritetici: quello indi- anche se i terreni edificabili non erano tutti di- cato come il principale, verso la chiesa di Santa sponibili. Secondo una prassi assolutamente Caterina su via dei Funari, difeso da alcuni gra- corrente, ciascuna delle tre fasi di costruzione21 dini e in origine da un poggiolo; l’altro sulla non corrisponde ad un’edificazione estesa a tut- stretta via dei Funari, con l’accesso carrozzabile. ta l’area del palazzo, quanto ad una realizzazio- Tranne che per l’estensione, nove assi nel primo ne per trance verticali, dalle fondazioni al tetto, caso, undici nel secondo, le due facciate sono ciascuna delle quali pensata organicamente alle ugualmente connotate, ma con significative va- fasi successive, ma suscettibile di essere vissuta, riazioni nella spaziatura delle campate. La prima almeno in parte, autonomamente22. facciata presenta un ritmo sostanzialmente re- La prima trancia costruita, tra il 1598-99 e il golare delle finestre; nella seconda, invece, i due 1601 è il cantone a est, verso la chiesa di S. Ca- interassi estremi si dilatano, peraltro non sim- terina. In questo settore, realizzato completan-

326 12. Palazzo Mattei di Giove, apertura do le decorazioni interne, è già stabilita l’altez- la fase conclusiva risale il completamento del di aerazione dei mezzanini, ricavata nel za dei solai, l’organizzazione dei finestrati, il ti- giardino, oggi molto alterato, con una fonte for- davanzale della finestra a piano nobile. po di trattamento delle superfici. se in una piccola grotta lungo la loggia scoperta 13. Palazzo Mattei di Giove, muro di Una seconda fase, tra il 1604 e il 1611, si e un’altra fontana sul lato nord23. tegolozza: si nota l’arco di scarico soprastante la finestra (foto M. Bertoldi, estende dal portale carrozzabile lungo via dei All’avvio di ogni trancia, e già dal 1598, Ma- M.C. Marinozzi, L. Scolari, C. Varagnoli, Funari all’attacco con la parte più antica dell’i- derno fornisce i disegni della parte da realizzare 1982). solato, la domus di Ludovico I e la turris salitu- con un procedimento che certamente consenti- lae, che fu lasciata e assorbita nella distribuzio- va modifiche e ripensamenti. Maderno viene ne dell’edificio. Dopo le demolizioni delle case pagato con un compenso annuale in qualità di già inglobate nella residenza di Paolo Mattei, architetto della fabbrica, ma anche di volta in l’opera di muratura fu eseguita tra marzo 1604 volta per i disegni forniti al cantiere24; in quan- e dicembre 1605; i lavori di stucco, compren- to responsabile della fabbrica, soprintende an- denti la scala monumentale, iniziarono alla fine che alle operazioni di misura e stima, spesso del 1605, contemporaneamente al lavoro degli eseguite dal suo assistente Filippo Breccioli. scalpellini. L’abbandono del cantiere, nel 1599, da parte La terza fase, dal 1613 al 1616, comprende del primo capomastro, con il quale non era sta- gli ultimi tre interassi della facciata sulla via di S. to definito un contratto, convince il committen- Caterina e la galleria, sull’area di alcune pro- te della necessità della stipula notarile, poi siste- prietà di Ciriaco e Asdrubale contigue al vecchio maticamente sottoscritta all’avvio di ogni fase25. palazzo paterno. La realizzazione di questa par- Le opere per le quali sono redatti veri e propri te rivela quanto Maderno abbia assorbito la ten- capitolati sono quelle del muratore, dello scal- denza a disarticolare l’organismo già presente pellino, del falegname e carpentiere; un posto nello zio Domenico Fontana. Com’è consueto, particolare, come vedremo, è riservato allo stuc- la galleria conclude la sequenza di camere di cui catore, mentre solo nella fase finale compaiono si compone il piano nobile, ma all’esterno, il note di pagamento separate anche per gli am- corpo edilizio realizzato assume una connotazio- mattonatori, evidentemente distinti dai generici ne minimalista, del tutto diversa dal resto del pa- muratori. Per le altre opere, quelle del vetraro, lazzo. Con estrema disinvoltura, nel momento del doratore e del ferraro, il committente sem- in cui si rende necessaria l’aggiunta della galleria bra ancora servirsi di accordi privati. – ormai indispensabile nella residenza patrizia Va segnalato che nei documenti ai muratori è dell’epoca – Maderno, per non squilibrare il fatto espresso divieto di affidare a cottimo alcu- prospetto con un prolungamento laterale, ag- ne opere da eseguirsi, per imporre l’uso di lavo- giunge un corpo estraneo figurativamente, ma ranti pagati a giornata. Si tratta di una diffiden- distributivamente collegato al resto dell’edificio. za condivisa nell’ambiente romano, di cui si farà Dopo il 1616, furono completate le decora- interprete lo stesso Bernini, nei confronti di un zioni del giardino, della corte e della loggia sco- tipo di contratto che invece fu largamente usato perta, fino a ridisegnare le aperture della vecchia dalle maestranze lombarde26. Comunque, a par- domus quattrocentesca (ill. 6, 9); la complessa de- tire dal 1599, certo dietro consiglio di Maderno, corazione della galleria ebbe invece termine nel i capomastri chiamati da Asdrubale sono gli stes- 1624. La decorazione del cortile con il ciclo de- si presenti anche in altri cantieri controllati dal- gli imperatori risale al 1634-36, quando il can- l’architetto ticinese, a confermare la stabilità del tiere è diretto da Gaspare de Vecchi; sempre al- rapporto tra progettisti e imprese27.

327 14. Cortina esterna in corrispondenza Per quanto riguarda i lavori da muratore, le na30. Il “muro di pietra” sembra così richiamar- delle finestre del terzo livello. Le diversità opere previste dalla documentazione compren- si esplicitamente alla concezione strutturale de- di esecuzione sono dovute a fasi costruttive differenti. dono il “muro di tevolozza”, il più economico a gli antichi, circostanza che rende più compren- 50 baiocchi la canna; quello di pietra, a 55 b.; la sibile il ruolo di rivestimento affidato al para- 15. Palazzo Mattei di Giove, cortina a piano terra. cortina di “mattoni arrotati e stuccati” a 80 b. Ai mento di mattoni. muratori spetta inoltre la realizzazione dei mat- In palazzo Mattei, l’uso della cortina lateri- 16. Palazzo Mattei di Giove, cortina del tonati “ordinari arrotati” e quelli con mattoni zia, o “fodera”, connota fortemente l’immagine terzo livello illuminata a luce radente. “tali bianchi come rossi”. esterna, a sottolineare il gusto per un’architet- La “tevolozza” o “tegolozza” è dizione gene- tura severa e priva di sovrastrutture decorative rica che indica i laterizi ricavati dalla demolizio- (ill. 14). Dopo l’impiego di cortine regolari e ne di edifici preesistenti, quindi di dimensioni perfettamente arrotate nel primo Cinquecento, disomogenee; si selezionavano, mediante la “ca- il laterizio a faccia vista aveva conosciuto un patura”28, mattoni piuttosto sottili o tegole – da certo declino nell’architettura civile, per essere cui il nome – già collaudati dall’uso e quindi rimpiazzato gradualmente dall’intonaco31. Le piuttosto resistenti, tanto da essere impiegati costruzioni che emulavano il magistero murario nelle parti più sollecitate dei nuclei murari, co- antico perseguivano un paramento tendenzial- me, a palazzo Mattei, nelle piattabande, nelle mente monolitico, realizzato con pianelle o spallette o negli archi di scarico soprastanti le mattoni arrotati e tagliati, affinché, come asse- aperture, i cosiddetti “sordini” (ill. 13). Di nor- risce Valadier “nell’esterna superficie non appa- ma, il muro di tevolozza, per la sua irregolarità, risca né la porosità dei mattoni, né grossezza al- è sempre rivestito dall’intonaco o dalla cortina cuna di calce”; dopo la costruzione della fodera, laterizia. si procedeva ad una seconda arrotatura in opera Il “muro di pietra”, con spezzoni di tufo ir- “con un mattone poco cotto, perché tolga ogni regolari legati da malta abbondante, è impiega- piccola posposizione, e resti la superficie dove to nel corpo della muratura e, ancor più della appariscano appena le commissure dei mattoni, “tevolozza”, necessita di un rivestimento che lo e ben piana come se fosse un marmo”32. A que- rafforzi e ne uniformi le superfici; l’ordine di sto tipo, appartiene il paramento della scala di grandezza non è specificato nella documenta- palazzo Mattei (ill. 17), benché realizzato con zione, ma in altri cantieri si prescrive che non laterizi piuttosto spessi, destinato a reggere il debba oltrepassare il palmo29. Questa tecnica confronto con i marmi antichi e gli stucchi di- doveva costituire un punto di forza del cantiere sposti lungo il percorso33. romano, se Bernini, nel suo viaggio a Parigi del Rispetto a questi esempi antichizzanti, il se- 1665, critica l’apparecchio a conci squadrati dei condo Cinquecento vede la diffusione di un ti- francesi, sostenendo che era meglio costruire, po più economico, la cortina “arrotata, stuccata sull’esempio degli antichi, con pietre piccole o e segnata” o, ancor meno costosa, “stuccata e molto grandi. Nella gara tra muratori italiani e segnata” (ill. 15). Applicazioni frequenti riguar- francesi, allestita sotto gli occhi di Colbert, i davano le fabbriche di conventi e collegi o le primi realizzarono appunto due muri e una vol- fiancate delle chiese, da S. Giovanni dei Fioren- ta di spezzoni non lavorati e accuratamente ba- tini a S. Andrea della Valle, fino a quella S. Ca- gnati, contrariamente all’uso francese, per favo- terina dei Funari (1564) prospiciente il palazzo rire la presa con la malta; naturalmente, secon- di Asdrubale34. Il suo impiego nell’architettura do Bernini era indispensabile usare la pozzola- civile appare legato certamente a necessità eco-

328 17. Il paramento laterizio dello scalone, perfettamente arrotato in opera.

18. E.E. Viollet-le-Duc, la costruzione di volte “sopra terra” nelle fondazioni (da Histoire d’une maison, Paris, 1873).

nomiche, dato che si trattava di rivestire ampie no arrotati a pie’ d’opera solo su una costa, la- superfici e non più le ristrette campiture dei pa- sciando il resto a rustico per favorire l’aderenza lazzi primo-cinquecenteschi; agisce, tuttavia, della malta. Dopo la posa in opera, le commes- anche l’esigenza di ottenere stesure vibratili, in sure venivano stuccate con malta più sottile (de- cui il sottile gioco dei chiaroscuri faccia emer- finita da Valadier “colla passata”), segnando, gere il carattere materico del prospetto, sinto- con la costa della cazzuola e con l’ausilio di un mo di un passaggio, come nella pittura, dalla vi- regolo, un solco, generalmente solo orizzontale sione ottica rinascimentale a quella tattile ba- per ribadire visivamente la regolarità dell’appa- rocca (ill. 16). recchio. Dopo un simile trattamento, il matto- Quella del palazzo Mattei è una cortina ot- ne risulta uniformato dalla malta, con un esito tenuta con mattoni ordinari, la classe dimensio- non dissimile da certe cortine medievali (fine nale più frequente, con uno spessore attorno ai XI-XII secolo), che già all’epoca cercavano, co- 3,5 cm (massimo 4 cm), taglio attorno ai 26,5 me è noto, di recuperare la regolarità dei para- cm. e testa di 13 cm. Va notato che, rispetto ad menti classici37. altre aree geografiche, il mattone a Roma, al- Nei capitolati dei muratori sono frequenti meno nel periodo considerato, assume spessori prescrizioni per la posa in opera, come la già sempre piuttosto sottili35: troviamo dimensioni menzionata bagnatura dei mattoni, raccoman- simili a Napoli (26,4 ´ 13,3 ´ 3,3) in occasione data anche dai trattatisti, per evitare l’eccessivo di una sorta di rinascita dell’architettura in late- assorbimento di acqua dalla malta38. Particolare rizio, ma significativamente nei cantieri di pro- attenzione è riservata alle “legature”, cioè alle fessionisti formati a Roma, come Domenico ammorsature destinate a collegare le fodere al Fontana e i suoi collaboratori36. Anche il colore, nucleo, prescritte dalla letteratura per evidenti raramente assume il tono rossastro tipico di al- ragioni statiche, ma fondamentalmente disatte- tre regioni, per attestarsi su sfumature giallo- se nella pratica di cantiere per l’incremento dei paglierino, o giallo-rosato, naturalmente dipen- costi; l’impiego di mattoni di testa aumentava dente dalle qualità di argilla impiegata e della infatti inevitabilmente il numero dei laterizi im- cottura. piegati. Ciò spiega la presenza irrilevante, nella L’esecuzione di una cortina “arrotata, stuc- tradizione romana, di apparecchi che preveda- cata e segnata” è ben descritta ancora da Vala- no un uso regolare di mattoni di testa e invece dier agli inizi dell’Ottocento. I mattoni veniva- la diffusione di fodere con assoluta prevalenza

329 19. Palazzo Mattei di Giove, veduta dello scalone.

20. Reimpiego della fronte di sarcofago con Marte e Rhea Silvia (cfr. L. Guerrini, F. Carinci, Rassegna topografica dei monumenti del palazzo, in L. Guerrini (a c. di), Palazzo Mattei di Giove. Le antichità, Roma 1982) nella decorazione dello scalone.

21. Lavorazione del travertino, nicchia del secondo pianerottolo dello scalone: il fondo è in stucco segnato con la gradina.

22. Lavorazione del travertino in un portale lungo lo scalone, piano nobile.

di laterizi disposti di taglio. Probabilmente, si gnata da Viollet-le-Duc per illustrare la sua Hi- faceva affidamento, forse non a torto, sulla buo- stoire d’une maison42 (ill. 18). Le volte su armatu- na tenuta della malta, tradizionalmente sempre ra, realizzate in tevolozza o mattoni, avevano in- a base di calce e pozzolana, per il collegamento vece un costo doppio rispetto alle precedenti; fra cortina e nucleo. erano valutate convenzionalmente come un mu- Altra lavorazione caratteristica dei muratori ro di tre teste, ma la realizzazione poteva essere è la realizzazione di volte, che in palazzo Mattei diversificata secondo la geometria della volta. Ad costituiscono la totalità delle coperture a piano esempio, la volta del “salotto” di palazzo Mattei, terra e a piano nobile (ill. 7); i solai rimangono a padiglione, fu costruita con “due teste di mat- confinati nei mezzanini e negli ambienti supe- toni sino al terzo et il resto de una testa con un riori e di servizio. Gli ambienti di rappresentan- mattone sopra in piano”. za sono generalmente voltati a padiglione o in Fra le opere accessorie, i capitolati attribui- misura minore con volte lunettate; agli spazi scono ai muratori la posa in opera delle parti in serventi (androne, loggia, scale) sono riservate travertino, delle travi lignee e di altre parti botti o crociere. strutturali di solai e tetti; è prevista inoltre la Dal punto di vista costruttivo si hanno due ti- realizzazione dei condotti in terracotta per lo pi di volte: quelle ordinarie “sopra terra” sono le smaltimento di “necessari e sciacquatori”, al- più economiche e a palazzo Mattei raggiungono l’interno dei muri in costruzione o, ad un costo uno spessore in chiave di un palmo e mezzo (cir- molto maggiore, in apposita traccia ricavata da ca 33,5 cm)39. È molto probabile che fossero co- muri esistenti. struite tra i muri appena spiccati, sagomando la Per quanto riguarda le opere in travertino, la terra non ancora scavata per realizzare una sorta documentazione registra un ampliamento delle di centina su cui disporre, presumibilmente, un lavorazioni, rispetto a quanto noto della tradi- conglomerato con spezzoni di tufo40; dopo la zione cinquecentesca codificata da Vasari. Il tra- presa, si poteva asportare il terreno da aperture vertino può infatti essere trattato “a pelle piana” praticate nei muri d’ambito. Si tratterebbe di per le parti semplicemente squadrate e prive di una modalità diffusa anche in altre aree geogra- modanature (circa 7 baiocchi al palmo, al 1630); fiche, per esempio a Bologna e a Napoli41; delle a “pelle rustica”, cioè appena sbozzata per esse- volte “sopra terra”, costruite però in conci di re poi ricoperta o esibita come tale nei bugnati; pietra, potrebbero essere quelle raffigurate – a “pelle scorniciata” (9 baiocchi al palmo) negli inaspettatamente, si direbbe – in una tavola dise- elementi modanati (cornici, cimase, balaustre);

330 o, infine, con lavori “d’intaglio”, come nella in parti non visibili; il controllo della qualità realizzazione di stemmi e capitelli, lavorazione dell’esecuzione, inoltre, andava effettuato prima più cara e pagata a stima di un perito43. La mi- che si passasse il “color bianco solito di darsi al surazione e valutazione in “palmi quadrati in lavoro”, forse uno scialbo atto a rendere omo- pelle ad uso di Roma” era effettuata partendo genee le superfici. dal maggior aggetto, senza considerare la La massa esterna del palazzo contrasta con profondità dei conci, che è stabilita alla quota ambienti interni particolarmente sontuosi, in standard di un palmo e mezzo44. cui la rievocazione della classicità, nella corte e Dalle indicazioni contenute nei documenti, nello scalone, prepara la visione delle scene del- emerge che i conci erano lavorati a pie’ d’opera, l’Antico Testamento che decorano l’apparta- dove venivano in genere misurati prima di esse- mento a piano nobile. È certamente lo stucco a re montati. Nella messa in opera, doveva essere giocare un ruolo essenziale nella configurazione ricorrente, ma non costante, la collocazione de- di questi ambienti, quasi riesumando la ricchez- gli elementi di travertino con le falde in piano, za decorativa del primo Rinascimento. cioè con le venature in senso perpendicolare ri- Ancora agli inizi della costruzione, l’opera spetto alle sollecitazioni, così come frequente- dello stuccatore non sembra aver acquisito una mente richiamato dalla trattatistica. La buona decisa autonomia professionale, poiché rientra esecuzione delle opere lapidee del palazzo è te- sostanzialmente nelle competenze del murato- stimoniata inoltre dalla pezzatura degli elemen- re. Ciò è forse dovuto all’impiego esteso della ti in travertino, che rispetta lo schema trilitico: modellazione a stampo, eseguibile anche da architravi e stipiti sono realizzati in pochi pezzi, maestranze non specializzate. Nella prima fase spesso in uno solo, e con rari tasselli. Ma la dei lavori, infatti, ai muratori è delegata anche preoccupazione principale è, nei contratti “a l’esecuzione degli stucchi di decorazione delle tutta robba”, cioè con la fornitura del materiale stanze e la realizzazione di un elemento decisi- a carico dell’impresa, che non ci siano pezzi “a vo come il cornicione, eseguito, secondo una tradimento”, molto probabilmente, cioè, di prassi corrente47, in stucco lavorato con stampi spessore talmente ridotto e limitato alla sola su mensole di travertino. parte scolpita, da non consentire una buona am- La situazione muta nella seconda fase, quan- morsatura nel muro45: nel caso di stipiti e archi- do deve essere realizzata la scala monumentale travi, la posa in opera di pezzi “a tradimento”, (ill. 19), per la quale non sono più utilizzabili dei privi pertanto di un’adeguata resistenza alle sol- semplici muratori. Per le nuove opere in stucco, lecitazioni, comportava il dimezzamento del Asdrubale Mattei stipula un accordo privato con compenso. Donato Mazzi, già attivo nel cantiere con i mu- Scarse invece le informazioni sulle lavora- ratori; si stabilisce che il pagamento avvenga zioni e gli strumenti usati: in genere, le prescri- dopo la stima di un esperto – nel caso specifico, zioni si riferiscono ad una lavorazione diligente, Carlo Maderno, formatosi proprio come stuc- con le superfici “minutamente picchiate”, dove catore e certo non estraneo alla formatività del- l’espressione, registrata anche nell’area milane- lo scalone e delle altre parti decorative – decur- se46, fa pensare ad uno strumento a percussione tata di un dieci per cento, con la possibilità per diretta, come la martellina, passata più volte il committente di rifiutare il lavoro eseguito. sulla superficie. Non sembrano evidenti le trac- Ciò attesta un ruolo difficilmente inquadrabile ce di gradina, che invece compaiono sulle parti dello stuccatore, più vicino ai pittori e agli scul- stuccate destinate ad imitare i travertini: ad tori, la cui opera infatti risulta sempre pagata esempio nel fondo delle nicchie e in alcune par- dopo un’apposita stima48. ti delle trabeazioni interne. Le opere in stucco a palazzo Mattei contem- In linea con gli orientamenti artistici del plano tutta la gamma espressiva del materiale tempo, la lavorazione è tesa ad esaltare il carat- (ill. 22, 24). Si va infatti dal modellato libero, tere irregolare del travertino, lontano dalla po- soprattutto nelle cupole della scala, sempre tut- litezza classica del marmo. La finitura prevede tavia compreso nei limiti delle partizioni archi- sempre l’uso del riquadro d’anatirosi, di norma tettoniche, alla modellazione mediante stampi, rifinito a scalpello, ma generalmente mai trop- largamente usata nella decorazione seriale e mi- po distinguibile dal resto, quasi evitando, specie nuta. Quest’ultima si individua, dalla presenza all’esterno, di rimarcare la geometria del pezzo. di fori guida lasciati nella figura o dalle linee di Nelle modanature, le parti piane sono lavorate, pressione che circondano i rilievi (ill. 23). An- in quasi tutti i casi, parallelamente alla dimen- che nella decorazione in stucco non si assiste al- sione minore, mentre in quelle curve le tracce si la riproposizione delle complesse partizioni di allineano alla retta generatrice (ill. 20, 21). origine manierista presenti nella contempora- La valutazione del lavoro eseguito doveva nea architettura religiosa. A ragione quindi, il essere effettuata soprattutto a vista. Ad esempio, rapporto equilibrato che si stabilisce tra le figu- erano ammessi tasselli, ma solo uno per pezzo e re e la geometria delle volte ha suggerito a Ni-

331 23. Lavorazione a stampo degli stucchi na Caflisch un parallelo con lo scalone del pa- contesto che ne renda meno sensibile l’aspetto nei pannelli decorativi dello scalone. lazzo dei Conservatori, episodio a sua volta an- frammentario, ma senza stravolgimenti dei 24. Fregio in “sgraffito” nell’androne. cora legato all’età aurea dello stucco, quella di suoi significati; siamo ancora lontani, pertanto, Giovanni da Udine49. dai pastiches di statue antiche che renderanno 25. Reintegrazione in stucco di un’ara antica reimpiegata come piedistallo Secondo una prassi consolidata a Roma, lo celebri molti scultori del pieno Seicento come nella corte. stucco compare inoltre per reintegrare i fram- Orfeo Boselli51. menti antichi esposti nella corte (ill. 25). La Il riferimento alla cultura antiquaria e la documentazione rivela che Asdrubale stesso qualità formale delle opere in stucco ricondu- commissionò molti dei restauri delle sculture cono ancora una volta all’eredità del primo Ri- antiche che andava comperando, ma alcune nascimento e sembrano contrastare con l’im- statue provenivano in realtà dalla collezione di magine di primo architetto barocco attribuita Paolo Mattei ed erano già state restaurate nel nel passato a Carlo Maderno. Il palazzo di secolo precedente. Dalla schedatura delle ope- Asdrubale Mattei non sembra in effetti collo- re ancor oggi presenti nel palazzo, dopo le carsi su una linea di consequenziale sviluppo vendite massicce iniziate sul finire del XVIII verso le forme pienamente barocche, ammesso secolo, sembra che i restauri cinquecenteschi che tale linea esista. Piuttosto rivela un Mader- abbiano inciso prevalentemente sull’iconogra- no che sperimenta forme, tipologie e materiali fia delle statue, trasformando ad esempio in diversi, quasi alla ricerca di un superamento de- imperatori le preesistenti figure virili; i restau- gli schemi tardocinquecenteschi, superamento ratori dell’età di Asdrubale invece utilizzano che resta però di là da venire52. Una ricerca che anche integrazioni in stucco che assicurino la consente a Carlo Maderno il dispiegamento di leggibilità dei frammenti scultorei, spesso pro- un ampio bagaglio professionale, in cui tecno- venienti da sarcofagi, e destinati ad essere ap- logie e lavorazioni ereditate dal passato sono prezzati come rilievi autonomi50. Nella mag- portate ad un elevato grado di affinamento; gior parte dei casi, lo stucco si limita a sottoli- sarà la temperie barocca a raccogliere e poten- neare la presentazione quasi museale, didasca- ziare questa cultura progettuale e tecnica per lica del pezzo antico (ill. 22), incastonato in un fornire risposte nuove ai vecchi problemi.

1. Sulla presenza di lombardi e ticinesi a del Vaticano 1995, I vol., pp. 307-309. laume (a cura di), Les chantiers de la Re- Architetti e cantieri a Milano a metà del Roma esiste una cospicua bibliografia: ri- Non troppo diverso nella sostanza il pro- naissance, Actes du Colloque tenu à Tours Cinquecento, in ibidem, pp. 239-246. Sul mando al recente G. Curcio, L. Spezza- filo di Maderno tracciato da L. Pascoli, en 1983-84, Paris 1991, pp. 165-173, ma ruolo dei capomastri a Roma, v. Scavizzi, ferro (a cura di), Fabbriche e architetti tici- Vite de’ pittori, scultori, ed architetti moder- p.166. Entrambe le categorie sono co- Edilizia nei secoli XVII e XVIII..., cit. [cfr. nesi nella Roma barocca con una scelta di an- ni, Perugia 1730-36, ed. con introduzio- munque in grado di operare autonome nota 1], pp. 63-65. tiche stampe, Milano 1989, pp. 64-65 e al- ne di A. Marabottini, Perugia 1992, pp. scelte progettuali e non limitate al solo le relative indicazioni bibliografiche. Per 959-970 (Di Carlo Maderno , a cura di E. ruolo di imprenditori; cfr. S. Della Torre, 4. Cfr. S. Benedetti, Fuori dal classicismo. i dati principali relativi al cantiere roma- Longo). La costruzione: ruoli, relazioni e contesti del Sintetismo, Tipologia, Ragione nell’architet- no, cfr. C.P. Scavizzi, Edilizia nei secoli processo produttivo, in S. Della Torre, R. tura del Cinquecento, Roma 1984. XVII e XVIII a Roma. Ricerca per una sto- 3. D. Sella, Salari e lavoro nell’edilizia lom- Schofield, Pellegrino Tibaldi architetto e il ria delle tecniche, Roma 1983. barda durante il secolo XVII, Pavia 1968, p. S. Fedele di Milano. Invenzione e costruzio- 5. Questo contributo sintetizza e integra 37-42, distingue tra mastri muratori ca- ne di una chiesa esemplare, Como 1994, quanto già esposto in M. Bertoldi, M.C. 2. Giovanni Baglione, Le Vite de’ pittori paci di investire somme di denaro e quin- pp. 193-220, ma p. 198. Anche le forme Marinozzi, L. Scolari, C. Varagnoli, Pa- scultori et architetti. Dal Pontificato di Gre- di attivi anche come imprenditori, e altri tipiche di appalto, “a tutta robba” o “a lazzo Mattei di Giove: le fasi della costruzio- gorio XIII del 1572. In fino a’ tempi di Pa- impegnati solo come prestatori d’opera; manifattura” sono rintracciabili in area ne e l’individuazione delle lavorazioni carat- pa Urbano ottavo nel 1642, Roma 1642, cfr. L. Giordano, I maestri muratori lom- lombarda; cfr. L. Giordano, I maestri teristiche, in “Ricerche di storia dell’arte”, ed. a cura di J. Hess e H. Röttgen, Città bardi. Lavoro e remunerazione, in J. Guil- lombardi..., cit. in questa nota; A. Scotti, 20, 1983, pp. 65-76; M. Bertoldi, M.C.

332 Marinozzi, L. Scolari, C. Varagnoli, Le 8. G. De Angelis d’Ossat, Congedo e risor- alle Quattro Fontane il piano nobile as- zo in tre fasi, di cui le ultime due senza tecniche edilizie e le lavorazioni più notevoli genza di Antonio da Sangallo il Giovane, in sume una importanza preponderante. Su reale soluzione di continuità: soltanto nel cantiere romano della prima metà del G. Spagnesi (a cura di), Antonio da Sangal- palazzo Serlupi Crescenzi, cfr. B. Azzaro, due le fasi secondo Hibbard, The architec- Seicento, in “Ricerche...” cit., pp. 77-124. lo il Giovane. La vita e l’opera, Atti del XXII Palazzo Serlupi Crescenzi, in “Storia Ar- ture of Carlo Maderno..., cit. [cfr. nota 5], I documenti relativi alla costruzione e al- congresso di Storia dell’architettura, Ro- chitettura”, 1-2, 1987, pp. 89-108. pp. 127-129. la decorazione del palazzo, provenienti ma 1986, pp. 35-40; cfr. S. Benedetti, I pa- dall’archivio Antici Mattei a Recanati so- lazzi romani di Giacomo Della Porta, in Ro - 15. D. Magnan, La città di Roma, ovvero 22. Già nel 1599, ad esempio, Adsrubale no pubblicati in G. Panofsky-Soergel, ma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cul- breve descrizione di questa superba città, stipula un contratto con il carpentiere Zur Geschichte des Palazzo Mattei di Giove, tura dal Quattro al Seicento, atti del conve- 1778, trad. it. Roma 1779, t. IV, p. 22: “il Vittorio Ronconi per la realizzazione di in “Römisches Jahrbuch für Kunstge- gno (Roma, 7-10 giugno 1989), Roma vasto Palazzo Mattei, da Carlo Maderno porte e finestre degli ambienti ultimati; schichte”, XI, 1967-68, pp. 111-188; a 1992, pp. 441-470, ma p. 448. nel recinto del Circo Flaminio fabbrica- cfr. ASR, Archivio dei Trenta Notai Capito- questi contributi si fa riferimento per to. La sua decorazione, consiste sola- lini, not. O. Saravezzi, vol. 42, c. 621, 6 ogni indicazione documentaria non 9. L’edificio costituisce l’angolo est dello mente in finestre; ma l’architettura e la giugno 1599. espressamente citata nel prosieguo. La snodo sistino delle Quattro Fontane. parti ancora sono pure.” bibliografia sul palazzo è piuttosto nutri- L’attribuzione a Domenico Fontana ri- 23. Panofski-Soergel, Zur Geschichte des ta; fra i testi principali, cfr.: E. Paribeni, posa su un’annotazione di Bellori confer- 16. Sul rapporto tra i portali e l’organiz- Palazzo Mattei..., cit. [cfr. nota 5], pp. Il palazzo Antici-Mattei in Roma e le sue mata da Martinelli; cfr. A. Blunt, Guide to zazione dei prospetti, cfr. A. Roca De 163-164. opere d’arte, Roma 1932; N. Caflisch, Baroque , Rome-London 1982, p. Amicis, Studi su città e architettura nella Carlo Maderno. Ein beitrag zur Geschichte 158; lo stesso Sisto V ordinò a Domeni- Roma di Paolo V Borghese (1605-1621), in 24. I documenti mostrano che, oltre alle der römischen Barockarchitektur, München co Fontana di consegnare a Muzio Mat- “Bollettino del Centro di Studi per la sagome delle cornici, Maderno fornì mo- 1934, pp. 83-89; U. Donati, Carlo Ma- tei “pezzi cinque di peperino di quelli Storia dell’architettura”, 31, 1984, num. delli per altri dettagli, come le bugne: cfr. derno, architetto ticinese a Roma, Lugano che ne sono levati dal Settizonio quali li mon., pp. 43-53. Un disegno del portale Panofski-Soergel, Zur Geschichte..., cit 1957, p. 41 sgg.; H. Hibbard, Carlo Ma- doniamo per servirsene alle sue fontane in via dei Funari è in S. Jacob (a cura di), [cfr. nota 5], p. 116, n. 28 “Il modello è derno and Roman Architecture 1580-1630, in Strada Felice”; cfr. A. Bertolotti, Arti- Italienische Zeichnungen der Kunstbi- una bugna piana, e una rustica fatto da London 1971, pp. 44-47 e pp. 127-129; sti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI, bliothek Berlin. Architektur und Dekoration ms. Carlo Materno”. E. Schröter, Ein Zeichnungskabinett im XVII, Milano 1881, I, p. 91. 16. bis 18. Jahrhunderts, Berlin 1975, n. Palazzo Mattei di Giove in Rom, in An- 217; la presenza di due aquile scolpite, 25. Il capomastro Marcello Del Fico tikensammlungen in 18. Jahrhundert, Ber- 10. Archivio di Stato di Roma (d’ora in non realizzate, fa pensare ad un disegno “piantò il lavoro all’improvviso sotto li lin 1981, pp. 35-72; L. Guerrini (a cura poi ASR), Collegio dei Notai Capitolini, della cerchia di Maderno, tratto da un 23 de Gen[na]ro e questo per non esser- di), Palazzo Mattei di Giove. Le antichità, L.A. Butius, vol. 308, cc. 1v. - 14r.; un al- progetto. si fatto instromento”, ibid., p. 118. Erano Roma 1982; G. Curcio, Carlo Maderno. tro inventario, conservato nell’archivio infatti stati sottoscritti dei capitolati, ma Palazzo Mattei di Giove (1598-1618), in Antici-Mattei (Recanati) è pubblicato in 17. Benedetti, I palazzi romani di Giacomo non davanti ad un notaio. Curcio, Spezzaferro, Fabbriche e architet- Panofsky-Soergel, Zur Geschichte..., cit. Della Porta, cit. [cfr. nota 8]; cfr. anche ti..., cit. [cfr. nota 1], pp. 64-65; F. Cap- [cfr. nota 5], pp. 167-168; cfr. Varagnoli, W. Arslan, Forme architettoniche civili di 26. Vedi il capitolato con S. Castelli in pelletti, La committenza di Asdrubale Mat- I palazzi dei Mattei..., cit. [cfr. nota 6], pp. Giacomo Della Porta, in “Bollettino d’ar- ASR, 30 Notai Capitolini, not. A. Righet- tei e la creazione della galleria nel palazzo 154-155. te”, VI, 1926-27, I, pp. 509-528. Sul ca- ti, vol. 68, cc. 826-842, cap. 12°: “Che il Mattei di Giove a Roma, in “Storia dell’ar- so, per molti versi analogo a palazzo sopradetto m[aest]ro Simone non potrà te”, 1992, 76, pp. 256-297; F. Cappellet- 11. H. Wöllflin, Renaissance und Barock , Mattei, del palazzo Maffei-Marescotti, sollocare ne tutta ne parte della pr[esen- ti, L. Testa, Il trattenimento di Virtuosi. Le 1888, cit. in Caflisch, Carlo Maderno..., cfr. A. Bedon, I Maffei e il loro palazzo in te] fabrica o lavoro ne darlo a cottimo ad collezioni secentesche di quadri nei palazzi cit. [cfr. nota 5], nota 166: “Sembra im- via della Pigna, in “Quaderni dell’Istituto altri maestri acciò il lavoro non venghi Mattei di Roma, Roma 1994. Un rilievo possibile che lo stesso Maderno che ave- di Storia dell’architettura”, n.s., fasc. 12, [malamente] fatto, ma che tutto debba dell’edificio è in S. Ranellucci, Restauro e va costruito S. Susanna, allo stesso tem- 1988, pp. 45-64. fare da propri suoi lavoranti da lui con- museografia. Centralità della storia, Roma po lavorasse a palazzo Mattei, una co- dotti a giornate”; si stabilisce inoltre che 1990, figg. 22-27. struzione che attraverso l’orizzontalità, 18. La statua è stata poi sostituita dal cra- siano esclusi dal novero dei lavoranti i ra- triste e pesante, fa un’impressione auste- tere oggi visibile; cfr. L. Guerrini, F. Ca- gazzi; il pagamento è da effettuarsi ogni 6. G. Antici Mattei, Cenni storici sulle no- ra e quasi tetra” (trad. dell’A.); cfr. Hib- rinci, Rassegna topografica dei monumenti settimana o quindici giorni a 40 baiocchi bili e antiche famiglie Antici, Mattei e Anti- bard, Carlo Maderno..., cit. [cfr. nota 5], del palazzo, in Guerrini, Palazzo Mattei. a lavorante. Nei suoi colloqui con Col- ci Mattei, in “Rivista del Collegio Araldi- pp. 44-47, in part. pp. 45-46: “But the Le antichità, cit. [cfr. nota 5], pp. 15-34, bert per il cantiere del Louvre, Bernini co”, XXXIX, dic. 1941, pp. 433-458; XL, exterior of the Palazzo Mattei is infini- ma p. 21. La statua è visibile in un dise- ricordava che a Roma si lavorava “a gior- mar.-apr. 1942, pp. 75-85 e nov.-dic. tely less novel and adventurous than that gno per un apparato festivo settecente- nate, a cottimo, overo stima”, sostenen- 1942, pp. 249-262. Fra gli studi più re- of Santa Susanna - the façade could be by sco, in cui emerge il forte impianto pro- do che il primo appalto è il migliore e di centi, cfr. E. Mac Dougall, A circus, a wild almost anybody, and it hardly shows an spettico della sequenza portale-androne- aver richiesto espressamente al pontefice man and a dragon: family history and the advance on its models, which were, first scala; cfr. Jacob (a cura di), Italienische tale modalità nel cantiere di S. Pietro; Villa Mattei, in “Journal of the Society of and most distantly, the , Zeichnungen..., cit., [cfr. nota 16], n. 814. Colbert si mostrava invece più scettico Architectural Historians”, 42, 1983, pp. and then the Fontana palaces on which sul lavoro “a giornate” poiché “il y peut 121-130; S. Finocchi Vitale, R. Samperi, Maderno had doubtless learned his craft. 19. Vedi, ad esempio, la soluzione analo- avoir de grandes tromperies, à cause du Nuovi contributi sull’insediamento dei Mat- By comparison, even the Palazzo Giusti- ga dell’impianto d’angolo in palazzo Ba- peu de fidélité”; cfr. P. Fréart De Chan- tei nel rione S. Angelo e sulla costruzione del niani seems progressive”. lami-Galitzin (1519-20) attribuito a Gio- telou, Journal du voyage du Cavalier Ber- palazzo Mattei Paganica, in “Storia Archi- vanfrancesco da Sangallo nella ricostru- nin en France, ed. a cura di L. Lalanne, tettura”, VIII, 1-2, 1985, pp. 19-36; 12. Cfr. le interpretazioni offerte, da di- zione di Ch. L. Frommel, Giovanfrancesco J.P. Guibbert, Aix-en-Provence 1981, p. Cappelletti, Testa, Il trattenimento di Vir- verse angolature, da L. Spezzaferro, Dal- da Sangallo, architetto di palazzo Balami- 143 ss. (30 agosto) e pp. 159-163 (6 set- tuosi...., cit. [cfr. nota 5]; M. Calvesi, Mi- la macchinazione alla macchina, in Curcio, Galitzin, in Spagnesi, Antonio da Sangal- tembre). Anche nella fabbrica del duomo chelangelo da : il suo rapporto con Spezzaferro, Fabbriche e architetti..., cit., lo..., cit. [cfr nota 8], pp. 63-69. di Milano, l’operaio era pagato a cotti- i Mattei e con altri collezionisti a Roma in [cfr. nota 1], pp. IX-XXVII; S. Benedet- mo, cioè in base all’opera compiuta per- Caravaggio e la collezione Mattei, catalogo ti, L’architettura di Domenico Fontana, in 20. J. Wassermann, Ottaviano Mascarino sonalmente o da altri lavoratori alle sue della mostra (Roma 4 aprile-30 maggio M. Fagiolo, M.L. Madonna, Sisto V. I. and his Drawings in the Accademia di San dipendenze, o a tempo, cioè a giornata; 1995), Roma 1995, pp. 17-28; F. Cappel- Roma e il Lazio, atti del convegno, Roma Luca, Roma 1966, pp. 26-35 e pp. 108- cfr. Sella, Salari e lavoro..., cit. [cfr. nota letti, Gli affanni e l’orgoglio del collezioni- 1992, pp. 397-417. 109. Secondo H. Hibbard, Carlo Mader- 3], p. 76. Lo stesso emerge dall’attività sta. La storia della raccolta Mattei e l’am- no..., cit. [cfr. nota] 5, p. 46, la loggia sco- delle maestranze lombarde all’estero: biente artistico romano dal Seicento all’Otto- 13. La distribuzione degli ambienti nel perta di palazzo Mattei sarebbe successi- M.L. Mutschlechner, Imprese e maestran- cento, in ibidem, pp. 39-54; L. Testa, La braccio interamente nuovo, svela l’inten- va al celebre fondale di palazzo Borghe- ze lombarde nella Boemia del XVII secolo, in collezione di quadri di Ciriaco Mattei, in ibi- zione di creare due appartamenti, forse se; tuttavia, l’impianto a due assi di que- M. Casciato, S. Mornati (a cura di), Il dem, pp. 29-38; C. Varagnoli, I palazzi dei per ragioni climatiche, con stanze grandi st’ultimo, con la costruzione di una nuo- modo di costruire, atti del I seminario in- Mattei: il rapporto con la città, in G. Spa- a est, concluse dalla galleria, e stanze più va facciata, inizia nel 1605, quando il pa- ternazionale Roma 6-8 giugno 1988), gnesi (a cura di), Palazzo Mattei di Paga- piccole a ovest; cfr. P. Waddy, Seven- lazzo di Asdrubale si trova nella seconda Roma 1990, pp. 123-134. nica e l’Enciclopedia Italiana, Roma 1996, teenth-Century Roman Palaces. Use and the fase di costruzione, con entrambi i pro- pp. 135-189 (aggiornato al 1991). Art of the Plan, Cambridge (Mass.)-Lon- spetti quasi completi; id., The Architectu- 27. È così ad esempio, nella prima fase don 1990, pp. 17-18. re of the ..., cit. [cfr. nota dei lavori, per Matteo Canevale da Co- 7. R. Samperi, Il palazzo di Ludovico Mat- 14], pp. 54-58. mo, capomastro muratore in S. Andrea tei nel Cinquecento, in Spagnesi (a cura di), 14. Sull’uso dei mezzanini, cfr. H. Hib- della Valle, e Francesco de Rossi, scalpel- Palazzo Mattei di Paganica..., cit. [cfr. no- bard, The Architecture of the Palazzo Bor- 21. Panofski Soergel, Zur Geschichte des lino attivo fin dal 1582 in S. Giovanni dei ta 6], pp. 191-216, ma pp. 208-211. ghese, Roma 1962, pp. 17-21; va notato Palazzo Mattei..., cit. [cfr. nota 5], pp. Fiorentini. Nella seconda trancia del che anche nel palazzo di Muzio Mattei 116-129, divide la costruzione del palaz- cantiere, a Francesco de Rossi si affianca

333 Matteo Castelli, ticinese, professionista lottino, “Incrostature” romane tra Cinque- sanna, vol. 25, cc. 38-39, capitoli stabiliti Il Campidoglio nel Cinquecento sulla scorta dotato di una propria capacità creativa, cento e Seicento, in “Ricerche di Storia con M. Canevale, 6 gennaio 1604, n. 18: dei documenti, Roma 1950, pp. 258-273, non a caso chiamato alla corte polacca in dell’arte”, 41-42, 1990, pp. 77-108; ead., “Volte supra terra ord[inari]e alte in cima lettere di Giacomo Della Porta e Martino qualità di architetto dal 1614. Alla par- Il vero e il falso XVI secolo nei rivestimenti un palmo e mezzo”; n. 19 “Volte supra Longhi al capomastro A. Fenizi. tenza di Matteo, il cantiere sarà affidato a dei palazzi romani. Esempi di valutazione e armatura [...] da misurarsi per tre muri” Simone Castelli, che porterà a termine la nuove interpretazioni tra Sette e Ottocento, mentre per le volte su armatura sono 45. Marinozzi, Le opere in travertino, cit. terza trancia del palazzo. Cfr. Panofsky- in Saggi in onore di Renato Bonelli, II, sempre specificati i materiali, non altret- [cfr. nota 5]; Pagliara, Le tecniche di co- Soergel, Zur Geschichte des Palazzo..., cit. “Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Ar- tanto avviene per le volte su terra, ap- struzione..., cit. [cfr. nota 40], p. 62. [cfr. nota 5]; Bertoldi, Marinozzi, Scola- chitettura”, fasc. 15-20, 1990-92, pp. punto forse di conglomerato. Cfr. F. ri, Varagnoli, Palazzo Mattei di Giove..., 799-812. Scoppola, Palazzo Altemps. Indagini per il 46. Della Torre, La costruzione: ruoli, rela- cit. [cfr. nota 5]. restauro della fabbrica Riario, Soderini, Al- zioni..., cit. [cfr. nota 3], p. 214 segnala che 33. Nel caso specifico, i mattoni sono di temps, Roma 1987, pp. 276-277, capitola- nel cantiere di S. Fedele era prescritto che 28. Si veda l’analoga operazione della spessore elevato (attorno ai 4 cm.), in ge- to con i muratori, 3 dicembre 1577: “Le le colonne fossero “ben battute con la pri- “derlatura” in ambito lombardo in I. nere non destinati al taglio, per il quale si volte delle cantine che andaranno voltate ma mano della martellina” all’uscita della Giustina, Problemi di lessico tecnico nella utilizzavano laterizi sottili o pianelle. Il sopra terra si misureranno in piano per cava e che ai lustratori spettava poi il com- documentazione relativa a cantieri ricchinia- paramento in questione ricorda la sagra- un muro e mezzo e di grossezza di un pito di “ribatter le dette colonne de minu- ni, in S. Della Torre (a cura di), Storia del- matura bolognese, una levigatura della palmo e 1/4 fino a un palmo e mezzo[..] to”, probabilmente con altre due passate le tecniche murarie e tutela del costruito. cortina che produceva una sorta di legge- Le volte che andaranno fatte sopra l’ar- di martellina. Cfr. Capitolato per S. Pie- Esperienze e questioni di metodo, atti del ro intonachino tale che il muro “quasi un matura di legname... di grossezza di un tro, 1610, in ASR, Uff. 38, P. Roverius, convegno (Brescia, 6-7 aprile 1995), Mi- aspetto di laterizio omogeneo e monoli- palmo e mezzo fino a un palmo e 3/4 in vol. 7, c. 76 ss., “lavori di trevertino lavo- lano 1996, pp. 205-231, ma p. 218. tico, pur esibendo in trasparenza il tenue cima si misureranno in piano per due rati con ogni diligenza, e minutamente reticolo dei mattoni”: cfr. L. Marinelli, P. muri e mezzo[...]”; cfr. Scavizzi, Edilizia picchiati con li suoi letti ben spianati e 29. V. il capitolato tra i PP. di S. Maria Scarpellini, L’arte muraria in Bologna nel- nei secoli..., cit. [cfr. nota 1], p. 20. quadrature ben drizzate in modo, che tra sopra Minerva e il capomastro F. Cara- l’età pontificia, Bologna 1992, pp. 154- l’uno e l’altro pezzo non resti vano per bella in ASR, Ospedale di S. Spirito in Sas- 155; un espediente affine, durante questo 40. Sulle volte “sopra terra” cfr. M. Bo- minimo che sia, ma congiungano bene sia, reg. 48, cc. 23-26, s.d. (anni ‘40 del convegno, è stato citato da Mario Piana navia, Volte, in P. Marconi, F. Giovanetti, l’uno con l’altro e posino in falda”. Seicento): nel riempire i fondamenti “vi per il cantiere veneziano. E. Pallottino, Manuale del recupero del Co- stia sempre dentro la calce e l’aqua in mune di Roma, Roma 1989, pp. 83-88. 47. Si veda il caso di palazzo Altemps, ca- abondanza ad effetto che li muri si fac- 34. Pallottino, “Incrostature” romane..., Laddove non sia diversamente specifica- pitolato con i muratori, 1577, dove si sta- ciano bona presa e siano ben murati, e li cit. [cfr. nota 32], cortina ordinaria con to, si può presumere che le volte siano bilisce che i modiglioni (“modelli”) di sassi spezzati che non sieno più d’un pal- mattoni “arrotati a secco e stuccati poi eseguite in conglomerato, secondo una travertino per il cornicione “si darranno mo grossi”. Cfr. ASR, Congregazioni Reli- con diligenza”, arriva alla conclusione tecnica antica, rimasta in vita a Roma an- fatti [...] che non se habbi da fare altro giose Maschili, Teatini in S. Andrea della che tale cortina non era destinata ad es- che durante il Medioevo: cfr. P.N. Pa- che coprirlo di stucco”; cfr. Scoppola, Valle, b. 2119, capitolato per i lavori di sere rivestita: per analoghe considerazio- gliara, Eredità medievali in pratiche costrut- Palazzo Altemps..., cit. [cfr. nota 39], p. muro (anteriore al 1591), c. 39 ss., cap. 2: ni cfr. C. Varagnoli, Le cortine laterizie, in tive e concezioni strutturali del Rinascimen- 277. “Promette [il capomastro] fare tutte le Bertoldi, Marinozzi, Scolari, Varagnoli, to , in G. Simoncini (a cura di), Presenze sorte di muri di pietra di manifattura, Le tecniche edilizie..., cit. [cfr. nota 5]. medievali nell’architettura di età moderna e 48. L. Scolari, Le opere in stucco, in Ber- tanto sotto terra, quanto sopra terra [...] Tracce di patina ad ossalato, interpretate contemporanea, atti del XXV Congresso toldi, Marinozzi, Scolari, Varagnoli, Le et la pietra spezzata, che non eccedi la come residui di interventi manutentivi di Storia dell’Architettura (Roma, 7-9 tecniche edilizie..., cit. [cfr. nota 5], pp. 97- misura d’un pugno d’huomo, et per tale successivi al cantiere di costruzione, sono giugno 1995), Roma 1997, pp. 32-48; id., 104. effetto sia tenuto fare spezzare et rompe- state rilevate sulla facciata laterizia di S. Le tecniche di costruzione nel XVI secolo, in re la pietra in terra prima che si porti in Atanasio dei Greci: cfr. C. Gratziu, Inda- M.E. Tittoni (a cura di), Il palazzo dei 49. Caflisch, Carlo Maderno..., cit [cfr. alto ad uso della fabrica”. gini petrografiche della facciata, in La chiesa Conservatori e il palazzo Nuovo in Campi- nota 5]. Ma già A. Muñoz, Carlo Mader- di S. Atanasio dei Greci: il restauro della fac- doglio. Momenti di un grande restauro a Ro- no , Roma s.d. [1922], p. 8, parlava addi- 30. Fréart De Chantelou, Journal du ciata, in “Bollettino d’arte”, 66, 1991, ma, Ospedaletto (Pisa) 1997, pp. 59-66. rittura di ispirazione classica, tratta da voyage..., cit. [cfr. nota 26], p. 146 (30 LXXVI, s. VI, pp. 104-108. monumenti antichi, per la decorazione agosto) e pp. 159-163 (6 settembre). Ber- 41. Sugli usi del cantiere bolognese, vedi dello scalone. Un disegno di una cupola nini sostiene senza mezzi termini che il 35. Vedi ora L. Giustini, Fornaci e lateri- Marinelli, Scarpellini, L’arte muraria..., ellittica pubblicato in Jacob (a cura di), modo di costruire francese non è corret- zi a Roma dal XV al XIX secolo, Roma cit. [cfr. nota 33], p. 116 e p. 120. Per l’a- Italienische Zeichnungen..., cit. [cfr. nota to, per la mancanza di pozzolana e per- 1997, pp. 69-77. rea napoletana, vedi G. Fiengo, Organiz- 16], n. 883, giudicato riferibile allo scalo- ché non si usa bagnare i muri - evidente- zazione e produzione edilizia a Napoli al- ne di palazzo Mattei, appare invece so- mente per l’impiego di malte aeree - 36. L. Guerriero, Note sulle cortine laterizie l’avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, stanzialmente estraneo da quanto realiz- aspetto su cui ritornerà spesso nel suo napoletane dell’età moderna, in Della Torre pp. 59-69, ma p. 64. zato, per la presenza di quadri riportati e soggiorno parigino; altro difetto è legato (a cura di), Storia delle tecniche murarie e tu- per la sovrapposizione della partizione al cattivo spegnimento della calce. La tela del costruito..., cit. [cfr. nota 28]. 42. Viollet-le-Duc, Historie d’une mai- geometrica al modellato sottostante, di “gara” è descritta anche da un osservato- son..., cit. [cfr. nota 38], cap. XIII, fig. 35. derivazione manierista. re certo non equanime nei confronti di 37. Sul valore ideologico del recupero Bernini come Perrault, nei Mémoirs (ibid. della cortina laterizia, vedi le considera- 43. C. Marinozzi, Le opere in travertino, 50. Guerrini, Carinci, Rassegna topogra- p. 146), che osserva esterrefatto i mura- zioni di J. Connors, Borromini e l’Oratorio in Bertoldi, Marinozzi, Scolari, Varagno- fica..., cit. [cfr. nota 18]. Fra i restauri teurs italiani usare il pezzame di pietra romano. Stile e società, (ed. orig. Borromini li, Le tecniche edilizie..., cit. [cfr. nota 5], commissionati da Asdrubale, ad esem- (moëllons) non squadrato, nella convin- and the Roman Oratory. Style and Society pp. 90-97. pio dei rilievi lungo la scala e nel corti- zione che “jeté à l’aventure il fait une 1980), Torino 1989, pp. 46-49 e tabella a le, si vedano i due grandi sarcofagi con meilleure liaison avec le mortier”. Natu- nota 45; cfr. Pallottino, “Incrostature” ro- 44. In tutti i capitolati della fabbrica si scene di caccia lungo lo scalone, l’altare ralmente, nella narrazione di Perrault, il mane..., cit. [cfr. nota 32]. specifica che i conci, stipiti o architravi, funerario di supporto ad una delle sta- muro “alla francese” resistette a lungo, debbano essere tutti di un solo pezzo. tue del cortile (cat. n. 42), o il rilievo mentre quello degli italiani crollò alla 38. La ricorrenza nei capitolati romani Cfr. ASR, 30 Notai Capitolini, not. Asca- con la testa di barbaro sopra la loggia prima gelata. dell’epoca è quasi ossessiva; la stessa co- nio Righetti, vol. 68, cc. 826 e 842, n. 14: scoperta (cat. n. 31). stante preoccupazione mostra, come si è “Che non possi il detto m[aest]ro Simone 31. Si rimanda alle recenti tesi sostenute accennato, Bernini nell’impostare il can- [Castelli da Melide] far pezzo che non va- 51. Su Boselli: Ph. Dent Weil (a cura di), in A. Forcellino, Il problema delle cortine tiere del Louvre (cfr. nota 30). Natural- di murato oltre gli aggetti per più di pal- Osservazioni della scultura antica, Corsi- laterizie nell’architettura della prima metà mente, l’usanza era diffusa anche in altri mi uno e mezzo in due nel muro senza niana Vetus ms., Firenze 1978; cfr. il del Cinquecento, in “Ricerche di Storia ambiti; cfr. Giustina, Problemi di lessico espressa licenza...”. Dai documenti si classico M. Cagiano de Azevedo, Il gusto dell’arte”, 41-42, 1990, pp. 53-75 e la re- tecnico..., cit. [cfr. nota 28], p. 209, nota evince che gli scalpellini lavoravano in ef- nel restauro delle opere d’arte antiche, Roma censione di P.N. Pagliara in “Roma nel 17. Secondo E.E. Viollet-le-Duc, Histoi- fetti “a pie’ d’opera” o comunque erano 1948, pp. 28-30; A. Melucco Vaccaro, Rinascimento. Bibliografia e note”, re d’une maison, Paris 1873, rist. Bruxel- tenuti a consegnare il lavoro nei pressi del Archeologia e restauro. Tradizione e attua- 1991, pp. 168-179. les-Liège 1979, pp. 119-124 la bagnatura cantiere: ibidem, [il capomastro] “abbia da lità, Milano 1989, pp. 137-141. consente di sciogliere le scorie derivanti dare a spese sue tutti i lavori terminati, 32. G. Valadier, L’architettura pratica det- dalla cottura di impurità calcaree conte- che saranno contigui alla fabbrica e non 52. H. Hibbard, Maderno, Michelangelo tata nella Scuola e Cattedra dell’insigne Ac- nute nell’argilla, permettendo così di in- discosto più di 12 canne”. Sull’importan- and Cinquecento Tradition, in Stil und cademia di S. Luca, I, Roma 1832, sez. XV, dividuare i laterizi inadatti alla costruzio- za della profondità dei conci, che comun- Überlieferung in der Kunst des Abendlandes, p. 254, dove si descrivono le cortine “ro- ne. que non doveva essere eccessiva, cfr. le vi- Akten des 21. Internationalen Kongres- tate e tagliate a tutto taglio” cioè su tutte cende relative ai travertini utilizzati nelle ses für Kunstgeschichte (Bonn 1964), le facce. Su questi argomenti, cfr. E. Pal- 39. ASR, 30 Notai Capitolini, not. V. Su- fabbriche di Campidoglio in P. Pecchiai, Berlin 1967, II, pp. 33-41.

334