NUOVA

Il “paese-museo” di Buscemi in provincia di Siracusa

Santino Alessandro Cugno, Arianna Maria Giliberto

Il piccolo comune di Buscemi (1147 abitanti)1 si trova a coltura e all’allevamento del bestiame. A partire dagli an- circa 50 chilometri a ovest di Siracusa e si estende per poco ni Sessanta-Settanta del secolo scorso, tuttavia, il flusso emi- più di 50 chilometri quadrati sul Monte Vignitti, nella por- gratorio ha causato un netto calo demografico e un allon- zione centrale dell’altopiano ibleo affacciata sulla Valle tanamento dalle tipiche attività economiche dell’area iblea, dell’. a favore dello sviluppo industriale delle zone costiere del Le più antiche tracce archeologiche della presenza Siracusano6. umana in questo territorio risalgono al Neolitico e all’Età Per evitare che tale processo determinasse la scomparsa del Bronzo, come documentato da giacimenti in grotta e di tutto il patrimonio culturale materiale e immateriale le- da piccole necropoli a grotticella artificiale e resti di strut- gato al mondo contadino e alle tradizioni popolari locali, ture abitative2. Le prime notizie storiche risalgono, invece, inesorabilmente travolto dai processi di industrializzazio- al periodo della colonizzazione greca con la fondazione del- ne e di globalizzazione della società contemporanea in con- la sub-colonia sira- tinua evoluzione, cusana di Kasmenai l’Associazione per la intorno al 664 a.C.3. Conservazione del- In età tardoantica e la Cultura Popolare altomedievale l’esi- degli Iblei (apposi- stenza di un impor- tamente fondata a tante centro abitati- Buscemi da Rosario vo è testimoniata da Acquaviva insieme alcune piccole cata- a un gruppo di gio- combe paleocristia- vani del luogo) ha ne e dalla chiesetta dato vita nel 1988 a rupestre dedicata a “I Luoghi del Lavo- San Pietro scavata in ro Contadino”7 da un costone roccio- intendere come un so4. Il toponimo Bu- “museo privato di ri- scemi sembra deri- proposta-riappro- vare dall’arabo Qal’at priazione della nostra Abi Samah, che ri- cultura, con finalità manda a un fortilizio Uno scorcio del cortile della casa del bracciante a Buscemi. didattiche e di svi- di Abù Sàmah; il no- (Foto M. Sorrentino) luppo sociale”8. me subì, nel tempo, Alla base di que- diverse trasformazioni (Abù Xamah, Abuxama – secondo sto progetto museale, che si pone nel solco della continuità alcuni corrotto in Abisama), per venire poi in epoca nor- con l’infaticabile lavoro svolto dall’etnoantropologo Anto- manna latinizzato in Buxema. Il nucleo abitativo medievale, nino Uccello nella sua Casa Museo di Palazzolo Acreide9, esteso al di sotto del castello (di cui restano ancora oggi vi è un notevole sforzo di raccolta e di conservazione si- visibili i ruderi5), venne pressoché distrutto, come nel re- stematica delle varie testimonianze legate alle competen- sto del Val di , dal celebre terremoto del 1693: si pro- ze specifiche e alle esperienze della tradizionale società con- seguì allora a una immediata ricostruzione nello stile ar- tadina siciliana, come presupposto al recupero del rapporto chitettonico tardo-barocco caratteristico della zona iblea, tra uomo, ambiente, lavoro e vita quotidiana. Ciò si rende dando vita al volto attuale di Buscemi. necessario non solo per le finalità scientifiche collegate al- L’economia buscemese, così come quella dell’intera lo studio delle memorie del passato, ma soprattutto per evi- vallata del fiume Anapo, è stata per secoli legata all’agri- tare il rischio di accentuare e approfondire il solco tra MU 19 SE NUOVA

passato e presente e consegnare alle generazioni future una de, a circa 10 chilometri da Buscemi, conferendo così all’iti- identità culturale priva delle sue radici storiche fondanti. nerario etnoantropologico una dimensione intercomunale. Il museo di Buscemi si configura, dunque, come qual- cosa di culturalmente innovativo e differente dalla più La casa del massaro usuale casistica museografica siciliana e in generale nazionale Questa unità è costituita da quattro ambienti comunicanti, ed europea: non si tratta di una semplice esposizione di all’interno dei quali si svolgeva la vita quotidiana della famiglia collezioni di materiale etnografico all’interno di vetrine del massaro, appartenente quindi a un ceto medio alquan- appositamente realizzate, come nei musei più tradiziona- to benestante della tradizionale società contadina iblea. All’in- li, bensì della loro musealizzazione e conservazione negli gresso sono collocati un canniccio per la conservazione del ambienti originari – in locali di proprietà di privati – all’in- grano, con le varie unità di misura e le bisacce per il trasporto terno dei quali si svolgevano le attività del passato. del raccolto; da qui è possibile accedere alla cucina, con un Questa singolare caratteristica de “I Luoghi del Lavo- grande piano in muratura e il focolare in pietra (tannùra), ro Contadino” ha, di fatto, trasformato il museo in un ve- e a un secondo ambiente in cui Rosario Acquaviva ha volu- ro e proprio “itinerario etnoantropologico” che conferisce to riproporre a fini museografici il ciclo della tessitura, dal- alla cittadina di Buscemi la caratteristica denominazione di la raccolta delle piante alla realizzazione a telaio dei diversi “paese-museo”10. Vi- tessuti. Ultimo am- sitare questo museo biente è la stanza ri equivale, quindi, a stari, in cui si dor- percorrere le stradi- miva, si mangiava e ne e i vicoli del pic- si trascorreva la gior- colo paese ibleo. nata all’interno del- Questi elementi di- la casa. stintivi de “I Luoghi del Lavoro Contadi- Il palmento no” fanno sì che es- In questo luogo so possa essere clas- avveniva la pigiatura sificato come un dell’uva sin dagli ini- “ecomuseo”, per de- zi del XIX secolo: si finizione strettamente tratta di una struttu- legato al territorio e ra privata data in af- alla sua popolazio- fitto, in cui ciascun ne11. contadino poteva pro- L’itinerario et- cedere alla realizza- noantropologico di zione del mosto all’in- Buscemi è attual- terno delle grandi va- mente costituito da La casa del massaro a Buscemi. (Foto Nuova Museologia) sche in pietra ivi pre- nove unità museali, senti13. In seguito a ciascuna rappresentante di una specifica tipologia di an- una prima pigiatura in vasca dove veniva pestata con ai pie- tichi mestieri che in essa veniva originariamente praticata12: di scarpe chiodate, l’uva veniva passata sotto il grande torchio a casa ro massaru (la casa del massaro), u parmientu (il “pliniano” tutt’oggi presente all’interno dell’unità museale. palmento), a putia ro firraru (la bottega del fabbro), a Quest’ultima è corredata da una serie di pannelli didattici che casa ro iurnataru (la casa del bracciante), a putia ro qua- illustrano il ciclo della vite, il lavoro e la storia delle tecniche rararu (la bottega del calderaio), a putia ro falignami di trasformazione dell’uva dall’età antica ai giorni nostri. (la bottega del falegname), a putia ro scarparu e r’ap- puntapiatti (la bottega del calzolaio e del conciabrocche), La bottega del fabbro il laboratorio didattico con le sezioni dedicate al ciclo del Situata all’interno di una grotta artificiale (probabile ipo- grano, all’arte popolare, sartoria e abbigliamento e quel- geo paleocristiano), la bottega del fabbro fu attiva fino alla la sulla lavorazione e modellazione della pietra del Val fine degli anni Novanta del secolo scorso, quando i visita- di Noto. tori potevano ancora vedere un artigiano al lavoro. Sono pre- Dal 1997 nel percorso è stato inserito anche il mulino ad senti tutti gli attrezzi indispensabili al fabbro quali forgia, man- acqua “Santa Lucia” situato nel territorio di Palazzolo Acrei- tice a pedale, incudine, martelli, pinze ecc. 20 MU SE NUOVA

La casa del bracciante La bottega del calzolaio e del conciabrocche È ubicata nella parte di Buscemi che conserva ancora trat- Si tratta della bottega dell’ultimo calzolaio busceme- ti urbanistici medievali, in quanto sopravvissuta al terribile se, musealizzata alla morte del proprietario (circa dodici terremoto del 1693. La casa del bracciante si sviluppa in 10 anni fa), e attualmente contenente gli attrezzi da lavoro metri quadrati in cui vivevano, fino agli anni Sessanta del se- per la realizzazione di calzature di ogni genere. Al suo in- colo scorso, sette persone. Evidente è la differenza rispetto terno sono stati inseriti anche gli oggetti utilizzati dal alla grande casa del massaro. Un unico ambiente dotato di conciabrocche (piatti e brocche appuntati, trapani a vo- soppalco (u suraru) per guadagnare spazio, su cui dormi- lano), mestiere ambulante e dunque privo di una vera e vano le figlie femmine del- propria bottega. la famiglia, e una piccola cucina in pietra ricavata Sezione “Il ciclo del grano” in un angolo e pochi uten- Allestita all’interno sili fanno da contorno al di due dammusa (loca- letto degli sposi con la li con volta a botte per naca a vuolu (la culla ap- la conservazione degli pesa alle pareti per mez- attrezzi) comunicanti con zo di corde). una stalla, questa sezio- ne è costituita da un per- La bottega del calderaio corso descrittivo – fatto Il piccolo vicolo me- di oggetti, immagini e dievale di Buscemi dove si didascalie – che ripro- trova la casa del bracciante pone l’intero ciclo del era occupato, originaria- grano: aratura, semina, mente, da diverse mode- sarchiatura, mietitura, ste abitazioni di contadini trebbiatura, trasporto del appartenenti allo stesso Incudine della bottega del fabbro a Buscemi. (Foto M. Sorrentino) grano per la sua con- ceto sociale. All’interno di servazione e macina- una di queste Rosario Ac- zione14. quaviva ha inserito gli uten- sili da lavoro del calde- Sezione “Arte popolare” raio, in modo da ricreare Si tratta di un per- una bottega che possa ri- corso peculiare tra le ar- cordare anche questo an- ti popolari che hanno tico mestiere di sovente caratterizzato per secoli ignorato. Caldaie, padelle, la tradizione culturale utensili per la caseifica- iblea: particolari di car- zione e attrezzi da lavoro retti siciliani, presepi e ce- qui custoditi provengono ramiche, immagini sacre da una bottega di Vizzini e laiche, fotografie d’epo- (Catania). ca, pani tradizionali, og- getti in terracotta, colla- La bottega del falegname ri per ovini e bovini in- Procedendo per il quar- La bottega del calderaio. (Foto Nuova Museologia) cisi e dipinti. tiere medievale di Busce- mi, nel vicoletto sottostante la bottega del calderaio, è pos- Sezione “Sartoria e abbigliamento” sibile visitare la bottega del falegname, risultato del recupe- Vi sono esposti abiti originali d’epoca, utilizzati nelle di- ro degli attrezzi da lavoro di una bottega di Palazzolo Acrei- verse occasioni che costituivano la vita quotidiana della ci- de. Trattandosi di un ebanista, oltre a classici oggetti da la- viltà contadina, dal lavoro alla festa, dalla nascita al matri- voro come pialle, diversi tipi di seghe e trapani, sono pre- monio. Grazie alla donazione di una sartoria di Palazzolo Acrei- senti anche disegni e progetti per opere lignee artistiche, co- de, è stato possibile ricreare un angolo da lavoro del sarto me cornici e mosaici. tradizionale. MU 21 SE NUOVA

Sezione “Lavorare la pietra nel Val di Noto” lino ad acqua. Della collezione archeologica del Museo del- Alla base di tale sezione vi è la volontà di far vedere la macina del grano, parzialmente inedita, fanno parte: due cosa – e soprattutto chi – si cela dietro le particolari ar- macine superiori neolitiche, pietre dure di forma ovale che chitetture tardobarocche del territorio ibleo: sono espo- presentano una faccia piana per la macinazione e una par- ste opere lapidee, attrezzi da lavoro e una cospicua do- te convessa utile a una facile impugnatura17; tre basi piane cumentazione grafica e fotografica allo scopo di rappre- sicuramente preistoriche; un frammento di macina in pietra sentare il duro lavoro di anonimi scalpellini e intagliato- lavica proveniente da un mulino ad acqua, a sua volta usa- ri, i veri artefici (spesso dimenticati) dei capolavori in pie- ta come base probabilmente nel corso del Novecento; due tra del Val di Noto dichiarati Patrimonio dell’Umanità molae versatiles, mole girevoli introdotte dai Greci intorno dall’UNESCO nel 200215. all’anno 1000 a.C. e costituite da una pietra discoidale dota- ta di asta per l’impugnatura, che veniva fatta girare su un’al- Il mulino ad acqua “Santa Lucia” tra pietra con superficie piana o concava18; una parte di mo- Inserito nel percorso museale nel 1997, il mulino ad ac- la asinaria, tipo di macina di forma conica costituita da una qua “Santa Lucia” si trova nel ter- parte fissa (meta) a forma di cam- ritorio di ed è pana, attorno alla quale si alzava il quarto degli otto mulini che, uno zoccolo in muratura sul qua- nella Valle dei Mulini, venivano at- le si poneva un contenitore in tivati dalle acque del torrente Pur- metallo per la raccolta della fari- bella, un affluente del fiume Ana- na, e da una parte mobile (catil- po16. lus) a forma di doppio tronco di Nel dicembre del 2000 tutti cono, che veniva fatta girare da un gli elementi tecnici propri del mu- animale da soma e che fungeva lino, la cui esistenza è documen- da imbuto per l’inserimento del fru- tata sin dal XVI secolo, sono sta- mento19. ti restaurati dall’Associazione per la Conservazione della Cultura Po- Considerazioni conclusive polare degli Iblei: grazie a questi Uno dei sistemi più validi e pro- interventi è oggi possibile vedere ficui per lo sviluppo locale di Bu- il mulino in funzione. scemi e più in generale dell’alto- Le acque, incanalate nella saia, piano ibleo è sicuramente la pro- confluiscono nel canale di cadu- mozione e il potenziamento del- ta a imbuto, per giungere nella cam- le risorse culturali che questo ter- mira i l’acqua (la “stanza dell’ac- ritorio può offrire. I piccoli musei qua”), un ambiente con volta a bot- che custodiscono le memorie po- te in cui si trova la ruota idrauli- polari, come nel caso de “I Luo- ca. Tale ruota, colpita dal getto ghi del Lavoro Contadino”, sono dell’acqua, inizia a girare e, es- La macina del mulino ad acqua “Santa Lucia” di anche uno strumento dalle gran- sendo collegata per mezzo di un Palazzolo Acreide. (Foto Nuova Museologia) di potenzialità economiche e so- perno verticale alle macine nell’am- ciali. Il principale limite, tuttavia, biente superiore, attiva il mulino stesso e fa sì che il frumento è rappresentato dalla mancanza di strategie politiche inno- venga macinato. È presente anche una seconda ruota idrau- vative e coerenti, di ampio respiro e di lungo termine, fina- lica, che veniva utilizzata per attivare la macina dell’orzo, la- lizzate alla valorizzazione del “prodotto culturale” anche al sciata nelle stesse condizioni in cui fu rinvenuta a testimo- di fuori dei limitati confini comunali: i musei iblei necessi- nianza degli effetti del tempo sul mulino. tano più che altro di visibilità e devono fare “rete”20. Al fine di raccontare la storia che ha condotto alla rea- Un grande passo avanti, al riguardo, è stato compiuto lizzazione delle antiche testimonianze materiali musealizza- nel 2005 con la costituzione della Rete Museale Etnografi- te in esso, è stato allestito all’interno del mulino il piccolo ca Iblea: tale rete comprendeva la quasi totalità dei musei Museo della macina del grano. Esso conserva reperti ar- etnografici dell’area iblea, estendendosi dunque tra le pro- cheologici di varie epoche, fotografie e immagini che docu- vince di Siracusa e Ragusa, e ne prevedeva la cooperazione mentano la storia della molitura dal Neolitico, quando nac- per una programmazione e gestione integrata. La rete, tut- que la cerealicoltura, fino all’uso moderno dello stesso mu- tavia, risultava avere una struttura “leggera”: ciascun mu- 22 MU SE NUOVA

seo coinvolto dimostrava di avere una gestione autonoma tenza, oltre che per una più corretta gestione e fruizione del e totalmente indipendente, così come autonome e prive di patrimonio etnoantropologico, per produrre indiscutibili van- coordinamento rimasero le singole attività svolte da ciascuno taggi e benefici anche dal punto di vista economico e di at- di essi21. Questa Rete Museale è stata sciolta del tutto e og- trattiva per i flussi turistici. gi non è più attiva. Rafforzare il legame tra le strutture museali e le comu- Un ulteriore tentativo di cooperazione tra le realtà mu- nità che vivono il territorio è, del resto, tra i punti fondamentali seali del territorio ibleo è nato nel 2011 ed è attualmente che troviamo alla base del concetto stesso di ecomuseo – ca- in corso di perfezionamento e ampliamento: si tratta del- tegoria entro la quale è collocabile “I Luoghi del Lavoro Con- la Rete Museale della Cultura Iblea, diretta da Gaetano Pen- tadino”23 – sin dalla prima definizione datane da Georges- nino e coordinata da Rosario Acquaviva, alla quale aderi- Henri Rivière nel 1973, che lo concepisce come “un museo scono le piccole realtà museali del territorio di Buscemi, dell’uomo e della natura, un museo ecologico che fa riferi- Palazzolo Acreide, , Scicli, e Canicattini Ba- mento ad un dato territorio, nel quale vive una popolazio- gni22. Lo scopo rimane quello della cooperazione tra le va- ne che partecipa alla concezione ed evoluzione permanen- rie strutture, al fine di rafforzare l’offerta museale iblea per te del museo, laboratorio permanente sul campo, strumen- una maggiore valorizzazione del territorio. Allo stato attuale, to di informazione e presa di coscienza per questa popola- non sono sta- zione”24. ti istituiti stru- Gli ecomu- menti colletti- sei, oggi, si pre- vi di comuni- sentano come cazione e pro- strutture dina- mozione (per miche e aperte, esempio un fatte di pro- portale inter- grammi di ri- net), non è cerca, mostre, possibile ac- workshop, iti- quistare un bi- nerari. Compi- glietto unico to fondamen- valido per l’in- tale è contri- tera rete mu- buire al man- seale e ciascu- tenimento del- na struttura ri- le tradizioni lo- mane presso- cali, aprendo- ché autonoma. si agli spazi ur- Mettendo bani, alle or- da parte gli ata- Collezione archeologica del Museo della Macina del Grano presso il mulino ad acqua ganizzazioni e vici campanili- “Santa Lucia” di Palazzolo Acreide. (Foto R. Acquaviva) alle istituzioni, smi, che si ma- alle produzio- nifestano per esempio nelle manifestazioni singole o nei ni industriali, all’ambiente. Al di là delle varie definizioni di differenti marchi identificativi, i singoli musei iblei dovreb- ecomuseo che sono state fornite nel corso della sua storia, bero dare vita a una visione unitaria e lungimirante, che fac- tuttavia, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso l’eco- cia ricorso a uno sforzo comune in grado di rilanciare in am- museo viene considerato principalmente come una realtà che bito regionale, nazionale e internazionale una migliore of- va vissuta in prima persona dal visitatore, in un rapporto di ferta culturale e turistica che, in fin dei conti, significhereb- continuo scambio e arricchimento reciproco: un ecomuseo be anche nuove opportunità di lavoro per giovani. Inoltre deve avere tra le sue finalità principali “il coinvolgimento at- la realizzazione di mostre e convegni, sagre, laboratori di- tivo delle comunità, delle istituzioni culturali e scolastiche e dattici e attività di formazione destinate alla creazione di fi- delle strutture associative locali”25. gure professionali altamente qualificate, supportate dalla va- Per quanto in territorio ibleo (e più genericamente si- lorizzazione di percorsi tematici (archeologici, naturalistici, ciliano) il conseguimento totale di questi obiettivi pare an- architettonici ecc.) tramite i quali le varie istituzioni musea- cora molto lontano dall’essere raggiunto, il contributo for- li rappresentano un punto d’incontro e di raccordo tra le co- nito in tal senso dal museo “I Luoghi del Lavoro Contadi- munità iblee e il territorio, possono essere il punto di par- no” di Buscemi è da considerarsi certamente fondamenta- MU 23 SE NUOVA

le e meritevole di ulteriore sostegno e valorizzazione: culturale (LARTTE) della Scuola Normale Superiore di Pisa: http://siste- aprendosi alla collaborazione di associazioni culturali stret- mimuseali.sns.it/content.php?idSC=150&el=1&c=1&ids=3&idEn=11&o=si- tamente legate al territorio, infatti, si sono moltiplicate le stemiCulturali_dataInizioInterna. attività didattiche destinate alle scuole, la realizzazione di 22. http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getcomunicato&id=5015. 23. Garro, 2014, p. 5. Cfr. Baldin, 2004 per un inquadramento nella cate- eventi culturali specifici, varie forme di cooperazione tra goria del museo diffuso. le varie strutture museali iblee. La strada intrapresa è po- 24. Rivière, 1992, pp. 440-445. sitiva, ma resta la necessità della collaborazione dell’inte- 25. Dall’articolo 1 della Legge Regionale Piemontese del 14 marzo 1995, ra rete museale e, soprattutto, di implementare questo n. 31. “luogo della memoria” con il coinvolgimento attivo della 26. Pinna, 2014. comunità locale, la vera protagonista del territorio26.

Santino Alessandro Cugno è specialista in Archeologia Tar- Bibliografia doantica e Medievale, Università di Firenze, e Master di II li- Acquaviva R., 1988 - Buscemi: storia e immagini. Ediprint, Siracusa. vello in Tutela, Valorizzazione e Promozione dei Beni Cul- Acquaviva R., 1995 - Palmenti e frantoi in Sicilia, in particolare nell’area turali, Università di Catania. Arianna Maria Giliberto è lau- dei Monti Iblei. Zangara Stampa, Siracusa. reata in Beni Culturali ed Archeologia presso l’Università Acquaviva R., 1997 - Il mulino ad acqua in Sicilia. Tecnica e la- dalla Tuscia di Viterbo e Master di II livello in Fruizione So- voro. Zangara Stampa, Siracusa. stenibile dei Beni Culturali, Università di Catania. Acquaviva R., 1999 (a) - A Buscemi Paese-Museo “I Luoghi del La- voro Contadino”. In: Musei per l’ambiente. Atti del Colloquio In- ternazionale Argenta (3-5 giugno 1998). Siaca Editore, Cento. Acquaviva R., 1999 (b) - Buscemi paese museo della vita popolare. 1. http://www.comune.buscemi.sr.it/default.asp?modulo=pages&idpage=1. I Mediterranei, n. 12. 2. Orsi, 1899; Guarducci, 1936; Fugazzola Delpino, Pessina, Tiné, 2004, Acquaviva R., Pennino G., 2005 - Il ciclo del grano: percorso tematico p. 387, n. 4140 (Grotta Masella). Cfr. Piano Paesaggistico della Provincia di Siracusa (http://bca.regione.sicilia.it/ptpr/main/index.htm), scheda 155 nella Casa museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide e nel (Grotta Masella); scheda 156 (necropoli preistorica di Maiorana); scheda Museo I luoghi del lavoro contadino a Buscemi. Regione sici- 157 (insediamento antico e necropoli di San Salvatore); scheda 159 (ne- liana. Assessorato dei beni culturali ed ambientali e della pub- cropoli preistorica e santuario rupestre di San Nicolò); scheda 164 (necropoli blica istruzione. Dipartimento dei beni culturali ed ambienta- preistorica di Monte Pavone); scheda 165 (necropoli preistorica di San Pie- li e dell’educazione permanente, Palermo. tro); scheda 166 (necropoli preistorica di Cugno Arancino). Adam J.-P., 1990 - L’arte del costruire presso i Romani. Materiali e 3. Voza, 1999, pp. 139-144. tecniche. Longanesi, Milano. 4. Orsi, 1942, pp. 47-53; Messina, 1979, pp. 95-102; Giglio, 2002, pp. 35- 40; Distefano, 2005. Baldin L., 2004 - Museo diffuso ed ecomuseo: analogie e differen- 5. Distefano, 2003. ze. In: Testa I., Laboratorio Ecomusei (a cura di), Presente e fu- 6. Lombardo, 2006, pp. 329-332. turo dell’ecomuseo. Strumenti per la comunità: ecomusei e 7. http://www.museobuscemi.org/. musei etnografici. Workshop 2004. Atti del Seminario, Ecomuseo 8. Acquaviva, 1999 (a), p. 81. del Lago d’Orta e Mottarone, 21-22 maggio 2004, Torino, pp. 9. Sulla Casa Museo di Antonino Uccello si veda: Uccello, 1972; Uccello, 35-40. Nigro, 1980; Morale Uccello, 2012. Bondin R., Cugno S.A., cds - Musei locali, territorio ibleo e patri- 10. Giansiracusa, 2004, p. 257-258. monio culturale dell’umanità. Incontri. La Sicilia e l’altrove, 11. Vedi infra. vol. 10. 12. Acquaviva, 1988 e 1999 (b). Distefano S., 2003 - Buscemi: il castello dei conti Ventimiglia tra 13. Acquaviva, 1995. Storia ed Archeologia. In: Atti del III Congresso Nazionale di Ar- 14. Acquaviva, Pennino, 2005. cheologia Medievale (Salerno 2–5 ottobre 2003). All’Insegna del 15. http://whc.unesco.org/en/list/1024. Giglio, Firenze, pp. 496–503. 16. Acquaviva, 1997. Distefano S., 2005 - Buscemi (Siracusa): La chiesa rupestre e il com- 17. Cfr. Martin, Pelagatti, Vallet, 1979, p. 416. plesso cimiteriale di cava S. Giorgio. Archivio Storico Siracu- 18. Acquaviva, Pennino, 2005, p. 37. sano, s. III, vol. XIX, pp. 19-42. 19. Cfr. Adam, 1990, p. 347. Fugazzola Delpino M.A., Pessina A., Tiné V. (a cura di), 2004 - Il 20. Bondin, Cugno, cds. Neolitico in Italia. Ricognizione, catalogazione e pubblicazio- 21. Si veda la scheda Rete Museale Etnografica Ibela nel portale del La- ne dei dati bibliografici, archivistici, materiali e monumenta- boratorio Analisi Ricerca Tutela Tecnologie Economia per il patrimonio li. Istituto Italiano di Preistoria, Roma, vol. III. 24 MU SE NUOVA

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Il mulino ad acqua “Santa Lucia” di Palazzolo Acreide. (Foto R. Acquaviva) MU 25 SE