La natura è ricca di piante e fiori, e di frutti della nostra terra “valore inestimabile e soprattutto un valore emotivo dinanzi ai quali nessuno può rimanere insensibile, anche Dio sorriderebbe di fronte ad un paniere di frutti e prodotti calabresi” VÉÜÜtwÉ TÄätÜÉ

Introduzione

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In un’epoca come la nostra, in cui tutto va di fretta, si è distratti, non si ha il tempo di osservare ed ammirare i colori e la bellezza di tutto ciò che il creato ci offre in ogni stagione dell’anno. Un tempo , le nostre nonne conservavano vari prodotti della terra e provavano un piacere indescrivibile quando ammiravano i vari vasetti esposti nella dispensa; era un modo di catturare il calore del sole, il profumo della terra e del vento, i colori delle stagioni, la poesia e l’incanto di luoghi e momenti. Sinfonie di profumi e colori che mancano quando si apre un surgelatore. Con la realizzazione di questa raccolta, frutto di un piacevole lavoro di ricerca,di acquisizione di informazioni e di un impegnativo lavoro di trascrizione, abbiamo approfondito le conoscenze scientifiche e le proprietà terapeutiche di alcune piane presenti sul nostro territorio;abbiamo realizzato e conservato alcune ricette e i segreti delle nonne cercando di trattenere il più possibile il tempo che scorre veloce e custodire nel testo,

2 gusti , modi di fare e di conservare, alcuni tesori che il buon Dio e la natura generosamente ci offrono in ogni stagione.

La pianta Aglio

Nome scientifico: Allium sativum Famiglia: Liliaceae

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STORIA E LEGGENDA

Si ritiene che l’ aglio sia originario dell’ Asia centrale. Coltivato fin dall’ antichità era già usato come alimento, racconta

Erodoto, dagli operai che stavano innalzando la grande piramide di Gizeh, sotto la IV^ dinastia egiziana, convinti come erano della sua proprietà di infondere energia e vitalità al corpo durante lo sforzo. Molto apprezzato da Greci e Romani, non raccoglieva però il favore degli dei, che non gradivano gli effetti di questa pianta aromatica sull’ alito dei fedeli: chi ne aveva mangiato non poteva infatti entrare nei templi. Inutile ricordare che nel Medioevo si credeva che una treccia d’ aglio, appesa nelle stanze, tenesse lontano le streghe, i vampiri e tutti gli spiriti maligni. Durante la seconda guerra mondiale, tanto per restare in epoche più recenti, ad ogni soldato russo che partiva per il fronte era data in dotazione anche una buona quantità di aglio, perché potesse avere a portata di mano un

4 rimedio sicuro contro le infezioni. E’ stato adoperato, per le sue proprietà, contro una grande quantità di malattie, fra cui la peste.

DESCRIZIONE

E’ una pianta erbacea perenne, provvista di un bulbo coperto da una membrana biancastra e suddiviso in tanti bulbilli detti normalmente spicchi. Le foglie sono lineari, allungate e larghe circa 1 cm. Il culmo è alto circa 70, 50 cm, cilindrico e porta all’ apice i fiori di colore bianco, raccolti in un’ ombrella. Spesso al posto dei fiori si formano dei bulbilli, capaci di riprodurre la pianta per via vegetativa.

DOVE CRESCE

Originario dell’ Asia centrale, è coltivato ovunque; fiorisce in giugno e luglio.

PARTI USATE

Il bulbo viene usato in cucina e per vari preparati medicinali.

PRINCIPALI COSTITUENTI

Oli essenziali, un glucoside solforato, due principi antibiotici: allucina e garlicina; allistatine di potente azione sullo stafilococco.

PROPRIETA’

Antisettico intestinale e polmonare; batteriostatico e battericida; tonico, stimolante generale (cardiotonico) soprattutto degli organi digestivi e della circolazione;

5 ipotensore, antispasmodico, antisclerotico, diuretico stomachico, carminativo, vermifugo, febbrifugo; preventivo del cancro.

INDICAZIONI

Profilassi e cura delle malattie infettive (influenza, tifo, difterite), delle diarree e dissenterie e delle affezioni polmonari, delle bronchiti croniche, dell’ipertensione arteriosa, dall’affaticamento cardiaco, delle varici, dell’emorroidi, dell’arteriosclerosi, della senescenza, dei reumatismi, della gotta dell’artritismo, della mancanza di appetito, dei parassiti intestinali; preventivo contro il cancro e azione antiputrida intestinale.

E’ usato anche per i calli, le verruche i duroni, le piaghe infette, le ulcere, la tigna, le nevralgie reumatiche e le punture d’insetti.

MODI D’IMPIEGO

USO INTERNO

Tinture e olio preparati con aglio

USO ESTERNO

Cataplasmi o strofinio di una realizzata con aglio. La ricetta Elisir di aglio Tipo di liquore: rafforza il fegato e la bile e dilata i vasi sanguigni, abbassando così la pressione.

Come servirlo:liscio in piccolissimi, bicchieri

6 Ingredienti

¾ 750g di grappa

¾ 250g di aglio

1. Sbucciare e tritare l’aglio, poi mettetelo con la

grappa in un vaso a chiusura ermetica.

2. Chiudere e lasciate macerare per un mese in un

luogo soleggiato.

3. Trascorso questo periodo, filtrate con un filtro di

carta e imbottigliate.

4. Lasciate riposare elisir in luogo fresco e buio per

una settimana prima di consumare.

La pianta Alloro Nome scientifico: Laurus nobilis. Famiglia:Lauracee

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STORIA E LEGGENDA Intorno a questa pianta, introdotta in Europa dall’Asia Minore, nacque in Grecia una leggenda narra che la legava ad Apollo;con i suoi rami si incoronavano gli eroi e i personaggi illustri nell’arte e nella vita sportiva DESCRIZIONE È un albero sempreverde che, allo stato spontaneo, può raggiungere dimensioni anche notevoli, ma nei giardini è coltivato di solito come siepe od arbusto. Le foglie hanno picciolo breve, lembo coriaceo, glabro, rigido, lanceolato, di colore verde lucido sulla pagina superiore e opaco su quella inferiore. I fiori sono maschili e femminili, riuniti in ombrelle all’ ascella delle foglie. Quelli maschili contengono da 8 a 12 stami con filamenti liberi, eretti e robusti; quelli femminili, una volta fecondati, si trasformano in frutti a drupa con seme e tegumento papiraceo.

DOVE CRESCE Si incontra spontaneo lungo le coste della penisola, delle isole e sui colli del lago di Garda. PARTI USATE Foglie, bacche.

8 PRINCIPALI COSTITUENTI Un olio essenziale, sostanze amare e tanniche. PROPRIETA’ Antisettico, stimolante, carminativo, antispasmodico, espettorante, diuretico, emmenagogo.

INDICAZIONI USO INTERNO. Nelle dispepsie atoniche, nell’affaticamento, nelle flatulenze, nelle bronchiti croniche, nella idropsia , nei reumatismi. USO ESTERNO. Nelle angine, nelle infiammazioni della bocca, nelle sinusiti e nelle mestruazioni dolorose.

MODO D’ IMPIEGO Uso interno Infuso di foglie: metterne qualcuna in una tazza di acqua bollente, e tenere in infusione per 10 minuti; berne 2 o 3 un tazze al giorno, dopo o tra i pasti. Decotto: mettere 3 foglie per tazza d’ acqua e bollire per 3 minuti; berne 1 tazza dopo il pasto della sera come digestivo e per favorire il sonno. Infuso di bacche: metterne da 5 a 10 gr in 1 l di acqua e, dopo averle fatte bollire per 1 minuto, tenere in infusione per 10 minuti; berne 2 o 3 tazze al giorno. Uso esterno Per gargarismi e sciacqui contro le angine e le infezioni della bocca e della faringe, fare un decotto con 5 foglie per ogni tazza d’ acqua. L’unguento di bacche può rivelarsi utile contro i dolori reumatici. La ricetta Liquore di alloro

9 Tipo di liquore: aromatizzante Come servirlo: si usa in cucina o per personalizzare un aperitivo o un altro liquore. Ingredienti 500 g di alcol a 95° 300 g di zucchero semolato 20 g di foglie di alloro 500 g di acqua PREPARAZIONE 1) Pulite le foglioline a disponetele su un canovaccio, per verificare che non ci siano insetti indesiderati. 2) Disponetele con l’alcol in n vaso di vetro a chiusura ermetica e lasciate macerare per un mese. 3) Trascorso questo tempo ponete in un tegame sul fuoco con l’acqua, lo zucchero e a fuoco basso fatelo sciogliere mescolando con un cucchiaio di legno. 4) Lasciate raffreddare lo sciroppo e aggiungetelo all’infusione. 5) Lasciate riposare ancora per una settimana poi filtrate attraverso un colino rivestito di tela di garza su cui avete sistemato del cotone idrofilo. 6) Versate in una bottiglia trasparente e panciuta e lascite riposare in un luogo fresco e buio per tre mesi prima di servire. La pianta BASILICO

Nome scientifico:OCIMUM BASILICUM L. Famiglia:Labiate

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DESCRIZIONE Il basilico è una pianta erbacea annuale; ha caule diritto, abbastanza ramificato. Le foglie sono inserite sui nodi, opposte e picciolate; il lembo è intero, di forma ovale con l’apice appuntito a volte bolloso e increspato, il margine anch’esso intero o leggermente dentato. I fiori sono raccolti in spighe a gruppi distanziati di 6; la corolla è quella tipica delle Labiate, con il labbro superiore suddiviso parzialmente in 4 lobi e quello inferiore intero, sovente concavo e con il margine frangiato. Il frutto è formato da 4 acheni, di forma ovale, di colore scuro, racchiusi nel calice persistente. PROPRIETA’ L’olio essenziale contenuto nel basilico è stimolante (agisce sul sistema nervoso centrale), tonico e antispasmodico. È anche stimolante della attività gastrointestinale, leggero antisettico intestinale e bronchiale, assunto per via interna e antisettico e antinfiammatorio nell’ uso esterno.

INDICAZIONI Uso interno. Il basilico viene impiegato soprattutto per la cura dei soggetti afflitti da gastriti accompagnate da spasmi gastrici, digestione difficile, flatulenza. E’ utile anche come stimolante negli stati di affaticamento intellettuale o per combattere l’ insonnia; inoltre può essere impiegato nella cura

11 delle infezioni intestinali. Aiuta la risoluzione di stati infiammatori bronchiali facilitando la fluidificazione e l’ espettorazione del catarro. Uso esterno. I preparati di basilico, per la loro attività antisettica, possono essere utili per curare ei leggeri stati infiammatori della bocca o della gola, o per lavare ferite infette.

MODO D’IMPIEGO USO INTERNO L’infuso di basilico si ottiene con un cucchiaio da frutta di foglie o infiorescenze per ogni tazza di acqua bollente, da bersi dopo i pasti. L’essenza si prende in dosi di 2-5 gocce, in una soluzione alcoolica, 3 volte al giorno. Contro la pertosse dei bambini preparare una miscela di 15 grammi di infiorescenze di basilico, 15 grammi di infiorescenze di puleggio, 15 grammi di infiorescenze di lavanda e 15 grammi di semi di anice; fare quindi un infuso con 1 cucchiaio di erbe per ogni tazza di acqua bollente; bere 4 volte al giorno. USO ESTERNO Con l’infuso, ottenuto con 2 cucchiai da frutta di droga per ogni tazza d’acqua bollente, si fanno sciacqui e gargarismi per curare bocche o gole infiammate, oppure si imbevono compresse da applicare sulle ferite.

ALTRI USI Il basilico è un erba aromatica molto apprezzata in cucina, comunemente usata in molte ricette e per profumare insalate, zuppe, pesce bollito

Le ricette

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INSALATA DI BASILICO Tagliare a fette molto sottili 6 zucchine tenere e giovani, lavare e asciugare 3 tazze di foglie di basilico e mettere il tutto in un’insalatiera. A parte preparare una salsina con olio d’oliva, succo di limone, sale, pepe, qualche goccia di salsa Worchestershire e un cucchiaio di panna; versare questa salsa sull’insalata e servire.

Zuppa al pesto Far rosolare, con 2 cucchiai d’ olio 1 grossa cipolla affettata, aggiungere 250 grammi di pomodoro a pezzi, coprire e lasciar cuocere per qualche minuto; versare 1 litro e mezzo d’ acqua e fare prendere il bollore, unire 100 gr di fagiola e lasciare cuocere per 30 minuti, quindi aggiungere, tagliati a dati, 6 carote, due o tre patate, un gambo di sedano, 100 gr di fagiolini, salare, pepare e lasciar cuocere per altri 15 minuti. A parte schiacciare due spicchi di aglio con un pugno di basilico e rendere il battuto cremoso con l’aggiunta di tre o quattro cucchiai di olio di oliva. Mettere questa salsa sul fondo della zuppiera e versarvi sopra la zuppa; servire con parmigiano grattugiato.

La pianta

CAMOMILLA ROMANA Nome scientifico: Matricaria chamomilla Famiglia: Composite

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STORIA E LEGGENDA Le proprietà della camomilla erano o già molto apprezzate nell’antica Grecia.Il medico Galeno la adoperava contro i dolori reumatici, come emmenagogo e febbrifugo DESCRIZIONE E’ una pianta erbacea, annuale e,aromatica, verde, glabra a radice ramosa e caule eretto, striato e anche esso ramoso. Le foglie s sessili, bipennatosette, a lobi quasi filiformi,allungati e divaricati. I fiori sono raggruppati in capolini piccoli e poco numerosi con lunghi peduncoli, raccolti in corimbi. Il frutto è un achenio, abbastanza piccolo, giallastro, un po’ arcuato.

DOVE CRESCE In tutta l’Italia continentale ed insulare; è abbondante nei luoghi erbosi, lungo le strade campestri dal mare al piano sub- monano.

PARTI USATE I fiori e le essenze PROPRIETA’

La pianta ha proprietà antispasmodiche ,toniche, antalgine;ed è un moderato sedativo dei nervi, un aperitivo; utile come

14 stimolante gastrico e come digestivo; è un antianemico, vermifugo emmenagogo, vulnerario. Può svolgere un’azione febbrifuga, sudorifera , cicatrizzante e battericida. E’ un efficace antiflogistico ed antioftalmico. INDICAZIONI

USO INTERNO E’ utile contro le nevralgie, specie quelle facciali, contro il dolore della dentizione dei bambini, per combattere le vertigini, i disturbi della menopausa, contro le inappetenze, le digestioni difficili. La flatulenza in caso anemia, per la cura della depressione e l’irritabilità contro i dolori della dismenorrea e dell’ amenorrea ( dolori mestruali e mestruazioni scarse),contro le febbri intermittenti, i dolori lombali i parassiti intestinali. MODO D’IMPIEGO

USO ESTERNO E’ ottimo come calmante degli occhi irritati e nei casi di congiuntive; e l’orticaria; nella cura delle dermatosi, infiammatorie, scottature,foruncolosi, dermatosi squamose e di eczemi. USO INTERNO. Per preparare un infuso basta mettere da 5 a 10 cime per ogni tazza di acqua bollente; berne una tazza prima dei pasti. L’infuso può essere utile contro l’ inappetenza. Come vermifugo si può mettere 1 cucchiaio di pianta tagliata per ogni tazza d’acqua; bollire e tenere in infusione per 10 minuti quindi bere 1 tazza del decotto così ottenuto ogni mattina a digiuno e mezza prima dei pasti. Una tintura ottima contro le difficoltà di digestione , i dolori addominali e mestruali , ed anche per curare l’ insonnia e

15 l’eccitazione nervosa , si ottiene mettendo 20 gr di droga per ogni tazza di alcool a 30° ; lasciare macerare per 5 giorni e prendere 1 o 2 cucchiai d’occorrenza. Uso esterno. Per curare la congiuntive e le infiammazioni delle palpebre si consiglia l’ uso di un decotto preparato con un cucchiaio da minestra di fiori di camomilla romana per ogni tazza d’ acqua; fare bollire e lasciare in infusione per 10 minuti. Questo decotto intiepidito serve petr lavaggi e bagni oculari. Ottimo anche per bagni o per applicazioni con compresse nella cura di dermatosi , scottature ed eczemi.

La ricetta

Semifreddo alla camomilla Ingredienti (per 4 persone)

1 Sacchetto Fiori Di Camomilla (sacchetti da 200 G) 100 G Zucchero 20 Cl Acqua 3 Uova 1/2 Bicchierino Vino Marsala Dolce 20 Cl Panna

Preparazione Fate bollire i fiori di camomilla con l'acqua e lo zucchero fino a quando si forma uno sciroppo denso. Colate il liquido da un passino a maglie fitte, schiacciando leggermente i fiori. In una ciotola montate a spuma i tuorli con lo sciroppo ricavato, aggiungete il marsala e il succo di mezzo limone. Montate a neve soda prima gli albumi e poi la panna unendo entrambi al composto, Versate in uno stampo a cassetta e ponete in freezer alcune ore. Cospargete con le mandorle tritate e servite.

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La pianta IL CARCIOFO Nome scientifico: Cynara cardunculus L. Famiglia: Asteraceae

17 STORIA E LEGGENDA La pianta chiamata Cynara era già conosciuta dai greci e dai romani, ma sicuramente si trattava di selvatico. A quanto sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci, e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo. Nel secolo XV^ il carciofo era già consumato in Italia. Venuto dalla Sicilia, appare in Toscana verso il 1466. La tradizione dice che fu introdotto in Francia da Caterina de' Medici, la quale gustava volentieri i cuori di carciofo. Sarebbe stata costei che lo portò dall'Italia alla Francia quando si sposò con il re Enrico II di Francia. Luigi XIV^ era pure un gran consumatore di carciofi. Gli olandesi introdussero i carciofi in Inghilterra: abbiamo notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall nell'orto di Enrico VIII. I colonizzatori spagnoli e francesi dell'America introdussero il carciofo in questo continente nel secolo XVIII, rispettivamente in California e in Louisiana. Oggi in California i cardi sono diventati un'autentica piaga, esempio tipico di specie aliena invasiva in un habitat in cui non si trovava precedentemente.

DESCRIZIONE Il carciofo è una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri, provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si sviluppano più fusti, che all'epoca della fioritura si sviluppano in altezza con una ramificazione dicotomica. Il fusto, come in tutte le piante "a rosetta", è molto raccorciato (2-4-cm), mentre lo stelo fiorale è robusto, cilindrico e carnoso, striato longitudinalmente. Le foglie presentano uno spiccato polimorfismo anche nell'ambito della stessa pianta (eterofillia). Sono grandi (fino a

18 circa 1,5 m in alcune cultivar da seme), oblungo-lanceolate, con lamina intera nelle piante giovani e in quelle prossime ai capolini, pennatosetta e più o meno incisa in quelle basali. La forma della lamina fogliare è influenzata anche dalla posizione della gemma da cui si sviluppa la pianta. La superficie della lamina è verde lucida o verde-grigiastra sulla pagina superiore, mentre nella pagina inferiore è verde-cinerea per la presenza di una fitta tomentosità. Le estremità delle lacinie fogliari possono esse spinose in alcune varietà (Spinoso di Palermo, Spinoso Sardo). I fiori sono riuniti in un capolino (detto anche calatide) di forma sferoidale, conica o cilindrica e di 5–15 cm di diametro, con un ricettacolo carnoso e concavo nella parte superiore. Sul ricettacolo sono inseriti i fiori (flosculi), tutti con corolla tubulosa e azzurro-violacea e calice trasformato in un pappo setoso, utile alla dispersione degli acheni tramite il vento (disseminazione anemocora Il frutto è un achenio (spesso chiamato erroneamente "seme") allungato e di sezione quadrangolare, provvisto di pappo. Il colore varia dal marrone più o meno scuro al grigio con marmorizzazioni brune. Principali costituenti Il carciofo contiene la cinarina, il principio caratteristico caratteristico che dà alle foglie e al rizoma il gusto amaro; il capolino è ricco anche di minerali come manganese, fosforo e ferro; combatte inoltre l’ eccesso di colesterolo nel sangue, è depurativo, è depurativo, lassativo e tonico. Uso interno. È utile come alimento è rimineralizzante, depurativo e disinfettante anche in caso di diarree. MODO D’IMPIEGO Il decotto, ottenuto con mezza manciata di radice spezzettata per ogni litro di acqua e fatto bollire fino a che non sia ridotto a 1/3 del volume iniziale. E’ utile nella cura dell’ artrite, della

19 gotta,dell’ insufficienza renale( berne 1 bicchiere prima dei pasti, per 2 o 3 settimane). La ricetta CARCIOFO RIPIENO INGREDIENTI (PER 4 PERSONE)

4 carciofi

400 gr di pane raffermo ammollato in acqua

300 gr di parmigiano grattugiato

2 uova

100 ml di panna

4 spicchi d'aglio

1 ciuffo di prezzemolo

Sale e pepe

PREPARAZIONE

Rimuovete dai carciofi le foglie esterne più dure e gran parte del gambo. Con un coltello affilato rimuovere anche la scorza fibrosa esterna della parte di gambo. Tritare finemente il prezzemolo con l'aglio e unire al battuto aromatico del pane grattugiato, il parmigiano e un uovo; un pizzico di sale e di pepe ed amalgamate gli ingredienti con le mani. Prendere l’impasto e schiacciarlo nei carciofi in modo tale che possa trovar spazio tra le foglie, procedendo in questo modo il carciofo si aprirà sempre di più. Collocate i carciofi ripieni in una pirofila in modo

20 tale che l'apertura del carciofo sia rivolta verso l'alto. Condire i carciofi con un filo d’ olio d'oliva. Infornate a 180°C per circa

40 minuti o fino a doratura del ripieno.

La pianta IL CAROTA Nome scientifico:Daucus carota

Famiglia: Ombrellifere

STORIA E LEGGENDA

21 Il nome del genere, Acus, deriva dal greco daukos, ed era il nome con il quale i greci chiamavano questa pianta usata già nell’antichità per le sue proprietà terapeutiche. Dal latino carota deriva invece il nome della specie. La carota selvatica cresce spontanea nei campi e potrebbe essere confusa con un'altra ombrellifera, la cicuta minore Aethusa cynapium L. , tossica. Un segno semplice e immediato per distinguere le due piante durante la fioritura è la presenza, al centro dell’infiorescenza bianca della carota, di una macchia color porpora: i fiori bianchi a differenza di quello centrale si autofecondano quando sono ancora chiusi. Nella carota selvatica la radice è rossastra, sottile, aspra e legnosa, mentre nella varietà coltivata e arancione, più grossa e succulenta; quest’ultima varietà deriva, per processi di ibridazione con altre specie, da quella selvatica. La carota è conosciuta e consumata già da almeno 2000 anni. Entrò infatti nella grande coltura verso la metà del secolo.

DESCRIZIONE

E’ una pianta erbacea biennale con una radice a fittone, gracile nelle varietà selvatiche e ingrossata in quelle selezionate per la coltivazione. Il caule è eretto, striato e ramoso, poco foglioso nella parte superiore. Le foglie sono molli, quelle inferiori bi- tripennatosette, quelle superiori sono portate da una corta guaina e sono divise in segmenti lineari. I fiori sono raccolti in

22 ombrelle composte, con lunghi e numerosi peduncoli, eretti durante la fioritura e arcuati durante la maturazione dei frutti. Il fiore centrale di ogni ombrella, di colore porporino, è sterile, mentre quelli periferici, di colore bianco, sono fertili. I frutti sono a forma elittica, schiacciati dorsalmente.

DOVE CRESCE

La carota selvatica è comunissima nei prati del mare alla montagna, ed è rappresentata da numerose varietà in tutta l’Italia continentale ed insulare.

Sono molte anche le varietà coltivate che hanno raggiunto, per dimensioni e interesse alimentare, valori nettamente superiori a quelli delle forme spontanee.

PARTI USATE

Un po’ tutta la pianta: la radice, le foglie, il gambo ed i semi. Le radici si trovano tutto l’anno; i semi invece si raccolgono in

Luglio-Agosto, tagliando le ombrelle e facendole essiccare all’ombra in mazzetti capovolti.

PRINCIPALI COSTITUENTI

Vitamina A in grande quantità, vitamina B e C; il carotene che è un precursore della vitamina A.

PROPRIETA’

La carota è uno dei vegetali più importanti per uomo e le sue benefiche proprietà sono molte: è tonico e remineralizzante; è un ottimo antianemico per la sua capacità di aumentare i

23 globuli rossi ed il tenore emoglobina; è un regolatore intestinale, antiputrido, sia antidiarreico che lassativo; è depurativo, diuretico e rinfrescante.

INDICAZIONI

La carota è utilissima per combattere l’indebolimento generale dell’ organismo, i disturbi della crescita dovuto a carenza di minerali e vitamine, il rachitismo, le carie, le anemie, le infezioni intestinali, le diarree infantili, le emorragie gastrointestinali, le ulcere,le affezioni polmonari come la tubercolosi, le bronchiti croniche e l’asma; è efficace contro i reumatismi, l’arteriosclerosi, le insufficienze epatiche e biliari, l’insufficienza lattea, le dermatosi; previene le malattie infettive e dell’invecchiamento soprattutto per quello che riguarda i tessuti e le rughe. Per la cura di piaghe, scottature, foruncoli, dermatosi geloni.

MODO D’IMPIEGO

Il succo di carota fresca dovrebbe entrare nella nostra alimentazione quotidiana perché porta grandi quantità di vitamine; sarebbe utile berne un bicchiere la giorno a digiuno.

E’ particolarmente indicato per i bambini deboli. E’ prezioso anche per le donne incinte.

Si conserva al fresco e va usato nella giornata Le ricette TORTA DI CAROTE

24 Ingredienti

50 gr di burro

200 gr di panna liquida

500 gr. di carote

Si lessano le carote, con poco acqua, si passano nel passaverdure, si legano con del latte e si aggiunge un pizzico di sale , si mette il tutto in una pirofila imburrata cospargendo la superficie con fettine di gruviera si lascia in forno fino alla formazione di una crosticina d’orata. CAROTE ALLA PANNA

Si tagliano a cubetti un chilo di carote e si buttano nell’acqua bollente; a metà cottura si scolano e si versano in un tegame dove sarà stato sciolto 50 gr di burro, salare e pepare. Si aggiungono quindi 200 gr di panna liquida e si cuoce a fuoco moderato, fino a qundo anche la panna si sarà addensata. CROCCHETTE

Occorrono carote grattugiate fatte bollire in poca acqua per dieci minuti, si possano poi nel passa verdure e si unisce una cipolla media tritata, e una manciatina di maggiorana, basilico e prezzemolo. Si mescola il tutto con una tazza di besciamella. Si formano le crocchette si passano nell’uovo e poi nel pane grattugiato si friggono nel burro fino a quando diventano dorate.

25 ALCUNI CONSIGLI

Le carote non devono essere sbucciate ma raschiate o spazzolate sotto un getto di acqua fredda perché non vadano perse molte delle loro proprietà.

Per aumentare il consumo giornaliero di questo prezioso vegetale, consigliamo di aprire il pasto con un piatto più semplici le carote grattugiate crude. Con l’aggiunta di un po’ di olio e di limone .

La pianta IL CASTAGNO Nome scientifico: Castanea sativa miller

Famiglia: Fagacee

STORIA E LEGGENDA

26 E’ molto difficile risalire al luogo d’ origine di questo albero, poiché fin dall’ antichità fu largamente coltivato e diffuso, e l’ area nella quale si è acclimatato è, oggi, vastissima. Fino a qualche tempo fa esisteva sulle pendici dell’ Etna un castagno al quale i contadini attribuivano 4.000 anni, con una chioma talmente vasta da proteggere con la sua ombra un intero gregge.

DESCRIZIONE

E’ un albero che raggiunge i 30-35 m di altezza, molto longevo, con il tronco eretto e robusto, molto ramificato, a costituire una corona ampia ed espansa. La corteccia è liscia, di colore brunorossastra e passa, con l’età al grigioviolaceo, diventa rugosa e profondamente screpolata.

Le foglie sono semplici, alterne, con un breve picciolo e la lamina lanceolata a margine dentato, di colore verde scuro, lucida, con le nervature fortemente rilevate nella pagina inferiore. I fiori maschili e femminili sono raggruppati in infiorescenze separate: quelli maschili raccolti in amenti eretti e lunghi; quelli femminili solitari o aggregati in numero di 2-3, sono inseriti alla base dell’ infiorescenza maschile, protetti da un involucro verde; la cupola o riccio, che dapprima è verde, poi passa ad una colorazione bruno giallastra, spinescente, di diametro variabile (5-10 cm). I frutti sono acheni contenuti nel

27 riccio, in numero da 1 a 5 (castagne, o marroni quando sono di pezzatura maggiore.

DOVE CRESCE

E una pianta diffusa fino ai 900 m nell’ Italia settentrionale e fino ai 1300 m in quella meridionale, e largamente coltivata per i frutti e per il legno.

PARTI USATE

La corteccia, le foglie e i frutti.

PROPRIETÀ Le castagne sono frutti molto nutritivi, energetici e per l’ alto contenuto in sali minerali hanno proprietà demineralizzante, sono un buon tonico per i muscoli, i nervi il sistema venoso, combattono l’anemia, favoriscono la digestione, sono antisettici. La corteccia e le foglie hanno una forte attività astringente, disinfettante e agiscono anche come blandi sedativi.

INDICAZIONI

USO INTERNO. Le castagne sono consigliate nelle astenie fisiche e intellettuali, e come antianemici per i bambini, gli anziani e i convalescenti. Le foglie aiutano a sedare la tosse e sono antisettiche per le vie respiratorie.

USO ESTERNO La corteccia e le foglie hanno proprietà astringenti e si possono utilizzare per calmare e disinfettare pelli irritate e arrossate.

28 Le ricette Conserva di castagne al contreau

INGREDIENTI • Castagne (marroni) 1,6 kg • Zucchero -700 g • Cointreau-150 ml • Cannella in stecche-2 pezzetti • Vaniglia-1/2 bacca

Sterilizzare i vasetti (6 da 250 ml). Farli bollire per 10 minuti

e poi farli asciugare accuratamente. Incidere le castagne nella

parte bombata. Portare a bollore abbondante acqua e scottare

le castagne, una decina alla volta, per 3-4 minuti. Toglierle

dall'acqua con la schiumarola e pelarle immediatamente

eliminando anche la pellicina interna. È per questo motivo che

l'operazione deve essere fatta con un numero esiguo di

castagne alla volta; in caso contrario si raffredderebbero e

non sarebbe altrettanto facile pelarle. Mettere da parte le

castagne e preparare lo sciroppo. Versare lo zucchero in una

pentola e aggiungere 800 ml di acqua. Unire cannella e vaniglia

e portare a bollore su calore medio-basso. Mescolare

frequentemente per evitare che lo zucchero si attacchi. Far

bollire per 3 minuti, spegnere il fornello, versare il liquore e

mescolare. Far raffreddare lo sciroppo. Disporre le castagne

nei vasetti, coprirle con lo sciroppo fino a 3 centimetri sotto

l'apertura. Disporre i dischetti in plastica traforata che

servono a mantenere in posizione le castagne. Chiudere i

29 vasetti e inserirli in una pentola alta. Versare acqua fino a coprirli di qualche centimetro (4 o 5). Farli bollire per 30 minuti aggiungendo acqua bollente solo se necessario. È importante che i vasetti non si scoprano mai.

Suggerimenti

- Le dosi sono sufficienti per preparare 6 vasetti da 250 ml.

- Sicuramente vi avanzerà dello sciroppo. Lo potete

utilizzare per preparare un aspic di frutta fresca e secca,

per condire una macedonia di frutta fresca oppure per

preparare una torta al posto del latte o di altri liquidi.

Ricordate però che lo sciroppo è già molto dolce.

- Queste castagne possono essere servite dopo cena

accompagnando un gelato o della panna montata o

semplicemente da sole. Oppure possono essere utilizzate per

farcire il cappone o il tacchino di Natale.

- Conservate i vasetti per 4-5 mesi al massimo.

castagne al contreau

INGREDIENTI

2 kg di castagne

1 kg di zucchero

1 pacco di cacao amaro

30 liquore rum o strega.

Si lessano le castagne, si sbucciano e si passano al passatutto. Sul fuoco si fa sciogliere lo zucchero con ½ bicchiere di acqua, si aggiungono le castagne e si mescola il tempo necessario a farla solidificare secondo i gusti. Si fa sciogliere il cacao con il liquore e si mescola al composto sul fuoco. È consigliabile dopo averla invasata, sterilizzarla a bagnomaria.

La pianta IL CAVOLO Nome scientifico: Brassica oleracea Famiglia: Crocifere.

STORIA E LEGGENDA Si sostiene la presenza del cavolo già dal VI secolo a.C.

31 Plinio, in particolare, cita il cavolo broccolo come elemento importante sui deschi dei romani più ricchi, e notizie certe danno il cavolo coltivato in Spagna dagli arabi, che lo introdussero dalla Siria attorno al XII secolo. Con la scoperta dell'America iniziò l'epoca dei viaggi navali su lunghe distanze.

Questo fatto pose a tanti navigatori la drammatica questione di come contrastare lo scorbuto, una malattia causata dalla carenza di Vitamina C.

Navigando per lunghi periodi senza toccare terra, non avendo a disposizione cibi freschi, si mostrarono subito utili, per contrastare le carenze di vitamina C, gli agrumi e soprattutto i cavoli, reperibili con facilità anche nei paesi nordici. La grossa scorta a bordo di cavoli freschi permetteva così di poter fare viaggi di molte settimane senza toccare terra. Dalle virtù del cavolo il capitano Cook fa dipendere la salute del suo equipaggio: per tre anni di navigazione in tutte le latitudini non perse infatti nessuno dei suoi 118 uomini, in quanto faceva mangiare loro cavoli cotti o crudi. Nel 1500 la pianta di cavolo veniva utilizzato come lassativo, mentre durante il 1600 il brodo di cavolo era raccomandato in tutte le affezioni polmonari.

Sempre grazie alle scorte di cavoli divennero possibili nel 1700 e nel 1800 le campagne di pesca in mare aperto delle navi baleniere. La letteratura medica del secolo scorso testimonia

32 che il cavolo veniva utilizzato per guarire raffreddori, catarri, laringiti, ma anche per curare la pleurite ed i reumatismi. Nei mercati inglesi e francesi il cavolo veniva commercializzato già nel 1600 e dall'Inghilterra fu portato in India all'inizio del

1800. In Italia invece il cavolo fu fatto arrivare molto presumibilmente dai veneziani, che lo acquistavano nell'isola di

Cipro e proprio attorno a Venezia, riseminando i semi delle piante più belle, cominciò per tutta Europa il miglioramento genetico di questa pianta, che solo successivamente venne esportata e coltivata nel Centro e Nord del continente. Ad

Arezzo, in un quadro, viene raffigurato un grosso cavolfiore offerto per stima e sudditanza al signore Cosimo III, nel

1706.

DESCRIZIONE

Il cavolo è una pianta da tempo immemorabile coltivata per uso alimentare; dalla specie spontanea, Brassica oleracea, sembra derivino tutte le numerose varietà assai diverse fra loro, nelle quali con la selezione sono state sviluppate le parti commestibili l’infiorescenza carnosa ( cavolfiore ) , le foglie ( cavolo verza) i germogli ( cavolini di Bruxelles) le proprietà medicamentose del cavolo sono molte diverse alcune di esse già conosciute nel passato. I romani usarono preparati a base di cavolo come diuretico e depurativo e se ne servivono come disifentante e cicratizzante per curare le ferite.

33 Il cavolo selvatico è una pianta perenne o biennale con radice a fittone o fusto non ingrossato ed eretto; le foglie sono abbastanza grandi con superficie liscia di colore verde scuro i fiori di colore giallo sono raccolti in una infiorescenza. I frutti sono delle silique ( frutto secco )

DOVE CRESCE

Quasi tutte le varietà di cavolo vengono coltivate in Italia. Le forme spontanee si trovano nei luoghi scoscesi.

PARTI USATI

In genere si usano le foglie o il succo ottenuto con la spremitura.

PRINCIPALI COSTITUNENTI

Il cavolo contiene molte vitamine: A, B1, B2, C, PP, D2

(antirachitica), U (protettrice delle mucose), K

( antiemorragica); contiene inoltre magnesio, potassio, zolfo, calcio, fosforo, arsenico, iodio, rame (che gli conferiscono proprietà rimineralizzanti e ricostituenti ) protidi, lipidi e glucidi.

PROPRIETÀ

Il cavolo ha infinite proprietà terapeutiche : è tonico generale, antianemico, antiartritico, antidiabetico, epatoprotettore, antisettico delle vie urinarie, benefico per le vie respiratorie, rimineralizzante.

34 La ricetta Polenta con i cavoli (frascatuli)

Il cavolo va accuratamente lavato, poi va tagliato a pezzetti e cotto in acqua abbondante, infine va fatto scolare in un setaccio.

A parte si prepara un ragù di carne tritata di maiale. Quando è pronto il sugo si mette sul fuoco una pentola pulita, si versa un poco di acqua e si fa cadere lentamente della farina gialla di granoturco, si aggiungono i cavoli spezzettati e qualche mestolo di sugo, parmigiano a piacere. La pianta CETRIOLO

Nome scientifico:Cucumis sativus Famiglia: Cucurbitacee

DESCRIZIONE Il cetriolo è una pianta erbacea, annuale, con fusti lunghi, incapaci di sostenerti in posizione eretta autonomamente, che si attaccano a sostegni per mezzo di cirri, appendice opposte

35 alle foglie. Le foglie sono alterne, con un lungo picciolo, con il lembo fogliare palmato diviso in 5-7 lobi di cui quello centrale

è più grande, hanno la pagina superiore scabra, per la presenza di peli rigidi.

I fiori sono inseriti all’ascella del foglie e quelle maschili sono separate da quelle femminili: i primi sono riuniti in mazzetti di tre o quattro ed hanno un lungo peduncolo, i secondi sono solitari o raramente appaiati, con un corto peduncolo ;il calice è peloso e termina con cinque lingue acuminate, la corolla è di colore giallo intenso.

Il frutto è di forma allungata, di colore verde e in alcune varietà bianco, e contiene numerosi semi oblunghi e compressi.

DOVE CRESCE

Questa pianta, probabilmente originaria dell’India, è largamente coltivata in tutta l’area mediterranea e in Italia per i frutti che possono essere consumati freschi (quelli delle varietà con frutto lungo e grande) o conservati (quelli piccoli).

PARTI USATE

Il frutto

PROPRIETA’

Il frutto fresco ha buone proprietà rinfrescanti e depurative, diuretiche, antiuriche.

I semi sono efficaci vermifughi.

36 INDICAZIONI

USO INTERNO

Il cetriolo viene usato come disintossicante, nelle coliche e nelle irritazione intestinali, nelle cure delle gotte, e dell’artrite, nelle calcolo.

USO ESTERNO

La polpa del frutto può essere usta per cure alla pelle, come decongestionante e idratante contro i pruriti e le dermatosi squamose.

MODI D’IMPIEGO

Il cetriolo contiene una grande quantità di acqua: non per questo si deve ritenere che questo frutto abbia uno scarso valore nutritivo. Anzi in realtà, questa acqua naturale è molto preziosa per reintegrare quella persa dal corpo umano.

Inoltre i cetrioli sono molto ricchi di vitamine e hanno notevoli proprietà disintossicanti: sciolgono gli urati e altri cristalli di acido urico.

Per questo viene consigliato il consumo di questo frutto che sulle nostre tavole è alla pari del pomodoro, viene mangiato come verdura. Il cetriolo cotto per l’alto contenuto di zolfo e mucillagini, è indicato per le irritazioni e le infezioni intestinali.

37 Si è rivelato anche un blando sedativo per temperamenti biliosi e sanguigni. Il frutto crudo, è per alcuni indigesto ma ha buone proprietà diuretiche e depurative.

Uso esterno per le pelli grasse si può usare una lozione, ottenuta con acqua di cottura dei cetrioli, non salata.

La ricetta Cetrioli sottaceto Ingredienti per 800 g di cetrioli sottaceto

500 g di cetrioli piccoli aceto di vino bianco 4 spicchi di aglio 2 rametti di finocchio selvatico 10 grani di pepe bianco 4 peperoncini piccanti secchi50 g di zuccherosale Preparazione della conserva

Lavate e sgocciolate i cetrioli, asciugateli e poneteli in una terrina coperti di sale per 4 ore; sciacquateli, metteteli in un'altra terrina, copriteli a filo con aceto bollente e lasciate riposare per altre 24 ore. Trascorso questo tempo, sgocciolate l'aceto, portatelo a ebollizione in una casseruola con poco sale, versate i cetrioli e spegnete la fiamma; sgocciolate i cetrioli e

38 disponeteli in 2 vasi capienti, già sterilizzati per 5 minuti in acqua bollente. Sbucciate gli spicchi di aglio e suddivideteli nei vasi aggiungendo in ciascuno un rametto di finocchio selvatico, metà grani di pepe e metà dei peperoncini sbriciolati. Versate in una casseruola l'aceto aggiungendone altro in modo da arrivare a mezzo litro, unite lo zucchero e portate a ebollizione; spegnete il fuoco, lasciate intiepidire la miscela e versatela nei vasi. Chiudete con cura, mettete i vasi in una pentola piena di acqua e fate sobbollire a fuoco dolce per 30 minuti. Lasciate raffreddare i vasi nella pentola, quindi sgocciolateli, poneteli in un luogo fresco e buio e fate riposare per circa un mese prima di servire.

La pianta IL CILIEGIO Nome scientifico: Prunus avium Famiglia: Rosacee Rosacea

STORIA E LEGGENDA Plinio il Vecchio distingue tra Prunus, l'albero e Cerasus, l'albero delle ciliegie. Plinio aveva già descritto un certo numero di coltivazioni ed alcune specie citate, Aproniana, Lutatia, Caeciliana, eccetera. Plinio le distingue per il sapore da dolce a aspro. Egli afferma che prima che il console romano Lucio Licinio Lucullo sconfiggesse Mitridate nel 74 a.C., Cerasia ... non fuere

39 in Italia, "Non vi erano ciliegie in Italia". Secondo lui fu Lucullo ad introdurle dal Ponto e nei 120 anni trascorsi da allora il ciliegio si era espanso attraverso l'Europa fino alla Britannia . I semi di un certo numero di specie di ciliegie sono stati tuttavia trovati in ritrovamenti archeologici dell'età del bronzo ed in siti archeologici romani in tutta Europa. Il riferimento a "dolce" e "aspro" sostiene la moderna teoria che "dolce" fosse riferito al Prunus avium; non vi sono altri candidati trovati tra le ciliegie. Nel 1882 Alphonse de Candolle affermò che semi di Prunus avium furono ritrovati nella cultura terramare del nord Italia (1500-1100 a.C.) e in alcuni villaggi archeologici svizzeri di palafitte. De Candolle riguardo Plinio afferma: «Poiché questo errore è perpetuato dalla sua ripetizione incessante nella scuola classica, si deve affermare che gli alberi di ciliegio (almeno quelli di Prunus avium) esistevano in Italia prima di Lucullo, e che il famoso gourmet non ha bisogno di andare così lontano per cercare le specie dai frutti con il sapore amaro.»

De Candolle suggerisce che quello che Lucullus portò era un particolare tipo di Prunus avium del Caucaso. L'origine del P. avium è ancora una questione aperta. Le moderne ciliegie coltivate differiscono da quelle selvatiche per la dimensione del frutto più grande, 2–3 cm di diametro. Gli alberi sono spesso coltivati in terreni duri per mantenerli più piccoli e per facilitare il raccolto. Il ciliegio (Prunus avium) chiamato anche ciliegio degli uccelli o ciliegio selvaggio è un albero appartenente alla famiglia delle Rosacee, originario dell'Europa (dalle Isole Britanniche fino alla Russia) e del Medio Oriente. Assieme al Prunus cerasus esso è una delle duespecie di ciliegio selvatico che sono all'origine delle varietà di ciliegio coltivato che

40 produce tipologie diciliegie che vanno dal graffione bianco piemontese, al Durone nero di Vignola. DESCRIZIONE Il genere Prunus è composto da numerose essenze che è difficile a volte differenziare. Il ciliegio si riconosce senza errore grazie a due o tre nettari (piccole ghiandole nettarifere rosse) situate alla base delle foglie caduche oblunghe, dentate e pubescenti al di sotto. Si tratta di un albero deciduo cresce dai 15 ai 32 m di altezza. Gli alberi giovani mostrano una forte dominanza apicale con un tronco dritto e una corona conica simmetrica, che diviene arrotondata ed irregolare negli alberi più vecchi. Vive circa 100 anni ed è molto esigente di luce.

La corteccia è levigata porpora-marrone con prominenti lenticelle orizzontali grigio-marrone negli alberi giovani, che diventano scure più spesse e fessurate negli alberi più vecchi.

• Le foglie sono alternate, ovoidali acute semplici, lunghe 7-14 cm e larghe 4-7 cm, glabre di un verde pallido o brillante nella parte superiore, che varia finemente nella parte inferiore, hanno un margine serrato e una punta acuminata, con un picciolo lungo 2–3,5 cm che porta da due a cinque piccole ghiandole rosse. Anche la punta di ogni foglia porta delle ghiandole rosse. In autunno le foglie diventano arancioni, rosa o rosse prima di cadere. • I fiori bianchi peduncolati sono disposti in corimbi di due-sei assieme, ogni fiore pendente su di un peduncolo di 2–5 cm, del diametro di 2,5–3,5 cm, con cinque petali bianchi, stami gialli, ed un ovario supero; i fiori sono ermafroditi e vengono impollinati dalle api. La fioritura ha luogo all'inizio della primavera contemporaneamente alla produzione di nuove foglie.

Il frutto è una drupa carnosa (ciliegia) di 1–2 cm di diametro (più larga in alcune selezioni coltivate), di un rosso brillante

41 fino ad un viola scuro quando matura a metà estate. Il frutto commestibile ha un gusto da dolce ad abbastanza astringente e amaro da mangiarsi fresco; esso contiene un singolo nocciolo lungo 8–12 mm, ampio 7–10 mm e spesso 6–8 mm, il seme dentro al guscio è lungo 6–8 mm. Amarene, visciole e marasche sono i “parenti poveri” di ciliege e duroni

Accanto alle nere e dolcissime ciliegie ed ai croccanti “duroni” vi sono altre tipologie di ciliegie che, per il loro sapore, vengono identificate come “acide”.

Da un punto di vista botanico si tratta di specie differenti: Prunus avium comprende tutte le varietà di ciliegie dolci mentre le acide appartengono al Prunus cerasus. Oltre al sapore dei frutti le due specie si differenziano anche per le dimensioni dell’albero che risulta nettamente inferiore per Prunus cerasus. All’interno della specie Prunus cerasus possiamo poi suddividere le varietà in tre gruppi, che presentano frutti con caratteristiche differenti: • le amarene con polpa e succo di colore chiaro, sapore amarognolo e leggermente acido, le più adatte per il consumo fresco • le marasche con frutti piccoli di colore rosso-nerastro, come la polpa, dal sapore molto acido e amaro; • le visciole alla polpa e succo di colore rosso intenso, con sapore abbastanza dolce.

PIANTA SEMPLICE E GENEROSA

Con la parziale eccezione delle varietà di visciole, le piante di

ciliegio acido sono generalmente molto produttive. Questo

perché la maggioranza delle varietà sono autofertili, cioè il

fiore può venir fecondato dal polline della stessa pianta. Di

42 conseguenza una sola pianta, anche in condizioni climatiche

non ottimali durante la fioritura, è in grado di fruttificare

abbondantemente. Mentre le piante di ciliegio dolce hanno un

periodo giovanile spesso molto lungo, le ciliegie acide sono in

grado di fruttificare anche abbastanza presto. Se lasciamo

crescere liberamente la pianta, limitando al minimo la

potatura nei primi anni, sui rami di un anno si formeranno

numerose gemme a fiore. Di conseguenza la fruttificazione

inizierà fin dal secondo–terzo anno dopo la piantagione.

DOVE CRESCE l ciliegio si trova in Europa, nord ovest dell'Africa, e a ovest in Asia, dalle Isole Britanniche a sud fino in Marocco e Tunisia, a nord fino a Trondheimsfjord regione in Norvegia e in Svezia Polonia, Ucraina, nel Caucaso, a nord dell'Iran, con anche una piccola popolazione nell'ovest dell'Himalaya. Naturalmente poco abbondante e disperso nella foresta, questo albero non è una specie pioniera. Esso necessita dunque per espandersi, di un ambiente e di un micro clima forestale. Tuttavia esso viene piantato in popolazioni miste, viali in ranghi che necessitano allora di una protezione imperativa durante i primi anni, perché raggruppati, questi alberi diventano molto appetibili per i grossi erbivori (come, ad esempio, i caprioli) e più sensibili al cancro batterico, e alla cilindrosporiosi, oltre che agli attacchi degli insetti.

PARTI USATE Il legno del ciliegio è di qualità ricercata per il valore commerciale, si tratta di un legno di colore bruno rosato da

43 chiaro a giallastro, a volte usato per rimpiazzare legni preziosi come l'anacardo. È ricercato dall'industria mobiliera, sia in tronchi che in travi (mobili e sedie di stile). Questa utilizzazione esige degli alberi di bella conformazione. Il ciliegio, come tutte le piante da frutto, offre un legno avente delle buone proprietà meccaniche (resistenza alla compressione, trazione o flessione); tuttavia, presenta una facilità di seccaggio e può essere qualche volta molto nervoso. Per quando riguarda la coltivazione, il ciliegio è una delle piante da frutto più difficili da coltivare(in quanto, le gemme a frutto per formare il frutticino hanno bisogno dell'impollinazione). La messa a dimora dei piccoli astoni (albero di uno-due anni) va effettuata in autunno-inverno. La raccolta , invece, si effettua a fine primavera-inizio inverno. L'impollinazione è uno dei punti fondamentali della coltivazione del ciliegio. Esistono due tipi di ciliegi: autosterili e autofertili. Gli autosterili sono quelli che hanno bisogno di altri alberi per essere impollinati; gli autofertili sono quelli che hanno la capacità di autoimpollinarsi. Negli autosterili per l'impollinazione è fondamentale l'aiuto delle api o di altri insetti impollinatori.

PROPRIETA’ La resina è aromatica e viene usata come aroma per le gomme da masticare. L'industria farmaceutica usa il succo dei pedicelli dei frutti che ha proprietà astringente, antitossica e diuretica.

La ricetta Il maraschino

Il maraschino è un liquore che si può abbinare al gelato,

entra nella ricetta di molti dolci, cocktails o si può utilizzare

44 come digestivo, meglio freddo. La materia prima sono le marasche, ma si possono utilizzare anche le più comuni amarene. Snocciolare i frutti e pestare i noccioli. In un vaso sufficientemente capiente sistemare frutti e noccioli, senza comprimerli e ricoprire il tutto con alcool a 90 gradi oppure grappa. Ne occorreranno circa due litri per ogni chilogrammo di frutti. Si ripone il vaso in un locale buio e si lascia macerare per circa due mesi. A questo punto si prepara uno sciroppo con acqua e zucchero (1,5 kg di zucchero in 1,5 litri d’acqua per ogni 2 litri di macerato). Si porta lo sciroppo ad ebollizione per qualche minuto e si lascia raffreddare.

Filtrare il macerato passandolo attraverso un colino foderato con un panno, poi aggiungere lo sciroppo. Eventualmente si filtra una seconda volta dopo alcuni giorni e infine si imbottiglia, lasciando riposare ancora per 1-2 mesi prima di utilizzare il liquore.

45

La pianta IL CIPOLLA Nome scientifico: Allium Cepa Famiglia:Liliacee

Cipolla STORIA E LEGGENDA

La cipolla, originaria dell’Asia Occidentale, era coltivata in

Caldea 4.000 anni fa; la si trova raffigurata nelle tombe egizie, i greci e i romani la consumavano in grande quantità. Oggi esistono molte varietà di cipolla coltivata ed è uno dei bulbi più consumati nella cucina mediterranea.

46 I più antichi testi di medicina parlavano delle virtù terapeutiche della cipolla, nota per le sue proprietà diuretiche, anche oggi riconosciute.

DESCRIZIONE

E’ una pianta erbacea perenne, con un grosso bulbo sotterraneo composto di squame carnose bianche (in alcune varietà le più esterne sono rosso-violacee), avvolto da una tunica membranosa e sottile di colore bianco, rosso ramato o violaceo, a seconda delle varietà.

Da questo bulbo si sviluppa una rosa di foglie di forma cilindrica, fistolose, glabre e ricoperte di uno strato ceroso.

Quando si forma lo scapo fiorale, un grosso fusto erbaceo, cavo, che porta sulla sommità l’infiorescenza, le foglie seccano.

I fiori sono raccolti in una ombrella globosa, di colore bianco o porporino. Il frutto è una capsula, con 3 logge, membranoso, che si apre a maturità per lasciar uscire i semi, neri e lucenti.

Dove cresce

47 La specie è originaria dell’altopiano iranico; è comunemente coltivata in tutto il mondo, ma non si trova allo stato spontaneo.

PARTI USATE

Il bulbo che si raccoglie prima che la pianta fiorisca.

PROPRIETA’

Uso interno

Il bulbo contiene un’essenza costituita da solfuro di allile capace di stimolare l’attività renale inoltre, la cipolla possiede altre proprietà: antireumatiche antiscorbutiche, antisettiche

( soprattutto il succo fresco ha una certa attività contro i batteri), espectorante, digestiva equilibrante delle funzioni ghiandolori, antisclerotica.

MODO D’IMPIEGO

Uso interno

La cipolla come alimento era apprezzato fin dall’antichità , per le sue virtù diuretiche che si manifestano solo se consumata cruda.

48 E’ un bulbo molto salutare che dona longevità. E’ consigliabile consumare una certa quantità giornaliera, nelle insalate, negli antipasti e in tutte le minestre.

Contro l’influenza si può prendere un macerato ottenuto con due cipolle tagliate a fette sottili per ogni mezzo litro di acqua; berne un bicchiere tra i pasti e uno prima di dormire. I decotti sono particolarmente indicati contro le diarree e i reumatismi.

Uso esterno

Per la cura di emicranie possono essere fatti cataplasmi con cipolle crude, contro ascessi foruncolari si fanno cataplasmi di cipolle cotte . Per attenuare i dolori di denti si può mettere sulla parte dolente in bocca un tampone imbevuto di succo di cipolla. Una cipolla tagliata in due vicino al letto scaccia le zanzare.

La ricetta Frittata con le cipolle In una padella scaldate dell’olio a parte preparare un trito di cipolla .

Versare il trito nell’olio e far friggere lentamente per evitare che la cipolla possa bruciare.

Intanto sbattete le uova, salarle poco e, non appena la cipolla è appassita, versarle nel tegame. Quando il composto si è

49 rappreso, girate la frittata aiutandovi con un piatto, fatela di nuovo scivolare nella padella e cuocete ancora per alcuni minuti.

Servite.

La pianta Edera Nome scientifico:Hedera Heliv Famiglia:Araliacee

STORIA E LEGGENDA

Il nome della specie helix deriva dal greco helissein che significa abbracciare. L’edera è diffusa nell’Asia minore e in tutta l’Europa.

50 I Greci la ritenevano una pianta sacra al dio Dionisio come sacra gli era anche la vite. Molte antiche rappresentazioni raffigurano Dionisio con in mano un tralcio di ederea. Il nome greco della pianta era Kissos e per questo era anche chiamato con l’appellativo di Kissostefanos incoronto d’edera.

Quando Dionisio, come racconta la leggenda, fu rapito giovincello da pirati e legato ad un albero maestro della nave, viti ed edere corsero in suo aiuto e si svilupparono attorcigliandosi alle vele e ai cordami, mentre il dio, slegatosi , si trasformava in leone .Secondo alcune leggende popolari nordiche nel fogliame di questa pianta rampicante si nascondevano i folletti che proteggevano le case dagli spiriti maligni; e’ sempre stata il simbolo della fedeltà in amore e per la forma elegante delle sue foglie era stata scelta con l’alloro, nell’antichità, per incoronare i poeti.

DESCRIZIONE

L’edera non è capace di reggersi nei primi anni di vita e si arrampica con le sue piccole radici sui muri o sugli alberi. Con il passare del tempo, i rami più vecchi significano e quelli principali s’ingrossano sino a divenire solidi e grossi come veri tronchi; raggiunge anche i 400 anni di vita. A volte gli alberi su cui si arrampica muoiono, non perché l’edera succhi nutrimento

(sia cioè una pianta parassita), ma perché con il suo fitto

51 fogliame, sottrae all’ospite la luce di cui i vegetali hanno bisogno.

I fusti aderiscono ai sostegni per mezzo di sottili e fitte radici, che si insinuano nelle fenditure di muri e cortecce ed assicurano così una forte aderenza, ma non hanno nessuna funzione alimentare; queste appendici non si sviluppano sui rami portanti i fiori.

Le foglie sono picciolate, di colore verde intenso più scure nella pagina superiore e hanno forme diversa: quelle dei rami rampicanti sono lobate, in tre o cinque lobi, quelle dei rami fermi, hanno margine intero e forma ovale o romboidale. I fiori sono raccolti in infiorescenze fertili; hanno 5 sepali e 5 petali di colore giallo tendente al verde contenenti due o tre semi.

DOVE CRESCE

In tutta l’Italia, nei luoghi umidi ed ombreggiati, nei boschi, rampicante o strisciante sul terreno.

PARTI USATE

Le foglie, che vanno raccolte tra giugno e agosto, recidendole senza il picciolo. I frutti sono velenosi.

PRINCIPALI COSTITUENTI

Alcuni saponosidi quali l’ederina.

PROPRIETÀ

52 Una buona attività antispasmodica per l’apparato respiratorio ed espettorante; depurativa; vaso costrittori, anticelluliti, antinevralgiche.

INDICAZIONI

USO INTERNO

Nelle cure delle pertosse, bronchiti tracheiti

USO ESTERNO

Cura della cellulite, nevralgie, piaghe, calli.

MODO D’IMPIEGO

USO INTERNO

Infuso

Infuso di foglie d’edere si possono lavare i capelli per renderli lucidi e scuri.

USO ESTERNO

Decotto da utilizzare per impacchi da applicare sulle zone interessate.

Una pomata da applicare sulle parti colpite. ricetta

INFUSO DI EDERA INGREDIENTI

1 tazza acqua

20 gr. edera

53 30 gr.foglie di noce

50 gr. erba e radice di insalata cicoria

PROCEDIMENTO

Mettere in infusione nell'acqua bollente 1 cucchiaio di miscela dei primi 3 ingredienti per 15 minuti.

Questo infuso è utile contro l'affezione della milza,bere una tazza dell’infuso ben caldo una volta al giorno.

La pianta

FAGIOLO Nome scientifico:Phaseolus Vulgaris L. Famiglia:Papilionacee: Leguminose

STORIA E LEGGENDA

54 Originario delle regioni tropicali dell’Asia e dell’Africa, si diffuse in Egitto (da cui il nome fagiolo d'Egitto) dove costituiva sia l'alimento base dei sacerdoti durante i riti, che un'offerta votiva da fare alle divinità. Greci e Romani consumavano abitualmente il fagiolo ma non lo ritenevano un cibo prelibato. Virgilio lo chiamava "vilem phaseulum" perchè abbondante, non per pochi eletti, perciò indegno di avere l'onore di dare il proprio nome alle illustri famiglie (al contrario di altri legumi: Pisoni-piselli, Lentulo-lenticchie,

Fabia-fava). Durante il Medioevo, quando in Francia si chiamava

"mongette" e in Italia "fasselo o fasolo", la facilità della sua coltivazione e le notevoli proprietà nutritive ne fecero un alimento del popolo e dei conventi: ingrediente di zuppe o contorno di carni con le quali veniva cotto. In seguito alla scoperta dell’America arrivarono da quel continente anche i

“phaseolus vulgaris”. Ebbero una diffusione relativamente rapida grazie al fatto che la gente era già abituata alle fave, ai lupini, e appunto al “fagiolo dorico”. Dopo che Colombo li scoprì a Cuba nel suo secondo viaggio, già nei primi anni del ‘500 li troviamo in Veneto, Francia e Germania sud occidentale. I primi documenti attestanti la presenza del fagiolo americano risalgono al 1528, quando il canonico Pietro Valeriano ne piantò alcuni semi ricevuti da papa Clemente VII. All’inizio i “fagioli di

Lima” o “cannellini” o “fagioli di Spagna, furono considerati

55 una merce preziosa da scambiarsi come dono fra i potenti.

Alcuni testi li elencano nei regali di nozze offerti da

Alessandro de' Medici alla sorella Caterina. Ad ulteriore testimonianza di quanto fossero preziosi e ricercati i fagioli, ricordiamo la loro presenza nei ricettari del Messisbugo

(assieme ai fagiolini), dello Scappi, e nel menù di un banchetto papale offerto nel 1570. I fagioli americani, più grossi di quelli noti in Europa, resistenti e molto produttivi, un secolo dopo il loro arrivo erano già molto diffusi, perdendo l’alone di esclusività, ma conquistando i palati della gente.

DOVE CRESCE

I fagioli crescono in tutta Europa, in America.

PROPRIETA’

Fagioli sono ricchi di proteine, amidi e zuccheri, pochi grassi, tanta vitamina B, ma soprattutto fibre (è l'alimento più ricco assieme alle altre leguminose).

INDICAZIONI

Questo alimento garantisce un'alimentazione corretta in quanto completo ed è utilissimo nelle diete povere di grassi.

Studi recenti hanno dimostrato che i fagioli hanno proprietà di

56 supporto per la salute, in particolare nella prevenzione dei tumori e delle malattie cardiache.

La ricetta Fagioli con crostini di pane Lessare i fagioli nella pignatta della nonna a fuoco lento, avendo cura di metterci dentro anche una foglia di alloro e uno spicchio d’aglio. Una volta cotti i fagioli vanno conditi con un filo d’olio. Essendo un piatto povero ma ricco di nutrimento i nostri nonni erano soliti aggiungere nel piatto di fagioli dei pezzetti di pane raffermo.

La pianta FAVA Nome scientifico: Vicia faba Famiglia: Papillonacee

DESCRIZIONE

57

È una pianta annua , con una grossa radice; il fusto, eretto fistoloso non è ramificato: le foglie sono alterne, pennate composte da 2 a 4 foglioline ovali, con margine intero e leggermente appuntite, sono senza viticcio terminale e di colore verde e azzurrognolo; i fiori sono bianchi o violacei con una larga macchia nera sulle ali (tipico fiore papilionaceo), raccolti in grappoli corti e inseriti all’ ascella delle foglie: generalmente si autofecondano .I frutti sono baccelli, grossi, carnosi, verdi allo stato immaturo, neri e coriacei a maturità; pochi semi, da 2 a 5, appiattiti e ovali.

DOVE CRESCE Esistono molte varietà diversamente resistenti al freddo, che possono quindi essere coltivati in tutta l’Italia Sono piante originarie dell’ Asia sud occidentale . PARTE USATE I fiori, e i baccelli Principali costituendo Vitamine A, B e C , ferro, calcio, proteine, alcuni glicoalcaloidi come la verniana , la vicina e la convicina. PROPRIETÀ Diuretiche e sedative per le vie urinarie ed epatiche. INDICAZIONI

Nella cura delle coliche nefritiche ed epatiche, nelle infezioni urinarie, nella gotta, nei reumatismi. MODO D’IMPIEGO Uso interno

58 Contro le emicranie nevralgie lombari, le sciatiche e le coliche nefretiche, si può prendere un infuso preparato con 30 gr di fiori per ogni litro di acqua; berne tre tazze al giorno tra i pasti. Come diuretico contro i reumatismi, la gotta, le affezioni.

La ricetta Fave con le cicciole Prendere i baccelli delle fave non ancora mature e dunque molto tenere, lavarle e ripulirle da eventuali fili verdi. In una padella o tegame versare i baccelli con delle cicciole, coprire il tegame o la padella e fare cuocere a fuoco lento sino a quando i baccelli non si sfaldano.Servire con del pane caldo.

La pianta FINOCCHIO Nome scientifico:Foeniculum vulgare Miller Famiglia:Ombrellifere

STORIA E LEGGENDA

Il finocchio è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere). Conosciuto fin dall'antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500.

59 Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).

DESCRIZIONE

Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati

"semi"). Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60-80 cm di altezza.

Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.

DOVE CRESCE l finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall'insieme delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno ad un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno.

La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l'una dall'altra. La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina.

60 Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo.

PROPRIETA’

Contiene: anetolo (da cui dipende il suo aroma) È emmenagogo, diuretico,carminativo,antiemetico,aromatico,antispasmodico,an tiinfiammatorio, tonico epatico.

È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, aerofagia, vomito e nell'allattamento per ridurre le coliche d'aria nei bambini. È noto infatti che una tisana fatta con i semi di questa pianta sia molto efficace nel trattamento di gonfiori addominali da aerofagia. Inoltre combatte i processi fermentativi dell'intestino crasso, e quindi diminuisce il gas intestinale.

Quindi può essere utile per ridurre la componente dolorosa della sindrome dacolon irritabile. A dosi elevate (concentrati nell'olio essenziale estratto dai semi), i principi attivi in esso contenuti possono avere effetti allucinogeni.

La ricetta Salsina al finocchio Ingredienti:

1 sacchetto di finocchietto selvatico

50 g di pinoli olio qb sale, pepe nero qb

61 curry qb mollica di pane

1 spicchio di aglio acqua qb

Procedimento:

Lavare il finocchietto con bicarbonato di sodio e bollire per circa 20 minuti. frullare con il resto degli ingredienti fino a quando non si raggiunge un composto cremoso. Mettere nei vasetti sterilizzati se lo si vuole congelare o in frigo dove si conserva al massimo 1 settimana. La pianta

FICO Nome scientifico:Ficus carica Famiglia:Moracee

STORIA E LEGGENDA Conosciuto dagli Egiziani fin dall’antichità, il fico fu molto apprezzato anche dai Greci e dai Romani. In Grecia la produzione di fichi secchi era molto sviluppata; poiché ne era l’esportazione, era nato un commercio di contrabbando e il termine italiano “sicofante”, che oggi, in senso dispregiativo

62 sta a indicare “delatore”,”calunniatore”, sarebbe derivato da greco sùkon, fico e faièo, mostrare, per designare allora coloro che denunziavano queste esportazione clandestina. Secondo la leggenda, Romolo e Remo, furono allattati dalla lupa all’ombra di un fico, precisamente Ficus della specie ruminalis. Sembra tuttavia che questa pianta sia aggiunta a Roma non attraverso la Grecia ma direttamente dalla Fenicia. Ancora oggi non si sa con esattezza quale sia il luogo d’origine del fico, ma il nome carica sembra alludere alla Caria, regione dell’Asia Minore. DOVE CRESCE Il Ficus carica è la specie più conosciuta in Europa e cresce in tutto il Mediterraneo, spontaneo e coltivato.

PROPRIETÀ Ha proprietà atoniche, lassative, digestive; inoltre è emolliente, per ferite e ascessi. I fichi sono poi molto nutrienti, basti pensare che un etto di questi frutti contiene 100 calorie.

La ricetta Grappa ai fichi

Ingredienti

¾ 1 litro di grappa giovane(incolore) ¾ 700 grammi di fichi secchi ¾ 200 grammi di zucchero semolato preparazione

Mettere i fichi e lo zucchero a strati in un vaso di vetro a chiusura ermetica e coprite tutto con la grappa.

63 Chiudete e lasciate macerare per un mese, agitando di tanto in tanto. Trascorso questo periodo, la grappa è pronta per essere consumata.

La pianta FRAGOLA Nome scientifico:Fragaria Vescal . Famiglia:Rosacee

STORIA E LEGGENDA

Tutti conosciamo questa piccola pianta: sia le varietà coltivate dal frutto grosso e succoso sia le varietà selvatiche.

64 Le virtù terapeutiche di questa pianta erano conosciute nell’antichità e pare che Linneo stesso, per esempio, facesse cure prolungate per preservarsi dai dolorosi attacchi di gotte.

DESCRIZIONE

La fragola è una pianta perenne con rizoma cilindrico da cui si sviluppa una rosetta di foglie; i fusti portanti i fiori possono esser alti fino a 20 – 25 cm e gli stoloni fusti striscianti che emettono dai nodi nuovi radici e nuove foglie. Le foglie hanno un lungo picciolo peloso, sono composte da tre foglioline ovali con, argine dentato di colore verde e poco peloso la pagina superiore, bianco- sericea la pagina inferiore. L’infiorescenza è composta da pochi fiori, che hanno calice formato da 5 sepali di forma triangolare e 5 petali ovali di colore bianco. Il frutto vero e proprio non è la fragola, rossa e carnosa, ma una achenio di colore bruno e di consistenza coriacea che si sviluppo sul ricettacolo insieme ad altri e che sono i puntini della fragola. DOVE CRESCE La fragola selvatica cresce nella zona sub montana e alpina di tutta l’Italia nei boschi ombrosi e umidi. Le varietà a frutto grosso sono invece largamente coltivate. PARTI USATE I frutti, il rizoma e le foglie. PROPRIETA’ La fragola è nutritiva rimineralizzante, rinfrescante, antigottosa, diuretica, ipotensiva, depurativa e disintossicante, battericida, lassativa, regola le difese naturali. Il rizoma ha proprietà aperitive, anche esso depurativo, diuretico e d astringente.

65 INDICAZIONI Uso interno La fragola può essere usata nelle astenie, nelle anemie, nell’artritismo, nella gotta, nell’arteriosclerosi, nell’ipertensione, nell’affaticamento del fegato, nelle intossicazioni. Le foglie sono un buon antidiarroico; il rizoma può essere utile nei casi di insufficienza epatica, nei reumatismi, nelle calcolosi. Uso esterno E’ utile nelle cure al viso, il rizoma ha attività astringente sulle gengive, le foglie hanno proprietà calmanti per pelli irritate.

MODO D’IMPIEGO Uso interno La fragola deve essere mangiata a digiuno come aperitivo, prima dei pasti; è sconsigliata nei casi di dermatosi e può , in alcuni casi, provocare dei fenomeni allergici cutanei. Durane la stagione è consigliabile mangiare quotidianamente questo frutto, circa 300- 500 gr al giorno. Un modo per lavare le fragole esaltandone il profumo è di lasciarle in bagno nel vino .rosso per una mezz’ora. Si può preparare un decotto con il rizoma per stimolare la diuresi e depurare l’organismo dagli acidi urici mettendo 5 gr di droga per ogni 100 ml di acqua, berne 2 tazze al giorno prima dei pasti.

66 Come antidiarroico e diuretico si può preparare un infuso di foglie molto gradevole con 4gr di fogli e per 100 ml di acqua berne 3 o 4 tazzine al giorno Uso esterno Per le infiammazione della mucosa della bocca si possono fare sciacqui con il decotto preparato con il rizoma: Mettere 5 gr per 100 ml di acqua e ripetere più volte al giorno. Una manciata di foglie buttata nell’acqua calda del bagno fa bene alle pelli sensibili e infiammate.

Ricette Gelato di fragole Ingredienti

¾ 3 cestini di fragole ¾ 1 bustina di zucchero vanigliato ¾ 1 cucchiaio di brandy ¾ panna montata poco zuccherata ¾ vaniglia e vino bianco Procedimento

Immergere le fragole nel vino bianco non più di un minuto, tenendone da parte 6, le più grosse, frullarle insieme allo zucchero vanigliato, al brandy ed alla vaniglia. Montare a parte la panna aggiungendola in ultimo al frullato di fragole. Versare il tutto in un piatto di vetro e guarnire tutto intorno con le fragole rimaste tagliandole a fettine, mentre una intera va

67 posta al centro. Porre il preparato in frigo per circa 2 ore servire il gelato con piccoli biscotti.

Liquore di fragole Ingredienti Fragole di bosco 1\4 di alcol 250g di zucchero 1/2 litro di acqua

Preparazione

In una bottiglia far macerare le fragole nell’ alcool per circa 40 giorni. Trascorso questo tempo versare lo zucchero in una pentola, aggiungere anche l’acqua e far sciogliere lo zucchero a fuoco lento. Far raffreddare l’acqua e versare nella bottiglia dove si trovano le fragole con l’alcool. Lasciare riposare per qualche giorno e servire. La pianta FUNGO Nome scientifico: Boletus Famiglia: Boletus edulis

STORIA E LEGGENDA I funghi sono strane forme della natura e hanno interessato gli uomini fin dalle più lontane epoche. Erano già conosciuti, descritti ed apprezzati dagli antichi greci e forse le celebri Sibille parlavano, così come gli sciamani

68 di certe tribù pellerossa, sotto l’ influenza di proprietà che hanno alcuni funghi allucinogeni. I funghi, che appartengono botanicamente al mondo vegetale sono ben distinti per caratteri morfologici, per funzioni di vita vegetativa e riproduttiva da tutte le specie di fiori e piante conosciute. I funghi commestibili, appartengono alla classe dei macromiceti e sono simbionti, cioè vivono in simbiosi e libero scambio, tra i fungo e le radici delle piante. È un’ unione vantaggiosa per il fungo, che assorbe sostanze elaborate dalla pianta e dalla fotosintesi clorofilliana e per la pianta che riceve maggiore quantità di acqua e sali minerali attraverso il fungo. Tutti i funghi, anche quelli non commestibili o addirittura velenosi, sono importanti nell’ economia del bosco

USO UTILITÀ I funghi sono anche fonti di sostanze farmacologicamente attive.

La ricetta Torta di funghi Ingredienti 500g di farina, 500g di funghi porcini, olio extra vergine d’ oliva , aglio e prezzemolo. Preparazione Impastate la farina ed un po’ d’olio a lasciate riposare per circa un ora.

Pulite i funghi affettateli e fateli soffriggere con olio uno spicchio d’ aglio finemente tritato e un altro spicchio a due interi secondo i gusti. Aggiungete un battuto di prezzemolo e aggiungete il sale.

69 Tirate una sfoglia e ponetela sul fondo di una teglia unta , dal bordo piuttosto basso e versatevi dentro i funghi non troppo caldi. Ricoprite con un altra sfoglia che ungerete d’ olio e quindi con un'altra e un'altra ancora , sempre ungendo d’ olio saldate il bordo con qualche goccia d’ acqua . Infornate a 140-150° ( per circa 30 minuti).

La pianta Gelso nero

Nome scientifico:Morus nigra Famiglia:Moracee

STORIA E LEGGENDA

70 Il gelso è un tipo di pianta la cui storia e strettamente legata a quella della seta , infatti le sue foglie sono state da sempre utilizzate per l ‘ allevamento del baco da seta. Il gelso bianco ( Morus alba ) così chiamato per le sue bacche bianche , fu coltivato in Cina fin dal 4 000 a. C . Probabilmente portato dai Cinesi stessi nell’ Asia centrale nel secolo 1° a.C. nel corso della loro espansione verso Occidente , venne introdotto soltanto nel XIV sec. in Italia , dove fu coltivato, soprattutto nella Pianura Padana. I lunghi filari di gelsi erano infatti , fino a pochi anni fa, un elemento caratteristico dal paesaggio padano. Ma la coltivazione del gelso è oggi pressoché cessata a causa della crisi generale della seta dovuta alla concorrenza di altre fibre più economiche , quelle sintetiche. Originario dalla Persia e da tempo introdotto nel Mediterraneo, il gelso nero ( morus nigra) ha bacche grosse e succose di colore lucido e dal sapore acidulo e nel passato è stato coltivato come albero da frutto. Di questa pianta parlano scrittori e poeti latini, da Orazio a Plinio, e la si trova anche rappresentata nella pitture murali in delle case di Pompei. Prima dell’introduzione del gelso bianco anche il gelso nero veniva utilizzato come alimento del baco da seta; dalle sue bacche si ricava anche uno sciroppo ad azione leggermente astringente. (sciroppo di more usato in farmacia)

PROPRIETA’ Il gelso ha proprietà anti diabetiche, ipoglicemizzanti; serve anche come tenifugo e come blando astringente.

MODO D’ IMPIEGO

71

Uso interno Nella cura de diabete si consiglia l’ uso di un infuso ottenuto con 1 manciata di foglie di gelso sminuzzate per mezzo litro di acqua ; lasciare in infusione per 10 minuti e bere 3 tazze al giorno ; questo infuso è indicato anche nella cura della diarrea Uso esterno L’infuso, indicato per l ‘ uso interno, è consigliato anche per sciacqui e gargarismi nella cura dell’ angina, di stomatiti e afte. Contro le perdite bianche è invece particolarmente adatto un decotto ottenuto con 2 manciate di foglie in mezzo litro di acqua.

La ricetta Conserva di more

Preparazione 1 kg di more 300 gr di zucchero 1 bicchiere d’acqua Lavare le more accuratamente, scolare emettere sul foco con un bicchiere d’acqua. Far bollire per 20 minuti schiacciandole bene con un cucchiaio di legno. Passare al passaverdure fine e rimettere nella casseruola. Aggiungere lo zucchero riporre il recipiente sul fuoco sempre mescolando. Far addensare bene a conserva, per vedere se è cotta abbastanza far scivolare un cucchiaino su un piatto inclinato, se scorre con difficoltà è pronta.

72 Imbarattolare bollente e attendere il giorno seguente per tappare ricordando di mettere sulla superficie un disco di carta oleata imbevuto di alcool a 90.°

La pianta

Ginestra dei carbonai

Nome scientifico:Cytisus Scoparius Famiglia:Papilionacee Velenosa

73 STORIA Con i ramoscelli della ginestra si fabbricavano un tempo scope capanni per attrezzi e ricoveri per il bestiame. I pastori dicevano che le pecore che mangiavano ginestre erano immuni al morso delle vipere; pare infatti che il solfato di sparteina, presente nella ginestra, renda inattivo il veleno di questo serpente .I germogli di ginestra possono trovare una posto anche sulla nostra tavola: si possono mettere sotto aceto come i capperi; i fiori, una volta eliminato il calice si possono aggiungere alle insalate. In alcune località un tempo si ottenevano per macerazione di questa pianta, delle fibre tessili.

DESCRIZIONE

E’ un arbusto che può raggiungere l’altezza di 1 o 2m, eretto,con numerose ramificazioni; i rami sono flessibili,verdi, sottili. Le foglie sono piccole, setose quando sono giovani e poi glabre;quelle inferiori sono brevemente spicciolate e trifogliate,le superiori invece sono sessili,di forma lanceolata. La ginestra vera (del genere Genista)ha invece foglie semplici,mentre il genere Ulex ha le foglie trasformate in spine. I fiori sono ascellari,grandi,sostenuti da un pedicello,di colore giallo dorato, solitari o disposti 2 a 2. L a corolla ha la forma tipica della Papilionacee. Il frutto è un legume,lungo 3- 5cm,molto compresso,peloso sulle suture e glabro sulle facce laterali,contiene 8-10 semi lunghi, di colore giallo scuro.

74 PROPRIETA’ La sparteina agisce come stimolante del sistema nervoso centrale e periferico ed anche un veleno cellulare. Infatti questo alcaloide agisce prima stimolando e poi paralizzando il sistema nervoso centrale e periferico. L’avvelenamento è dovuto a dosi eccessive ed è caratterizzato da un senso di bruciore alla bocca e alla gola accompagnato da una secrezione salivare, perdita del colorito, abbassamento della temperatura, vomito, mancanza di respiro e può portare anche alla morte per paralisi respiratorie. La quantità di sparteina presente nella pianta, se la droga è presa nelle dosi prescritte,non è sufficiente a provocare l’avvelenamento. La ginestra dei carbonai è un tonico cardiaco vaso costrittore; è inoltre un potente diuretico che aiuta ad eliminare i cloruri(per la scoparina);antiossico e antivelenoso;ipertensivo.

INDICAZIONI Stimola la diuresi, cioè l’eliminazione di liquidi e di cloruri;è cardiotonico; è utile nella cura di gotta e reumatismi, nelle affezioni polmonari(come le pleuriti, le broncopolmoniti e l’influenza) e nell’albuminuria.

Le ricette L’infuso di fiori L’infuso di fiori di ginestra è un efficace diuretico e si prepara con un cucchiaino di droga per ogni tazza di acqua bollente e si lascia in infusione per 10 minuti;si inizia la cura con una tazza la giorno e si passa secondo la tolleranza personale a due o tre tazze al giorno. vino diuretico

75 Si bruciano, in un luogo pulito, i rami verdi della ginestra, si setacciano e si mettono in infusione da 301 1 60 grammi, delle cenere ottenute, in un litro di vino bianco. Si bevono da tre a cinque bicchieri al giorno.

La pianta GRANO Nome scientifico: Triticum Famiglia: Graminacee o Poacee

STORIA E LEGGENDA Il frumento fu tra le prime piante ad essere coltivate. Il centro della sua domesticazione è stato identificato dagli archeologi in località diverse dell'ampia area che dai rilievi

76 iraniani e dalle montagne dell'Anatolia raggiunge la costa della

Palestina, comprendendo la valle del Tigri e dell'Eufrate, area che per la sua forma è stata definita la Mezzaluna fertile.

Nella "Mezzaluna" il centro originario della coltura è stato fissato da studiosi diversi in punti differenti. Gli ultimi studi, condotti comparando il corredo genetico dei frumenti selvatici tuttora esistenti e di quelli coltivati, hanno fissato la culla della coltivazione proprio nel centro geometrico della

"Mezzaluna fertile" sui monti Karacadag, una catena posta tra l'alveo del Tigri e quello dell'Eufrate.

Archeologi e storici hanno analizzato l'importanza che la coltura del frumento ha svolto per spingere le prime società umane a forme di organizzazione più complesse. Mentre gli ortaggi possono essere coltivati, infatti, anche attorno ad un campo di nomadi, il frumento, nelle condizioni climatiche della valle del Tigri-Eufrate, spinse i primi coltivatori a realizzare reti di canali per estendere la coltura, edificare le prime città difese da mura per tutelare il raccolto nel corso dell'anno e organizzare eserciti per difendere dai nomadi il territorio irrigato dai canali faticosamente realizzati, oltre che per procurare gli schiavi per estendere i canali a nuove superfici. Il frumento ha costretto, in questi termini, l'uomo a organizzare la società civile.

77 L'assicurare alla città di Roma il regolare approvvigionamento del grano divenne il cardine della politica dell'impero romano.

Il frumento rientrava nelle abitudini alimentari della plebe romana, a differenza dei Siciliani, consumatori di hordeum

() sulla base della tradizionale agronomia greca. Le abitudini della plebs romana indussero a promulgare la legge

Terenzia Cassia volta a reperire frumento di buona qualità.

Il grano possiede il quadruplo dei geni di un essere umano. Un patrimonio genetico così ampio deriva dal fatto che il grano nasce della fusione di ben tre piante diverse, due graminacee e una pianta erbacea. Non è però ancora chiaro perché si sia conservato un numero cosi alto di geni di ognuna delle specie di origine

Lo spirito del grano Nel folklore europeo si suppone spesso che lo spirito del grano si incarni in diversi animali: lupo, cane, lepre, gatto, volpe, gallo, oca, quaglia, capra, vacca, maiale, cavallo. Quando si taglia il grano l'animale fugge davanti ai mietitori e se un mietitore si ammala si ritiene che abbia inciampato per errore sullo spirito del grano che l'ha quindi punito. La persona che taglia le ultime spighe o l'ultimo covone prende il nome dell'animale e conserva talvolta il nome per tutto l'anno. Talvolta chi ha battuto l'ultimo covone rappresenta esso stesso l'animale.

78 DESCRIZIONE È un cereale di antica coltura (vi sono tracce in Iraq, risalenti a 5000 anni fa). Esso cresce ovunque, tranne che nelle fasce tropicali. La pianta produce infiorescenze in spighe composte. I frutti sono cariossidi e, se macinati, producono farina. Il termine italiano viene usato per indicare sia la pianta che le cariossidi di tali piante. PROPRIETA’

Il germe è l’embrione da cui si sviluppa la pianta, è la parte più vitale del seme, quella che racchiude tutti gli elementi necessari per generare una nuova pianta e farla crescere. Anche noi possiamo usufruire di questa riserva di forza vitale inserendo nella nostra alimentazione quotidiana il germe di grano che ci garantisce un apporto di principi nutritivi ricco ed equilibrato, un aiuto importante per mantenere o ritrovare la salute. Il germe di grano contiene le vitamine E, B1, B3, B5, B6 e F e gli oligoelementi calcio, potassio, silicio, fosforo, zolfo, zinco, rame, ferro, magnesio, manganese, selenio e molibdeno. Contiene anche Octasanolo che agisce sul glicogeno dei muscoli e contrasta il senso di fatica. Ma la sua importanza nell’alimentazione è dovuta soprattutto alla presenza di grandi quantità di vitamina E che viene assimilata grazie alla presenza del magnesio. Il magnesio ha un ruolo fondamentale nel metabolismo dei grassi, degli zuccheri e delle proteine; è il coenzima che attiva ben 350 enzimi. Regola l’equilibrio di sodio, potassio e calcio ed ha un benefico effetto sul sistema nervoso. Aiuta anche a regolare l’equilibrio acido-alcalino dell’organismo.

79 La sinergia della vitamina E e del magnesio rende il germe di grano un alimento molto vitale, apportatore di energia psico- fisica. Il germe di grano è quindi utile nelle condizioni di stress fisico e psichico, intensi allenamenti sportivi, eccesso di radicali liberi, le sostanze aggressive che proliferano nel nostro organismo a causa dell’inquinamento, delle radiazioni, dell’età e anche dei pensieri e sentimenti negativi. Il modo migliore per assumerlo è aggiungerlo alle insalate. Può essere aggiunto anche ad altri cibi freddi. Per mantenere le sue proprietà non deve essere riscaldato né surgelato. Inoltre è fondamentale tener presente che il germe si trova nella parte più esterna del chicco, quella parte in cui, se il prodotto non proviene da coltivazioni biologiche, si accumulano tutti i veleni chimici usati nell’agricoltura convenzionale quali: concimi, pesticidi ed erbicidi; in questo caso i veleni chimici annullano e distruggono tutte le proprietà salutari del germe di grano. Prima di farne uso occorre perciò accertarsi che il prodotto sia biologico certificato, solo in questo caso infatti possiamo usufruire dei benefici del germe di grano.

INDICAZIONI L’olio di germe di grano è molto utilizzato nell’alimentazione ma anche nella cosmetica, quest’olio infatti, estratto a freddo dal cuore del chicco del frumento, è una fonte naturale ricca di vitamina E e di vitamina D, quindi le sue proprietà cosmetiche sono decisamente positive anche per i capelli sfibrati e per la pelle secca e disidratata

La ricetta Pane casereccio Ingredienti

80 Farina, lievito, sale,acqua,lievito madre

Procedimenti

La sera prima si prepara un impasto ”lavato” con “lu rinnuavu”-

(lievito lasciato dalla volta precedente)

La mattina seguente si mette la farina nella madia e s’impasta: farina, sale, acqua insieme al “lavato” e si lascia lievitare.

Dall’impasto lievitato si formano i formano i panetti e si lasciano ancora due ore lievitare.

Intanto, nel forno si brucia la legna per farlo riscaldare, si raccoglie la brace alla bocca del forno e s’inforna il pane.

INGREDIENTI:

Farina di tipo 00

Acqua

Sale lievito di birra.

PROCEDIMENTO

Il giorno prima impastare un po’ di farina con il lievito e lasciarlo riposare tutta la notte. All’indomani riscaldare l’ acqua tiepida, mescolare il sale per farlo sciogliere e poi impastare il tutto affinché ci sarà una pasta morbida e ben lavorata, poi lasciarla lievitare per un paio d’ore e quando il panetto sarà aumentato di volume è pronto per infornare.

81

La pianta GRANOTURCO Nome scientifico: Zea mays

Famiglia: Poaceae

Nome comune attribuito ai cerali del genere triticum, noti anche come grano. Dopo si tratta di numerose specie, alcune delle quali conosciute con terminazione specifiche, p. es. ,

82 farro,. Attualmente hanno rilevante diffusione 2 di esse : il triticum aestivum o vulgare (f. tenero ) e il triticum durum (F. duro); le altre specie sono ormai quasi scomparse dalle aree coltivate oppure hanno importanza solo a livello locale. La coltivazione del F. ha come scopo primario la produzione delle cariossidi, utilizzate, principalmente, previa molitura, nell’alimentazione umana da cui si ottiene la FARINA; possono essere anche utilizzate in diversi settori le parti restanti della pianta: paglia, pula.

La ricetta Ciambelle di mais

INGREDIENTI

500 gr di farina gialla fine 500 di farina bianca 300 gr di zucchero 150 gr di burro la buccia grattugiata di mezzo limone 5 uova una bustina di lievito un po’ di latte.

PROCEDIMENTO

Setacciare i due tipi di farina in una terrina e unire lo zucchero, le uova, il burro ammorbidito e la buccia di limone.

83 Lavorare gli ingredienti ripetutamente per amalgamarli bene finché si ottiene un composto uniforme: trasferirlo in una tasca da pasticcere con la bocchetta a stelle e premendola fare uscire l’ impasto formando delle piccole ciambelline direttamente sulla placca del forno foderata con carta speciale. Cuocere i dolcetti in forno preriscaldato a 180° per circa venti minuti.

La pianta KACO Nome scientifico: Diospyros kaki Famiglia:Ebenales

STORIA E LEGGENDA

Le origini del caco sono molto antiche. Questo frutto ha fatto la sua prima apparizione in Oriente, dove, grazie alle sue appurate positive caratteristiche, è stato sempre ribattezzato con nomi particolari, da Pane degli dei (diospiros) a Albero

84 della Pace (fu l’unica pianta a sopravvivere all’attacco atomico di Nagasaki).Inoltre, dai Cinesi fu anche definito Albero dalle

7 virtù, per i seguenti motivi:

• ha lunga vita;

• protegge con la sua grande ombra;

• permette agli uccelli di costruire nidi sicuri fra i suoi

rami;

• non è, come detto, attaccato dai parassiti;

• le sue foglie autunnali sono estremamente decorative;

• il suo legno produce un caldo fuoco;

• le foglie cadute sul terreno costituiscono un ricco

nutrimento per la terra.

PROPRIETA’

Oggi si è inoltre appurato che le prorpietà nutritive del caco sono fonte di importanti benefici per la salute.

Innanzitutto, consideriamo che il suo colore arancione vivo è dato dalla presenza di beta-carotene, un prezioso antiossidante precursone della vitamina A. Il suo sapore molto dolce è indice della presenza di una grande quantità di zuccheri

(fruttosio e glucosio), principali responsabili della nostra energia. I cachi maturi contengono più zuccheri rispetto a quelli acerbi, che a causa della forte presenza di tannini, danno quella tipica sensazione di “bocca legata”. Questo frutto

85 contiene anche potassio, un importante sale minerale responsabile delle sue famigerate proprietà diuretiche; e diverse fibre, che lo rendono un frutto dalle proprietà lassative.

INDICAZIONI

Il caco è quindi consigliato per:

ƒ chi pratica sport

ƒ chi soffre di stress e stanchezza cronica

ƒ chi soffre di inappetenza

ƒ chi soffre di stitichezza

ƒ chi sta assumendo cure antibiotiche

ƒ chiunque voglia prevenire disturbi a milza, pancreas,

stomaco ed intestino tenue

ƒ chi necessita di un particolare apporto di vitamine

Il caco è invece sconsigliato per:

ƒ chi soffre di diabete

ƒ chi soffre di obesità

ƒ chi soffre di disturbi gastrointestinali (es. diarrea)

86 La ricetta TORTA CON CACHI E CIOCCOLATO Ingredienti

4 cachi maturi

200 gr di farina

70 gr di burro

100 gr di zucchero

50gr di cioccolato fondente +1 cucchiaio di cacao amaro

2 uova

1 bustina di lievito

Scorza di 1 limone

PROCEDIMENTO Sbucciare i cachi e ricavarne la polpa che si dovrà passare nel passaverdure.

Amalgamare lo zucchero con il burro ammorbidito. Aggiungere quindi i tuorli delle uova, poi la farina, il lievito, la buccia di limone, il cioccolato (fatto precedentemente sciogliere a bagnomaria) e il cacao. Mescolare il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo. Montare quindi gli albumi e amalgamarli con delicatezza al composto della torta, mescolando dal basso verso l’alto.

Versare il composto in uno stampo precedentemente imburrato e infarinato e cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti.

87

La pianta KIWI Nome scientifico: Actinida Famiglia: Actinidiaceae

DOVE CRESCE

In alimentazione per kiwi si intende un frutto esotico (più precisamente una "bacca") prodotto da un genere di "liane" tipiche dell'Asia orientale, le Actinida (famiglia

88 Actinidiaceae), ed in particolar modo dalla Actinidia deliciosa.

I frutti delle diverse varietà di kiwi hanno forme e colori differenti; in Italia, le due varietà commercializzate con buona diffusione sul territorio sono il kiwi VERDE ed il kiwi

ORO. Entrambi hanno la forma e le dimensioni di un tubero

(circa 100g) ed al centro del frutto contengono numerosi e piccoli semi di colore nero; le differenze consistono nella forma, nel colore della polpa e nella buccia (il primo è ovale con polpa verde e buccia pelosa, mentre il secondo è più allungato, con polpa giallognola e buccia priva di peluria). Sebbene il kiwi sia un frutto originariamente asiatico, già a partire dai primi del '900 fu importato in altri continenti e nazioni che ne hanno successivamente avviato la coltivazione. In Italia arrivò solo alla fine del XX° secolo ma ebbe un grande successo; ad oggi, soprattutto grazie alle coltivazioni venete, piemontesi e laziali, il nostro paese risulta essere tra i primi produttori ed esportatori mondiali di kiwi (assieme a Cina e Nuova Zelanda).

DESCRIZIONE

Il kiwi è un frutto dalla polpa di colore verde o gialla prodotto da alcune piante della famiglia delle Actinidiaceae, la cui varietà principale è costituita dall'Actinidia deliciosa. La sua buccia è di tonalità tendente al marrone ed all'interno del frutto sono presenti numerosi semi di colore nero. Il suo

89 sapore può essere più o meno acidulo a seconda del livello di maturazione ed il suo gusto è rinfrescante.

INDICAZIONI

Il kiwi è un frutto generalmente consumato a partire dalla stagione autunnale fino al termine dell'inverno; una porzione di kiwi corrisponde circa a 200 g di prodotto (100-300g) che, in termini numerici, si riferisce mediamente a 2 frutti (1-3 frutti); le frequenze di consumo riferite al kiwi non si differenziano da quelle indicate per il resto della frutta, pertanto, nel rispetto delle necessità individuali, è possibile consumarne da 2 a 4 porzioni al giorno (soprattutto negli sportivi). Una porzione di kiwi apporta 44-132 kcal (in media 88kcal) e rientra tra gli alimenti dolci, quindi a prevalenza di carboidrati. Gli zuccheri in esso contenuti sono semplici e più precisamente composti dal fruttosio; quei pochi grassi che si possono trovare sono trigliceridi costituiti da catene insature, mentre le proteine NON si caratterizzano per un buon valore biologico e contengono prevalentemente gli amminoacidi: acido aspartico, acido glutammico ed arginina. Il kiwi è un buon apportatore di acqua, di fibra (mirabile il contenuto di quella solubile), di potassio (K) e di acido ascorbico (vit. C).

90 Il kiwi è senz'altro un frutto molto "ricco" e si utilizza con duttilità in diversi tipi di regimi alimentari; l'elevato apporto di acqua, di antiossidanti e di potassio gli conferisce una buona applicabilità nella dieta dello sportivo e dell'iperteso, mentre il quantitativo di fibra alimentare sembra agire in maniera positiva sulla motilità intestinale prevenendo la stipsi e probabilmente alcune forme di colon irritabile. Acidi grassi essenziali, allergie ed effetto lassativo. Con i suoi 620 mg di acido alfa-linolenico per grammo, l'olio di semi di kiwi rappresenta in assoluto una delle fonti più generose di questo acido grasso essenziale, capostipite degli ormai "famosi" omega tre. Nell'alimento fresco il contenuto in acido alfa linolenico è inferiore, ma comunque degno di nota; secondo i dati diffusi dal dipartimento dell'agricoltura americano, un kiwi di medie dimensioni (80 grammi) apporta mediamente 33.6 mg di acido alfa linolenico. Essendo il fabbisogno di omega tre in età adulta pari ad 1000-1500 mg al giorno, il consumo di kiwi non contribuisce in maniera rilevante alla copertura di tale fabbisogno. Purtroppo il kiwi rientra tutt’oggi nella lista delle allergie alimentari più diffuse al mondo; il principale imputato nella comparsa di questi fenomeni allergici - che spaziano da sintomi di irritazione della bocca e della gola sino a gravi reazioni anafilattiche - è una proteina, l'enzima actinidina. La stessa sostanza viene utilizzata - al pari della papaina e della bromelina - per intenerire i cibi ricchi di proteine e connettivo come alcuni tagli di carne. Non sorprende, quindi, che le persone allergiche a lattice, banane, papaya o ananas siano spesso allergiche anche al kiwi. Va comunque ricordato che la sensazione di prurito e bruciore del cavo orale dopo l'ingestione del kiwi potrebbe essere legata anche a fenomeni NON allergici: il frutto è infatti ricco di cristalli aghiformi di ossalato di calcio, che possono irritare per attrito la mucosa del cavo orale. Il kiwi, infine, è inserito nella lista degli alimenti tipicamente ritenuti lassativi; tale effetto, variabile da persona a persona,

91 è da attribuirsi in parte alla buona presenza di fibra solubile ed in parte all'effetto osmotico esercitato dagli zuccheri semplici nel lumen intestinale.

La ricetta Crostata di kiwi 50 gr di farina 4 kiwi 80 gr di burro 60 gr di zucchero 1 tuorlo d’uovo scorza di 1 limone grattugiato 1 cucchiaino di lievito vanigliato

Preparazione

Disponete la farina a fontana ed aggiungete al centro lo zucchero, il burro a pezzetti, il tuorlo, la scorza di limone ed il lievito. Lavorate gli ingredienti velocemente ottenendo però un impasto omogeneo. Formate poi una palla con l’impasto, avvolgetela nella pellicola e lasciatela riposare in frigo almeno mezz’ora. Stendete l’impasto in una teglia per crostata imburrata e infarinata. Mettete in forno preriscaldato a 200° C per circa 20 minuti (dipende dal vostro forno).

Una volta sfornata la base, lasciatela raffreddare poi spalmateci la marmellata di pesche ed infine coprite la superficie con i kiwi a fettine.

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La pianta MELO Nome scientifico: Malus domestica

Famiglia: Rosaceae.

DESCRIZIONE Il melo è un piccolo albero deciduo di 5-12 metri di altezza, con una chioma densa ed espansa e apparato radicale superficiale. Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale, con apice acuto e base arrotondata, di 5-12 centimetri di lunghezza e 3- 6 cm di larghezza, glabre superiormente e con una certa tomentosità sulla pagina inferiore. Il picciolo è lungo 2-5 cm. I fiori sono ermafroditi di colore bianco-rosato esternamente e bianco internamente, a simmetria pentamera. Hanno corolla composta da 5 petali e sono larghi 2,5-3,5 cm e ovario intero. Sono riuniti in infiorescenze a corimbo, in numero di 3-7. La

93 fioritura si svolge in primavera, simultaneamente al germogliamento. L'impollinazione è entomofila. Il frutto, detto pomo, si forma per accrescimento del ricettacolo fiorale insieme all'ovario ed è perciò un falso frutto; ha forma globosa, generalmente di 5-9 cm di diametro, prima verde e a maturazione, estivo-autunnale, con colore variabile dal giallo-verde al rosso. Il frutto vero, derivato dall'accrescimento dell'ovario è in realtà costituito dal torsolo, di consistenza più coriacea rispetto alla polpa. Il pericarpo contiene cinque carpelli disposti come una stella a cinque punte; ogni carpello contiene da uno a tre semi. Tipico dell'Emilia-Romagna è il Melo campanino.

INDICAZIONI La mela e i suoi contenuti La mela è un frutto di forma e colore vari. La sua coltivazione risale all'età della pietra e le varietà oggi commercializzate sono più di 1.000. La mela contiene molta acqua, circa l'85%. Questa caratteristica la rende particolarmente adatta ai regimi dimagranti, perché essa dà un senso di sazietà apportando solo circa 45-57 calorie ogni 100 g. di frutto. La mela, poi, fornisce zuccheri, fonte di energia, per circa il 12-18% del suo peso, costituiti essenzialmente da fruttosio, l'unico zucchero con un basso indice glicemico. Come tutti i frutti, essa contiene una percentuale rilevante di fibre (12,7% in media), in particolare pectina (un terzo del totale), una fibra idrosolubile che favorisce la peristalsi intestinale e riduce i livelli di colesterolo nel sangue. La vitamina C della mela La mela apporta in media 12mg/100 g di vitamina C, quindi circa il 20% dell'apporto giornaliero raccomandato per un adulto. Il contenuto in vitamina C è al suo massimo quando il frutto è maturo e si concentra essenzialmente nella buccia (25-50% della quantità totale). Attenzione però: il calore e il contatto con l'aria degradano la vitamina C; per conservarla è

94 consigliabile consumare il frutto colto da poco, crudo e con la buccia. La mela fa bene perché... La mela è indicata in caso di gastroenterite, diarrea, calcoli biliari, diete dimagranti; può essere consumata in caso di diabete. A differenza di altri frutti, non favorisce le fermentazioni intestinali. Cruda o cotta: come consumare la mela La mela si gusta come frutto fresco, a fettine, grattugiata o in macedonia; si cuoce in pentola o al forno, con o senza zucchero. Si impiega per la preparazione di crostate, strüdel, frittelle, dolci al cucchiaio, confetture e composte. La mela si può anche essiccare. La mela rossa ti fa dimagrire La migliore fonte alimentare di piruvato è costituita dalla mela rossa, con un contenuto stimato in circa 450 milligrammi per mela. Il piruvato è normalmente prodotto nell'organismo durante il processo di metabolismo del glucosio. In effetti, sotto il profilo strutturale, il piruvato può essere considerato come una mezza molecola di glucosio, dal momento che il glucosio contiene sei atomi di carbonio e il piruvato ne ha tre. Questa sostanza tende a inibire gli accumuli di grasso, favorendo la riduzione delle scorte di adipe dell'organismo. Per ottenere buoni risultati, occorre mangiare almeno tre mele rosse al giorno.

Le ricette Torta di Mele Ingredienti: • 250 gr di burro • 250 gr di zucchero • 3 uova • sale • 250 gr di farina • 1 bustina di lievito

95 • 3-4 mele renette • zucchero a velo qb Procedimento 1. Mescolare lo zucchero con il burro fuso, poi incorporare i tuorli e amalgamare. 2. Montare a neve gli albumi con un pizzico di sale. 3. Aggiungere poco per volta alternandoli la farina setacciata con il lievito e gli albumi montati, mescolando dal basso verso l'alto. 4. Stendere questo impasto in una tortiera imburrata e infarinata. 5. Sbucciare e tagliare le mele a spicchietti, poi adagiarle sopra l'impasto della torta a raggiera. 6. Cuocere in forno a 180 gradi per 35-40 minuti circa. 7. Completare con zucchero a velo

Amaretto Liquore di semi di mela Bisogna raccogliere un bicchiere da vino di semi di mela 250 gr di alcool 250 di acqua 250 gr di zucchero PROCEDIMENTO Mettere tutto in un bottiglia per 40 giorni. Scaduto il tempo filtrare e servire.

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La pianta MENTA Nome scientifico: Mentha Piperita L. Famiglia: Labiate

STORIA E LEGGENDA Una leggenda greca vuole che Proserpina, dea delle messi, per gelosia dell’ amore che Ade, dio degli Inferi, nutriva per la ninfa Minte, trasformasse la rivale in una pianta profumata, la menta. Il genere menta è uno dei più vari e complessi che esistano ed è tutta via il più rappresentativo della famiglia delle Labiate. Si conoscono tante varietà di menta che classificarle tutte è molto difficile. Ne esistono alcuni tipi i più diffusi, come la menta acquatica, che sono largamente coltivate per vari usi: da quello della fabbricazione dei liquori a quello culinario o farmaceutico. Esistono altre

97 varietà orientali della pianta: in Cina erano già conosciute, nell’ antichità, le sue proprietà calmanti o antispasmodiche, così come le conoscevano i Romani e i Greci, che le consideravano anche un afrodisiaco. DESCRIZIONE

La menta piperita è una pianta erbacea, perenne, alta 30-60 cm con rizoma legnoso, che produce numerosi stoloni striscianti, lo scapo è eretto, rossicci, ramificato. Le foglie sono alterne con picciolo breve, di forma ovato-oblunga, acute, con margini irregolarmente seghettati, di colore verde intenso, periormente glabre ed infiorescenze munite di peli. I fiori sono riuniti in glomeruli densi, in modo da formare infiorescenze, terminali o all’ascella delle foglie superiori, generalmente a forma di spiga. Il calice è tubulare, persistente, glabro con cinque denti lanceolati; la corolla quasi regolare è di colore violetto o biancastro, tubolare con lembo a forma d’imbuto campanulato diviso in quattro lobi quasi uguali. Il frutto è formato da quattro acheni lisci, ovali arrotondati all’apice, bruno lucenti, racchiusi nel fondo del calice. La menta acquatica è anch’essa perenne, con rizoma che produce numerosi stoloni; le foglie sono opposte di forma ovali- oblunghe o tondeggianti e con margine dentato; la superficie è glabra nella pagina superiore e tormentosa in quella inferiore. I fiori sono riuniti in capolini inseriti all’apice del fusto e all’ascella delle foglie superiori; il calice è tubolare,termina in cinque denti ed è peloso; la corolla è tubolare pelosa sia all’interno sia all’esterno, termina in quattro lobi di colore violaceo. Il frutto è formato da quattro acheni di forma ovale.

98 PROPRIETA’ La menta è uno stimolante del sistema nervoso ed è tonico generale, è uno stomachico, ha proprietà antispasmodiche contro le gastriti e le coliti, è un carminativo antisettico generale: inoltre è efficace come emmenagogo, vermifugo e moderato analgesico. Usata esternamente ha poteri antisettici, antiparassiti, antispasmodici e pare allontani le zanzare.

INDICAZIONI USO INTERNO Può essere usata contro l’affaticamento generale del corpo, contro la tonia digestiva e le indigestioni, per combattere l’aerofagia le flatulenze; contro gli spasmi gastrici, le coliche , le intossicazioni di origine gastro-intestinale; contro l’alito cattivo e la cura delle affezioni epatiche, delle palpitazioni e delle vertigini, contro le emicranie e i tremori; per stimolare le mestruazioni e alleviare quelle dolorose; contro l’asma e la bronchite cronica.

USO ESTERNO Per curare la scabbia; contro il dolore delle emicranie e delle nevralgie dentarie.

MODO D’IMPIEGO USO INTERNO Per preparare un infuso mettere un cucchiaio di foglie per ogni tazza di acqua bollente; berne tre tazze al giorno dopo o tra i pasti: L’essenza ha effetti benefici contro gli spasmi e va presa più volte al giorno, due o cinque gocce in pozione o su una zolletta di zucchero; le dosi medie sono di 0,05-0,30gr al

99 giorno. Un elisir stimolante è composto da 20 gr di alcool di menta, 100gr di sciroppo di zucchero e 50 gr di acqua di cannella; prenderne 1 cucchiaio da caffè o da minestra. Per una porzione stomachica mettere 15 gr di alcool di menta, 30 gr di sciroppo cannella, 15 gr di di alcool di anice, 120 gr di acqua di tiglio. Prendere un cucchiaio da caffè. Uso esterno Contro l’ asma e la bronchite si possono fare delle inalazioni di menta. Per alleviare le emicranie fare delle unzioni, utili anche per le nevralgie dentarie. L‘ assenza di menta è inoltre utilizzata per comporre dentifrici e colluttori. ALTRI USI La menta può essere facilmente coltivata in giardino con altre erbe aromatiche, poiché, essendo una pianta perenne, resiste bene ai rigori dell’ inverno. In primavera o in autunno sotterrare dei frammentini rizoma;di 15 cm di lunghezza, nel terreno: rustica quale è crescerà forte quasi invadente.

La ricetta Sciroppo alla menta

Ingredienti: per un 1 litro di sciroppo 300 gr di foglie di menta, 1 kg di zucchero il succo di un limone.

Lavare rapidamente le foglioline di menta sotto l’ acqua corrente e asciugarle delicatamente con telo pulito. Metterle quindi in una terrina e versare sopra il succo di limone e 1 litro di acqua bollente. Farle infine macerare per circa 4 ore. Trascorso questo tempo, passare il composto attraverso un telo pulito a trama fine e farlo cadere in una casseruola.

100 Strizzare infine il telo per fare uscire la maggior quantità possibile di succo di menta. Aggiungere lo zucchero e portare il composto a ebollizione, mescolando spesso ed eliminando l’eventuale schiuma che si dovesse formare in superficie. Far bollire lo sciroppo per 20 minuti. Filtrarlo attraverso la carta da filtro, versarlo nelle bottiglie, precedentemente riscaldate, pulite e perfettamente asciutte all’ interno. Coprire l’ imboccatura con una garza per evitare che possa entrare della polvere. Far raffreddare completamente lo sciroppo prima di tappare ermeticamente le bottiglie. Conservare in luogo fresco fino al momento di utilizzare lo sciroppo.

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La pianta NOCCIOLO Nome scientifico: Corylus avellana

Famiglia: Betulaceae

STORIA E LEGGENDA Il nocciolo era già conosciuto e coltivato dai Romani che ne consumavano i buoni frutti. Con il nome di corylus lo cita infatti Virgilio; Plinio ci tramanda che le nocciole erano sovente chiamate ”pontiche”, poiché si credeva che questa pianta fosse stata importata dal Ponto. Il nocciolo invece era già presente in Europa,dopo la fine delle glaciazioni: nelle torbiere infatti sono stati trovati i granuli pollinici fossili di questo arbusto.

DESCRIZIONE

E’ un arbusto o un piccolo albero che può raggiungere i 7m di altezza, poco longevo e molto ramificato fin dalla base. Le foglie sono alterne, semplici e picciolate, con stipole caduche; la lamina è arrotondata, cordata alla base e appuntita all’apice, dentata e lobata, di colore verde scuro e poco pelosa nella pagina superiore,più chiara e tormentosa in quella inferiore; le

102 nervature sono evidenti. I fiori sono raggruppati in infiorescenze unisessuali,presenti su ciascuna pianta(monoici), quelli maschili in amenti cilindrici,penduli a gruppi di 2-4, quelli femminili in gruppi gemmiformi grandi circa 5mm. Il frutto è un achenio globoso, solitario o a gruppi(fino a 12), protetto da un involucro erbaceo irregolarmente dentato.

PROPRIETA’

I frutti sono molto nutrienti, energetici e molto digeribili; inoltre sono vermifughi. I fiori maschili sono sudoriferi, le foglie depurative.

INDICAZIONI

I frutti possono essere consumati in abbondanza durante la crescita, la gravidanza e in tutti gli stati che necessitano di un forte apporto nutritivo. Sono perciò indicati anche agli sportivi. Le foglie, per la loro attività depurativa,possono giovare nella cura delle malattie della pelle, mentre i fiori nelle affezioni febbrili dell’apparato respiratorio.

La ricetta Biscotti alle nocciole Ingredienti: 250 gr. di Nocciole tostate 200 gr. di Burro 200 gr. di Zucchero 500 gr. di Farina 2 Uova 1 bustina di Lievito per dolci Sale Preparazione:

103 Setacciate la farina e mescolatela allo zucchero, al lievito e aggiungete un pizzico di sale. Unite i tuorli delle uova e il burro, che avete fatto ammorbidire fuori dal frigorifero. Impastate bene tutti gli ingredienti con le mani. Montate a neve gli albumi con un pizzico di sale e uniteli al composto mescolando delicatamente. Tritate le nocciole grossolanamente e unitele all’impasto, coprite il tutto con un panno e fate riposare in frigorifero per 30 minuti. Trascorso questo tempo, stendete l’impasto col matterello e tagliate i biscotti aiutandovi con delle formine. Cottura:Disponete i biscotti alle nocciole in una teglia foderata di carta da forno. Cuocete in forno ben caldo a 180 gradi per 15 minuti. Accorgimenti:Potete tostare le nocciole sia in forno sia in una padella, rigirandole per dorarle uniformemente. Disponete i biscotti leggermente distanziati tra loro per evitare che lievitando si attacchino l’uno all’altro.

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La pianta NOCE Nome scientifico:juglans regia L Famiglia: juglandacee

STORIA E LEGGENDA I Greci la chiamavano ghianda degli dei,ma non ne fecero grande uso finchè non vennero importate delle varietà pregiate dalla Persia. Le noci erano sacre a Dioniso e si narra che una sua sacerdotessa fu trasformata in un albero di noce. In passato si pensava che l’aria e l’ombra del noce fossero letali alle persone che si fermavano a lungo nelle sue vicinanze. Il celebre noce di Benevento sembra sia stato luogo di ritrovo di streghe e così viene ricordato oggi dalla gente.

DESCRIZIONE Originario dell’Oriente, ma conosciuto in Europa centro meridionale, in Italia è comunissimo e coltivato sia in pianura che i montagna,al di sotto di 1000m,a scopi alimentari ed industriali, per il suo legno da opera. E’ un albero dall’ampia

105 chioma, prediligente terreni fertili e freschi, il cui fusto eretto, rivestito dalla corteccia grigiastra, supera a volte i 15- 20m di altezza. Le foglie di colore verde brillante,sono pennate-composte,formato da un numero variabile(5-7)di foglioline ellittico-lanceolate. I fiori, sboccianti contemporaneamente alle foglie, sono maschili e femminili. I primi, disposti in amenti, rescono sui rami di un anno; i secondi riuniti in gruppi,si sviluppano all’estremità dei germogli dell’anno. Il frutto globoso, comunemente chiamato noce e rivestito dal mollo, è una drupa contenente un gheriglio formato da due cotideloni.

PARTI USATE A scopo erboristico vengono usate le foglie e il mollo. Le foglie potranno essere raccolte nella tarda estate,il mallo, alla raccolta del frutto(noce).

COME SI CONSERVA Essiccare le foglie all’ombra e conservarle in contenitori di carta o di legno. Il mallo essiccato al sole,conservato al riparo dell’umidità e della polvere.

PROPRIETA’ Astringenti,ipoglicemizzanti,amaro-toniche,impiegato per altro nel trattamento di dispepsie ed infiammazione del tubo gastro- enterico. E’ un tonico astringente, un ricostituente un eccitante del fegato e del pancreas ; ha poteri antidiabetici e stomatici; è un depurativo; digestivo; antisettico; inoltre può servire da vermifugo,soprattutto il frutto che è anche un lassativo.

106 INDICAZIONI Uso interno. Contro il rachitismo, il linfatismo le adenopatie; cura l’astenia e le malattie ossee; per combattere le tubercolosi e le bronchiti croniche; aiuta nel diabete, nell’anemia e nella gotta; contro la diarrea e la tenia; per i reumatismi il frutto è consigliabile contro i parassiti intestinali. Uso esterno Può curare le perdite bianche, allevia le angine; in caso di piaghe atone, ascessi eczemi umidi; il frutto può essere utilizzato per curare forme di dermatosi.

La ricetta DOLCE ARROTOLATO CON LE NOCI

Ingredienti per la pasta: ™ 250 gr di farina ™ 1 uovo ™ 20 gr di olio ™ 20 gr di burro ™ 400 gr di acqua ™ Sale Ingredienti per il ripieno: ™ 150 gr di noci ™ 20 gr miele ™ 100 gr di uvette ™ 2 torli ™ 50 gr di zucchero ™ 50 gr di latte ™ Zucchero a velo. Disporre la farina a fontana versare al centro l’uovo, un pizzico di sale, il burro e l’olio. Impastare a lungo aggiungendo all’occorrenza l’acqua in modo da ottenere una pasta omogenea e consistente, avvolgere a palla e lasciar riposare per 10 min.

107 Tirare con il matterello la pasta sin ad ottenere una sfoglia sottile. Preparare il ripieno: far riscaldare sul fuoco il latte aggiungere il miele e mescolare fino ad incorporarli fra loro.

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La pianta ORIGANO Nome scientifico:Origanum Famiglia:Lamiaceae

STORIA E LEGGENDA L'origano chiamato anche Origanum vulgare è utilizzato per le sue proprietà in campo erboristico come stomachico e antispasmodico ed ha azione stimolante sulla funzionalità digestiva ed è particolarmente indicato nelle atonie gastriche ed intestinali. L'origano è noto anche in ambito culinario essendo un'erba molto aromatica viene usata come spezia in particolar modo per condire salse di pomodoro, verdure, grigliate di carne e pesce. L'origano è una delle erbe aromatiche più utilizzate nella cucina mediterranea in virtù del suo intenso e stimolante profumo.

L'origano (Origanum, L. 1753) è un genere di piante aromatiche, erbacee o sub-arbustive, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae e comprendente circa 45-50 specie originarie soprattutto del bacino del Mar Mediterraneo.

109 L'origano è una delle erbe aromatiche più utilizzate nella cucina mediterranea in virtù del suo intenso e stimolante profumo. Si usa in innumerevoli preparazioni su carni e su pesce, nelle insalate e nella pizza. Le cucine dell'Italia meridionale ne fanno grande uso. L'origano non è importante solo per il suo utilizzo in cucina ma anche per le sue numerose proprietà terapeutiche. I suoi principi attivi sono principalmente i fenoli Timolo e Carvacrolo oltre a grassi, proteine, sali minerali, vitamine e carboidrati. Le sue proprietà terapeutiche sono: antalgico, antisettico, analgesico, antispasmodico, espettorante, stomachico e tonico. Il suo olio essenziale è molto utilizzato nell'aromaterapia. I suoi infusi sono consigliati contro la tosse, le emicranie, i disturbi digestivi e i dolori di natura reumatica svolgendo una funzione antinfiammatoria. L'Origano è anche un buon repellente per le formiche: basta cospargerlo nei luoghi frequentati e ricordarsi di sostituirlo spesso per tenerle lontane. Nel linguaggio dei fiori l'Origano da sempre è stata considerata una pianta che dà sollievo, conforto e salute Delle piante di Origanum si nutrono le larve di alcuni lepidotteri, come ad esempio Coleophora albitarsella.

Le ricette Pangrattato alle erbe 1 tazza di pangrattato 3 cucchiai di aglio disidratato tritato finemente 3 cucchiai di origano secco Aggiungete altre erbe essiccate a piacere: timo, prezzemolo, o anche peperoncino tritato per un tocco di piccante. Pesce Spada con impanatura aromatica Far marinare le fette di pesce spada in olio d'oliva almeno un'ora, quindi passarle nel pangrattato alle erbe aromatiche. Grigliare il pesce spada finché non è ben dorato.

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La pianta ORTICA

Nome scientifico: . Urtica dioica, Famiglia: Urticaceae

STORIA E LEGGENDA…

L‘ortica è una pianta certamente nota a tutti per il fastidioso sistema difensivo: acido formico contenuto nei suoi peli urticanti. Un’altra specie di ortica, ’urtica urens ora più molesta e ne esistono altre ancora, originale del Bengala ,che producono un tale dolore al solo toccarle da causare svenimenti e altri gravi sintomi,che durano parecchi giorni. Lo stelo delle ortiche era usato in passato per produrre fibre tessili. Oggi, come del resto per la canapa, questa utilizzazione è caduta in disuso e la pianta trova impiego in terapia e per l’estrazione di clorofilla. L’ortica può essere consumata come una qualsiasi verdura: bollita, infatti perde le sue proprietà irritanti e ha un sapore gradevolissimo.

DESCRIZIONE

E’ una pianta erbacea perenne, con rizoma strisciante, ampiamente ramificato; i fusti sono eretti, alti 1 m e più, hanno

111 sezione quadrata. Le foglie sono grandi, picciolate, di forma ovale-oblunga , con la base a forma di cuore e con l’ apice che si restringe gradatamente, fino a diventare lanceolato; il margine è dentato sulla superficie e specialmente lungo le nervature sono presenti i peli urticanti . I fiori sono dioici (i femminili e i maschili portati da individui diversi) ,riuniti in glomeruli che formano spighe ramose, quelle maschili eretti e quelle femminili pendule; queste ultime sono inserite all’ ascella delle foglie superiori. Il frutto è un achenio ovale con un ciuffo di peli all’ apice, racchiuso in 4 tepali persistenti.

PROPRIETÀ È un tonico astringente, ottimo vaso-costrittore, emostatico;ha proprietà antianemiche e antirachitiche; depurativo, antireumatico e antinfettivo;facilita la diuresi e l’eliminazione di acido urico;è antidiarroico, stomachino, drenatore epatico.

INDICAZIONI USO INTERNO Per la cura emorragie (metrorragie, emottisi), nella cura delle emofilia,dell’anemia, del rachitismo,negli stati di debolezza generale;in caso di dermatosi,orticarie e scottature; contro i reumatismi gottosi e cronici; coadiuvante nelle nefrite. USO ESTERNO. Per rinforzare il cuoio capelluto;contro il mughetto, le afte e le infezioni bucco-faringee.

MODO D’IMPIEGO USO INTERNO. Come antireumatico, depurativo e antidiarroico si può preparare un infuso di foglie e radici; metterne 50 gr in un litro d’acqua e fare bollire per 2 o 3 minuti; berne a volontà.

112 Il succo della pianta fresca spremuta è un emostatico e vasocostrittore; prenderne da 100 a 120 gr al giorno, in 3 volte. Contro i reumatismi è anche utile il decotto di radice tagliata o di tutta la pianta; metterne una manciata in un litro d’acqua e lasciare bollire per 10 minuti; bere nelle ore successive, tra i pasti. Con l’ortica si può fare uno sciroppo con 250 gr di succo della pianta, e con 250gr di zucchero, si cuoce il tutto fino che non raggiunga la stessa consistenza.

USO ESTERNO Le radici bollite in un po’ d’aceto sono un tonico del cuoio capelluto. Per frizioni contro la caduta dei capelli si può usare un macerato di 50 gr di radice di ortica, 50 gr di rosmarino in un litro di acquavite. Per gargarismi e sciacqui alla bocca contro il mughetto, l’afte e le infezioni bucco-faringee, prepara il decotto con una manciata di pianta intera sminuzzata, per mezzo litro d’acqua; bollire per 30 minuti

La ricetta RISOTTO ALL'ORTICA Ingredienti per 4 persone:

Ortica tritata 300 g

Riso per risotti 350 g

Olio extravergine di oliva

Cipolla

Brodo vegetale

Sale pepe

Parmigiano

113 PREPARAZIONE:

Ripassare l'ortica in padella con la cipolla rosolata prima nell'olio, aggiungere sale, un bicchiere d'acqua e del brodo vegetale. Versare il tutto in un tegame, aggiungere il riso e altri due bicchieri di brodo. Mescolare di tanto in tanto.

Quando il riso è cotto aggiungere il grana grattugiato, pepe nero, mantecare e servire.

114 La pianta Papavero Nome scientifico: Papaver rheas Famiglia: papaveracee

STORIA E LEGGENDA Raccontano che Tarquinio il Superbo, per insegnare al figlio che aveva conquistato la città di Gabes, come togliere di mezzo i cittadini più ciarlieri ma più potenti, lo condusse in un prato dove facevano spicco molti papaveri e li recise con un colpo di canna. Il figlio capì e fece decapitare tutti i notabili della città. Descrizione Il papavero è una pianta annua, erbacea di colore verde gaio o cupo, rivestiti di peli rigidi soprattutto nella parte inferiore; ha caule eretto alto fino a 60 cm. Le foglie sono tutte pennatopartite 1 o 2 i fiori sono solitari con peduncoli lunghi e nudi, terminali del caule o dei rami; la corolla ha 4 petali tondeggianti o più larghi che lunghi di colore rosso vivo. Il frutto è a capsula, ovato – globosa, che a maturità si apre con dei fori appena sotto il disco e mette in libertà numerosi semi.

115 DOVE CRESCE Si trova nei campi coltivati ed incolti, dal mare al piano submontano, nell’ Italia continentale ed insulare. PARTI USATE Si usano i fiori. PRINCIPALI COSTITUENTI Il papavero contiene dovunque, ma specialmente nel latice che fuoriesce dall’incisione un alcaloide speciale chiamato roedina inoltre vi è una sostanza colorante (mecocianina) mucillagine nitrato di potassio. PROPRIETA’ E’ un leggero narcotico, antispasmodico è sedativo per la tosse emolliente sudorifero. INDICAZIONI Uso interno Da usare contro le insonnie per la cura delle tossi spasmodiche come la pertosse e l’asma; nelle bronchiti polmoniti, pleuriti in caso di febbre eruttive Uso esterno Per aiutare nella cura di angine, contro le infiammazioni delle palpebre MODO D’IMPIEGO Uso interno per l’infuso mettere una presa di fiori essiccati per ogni tazza di acqua bollente da 10 a 15 grammi per un litro d’acqua; tenere in infusione per 10 minuti berne tre tazze al giorno . Esistono anche delle supposte calmanti. Uso esterno. Usare l’infuso per cataplasmi nelle infiammazione oculari

La ricetta

116 Crocchette ai semi di papavero Lessate le patate, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate. Raccoglietele in una ciotola e amalgamatevi prima l'Emmenthal a scagliette, poi un cucchiaio di erbe aromatiche finemente tritate, regolate il sale e un pizzico di pepe. Con il composto formate delle crocchette tonde. Passatele nelle uova sbattute e nel pangrattato cui avete aggiunto due cucchiai di semi di papavero. Friggete le crocchette in olio caldo, quando sono dorate ritiratele, asciugatele su carta da cucina e servite.

pianta PATATA Nome scientifico: . Solanum tuberosum Famiglia: Solanacee

117

DESCRIZIONE

Pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanacee. La parte ipogea del vegetale è costituita non solo da radici , che nelle piante derivate da tubero sono fasciolate, piuttosto sviluppate e superficiali , ma anche da stoloni più o meno allungati alla cui estremità distale si formano i tuberi. Questi ultimi sono il prodotto per il quale, normalmente, la patata è coltivata : ha una forma da tonda ad allungata, dimensioni variabili, polpa prevalentemente amidacea, ricoperta da buccia sia la polpa sia la buccia possono assumere colori diversi a seconda delle varietà. I tuberi sono provvisti di gemme disposti a spirale, più numerosi nella zona della testa (estremità opposta a quella di collegamento con lo stolone ). La parte apicea deriva solitamente da gemme del tubero da seme:è costituita da uno o più fusti spesso ramificati alla base e da foglie composte imparipennate. I fusti sono angolosi, costoluti, con nodi evidenti di colore variabile ( tonalità diverse, di verde o anche violaceo) a seconda a seconda della cultivar. Le foglie sono costituite da 5-9 foglioline, di forma e dimensioni alquanto variabili caratterizzate da collosità più o meno evidente .

118 I fiori di patate sono campanaluti di colore variabili dal bianco al violaceo riuniti in corimbi nell’ambito della specie si trovano varietà che non completano la formazione delle infiorescenze, altre che pur formandole non fioriscono altre ancora che portano a completamento anche i frutti; tale comportamento è influenzato anche dall’andamento climatico. numerosi semi. Tutte le parti verdi di questa Solanacea ( compresi , quindi, i tuberi inverditi) contengono un alcaloide tossico denominato solanina. PROPRIETÀ CURATIVE E BENEFICI DELLE PATATE

La patata è un alimento molto ricco di sostanze con proprietà in grado di apportare benefici al nostro organismo; l'abbondanza di potassio in essa contenuto si rivela molto utile in caso di ipertensione. Nella medicina naturale la patata è molto apprezzata oltre che per i suoi benefici effetti sulla salute umana anche per la sua versatilità di impiego.

Il succo della patata, poiché riesce a neutralizzare i succhi gastrici, risulta essere utile in caso di dolori allo stomaco e gastrite; la patata ha anche effetto depurativo e l'acqua delle patate è in grado di purificare l'intestino ed eliminare le tossine dall'organismo. Per ottenere un'acqua di patate con proprietà depurative è sufficiente procurarsi una patata, lavarla, tagliarla accuratamente in piccoli cubetti ( avendo cura di non togliere la pelle ) e metterli a bagno per una notte intera in un quarto di litro di acqua salata. Dopo aver filtrato il tutto bisogna berne un bicchiere ogni mattina a stomaco vuoto.

119 La patata combatte anche la ritenzione idrica; infatti, l'alto

contenuto di potassio, aiuta l'organismo ad eliminare l'acqua in

eccesso. Molte sostanze con proprietà curative sono contenute

nella buccia, per cui l'ideale sarebbe cuocerla intera, al forno o

al vapore e mangiarla insieme alla buccia.

Le patate possono essere consumate anche dai diabetici e

recentemente, grazie a recenti studi, pare che sempre nella

buccia siano contenute sostanze in grado di contrastare

l'attivita tumurale delle cellule. Le sostanze alcaloidi caconina

e solanina presenti nelle patate, hanno la proprietà di bloccare

la crescita di cellule tumurali, soprattutto a livello di colon,

stomaco e fegato.

La ricetta di patate

Ingredienti • Farina: 300 gr • Patate: 1 kg

• Uova: 1

• Sale

Ricetta e preparazione

Lavate le patate, strofinatele bene e poi mettetele in una

pentola, copritele con l’acqua fredda e fatele bollire per circa

120 25 minuti. Affondate la forchetta per valutare la cottura, se

sono morbide sono pronte altrimenti prolungate la cottura, il

tempo cambia in base alla grandezza delle patate, più sono

grandi, più la cottura sarà lunga. Scolate le patate, togliete la

pellicina e poi passatele nello schiacciapatate o nel

passaverdure, fate cadere la purea su un tagliere o un altro

piano di lavoro.

Mescolate la purea di patate, la farina e il sale, impastate bene

per amalgamare gli ingredienti e poi aggiungete l’uovo intero e

mescolate, impastate con le mani fino ad avere un composto

omogeneo. Se il composto vi sembra troppo duro aggiungete un

altro uovo piccolo, se è morbido un altro po’ di farina. Formate

dei filoncini spessi 2-3 centimetri e lunghi quanto volete, con

un coltello tagliate gli gnocchi e poneteli su un piano di lavoro

infarinato. Per fare le striature dovete premere leggermente

gli gnocchi su una forchetta oppure nell’apposito attrezzo di

legno.

1. Fate riposare gli gnocchi una mezz’oretta prima di

cuocerli. Portate a ebollizione abbondante acqua salata con 2

cucchiai di olio, tuffate gli gnocchi e prelevateli con un mestolo

forato appena arriveranno in superficie. Condite gli gnocchi a

piacere e serviteli ben caldi.

Consigli

Gli gnocchi vanno serviti subito, si devono gustare ben caldi.

121

La pianta PEPERONE Nome scientifico: Capsicum

Famiglia: Solanaceae

122

DESCRIZIONE

Il Capsicum annum è un arbusto perenne a vita breve che in condizioni di clima sfavorevole, viene coltivato come annuale.

Le piante si presentano sotto forma di cespuglio alti da 40 a

80 cm ( a secondo della specie ) con foglie di colore verde chiaro.

I fiori hanno corolla bianca avente da 5 ai 7 petali con stami giallo tenue.

Le altre specie hanno portamenti diversi.

Tutte le specie possono essere coltivate in Italia, anche in balcone, seminando verso febbraio al Centro e al Sud e marzo al Nord, mentre i frutti si possono raccogliere in estate e in autunno.

La semina avviene in febbraio – marzo, a secondo del clima.

PROPRIETÀ

Il peperoncino è un condimento molto popolare, nonostante il dolore e l’ irritazione che provoca.

123 I peperoncini sono ricchi di vitamina C e si ritiene abbiano molti effetti benefici sulla salute umana, purché usati con moderazione.

Il peperoncino ha un forte potere antiossinante e questo gli è valso la forma di antitumorale.

Il peperoncino si è dimostrato utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, sinusite e bronchite e nel favorire la digestione. Inoltre il peperoncino favorisce l’evacuazione e perciò evita la fermentazione e la formazione di gas intestinali e di tossine. Il peperoncino può essere usato anche come antidolorifico.

USO E UTILITÀ:

Il frutto viene consumato fresco, essiccato, affumicato, cotto o crudo. Oltre alla sua capacità di bruciare il palato, si utilizza anche per aromatizzare, nonché per fare salse piccanti. In

Italia è ampiamente usato, la Calabria la usa per fare la sordella e la famosa nduja. Il Piemonte usa molto il peperone dolce.

Alcune varietà di peperoncino possono essere essiccate e macinate.

La ricetta

Peperoncini Ripieni Ingredienti:

124 peperoncini della forma rotonda, sarde sotto sale, olive, sale,olio,aceto.

Dosi

1 Kg di peperoncini, mezzo Kg di sarde, un vasetto di olive, sale olio 1 litro di acqua e mezzo di aceto.

Procedimento

Portare ad ebollizione l’aceto e l’acqua e il sale, quindi unire i peperoncino lavati e svuotati riportare ad ebollizione e cuocerli per circa 1 minuto.

Trascorso questo tempo, sgocciolare bene i peperoncini stendendoli su un panno

Riempire i peperoncino con sarde olive e trasferirli in vasi di vetro. Coprirli di olio prestando attenzione che non siano rimaste bolle d’aria.

La pianta PERO Nome scientifico:Pirus communis. Famiglia: Rosacee

125

STORIA E LEGGENDA Per quanto molto diffusi nel nostro continente i peri non sono originari dell’Europa ma vi sono stati introdotti dall’Asia

Minore. Erano, probabilmente per ragioni di clima, sconosciuti in Egitto nei testi di Omero e Teofrasto sappiamo che le pere erano frutti apprezzatissimi in Grecia . I romani coltivavano questi alberi da frutto e confezionavano anche marmellate e conserve di pere.

Catone nel secondo secolo a.C elencava numerose varietà di pere e Plinio successivamente arrivò ad enumerarne quasi 200

DESCRIZIONE

E’ un albero con i rami espansi che può raggiungere i 15-20 metri di altezza .

Le foglie sono alterne, picciolate con lembo fogliare di forma ovale arrotondata, acuta all’apice e tonda alla base, minutamente dentata da giovane tomentosa poi glabra, di colore verde I fiori sono ermafroditi, raccolti in corimbi di pochi fiori portati da peduncoli lunghi fino a 3 cm.

126 Il calice è formato da 5 lacinie triangolari la corolla da 5 petali ovali di colore bianco o talvolta soffusi di rosa nella parti interne.

Il frutto è un pomo di forma conica più o meno allungato.

DOVE CRESCE

Il pero selvatico detto anche perastro, è comune nell’ Europa centrale e orientale, e nell’Asia occidentale dove cresce spontaneo in boschi di latifoglie. In Italia si trova spontaneo dal piano fino a 1500 m. è stato utilizzato insieme ad altre forme spontanee, per la formazione delle numerosissime cultivar migliorate.

PARTE USATE

I frutti.

PROPRIETA’ E’ un buon diuretico, antifermentativo, depurativo, lassativo, remineralizzante e nutritivo. Ha anche un’azione rinfrescante e stimolante per le funzioni gastriche.

La ricetta Ingredienti

• 300 gr. Di farina 00

• 300 gr. Di zucchero

• 80 gr. Di olio e.v.o.

127 • 5 uova

• 60 gr. Di cacao amaro in polvere

• 700 gr. Di pere

• 6 gr. Di lievito per dolci

• 1 bacello di vaniglia

• q.b. di zucchero a velo

Accendete il forno a 180°. Lavate le pere, sbucciatele e tagliatele a dadini, lasciandone intera una.

Mettete in una ciotola grande le uova, lo zucchero e i semini del baccello di vaniglia...

Montate con le fruste elettriche per circa 10 minuti, fino ad ottenere un composto bianco e molto spumoso.

Unite al composto di zucchero e uova la farina, il cacao e il lievito setacciati insieme. Fatelo molto lentamente con una spatola o un cucchiaio di legno, con movimenti dal basso verso l'alto e viceversa. Aggiungete anche l'olio e.v.o.

Infine unite al composto anche le pere tagliate a dadini.

Versate il tutto in uno stampo a cerniera ben imburrato di max

24 cm di diametro. Rivestite il fondo della tortiera con della carta forno. Completate con 8 spicchi di pera disposti a raggera sulla torta. Infornate nel forno preriscaldato a 180° e cuocete per circa 50 minuti (fate molta attenzione perchè la cottura più o meno lunga può dipendere da quanto succose sono le vostre pere, quindi dopo circa 40 minuti, o quando vi

128 sembrerà opportuno guardando la torta, fate la prova stecchino).

Fate intipidire la torta e toglietela dallo stampo. Quando si sarà quasi del tutto raffreddata spolverizzatela con lo zucchero a velo.

La pianta PESCO Nome scientifico: Prunus persica .. Famiglia:Rosacee

129

STORIA E LEGGENDA

Il nome latino del pesco,Prunus persica,deriva dalla credenza diffusa a quel tempo che l’albero fosse originario della

Persia,da dove era effettivamente giunto nel Mediterraneo.

Tuttavia il pesco era arrivato in Persia dalla lontana Cina, probabilmente lungo la ”via della seta”che attraversava l’India e l’Afganistan;la pianta infatti era diffusa e coltivata fin dall’antichità in estremo oriente e compare,con il nome di

Tao,in vecchi testi confuciani. Alcuni sostengono che il pesco sia invece originario dell’Egitto dove pare fosse conosciuto e apprezzato in epoche ancora più antiche, che da là sia arrivato in Grecia molto prima che vi giungesse la specie proveniente dalla Persia.

DESCRIZIONE E’ un albero che raggiunge al massimo i 4-5m di altezza;ha rami glabri, senza spine, di colore verde tendente al rossastro. Le foglie sono picciolate, inserite alterne sui rametti, hanno forma lanceolata con un lungo apice acuminato; il margine è

130 dentellato, e su ogni dente è presente una piccola ghiandola;la pagina superiore è glabra e lucente, mentre quella inferiore è lievemente peloso. I fiori nascono sui rametti vecchi di un anno; hanno 5 sepali ovali ricoperti di una fine peluria e 5 petali anche essi di forma ovale,di colore varia dal rosa pallido al rosa più intenso. Il frutto è una drupa,ricoperta da una fine peluria, la polpa è di colore giallo o bianco a seconda della varietà; il seme è contenuto nel nocciolo legnoso,ed è ovale e compresso.

PROPRIETA’ Foglie e fiori hanno proprietà tossifughe, lassative e sedative.

I frutti sono ottimi dal punto di vista dietetico e medico, sono energetici, stomachici, diuretici e leggermente lassativi per le pectine contenute nella polpa.

INDICAZIONI

I fiori di pesco sono sedativi, antispasmodici e possono essere impiegate come calmante della tosse. I frutti sono utili nelle alterazioni funzionali digestive poiché stimolano la secrezione dei succhi gastrici ed enterici; per l’alto contenuto in sali minerali e vitamine sono remineralizzanti ed energetici; per le blande proprietà diuretiche sono utili agli uricemici. Nell’uso esterno i frutti possono essere impiegati per trattamenti a pelle secche, delicate e sensibili.

MODO D’IMPIEGO

131 Uso interno Si può preparare un infuso di fiori con 0,2 gr di droga per ogni tazza d’acqua bollente. Prenderne 1 o 2 cucchiai alla sera prima di dormire. E’ un buon sedativo e calmante della tosse. I frutti sono un buon alimento estivo e si consiglia di mangiarli, come del resto tutta la frutta in genere,lontano dai pasti principali, per migliorane l’assimilazione e le pregorative dietetiche. Uso esterno Le donne hanno sempre usato la polpa di questo frutto in cosmesi,come maschere di bellezza e il succo come tonico per le proprietà idratanti,emollienti e vitaminizzanti. Si preparano al momento e si fanno applicazioni di almeno 15 minuti; quindi si tolgono lavandosi con acqua tiepida. ALTRI USI Oltre alle famose marmellate e crostate con le pesche si possono preparare alcune ricette meno conosciute ma altrettanto buone. Ad esempio la”minestra di pesche”pelare e snocciolare 4 pesche e passarle nel passaverdure;aggiungere il succo di metà limone,2 cucchiai di zucchero e lasciare macerare per 30 minuti. In un'altra pentola mettere un litro di vino bianco con una foglia di alloro,1 chiodo di garofano,1 foglia di geranio,un pizzico di sale e della cannella;fare bollire per qualche minuto,quindi colare e mescolare al purè di pesche.

La ricetta Pesche Sciroppate all'Amaretto Ingredienti( Per 4 persone) • pesche sciroppate qb • sciroppo qb

132 • marmellata di pesche qb • amaretti qb • budino al cioccolato qb Procedimento Scottare le pesche sciroppate in padella, rosolandole leggermente su tutti i lati senza bruciarle. 1. Una volta tolte le pesche, aggiungere nella padella lo sciroppo a caramellare con un po' di marmellata di pesche. 2. Farcire le mezze pesche con un cucchiaio di marmellata oppure di budino al cioccolato confezionato. 3. Completare sbriciolando degli amaretti sulle pesche e versando un po' di riduzione di sciroppo.

La pianta POMODORO Nome scientifico: Solanum Lycopersicum

Famiglia: Solanaceae

133

DESCRIZIONE

Si parla di lui come l'imperatore degli orti mondiali: in effetti, il pomodoro, per la sua bontà e per le proprietà benefiche, ha scalato le classifiche degli ortaggi “migliori”, guadagnandosi il podio in poche manciate di anni. Guardato dapprima con occhio sospettoso per i suoi frutti idealmente pericolosi, il pomodoro, negli anni a seguire, è stato ammirato negli orti botanici come pianta tipicamente esotica: attualmente, il pomodoro viene apprezzato per la malleabilità in cucina e per le proprietà in fitoterapia.

PROPRIETA’

Il pomodoro, seppur entrato relativamente tardi - rispetto agli altri ortaggi importati dalle Americhe - nella cucina italiana, è

134 divenuto un alimento base della dieta mediterranea.

I pomodori sono ricchi d'acqua, che ne costituisce oltre il 94%; i carboidrati rappresentano quasi il 3%, mentre le proteine sono calcolate intorno all'1,2%, le fibre all'1% e, da ultimo, i grassi rappresentano solamente lo 0,2%. Per questo, cento grammi di pomodoro fresco apportano solamente 17 Kcal.I pomodori contengono discreti quantitativi vitaminici: Vitamine del gruppo B, acido ascorbico, vitamina D e, soprattutto, vitamina E, che assicurano al pomodoro le note proprietà antiossidanti e vitaminizzanti. Cospicua anche la componente minerale: ferro, zinco, selenio, fosforo e calcio associati a citrati, tartrati e nitrati agiscono in sinergia assicurando proprietà remineralizzanti ed antiradicaliche. Modico anche il contenuto di acidi organici, quali malico, citrico, succinico e gluteninico, utili per favorire la digestione.

INDICAZIONI

Pomodori: proprietà dei pomodori

Dall'analisi precedente si evince che l'identikit nutrizionale del pomodoro si profila perfettamente alle necessità del consumatore del terzo millennio: l'ortaggio è infatti povero di calorie (solo 17 per 100 grammi), adattandosi perciò alle

“moderne” diete ipocaloriche, mineralizzante e vitaminizzante, diuretico, digestivo e – soprattutto – gustoso.

Ma le proprietà benefiche del pomodoro non sono ancora

135 finite; abbiamo accennato la sua spiccata capacità di stimolare la diuresi (proprietà diuretica), di conseguenza l'ortaggio è anche un ottimo rinfrescante e depurativo, utile ad eliminare le scorie in eccesso. Questa proprietà viene potenziata dalla presenza dello zolfo, per merito delle sue spiccate capacità disintossicanti. Ancora, il pomodoro, per la presenza di acidi organici, stimola la digestione salivare e gastrica: diminuendo il pH dello stomaco, infatti, viene favorita la digestione

(soprattutto degli amidi). Proprio per questo motivo, però, il pomodoro è sconsigliato a chi soffre di irritazione gastrica o bruciore di stomaco. Le fibre - emicellulosa e cellulosa, concentrate nella buccia - stimolano la motilità intestinale, a sfavore di stipsi ed intestino pigro. Il pomodoro è inoltre ricco di solanina, sostanza naturale tossica che abbonda nei pomodori verdi non completamente maturi: la solanina è responsabile di mal di testa, dolori addominali e gastrici. Il pomodoro viene sfruttato anche nell'emisintesi di corticosteroidi.

INDICAZIONI

Per le sue proprietà medicamentose, il pomodoro è consigliato ai costipati, essendo un buon stimolate intestinale, ai diabetici, per la povertà in zuccheri, agli ipertesi (per la scarsa quantità di sale), a chi è in sovrappeso, ai malati di

136 gotta, reumatismi, uremia e a tutti coloro che non vogliono trascurare la propria salute.

Seppur in grado di espletare meritevoli proprietà benefiche, il pomodoro è conosciuto anche per i suoi difetti. Come sopraccennato, il frutto rosso è controindicato a chi soffre di acidità di stomaco, ma non è tutto: il pomodoro è ricco di istamina, una bomba biologica a tutti gli effetti, in grado di scatenare reazioni allergiche, talvolta anche gravi. A questo proposito, molte persone sensibili lamentano dermatiti semplicemente dopo aver curato e tagliato i pomodori, oppure dopo averli mangiati anche in piccole quantità. La lectina del pomodoro può interagire con la mucosa gastro-intestinale e scatenare infiammazione, alterazione del sistema immunitario, malassorbimento dei nutrienti, ecc.. [tratto da Nutrizione genetica, di Jeffrey S. Bland, Sarah H. Benum] Il pomodoro contiene diverse proteine allergizzanti, causa di allergia alimentare; tra queste si ricordano Lyc e 1; Lyc e 2;

2Apoligalatturonasi; superossido dismutasi; pectinesterase.

Pomodoro nella cosmesi

Le proprietà del pomodoro vengono sfruttate anche nella cosmesi: per esempio, applicando sulla pelle delle mani un composto preparato mescolando il succo di pomodoro con glicerina e sale, queste risulteranno morbide e levigate. Da non dimenticare, che molte maschere di bellezza sono formulate

137 con estratti di pomodoro, utile per le proprietà nutrienti, rassodanti e tonificanti. Da ultimo, anche per alleviare l'acne è consigliata l'applicazione di una crema preparata con il pomodoro.

La ricetta

POMODORI RIPIENI AL FORNO Sono un contorno goloso e delicato. Si preparano con un gustoso ripieno di mollica di pane e spezie. Una ricetta della tradizione povera e semplice ma che servito con un buon secondo piatto ne valorizza ancora di più il sapore.

Ingrediente fondamentale: dei grossi e succosi pomodori da scavare e poi riempire di un semplice ripieno. Cotti in forno restano anche leggeri e quindi sono l’ideale per la stagione estiva.

La pianta

PREZZEMOLO Nome scientifico: . Petroselinum hortense hoff

138 Famiglia: Ombrellifere

STORIA E LEGGENDA Il prezzemolo è una pianta talmente diffusa nel mondo in tutti gli orti e i giardini, che oggi non si è certi su quale sia la sua area di origine, forse il Mediterraneo occidentale tra Marocco, Algeria e Tunisia. In Italia è solo naturalizzato citato dai greci e romani e considerato da loro un buon digestivo e diuretico , solo più tardi venne utilizzo in cucina per arricchire ed insaporire i cibi, uso che oggi è da ritenersi esclusivo. Ai paesi del Nord Europa il prezzemolo arrivò con notevole ritardo pare ai tempi di Carlo Magno.

DESCRIZIONE E’ una pianta erbacea, glabra biennale con una radice grossa , segnata esternamente da zone circolari, ha caule eretto da 40 cm fino a 1 metro con rami alterni e verticillati nella parte superiore .Le foglie sono bipennatosette; quelle inferiori hanno segmenti largamente ovali, cuneati dentati; le foglie medie hanno segmenti più stretti mentre le superiori sono semplici o ternate a lacinie linearie ed intere.

139 L’infiorescenza è una ombrella composta da 5 o 10 ombrelletti formati a loro volta da 10- 15 fiori; Il calice è piccolo e poco appariscente la corolla è di 5 petali bianchi talvolta tendenti al verde o al rosa cordati alla base e con apice inflesso cioè acuto e ripiegato verso l’interno del fiori.

Il frutto è ovoide composto da due acheni convessi, con la superficie esterna solcata da 5 coste equidistanti di cui quella mediana è più evidente.

DOVE CRESCE

Il prezzemolo è diffusissimo in colture ma spesso lo si trova inselvatichito ed anche sporadicamente spontaneo dal mare al piano submontano in tutta l’Italia. Fiorisce da maggio a giugno.

PARTI USATE

Si utilizzano la pianta intera, i semi e la radice.

PRINCIAPLI COSTITUENTI

Nelle foglie si trova un olio etereo contenente canfora di prezzemolo chiamata apiolo; un glucoside detto apiina e il suo etere metilico , l’apiosio; tracce di un altro alcaloide e solfo, nelle radici è presente apiolo, apiina mucillagine , zuccheri ;

Nel frutto oltre alle sostanze già citate troviamo miristicina sostanze minirelali come ferro calcio fosforo magnesio sodio e potassio inoltre vi sono nella pianta vitamine A B C

PROPRIETA’

140 E’ uno stimolante generale e dei nervi; è antianemico antirachitico antiscorbutico e depurativo , diuretico, stomachico; stimolo le contrazioni uterine e le fibbre muscolari lisce; è emmenagogo e saodilatatore; ottimo come vitaminizzante poiché 5 grammi di prezzemolo forniscono una quantità necessaria di vitamina A e 30 grammi quella di vitamina C inibisce la secrezioni lattea ; decongestionante nelle contusioni e negli stati infiammatori .

INDICAZIONI

Uso interno

In caso di anemia e disturbi della nutrizione nella anoressia contro i reumatismi, la gotta, contro la flatulenza.

Uso esterno

Per curare le leucorrea contro l’ingorgo latteo nelle contusioni piaghe e punture di insetti contro le oftalmie le nevralgie.

La ricetta

Un modo di particolare di usare il prezzemolo in cucina è sgranocchiare una pannocchia di grano turco e lasciare i chicchi in acqua per 30 minuti quindi bollirli con un po’ di sale quando saranno teneri metterli in una insalatiere con una tazza

141 di prezzemolo tritato e una tazzina di mente aggiungere due patate e pomodori tagliati a fette , olio , pepe e limone.

La pianta PRUNO Nome scientifico: Prunus domestica Famiglia: Rosaceae

142

STORIA E LEGGENDA Le Prugne sono un frutto antico, presente allo stato selvatico in circa 300 specie, diffuse in tutto l'emisfero settentrionale; i frutti comunemente chiamati prugne provengono da varie cultivar ed ibridi di piante della specie prunus, da cui si ottengono anche albicocche, mandorle, ciliegie, pesche.

Comunemente vengono chiamate prugne le varietà ottenute dall'ibridazione di specie Europee, da cui si ottengono frutti sodi e compatti, leggermente ovali, spesso di colore viola o porpora; dalle specie di origine asiatica invece si sono ottenute le susine, frutti quasi sferici, più morbidi e succosi delle prugne. In realtà gli ibridi nel tempo sono diventati così tanti che non sempre questa distinzione ha ormai senso; in lingua italiana comunque susine e prugne sono due termini che praticamente si equivalgono.

La pianta di prugne è generalmente un piccolo albero, che non supera i 3 metri di altezza, con foglie caduche, di colore verde scuro, spesso con l'apice leggermente arrotolato verso il basso, ovali; i fiori sbocciano in primavera, su alcune varietà

143 prima ancora che arrivi il fogliame; i fiori di prugna sono bianchi, a stella, spesso in piccoli mazzetti. Ai fiori seguono i frutti, che possono essere di colore vario, a partire dal verde acido, fino al viola porpora, passando per tutte le tonalità del giallo, del rosa e del rosso, a testimonianza delle molte ibridazioni avvenute nei secoli; sempre a causa dell'origine incerta di ogni ibrido, la maturazione dei frutti avviene in periodi diversi a seconda della varietà, a partire dalla primavera inoltrata, per le varietà più precoci, fino alle varietà tardive che maturano a fine estate.

PROPRIETA’ Composta prevalentemente da acqua (87,5%) e ricca di vitamine A, B1, B2 e C, la prugna,(conosciuta anche col nome di susina) è un frutto che vanta diverse proprietà benefiche per il nostro organismo e può essere consumata fresca o secca.

Le prugne sono ricche di potassio, fosforo, calcio e magnesio e presentano proprietà rinfrescanti, diuretiche e lassative, in grado di stimolare la secrezione della bile da parte del fegato e di regolarizzare l’attività intestinale.

Il potassio (circa 200 milligrammi per ogni etto di prugne), in particolare, contribuisce a bilanciare la presenza di sodio nell’organismo, contrastando perciò il fenomeno della ritenzione liquida nei tessuti. I molti acidi organici, a quali si deve il sapore leggermente aspro della polpa, sono invece utili per bilanciare gli effetti di una dieta troppo ricca di proteine (basata soprattutto su carne, formaggi e uova).

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INDICAZIONI Inoltre la prugna vanta un’azione antivirale e antibatterica e contiene polifenoli e flavonoidi, delle preziose sostanze antiossidanti che agiscono contro i radicali liberi e che quindi contrastano gli effetti dell’invecchiamento.

Bisogna infine segnalare che la prugna presenta anche un elevato contenuto di zuccheri, per cui il suo consumo non è indicato in caso di cure dimagranti ed è sconsigliato alle persone diabetiche.

La ricetta Involtini alle prugne

INGREDIENTI

24 prugne secche snocciolate

8-10 fette di bacon tagliato sottile foglie di menta fresca

PREPARAZIONE

Fate rinvenire in acqua per 15 minuti le prugne e asciugatele bene. Eliminate le eventuali presenze di cartilagini dal bacon e tagliatelo a striscioline, dividendo ogni fetta in due o tre parti di dimensioni uguali, a seconda della sua grandezza. Avvolgete ogni prugna nelle listarelle di bacon e fermate gli involtini con uno stecchino. Foderate con un foglio di alluminio una placca, disponete sopra gli involtini e mettete il tutto in forno caldo a

145 180-200 °C. Lasciate cuocere per una decina di minuti, estraete dal forno e servite immediatamente. In alternativa si può utilizzare una padella antiaderente, facendo rosolare a fuoco moderato gli involtini per una decina di minuti; il bacon dovrà risultare croccante.

La pianta ROSMARINO Nome scientifico: Rosmarinus officinalis Famiglia: Lamiaceae.

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STORIA E LEGGENDA

Il rosmarino è un’altra pianta, tra quelle aromatiche, diffusione in Italia, specialmente lungo il litorale. Per il suo gradevole profumo il rosmarino ha conquistato un posto molto importante nella nostra cucina e compare in numerosissimi piatti e intingoli. Anche in erboristeria vene usato per le sue proprietà stimolanti. Si dice che nel XVII secolo la Regina Isabella d’Ungheria preparasse ella stessa un liquore di rosmarino, che divenne poi famoso in tutta l’Europa per la sua capacità di curare numerosi acciacchi e di ridare, pare, la giovinezza. Oggi

è conosciuto come “acqua della regina d’Ungheria” e viene usato come stimolante;esistono molte ricette per prepararlo. Il nome rosmarinus (che si può tradurre rosa di mare), sembra alluda all’intensità del profumo che la pianta emana (in questo probabilmente accomunato a quello della rosa ) e al luogo in cui cresce più facilmente e cioè lungo i litorali marini. I greci già ne facevano uso e i romani usavano le sue fronde per adorarne le statuette sacre dei lari, le divinità tutelari della casa.

147 DESCRIZIONE

E’ un arbusto con foglie sempreverdi,alto fino a 2 m, eretto,

legnoso, molto ramoso. Le foglie sono numerose, coriacee,

persistenti e riunite in rametti giovani, verdi e lucide nella

parte superiore e tormentose e biancastre in quella inferire,

sessili e con margine intero. I fiori sono riuniti in gruppetti

all’ascella delle foglie superiori; il calice è tubulare e si apre

alla fauce in 2 labbra di cui quello superiore ha 3 denti e quello

inferiore ne ha 2. La corolla è azzurra di forma tubolare e

anch’essa divisa in 2 labbra di cui quello superiore è a sua volta

diviso in 2 piccoli lobi e quello inferiore è trilobato,con 2 lobi

laterali lineari e 1 centrale grande, ovale, con il margine

PROPRIETA’

Le benefiche proprietà del Rosmarino sono dovute soprattutto

ai principi attivi racchiusi nel suo olio essenziale, a cui si deve

anche l'intenso profumo che lo contraddistingue.

In più, è ricco di altri importanti costituenti chimici, tra cui

derivati terpenici e flavonoidi, che insieme contribuiscono a

fare del Rosmarino una pianta di straordinaria efficacia

terapeutica.

Oli essenziali (1-2,5 per cento)

• cineolo • linalolo

148 • canfora • alfa e beta pinene • borneolo • canfene • diterpeni • triterpeni Glucosidi

• flavonoidi Altri componenti

• acidi fenolici: acido rosmarinico e altri.

INDICAZIONI

Il rosmarino è sempre stato una delle piante più amate, fin dai

tempi antichi. Ricco di virtù terapeutiche, si rivela ancor oggi

di grande utilità per numerose patologie.

Per l'organismo in generale

• Il rosmarino è un ottimo tonico generale; esercita

sull'organismo un'azione stimolante e fortificante. Agisce

efficacemente negli stati di astenia, cioè in condizioni di

affaticamento fisico e mentale. E' quindi indicato nei periodi di

superlavoro o dopo una lunga malattia. Queste sue proprietà ne

fanno un rimedio molto adatto anche per bambini e ragazzi.

• Agisce come antispastico e antidolorifico.

149 • È antisettico, antiparassitario e antibatterico e svolge

un'efficace azione preventiva anche in caso di malattie

infettive.

• È un valido antinfiammatorio.

• Al Rosmarino sono inoltre riconosciute notevoli proprietà

antiossidanti e antimutagene, dovute in particolare alla

presenza dell'acido rosmarinico.

Apparato gastrointestinale

• Gli effetti dei principi attivi del Rosmarino sono

particolarmente evidenti a livello gastrico e intestinale: la

pianta possiede spiccate proprietà digestive, aromatiche e

carminativeche favoriscono l'espulsione dei gas intestinali.

Risulta quindi un efficace rimedio per tutti quei disturbi legati

a scompensi digestivi, anche in caso di flatulenza. È indicato

inoltre nel reflusso esofageo, quando cioè si verifica un

passaggio di succo gastrico acido, o anche di bile, nell'esofago.

• È un ottimo tonico anche per le persone anziane,

stimolante dell'appetito; il suo utilizzo favorisce una buona

risposta anche in caso di atonia gastrica.

• Agisce come eutrofizzante intestinale, migliorando lo

stato di salute generale dell'apparato; stimola la peristalsi e

al tempo stesso calma gli spasmi della muscolatura liscia.

Questa azione antispastica è attribuita in particolare

150 all'attività del borneolo, un principio attivo contenuto nell'olio

essenziale.

• Per la sua azione vermifuga, viene utilizzato anche nel

trattamento contro gli ascaridi, un tipo di parassiti

dell'intestino.

Apparato locomotore

• Il Rosmarino consente di ottenere buoni risultati nel

trattamento delle affezioni reumatiche e muscolari, anche in

caso di distorsioni, negli stati di ipotonia muscolare in generale

e nelle forme di gotta.

Sistema nervoso

• È un valido tonificante nervino: è indicato in caso di

tensione nervosa e nelle forme depressive, anche associate a

stati di debilitazione.

• Si utilizza inoltre nel trattamento di cefalee, emicranie,

oppure per nevralgie. È consigliato per lenire i dolori causati

dalla sciatica, come comunemente viene chiamata

l'infiammazione del nervo sciatico.

Apparato urinario

• La sua azione stimolante agisce anche sulle vie urinarie:

favorisce la diuresi ed è quindi indicato in caso di insufficienza

renale.

Fegato / pancreas

151 • Il Rosmarino svolge una benefica azione sulla ghiandola

epatica: è coleretico,colagogo e colecistocinetico, stimola cioè

la funzionalità del fegato e l'escrezione della bile. Grazie a

queste proprietà si utilizza con efficacia nelle patologie del

fegato e della colecisti in generale.

• La sua azione antispastica e, allo stesso tempo,

stimolante sulla cistifellea, lo rende indicato nelle dispepsie

biliari, in presenza o assenza di calcoli.

• È indicato anche in caso di discinesia, ossia un'alterata

motilità delle via biliari e nell'insufficienza vescicolare.

Altre proprietà e indicazioni

• Grazie alla sua azione purificante, normalizzante della

secrezione sebacea, risulta un ottimo rimedio per i capelli

grassi.

• Viene impiegato anche nelle cure contro la calvizie

prematura, per l'attività stimolante sui follicoli dei capelli.

• Il Rosmarino è in grado di esercitare un'efficace azione

deodorante e antisettica che lo rende largamente utilizzato

anche per l'igiene orale.

Note. A livello industriale, si fa uso del Rosmarino nella

preparazione di dentifrici e collutori, per la sua azione

rinforzante sulle gengive.

Controindicazioni, effetti secondari, avvertenze.

152 La pianta non risulta tossica, se assunta alle dosi terapeutiche consigliate. Un abuso determina invece effetti pericolosi sull'organismo: sono possibili disturbi gastrointestinali e alle vie urinarie; può anche risultare convulsivante e causare insonnia se utilizzata nelle ore serali.

Il rosmarino è controindicato in caso di accertata ipersensibilità individuale ai componenti. Se ne sconsiglia l'uso anche in gravidanza, a causa della sua azione stimolante a livello uterino.

La ricetta Focaccia al rosmarino INGREDIENTI

Ingredienti per 2 persone :

500 grammi di farina 00 setacciata

Una bustina di Lievito Paneangeli Mastro Fornaio ( pari a 25 grammi )

Due cucchiaini da caffè’ di zucchero

Due cucchiaini da caffè’ di sale Marino Integrale

Tre cucchiaini di rosmarino secco tritato ( tritatura media )

Un cucchiaio da minestra di Olio extravergine di Oliva

260 ml. di acqua tiepida per l’emulsione :Olio extra vergine di

Oliva ed acqua ( in parti uguali ) e sale marino integrale grosso.

PREPARAZIONE

153 Mettere la farina 00 setacciata in una ciotola ( possibilmente di legno ) ed unire il lievito , lo zucchero , il sale ed il rosmarino

Mescolare con un mestolo ( possibilmente di legno ) Iniziare ad impastare con le mani , aggiungere l’olio extravergine di Oliva e via via l’ acqua tiepida , continuando a lavorare l’impasto.

Continuando ad impastare , tagliare l’ impasto con un coltello , finche’ non siano visibili I buchi della lavorazione ( impasto compatto ) L’impasto verrà lavorato per circa 15 minuti

Preriscaldare il forno a 50 gradi , porre la palla di pasta in una ciotola di vetro, coprire con un panno di lana e porre nel forno per circa due ore Inizia la fase di lievitazione. Trascorse le due ore , la palla avrà’ raddoppiato il suo volume Riprendere quindi l’ impasto con le mani, per circa due minuti Scaldiamo nel forno a 200 gradi, una teglia antiaderente, per circa due minuti ed oliamola con olio exstra vergine di oliva. Stendiamo con le mani l’impasto su un tagliere di legno , della grandezza della teglia ( aiutiamoci con un mattarello di legno ) ed adagiamo con cura nella teglia precedentemente oliata

Lasciamo lievitare coperta con un panno di lana , ancora per un ora Preriscaldiamo il forno a 220 gradi Prepariamo un emulsione di Olio exstra vergine di Oliva ed acqua ( in parti uguali ). Premiamo con le dita sulla pasta, in modo da formare I classici buchi, spennelliamo l’’ emulsione su tutta la superficie superiore e cospargiamo con del Sale Marino Integrale grosso .

154 Deporre in forno a 220 gradi per 15 minuti e proseguire con il ventilato per altri 5 minuti.

La pianta ROVO

Nome scientifico: Rubus ulmifolius Famiglia: Rosacaae

155

DESCRIZIONE

Il rovo è comune e diffuso in tutta la penisola, nelle isole, nei boschi, nei luoghi incolti, nelle macchie e lungo le siepi, fino ai

2.000 metri di altezza.

Il rovo è un arbusto, provvisto di numerosi fusti, dapprima eretti e poi arcuati di forma angolosa, scanalati nel senso nella lunghezza con superficie a volte pelosa, muniti di robusti aculei diritti nei fusti sterili e invece arcuati, come nelle rose, nei fusti fertili.

Le foglie sono composte, pennate, con picciolo abbastanza breve; le foglioline sono in genere 5, di forma ovale con l’apice acuto, con i margini irregolarmente dentati, la pagina superiore

è di colore verde scuro e glabra, quella inferiore più chiara per la presenza di una fitta peluria. I fiori sono raccolti in pannocchie terminali dei rami; il calice è grosso, di colore grigio- bianco, coperto di fine peluria, formata da 5 sepali; la corolla è formata da 5 petali ovali, di colore bianco o rosa.

156 I frutti detti comunemente more (più precisamente di rovo per distinguerle dalle more di gelso), sono delle piccole drupe raggruppate sul ricettacolo, a formare un‘ infruttescenza globosa, di colore nero-bluastro; ciascun frutticino contiene nella polpa carnosa un seme.

PROPRIETA’

Le more sono frutti ricchissimi di vitamina C e, in misura minore, di vitamina A. Il loro contenuto calorico è di circa 50 kcal ogni 100 grammi ed oltre al sapore piacevolmente dolce- acidulo che le rende adatte per l’uso in cucina, queste bacche sono utilizzate anche in erboristeria. Le more non fanno bene solo per via delle sostanze contenute nella polpa, ma anche quelle dei semini: questi infatti contengono buone quantità di acidi grassi Omega-3 (acido alfa-linolenico) ed Omega-

6 (acido linoleico). Data la dimensione dei semi bisogna consumare una quantità di more certamente non indifferente per avere gli effetti benefici di riduzione del colesterolo

“cattivo” (LDL) che questi acidi grassi garantiscono; ad ogni modo, nulla vieta di considerare le more come un piccolo ‘aiuto’ in tal senso.

Tradizionalmente le more sono conosciute per le loro proprietà astringenti e lassative, ma vengono consigliate anche nei casi di debilitazione perché sono un vero e proprio concentrato di vitamine. Grazie agli antiossidanti contenuti questi frutti

157 contrastano i radicali liberi, aiutano a combattere i fenomeni di degenerazione cellulare e svolgono un’azione protettiva nei confronti dell’apparato cardiocircolatorio.

In omeopatia e nella medicina naturale tutte le parti del rovo

(non solo il frutto, ma anche germogli, radici, foglie e fiori) vengono utilizzate come rimedi naturali soprattutto per la cura di infiammazioni del cavo orofaringeo, emorroidi e dissenteria. Foglie e fiori di rovo possono ad esempio essere utilizzate per preparare infusi e decotti con i quali effettuare gargarismi per curare faringiti e mal di gola, mentre con i germogli si possono preparare impacchi per il trattamento delle emorroidi. Le radici del rovo possiedono inoltre proprietà espettoranti.

Secondo la tradizione popolare, un rimedio per alleviare i disturbi intestinali e depurare l’organismo si può preparare con i germogli teneri di rovo, raccolti in primavera. È sufficiente macerarli nell’acqua, ottenendo così una bevanda naturale e disintossicante. Sempre a proposito delle foglie di rovo, una ricerca italiana del 2002 ha riscontrato la presenza di una molecola organica (un antrone, per l’esattezza) che svolge un’azione antimicrobica nei confronti dello

Staphylococcus aureus, bacillo che nell’uomo può causare infezioni anche serie.

La ricetta

158

MARMELLATA DI MORE

INGREDIENTI

™ 1 kg di more passate

™ 500-700 gr di zucchero

Le more contengono molti semi; se si desidera una marmellata senza semi si consiglia di seguire questa ricetta. Mettere al fuoco le more senza acqua e quando si saranno spappolate farle passare al setaccio o al passaverdura. Pesare il passato e rimetterlo al fuoco con la dose di zucchero indicata e far cuocere finché la marmellata avrà raggiunto la giusta consistenza. Metterla nei vasi quando è ancora calda e chiudere ermeticamente quando si sarà raffreddata.

La pianta SALVIA Nome scientifico: Salvia officinalis

Famiglia: Lamiaceae

159

STORIA E LEGGENDA

La scuola di Salerno la denominava Salvia salvatrix con riferimento alle sue proprietà terapeutiche ritenute eccezionali. La salvia è una pianta aromatica molto nota e usata in cucina.

DESCRIZIONE

E’ un arbusto piccolo, con caule eretto molto ramificato e rami diritti. Le foglie sono ovali, un po’ lanceolate, rugoso. I fiori sono riuniti in glomeruli di 3 4, alla ascella di brattee ovali. IL calice e persistente, tubuloso campanulato, con 2 lobi; la corolla e di color violaceo, tubulare. Il frutto è composto da 4 acheni bruni o neri, di forma ovoidale e globosi, posti al fondo del calice.

DOVE CRESCE

E’ coltivata un po’ ovunque negli orti fino al piano submontano, di tutta l’ Italia.

160 PARTI USATE

Si usano le foglie, i fiori e l’ olio essenziale (tossico per il sistema nervoso anche in piccole dosi) .

PRINCIPALI COSTITUENTI

L’olio essenziale contenuto nelle foglie è una mescolanza di una canfora speciale (salviolo), di un idrocarburo (salvane) e di pinene;contiene borneolo cineolo, tannino saponina, resina gomma.

PROPRIETÀ

La salvia e’ un tonico generale, un antispasmodico, una antisettico un antisudorale, diuretico emmenagogo; inoltre e’ aperitivo stomachico depurativo.

INDICAZIONI

USO INTERNO

Contro le astenie le nevrastenie le alterazioni funzionali dell’apparato gastroenterico; per la cura dell’asma e delle bronchiti.

Nelle dismenorree e nella menopausa per stimolare la diuresi come antidiarroico.

USO ESTERNO

Nelle leucorree, nella cura di afte e stomatiti di piaghe atone ulcere dermatosi e punture d’insetti. La ricetta

161 Salvia fritta in pastella

Ottima come antipasto o stuzzichino durante un buffet o un aperitivo, la salvia in pastella è una croccante golosità semplice da preparare e molto apprezzata. Per questa preparazione servono delle belle foglie sane e profumate di salvia da intingere in una pastella fatta con farina, birra, albume e olio.

Uno stuzzichino davvero speciale da preparare con estrema facilità e velocità.

La pianta

VIOLA, MAMMOLA,VIOLA FARFALLA Nome scientifico: Viola odorata

Famiglia: Violaceae

162

STORIA E LEGGENDA

Alla famiglia delle violacee appartengono più di mille specie raggruppati in 16 generi, e di essa fanno parte le due viole che qui considereremo. Gli antichi greci chiamavano la viola mammola che, secondo la leggenda, era nata dalla terra per nutrire la sacerdotessa lo trasformava in vacca di Zeus.

Famose sono le violette di Parma, la cui coltivazione fu molto incoraggiata dalla seconda moglie di napoleone, Maria Luisa, che, stabilitasi là alla conclusione della sua vicenda matrimoniale, contribuì alla creazione dell’ acqua di violetta, commissionando una formula speciale al monastero di san

Giovanni.

Ancora oggi l’ olio essenziale delle violette di Parma rimane insuperato. La viola carcarata appartiene ad una specie simile alla mammola; ha fiori grandi e cresce spontaneamente sui monti.

Esistono comunque numerosissime altre specie di viola e contrariamente a quanto si può pensare non tutte sono

163 profumate, anzi, alcune sono del tutto prive di odore. Le viole si dividono grosso modo in 2 gruppi: quelle prive di caule, il cui fiore cioè nasce direttamente dal rizoma ( di questo gruppo fanno parte fra le altre la viola adorata a la viola hirta ) e quelle che invece hanno un caule più sviluppato come la viola canina o la viola silvestris. La proprietà emetica (capace di provocare il vomito) comune a molte viole, è dovuta al principio attivo, la violina, contenuto nelle loro radici.

DESCRIZIONE

La viola mammola è una pianta erbacea perenne, con un grosso rizoma da cui partono degli stoloni striscianti sul terreno che emettono radici e danno origini a nuove piante nell’ annata consecutiva a quella dello sviluppo.

Le foglie sono riunite in una rosetta basale, lungamente picciolate (il picciolo arriva a essere lungo 3 cm) gerenalmente pubescenti, a forma di ovale, con margini dentato. I fiori sono grandi, molto profumati, hanno un breve peduncolo provvisto di

2 piccole brattee. Il calice è formato da 5 sepali, quasi uguali; la corolla è formata da 5 petali disuguali; sono di colore violetto con la base biancastra. Il frutto è una capsula avvolta dal calice. Il calice contiene numerosi semi sferici e bruni.

PROPRIETÀ

164 I fiori hanno una proprietà emolliente, sono espettoranti e sudoriferi. La radice serve come espettoranti e sudorifere e come vomitivo. Le foglie possono essere impiegate come purgativo.

INDICAZIONI

Per la cura di bronchiti e stati bronchiali, contro la tosse, in caso di infiammazioni del tubo digerente e delle vie urinarie, contro l’ulcera gastrica o duodenale.

Le ricette Marmellata di viole

Ingredienti ™ Viole fresche ™ 300 gr di zucchero ™ Acqua

PREPARAZIONE Pestare in un mortaio le viole riducendole in una poltiglia.

Mettere in un pentolino lo zucchero con tanta acqua da coprire sufficientemente lo zucchero, mettere il pentolino sul fuoco e girare fino a quando il composto non giunge a bollore.

Toglier dal fuoco aggiungere le viole rimettere sul fuoco. Far cuocere sino a che il composto non raggiunge la giusta consistenza. Invasare la marmellata calda e chiudere ermeticamente.

165

Liquore di viole INGREDIENTI Delle violette 250 gr di zucchero 1|2 litro di acqua ¼ di alcol

1. Prendere le violette e lavarle in acqua fredda facendo attenzione a non rovinare le corolle. Eliminare tutti gli steli e prendere solo le corolle che dovranno essere asciugate per bene, magari lasciale un po' su qualche foglio di carta assorbente da cucina. 2. Versare le viole in un barattolone di vetro in cui si aggiunge ¼ di alcool. 3. Lasciare che le viole macerino nell'alcool per una notte intera, devono trascorrere almeno 12 ore. Trascorsa la notte prendere una pentola e versarci dentro 1/2 litro di acqua e 250 g di zucchero. Mettere la pentola sul fuoco e lasciare che lo zucchero si sciolga completamente. Quando lo zucchero sarà sciolto, lasciare bollire ancora per 5 minuti e poi spegnere il fuoco e lasciare che lo sciroppo si raffreddi. Quando lo sciroppo è freddo frullare le violette e aggiungerle allo sciroppo in cui si lasceranno macerare per un giorno e una notte. 4. La mattina seguente prendere una garza o un pezzuola di lino e filtrare lo sciroppo. Versare il liquido nell'alcool e imbottiglialo. A questo bisogna conservare le bottiglie in un luogo fresco e buio per almeno un mese prima di poter assaporare il tuo profumato liquore di violette. Ricorda che più tempo passerà e più il tuo liquore sarà buono.

166

la pianta VITE Nome scientifico: Vitis Vinifera L

Famiglia: Vitacee

STORIA E LEGGENDA La vite, conosciuta e coltivata da secoli, e il vino,prodotto dalla fermentazione del succo dell’uva,ha avuto da sempre un ruolo

167 importante nella vita e nella cultura accidentale. Omero narra dell’Iliade che Ettore,il figlio di Priamo, distribuiva ai suoi soldati assediati a Troia, il rancio di pane e vino. L’immortale

Caliptus, nell’Odissea, quando Ulisse finalmente pronto ad abbandonare l’Isola di Ogigia si accingeva a riprendere il suo viaggio verso Itaca, rifornì la sua zattera di pane e vino,cioè simbolicamente gli alimenti primari ed essenziali.

DESCRIZIONE E’ un arbusto rampicante, con corteccia fibrosa che si lacera e si distacca dai rami in strisce longitudinali. Le foglie sono alterne, picciolate con il lembo cordato alla base, di forma palmata in 5 lobi con i margini situato – dentati. I cirri (viticci) con cui la pianta si sorregge ai sostegni, sono generalmente opposti alle foglie. I fiori sono raccolti in grappoli, composti, compatti e orgogliosi;il calice è formato da 5 denti superficiali, la corolla da 5 petali di colore verde, di forma ovale, caduchi. Il frutto ( uva ) è una bacca di forma globosa, uni o biloculare e contiene 1 o 2 semi per loggia, piriformi, durissimi.

PROPRIETÀ

Le foglie di vite hanno un’azione tonica sul sistema circolatorio capillare e venoso e regolatrice della circolazione capillare e venoso e regolatrice della circolazione sanguigna; sono inoltre diuretiche, astringenti e antinfiammatorie. Il vino, assunto in

168 piccole quantità è stimolante, tonico (rosso) e diuretico

(bianco), rinvigorente e sedativo.

INDICAZIONI

L’uso dei preparati di foglie di vite è indicato nella cura di disturbi della circolazione, della menopausa, nella couperose, nelle varici e nella emorroidi, nella diarrea e nella ritenzione dei liquidi. Il vino è digestivo ( stimola la mucosa gastrica, toglie il senso di nausea), è rinvigorente, attutisce la sensazione generale di dolore e diminuisce l’ abbattimento e il senso generale di prostrazione nei feriti e nei malati.

Utilizzato continuamente e in dosi sostenute è tossico e dannosissimo per il fegato (cirrosi epatica).

MODO D’IMPIEGO USO INTERNO. L’infuso si ottiene con 1 cucchiaio da minestra di foglie sminuzzate per 1 tazza d’acqua bollente; lasciare in infusione 10 minuti e berne da 2 a 4 tazze al giorno, lontano dai pasti. Il decotto si ottiene facendo bollire per qualche minuto 4 gr di foglie per ogni tazza d’acqua; berne da 2 a 3 tazze al giorno. Un infuso depurativo e diuretico si ottiene con 1 cucchiaio da caffè di frangola e 1 cucchiaio da caffè di quercia marina per ogni tazza d’ acqua bollente; tenere in infusione per 10 minuti e berne 4 tazze al giorno,lontano dai pasti. Uso esterno.

169 Per la cura di geloni e vasi superficiali dilatati fare impacchi sulle zone interessate con un decotto ottenuto facendo bollire per qualche minuto 8 gr di foglie per ogni tazza d’acqua.

Le ricette

Uva sotto spirito INGREDIENTI: ¾ 1,2kg di uva bianca soda ¾ 300g di zucchero semolato ¾ 1 limone ¾ 500g di alcol a 95° ¾ 100g di acqua PREPARAZIONE 1. Tagliare i piccoli pochi millilitri sopra gli acidi. Lavare e asciugare perfettamente la frutta. 2. Con acqua e zucchero preparare uno sciroppo a caldo e lasciatelo raffreddare. 3. Intanto disponete gli acidi in un vaso di vetro (o più vasi piccoli) a chiusura ermetica. Aggiungere lo sciroppo e coprite tutto con l’alcol. 4. Unite alcune striscioline di scorza di limone e chiudete ermeticamente. 5. Dopo un mese la preparazione è pronta uva alla grappa

INGREDIENTI:

™ 1,2 kg di uva nera soda ™ 600 g circa di grappa

170 PREPARAZIONE

1) tagliate i piccioli pochi millimetri sopra gli acini. Lavate, asciugate e pungete ciascun acino con un ago sottile. 2) Disponete l’ uva in un vaso di vetro a chiusura ermetica. Premetela leggermente e versatevi la grappa, fino ad arrivare a 2 centimetri sopra la superficie dell’uva. 3) tenete in osservazione per 2 giorni aggiungendo liquore al bisogno 4) Riponete in dispensa per 2 mesi prima di consumare.

come preparare…

L’INFUSO Questo tipo di preparazione viene utilizzato per le droghe ricche di componenti volatili, di aromi delicati, di principi attivi che si liberano per l’azione combinata dell’acqua e dal calore.

Generalmente queste droghe sono i fiori, le gemme, le foglie.

Si fa bollire la quantità d’acqua prevista e la si versa sulla droga sminuzzata, si mescola e si lascia in infusione, coperta per circa 10minuti.

Si filtra poi l’infuso attraverso la tela o il colino. Si beve tiepido o lo si utilizza per inumidire garza o cotone oppure per

171 bagni totali e parziali. L’impiego degli infusi deve essere immediato. IL DECOTTO

Le droghe non aromatiche, che contengono principi attivi stabili al calore, come quelle costituite da radici, cortecce, semi, si adoperano sotto forma di decotto.

Si getta la quantità prescritta in un determinato volume di acqua fredda, si porta all’ebollizione e si lascia bollire a fuoco moderato con il coperchio per 10-20 minuti circa, quindi si filtra.

Consumare tiepido come bevanda o per inumidire garze e cotone da applicare sulla pelle.

IL MACERATO E LE PREPARAZIONI ALCOLICHE

La macerazione, che richiede un certo tempo di preparazione, consiste nel lasciare gli ingredienti: bucce, foglie, semi, in un recipiente a contatto con un solvente (acqua, alcool, olio, vino) per alcuni giorni.

172

Proverbi

™ Non ti mangiare tutto quello che hai non dire

quanto sai, lavora più che puoi perché pur non

essendo ricco, vivrai.

™ Cosi amari tènili cari, cosi duci tènili ‘nchiusi.

™ Cu beni mangia a longu viva.

™ Lu biancu e lu russu vènanu di lu mussu.

™ Il fico vuole avere due cose: collo d’ impiccato e

camicia di furfante.

™ La polenta tanto più è unta, più va giù contenta.

™ La patata da più forsa se la xe cota co la scorsa.

173 ™ La verdura l’e’ una pietanza che la voeur

condiment in gran bondanza.

™ La donna che vuol bene a suo marito la sera gliela

fa la cipollata.

™ La polenta accontenta, i fagioli brontolano, gli

agnoli consolano.

™ Pan di grano, saltami in mano.

™ Salvia salvia, malva mal va.

™ Cu mangia patati nun mori mai.

™ La favuzza è mienzu pani.

™ L ‘ agghiu è la medicina di lu villanu.

™ Più corta è la pancia, più lunga è la vita.

™ Più si mangia meno si vive.

™ Se il dottore non vuoi chiamare, prugne cotte devi

mangiare.

™ Siano i frutti stagionati , chè son buoni e delicati;

ma non mai in abbondanza, perché dan poca

sostanza.

™ I fagioli sono la carne dei poveri.

174

ZÄ| tÄâÇÇ| wxÄÄt vÄtááx Öâ|Çàt

175

176

177

VÉÇ Ät vÉÄÄtuÉÜté|ÉÇx wxÄÄx |ÇáxzÇtÇà| exáÑÉÇátu|Äx ÑÜÉzxààÉ `xÄ|Çt WtÇ|xÄx \ÇáxzÇtÇàx w| vÄtááx TÇzxÄt `tÇÇxÄÄt \ÇáxzÇtÇàx wË|ÇyÉÜÅtà|vt eÉát fâÑÑt

178

TÇÇÉ ávÉÄtáà|vÉ ECDEBECDF

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• INTRODUZIONE

• AGLIO

• ALLORO

• BASILICO

• CAMOMILLA

• CARCIOFO

• CAROTA

• CASTAGNO

• CAVOLO

• CETRIOLO

179 • CILIEGIO

• CIPOLLA

• FAGIOLO

• FAVA

• FINOCCHIO

• FICO

• FRAGOLA

• GRANO

• GRANOTURCO

• KACO

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• PEPERONE

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• POMODORO

• PREZZEMOLO

• PRUNO

• ROSMARINO

• ROVO

• SALVIA

• VIOLA

180 • VITE

• COME PREPARARE

• PROVERBI

• INDICE

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