Storia del paese di Castelletto Stura

L'abitato di Castelletto Stura si trova in una posizione pianeggiante, adagiato sul fianco del greto dello Stura di a 447 metri sul livello del mare, 9 km a valle rispetto al capoluogo di provincia , 15 km a monte rispetto alla città di , raggiungibili attraverso la Strada Provinciale 3. Il paese è inoltre collegato, attraverso un ponte sul fiume Stura di Demonte, alla SS231 e è interessato dal passaggio, nel proprio territorio, dall'Autostrada Asti - Cuneo. Il territorio, in prossimità del fiume Stura di Demonte è parte del Parco Fluviale Gesso e Stura. Il toponimo è composto dal diminutivo di Castello e dal nome del fiume Stura. A questo paese, che ha parecchi omonimi in Piemonte, si riferisce sicuramente, data la presenza del determinante, la citazione del 1238 (Castelletus Sturie). Del Castello che in origine diede il nome all'abitato rimangono esclusivamente alcune mura situate in prossimità della Cappella dedicata a Sant'Anna.

Un villaggio fortemente condizionato dalle fasi di sviluppo e di arretramento del centro demico più vicino: così si potrebbe sintetizzare la vicenda che vede come protagonista Castelletto Stura. È lecito supporre, dalla denominazione che assume fin dagli inizi del secolo XIII, che esso si giustifichi nell’ottica del controllo del guado dello Stura e del reticolo di vie che da questo si dipartono.

Castelletto presenta una doppia vita: una vita latente e quasi ignota, soppressa nel Trecento dal Comune di Cuneo e una vita nuova, pulsante di attività dall’inizio del Quattrocento.

I primi abitanti di cui si ha notizia, nel territorio di Castelletto Stura, furono i LIGURI BAGIENNI (480 a. C.). Gli storici riportano che essi lottarono per più di due secoli contro la potenza romana, che ebbe solo il sopravvento intorno all’anno 89 a.C.. Sotto il consolato di Mario i romani inviarono una grossa colonia ad abitare tra il Tanaro e lo Stura, affinché, mescolandosi con gli antichi abitanti, riducesse la possibilità di ribellioni; la tribù inviata, come testimoniano le epigrafi ritrovate presso le cascine Sant’Anselmo, Falchi, Gamarra e Motta si chiamava Camilla.

Con lo sbriciolarsi dell’Impero romano anche le nostre zone ne subiscono le stesse sorti; si susseguono carestie, pestilenze, guerre tra i vari signorotti locali, invasioni barbariche. Il nostro territorio si spopola e i boschi ne prendono il soppravvento.

I nostri paesi nascono solo dopo il mille raggruppati attorno ad un castello o ad una torre. Così anche il nostro Castrum Sturiae è in verità era una grande torre di avvistamento, cui attorno nacque il primo nucleo del paese (Roset). La prima data sicura è del 1238 con cui i signori di concedono libertà di pascolo ai monaci della Certosa. La data 1166 che alcuni riportano come prima menzione di Castelletto, non è sicura essendo il documento di difficile interpretazione.

Il paese in quel periodo è sotto il dominio dei signori di Morozzo e del vescovo di Asti, e per quasi tutto il 1300 sono gli Angiò i signori del paese, prima con Roberto e in seguito con la regina Giovanna. Nel 1362 venne occupato da una banda di mercenari inglesi (la compagnia Bianca) comandati da Giovanni Hawkwood (Acuto), che seminò lutti e distruzione. Vista la grave situazione, il Comune di Cuneo decreta in data 22 ottobre 1366 la distruzione di Castelletto fatta eccezione della torre di difesa. Da allora è tradizione locale riproporre la cacciata di Giovanni Acuto e dei suoi soldati che stabilendosi in paese tiranneggiavano gli abitanti, i quali stanchi dei soprusi si sarebbero rivoltati, e avrebbero cacciato il tiranno catturandolo in Roset in un porcile.

Per una sessantina d’anni Castelletto non esiste più come paese. Nel 1420 Cuneo decide di ripopolare Castelletto, con 25 famiglie provenienti da . Sicuramente Castelletto non era completamente disabitato, e le nuove famiglie si uniscono ai pochi castellettesi formando di nuovo il paese con la denominazione di Castrum Sturiae. La grande operosità degli abitanti fa si che si costruiscano in pochi anni la Confraternita, la cappella di San Bernardo e la Parrocchiale.

Il 1500 si apre con furibonde liti tra Cuneo e Mondovì per il possesso di Castelletto. Dopo mezzo secolo Cuneo avrà la meglio su Mondovì, e “la villa di Castelletto sia d’or innanzi ed in perpetuo incorporata alla villa di Cuneo".

Nel 1600, la storia del nostro Comune scorre sullo sfondo delle lotte e delle guerre che caratterizzarono il secolo e il paese è soggette a scorrerie di soldataglie, che pretendevano vitto e alloggio. Sono anni difficili per la presenza di malattie e febbri pestilenziali.

Nella seconda metà del 1700 l’autorità comunale dimostra una attività sorprendente: vengono definiti i confini del paese e si accorda con i paese vicini per l'utilizzo dell’acqua dal fiume Stura. Il secolo si chiude con la Rivoluzione Francese

Nel 1835 scoppia anche a Castelletto il colera. L’8 febbraio 1848 Carlo Alberto promette lo Statuto: a Castelletto Stura viene celebrata la festa della Costituzione e passano a Castelletto Stura i cascinali di Sant’Anselmo, Torre del Prete, Tetto Falchi, Coppo, Trebbio; Signoria, Forgiane, Marsera, Ruschetto, il Mulino di Tetti Pesio. Il Novecento con la guerra del 15/18 vede quasi un centinaio di Castellettesi in divisa militare; non tutti ritorneranno ed avranno i loro nomi scritti sulle lapidi. Numerose le classi richiamate alle armi anche nella seconda guerra mondiale e saranno molti i Castellettesi che non faranno ritorno alle loro famiglie. Terribile fu la guerra civile che vede contrapposti i partigiani da una parte e i Tedeschi e Fascisti dall’altra: anche Castelletto avrà le sue vittime civili.

BAL DEL SABRE- BALLO DELLE SPADE Antica danza popolare praticata in paese sin dal medioevo. Nel territorio di Castelletto Stura sino al 1960 si proponeva una vera e propria rievocazione della cacciata dei mori che sbarcati nei pressi di Savona intorno al 1540 si spinsero per far bottino sino al paese cuneese. " I regiment di spiantà "con i suoi 400 figuranti stando alle descrizioni, coreuticamente doveva essere molto simile alla Stacada. Il "bal del sabre" oggi viene effettuato nel periodo estivo, solitamente in concomitanza con le celebrazioni per il patrono San Magno, e vede coinvolti dodici giovani in costume che realizzano varie figure di danza formando con le spade una catena continua che si svolge e si riavvolge su sé stessa. I protagonisti si dispongono su due file parallele e, sempre uniti dalle spade, attraversano un grande circolo adorno di nastri colorati, infine incrociano le spade formando un cerchio su cui viene innalzato uno di loro. Nella seconda parte della cerimonia, ognuno degli spadonari prende in mano uno dei lunghi nastri colorati che pendono dall'estremità di un palo. Danzando al ritmo del tamburo, con passi in direzioni alternate, i giovani creano un intreccio che riveste il palo; in seguito, girando in senso contrario, sciolgono l'intreccio. Dal 2000 in Piazza Italia, centro principale del paese, troneggia una statua che raffigura questo particolare evento realizzata in fusione di bronzo a cera persa, dall'artista Elio Garis.

Statua del "bal del sabre"