Caro Mondo Dello Sport, La Campagna Italiana

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Caro Mondo Dello Sport, La Campagna Italiana Caro mondo dello sport, La campagna italiana Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana, che si inserisce in una campagna europea, si oppone alla scelta di Israele come paese che ospita la coppa UEFA Under 21 2013 e chiede che la UEFA sposti il campionato da Israele, paese che si fa beffa del diritto internazionale, occupando militarmente la Palestina e imponendo un sistema di apartheid al popolo palestinese. Anche lo sport palestinese è stato più volte oggetto diretto di attacchi militari israeliani. Nei bombardamenti israeliani su Gaza del novembre 2012, infrastrutture sportive e del calcio, tra cui la sede del Comitato Nazionale Paralimpico e lo stadio nazionale di calcio a Gaza City, sono state distrutte, mentre colpi di artiglieria su campi sportivi hanno ucciso ragazzi palestinesi a Gaza mentre giocavano a pallone. Queste azioni hanno portato 50 calciatori europei ad affermare: “Il fatto che Israele ospiti il campionato europeo UEFA Under 21, in queste circostanze, verrà visto come un premio per azioni che sono contrarie ai valori dello sport.” Tra i sostenitori della campagna, personaggi come il regista britannico Ken Loach, Luisa Morgantini, già vice presidente del Parlamento europeo, l’ex senatore Vincenzo Vita, Marie George Buffet, già ministro dello sport francese, e il compianto Stephane Hessel, co-estensore della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, oltre a 15000 persone che hanno firmato lettere a Michel Platini. Il 24 maggio a Londra, attivisti della campagna, provenienti da diversi paesi europei, Italia inclusa, manifesteranno davanti al congresso annuale della UEFA. Si è anche fatta formale richiesta perché Mahmoud Sarsak, giocatore palestinese, detenuto dalle autorità israeliane per tre anni senza capo d’accusa né processo, e rilasciato solo dopo tre mesi di sciopero della fame ed una protesta internazionale, possa intervenire al Congresso. Martedì 21 maggio a Roma, in vista alla partecipazione della Federcalcio alle riunioni di Londra, la campagna Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana ha organizzato un sit-in per protestare contro la decisione della UEFA e denunciare la mancata presa di posizione da parte della Federcalcio, che pure ha dichiarato un impegno per il calcio palestinese. E se si dovesse andare avanti con il mal concepito piano di svolgere il campionato Under 21 in Israele, Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana farà appello perché si svolgano proteste in tutta l’Italia l’8 giugno, giorno della partita Italia – Israele. Finché Israele non rispetta la legalità internazionale e i diritti umani, e continua a operare contro i valori dello sport, non merita di essere premiato con un evento sportivo di tale portata e non ha nessun diritto a rimanere nella UEFA. In allegato della documentazione utile per conoscere sia la campagna che l’impatto delle politiche israeliane sullo sport palestinese e sulla vita in Palestina. Siamo a disposizione per illustrare le condizioni dello sport in Palestina e le ragioni della campagna, affinché favorisca la dovuta attenzione e copertura mediatica durante il congresso UEFA e, a giugno, durante il campionato, nel caso la UEFA scegliesse di ignorare i tanti appelli che chiedono di spostarlo. Per contatti: Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana [email protected] • http://bdsitalia.org/cartellino-rosso Dichiarazione della campagna europea contro la coppa Uefa Under 21 in Israele ALZARE IL CARTELLINO ROSSO CONTRO IL RAZZISMO ISRAELIANO Nel giugno 2011, 42 squadre di calcio palestinese hanno invitato il presidente della UEFA Michel Platini a cambiare la decisione di tenere in Israele il campionato maschile Under 21 del 2013, un paese che impone un’occupazione militare, una colonizzazione e un sistema di apartheid in Palestina.[1] Da quel momento, in tutta Europa e in tutto il mondo, sono in constante aumento appelli all’UEFA per rimuovere la coppa Under 21 da Israele. Da petizioni online con oltre 13.000 firme, alla dichiarazione di 50 stelle del calcio europeo, alla lettera di Marie-George Buffet, già ministro francese dello Sport, è chiaro che dai fan del calcio e dei diritti umani la concessione a Israele dell'onore di ospitare un evento sportivo internazionale è vista come un premio immeritato per i suoi comportamenti contrari ai valori sportivi.[2] Una coalizione europea di organizzazioni antirazziste sta conducendo una campagna per alzare il cartellino rosso contro Israele per il mancato risetto del diritto internazionale e per la violazione dei diritti umani dei Palestinesi. La campagna contesta la decisione della UEFA di tenere competizioni sportive in Israele e lavora per assicurare che il potenziale positivo dello sport sia utilizzato per fare pressione su Israele per porre fine agli abusi dei diritti umani, piuttosto che favorirli attraverso impunità e premi. La campagna fa parte del movimento globale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) lanciato dalla società civile palestinese nel 2005, che trae ispirazione dal movimento anti-apartheid in Sud Africa, nel quale il boicottaggio sportivo ha svolto un ruolo decisivo.[3] Nel settembre 2010, il presidente della UEFA Michel Platini ha espresso preoccupazione per le restrizioni che Israele impone ai calciatori palestinesi, affermando che "Israele deve scegliere tra consentire allo sport palestinese di continuare e prosperare oppure essere costretto ad affrontare le conseguenze per il suo comportamento." Nei due anni e mezzo sono trascorsi da allora, "prosperare" non è una parola che viene in mente se guardiamo le condizioni dello sport palestinese - un microcosmo della realtà vissuta da tutti i Palestinesi, che vivono sotto l'occupazione militare israeliana in Cisgiordania, Gerusalemme Est e a Gaza o come cittadini di seconda classe all'interno di Israele o come rifugiati all'estero. Sono stati oggetto di attacchi militari israeliani non solo infrastrutture sportive e del calcio, tra cui la sede del Comitato Nazionale Paralimpico e lo stadio di calcio di Gaza, colpi di artiglieria israeliana hanno anche ucciso su campi sportivi ragazzi palestinesi a Gaza mentre giocavano al pallone.[4] Ci sono voluti tre mesi di sciopero della fame ed una protesta internazionale perché le autorità israeliane rilasciassero il giocatore della nazionale palestinese Mahmoud Sarsak lo scorso luglio. Era stato arrestato mentre viaggiava da Gaza in Cisgiordania per una partita ed era stato detenuto per tre anni senza capo d’accusa né processo. Israele tiene in prigione ancora il portiere della squadra olimpica Omar Abu Rois e il giocatore di Ramallah Mohammed Nimr, insieme a 4.000 prigionieri politici palestinesi.[5] Come per tutti i Palestinesi, Israele nega sistematicamente il diritto di movimento ai calciatori palestinesi, sia nei Territori palestinesi occupati sia verso l’estero per allenarsi o gareggiare. Inoltre, se l'UEFA dovesse andare avanti con il mal concepito piano di tenere il Campionato Under 21 in Israele, ai migliaia di tifosi di calcio palestinesi provenienti dai territori che Israele occupa illegalmente sarebbe negato l'ingresso per vedere le partite, mentre i coloni israeliani sarebbero liberi di andare e venire senza ostacoli. Aggiungendo al danno la beffa, i luoghi scelti per le finali Under 21 in Israele comprendono Bloomfield Stadium, già Basa, dal quale è stato espulso il club palestinese Shabab el-Arab nel 1948; Netanya Municipal Stadium che incombe sull'unico edificio rimasto del villaggio palestinese distrutto di Bayyarat Hannun; uno stadio di riserva a Ramat Gan costruito su terreni sequestrati in base alla legge sulle proprietà degli "assenti" ad abitanti dei villaggi palestinesi di Jarisha e al-Jammasin al-Sharqi; e Teddy Stadium, costruito accanto al villaggio palestinese quasi completamente distrutto di al-Maliha. Teddy Stadium è anche la sede della famigerata squadra israeliana Beitar Jerusalem, i cui tifosi hanno dato alle fiamme la sede amministrativa del club nel mese di febbraio 2013, dopo che sono entrati nella squadra due giocatori musulmani provenienti dalla Cecenia. Un mese dopo, i tifosi hanno lasciato lo stadio quando uno di loro ha segnato il suo primo gol. Moshe Zimmermann, uno storico dello sport presso l’Università ebraica, smentisce le affermazioni che i tifosi del Beitar Jerusalem siano solo una frangia estremista, dichiarando: "Il fatto è che la società israeliana nel suo complesso diventa sempre più razzista, o almeno più etnocentrica, e questi fatti ne sono un'espressione".[6] La campagna europea Cartellino Rosso sostiene che Israele deve, infatti, essere "costretto ad affrontare le conseguenze". Gli abusi di cui sopra lo rendono inadatto ad ospitare eventi sportivi internazionali. Permetterlo rafforzerebbe il senso di impunità che li perpetua. Invitiamo la UEFA a ritirare l'onore di ospitare il Campionato europeo Under 21 del 2013 da Israele e ad escludere Israele da considerazioni per futuri eventi sportivi, inviando così di un forte messaggio che nel calcio non c’è posto per la negazione sistematica dei diritti umani. Note: [1] http://www.bdsmovement.net/2011/letter-to-platini-7377 [2] UEFA President Michel Platini: Remove UEFA 2013 European Under-21 Championship from Israel http://chn.ge/RFbsLu M. Platini - Président de l'UEFA: Revenez sur votre décision d'organiser l'Euro Espoirs 2013 en Israël http://chn.ge/O4HIt4 European Footballers Declare Support for Palestine http://bit.ly/QugttH Coupe d'Europe de football en Israël, Marie Georges Buffet écrit à Platini http://bit.ly/17zZJcw [3] http://www.bdsmovement.net/bdsintro [4] http://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/after-destroying-paralympic-hq-and-stadium-gaza-israel-
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