REGIONE DEL GIUNTA REGIONALE SEGRETERIA REGIONALE ALLE INFRASTRUTTURE E MOBILITA' DIREZIONE INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO VENETO STRADE S.P.A.

OPERE COMPLEMENTARI AL PASSANTE DI MESTRE

OPERE DI COMPLETAMENTO DEL "TERRAGLIO EST" TRA VIA ALTA IN COMUNE DI CASIER E LA TANGENZIALE DI IN COMUNE DI TREVISO

PROGETTO DEFINITIVO

PROGETTAZIONE STRADALE PROGETTAZIONE E CALCOLO PROGETTAZIONE IDRAULICA RELAZIONE E COMPUTAZIONE - PRIME STRUTTURALE AMBIENTALE, IMPIANTISTICA PLANIMETRIE MODELLO INDICAZIONI SICUREZZA COMPUTAZIONE STRUTTURE ANALISI CHIMICHE TERRENI GEOLOGICO LOCALE

DIEGO GALIAZZO C&T IDEVA Dott. Geologo INGEGNERIA ENGINEERING S.r.l. INGEGNERIA NICCOLO' IANDELLI via De Regner, 13 via Veneto, 13 viale Udine, 42 via Verona , 12 35128 - Padova (PD) 31057 - (TV) 30026 - Portogruaro (VE) 31045 - (TV)

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Indice dei contenuti

1. PREMESSA ...... 4 2. PRESCRIZIONI COMMISSIONE VIA PROGETTO PRELIMINARE ...... 5 2.1 ALLEGATI ALLA DELIBERA ...... 6 3. COMPLETAMENTO TERRAGLIO EST – PROGETTO DEFINITIVO ...... 9 3. 1 OPERE DI PROGETTO ...... 11 3. 2 NUOVA VIABILITÀ DI PROGETTO ...... 13 4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 15 4.A PIANI TERRITORIALI DI COORDINAMENTO A SCALA REGIONALE E PROVINCIALE ...... 16 4.A.1 IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO – PTRC VIGENTE ...... 16 4.A.2 IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO – PTRC ADOTTATO ...... 19 4.A.3 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE DI TREVISO – PTCP ...... 22 4.B PIANI DI SETTORE A LIVELLO REGIONE E PROVINCIALE ...... 24 4.B.1 PIANO DI TUTELA DELLA ACQUE DEL VENETO ...... 24 4.B.2 PIANO REGIONALE DI TUTELA E RISANAMENTO DELL’ATMOSFERA ...... 25 4.B.3 PIANO STRALCIO PER L'ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME ...... 26 4.B.4 PIANO CAVE REGIONE VENETO ...... 26 4.C STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO COMUNALE ...... 27 4.C.1 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI TREVISO – PAT ADOTTATO ...... 27 4.C.2 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI TREVISO – PIANO INTERVENTI VIGENTE ...... 29 4.C.3 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI CASIER – PAT ADOTTATO ...... 29 4.C.4 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI CASIER – PIANO INTERVENTI VIGENTE ...... 31 4.D PIANI DI SETTORE A LIVELLO COMUNALE ...... 31 4.D.1 PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA COMUNE DI TREVISO E CASIER ...... 31 4.D.2 PIANO DELL'ILLUMINAZIONE PER IL CONTENIMENTO DELL'INQUINAMENTO LUMINOSO P.I.C.I.L ..... 34 4.A COERENZA DELLE OPERE IN PROGETTO CON LA PIANIFICAZIONE VIGENTE ...... 34 5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 35 5.1. ARIA ...... 35 5.1.1. CAMPAGNA DI RILIEVO DEL ARPAV...... 36 5.1.2. SINTESI RISULTATI STUDIO DI IMPATTO ATMOSFERICO PROGETTO PRELIMINARE ...... 37 5.2. CLIMA ...... 37 5.2.1. PRECIPITAZIONI ...... 37 5.2.2. TEMPERATURE ...... 38 5.3. AMBIENTE IDRICO ...... 38 5.3.1. VULNERABILITÀ INTRINSECA DEGLI ACQUIFERI (PTA )...... 39 5.4. RISCHIO IDRAULICO ...... 40 5.4.1. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI ...... 43 5.4.2. QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE ...... 44 5.5. SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 44 5.5.1. GEOLOGIA , LITOLOGIA E GEOLOGIA ...... 44 5.5.2. GEOLOGIA ...... 47 5.5.3. IDROGEOLOGIA ...... 47 5.5.4. CARTA DELLE FRAGILITÀ GEOLOGICHE , IDROGEOLOGICHE E ZONE DI TUTELA ...... 48 5.5.5. CAVE E DISCARICHE ...... 49 5.6. RISCHIO SISMICO ...... 50 5.5.6. INDAGINE SISMICA PASSIVA IN ARRAY , METODO RE .MI ...... 51 5.7. TERRE E ROCCIE DA SCAVO ...... 52 5.8. BIODIVERSITÀ, FLORA, FAUNA ...... 52 5.8.1. IL SISTEMA REGIONALE RETE NATURA 2000...... 53 5.8.2. FLORA E ASPETTI VEGETAZIONALI ...... 54 5.8.3. FAUNA ...... 57 5.9. ECOSISTEMI ...... 68 5.9.1. AGROECOSISTEMI ...... 69

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5.9.2. AREE URBANIZZATE (AMBITI PERIFERICI DI TREVISO E DEI COMUNI DELLA CINTURA ) ...... 70 5.9.3. AREE NATURALI E SEMINATURALI ...... 72 5.9.4. AREE PROTETTE ...... 73 5.9.5. DIVERSITÀ BIOLOGICA ...... 73 5.9.6. SPECIE TARGET ...... 74 5.10. RETE ECOLOGICA ...... 77 5.10.1. ELEMENTI DI UNA RETE ECOLOGICA ...... 78 5.11. IL SISTEMA DEL PAESAGGIO ...... 80 5.12. Elementi storico archeologici ...... 85 5.12.1. INQUADRAMENTO STORICO ...... 86 5.12.2. ANALISI CARTOGRAFICA ED AEROFOTOINTERPRETATIVA ...... 87 5.12.3. METODOLOGIA UTILIZZATA ...... 87 5.12.4. ANALISI DELLA CARTOGRAFIA STORICA IGM ...... 88 6. OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALE IN PROGETTO ...... 91 6.1. Opere a verde e ricomposizione del paesaggio ...... 92 6.2. Opere di mitigazione acustica ...... 99 7. RAFFRONTO PROGETTO PRELIMINARE – PROGETTO DEFINITIVO ...... 104 8. ELENCO ALLEGATI ...... 108

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1. PREMESSA

La presente costituite un’analisi degli aspetti pianificatori ed ambientali in relazione all’opera viaria denominata “ COMPLETAMENTO DEL TERRAGLIO EST DA VIA DELLE INDUSTRIE IN COMUNE DI CASIER ALLA CONNESSIONE CON LA SR 53 POSTUMIA IN COMUNE DI TREVISO – PROGETTO DEFINITIVO” ricadente nel comune di Casier (TV) e Treviso. Prendendo spunto dai documenti già redatti nel corso della stesura del primo progetto preliminare, anno 2008, sottoposto a procedura di VIA il cui parare è stato riportato nel capitolo 2 della presente, l’opera è stata oggetto di una nuova progettualità nel corso dell’anno 2019 con la stesura del nuovo studio di fattibilità tecnico-economica (ex progetto preliminare – Nuovo Codice degli appalti Dlgs 50/2016) e del successivo progetto Definitivo in parola. In merito, vengono qui riportati i principali elementi riferibili ai potenziali effetti sulla componente territoriale ed ambientale indotta dalle opere in parola, nonché descritte tutte le opere di mitigazione implementate funzionali alla mitigazione degli impatti già individuati nel corso della stesura del documento di VIA citato, e atte a garantire la piena compatibilità dell’intervento con l’ambiente circostante.

In sintesi il presente è organizzato secondo la seguente struttura logica:

· Sintesi delle risultanze della procedura di VIA riferita al progetto preliminare del 2008; · Descrizione della nuova proposta progettuale, qui presentata nella versione del progetto Definitivo; · Definizione del quadro di riferimento pianificatorio e programmatico; · Definizione del quadro di riferimento ambientale, demando specifici approfondimenti agli elaborati tecnici che compongono il suddetto progetto definitivo che la presente accompagna; · Descrizione delle opere di mitigazione in progetto; · Confronto schematico tra progetto preliminare e progetto definitivo.

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2. PRESCRIZIONI COMMISSIONE VIA PROGETTO PRELIMINARE

La presente nota riporta il parere motivato della commissione VIA Provinciale in relazione al procedimento di Assoggettabilità a VIA del progetto preliminare delle opere in parola (Delibera adottata nella seduta di Giunta Provinciale del 24/08/2009).

“Per il progetto in esame con decreto provinciale di screening ambientale n. 2/2008 del 13.03.2008 prot.30756, si è concluso “di procedere con la Valutazione di impatto ambientale secondo le modalità del D.lgs 152/06 vigente all’epoca dell’istanza di screening” In data 10.06.2009 (provv. prot. n. 63698 dell'11.06.2009), è stata acquisita agli atti l'istanza con la quale la ditta VENETO STRADE s.p.a., chiede che venga attivata la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell'art. 26 del D.Lgs 152/06, sul progetto e relativo studio di impatto ambientale relativa al progetto “Opere complementari al Passante di Mestre. L.R. 2/2002 Intervento n. 31 – “Terraglio Est” nei comuni di – Casier – Treviso.

L’opera collega la Tangenziale sud di Treviso con il casello di del Passante Autostradale di Mestre, per poi collegarsi alla nuova viabilità, verso e Mestre, già realizzata nell’ambito della costruzione del Passante Autostradale di Mestre. La funzione della strada è quindi extraurbana, ma il tracciato recupera per ampi tratti la viabilità già realizzata in Comune di Casier, lungo la quale si sono installate numerose attività produttive, dando esecuzione alle previsioni pianificatorie storiche del Terraglio est.

Dal punto di vista trasportistico emerge che il traffico che interesserà la strada in progetto è in buona parte traffico che già percorre altre strade dei comuni interessati. L’effetto dell’opera sarà pertanto di riordino della funzionalità della rete, eliminando, in buona parte, il traffico di attraversamento dalla rete viaria locale e riducendo il traffico sul tratto della SS 13 detto Terraglio. Ciò a tutto beneficio della vivibilità e della sicurezza di quelle zone. Altro effetto di grande rilevanza è il collegamento che verrà garantito sia a nord che a sud delle zone industriali insediate nei comuni di Casier e Preganziol garantendo così l’allontanamento dei mezzi pesanti dalle strade dei centri abitati. Il tracciato ha un’estensione complessiva di circa 6,4 km. Il proponente ha provveduto: – a trasmettere copia integrale della domanda e dei relativi allegati ai comuni interessati ai sensi dell'art. 26 del D.Lgs. 152/06; – alla diffusione dell'annuncio di avvenuto deposito sui quotidiani "Corriere della sera" nazionale e regionale in data 11.06.2008, ai sensi dell'art. 28 del D.Lgs. 152/06; sensi dell'art. 15 – ad effettuare la presentazione al pubblico ai della L.R. 10/99 secondo le modalità concordate dalla provincia con i comuni interessati come da nota prot. Prov. n. 68752 del 24.06.2008 presso la Sala Riunioni della CAME Cancelli Automatici s.p.a. a Dosson di Casier in data 23 giugno 2008.

Nella Commissione Provinciale V.I.A. riunitasi il 23.06.2008 è stato confermato il sottogruppo istruttorio per l'esame del progetto e del relativo studio di impatto ambientale. La Commissione V.I.A. riunitasi in data 31.07.2009, ha provveduto all'analisi delle osservazioni pervenute, delle conclusioni della sottocommissione istruttoria e dopo esauriente discussione ha deciso di concludere l'istruttoria, esprimendo parere favorevole in ordine alla compatibilità ambientale al progetto “Opere complementari al Passante di Mestre. L.R. 2/2002 Intervento n. 31 – Terraglio Est” di cui trattasi, con prescrizioni, come risulta dal parere allegato al presente provvedimento che costituisce parte integrante. In data 31.07.2009 prot. Prov. 81972 è pervenuta un'ulteriore osservazione che è stata valutata dalla sottocommissione VIA nominata per l'istruttoria del progetto preliminare “Terraglio est” e del relativo Studio di Impatto Ambientale.

Il “sottogruppo” della Commissione V.I.A. ha ritenuto che gli argomenti prodotti siano stati già valutati in fase di discussione delle precedenti osservazioni e pertanto che le conclusioni della commissione VIA nella seduta del 31.07.2009 sono tuttora valide in quanto non sussistono argomenti nuovi da discutere in commissione. Tutto ciò premesso, ritenuto di fare proprio il parere della Commissione V.I.A. in data 31.07.2009 e di esprimere giudizio favorevole di compatibilità ambientale, soggetto a prescrizioni, ai sensi dell'art. 31 del D.Lgs. 152/06;

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Visti gli artt. 26, 27, 28, 29, 30 e 31 D.Lgs. 152/06 "Norme in materia ambientale"; Dato atto che il presente provvedimento è di competenza della Giunta Provinciale ai sensi dell'art. 48 del D.Lgs. 18.08.2000 n. 267; Visto il parere di regolarità tecnica espresso dal responsabile del servizio interessato ai sensi dell'art. 49 del D.Lgs. 18.08.2000 n. 267; Dato atto che il parere in ordine alla regolarità contabile e all'impegno di spesa non è richiesto in quanto l'atto non comporta diminuzione di entrata o impegno di spesa e non concerne gestione del patrimonio;

Dato atto che il Segretario Generale ritiene che il provvedimento rientri in un'attività amministrativa conforme alla legge, allo Statuto e ai Regolamenti;

Ritenuto di dichiarare la presente deliberazione, stante l'urgenza, con separata votazione unanime, immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 134, comma 4, del D.Lgs. 18.08.2000 n. 267, dati i termini previsti per il procedimento;

Con voti unanimi espressi nei modi e nelle forme di legge,

DELIBERA

1) di fare proprio il parere espresso dalla Commissione Provinciale per la Valutazione di Impatto Ambientale nella seduta del 31.07.2009, allegato al presente provvedimento di cui costituisce parte integrante; 2) di esprimere, ai sensi dell'art. 31 del D.Lgs. 152/06, giudizio positivo sulla compatibilità ambientale al progetto “Opere complementari al Passante di Mestre. L.R. 2/2002 Intervento n. 31 – Terraglio Est” nei comuni di Casale Sul Sile, Casier, Treviso con le prescrizioni espresse nelle "conclusioni" del parere della Commissione Provinciale V.I.A. del 31.07.2009; 3) di comunicare il presente provvedimento al soggetto proponente, ai Comuni di Casale Sul Sile, Casier, Treviso, nonchè al comune di Preganziol e alla Regione del Veneto; 4) di dare atto che il presente provvedimento non comporta oneri a carico del bilancio; 5) di dichiarare la presente deliberazione, stante l'urgenza, con separata votazione unanime, immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 134, comma 4, del D.Lgs. 18.08.2000 n. 267, dati i termini previsti per il procedimento”.

2.1 ALLEGATI ALLA DELIBERA

PARERE DELLA COMISSIONE DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE VIA – 31-07-2009

“Con decreto provinciale di screening ambientale n. 2/2008 del 13.03.2008 prot. 30756, per il progetto di cui all'oggetto, si è concluso “di procedere con la Valutazione di impatto ambientale secondo le modalità del D.lgs 152/06 vigente all’epoca dell’istanza di screening” In data 10.06.2009 con prot. provinciale n. 63698 del 11.06.2009 la ditta VENETO STRADE s.p.a. ha presentato istanza di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell'art. 26 D.Lgs. 152/06, relativa al progetto “Opere complementari al Passante di Mestre. L.R. 2/2002 Intervento n. 31 – “Terraglio Est” nei comuni di Casale Sul Sile – Casier – Treviso. La Provincia è competente per lo screening e la valutazione di impatto ambientale. La Commissione V.I.A., preso atto della documentazione presentata, delle osservazioni pervenute e considerate le problematiche connesse alla realizzazione del progetto “Terraglio Est” di cui all'oggetto ha ritenuto di condividere le conclusioni contenute nel documento della sottocommissione istruttoria di seguito riportate:

INQUADRAMENTO. Lo studio di Impatto Ambientale presentato dal proponente ha affrontato in modo esaustivo quanto previsto dalla normativa vigente in materia. L’opera collega la Tangenziale sud di Treviso con il casello di Preganziol del Passante Autostradale di Mestre, per poi collegarsi alla nuova viabilità, verso Mogliano Veneto e Mestre, già

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Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione - Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia realizzata nell’ambito della costruzione del Passante Autostradale di Mestre. La funzione della strada è quindi extraurbana, ma il tracciato recupera per ampi tratti la viabilità già realizzata in Comune di Casier, lungo la quale si sono installate numerose attività produttive, dando esecuzione alle previsioni pianificatorie storiche del Terraglio est. Il progettista ha dovuto, pertanto, mediare tra la necessità di realizzare un’infrastruttura scorrevole e la necessità di mettere in sicurezza i tratti stradali esistenti. Il tracciato ha un’estensione complessiva di circa 6,4 km. Limitatamente al tratto di attraversamento della S.P. 104 via Peschiera, immediatamente ad est del centro abitato di Dosson di Casier, il proponente ha presentato soluzioni alternative di connessione tra la viabilità provinciale e l’arteria in progetto, ferma restando la posizione dell’asse viario. L’alternativa A rappresenta tracciato e svincoli come da Progetto Preliminare; le alternative B e C, mantenendo la posizione dell’asse principale dell’alternativa A, realizzano lo scambio tra l’infrastruttura di progetto e la S.P. 104 mediante l’allargamento e l’adeguamento di un tratto stradale esistente per l’estensione di circa 1,2 km. Le alternative B e C differenziano tra loro per la lunghezza della trincea coperta in corrispondenza del sottopassaggio da parte della nuova infrastruttura della S.P. 104 – via Peschiera. La soluzione presentata sotto il nome di “alternativa D” non rappresenta una vera e propria alternativa del progetto, ma ne costituisce lo stralcio a sud, di collegamento tra la strada esistente, via delle Industrie, ed il sistema viario esistente in prossimità del nuovo casello di Preganziol, con adeguamento della via delle Industrie fino a via Martiri della Libertà, per un’estensione complessiva di 2,4 km circa. L’alternativa E costituisce, anch’essa, non un’alternativa di tracciato, bensì lo stralcio a nord, dalla rotatoria di accesso all’ospedale sotto la S.R. 53 Tangenziale sud di Treviso all’abitato di Dosson. Le simulazioni trasportistiche effettuate hanno riguardato vari scenari di calcolo e hanno riguardato le alternative A, B/C, D ed E. Dalle stesse è risultato che nell’orizzonte temporale del 2014 sono attesi circa 13.000 veicoli/giorno nelle alternative A e B/C, con piccoli scostamenti tra le alternative e nelle tratte interessate, e circa 12.000 veicoli/giorno nell’alternativa D, cioè lo stralcio sud. Il traffico attivato sulla nuova infrastruttura sarebbe invece molto basso se fosse realizzato solo lo stralcio a nord (alternativa E). Nelle varie simulazioni la percentuale del traffico pesante è tra il 6% e l’8% con punte attorno al 10%. Pertanto è un traffico orientativamente corrispondente al 50% della capacità di una strada extraurbana ad una corsia per senso di marcia.

VALUTAZIONI. Analizzata la documentazione presentata, effettuati numerosi sopralluoghi, viste le osservazioni sotto elencate, tenuto conto di quanto contenuto per l’espressione del parere e ritenuto che le stesse non incidano in maniera significativa sulla valutazione complessiva finale anche in considerazione delle prescrizioni introdotte a miglioria del progetto, si riportano di seguito le valutazioni della sottocommissione.

Dal punto di vista trasportistico emerge che il traffico che interesserà la strada in progetto è in buona parte traffico che già percorre altre strade dei comuni interessati. L’effetto dell’opera sarà pertanto di riordino della funzionalità della rete, eliminando, in buona parte, il traffico di attraversamento dalla rete viaria locale e riducendo il traffico sul tratto della SS 13 detto Terraglio. Ciò a tutto beneficio della vivibilità e della sicurezza di quelle zone. Altro effetto di grande rilevanza è il collegamento che verrà garantito sia a nord che a sud delle zone industriali insediate nei comuni di Casier e Preganziol garantendo così l’allontanamento dei mezzi pesanti dalle strade dei centri abitati. Dall’analisi dello Studio di Impatto Ambientale risulta che l’alternativa A è ambientalmente preferibile alle alternative B e C. Maggiore sarebbe l’impatto sul sistema vegetazionale delle alternative B e C, come evidenziato anche dal proponente al punto 2.3.3.1 del quadro ambientale ove evidenzia che “con la realizzazione della variante proposta dal Comune di Casier (ipotesi B e C) gli impatti potenziali sarebbero decisamente superiori per numeri di alberi abbattuti e per interferenza con il sistema dei fossi locali, che dovrebbero essere eliminati e risagomati pesantemente”. Di conseguenza molto peggiorativo sarebbe anche l’impatto sulla fauna, sia per quanto attiene agli uccelli che ai mammiferi ed agli anfibi, ed in generale sulla biodiversità dei luoghi. Anche dal punto di vista dell’equilibrio ambientale la realizzazione della bretella prevista nelle alternative B e C comporterebbe una significativa alterazione di una zona ancora pregevole andando a provocare un’ulteriore ferita ad un tessuto già molto compromesso che necessita invece di elementi di compensazione. Ciò emerge

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Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione - Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia dall’analisi dell’impatto sulla rete ecologica condotta dal proponente ove si evince una notevole preferenza per la soluzione A, con uno straordinario incremento dell’area del disturbo dell’ecosistema che passerebbe a 81 ettari, nel caso delle soluzioni B e C, rispetto ai 18 della soluzione A (punto 2.6.4 del quadro ambientale). Dal punto di vista del rumore la soluzione A consente, con l’adozione di una trincea coperta, di limitare il rumore in prossimità dell’abitato. (La soluzione della trincea coperta è prevista anche nell’alternativa B). Si prevede che la manovra di scambio tra la strada di progetto e la S.P. 104, sia effettuata da circa 800 veicoli / giorno. Pertanto il traffico sulla rotatoria di scambio sarà ampiamente compatibile. L’alternativa A rispetto alla soluzione B e C risulta anche trasportisticamente preferibile in quanto è di immediata comprensione da parte degli utenti della strada. Cosa fondamentale in una strada che ha un utenza che può essere esterna all’ambito locale.

CONCLUSIONI

La Commissione V.I.A., dopo esauriente discussione, ha concluso che, considerato favorevolmente il riordino della viabilità nell’area, il miglioramento del collegamento delle zone produttive esistenti alle infrastrutture primarie, il contributo dell’opera alla riduzione del traffico dai centri abitati e lungo l’asta del Terraglio (strada vincolata per il pregio paesaggistico e molto abitata), valutato il confronto sopra riportato sulle alternative considerate, per le motivazioni sopra espresse, esprime parere di compatibilità ambientale positivo al progetto di cui all’oggetto nella soluzione denominata “Alternativa A” con le prescrizioni di seguito riportate: 1. Le rotatorie previste siano posizionate in fase di progetto definitivo, il più possibile in asse al tracciato del Terraglio Est ed in ogni caso in modo da rispettare compiutamente l’angolo di deflessione previsto dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 19 aprile 2006. Le rotatorie siano progettate tenendo conto delle necessità delle frequenti inversioni di 360 gradi da parte di mezzi pesanti; siano previste adeguate larghezze della carreggiata della corona circolare e della corona sormontabile. Siano uniformate verso l’alto le dimensioni delle rotatorie del tratto di adeguamento di Via delle Industrie, sia per quanto riguarda l’aiuola centrale, che la larghezza della carreggiata e della corona circolare, in modo da consentire una manovra più agevole ai mezzi pesanti. 2. Comprendendo le ragioni che hanno portato alla proposta di un elemento insormontabile in centro strada si invita, per quanto di competenza, a trovare una soluzione in fase di progetto definitivo che non sia pericolosa per la circolazione dei motocicli. 3. Al fine di evitare l’interruzione della continuità dell’ecosistema costituita dal sifone sul corso d’acqua del fosso Dosson, sia valutata la possibilità tecnica di una deviazione dello stesso ad aggirare la rampa del sottopasso. In caso di impossibilità tecnica a questa soluzione la continuità del percorso naturalistico sia garantita mediante la posa di tubazioni in cls sotto la carreggiata a fine rampa. 4. Sia previsto il disoleamento delle acque di prima pioggia dopo il sollevamento delle stesse per il tratto ove la strada è in trincea e/o in galleria coperta. 5. Siano poste in atto per l’intero tratto in progetto le raccomandazioni espresse dagli uffici competenti del Comune di Treviso con nota del 23/06/2009 prot. 2405/09 in merito alla necessità che ad opera conclusa venga condotto un collaudo acustico atto a verificare se gli interventi di mitigazione acustica realizzati siano o meno efficaci e permettano il rispetto dei militi acustici di zona. 6. Si ritiene sia accettabile dal punto di vista dell’impatto ambientale che sia data immediata esecuzione allo stralcio sud, denominato nel progetto Alternativa D, cioè al tratto dal Casello di Preganziol alla via delle Industrie, incrocio via Martiri della Libertà compresa la rotatoria tra la strada in progetto e Via Martiri della Libertà. Infatti tale stralcio ha un impatto ambientale compatibile, un’estensione limitata, ma porterebbe un grandissimo beneficio trasportistico.

Qualora questo stralcio fosse anticipato rispetto al resto del progetto si ritiene che, debba essere prevista contestualmente la costruzione di una rotatoria provvisoria tra l’attuale via delle Industrie e la S.P. 104 per consentire la messa in sicurezza dell’incrocio e favorire la deviazione verso il nuovo asse del traffico proveniente dalla S.P. 104 e dalle zone industriali poste a nord con divieto di transito ai mezzi pesanti sul tratto della SP 104 che porta alla SS 13.

Treviso, 31 luglio 2009

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3. COMPLETAMENTO TERRAGLIO EST – PROGETTO DEFINITIVO

Il progetto dell’infrastruttura denominata Terraglio Est ha visto la sua genesi a seguito del suo inserimento tra le Opere complementari al Passante di Mestre e in questo ambito ne è stato realizzato, ed aperto al traffico, un primo lotto tra S.P. 39 “Casalese” all’incrocio con Via Alta.

Figura 3-1- Stato attuale del Terraglio Est

In aggiunta alla nuova viabilità sono state realizzate le rotatorie in corrispondenza degli incroci con Via Einaudi, Via Martiri della Libertà, Via Alta e via Peschiere.

Il tratto di Terraglio Est, già realizzato, presenta una sede stradale con una larghezza minima di 9,00 mt ed è affiancata sul lato ovest da una pista ciclabile separata da un’aiuola di 1,50 m e in alcuni tratti da cordolo invalicabile di 50 cm. Al lato opposto, nei tratti in corrispondenza a zone edificate, è presente anche un marciapiede di larghezza pari a 1,50 mt funzionale a consentire un’accessibilità pedonale alle proprietà con maggiore sicurezza.

In corrispondenza del tratto che si trova tra lotti edificati – prevalentemente edifici di attività industriali e artigianali -, è presente una fascia centrale di larghezza minima di 1,50 mt con la funzione di elemento separatore tra le corsie e funzionale a un maggior spazio di manovra per le svolte in destra dei veicoli che entrano ed escono delle proprietà. La strada, in lieve rilevato, è affiancata dalle necessarie opere idrauliche quali fossati o tombinamenti in ragione del contesto in cui si sviluppa.

A partire dalla rotatoria su Via Alta, in direzione nord, la sezione stradale è rimasta quella esistente la quale si estende fino alla zona industriale di Casier dove ha termine. Lungo tale percorso è presente un ulteriore rotatoria, a risoluzione dell’incrocio con Viale della Liberazione, la quale, rivelandosi piuttosto compatta, dovrà essere oggetto riqualificazione per renderla funzionale ai nuovi flussi di traffico.

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Figura 3-2- Sede riqualificata e da riqualificare

Figura 3-3- Rotatoria di Via Peschiere

Figura 3-4- Rotatorie tra Via delle Industrie via Alta e Via della Liberazione

Figura 3-5- Attuale innesto di Via Pasteur sulla rotatoria della Tangenziale di Treviso Il tratto esistente oggetto di adeguamento, presenta una larghezza di 6,50 – 7,00 mt, ed ha un andamento prevalentemente rettilineo. Negli ultimi 170 mt a nord la sede stradale, misurata tra le recinzioni degli

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Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione - Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia insediamenti industriali, ha invece una larghezza variabile di circa 15,00 -17,00 mt, in questo tratto i fossati laterali sono già stati tombinati.

Nel nuovo tratto di strada che arriva alla tangenziale di Treviso, l’arteria interseca altre due viabilità quali Via S. Antonino e Via Pasteur. La prima, che collega il centro di Casier con Treviso, ha una sezione di circa 7,00- 7,50 mt ed è affiancata da un percorso ciclabile in sede promiscua. In corrispondenza dell’abitato essa dispone di marciapiedi da entrambi i lati. Verso Nord-Ovest oltrepassa la Tangenziale sud di Treviso, tramite un sottopasso di altezza ridotta, da qui è possibile procedere verso il centro città oppure raggiungere la tangenziale attraverso Via Fornaci. Via Pasteur, che ha altresì una larghezza di 7,00 mt, pur presentando un andamento tortuoso rappresenta il percorso più corto per accedere alla Tangenziale stessa.

Figura 3-6- Via S. Antonino

Figura 3-7- Via Pasteur

L’area attraversata dalla nuova viabilità è prevalentemente agricola con un andamento altimetrico definito dalle attuali baulature dei campi e dalla rete di scoli e fossati ivi presenti. La zona industriale di Casier si trova sopra al piano campagna di 1,5-2 m e il nuovo asse avrà un andamento che consenta di realizzare le opere necessarie a mantenere la continuità idraulica delle aree e anche il collegamento ai fondi attraversai dalla viabilità.

3. 1 OPERE DI PROGETTO

Dall’analisi trasportistica dello stato di fatto che parte dai rilievi di traffico veicolare eseguito per l’occasione, i quali sono stati integrati da quelli forniti dai Comuni appartenenti all’area di studio, è emerso che la rete locale risulta gravata da un traffico di attraversamento generato dalla mancanza di un collegamento diretto tra la prima parte dell’infrastruttura, già realizzata, e la Tangenziale di Treviso. I volumi di traffico registrati e simulati su alcune strade che attraversano i centri abitati risultano effettivamente elevati, non tanto per le caratteristiche geometriche dell’infrastruttura ma per il contesto urbanizzato che attraversano. Risulta evidente, quindi, la necessità di completare il Terraglio Est con un’opera commisurata alla domanda di spostamento rilevata ed al contempo in sintonia con l’ambiente in cui viene inserita.

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La precedente versione progettuale, in data 2006, ha ipotizzato la realizzazione, in corrispondenza di alcune intersezioni tra l’asse principale e la viabilità interferita, di soluzioni delivellate che mantenevano la continuità viabilistica dell’asse stesso, attraverso la realizzazione di gallerie stradali (in corrispondenza delle intersezioni della viabilità di progetto con Via Peschiere e Via S. Antonino) le quali prevedevano delle opere in tunnel particolarmente estese: rispettivamente 184 mt e 115 mt a cui vanno aggiunte le rampe di collegamento al piano campagna realizzate con pendenza del 4%. In base alle situazioni, era inoltre prevista la connessione con la viabilità esistente attraverso bretelle complanari. Tali opere rappresentano un importante impegno strutturale sia in termini di realizzazione sia in termini economici. Sulla base delle analisi e approfondimenti svolti nello studio di fattibilità sono state individuate e verificate delle opere che consentono di completare il nuovo asse stradale con un minor impegno e un minor impatto sull’ambiente attraversato garantendo comunque una funzionalità adeguata alla tipologia di strada e alla domanda presente. Gli interventi previsti dal presente progetto sono: 1. Riqualificazione della viabilità esistente (Viale delle Industrie) da Via Alta in direzione nord fino alla rotatoria su Via della Liberazione con l’adeguamento della carreggiata esistente alle caratteristiche del tratto già realizzato a sud. Attualmente la sede stradale ha una larghezza media di circa 6,50 mt, si prevede di realizzare una sede carrabile con sezione di tipo F1 (D.M. 5 novembre 2001) – strada locale extraurbana - di larghezza totale 9,00 mt, e dare continuità alla pista ciclabile esistente proseguendone l’itinerario lungo il lato ovest, su sede separata da un aiuola di 1,50 m oppure da elemento invalicabile di 50 cm.

Figura 3-8- Sezione tipologica tra via alta e via della Liberazione

2. Riqualificazione del tratto finale di Viale delle Industrie con la riorganizzazione della piattaforma esistente. In questo segmento la strada ha inizialmente una larghezza di circa 7,00 mt, affiancata da due fossi per lo smaltimento delle acque piovane, mentre nella parte terminale la piattaforma si allarga occupando l’intera distanza fra le recinzioni presenti ai due lati per un’estensione superiore ai 16,00 mt. Considerando il tombinamento dei fossi di guardia, nel primo tratto, si prevede di organizzare gli spazi con una piattaforma stradale di 10,50 mt così suddivisa: carreggiata stradale composta da una corsia per senso di marcia di larghezza 3,00 mt alle quali di interpone una ulteriore corsia di 1,50 mt centrale, da ambo i lati si predispone la realizzazione di marciapiede da 1,50 mt. Per dare continuità al percorso ciclabile esistente, si prevede di proseguire la pista stessa in adiacenza al margine ovest dei lotti artigianali-industriali.

Figura 3-9- Tratto finale Viale delle Industrie con sede stradale e fossi laterali

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Figura 3-10- Intersezione Viale delle Industrie con via della Liberazione

3. Realizzazione del completamento di Viale delle Industrie fino a confluire sulla Tangenziale sud di Treviso (rotatoria Ca’ Foncello). L’esecuzione di questo tratto rende compiuto l’originario tracciato del Terraglio Est in quanto rappresenta la porzione del progetto originale che attualmente non esiste. Questa nuova viabilità ha un’estensione di circa 1,65 km con un andamento planimetrico inizialmente, partendo da Casier, pressoché rettilineo (i primi 400 mt), e successivamente sinuoso, al fine di adeguare la nuova arteria al contesto urbanizzato esistente. Percorrendolo da sud verso nord, il tracciato incrocia dapprima una viabilità di ambito locale, a servizio di edifici e fondi presenti, e successivamente Via S. Antonino. In continuità con le caratteristiche dei tratti precedenti la piattaforma prevista è di tipo F1 avente quindi una larghezza di 9,00 mt affiancata, fino a Via S. Antonino, dal percorso ciclabile in continuità con quello preesistente al lato ovest. Questo, si collegherà poi all’itinerario ciclabile presente su via S. Antonino, e per esteso al reticolo di itinerari ciclabili del Comune di Treviso.

3. 2 NUOVA VIABILITÀ DI PROGETTO

La nuova strada di progetto ha inizio in corrispondenza del punto conclusivo di Viale delle Industrie e prosegue verso nord fino a confluire nella Tangenziale di Treviso. Dopo circa 375 mt essa interseca una strada vicinale di accesso ad alcune proprietà, in corrispondenza della quale era originariamente prevista la realizzazione di una rotatoria per l’inversione di marcia dei veicoli da e per la zona industriale di Casier.

Figura 3-11- Strada vicinale

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L’attuale proposta prevede, invece, che le due arterie rimangano disgiunte: al fine di garantire una maggiore continuità e fluidità all’asse principale, questo viene mantenuto sopra il piano campagna e si prevede di di realizzare un sottopasso per dar continuità alla viabilità locale. Quest’ultimo, avrà una larghezza totale di 8,00 mt rispettivamente destinati: al flusso carraio 6,50 mt ed a marciapiede 1,50 mt. L’altezza libera del manufatto in colmo strada sarà di 5,00 m. In ragione dell’altimetria del terreno è possibile alzare l’asse principale fino a 2,50 mt sopra al piano campagna consentendo di limitare lo sviluppo delle rampe di accesso al sottopasso. Per questo tipo di rampe la pendenza massima è del 10% ma in ragione dell’orografia del terreno è possibile limitarla all’ 8%. Sono previste delle strutture di sostegno e un impianto di raccolta e sollevamento delle acque, opportunamente dimensionato all’estensione delle rampe. Il tracciato della nuova viabilità del Terraglio Est, prosegue poi in direzione nord verso via S. Antonino.

All’intersezione con via s. Antonino, si prevede che l’asse principale sottopassi la strada comunale con un’opera di attraversamento che si compone di due rampe e un monolite dimensionati per mantenere inalterata, 70 km/h, la velocità di progetto dell’asse. Per mantenere questo standard la pendenza delle rampe (5,00%) e i raggi verticali utilizzati portano ad avere un’opera complessivamente lunga 500 m. Proseguendo in direzione nord, il nuovo asse stradale si riporta sopra il piano campagna e, adeguando il tracciato ai varchi territoriali esistenti, raggiunge la Tangenziale di Treviso all’altezza della rotatoria Ca’ Foncello alla quale si innesta. In questo punto attualmente si attesta via Pasteur. Per il collegamento alla rotatoria esistente e per mantenere parte del collegamento funzionale di via Pasteur si prevede di collegare all’anello la nuova strada e di attestare via Pasteur al nuovo asse con un’attestazione per le sole manovre in destra. Questo schema consente di mantenere tre delle quattro manovre possibili infatti l’unica inibita sarebbe la svolta a sinistra per i veicoli provenienti dalla rotatoria verso via Pasteur.

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4. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il processo partecipato che ha portato alla stesura della progettualità in esame è stato piuttosto articolato. Fra le diverse amministrazioni competenti nell’ambito territoriale interessante l’infrastruttura, sono stati sottoscritti diversi atti di accordo nei quali sono riportati gli obiettivi e gli incarichi che ciascun ente sottoscrittore si impegna a garantire per l’attuazione dell’intervento. In particolare: a) in data 27 agosto 2004, fra Regione Veneto, Provincia di Treviso, Comuni di Treviso, Casier e Casale sul Sile e Commissario Delegato per l’Emergenza Socio Economico Ambientale della Viabilità di Mestre, il riconoscimento dell’infrastruttura relativa al nuovo Terraglio Est quale opera complementare al Passante autostradale di Mestre, inserita fra le opere prioritarie di Fascia A; b) in data 26 marzo 2007, fra Regione Veneto, Provincia di Treviso, Comuni di Treviso, Casier e Casale sul Sile e Veneto Strade S.p.A., l’Accordo di Programma per l’approvazione delle varianti di adeguamento degli strumenti urbanistici di rispettiva competenza, finalizzate alla compatibilità urbanistica dell’opera di cui all’accordo precedente e per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio; c) in data 2 Febbraio 2009, fra Provincia di Treviso, Comuni di Treviso, Casier, Casale sul Sile, Mogliano Veneto, Preganziol, il Commissario Delegato per l’Emergenza Socio Economico Ambientale della Viabilità di Mestre, Veneto Strade S.p.A., Concessioni Autostradali Venete S.p.A., il Protocollo d’Intesa per la definizione delle azioni e degli interventi integrativi conseguenti all’apertura del casello autostradale di Preganziol, nel quale, tra l’altro, al punto e) di tale documento, si precisa che: ”…le Parti concordano di procedere congiuntamente ad una verifica in merito alla opportunità di prevedere la realizzazione dell’opera anche per stralci funzionali, assegnando priorità agli interventi in grado di migliorare le condizioni della circolazione, con particolare riferimento ai transiti dei mezzi pesanti ed alla possibilità di prevedere percorsi che non interessino per questi ultimi l’attraversamento di centri abitati”. Dal che si evince chiaramente la possibilità di procedere alla realizzazione dell’opera in fasi diverse per successione temporale, ovvero per stralci funzionali all’opera ed al territorio.

Recentemente, anno 2018, successivamente al consolidarsi di diverse dinamiche territoriali tra le quali gli assetti di mobilità indotti dalla realizzazione del Passante di Mestre e di alcune opere complementari ad esso correlate, è riemersa l’opportunità di riprende la progettualità dell’opera denominata Terraglio Est, al fine di completarne la realizzazione mancando il solo tratto tra via delle Industrie in Comune di Casier, a sud, e la Tangenziale di Treviso-SR 53, a nord.

Di seguito vengono analizzati gli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale vigenti nell’area interessata dall’intervento in parola ricadente nei comuni di Treviso e Casier, distinti secondo i diversi livelli di pianificazione:

Livello Regionale e Provinciale: • Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) – approvato nel 1991; • Nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) – adottato nel 2009 e variante parziale a valenza paesaggistica adottata nel 2013; • Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Provincia di Treviso (PTCP);

Livello Regionale e Provinciale – Piani di settore: • Piano di tutela della Acque del Veneto – Aggiornato a Luglio 2018; • Piano Regionale di tutela e risanamento dell’atmosfera – Aggiornato anno 2013; • Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del bacino del fiume Sile (2007); • Piano Cave Regione Veneto (2018)

Livello Comunale: • Piano Assetto del Territoriale del Comune di Treviso – Approvato - 2015; • Piano degli Interventi – PI – Comune di Treviso - Approvato - 2019; • Piano Assetto del Territoriale del Comune di Casier – Approvato - 2010;

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• Piano degli Interventi Variante nr. 7 – PI – Comune di Casier - Approvato - 2019;

Livello Comunale - Piani di settore: • Piano di classificazione acustica Comune di Treviso e Comune di Casier (anno 2011); • Piano dell'Illuminazione per il Contenimento dell'Inquinamento Luminoso – PICIL del Comune di Treviso (anno 2017);

4.A PIANI TERRITORIALI DI COORDINAMENTO A SCALA REGIONALE E PROVINCIALE

4.A.1 IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO – PTRC VIGENTE

Il P.T.R.C. della Regione Veneto, adottato con D.G.R. n. 7090 del 23 dicembre 1986, ed approvato con D.G.R. n. 250 in data 13.12.1991, è stato pubblicato sul supplemento al B.U.R. n. 93, anno XXIII, del 24 settembre 1992. La Regione Veneto ha avviato il processo di aggiornamento del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, adottato con DGR n. 372 del 17/02/09 e pubblicato sul BUR n. 22 del 13/03/09 a cui è seguita la variante parziale al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC 2009) con attribuzione della valenza paesaggistica, adottata con deliberazione della Giunta Regionale n. 427 del 10 aprile 2013, come riformulazione dello strumento generale relativo all'assetto del territorio Veneto, in linea con il nuovo quadro programmatico previsto dal Programma Regionale di Sviluppo (PRS) e in conformità con le nuove disposizioni introdotte con il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/04). Con la deliberazione n. 1671 del 17 ottobre 2017, la Giunta regionale ha preso atto attraverso il "Vademecum metodologico per la conclusione del PTRC 2018" dell'attività da svolgere per pervenire all'approvazione dello strumento di pianificazione territoriale regionale. Al momento della stesura del presente documento il “nuovo” PTRC è all’esame della Giunta Regionale (febbraio 2019). Pertanto, non essendo l’iter di approvazione ancora concluso, il nuovo PTRC (adottato 2009) si pone come strumento in salvaguardia rispetto al precedente PTRC (approvato 1991). Il territorio in esame deve, pertanto, essere considerato e valutato alla luce dei due strumenti in parola.

Figura 4-1: Estratto PTRC Vigente – Tav. 1 Difesa del Suolo e degli insediamenti

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Figura 4-2: Estratto PTRC Vigente – Tav. 3 Integrità del territorio agricolo

Figura 4-3: Estratto PTRC Vigente – Tav. 5 Ambiti per la istituzione di parchi e riserve naturali ed archeologiche e di aree di tutela paesaggistica

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Figura 4-4: Estratto PTRC Vigente – Tav. 9.01 Ambiti per la istituzione di parchi e riserve naturali ed archeologiche e di aree di tutela paesaggistica – Tavola di dettaglio

Figura 4-5: Estratto PTRC Vigente – Tav. 10.26 Ambiti per la istituzione di parchi e riserve naturali ed archeologiche e di aree di tutela paesaggistica – Tavola di dettaglio

PTRC Vigente - Elaborati Indirizzi, Prescrizioni, Vincoli Tav. 01 Difesa del suolo e degli insediamenti Area a scolo meccanico. Nessuna indicazione specifica Tav. 02 Ambiti naturalistico -ambientali e paesaggistici di livello regionale Sul lato est dell’intervento, area di tutela paesaggistica Tav. 03 Integrità del territorio agricolo Ambiti ad eterogenea integrità Area a compromessa integrità Tav. 04 Sistema insediativo ed infrastrutturale storico e archeologico Nessuna indicazione specifica Tav. 05 Ambiti per la istituzione di parchi e riserve regionali naturali ed Sul lato est dell’intervento, ambito archeologici ed aree di massima tutela paesaggistica per l’istituzione di parco -riserve naturali Tav. 06 Schema della viabilità primaria – itinerari regionali ed interregionali Nessuna indicazione specifica Tav. 07 Sistema insediativo Area metropolitana Tav. 08 Articolazione del piano L’area ricade dentro al PALAV Tav. 09 Ambito per la istituzione di parchi e riserve naturali ed Sul lato est dell’intervento, ambito archeologiche e di a ree di tutela paesaggistica (9.01) per l’istituzione di parco-riserve naturali Tav. 10 Valenze storico -culturali e paesaggistiche -ambientali (10. 26) Sul lato est dell’intervento, ambito vincolato

Dall’esame relativo al vigente PRTC emerge la presenza sul lato est di alcuni vincoli sovraordinati al di fuori dell’ambito in esame, relativi alla presenza del parco del Sile e al suo sistema paesaggistico naturalistico.

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4.A.2 IL PIANO TERRITORIALE REGIONALE DI COORDINAMENTO – PTRC ADOTTATO

Il PTRC, adottato con Delibera di Giunta Regionale n.372 del 17/02/09 è costituito da nove tavole la cui matrice è data dalle rappresentazioni di sintesi dei dati e delle analisi effettuate sovrapposti a tematismi e orientamenti, quali: • paesaggio, elemento utile al fine di comprendere le relazioni storiche e culturali che si sono sviluppate tra territorio e uomo, come strumento necessario a garantire un coretto sviluppo e all’interpretazione dei fenomeni insediativi e sociali; • città, considerando il tessuto urbano come complesso di funzioni e relazioni che risentono non solo della dimensione spaziale, ma anche di quella funzionale e relazionale, tenendo conto delle dinamiche sociali ed economiche; • montagna, non vista più come un elemento fisico di margine destinato alla sola tutela, ma come uno luogo di sviluppo e riacquisizione di una centralità che si è venuta a perdere, considerando sia aspetti fisici che socio-economici; • uso del suolo, considerando la protezione degli spazi aperti, tutelando il patrimonio disponibile con limitazioni allo sfruttamento laddove non risulti compatibile con la salvaguardia di questo; • biodiversità, considerando il potenziamento della componente fisica e sistemica non solo per quanto riguarda gli elementi eco-relazionali in senso stretto, ma anche il contesto più generale che può giocare un ruolo all’interno del sistema; • energia e altre risorse naturali, nell’ottica della riduzione dell’inquinam ento e della conservazione delle risorse energetiche, anche su scala più vasta, considerando la razionalizzazione dell’uso del territorio, delle risorse e delle modalità di sviluppo secondo i principi di sviluppo sostenibile e compatibile; • mobilità, razionalizzazione del sistema della mobilità in funzione delle necessità di relazioni e potenzialità della rete infrastrutturale, incentivando modelli di trasporto che coniughino funzionalità e compatibilità ambientale; • sviluppo economico, dando il via a processi capaci di giocare sulla competitività su scala nazionale e internazionale, dando risposte alle richieste di scala locale, cogliendo le diverse opportunità che il territorio può esprimere; • crescita socio-culturale, cogliendo le particolarità dei luoghi e dei sistemi territoriali, evidenziandone i segni storici e i processi base su cui si è venuto a stratificare il sistema base, percependone le motivazioni, le relazioni spaziali e temporali.

Gli elaborati cartografici che compongono il Piano sono i seguenti: Uso del suolo (1); Biodiversità (2); Energia e ambiente (3); Mobilità (4); Sviluppo economico produttivo (5); Crescita sociale e culturale (6); Montagna del Veneto (7); Città, motore del futuro (8); Sistema del territorio rurale e della rete ecologica (9). Con DGRV n. 427 del 10/04/2013 è stata adottata una variante parziale con valenza paesaggistica, in ragione delle mutate condizioni socio economiche che hanno caratterizzato la Regione Veneto nel corso del quinquennio 2008-2013.

Gli elaborati oggetto di variante sono: • la Tav. 01c Uso del suolo – idrogeologia e rischio sismico (integrazione rispetto PTRC adottato); • la Tav. 04 Mobilità (modifica rispetto PTRC adottato); • la Tav. 08 Città, motore di futuro (modifica rispetto PTRC adottato); • la Relazione illustrativa (modifica e integrazione rispetto PTRC adottato); • il Documento per la pianificazione paesaggistica (modifica dell’elaborato “Ambiti di Paesaggio - Atlante ricognitivo del PTRC”); • le Norme Tecniche (modifica e integrazione rispetto al PTRC adottato).

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Figura 4-6- Estratto PTRC Adottato – Tav 1 Uso del suolo

Figura 4-7- Estratto PTRC Adottato – Tav 1c Uso del suolo - Idrogeologie e rischio sismico

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Figura 4-8- Estratto PTRC Adottato – Tav 2 - Biodiversità

Figura 4-9- Estratto variante 2013 nuovo PTRC: piano paesaggistico territoriale - Individuazione ambiti di paesaggio nell’area in esame (AREA 31–Laguna di Venezia).

PTRC ADOTTATO - Elaborati Indirizzi, Prescrizioni, Vincoli Tav. 01 Difesa del suolo. Area agricoltura periurbana Tav. 01 c Uso del suolo - Idrogeologie e rischio sismico Nessuna indicazione specifica L’area ricede nella fascia delle risorgive. Presenza Tav. 02 Biodiversità di marginali corridoi ecologici Tav. 03 Energia, risorse e ambiente Nessuna indicazione specifica Tav. 04 Mobilità Nessuna indicazione specifica Tav. 05 Sviluppo economico ricettivo, turistico e rurale Nessuna indicazione specifica Tav. 08 Città, motore del futuro Nessuna indicazione specifica Tav. 09 Sistema del territorio rurale e della rete ecologica Ambito paesaggio con agricoltura periurbana

Dalle tavole del PRTC adottato emerge che il progetto in esame non ricade in ambiti di vincolo sovraordinato. L’area ricade nella fascia delle risorgine e si segnala la presenza di alcuni corridoi ecologici marginali.

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4.A.3 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE DI TREVISO – PTCP

Il PTCP di Treviso è stato approvato in data 23.03.2010 con Delibera della Giunta Regionale n. 1137; esso guida la trasformazione del territorio trevigiano lungo finalità di sviluppo e riordino. Il piano è fondato, infatti, sul presupposto secondo cui nel territorio provinciale nessuna politica di sviluppo è ammissibile se non sostenuta da una contestuale e correlata politica di riordino.

Il Piano è articolato nei sei assi seguenti: · Asse 1.Uso del Suolo · Asse 2. Biodiversita’ · Asse 3. Energia, Risorse E Ambiente · Asse 4. Mobilita’ · Asse 5. Sviluppo Economico · Asse 6. Crescita Sociale e Culturale rispetto ai quali si definiscono gli obiettivi operativi prioritari che la pianificazione urbanistica comunale dovrà necessariamente conseguire per ridurre o contenere le principali criticità individuate sul territorio provinciale. Il PTCP della Provincia di Treviso per il territorio in cui ricadono le opere in progetto detta una serie di obiettivi, direttive e prescrizioni di seguito riassumibili:

Ø SISTEMA AMBIENTALE

Figura 4-10- Estratto dalla tav n. 3-1 “Carta dei sistema ambientale e reti ecologiche ” del P.T.C.P. di Treviso

Il PTCP di Treviso ha già inserito nei documenti di Piano il progetto in parola, che ricade nella parte a sud-est del nucleo urbano della città di Treviso. I documenti di piano inoltre individuano alcune reti ecologiche sul lato sud dell’intervento, e aree di stepping zone in corrispondenza dei parchi di ville storiche.

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Figura 4-11- Estratto dalla tav n. 3-2-b “Carta dei sistema ambientale – livelli di idoneità faunistica ” del P.T.C.P. di Treviso

L’ambito ricade in un’area il cui livello di idoneità faunistica è compreso tra medio (20-55) e buono (55-70).

Ø SISTEMA INFRASTRUTTURALE

La tavola 4.1.b come già evidenziato prevede già la realizzazione dell’asse viario in progetto.

Ø BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI

Nel PTCP sono perimetrati e classificati centri storici e ville venete. Nell’ambito ricade la villa TV603 – Villa Candiani. Dal punto di vista paesaggistico, l’ambito ricade nell’unità di Paesaggio P5 – caratterizzata da un tipo di paesaggio rurale povero, con un livello di frammentazione medio alto dovuto allo sprawl urbano. Il vigente PRTC classifica l’area in esame nell’Unità di Paesaggio P5, caratterizzata da numerosi meandri definiti “dossi fluviali”, dalla presenza di “aree depresse di pianura”, “aree con presenza fitta di canali intrecciati” e numerosissime “cave” di argilla.

Figura 4-12- Stralcio individuazione ville venete, e legenda Carta del Paesaggio ” del P.T.C.P. di Treviso

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Figura 4-13 – Estratto tav n. 05 “Sistema del paesaggio” del P.T.C.P. di Venezia Treviso

PTCP PROVINCIA DI TREVISO - Elaborati Indirizzi, Prescrizioni, Vincoli Tav. 01 Carta dei vincoli e della pianificazione territorial e Nessuna indicazione specifica Tav. 02 Carta delle fragilità Nessuna indicazione specifica Reti ecologiche nel lato sud. Stepping zone in Tav. 03 Sistema Ambientale e reti ecologiche corrispondenza di parchi di ville storiche. Livello di idoneità faunistica medio/buono. L’infrastruttura in progetto è già prevista dai Tav. 04 Sistema insediativo -infrastrutturale documenti di Piano L’ambito ricade nell’unità di paesaggio P5 caratterizzata da un tipo di paesaggio rurale povero Tav. 05 Sistema del Paesaggio con fenomeni di frammentazione medio -alta. Presenza di cave.

Dalle tavole del PTCP della Provincia di Treviso, emerge che l’infrastruttura è già riportata nelle tavole di Piano (Tav.3 e tav.4). L’ambito territoriale ove ricade il progetto è caratterizzato dalla presenza di alcune reti ecologiche sul lato sud dell’intervento, e aree di stepping zone in corrispondenza dei parchi di ville storiche. Il paesaggio è di tipo rurale povero con fenomeni di frammentazione medio-alta. Si segnala la presenta di una villa vincolata – TV630 - in prossimità dell’infrastruttura in progetto, e di alcuni ambiti di dismessi cava.

4.B PIANI DI SETTORE A LIVELLO REGIONE E PROVINCIALE 4.B.1 PIANO DI TUTELA DELLA ACQUE DEL VENETO

Il Piano di Tutela delle Acque (già previsto dall’art. 44 del D.Lgs. 152/99) è stato approvato con DCR n. 107 del 2009, e aggiornato nel 2018, e costituisce uno specifico piano di settore per il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici regionali. Il Piano individua e disciplina inoltre le aree sensibili, le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, le zone vulnerabili da prodotti fitosanitari. Con deliberazione della Giunta Regionale n. 842 del 15 maggio 2012 sono state approvate le Norme Tecniche di Attuazione del PTA come risultante di tutte le modifiche alle norme apportate successivamente alla sua approvazione da parte del Consiglio Regionale. Al fine di tenere conto delle particolari caratteristiche idrografiche, idrogeologiche, geomorfologiche e insediative, il Piano suddivide il territorio regionale in “zone omogenee di protezione" e per ciascuna di queste zone individua soglie diverse di popolazione (S) sotto alle quali è ritenuto appropriato un trattamento

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Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione - Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia primario delle acque reflue urbane. L'ambito di intervento ricade nello specifico nella zona omogenea “Fascia costiera”.

Figura 4-14: Estratto Piano delle Acque Regione Veneto – tav.36

4.B.2 PIANO REGIONALE DI TUTELA E RISANAMENTO DELL’ATMOSFERA

Il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera è stato approvato dal Consiglio Regionale del Veneto nel 2004 che effettuava la zonizzazione del territorio regionale in zone a diverso grado di criticità. A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 155/2010 è stato effettuato il riesame della zonizzazione che, in accordo con la Regione Veneto, è stato redatto da ARPAV-Servizio Osservatorio Aria. Con DGR n. 2130 del 23 ottobre 2012 (pubblicata sul BUR n. 91 del 06/11/2012) la Regione del Veneto ha provveduto all’approvazione della nuova suddivisione del territorio regionale in zone e agglomerati relativamente alla qualità dell'aria, con effetto a decorrere dal 1° gennaio 2013. La nuova zonizzazione va a sostituire la precedente, approvata con DGR n. 3195/2006, ottemperando in tal modo al criterio di aggiornamento ogni cinque anni. Secondo la nuova zonizzazione del Veneto l’ambito di studio rientra nella zona IT0509– Agglomerato Treviso.

Figura 4-15- Zonizzazione integrata ai sensi del D.Lgs. 155/2010 – individuazione ambito di studio

La zona omogenea denominata “zona IT0509– Agglomerato Treviso” è costituita dal comune di Treviso e da tutti i comuni di prima cintura.

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4.B.3 PIANO STRALCIO PER L'ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME SILE

Il Piano di Assetto Idrogeologico del bacino del fiume Sile e della pianura tra Piave e Livenza, approvato con D.C.R. n. 48 del 27/06/2007, non evidenzia particolari criticità nell’area in cui ricadono le opere viarie in progetto.

Figura 4-16- Stralcio Piano Assetto Idrogeologico del Bacino del Fiume Sile – tav. 8

4.B.4 PIANO CAVE REGIONE VENETO

La coltivazione dei giacimenti di materiale di cava è subordinata al rilascio dell’autorizzazione all’attività di cava. L’attività di cava è soggetta alle disposizioni della L.R. 16 marzo 2018, n. 13 – “Norme per la disciplina dell’attività di cava”. Tuttavia, ai sensi dell’art. 30 della L.R. 13/2018 “ai procedimenti amministrativi in materia di coltivazione di cava, in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, continuano ad applicarsi le disposizioni vigenti alla data in cui hanno avuto inizio” (L.R. 07.09.1982, n. 44). Le tipologie di materiale estraibili sono così classificate dall’art. 4 della legge. a. materiali di Gruppo A, destinati alle costruzioni, costituiti da: 1. sabbie e ghiaie; 2. materiale detritico; 3. calcari per costruzioni. b. materiali di Gruppo B, destinati ad altri utilizzi, costituiti da: 1. calcari per usi industriali, quali produzione di cemento, calce, granulati e similari; 2. argille; 3. basalti e materiali vulcanici; 4. pietre ornamentali (calcari e trachite da taglio e lucidabili, marmi); 5. quarzo, quarzite; 6. gesso; 7. sabbie silicee; 8. pietre molari; 9. torba; 10. ogni altro materiale rinvenibile sotto qualsiasi forma di deposito naturale appartenente alla seconda categoria di cui all’articolo 2 del regio decreto n. 1443 del 1927 e successive modificazioni.

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La legge prevede inoltre la pianificazione dell’attività di cava attraverso il Piano Regionale dell’Attività di Cava (PRAC) per i materiali di Gruppo A. Il PRAC detta, inoltre, disposizioni generali di natura tecnica e amministrativa per la disciplina della coltivazione delle cave, riferite tanto ai materiali di Gruppo A quanto a quelli di Gruppo B. Un estratto del vigente Piano Regionale dell’Attività di Cava evidenzia che nell’ambito in esame non sono presenti attività di cava attive.

Figura 4-17 Stralcio PIANO CAVE REGIONE VENETO

4.C STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE A LIVELLO COMUNALE

4.C.1 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI TREVISO – PAT ADOTTATO

Il Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) del Comune di Treviso è stato approvato dalla Conferenza dei Servizi in data 27.05.2015, prot. 59853, ratificato dalla Giunta Provinciale con deliberazione n. 200 in data 08.06.2015, e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto (BUR) n. 66 in data 03.07.2015.

Dall’esame della documentazione cartografica del PAT Adottato, che è costituita dalle seguenti tavole: 0. Carta dei progetti e delle strategie 1. Carta dei Vincoli; 2. Carta delle Invarianti; 3. Carta delle Fragilità; 4. Carta delle Trasformabilità; 5. Carta delle Trasformabilità – dettagli.

Di seguito si riporta l’estratto delle tavole del vigente PAT del Comune di Treviso relativi all’area ove ricade l’intervento in parola.

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Tav 0 – Carta dei progetti Tav 1 - Carta dei vincoli

Tav 2 – Carta delle invarianti Tav 3 – Carta delle fragilità

Tav 4 – Carta delle trasformabilità - dettagli

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Dall’esame della tavola del PAT di Treviso, carta dei progetti e carta della trasformabilità, si evince che l’infrastruttura in progetto è già prevista dai documenti di pianificazione del territorio comunale. Nella carta dei Vincoli è presente l’area della Villa Veneta vincolata (D.Lgs. 42/2004 - art.10). Nella carta delle Invarianti, oltre al vincolo della Villa, è evidenziata sul lato a sud di via Sant’Antonino un’area di connessione naturalistica - Aree di completamento del nucleo (art.14.3.6 – NtA del PAT). Nella carta delle fragilità, l’area è classificata principalmente come terreno tipo C (art.15.2.3 – NtA del PAT) e in parte come terreno tipo D (art.15.2.4 – NtA del PAT).

4.C.2 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI TREVISO – PIANO INTERVENTI VIGENTE

Con deliberazione n. 26 del 20 maggio 2019, il Consiglio comunale ha approvato la Variante generale al Piano degli Interventi, ad oggetto: “Piano degli Interventi (PI). Controdeduzioni alle osservazioni pervenute e approvazione variante generale al PI di adeguamento al PAT, ai sensi dell’articolo 18 della legge regionale 23 aprile 2004, n. 11.”. Le tavole del vigente Piano degli Interventi del Comune di Treviso che insistono nell’area ove ricade il progetto, sono la tavola 31 e 37, il cui stralcio è di seguito riportato.

Tav 31 – Piano degli Interventi Tav 37 – Piano degli Interventi

Dall’esame delle tavole del vigente Piano degli Interventi si evince che l’opera è già inserita nella pianificazione Comunale (art. 99.2).

4.C.3 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI CASIER – PAT ADOTTATO

Il Comune di Casier con delibera di Consiglio Comunale n. 10 del 09/02/2009 è stato adottato il Piano di assetto del territorio (PAT) ai sensi dell'art. 15 della Legge Regionale 23 aprile 2004, n. 11 "Norme per il governo del territorio". Il PAT è stato approvato in Conferenza dei servizi del 16/03/2010, ratificato con delibera di Giunta Provinciale n. 142 del 24/05/2010 e pubblicato sul BUR n. 62 del 30/07/2010. Dall’esame della documentazione cartografica del PAT Adottato, che è costituita dalle seguenti tavole: 1. Carta dei Vincoli; 2. Carta delle Invarianti; 3. Carta delle Fragilità; 4. Carta delle Trasformabilità; 5. Ambiti territoriali omogenei; 6. Schema direttore - Opere compensative per il Terraglio Est

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Di seguito si riporta l’estratto delle tavole del vigente PAT del comune di Casier relativi all’area ove ricade l’intervento in parola.

Tav 1 - Carta dei vincoli Tav 2 – Carta delle invarianti

Tav 3 – Carta delle fragilità Tav 5 – Opere compensative Terraglio est

Dall’esame delle tavole del vigente Piano degli Interventi si evince che l’opera è già inserita nella pianificazione Comunale di Casier. Si evidenzia peraltro che la documentazione del PAT è corredata di una tavola specifica relativa alle opere ambientali compensative da prevedere nell’ambito della progettazione delle opere in parola.

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4.C.4 PIANIFICAZIONE COMUNALE – IL COMUNE DI CASIER – PIANO INTERVENTI VIGENTE

Al momento di chi scrive, nel Comune di Casier è vigente la variante n. 7 al Piano degli interventi (PI) ai sensi degli artt. 17 e 18 della L.R. 11/2004 e s.m.i. (Delibera di Consiglio Comunale n. 11 del 18/03/2019). Il Sindaco avvisa la cittadinanza che è possibile presentare proposte per la formazione della Variante 8 al Piano degli Interventi ed invita tutti i soggetti interessati a presentare proposte e ad esprimere i propri bisogni e/o interessi al fine di un possibile recepimento nello strumento urbanistico. Le proposte dovranno pervenire, entro e non oltre 60 (sessanta) giorni dalla data del presente avviso (28 marzo 2020). Le tavole del vigente Piano degli Interventi del Comune di Casier che insistono nell’area ove ricade il progetto, sono la tavola 2-1 e 2-3, il cui stralcio è di seguito riportato.

Tav 2 -1 – Piano degli Interventi area DOSSON Tav 2-3 – Piano degli Interventi area ALBRIZZI

Le opere in progetto ricadono lungo l’asse viario di via delle industrie esistente e il previsto allargamento dell’asse stradale rientra all’interno della fascia di rispetto del medesimo.

4.D PIANI DI SETTORE A LIVELLO COMUNALE

4.D.1 PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA COMUNE DI TREVISO E CASIER

I Comuni di Casier e Treviso dispongono di Piano di Classificazione Acustica del proprio territorio, così come previsto dall’art 6 comma 1, lettera a della Legge 26 ottobre 1995 n° 447 - “Legge quadro sull’inquinamento acustico”.

La normativa italiana, relativamente all’inquinamento acustico, è disciplinata dalla L. n. 447 del 26 ottobre 1995 - “Legge quadro sull’inquinamento acustico”, e dai successivi decreti, leggi e regolamenti attuativi. In particolare il D.P.C.M. 14/11/1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore in attuazione dell’art.3, comma 1, della ricordata legge quadro, definisce i valori limite di emissione, i valori limite di immissione (distinti in valori limiti assoluti e differenziali), i valori di attenzione e i valori di qualità. Tali valori sono riferiti alle classi della zonizzazione acustica basate sulla destinazione d’uso del territorio adottate dai comuni ai sensi e per gli effetti dell’art. 4 della citata legge quadro. Nelle tabelle di seguito si riportano i valori limite di emissione e di immissione (valori limite assoluti) in termini di livello sonoro equivalente in ponderazione “A”, che tiene conto delle caratteristiche della funzionalità uditiva dell’uomo, - dB(A). Tali valori costituisco il riferimento per la determinazione dell’impatto e del rispetto dei limiti delle sorgenti sonore, sia esse fisse e mobili.

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Valori limite assoluti di emissione CLASSI DI DESTINAZIONE D’USO DEL TERRITORIO TEMPI DI RIFERIMENTO DIURNO (6.00 -22.00) NOTTURNO (22.00 -6.00) I Aree particolarmente protette 45 35 II Aree prev. residenziali 50 40 III Aree di tipo misto 55 45 IV Aree ad intensa attività umana 60 50 V Aree prev. industriali 65 55 VI Aree esclusivamente industriali 65 65 Valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa. Valori limite assoluti di immissione CLASSI DI DESTINAZIONE D’USO DEL TERRITORIO TEMPI DI RIFERIMENTO DIURNO (6.00 -22.00) NOTTURNO (22.00 -6.00) I Aree particolarmente protette 50 40 II Aree prev. residenziali 55 45 III Aree di tipo misto 60 50 IV Aree ad intensa attività umana 65 55 V Aree prev. industriali 70 60 VI Aree esclusivamente industriali 70 70

Valori limite di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori. I valori limite di immissione sono distinti in: a) valori limite assoluti, determinati con riferimento al livello equivalente di rumore ambientale; b) valori limite differenziali, determinati con riferimento alla differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale ed il rumore residuo.

La citata Legge Quadro, all’art.6, comma 1, lettera a), imponeva ai Comuni l’obbligo della classificazione del territorio, in base alle differenti destinazioni d’uso dello stesso. Il Comune di Treviso è dotato di Piano di Classificazione Acustica.

Figura 6.1: Stralcio Piano Classificazione Acustica Comune di Treviso (in MARRONE l’asse stradale in progetto )

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Il Comune di Casier è dotato di Piano di Classificazione Acustica (scenario con terraglio Est).

Figura 6.2: Stralcio Piano Classificazione Acustica Comune di Casier – scenario con Terraglio Est (in MARRONE l’asse stradale in progetto)

L’asse viario in progetto interessa, nella parte sud il comune di Casier. In questo tratto il progetto prevede di adeguare l’asse viario esistente ad una piattaforma stradale tipo F1 (DM 05/01.2001). Dall’esame del PCA vigente il Comune di Casier dispone di un Piano di Classificazione Acustica che prevede uno scenario con le opere in progetto. La presente pertanto farà riferimento a questo documento hai fini della verifica dei limiti acustici prescritti.

L’asse stradale, nella tratta più a nord, ricade nella fascia di rispetto prevista dal Dlg 142/2004 con limiti di immissione conforme alla classe della zona in quanto asse viario tipo E. In particolare, la zona nord dell’intervento ricadente in una zona industriale consolidata classificata in zona V. Nella parte a sud, tra via Alta a e via Peschiere, è classificato in fascia di rispetto stradale tipo A, con limiti di immissione di 70 db(A).

La tratta di intervento in nuova sede ricade interamente nel comune di Treviso. Dall’esame del vigente PCA, l’asse viario ricade all’interno della zona III (lato est), ad eccezione del tratto che sottopassa via Sant’Antonio, la quale presenta una fascia di rispetto stradale di 30 metri, con limiti di immissione diurni di 65 dB(A).

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4.D.2 PIANO DELL'ILLUMINAZIONE PER IL CONTENIMENTO DELL'INQUINAMENTO LUMINOSO P.I.C.I.L

Il comune di Treviso ha approvato il Piano dell'Illuminazione per il Contenimento dell'Inquinamento Luminoso (P.I.C.I.L) con delibera del Consiglio Comunale n. 65 del 20.12.2017. In particolare, il Piano definisce: a) la situazione dello stato di fatto della consistenza del parco illuminante, individuando in particolare gli impianti critici e le possibilità di risanamento; b) cosa si può illuminare e con quale modalità; c) le aree da illuminare e anche le zone d’ombra da preservare al fine di evitare sovradimensionamenti ed escludere forme di inquinamento luminoso; d) adeguare i regolamenti edilizi alle disposizioni della legge regionale in tema di contenimento dell’inquinamento luminoso e sottoporre al regime dell’autorizzazione comunale tutti gli impianti di illuminazione esterna, anche a scopo pubblicitario; e) provvedere a controlli periodici effettuati autonomamente o su segnalazioni per garantire il rispetto e l’applicazione della legge sul territorio di propria competenza (Art. 5 Comma 1 lettera d – L.R. 17/09); f) provvedere entro tre anni dall’individuazione delle priorità, alla bonifica degli impianti e delle aree di grande inquinamento luminoso o, per gli impianti d’illuminazione esterna privata, ad imporre la bonifica ai soggetti privati che ne sono proprietari (Art. 5 Comma 1 lettera e – L.R. 17/09).

In base al nuovo PICIL, la progettazione illuminotecnica delle aree esterne destinate ad area di sosta dei mezzi privati come quella prevista dal progetto in parola, dovrà essere conforme con quanto prescritto dal Piano.

Il Comune di Casier allo stato attuale non si è ancora dotato di Piano dell'Illuminazione per il Contenimento dell'Inquinamento Luminoso.

4.A COERENZA DELLE OPERE IN PROGETTO CON LA PIANIFICAZIONE VIGENTE

L’intervento in valutazione prevede realizzazione di opere viarie denominate Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia e ricadono nei territori del Comune di Treviso e Casier, in provincia di Treviso. L'ambito di intervento non presenta particolari vincoli, ed il tracciato stradale in parola è già riportato in alcuni strumenti di Piano vigenti, quali il PRTP della Provincia di Treviso, il PAT di Treviso, il PCA di Casier. Dalla disamina della strumentazione urbanistica e di governo del territorio di livello sovraordinato si evince una sostanziale coerenza fra quest’ultima e l’intervento in esame, anche in ragione del fatto che la presenza del “segno” dell’asse viario in progetto negli strumenti di Piano prefigura la natura vincolistica finalizzata all’esproprio. Alla conclusione della fase di fase di progettazione definitiva, si dovrà realizzare una variante urbanistica ragionevolmente applicando all’art.7 della LR 11/2004.

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5. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

Le valutazioni di seguito illustrate aggiornano le valutazioni in termini di sostenibilità ambientale e sociale degli interventi in progetto. Parte della documentazione di seguito riportata è stata recepita dagli strumenti di governo del territorio dei Comuni di Treviso e Casier, ed in particolare dai documenti di VAS che accompagnano la redazione dei vigenti Piani di Assetto del Territorio, nonché dalla documentazione tecnica redata nell’ambito della procedura di VIA del progetto preliminare delle opere medesime.

5.1. ARIA Nel Veneto il riferimento in materia di gestione della qualità dell’aria è il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (PRTRA), il quale identifica le zone caratterizzate da diversi regimi di inquinamento atmosferico e fornisce le linee guida per l’elaborazione dei Piani di Azione, Risanamento e Mantenimento a cura dei comuni, coordinati dai Tavoli Tecnici Zonali (uno per provincia), sotto la guida e verifica del Comitato regionale di Indirizzo e Sorveglianza. La Regione del Veneto ha proposto un riesame della zonizzazione definita sulla base di aggiornamenti dei dati e di un diverso approccio legato alle caratteristiche fisiche e climatiche del territorio regionale. All’interno della DGR 2872 del 28.12.2012 , con il quale sono stati adottati il Documento di Piano, il Rapporto ambientale, il Rapporto ambientale-sintesi non tecnica dell’ aggiornamento del Piano regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera . La proposta prevede una riclassificazione delle zone ove maggiore evidenza viene data agli agglomerati urbani e ai sistemi territoriali. La nuova proposta prevede 5 agglomerati: · Agglomerato Venezia – IT0508 : oltre al Comune Capoluogo di Provincia, include i Comuni contermini; · Agglomerato Treviso – IT0509 : oltre al Comune Capoluogo di Provincia, include i Comuni contermini; · Agglomerato Padova – IT0510 : oltre al Comune Capoluogo di Provincia, comprende i Comuni inclusi nel Piano di Assetto del Territorio Intercomunale (Pati) della Comunità Metropolitana di Padova; · Agglomerato Vicenza – IT0511 : oltre al Comune Capoluogo di Provincia, include i Comuni della valle del Chiampo, caratterizzati dall’omonimo distretto industriale della concia delle pelli; · Agglomerato Verona – IT0512 : oltre al Comune Capoluogo di provincia, comprende i Comuni inclusi nell’area metropolitana definita dal Documento Preliminare al Piano di Assetto del Territorio (PAT). e 4 macroaree definite da caratteristiche fisico-geografiche e geoclimatiche simili: · Pianura e Capoluogo bassa Pianura – IT0513 : zona costituita dai Comuni con densità emissiva superiore a 7 t/a km2. Comprende la zona centrale della pianura e Rovigo, Comune Capoluogo di provincia situato geograficamente nella bassa pianura; · Bassa pianura e colli – IT0514 : zona costituita dai Comuni con densità emissiva inferiore a 7 t/a km2. Comprende la parte orientale della provincia di Venezia, la bassa pianura delle province di Verona, Padova e Venezia, la provincia di Rovigo (escluso il Comune Capoluogo), l’area geografica dei Colli Euganei e dei Colli Berici; · Prealpi e Alpi – IT0515 : zona coincidente con l’area montuosa della regione comprendente i Comuni con altitudine della casa comunale superiore a 200 m, generalmente non interessati dal fenomeno dell’inversione termica, a ridotto contributo emissivo e con basso numero di abitanti; · Valbelluna – IT0516 : zona rappresentata dall’omonima valle in provincia di Belluno, identificata dalla porzione di territorio intercomunale, definita dall’altitudine, inferiore all’isolinea dei 600 m, interessata da fenomeni di inversione termica anche persistente, con contributo emissivo significativo e caratterizzata da elevata urbanizzazione nel fondovalle. Tale zona interseca 29 Comuni della provincia di Belluno e comprende il Comune Capoluogo di provincia.

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Figura 5-1- Zonizzazione integrata ai sensi del D.Lgs. 155/2010

In riferimento alla nuova zonizzazione definita dalla DGR 2130/2012, il territorio dei Comuni di Treviso e Casier ove ricadono le opere in esame rientra nella classificazione di “IT0509 Agglomerato Treviso”.

Figura 5-2- Zonizzazione integrata ai sensi del D.Lgs. 155/2010 – individuazione ambito di studio

Sulla base di tale zonizzazione l’ambito in esame è classificato in classe IT0509 (Agglomerato Treviso), area ad alta densità emissiva, in termini di maggiore probabilità che nella stessa si possano manifestare problematiche di inquinamento atmosferico da PM10.

5.1.1. Campagna di Rilievo del ARPAV A completamento dell’analisi e al fine di caratterizzare la componente atmosferica con maggior dettaglio, si riporta anche una sintesi dei dati desunti dai documenti ambientali allegati al PAT di Treviso, ove vengono riportati i risultati della campagna di monitoraggio condotta da ARPAV più recente disponibile.

Superamenti dei VALORI LIMITE osservati per I'ozono, il B(a)P e il particolato:

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· Ozono (O3): si sono osservati superamenti della Soglia di Informazione e del Valore Bersaglio per la salute umana previsti dal D. Lgs. 155/2010; le elevate concentrazioni riscontrate sono state correlate alle condizioni meteorologiche che caratterizzato tipicamente il periodo tardo-primaverile ed estivo; · Benzo(a)pirene: la concentrazione dell'inquinante, determinata sulla frazione inalabile delle polveri, ha superato I'obiettivo di qualità di 1.0 ng/m3 previsto come media annuale; · Polveri inalabili (PM10): nel 2011 si è osservato per 102 giorni il superamento del Valore Limite giornaliero di 50 ug/m3 , da non superare per più di 35 volte I'anno, e risulta altresì superato il Valore Limite annuale di 40 ug/m3 previsto dal D.Lgs 155/2010, essendo riscontrato come media annuale il valore di 43 ug/m3

Inoltre, le concentrazioni di NO2 rilevate negli ultimi 5 anni sono risultate al di sopra della Soglia di Valutazione Superiore (SVS) indicata dal DLgs 155/2010 e risulta pertanto necessario provvedere al monitoraggio dell'inquinante con rete fissa al fine di valutare la qualità dell'aria ambiente.

5.1.2. Sintesi risultati studio di impatto atmosferico progetto preliminare

Tra le opere complementari studiate era incluso il nuovo tracciato della SS13 nel suo tratto iniziale, tra Mestre e Treviso, denominato storicamente “Terraglio”. Un segmento di questo nuovo tracciato, l’incrocio con la SP104 e l’attraversamento di Dosson, è stato studiato, per un ipotetico scenario al 2014, anche dal punto di vista dell’impatto atmosferico primario utilizzando una metodologia modellistica a microscala (dominio: 600x700m).

La simulazione modellistica fotochimica permette di contestualizzare al meglio i risultati delle simulazioni modellistiche a microscala, con il proposito di ricavare delle considerazioni utili a definire il contributo dell’opera oggetto dello studio rispetto alla qualità del aria locale. Anche se la simulazione fotochimica è riferita ad un orizzonte temporale che non include il giorno sul quale si è effettuata la simulazione a microscala, la validità del confronto è garantita in quanto il periodo simulato a scala regionale è da considerarsi rappresentativo dell’intera stagione invernale.

I risultati delle simulazioni a microscala mostrano come il contributo dell’opera per quanto riguarda le concentrazioni di CO e PM10 siano localmente poco significative e addirittura irrilevanti se considerate in un contesto più ampio.

Di maggiore interesse risulta il contributo relativo agli NOx. I valori massimi calcolati all’interno del dominio di calcolo si attestano intorno a 90 µg/m3 e sono, quindi, ampiamente al di sotto del limite di legge di 200 µg/m3. Le abitazioni più vicine (nel raggio di 20-30 metri dalla sede stradale) risultano essere sottoposte a contributi massimi di concentrazione oraria non superiori a 20-30 µg/m3. I nuclei abitativi più consistenti si trovano a circa 300m dall’emissione generata dal Terraglio est nella direzione opposta rispetto al flusso medio atmosferico e sono soggetti ad un impatto uniforme poco significativo. I principali impatti tendono a colpire gli insediamenti industriali posti a Nord-Est del dominio considerato.

5.2. CLIMA I dati utilizzati per le analisi fanno riferimento alla stazione di rilevamento in prossima al territorio in esame, con dati riferiti al periodo 1994-2016. La caratterizzazione climatica di temperatura e piovosità definisce un clima di tipo temperato.

5.2.1. Precipitazioni Il regime udometrico rientra nel tipo equinoziale, caratteristico per avere due picchi di precipitazioni, uno primaverile e uno autunnale pressoché simili. Il mese meno piovoso è Gennaio.

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La precipitazione media si attesta attorno ai 1100-1150 mm all’anno. L’area ricade in un territorio dalle caratteristiche pluviometriche favorevoli, con precipitazioni nel periodo critico estivo di Luglio e Agosto che mediamente superano i 90 mm. La stagione maggiormente piovosa risulta essere quella autunnale, seguita da vicino da quella tardo primaverile. Mediamente nel territorio considerato si rilevano circa 90 giorni piovosi all’anno.

5.2.2. Temperature La temperatura media annuale si pone a 13,9 °C, con temperature medie invernali di 4,1 °C (dicembre - febbraio) e medie estive di 23,5 °C (giugno - agosto). I valori medi delle minime termiche invernali si attestano a 0,5 °C (dicembre - febbraio) mentre le medie delle massime estive raggiungono i 29,6 °C (giugno - agosto).

5.3. AMBIENTE IDRICO

Il Fiume Sile scorre dalle sorgenti di Casacorba alla foce in Adriatico attraverso la media e bassa pianura trevigiana lungo un percorso sinuoso lungo circa 84 km. Nel Sile convergono diversi corsi d’acqua, i maggiori dei quali sono gli affluenti di sinistra, alimentati dalle abbondanti risorgive situate a nord di Treviso (Botteniga, Storga, Melma, Nerbon e Musestre). Meno importanti sono gli affluenti di destra (Scolo Dosson, Scolo Bigonzo) che a Sud del fiume drenano la zona di pianura compresa fino ai fiumi Zero e Dese. Le sorgenti del Sile sono diffuse nei comuni di e Piombino Dese, nei pressi dell’abitato di Casacorba a circa 27 m s.l.m. Nel corso degli anni la morfologia originaria della zona delle risorgive si è modificata, coinvolgendo non solo gli elementi idraulici ma anche quelli vegetazionali. Dopo la costruzione di un canale di gronda negli anni ’70 e con l’escavazione di un gran numero di pozzi, il livello della falda si è progressivamente abbassato: in tal modo le polle sorgive vere e proprie si sono ritirate e allo stato attuale l’acqua risale in superficie dai fondali dei fossati e dei canali. A monte di Treviso l’alveo del Sile si espande notevolmente in ampi bacini e riceve in sponda sinistra il Botteniga (o Cagnan), attraverso tre rami che scendono da nord a sud fra case e palazzi della città interna alle mura. Il Botteniga è un altro fiume di risorgiva che può contare su una portata decisamente cospicua poiché è l’asse di drenaggio di un sistema di canali in cui confluiscono acque che derivano dal Montello e dal Piave attraverso le Opere di presa di Nervesa destinate all’irrigazione dell’alta pianura trevigiana a sud del Montello. In questo tratto, la portata del fiume in condizioni di regime normale è di circa 25-30 m³/s, cui si aggiungono a Treviso circa 10-15 m³/s del sistema Giavera - Botteniga.

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Ambito di intervento

Figura 5-3- Individuazione dei bacini idrografici afferenti al territorio in esame

Al limite meridionale del centro storico di Treviso, il Sile è sbarrato da due centrali idroelettriche, al ponte di San Martino e al ponte della Gobba, risultando così tagliato in due tratti distinti. A valle di Treviso, l’alveo del Sile assume un andamento sempre più sinuoso, affiancato dalle alzaie sulle sponde. Nella zona di Fiera si immettono in sinistra idrografica il Limbraga e la Storga, quindi poco più a valle confluiscono nel Sile anche il Melma (a Silea) e il Nerbon (a Cendon). Dopo aver raccolto le acque di questi affluenti, a Casier, la portata media del fiume sale a circa 50-55 m³/s. In destra idrografica, nella zona interessata dall’intervento (Figura 5.3), la rete idrografica superficiale è formata da una serie di corsi d’acqua a scolo naturale gestiti dal Consorzio di Bonifica Dese-Sile. I più importanti sono lo scolo Dosson, che proviene da Ovest (Comune di Preganziol) e prosegue verso Nord fino ad immettersi nel fiume Sile nei pressi di Ca’ Barbaro, il rio Rigolo, che si stacca dallo scolo Dosson a valle della frazione di Dosson e prosegue verso Est nel Comune di Casale sul Sile, lo scolo Bigonzo. Più a sud lo Scolo Collegio dei Santi confluisce nello Scolo Serva il quale s’immette nel Sile nel territorio del Comune di Casale sul Sile. Le portate di massima piena del Sile a Casier, sono dell'ordine di 140 m³/s per un evento centenario su base statistica, da cui si possono ricavare portate massime di piena di circa 55-60 m³/s a monte di Treviso e di circa 85-90 m³/s a valle della città. Si tratta di portate non molto superiori a quelle proprie del regime normale del fiume (33 m³/s), indice del carattere perenne del Sile.

5.3.1. Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi (pta) Tutte le falde artesiane e la falda freatica dell’area di progetto sono alimentate dalla potente falda acquifera freatica posta a settentrione, il cui acquifero costituito prevalentemente da ghiaie con matrice sabbiosa, non è assolutamente protetto naturalmente per cui si hanno condizioni di vulnerabilità del sistema acquifero.

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Figura 5-4 – Carte della Vulnerabilità intrinseca della falsa freatica – Fonte: Piano tutela delle Acque

Nella ricarica naturale delle falde è rilevante anche il contributo delle precipitazioni dirette sull’area di alimentazione degli acquiferi. Nel territorio compreso tra i Lessini e il Muson dei Sassi, che riunisce le pianure del Leogra-Astico, del Brenta e del Piave, è stato calcolato che, con una piovosità media annua di circa 1.100 mm, 440 mm s’infiltrano nel sottosuolo, pari a una portata di circa 20 mc/sec. Poiché nel territorio le dispersioni in alveo sono circa 60 mc/sec, il contributo dell’infiltrazione dalle piogge costituisce il 30-35% di quello legato ai processi di dispersione in alveo. Un’ulteriore contributo all’alimentazione delle falde è fornito dall’infiltrazione delle acque irrigue, il cui uso è ancora ampiamente diffuso nella pianura del Piave e del Brenta. Le irrigazioni a scorrimento, che sono il tipo più comune, forniscono al sottosuolo ghiaioso dell’alta pianura infiltrazioni fino al 30-40% delle acque immesse.

5.4. RISCHIO IDRAULICO

Nell’ambito dello “Studio per l’individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico e per l’adozione delle misure di salvaguardia nei bacini del Fiume Sile e della Pianura tra Piave e Livenza” redatto dal Prof. Ing. Luigi D’Alpaos è stata preliminarmente raccolta una serie di dati e di informazioni che ha permesso di giungere ad una valutazione del rischio a cui è soggetto il territorio del bacino del fiume Sile. Sono stati infatti ricercati presso gli enti competenti i dati necessari per conseguire la messa a punto dei modelli matematici utilizzati nello studio, quindi sono state raccolte le informazioni idrologiche da utilizzare a supporto delle successive elaborazioni. In particolare sono stati reperiti gli elementi idrologici relativi a: · misure di portata effettuate in sezioni significative; · scale della portata nelle sezioni di misura storiche ed altre eventualmente disponibili; · idrogrammi di piena e corrispondenti pluviogrammi per alcuni eventi di piena significativi; · analisi statistiche dei dati idrologici di portata e delle precipitazioni di elevata intensità e di durata di più giorni consecutivi.

Per l’individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio è stato utilizzato un modello basato su uno schema numerico ad elementi finiti che risolve le equazioni differenziali che governano il moto bidimensionale di una corrente a superficie libera su bassi fondali, formulate in modo da poter essere applicate anche ad aree parzialmente asciutte o che possono essere allagate o prosciugate durante l’evoluzione del fenomeno indagato.

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Ambito di intervento

Figura 5-5 – Estratto carte livelli di Pericolosità idraulica – fonte: Consorzio Piave – Piano tutela della Acque

Attraverso tale modello è stato possibile simulare la propagazione delle piene non solo nel caso in cui le portate risultavano contenute entro le zone di pertinenza fluviale, ma anche nelle situazioni in cui, per insufficienza degli alvei, queste tendevano ad esondare, allagando il territorio circostante. Dalle elaborazioni condotte tramite le simulazioni matematiche e dalle procedure e criteri per la definizione delle aree pericolose è stato possibile giungere ad una valutazione della pericolosità esistente nel territorio del bacino. I risultati ottenuti da queste elaborazioni sono rappresentati in una serie di carte tematiche con una scala a colori simboleggianti i livelli di pericolosità e di rischio idraulico.

Queste elaborazioni sono state graficamente sovrapposte alla Carta Tecnica Regionale e, per consentire una lettura più intuitiva del territorio anche alle ortofotocarte dell’AIMA che, inoltre, risultano essere più aggiornate. Dalla cartografia disponibile (figura 5-5) il territorio in esame secondo la classificazione del grado di pericolosità adottata, non presenta aree di pericolosità idraulica significativa, tuttavia, la Carta del Rischio Idraulico (A16) allegata al P.A.T. del Comune di Treviso (2012), figura 5-6, riporta che alcuni tratti potrebbero essere interessati da fenomeni di allagamento.

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Figura 5-6 – Estratto carte rischio idraulico – fonte: PAT Comune di Treviso

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5.4.1. Qualità delle acque superficiali Il D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006, che recepisce la Direttiva 2000/60/CE, introduce un innovativo sistema di classificazione; le nuove modalità e i criteri tecnici di classificazione sono descritti nel D.M. n. 260 dell’8 novembre 2010, che modifica ed integra il D.Lgs. 152/06.

! Figura 5-7-Schema del percorso di valutazione dello stato ai sensi della Direttiva 2000/60/CE

Lo stato ecologico viene valutato principalmente sulla base della composizione e abbondanza degli elementi di qualità biologica (EQB), dello stato trofico (LIMeco per i fiumi e LTLeco per i laghi), della presenza di specifici inquinanti (principali inquinanti non inclusi nell’elenco di priorità, elencati in tabella 1/B, allegato 1 del D.M. 260/10) e delle condizioni idromorfologiche che caratterizzano l’ecosistema acquatico.

Ø LIVELLO DI INQUINAMENTO DA MACRODESCRITTORI PER I CORSI D’ACQUA

Il Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ai sensi del D.Lgs. 152/06 e del successivo D.M. 260/10 è un descrittore che considera i nutrienti e il livello di Ossigeno disciolto espresso come percentuale di saturazione. La procedura prevede le seguenti fasi: · attribuzione di un punteggio alla singola concentrazione sulla base della seguente tabella:

· calcolo del LIMeco di ciascun campionamento come media dei punteggi attribuiti ai singoli parametri; · calcolo del LIMeco del sito nell’ano in esame come media dei singoli LIMeco di cias cun campionamento; · calcolo del LIMeco da attribuire al sito come media dei valori ottenuti per il periodo pluriennale di campionamento considerato; · attribuzione della classe di qualità al sito secondo i limiti indicati nella seguente tabella:

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Nell’ambito in esame, le acque sono afferenti al corso del Sile. Su tale asta la stazione di monitoraggio più vicina è posta a Treviso (cod. 66). Per classificare il corpo idrico è necessario fare riferimento ad almeno tre anni di dati.

Di seguito è riportato l’andamento annuale dell’indice LIMeco dal 2010 al 2015:

5.4.2. Qualità delle acque sotterranee

Per quanto riguarda le acque sotterranee, il monitoraggio quali-quantitativo disponibile è riferito al pozzo n. 88, localizzato nella porzione occidentale del Comune di Treviso, ha rivelato che lo stato ambientale dell’acquifero di pianura è buono. Nel 2011 è stato rilevato un fenomeno di inquinamento da Mercurio per alcuni pozzi privati a profondità 180-300 m nei quartieri di San Giuseppe, Sant’Angelo e Canizzano. L’alterazione non riguarda l’acqua dei pubblici acquedotti. Nel corso degli anni si è inoltre osservata una notevole diminuzione della numerosità e portata dei fontanili, che un tempo contribuivano con notevoli quantità di acqua alla formazione delle portate del Sile e dei rami principali del reticolo idrografico nella zona delle sorgenti, mentre oggi ne sono presenti pochi e di modeste dimensioni.

5.5. SUOLO E SOTTOSUOLO

5.5.1. Geologia, Litologia e geologia

Dal punto di vista geomorfologico il territorio interessato dal progetto si trova nella bassa pianura veneta, nell’Unità Geomorfologica del Brenta di bassa pianura confinante con l’Unità del Sile. La bassa pianura del Brenta occupa la parte meridionale del territorio provinciale ed è delimitata a nord dall’unità del Sile che la separa rispettivamente dal megafan pleistocenico del Piave di e da

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Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione - Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia quello più recente di Nervesa. È attraversata da diversi dossi fluviali sia poco pronunciati sia rilevati secondo direzioni divergenti verso i quadranti orientale e meridionale. È alquanto frequente osservare una sostanziale sovrapposizione tra i dossi e le fasce sabbiose e ghiaiose che si allungano nella bassa pianura prevalentemente formata da sedimenti fini. I paleoalvei sono sporadici e più evidenti a est dove formano un reticolo più fitto lungo direttrici orientate da ovest a est. La bassa pianura del Brenta è contraddistinta da prevalenti tessiture fini intervallate da lingue sabbiose generate dai percorsi pleistocenici del Brenta. La rete dei fiumi di risorgiva nasce dalla fascia dei fontanili e solca la bassa pianura del Brenta, collocandosi preferibilmente negli spazi interdossivi.

Figura 5-8 –Carta delle Unità Geomorfologiche - Provincia di Treviso - SITI – 2009, Modificato. In rosso l’area di interesse.

Alcuni affluenti del Sile determinano la formazione di solchi di incisione in corrispondenza della confluenza con il corso d’acqua principale (a Casier e e Casale sul Sile). L’intero tratto del megafan di Bassano presente nel territorio trevigiano è di età pleistocenica e ha cessato la propria aggradazione circa 14.500 anni BP. Gran parte dell’unità del Brenta di bassa pianura è interessata da un’intensa attività estrattiva che si manifesta con la diffusa presenza di cave a fossa. Dalla Carta Geomorfologica della Provincia di Treviso, di cui si riporta uno stralcio, si nota che il tracciato si pone a cavallo del limite inferiore della fascia delle risorgive. Caratteristica è anche la presenza di numerose cave perlopiù dismesse e la presenza di paleoalvei, le litologie sono prevalentemente limose con un tratto, a monte di via Sant’Antonino a carattere sabbioso. Nella parte terminale il tracciato previsto interessa la porzione marginale di un dosso fluviale che risulta pronunciato.

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Figura 5-9 – Carta geomorfologica; in rosso l’area di interesse - (da Carta Geomorfologica della Provincia di Treviso - Modificato).

La microplacca Adriatica, di cui fanno parte la Pianura Padana e il bacino del mare Adriatico, è delimitata a nord dal fronte meridionale delle falde sud-vergenti delle Alpi Meridionali, a est dalle Dinaridi e dalle Albanidi, a sud dalla faglia di Kephallinia e dalla scarpata Apula e a ovest dal limite esterno degli Appennini.

Figura 5-10 –Schema tettonico.

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Dal punto di vista strutturale l’area di studio è collocata tra la faglia trascorrente Schio-Vicenza e la Linea di

Palmanova; la prima struttura rappresenta il margine nordorientale dei Berici-Euganei (Pieri & Groppi, 1981; Zanferrari et al., 1982) e costituisce un importante elemento attivo per quanto concerne la neotettonica della Pianura Veneta, la seconda rappresenta il primo sovrascorrimento della struttura alpina verso est.

5.5.2. Geologia

Con riferimento al foglio n°51 della “Carta Geologica d’Italia” in scala 1:100.000, di cui si riporta di seguito uno stralcio, l’area è caratterizzata dalla presenza di alluvioni riconducibili al Brenta, recenti, variabili da attuali sabbie grosse e medie a limi ed argille. La litologia prevalente è limoso argillosa.

Figura 5-11 –Stralcio del Foglio 51 della Carta Geologica d'Italia. Scala originale 1:100000 ( in rosso l'area di interesse.)

5.5.3. Idrogeologia

Dal punto di vista idrogeologico l’area ricade nella Media Pianura tra Muson dei Sassi e Sile (MPMS). Il bacino è per la maggior parte in Provincia di Treviso, e in parte in quelle di Padova e Venezia; i limiti laterali sono rappresentati dal Torrente Muson dei Sassi ad Ovest e dal Fiume Sile ad Est. Dal punto di vista stratigrafico questo bacino può considerarsi la zona di transizione tra il bacino idrogeologico “Alta Pianura Trevigiana (TVA)” e la Bassa Pianura. In questa ampia porzione della Media Pianura trevigiana, corrispondente con una delle aree di risorgiva più importanti della Regione Veneto, è presente un sistema ben differenziato di ghiaie e limi/argille, tali da determinare nel sottosuolo una serie di acquiferi confinati (8 fino alla profondità di 300 metri) ed un acquifero libero superficiale. L’affioramento del “troppo pieno” della superficie freatica, dà luogo ad un complesso sistema di risorgive, su una fascia continua ad andamento E-O larga 3-4 km, che alimentano corsi d’acqua come il Marzenego, il Dese, lo Zero, ed il Sile.

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L’idrografia superficiale è governata principalmente dal Fiume Sile, che ha origine dalla fascia delle risorgive, distribuite tra i comuni di Casacorba di Vedelago (TV) e Torreselle di Piombino Dese (PD), le portate medie sono di circa 15 m 3/s. Il Sile scorre con una certa sinuosità da ovest verso est e, una volta bagnato il capoluogo della Marca, piega in direzione sud-est verso la Laguna. La rete idrografica secondaria è caratterizzata da canali di scolo e bonifica delle principali zone agricole. La maggior parte dell’area è caratterizzata da terreni che presentano una permeabilità da bassa a molto bassa, corrispondenti ai limi-argillosi; sono presenti alcune fasce caratterizzate da terreni a permeabilità media o medio-alta, corrispondenti alle alluvioni sabbioso- limose dei dossi fluviali. La falda freatica oscilla tra 4 e 6 metri dal piano campagna nella porzione settentrionale e tra 1,5 e 3 metri dal piano campagna nella porzione meridionale. In generale le falde confinate più superficiali (40-60 metri) presentano ancora una discreta pressione (oltre un metro sul piano campagna).

5.5.4. Carta delle fragilità geologiche, idrogeologiche e zone di tutela

Figura 5-12 –Stralcio Carta della Fragilità geologica - T03D, modificato dal PAT

Le Norme di Attuazione riportano quanto segue:

15.2.3 Tipo c) : in aree con falda sub-affiorante, a morfologia relativamente depressa (bassure) e costituite in prevalenza da depositi argillosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi argillosi e limosi, in corrispondenza di bassure e aree in generale relativamente più depresse, dove sono possibili fenomeni di allagamento o ristagno idrico. Prescrizioni : Le mediocri caratteristiche geotecniche, soprattutto degli strati più superficiali, rendono necessaria un’approfondita conoscenza delle caratteristiche geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei sedimenti interessati, che possono costituire un’insidia per interventi edilizi o infrastrutturali. Valgono pertanto le notazioni tecniche dei tipi di condizionalità precedenti, aggravati dalla specificità dei sedimenti interessati, che possono costituire un’insidia per interventi edilizi o infrastrutturali. La relazione geologica dovrà indicare la compatibilità degli interventi con i terreni interessati, gli eventuali interventi atti a eliminare le incompatibilità riscontrate e la tipologia fondazionale più

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appropriata. Le indagini geotecniche potranno prevedere l’utilizzo di tecnologie indirette o dirette come prove penetrometriche statiche o dinamiche. Nel caso di edifici di particolare importanza volumetrica o di carico, è necessaria la realizzazione di sondaggi con esecuzione di prove fondo foro e/o raccolta di campioni per la realizzazione di specifiche prove geotecniche di laboratorio. Potranno essere adottate soluzioni per i manufatti di fondazione che prevedano la distribuzione del carico, la diminuzione del carico stesso o l’utilizzo di fondazioni profonde o indirette tramite l’utilizzo di pali, da prevedersi in relazione alla tipologia costruttiva e all’importanza dell’edificio stesso. La scarsa permeabilità dei terreni va considerata in modo adeguato nei dimensionamenti idraulici per la bassa capacità del terreno di assorbire le acque meteoriche mentre per le strutture che prevedano volumetrie sotto al p.c. è necessario considerare l’attuazione di adeguati accorgimenti tecnici al fine di evitare infiltrazioni nelle strutture interrate. Per queste aree, l’idoneità geologica è legata alle prescrizioni contenute nello Studio di Compatibilità Idraulica, cui si rimanda, ma si ricordano comunque le succitate disposizioni del Cap. 6 “Progettazione geotecnica” delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” del D.M. Infrastrutture 14 gennaio 2008. Per queste aree, l’idoneità geologica è legata, inoltre, alle indicazioni e prescrizioni contenute nel paragrafo seguente di questa relazione, a proposito delle aree soggette a dissesto idrogeologico per esondazione o periodico ristagno idrico.

15.2.3 Tipo d): in aree con falda sub-affiorante e in corrispondenza di ex-cave ripristinate. Corrispondono alle aree occupate nel passato da cave, ripristinate o variamente colmate con materiali di riporto di spessore variabile.

Prescrizioni: Terreni in cui le condizioni complessive richiedono un’approfondita analisi delle caratteristiche geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei terreni interessati da eventuali interventi, nel caso allegate a una caratterizzazione ambientale dei siti, per la verifica dei materiali utilizzati per la colmata e le modalità della sistemazione stessa. In ambito di P.I. dovranno essere previste indagini in situ e monitoraggio del livello di falda, con prelievo di campioni sino a profondità congrue con la tipologia di interventi; definendo la geometria degli scavi e dei riporti; indicando la compatibilità delle trasformazioni previste.

16.1 Aree esondabili o a ristagno idrico : La tav. T.03 “Carta delle fragilità geologiche, idrogeologiche e zone di tutela” individua le “aree esondabili o a ristagno idrico” che sono interessate da fenomeni ricorrenti di esondazione dei corsi d’acqua o di allagamento o sono a rischio idraulico attraverso indagini effettuate dai consorzi di bonifica Piave e Acque risorgive, Autorità di Bacino, Provincia di Treviso e Genio Civile di Treviso, Comune di Treviso. Si tratta di aree perimetrate e classificate in vario modo come “a pericolosità idraulica” da parte dei consorzi di bonifica competenti; PAI dell’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza; Regione del Veneto attraverso l’Unità Periferica del Genio Civile di Treviso; P.T.C.P. della Provincia di Treviso. Vari interventi idraulici sono progettati e attuati nei bacini idrografici che interessano il territorio in questione. Data comunque la difficoltà oggettiva di prevedere l’impatto di eventuali nuove opere di salvaguardia idraulica del territorio sul medio–lungo periodo, i P.I devono prevedere indagini idraulico-geologiche per aggiornare la situazione.

5.5.5. Cave e discariche Dall’esame della cartografia desunta del vigente PTPC nell’ambito di studio non ricadono cave o discariche attive. Si segnala la presenza di un ambito di cava estinta tra Sant’Antonino e Dosson (campitura gialla quadrettata).

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Figura 5-13- Estratto PTPC Provincia di Treviso – Tav. 2 Fragilità

5.6. RISCHIO SISMICO La zonazione sismica del 2006 classifica il comune di Treviso nella zona 3, nella quale il territorio può essere soggetto a scuotimenti modesti. Nella figura seguente si riportano i valori di pericolosità sismica per la regione Veneto, espressi in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, e riferita a suoli rigidi. I valori per i nodi più vicini al territorio in fase di studio, definiti secondo l’ordinanza del PCM del 28 aprile 2006, appartengono alla classe 0,125-0,150 g.

Figura 5-14- valori di pericolosità sismica del territorio nazione (INGV)

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La nuova normativa sismica nazionale, prevede che i progetti delle opere di ingegneria siano accompagnati da una caratterizzazione sismologica del suolo e del sottosuolo di fondazione sul quale avverrà la costruzione. La normativa individua nel parametro Vs eq l’indicatore di eventuali coefficienti amplificativi locali dell’accelerazione sismica, da impiegare nel calcolo strutturale delle opere. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Treviso contiene uno studio sul modello di velocità di propagazione delle onde elastiche trasversali, nei primi 30 metri di profondità. Le misure di tali velocità effettuate nella provincia di Treviso, hanno consentito di ottenere una serie di informazioni, di cui si riporta uno stralcio relativo al territorio del Comune di Treviso nella figura seguente. I valori presenti nell’are di studio sono di circa 350-400 m/s. Secondo tali valori l’area di studio può essere assegnata alla Categoria di sottosuolo (NTC 17/01/18):

Categoria C

Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s .

Figura 5-15- Carta delle Vs30 da Provincia di Treviso.

5.5.6. Indagine sismica passiva in array, metodo re.mi.

Sono in fase di realizzazione due analisi sismiche, in corrispondenza dei due sottopassi.

L'analisi Re.Mi. (“Refraction Microtremors”) rientra nei metodi di sismica passiva che consistono nel registrare microtremori, auspicabilmente contenenti frequenze più basse rispetto quelle generate da acquisizioni in sismica attiva. Esso prende origine dagli studi e dalle sperimentazioni condotte da J. Louise presso la Nevada University.

L’analisi dei microtremori viene effettuata utilizzando la strumentazione classica per la prospezione sismica a rifrazione disposta sul terreno con array lineare e geofoni con bassa frequenza di risonanza (4.5 Hz). Dal momento che non si conosce né l'ubicazione della sorgente né il momento di partenza della vibrazione è necessario che la registrazione sia lunga qualche minuto al fine di captare segnali utili (natura essenzialmente stocastica delle vibrazioni ambientali).

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L’ uso del sismografo digitale con elevata dinamica consente di dimezzare la frequenza utile campionabile rispetto a quella nominale dei geofoni impiegati. Il metodo Re.Mi. si basa sulla propagazione delle onde di Rayleigh (onde di superficie generate dalla interferenza delle onde di pressione e delle onde di taglio) analizzando la loro dispersione. A partire dalla legge fisica λf = V (ove λ è la lunghezza d’onda, f la frequenza e V la velocità) e considerando che la capacità di penetrazione nel sottosuolo di questi metodi in array è all’incirca λ/2, si ottiene che in questo caso l’array attivo può dare informazioni fino a circa 200 m/s /21 Hz /2 < 5 m. La restante parte del modello di sottosuolo sarà pertanto derivata dal fit congiunto con la prova H/V.

5.7. TERRE E ROCCIE DA SCAVO Sui terreni saranno effettuate le indagini ambientali ai sensi del DPR 120/2017 entrato in vigore il 22/08/2017 e secondo le “Linee guida sull’applicazione della disciplina per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo”, D. n°54/2019 del 9 maggio 2019 del Consiglio SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente). La caratterizzazione dei materiali lungo il tracciato è in fase di realizzazione e prevede complessivamente 8 punti di campionamento con il prelievo di campioni a profondità diverse. In base alle tavole progettuali il cantiere prevede uno scavo complessivo di circa 26250 m3. Con tali valori l’opera rientra nella casistica dei cantieri di grandi dimensioni in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità superiore a 6.000 m3, calcolati dalle sezioni di progetto. La procedura da seguire è quella presente al Capo II “Terre e rocce da scavo prodotte in cantieri di grandi dimensioni” del DPR 120/2017 (artt.9-18). La procedura prevede la caratterizzazione ambientali in conformità agli allegati 1 e 2 del DPR120/17 e la successiva stesura del Piano di Utilizzo. Inoltre qualora il materiale di risulta dovesse presentare caratteristiche tali da essere attribuito a rifiuto derivante da materiale di scavo e demolizione esso dovrà essere conferito a discarica autorizzata a seguito di attribuzione del codice d’identificazione del rifiuto. Nel raggio di 30 km dal cantiere sono presenti varie discariche autorizzate per lo smaltimento di rifiuti con identificati con codice CER o senza attribuzione di CER. Si prevede, comunque, che i materiali a rifiuto derivanti dalle lavorazioni saranno attribuibili principalmente ai seguenti codici d’identificazione: • 17 00 00 - Rifiuti da costruzioni e demolizioni (compresa la costruzione di strade); • 17 03 00 - Miscele bituminose, catrame di carbone e prodotti contenenti catrame.

Il materiale derivante dalla fresatura/demolizione di conglomerato bituminoso dovrà essere gestito secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale 28 marzo 2018, n. 69 “Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di conglomerato bituminoso ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”. Relativamente alla movimentazione di materiale, si rimanda alla Relazione geologica e delle terre e rocce da scavo per la quantificazione del materiale da fornire dall’esterno del cantiere. Procedendo con la strada in rilevato e la realizzazione di n.2 sottopassi stradali, si potrà procedere con una compensazione dei volumi di sterro/riporto nell’ambito del cantiere .

5.8. BIODIVERSITÀ, FLORA, FAUNA Con il termine “biodiversità” si intende l’insieme delle informazioni genetiche possedute da tutti gli organismi viventi, appartenenti sia al regno animale sia a quello vegetale che sono presenti nell’intera biosfera.

I due strumenti legislativi di riferimento per la protezione della natura nei Paesi dell’Unione Europea sono: · Direttiva Uccelli 79/409/CE: si prefigge la protezione a lungo termine e la gestione di tutte le specie di uccelli che vivono allo stato selvatico sul territorio della Comunità e i rispettivi habitat; · Direttiva Habitat 92/43/CE: introduce l’obbligo di conservare gli habitat e le specie di interesse comunitario adottando norme e misure precauzionali conformi alle esigenze ecologiche degli habitat e delle specie presenti in ciascuna area, e all’occorrenza, appropriati piani di gestione.

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Queste due leggi comunitarie contengono le indicazioni per la conservazione degli habitat, della flora e fauna selvatiche nel territorio degli Stati Membri, mediante la realizzazione di una rete di aree, la Rete Natura 2000, caratterizzate dalla presenza delle specie e degli habitat ritenuti di interesse comunitario e individuati negli allegati delle direttive stesse. La Biodiversità, o diversità biotica, indica pertanto il livello di differenziazione delle specie presenti in un determinato ambiente. Si esprime attraverso due componenti, la ricchezza (densità di specie) e l’omogeneità, legata alla dominanza e alla rarità delle specie stesse. La diversità biotica è quindi tendenzialmente ridotta negli ambienti sottoposti a stress ambientali, mentre aumenta negli ambienti stabili e nelle comunità assestate. Vi è per altro una correlazione stretta tra diversità biotica e diversità ecologica (ecodiversità), quest’ultima definita come “diversità di processi e diversità biologica valutabili in una determinata area”.

5.8.1. Il sistema regionale rete natura 2000

La tutela della biodiversità nel Veneto avviene principalmente con l'istituzione e successiva gestione delle aree naturali protette (parchi e riserve) e delle aree costituenti la rete ecologica europea Natura 2000. Questa rete si compone di Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) e ambiti territoriali designati come Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), che al termine dell'iter istitutivo diverranno Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.). Nella Regione del Veneto sono stati individuati e schedati 128 siti di Rete Natura 2000, con 67 Z.P.S. e 102 S.I.C. variamente sovrapposti. La superficie complessiva è pari a 414.741 ettari (22,5% del territorio regionale) con l’estensione delle Z.P.S. pari a 359.869 ettari e quella dei S.I.C. a 369.866 ettari (dati aggiornati ad ottobre 2010). In prossimità dell’ambito territoriale in esame, pur non interessando direttamente aree naturali, il tracciato stradale in parola potenzialmente coinvolge due elementi della rete Natura 2000, legati al fiume Sile: ZPS - IT3240019 e SIC - IT32400031, per il quale il progetto in fase preliminare è già stato sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale. Un ulteriore sito Natura 2000 SIC - IT3240028 Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest.

Dist. 8 km

Dist. 2 km

Figura 5-16- SIC E ZPS individuati (Fonte: PTCP Provincia di Treviso)

Nel dettaglio, le distanze dei SIC-ZPS individuati rispetto all’ambito territoriale in esame sono le seguenti:

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SIC-ZPS DENOMINAZIONE Distanza dall’area di studio SIC IT3240028 Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest 8 km ZPS IT3240019 Fiume Sile: Sile Morto e ansa a S. Michele Vecchio 2 km SIC IT3240031 Fiume Sile da Treviso Est a San Michele Vecchio 2 km

Tabella 5-1 – Distante SIC-ZPS più prossime all’area di intervento

· ZPS IT3240019 / SIC IT3240031 “Fiume Sile da Treviso Est a San Michele Vecchio” – circa 2 km dall’area di studio: Area umida perifluviale inserita in un’ansa di meandro, sulla destra idrografica del Sile. E’ situata subito a nord-ovest della frazione di S. Michele Vecchio di Quarto d’Altino. Oltre l’argine si sviluppa un interessante ambiente di zona umida a palude dolce, derivante dalla naturalizzazione delle depressioni della parte interna del lobo, che ha formato alcuni ambienti peculiari. Il biotopo è interessante durante il periodo migratorio e quello di svernamento per i passeriformi silvicoli e paludicoli e per i rapaci diurni, grazie anche alla presenza del bosco. L'area rientra nel SIC IT3240031 Fiume Sile da Treviso Est a San Michele Vecchio e nella ZPS IT3240019 Fiume Sile: Sile Morto e ansa a San Michele VecchioAspetti floristici Ai margini interni del biotopo, verso il Sile, si sviluppa una vegetazione acquatica flottante e galleggiante, tipica delle acque lentiche, con lenticchia d’acqua (Lemna minor), erba-vescica comune (Utricularia vulgaris) e morso di rana (Hyrdocharis morsus-ranae). Presente il non comune fertro (Hottonia palustris), palla lisca mucronata (Schoenoplectus mucronatus) e, nel fossato comunicante col Sile, ceratofillo comune (Certaophyllum demersum). All’interno dell’ansa sono presenti canneti a cannuccia di palude (Phragmites australis) e cariceti con carice spondicola (Carex elata), carice maggiore (Carex pendula) e carice villosa (Carex hirta), frammisti ad una boscaglia igrofila ripariale con salice comune (salix alba), salice cinereo (Salix cinerea) e salice rosso (Salix purpurea), ontano comune (Alnus glutinosa) e pioppo del Canadà (Populus canadensis). Tra le specie meno frequenti sono osservabili campanelle maggiori (Leucojum aestivum), ranuncolo tossico (Ranunculus sceleratus), giunchina comune (Eleocharis palustris) e calta palustre (Caltha palustris). Sono presenti anche specie tipiche di ambienti planiziali come frangola comune (Frangola alnus), corniolo sanguinello (Cornus sanguinea), oppio (Viburnum opulus), fusaria comune (Euonymus europaeus) e qualche esemplare di farnia (Quercus robur). · SIC IT3240028 “Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso Ovest” - 8 km dall’area di studio: Il sito mantiene ancora un discreto livello di naturalità grazie alla presenza lungo il corso del fiume Sile di boschi igrofili e di una diffusa rete di polle risorgive, localmente dette fontanassi. Notevole valore assumono anche i grandi specchi d'acqua creati negli anni '50 del '900 a seguito dell'escavazione in alveo oppure dal prelievo di materiale inerte. Tra questi si citano i due bacini denominati Lago Inferiore a Lago Superiore a e quelli posti al confine tra i comuni di Treviso, Silea e Casier. Durante i mesi freddi ospita importanti specie di uccelli che, migrando dai paesi posti a nord e a est, raggiungono questi territori per svernare trovandovi temperature più miti e buone risorse trofiche. E’ caratterizzato dalla presenza dei seguenti habitat : Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion, Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae); Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile e Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae; Torbiere basse alcaline.

5.8.2. Flora e aspetti vegetazionali

L’area in cui si sviluppa il progetto è caratterizzata da una prevalente connotazione antropica, con campi coltivati e una porzione urbanizzata abbastanza ampia; solo in piccoli lembi di territorio sono quindi riscontrabili fitocenosi più naturali o almeno con caratteristiche di seminaturalità. Le situazioni che più si avvicinano a questo concetto sono quelle in prossimità dei corsi d’acqua, dove lungo gli argini troviamo tratti di vegetazione spontanea, e le siepi campestri, i filari e le fasce arboree e arbustive, che perimetrano i coltivi.

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Questi elementi residuali, a volte limitati, sono comunque molto importanti in quanto sono aree in cui trovano rifugio molte specie della flora e della fauna e sono passaggi fondamentali dal punto di vista ecologico in quanto connettono più ampi siti di naturalità, aree protette e Siti di Importanza Comunitaria.

La tutela di questa fascia, tipica della pianura, è fondamentale da molti punti di vista, non solo in termini di mantenimento della risorsa idrica, utilizzabile a fini diversi, ma anche per la conservazione della biodiversità specifica e biocenotica. Altro elemento di rilievo dal punto di vista dell’interesse naturalistico sono le siepi campestri, i filari e le cortine arboree e arbustive, perimetrali ai coltivi. L’esigenza di una meccanizzazione sempre maggiore in campo agricolo e, conseguentemente, di ampi spazi senza interruzioni, ha determinato l’aspetto attuale della pianura veneta e ha comportato l’eliminazione di un gran numero di tali strutture lineari. La loro importanza comprende ambiti diversi in quanto: • sono serbatoi per la biodiversità, aree in cui trovano rifugio molte specie della flora e della fauna; • sono strutture del paesaggio fondamentali dal punto di vista ecologico, quali corridoi che connettono unità naturali disperse nella matrice territoriale. Ad esse è legata la capacità di dispersione di molte specie che altrimenti non sarebbero in grado di compiere spostamenti fondamentali in alcune tappe del loro ciclo biologico o di espandere la loro area di distribuzione; • assicurano la variabilità genetica necessaria al mantenimento delle specie, diminuita a causa della frammentazione degli habitat naturali e il conseguente isolamento delle popolazioni animali e vegetali; • sono presenze volumetriche importanti dal punto di vista paesaggistico perchè interrompono la monotonia degli spazi coltivati.

Ø TIPOLOGIE VEGETAZIONALI

Il quadro di seguito riportato è puramente indicativo dell’articolazione vegetazionale riscontrata durante le osservazioni di campagna.

• Vegetazione sinantropico-ruderale annuale • Comunità di infestanti dei seminativi • Vegetazione nitrofilo-ruderale perennante • Vegetazione acquatica sommersa e radicante • Comunità a dominanza di Ranunculus trichophyllus • Comunità a dominanza di Potamogeton crispus • Formazioni a Typhoides arundinacea • Fasce lineari a Carex acutiformis, C. elata, C. riparia, C. pendula • Comunità a dominanza di Iris pseudacorus e Alisma plantago-aquatica • Vegetazione arboreo-arbustiva • Boscaglie a Populus nigra e Salix alba • Boscaglia ad Acer campestre • Boschi e boscaglie a Robinia pseudoacacia • Elementi lineari del paesaggio (siepi e filari).

La zona industriale sud-ovest di Casier, servita da Viale delle Industrie, strada con caratteristiche geometriche variabili tra la parte meridionale presenta larghezze variabili tra 7,5 m e 10,0 m circa in funzione della presenza o meno di fossi laterali.

Nel tratto sud, è presente unicamente un filare di Pioppo cipressino (Populus nigra italica), lungo il lato ovest di Viale delle Industrie.

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Figura 5-17 - Lo scolo Bigonzo e il filare di pioppi cipressini oltre il quale scorre il tratto terminale di Viale delle Industrie, in corrispondenza dell’ampliamento della zona industriale sud -ovest di Casier

L’attraversamento dello scolo Dosson avviene nei pressi del centro abitato di Dosson ed è caratterizzato da una copertura erbacea continua profondamente rimaneggiata e alterata a causa dei tagli frequenti. Le colture agrarie adiacenti apportano elementi nutritivi che contribuiscono fortemente ad alterare il corredo floristico con specie ubiquitarie tipiche delle colture sarchiate; a valle del ponte su viale delle Industrie la parte inferiore delle sponde è rivestita di cemento, impedendo l’instaurarsi della serie tipica dei corsi d’acqua naturali.

Figura 5-18 - Il Dosson rispettivamente a ovest (sinistra) e a est (destra) di Viale delle Industrie.

Le falde spondali sono coperte da un fitto tappeto di specie prative (fra cui Lolium perenne, Arrhenatherum elatius, Festuca arundinacea), associate a Rubus caesius; a tratti compaiono anche Typhoides arundinacea, Carex pendula, Polygonum hydropiper e Valeriana officinalis.

Il tratto finale, con l’attacco alla tangenziale sud di Treviso comporta l’attraversamento della SP67 “Jesolana” nei pressi dell’abitato di Sant’Antonino e termina nel punto in cui inizia il Viale delle Industrie. Dal punto di vista vegetazionale gli elementi di rilievo sono rappresentati da alcune siepi campestri e da filari alberati, che potranno essere parzialmente interferiti dalla nuova strada. Il Fosso di separazione tra l’area agricola in comune di Treviso e l’area industriale nord-ovest di Casier (Rio Fuin) possiede caratteristiche vegetazionali tipiche dei corsi d’acqua poco alterati, con Cannuccia (Phragmites australis), mazzasorda (Typha latifolia), Carici (Carex), Giaggiolo (Iris pseudacorus), Sanguinella (Cornus sanguinea); sono altresì presenti notevoli segnali di alterazione antropica derivanti dall’area industriale confinante.

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Figura 5-19 - Il fosso che separa l’area agricola di Sant’Antonino (sullo sfondo) e l’area industriale nord -ovest di Casier.

Via Alta verso est, a sinistra nei pressi dell’incrocio con viale delle Industrie e a destra poco prima dell’incrocio con via Conscio; si notano i filari di tiglio e le siepi miste con Salici bianchi, Olmi, Ciliegi.

Gli elementi arborei di pregio costeggiano il tracciato approvato in Conferenza dei Servizi, in cui sono presenti sia elementi ornamentali come Robinia pseudoacacia, Acer saccharum e Ailanthus altissima, che elementi autoctoni come Olmo, Salice bianco, Pioppo nero, Tiglio.

Figura 5-20 - Siepi alterate con elementi alloctoni (a sinistra, nei pressi della rotatoria sulla Tangenziale Sud di Treviso) e altre tipiche in località Sant’Antonino, a est della SP 67 “Jesolana).

5.8.3. Fauna

La definizione di un quadro del popolamento faunistico rappresentativo dell’area presa in esame è stato condotto fondamentalmente mediante analisi di materiale bibliografico. In particolare in base alle informazioni relative agli ecosistemi e alla vegetazione, alla conoscenza pregressa delle esigenze ecologiche, possiamo individuare alcuni tipi ambientali attualmente presenti sul territorio ai quali si può risalire a diverse composizioni faunistiche. Ogni tipo ambientale ospita popolamenti faunistici diversi, a volte fortemente condizionati dall’intervento antropico, altre volte invece costituiti da un elevato numero di specie alcune delle quali di particolare importanza faunistica ed ecologica. Agro-ecosistemi – coltivazioni di vario tipo a cui si intercala una struttura vegetazionale arboreo arbustiva seminaturale a formare il tipico paesaggio agrario. A causa della omogeneità ambientale i popolamenti

20004RA008D0_REL_AMB 57 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia faunistici sono poco diversificati, solo laddove troviamo siepi e aree incolte aumenta l’eterogeneità dell’ambiente e di conseguenza i luoghi di rifugio per la fauna. L’area indagata consiste sostanzialmente in agro-ecosistemi intensivamente coltivati e fortemente alterati dalla presenza diffusa, ma talvolta anche piuttosto concentrata, di insediamenti abitativi o produttivi ed infrastrutture di origine antropica capillarmente distribuite, in un contesto geografico totalmente planiziale. I sistemi fluviali attraversati sono ambienti acquatici le cui sponde sono rivestite da vegetazione più o meno fitta in grado di ospitare fauna terrestre. I corsi d’acqua (scolo Bigonzo, fosso Dosson, rio Fuin) rappresentano corridoi di spostamento per alcune specie di ittiofauna. In gran parte della provincia trevigiana esiste un ampio sistema di corsi d’acqua di risorgiva e di canali irrigui artificiali, con importanti sistemazioni idrauliche realizzate per la difesa da inondazioni. Di conseguenza l’assetto faunistico è negativamente condizionato dall’esiguità, sia in numero sia in estensione, di superfici naturaliformi o comunque ad elevata biodiversità. La fauna dei vertebrati terrestri potenzialmente presenti appare sostanzialmente costituita da elementi legati agli ecosistemi agrari profondamente alterati dalle attività antropiche, che hanno significativamente ridotto la diversità ambientale e di conseguenza la ricchezza specifica delle comunità animali che a tali tipologie afferiscono. Solo in siti piuttosto circoscritti esistono condizioni idonee a sostenere, almeno temporaneamente, popolazioni animali relativamente ricche in specie e tali aree vengono discusse separatamente, come aree a criticità primaria e secondaria. Nell'ambito del territorio considerato, sono stati riconosciuti alcuni tipi fondamentali di ambiente, significativamente differenti per la composizione faunistica che li caratterizza, in relazione alla biologia e alla ecologia delle specie di Vertebrati terrestri potenzialmente o effettivamente presenti. Si riportano di seguito, corredati da una breve descrizione, le diverse tipologie di utilizzo del suolo:

1. Aree urbanizzate 2. Seminativi irrigui e Mosaici agrari 3. Frutteti e vigneti 4. Formazioni boschive e arboreti da legno 5. Siepi e filari 6. Prati e incolti cespugliati 7. Corpi idrici e formazioni igrofile

L’ecosistema urbano è rappresentato da tutte le zone residenziali a tessuto continuo e discontinuo e dalle zone industriali, commerciali e infrastrutturali. Sono inoltre incluse in questa tipologia le zone estrattive, le discariche e i depositi di rifiuti solidi urbani, le reti stradali e ferroviarie.

L’area d’indagine presenta un’urbanizzazione piuttosto diffusa ma i principali centri urbani che vengono in qualche modo interessati dal tracciato, oltre a Treviso, Casier e Casale sul Sile, sono le frazioni Dosson (Casier), Conscio (Casale sul Sile).

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Figura 5-21 - SANT’ANTOINO

Il verde urbano è rappresentato da tutti gli spazi verdi: aree ricreative e sportive, parchi, giardini, filari alberati, ecc presenti all’interno di aree urbanizzate. Pur essendo un ecosistema artificiale e precario, rappresenta a tutti gli effetti un ecosistema frequentato da diverse specie animali, seppur antropofile. Seminativi: Questo ecosistema è rappresentato da tutti i terreni, irrigati stabilmente e periodicamente attraverso infrastrutture permanenti, soggetti alla coltivazione erbacea intensiva di cereali, leguminose e colture orticole in campo.

Frutteti e Vigneti: In questo ecosistema sono inclusi gli impianti arborei specializzati per la produzione di frutta e di uva da vino e da tavola. Nel territorio di indagine sono una tipologia di uso del suolo non molto diffusa. I vigneti rappresentano produzioni agrarie destinate alle cantine sociali, mentre i frutteti sono poco rappresentati.

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Arboreti industriali: Questo ecosistema è rappresentato da vivai e da impianti di arboricoltura da legno (soprattutto a pioppo ibrido).

Figura 5-22 - NOCETO

I campi con siepi sono stati separati dai seminativi irrigui in quanto rappresentano un ecosistema di maggior pregio e interesse faunistico.

Figura 5-23 – CAMPI CON SIEPI

Mosaici agrari: Questo ecosistema agrario è rappresentato da un mosaico di piccoli appezzamenti con varie colture annuali, prati stabili e colture permanenti, occupanti ciascuno meno del 75% della superficie totale dell’unità.

Figura 5-24 - Campi di dimensione media e piccola, con diverse colture

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Prati: In questa categoria sono stati inclusi non solo le praterie e i prati naturali ma anche i prati artificiali e i prati-pascolo avvicendati o non. In quest’ultima tipologia di uso del suolo sono incluse le colture foraggere, sottoposte a sfalci e a pratiche agronomiche di diverso tipo e con composizione floristica varia. Di solito il foraggio è raccolto meccanicamente.

Figura 5-25 - Prato da sfalcio nei pressi di via del Carmine

Corpi idrici e formazioni igrofile : In questo ecosistema sono inclusi tutti i corsi d’acqua maggiori o minori interessati dal tracciato con le rispettive fasce fluviali (Sile, Dosson, Bigonzo). Sono inoltre comprese le vasche di cave, con vegetazione igrofila palustre.

Figura 5-26 - A sinistra lo Scolo Dosson e a destra lo Scolo Bigonzo (immagine superiore). La vasca di cava a sud dello scolo Bigonzo (immagine inferiore

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Ø MAMMIFERI

I pochi dati bibliografici, ma soprattutto il vuoto di notizie creatosi negli anni compresi tra il 1949 e il 1970, fanno della regione Veneto una delle aree meno studiate per quanto riguarda i Mammiferi. La fauna a Mammiferi del territorio considerato è di conseguenza attualmente poco nota: le conoscenze sulle dimensioni delle popolazioni sono, in senso assoluto, molto scarse sia per l’effettiva carenza di dati, sia per l’oggettiva difficoltà di censire molte specie, soprattutto i micromammiferi. Le informazioni di maggior dettaglio riguardano infatti le specie di interesse venatorio (Ungulati e Lagomorfi) e gestionale (volpe, nutria, ecc…) mentre particolarmente lacunose appaiono le conoscenze per quanto riguarda i Soricidi, i Chirotteri e i Roditori. Al di là di osservazioni o segnalazioni occasionali per lo più inedite e di alcune tesi di laurea svolte in settori contermini, non sono state svolte finora indagini su questo gruppo di Vertebrati nell’area considerata. I pochi dati distributivi a livello regionale sono stati resi disponibili in forma integrata (Bon et al., 1995; Bon & Paolucci, 2003). In particolare, un primo quadro preciso e relativamente completo dei pipistrelli della provincia di Padova risale al lavoro di Ettore Arrigoni degli Oddi (1894), una serie di dati è presente pure nel lavoro di Dal Piaz (1927) e nella monografia di Gulino e Dal Piaz (1939). Dal 1976, la maggior parte dei dati riguardanti la distribuzione dei pipistrelli in Veneto sono presenti nei lavori di Vernier (1995a, 1995b, 1995c, 1995d, 1995e, 2000), in gran parte riassunti nell’Atlante dei Mammiferi del Veneto (Bon et al.,1995).

Tra le specie presenti, appaiono di particolare valore faunistico e sensibilità locale il Toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus) e l'Arvicola d’acqua (Arvicola terrestris); si tratta di specie strettamente legate al reticolo idrico planiziale, in particolare a quei fossi e canali irrigui che conservano ancora un alto grado di naturalità e buona qualità per quanto concerne sia i parametri chimico-fisici sia quelli biologici, e un’ abbondante copertura erbacea sulle sponde. Esse sono quindi fortemente sfavorite dalla elevata frequenza ed intensità con le quali vengo realizzate le opere di gestione o “pulizia” di tali ambienti, ad esclusiva finalità idraulica. Questi due Mammiferi attualmente risultano decisamente localizzati e minacciati nella pianura veneta (Bon et al., 1995; Bon & Paolucci, 2003) poichè con la progressiva contrazione degli habitat tipici vengono sostituiti da specie più opportuniste e antropofile, come ad esempio il ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus).

Il Topolino delle risaie (Micromys minutus) dall’habitat originario dei canneti si è ben adattato a vivere anche in alcune aree coltivate, dove frequenta preferibilmente colture erbacee molto fitte (soprattutto graminacee prossime alla maturazione) che sono in grado di garantire protezione e nutrimento. Tuttavia, nelle zone sottoposte ad intense pratiche agronomiche si insedia di preferenza ai margini degli appezzamenti, soprattutto di quelli che costeggiano le sponde dei fossi e dei canali; le pratiche di ripulitura e gli sfalci sugli argini dei corsi d’acqua e dei canali possono quindi arrecare seri danni alle popolazioni. Questo micromammifero, inserito tra le specie “vulnerabili” nella Lista Rossa nazionale, anche se ancora relativamente diffuso nella pianura veneta, nell’area considerata è verosimilmente piuttosto raro.

Anche il Moscardino (Muscardinus avellanarius) e la Donnola (Mustela nivalis), molto probabilmente ancora presenti nell’area considerata, hanno subito un recente e sensibile decremento demografico in gran parte della pianura veneta, a seguito soprattutto della banalizzazione del paesaggio agrario. Particolarmente la prima specie, che necessita di siepi molto diversificate dal punto di vista della struttura e della composizione vegetale, è fortemente minacciata dalla scomparsa o dall’eccessiva semplificazione di questi elementi paesaggistici degli agroecosistemi sempre più banalizzati. Questo piccolo roditore è inserito tra le specie “vulnerabili” sia nella Lista Rossa regionale, sia in quella nazionale.

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Tra i Carnivori, la volpe (Vulpes vulpes) e la faina (Martes foina) sembrano essere assai diffuse. Mancano tuttavia dati sull'effettiva consistenza delle popolazioni. Analogamente per il tasso (Meles meles), mancando informazioni precise e studi mirati, è difficile andare oltre il semplice dato di presenza, che nel territorio indagato lo segnala nella cintura rurale di Treviso e nei territori agricoli a sud. Questo grosso Mustelide si adatta infatti a situazioni ambientali molto diverse frequentando aree molto prossime alle città e campi coltivati, ma è tuttavia probabile che le superfici boscate rappresentino l'unico rifugio sicuro dopo il progressivo diradamento della vegetazione arborea (siepi e boscaglie) nel territorio agricolo provinciale. Ancora troppo spesso considerati nocivi e per questo perseguitati più o meno legalmente, questi carnivori soffrono anche per le frequenti uccisioni dovute al crescente traffico veicolare, incontrando crescenti difficoltà a sopravvivere in zone così pesantemente interessate da strutture ed infrastrutture di origine antropica. L’avanzato grado di specializzazione e la loro particolare sensibilità al disturbo nelle fasi critiche dell’ibernazione e della riproduzione, fanno dei Chirotteri uno dei gruppi più vulnerabili alle rapide modificazioni ambientali e all’interazione con le attività umane. Così, tra i Mammiferi terrestri presenti, essi costituiscono l’ordine rappresentato dal maggior numero di specie minacciate. Tra le 12 specie di chirotteri segnalate, tutte sono inserite nell’Allegato 4 della Direttiva Habitat e 3 sono presenti anche in Allegato 2 della medesima Direttiva; precisamente 5 Vespertili e 1 Rinolofo, sono considerate specie minacciate in numerose località, con popolazioni piccole o piccolissime o che hanno subito un regresso a livello regionale, o localmente scomparse, e che pertanto compaiono nella categoria “vulnerabile” (VU) nella Lista Rossa dei Vertebrati italiani e/o nelle liste rosse regionali. L’unica specie di Ferro di Cavallo presente in tempi recenti in Provincia è Rhinolophus ferrumequinum: è stata rilevata negli anni all’interno di edifici abbandonati.

La Nottola comune (Nyctalus noctula) risulta segnalata per la provincia di Treviso. Si rinvengono all’interno di cavità di grandi alberi cittadini ed è stata segnalata tutto l’anno, nonostante la specie sia considerata migratrice anche su lunghe distanze. Nel mese di settembre, coincidente col periodo delle migrazioni di fine estate, sono state osservate concentrazioni di animali.

Per la maggior parte dei chirotteri citati non è comunque possibile determinare la dimensione delle popolazioni e le loro tendenze demografiche all’interno dell’area di intervento, sia per il limitato numero di dati recenti, sia per la difficoltà di individuare le colonie che spesso utilizzano come rifugi ambienti ipogei, forestali o costruzioni come vecchi ruderi abbandonati o abitazioni. Sono sicuramente specie da tutelare, minacciate dall’errata gestione forestale, dal disturbo nei siti di rifugio (grotte o costruzioni) e dal forte utilizzo dei pesticidi in agricoltura. La riduzione delle superfici forestali e la pratica della ceduazione, così come la bonifica delle zone umide, sono interventi che comportano una riduzione quali-quantitativa delle prede disponibili, incidendo pesantemente sulle possibilità di sopravvivenza dei chirotteri. La “banalizzazione strutturale” delle aree agricole, osservabile anche nell’area di intervento, comporta ad esempio la perdita di siepi e filari che i pipistrelli utilizzano come linee di riferimento nei loro spostamenti tra i rifugi e come aree di foraggiamento.

Ø UCCELLI

Gli Uccelli (Aves) rappresentano un taxon discretamente studiato, dal punto di vista faunistico, nel territorio trevigiano; il primo atlante di distribuzione provinciale risale al 1989 (Mezzavilla F. 1989. Atlante degli uccelli nidificanti nelle province di Treviso e Belluno. Museo Civico di Storia e Scienze Naturali di Montebelluna) e successivamente aggiornato nel 2007 con dati rilevati nel periodo 2003-2006 (Mezzavilla F. & Bettiol K. 2007.

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Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti in provincia di Treviso. Assoc. Faunisti Veneti). Altri dati editi, riguardanti l’ornitofauna del Trevigiano, sono reperibili negli atti dei convegni dell’Associazione Naturalisti Veneti.

Nel valutare le informazioni bibliografiche relative ad anni passati è necessario tener conto della grande dinamicità che può caratterizzare la composizione delle comunità ornitiche (sia nidificanti che svernanti) in aree antropizzate, come quella interessata dal Terraglio Est. In questo caso risulta quindi più appropriato riferirsi ai taxa ornitici che potenzialmente possono frequentare l’area, sulla base di dati editi ed inediti, valutando l’ecologia delle singole specie ed esaminando gli habitat presenti lungo il tracciato della futura via di comunicazione. Per il territorio interessato dal tracciato dell’asse viario in esame si stima la presenza potenziale di almeno 154 specie (escludendo quelle occasionali o molto rare; v. Fracasso et al., 2001), delle quali 72 nidificanti e 88 svernanti. Circa la metà delle specie potenzialmente presenti (49,4%, pari a 76 specie) rientrano nell’Ordine dei Passeriformi, mentre la restante parte è distribuita in 15 Ordini tassonomici.

Tra gli ambienti distinti convenzionalmente, i campi con siepi ed i corpi idrici minori, insieme alle fasce fluviali, comprendono la maggior ricchezza specifica potenziale, con rispettivamente 84 e 75 specie (considerando insieme tutte le diverse fasi fenologiche). Appare inoltre evidente che la maggior parte delle specie che utilizzano in modo “prevalente” un determinato habitat, interessino in particolare le formazioni boschive e gli altri due ambienti sopra menzionati; tali tipologie ambientali fanno inoltre registrare, in proporzione, un minor numero di specie con un utilizzo “occasionale” dell’ambiente specifico. È tuttavia necessario ricordare la notevole differenza di rappresentatività, in termini di superficie, tra le diverse tipologie ambientali, con gli habitat boscati che risultano notevolmente ridotti rispetto ai coltivi. La notevole ricchezza specifica, potenzialmente registrabile per la campagna coltivata (cumulando i seminativi alle formazioni erbacee), potrebbe essere dovuta in particolare alle numerose specie che svernano in tali ambienti, al contrario della stagione riproduttiva nella quale le comunità ornitiche appaiono relativamente povere. Gli ambienti maggiormente antropizzati, potenzialmente comprendenti sia situazioni di notevole semplificazione ecologica (edifici e infrastrutture) sia habitat relativamente più favorevoli (es. piccoli parchi e giardini), risultano relativamente popolati, con una ventina di specie in ciascuna delle due stagioni. Circa 1/3 delle specie potenzialmente presenti possiedono una sensibilità ecologica bassa o nulla; nella stessa proporzione risultano anche i taxa altamente e mediamente sensibili alle perturbazioni ambientali e/o alla perdita di habitat naturaliformi. Tra le specie altamente sensibili dal punto di vista ecologico ve ne sono diverse legate agli agro-ecosistemi (in senso lato), soprattutto a quelli condotti con tecniche tradizionali o non ancora sottoposti a pratiche colturali intensive. Particolarmente a rischio sono, ad esempio, la Quaglia (Coturnix coturnix) e l’Allodola (Alauda arvensis), rispettivamente legate in particolare alle superfici erbose e a paesaggi aperti e diversificati dal punto di vista vegetazionale. Tra gli Strigiformi, le specie maggiormente sensibili, legate agli agro-ecosistemi, sono il Barbagianni (Tyto alba), l’Assiolo (Otus scops) e, in parte, la Civetta (Athene noctua); queste specie necessitano infatti di ambienti rurali ecologicamente diversificati ed in grado di supportare le principali fonti trofiche (in particolare micromammiferi ed insetti di grossa taglia). Lungo il tracciato le campagne relativamente ricche di siepi, boschetti e fasce erbose o incolte risultano rare e localizzate; queste possono tuttavia ospitare piccole popolazioni (di consistenza numerica fluttuante a livello inter-annuale) di specie attualmente poco frequenti nella pianura veneta come: Upupa (Upupa epops), Torcicollo (Jynx torquilla), Saltimpalo (Saxicola torquatus), Averla piccola (Lanius collurio), Strillozzo (Emberiza calandra), Tortora selvatica (Streptopelia turtur) e Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus). Riguardo alle specie maggiormente legate agli ambienti acquatici, tra quelle presenti con relativa maggiore probabilità o frequenza si ricordano la Marzaiola (Anas querquedula), il Tarabusino (Ixobrychus minutus), il

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Porciglione (Rallus aquaticus), il Martin pescatore (Alcedo atthis), la Cannaiola comune (Acrocephalus scirpaceus) e la Cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris). Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta nel caso di azioni dirette su ambienti acquatici nel periodo primaverile-estivo (da aprile a luglio) durante il quale le specie nidificanti risultano estremamente sensibili e localizzate (essendo vincolate ad aree ristrette per la costruzione del nido e l’allevamento della prole). Le specie potenzialmente presenti ed incluse nell’allegato I della Direttiva Uccelli sono 32; di queste solo tre specie (Tarabusino, Martin pescatore e Averla piccola) risultano possibilmente nidificanti nelle aree interessate dal tracciato. Secondo BirdLife International (2004) a livello europeo sono considerate a rischio elevato (SPEC 2), tra le specie potenzialmente nidificanti lungo il Terraglio Est, l’Assiolo, il Codirosso comune ed il Picchio verde (quest’ultimo in realtà sembra essere in generale aumento in tutto il Veneto). Tra le specie a rischio moderato (SPEC 3) si ricordano: la Quaglia, il Tarabusino, il Barbagianni, la Civetta, la Tortora selvatica, l’Upupa, il Martin pescatore, il Torcicollo, l’Allodola, la Rondine, l’Averla piccola, il Gheppio, il Gruccione, il Topino, il Balestruccio, la Cappellaccia, il Pigliamosche e la Passera mattugia. A livello regionale risultano scarsi e frammentari i riferimenti bibliografici più attuali per valutare localmente lo stato di rischio delle diverse specie ornitiche.

Ø RETTILI

L’erpetofauna dell’area interessata dall’intervento è rappresentata dalle specie tipiche del territorio planiziale padano, con possibilità di qualche elemento più caratteristico dell’ambito costiero, ad es. la Lucertola campestre (Podarcis sicula), nella porzione più orientale del tracciato. I dati esistenti sono piuttosto limitati e frammentari, non esistendo studi faunistici specifici e sistematici per l’area d’indagine. Le conoscenze disponibili per il Trevigiano derivano soprattutto dai recenti atlanti nazionale (Sindaco et al., 2006) e regionale (Bonato et al., 2007) degli Anfibi e dei Rettili, integrate da poche altre fonti (Bruno, 1980; Bioprogramm, 2008; G. Pizzi, com. pers.).

Alcune presenze possono esser infine ipotizzate in base dalla comparazione degli ambienti esistenti lungo il tracciato con habitat analoghi di aree limitrofe, dove sono maggiormente note le componenti faunistiche (Ferri, 1988; Borgoni & Richard, 1992; Gruppo Nisoria, 2000). Nel complesso dunque lo stato delle attuali conoscenze sull’erpetofauna, soprattutto per gran parte della pianura trevigiana, è piuttosto lacunoso, come sottolineato anche nell’atlante regionale (Bonato et al., 2007). Sebbene buona parte del territorio interessato appaia ampiamente antropizzato e perciò in parte già poco adatto quanto meno alle specie più sensibili, esistono ancora dei microambienti caratterizzati da una discreta “naturalità”, che costituiscono gli ultimi rifugi di popolazioni relitte di anfibi e rettili un tempo ben più diffuse.

Gli ambienti oggi presenti nell’area in oggetto ospitano approssimativamente 10 specie di Rettili: 2 testuggini, di cui una alloctona, 4 sauri e 4 serpenti, tutti innocui. Si tratta in tutti i casi di specie relativamente diffuse in tutta la pianura padana, alcune delle quali (testuggini palustri e natrici) particolarmente legate agli ambienti acquatici, inclusi fiumi e canali; tipiche di habitat naturali o seminaturali, sono quasi tutte ben adattate anche agli agroecosistemi e a zone a moderata urbanizzazione. Fanno eccezione la Lucertola campestre, di ambito più tipicamente costiero e la cui presenza è nota lungo la gronda lagunare, e l’alloctona Trachemys scripta, generalmente più localizzata in rami fluviali e porzioni di canale all’interno o a ridosso degli abitati. Sulla base dei dati esistenti è accertata la presenza di 9 delle specie elencate in almeno un sito lungo il tracciato. Tutte 10 inoltre sono presenti in aree limitrofe per cui, in mancanza di riscontri oggettivi, andranno considerate potenziali, nel territorio in oggetto, in tutti gli habitat idonei per i quali non esistono dati precisi.

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Come tutti i Rettili, la gran parte delle specie presenti è estremamente sensibile alle trasformazioni ambientali, com’è evidenziato dalla forte rarefazione di molte specie nel Veneto, a partire in particolare dagli anni ’60-’70. Le ragioni principali di tale rarefazione vanno ricercate nella modificazione e banalizzazione del paesaggio agrario, col passaggio dal mosaico delle coltivazioni tradizionali alle grandi estensioni di colture intensive, nella forte riduzione delle siepi, degli incolti e dei margini ecotonali arbustivi e nel caotico sviluppo della rete viaria e del tessuto urbano, che ha contribuito notevolmente all’isolamento delle popolazioni le une dalle altre (cfr.: Bonato et al., 2007). Tra le specie più colpite da queste trasformazioni vi è il Ramarro, un tempo ubiquitario ed ora fortemente localizzato, ma anche la Coronella austriaca, le natrici (Natrix sp.) e il Biacco, spesso assenti da ampie porzioni di territorio. I serpenti tuttavia soffrono di un’endemica carenza di dati, in parte dovuta alla loro elusività, per cui la valutazione delle loro popolazioni risulta abbastanza difficoltosa. Analogamente poco visibile è l’Orbettino, apparentemente diffuso in gran parte del territorio regionale anche grazie alla sua ampia adattabilità, ne è tuttavia difficilmente evidenziabile la presenza e la sua rilevazione è molto spesso accidentale.

E’ invece legata a fattori diversi la rarefazione della Testuggine palustre europea, tra cui spiccano l’inquinamento dei corpi idrici, le modificazioni degli argini e delle sponde, il prelievo diretto e la competizione con l’alloctona Trachemys; molti di questi fattori incidono anche sulle due specie di serpenti acquatici, la Natrice dal collare e la Natrice tessellata. Nel comprensorio planiziale, la Lista Rossa degli Anfibi e dei Rettili del Veneto (Bonato et al., 2007) classifica come “vulnerabili” (VU): la Testuggine palustre, l’Orbettino, il Ramarro occidentale, il Colubro liscio e la Natrice tassellata; mentre il Biacco e la Natrice dal collare appaiono “quasi minacciati” (NT). E’ invece “minacciata” (EN) la Lucertola campestre, ormai scomparsa da quasi tutti gli ambienti veneti non costieri. Tra le 9 specie autoctone presenti, 7 sono contemplate dalla Direttiva Habitat (Sindaco et al., 2006).

Ø ANFIBI

Lacunose e per diverse specie non sono possibili riscontri oggettivi in gran parte del territorio in esame. Dai dati disponibili, le specie di Anfibi note per uno o più punti lungo il tracciato previsto ammontano a 9, di cui 2 urodeli e 7 anuri. La compresenza di tutte o quasi le specie censite è accertata nelle poche aree naturali del territorio, come il SIC e ZPS del Sile, il Parco omonimo e la cava allagata a sud di viale delle Industrie, mentre, almeno per quelle meno esigenti, come le Rane verdi, la Rana dalmatina, il Rospo smeraldino e il Tritone punteggiato, si può comunque ipotizzare una presenza diffusa nella gran parte degli habitat idonei di tutto il territorio interessato. Di particolare interesse la presenza di Triturus carnifex e Rana latastei, entrambi in allegato II e IV della Direttiva Habitat, sia nei contesti naturali più importanti sopra menzionati sia in diversi siti del territorio agricolo circostante. Da ricordare anche la presenza di alcuni taxa di particolare rilevanza conservazionistica per l’Italia, come la Raganella italiana ed il Tritone punteggiato italiano, che, sebbene godano di un livello di protezione minore, presentano un areale che ricade quasi esclusivamente sul territorio nazionale. Nel complesso gli Anfibi appaiono minacciati dagli stessi fattori negativi già esposti per i Rettili (vedi sopra), per lo più legati all’antropizzazione del territorio, tuttavia, essendo legati per la riproduzione a zone umide spesso “puntiformi”, su questo gruppo di vertebrati gli effetti di trasformazioni anche su piccola scala sono di gran lunga maggiori. Gli anfibi inoltre sono particolarmente sensibili alla predazione da parte di specie alloctone introdotte di pesci, crostacei ed altri organismi ed alla diffusione di patogeni che stanno decimandone le popolazioni su scala globale.

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Lo stato delle conoscenze relative agli Anfibi è analogo a quello riportato per i Rettili ed i dati disponibili provengono dalle stesse fonti (Bruno, 1980; Zanetti, 1984; Ferri, 1988; Borgoni & Richard, 1992; Semenzato et al., 1999; Gruppo Nisoria, 2000; Simonella, 2006; Sindaco et al., 2006; Bonato et al., 2007; Bioprogramm, 2008; G. Pizzi, com. pers.). Diversamente dai Rettili, gli Anfibi dipendono dalla presenza di raccolte d’acqua permanenti o temporanee, stagnanti o debolmente correnti e non abitate da pesci, per la riproduzione. Spesso i fossi e le scoline agricole sostituiscono adeguatamente gli ambienti riproduttivi originari di queste specie, specialmente se adiacenti a siepi, boschetti, incolti o anche coltivazioni, dove gli animali possono svolgere la fase terricola della loro esistenza. Un spiccata meccanizzazione delle attività e l’uso di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici tuttavia possono impattare fortemente su questo gruppo di vertebrati, perciò non tutte le aree agricole risultano idonee. Anche in questo caso le conoscenze sono comunque Tra le specie riportate quelle di maggiore importanza sono senza dubbio il Tritone crestato e la Rana di Lataste, entrambe elencate negli allegati II e IV della Direttiva Habitat, particolarmente sensibili ai mutamenti ambientali delle aree planiziali ed endemici o comunque prevalentemente diffusi in territorio italiano. La Rana di Lataste in particolare è un semi-endemismo del territorio padano la cui distribuzione è ormai molto frammentata specialmente nella Pianura Padano-veneta (Bonato et al., 2007). Si tratta infatti di una specie piuttosto esigente dal punto di vista dei requisiti ecologici, sia in termini di ambiente terrestre (boschi mesofili e aree prative ad essi adiacenti) che di ambiente acquatico (raccolte d’acqua fresche e ombrose). Ciò la rende un ottimo indicatore delle variazioni delle condizioni ambientali, ma anche un soggetto molto vulnerabile alle modificazioni territoriali anche su piccola scala. Tuttavia anche specie più comuni come il Rospo comune, la Raganella italiana e la Rana dalmatina stanno subendo una forte contrazione degli areali in Veneto ed in Italia in genere (Sindaco et al., 2006; Bonato et al., 2007), mentre recenti revisioni tassonomiche stanno mutando il panorama delle specie presenti, rilevando genotipi locali fortemente differenziati in taxa un tempo considerati omogenei su vasta scala territoriale (cfr. Lanza et al., 2008). Tra gli Urodeli, il Tritone crestato, ma anche l’affine sottospecie italiana del Tritone punteggiato, sono anch’essi in via di rarefazione in tutto il territorio regionale a causa di molteplici fattori e, trattandosi in entrambi i casi di taxa a prevalente distribuzione italiana, assume particolare importanza la conservazione delle popolazioni rimaste.

Ø ITTIOFAUNA

La fauna ittica presente nel territorio indagato è stata oggetto di studi recenti che hanno portato alla stesura della “Carta Ittica. 1990-1994 II° Stralcio: Relazioni Ittiche.” Provincia di Treviso, Assessorato Caccia, Pesca ed Ecologia. Ed. Grafiche Antiga.” (Loro et al., 1994) e della Carta Ittica 2000. Provincia di Treviso, Relazione tecnica, Provincia di Treviso, Assessorato Caccia, Pesca ed Ecologia.; Loro 2000).

Nella seguente tabella si riportano le principali censite nei corpi idrici interferiti dal tracciato di progetto e i codici delle stazioni di monitoraggio della fauna ittica più vicine alla stazioni già individuate in questo studio per il monitoraggio della qualità delle acque.

INDICE DI STRUTTURA DI NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO ABBONDANZA POPOLAZIONE

Alborella Alburnus alburnus alborella 5 1

Anguilla Anguilla anguilla 1 3 Cobite mascherato Cobitis taenia 1 3 Ghiozzo padano Padagobius martensi 1 3

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5.9. ECOSISTEMI

La lettura del territorio in chiave ecosistemica deve essere fatta considerando le relazioni strutturali e funzionali che esistono tra le varie componenti territoriali. È necessario dunque comprendere quali siano le interazioni che si manifestano attraverso una loro interpretazione funzionale che tenga presente i flussi di materia e di energia che si manifestano. Tale lettura può essere fatta attraverso l’individuazione delle così dette unità ecosistemiche elementari (patch) presenti nell’ecomosaico considerato. L’individuazione di queste unità si è basata sulle tessere di uso del suolo ottenute tramite fotointerpretazione.

La distinzione tra le diverse unità ecosistemiche è fondata su caratteri prettamente strutturali, ossia sulla circoscrivibilità di determinati ambiti rispetto ai complessi contigui1. Tale proprietà rappresenta una delle condizioni che consente di attribuire ad un complesso bio-ambientale la connotazione di “ecosistema”; le altre proprietà sono l’autonomia funzionale e l’equilibrio dinamico interno (Susmel, 1988). L’autonomia funzionale è garantita dalla presenza delle tre categorie fondamentali di componenti biologici, rappresentati da produttori, consumatori e decompositori, mentre l’equilibrio dinamico interno è assicurato dal bilancio fra entrata e uscita nei rapporti scambievoli di materia e di energia che si instaura fra i componenti. L’azione antropica determina spesso un’alterazione dei processi ecologici che si riflette negativamente sulle proprietà ecosistemiche sopra descritte. Per quanto concerne il territorio di indagine, rappresentato da una ristretta porzione della pianura veneta centrale, le unità ecosistemiche elementari individuate rispecchiano la composizione del paesaggio di quest’area, contraddistinta da una matrice di tipo agricolo, in via di contrazione nella quale si sviluppano ampie superfici urbane. Le macroaree considerate sono dunque due ed individuano: • Medio-alta pianura veneta centrale; • pianura urbanizzata.

Le unità ecosistemiche rilevate possono essere sintetizzate nel seguente elenco che comprende le tipologie della carta degli ecosistemi • Agro-ecosistemi delle colture annuali; • Sistemi colturali complessi; • Agro-ecosistemi (seminativi, vigneti e frutteti); • Aree urbanizzate residenziali e produttive; • Arre naturali e seminaturali.

La separazione fra due ecosistemi contigui non è mai netta in quanto esiste sempre una zona marginale transizione definita ecotono. In questo ambito sconfinano e si compenetrano i caratteri degli ecosistemi a contatto consentendo la promiscuità e la convivenza di specie di ambedue le biocenosi, oltre che di specie esclusive delle aree di transizione. L’ecotono è solitamente più ricco di specie rispetto agli ecosistemi confinanti: il fenomeno è chiamato effetto di margine (Susmel, 1988). Per una caratterizzazione qualitativa della struttura ecosistemica del territorio analizzato, si è ritenuto opportuno descriverne il contenuto. Gli agro-ecosistemi comprendono i terreni coltivati (sia con specie erbacee, Agro-ecosistemi delle colture annuali e dei sistemi colturali complessi, che arboree, Agro-ecosistemi delle colture legnose permanenti) e gli elementi arboreo-arbustivi che dividono gli appezzamenti. Anche in questo caso, seppur in misura minore, l’equilibrio funzionale è legato ad immissioni energetiche dall’esterno. Per garantire la produttività di questi

20004RA008D0_REL_AMB 68 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia ambienti, infatti, è necessario compiere un “lavoro” e fornire sostanze nutritive mediante la concimazione. Le tecniche agricole, inoltre tendono a sostituire i naturali componenti biologici del sistema. Le aree urbanizzate comprendono le zone residenziali e produttive, il verde urbano, le aree estrattive e di deposito rifiuti. In questi luoghi l’azione antropica ha determinato uno stravolgimento dei processi funzionali il cui equilibrio è garantito da continui apporti di energia dall’esterno. Le aree naturali e seminaturali, invece, comprendono tutti quei luoghi nei quali, per vari motivi, l’azione dell’uomo risulta meno invadente. Localmente gli ambienti di questo tipo si concentrano in corrispondenza di pochi lembi di terreni abbandonati e in prossimità di alcuni tratti dei corsi d’acqua e delle zone umide. Tali ambiti sono caratterizzati da autonomia funzionale ed equilibrio dinamico interno, anche se le dimensioni talvolta esigue di questi elementi e la stretta vicinanza di ambienti antropizzati, possono determinare alterazioni nei processi ecologici che vi si svolgono. Di seguito si descrivono le diverse categorie elencate presenti nel territorio in esame.

5.9.1. Agroecosistemi

Un tempo le superfici coltivate rappresentavano il paesaggio più diffuso della pianura padano-veneta e della Pianura Padana più in generale. Anche nell’area in esame rappresenta ancora la matrice fondamentale, nonostante la costante erosione determinata dall’espansione urbana che trova nella trama infrastrutturale del Veneto un’importante via di sviluppo. Alla contrazione della superficie destinata all’agricoltura si è sommata la modificazione della struttura dello stesso paesaggio agricolo. Nella campagna tradizionale, in particolare nella fascia dell’alta pianura, i terreni erano divisi da siepi e filari che costituivano dei validi corridoi ecologici sfruttati da specie animali e vegetali. Erano presenti numerose aree boscate e i corsi d’acqua erano caratterizzati dalla presenza di abbondante vegetazione ripariale. Tale modello di organizzazione dei terreni agricoli ha subito delle forti modificazioni per l’avvento di un’agricoltura intensiva di carattere industriale che ha sostituito alla diversità colturale una steppa cerealicola banalizzando fortemente la biodiversità di tali ambienti. Sono scomparsi i sistemi di siepe campestre e la sistemazione idraulica di canali e fiumi ha comportato la riduzione delle fasce ripariali e si è limitata alla regimazione e canalizzazione degli alvei. La riduzione della biodiversità non è stata causata solamente dall’eliminazione degli elementi di diversificazione ambientale, ma anche per l’introduzione di tecniche colturali basate sull’utilizzo di fertilizzanti chimici, diserbanti e insetticidi che hanno agito sulla composizione floro-faunistica di tali ambienti favorendo specie generaliste, ubiquitarie e spesso anche esotiche. Le principali unità ecosistemiche individuate all’interno del territorio coltivato sono le seguenti:

Agroecosistemi delle colture annuali : in questa unità vengono inserite tutte quelle coltivazioni a ciclo annuale le cui specie principali sono mais e frumento. Questa tipologia di coltivazione abbinata alla mancanza di elementi arborei strutturati si traduce non solo in una banalizzazione della biodiversità ma anche in una monotonia paesistica e in una riduzione delle nicchie ecologiche disponibili per flora e fauna. Il corredo floristico riscontrabile spesso è rappresentato solo da un limitato numero di specie sinantropiche, che nel caso di coltivazioni di frumento possono essere ricondotte all’associazione Alchemillo-Matricarietum chamomillae mentre risulta estremamente difficile definire una qualche cenosi di infestanti per quanto riguarda le colture di mais, visto il limitato numero di specie che riescono a sopravvivere al diserbo. Le specie faunistiche che qui trovano una condizione adatta sono quelle legate ad ambienti aperti come cappellaccia (Galerida cristata), quaglia (Coturnix coturnix), cutrettola (Motacilla flava), ballerina gialla (Motacilla cinerea), cornacchia grigia, gazza e gheppio, con la sparizione di tutte quelle specie legate ad ambienti ecotonali.

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In questa unità sono state incluse anche tutte le colture protette, ovvero quelle specie coltivate in strutture come serre e tunnel. Per quanto riguarda tale coltivazioni si ha un’ulteriore riduzione della biodiversità vista le caratteristiche di estrema specializzazione e controllo delle condizioni edafiche. Agroecosistemi delle colture legnose permanenti (alta pianura veronese): in questa unità vengono incluse vigneti, oliveti, frutteti, vivai e impianti da arboricoltura da legno. Di questo elenco, la tipologia di maggior diffusione è la coltura della vite, seguita da alcuni frutteti, pur se in area a limitata vocazione vitivinifera, e presenza di ridotte varietà ad hoc. Rispetto alla precedente unità la biodiversità risulta essere maggiore in virtù del fatto che la coltura è pluriannuale e la copertura vegetale presente attorno alle piante è normalmente sfalciata e non asportata con mezzi meccanici o chimici. Tale operazione non permette comunque la stabilizzazione di una formazione vegetale di pregio. Se si fa eccezione per i vivai, la cui permanenza delle piante è legata alla vendita della pianta stessa, le altre colture arboree vanno a creare ambienti ecotonali che favoriscono dunque quelle specie che si avvantaggiano di situazioni di transizione tra ambienti boscati e ambienti prativi o comunque ambienti aperti privi di una copertura arborea continua. Tra le specie avifaunistiche più rappresentative possiamo trovare torcicollo (Jynx torquilla), averla piccola (Lanius collurio) e picchio rosso maggiore (Picoides major). Per le altre classi invece possiamo trovare donnola (Mustela nivalis), volpe (Vulpes vulpes), riccio (Erinaceus europaeus) per i mammiferi, biacco (Coluber viridiflavus) e ramarro (Lacerta viridis) per i rettili e il rospo comune (Bufo bufo) per gli anfibi. In alcune tessere del paesaggio, che rappresentano un mosaico tra le due unità precedenti, è presente un contingente vegetazionale che non si discosta da quella descritta nei paragrafi precedenti. Le specie animali rintracciabili sono quelle legate ad ambienti ecotonali ed alle aree aperte. Fasce arboreo-arbustive : in ambiente agricolo le siepi presenti non sono altro che le vestigia dei sistemi lineari che un tempo caratterizzavano la pianura agricola. Nella Pianura Padana tali sistemi prendono il nome di Piantata Padana.

5.9.2. Aree urbanizzate (ambiti periferici di Treviso e dei comuni della cintura)

Nonostante il rapido sviluppo, nel paesaggio della pianura padano-veneta, gli ambiti urbanizzati rappresentato ancora un elemento immerso nel sistema agrario. Dal dopoguerra ad oggi, però tale schema ha subito profonde e graduali modificazioni arrivando, come per l’area in esame, a rappresentare un elemento di notevole sviluppo che arriva ad essere, in alcune aree, l’elemento paesistico principale. Il tessuto urbano è passato dunque da pochi nuclei concentrati e varie abitazioni isolate e sparse ad una tipologia di tipo policentrico nella quale non esiste una netta distinzione tra la fine di un e l’inizio di un altro (conurbazione). Inoltre lo sviluppo di una fitta rete di vie di comunicazione ha ulteriormente modificato la struttura bidimensionale dell’ecomosaico causando una ridistribuzione delle funzioni spaziali (Ingegnoli e Giglio, 2005). Infatti, gli insediamenti abitativi e produttivi si sono sviluppati parallelamente alle arterie viarie, originando così un tessuto urbanizzato nastriforme che determina una elevata occupazione del suolo e la riduzione della connettività ecologica tra i pochi ambienti naturali relitti della pianura e gli agro-ecosistemi che ancora rimangono in questa porzione del territorio. Le principali unità riscontrate dall’analisi del territorio considerato sono le seguenti: Aree urbane residenziali : in questa categoria sono inclusi tutti i nuclei urbani con destinazione residenziale. In tali agglomerati possono essere riconosciute superfici nelle quali è presente una copertura vegetale legata a parchi e giardini di piccole dimensioni che, se dal punto di vista floristico non presentano una grande qualità a causa della gestione principalmente a fini ornamentali con ampio utilizzo di specie esotiche, da un punto di

20004RA008D0_REL_AMB 70 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia vista faunistico, invece, possono presentare situazioni di pregio. Tale condizione è legata soprattutto alla classe degli uccelli. È infatti noto che molte specie ben si adattano agli ambienti antropizzati vista la minor pressione esercitata da eventuali predatori e per la maggior disponibilità trofiche che possono trovare soprattutto durante il periodo invernale. Tra le varie specie che possono essere contattate troviamo merlo (Turdus merula), passera d’Italia (Passer italiae), verdone (Carduelis chloris), cardellino (Carduelis carduelis), verzellino (Serinus serinus), cinciallegra (Parus major), storno (Sturnus vulgaris), rondine (Hirundo rustica), rondine montana (Ptyonoprogne rupestris), rondone (Apus apus), balestruccio (Delichon urbica), ballerina bianca (Motacilla alba), codirosso (Phoenicurus phoenicurus) e la dove siano presenti corsi d’acqua importanti come per esempio nelle grandi città attraversate possiamo trovare gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), martin pescatore (Alcedo atthis), gabbiano comune (Larus ridibundus) e specie in espansione come il gheppio (Falco tinninculus). Dal punto di vista vegetazionale, come già accennato, non si riscontrano formazioni spontanee caratteristiche. Nelle cenosi urbane possiamo trovare classi riconducibili a Parietarietea judaicae, rinvenibile presso strutture murarie, a Plantaginetea majoris in situazioni di zone calpestate, mentre per quanto riguarda altri ambienti abbandonati e marginali possiamo trovare cenosi appartenenti alle classi dei Chenopodietea e degli Artemisietea. Aree urbane produttive : rispetto alla precedente unità, le tessere del mosaico ambientale occupate da infrastrutture produttive, mancano di superfici occupate da una copertura vegetale o quando presenti, sono estremamente limitate. A ciò si deve aggiungere anche il maggior disturbo legato agli impianti produttivi, al traffico di mezzi pesanti e al maggiore inquinamento che può essere registrato in tali ambiti. Scarseggiando superfici ricoperte da vegetazione, mancano anche molte specie animali che possono essere riscontrate per esempio nei nuclei residenziali. Anche per quanto riguarda l’avifauna, che tra le varie classi animali è quella dotata di maggiore mobilità, ritroviamo un numero ridotto di specie. Esse sono per la maggior parte specie generaliste come i corvidi cornacchia grigia (Corvus corone cornix), e gazza (Pica pica), oltre a tortora dal collare (Streptopelia decaocto), ballerina bianca. In molte situazioni laddove siano presenti corsi d’acqua o aree umide nelle vicinanze, è possibile trovare anche il corriere piccolo (Charadrius dubius). Le principali aree produttive, incluse all’interno dell’area indagata, sono localizzate nelle vicinanze del Comune di Casier (ben tre), tra Treviso e il casello di Preganziol sul Passante di Mestre. Aree verdi : in questa unità vengono incluse tutte quelle aree destinate a parchi e giardini (soprattutto di Ville storiche), le cui maggiori dimensioni non li hanno fatti includere nei giardini privati descritti per le “Aree urbane residenziali”. Viste le maggiori dimensioni e, di conseguenza anche la presenza di cenosi più estese, anche se condizionate nella forma di governo, rappresentano un’importante fonte di riparo e di alimentazione di numerose specie appartenenti non solo alla classe degli uccelli. Possiamo ritrovare quindi, oltre a quelle già citate per le aree residenziali, anche specie quali l’allocco (Strix aluco), codibugnolo (Aegithalos caudatus), cincia mora (Parus ater), cinciarella (Parus caeruleus), civetta (Athene noctua), capinera (Sylvia atricapilla), luì verde (Phylloscopus sibilatrix), scricciolo (Troglodytes troglodytes), petirosso (Erithacus rubecula). Tra i mammiferi possiamo rintracciare riccio (Erinaceus europaeus), donnola (Mustela nivalis), talpa (Talpa europaea), oltre che alla lucertola muraiola (Podarcis muralis) e il biacco (Coluber viridiflavus) tra i rettili. Aree estrattive e di deposito rifiuti : rispetto alle precedenti unità, le aree estrattive, i depositi di rifiuti e le discariche rappresentano sistemi caratterizzati da una forte perturbazione legata alla continua modificazione del suolo. Tale condizione impedisce lo sviluppo di cenosi naturali a favore di cenosi sinantropico-ruderali caratterizzate da una bassa esigenza ecologica e da un’elevata capacità colonizzatrice di quegli spazi che si rendono disponibili anche se per brevi periodi. Le classi vegetazionali che più riescono a sopravvivere in tali contesti possono essere fatte ricondurre a Chenopodietea e a Artemisietea. Per quanto riguarda le discariche, la disponibilità di materiale organico può essere sfruttato a livello trofico da molte specie animali, dal comportamento ubiquitario, quali volpe (Vulpes vulpes), surmolotto (Rattus norvegicus), tra i mammiferi o

20004RA008D0_REL_AMB 71 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia gabbiani reali (Larus michahellis), cornacchia grigia, gazza, taccola (Corvus monedula), storno (Sturnus vulgaris) e il più raro nibbio bruno (Milvus migrans). Filari urbani : in questa unità vengono inclusi tutti i filari alberati presenti nei viali urbani, ai bordi delle strade e nelle scarpate ferroviarie.

5.9.3. Aree naturali e seminaturali

Come già detto la matrice fondamentale dell’area indagata è rappresentata dal paesaggio agrario nel quale sono identificabili estesi elementi urbanizzati. Tra questi due elementi possono essere riconosciute unità che presentano ancora elementi caratterizzati da qualche grado di naturalità. Si tratta generalmente di piccole superfici marginali o di superfici anche ampie abbandonate a seguito di cambiamenti di destinazione urbanistica in essere o in divenire, o di interventi d set-a-side. Il principale problema di tali lembi è legato all’elevato grado di frammentazione che presentano. Le diverse superfici sono spesso isolate e di conseguenza la biodiversità contenuta è soggetta ad una graduale erosione a tutti i livelli (Ingegnoli e Massa, 1999). Le principali unità individuate sono: Aree boscate : per la caratterizzazione di questa tipologia è opportuno differenziare le formazioni presenti in pianura da quelle collinari. In pianura le formazioni presenti si sono originate o per abbandono di superfici agricole o per impianti artificiali. Le formazioni sviluppatesi in terreni abbandonati sono caratterizzate dalla presenza di specie con una spiccata attitudine a colonizzare tali ambienti, e che non presentano comunque particolari esigenze ecologiche. Le specie arboree che spesso costituiscono tali cenosi sono la robinia (Robinia pseudoacacia), l’ailanto (Ailanthus altissima), l’acero negundo (Acer negundo), l’olmo campestre (Ulmus minor), Acer saccharum e Loppio (Acer campestre). Nello strato arbustivo è spesso dominante il rovo (Rubus sp.). Per le formazioni frutto di impianto si devono invece distinguere gli impianti effettuati con specie ecologicamente coerenti da quelli effettuati senza uno specifico criterio e dunque utilizzando specie non sempre adatte al contesto analizzato. Le formazioni in pianura, vista la loro origine e soprattutto il loro reciproco isolamento, mancano di un corredo floristico caratteristico. Dal punto di vista faunistico, tutte le formazioni boscate rivestono un’elevata importanza ospitando specie legate ad ambienti forestali e ad ambienti ecotonali. In questi luoghi possiamo trovare, oltre alle specie di ecotono indicate per gli agrecosistemi arborei, altre specie di Uccelli quali picchio verde (Picus viridis), luì piccolo (Phylloscopus collybita), tortora selvatica (Streptopelia turtur) e Upupa (Upupa epops). Tra i mammiferi si possono ricordare ghiro (Myoxus glis) e moscardino (Muscardinus avellanarius) ed il capriolo (Capreolus capreolus) che frequentano gli ambienti boscati collinari. Aree prative : la naturalità per le aree prative individuate risulta essere molto basso a causa dell’inclusione delle cenosi presenti ai bordi e nelle aree intercluse delle infrastrutture viarie. Eccezione va fatta per quelle formazioni che possono essere rintracciate in ambiente marginale e sono riconducibili agli arrenatereti. Aree arbustive : le aree cespugliose includono prevalentemente superfici abbandonate che si trovano in uno stadio evolutivo precedente a quello descritto per le aree boscate. Aree umide : in queste unità vengono inclusi sia le aree adiacenti a specchi d’acqua e acque stagnanti (a sud della zona industriale di Casier), che la vegetazione ripariale presente lungo fiumi e fossi. La formazione tipica di questi ambienti è rappresentata dal Saliceto di ripa a prevalenza di salice bianco (Salix alba), accompagnato spesso da specie come pioppo nero (Popolus nigra) e bianco (Salix alba) e da sporadico Ontano nero (Alnus glutinosa). Molto frequentemente tale formazione è degradata dalla presenza della Robinia (Robinia pseudoacacia) e dall’indaco bastardo (Amorpha frutticosa), che spesso arrivano a costituire formazioni quasi pure.

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In questi ambienti si possono trovare molte specie animali, in funzione anche dell’estensione e della qualità della formazione stessa. Tra i rettili che frequentano gli ambienti umidi troviamo la natrice dal collare (Natrix natrix) e la natrice tassellata (Natrix tessellata), mentre per la classe degli anfibi possiamo trovare specie come il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e la rana verde (Rana lessonae). Tra le specie più rappresentative della fauna ornitica troviamo il martin pescatore, l’usignolo (Luscinia megarhynchos), l’usignolo di fiume (Cettia cetti) e la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus). Corsi d’acqua : la porzione di territorio indagata è attraversata dal fiume Sile e da un paio di fossi di minore portata. Il Sile pur scorrendo nelle vicinanze di numerosi nuclei urbani e produttivi, mantiene ancora alcuni tratti di vegetazione ripariale, che costituiscono importanti via di diffusione per specie animali e vegetali (corridoi ecologici lineari). La restante rete idrografica, caratteristica del paesaggio agrario riveste un’importanza inferiore visto che nella stragrande maggioranza dei casi è costituita da canalizzazioni prive di qualsiasi vegetazione ripariale.

5.9.4. Aree protette

Le aree protette rivestono un ruolo importantissimo nella salvaguardia del patrimonio naturale presente nel territorio italiano. Fino a qualche anno fa, erano considerate in maniera isolata, e tale posizione non dava un adeguata importanza ai fenomeni di deterioramento delle popolazioni che tale condizione comportava. Attualmente la posizione di tali aree è stata rivista, considerando uno scenario più ampio, ovvero le aree protette attualmente vengono considerate come degli elementi importanti nella creazione di un complesso sistema di rete ecologica che permetta il mantenimento di quelle funzionalità ecosistemiche (come per esempio i flussi genici tra popolazioni) necessarie alla vitalità dei popolamenti biologici attraverso la presenza di un adeguato numero di corridoi naturali che ne permetta il collegamento. L’analisi ecosistemica di un territorio è quindi legata all’analisi anche dei sistemi ambientali presenti nel territorio stesso. Tali ambiti riuniscono unità ecosistemiche simili e caratterizzate da una naturalità maggiore rispetto alla matrice nelle quali sono di solito inserite. Il tracciato di progetto attraversa il settore sud della provincia di Treviso, quasi parallelamente al percorso del fiume Sile, fino a raggiungere il tracciato del fiume Sile. Lungo il suo percorso l’infrastruttura non interessa direttamente alcuna area protetta. Come già affermato in precedenza, Pur non interessando direttamente aree naturali, il tracciato coinvolge due elementi della rete Natura 2000, legati al fiume Sile: IT3240019 e IT32400031, per il quale il progetto in fase preliminare è già stato sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale. Un ulteriore sito Natura 2000 IT3240028 Fiume Sile dalle sorgenti a Treviso ovest.

5.9.5. Diversità biologica

Con il termine diversità biologica, o biodiversità, si indica la pluralità di specie viventi presenti in un ecosistema ovvero il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi che possiamo trovare in un determinato territorio. La biodiversità, a tutte le scale di indagine analizzate, sta subendo un graduale declino. L’entità di questo declino ha spinto numerosi stati ad attuare provvedimenti coordinati per arginare il fenomeno. A livello comunitario dunque si è cercato di adottare provvedimenti atti a prevedere, prevenire e combattere le cause che generano la perdita della diversità biologica così da mantenere gli ecosistemi in uno stato soddisfacente di conservazione. A livello di pianificazione territoriale è dunque necessario adottare soluzioni che garantiscano, il più possibile, il mantenimento della funzionalità degli ecosistemi in modo da continuare ad usufruire dei numerosi servizi che gli stessi possono fornire.

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La realizzazione di un’opera di dimensioni importanti, come quella in esame, ha delle ripercussioni sulla distribuzione delle specie di fauna e flora selvatiche, sia nei confronti delle possibili perdite di habitat sia per quanto riguarda il disturbo arrecato alle popolazioni presenti nel territorio stesso. Per rilevare le alterazioni ambientali derivanti dalla realizzazione dell’opera, si è ritenuto opportuno individuare degli indicatori biologici, ovvero delle specie target.

5.9.6. Specie target

Le modificazioni di un territorio, successive alla realizzazione di un’opera, comportano la variazione delle condizioni ambientali che si ripercuote sulle caratteristiche delle comunità animali e vegetali, presenti nel territorio stesso, modificandole. I cambiamenti possono portare alla comparsa o alla scomparsa di determinate specie oppure determinare variazioni a livello di densità o struttura della popolazione stessa. Tali variazioni possono essere valutate attraverso l’utilizzo di bioindicatori la cui funzione è di “indicare lo stato o la variazione di stato di un fenomeno che non sia di per sé assoggettabile a misurazione diretta” . La risposta di un bioindicatore, ad una qualsiasi perturbazione, deve quindi essere interpretata e valutata in quanto sintetizza l’azione congiunta di diverse componenti ambientali. I bioindicatori ambientali possono essere di diverso tipo, si possono utilizzare dei gruppi ecologici (gruppi di specie con comportamento simile), delle specie indicatrici (specie sensibili ad una determinata variazione) o parti di tessuto nelle quali si accumulano sostanze inquinanti. La particolarità che accomuna tutte queste tipologie, sta nel loro legame con l’ambiente considerato, e dunque si sfrutta la loro risposta alle variazioni ambientali. Per formulare una valutazione in merito alle variazioni derivanti dalla realizzazione dell’opera in progetto si è scelto di utilizzare, come indicatori, delle specie legate alle tipologie ambientali presenti e di conseguenza sensibili ai mutamenti che coinvolgono questi ambiti. La scelta delle specie indicatrici, definite target, deve essere fatta sulla base di una serie di caratteristiche definite a priori (Battisti, 2004). Tali specie devono avere una biologia conosciuta, una sistematica stabile, devono essere facilmente campionabili e alla scala d’indagine devono presentare una distribuzione relativamente ampia, una specializzazione a livello di nicchia ecologica ed una sensibilità a determinati fattori o processi per i quali possono fungere da indicatore (Pearson in Battisti, 2004).

Come anticipato la scelta delle specie Target deve basarsi su specie facili da campionare e per le quali siano disponibili dati su biologia e sulla distribuzione. In merito al progetto analizzato si è deciso di individuare come bioindicatori specie appartenenti alla classe degli uccelli, in virtù delle motivazioni precedentemente esposte. Ogni specie target dovrebbe essere rappresentativa di determinati gruppi ecologici e la scelta dovrebbe tener conto anche delle diverse categorie ambientali presenti nel territorio analizzato. L’APAT (2003) per la scelta delle specie target propone i seguenti criteri:

• Criterio conservazionistico: all’interno della legislazione comunitaria, nazionale e regionale in materia ambientale (Direttiva CEE 79/409, Direttiva CEE 92/43, Legge 157/92, Legge Regionale 15 novembre 1974, n. 53 e Regolamento Regionale 5 agosto 1977, n. 7) sono elencate delle specie sottoposte a particolare tutela; inoltre dalle “liste rosse” nazionali e locali è possibile individuare delle specie a diverso livello di minaccia; • Criterio biogeografico: secondo questo criterio, in parte ricompreso in quello precedente, le specie obiettivo sono quelle endemiche dell’area in esame, oppure disgiunte rispetto all’areale principale, o relitte;

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• Criterio ecologico: anche specie relativamente diffuse e comuni, in relazione alle esigenze ecologiche ed all’ampiezza di nicchia, possono rientrare tra le specie obiettivo per la loro sensibilità alle trasformazioni ambientali e in particolare alla frammentazione; • Criter io gestionale: la specie riveste un interesse economico per l’area in esame, si possono scegliere le specie di interesse venatorio o produttivo, oppure che arrecano danno alle attività produttive primarie. • REGGIANI et al. (2000), inoltre, propongono di individuare le specie target facendo riferimento alle caratteristiche delle singole specie e distinguendo, così, specie chiave, indicatrici, ombrello e bandiera.

Gli Autori definiscono: • Specie chiave (keistone species): alcune specie sono particolarmente adatte a rientrare nelle strategie di conservazione in quanto svolgono una funzione determinante all’interno dell’ecosistema, influenzano profondamente le relazioni trofiche, la struttura delle comunità, la successione ecologica, i fattori ciclici di disturbo , la presenza e l’abbondanza di altre specie ecc.; • Specie indicatrici (indicator species): indicano determinate condizioni essendo legate a particolari stadi serali, a specifici substrati o comunità biotiche o, al contrario, diffuse in situazioni disturbate; • Specie ombrello (umbrella species): richiedono ampi spazi inalterati e la loro salvaguardia implica la tutela di molte altre specie; • Specie bandiera (flagship species): sono specie che suscitano nell’uomo forti risposte emotive e possono essere impiegat e per sensibilizzare e coinvolgere l’opinione pubblica.

Nel presente lavoro, la scelta delle specie target si è concentrata sul criterio “ecologico” e sul criterio “conservazionistico”. Si sono dunque individuate tutte quelle specie della Classe degli Uccelli che nidificano nei territori attraversati dall’opera in esame sulla base delle informazioni riportate nei seguenti atlanti faunistici:

• Mezzavilla F. 1989. Atlante degli uccelli nidificanti nelle province di Treviso e Belluno (Veneto) 1983-1988. Museo Civico di Storia e Scienze Naturali di Montebelluna (TV); • Mezzavilla F. & Bettiol K. (red.) 2007. Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti in provincia di Treviso (2003- 2006). Assoc. Faunisti Veneti; • Stival E. (a cura di) 1996. Atlante degli Uccelli svernanti in provincia di Venezia. Inverni dal 1988/89 al 1993/94. Centro Ornitologico Veneto Orientale, Montebelluna (TV); • Bon M., Cherubini G., Semenzato M. & Stival E., 2000. Atlante degli Uccelli Nidificanti in Provincia di Venezia. Provincia di Venezia, Associazione Faunisti Veneti; • Bon M., Semenzato M., Scarton F., Fracasso G. & Mezzavilla F. 2004. Atlante faunistico della provincia di Venezia. Provincia di Venezia.

La distribuzione delle specie nidificanti si basa sulle maglie, dette “tavolette”, del reticolo cartografico dell’Istituto Geografico Militare (IGM) in scala 1:25.000.

In considerazione delle dimensioni delle singole tavolette, con lato pari a 10 km, si è proceduto a compiere un’ulteriore cernita escludendo tutte le specie ecologicamente non compatibili con gli ambienti interessati dall’opera e presenti nelle singole maglie. Successivamente si è data precedenza a quelle specie che secondo il criterio “conservazionistico” sono sottoposte a particolare tutela, ponendo una particolare attenzione alle specie di importanza comunitaria elencate nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (79/409/CEE).

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Per quanto riguarda gli ecosistemi presenti è parso opportuno utilizzare le macrocategorie descritte nel capitolo della caratterizzazione ecosistemica ovvero: • aree urbanizzate; • agroecosistemi; • aree naturali e seminaturali.

Nel presente studio sono state scelte cinque specie target rappresentative degli ambienti presenti: • Averla piccola (Lanius collurio), specie che frequenta ambienti cespugliosi, siepi, macchie boscose confinanti con ambienti aperti prativi e coltivati e coltivazioni arborate (frutteti). E dunque indicatrice degli agroecosistemi caratterizzati dalla presenza di ambienti ecotonali tipici di campagne arborate, con numerose coltivazioni arboree. Specie elencata nell’allegato I della Direttiva Uccelli e caratterizzata da un’elevata sensibilità ecologica; • Martin pescatore (Alcedo atthis), tale specie risulta essere un indicatore delle aree naturali e seminaturali e più precisamente degli ambienti umidi e corsi d’acqua, che frequenta sia per la nidificazione sia per l’alimentazione. Tale specie è elencata nell’Allegato I della Direttiva Uccelli; • Allodola (Alauda arvensis). Tale specie in periodo di nidificazione frequenta ambienti aperti ed erbosi, si trova sia in zone incolte che in ambienti agricoli caratterizzati da una gestione intensiva. Tale specie non è elencata nell’Allegato I della Direttiva Uccelli ed è presa come specie indicatore degli agroecosistemi; • Passera domestica (Passer domesticus) rappresenta una specie commensale dell’uomo, che si ritrova principalmente in ambienti urbani dove nidifica in cavità soprattutto localizzate nei tetti e nei muri. Non è elencata nell’Allegato I della Direttiva Uccelli ed è indicatore delle aree urbanizzate.

Come descritto il paesaggio principale per l’area indagata è di tipo urbano, nel quale si possono ancora riconoscere ampi lembi di agroecosistema. Tale situazione si traduce in una banalizzazione ecosistemica determinata dalla presenza di un limitato numero di specie sia animali che vegetali. La scelta di bioindicatori permette di esprimere una valutazione degli effetti della realizzazione di un’opera sul territorio analizzato.

Nello specifico, il progetto in parola prevede la realizzazione di un’opera infrastrutturale che si svilupperà interamente in provincia di Treviso, nei comuni di Casier e Treviso, riutilizzando per circa la metà del percorso una strada esistente a servizio delle aree industriali del comune di Casier (viale delle Industrie) e parallelo all’attuale autostrada A27 e alla SR13 “Terraglio”. Il contesto territoriale in esame è caratterizzato da una certa povertà floro-faunistica e con la presenza spesso di formazioni degradate per lo sviluppo, di queste, su terreni abbandonati nei quali specie ubiquitarie prive di valenza vegetazionale hanno avuto la meglio su specie maggiormente coerenti dal punto di vista ecologico. Per quanto riguarda le specie ornitiche considerate nella scelta delle specie target, poche di esse risultano essere oggetto di tutela da parte della Direttiva Uccelli, sintomo della povertà ambientale dell’area considerata. Delle quattro specie scelte la più sensibile è l’Averla piccola, visto il suo legame con ambienti ecotonali, cioè quelle situazioni di transizione tra due ambienti diversi, che si possono trovare a livello rurale, con coltivazioni arboree o sistemi lineari a separare aree aperte. La sua maggiore sensibilità è legata al fatto che tali ambienti sono sempre meno frequenti nella pianura, con una sempre più consistente riduzione di ambienti utili alla specie. Va ricordato comunque che i sistemi lineari a bordo strada risultano essere fortemente disturbati e dunque poco frequentati dalla specie, per una larghezza di circa 200m in campo aperto, che si possono ridurre a circa 50 m in presenza di ampie fasce alberate. Il Martin pescatore è legato ad ambienti umidi, a corsi d’acqua e a fossi per lo svolgimento del suo ciclo biologico. Le sue esigenze dal punto di vista ecologico sono legate alla velocità della corrente, che deve essere

20004RA008D0_REL_AMB 76 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia al massimo moderata, così da permettergli di pescare, mentre la presenza di vegetazione ripariale fornisce riparo e punti di osservazione. Lo sviluppo della nuova strada interesserà superfici agricole estese nel tratto nord, in territorio di Treviso, tra la SP 67 e l’inizio di Viale delle Industrie (area industriale nord-ovest di Casier) e nel tratto sud, già in buona parte alterato con la realizzazione del Passante di Mestre e del Casello di Preganziol; si può presumere che anche per quanto riguarda l’Allodola non ci saranno variazioni tra lo stato attuale e lo stato post operam. Stesso discorso si può fare per la Passera domestica, che lega la propria diffusione alla presenza dell’uomo. Questa sua caratteristica fa presumere che non vi siano modificazioni dallo stato di fatto, essendo intercorse notevoli modificazioni nelle destinazioni dei terreni tra gli anni ’80 e oggi.

5.10. RETE ECOLOGICA

Nell'ultimo decennio è sempre maggiore l'impiego dei termini “rete ecologica” tra i diversi operatori che interagiscono a vari livelli con il territorio. Dagli strumenti di pianificazione regionale a quelli comunali, dal progettista che prevede opere a vasta scala territoriale alla ditta che esegue un tombinamento di un fossato per prevedere un nuovo marciapiede, prima o poi tutti, magari senza saperlo, avranno modo di interagire con la rete ecologica. Ma che cosa s’intende con questa terminologia? Per “rete” si intende una maglia, mentre per “ecologica” viene sottinteso l'ambito, ovvero quello degli esseri animali e dell'ambiente in cui vivono, intendendo per questo non il singolo albero od il semplice fiume, ma i sistemi complessi (habitat) che li accolgono e l'insieme degli scambi di sostanze nutritive e di energia che permettono la mutua esistenza ed il proseguimento della vita in questo Pianeta. Se un singolo habitat offre quindi a ciascuna specie delle possibilità di sopravvivenza, è pur vero che un insieme di più habitat offre ospitalità ad intere popolazioni; la necessità della ricerca di alimenti, dell'accoppiamento e quindi della prosecuzione della propria specie, sono caratteristiche naturali che accomunano tutti gli organismi viventi, dai batteri unicellulari al sistema complesso cui è l'uomo. Da ciò si evince come per una determinata specie animale la mancanza di un ambiente consono alle proprie caratteristiche, o la stessa impossibilità di raggiungerlo, possa comprometterne fortemente le normali funzionalità biologiche.

Questo concetto nasce agli inizi degli anni ’80 e da allora è stato utilizzato come strumento di possibile strutturazione del territorio al fine di tutelare ed estendere il patrimonio di biodiversità (diversità biologica = scambio di patrimonio genetico = sopravvivenza di una specie). Ma perché questa esigenza?

Semplicemente perché la drastica e progressiva trasformazione dell’uso del suolo, in particolare a seguito della rapida urbanizzazione seguita alla seconda guerra mondiale, ed assai penalizzante per le esigenze ambientali, aveva via via incrementato il fenomeno di frammentazione del territorio. In termini ecologici la frammentazione è relativa agli ambienti naturali, la cui continuità sul territorio è stata interrotta da elementi antropici: strade, autostrade, ferrovie, canali artificiali, urbanizzazioni residenziali e produttive, ecc. Gli ambienti frequentati dalla fauna sono perciò spezzati in tratti sempre più brevi e consentono spostamenti sempre più limitati nello spazio, riducendo la possibilità di trovare habitat idonei. Analogo effetto è provocato anche sulla componente floristica, le cui possibilità dinamiche di espansione sono ridotte dalle interruzioni soprattutto di tipo areale dovute all’urbanizzazione, ma anche dai servizi e dell’agricoltura intensiva.

In sintesi il fenomeno della frammentazione provoca una diminuzione della superficie degli ambienti naturali e aumenta l’isolamento, mettendo a rischio la perpetuazione della vita. La stessa superficie totale di habitat

20004RA008D0_REL_AMB 77 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia naturale nonché la sua distribuzione sul territorio (oltre che la sua qualità ambientale), influiscono direttamente sulla conservazione delle specie presenti (conservazione della biodiversità). La comparsa dei primi elementi del modello di rete ecologica nelle politiche internazionali risale al 1993, quando nel corso della conferenza internazionale “Conserving Europe’s Natural Heritage: Towards a European Ecological Network” a Maastricht, venne presentata l’iniziativa EECONET, applicata in Olanda: obiettivo dichiarato era il mantenimento e il miglioramento della conservazione degli habitat naturali e semi-naturali, riducendo il processo di frammentazione del territorio. Ma come?

Una più accorta pianificazione e gestione di questi ambiti, mediante l’incremento degli elementi naturali o seminaturali interconnessi e l’arresto di processi di consumo di suolo, è inevitabile per promuovere uno sviluppo sostenibile con la tutela della biodiversità e quindi con la qualità del territorio.

Figura 5-27 – Schema di ricomposizione del paesaggio e della rete ecologica

Tra gli strumenti che la Comunità Europea ha in seguito adottato per contrastare il fenomeno vi è la Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, che ad oggi, rappresenta uno dei principali riferimenti a livello internazionale per ciò che riguarda le politiche a favore della continuità ecologica. Questa Direttiva ha definito le regole per giungere a costruire una rete europea di aree ad alto valore naturalistico per la conservazione di habitat e specie minacciate, denominata Rete Natura 2000. Questo provvedimento è strettamente legato ad un’altra importante direttiva, la Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE che, a sua volta, persegue la tutela dei siti di importanza per l’avifauna.

A seguito di questa prima esperienza i concetti legati alla maglia della rete ecologica e alla continuità ambientale si stanno diffondendo nelle politiche di pianificazione territoriale ad ogni livello. Anche in Italia gli enti locali di diverse realtà territoriali (dalla pianificazione comunale a quella provinciale e regionale) hanno già inserito il concetto di rete ecologica all’interno dei loro strumenti di pianificazione.

5.10.1. Elementi di una Rete Ecologica

La strutturazione di una rete ecologica ha assunto nel tempo una terminologia assodata, e può essere considerata composta dai seguenti elementi: • Aree centrali o Core areas : costituiscono l’ossatura della rete ecologica. Sono aree in cui è presente un valore ecologico riconosciuto di significato nazionale o internazionale, e le aree naturali in fase di crescita che offrono prospettive per lo sviluppo di significativi valori naturali. Solitamente sono considerati nodi di una rete ecologica le zone protette istituzionalmente come Parchi e Riserve naturali.

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• Nodi locali o Stepping stones : sistemi costituiti da nuclei di vegetazione, anche piccoli, in grado di svolgere funzione d’appoggio lungo percorsi che non hanno una continuità naturale. • Zone Cuscinetto o Buffer zones : aree "filtro" che rappresentano il nesso tra aree centrali e aree con un elevato livello di antropizzazione. Hanno funzione protettiva nei confronti dei nodi riguardo agli effetti deleteri delle componenti antropiche sulle superfici più sensibili. • Corridoi ecologici di connessione o Corridors : i corridoi ecologici sono collegamenti lineari e diffusi fra core areas e fra esse e gli altri componenti della rete, ed hanno funzione di favorire gli spostamenti delle popolazioni biologiche fra aree naturali. Riscontriamo le siepi, le fasce arboree ed arbustive in aree agricole e lungo le infrastrutture viarie, i corsi d’acqua con la vegetazione ripariale, aree prative incluse in aree boscate. • Varchi: elementi aperti del tessuto urbano la cui chiusura, a causa dell’espansione antropica, comporterebbe rischi significativi per la funzionalità della Rete Ecologica. • Aree di rinaturalizzazione o Restoration areas : sono potenziali ambiti di collegamento, a tessuto prevalentemente agricolo, di particolare importanza naturalistica o di protezione di elementi naturali significativi, dove favorire e promuovere forme gestionali compatibili con la salvaguardia della Rete.

L’opera oggetto del presente rapporto è una infrastruttura viaria che scorre per circa 3 km ad est del tracciato della SR 13 del “Terraglio”, tra Preganziol e Treviso, interamente in provincia di Treviso, attraversando i comuni di Casier e Treviso, dove si collega alla tangenziale sud in corrispondenza della rotatoria dell’ospedale. Un’opera di scala ridotta, che attraversa inoltre una zona produttiva esistente con ambienti banalizzati, non può esimersi dal tenerne conto e dal prevedere interventi mitigatori atti a ridurne l’impatto ed a favorire la propria integrazione con il territorio circostante. Per prevedere un inserimento ambientale sostenibile dell’opera è stata effettuata l’analisi della rete ecologica esistente ed influenzata dal tracciato. Partendo dalle informazioni ufficiali esistenti a livello regionale e a livello provinciale (da PTCP) è stata formulata una cartografia tematica derivata dalla sovrapposizione di diverse informazioni al fine di raggiungere un livello molto dettagliato delle realtà ambientali lungo il tracciato. Ciò ha permesso l’implementazione delle informazioni soprattutto per l’individuazione e distinzione di nodi locali come aree naturali minori ed altre ad elevata naturalità (aree umide, boscate, agricole integre, fasce alberate, aree, parchi, ecc.). E' stato considerato quindi il censimento delle aree minori effettuato dall'ARPAV , i tematismi ambientali del PTCP di Treviso, e in particolare della Rete Ecologica Provinciale, la cartografia della rete idrografica principale regionale, le informazioni sugli ecosistemi, sulla vegetazione e della fauna, le aree urbanizzate e le infrastrutture viarie principali esistenti, l'analisi dell'uso del suolo.

Figura 5-28 – Stralcio carte fragilità PTCP Treviso - Il corridoio secondario e l’area tampone tra le due zone industriali di Dosson

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Il perno della rete ecologica locale interessata dal tracciato è rappresentata dal Fiume Sile. Tra gli altri elementi di rilievo presenti nell’area di analisi sono presenti i siti Natura 2000 relativi al Sile (IT3240028, IT3240031, IT3240019) e alle sorgenti dello Storga (IT3240031), mentre tra i corridoi secondari è stato evidenziato solamente un ambito agricolo coltivato a notevole continuità, a sud dello scolo Dosson; tale corridoio è già frammentato dal tracciato di viale delle Industrie, in corrispondenza dei vivai Van Den Borre. Dall’analisi della tavola della rete ecologica (carta fragilità PTCP Provincia di Treviso) e delle carte emergono due criticità legate alla potenziale frammentazione della rete ecologica. Partendo da sud, la rete ecologica locale non fa registrare alcun elemento di rilievo: mancano non solo i corridoi principali o secondari, ma anche corridoi di connessione e fasce tampone. Risalendo lungo il percorso di viale delle Industrie, il tracciato attraversa terreni soggetti a interventi di miglioramento fondiario e a vere e proprie attività di escavazione, ora trasformati in aree industriali (area sud-ovest di Casier), senza particolari criticità. Tra l’area industriale di sud-ovest e quella di nord-ovest, nei pressi di Dosson, si segnala una notevole area rurale con alcune attività vivaistiche significative, che è stata indicata dalla Provincia di Treviso e dalla Regione Veneto come collegamento o corridoio secondario, con una fascia tampone da entrambi i lati, che localmente comprende anche lo scolo Dosson. In questo caso la criticità è limitata dal fatto che via delle Industrie è preesistente alla realizzazione delle opere in progetto e l’adeguamento della sede stradale per la realizzazione dell’opera in esame richiede interventi poco invasivi. Più complessa è la criticità dovuta alla frammentazione del territorio nella parte nord dell’intervento, che potrebbe essere comunque risolvibile mediante opportuni interventi di “ricucitura”, che potrebbero essere riconducibili a: sottopassi faunistici per gli anfibi, sottopassi per la fauna di media e piccola taglia (volpi, donnole, faine, roditori), siepi arboreo-arbustive per ridurre gli impatti dei veicoli con l’avifauna. Data la differenza di quota che si riscontra tra l’area rurale e l’area industriale (1,0-1,5 m circa), il rilevato stradale avrà un’altezza notevole e costituirà un notevole ostacolo al dinamismo delle popolazioni animali.

Figura 5-29 – L’area della sistemazione fondiaria (cava) a sud di Sant’Antonino, vista dalla zona industriale nord di Casier

5.11. IL SISTEMA DEL PAESAGGIO

L’ambito di paesaggio è una porzione di territorio riconoscibile in base a:

- specifici sistemi di relazioni: ecologiche, storiche percettive, funzionali e culturali tra componenti eterogenee, che gli conferiscono un’immagine e un’identità distinta e riconoscibile; - dominanti tematiche di tipo geografico/culturale;

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Omogeneamente riferibili ai seguenti caratteri: - caratteri fisici e ambientali: omogeneità dei caratteri geomorfologici (natura e morfologia dei suoli) e idrogeologici (rete idrografica e appartenenza a bacini e sottobacini idrografici); - caratteri naturalistici: presenza di un sistema di relazioni ecologiche che si risolvono pr evalentemente all’interno dell’ambito (rete ecologica, aree di rilievo ambientale e corridoi di connessione); - caratteri insediativi: aspetti figurativi e formali omogenei delle componenti antropiche storiche e contemporanee (sistema insediativo, infrastrutturale); - caratteri identitari: senso di appartenenza a una dimensione geografica o realtà culturale; - caratteri paesaggistici: presenza di una o più immagini di paesaggio continue e distinguibili, presenza di caratteri o dominanti percettive singolari.

Dall’Atlante degli Ambiti di Paesaggio, realizzato all’interno del PTRC del Veneto – variante paesaggistica del 2013, emerge come il territorio in esame appartenga all’Ambito Fascia delle Risorgive tra Brenta e Piave.

Identificazione generale: Paesaggio di alta pianura. L’area oggetto della ricognizione si estende sulla fascia delle risorgive compresa tra l’alveo del Piave a est e quello del Brenta a ovest e comprende al suo interno la città di Treviso. Frammentazione : Profilo C Caratteri del paesaggio: L’area oggetto della ricognizione fa parte della bassa pianura antica, calcarea, a valle della linea delle risorgive, con modello deposizionale a dossi sabbiosi e piane alluvionali a depositi fini. Proprio per la sua composizione geomorfologica ha luogo in questo territorio il fenomeno delle risorgive: le acque sotterranee dell’alta pianura scorrono nella falda freatica e, all’incontro con i depositi argillosi ed impermeabili che compongono la bassa pianura, risalgono in superficie formando le polle sorgive. Dal punto di vista idrografico quindi l’area oggetto della ricognizione è fortemente caratterizzata dalla presenza del sistema della fascia delle risorgive, del fiume Sile e della rete di corsi d’acqua di risorgiva, tra cui i fi umi Muson, Tergola, Storga, Meolo e Vallio. È da segnalare inoltre la presenza del fiume Brenta che delimita l’area oggetto della ricognizione ad ovest. Vegetazione e uso del suolo: Nell’area oggetto della ricognizione si incontra una notevole quantità di vegetazione di alto valore ambientale in diverse forme e associazioni, grazie alla alternanza di habitat diversificati e di grande pregio associati al paesaggio delle risorgive ed in particolare al sistema del fiume Sile. Nell’ambiente di risorgiva si riconoscono tre fasce concentriche che presentano tipi diversi di vegetazione in rapporto alla diversa disponibilità idrica: il marisceto, caratterizzato dalla presenza del Falasco (Cladium mariscus), o vegetazione del fontanaio, il giuncheto a erucastro o vegetazione della torbiera e infine il molinieto (formazione erbacea a Molinia coerulea) o vegetazione del prato umido. Il molinieto si instaura normalmente su terreni torbosi o argilloso-limosi e compone prati floristicamente ricchi e caratterizzati da molteplici fioriture scalate nel tempo; in ambiente di torbiera sono presenti anche tipologie di vegetazione riferibili all’ordine del Caricetalia davallianae, con Giunco nero, Molina e Carice, e del marisceto che costituisce una sorta di cintura di vegetazione attorno alle polle di risorgiva. Accanto a queste, che sono le principali fitocenosi erbacee, ricordiamo fra le formazioni arbustive il saliceto misto e fra quelle arboree il bosco ripariale a pioppo nero e salice bianco ed il bosco a Farnia e Carpino bianco o querco-carpineto, massima espressione della complessità organizzativa. Da non sottovalutare anche la vegetazione sommersa composta da diverse specie in base alla corrente e alla portata del corso d’acqua; completamente sommerse sono la Sedanina d’acqua ed il Ranuncolo acquatico, mentre specie che si trovano anche sopra la superficie dell’acqua sono il Crescione e la Menta acquatica. L’uso del suolo è caratterizzato da seminativi, aree coltivate a vigneto nella zona tra il Piave e Treviso, e da alcuni piccoli appezzamenti agricoli con siepi campestri e prati da sfalcio. Da segnalare anche la presenza di diverse cave senili, oggi rinaturalizzate e utilizzate anche come laghetti di pesca sportiva e di alcuni allevamenti ittici situati in prossimità del corso del Sile.

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Figura 5-30- Estratto variante 2013 nuovo PTRC: piano paesaggistico territoriale - Individuazione ambiti di paesaggio nell’area in esame: Fascia delle Risorgive tra Brenta e Piave

Dall’esame del vigente PRTC si passa agli aspetti paesaggistici riportati nell’altro strumento di pianificazione preso a riferimento, il Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento dalla Provincia di Treviso (giugno 2008), che ricomprende l’area di esame nell’Unità di Paesaggio P5, caratterizzata da numerosi meandri definiti “dossi fluviali”, dalla presenza di “aree depresse di pianura”, “aree con presenza fitta di canali intrecciati” e numerosissime “cave” di argilla.

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Figura 5-31- Estratto tavola 5.1.B Sistemi del Paesaggio - Vigente PRTC Provincia di Treviso

L’ambito di analisi paesaggistica assunto quale scenario di riferimento per l’opera infrastrutturale in progetto è rappresentato dal territorio compreso a nord dalla Tangenziale Sud di Treviso, ad est dal corso del fiume Sile e dal tracciato autostradale dell’A27, a sud dal tracciato del Passante Autostradale di Mestre, ad ovest dal Terraglio - SS.13, In tale quadrante si riconoscono, rappresentati mediante sequenze aggiuntive, i seguenti ambiti paesaggistici:

- Ambito fluviale del Sile e della fascia delle Risorgive :

Caratterizzato dal corso del fiume Sile e dal territorio di stretta pertinenza, che conserva caratteri di elevato pregio paesaggistico, con scorci e quadri figurativi, lungo il suo corso, ancor più avvalorati da ville ed edifici storici, da oasi e compendi naturalistici. In questo quadro si evidenzia anche la presenza della fascia delle risorgive che caratterizza il territorio della Marca trevigiana sul diametro est – ovest.

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- Ambiti centri urbani e pianure rurali :

Si evidenziano le espansioni insediative più recenti rispetto a quelle storiche. Di straordinaria potenza figurativa rimane la “fragiocondiana” sagoma del centro storico di Treviso. Emerge anche la pressione insediativa sull’asta fluviale e la tendenza a saturare le superfici contenute nella fascia delle risorgive. Nonostante la dilatazione insediativa novecentesca, permangono ampi squarci di pianura rurale e del paesaggio agrario tipico della media pianura trevigiana, caratterizzato da una tessitura di media ampiezza, visuali di media profondità, con alberature di frangivento lungo i fossati e piccole macchie alberate lungo i corsi d’acqua, che, quando sono di origine naturale, conservano ancora prevalentemente un andamento meandriforme. Gli insediamenti rurali sono distribuiti in piccoli agglomerati lungo la viabilità spesso di origine antica. La superficie agraria è variegata da una discreta variabilità colturale e leggermente ondulata da una baulatura dolce che arricchisce la qualità paesaggistica.

- Ambiti pianura urbanizzata e delle infrastrutture :

La pianura che si estende verso i margini metropolitani della Venezia lagunare tende a perdere i caratteri del paesaggio agrario di media pianura e gli insediamenti progressivamente si infittiscono in un pulviscolo continuo di agglomerati. È il paesaggio della città diffusa che diventa città metropolitana, seppure permangano squarci di paesaggio agrario punteggiato da ville e insediamenti storici.

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La sovrapposizione delle linee infrastrutturali rappresentate dalle grandi infrastrutture della mobilità ritaglia il quadro territoriale entro un quadrilatero chiuso a nord dal corso fluviale del Sile, ad est dal tracciato dell’A27, a sud dal Passante di Mestre, ad ovest dal Terraglio.

Questa antica infrastruttura, apprezzata per l’alternanza di edifici monumentali a parchi e squarci di paesaggio agrario, sempre più assediata dalla pressione insediativa e veicolare, costituisce uno degli ambiti sui quali punta anche la pianificazione territoriale provinciale, mediante un progetto di valorizzazione tutela finalizzato alla cultura ed al tempo libero, secondo quanto rilevabile dal repertorio dei progetti allegato al nuovo PTCP, denominato “Parco delle ville venete lungo il Terraglio e Terraglio Slow”. Gli interventi di ricomposizione del paesaggio vengono descritti nel capitolo successivo – Capitolo 6 – Opere di Mitigazione.

5.12. Elementi storico archeologici

Il presente paragrafo riporta i risultati dello studio di impatto archeologico per il progetto in esame che si trova in Provincia di Treviso, e coinvolge il territorio dei comuni di Treviso e Casier. Il lavoro qui presentato, è stato condotto facendo riferimento agli studi già svolti per il tracciato principale del 2004, per la viabilità complementare del 2005 e per l’analisi geoarcheologica a mezzo carotaggi effettuata tra il 2005 e il 2006 e inoltre rispettando le specifiche della Legge 109 del 2005. Questo documento riporta i risultati della ricerca archeologica basata: - selezione e raccolta sui dati editi tratti dalle pubblicazioni specialistiche di settore - ricerca aggiornata a marzo 2009 dei dati inediti conservati negli archivi della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto. - studio del territorio attraverso dall’analisi aerofotointerpretativa e l’evoluzione del territorio attraverso l’analisi della cartografia storica IGM.

La ricerca archeologica per l’area di studio è stata condotta analizzando gli archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto dove sono conservate tutte le informazioni riguardanti i rinvenimenti archeologici o i dati a loro strettamente correlati e i dati editi delle pubblicazioni specialistiche. Lo spoglio dell’Archivio della Soprintendenza con il recentissimo aggiornamento appena concluso, non ha però restituito informazioni utili. Per tale motivo i dati archeologici emergono solo dalle pubblicazioni specifiche. La griglia centuriata di Altino evidenzia che l’area di intervento non intercetta siti pubblicati nella CAV (1994) ma si inserisce all’interno della divisione agraria antica intercettando perpendicolarmente almeno due decumani (lineazioni Est – Ovest).

Lo spoglio degli Archivi della Soprintendenza Archeologica del Veneto – Sezioni Archivio Topografico e Relazioni Tecniche – e lo spoglio delle Riviste Archeologiche e della bibliografia più aggiornata non hanno restituito informazioni ulteriori e più aggiornate allo stato di fatto presentato dall’immagine dell’intervento in esame. Le schede CAV 81 (“materiale sporadico di epoca romana”), 82 (“Materiale sporadico di epoca romana”), 83 (Materiale sporadico di epoca romana) considerate perché comprese all’interno dell’area d’indagine e la comprensione del medesimo all’interno della griglia della centuriazione di Altino permettono comunque di ipotizzare che tutta l’area della strada di progetto possa essere interessata da un rischio archeologico diffuso legato al contesto di antropizzazione di epoca romana, con la possibilità di rinvenimenti inseribili nell’ambito di tracce di canalizzazione antica, di viabilità secondaria, di insediamento rustico produttivo e /o abitativo. L’assenza di rinvenimenti archeologici all’interno del tracciato di progetto quindi, non è di per sè dimostrazione dell’assenza di rischio, dato che quasi sempre il ritrovamento archeologico in aree agricole quali quelle in questione, è conseguenza di lavori di sistemazione agraria che hanno portato a segnalazioni solo in epoche recenti; più spesso sono gli interventi di trasformazione d’uso del territorio, come in questo caso la costruzione di un nuovo asse viario, che in fase operativa, grazie all’assistenza archeologica di cantiere hanno permesso di raccogliere nuovi dati materiali.

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5.12.1. Inquadramento storico

La documentazione medievale attualmente disponibile indica che ampi tratti del territorio posto ad E del Terraglio ancora nel Trecento si presentassero coperti da boschi, al punto che il 5 febbraio 1317 il comune di Treviso fu costretto a far tagliare i fitti boschi che sorgevano lungo la strada e che offrivano rifugio a briganti e rapinatori. In effetti un contratto di affitto del giudice trevigiano Piacentino di Montemartino del 7 aprile 1317 relativo a ben 220 campi situati a N del fiume Bigonzo ci informa dell’esistenza di vari boschi, denominati, de Graulis, de Vilanelli, de Casolino, de la Pantera e de Gombo per ben 134 campi, cioè per il 60% del totale. Un altro contratto del 25 marzo 1327 riferisce inoltre di 20 campi di terra incolta a Conscio. Altri riferimenti ai boschi si trovano nel gennaio 1379, quando si parla di 7 campi a bosco e a prato, nell’ottobre del 1389, con un lotto di 27 campi di foresta chiamato “bosco delle donne” e ancora nell’ottobre del 1397 con un altro appezzamento di 27 campi chiamato Bosco in Paradiso” Nella zona non mancavano tuttavia manufatti di un certo rilievo, la cui funzione era in vario modo legata alle esigenze belliche. Il nobile trevigiano Beraldino da Casier, ad esempio, possedeva un castello (di cui non rimane traccia alcuna) lungo il fiume Sile all’altezza di Casier, che consentiva il controllo dei traffici fluviali tra la Laguna e Treviso . Più a sud, la moglie del già citato giudice trevigiano Piacentino di Montemartino possedeva una domo merlata con due altre case coperte di coppi situate nella zona di Conscio. Alla fine del Trecento, nel corso della guerra di Chioggia, Francesco il Vecchio da Carrara decise di impedire ai veneziani di rifornire per la via acquea la loro città di Treviso, cui aveva posto il blocco. Così nel 1379 ordinò al gastaldo generale Francesco da Lion di sovrintendere alla costruzione di una bastia lungo il corso del Sile all’altezza di Casale. Si ritiene che la torre ancor oggi visibile a Casale rappresenti quel che resta della fortificazione carrarese . Data la collocazione delle fortificazioni lungo il fiume Sile e le numerose testimonianze della presenza di vasti boschi è poco probabile che l’area oggetto di intervento interferisca con manufatti medievali di significativa importanza.

Figura 5-32- Disegno del pubblico perito Antonio Vestri, databile al 1709. I centri abitati appaiono solamente stilizzati, mentre spicca l’assenza – con l’eccezione della strada del Terraglio che collega Mestre a Treviso, di indicazioni relative alla maglia stradale che all’epoca era alquanto modesta. Collocazione : ASVE, S.E.A. disegni, Diversi n. 109.

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5.12.2. Analisi cartografica ed aerofotointerpretativa

Nell’ambito dello studio geoarcheologico, eseguito per la valutazione di impatto dell’area interessata dall’opera, sono stati analizzati documenti cartografici e aerofotografici, allo scopo di individuare eventuali anomalie presenti lungo il tracciato di progetto. Per lo studio aerofotointerpretativo, sono stati utilizzati fotogrammi aerei forniti dal Servizio Cartografico della Regione Veneto appartenenti a tre differenti voli: - Volo GAI 1955, proprietà IGMI, bianco e nero. Si tratta di un volo effettuato ad alta quota con attrezzature non paragonabili a quelle moderne. Infatti le foto non hanno una buona risoluzione e racchiudono una porzione di territorio maggiore se paragonato agli altri due voli. Esse spesso però contengono informazioni importanti, soprattutto nelle aree molto antropizzate, dato che sono state eseguite quando la pressione abitativa sul territorio era molto minore e la presenza di edifici ridotta. - Volo Reven 1983, Regione del Veneto, bianco e nero. Sono foto a buona definizione, ricche di informazioni, soprattutto di tracce di paleoidrografia. - Volo Reven 1987, Regione Veneto, colore. Fotografie ben definite, spesso utili anche se il colore molto saturo può a volte impedire una buona lettura.

L’analisi delle modificazioni territoriali, è stata eseguita attraverso il confronto tra la cartografia attuale e la serie di tavolette IGM storiche 1:25.000 disponibile per l’area. La cartografia utilizzata è tutta compresa all’interno del Foglio 1:100.000 n.51 Venezia ed è datata tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX.

5.12.3. Metodologia utilizzata

Il metodo utilizzato per l’analisi dei documenti cartografici e aerofotografici è lo stesso già sperimentato nell’analisi del tracciato principale del passante di Mestre e delle opere complementari. Infatti l’analisi è stata effettuata al computer, utilizzando direttamente file raster provenienti dalle scansioni del materiale raccolto. I files così prodotti sono stati georeferenziati tramite un programma di grafica vettoriale utilizzando il metodo dei punti omologhi. Come nei casi precedenti, la maggiore difficoltà incontrata in questa fase è stata la differenza di scala tra la base cartografica fornita e il materiale fotografico (soprattutto per il volo GAI 1955) e cartografico antico. Infatti la georefenziazione di una sola tavoletta IGM, ad esempio, richiede l’utilizzo di numerose sezioni CTR 1:5000. È questo un problema che si riscontra spesso quando si utilizza la cartografia CTR a scala dettagliata per lo studio delle modificazioni del territorio, in quanto si confrontano spesso carte antiche e poco precise comparando margini di errore anche molto differenti. Si è scelto di utilizzare la serie IGM storica, che rappresenta per la terraferma veneziana, una serie completa di cartografia storica di buon livello.

Lo studio dei fotogrammi aerei è stato eseguito al computer, tramite un applicativo del programma Microstation SE, in grado di gestire i files raster, che permette anche di agire sui parametri di tono, colore, saturazione, ecc., per esaltare le differenze del terreno ed identificare più facilmente le eventuali anomalie. I risultati dell’indagine aerofotointerpretativa sono rappresentati nella carta B, allegata a questo studio, dove sono state rese graficamente e numerate le anomalie individuate. Inoltre la tabella di seguito allegata fornisce la descrizione di ogni anomalia presente nella carta. Nell’area sottesa dalle opere viaria in esame sono state discriminate numerose anomalie di probabile origine antropica diffuse in tutto il territorio analizzato.

La porzione centrale dell’area oggetto d’indagine è caratterizzata dalla presenza di numerose tracce di origine antropica, di dimensione ridotta. Non si osservano, però, insiemi di anomalie strutturate come le precedenti, anche se la presenza di una certa quantità di segni sul territorio può indicare una certa frequentazione nel passato. L’area meridionale, a differenza della precedente, presenta un minor numero di tracce. Si tratta spesso di lineazioni di estensione superiore alla media del territorio, e di altre anomalie areali. In molti casi si tratta di

20004RA008D0_REL_AMB 87 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia tracce di canali di drenaggio dei campi coltivati (scoline), ormai scomparse e che possono, a volte, rappresentare lineazioni antiche del territorio. Le tracce naturali, di gran lunga meno numerose di quelle antropiche, si sviluppano quasi esclusivamente nella porzione meridionale del territorio. Esse indicano una direttrice di flusso ad andamento Est-Ovest, che trova coincidenza con il trend regionale di questa porzione di pianura costiera.

5.12.4. Analisi della cartografia storica IGM

Allo scopo di analizzare le modificazioni avvenute nel territorio in epoca storica sono state analizzate una serie di tavolette IGM rappresentanti l’area attraversata dal tracciato di progetto tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX. Il confronto ha posto problemi riguardo alla rappresentazione delle modificazioni dei lineamenti del territorio in una carta di sintesi, dato che molti elementi della viabilità e del sistema idrografico sono sovrapposti a quelli tuttora esistenti. Si è scelto allora di rappresentare in carta gli elementi non più esistenti ed in particolare le strade ed i canali. Questi ultimi però sono quasi sempre accompagnati da una carrareccia sull’argine che spesso non permette di capire se la linea sulla carta sia solo una via di comunicazione o una via d’acqua. Si è operato inoltre il confronto tra le anomalie discriminate durante lo studio degli aerofotogrammi e gli elementi risultanti dall’analisi della cartografia storica, per capire se alcune delle tracce rappresentassero lineamenti esistenti circa un secolo fa.

Nell’area di studio dell’intervento del Terraglio Est sono presenti numerosissime tracce di antiche strade e divisioni agrarie, disposte spesso con lo stesso andamento delle attuali. Molte volte le antiche lineazioni sono disposte ad occupare aree oggi interessate da centri abitati di recente costruzione (figura a). Al centro dell’area di studio è evidente la traccia di antichi e originari meandri di un canale, il cui alveo è stato negli anni rettificato (figura b). Il confronto tra le tracce aerofotointerpretate e i segni cartografici scomparsi IGM ha dato alcuni riscontri positivi. Infatti alcune anomalie coincidono, non sempre perfettamente, con alcune delle tracce cartografiche (figura c).

Figura A Figura B

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Figura C

2.8.6 Valutazioni conclusive

La valutazione di impatto archeologico ha permesso di sintetizzare i fenomeni evolutivi più significativi del territorio in questione da un punto di vista archeologico, e cioè di approfondire la conoscenza delle trasformazioni territoriali antiche e delle testimonianze materiali in esso presenti.

L’insieme dei dati raccolti e confrontati, è stato rappresentato nella Carta Archeologica allegata, e ha permesso di trarre alcune considerazioni specifiche: - L’area di intervento non interc etta alcun sito pubblicato nella Carta Archeologica del Veneto , ma si inserisce al confine della divisione agraria di Altino così come ipotizzata e pubblicata in “Misurare la Terra.” - Lo spoglio della documentazione inedita condotto presso gli Archivi della Soprintendenza Archeologica del Veneto - Sezioni Archivio Topografico e Relazioni Tecniche - e lo spoglio delle Riviste Archeologiche e della bibliografia più aggiornata sebbene non abbiano restituito nuovi dati puntuali riferibili al tracciato, conferm ano una occupazione del territorio diffusa e capillare almeno per l’epoca romana. Tale ipotesi è infatti sostenuta dalla quantità di rinvenimenti di materiale archeologico documentati dalle schede di sito della CAV trascritte perchè comprese all’interno de l chilometro di rispetto e allegate a questa relazione. - I siti riportati in scheda tratti dalla Carta Archeologica del Veneto fanno ipotizzare una situazione di occupazione del territorio diffusa e capillare per l’epoca romana, con rinvenimenti costituiti da alcuni materiali sporadici ed elementi pertinenti a strutture. - La posizione dei rinvenimenti all’interno della divisione agraria di Altino permette di ipotizzare che tutta l’area della strada di progetto possa essere interessata da un rischio archeologi co diffuso, legato al contesto di antropizzazione di epoca romana, con la possibilità di rinvenimenti inseribili nell’ambito di tracce di canalizzazione antica, di viabilità secondaria, di insediamento rustico produttivo e/o abitativo. - Lo studio storico – cartografico – documentario, per le epoche più recenti, ha evidenziato che la strada in oggetto non interferisce con significative tracce di manufatti medievali; le scarse testimonianze documentarie relative alla località sono concordi nel rappresentare una regione agricola priva di strutture architettoniche di rilievo.

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- Lo studio aerofotointerpretativo ha inoltre evidenziato la presenza di una serie di anomalie, di origine sia naturale, in particolare si tratta di indicazioni sull’antica idrografia, sia ant ropica. Queste ultime sono rappresentate per lo più da lineazioni a tono chiaro e scuro, la cui origine non è sempre interpretabile con precisione senza dati di confronto sul terreno.

Alla luce delle considerazioni esposte tutta l’area del tracciato di progetto è interessata da un rischio archeologico diffuso. Si ricorda inoltre che spesso sono gli interventi di trasformazione d’uso del territorio, come la costruzione di un nuovo asse viario, che in fase operativa, grazie all’assistenza archeologica di cantiere, permettono di raccogliere nuovi dati e aggiornare la conoscenza effettiva di quel territorio.

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6. OPERE DI MITIGAZIONE AMBIENTALE IN PROGETTO

L’inserimento ambientale-paesaggistico e in particolare le mitigazioni dell’opera stradale sono stati realizzati ricorrendo a diverse soluzioni progettuali in funzione delle differenti condizioni in cui si opera.

Come è stato illustrato in precedenza, in questo ambito la vegetazione svolge un ruolo sia di mascheramento e attenuazione delle emissioni gassose ed acustiche (siepi e filari misti), che funzionale e paesaggistico (aree intercluse, aiuole fiorite, filari, macchie di arbusti da fiore o con fogliame colorato).

Oltre a ciò essa ha anche un significativo ruolo di ricucitura ecologica, di ricostituzione di habitat, di reinserimento di specie pregiate, e di creazione di aree di rifugio per la fauna. Nei tratti interessati da consistenti movimenti terra e rimaneggiamenti (es. nelle aree di cantiere), le opere a verde costituiscono l’elemento di ricomposizione ambientale e paesaggistica degli interventi di consolidamento delle scarpate nei confronti dell’erosione.

La progettazione, pur seguendo alcuni criteri guida comuni, ha tenuto conto delle differenze esistenti tra le zone di intervento, e le diverse situazioni microstazionali (profondità della falda, caratteristiche del substrato, microclima, esposizione, edafismo, pH, umidità, ecc.).

In ogni caso, la realizzazione delle mitigazioni ambientali deve essere considerata essenzialmente come un intervento di inserimento paesaggistico dell’opera stradale, date le caratteristiche fisionomiche e strutturali della vegetazione del territorio attraversato, connotato per buona parte da seminativi e orticole, con brani frammentati di siepi e filari a separare i fondi e consolidare gli scoli e i fossati, la cui composizione varia quasi esclusivamente in funzione degli usi locali che evidenziano diversità solamente tra i settori settentrionali e meridionali dell’area di intervento delle opere complementari.

I comuni della fascia settentrionale del Veneto centrale di cui Treviso e Casier fanno parte, denotano una composizione delle siepi campestri più interessante e diversificata rispetto a quella dei comuni della porzione settentrionale.

Particolare attenzione è stata rivolta alla riduzione degli effetti nei confronti del rumore e alla valorizzazione di visuali paesaggistiche di pregio; a tale proposito l’intervento si inquadra come una opportunità di riqualificare complessivamente le caratteristiche ambientali del territorio che spesso sono banalizzati o degradati. Tale impostazione è stata applicata anche nel complesso delle sistemazioni, lineari e puntuali adiacenti alla strada e alla viabilità locale modificata.

Essa ha condizionato la scelta delle specie, privilegiando le componenti della vegetazione autoctona delle foreste planiziali per la costituzione di un arredo vegetale che, senza trascurare la valenza estetica delle singole sistemazioni, possa arricchire e diversificare il paesaggio agro-urbano nel quale l’opera si inserisce.

Un secondo importante aspetto, peraltro strettamente legato al primo, consiste nella volontà di realizzare degli arredi verdi che, superata la fase di attecchimento, possano raggiungere un livello di autonomia tale da limitare gli interventi di manutenzione e i costi relativi, spesso causa di deterioramento di buoni progetti di arredo a verde.

Sono stati dunque previsti criteri d’impianto volti a creare formazioni vegetali “naturaliformi” nelle quali si possano nel tempo innescare processi evolutivi spontanei, che soprattutto per alcuni tipi di sistemazioni (fasce vegetali, boschetti nei reliquati, sistemazioni a lato delle trincee), ne valorizzino le potenzialità di sistemi “paranaturali”.

In corrispondenza delle aiuole e delle aree intercluse prossime ai centri abitati, si è invece posta maggiore attenzione all’aspetto estetico che prevale su quello funzionale; in tali casi sono stati utilizzati piccoli arbusti e specie tappezzanti di ridotte dimensioni e di diversi colori.

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Le prescrizioni del Codice della Strada sono state attese in particolare nella sistemazione delle rotatorie, per consentire la visuale ai veicoli in ingresso e a quelli in percorrenza della rotatoria stessa.

Nelle fasce parallele all’infrastruttura sono state utilizzate specie governate a ceppaia in cui si prevede un intervento periodico di taglio alla base, evitando così il pericolo di cadute accidentali di tronchi all’interno delle carreggiate stradali; tali interventi possono essere effettuati anche dagli agricoltori locali, per ottenere materiale da lavoro (paleria e vimini), riducendo consistentemente i costi di manutenzione e migliorando la qualità dei tagli.

Le sistemazioni a verde del completamento del Terraglio Est - prevedono una serie di interventi di inserimento ambientale e paesaggistico concentrati in corrispondenza del centro delle rotatorie e lungo il tracciato da realizzare ex-novo e quello esistente (viale delle Industrie).

6.1. Opere a verde e ricomposizione del paesaggio

La lettura dei caratteri percettivi del paesaggio ha permesso di individuazione degli impatti generati dall’opera. In particolare sono stati individuati:

· tutti i possibili effetti in relazione alle diverse componenti del sistema della percezione; · la localizzazione degli ef fetti lungo l’asse dell’infrastruttura in corrispondenza dei luoghi e delle componenti paesaggisticamente sensibili.

Conseguentemente, definito il livello di impatto dell’opera, possono essere definite le indicazioni puntuali per l’attuazione delle azioni di mitigazione o attenuazione delle criticità evidenziate, con l’obiettivo quindi di ottimizzare la sostenibilità dell’intervento.

In particolare, in relazione alle opere in progetto, rispetto a ciascuna componente enucleata, si evidenzia quanto segue:

I. Itinerari

L’assetto degli itinerari si modificherà a seguito della realizzazione della nuova strada, la quale avrà effetti percettivi per il tratto corrispondente all’andamento in rilevato, mentre le parti in sotterraneo non comporteranno ulteriori sensibilità visuali.

II. Distretti visivi

La forma e la consistenza dei bacini visivi risulterà modificata generando alcuni punti di criticità, ovvero, laddove la strada, in nuova sede, andrà a tagliare trasversalmente gli ambiti rurali ancora continui. Tali criticità sono da ritenere con valore maggiormente detrattivo nella parte nord; lieve nella zona sud, dove l’ampliamento della strada correrà sostanzialmente al bordo di aree insediate o con utilizzi non più di tipo agrario.

III. Margini

Non essendo previste dal progetto opere in sopraelevata, quali viadotti o cavalcavia, relativamente ai margini, la nuova infrastruttura non genererà sostanziali conseguenze, in quanto il rilevato previsto per la parte di tracciato sostanzialmente a quota campagna è tale da non modificare la percezione degli sfondi esistenti ante opera.

IV. Coni visuali

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Per quanto riguarda i coni visuali rilevati ante opera, la costruzione dei nuovi tratti di strada apporteranno contenute interferenze, generando l’apertura di nuove visuali.

V. Nodi

Relativamente all’ultima componente percettiva, il nuovo intervento non comporterà sostanziali variazioni, risultando tali elementi esterni al bacino paesaggistico di influenza.

Successivamente alla valutazione degli “effetti” dell’opera sul sistema paesaggistico (analisi percettiva post opera), si individuano: a. le “azioni” riduttive degli impatti percettivi potenziali; b. la localizzazione di tali azioni o interventi in relazione agli effetti previsti dall’analisi della percezione post opera; c. le indicazioni per dare a dette azioni anche una valenza paesaggistica, oltre che ambientale.

Alcuni interventi e azioni sono mirati alla mitigazione ed alla riduzione degli impatti dell’opera sulle parti significative del paesaggio o del contesto, altri invece possono avere una diversa motivazione: l’opera quale occasione di riorganizzazione paesaggistica del territorio interferito o sensibile.

A tal fine è stata ricostruita la “mappatura del paesaggio” in cui l’opera si inserisce attraverso la ricostruzione degli elementi che maggiormente lo caratterizzano. In particolare sono stati censiti tutti gli elementi arborei lineari presenti, la tipologia di essenze e le caratteristiche del disegno del paesaggio.

L’approccio adottato mira alla ricomposizione del paesaggio, nel tentativo di compensare e contestualmente mitigare gli effetti dell’infrastruttura lineare in progetto, realizzando un tutt’uno con il paesaggio esistente.

Fase 1: Individuazione rilevanze naturalistiche

Figura 6-1- Individuazione rilevanze naturalistiche (a sx stralcio PI del Comune di Treviso, a dx ricostruzione dei principali elementi arborei)

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Fase 2: Individuazione elementi arborei

Attraverso il censimento delle essenze arboree più diffuse nel contesto territoriale in esame, sono state individuate le tipologie di piantumazione da inserire nel progetto di mitigazione ambientale.

In particolare, sono state individuate le seguenti essenze:

- Populus Populus nigra italica - Pioppo Cipressino - Acero campestris - Acero campestre - Carpinus betulus - Carpino bianco - Alnus glutinosa - Ontano nero - Tilia cordata - Tiglio riccio - Salix alba - Salice bianco - Platanus hybrida - Platano - Fraxinus excelsior - Frassino - Juglans regia - Noce - Quercus robur - Quercia farnia

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Figura 6-2- Legenda Alberi ed Arbusti in progetto

Fase 3: Progetto di inserimento delle opere e azioni di mitigazione

Gli interventi in progetto si distinguono essenzialmente in due macro tipologie:

· Interventi lineari monofilari; · Strutture vegetali in forma di macchie boscate.

Essenzialmente la prima tipologie di intervento è stata utilizzata nella zona sud, dove è prevista l’allargamento del sedime stradale esistente ed in tale ambito insiste un paesaggio già fortemente caratterizzato da una pressione antropica rilevante, con strutture e capannoni industriali, e case sparse.

In questo tratto pertanto la ricomposizione paesaggistica è più di natura mitigativa che ricompositiva e compensativa.

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Figura 6-3- Soluzioni progettuali – parte a sud del tracciato – asse viario oggetto di allargamento sul fronte ovest

Le essenze arboree proposte in questa tratta sono costituite da filari di Pioppo Cipressiono, e ove possibile, vengono arricchiti con elementi arbustivi, o alternati con una fascia boscata leggermente più spessa, ove possono trovare spazio Aceri, Carpini od Ontani nella fascia secondaria (figura 6-3).

In merito alle scelte adottate per la composizione delle macchie boscate di progetto, tipologia di impianto adottato nella parte nuova del tracciato stradale in esame, si è adottato un approccio modulare che la fascia boscata sia composta da un modulo sviluppato su due-tre filari arboreo-arbustivi di diversa altezza. Lo schema contempla l’alternazione a quinconce di elementi costituenti la fascia boscata, allo scopo di massimizzare la naturalità della struttura vegetale ed evitare l’effetto di artificiosità, che una estensione ripetitiva del modulo potrebbe produrre. Allo scopo di conferire omogeneità e coerenza al nuovo impianto arboreo si è optato per la piantumazione di specie arboree analoghe a quelle impiegate nella fascia boscata, integrate da esemplari arbustivi, sempre scelti nell’ambito delle specie autoctone.

La posizione e la composizione delle macchie boscate ha il duplice scopo di mitigare le opere in progetto e creare continuità agli elementi arborei esistenti, rafforzando dove possibile le aree ecotonali maggiormente interessate dall’infrastruttura in progetto.

Questa tipologia di soluzione è stata adottata nella parte nord del tracciato stradale in progetto, ove si prevede di realizzare una asse viario di nuova realizzazione. La proposta progettuale di mitigazione ambientale-paesaggistica prevede di realizzare sul lato nord dell’intervento, in prossimità dell’asse della tangenziale di Treviso SR53 ove si collega la nuova strada, un importante filare alberato di connessione con il nuovo asse, sul lato ovest, che si completa con la realizzazione di una coltre arborea posta immediatamente a sud delle abitazioni esistenti in località sant’Antonino.

Il filare ha il duplice scopo di mitigazione visiva dell’asse stradale, anche in considerazione della presenza delle barriere antirumore poste proprio sul lato ad ovest dell’asse stradale, e di connessione vegetale con gli spazi inerbiti posti più a sud, ove per altro è prevista la realizzazione di un corridoio faunistico.

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Figura 6-4- Soluzioni progettuali – parte a nord di connessione con SR 53 Tangenziale di Treviso

Proseguendo verso sud, sul lato est dell’intervento, la ricomposizione paesaggistica ripropone similmente l’approccio descritto ma data la presenza di diversi elementi arborei già presenti lungo i fossati, si propone la creazione di una fascia boscata più consistente che si connette a quella sul lato ovest dell’asse viario, in prossimità del corridoio faunistico, ricreando un contesto favorevole alla fauna compromesso dalla realizzazione dell’asse stradale.

Figura 6-5- Soluzioni progettuali – parte a nord del sottopasso in progetto

Completa l’intervento di inserimento paesaggistico la proposta progettuale sviluppata nella parte a sud del sottopasso in progetto, tra via Sant’Antonino e la zona industriale di Casier, dove si prevede, adottando la medesima filosofia progettuale descritta, di realizzare filari alberati alternati a fascie boscate ove si ritrova la presenza di elementi vegetazionali preesistenti. La tipologia degli ambiti boscati in progetto prevede la piantumazione di diverse specie arboree ed arbustive elencate in precedenza.

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Figura 6-6- Soluzioni progettuali – parte a sud del sottopasso in progetto

Figura 6-7- Soluzioni progettuali – viste dell’asse stradale in prossimità del sottopasso

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6.2. Opere di mitigazione acustica

Di seguito si riporta stralcio del documento Valutazione Previsionale di Impatto acustico, di cui si riporta integralmente in allegato alla presente.

Il rumore prodotto dal traffico stradale è un fenomeno tipicamente variabile nel tempo essendo costituito dall’insieme delle emissioni sonore associate al transito dei singoli veicoli che compongono il flusso veicolare. In attuazione di quanto previsto dall’art. 8 della Legge 447/95 ed in accordo alle Linee Guida dell’A.R.P.A. Veneto, approvate dallo stesso Ente con Delibera del Direttore Generale n. 3/2008 si è predisposta la presente valutazione previsionale di impatto acustico indotto dalla realizzazione delle opere viarie denominate ““ COMPLETAMENTO DEL TERRAGLIO EST DA VIA DELLE INDUSTRIE IN COMUNE DI CASIER ALLA CONNESSIONE CON LA SR 53 POSTUMIA IN COMUNE DI TREVISO – PROGETTO DEFINITIVO ” ricadente nei comune di Casier (TV) e Treviso.

Per caratterizzare quantitativamente e qualitativamente questo rumore fluttuante nel tempo con modalità assai diversificate, ossia di natura aleatoria, costituisce un’informazione più agevolmente utilizzabile la conoscenza di alcuni descrittori acustici tra cui il livello continuo equivalente LAeq. La situazione delle aree di studio è stata ricostruita grazie al modello di calcolo previsionale “SoundPLAN”. Facendo ricorso a questo modello di calcolo sono stati determinati i livelli sonori attribuibili alla realizzazione della nuova arteria nel periodo diurno, considerando tale intervallo temporale il più gravoso, dato confermato dalle informazioni desunte Dall’osservazione delle mappe del rumore, si rilevato come lo stesso sia dominato dall’emissione sonora dei principali assi stradali della rete viaria in esame. Le principali sorgenti di rumore presenti in questa zona sono pertanto: · L’asse stradale della SR 53 tangenziale sud di Treviso; · SS 13 –“Terraglio”; · Assi stradali secondari.

Nelle aree di pertinenza stradale del presente studio NON si sono riscontrati la presenza di ricettori sensibili quali scuole, case di cura e ospedali. Alla luce dei risultati desunti dal modello previsionale nello scenario Post Operam, è emerso che la distribuzione della potenza acustica risulta essere NON conforme a quanto previsto dalla normativa vigente e quindi NON rispetta i limiti previsti dall’allegato 1 tabella 2 del DPR n° 142 del 30 marzo 2004, nonché dei vigenti piani di governo (Piano di Classificazione Acustico del Comune di Treviso e Casier), in particolare in prossimità dei ricettori R1 ed R2 individuati.

Va tenuto in considerazione che la valutazione di impatto acustico è stata effettuata simulando le condizioni peggiorative e per questo motivo risulta essere cautelativa .

È stato pertanto necessario sviluppare uno scenario di studio che prevede l’introduzione di alcune opere di mitigazione acustica, al fine di mantenere le performance ambientali esistenti e rispettare la vigente normativa in materia di acustica ambientale. Alla luce dei risultati desunti dal modello previsionale, con l’inserimento delle opere di mitigazione acustica, è emerso che la distribuzione della potenza acustica risulta essere conforme a quanto previsto dalla normativa vigente e quindi nel rispetto dei limiti previsti dall’allegato 1 tabella 2 del DPR n° 142 del 30 marzo 2004, nonché dei vigenti piani di governo (Piano di Classificazione Acustico del Comune di Treviso e Casier).

Le opere viarie in progetto indurranno un impatto in relazione alla componente acustica in esame che potrebbe comportare alcuni superamenti dei limiti prescritti dai vigenti PCA, seppur limitatamente agli intervalli orari più gravosi nel corso dei quali tende a transitare il maggior numero di veicoli. A tutela dei ricettori presi a riferimento e più in generale dell’ambito territoriale in esame, e al fine di individuare quali interventi di mitigazione realizzare per attenuare l’impatto acustico delle opere in progetto

20004RA008D0_REL_AMB 99 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia nonchè scongiurare qualsiasi superamento dei limiti di norma, è stato valutato uno scenario di simulazione mitigato.

Limiti acustici Livello sonoro equivalente dB(A) Vigente PCA Postazione

Differenza scenario Ante Operam Post Operam Post Operam MITIGATO Differenza SdF NON Mitigato

R.1 50,2 63 52,9 2,7 -10,1 Cl. III° - 60 dBA R.2 49,7 61,2 50,8 1,1 -10,4 Cl. III° - 60 dBA R.3 54,2 54,8 54,8 0,6 0 Cl. III° - 60 dBA R.4 53,5 59,4 59,4 5,9 0 Cl. III° - 60 dBA R.5 58,6 59,7 59,7 1,1 0 D.lg 142 - 65 dBA R.6 43,4 57,6 51 7,6 -6,6 D.lg 142 - 65 dBA R.7 41 57,9 50 9 -7,9 Cl. III° - 60 dBA R.8 44,5 46,4 46,4 1,9 0 Cl. III° - 60 dBA R.9 36,3 44,2 44,2 7,9 0 Cl. III° - 60 dBA R.10 60,1 64 64 3,9 0 Cl. III° - 60 dBA R.11 65,1 65,7 65,7 0,6 0 D.lg 142 - 65 dBA R.12 63,6 64,3 64,3 0,7 0 D.lg 142 - 65 dBA

Dall’esame dei dati estrapolati dalle simulazioni svolte nello scenario MITIGATO, si evince che nel complesso non si registrano superamenti dei limiti di norma. Le opere di mitigazione introdotte e di seguito descritte, permettono nel complesso di abbassare mediamente di oltre 3 dB(A) l’impatto indotto dalle opere viarie in progetto, e in prossimità dei ricettori più esposti (R.1 ed R.2) di abbassare di oltre 10 dB(A) la pressione sonora ad 1 mt. dalla facciata più esposta.

Lo stralcio delle mappe isofoniche di seguito riportato fa riferimento alla sola parte Nord dell’intervento in quanto è in tale ambito che si presentano le principali criticità ed è il tratto nel quale sono stata ipotizzare una serie di opere di mitigazione. Per i dettagli della localizzazione delle opere si rimanda alle planimetrie:

· DA400D0_PLA_ACU Planimetria di progetto con individuazione opere di mitigazione acustica · DA401D0_ACU_SEZ Planimetria di progetto opere di mitigazione acustica - sezioni tipo e particolari costruttivi tratto nord · DA402D0_ ACU_SEZ Planimetria di progetto opere di mitigazione acustica - sezioni tipo e particolari costruttivi tratto sud.

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Figura 6-8- Stralcio mappa isofonica (a 4M.) – POST opera DIURNO MITIGATO – 06:00 – 22:00 (parte NORD)

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Figura 6-9- Soluzioni progettuali – barriere fonoassorbenti lungo il tracciato in progetto

Mediante le simulazioni precedentemente descritte sono state definite le opere di mitigazione da realizzare lungo il tracciato, come riassunto schematicamente nelle tabelle seguenti e illustrato per le differenti zone nella tavola grafica allegate al presente progetto.

Figura 6-10- Tabella riassuntiva opere di mitigazione acustica

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Le altezze e lunghezze precedentemente indicate devono intendersi ai fini della mitigazione acustica. Eventuali incrementi in altezza o in lunghezza delle barriere, per esigenze di tipo ambientale, funzionale, ecc., costituiscono ovviamente maggiore tutela. Complessivamente il progetto di mitigazione acustica prevede uno sviluppo lineare di circa 831,00 metri di barriera antirumore per una superficie di circa 2.100,00 metri quadrati. Le tipologie di barriera proposte sono di tipo B3 con pannello assorbente in lega legno trattato. Gli inserti trasparenti sono stati previsti di tipo B3 in polimetilmetacrilato fonoisolante.

Figura 6-11- Barriera tipo Akuwood

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7. RAFFRONTO PROGETTO PRELIMINARE – PROGETTO DEFINITIVO

La seguente tabella sintetizza le principali differenze, dal punto di vista tecnico/ingegneristico, tra il progetto preliminare dell’opera (anno 2009) e il progetto definitivo in parola (anno 2020).

Progetto preliminare 2009 Progetto definitivo 2020 Differenze

Rotatoria via Peschiere : Sulla Miglioramento dell’impatto Galleria artificiale sotto via base delle analisi trasportistiche nel sottosuolo e Peschiere : l’opera prevedeva di fatte nello studio di fattibilità del nell’ambiente circostante realizzare una galleria interrata 2019 è emerso, dalle macro e anche in termini di lunga 184 m a cui aggiungere le 1 micro simulazioni del traffico, occupazioni. rampe di collegamento, l’opera che la rotatoria esistente è interferiva con il canale Dosson e idonea al nuovo flusso veicolare Riduzione dei costi di prevedeva viabilità di superficie a seguito del completamento realizzazione dell’opera. e di collegamento dei due livelli. dell’asse del Terraglio Est.

Via delle Industrie nel tratto ZI Maggior occupazione di Via delle Industrie nel tratto ZI Casier: La piattaforma stradale terreno Casier : In questo tratto si viene mantenuta tra le Maggior sicurezza del prevedeva una piattaforma con recinzioni limitando i disagi per percorso pedonale la pista ciclabile, il marciapiede e le attività prospicenti. La pista 2 una fascia centrale tra le due ciclabile viene spostata verso Riqualificazione del retro carreggiate di 3m. Questo Ovest eliminando le della Zona industriale di comprendeva il rifacimento interferenze tra i ciclisti e i mezzi Casier e mantenimento delle recinzioni delle attività che entrano ed escono dai delle recinzioni. private numerosi accessi alle attività artigianali o industriali.

Sottopasso viabilità esistente : La continuità della strada locale Rotatoria con viabilità locale: viene data con uno scatolare questa rotatoria aveva la Maggior continuità che ha sede stradale e funzione di inversione di marcia dell ’asse principale e anche marciapiede e un franco di 3 per i veicoli che si muovono da e della locale evitando 5,00m. La strada principale per la ZI al fine di evitare la svolta un’intersezione tra due assi mantiene la continuità e supera a sinistra e di dar continuità alla con gerarchia differente il sottopasso sfruttando la viabilità locale presente. differenza di quota tra il terreno e la strada di progetto.

Sottopasso di via S. Antonino : Si Minor occupazione del prevede la realizzazione di un sottosuolo con le opere del Galleria via S. Antonino: In sottopasso carrabile di sottopasso rispetto alla questo punto si prevedeva la lunghezza pari a 18 m più le galleria 4 realizzazione di una galleria di rampe che sono mantenute con circa 130 m a cui aggiungere le una pendenza del 5% al fine di Minori costi di rampe di collegamento. garantire una velocità di realizzazione. progetto paria 70 km/h

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Collegamento via S. Antonino- Lo studio del traffico ha Terraglio Est: si prevedeva di evidenziato un sovraccarico realizzare una strada che da via di via S. Antonino 5 S’Antonino si collegava ad una Eliminato Miglior livello di servizio del rotatoria di grande diametro in nuovo asse per la continuità asse al nuovo tracciato di Minor occupazione del progetto. territorio

Svincolo di via Pasteur: Il Eliminazione sottopasso preliminare prevedeva di Svincolo di via Pasteur: si Minor ingombro territoriale collegare via Pasteur con un prevede il raccordo della strada collegamento per manovre in 6 con un’intersezione a T destra e c’era anche l’ipotesi di ridimensionata rispetto alla un sottopasso per le manovre in Minor costo precedente. sinistra per i veicoli provenienti dalla Tangenziale di Treviso

Bretella di svincolo TG TV con Migliore livello di servizio Terraglio Est : la bretella collega dello svincolo la corsia di discesa da Ovest con la nuova strada bypassando la 7 NON PRESENTE rotatoria esistente sotto la tangenziale. Questa necessità è Maggior occupazione della emersa dallo studio del traffico e consente di migliorare il livello di servizio dello svincolo

Barriere Antirumore: la posizione delle barriere è stata Miglioramento delle opere Barriere An tirumore : localizzate riprogettata svolgendo un ’ di mitigazione acustica. lungo il tracciato ed in ampia campagna di indagine e 8 particolare in prossimità delle sviluppando un modello di rotatorie simulazione ad hoc. Le barriere Sono previsti oltre 800 sono state poste lungo quasi metri di barriere acustiche tutto il nuovo tracciato

Aspetti vegetazionali e Realizzazione di macchie paesaggio: Realizzazione di boscate Aspetti vegetazionali e piantumazioni monofilari lungo paesaggio: Realizzazione di il tracciato alternate a macchie Ricomposizione 9 piantumazioni monofilari lungo boscate che consentono la paesaggistica il tracciato, arricchite da ricomposizione del paesaggio e macchie arbustive l’aumento delle patch Aumento delle patch ambientali. ambientali

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Come la precedente, la seguente tabella riassume il raffronto tra le analisi in ordine ambientale e pianificatorie elaborate rispettivamente nell’ambito del progetto preliminare del Terraglio Est (anno 2009), e del progetto Definitivo del completamento del Terraglio est (anno 2020).

ASPETTI PIANIFICATORI Differenze Principali Piani di governo del territorio esaminati Nessuna modifica, è il medesimo esaminato 1 PTRC Vigente (1991) dalla VIA 2009

Il Piano recepisce le indicazioni progettuali 2 PTCT Provincia di Treviso (2010) (2009) e riporta il tracciato del progetto preliminare

I Piani recepiscono le indicazioni del Piano Sovraordinato (PTCP prov. TV – 2010) e riportano il tracciato del progetto 3 PAT e PI comune di Treviso (2015-2018) preliminare. Il tracciato del progetto Definitivo è sostanzialmente nello stesso sedime del preliminare.

I Piani recepiscono le indicazioni del Piano Sovraordinato (PTCP prov. TV – 2010) e riportano il tracciato del progetto 4 PAT e PI comune di Casier (2015 -2019) preliminare. Il tracciato del progetto Definitivo è sostanzialmente nello stesso sedime del preliminare.

ASPETTI AMBIENTALI ED ANTROPITI Differenze Principali componenti esaminate L’esame della componente si basa sullo studio di impatto atmosferico già redato nell’ambito del progetto preliminare nell’ambito del quale erano emersi che gli 1 ARIA impatti potenziali dell’opera in progetto sulla componente sono da considerarsi trascurabili.

L’esame della componente si basa sui dati più recenti delle qualità dell’acqua dei principali corsi d’acqua (fiume Sile) che presentano dei livelli di qualità BUONI. Dal punto di vista del rischio idraulico la carta dei rischi 2 ACQUA E AMBIENTE IDRICO è la medesima riportata nella VIA precedente (Piano Assetto Idrogeologico del Bacino del Fiume Sile) ove si evidenziava l’assenza di aree di pericolosità idraulica.

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Non si evidenziano differenze sostanziali rispetto alla VIA 2009. Il consolidamento del tessuto urbano in particolare nelle aree di Sant’Antonino e la zona industriale di Dosson, presentano una configurazione compatibile con le opere in progetto. Le nuove 3 SUOLO E SOTTOSUOLO edificazioni (2009-2019) non sono in prossimità delle opere in progetto in quanto, nel rispetto dei vigenti gli strumenti di Piano (PAT e PI) sono vigenti le misure di salvaguardia nell’area in prossimità delle opere viarie in progetto. L’aumento della pressione antropica, seppur marginale, ha ulteriormente compromesso la componente. Per tale ragione la progettazione delle opere a verde nell’ambito del progetto definitivo in parola è stata particolarmente puntuale ed articolata, 4 BIODIVERSITA’ – FLORA E FAUNA prevedendo sensibili miglioramenti rispetto a quanto previsto per il progetto preliminare. La realizzazione di aree boscate in luogo dei monofilari , ad esempio, consente di migliorare sensibilmente la mitigazione delle opere in progetto.

Come per la componente precedente è stata posta particolare cura nella redazione del progetto Definitivo 5 RETE ECOLOGICA E PAESAGGIO per migliorare sensibilmente l’effetto mitigativo e compensativo per la componente.

Come per la componente precedente, è stata posta particolare cura nella redazione del progetto Definitivo per migliorare sensibilmente l’effetto mitigativo e compensativo per la componente, prevedendo oltre 800 metri di barriere antirumore lungo il tracciato in nuova sede , in luogo dei poc o più di 600 metri previsti nel progetto preliminare. 6 ACUSTICA Il maggior sv iluppo delle barriere non è connesso alla struttura ins ediativa che non presenta particolari modifiche nel tessuto urbano ma , a seguito è il risultato di una valutazione più approfondita che ha previsto una campagna di indagine in 7 punti di misura e l ’implementazione di un modello di simulazione sviluppato ad hoc per ottimizzare la progettazione.

20004RA008D0_REL_AMB 107 Relazione di compatibilità ambientale e opere di mitigazione -- Completamento del Terraglio est da via delle Industrie in Comune di Casier alla SR 53 Postumia

8. ELENCO ALLEGATI

1) Planimetria di raffronto Progetto Preliminare (2009) – Progetto Definitivo (2020);

2) Studio del traffico

3) Relazione Paesaggistica

4) Valutazione previsionale di Impatto Acustico

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