Viaggio tra i ruderi della rete museale belicina.

Poggioreale 1. Monte Castellazzo Raduno partecipanti ore 8.30 – visita sito ore 8.45 – durata 45’ 2. Ruderi Visita ore 9.45 – durata 45’ conduce Sebastiano Tusa 3. Ruderi Visita ore 10.45 – durata 45’ conduce Giuseppe Verde 4. Cretto di Burri Visita ore 11.45 – durata 30’ conduce Valeria Patrizia Li Vigni S. Ninfa 5. Castello di Rampinzeri Visita ore 12.30 – durata 1h conduce Biagio Accardo 6. Monte Finestrelle Trekking: partenza ore 15.30 - durata 2h conduce Giulia Casamento

POGGIOREALE

PALERMO (PA) (TP)

Imbocca l’autostrada Imbocca l’autostrada A/29dir - A/29 Palermo Mazara Trapani del Vallo

Continua in A/29dir fino all’uscita per

Mazara del vallo e imboccala. Continua in A/29 fino all’uscita per Gallitello. Gira a destra SVINCOLO GALLITELLO 1.7 km. Gira a destra SS119 13.3 km. Gira a sinistra e proseguire per lo scorrimento veloce Palermo-Sciacca. Gira a destra uscire in direzione Sciacca. Gira a destra allo svincolo per Salaparuta Poggioreale. Gira a destra e prosegui per la provinciale per fino al bivio per Poggioreale 4km. Sei arrivato in Poggioreale (TP) Centro Gira a destra e prosegui per la strada che conduce ai ruderi di Poggioreale Arrivato ai ruderi di Poggioreale vecchia Gira a sinistra e prosegui per la provinciale SP 27 Alla confluenza SP9/SP27 gira a destra e prosegui fino all’indicazione “Zona archeologica”. Gira a sinistra e prosegui fino all’area di parcheggio.

Sei arrivato al sito

Percorso misto Al mattino: . in auto (mezzo proprio) per spostarsi da un sito all’altro . a piedi per la visita dei siti Pranzo: . a sacco. . previa prenotazione, nel ristorante “Castello di Rampinzeri”: costo menù buffet all’aperto, pranzo completo, € 12.00. per prenotazioni: tel. 3477357751 Nel pomeriggio: . trekking a piedi lungo i sentieri della Riserva Naturale Grotte di S. Ninfa.

Informazioni e consigli utili

. La partecipazione all’escursione è gratuita. . Gli Enti organizzatori non assumono alcuna responsabilità per eventuali incidenti che dovessero verificarsi durante l’escursione. . Gli Enti organizzatori si riservano di modificare il programma sostituendo e/o sopprimendo gli itinerari, pertanto è consigliabile informarsi preventivamente sulle eventuali modifiche. . Il comportamento da seguire durante le escursioni dovrà ispirarsi al completo rispetto dei luoghi visitati. . Abbigliamento: per le escursioni nei luoghi all’aperto è consigliabile l’uso di scarponcini da trekking, abbigliamento idoneo (pantaloni lunghi comodi, giacca a vento, berretto, zainetto, borraccia, binocolo, macchina fotografica, etc. ). . Per ogni altra informazione rivolgersi ai responsabili degli Enti organizzatori. I siti 1. Monte Castellazzo Sopra il vecchio centro abitato di Poggioreale, a est, lungo la strada che da Poggioreale vecchia porta ad Alcamo, sorge l’insediamento indigeno di Monte Castellazzo. L’interesse di questo sito, sorto in maniera organica nel IV sec. a. C., è identificato come centro elimo e, chiaramente, risulta di grande interesse per la conoscenza delle genti antenate degli Elimi che si installarono sui monti di Gibellina e precedettero l’affermarsi di questa civiltà indigena nella Sicilia Occidentale. Nel fianco meridionale del monte sono stati ritrovati i resti, ancora visibili, di fortificazioni e di una porta che conduceva all’ingresso della città. All’interno dell’area sono emersi resti di capanne risalenti alla media età del Bronzo e di un edificio a pianta rettangolare risalente al periodo arabo-normanno. Tutta l’area è stata vincolata in prospettiva della costituzione di un Parco Archeologico. 2. Ruderi di Poggioreale La città Fantasma. Così alcuni chiamano i ruderi della vecchia Poggioreale, distrutta dal terremoto del 1968, ma rimasta miracolosamente intatta nel tessuto viario e in alcuni degli edifici più rappresentativi. Ruderi che, anche oggi, testimoniano la vita vissuta 50 anni fa: quella di un ridente borgo di campagna in cui palazzi nobiliari, chiese e biblioteche condividevano i pochi metri quadrati dell’area urbana. Entrando dalla via principale, immediatamente, si osservano alcune case sventrate e altre che sembrano con le pareti o i tetti in bilico, come appesi ad un filo. Procedendo nel cammino la via sembra prender forma e vita. Il visitatore si sente come trasportato indietro nel tempo e il borgo sembra riprendere vita con i bimbi che corrono e giocano tra le vie, la signora che si affaccia dal palazzo liberty e rumori che provengono dalle botteghe degli artigiani o dai negozi. La strada sfocia infine in una grande piazza, il centro di ritrovo di tutta la comunità, dove si svolgevano le principali attività sociali e dove tutti affluivano nelle giornate di festa. A sinistra una scalinata conduceva alla chiesa madre, ancora maestosa nonostante di lei resti solo qualcosa della facciata. 3. Ruderi di Salaparuta Quello che rimane del vecchio centro abitato di Salaparuta, distrutto dal sisma del 1968, è un ammasso di rovine tra cui emergono ruderi di case, la base della torre quadrata del castello dei Paruta, la parte bassa dei muri perimetrali della Chiesa Madre, con le basi dei pilastri delle navate e le strutture degli altari laterali. A pianta basilicale con tre navate, transetto e alta cupola, aveva una facciata molto slanciata nella parte mediana, tipica dei migliori esempi del barocco siciliano. Sul muro esterno di casa Sancetta, una piccola edicola ricorda il luogo dove è avvenuta la miracolosa lacrimazione di un capezzale in gesso, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, nel gennaio 1957. Recenti restauri hanno rimesso in sesto il convento dei Cappuccini del XVIII secolo.

4. Cretto di Burri Il cretto di Burri o cretto di Gibellina è il nome con cui è conosciuto il "Grande Cretto", un'opera di land art realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui sorgeva la città vecchia di Gibellina, completamente distrutta dal terremoto del 1968. Burri progettò un gigantesco monumento della morte che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città: esso infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, poi cementificate dall'opera di Burri. Dall'alto l'opera appare come una serie di fratture di cemento sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese. Ogni fenditura è larga dai due ai tre metri, mentre i blocchi sono alti circa un metro e sessanta. Ha una superficie di circa 8000 metri quadrati, e ciò ne fa una delle opere d'arte contemporanea più estese al mondo. L'opera venne realizzata parzialmente e completata solo nel 2015.

5. Castello di Rampinzeri La masseria di Rampinzeri, impropriamente definita “castello”, sorge alle pendici del Monte Finestrelle e si è sviluppata da un antico casale saraceno noto già dal 1132. L’edificio fu ricostruito nel XVII secolo sulle rovine della struttura preesistente e, nel tempo, ha subto diverse modifiche. Nell’Ottocento fu acquistato dalla famiglia De Stefani. Esso viene menzionato anche nel “Gattopardo”, in cui viene sottolineata la sua particolare posizione strategica. Da qui, nel 1937, il re Vittorio Emanuele III, Umberto I, il duca Amedeo d'Aosta, lo Stato Maggiore e il capo del governo Benito Mussolini osservarono le grandi manovre eseguite dall’Esercito Regio nella valle del Belìce. Il complesso è stato restaurato prima dai De Stefani e poi dal Comune che ne è l’attuale proprietario. Oggi, al suo interno, sono visitabili il centro visitatori della riserva naturale “Grotta di ” che, attraverso pannelli ed allestimenti specifici, descrive l’importanza geologica e naturalistica dell’altopiano carsico gessoso che si estende tra Santa Ninfa e Gibellina, il Centro Esplora Ambiente della riserva e, ancora è in fase di allestimento, una ricca collezione di reperti preistorici e protostorici provenienti dalle contrade limitrofe.

6. Monte Finestrelle Il Monte Finestrelle, di grande interesse paesaggistico ed archeologico, è raggiungibile lungo la strada che da Gibellina conduce a Santa Ninfa. La necropoli (662 s.l.m.) è costituita da una trentina di piccole grotte (le “finestrelle”) del tipo a forno o a grotticella artificiale, tipiche della preistoria e protostoria siciliana. Il sito ha evidenziato la presenza, sul monte, di un insediamento protostorico che appartiene ad un orizzonte culturale ‘protoelimo’, da collocare nel IX-VII secolo a.C.