35 1961: l’olimpionico Livio Berruti alla riunione nazionale di Novara

utti noi, panathleti compresi (nel Andreotti, allora ministro della Difesa. 1960 era presidente il conte Corrado Questi uomini, con altri collaboratori e TFerretti, grandissimo sportivo), ave- dirigenti sportivi, riuscirono a portare a vano ammirato nell’estate del 1960, precisa- Roma la XVII Olimpiade, il più grande spet- mente il 3 settembre, nella suggestione dello tacolo sportivo mai esistito, vincendo la con- stadio olimpico di Roma stracolmo, la correnza di molte importanti città e metro- straordinaria impresa di Livio Berruti, un poli di tutto il mondo. atleta bianco, un europeo, un italiano che per Il velocista torinese Livio Berruti, nato il la prima volta nella storia dei 200 metri 19 maggio del 1939, aveva allora 21 anni. piani era stato capace di battere i neri ameri- Studiava chimica all’università, era afflitto cani. da forte miopia che lo costringeva a portare Dopo il rifiuto di Giolitti nel 1908 e le per- gli occhiali anche in gara (non esistevano plessità di Mussolini nel 1932, finalmente ancora le lenti a contatto). Longilineo, tutto l’Italia godeva dell’onore di organizzare i ossa, nervi e muscoli, alto 180 centimetri per giochi olimpici nel 1960, auspice il presi- 66 chili, era arrivato ai Giochi in perfetta dente CONI l’astigiano Giulio Onesti, il pre- forma. sidente della Repubblica Giovanni Gronchi, Era capace di sprigionare una coordinazio- il presidente del Consiglio Amintore ne che ha pochi raffronti nella storia della Fanfani, e soprattutto il presidente del velocità in pista. Era stato il primo atleta ita- Comitato organizzatore, il romano Giulio liano ad abbattere il muro dei 21 secondi

Livio Berruti a Novara nel 1961 con e i dirigenti della “Libertas Doppieri”. 36 netti sui 200 metri. Nella lunga snervante Norton, Johnson e Radford, cioè i suoi riva- vigilia olimpica, Livio si era convinto a tra- li più accreditati. lasciare i 100 metri poco adatti a lui, per Finale a sei alle ore 18 dello stesso sabato carenza di potenza esplosiva. 3 settembre 1960. Data e ora storici, per A Roma aveva dominato il mezzo giro di sempre. I sei finalisti sono schierati così da pista nelle batterie vincendo comodamente destra a sinistra: il polacco Marian Folk, la sua in 21” netti, e imponendosi alla gran- Abdoulaye Seye francese colorato, Stone de nell’ultimo quarto di finale corso in 20”8. Johnson americano nero, Livio Berruti ita- Tutto questo era successo il venerdì 2 set- liano, Otis americano nero, tembre, impressionando tutti, anche i più Laster Norton Carney americano nero. scettici. Nessuno poteva immaginare che Quattro neri e due bianchi. Dalle prossime quel ragazzo del CUS Torino fosse in grado Olimpiadi, i finalisti dei 200 piani saranno di competere con i grandi specialisti ameri- quasi sempre tutti neri. Eliminato in semifi- cani, bianchi e neri. nale il britannico . C’erano in quei 200 metri romani “storici” Città deserta: tutti di fronte ai televisori di gli americani Norton bianco e Johnson nero, casa o dei bar. Berruti prima della finale sfo- che dividevano con il britannico Radford il glia distrattamente il testo di un esame uni- primato mondiale del 200 metri in 20”5, versitario, non esegue il consueto riscalda- tempo ritenuto inavvicinabile da parte del mento perché teme che le sue energie siano longilineo Berruti. I favoriti erano i tre pri- al lumicino. Deve mantenerle intatte ancora matisti mondiali. per una ventina di secondi. Prima partenza Ma niente è scontato nello sport e quindi falsa, provocata simultaneamente da anche nell’atletica leggera. Alle quattro del Johnson e Berruti. La prima è unica “falsa” pomeriggio del 3 settembre avevano luogo nella lunga carriera dello sprinter torinese. le semifinali dei 200 metri piani, viste da Seconda validissima, con Livio che azzec- milioni di telespettatori, ormai avvinti da ca una partenza perfetta, lui che talvolta si questo mezzo diventato insostituibile. stacca dai blocchi con qualche infinitesima- L’universitario torinese partiva come al soli- le ritardo. Il suo guizzo è fulmineo e sor- to, infilava una curva perfetta e nel rush fina- prende gli avversari; sono tutti dietro, spe- le batteva di misura, ma chiaramente, cialmente dopo la curva eseguita alla perfe- zione dallo studente torinese. Irrompe sul rettilineo finale con un metro e mezzo di margine sugli avversari. La folla, allo stadio e davanti ai televisori, trattiene il respiro. I neri Carney e Seye sembrano farsi sotto in modo progressivo e inarrestabile. Sgomento fra i tifosi italiani. Ma è soltanto un attimo, perché Berruti riguadagna estre- me energie nascoste e piomba sul filo di lana spezzandolo per primo con sufficiente van- taggio sui suoi rivali. Dopo il traguardo, Livio ruzzola a terra, stremato ma felice. Ha vinto la medaglia d’oro in una corsa di velocità dell’atletica leggera la specialità “regina” dei Giochi olimpici. Il verdetto è identico a quello di due ore prima: 20 secon- di e 5 decimi, record mondiale un’altra volta eguagliato. Berutti deve lasciare lo stadio scortato dai carabinieri, per sottrarsi all’ab- braccio della folla che lo vuole inghiottire. Questa di Livio Berruti resterà una delle più grandi imprese sportive realizzate da un atleta italiano. In un referendum televisvo indetto negli anni Ottanta, il più votato fu Il grande presidente Ottavio Borzino. sempre lui, Livio Berruti, il più famoso cam- 37

L’attimo decisivo dello storico successo di Livio Berruti sui 200 metri alle olimpiadi di Roma 1960. pione sportivo di ogni tempo. metri, dopo una non buona partenza, rimon- Questa lunga premessa ci è servita per due tando il finanziere Cazzola, e vincendo in motivi: per ricordare l’impresa olimpica di 10”6. Da segnalare che Livio Berruti corre- Berruti e per significare quale e quanta fu va sotto le insegne delle Fiamme Oro di l’attesa degli sportivi, quando meno di un Padova, svolgendo in quel modo il servizio anno dopo il campione olimpionico fu invi- militare. tato e accettò di partecipare alla terza riunio- La giornata di gare fu lunga e anche abba- ne nazionale di atletica leggera, organizzata stanza macchinosa, ma alla fine l’organizza- dalla Libertas Doppieri Novara. zione novarese poteva ben dirsi soddisfatta. Una bella fotografia (di Visconti), che pub- Nelle altre gare si erano messi in luce diver- blichiamo in queste pagine, ricorda un sim- si campioni nazionali come Vittorio patico momento della manifestazione. Barberis della Fiat Torino sui 400 piani; Quando il sabato precedente le gare, Livio della Fiat sui 5000 piani; Berruti fu presentato in un’affollata confe- delle F. O. Padova sui 110 renza-stampa presso il centralissimo bar ostacoli; Armando Pollini dell’Atletica Dori, in piazza del Rosario. Intorno a lui Vigevano sui 400 ostacoli; il giavellottista tutti i dirigenti della Libertas Doppieri, con Raffaele Bonaiuto delle F. O. Padova; e la il gran capo Ottavio Borzino, l’amico e col- staffetta 4x100 della squadra militare. lega Giovanni Ghiselli, e poi Gigi Agnelli, Quel pomeriggio indimenticabile, Novara Vittorio Callerio, Angelo Caimo, Vittorio ebbe buoni rappresentanti nel giovane ver- Merlo, Berghenti e Cavalleri, e anche chi banese , terzo nei 400 hs; in scrive questo libro. Gagliardi della Libertas terzo nei 110 hs; il Fu una riunione con grande partecipazione velocista Bertolli nella staffetta; il saltatore di atleti “nazionali” e di pubblico, seppure in alto Colli-Tibaldi e il lanciatore di peso insidiata da nuvole minacciose. Si svolse al Marchetti. campo sportivo scolastico (che poi sarebbe Fu una giornata memorabile: la folla stato intitolato ad Andrea Gorla) nella zona apprezzò soprattutto la naturale modestia e dell’Agogna che piano piano sta componen- umiltà di Livio Berutti, un campione olim- dosi. Era il pomeriggio del 28 maggio 1961. pionico che si intratteneva semplicemente Il richiamo del campione olimpico Livio con i colleghi atleti, interpretando in quel Berruti era stato irresistibile. Lo stesso cam- modo elegante il vero spirito dello sportivo. pione, dopo aver firmato una montagna di autografi, prendeva parte alla gara dei 100