RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE Procedimento VAS art. 5 c.1 lett. f) del D.Lgs 152/06

Coordinamento tecnico-scientifico: Data: Dicembre 2011 Prof. Ing. Michele GRECO Dott. Geol. Michele FOLINO

Struttura di

Supporto all’attuazione dell’Accordo di Programma ex art. 17 Legge 36/94

Rapporto Ambientale Preliminare - Procedimento VAS

Sommario

1 Premessa ...... 2 2 Inquadramento normativo ed obiettivi generali del rapporto ambientale ...... 3 3 Impostazione procedurale e metodologica della VAS...... 9 4 Coerenza con gli strumenti di pianificazione delle aree demaniali ...... 12 5 Inquadramento degli ambiti territoriali del PRGC ...... 16 5.1 Caratterizzazione della fascia costiera-jonica: macroaree 1-7 ...... 19 5.2 Caratterizzazione della fascia costiera-tirrenica: macroarea 8 ...... 26 6 Componenti ambientali potenzialmente interessate dalle azioni del PRGC ...... 29 7 Cronoprogramma ...... 33 8 Questionario ...... 34

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1 Premessa

Il presente Rapporto Ambientale Preliminare rappresenta il contributo necessario per l’attivazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica dei possibili effetti indotti dall’adozione ed attuazione del Piano Regionale per la Gestione delle Coste della Regione (PRGC) (artt. 4 e 6 L.r. 39/2009, ai sensi delle disposizioni previste nella Parte seconda del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modifiche ed integrazioni ed in conformità con l’Allegato VI alla parte seconda del suddetto Decreto che costituisce recepimento ed attuazione della Direttiva 2001/42/CEI) che costituisce lo strumento normativo, tecnico-operativo e finanziario attraverso il quale sono definiti gli interventi diretti alla tutela e valorizzazione delle aree costiere, in relazione a: i. individuazione dei principali usi in atto e la dimensione delle attività economiche che insistono sulle aree costiere; ii. verifica delle condizioni attuali del litorale, in relazione alla dinamica delle aree costiere con particolare riferimento ai fenomeni di erosione e di arretramento della linea di costa; iii. definizione, congruentemente con il quadro normativo nazionale e regionale in materia di compatibilità ambientale, del sistema delle criticità territoriali ed ambientali e di programma di interventi a medio e lungo termine per la difesa complessiva della costa; iv. comporre il quadro delle modalità di monitoraggio delle dinamiche litoranee con particolare riferimento al completamento dell’attuale quadro conoscitivo ambientale e territoriale ed in relazione alle modifiche conseguenti l’uso della costa e la realizzazione di interventi di difesa del litorale dall'erosione marina e di ripascimento del litorale. In particolare, le azioni e gli interventi contenute nel PRGC sono prioritariamente indirizzate: - alla salvaguardia delle risorse naturali, degli insediamenti civili, produttivi e delle infrastrutture; - alla difesa del litorale dall'erosione marina e al ripascimento degli arenili; - all'armonizzazione dell'utilizzazione pubblica del demanio marittimo con lo sviluppo turistico e ricreativo della zona costiera, tenendo conto anche di quanto stabilito dagli strumenti di pianificazione vigenti; - alla riqualificazione ambientale dei tratti di costa emersa e sommersa.

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L’elaborato propedeutico alla stesura del Rapporto Ambientale, quindi, si propone, nella presente formulazione preliminare, di individuare i sistemi ambientali ed antropici destinatari degli interventi e l’insieme delle azioni da attuare al fine di pervenire ad uno strumento di Piano condiviso tra i vari attori dei territori costieri lucani, idoneo a rispondere alle esigenze di mantenimento e miglioramento delle valenze ambientali e di potenziale sviluppo sostenibile del tessuto socio-economico.

2 Inquadramento normativo ed obiettivi generali del rapporto ambientale

In un’ottica di sinergia anche con i programmi principali dei Fondi comunitari, sono stati individuati, quali principi fondamentali della nuova fase programmatoria, lo sviluppo della cooperazione transfrontaliera, transnazionale ed interregionale mirate a stimolare uno sviluppo ed una pianificazione del territorio europeo armoniosa ed equilibrata. L’esistenza di un così ampio ventaglio di contesti e problemi giuridici (alcuni comuni e altri specifici) relativi alle zone costiere degli Stati europei fa sì che i meccanismi utilizzati dall’Unione Europea per la GIZC debbano necessariamente tener conto delle differenze giuridiche degli Stati membri. Risulta, quindi, giustificato l’uso delle “raccomandazioni” volte ad ottenere l’adozione di buone prassi in materia di assetto delle zone costiere (Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30.05.2002 relativa alla attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa). Si tratta, in ogni caso, di atti non vincolanti, a parte alcune previsioni riguardanti le aree costiere nelle normative comunitarie di settore, quali appunto l’ambiente e la pesca. In Italia, sul versante normativo, lo strumento della delega è ripreso dalla Legge 18 maggio 1989 n. 183 recante “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”, che affronta la tematica della difesa del suolo in termini del tutto innovativi rispetto alla legislazione precedente. Il legislatore statale attribuisce alle Regioni, nel rispetto di indirizzi generali e di criteri definiti dallo Stato (emanati sul piano tecnico con le “Istruzioni tecniche per la progettazione e l’esecuzione di opere di protezione delle coste” approvate con D.P.R. del 18 luglio 1995), le funzioni amministrative relative alla difesa delle coste, con esclusione delle zone comprese nei bacini di rilievo nazionale, nonché delle aree di interesse nazionale per la sicurezza dello Stato e della navigazione marittima.

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La svolta realizzata risulta in realtà depotenziata dalla mancanza delle previste attività statali di delimitazione delle aree di interesse nazionale e di perimetrazione dei bacini di rilievo nazionale, attuata con decreti del Presidente della Repubblica solo nel giugno 1998. Nella fase transitoria, la perdurante vigenza delle competenze statali è stata sancita in ambito portuale dalla Legge 28 gennaio 1994, n. 84 (“Riordino della legislazione in materia portuale”). Alle Regioni sono attribuite le funzioni amministrative concernenti le sole opere marittime relative ai porti di cui alla categoria II, classi II e III, conservando allo Stato la materia della programmazione e la realizzazione delle opere portuali. Intanto il D.P.R. 14 aprile 1994 concernente “Atto di indirizzo e coordinamento in ordine alle procedure ed ai criteri per la delimitazione dei bacini idrografici di rilievo nazionale ed interregionale”, emanato in materia di difesa del suolo, ha operato una rivoluzione copernicana: nel prevedere che “il litorale marittimo prospiciente i corsi d’acqua” rientri nella delimitazione dei bacini idrografici, viene sancita una relazione inscindibile tra l’area emersa su cui si è insediato il corso d’acqua, quale terminale di tutto il bacino idrografico, e l’ambiente marino costiero. Da questo momento non si può più parlare di costa senza parlare di equilibrio idrografico dei bacini e, almeno per quanto attiene ai bacini di rilievo regionale, le Regioni vengono investite di un nuovo ed importante ruolo programmatorio nella determinazione della “unità fisiografica” Con il richiamato Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) si fa decorrere il trasferimento della effettiva competenza delle Regioni in materia di difesa della costa. L’art. 89 recita: ”Sono conferite alle regioni e agli enti locali, ai sensi dell’articolo 4, comma 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59 tutte le funzioni non espressamente indicate nell’articolo 88 e tra queste in particolare, sono trasferite le funzioni relative: […]: h) alla programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi di difesa delle coste e degli abitati costieri”. La Legge 8 marzo 1997 n. 7 della Regione Basilicata, nel descrivere il conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi al sistema delle autonomie locali, ha coerentemente attribuito alla Regione la funzione di “protezione dell’ambiente costiero” (art. 39) e di “determinazione dei canoni di concessione per l’utilizzo del demanio marittimo” (art. 30).

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Non v’è dubbio però che le linee regionali di intervento debbono essere riferite a un contesto amministrativo alquanto articolato: regioni, comuni e altri enti diversi ( Capitanerie di porto, associazioni di categoria etc.). La Legge 13 novembre 2009 n. 39 della Regione Basilicata, prevista in relazione al fatto che l’art. 39 della L.R. n.7/1999 attribuiva alla Regione Basilicata la funzione amministrativa in materia di protezione dell’ambiente costiero, ha in seguito disciplinato le funzioni di programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi di difesa della costa. Dunque, attraverso la “forza” della legge, viene perseguita la finalità principale che consiste nell’autorizzare l’Amministrazione regionale ad adottare il “Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere” quale primo passo per superare la logica di emergenza e per collocare le azioni regionali di difesa della costa nella più appropriata cornice di pianificazione, impostando un programma coordinato ed organico di medio e lungo termine. Al fine di armonizzare la difesa del patrimonio ambientale del litorale con lo sviluppo delle attività turistiche è stato previsto dalla legge che di tale strumento di programmazione costituisca come parte integrante il “Piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo” di cui all’articolo 6, comma 3 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito in legge 4 dicembre 1993, n. 494. Difatti, la Regione Basilicata sin dal trasferimento delle funzioni amministrative in materia demaniale marittima ha affrontato i peculiari problemi di pianificazione settoriale, in materia di interventi di carattere turistico balneare da attuare sulle coste, avviando sui litorali un capillare lavoro di ricognizione, di monitoraggio e studio del territorio e dei relativi impatti delle trasformazioni urbanistiche, nonché di valutazione delle interrelazioni con le direttive della pianificazione sovraordinata e degli altri enti territoriali. Ad un primo progetto di Piano di utilizzazione delle aree demaniali marittime adottato già dalla Giunta Regionale con DGR n° 394 del 2001, seguì l’adozione finale con DGR n° 843 del 14/5/2002. Successivamente, a seguito di proposte migliorative il Piano fu approvato definitivamente con atto del Consiglio regionale n° 940 nel febbraio 2005. Ad oggi è in fase di approvazione una variante al predetto “Piano dei Lidi”. Ritornando alle finalità della L.r. n. 39/2009, in essa è previsto che l’attività di pianificazione regionale sulla costa sia sorretta, come criterio metodologico, dai principi dello sviluppo sostenibile e

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della pianificazione integrata, con il corollario tecnico dell’unità fisiografica, quale criterio di delimitazione delle aree di intervento. Le principali linee dell’azione regionale possono riassumersi nell’attività di studio e valutazione delle condizioni del litorale lucano, sia jonico che tirreno, al fine di individuare e localizzare i fenomeni di erosione e di arretramento della linea di costa. L’analisi delle dinamiche in atto viene configurata come strumentale all’adozione di interventi diretti a difendere la costa e a ristabilire gli equilibri ambientali compromessi, perseguendo l’obiettivo finale della ricostruzione delle spiagge in crisi strutturale. Particolare importanza riveste, nell’ottica di un sempre più qualificato intervento tecnico, il momento della verifica dell’efficacia dei sistemi di difesa adottati così come espressamente previsto dall’art. 5 della legge innanzi indicata. La legge stessa si preoccupa, inoltre, di collocare in un quadro armonico le competenze, rispettivamente della Regione e degli enti locali, al fine di determinare un loro diretto coinvolgimento nella fase di realizzazione e nell’onere manutentivo, con il concorso finanziario della Regione. Con il D.Lgs. 28 maggio 2010, n. 85 “Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un loro patrimonio, ai sensi dell’art. 19 della legge 5 maggio 2009, n. 41”, pubblicato in G.U. 11 giugno 2010, n. 134, si è operato il trasferimento di beni statali alle Regioni e agli Enti locali, prefigurato dal Decreto sul cosiddetto “Federalismo demaniale”, che costituisce il primo adempimento formale del processo di attuazione dell’art. 119 della Costituzione delineato dalla Legge delega in materia di federalismo fiscale. Ai sensi dell’art. 5 del Decreto tra i beni dello Stato trasferibili con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta ministeriale figurano i beni appartenenti al demanio marittimo e relative pertinenze e quelli appartenenti al demanio idrico e relative pertinenze, nonché le opere idrauliche e di bonifica di competenza statale, ad esclusione dei fiumi e dei laghi di ambito sovraregionale. Inoltre, ex art. 3, comma 2, “una quota dei proventi dei canoni ricavati dalla utilizzazione del demanio idrico trasferito è destinata da ciascuna Regione alle Province, sulla base di un’intesa”.

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Tuttavia la Gestione Integrata delle Aree Costiere rappresenta, ancora oggi, un esercizio complesso, dal momento che un’applicazione troppo coerente del principio di sussidiarietà può portare ad un frazionamento di competenze senza le necessarie interazioni. D’altro canto un approccio mirato ad identificare e a contrastare i fattori strutturali di degrado delle aree costiere richiede inevitabilmente il superamento dei limiti amministrativi che, nel passato, caratterizzavano la progettazione degli interventi, anche per i retaggi derivanti dalla Legge 14 luglio 1907, n. 542. Il presente Rapporto Ambientale, redatto ai sensi dell’art. 5 c.1 lett. f) del D.Lgs 152/06 come corretto dal D.Lgs 4/2008, è, quindi, un documento del piano; esso “costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l’intero processo di elaborazione e approvazione” (art. 13, c.3), ed è mutuamente vincolato alle attività di formazione e approvazione del piano mantenendo il medesimo livello di approfondimento. Infatti, così come richiamato all’art. 5 par. 1 della Dir 2001/42/CEE, deve essere redatto un rapporto ambientale in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma. Tale documento, quindi, deve contenere le informazioni che possono essere necessarie, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione attuali nonché dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma, ai fini di una previsione, ancorché di massima, dei possibili impatti indotti nel breve, medio e lungo termine (orizzonte temporale del piano) e dei conseguenti interventi ed azioni di mitigazione degli stessi ovvero degli eventuali effetti residuali comunque somatizzabili al sistema territoriale ed ambientale. In particolare (allegato I della Dir 2001/42/CEE come ripreso nell’allegato VI del D.Lgs 152/06 e s.m.i) il Rapporto Ambientale, poiché parte integrante del PRGC stesso, riassume in maniera sintetica e di immediata comprensione le principali finalità ed operatività dello strumento di pianificazione evidenziandone gli ambiti di pertinenza territoriale ed amministrativa, attraverso: - l’individuazione dell’ambito di studio del piano e gli impatti riconducibili ad azioni naturali e/o antropiche, singolarmente o cumulativamente, con la loro probabilità, durata, frequenza e possibile reversibilità;

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- la valutazione ex-ante della qualità del sistema costiero e delle matrici ambientali evidenziando la sussistenza di eventuali fattori di criticità e di stress indipendenti dalle posizioni di piano, procedendo, laddove possibile anche ad una quantificazione dei parametri di riferimento, ovvero sottolineando la carenza di informazioni specifiche e/o di misure; - la proposizione del fattore “mare” quale risorsa, cioè bene irriproducibile da non dissipare, da conservare, da valorizzare e, nello stesso tempo, bene che consenta sviluppo sostenibile, nel rispetto dei principi fissati dalla direttiva comunitaria 2001/42/CE; - l’enunciazione del valore e della vulnerabilità delle aree interessate, di rilievo comunitario e non; - la valutazione dell’azione indotta sulla costa secondo il duplice punto di vista “mare” e “terra” tenendo conto dell’interazione del sistema antropico con le forzanti naturali, pervenendo ad una ragionevole zonizzazione dei territori costieri in funzione del livello di vulnerabilità; - le misure previste per il monitoraggio e controllo del Piano, con modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari per la valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare; - le linee – guida della normativa da applicare a fini di tutela, di valorizzazione e di uso compatibile. I problemi di erosione costiera hanno contribuito a porre all’attenzione pubblica i temi del monitoraggio e della difesa dei litorali, facendo emergere una coscienza comune sempre più sensibile alla opportunità di destinare risorse e interventi mirati alla prevenzione dei rischi piuttosto che agli interventi d’emergenza. Questa nuova cultura non può che basarsi su una capillare e sistematica analisi delle aree vulnerabili, al fine di stabilire quei provvedimenti necessari ad arginare le ulteriori forme di aggressione e di compromissione. Inoltre, il livello altissimo di esposizione delle aree costiere lucane alla combinazione, purtroppo non lineare, di sorgenti di rischio naturale, indotte dalla coesistenza di ambiti di pertinenza fluviale, periodicamente soggetti a devastanti alluvioni, e di porzioni di litorale oggetto di mareggiate sempre più significative in termini effetti erosivi, scandisce la priorità degli interventi prevedibili dal PRGC ponendo, a volte, interventi di breve termine sullo stesso piano delle azioni di lungo periodo in ragione

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dell’esigenza di tutelare persone e beni. In altre parole sussiste la concomitanza di obiettivi di protezione civile con quelli propri degli strumenti di pianificazione per la riduzione del rischio. Tale ultimo aspetto segna decisamente il passo nell’analisi del sistema costiero lucano che, in sintesi, risente, della presenza di criticità strutturali territoriali ed infrastrutturali, in una logica di individuazione di possibili interventi di contrasto e riduzione di tali criticità, laddove si operi nel senso di una mitigazione degli effetti indotti da cause ambientali ed antropiche dirette o indirette, ovvero in relazione alla gestione dei rischi naturali ed antropici, il PRGC perviene alla formulazione di una serie di interventi che rappresentano il reale e concreto “fattore” di impatto a cui abbinare gli scenari di valutazione ambientale strategica.

3 Impostazione procedurale e metodologica della VAS

Il Piano Regionale per la Gestione delle Coste della Regione Basilicata interviene nella pianificazione territoriale delle fasce costiere ionica e tirrenica e, come tale, rientra nell’ambito di applicazione del DLgs 152/06 (così come modificato dal DLgs. n. 128 del 2010), e, pertanto, anche in ragione delle previsioni specifiche della Legge Regionale 39/2009, deve essere assoggettato alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che comprende (DLgs 152/06, art. 11 comma 1): - lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità (Rapporto Ambientale Preliminare DLgs 152/2006 art. 12 comma 1); - l'elaborazione del rapporto ambientale; - lo svolgimento di consultazioni; - la valutazione del piano, del rapporto e degli esiti delle consultazioni; - l'espressione di un parere motivato; - l'informazione sulla decisione; - il monitoraggio. I criteri seguiti nella formulazione del rapporto ambientale dovranno coniugarsi con quanto previsto all’Allegato I - Criteri per la verifica di assoggettabilità di piani e programmi di cui all'articolo 12 del Dlgs 152/06 e smi, ed in particolare: 1. Caratteristiche del piano o del programma, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi:

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a. in quale misura il piano o il programma stabilisce un quadro di riferimento per progetti ed altre attività, o per quanto riguarda l'ubicazione, la natura, le dimensioni e le condizioni operative o attraverso la ripartizione delle risorse; b. in quale misura il piano o il programma influenza altri piani o programmi, inclusi quelli gerarchicamente ordinati; c. la pertinenza del piano o del programma per l'integrazione delle considerazioni ambientali, in particolare al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile; d. problemi ambientali pertinenti al piano o al programma; e. la rilevanza del piano o del programma per l'attuazione della normativa comunitaria nel settore dell'ambente (ad es. piani e programmi connessi alla gestione dei rifiuti o alla protezione delle acque). 2. Caratteristiche degli impatti e delle aree che possono essere interessate, tenendo conto in particolare, dei seguenti elementi: a. probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli impatti; b. carattere cumulativo degli impatti; c. natura transfrontaliera degli impatti; d. rischi per la salute umane o per l'ambiente (ad es. in caso di incidenti); e. entità ed estensione nello spazio degli impatti (area geografica e popolazione potenzialmente interessate); f. valore e vulnerabilità dell'area che potrebbe essere interessata a causa: - delle speciali caratteristiche naturali o del patrimonio culturale; - del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite dell'utilizzo intensivo del suolo; g. impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale.

Nel presente Rapporto Ambientale Preliminare vengono, quindi, illustrate le modalità e i risultati attesi del processo di valutazione ambientale strategica sulla base delle informazioni fornite in conformità a quanto stabilito dall’allegato VI al Decreto e riassumibili in:

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i. i contenuti e gli obiettivi principali della proposta di PRGC, nonché i rapporti con altri piani o programmi coerenti; ii. gli aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del PRGC (opzione “0”); iii. le caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; iv. qualsiasi possibile interferenza ambientale indotta dalle previsioni del Piano, ivi compresi quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate come zone di protezione speciale (ZPS) per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria (SIC) per la protezione degli habitat naturali e dalla flora e della fauna selvatica; v. gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al Piano, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si e tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; vi. i possibili effetti significativi sull’ambiente (inclusi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi), compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; vii. le misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più esaustivo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente derivanti dell’attuazione del Piano; viii. una sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come e stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate nella raccolta delle informazioni ambientali richieste; ix. la descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del Piano; x. una sintesi non tecnica delle informazioni di cui ai punti precedenti. Le funzioni previste dal DLgs 152/06 e necessarie allo svolgimento della procedura di valutazione ambientale strategica del PRGC sono così articolate:

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- all’Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale, del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità sono assegnate le funzioni di autorità procedente (art. 5 comma 1 lett. q del DLgs 152/06 e smi) connesse alla predisposizione del Piano Regionale per la Gestione delle Coste della Regione Basilicata (PRGC); - all’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità sono assegnate le funzioni di autorità competente (art. 5 comma 1 lett. p del DLgs 152/06 e smi).

4 Coerenza con gli strumenti di pianificazione delle aree demaniali

L’emanazione del D.P.R. 24.07.1977 n. 616 combinato all’effetto dell’art. 59 ha reso operante la delega alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative sul litorale marittimo e sulle aree demaniali immediatamente prospicienti, quando la utilizzazione prevista abbia finalità turistiche e ricreative. L’applicazione dell’art. 59 del succitato D.P.R.616/77, infatti, si sostanzia in tutte quelle attività che dovranno essere svolte dalle Regioni per curare, in modo immediato e concreto, gli interessi pubblici che rientrano nella materia delegata. Più precisamente, rientra in tale materia tutto ciò che attiene all’occupazione, all’uso, alla gestione e alla disciplina dei litorali e delle aree demaniali marittime immediatamente prospicienti. L’art.8 del D.L.21 ottobre 1996 n. 535, convertito, con modificazione, nella legge del 23 Dicembre 1996 n. 647 richiamando il D.L. 559/95 ha previsto per le amministrazioni Regionali, la possibilità di avvalersi, per l’esercizio delle funzioni delegate di cui all’ art. 59 del D.P.R. n.616, delle Capitanerie di Porto e degli uffici da essi dipendenti. Tali rapporti sono regolamentati con apposita convenzione stipulata con il Ministero dei Trasporti e della Navigazione, sulla base di una “convenzione tipo” approvata dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni. A tal proposito, la Regione Basilicata, si è dotata di un Piano per l’utilizzazione delle aree demaniali marittime, la cui finalità risiede nella definizione della tipologia di interventi e delle modalità di insediamenti turistico ricettivi coerenti con l’ambiente costiero, con particolare riferimento alle aree demaniali ioniche che rappresentano, anche per la loro accogliente morfologia, la maggiore estensione a fronte degli spazi limitati, ancorché più empatici, offerti dalla costa tirrenica.

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Del resto la maggiore criticità del sistema costiero lucano ricade proprio nella fascia costiera ionica laddove la piana “metapontina” rappresenta la porzione di territorio a maggiori interessi economici in relazione alle attività produttive che in essa hanno corpo. Negli ultimi anni, infatti, la piana, oltre a mantenere e a potenziare le caratteristiche produttive agricole, ha avuto uno sviluppo prevalentemente turistico, legato sempre di più alla mobilità resa più facile dallo sviluppo tecnologico, dal maggiore tempo libero dei cittadini e dalla capacità di un territorio che si è saputo conservare ed offrirsi come prodotto originale e naturale. La pianificazione del territorio e la conservazione delle risorse naturali, che la Regione ha determinato con una politica attenta, consentono oggi di offrire un prodotto turistico che risponde alla domanda di qualità e ciò sia sull’arco ionico sia tirrenico, quest’ultimo storicamente interessato da una prospettiva particolarmente elitaria in ragione anche del particolare contesto geografico, morfologico ed ambientale. D’altro canto, la fascia costiera ionica rappresenta una delle prime in Italia ad essere assoggettata alla pianificazione paesaggistica, che attraverso i vincoli di trasformabilità ha mantenuto quasi inalterate le caratteristiche percettive essenziali. Il Piano per l’utilizzazione delle aree demaniali marittime, in coerenza con la volontà politica e culturale di tutelare e di utilizzare al meglio le risorse paesaggistiche e ambientali, con interventi qualitativi idonei, si è posto come obiettivo prioritario quello di dare una risposta compatibile alle esigenze dei cittadini che stabilmente abitano questi luoghi, agli operatori turistici che tentano di utilizzare le risorse ambientali, alle previsioni degli strumenti urbanistici locali intesi come espressione di volontà e di interessi collettivi. Lo strumento di Piano per l’utilizzazione delle aree demaniali marittime è stato definito sulla base alcuni criteri e principi fondamentali riconducibili a: 1. Il mare, l’arenile e la pineta sono beni di grande rilevanza naturalistica e paesaggistico - ambientale; 2. Il mare, l’arenile e la pineta sono beni di grande rilevanza per l’economia e l’occupazione; 3. L’utilizzo di questi beni deve essere compatibile con la tutela dell’ambiente, coerente con la pianificazione dei comuni e con gli obiettivi del Piano di Sviluppo Regionale;

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4. Le iniziative che si andranno ad insediare sui Beni demaniali, dovranno migliorare la qualità dell’offerta turistica regionale e diventare occasione di investimento e di crescita occupazionale; 5. Il dimensionamento, la localizzazione e l’uso delle strutture che si andranno ad insediare, sono state condizionate, oltre che dal Piano Paesaggistico vigente, dalle infrastrutture di accesso alle aree e dalle strutture pubbliche e private esistenti. Il Piano di utilizzazione delle aree demaniali marittime per finalità turistiche e ricreative, interessa i comuni lucani della piana Metapontina prospiciente il mare Jonio, per una lunghezza di circa 40 chilometri di costa. L’area costiera si presenta strutturata in modo omogeneo, solcata dai 5 fiumi, che alla foce presentano il tipico ambiente fluviale con vegetazione ripariale autoctona, è caratterizzata da un arenile costituito da sabbia bianca e sottile che presenta una profondità media di ca. m.t. 60, da una duna ricca di vegetazione autoctona profonda ca. 100 m.t. e da una retrostante fascia boscata impiantata negli anni ’40 per una profondità media di ca. m.t. 300. L’accesso alle spiagge è costituito da accessi perpendicolari al mare collegati tra loro da una viabilità, quasi sempre retrostante la fascia boscata. Gli insediamenti turistici, retrostanti la fascia boscata, sono stati pianificati per “poli” per cui si è mantenuto una fascia agricola che fa da cerniera fra le aree urbanizzate e/o da urbanizzare. Un’agricoltura ortofrutticola intensiva e fiorente completa il paesaggio della piana. Su tutta la fascia e nella profondità di Km. 5, insistono 4 centri urbani:  Scalo, centro abitato di ca. 5.000 abitanti, strutturato intorno alla viabilità di accesso dalla S.S.106 Jonica al mare;  , con circa 15.000 abitanti localizzato a monte della SS 106 Jonica;  Scanzano, circa 5.000 abitanti, localizzato a valle della S.S.106 Jonica;  borgo, comune di Bernalda, localizzato a ridosso della ferrovia Taranto – Reggio Calabria con una popolazione di ca. 2.000 abitanti. Gli elementi ambientali e naturalistici più significativi della costa, oltre alle foci dei fiumi, l’arenile e la pineta sono le zone umide del bosco Pantano nel comune di Policoro e della Salinella nel comune di Bernalda. Il territorio interessato appartiene, quindi, ai comuni di:

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i. Nova Siri, il cui territorio si estende dalla Calabria fino al confine con il comune di ; ii. Rotondella, che si estende dal confine del comune di Nova Siri, fino alla foce del fiume Sinni; iii. Policoro, che inizia dalla foce del Sinni, e si estende fino alla foce del fiume Agri; iv. Scanzano, che si estende dalla foce del fiume Agri, fino alla foce del fiume Cavone; v. , che inizia dalla foce del fiume Cavone, e si estende fino alla foce del fiume ; vi. Bernalda (Metaponto), il cui territorio inizia dalla foce del fiume Basento e si estende fino ai confini con la Regione Puglia. Il Piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo, per uso turistico e ricreativo si sovrappone alla pianificazione attuativa dei comuni interessati. Le previsioni e le prescrizioni valgono per le aree e le attività indicate nel piano, eventuali previsioni già facenti parte di strumenti comunali e non riportati nel piano, se non esplicitamente modificate, sono con lo stesso riconfermate sia nella parte dell’individuazione che in quella normativa. La localizzazione delle aree individuate dal piano potranno subire leggere variazioni planimetriche, senza che questi costituiscano variate al piano, se necessarie per evitare tagli di alberi o per adeguarsi al fenomeno di erosione in atto lungo la costa. Tali variazioni, motivate, dovranno essere autorizzate dall’Ufficio Regionale competente al rilascio della concessione. Tra le finalità del piano vi è la delocalizzazione delle strutture ancora esistenti sull’arenile, per le quali è prevista la demolizione. Sulla base delle considerazioni sopra descritte, si sono individuate alcune attività legate alla fruizione dei beni naturalistici come il mare, l’arenile e la pineta, ritenute compatibili con la tutela del bene, da insediare nelle aree demaniali marittime e che si configurano come attività di supporto alla ricettività turistica presente sulla costa lucana. Le attività sono sinteticamente aggregabili in cinque categorie d’uso: 1) Attività turistico ricettive: a) campi naturalistici b) campeggi 2) Attrezzature per la balneazione (infrastrutture turistiche): a) spiagge attrezzate

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b) punti di ristoro c) stabilimenti balneari d) attrezzatura per il tempo libero (verde attrezzato): 3) Viabilità (infrastrutture turistiche) a) viabilità di accesso b) viabilità interna 4) Aree portuali (infrastrutture turistiche): a) bacini navigabili 5) Infrastrutture a rete: a) urbanizzazioni

5 Inquadramento degli ambiti territoriali del PRGC

Le valutazioni condotte nell’ambito del PRGC della Basilicata, si riferiscono alla totalità dei territori costieri ionici e tirrenici opportunamente disaggregati secondo un criterio di omogeneità dei macro descrittori territoriali ed ambientali ed in ragione di evidenze/emergenze naturali o infrastrutturali che, di fatto, rappresentano una interruzione di continuità. Un approccio corretto per la definizione dei limiti dei tratti costieri dovrebbe basarsi sull’individuazione delle discontinuità fisiche, geografiche, socio-economiche e delle dinamiche idro- sedimentarie. La complessità di questa procedura ha fatto sì che in letteratura prevalgano metodi semi- qualitativi dove i limiti vengono posti in corrispondenza dei moli portuali, delle foci fluviali, dell’inizio e della fine di estese opere difensive, delle diverse caratteristiche morfo-evolutive della spiaggia e dei fondali, della presenza di piccoli promontori o del variare del morfotipo della costa. Le suddivisioni, inoltre, devono essere effettuate in modo che per ogni tratto siano disponibili dati significati e sufficienti per la rappresentatività di tutte le variabili utilizzate. Inoltre, è altrettanto importante che i vari segmenti di costa individuati presentino estensioni lineari simili. Questo approccio si discosta, ad esempio, da quanto suggerito dal progetto Eurosion che propone una suddivisione della costa in celle sedimentarie che sono caratterizzate da un ciclo sedimentario completo, che include le sorgenti, il trasporto e il deposito (Unità Fisiografica). Per Eurosion la definizione delle celle sedimentarie costiere rappresenta il sistema più corretto per raggiungere

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l'obiettivo finale che è il bilancio sedimentario. Ragionando in questi termini poiché spesso i metodi semi-quantitativi di suddivisione della costa non sono svincolati da un'analisi quantitativa dell'erosione e della sedimentazione del litorale si può asserire che, anche con questa metodica, in pratica è possibile identificare il bilancio sedimentario dei singoli tratti anche se la sorgente del sedimento è esterna ad essi. In particolare nel caso della costa jonica lucana gli unici evidenti elementi di discontinuità sono rappresentati dai moli portuali aggettanti, che interrompono il transito sotto riva dei sedimenti. L’approccio adottato per la definizione dei limiti per la suddivisione in macroaree della costa lucana è partito da un criterio geografico - morfologico più che da uno idrodinamico. Sono state cioè individuate nella costa jonica 7 macro aree (Figura 1) prendendo come limiti i principali apparati fociali perché generalmente determinano la rottura dell’unità di trasporto litoraneo e, verso l’entroterra, costituiscono talvolta una separazione reale tra le caratteristiche delle zone rivierasche frontaliere. Un altro elemento utilizzato riguarda gli aggetti dei moli portuali esistenti perché costituiscono una importante interruzione del trasporto idro-sedimentario. Il metodo adottato per l’individuazione delle macroaree fa si che vi sia una disomogeneità della loro estensione (Tabella 1): infatti mentre la macroarea 1 si sviluppa su una superficie di circa 9,8 km2 e racchiude un litorale lungo circa 1,1 km, la 4 si estende per 70,8 km2 e comprende una tratto di costa di 8,2 km. Queste limitazioni sono sufficientemente compensate dall’applicazione del concetto di cella sedimentaria e da una evoluzione a macroscala della costa sostanzialmente omogenea.

MACROAREA LIMITI SUPERFICIE LUNGHEZZA AMPIEZZA (Kmq) LITORALE (km) (km) 1 Sx Bradano- Confine Regione Puglia 9.8 1.1 9.0

2 Dx Bradano – Sx Basento (Porto Argonauti) 54.7 6.8 8.8

3 Dx Basento (Porto Argonauti) – Sx Cavone 70.3 6.6 8.2

4 Dx Cavone – Sx Agri 70.8 8.2 8.2

5 Dx Agri – Porto Marinagri 14.2 2.2 8.6

6 Porto Marinagri – Sx Sinni 49.0 6.8 7.8

7 Dx Sinni – Confine Regione Calabria 33.8 5.7 6.8

Tabella 1 - Limiti ed estensioni delle macroaree joniche

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Figura 1 - Rappresentazione schematica delle 7 macroaree in cui è stato suddiviso il litorale ionico lucano.

Per quanto riguarda il versante tirrenico, data la sua limitata estensione e la presenza del solo fiume Noce che segna il confine con la Calabria, è stato considerato come un’unica macro zona (Figura 2) rinviando ad una successiva suddivisione in tratti omogenei il compito di porre in rilievo le diverse peculiarità di questa costa.

Figura 2- Rappresentazione schematica della macroarea tirrenica (8).

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Le caratteristiche principali della macroarea 8 sono riportate in Tabella 2.

MACROAREA LIMITI SUPERFICIE LUNGHEZZA AMPIEZZA (Kmq) LITORALE (km) (km) 8 Confine Regione Campania - Confine Regione Calabria 44.6 27.1 2.8

Tabella 2 - Limiti ed estensioni della macroarea tirrenica.

La conformazione geomorfologica dell’area evidenza come la costa tirrenica presenti delle peculiarità che la rendono assai differente da quella regionale jonica. In questo tratto costiero risulta un solo insediamento portuale ubicato nella località di Maratea (Figura 3).

Figura 3 - Particolare del porto di Maratea

Ogni macroarea, utilizzando una serie di fattori, verrà descritta nelle sue componenti sia del sistema naturale che in quello antropico. A tal fine sono stati individuati alcuni tematismi evolutivi e non che consentiranno di fornire una visione d’insieme dei tratti costieri necessaria per la comprensione dei fenomeni in atto e per avanzare ipotesi predittivi sull’evoluzione futura della costa.

5.1 Caratterizzazione della fascia costiera-jonica: macroaree 1-7 La fascia costiera ionica, presa in considerazione nell’ambito del Piano Regionale per la Gestione delle Coste della Regione Basilicata (PRGC), si estende tra i limiti regionali delle Regioni Calabria e Puglia e, verso l’interno, da una linea parallela alla S.S. 106 posta a circa 4 km a monte dell’importante arteria viaria.

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Per la rappresentazione cartografica dell’area di studio sono state utilizzate la cartografia IGM 1:50.000. Sono stati considerati Fogli IGM nn. 492 “Ginosa” – 507 “Pisticci” – 508 “Policoro” – 523 “Rotondella” – 524 “Foce del Sinni”, acquisiti presso l’Autorità di Bacino della Regione Basilicata, georiferiti UTM 33 ED 50. Il quadro di unione dei Fogli, mosaicati e ritagliati entro i limiti dell’area di studio, è rappresentato in Figura 4. Sono state inoltre utilizzate le ortofoto AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) riferite al volo 2008, acquisite presso la Regione Basilicata in formato ECW e riferite GBE. I 17 fotogrammi necessari a coprire l’intera area, esplosi in formato raster .img, sono stati convertiti nel sistema di riferimento UTM 33 ED 50 e successivamente ritagliati secondo il buffer di riferimento (Figura 5).

Figura 4 - Rappresentazione dell’area mediante Cartografia Ufficiale (IGM 1:50.000)

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Figura 5 - Rappresentazione dell’area mediante ortofoto (AGEA 2008)

L’area ha un’estensione di circa 306 km2 suddivisi in 6 comuni, il più grande dei quali, corrispondente al comune di Pisticci che si estende tra i fiumi Basento e Cavone, occupa circa il 24,7% del territorio complessivo (Figura 6).

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Figura 6 - Porzioni di Comuni rientranti nei limiti di riferimento e rappresentazione aree urbane

Procedendo da Pisticci verso NE, il comune di Bernalda, localizzato tra il fiume Basento ed il limite regionale con la Puglia, comprende un territorio che in percentuale rappresenta il 21,3% dell’intera area di studio. Procedendo verso sud-ovest dopo il comune di Pisticci si sviluppa l’area comunale di Scanzano Ionico, compresa tra i fiumi Cavone e Agri (22%), per passare poi a Policoro, a cavallo tra i fiumi Agri e Sinni (20,8%), indi a Rotondella (5,5%) e al comune di Nova Siri (5,7%) che confina con la Calabria. I principali centri abitati di questo territorio sono Bernalda, Pisticci, Scanzano Ionico, Policoro, Rotondella e Nova Siri. - Bernalda ha una popolazione residente di 12.207 (dati ISTAT 2009). Considerando i flussi turistici, soprattutto estivi, si evidenzia un picco di presenze nell’anno 2009 che, dalle 392.472 unità del 2008, aumentano fino a 403.141 per poi subire una flessione nel 2010 (387.461

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presenze; dati APT Basilicata). Per quanto riguarda gli arrivi, se ne contano 37.510 nel 2008 che aumentano a 37.830 nel 2009 per passare poi 38.477 nel 2010 (dati APT Basilicata). Le aree urbane sono costituite dal centro abitato di Bernalda, che ricade al di fuori della fascia di studio, il nucleo abitativo di Metaponto Borgo ubicato a circa 2 km dalla costa e da Metaponto Lido che, prevalentemente costituito da villette, è localizzato in prossimità della costa e si sviluppa con continuità abitativa fino al limite dell’arenile. - Pisticci presenta uno sviluppo demografico ripartito con le sue numerose frazioni e la popolazione residente ammonta a 17.925 unità (dati ISTAT 2009). Come per la fascia di competenza del comune di Bernalda, le presenze turistiche registrano un picco di 219.016 unità nel 2009. Il trend evolutivo, nel complesso, risulta positivo tra il 2010 (217.975), ed il 2008 (215.188) (dati APT Basilicata). Gli arrivi sono 27.606 nel 2008 che passano a 26.525 nel 2009 e a 27.821 nel 2010 (dati APT Basilicata). I principali centri abitati (Pisticci, Marconia, Tinchi) ricadono all’esterno della fascia di studio, mentre al suo interno vi sono solo nuclei abitativi sparsi. - Con una popolazione residente di 7.142 unità (dati ISTAT 2009), Scanzano Ionico, in controtendenza rispetto agli altri comuni della fascia ionica, ha visto un incremento di presenze turistiche che da 159.286 unità del 2008 sono passate a 161.047 nel 2009 ed si sono attestate a 171.894 presenze nel 2010 (dati APT Basilicata). Questo trend positivo per le presenze totali, mostra una tendenza negativa per quanto riguarda gli arrivi. Questi, dalle 27.340 unità del 2008 si riducono a 26.406 nel 2009 e a 24.399 nel 2010 (dati APT Basilicata). Oltre al nucleo principale di Scanzano Ionico, costituito prevalentemente da condomini, nella fascia costiera vi sono aree localmente occupate da una urbanizzazione di tipo “case sparse”. - Policoro, il secondo comune in termini di densità abitativa, ha una popolazione residente di 16.085 unità (dati ISTAT 2009). Le presenze turistiche mostrano una sensibile flessione nel periodo che va dal 2008 (89.250) al 2009 (64.188) ed un incremento nel 2010 (75.032) (dati APT Basilicata). Il trend complessivo (2008-2010) risulta negativo. Gli arrivi, al contrario, passano da 18.290 unità del 2008, a 18.661 nel 2009, per arrivare a 22.195 nel 2010 (dati APT Basilicata). Oltre a questo nucleo abitativo, in prossimità della costa si registra uno sviluppo insediativo in forte crescita.

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- Rotondella ha una popolazione residente di 2.943 (dati ISTAT 2009). Seguendo il trend generale dei comuni di Bernalda e Pisticci, le presenze turistiche passano dalle 4.486 unità del 2008, alle 5.809 unità del 2009 per poi diminuire a 4.853 nel 2010 (dati APT Basilicata). Analoga evoluzione si registra per quanto riguarda gli arrivi: dalle 545 unità del 2008, se ne contano 683 nel 2009 e 533 nel 2010 (dati APT Basilicata). Oltre al centro abitato di Rotondella, che si situa esternamente alla fascia costiera oggetto di studio, persiste un limitato sviluppo urbano sparso, prevalentemente localizzato in prossimità delle spiagge. - Insieme alla sua frazione marina, Nova Siri è composta da una popolazione residente di 6.698 unità (dati ISTAT 2009). Il trend turistico, decisamente negativo, registra un decremento di presenze che dalle 290.933 unità del 2008 passa alle 284.739 del 2009, fino alle 273.228 unità del 2010 (dati APT Basilicata). Gli arrivi passano da 38.935 (2008) a 39.186 (2009) per poi calare a 37.631 nel 2010 (dati APT Basilicata). A differenza del centro abitato principale, localizzato in posizione esterna rispetto alla fascia di studio, la frazione di Nova Siri Scalo ricade nell’area considerata. Confrontando i dati relativi alle presenze turistiche nelle strutture ricettive di tutta la fascia ionica, nel periodo 1999-2009 (fonte APT Basilicata) si nota come queste siano quasi raddoppiate passando dalle 658.755 del 1999 alle 1.137.940 del 2009, facendo registrare un incremento del 73 % circa. Se, invece, si considera il periodo 1999-2010, l’incremento turistico scende al 72% circa, in relazione al calo di presenze registrato nel 2010 (1.130.443). Inoltre si nota come dal 1999 al 2005 l’incremento delle presenze sia stato continuo, mentre dal 2006 al 2010, fatta eccezione per il 2007, il trend evolutivo registra un leggero calo. Facendo lo stesso confronto con i dati relativi agli arrivi, si nota come questi aumentino da 93.317 a 149.291 nel periodo 1999-2009 (+ 60 %) ed arrivano a 151.056 nel 2010 (+ 62 % dal 1999 al 2010). Anche in questo caso l’incremento è stato continuo dal 1999 al 2005, con altri piccoli aumenti nel 2007, 2008 e 2010, nonostante le flessioni registrate nel 2006 e nel 2009. La piana, sede di insediamenti già a partire dal VII secolo a.C. con la fondazione di città Magnogreche (Siris in territorio di Rotondella, Heraclea in territorio di Policoro e in territorio di Bernalda), è testimone di una importanza strategica collegata alle fiorenti attività commerciali con i popoli del Mediterraneo. Con le invasioni dei popoli Italici (Apuli, Lucani, Sanniti) e successivamente

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a quelle dei romani, l’area conobbe una lenta e costante fase di declino durata fino alla prima metà del XX secolo. Gli interventi di bonifica delle aree paludose ed acquitrinose, iniziate nel 1931, determinarono l’inizio di una nuova fase di sviluppo collegata all’agricoltura. Al ripopolamento di zone già sede di antichi villaggi agricoli, complice la nuova riforma fondiaria, si aggiungono nuovi insediamenti come quartieri decentrati di centri urbani, di antica origine, posti più a monte. I fiumi principali che sfociano nell’arco ionico lucano (Figura 7), partendo da settentrione verso meridione, sono: Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni.

Figura 7 - Delimitazione dei bacini idrografici

Oltre a questi corsi d’acqua che con le loro foci interrompono la continuità della costa, sono presenti due opere portuali: quella del Porto degli Argonauti, situato nel Comune di Pisticci ed in particolare nella frazione di Marconia, e quella del porto di Marinagri che si sviluppa nel comune di Policoro. Tra le fondamentali arterie di collegamento stradale presenti si citano le strade statali Basentana, Val d’Agri e Sinnica; tutte e tre si allacciano alla statale 106 Ionica, una via di comunicazione importanti e

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fondamentali che unisce tre regioni del sud Italia: Puglia, Basilicata e Calabria. La infrastrutturazione ferroviaria, poco presente, si riduce a due sole linee principali: la Taranto-Napoli e la Taranto-Reggio Calabria. Per ciò che concerne il settore turistico, oggi si affacciano sul mare i lidi e le marine di Metaponto, Marina di Pisticci, Lido di Scanzano, Lido di Policoro, Lido di Rotondella e Lido di Nova Siri. Il motore trainante dell’economia, oltre alla fruizione turistica delle aree costiere nel periodo estivo, è costituito dall’agricoltura che, a partire dalla riforma agraria del XX secolo, a seguito delle innovazioni apportate per quanto concerne le caratteristiche colturali e le modalità di lavorazione, ha subito un notevole sviluppo. Ciò è stato reso possibile anche dalle azioni di tutoraggio e di supporto fornito da Enti che, in modo ancillare, hanno saputo interpretare le richieste delle nuove generazioni di agricoltori. Questi Enti, attraverso una imponente infrastrutturazione, con i servizi a questa associati hanno apportato notevoli contributi al miglioramento delle comuni pratiche agricole. Nell’area considerata, il soggetto gestore delle opere a servizio dei territori agricoli è rappresentato dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto (CBBM). Costituito nel 1966 come Ente di diritto pubblico-economico (DPR 01.12.1966) dalla fusione di due preesistenti e limitrofi consorzi [Metaponto (1925) e Media Valle del Bradano (1931)], attualmente, a seguito dei recenti provvedimenti normativi regionali (L.R. n. 33/2001), copre l’intera superficie della provincia di Matera per una estensione di circa 3.446,8 km2. Questo, oltre al riordino fondiario a mezzo di “comprensori” e “distretti”, è responsabile anche della manutenzione e custodia delle opere di bonifica, di miglioramento fondiario ed irrigue (canali, impianti idrovori e di sollevamento, dighe, manufatti), della progettazione e realizzazione di nuove opere di bonifica, nel rispetto della difesa del suolo e della tutela e uso delle risorse idriche.

5.2 Caratterizzazione della fascia costiera-tirrenica: macroarea 8 I limiti della fascia costiera tirrenica, presa in considerazione nell’ambito di questo lavoro, sono dati a nord dal confine regionale con la regione Campania, a sud dal limite sud-occidentale dell’Autorità di Bacino della Basilicata e verso l’interno da una linea parallela alla S.S. 18 posta a circa 2,8 km dalla costa. L’area, definita macroarea MA8, ha un’estensione di circa 44,3 km2 e racchiude un litorale lungo 27,1 km. Il territorio ricade principalmente (90%) nei limiti amministrativi del comune di Maratea (PZ)

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ed interessa in parte (9,5%) alcune aree del territorio calabrese amministrate dal comune di Tortora (CS); una frazione molto trascurabile, infine, è situata nel territorio del comune di Rivello, in provincia di Potenza (Figura 8).

Figura 8 – Inquadramento dell’area mediante Cartografia Ufficiale (IGM 1:50.000)

I principali centri abitati che rientrano in questa macroarea sono: - Maratea ha una popolazione residente di 5.221 (dati ISTAT 2009). Considerando i flussi turistici, soprattutto estivi, si evidenziano 181.865 presenze nell’anno 2008 che aumentano fino a 197.102 nel 2009 per poi diminuire a 189.269 nel 2010. Gli arrivi registrati nel 2008 sono 46.872 che passano a 47.291 nel 2009 e 47.858 nel 2010 (dati APT Basilicata). L’urbano, prevalentemente costituito da villette/case mono-bifamiliari, si sviluppa con il centro abitato di Maratea, che si estende dall’interno dell’area fino in prossimità della costa, e da una serie di piccole frazioni a sviluppo turistico in prossimità della costa (partendo da nord: Acquafredda,

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Cersuta, Ogliastro, Fiumicello, Marina di Maratea e Castrocucco) oltre ad una urbanizzazione sparsa soprattutto tra Maratea e Marina di Maratea. - Tortora ha una popolazione residente di 6.008 (dati ISTAT 2009). Il principale centro abitativo (Tortora) ricade all’esterno della fascia costiera mentre al suo interno vi ricade Tortora Marina, costituito da condomini e villette, che senza continuità proseguono fino al limite della costa. L’area oggetto di studio interessa, in realtà, solo la parte più settentrionale dell’abitato di Tortora Marina. Confrontando i dati relativi alle presenze turistiche nelle strutture ricettive della fascia tirrenica nel periodo 1999-2009 (fonte APT Basilicata) si nota come queste siano aumentate di circa il 34 % passando dalle 146.734 del 1999 alle 197.102 del 2009. Considerando anche le presenze relative all’anno 2010 (189.269) la percentuale di aumento dal 1999 scende al 29% circa. Inoltre si nota come dal 1999 al 2010 le presenze siano state in aumento nel periodo 2001-2003, nel 2005 (solo per lo 0,3%) e nel periodo 2007-2009, mentre c’è stato un leggero calo nel 2000, 2004 e 2010, ed una brusca diminuzione nel 2006. Confrontando con i dati relativi agli arrivi, si nota come questi aumentino da 29.812 a 47.291 nel periodo 1999-2009 (+59%) ed arrivino a 47.858 nel 2010 (+61% dal 1999 al 2010). L’incremento è stato continuo dal 1999 al 2003 e dal 2008 al 2010, mentre nel periodo 2004-2007 ci sono state lievi diminuzioni. L’idrografia principale è rappresentata dal fiume Noce che sfocia nell’arco tirrenico lucano e costituisce il limite fisico tra il comune di Maratea e quello di Tortora. L’area di studio rientra nel bacino idrografico dello stesso. Oltre a questa foce fluviale, che interrompe la continuità della costa, è presente l’opera portuale del Porto di Maratea, situato in località Marina di Maratea. Tra le fondamentali arterie di collegamento stradale citiamo la strada statale 18 Tirrenica, che unisce tre regioni del sud Italia: Campania, Basilicata e Calabria, e la strada provinciale del Noce (fondovalle che affianca il fiume omonimo). La infrastrutturazione ferroviaria, poco presente, si riduce a una sola linea principale che attraversa l’area tirrenica lucana: la Battipaglia (SA) - Reggio Calabria.

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6 Componenti ambientali potenzialmente interessate dalle azioni del PRGC

L’analisi del sistema costiero lucano, come richiamato precedentemente, risente, ancorché in maniera diversificata tra il versante jonico e quello tirrenico, della presenza di elementi e fattori di criticità strutturali territoriali ed infrastrutturali riconducibili alle seguenti macro tipologie: 1) elementi territoriali ricadenti nell’ambito della fascia costiera e delle macroaree: a) corsi d’acqua naturali; b) infrastrutture lineari di tipo stradale e ferroviario; c) sistemi irrigui e di bonifica; d) discontinuità dei sistemi ambientali dunali e retrodunali; e) viabilità secondaria di accesso ai litorali ed interconnessione con i sistemi agricoli e forestali costieri; f) irrigidimento degli elementi naturalistici e eccessiva antropizzazione di contesti naturali costieri; 2) interconnessione degli insediamenti produttivi ed antropici con i sistemi fluviali principali e le dinamiche di versante: a) aree inondabili di pertinenza fluviale; b) aree di laminazione e di espansione c) dissesto idrogeologico 3) azione diretta del moto ondoso sui sistemi naturali ed antropici costieri e riduzione degli apporti solidi e del trasporto litoraneo: a) riduzione apporto solido per presenza di infrastrutture idrauliche ed idraulico-forestali (dighe, traverse, briglie, etc.) presenti lungo i corsi d’acqua naturali jonici e tirrenico; b) infrastrutture costiere trasportistiche e di difesa costiera; In una logica di individuazione di possibili interventi di contrasto delle sopra menzionate criticità, laddove si operi nel senso di una riduzione degli effetti indotti da cause ambientali ed antropiche dirette o indirette, ovvero in relazione alla mitigazione dei rischi naturali ed antropici, è possibile definire degli interventi strutturali e gestionali quali: i. ripristino dell’officiosità idraulica dei tronchi fluviali che attraversano la fascia costiera mediante attività di manutenzione e pulizia delle sezioni di deflusso;

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ii. ripristino della funzionalità e dell’officiosità delle reti di bonifica ed irrigazione; iii. ripristino e potenziamento dei sistemi di idrovore per garantire il tempestivo drenaggio forzato delle aree retrodunali depresse; iv. incremento della capacità di deflusso degli alvei naturali in corrispondenza degli attraversamenti delle infrastrutture stradali e ferroviarie; v. ripristino della funzionalità degli argini in corrispondenza dell’attraversamento delle aree topograficamente depresse; vi. realizzazione di nuovi argini per il contenimento delle portate di piena ordinarie ed estreme; vii. ripristino della continuità morfologica dei sistemi dunali costieri con sarcitura dei varchi abusivi di accesso ovvero di penetrazione dei fronti di mareggiata; viii. costruzione di una rete di viabilità per l’accesso pedonale al siti di balneazione ed in concessione mediante attraversamenti sospesi eco-compatibili e rimovibili; ix. realizzazione di casse di espansione a monte degli attraversamenti delle infrastrutture stradali e ferroviari con reti per i deflussi forzati (reti in pressione) in telecontrollo; x. manutenzione programmata e sistematica delle reti irrigue e di bonifica; xi. realizzazione di opere a mare atte alla riduzione della capacita energetica del moto ondoso; xii. piani di manutenzione degli arenili con eventuali ripascimenti periodici mediante l’uso di materiali diversamente accumulati lungo la costa (i e. truogoli presso i moli sopraflutto delle opere portuali o dei tronchi terminali degli scarichi delle idrovore o su tratti di costa in pronunciata progressione, etc.) ovvero prelevati presso idonee cave di prestito preventivamente localizzate; xiii. piani di manutenzione delle infrastrutture marittime; xiv. Piano di Gestione dei Sedimenti Fluviali per il recupero di sabbie da impiegare per attività di ripascimento costiero; xv. coordinamento dei piani di emergenza comunali per il rischio incendi boschivi e di interfaccia con il piano di gestione dei lidi; xvi. individuazione delle aree di emergenza e delle aree di sosta per la prevenzione dal rischio incendi boschivi e di interfaccia.

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L'analisi dell'interazione tra il tipo di intervento e il sistema ambientale, deve comunque essere valutato in relazione alle tre fasi principali di realizzazione: cantierizzazione, esecuzione e gestione/manutenzione. In questa fase preliminare per quanto riguarda eventuali fonti di inquinamento e di disturbo ambientale che potrebbero derivare dall’attuazione delle previsioni di piano, le matrici ambientali maggiormente interessate sono riconducibili a: a. aria b. acqua: superficiali, profonde, costiere e di balneazione c. suolo d. paesaggio e. inquinamento acustico f. eventuali ripercussioni socio-economiche. Rispetto a tali fattori, l’analisi degli impatti deve essere costruita sulla base delle informazioni disponibili presso i soggetti istituzionali preposti al monitoraggio (ARPAB, Agrobios, ALSIA, etc.) ovvero università e centri di ricerca diversamente attivi nel campo delle misure ambientali. E’ ragionevole considerare che, laddove non esistano misure sistematiche e periodiche di alcuni parametri ambientali comunque importanti ai fini di una caratterizzazione ex-ante e, successivamente, ex-post, risulti realistico e lecito proporre una serie di misure “spot” che presentino una sufficiente rappresentatività per le aree costiere e per la spiegazione, anche statistica, delle fluttuazioni rispetto ai valori di soglia fissati dal cotesto normativo di riferimento. In tal senso, consapevoli di una carenza di reti fisse e campagne sistematiche di misura sulla componente rumore e qualità dell’aria, sempre riferendosi alle aree costiere interessate dall’ambito di applicazione del PRGC, si procederà a misure puntuali in siti ritenuti rappresentativi e per periodi convenzionali idonei e compatibili con l’iter procedurale della VAS. Allo stesso tempo, laddove disponibili serie storiche ovvero dati di letteratura consolidati dalle esperienze e dagli usi, questi saranno recepiti e processati ai fini degli obiettivi del rapporto ambientale. Più in particolare, da una prima verifica circa l’acquisizione dei dati già disponibili e/o da integrare, il quadro conoscitivo è sintetizzabile come segue: 1. Aria: campagna di misura con mezzo mobile attuata nell’estate 2011 dall’ARPAB;

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2. Acque di balneazione: dati misurati periodicamente dall’ARPAB con serie storiche disponibili dal 2006; 3. Acque superficiali: dati misurati periodicamente dall’ARPAB e disponibili presso la rete SINA-NET, con serie storiche disponibili dal 2005; 4. Acque profonde: ricerca dei dati disponibili presso l’Ufficio Ciclo delle Acque del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, presso l’ARPAB, l’ALSIA e l’Agrobios, ovvero, laddove non disponibili, eventuale campagna puntuale di misure; 5. Suolo: dati misurati periodicamente per l’aspetto radiologico dall’ARPAB con serie storiche disponibili dal 2006; 6. Inquinamento acustico: campagna di misura con mezzo mobile attuata nell’estate 2011 dall’ARPAB;

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7 Cronoprogramma

Mesi Macro attività 123456789101112 Accesso alle informazioni Stesura della primo Rapporto Ambientale Consultazione del Rapporto Ambientale Acquisizione osservazioni ed integrazione Rapporto Ambientale Procedura VAS - Consultazione preliminare ai sensi dell'art. 13, commi 1, 2 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152, come modificato dal D.Lgs. 16 gennaio 2008 n.4 Partecipazione attiva Procedura VAS - Consultazione del Rapporto Ambientale ai sensi dell'art. 14 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152, come modificato dal D.Lgs. 16 gennaio 2008 n.4 Consultazione del Piano Regionale per la Gestione delle Coste della Regione Basilicata Adozione del Piano Regionale per la Gestione delle Coste della Regione Basilicata

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8 Questionario

0 - Dati del Compilatore Denominazione Ente Servizio/Dipartimento Nome e Cognome Telefono Fax email URL

1 – Metodologia del processo di valutazione Ritenete chiara ed esaustiva l’illustrazione della metodologia di valutazione sì no Motivare

2 - Pubblicizzazione del processo di valutazione Ritenete che le procedure di pubblicità e deposito dei documenti siano state idonee a raggiungere tutti i soggetti interessati agli effetti del PRCG? sì no Motivare:

3 - Inquadramento generale e dei contenuti del PRGC della Regione Basilicata Ritenete che l’inquadramento generale del PIANO sia corretto ed esaustivo? sì no Motivare:

4 – Piani e programmi Concordate le valutazioni fornite in merito all'analisi della coerenza del PRCG con piani e programmi?

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sì no In questo caso, indicate quale pianificazione territoriale le valutazioni non concordano, motivando le vostre risposte

5 – Contenuti del Rapporto Ambientale oggetto della consultazione a - Ritenete l'analisi conoscitiva sufficiente a descrivere lo stato dell'ambiente per i temi interessati da questa pianificazione? sì no In tal caso indicare le modifiche da apportare, motivando le vostre proposte:

b - Concordate con le valutazioni degli effetti delle singole azioni sui temi ambientali (matrici di valutazione)? sì no In questo caso, indicate le valutazioni che ritenete “non valide”, motivando in maniera esaustiva le vostre proposte.

Componente ambientale sì/no Motivare la non concordanza Popolazione e salute umana Biodiversità Flora e Fauna Suolo Acqua (superficiale e profonda) Aria Beni materiali Patrimonio culturale Paesaggio Rifiuti Rumore e vibrazioni … …

c - Concordate con le valutazioni su rete natura 2000 e Aree protette? sì

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no In tal caso indicare le modifiche da apportare, motivando le vostre proposte:

d - Concordate con le valutazioni sui settori di governo pertinenti? sì no In tal caso indicare le modifiche da apportare, motivando le vostre proposte:

e - Relativamente agli aspetti individuati come rilevanti, ritenete che siano state previste le misure idonee ad evitare, ridurre o compensare gli effetti negativi sull’ambiente; sì no In tal caso indicare le modifiche da apportare, motivando le vostre proposte:

f - Valutazione delle alternative – risulta chiara la motivazione delle scelte strategiche anche in relazione ai possibili scenari di riferimento; sì no In tal caso indicare le modifiche da apportare, motivando le vostre proposte:

g - Ritenete di dover segnalare eventuali impatti sull'ambiente, incluse azioni di mitigazione per gli stessi. sì Motivare:

no

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h - Siete a conoscenza di zone nelle quali l'attuazione delle azioni potrebbe massimizzare gli effetti positivi. Si invita a segnalare il codice dell'azione (esempio A1) sì Motivare:

no

6 - Concordate con le impostazioni relative al Piano di monitoraggio? sì no In questo caso, indicate per tema gli indicatori da integrare, motivando in maniera esaustiva le vostre proposte ed eventualmente la disponibilità a reperire i dati, tenendo conto di quanto espressamente indicato sul decreto 152/2006 in merito all'efficacia ed all'economicità del Piano:

7 – Ulteriori osservazioni

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