CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

*** RASSEGNA STAMPA 9 maggio 2008

Titoli dei quotidiani

Avvocati

Il Sole 24 Ore Più spazio per gli avvocati nei consigli giudiziari

Italia Oggi Riforme, avvocati in pressing

Italia Oggi Lobbying in libertà per l'avvocato

Italia Oggi Compensi degli avvocati, consigliata la prudenza

Professioni

Italia Oggi Giurano i ministri di Berlusconi IV° Si apre la caccia agli ultimi posti

Italia Oggi Bilanci, serve una proroga

La Repubblica Troppa ressa, viceministri in bilico

Corsera È nato il Berlusconi IV «Sintonia con il Colle»

Il Messaggero Il Cavaliere irritato: troppe beghe, niente viceministri

Giustizia

Il Sole 24 Ore Alfano comincia da Falcone e Borsellino

La Repubblica "Lotta alla mafia il primo impegno"

Il Messaggero Alfano, basta contrapposizioni. Pronto a discutere con i magistrati

Il Messaggero Intercettazioni e certezza della pena le prime leggi

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Il Sole 24 Ore L’avvocato Ue salva la diffusione dei “media”

Il Sole 24 Ore Curatore responsabile per concussione

Italia Oggi Freno all'arresto europeo

Italia Oggi Liquidazioni, procedure trasparenti

Il Messaggero Droga, la Cassazione attenua la legge sull’uso personale

FLASH

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - *** Avvocati Consiglio nazionale forense

Patrizia Maciocchi, Il Sole 24 Ore pag. 37 Più spazio per gli avvocati nei consigli giudiziari

Più spazio agli avvocati nei nuovi consigli giudiziari. I legali chiedono al nuovo Governo che venga restituita la competenza ad esprimersi nell’ambito dei consigli giudiziari, sulla professionalità dei magistrati. La richiesta è stata avanzata dal presidente del Cnf Giudo Alpa nel corso di un incontro che si è tenuto ieri a Roma per dare ai legali nominati dai consigli giudiziari, dopo la riforma introdotta dal nuovo ordinamento giudiziario, delle indicazioni di merito su come interpretare al meglio il loro ruolo. Proprio per quanto riguarda le competenze riconosciute ai legali il presidente Alpa ha annunciato di aver già chiesto un incontro con il nuovo guardasigilli , per far valutare l’ipotesi di far cadere la pregiudiziale che impedisce agli avvocati di esprimere valutazioni anche sulla professionalità dei singoli magistrati. Possibilità concessa da Castelli ma revocata da Mastella. “I magistrati fanno, a pieno titolo, parte delle commissioni per gli esami di abilitazione alla professione forense –ha precisato Alpa – noi riteniamo di essere, più di ogni altro in grado di esprimerci sul loro rendimento. Prerogative dimezzate, perché limitate alla sola organizzazione dei tribunali non corrispondono al nostro ruolo istituzionale”. Alpa ha auspicato, al contrario, che la funzione attribuita agli avvocati nei Consigli giudiziari possa essere lo strumento per arrivare alla cogestione nell’amministrazione della macchina giustizia. Competenze piene dunque, ma non solo. Il vertice del Cnf ha stilato la lista delle priorità da sottoporre al nuovo inquilino di via Arenula. I temi che stanno più a cuore ai legali italiani vanno dalla riforma del sistema degli esami a quella delle tariffe, dalla specificazione delle regole che riguardano l’avvocatura rispetto alle altre professioni al miglioramento dei procedimenti disciplinari. Alpa non inserisce tra le urgenze la separazione delle carriere, ma rivolge un altro invito all’Esecutivo: “Non so se l’attuale Governo vorrà raccogliere le indicazioni del precedente – ha spiegato il presidente del Cnf – ma l’ex ministro della Giustizia ci aveva fatto pervenire un progetto che estendeva il processo telematico e le tecniche Adr, mediazione e conciliazione, a tutti i settori della giustizia penale oltre che civile”. L’indicazione a tutti gli eletti dei Consigli giudiziari è invece quella di prestare la massima attenzione alle situazioni concrete nelle diverse sedi, con un occhio particolare alle situazioni di incompatibilità: “si tratta di situazioni che, nonostante siano note al Csm – sostiene Giudo Alpa – non vengono risolte a causa di scontri interni di correnti, ritardi o difficoltà”. Il ruolo di “monitoraggio” svolto dai rappresentanti dell’avvocatura – come ha informato Alpa – dovrebbe portare anche alla stesura di un “libro bianco” sull’amministrazione della giustizia. L’incontro si è chiuso con la decisione di costituire un gruppo di lavoro per la predisposizione di principi generali sulle competenze degli avvocati da applicare nei regolamenti di disciplina dell’attività dei Consigli giudiziari.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Teresa Pittelli, Italia Oggi pag. 53 Riforme, avvocati in pressing

Gli avvocati tornano alla carica. Dall'ingresso nei consigli giudiziari appena eletti, dove potranno dire la loro sull'andamento del lavoro dei giudici, alle proposte di riforma della categoria che esporranno la prossima settimana al nuovo guardasigilli, Angelo Alfano, i legali sono decisi a non far passare anche questa legislatura senza che siano affrontate le grandi questioni da tempo in cerca di soluzione. «Chiederemo al ministro una riforma degli esami forensi per porre un argine all'accesso indiscriminato alla professione, una revisione del sistema tariffario, lo sviluppo della risoluzione stragiudiziale delle controversie attraverso camere arbitrali presso i consigli dell'ordine e la specificazione delle regole che caratterizzano l'avvocatura rispetto alle altre categorie, visto che la nostra ha una rilevanza costituzionalmente riconosciuta», ha sottolineato ieri Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, in occasione della prima riunione dei componenti dei nuovi consigli giudiziari. Quanto alla separazione delle carriere, Alpa non si sbottona in assenza di una proposta concreta, ma ha evidenziato che la vera emergenza è piuttosto rappresentata dalle incompatibilità negli uffici giudiziari (per esempio magistrati e avvocati con vincoli di parentela che svolgono le loro funzioni contestualmente). La nuova legislatura, quindi, per gli avvocati è un'occasione da non sprecare. Lo si legge tra le righe quando Alpa spiega di essere «felice che il nuovo guardasigilli sia un giovane e brillante avvocato», e lo si capisce anche da un'altra richiesta che il Cnf è pronto a consegnare a via Arenula: il ripristino della competenza di valutare direttamente la professionalità del singolo magistrato da parte degli avvocati componenti dei consigli giudiziari. Competenza prevista da Castelli e poi depennata dalla riforma Mastella dell'ordinamento giudiziario, che ha ridimensionato il ruolo dei legali nei consigli all'aspetto dell'organizzazione (include tra l'altro la vigilanza sull'andamento degli uffici giudiziari e l'organizzazione e il funzionamento del giudice di pace), tenendoli fuori dal giudizio diretto sulla professionalità dei giudici. «Ma una funzione dimezzata non corrisponde alla nostra rilevanza costituzionale», insiste Alpa, secondo il quale all'avvocatura spetta la «co-gestione dell'amministrazione della macchina giudiziaria».

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Sabina Pignataro, Italia Oggi pag. 45 Lobbying in libertà per l'avvocato

Il Parlamento ha servito un assist agli studi legali: potranno continuare a fare lobbying sulle istituzioni europee senza avere l'obbligo di iscriversi al registro comune che l'Europa vorrebbe creare per raccogliere i nomi dei gruppi di interesse che lavorano a Bruxelles. Durante la plenaria di ieri, il Parlamento europeo ha accolto la proposta della Commissione Ue di istituire un registro pubblico con i nomi delle lobby che gravitano intorno alle istituzioni e la creazioni di un codice di deontologia comune. Ma ha posto due paletti: il primo, è che questo registro sia obbligatorio, e non volontario come invece aveva suggerito nella sua proposta il commissario all'antifrode, Siim Kallas. In secondo luogo, il registro deve essere comune per Parlamento, Consiglio e Commissione. Al momento infatti ogni istituzione ne ha uno proprio. Dal 1992 la Commissione ha adottato una politica di autoregolamentazione e i gruppi di interesse sono stati invitati ad adottare un proprio codice di condotta sulla base dei requisiti minimi proposti dall'esecutivo stesso. Il Parlamento europeo, invece, ha introdotto dal 1996 un registro obbligatorio per tutti i soggetti che chiedono di essere accreditati e ne dà pubblico accesso attraverso il proprio sito. Ma è stata nel definire la figura del lobbista che l'Aula è stata generosa con gli avvocati. Ha infatti identificato come lobby ogni «attività svolta al fine di influenzare l'elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni europee», e «intesa a influenzare l'attribuzione dei fondi comunitari». Rientra in questa categoria quindi l'operato di «lobbisti professionisti, lobbisti aziendali interni, Ong, centri di studi, associazioni di categoria, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, organizzazioni aventi scopo di lucro e organizzazioni non-profit». Ma non solo. Sono lobbisti, e quindi tenuti all'iscrizione, anche gli studi legali, «qualora il loro scopo sia di influenzare gli orientamenti politici». Eccezione fatta però, e qui c'è stato l'assist dell'Aula, per quelli che riuscissero a dimostrare che si limitano a «prestare assistenza legale» o a «fornire patrocinio in giudizio». Il Parlamento ha deciso di non riconoscere queste ultime come attività di lobbying, suggerendo di fatto agli studi legali un escamotage per sottrarsi all'obbligo di iscrizione al registro. Lo stesso sconto sarà applicato anche a chiese e a organizzazioni filosofiche e non confessionali. Parole di delusione sono state espresse da Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi: «La definizione è stata debole» e «ha mostrato tutta la forza e l'influenza dei lobbisti nei confronti del Parlamento europeo». Secondo le ultime stime, i lobbisti su piazza a Bruxelles sono circa 15 mila, di cui 5 mila nel solo Europarlamento. L'Aula ha inoltre accolto la proposta di Kallas di chiedere la divulgazione delle informazioni finanziarie da parte dei lobbisti iscritti nel registro. In questo modo la trasparenza circa il fatturato incassato darebbe indicazioni anche sul «peso» dei clienti. Le associazioni di categoria dovrebbero divulgare una stima dei costi associati all'attività diretta presso le istituzioni Ue. Mentre le Ong e i centri studi dovrebbero render conto del loro bilancio complessivo e della ripartizione delle principali fonti di finanziamento. L'obiettivo dell'Aula è di fare in modo che le nuove regole siano in vigore entro le elezioni europee del giugno 2009. Ma saranno i ministri riuniti al Consiglio Ue a dovere esprimere l'ultima parola e a determinare l'esito di queste proposte.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Fisco Andrea Ziruolo,Italia Oggi pag. 31 Compensi degli avvocati, consigliata la prudenza

Attualmente, negli Elenchi speciali annessi agli Albi forensi risulta iscritto un piccolo esercito di circa 4.000 avvocati, tra cui quelli dipendenti da enti pubblici. Detto quanto, la determinazione della retribuzione e delle indennità spettanti agli avvocati dipendenti da enti pubblici, oltre allo stipendio tabellare ed agli incentivi (onorari per sentenze favorevoli, indennità di risultato, ...) previsti dai contratti di lavoro, in troppi casi include anche compensi per ulteriori onorari professionali invocando, erroneamente, l'autonomia regolamentare riservata agli enti da cui dipendono. A supporto di quanto sostenuto è sufficiente connettersi ai siti web di alcuni enti per constatare che in numerosissimi regolamenti di organizzazione, per gli avvocati dipendenti, oltre al riconoscimento dell'onorario per le cause favorevoli all'Ente, è previsto il pagamento di compensi per: - attività extragiudiziale (transazioni, conciliazioni.); -sentenze parzialmente favorevoli (rigetto parziale della domanda giudiziale o provvedimenti con spese compensate); - ordinanze giudiziali che non configurano la fattispecie di sentenza e quindi di decisione passata in giudicato. Tutto questo è in contrasto con quanto stabilito nei vigenti contratti collettivi, ma nessuna azione di controllo di regolarità amministrativo-contabile ne ha rilevato l'illegittimità. Azione di controllo che oltre ai revisori dei conti compete ai responsabili dei servizi finanziari ed agli eventuali servizi ispettivi interni previsti all'articolo 2 del dlgs n. 286/1999. Per evitare di assistere al richiamato arbitrio regolamentare occorrerebbe una maggiore chiarezza normativa, regolamentare e interpretativa da parte degli organi e dei rappresentanti di categoria nazionali a ciò preposti. Sarebbe opportuno che l'Aran chiarisse in via definitiva cosa si intende per sentenza favorevole. Infatti, richiamando il Ccnl regioni e autonomie locali, l'art. 27 Ccnl del 14/9/2000 dispone che «gli enti provvisti di avvocatura, costituita secondo i rispettivi ordinamenti, disciplinano la corresponsione dei compensi professionali, dovuti a seguito di sentenza favorevole all'Ente, secondo i principi di cui al rd L. 27/11/1933 n. 1578 e disciplinano, altresì, in sede di contrattazione decentrata integrativa la correlazione tra tali compensi e la retribuzione di risultato di cui all'art. 10 del Ccnl del 31/3/1999_»; inoltre, l'art. 37 del Ccnl EE.LL Area dirigenti per il quadriennio 1998/2001 indica che «gli enti provvisti di avvocatura, costituita secondo i rispettivi ordinamenti, disciplinano la corresponsione dei compensi professionali, dovuti a seguito di sentenza favorevole all'Ente, secondo i principi di cui al rd L. 27/11/1933 n. 1578 valutando l'eventuale esclusione, totale o parziale, dei dirigenti interessati, dalla erogazione della retribuzione di risultato». Dalla lettura delle disposizioni richiamate, per gli avvocati dipendenti matura il diritto alla corresponsione dei dovuti compensi professionali solamente a seguito di sentenza favorevole all'ente, lasciando alla valutazione discrezionale dell'amministrazione l'eventuale esclusione, totale o parziale della sola retribuzione di risultato prevista per l'attività di dirigente. Dunque, solo in presenza di sentenza da parte del giudice è possibile liquidare i compensi per onorari a favore dell'avvocato dell'ente. Volendo fornire ulteriori spunti di riflessione a supporto di quanto detto, di seguito si tenterà di chiarire il significato di «sentenza» e di quando essa è «favorevole». La letteratura giuridica definisce con «sentenza» il provvedimento giurisdizionale contenente una decisione, emanato dal giudice nel processo. È, quindi, l'atto conclusivo del giudizio. La sua forma, stabilita dalla legge, contiene il dispositivo e la motivazione. Pertanto, la sentenza è favorevole quando è definitiva e dichiara la controparte soccombente, lasciando intatto il provvedimento o attività di cui si contende e con il rigetto di tutte le istanze, ovvero, con l'accoglimento integrale delle istanze di parte pubblica compresa la soccombenza per le spese. In forza di questa definizione,

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - l'abbandono della lite da parte della controparte, la dichiarata cessazione della materia del contendere, le transazioni in corso di causa, le transazioni stragiudiziali e le conciliazioni, non possono essere considerate e assimilate a sentenze favorevoli. Al riguardo il Tar Puglia, con sentenza n. 819/2006 ha ritenuto, a ragione, che dalle norme contrattuali vigenti, artt. 27 e 37 dei Ccnl 14/9/2000 e 23/12/1999, non scaturisce un automatismo per gli onorari di avvocato su tutti gli atti a prescindere dalla loro natura e dal nomen iuris, essendo essenziale al riguardo sempre e unicamente la sentenza, tenuto conto che in assenza della sentenza stessa e fino a tale momento non risulta possibile valutare se l'esito del giudizio sia favorevole o meno. Quindi, solo al verificarsi di dette condizioni si può ritenere che maturi il diritto in favore dei soggetti percettori, mentre è da considerarsi ricompresa nella retribuzione base ogni altra attività per il ruolo e per la funzione dirigenziale svolta all'interno e nell'interesse dell'ente. Diversamente, si sarebbe in presenza di una doppia retribuzione, una libero professionale e l'altra di dipendente pubblico, vietata dall'ordinamento vigente nei rapporti di lavoro a tempo pieno. In buona sostanza tutta l'attività dell'avvocatura che porta alle definizione di procedimenti giudiziari con provvedimenti diversi dalla sentenza, ancorché favorevoli all'ente, non possono che rientrare tra le competenze del dirigente esercitate ratione uffici. Dello stesso avviso è anche l'Anci che con proprio parere del 17/5/2005, su questioni analoghe, ha ritenuto non liquidabile il compenso per attività stragiudiziali o in assenza di sentenza favorevole. In mancanza di un quadro interpretativo univoco sulla materia e prima che la stessa diventi oggetto di attenzione della Procura della Corte dei conti, sarebbe opportuno assumere la posizione più prudente nelle amministrazioni pubbliche in attesa di riferimenti più certi.

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MarcoCastoro, Italia Oggi pag. 5 Giurano i ministri di Berlusconi IV° Si apre la caccia agli ultimi posti

Rapida la composizione del governo Berlusconi, rapido il giuramento del premier e dei ministri davanti al capo dello Stato. La corsa per i viceministri: Archiviata la lista dei ministri, che sicuramente in ottobre aumenteranno dopo il previsto spacchettamento, si pensa ai restanti 39 nomi da indicare tra viceministri e sottosegretari. I primi saranno 10: la metà di , tre di Alleanza nazionale, uno ciascuno alla Lega e al Movimento per le Autonomie di Lombardo. I nomi che circolano sono i seguenti: Guido Crosetto, Mario Mantovani, Michela Vittoria Brambilla, Paolo Romani e Mario Valducci per il partito di Berlusconi; Mario Landolfi, Alfredo Mantovano e Adolfo Urso per An; il leghista Roberto Castelli e Giovanni Pistorio del Mpa. Ora bisognerà stabilire le deleghe. Sembrano sicure quelle di viceministro alle infrastrutture per Castelli, al commercio estero per Urso e al Viminale per Alfredo Mantovano, in corsa fino a qualche ora fa per il ministero della Giustizia. Per Crosetto si profila un incarico alla Difesa o al Bilancio, per gli altri azzurri Mantovani e Valducci si potrebebro incrociare i ruoli tra Infrastrutture e attività produttive. Con Tremonti ci saranno i sottosegretari forzisti Giuseppe Vegas, Luigi Casero e Nicola Cosentino, il leghista Daniele Molgora e Alberto Giorgetti di An. Si profila un bel derby per la poltrona di viceministro alle Comunicazioni tar Landolfi (An) e Romani (Fi). Gianfranco Miccichè sarà il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega sul Cipe. Anche e Paolo Bonaiuti saranno sottosegretari alla presidenza del consiglio. Il primo avrà la delega alle politiche sulla droga, il portavoce di Berlusconi sarà anche portavoce di palazzo Chigi e sottosegretario con delega all'editoria. Per Pistorio si profila una delega per il mezzogiorno. Con Sandro Bondi ai Beni Culturali potrebbe approdare anche il fedelissimo Francesco Giro, in corsa per un posto da sottosegretario. Tuttavia il nodo dei segretari resta alquanto ingarbugliato. Alla fine dovrebbero essere 29. Tra i nomi che si fanno ci sono anche quelli di Giuseppe Cossiga, Nitto Palma. E la Brambilla? Che incarico avrà? Dopo essere stata per giorni e giorni la signora dell'ambiente, la sciùra potrebbe approdare alla Salute, come viceministro. Anche se nella giornata di ieri nemmeno su questo incarico c'è da scommettere. Tra l'altro bisognerà sapere che intenzione abbia Berlusconi per quanto riguarda la famiglia. Se ci sarà o no una delega specifica.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Carmelo Lopapa, La Repubblica pag. 6 Troppa ressa, viceministri in bilico

Premier e ministri hanno fatto in tempo a chiudersi a Palazzo Chigi che i cento rimasti fuori, tra aspiranti vice e sottosegretari, incalzavano già col pressing telefonico. La riunione di ieri è servita ad assegnare la sola delega al sottosegretario Gianni Letta e ai ministri senza portafogli. Sul resto Berlusconi ha detto che procederà «con calma», si è concesso tre giorni di tempo per i sottosegretari in vista del consiglio dei ministri di lunedì. Non escludendo di rinviare la giostra per i vice. I posti in ballo sono 39: 10 i viceministeri e 29 i posti da sottosegretario. Anche in questo caso gli ex forzisti faranno man bassa, con 5 vice (Paolo Romani alla Comunicazione, Mario Valducci alle Attività produttive, Guido Crosetto alla Difesa, Mario Mantovani agli Esteri e la Brambilla, la cui delega alla Sanità annunciata da Berlusconi però vacilla per le perplessità dei suoi. E poi una quindicina di sottosegretari. An, come si sono detti il presidente della Camera Fini e il futuro reggente La Russa in un incontro in mattinata, punta invece a 3 vice: Mantovano all´Interno, Urso al Commercio estero e Landolfi) e almeno sette sottosegretari. Ma la seggiola di Landolfi in serata è scomparsa per un accorpamento di deleghe. Quindi, un viceministro (e 5 sottosegretari) alla Lega con Roberto Castelli e all´Mpa con Giovanni Pistorio, entrambi alle Infrastrutture, il siciliano con delega ad hoc al Ponte. Certi i sottosegretari alla presidenza del Consiglio: Letta e poi Paolo Bonaiuti con delega all´Editoria, Carlo Giovanardi alla Famiglia, Rocco Crimi, ex tesoriere forzista in corsa per lo Sport, Gianfranco Miccichè al Cipe e Sud. Il resto è in alto mare. «Vittorio Sgarbi sottosegretario? No grazie, abbiamo già dato» lo ha stroncato, per dire il clima, il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Sulla Brambilla sembra pesi il veto del ministro al Welfare Sacconi (forzista anche lui) dal quale dovrebbe dipendere. L´attore Luca Barbareschi (An) non si rassegna a rinunciare a un sottosegretariato alla Cultura per il quale è in corsa anche Fabio Granata (commissione Cultura o Antimafia in alternativa per lui). Come pure, sempre in casa An, l´avvocato Giulia Bongiorno , che ha rifiutato le offerte di sottogoverno, è la più accreditata per la presidenza della commissione Giustizia della Camera. Il forzista Osvaldo Napoli oscilla tra un sottosegretariato agli Interni e agli Affari regionali. Mario Pescante deve rinunciare allo Sport. Adriana Poli Bortone non ha gradito l´esclusione dal governo e il suo nome torna in pista per un «ripiego» all´Agricoltura. Scalpitano soprattutto i piccoli. Giuseppe Pizza che ha rinunciato a presentare lo scudocrociato per consentire il regolare svolgimento delle elezioni, l´ex Udeur Paolo Del Mese, soprattutto Alessandra Mussolini. «Se nel governo è entrato Rotondi col suo 0,1 non vedo perché dobbiamo restare fuori noi» raccontano abbia protestato la leader di Azione sociale che ha speso il nome di Franco Cardiello. E minaccia: «Senza un nostro coinvolgimento, francamente non vedo bene i futuri rapporti politici».

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Lorenzo Fuccaro, Corriere della Sera pag. 2 È nato il Berlusconi IV «Sintonia con il Colle»

Alle cinque della sera i 21 ministri del quarto governo Berlusconi giurano nelle mani del presidente Napolitano. Commossi i «vecchi» come Bossi («Sono partito dal paesello e sono arrivato qui, ma stavolta ce la faremo », commenterà più tardi) e i nuovi come Sacconi («Sono emozionatissimo, il mio primo pensiero va a Marco Biagi»). La cerimonia occupa un'ora. Si brinda («con spumante tiepido», sottolinea qualcuno storcendo il naso). Subito dopo di corsa a Palazzo Chigi per il passaggio delle consegne tra Berlusconi e Prodi. Un passaggio che si formalizza con la presa in custodia da parte del Cavaliere della campanella che serve al premier per aprire e chiudere le riunioni del governo. «C'è tanto da lavorare», dirà al termine del Consiglio, rivolto ai fan che lo salutano in piazza. Tra i primi atti la nomina di Mauro Masi a segretario generale della presidenza del Consiglio, quella di Gianni Letta a sottosegretario della presidenza con l'incarico di segretario del Consiglio, e l'attribuzione delle deleghe ai nove ministri senza portafogli. Aprendo la riunione, Berlusconi ha parole di deferenza per Napolitano. «In questi giorni — riferisce uno dei partecipanti — l'ho incontrato diverse volte. C'è grande sintonia. Abbiamo convenuto che in futuro dovremo lavorare a stretto contatto per affrontare le emergenze ». Berlusconi, citando norme di legge che gli consentono di agire in questo modo, annuncia inoltre che non ci saranno viceministri, almeno nella prima fase dell'attività di governo. Lunedì, pertanto, saranno nominati 39 sottosegretari. «Todos caballeros», insomma. E tra di essi in futuro sarà scelto chi meriterà la promozione al rango di viceministro. Un altro segno del «decisionismo» del Cavaliere. In ogni caso le voci sui possibili candidati continuano a circolare. Si parla di Stefania Craxi agli Esteri, assieme a Mantica, Romani alle Comunicazioni, Mantovano all'Interno, Castelli alle Infrastrutture. Sarebbe inoltre nato un «caso Brambilla», data la difficoltà a trovare una collocazione nell'esecutivo alla presidentessa nazionale dei Circoli della Libertà.Il Consiglio designa poi Tajani commissario europeo al posto di Frattini, diventato ora capo della diplomazia italiana. E decide pure norme comportamentali alle quali i ministri si dovranno attenere. Lo rivela Gianfranco Rotondi: «Il primo ordine è che parla per tutti il portavoce del governo. Io sono ministro per l'Attuazione del programma e la prima cosa che attuiamo è che i ministri non parlano ». Durante la riunione Berlusconi invita tutti ad avere un nuovo stile improntato alla «sobrietà». Ecco perché esorta a «non rilasciare interviste per strada e a dedicarsi piuttosto a prendere provvedimenti nell'interesse dei cittadini ».

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Claudio Sardo, Il Messaggero pag. 4 Il Cavaliere irritato: troppe beghe, niente viceministri

La trattativa vera e propria comincerà solo questa mattina. Ma i primi approcci sono bastati ad irritare Berlusconi. Che ora medita di tagliare con l’accetta il nodo dei viceministri. Troppe beghe. Troppi pretendenti. Troppo alta la tensione tra gli alleati. «Forse è meglio nominare 37 sottosegretari, senza dividerli tra serie A e serie B» ha cominciato a dire il Cavaliere ieri sera. Ancora la decisione non è presa. Ma Berlusconi si sta convincendo che è la strada meno insidiosa. Anche perché non ci sono soltanto richieste superiori ai posti disponibili. Il numero massimo dei viceministri è 10. An ne vuole 3, la Lega 2, il Mpa di Lombardo uno (in caso contrario minaccia l’«appoggio esterno» al governo). E dentro Forza Italia i pretendenti sono ben più di 4. Peraltro, essendo già stati nominati 23 componenti del governo (Berlusconi più Letta più 21 ministri), con 9 o 10 viceministri, resterebbero liberi solo 27-28 posti di sottosegretario (limite di legge: 60 componenti). Ma non soltanto i numeri hanno fatto scattare l’allarme di Berlusconi. Bobo Maroni, neoministro dell’Interno, ha fatto sapere che non intende fare viceministro il designato Alfredo Mantovano (An), affidandogli la delega alla Polizia che aveva Marco Minniti. La ragione è semplice: se Mantovano diventasse viceministro, la delega sarebbe piena, mentre invece Maroni vuole mantenere la supervisione sulla Polizia. Cosa possibile solo se a Mantovano, appunto, la delega fosse affidata da sottosegretario. Ovviamente la posizione di Maroni ha irrigidito quella di tutti i ministri. Le parti tra An e Lega, ad esempio, sono invertite alle Infrastrutture, dove il ministro è Altero Matteoli e dove il leghista Roberto Castelli è indicato come viceministro ai Trasporti. Il destino dei viceministri, insomma, appare davvero in pericolo. Tra questi sembrava sicura la posizione di Michela Brambilla (Sanità, anche se ieri la destinazione si è fatta più incerta per ragioni di competenza), di Giuseppe Vegas (Finanze), di Paolo Romani (Comunicazioni), di Adolfo Urso (Commercio estero). In buona posizione apparivano anche Guido Crosetto e Mario Mantovani, il capo dei «difensori del voto» del Pdl. E il candidato Mpa, Ferdinando Pinto. Peraltro, i viceministri sono sottosegretari a cui il consiglio dei ministri affida una delega speciale. Giurano da sottosegretari, insieme a tutti gli altri. In pratica, il consiglio di lunedì dovrà comunque varare una lista di 37 sottosegretari e solo in riunioni successive, eventualmente, potrà nominare uno o più viceministri. Oggi comincerà il negoziato, la cui soluzione sarà affidata anche alla mediazione di Gianni Letta. Per il momento An chiede 11 posti e Palazzo Chigi intende concederne 8. La Lega ne vuole 10 e l’offerta è 7. Berlusconi deve anche accontentare la Mussolini (ha chiesto un posto per Franco Cardiello). C’è pure una richiesta della Dc di Pizza (per Paolo Del Mese) e una candidatura dell’ex Udeur Mauro Fabris. Tutte posizioni che andrebbero a carico di Forza Italia. A cui 20 posti di sottosegretario sono strettissimi a dir poco. Alla presidenza del consiglio, accanto a Letta, ci saranno Paolo Bonaiuti (portavoce, con delega all’editoria), Carlo Giovanardi (lotta alla droga) e Gianfranco Micciché (Cipe, dunque Sud). Stefania Craxi potrebbe diventare sottosegretario agli Esteri, Giuseppe Cossiga alla Difesa. Tra i leghisti, oltre a Castelli, sono candidati Malgora, Dozzo, Gibelli, Davico. I nomi di An sono Viespoli, Mantica, Menia, Valditara, Bonfiglio.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Previdenza

Ignazio Marino, Italia Oggi pag. 53 Bilanci, serve una proroga

«I nuovi bilanci tecnici delle casse di previdenza dovranno proiettare i conti a 50 anni. Con un arco temporale così lungo non vedo una mancanza particolarmente grave se un ente non rispetta la data del 21 agosto, come indicato dalla legge». Così Maurizio de Tilla, presidente Adepp (l'associazione che riunisce tutti gli enti di previdenza privatizzati), minimizza sui possibili ritardi nella presentazione delle proiezioni attuariali secondo i nuovi e più stringenti criteri. E torna a ribadire la necessità di una «normale proroga» per far fronte alle complessità della nuova normativa. All'indomani della pubblicazione delle variabili macroeconomiche da prendere in considerazione per la redazione del documento economico contabile (si veda ItaliaOggi di ieri), dopo Vincenzo Miceli (consulenti del lavoro) anche altri presidenti di enti si dicono d'accordo nel poter avere a disposizione più tempo. Non solo. Unanime è anche il coro sulla necessità che ogni istituto previdenziale metta in evidenza le proprie specificità. «Ogni cassa è figlia della propria demografia», spiega Antonio Pastore (dottori commercialisti). Che aggiunge: «Dunque ognuno di noi non può considerare un dato utilizzato da tutti. Il rischio è di rappresentare una situazione che non corrisponde al vero». La nota 109 del 2008 del ministero del lavoro, infatti, per il primo scaglione 2006-2010 considera un tasso di crescita occupazionale (ovvero il rapporto fra iscritti e pensionati) dello 0,9%. Il che rappresenta un vincolo troppo rigido per molti e che porterà gli attuari a sfruttare la possibilità dell'articolo 2 del decreto ministeriale sui «nuovi criteri di redazione dei bilanci» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 febbraio che prevede la possibilità di discostarsi da un indicatore predeterminato a patto che se ne motivi la scelta. Cosa che farà sicuramente Inarcassa. «Nel nostro caso», sottolinea Paola Muratorio (architetti-ingengeri), «la piramide occupazionale rispetto a quella pubblica è completamente ribaltata. A oggi abbiamo 11,7 iscritti per ogni pensionato. Nel pubblico la situazione è praticamente opposta. Questo a dimostrazione che ogni categoria ha delle specificità diverse dalle altre». Parzialmente diversa è la posizione di Florio Bendinelli (periti industriali). Il quale dice: «Ritengo che l'operazione di adottare criteri di redazione dei bilanci con parametri uguali per tutti gli enti di previdenza sia non solo giusta ma anche in linea con un'esigenza sentita dalle stesse casse. Il pacchetto di criteri nasce da un'operazione condivisa con i rappresentanti dei ministeri e costituisce una buona base di partenza, anche se sicuramente migliorabile». Quanto al termine del 21 agosto, aggiunge Bendinelli, «mi sembra un po' stretto e opterei per uno spostamento in avanti». Ieri, intanto, l'Adepp ha riunito i suoi vertici per discutere delle prossime mosse da adottare. A De Tilla il mandato di riprendere il dialogo con il nuovo esecutivo e di far ripartire il confronto dal memorandum firmato in conclusione di legislatura con gli esponenti dell'esecutivo di centro-sinistra. Primo obiettivo è quello di arrivare in tempi brevi a un definitivo e inequivocabile riconoscimento della natura privata delle casse e della relativa autonomia gestionale.

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Liana Milella, La Repubblica pag. 9 "Lotta alla mafia il primo impegno"

Si aggiudica sotto a palazzo Chigi, mentre è in corso il primo consiglio dei ministri, la pattuglia di fans più nutrita e più soddisfatta. Per acclamare Angelino Alfano Guardasigilli dalla Sicilia si sono mossi in molti, acchiappando i primi voli disponibili da Palermo e Catania. A cominciare da Marco Zambuto, il sindaco di Agrigento. Poi l´europarlamentare Francesco Castiglione, i deputati Nino Germanà e Giuseppe Marinello, i consiglieri regionali Cascio e Scoma. E altri che fanno parte del suo più stretto entourage nell´isola. Tutti a pranzo con lui e poi anche a cena. Soddisfazione, ragionamenti, strategie, promesse. E anche la prima mossa da fare come ministro della Giustizia. Che ai suoi annuncia subito: «La lotta alla mafia sarà il mio impegno prioritario, dovrà caratterizzare il mio lavoro a via Arenula. Voglio mettere in piedi subito un´iniziativa importante per commemorare gli anniversari di Falcone e di Borsellino». Ancora presto per dire cosa sarà in concreto, ma gli amici spendono in piazza le sue credenziali antimafia. Dice Castiglione: «Angelino ha telefonato all´imprenditore catanese Andrea Vecchio vittime di ben quattro attentati delle cosche e ha seguito e sponsorizzato tutte le iniziative del presidente di Confindustria Ivan Lo Bello contro gli estortori di Cosa nostra». Il sindaco di Agrigento Zambuto: «Un Guardasigilli siciliano è importantissimo per la nostra terra e lui non mancherà di onorare Falcone e Borsellino». Lo descrivono inquieto. Pronto a confessare: «Non so se è ansia o emozione». Ma anche a dire: «Sento molto la responsabilità del ministero dove sto per andare, ma sono anche molto carico di energie». Ha letto i giornali pronto a cogliere gli umori pro e contro. Gli è piaciuto molto l´accostamento, per via dell´età, con Aldo Moro che, racconta Castiglione, «è stata una delle figure ispiratrici quando era giovanissimo». Moro arrivò al ministero quando era di un anno più anziano di lui, che adesso ne ha 38. Si aspettava una stangata dall´Unità, e invece il ritratto lo ha rincuorato. L´accostamento a Marcello Dell´Utri e una sua vecchia dichiarazione su di lui («Si sono costruiti teoremi per condannarlo, ma il risultato è che oggi abbiamo un´altra prova che la giustizia è malata») lo lascia indifferente, perché Dell´Utri è pur sempre Dell´Utri e con lui, spiega Castiglione, «ha un rapporto di grande cordialità». Ovviamente, dal suo punto di vista, non considera un insulto essere definito un fedelissimo di Berlusconi. Tutt´altro, per lui è una medaglia, per il rapporto che lo lega al Cavaliere ormai da anni. Agli amici confessa: «Sarebbe stato molto più grave se avessero scritto che sono un incompetente». Non lo preoccupa che molti, dentro Forza ITalia, considerino Niccolò Ghedini il vero ministro della Giustizia, una sorta di ombra autorevole e vicinissima al Cavaliere, di cui è anche avvocato, che incombe su Alfano. Ma gli amici ci ridono su: «Ghedini? Ma quello è un santo». E poi, non si sa bene per quale collegamento, ricordano che il secondogenito del neo ministro è stato battezzato dal monsignor Rino Fisichella, il "cappellano" di Montecitorio. I primi segnali che arrivano al Guardasigilli dalle toghe sembrano rincuorarlo. Il presidente dell´Anm Simone Luerti, appena saputo della sua nomina, aveva detto: «Che sia giovane e laureato all´università Cattolica come me è una buona premessa per il dialogo e la collaborazione futura». E lui di rimando: «È un buon punto di inizio, non si alzano le barricate, e ci sono progetti concreti su cui poter lavorare». Sarà per questo che, rincuorato da una (almeno sulla carta) non belligeranza preconcetta, Alfano è il primo ad arrivare nel salone degli specchi del Quirinale, parlando fitto con Franco Frattini, per giurare nelle mani di Napolitano. Oltre la barriera lo guarda la moglie Tiziana Miceli, tailleur nero e sandali di satin, che pur nella riservatezza confessa: «Sì, sono soddisfatta che Angelino sia il ministro della Giustizia».

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Mario Conti, il Messaggero pag. 6 Alfano, basta contrapposizioni. Pronto a discutere con i magistrati

«Sono pronto a discutere con i magistrati, certo. Lo faremo presto, prestissimo». Abito blu «comprato stamane con mia moglie», sorridente e un po’ frastornato, il neo ministro della Giustizia ieri pomeriggio scendeva lo scalone del Quirinale, subito dopo il giuramento, con a fianco il giovane sindaco di Ragusa Nello Dipasquale. E’ lui a passargli il cellulare con la prima telefonata di congratulazioni arrivata diritta diritta dalla Sicilia. «Dai, che ti porterò io le arance in galera!», ironizza Renato Brunetta, neo ministro alla ”Funzione Pubblica”, proprio grazie al trasferimento di Alfano sulla poltrona di via Arenula. Il segnale di disponibilità dell’Anm, rilanciato ieri sul ”Corriere” dal presidente dell’associazione Simone Luerti, Alfano lo raccoglie subito. «Prontissimo ad ascoltare tutti subito e a discutere anche di organici - ripete più volte con un tono da cantilena. «Basta con le inutili contrapposizione», sostiene scambiandosi complimenti con gli altri colleghi-ministri che sul piazzale attendono, come lui, l’arrivo delle auto blu. Radunati ci sono tutti i giovani ministri che Berlusconi poco prima ha visto sfilare davanti a sè, e che ha salutato compiaciuto ad uno ad uno, come un professore che si congratula per le tesi di laurea di allievi brillanti e dal promettente futuro. Alfano, che non è nato a Bolzano - come lui stesso ricordò a Berlusconi il giorno che gli propose la poltrona di Gurdasigilli - ha cominciato a studiare già da qualche giorno voluminosi dossier sulla giustizia che giacevano da tempo in via del Plebiscito. Tra i faldoni c’è anche quello sulla separazione delle carriere, ma quando si prova a chiedere al neo ministro se sarà tra le priorità del suo gabinetto, Alfano si irrigidisce e aumenta di statura: «Non c’è fretta, non c’è fretta. Mi faccia prendere possesso del ministero e poi ne riparliamo». La statura, il corpo asciutto, le spalle leggermente ricurve, l’eccesso di cautela, ma soprattuto la capacità affabulativa di parlare ore e ore di seguito, spingono i suoi amici siciliani a paragonarlo ad Aldo Moro. «La responsabilità la sento tutta, ma sono molto carico - spiega sorridendo mentre saluta la moglie di Raffaele Fitto - sì, in tanti mi hanno consigliato in questi giorni di essere attento e cauto, ma io lo sono di natura», Il primo a raccomandargli cautela è stato, ovviamente il suo principale sponsor e raccontano che Silvio Berlusconi abbia faticato non poco nel convincerlo ad accettere un incarico certamente molto meno tranquillo di quello di ministro della ”Funzione Pubblica”. Oggi il pasasggio di consegne con il suo precedessore, mentre ieri mattina, prima di salire al Quirinale, la telefonata ad un suo vecchio amico, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Ora, per uno che non è nato a Bolzano, ma vicino Agrigento e che ha cominciato a fare politica nella Dc di Calogero Mannino, l’omaggio a Falcone e Borsellino è quasi un atto dovuto: il 23 maggio anniversario della strage di Capaci, ci sarà anche lui sull’A29.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Mario Coffaro, il Messaggero pag. 6 Intercettazioni e certezza della pena le prime leggi

Già nel primo consiglio dei ministri di Napoli il governo Berlusconi affronterà i problemi della giustizia. Con una serie di norme (un decreto legge e uno o più disegni di legge) di diritto sostanziale, processuale, e norme speciali. «Sarà un intervento serio», assicura l’onorevole Nicolò Ghedini. I provvedimenti conterranno modifiche al codice penale e al codice di procedura. Incideranno anche sull’ordinamento penitenziario e soprattutto sulla certezza della pena. Per stupri, rapine e droga non ci saranno sconti. I condannati non avranno permessi né benefici dalla legge Gozzini. Altra priorità è quella sulle intercettazioni telefoniche. Già l’ex ministro Mastella aveva provato a impedire la pubblicazione prima del dibattimento di intercettazioni e di conversazioni di non indagati ed estranei. Ma il ddl si è arenato per le divisioni del centrosinistra al Senato. Ora la maggioranza del governo Berlusconi è compatta al suo interno e la riforma è alle porte. Come? La magistratura manterrà il potere di intercettare nelle indagini per i reati di più grave allarme: come mafia, terrorismo, traffico di droga, pedofilia, sequestri di persona. Ma saranno ridotti i poteri dei singoli pm di intercettare a cascata tutti i telefonini che hanno avuto un contatto con il primo, con il secondo e così via. Questo ha generato nel 2005 una spesa di oltre 300 milioni di euro per più di 100.000 contatti. Negli Stati Uniti, dove vivono quasi 300 milioni di persone, 6 volte l’Italia, nello stesso anno le intercettazioni furono 1.773. Un altro punto prioritario è quello della separazione delle funzioni tra pm e giudici come l’aveva prevista l’ex ministro Castelli. Ma Berlusconi non vuole riproporre scontri con la magistratura. Il governo sceglie il confronto, con avvocati e magistrati. Poi decide. Gli avvocati chiedono di separare le carriere di pm e giudici per avere un giudice terzo, come previsto dalla Costituzione e una sezione disciplinare esterna al Csm. Una riforma quella dell’Alta Corte di disciplina su cui anche l’Anm è disposta al dialogo.

Donatella Stasio, il Sole 24 Ore pag. 3 Alfano comincia da Falcone e Borsellino

Un’iniziativa per onorare Falcone e Borsellino, trucidati dalla mafia, rispettivamente, il 23 maggio e il 19 luglio del ’92. Sarà questo uno dei primi atti del neoministro della Giustizia, Angiolino Alfano. “La lotta alla mafia sarà uno de temi centrali della sua azione di ministro” fa sapere Giuseppe Castiglione, vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia, europarlamentare nonché portavoce del partito a Bruxelles. Stamattina Alfano andrà a via Arenula per il passaggio di consegne con il ministro uscente, Luigi Scotti. Nulla si sa ancora del suo staff, a cominciare dal capo di gabinetto. Dopo l’incontro sfumato previsto per domani al Csm con i presidenti dei Tribunali e delle Corti d’appello, la sua prima uscita ufficiale sarà lunedì 12, al Quirinale, in occasione della cerimonia in cui il Capo dello Stato riceverà i nuovi uditori giudiziari. Ieri – racconta Castiglione – mi ha parlato dell’iniziativa in onore di Falcone e Borsellino ed ha apprezzato molto la disponibilità al dialogo espressa da presidente dell’Anm”. Anche gli avvocati penalisti, ieri, nell’auguragli buon lavoro, hanno dato la loro disponibilità a risolvere i problemi.

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Cassazione

Debora Alberici, Italia Oggi pag. 46 Freno all'arresto europeo

La Cassazione frena sul mandato d'arresto europeo: se l'indagato ha commesso attività illecite anche in Italia le autorità nostrane non possono convalidare la misura e consegnare, allo stato che ne fa richiesta, il cittadino straniero. Il passo indietro sulla semplificazione della procedura è stato deciso dalla Suprema corte con la sentenza n. 18726 dell'8 maggio 2008. È stato infatti accolto il ricorso di una cittadina tedesca che si opponeva al rientro in patria. La donna era stata accusa dalle autorità tedesche per truffa aggravata. Era poi arrivata in Italia e la polizia di Napoli l'aveva arrestata. Così la Germania aveva chiesto la consegna della detenuta. Lei si era rifiutata ma la Corte d'appello partenopea aveva dato il via libera all'espatrio. Contro questa decisione la donna ha fatto ricorso in Cassazione puntando soprattutto sul fatto che una parte di quelle truffe era stata commessa nel Napoletano e che lei «non aveva rinunciato al beneficio di non essere sottoposta ad altro procedimento penale in Italia». La sesta sezione penale di piazza Cavor ha accolto questo motivo del ricorso, il terzo, e rinviato gli atti ad altra sezione della Corte d'appello di Napoli affinché riconsideri il caso. In particolare ha invitato i giudici del capoluogo campano a verificare, cosa che non poteva essere fatta dalla Cassazione in quanto giudice di legittimità, se realmente una parte della truffa era stata messa a segno nel Bel Paese. Una verifica, quella affidata all'autorità giudiziaria italiana, che potrebbe mettere a rischio la consegna della straniera. La decisione della Cassazione rallenta quella parte della giurisprudenza che, almeno negli ultimi tempi, era incline nell'accordare con maggiore snellezza la consegna degli imputati con la procedura del mandato, creata proprio per semplificare le cose. A febbraio dello scorso anno la Suprema corte (sentenza 4614) era sembrata più incline a facilitare il mandato d'arresto disponendo il via libera anche nel caso in cui lo stato emittente non aveva una legge sui termini massimi di custodia in carcere.

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Debora Alberici, Italia Oggi pag. 46 Liquidazioni, procedure trasparenti

Rischia grosso il commissario liquidatore che non è trasparente nelle procedure di vendita dei beni compresi nella liquidazione coatta amministrativa. Una condanna per concussione, da quattro a 12 anni di reclusione, se induce gli acquirenti a rilasciargli una fattura più bassa rispetto al prezzo versato. La linea dura è stata inaugurata dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 18732 dell'8 maggio 2008. E l'inasprimento non è da poco: se, come avevano chiesto gli imputati, la loro attività fosse stata punita con i reati previsti dalla legge fallimentare negli articoli 228 e 229 (interesse privato del curatore e accettazione di retribuzione non dovuta), la pena poteva oscillare da due a sei anni, nel primo caso, e da tre mesi a due anni, nel secondo. Ma la sesta sezione penale ha escluso che in questi casi si possa essere puniti solo per i reati fallimentari. «Il commissario liquidatore», hanno messo nero su bianco i giudici, «che, abusando della sua qualità di pubblico ufficiale, indice l'acquirente di beni compresi nella liquidazione coatta amministrativa a rilasciargli indebitamente una fattura di importo inferiore al prezzo effettivamente pagato al fine di documentare la ricezione solo della somma fatturata e, quindi, la pattuizione del minor prezzo risultante dalla fattura, commette il reato di concussione e non quello di interesse privato negli atti di liquidazione previsto dall'art. 228 lf». Infatti questa norma si applica solo nei casi in cui può essere escluso con certezza il reato di concussione. Neppure può trovare spazio l'articolo 229 della legge fallimentare «il quale riguarda la ricezione o la pattuizione di una retribuzione aggiuntiva rispetto al compenso liquidato ai sensi dell'art. 213 lf dall'autorità che vigila sulla liquidazione coatta amministrativa, in quanto nella fattispecie criminosa non si rinvengono gli elementi specializzanti dell'abuso della qualità o dei poteri del pubblico ufficiale e dell'indizione o della costrizione, come effetto dell'esercizio di una pressione psichica, prevaricatrice della volontà del privato, e quindi dell'oggettiva soggezione alla pubblica funzione, tipici della concussione». In altre parole la concussione ha la precedenza perché è un reato speciale rispetto agli altri due.

Giovanni Negri, Il Sole 24 Ore pag. 37 Curatore responsabile per concussione

Il reato di concussione è “speciale” rispetto a quelli previsti dalla legge fallimentare a carico del curatore. Per questo non è possibile il concorso tra le diverse fattispecie di illecito e il curatore deve essere condannato sulla base della disciplina della concussione. Lo ha stabilito la Cassazione con sentenza n. 18732 depositata il 6 maggio. La responsabilità per concussione, precisa la Cassazione, è destinata a prevalere comunque su quelle “tipiche” delineate dalla legge fallimentare e collegate all’incarico. A venire “accantonati”, o meglio assorbiti, sono così i reati previsti dagli articolo 228 e 229 della legge fallimentare, indirizzati a sanzionare l’interesse privato negli atti di liquidazione oppure l’omessa consegna o deposito di cose del fallimento.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Anna Maria Sersale, Il Messaggero pag. 14 Droga, la Cassazione attenua la legge sull’uso personale

Una sentenza della Corte di Cassazione indebolisce la legge Fini-Giovnardi ammettendo la non punibilità di una persona che detenga quantitativi di cocaina superiori al limite consentito. La sentenza della Suprema Corte, la 17899, depositata il 5 maggio, si riferisce al caso di un uomo fermato a Napoli e scoperto in possesso di 51 grammi di cocaina. Ma la quantità di cocaina ammessa per uso personale secondo le tabelle approvate dopo la legge Fini-Giovanardi è di 150 milligrammi. L’uomo fermato a Napoli, dunque, aveva di gran lunga superato il quantitativo ammesso. Tuttavia avere superato il limite non gli è costato il carcere. Secondo i giudici il superamento dei limiti tabellari non introduce affatto una presunzione di colpevolezza. La sentenza in sostanza afferma che la detenzione cautelare deve essere adottata solo se le sostanze appaiono destinate a un uso non esclusivamente personale. E qui c’è un passaggio cruciale. Le tabelle, per la Fini- Giovanardi, costituiscono un elemento chiave. Perché la legge afferma che oltre un certo quantitativo si presume lo spaccio, tranne dimostrazione contraria da parte di chi detiene una certa sostanza. La sentenza, però, ribalta l’onere della prova e di fatto mina la stretta punitiva della norma introdotta nel 2006. Le tabelle, infatti, secondo i giudici non bastano per introdurre una presunzione di reato di spaccio, che, per essere tale, dovrebbe prevedere un comportamento oggettivo e inequivocabile di passaggio della sostanza da una persona all’altra. «Ma la legge voleva essere severa - osserva Alessandro Mantovano, ex sottosegretario all’Interno nel precedente governo Berlusconi - Tant’è vero che la Fini-Giovanardi punisce non solo lo spaccio ma anche la detenzione oltre il limite consentito. Non conosco la sentenza, ma va anche detto che il rilievo che la legge dà alla quantità è maggiore rispetto al passato, anche se non c’è automaticità nel giudizio. Intendo dire che per provare lo spaccio concorrono anche una serie di cose, dalla presenza di un bilancino ai soldi, ad altro». Nel caso dell’uomo fermato a Napoli, comunque, i giudici avevano tenuto conto del fatto che egli quando è stato trovato in possesso dei 51 grammi di cocaina si trovava alcune centinaia di chilometri lontano da casa.La sentenza della Cassazione ora arriva con l’insediamento del nuovo governo e c’è la possibilità che in tempi abbastanza brevi si faccia una verifica dell’applicazione della legge del 2006. La verifica era prevista e potrebbe comportare qualche ritocco, ma non la modifica dell'impianto che il centrodestra condivide. Uno dei punti su cui si tornerà a discutere sarà proprio la tabella, poichè il principio attivo contenuto nelle sostanze (anch’esso fissato dal ministero) e i quantitativi delle droghe sono il confine tra uso personale e spaccio.

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Privacy Italia Oggi pag. 47 Privacy e Consiglio di stato bloccano l'archivio veicoli

Stop del Consiglio di stato allo schema di dpr riguardante i criteri di collegamento tra gli archivi informativi relativi ai veicoli. Palazzo Spada, infatti, nel parere n. 1345/2008 non ha ritenuto risolte da parte del ministero dell'economia le criticità segnalate dal garante della privacy. Il regolamento, predisposto di concerto con il ministero dei trasporti, intende attuare l'articolo 1, comma 234, della Finanziaria 2007 (legge n. 296/2006), il quale ha disposto che con dm sarebbero stati stabiliti «i criteri di collegamento tra gli archivi informatici relativi ai veicoli, al fine di rendere uniformi le informazioni in essi contenute e di consentire l'aggiornamento in tempo reale dei dati in essi presenti». Lo schema presentato al Consiglio di stato, composto da un solo articolo (suddiviso in cinque commi) e un allegato, disciplinava in primis le modalità di aggiornamento dell'archivio nazionale e degli archivi regionali delle tasse automobilistiche, dei flussi informativi e delle modalità e tempi di trasmissione dei dati da parte dei soggetti interessati. La bozza di provvedimento indicava pure la ripartizione dei costi operativi e il trattamento dei dati sensibili. Sullo schema di decreto è stato interpellato il garante per la protezione dei dati personali, che ha espresso parere negativo, formulando alcune osservazioni, alle quali il mineconomia si è parzialmente adeguata. In particolare, il garante ha osservato che il contenuto del decreto avrebbe dovuto essere circoscritto nei limiti previsti dalla norma da attuare, che prevede unicamente l'individuazione di «criteri di collegamento», tali da evitare l'inutile duplicazione di dati presso gli archivi interessati, utilizzando meccanismi di verifica e/o consultazione per via telematica di singoli dati o categorie di informazioni. Diversi anche gli appunti tecnici mossi dall'autorità. La sezione del Consiglio di stato, ritenendo che non sono state adeguatamente approfondite e risolte le criticità segnalate dal garante, ha formulato una risposta negativa. Inoltre, palazzo Spada ha rilevato che su tale schema di decreto il ministero dell'economia dovrà anche acquisire il parere del Cnipa.

Marina Castellaneta, Il Sole 24 Ore pag. 30 L’avvocato Ue salva la diffusione dei “media”

Tutela della privacy, diffusione dei dati fiscali e interesse pubblico. Un groviglio che neppure l’Avvocato generale Kokott, nelle conclusioni depositate ieri, in una causa pregiudiziale di competenza della Corte di giustizia Uu (C-73/07) è riuscito a risolvere. L’avvocato generale, prima di tutto, ha chiarito che l’attività di rilevamento di dati sul reddito di lavoro e da capitale tratti da documenti pubblici delle autorità tributarie, rientra nella sfera di applicazione della direttiva 95/46, che fissa una serie di garanzie per evitare intrusioni nella vita privata nell’ambito del trattamento dei dati personali. Non c’è però una regola certa sulla legittimità della loro pubblicazione anche perché nel bilanciamento tra due diritti fondamentali (libertà di espressione e tutela della vita privata), la soluzione spetta alle autorità nazionali che godono di un ampio margine di discrezionalità. Con le chiavi di lettura, però, fissate dal diritto comunitario e dalla direttiva 95/46. Direttiva che, pur facendo arretrare la privacy di fronte a pubblicazioni che hanno “una finalità esclusivamente giornalistica” non estende tale principio a scopi commerciali. La stesa finalità giornalistica e la diffusione delle informazioni e del loro contenuto trova inoltre il limite dell’interesse pubblico da parte della collettività.

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Legali Aiga «Urge un programma di riforma della giustizia». È questa la speranza dell'Associazione italiana giovani avvocati, che si augura che «finalmente si apra una stagione di seria riflessione sulla crisi della giustizia in Italia e si pervenga a una ridefinizione del sistema con interventi organici e coordinati». A dirlo il presidente nazionale dell'Aiga, Valter Militi, che si augura che ora ci siano «le condizioni per avviare a soluzione il problema della sicurezza, che mette a repentaglio la stessa convivenza civile».

Tributaristi Ancot Si svolgerà il prossimo sabato 10 maggio a Roma l'assemblea nazionale Ancot, l'Associazione nazionale consulenti tributari. L'associazione si è costituita intorno alla metà degli anni 80 con l'obiettivo di tutelare gli interessi sindacali dei professionisti appartenenti alla categoria, oltre a garantire la qualità del servizio per l'utenza.

Il Sole 24 Ore pag. 3-16-37

Deleghe più ampie a Scajola Dopo il giuramento davanti a Napoletano, per Berlusconi resta da risolvere la questione delle poltrone da attribuire a viceministri e sottosegretari. In ballo ci sono 37 poltrone di cui 10 da viceministro. Tra coloro che scalpitano c’è Michela Vittoria Brambilla che rischia di mettere a rischio almeno uno dei posti già dati per sicuro dentro Fi (Guido Corsetto (Difesa), Mario Mantovani (Infrastrutture), Mario alducci (Attività produttive). Fibrillazione anche in An per il ballottaggio tra Landolfi (Telecomunicazioni) e Viespoli (Welfare). Continua anche il tandem per i sottosegretari. Per Fi c’è Vegas all’Economia ma anche Casero,Casentino, Bettamio, Crimi e Giro. Nella Lega i più accreditati sono Folgora, Dozzo, Garavaglia e Stucchi. Per An in corsa Martinat, Mantica, Bonfiglio, Augello, Valditara, giorgetti, Menia e Saglia. Ci sono poi i “piccoli” da sistemare: dai diniani alla Mussolini passando per Lombardo che punta però a un viceministro. Ieri nel frattempo Gianni Letta è stato nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio e segretario del Consiglio dei ministri. Formalizzata la nomina a segretario generale di Mauro Masi. Nei prossimi giorni alla guida del dipartimento per gli affari giuridici e legislativi, sarà Claudio zucchetti a insediarsi mentre Paolo Bonaiuti tornerà ad essere il portavoce e avrà deleghe all’editoria. La novità è quella di Carlo Giovanardì a sottosegretario per la famiglia e la lotta alla droga. Un quarto sottosegretario dovrebbe essere Gianfranco Miccichè con deleghe al Cipi e al sud. Per i Capi gabinetto Vincenzo Fortunato torna all’Economia con Giulio Tremonti; Altero Matteoli ha scelto alle Infrastrutture il consigliere della Corte dei conti Claudio Iafolla; Claudio Scajola allo Sviluppo Economico avrà Alfonso Rossi Briganti, ex presidente dell’Autorità dei lavori pubblici.

Lunedì primo vertice sulla sicurezza Lunedì o martedì è in programma una riunione operativa tra i ministri di Interno, Esteri, Giustizia e Difesa per mettere a punto le misure contenute nel “pacchetto sicurezza” che verrà licenziato dal prossimo Consiglio dei ministri. Lo ha confermato il neo ministro degli Interno, Roberto Maroni, dopo il giuramento al Quirinale.

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Una card per favorire la gestione Niente più documenti cartacei negli uffici giudiziari. Tessere elettroniche consentiranno al personale amministrativo del ministero della Giustizia e ai magistrati la firma digitalizzata di atti e provvedimenti. Per ora l’esperienza riguarderà sei regioni pilota, dove saranno distribuite 22mila tessere elettroniche: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia sta realizzando un progetto per l’accesso ai sistemi informatici del ministero previsto nel Programma operativo nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia 2000- 2006”.

( a cura di Daniele Memola )

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