Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Valorizzazione del patrimonio culturale della zona falcata di Messina

I m po ssi

PO 2014-2020

CULTURASVILUPPO PROGRAMMA DI VALORIZZAZIONE del PATRIMONIO CULTURALE DI MESSINA

ZONA FALCATA

19/08 QUADRO di FATTIBILITA’

ASSESSORATO REGIONALE DEI BENI CULTURALI E DELL’I.S. DIPARTIMENTO REGIONALE DEI BENI CULTURALI E DELL’I.S. SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI DI MESSINA

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I.1 →INTRODUZIONE

Da oltre due decenni l’azione di recupero e valorizzazione della zona falcata di Messina costituisce come uno degli obiettivi strategici di primo piano nella politi- ca regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana. Quindici e più anni fa il porto di Messina riceveva a terra 100mila crocieristi; la cantieristica navale leggera pur non vivendo più tempi d’oro aveva ancora un portafoglio che permetteva di mantenere l’impiegato occupazionale; la cantieri- stica pesante attraversava una crisi più incisiva che a breve avrebbe registrato il fallimento Smeb; Eurobunker e Degassifica seguivano lo stesso percorso; l’inceneritore era stato dichiarato abusivo e si attendeva il finanziamento del progetto di demolizione disposto dal Ministro degli Interni e approntato in tem- po record dalla soprintendenza di Messina; i lavoratori pubblici e privati impiega- ti nella zona falcata incrociavano le braccia e si astenevano dai luoghi di lavoro denunciando l’inquinamento dell’area e dell’aria; la magistratura accertava e di- chiarava lo stato di inquinamento colposo che poi avrebbe portato ad affidare a Sviluppo Italia la bonifica del sito; la stazione marittima e gli approdi dei traghetti svolgevano il proprio servizio in quantità assai ridotta e si ponevano sulla rotta dell’azzeramento; l’ente autonomo porto di Messina e l’autorità portuale man- tenevano un braccio di ferro sulla titolarità delle aree sulle quali erano parte an- che le ferrovie dello Stato e il comune di Messina; il Ministero della Difesa aveva già attuato la riorganizzazione delle basi navali e operative con chiusura di quella di Messina e declassamento dell’Arsenale militare; la Cartour e il traffico pesante dell’autostrada del mare entrava in servizio al molo Norimberga; il comune di Messina avviava il procedimento per la bonifica e il ripristino ambientale delle aree pubbliche; i Presidenti della Regione visitavano la zona falcata dichiarando- ne il valore prioritario nella scala degli interventi regionali.

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Un degrado materiale attuato e sostenuto senza soluzione di continuità dall’alba dell’Unità d’Italia e senza opposizioni concrete, consentito in vita e a volte parte- cipato con il disinteresse di tutti, almeno fin quando il permanere delle attività pubbliche e private avevano mantenuto il livello occupazionale precedente. La Zona Falcata, luogo del mito e della storia della città, simbolo e marchio dell’identità urbana, si è trasformata in un non luogo, un’area off limits con la presenza di un’alta concentrazione di degrado sociale e in parte criminale. Un quadro estremamente complesso e di difficile soluzione che aveva senz’altro bisogno di un’azione che andasse nella direzione opposta, quella del recupero tout court. L’elevata concentrazione di patrimonio culturale presente sull’area ha fatto si che la Soprintendenza per i beni culturali di Messina progettasse un intervento di recupero della , monumento di straordinaria importanza realizzato nel XVII secolo, finalizzato alla realizzazione di un Centro di Documentazione di Arte Contemporanea (CDAC). Il progetto, ideato già dalla fase di scrittura della programmazione POR 2000-2006, fu sostenuto dall’Assessorato regionale dei beni culturali che finanziò con 11.100.000,00€ un’azione che puntava a dare il via al recupero della zona falcata ed a un processo che già allora si riteneva non più rinviabile e percepito come tale già in modo maturo. Quell’azione di recupero tuttavia non poté essere avviata poiché la presenza di nodi amministrativi e ostacoli procedurali rappresentarono una barriera insor- montabile per l’approvazione definitiva del progetto di recupero della Cittadella e realizzazione del CDAC, con conseguente perdita del finanziamento già conces- so. Da allora la vicenda, permanendo all’ordine del giorno, è rimasta insoluta sicché l’area e i monumenti presenti nella Zona Falcata, tutti di elevatissimo valore sto- rico e patrimoniale, continuano a deperire senza soluzione di continuità contri- buendo ulteriormente al degrado sociale, economico e culturale di quell’area e

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della città tutta nonostante l’impegno profuso senza risparmio e senza soluzione di continuità dall’Autorità Portuale. La valorizzazione della zona falcata di Messina rimane dunque un obiettivo di primaria importanza nel programma degli interventi riqualificazione e riuso del patrimonio culturale della città e della Regione. L’Assessorato regionale dei beni culturali ritiene indispensabile e inderogabile potenziare l’azione istituzionale avviando ulteriori iniziative che permettano di affrontare e risolvere in via definitiva i problemi ancora insoluti della zona falcata di Messina e del patrimonio culturale che gli appartiene. L’esperienza sopra citata del CDAC ha messo in evidenza che per pervenire ad una soluzione reale sia necessario condividere i processi di rimozione degli osta- coli e regolamentare gli impegni con tutti i soggetti che hanno titolarità sull’area e sui beni o che hanno la responsabilità delle politiche di sviluppo. Se è vero che al vertice delle politiche programmatiche di ripresa economica so- ciale e occupazionale della Sicilia ci sono gli interventi strategici di rilancio cultu- rale e turistico, il recupero complessivo della Zona Falcata di Messina rappresen- ta la conditio sine qua non per il rilancio di Messina centro metropolitano. Su questo assunto l’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana e la Soprintendenza di Messina hanno inteso dare il via alla redazione di un Piano Operativo finalizzato alla valorizzazione del patrimonio culturale denominato CulturaSviluppo all’interno del quale la Zona Falcata costituisce il primo e il mag- giore degli obiettivi tematici perseguiti. L’iniziativa deve soddisfare in premessa due vincoli: essere un prodotto partena- riale risultante dall’azione coesa e condivisa dei principali attori pubblici del terri- torio sostenuta dalle forze sociali e imprenditoriali, ed essere riconosciuta quale priorità all’interno del PON Cultura e Sviluppo e del PO-FESR-FSE della Sicilia di attuazione del programma di cofinanziamento europeo 2014-2020, ben sapendo che questo rappresenta la prevalente fonte finanziaria, ove non esclusiva, e che

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la realizzazione degli interventi strutturali che ne vogliono beneficiare devono es- sere avviati con opportuna celerità per far fronte della grave crisi economica, so- ciale, culturale e segnatamente occupazionale che interessa la Sicilia.

arch.Orazio MICALI arch. Rocco Giovanni SCIMONE Responsabile CulturaSviluppo Soprintendente e curatore del programma per i beni culturali e ambientali

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I.2 →PREMESSA

In un quadro di generale crisi economica, in particolare delle regioni meridionali del nostro Paese, la possibilità di attingere alle risorse di cofinanziamento asse- gnate dall’UE all’Italia nel settennato 2014-2020 rappresenta la principale, e per qualche verso l’unica, prospettiva di risorsa perseguibile. Le Soprintendenze per i beni culturali non si occupano di statistiche, analisi terri- toriali o studi socio economici. Loro compito è la tutela, la conservazione e, oggi più che nel passato, la valorizzazione del patrimonio culturale. Se tutela e conservazione hanno trovato oggettiva continuità nell’azione storica ordinaria e straordinaria di qualsiasi Soprintendenza d’Italia altrettanto non può dirsi per la valorizzazione del patrimonio culturale così come l’ha disciplinata, in ultimo, il Codice dei Beni Culturali in base al quale < Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le provincie e i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazio- ne >1; e ancora, < La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella di- sciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del pa- trimonio stesso, anche da parte delle persone diversamente abili, al fine di pro- muovere lo sviluppo della cultura >, e < La Repubblica favorisce e sostiene la par- tecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patri- monio culturale >2. In forma più specifica e diretta in termini di operatività e at- tuazione dei principi generali sopra richiamati il Codice disciplina che < Le attività di valorizzazione dei beni culturali consistono nella costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competen- ze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzate all’esercizio delle fun- zioni ed al perseguimento delle finalità indicate all’articolo 6. A tali attività pos-

1 Decreto Legislativo 42/2004, art.1, c.3 2 Ibidem , art.6, c.1 e c.3

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sono concorrere, cooperare o partecipare soggetti privati,> e che

3 Ibidem , art.112, c.4

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Enti Locali, Pubblica Amministrazione, Rappresentanti di Categoria e Società Civi- le sono e rimangono i protagonisti ma soprattutto i responsabili dei programmi e delle politiche esecutive di sviluppo strategico di medio e lungo periodo dei pro- pri territori. Occorre dunque una visione strategica che faccia perno sull’asset delle risorse culturali esistenti per ridare slancio ai territori; ma per poterlo fare concretamen- te è necessario superare la frammentarietà autoreferenziale degli Enti e delle Amministrazioni pubbliche e la diffidenza bilaterale che investe il privato e la PA, abbandonando le posizioni di principio in favore del “fare sistema”.

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II.1 →PPP IN CAMPO CULTURALE

Negli ultimi anni alcune esperienze di valorizzazione e promozione del patrimo- nio culturale hanno trovato affermazione facendo leva sul rapporto tra Pubblico e Privato (PPP). Società miste, fondazioni semplici o di partecipazione, consorzi in larga parte promossi dalla Pubblica Amministrazione sono le azioni aggregative che hanno prodotto vere e proprie industrie culturali generatrici di valore e red- ditività economica diretta e indotta misurata da indicatori di qualità e quantità che vanno dai territori riqualificati all’indotto economico per gli operatori privati 4 ed all’incremento dell’apprezzamento e dell’attrattività turistica, fino alla crea- zione e diffusione di un’atmosfera culturale e creativa. Alla base di un’operazione di Partenariato tra Pubblico e Privato è necessario che l’Amministrazione effettui uno Studio di fattibilità (SdF), secondo la disciplina dettata dall’articolo 14, c.1, del D.P.R. n. 207/2010. Lo SdF ha come obiettivo quello di trasformare una potenzialità progettuale in concrete proposte di inve- stimento basate sulla valutazione degli strumenti, delle tecniche e delle risorse necessarie a realizzare uno specifico progetto o programma progettuale. Inoltre individua la migliore soluzione tecnico-organizzativa e finanziaria attraverso la valutazione dei costi, dei benefici ottenibili nel tempo, dei rischi legati alla realiz- zazione del progetto, incluso le conseguenze del mancato raggiungimento degli obiettivi progettuali e la comparazione tra la scelta delle forme tradizionali di ap- palto pubblico o di percorrenza del PPP. Accanto allo SdF, l’Amministrazione procedente può effettuare l’Analisi Costi Be- nefici (ACB), per valutare la convenienza o meno di eseguire un investimento sul territorio in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere, e l’Analisi di Fat- tibilità Finanziaria (AFF) per evidenziare il grado di appetibilità da parte del mer- cato per la gestione dei servizi. Il passaggio finale che l’Amministrazione dovrà

4 Solo per citare alcuni esempi: Venaria Reale; SAC (Sistemi Ambientali e Culturali) in Puglia; Museo Egizio di Torino.

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compiere per decidere se propendere o no per l’operazione di PPP è il PPP test , ovvero l’insieme di una serie di analisi volte a individuare l’effettiva possibilità e il vantaggio per la PA di realizzare l’infrastruttura con schemi di PPP. L’obiettivo primario del PPP test è di rilevare la presenza di alcune condizioni necessarie all’utilizzo di schemi di PPP, come ad esempio il quadro normativo, l’esistenza di rischi trasferibili, la capacità organizzativa e la presenza di know how da parte dell’Amministrazione concedente, la possibilità di praticare meccanismi di paga- menti riconducibili a precisi livelli qualitativi e quantitativi di perfomance del ser- vizio, l’effettiva sottoposizione a tariffa dei servizi da erogare. La tabella che segue rappresenta la catena del valore relativa ad un’azione cultu- rale 5.

La realizzazione di operazioni di PPP ha mostrato nel tempo alcune criticità: → mancanza di regole chiare e stabili: le pubbliche amministrazioni possono in- contrare difficoltà nell’individuare i procedimenti e i contratti di PPP più idonei a soddisfare le esigenze delle parti. Difficoltà imputata alla mancata adozione di li- nee guida in materia di PPP e di modelli di contratti standardizzati;

5 Fonte: Minuti, Hinna, Ferrari, il Benchmark dei musei di eccellenza: un modello per lo studio del settore, 2012

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→ carenza di risorse da parte pubblica, dovuta alle restrizioni sul vincolo di bilan- cio statale, regionale o locale; → insufficiente o non adeguata expertise del settore pubblico: si fa riferimento alle insufficienti competenze tecniche interne della Pubblica Amministrazione necessarie per applicare in modo rigoroso lo strumento del Public Sector Compa- tor , sia per trasferire parte dei rischi al settore privato; → complessità delle procedure di gara; → limiti del mercato degli operatori privati, legati alla scarsa capacità degli stessi di organizzarsi autonomamente o in raggruppamenti per realizzare operazioni di PPP ma anche alla congiuntura economica a scala locale; → effetti della crisi finanziaria sul mercato del PPP. Nell’esperienza concreta, i casi di successo poggiano proprio su una progettualità integrata tra i vari livelli istituzionali e tra questi e i privati. Ad ogni modo bisogna essere consapevoli che si tratta di progetti complessi che devono essere condivisi e partecipati al di là delle buone intenzioni e delle belle parole, con atti concreti e senza l’impiego di risorse aggiuntive rispetto alla spesa corrente 6. La CE ha provveduto a regolamentare le modalità di ricorso, impiego e attuazio- ne delle forme di partenariato nell’ambito dei fondi strutturali e d’investimento europei emanando l’atto datato 7 gennaio 2014, C(2013) 9651 final. La Commissione ha specificato che lavorare in partenariato è un principio conso- lidato nell’impiego dei fondi SIE e che i partner dovrebbero includere autorità pubbliche, parti economiche e sociali e organismi che rappresentano la società civile, compresi i partner ambientali e le organizzazioni locali e di volontariato, che possono influenzare significativamente l'attuazione dell'accordo di partena- riato e dei programmi o risentire dei loro effetti.

6 IFEL - Fondazione ANCI e Federculture – 2013

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II.2 →CULTURA & TURISMO

. Con queste parole la Commissione della Comunità Europea, che ha il compito di definire un nuovo quadro politico per il turismo europeo, ha confermato il ruolo fondamentale del turismo culturale, valutando l'impatto della promozione degli itinerari culturali sulle piccole e medie imprese che operano nel settore turistico nei paesi UE. L'Europa è senza dubbio una delle principali destinazioni del turismo culturale: i numerosi siti di interesse attirano ogni anno un forte flusso di visitatori, sia dai paesi membri che dal resto del mondo. Secondo alcune stime, questo settore rappresenta il 40% circa del turismo europeo. Tuttavia sempre più spesso, i turisti cercano esperienze autentiche, vogliono scoprire e conoscere persone e culture diverse. Le politiche nel settore del turi- smo dovranno adeguarsi a queste tendenze e sviluppare un'offerta di qualità, che promuova le culture e le tradizioni locali e presti attenzione agli aspetti so- stenibili: proteggere il patrimonio, i paesaggi e la cultura locale. I prodotti del turismo culturale transnazionale sono l'espressione di un patrimo- nio e di valori comuni condivisi a livello europeo, che contribuiscono a proporre e promuovere l'Europa come "destinazione turistica unica nel suo genere". La Commissione europea ha adottato politiche in favore della promozione di pro- dotti turistici transnazionali attorno a temi specifici dotati di potenziale di cresci- ta. Negli ultimi anni il settore turistico italiano ha perso quote di mercato: dalla pri- ma posizione occupata a livello europeo all’inizio degli anni Ottanta e ancora ver- so la metà degli anni Novanta, oggi è soltanto terzo (dietro a Spagna e Francia).

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Una certa diminuzione della quota di mercato è da considerarsi fisiologica, specie in relazione alla crescita dei mercati extraeuropei, ma nel caso dell’Italia questo calo è stato superiore a quelli dei competitor diretti.

Dal 21 ottobre 2013 l’Ufficio per le politiche del Turismo è passato dalla Presi- denza del Consiglio dei Ministri al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Con DM del 18 novembre 2013, registrato il 4 febbraio 2014 è stata isti- tuita la Direzione generale per le politiche del turismo. La riunione di beni cultu- rali e turismo in un unico dicastero certifica l’unità delle politiche nazionali che fino a poco tempo fa perseguivano finalità indipendenti l’una dall’altra nonostan- te l’unicità tipologica. Il legame storico che racconta l’interesse del turista straniero per l’Italia dei beni culturali, dei centri storici, delle opere d’arte, dei paesaggi, del mare come anche per la cultura popolare, la tradizione, la buona cucina e l’ospitalità continua ad essere il principale motore attrattivo per chi intende visitare il nostro Paese.

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Si tratta di un legame forte in termini di qualità ma che segna il passo per la quantità, come dimostra la curva decrescente della tabella sopra esposta che ha continuato sullo stesso trend anche nel corso degli ultimi anni. La tabella e il diagramma che seguono quantificano e rappresentano il legame ti- pologico tra turista straniero e beni culturali e paesaggistici del nostro paese e mette in evidenza la crescita di arrivi e maggiormente di presenze nelle città di interesse storico e artistico.

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Il dato a scala nazionale va ulteriormente analizzato letto su due linee parallele, una che mette in evidenza la distribuzione della presenza straniera a scala regio- nale, l’altra che indica la graduatoria di presenze straniere graduata in base alle province. Risalendo ancora più a monte del quadro dei risultati distribuiti regione

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per regione troviamo un coro unanime di raccomandazioni e suggerimenti pro- venienti da più fonti, governative e non, diretti al legislatore italiano ed ai dica- steri competenti affinché trasportino le politiche turistico-culturali al centro della programmazione economica del Paese. Nel piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia curato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport 7 viene messo in evidenza che nel nostro Paese il turismo costituisce un set- tore fondamentale per l’economia del Paese per due ragioni: anzitutto ha un for- te peso sia in termini di PIL (circa il 9%) sia di occupazione (circa il 10%); inoltre è un settore, forse l’unico, dove l'Italia ha un vantaggio competitivo forte e durevo- le nel tempo. Tuttavia, in altri Paesi (come per esempio Francia e Spagna) il con- tributo del turismo all’economia è maggiore sia in termini relativi sia in termini assoluti.

L’Italia ha infatti un enorme potenziale inespresso, soprattutto al sud. Ad esempio, con- frontando lo sviluppo turistico delle isole Baleari con quello della Sicilia emergo- no delle evidenze significative.

7 Piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia, (Turismo Italia 2020 - Leadership, Lavoro, Sud); Roma – 18/01/2013

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Le due realtà territoriali hanno un chilometraggio di coste molto simile ma le iso- le Baleari generano un numero di presenze internazionali europee circa undici volte superiore alla Sicilia, dato ancor più sconcertante se si considera il patrimo- nio storico, artistico, culturale e gastronomico della Sicilia, rispetto a quello delle isole spagnole. Sempre in chiave esemplificativa, per valutare quali siano i fattori di debolezza strutturale dell’industria italiana, è interessante approfondire ulteriormente il confronto tra Sicilia e Baleari, considerando i collegamenti aerei; ebbene, in una “settimana tipo” del periodo estivo, i voli low-cost dalla Germania (la nazione eu- ropea più rilevante per turismo outbound) diretti alle Baleari sono circa 13 volte superiori a quelli diretti verso la Sicilia.

Pochi esempi per fare riflettere sul fatto che l’enorme giacimento di risorse turi- stiche, quale è il patrimonio culturale del Paese, non deve condurre cioè all’ingenua convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare spontaneamente.

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II.2.1 →IN SICILIA

Guardando alla Sicilia, il mercato del turismo, misurato su dati statistici e docu- mentali del 2012, indica una crescita di presenze per quasi il 2% a fronte di un dato nazionale in flessione di oltre il 6%. Un dato fortificato dal valore interna- zionale delle presenze di contro a una diminuzione di quelle nazionali. Una per- formance positiva che tuttavia va letta con attenzione e senza entusiasmi se si tiene conto che la media delle presenze internazionali (41%) è decisamente infe- riore rispetto all’equivalente dato nazionale (48%) e che la media di permanenza dei turisti nell’isola è di 3,3 giorni contro i 3,7 del dato nazionale, gap che per po- ter essere colmati necessitano di specifiche azioni politiche di scala soprattutto se si considera la contrazione della spesa sostenuta dai viaggiatori esteri in Sicilia che è passata dal 3,3% del 2008 al 3,2% del 2012.

4.000.000 3.500.000 3.000.000 2008 Beni Culturali 2.500.000 presenze 2.000.000 2010 Beni Culturali presenze 1.500.000 2012 Beni Culturali 1.000.000 presenze 500.000 0 AG CL CT EN ME PA RG SR TP SC

Nella tabella che precede è graficizzata la variazione biennale complessiva, misu- rata tra il 2008 e il 2012, degli ingressi nei siti culturali della regione siciliana mi- surata sui dati ufficiali comunicati dal dipartimento regionale. I dati provinciali mostrano variazioni non uniformi, con Agrigento e Messina che segnano un trend negativo a fronte di un incremento generalizzato per tutte le altre provin- ce. Su scala regionale è visibile una contrazione nel primo biennio a cui è seguita una crescita che nel 2012 ha superato il massimale dei bienni precedenti.

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9.000.000 8.000.000 7.000.000 6.000.000 5.000.000 Turismo presenze 4.000.000 Turismo presenze 3.000.000 Turismo presenze 2.000.000 1.000.000 0 AG CL CT EN ME PA RG SR TP SC

Osservando i dati relativi agli arrivi di turisti nello stesso arco temporale, si vede una crescita in tutte le province e nell’intera regione con valori in controtenden- za nelle province di Messina e Palermo, con la prima che trova un’equivalenza tra il biennio 2010-2012 ma una diminuzione rispetto al 2008, e la seconda che mi- sura un sostanziale equilibrio tra 2008 e 2012 a fronte di una flessione nel perio- do mediano. Anche in questo caso si tratta di dati diffusi dalla regione siciliana, dipartimento del turismo; tuttavia va rilevato che il dato 2008 proviene da una documentazio- ne articolata per categorie mentre i dati degli anni successivi sono riportati solo per totali. Sono dati che differiscono altresì, almeno nelle percentuali, da quelli diffusi da network e centri statistici nazionali, tuttavia tutti indicano lo stesso trend a prescindere dall’aspetto quantitativo. Il dato che rileva maggiormente riguarda il rapporto parallelo tra “arrivi” turistici nell’Isola e “accessi” ai beni culturali. Il grafico che segue mette in evidenza il rapporto lineare tra la presenza nei siti monumentali e i relativi incassi dichiarati dall’assessorato regionale dei beni culturali e la presenza di turisti nell’isola nello stesso periodo. Alla variazione in aumento dei turisti corrisponde un incremento degli incassi, in proporzione più o meno equivalente, ma questi non sembrano essere determinati da un corrispondente incremento delle presenze nei siti mo-

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numentali della Sicilia, segno che l’incremento degli introiti è dovuto ad una più oculata gestione degli accessi e nella vendita dei biglietti

16.000.000 14.000.000 12.000.000 10.000.000 ingressi BB.CC. 8.000.000 incasso 6.000.000 presenze turisti 4.000.000 2.000.000 0 2008 2010 2012

Guardando ai dati dello spesso periodo riportati dall’annuario elaborato da Fe- derculture insieme a Formez 8 si vede che nel 2012 i siti del Mezzogiorno hanno visto diminuire gli ingressi rispetto al 2011 del 5,4%, ma che negli ultimi 15 anni complessivamente i siti culturali statali sono riusciti ad incrementare i propri visi- tatori del 30% circa mentre quelli del Meridione sono rimasti praticamente im- mobili, anzi gli ingressi sono diminuiti di 25mila unità, (-0,3%). Nello stesso perio- do, i musei e le aree archeologiche del Centro Italia hanno incrementato il pro- prio pubblico del 36%. Discordanze che rivolgono l’indice ai differenti processi di gestione e valorizza- zione delle risorse culturali tra le due parti del Paese: da un lato il positivo pro- cesso di esternalizzazione dei servizi pubblici da parte di Regioni ed Enti locali, nato circa venti anni fa, che ha migliorato e arricchito l’offerta culturale del terri- torio ai cittadini con un più efficiente utilizzo delle risorse; dall’altro lato la totale assenza di esperienze, progetti o anche solo programmi integrati di politiche ese- cutive dirette alla valorizzazione e alla gestione.

8 Cultura & Turismo – Locomotiva per il Paese, annuario 2014, pag.16 e segg.

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Nelle pagine precedenti sono riportate alcune tabelle. Nelle prime due (pagg.22 e 23) sono messi a confronto i dati pubblicati sul sito della Regione Siciliana ri- guardanti gli incassi dei siti gestiti dal dipartimento dei beni culturali nel periodo 2008-2010-2012 e i valori degli arrivi di turisti nelle stesse province nei periodi corrispondenti. I dati sono messi a confronto linearmente, ovvero valutando la variazione percentuale dello stesso dato dopo un biennio, sia trasversalmente mettendo a confronto i dati dei beni culturali con quelli del turismo. Guardando alla performance percentuale tra il 2010 e il 2012 rileviamo un in- cremento sia della presenza di turisti che di incassi dei siti siciliani. Come detto all’incremento del dato turistico 2012 corrisponde un incremento di incassi di circa 2/3 che potrebbe essere considerato soddisfacente anche in ragione della crisi economica ed alla contrazione generale di spesa da parte del turista che mostra dunque di mantenere buona parte delle risorse destinate alla fruizione dei beni culturali. Ma il dato che convince di più e dovrebbe spingere a fare me- glio riguarda il 2010, anno in cui si è registrata una riduzione di turisti in Sicilia di circa cinque punti e mezzo percentuali rispetto al 2008 ma a cui è corrisposta una riduzione di incassi dai siti culturali di quasi il 3,5%. Ciò dimostra che i beni culturali rappresentano in Sicilia una componente solida e stabile all’interno dell’economia del turismo ed un valore di garanzia assoluto per l’economia della regione nella misura in cui hanno dimostrato di resistere meglio alla crisi. Nella seconde due tabelle (pag.24) sono presenti i dati iniziali e finali del periodo 2008-2012 relativi agli incassi dei siti, comunicati dal dipartimento dei beni cultu- rali, messi a confronto con i dati che riassumono i lavori appaltati dallo stesso di- partimento, per titolarità o a regia, finanziati con risorse POR 2000-2006. Prescindendo dal rapporto semplicistico tra risultato atteso e risposta in termini di fruizione e incassi, tenendo conto che la tutela comporta di per se costi rile- vanti a prescindere dai ritorni economici, tuttavia emerge che in pochissimi casi gli interventi eseguiti con l’impiego di risorse europee hanno determinato un in-

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cremento del numero di visitatori. Sembra dunque che la politica di intervento sui beni culturali abbia seguito una linea indipendente rispetto a quella del turi- smo, probabilmente efficace sotto il profilo della tutela del bene culturale ma scarsamente efficace nel rapporto con l’economia dell’Isola e improduttiva dal punto di vista dell’incremento della capacità attrattiva del territorio. L’osservazione non tiene conto degli ulteriori investimenti operati dopo il 31/12/2008 nell’ambito della programmazione 2007-2013 che è in fase conclusi- va e di cui si tratterà nei paragrafi successivi. Sebbene i dati relativi agli anni 2013 e 2014 non sia disponibili come per i periodi precedenti tuttavia non si può dire che si sia registrata una variazione di tendenza nel rapporto tra turismo e beni culturali riconducibile alla spesa pubblica operata su questi ultimi con impiego di risorse europee o ordinarie. Una scarsa capacità a “fare sistema” che incide profondamente sulla vita dei ter- ritori e delle popolazioni dell’intero Paese ma con distinguo importanti tra il nord e il Mezzogiorno d’Italia e con la Sicilia in particolare in ragione dello statuto au- tonomo. Infatti se da un lato sono le politiche a fare la differenza dall’altro a pari- tà di quadro legislativo sono le strutture socio-culturali dei territori a distinguerli in termini di approccio e risultato finale.

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II.3 →SICILIA, PATRIMONIO CULTURALE & TURISMO

Sicilia e patrimonio culturale costituiscono un binomio che non ha bisogno di spiegazioni, tanto appare ovvio. Invece mettere insieme turismo e patrimonio culturale o viceversa è un collegamento tutt’altro che scontato. In via generale si può dire che si tratta di un rapporto impostato su fattori comuni ma animato da strategie indipendenti, non di rado incoerenti quando non incompatibili. Di con- seguenza il binomio cultura turismo non assume l’importanza che dovrebbe nel sistema economico, sociale, formativo, occupazionale e non ultimo sul rating as- segnato alla Sicilia in termini di sostenibilità delle aspettative di entrate nel bilan- cio della Regione e di ragionevole miglioramento della qualità della vita econo- mica e sociale degli abitanti. Guardare la Sicilia con gli occhi dell’Europa, intesa come entità finanziaria di poli- tiche comuni su scala nazionale e regionale, significa avere coscienza che la no- stra regione, nonostante i tre settennati ormai trascorsi di sostegno finanziario da parte del contribuente europeo, rimane tra le aree con un PIL inferiore al 75% della media della UE a 27. Se si tiene poi conto che l’allargamento ai paesi dell’est europeo ha contribuito ad abbassare tale media ci accorgiamo che nel corso degli ultimi venti anni, nonostante la disponibilità e l’impiego seppure par- ziale di risorse provenienti dal co-finanziamento europeo, la nostra regione ha accumulato ulteriori ritardi rispetto alle altre regioni italiane, già sviluppate o che sono passate nell’area transizione, sia anche rispetto all’intero quadro europeo dei Quindici. Nel capitolo Linee strategiche e programmatiche del governo , paragrafo Strategie e azioni per il rilancio del sistema produttivo del Documento di programmazione economico e finanziaria del quadriennio 2014/2017 della Regione Siciliana 9 turi- smo e beni culturali vengono indicati come < due grandi opportunità di sviluppo >.

9 Approvato dalla Giunta con deliberazione n.265 del 22 luglio 2013

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Il DPEF approvato dal governo regionale sostiene che le imprese turistiche devo- no essere considerate come soggetti privilegiati in grado di attrarre cospicui in- troiti dall'estero e che il settore del turismo necessita di essere riorganizzato te- nendo in debito conto, oltre ai fattori tecnici interni, la valorizzazione dei beni ar- tistici e culturali e l’ambito delle concessioni demaniali.

Continua il DPEF affermando che < Un ruolo fondamentale se non trainante per l’economia isolana è rappresentato dal c.d. turismo culturale, in evidente crisi dopo anni di staticità e mancata innovazione. Al fine quindi di promuovere la Sici- lia quale destinazione turistica di qualità saranno realizzate azioni in sinergia con l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, finalizzate alla costruzione di un’offerta turistica integrata, che valorizzi le risorse, naturali, paesaggistiche, cul- turali ed artistiche, come punti di forza per migliorare l’attrattività del territorio siciliano. In tale ambito verrà incentivata la riqualificazione degli eventi culturali, anche nei teatri antichi e nelle aree archeologiche, ottimizzando le risorse dispo- nibili attraverso scelte mirate e di merito, e rendendo complessivamente più

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competitiva l’offerta turistica, anche al fine di attrarre investimenti da circuiti esterni alla nostra economia >. A riguardo il DPEF 2014-2017 siciliano sostiene che < Le mutate condizioni eco- nomiche e strutturali devono indurre a una pianificazione strategica per la valo- rizzazione dei beni culturali: la creazione di flussi di utenza motivati dall’interesse alla fruizione del patrimonio culturale e l’attivazione, in risposta, di un’efficace policy basata su un’attenta valutazione costi-benefici >, e continua ricordando che . E ancora < Per un rilancio della fruizione dei beni culturali la debita attenzione deve essere prestata alle altre forme che, a vario titolo, interessano i beni cultura- li: turismo di prossimità, della terza età, devozionale, enogastronomico, ecoturi- smo. In questa direzione appare indispensabile integrare comparti, operatori e

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servizi offerti ai visitatori nel territorio di accoglienza. Si tratta quindi di orientare l’azione di programmazione verso processi inclusivi, di guisa che le risorse cultu- rali materiali ed immateriali possano costituire componente di redditività e con- cept strategico per lo sviluppo delle economie locali. In tali direzioni si orienterà soprattutto l’uso dei fondi europei, orientati verso l’innovazione tecnologica, che dovranno essere programmati sin dal 2014 >. Guardando ai dati provvisori dell’Osservatorio turistico della Regione, citati nel rapporto della Banca d’Italia sull’economia di Sicilia 10 nei primi sei mesi dello scorso anno i flussi turistici verso l’Isola sono aumentati. In particolare, in base ai risultati dell’indagine della Banca d’Italia sul turismo internazionale, è proseguito l’andamento crescente per la componente estera della domanda di servizi turi- stici: le presenze di stranieri sono incrementate rispetto al primo semestre del 2013 (10,8 per cento), soprattutto nelle strutture extra-alberghiere, e la spesa complessiva dei turisti stranieri ha consolidato la tendenza di crescita in atto dal 2011 (17,4 per cento). Ogni lettura basata su dati statistici va effettuata con debita attenzione anche perché quella delle cifre è una vera e propria giungla che non di rado viene tra- scritta in forme parziali per “sostenere” o “accompagnare” la tesi che si intende dimostrare. Ma un dato è comune tra tutti i report qualsiasi sia la fonte di provenienza, re- gionale o extra regionale, di matrice industriale o di studi economici: l’unico ele- mento non negativo dell’economia regionale appartiene al turismo e la compo- nente “culturale” è il punto di forza del settore. Per competere con successo nel mercato turistico internazionale, nell’oggi globalizzato, è necessario comprende- re la domanda ed offrire prodotti coerenti, tenendo conto che il consumo turisti- co ha inizio ben prima dell’atto della prenotazione e termina ben dopo il rientro a casa.

10 Presentato a Palermo nel novembre 2014

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Analisi che trovano un valido presupposto nelle considerazioni che costituiscono le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa relativamente ai principi europei della qualità del turismo nelle cui premesse si legge che in termini di contributo al PIL e all'occupazione, il turismo rappresenta la terza maggiore attività socioecono- mica dell'UE e che è uno dei pochi settori economici che, nonostante le difficoltà economiche e finanziarie, registra una crescita continua ed ha quindi notevoli potenzialità di contribuire a "Europa 2020", la strategia di crescita dell'Unione europea per un'economia europea intelligente, sostenibile e inclusiva. Serve dunque un piano strategico regionale e sub-regionale per permettere di recuperare competitività e di contribuire allo sviluppo dell’economia e alla crea- zione di nuovi posti di lavoro. Secondo alcune stime, assolutamente conservati- ve, le azioni sviluppate in base ad un piano nazionale possono tradursi in circa 30 miliardi di Euro di incremento del PIL del Paese e in 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Ma un piano da solo non basta. Serve un’innovazione di metodo attraverso l’individuazione di una direzione chiara nella cui direzione muoversi con un ap- proccio coordinato tra tutti gli attori coinvolti, condizione imprescindibile per operare efficacemente nel mercato globale.

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II.4 →IL QCS 2014-2020 – OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE

Il 29 ottobre 2014 la Commissione Europea (decisione CCI 2014IT16M8PA001) ha approvato l’Accordo di Partenariato presentato dall’Italia in via definitiva il 30 settembre 2014 per l’impiego dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi ESI) e della dotazione specifica per l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile in Italia per il periodo dall’1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2020. L’AdP CE-Italia è lo strumento quadro dal quale promanano e nel quale si do- vranno incardinare gli strumenti di programmazione regionale distinti tra quelle più sviluppate, c.d. competitività, e quelle meno sviluppate, c.d. convergenza tra le quali la Sicilia. L’accordo quadro tra la CE e ciascuno degli Stati sovrani che la compongono è sempre un documento complesso, e quello sulla programmazione d’impiego dei fondi di cofinanziamento europeo per il periodo 2014-2020 lo è in maniera parti- colare, soprattutto per l’Italia. Infatti il nostro Paese ancora una volta si propone di avviare la spesa di risorse provenienti dal fondo europeo mentre esce dalla programmazione precedente con risultati non proprio soddisfacenti, come dimostra l’ultimo monitoraggio del Dipartimento dello Sviluppo e della coesione economica pubblicato l’8 gennaio 2015. È attestato che alla scadenza del 31 dicembre 2014 la spesa dei Fondi Strutturali Europei portata a compimento dal nostro Paese ha raggiunto e superato i target comunitari, certificando importi superiori a 33 miliardi di euro, 1,9 miliardi in più dell’ammontare in scadenza. È attestato che fra gennaio e dicembre 2014 sono state certificate alla Commis- sione europea spese pari a circa 7,9 miliardi di euro, di cui circa un terzo erano a rischio disimpegno, con una accelerazione del ritmo di spesa necessaria a rag-

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giungere l’obiettivo del completo utilizzo delle risorse a disposizione dell’Italia per periodo di programmazione ormai prossimo alla conclusione. È attestato che l’obiettivo è stato raggiunto grazie alle misure specifiche messe in atto e ad un’azione congiunta tra le regioni con maggiori criticità, Calabria, Cam- pania e Sicilia, e le tre task force specificamente dedicate all’attuazione dei pro- grammi operativi. È accertato che nell’area della Convergenza il POR FESR Sicilia ha superato il tar- get assegnato dell’11,7% con certificazioni di spese pari a circa 2,5 miliardi di eu- ro. È accertato che nel complesso la spesa ha raggiunto il 70,7% degli importi dispo- nibili, ma anche che questo è un dato medio che mette a confronto il 77,9%, nel- le Regioni Competitività con il 67,3% delle regioni Convergenza, misurando una forbice di oltre il 10% che tuttavia non è sufficientemente indicativa dell’importo delle risorse non spese dalle regioni del nord e del centro rispetto al sud. Dei due programmi gestiti dalla Sicilia il FESR vede rispettivamente il mancato impegno di risorse per 1.895,1 MLN su una dotazione di 4.359,7 cioè il 43,5% dell’importo a disposizione, e per il FSE il mancato impegno di 388,0 MLN su una dotazione di 1.389,5 pari al 27,9%. Oltre 2 miliardi di euro che fanno parte della corsa nazionale a certificare alla Commissione europea i rimanenti 13,6 miliardi di euro sui 46,7 miliardi che erano complessivamente disponibili di cui tre quarti, per l’appunto, riguardano l’area della Convergenza. Se da una parte c’è un passato, recentissimo ma non solo, che testimonia una cronica e costante incapacità a spendere, dall’altra parte questa volta tocca fare i conti anche con un generale cambio di funzionamento del sistema di cofinanzia- mento per il settennio 2014-2020, come dice la stessa Europa nei documenti che accompagnano le politiche di programmazione, e tra queste quelle relative allo sviluppo urbano sostenibile.

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Scrive la CE che le città sono i motori dell’economia europea, i catalizzatori di creatività e innovazione dell’Unione e che il 68% circa della popolazione europea è concentrato in regioni o aree metropolitane le quali generano il 67% del PIL dell’intera Unione Europea. Al tempo stesso città e regioni/aree metropolitane sono i luoghi in cui sono più accentuati i problemi di disoccupazione, segregazio- ne e povertà. Nella vita urbana si intrecciano molteplici dimensioni –ambientale, economica, sociale e culturale– sicché uno sviluppo urbano positivo può essere conseguito solo attraverso un approccio integrato in cui il rinnovamento materiale urbano si coniughi con misure di promozione dell’istruzione, innovazione dei processi e delle tecnologie, sviluppo economico, di inclusione sociale, crescita culturale e protezione dell’ambiente. Intense e collaborazioni tra cittadini, società civile, economia locale e pubblica amministrazione costituiscono un prerequisito irrinunciabile per l’avvio del pro- cesso di rinnovamento, un approccio fondamentale viste le difficili sfide a cui og- gi sono chiamate le città europee che spaziano da specifici cambiamenti demo- grafici, tanto in crescita quanto in perdita, alle conseguenze della stagnazione economica in termini di creazione di posti di lavoro, progresso sociale e impatto dei cambiamenti climatici. Dai Regolamenti e dai documenti destinati a indirizzare la programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) nel periodo 2014-2020 viene fuori la chiara volontà da parte dell’Unione Europea di supportare lo sviluppo urbano so- stenibile con l’uso di due linee strategiche integrate principali: →concentrare le risorse in un’ottica integrata relativamente ad aree con pro- blematiche urbane specifiche → indirizzare i progetti per le aree urbane finanziati dal FESR a sostegno di misu- re correlate all’occupazione, all’istruzione, all’inclusione sociale e alla capacità istituzionale.

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II.4.1 →L’INVESTIMENTO TERRITORIALE INTEGRATO (ITI)

L’ITI è uno strumento per l’implementazione di strategie territoriali di tipo inte- grato. Non si tratta di un intervento né di una sub-priorità di un programma ope- rativo. Piuttosto, l’ITI consente agli Stati membri di implementare programmi operativi in modo trasversale e di attingere a fondi provenienti da diversi assi prioritari di uno o più programmi operativi per assicurare l’implementazione di una strategia integrata per un territorio specifico. Come tale, l’esistenza dell’ITI fornisce flessibilità agli Stati membri per quanto concerne la progettazione di programmi operativi e consente l’implementazione efficiente di azioni integrate mediante un finanziamento semplificato. È importante mettere in evidenza che gli Investimenti Territoriali Integrati pos- sono essere utilizzati in maniera efficiente se la specifica area geografica in que- stione possiede una strategia territoriale integrata e intersettoriale. Gli elementi chiave di un ITI sono i seguenti: 1.→Territorio designato e strategia di sviluppo territoriale integrata È essenziale predisporre, organizzare e progettare una strategia di sviluppo inte- grata e intersettoriale che si rivolga alle esigenze di evoluzione dell’area in que- stione. La strategia dovrebbe essere progettata in modo che le iniziative possano essere costruite sulle sinergie prodotte da un’implementazione coordinata. Qualsiasi area geografica con caratteristiche territoriali particolari può essere og- getto di un ITI, da quartieri urbani specifici con molteplici svantaggi al livello ur- bano, metropolitano, urbano-rurale, sub-regionale o interregionale. Un ITI può anche offrire iniziative integrate in unità con caratteristiche simili all’interno di una regione, anche se distanti dal punto di vista geografico (ad esempio, una rete di città di piccole o medie dimensioni). Non è obbligatorio che un ITI copra l’intero territorio di un’unità amministrativa. Inoltre, un ITI è adatto a offrire iniziative nel contesto della Cooperazione territo- riale europea (CTE). Ad esempio, in un contesto transfrontaliero gli Investimenti

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territoriali integrati possono essere utilizzati per implementare una strategia in- tegrata per lo sviluppo urbano in città transfrontaliere. 2.→Paccheo di iniziave da implementare Le iniziative da implementare mediante l’ITI dovranno contribuire agli obiettivi tematici dei rispettivi assi prioritari dei programmi operativi partecipanti, nonché agli obiettivi di sviluppo della strategia territoriale. Possono coinvolgere investimenti da parte del Fondo europeo di sviluppo regio- nale (FESR), del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo di coesione. Il finanzia- mento può essere integrato con il supporto del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Non è obbligatorio combinare tutti i Fondi in ogni ITI.

Tuttavia è consigliabile che un ITI metta insieme fondi diversi. La combinazione di investimenti fisici nelle infrastrutture da parte del FESR e investimenti nel capita- le umano da parte del FSE è particolarmente rilevante nell’ambito dello sviluppo urbano sostenibile.

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Un ITI può fornire sostegno non solo attraverso sovvenzioni ma anche tramite strumenti finanziari (articoli da 37 a 46 del regolamento 11 «disposizioni comuni») laddove appropriati per intraprendere le azioni definite nella strategia di svilup- po. Lo sviluppo locale di tipo partecipativo potrebbe essere un elemento da uti- lizzare per costruire l’implementazione di un ITI. L’ITI non pregiudica la modalità in cui vengono prese le decisioni relative agli in- vestimenti stessi, in quanto tale processo può essere dall’alto verso l’alto, dal basso verso l’alto o una combinazione dei due. Come tale, lo sviluppo locale di tipo partecipativo può essere, ad esempio, una componente di una strategia ur- bana integrata implementata mediante un ITI. Oltre agli investimenti che supportano una strategia di sviluppo locale mediante un ITI, anche altre iniziative rivolte alla stessa area possono essere finanziate mediante gli assi prioritari di un programma o più programmi operativi che non partecipano al finanziamento dell’ITI. Molte delle priorità di investimento nella proposta possono contribuire in maniera diretta allo sviluppo dell’area geografi- ca in questione e non c’è obbligo di implementarle tutte mediante tale strumen- to. Tuttavia, è auspicabile che gli investimenti settoriali nell’area in questione siano incorporati e allineati con le strategie territoriali integrate per lo sviluppo. 3.→Accordi di governance per gesre l’ITI L’autorità di gestione del programma operativo ha la responsabilità ultima della gestione e dell’implementazione delle operazioni di un ITI. Tuttavia, può designa- re organismi intermediari, inclusi autorità locali, organismi di sviluppo regionale oppure organizzazioni non governative per adempiere ad alcune o a tutte le atti- vità di gestione e implementazione. La forma e il livello della delega di gestione dell’ITI possono variare a seconda delle modalità amministrative dello Stato membro o della regione. Nel caso in cui l’ITI attui azioni integrate per lo sviluppo

11 Regolamento UE n.1303/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013, recante un Codice di condotta sul partenariato nell’ambito dei fondi strutturali e di investimento europei, pubblicato sulla GUCE L347 del 20 dicembre 2013

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urbano sostenibile (articolo 7 del regolamento 12 concernete il FESR), è obbligato- rio delegare alle autorità urbane almeno quelle attività che riguardano la sele- zione dell’operazione. Un ITI può sostenere qualsiasi operazione che corrisponda alle priorità di inve- stimento degli assi prioritari partecipanti. Le disposizioni riguardanti l’ITI offrono diversi potenziali vantaggi: ⇒L’ITI, come strumento che promuove l’uso integrato di fondi, ha la potenzialità di portare a un risultato globale migliore a parità di importo dell’investimento pubblico. ⇒L’eventuale delega di gestione degli ITI dà potere agli attori sub-regionali (sog- getti coinvolti a livello locale/urbano), assicurando il loro coinvolgimento e l’assunzione delle responsabilità relative alla preparazione e all’attuazione del programma. ⇒Poiché un ITI avrà flussi di fondi assicurati all’inizio, ci sarà una maggiore cer- tezza per quanto riguarda i fondi destinati a iniziative integrate. ⇒L’ITI è uno strumento concepito per un approccio allo sviluppo basato sul terri- torio, che può aiutare a sbloccare il potenziale non pienamente sfruttato a livello locale e regionale.

II.4.2 →IL GRANDE PROGETTO

Il Grande Progetto è un'operazione comprendente una serie di opere, attività o servizi in sé intesa a realizzare un'azione indivisibile di precisa natura economica o tecnica, che ha finalità chiaramente identificate e per la quale il costo ammissi- bile complessivo superi i 50MLN di euro e, nel caso di operazioni che contribui- scono all'obiettivo tematico OT 7 < promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete >, qualora il costo

12 Regolamento UE n.1301/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni specifiche concernenti l’obiettivo “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione”, pubblicato sulla GUCE L347 del 20 dicembre 2013, pag.289 e segg.

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ammissibile complessivo superi i 75MLN di euro (articolo 100 del regolamento UE 1303/2013). Il sistema Grande Progetto non è una novità della programmazione 2014-2020 in quanto già previsto nel precedente settennio e che vede tutt’ora in Pompei il più noto e il più grande dei progetti, almeno dal punto di vista della visibilità naziona- le e internazionale. Il PO-FESR Sicilia 2007-2013 ha visto 12 Grandi Progetti che hanno riguardato gli Assi 1 e 2 con interventi nel settore ferroviario e stradale, della logistica, del tra- sporto pubblico, dell’infrastrutturazione tecnologica, nel settore idrico e anche sanitario. La considerazione n. 92 del preambolo del sopra richiamato regolamento UE 1303/2013 ricorda che i grandi progetti rappresentano una quota considerevole della spesa dell'unione e spesso rivestono un'importanza strategica in relazione al raggiungimento degli obiettivi dell'unione per una crescita intelligente, soste- nibile e inclusiva. Per significare l’importanza rivestita dal Grande Progetto nel quadro della pro- grammazione di sostegno comunitario 2014-2020 la Commissione Europea è in- tervenuta con il regolamento 480/2014 del 3 marzo 2014 13 , capo III, artt. 21 e 22, nel quale ha specificato i requisiti e la qualità richiesta ai progetti e stabilito le di- sposizioni integrative della parte III del Regolamento UE n. 1303/2013, applicabili al FESR e al fondo di coesione per quanto riguarda la metodologia da impiegare per l'esecuzione dell'analisi della qualità dei grandi progetti. A quello si aggiunge il Regolamento n.1011/2014 del 22 settembre 2014 14 con il quale la Commissione Europea ha determinato, tra gli altri, anche i modelli da impiegare dalla presentazione alla certificazione della spesa di un Grande Proget- to.

13 Guce L138 del 13 maggio 2014 14 Guce L286 del 30 settembre 2014

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Altre regioni hanno già programmato Grandi Progetti, ad esempio la Regione Campania per il Porto di Napoli 15, o la Regione Lazio con 45 proposte sistemati- che.16. E non si può non gettare uno sguardo proprio ai processi di redazione e approva- zione dei PO delle regioni italiane che registrano l’approvazione da parte della CE dei Piani Operativi Regionali (POR) del Fondo Sociale Europeo (FESR) varati da 9 Regioni italiane (Valle d’Aosta , Piemonte , Lombardia , Liguria , Emilia Romagna , Toscana , Umbria , Marche , Lazio) e dalle due Province autonome di Trento e Bol- zano. Un processo che registra il ritardo delle regioni del sud, proprio quelle che hanno maggiore necessità di accedere e impiegare le risorse del co- finanziamento.

15 http://porfesr.regione.campania.it/it/news/primo-piano/grande-progetto-porto-di-napoli-approvata-la- spesa-di-154-milioni-di-euro-di-cui-115-di-quota-fesr-per-migliorare-la-sicurezza-e-la-qualita- ambientale?page=2 16 http://www.lazioeuropa.it/45_progetti_per_il_lazio-3/

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II.5 →L’INDUSTRIA CROCIERISTICA

La comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al co- mitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni, COM(2014) 86/Final sulla strategia europea per una maggiore crescita e occupazione nel tu- rismo costiero e marittimo, sostiene che il turismo rappresenta indubbiamente un'attività economica importante, soprattutto in molte regioni marittime e co- stiere; che nel 2010 17 la Commissione aveva preannunciato una strategia per un turismo costiero e marittimo sostenibile che ha incontrato il favore di Parlamen- to europeo, Consiglio, Comitato delle regioni e Comitato economico e sociale eu- ropeo; che una consultazione pubblica condotta nel 2012 18 ha offerto un fonda- mento solido ad un'iniziativa specifica dell'UE; che la comunicazione del 2012 sul- la "crescita blu" 19 ha annoverato il turismo costiero e marittimo fra i cinque set- tori di intervento prioritario che guardano alla crescita sostenibile e alla creazio- ne di occupazione nell'economia blu; che nel 2012 il solo turismo croceristico ha generato un fatturato diretto di 15,5 miliardi di euro e ha dato occupazione a 330.000 persone; che i passeggeri nei porti europei sono stati 29,3 milioni, con un incremento del 75% rispetto al 2006; che la fascia costiera è importante per la crescita e l'occupazione, in particolare tra i giovani poiché il 45% degli occupati nel turismo è composto da persone di età compresa fra i 16 e i 35 anni 20 . In poco meno di trent’anni la vacanza crocieristica ha subito una profonda tra- sformazione, passando da genere di lusso a prodotto di massa. La dinamica è stata fortemente trainata dai soggetti protagonisti del settore, le Compagnie di Crociera, che hanno saputo attuare una costante profilazione sui vari segmenti del mercato, consentendo anche alle famiglie e ai giovani di acce-

17 COM(2010) 352 def. - Rientrano in questa tipologia il turismo marino e balneare, le crociere, il diportismo e le collegate attività a terra. 18 http://ec.europa.eu/dgs/maritimeaffairs_fisheries/consultations/tourism/index_en.htm 19 COM(2012) 494 final 20 Banca dati EUROSTAT (2012) — Occupati per fascia di età (NACE Rev. 2) — http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/statistics/search_database# .

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dere a questo mercato; poi praticando la ricerca di nuove destinazioni e di nuove nicchie, in modo da stimolare una domanda sempre maggiore. Il tutto con navi sempre più grandi e “rivolte su se stesse”, perché il vero business in questa fase consiste nel massimizzare il tempo di permanenza e la spesa a bordo dei crocieri- sti.

Ma navi che devono giocoforza attraccare in porti sempre più somiglianti a ter- minali container, realizzati a colpi di investimenti pubblici ingentissimi da parte delle Autorità Portuali in competizione tra di loro, in un quadro nazionale di rife- rimento per il quale si aspetta da tempo una riforma generale la emanazione, annunciata per l’inizio di marzo 2015 è stata rinviata ulteriormente. Porti ormai dotati di banchine lunghe chilometri (a Civitavecchia si parla di 3.000 metri, con la possibilità di accosto contemporaneo di 10 navi) per consentire l’attracco di molti giganti del mare contemporaneamente, con enormi piazzali per contenere le centinaia di pullman necessari alle escursioni, svincoli autostra- dali agevoli per portare nel minor tempo possibile gli escursionisti nelle città d’arte o comunque nei centri urbani laddove città e porto d’attracco non coinci- dono.

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Ragionando di politiche per migliorare l’impatto del settore in rapporto al turi- smo e alla fruizione di siti e beni culturali, appare piuttosto evidente che un pae- se come l’Italia abbia tutte le risorse e le potenzialità per accogliere milioni di viaggiatori anche a dormire e mangiare o fare escursioni e shopping, in aggiunta alla banchine per l’attracco. In questa direzione si sono mosse e si stanno orga- nizzando le realtà portuali e le Amministrazioni locali più attente, cercando di va- lorizzare il proprio ruolo di home port, e di massimizzare la spesa dei crocieristi sul territorio.

II.5 1 →CROCIERISMO ED ECONOMIA LOCALE

Tra gli studi condotti e pubblicati da svariati istituti interessati alla conoscenza del fenomeno crocierismo in relazione ai territori beneficianti quello della Came- ra di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Livorno 21 è particolar- mente interessante e sufficientemente completo per quanto riguarda i temi dell’apporto economico prodotto dagli utenti di ogni attracco, individuato nella spesa dei crocieristi, dei membri dell’equipaggio, della compagnia di crociera. CLIA Europe (Cruise Lines International Association), la rappresentanza europea dell'associazione mondiale delle principali compagnie di crociera ed ora estesa al più ampio insieme di operatori del comparto, da anni raccoglie informazioni sul comportamento di spesa dei crocieristi. Le ultime rilevazioni hanno fatto emer- gere, nei porti europei, una spesa complessiva per i crocieristi pari a 350 miliardi di euro, il 22,5% sul totale delle spese del comparto nel 2012, l’ultimo valore di- sponibile. Più in dettaglio i crocieristi hanno speso 169 miliardi di euro in imbarco/sbarco e comprendono, tra le altre voci, le spese di spostamento per raggiungere il porto da cui inizia la propria crociera. Altri 181 miliardi sono stati spesi dai crocieristi in transito per voci quali ristorazione, visita della città e merchandising (con una

21 La rilevanza e gli impatti economici dell’attività crocieristica per il territorio livornese, CCIAA-LI, 2014

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crescita del 5,2% sull’anno precedente). Ripartendo tale valore per il numero dei movimenti è possibile far emergere una coppia di importi medi per crocierista a seconda della tipologia: 77 euro per i turisti in fase di imbarco o sbarco (valore che esclude le spese di volo aereo nel caso di fly&cruise che possono risultare fuorvianti nel confronto), e 62 euro, leggermente inferiore, per i crocieristi in transito.

CLIA ha registrato valori simili riferiti a passeggeri che si imbarcano o sbarcano nei porti USA: una spesa media di circa 86 dollari per i crocieristi in imbarco escludendo eventuali spese di pernottamento (il valore sale infatti a 186 dollari circa qualora si arrivi e ci si fermi la notte prima di partire), e circa 89 dollari per crocieristi in transito. Con analoghe modalità di rilevazione, un’altra indagine realizzata nei Caraibi rile- va come la spesa media dei crocieristi sale a 113 dollari nei porti di imbar- co/sbarco mentre scende, rispetto ai porti statunitensi, a 70 dollari per chi è in transito. Proprio su quest’ultima elaborazione è interessante osservare un confronto tra due indagini realizzate in periodi diversi in 20 destinazioni caraibiche: la spesa complessiva di chi sbarca a terra appare cresciuta tra il 2009 ed il 2012 del 16%, frutto però di un aumento (18%) del numero delle visite là dove invece il valore pro capite è sceso leggermente dell’1,7%.

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La stessa metodologia applicata in contesti diversi permette dunque di cogliere come il fenomeno crocieristico possa esprimere diverse intensità di relazione economica con il territorio. Passando all’area mediterranea, è possibile ricordare alcune indagini su Venezia, tra cui uno studio del 2005 realizzato da Risposte Turismo su incarico della socie- tà terminalista che fece emergere un valore pari a 107 euro pro capite, che rag- giungeva i 175 tenendo conto del numero di giorni (permanenza media) che me- diamente ogni crocierista passa in città (includendo dunque anche le voci di spe- sa di coloro che – in numero non trascurabile – decidevano di trascorrere almeno una notte prima o dopo la crociera). È evidente come questo tipo di valori venga influenzato tanto dall'essere lo scalo di Venezia home port o porto di transito, quanto dall'appeal turistico della destinazione. Spostando l’attenzione sul Medi- terraneo occidentale nel 2009 è stata effettuata da parte dell’amministrazione delle Isole Baleari un’indagine sull’impatto del turismo nell’area in cui il turismo crocieristico ha una sua rilevanza con il porto di Palma de Mallorca. L’indagine condotta fece emergere un valore di spesa media di un turista di una nave da crociera a terra pari a 62,50 euro. Tra gli altri approfondimenti nell’area sulla spesa dei crocieristi è possibile citare quello eseguito nel 2012 nel porto di Genova da un gruppo di lavoro della locale Facoltà di Economia dell’Università degli Studi. Sebbene limitato ai crocieristi a bordo di navi Royal Caribbean Cruise Line in scalo, è emersa una spesa media di 85 euro pro capite per i turisti in imbarco, che sale a 194 euro qualora il crocieri- sta pernotti la notte antecedente la partenza. Per quanto riguarda i crocieristi in transito questi vengono suddivisi tra i cosid- detti “transiti liberi” e coloro che procedono in escursione organizzata. Per i primi, che visitano la città in modo indipendente, ovvero senza acquistare l’escursione dalla compagnia di crociera, il valore di spesa media è risultato pari a 40 euro.

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Chi invece sceglie l’escursione organizzata, oltre a quanto speso per acquistarla (di cui una parte viene riconosciuta dalla compagnia al territorio tramite i tour operator), destinava ad acquisti vari un’ulteriore somma pari a 25 euro. Com- plessivamente ogni toccata della Mariner of the Seas, la nave RCCL le cui toccate a Genova sono state indagate nel 2012 da questo lavoro, ha implicato una spesa diretta dei croceristi di oltre 110.000 euro. Un’analoga indagine realizzata per di- verse stagioni direttamente da Stazioni Marittime, la società che gestisce il traffi- co crocieristico di Genova, ha invece fatto emergere un valore decisamente più contenuto. Nell’ultimo anno di rilevazione (il 2010) il valore medio registrato è stato pari a 26 euro.

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Più in dettaglio le voci medie di spesa sono relative a visite e svago (14,40 euro), shopping (2,52 euro), souvenir (3,48 euro), ristorazione (2,96 euro) e altre spese (2,64 euro), queste ultime per lo più riconducibili alle spese di trasporto in città. Sempre nel 2010 anche Cagliari è stata oggetto di un’indagine sulla spesa ed il comportamento dei crocieristi. Dopo una prima analisi demografica su età e provenienza dei passeggeri delle navi, si è passati ad analizzare l’oggetto della visita a terra e le scelte di consumo durante la stessa, per poi valutare la soddisfazione percepita dopo l’escursione confrontandola con le aspettative che i crocieristi avevano prima di sbarcare. Da questa indagine è emerso che mediamente un turista proveniente da una na- ve ha speso nel capoluogo sardo 89,60 euro, dei quali la parte principale era da attribuire alla ristorazione (28,60 euro). La seconda delle macro-voci di spesa è riferita alla discesa degli equipaggi a terra. Anche i membri dell’equipaggio, infatti, durante le soste della nave hanno la pos- sibilità di scendere a terra ed acquistare beni e servizi. Sono esigenze in parte si- mili a quelle dei crocieristi, in parte completamente diverse e relative ai bisogni che può avere chi sta per mesi lontano da casa per lavoro. Si pensi ad esempio ai servizi bancari per poter inviare lo stipendio in molti casi ricevuto all’interno della nave al paese di origine, o ai servizi di comunicazione a causa dell’elevato costo che questi hanno a bordo. Alcuni acquisti sono peraltro riferibili a cibi etnici spes- so difficilmente reperibili a bordo e iniziano a diffondersi, in numerosi porti, ini- ziative volte proprio a cogliere la crew quale utenza potenziale. In tal senso, pur nella consapevolezza che Livorno (così come Messina) non sia un porto di imbar- co e sbarco ma che, comunque, possa contare su un elevato numero di ore di permanenza delle navi, gli equipaggi concorrono anch’essi agli impatti economici complessivi. Per stimare i valori di spesa è possibile considerare come il rapporto tra passeg- geri e membri dell’equipaggio vari a seconda della tipologia di compagnia. Per le

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navi dagli standard più alti, spesso non di grande dimensione, il rapporto arriva addirittura a 1:1, mentre nelle navi più grandi si attivano importanti economie di scala che fanno sì che ci sia, come media tra compagnie, un membro dell’equipaggio ogni 3 passeggeri. Nella tabella che segue vengono mostrati i valori di rapporto equipag- gio/passeggeri di alcune navi che hanno scalato a Livorno nel 2013 ed il totale passeggeri e crew delle navi analizzate.

Dai dati forniti dall’ultimo report CLIA Europe emerge un valore medio di spesa a terra della crew pari 21,31 euro per un totale di 130 milioni di spesa totali effet- tuati dai 6,1 milioni di membri dell’equipaggio sbarcati a terra durante tutti gli itinerari crocieristici in Europa nel 2012. Si tratta di persone che non stanno facendo turismo ma che comunque, scen- dendo a terra, possono effettuare degli acquisti. In maniera analoga ai turisti, la ristorazione e l’abbigliamento sono tra le voci che concorrono in maniera maggiore alla spesa totale. Ad avvalorare la peculiarità di questi valori rispetto a quelli dei turisti si nota come vi sia una netta differenza nella spesa per l’artigianato locale, che rappresenta una voce decisamente mar- ginale per i membri dell’equipaggio.

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A differenza dei crocieristi vi è poi una voce che riguarda esclusivamente la crew, ossia le spese per internet e telefonia, essendo persone che lavorando a bordo di una nave in continuo spostamento si trovano per lunghi periodi lontani da casa ed approfittano delle toccate per comunicare con le famiglie ed i luoghi di resi- denza abituale evitando i costi decisamente rilevanti che sarebbero costretti a pagare qualora utilizzassero i servizi satellitari disponibili a bordo.

II.5.2 →ANDAMENTO DEL CROCIERISMO

I dati degli ultimi 20 (1194-2013) anni mostrano un’evoluzione della domanda mondiale con un rallentamento fisiologico della curva di crescita del volume di traffico sul totale mondiale effettivo.

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La ripartizione del traffico crocieristico nazionale su scala regionale assegna alla Sicilia una quinta posizione con oltre 1,2 milioni di passeggeri e 778 toccate nel 2013 con un incremento del 4,4% rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2014 questi dati hanno subito una contrazione non per assenza di politiche centrali ma per fattori contingenti che hanno determinato uno sposta- mento percentuale degli approdi verso la parte orientale del Mediterraneo euro- peo, tenendo tuttavia presente che il fenomeno complessivamente rimane in crescita.

La distribuzione del traffico crocieristico elaborata sui porti italiani vede i tre principali scali siciliani occupare l’ottavo (Messina), il nono (Palermo) e il decimo (Catania) posto della graduatoria indipendentemente dal numero di toccate. Tra il 2004 e il 2013 i porti italiani sono cresciuti con indici positivi, anche a due e tre cifre. Tra il 2012 e il 2013 si è registrato qualche indice negativo, come Livor- no, che ha segnato un -29% ampiamente compensato dall’incremento assai signi-

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ficativo di LaSpezia (+385%) dovuto alla politica di espansione messa a segno dal comitato portuale ─che ha visto bene nel ritenere il proprio scalo più prossimo a Pisa e Lucca─ e Catania che ha fatto registrare un -20% anche in questo caso compensato ampiamente dalla crescita dei maggiori scali dell’isola che hanno re- gistrato un +14% a Messina e un +16% a Palermo. Gli scali di Napoli, Bari, e An- cona hanno registrato contrazioni di piccola entità comprese tra l’1 e il 4%.

II.5.3 →PROSPETTIVE DEL CROCIERISMO

L’inserimento di nuove navi ogni anno, caratterizzate da maggiore tonnellaggio e maggiore capacità di trasporto sia di passeggeri che di equipaggio, porta a regi- strare una crescita complessiva dell’1,9% tra il 2012 e il 2013 raggiungendo il va- lore di oltre 21,7 milioni di passeggeri alla fine del 2014. Una crescita inequivocabilmente certificata dai numeri e dai piani industriali e imprenditoriali dei maggiori vettori del crocierismo mondiale.

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Il piano industriale di MSC, presentato il 18 febbraio di quest’anno insieme ai dati della compagnia che nel 2014 ha raggiunto 1,7 milioni di ospiti con una crescita del 10% rispetto al 2013 e che prevede la costruzione di sette nuove navi, da qui al 2022, con le prime due in consegna nel 2017. Un piano di 5,2 miliardi di euro corrispondente alla crescita del 100% della capacità fino a 3,2 milioni di passeg- geri. La Carnival ha in costruzione due nuove unità della flotta: una avrà 133.500 ton- nellate di stazza lorda, una capacità di 3.954 passeggeri ed entrerà in servizio nel- la primavera 2018, la seconda avrà invece una stazza lorda di 99.500 tonnellate, potrà ospitare a bordo 2.650 passeggeri, e sarà consegnata nell’autunno del 2018. Nel mese di febbraio di quest’anno la P&O ha varato “Britannia”, unità di 144.000 tonnellate di stazza lorda, 330 metri di lunghezza e 38 di larghezza, con 1.837 cabine e la capacità di ospitare a bordo 4.324 passeggeri, per un totale di oltre 5.700 persone, compreso l’equipaggio. Si tratta di un indicatore indiscusso dello stato di salute e di crescita continua e lineare del crocierismo su scala mondiale misurato sui dati della cantieristica. Nel 2014 gli ordini di navi da crociera sono praticamente raddoppiati rispetto al 2013 22 , un dato che oltre a segnalare le ricadute positive sul mercato industriale italiano e la leadeship a scala mondiale porta a 35 il numero delle navi da crocie- ra attualmente in ordine nel mondo entro il 2020-2022. Dati che rappresentano e garantiscono che l’industria del crocierismo è una real- tà in crescita e che compagnie e investitori sono già impegnati in un programma ventennale di acquisizione di fasce ampie di nuovo turismo e di ristrutturazione di quello storico. Una potenzialità che non riguarda soltanto il Mediterraneo ma che trova nel ma- re nostrum una destinazione significativa degli investimenti turistici sostenuti da

22 Fonte: ilsole24ore, Impresa&Territori, 22 febbraio 2015, Le crociere spingono la cantieristica, di Raoul de Forcade

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tour operator mondiali, con garanzia per quei programmi di crescita sostenibile dei territori che puntano significativamente o anche parzialmente sull’apporto del crocierismo alle politiche locali di sviluppo e occupazione, con o senza il so- stegno delle politiche europee di finanziamento.

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III.1 →MESSINA

III.1.1 →GENERALITÀ

Messina, metropolitana ex DPRS 10 agosto 1995 in applicazione dell’art.20 della legge regionale 9/1986, è città che vive una profonda crisi economica e sociale ancorata ad una significativa perdita di identità. L’ultima annuale classifica del sole24ore sulla qualità della vita nelle città italiane la colloca al 94mo posto segnando una retrocessione di ulteriori tre punti rispet- to all’anno precedente che corrisponde alla poco onorevole posizione che occu- pava nel 2010 ma che è segnatamente inferiore, e non di poco, all’82ma posizio- ne del 2008 o all’83ma del 2005. Un giudizio tutt’altro che positivo nel corpo del quale spiccano le valutazioni sul tenore di vita (106/107), sul tasso di migrazione (106/107), sullo smaltimento di cause civili (104/107) e su affari e lavoro (94/107). Una situazione comune a molte città del mezzogiorno d’Italia che nella città dello Stretto è particolarmente gravata dalla struttura economica che la vede, insieme alla sua provincia, nella parte alta della classifica dei territori che hanno sofferto maggiormente la crisi economica nazionale e continentale collocandoci in un po- co onorevole ottavo posto rispetto all’intero territorio nazionale e al primo nella nostra regione. Soprattutto disoccupazione per perdita del posto di lavoro e assenza di offerta che registra una percentuale del 24,9% che la colloca all’undicesimo posto tra i comuni della provincia, oltre la media regionale (21,0%) e notevolmente al di so- pra della media nazionale (12,2%). Per comprendere la gravità della crisi basta considerare che nel 2007 il tasso di disoccupazione provinciale era del 10,4%, ben al di sotto di quello attuale. Se ci riferiamo alla fascia giovanile, tra 15 e 29 anni d’età, il tasso di disoccupazione sale al 51,0% a fronte di una media regiona-

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le del 46,0% e nazionale del 29,6%. Riferendoci ancora al 2007 il tasso di disoc- cupazione giovanile di pari fascia era del 24,9% 23 . Numeri che stigmatizzano una crisi violenta e veloce che ha determinato una considerevole perdita di ricchezza ma soprattutto di prospettive di mantenimen- to dell’equilibrio sociale urbano con il superamento della soglia di povertà per le fasce più deboli, un forte impoverimento di quelle medie ed una generale con- trazione della disponibilità e circolazione di moneta. Questo studio non ha il compito di effettuare un focus complessivo sullo stato di salute delle componenti economiche, sociali, culturali e delle dinamiche che mi- surano la ricchezza di un territorio, dall’indice di nascita/mortalità delle imprese ai tempi di solvibilità dei crediti, dal tasso di migrazione intellettuale a quello che misura l’economia al nero. Ciò che qui importa sottolineare è che Messina vive uno dei momenti più difficili della storia urbana contemporanea e che tale consi- derazione non è di scarso rilievo se si considera che in poco più di cento anni la città ha subito la totale devastazione del 1908 e il martirio materiale e civile do- vuto ai bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale. Eventi tragici oc- corsi a una città che, nel primo ma anche nel secondo caso, viveva una vita eco- nomica, sociale e culturale di tutto rispetto in confronto al quadro nazionale e certamente di primo livello su scala regionale. Ogni città riparte dal proprio territorio, dalla propria economia e dalla vocazione che ne ha caratterizzato la crescita nel corso del tempo. Dall’Unità d’Italia il territorio urbano e periurbano di Messina, compresso tra i monti e il mare, non ha mai vissuto di economia primaria; l’industria, formata da PMI, è stata caratterizzata prevalentemente dalla cantieristica navale che ha avuto punte di eccellenza internazionale ma che non ha retto la concor- renza del mercato globale e che non è riuscita a trattenere le specificità che la

23 Fonte Istat

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caratterizzavano. Commercio e terziario, che hanno visto tempi ricchi e fiorenti di import-export, sono oggi di scala locale.

III.1.2→ CITTÀ – PORTO - ZONA FALCATA

Genesi e sviluppo urbano della zona falcata sono legati a doppio filo con la storia della città, tuttavia ciò che maggiormente interessa a questo studio è compren- dere quali fattori abbiano inciso e continuano a incidere sullo stato dei luoghi. Il passaggio dallo stato borbonico all’unità d’Italia ha segnato una linea di demar- cazione significativa sul futuro della zona falcata separandola dall’uso storico e monumentale, militare, civile e religioso che l’aveva caratterizzata fino a quel punto, consegnandola allo stato di fatto che interessa questo studio.

La pianta che fotografa lo stato della città dopo l’unità d’Italia e prima del terre- moto del 1908 mostra che la zona falcata è caratterizzata principalmente dalla presenza della Cittadella che oltre ad essere il complesso edilizio più grande ed esteso di Messina aveva determinato la separazione fisica e funzionale tra la città e la restante parte della penisola. Su questa spiccano il forte del SS.Salvatore,

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realizzato in epoca carloquintiana su progetto di Ferramolino da , la Lan- terna di S.Raineri, realizzata su disegno di Giovanangelo Montorsoli e il lazzaretto sporgente verso la concavità del porto. In direzione sud dalla Cittadella verso la foce del torrente Portalegni è visibile buona parte del baluardo DonBlasco e del muraglione di difesa che in precedenza formava un unicum con il baluardo S.Giorgio. Gli esiti della spedizione dei Mille hanno svuotato di significato la Cittadella come massima fortificazione urbana e aperto la possibilità di accesso alla parte restan- te della falce. Da quel momento le aree già occupate dai militari a nord e a sud della Cittadella si trasformano progressivamente in un quartiere industriale e commerciale costituito da officine e da grandi magazzini di carbone, petrolio ed altre merci togliendo a quell’area l’identità e consegnandola alla marginalità. Alcuni degli interventi occorsi in più di 150 anni hanno assunto una configurazio- ne che permane ancora oggi. Nel 1863 la cittadinanza abbatte parte del bastione Norimberga della Cittadella per avere libero accesso nella penisola di S. Raineri nello stesso anno viene avvia- to l’appalto per la realizzazione del primo bacino di carenaggio, dando anche il via alla realizzazione della strada che a partire dal 1871 taglierà in due parti la Cittadella, mentre i locali dell’ex Lazzaretto vengono destinati a docks (scalo e deposito merci). Il 1° novembre 1899 viene inaugurata la Stazione dei ferry boat, anche questa con demolizione di parti della Cittadella; nel 1916 vengono realiz- zati gli edifici dell’Istituto Talassografico; all’inizio del 1918, la ditta Cassaro im- pianta; nel 1919 fu varato un nuovo Piano Regolatore del Porto; nello stesso an- no il Ministero delle Finanze concede per 30 anni alla Società Anonima Italo Americana Petroli (SIAP, poi SIAP ESSO, poi ESSO Standard Italiana, poi Eurobun- ker), 18.000mq per deposito di petrolio, benzina e affini; ancora nel 1919 fu isti- tuito l’Ente Autonomo Portuale di Messina; nel 1931 la legge 866 inserì la zona falcata fra quelle militarmente importanti; nel 1942 il Comune procedette al tra-

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sferimento del Cimitero acattolico in una speciale sezione del Gran Camposanto; nel giugno 1943, i bombardamenti danneggiarono la Cittadella, sede di batterie antiaeree, nel 1949 la SIAP ESSO realizza e mette in esercizio l’oleodotto interra- to fra il deposito costiero e lo sporgente Libia; nel 1951 la legge n. 191 istituì l’Ente per la Amministrazione e la Gestione del Punto Franco di Messina e scio- gliendo l’Ente Autonomo Portuale; nel 1953 il Presidente della Regione costituì l’Ente istituito dalla legge n. 191 del 15 marzo 1951, ribadendo però la denomi- nazione di Ente Autonomo Portuale di Messina; nel 1956 i cantieri navali Rodri- quez varano il primo aliscafo; alla fine degli anni Cinquanta la Società Anonima “Cantiere Navale Zancla” per eseguire la nave Saint Louis ritenne erroneamente necessario lo smontaggio della Porta Grazia, che nel 1961 viene rimontata a Piaz- za Casa Pia; nel 1972, all’interno della Cittadella, il Comune di Messina realizza l’inceneritore per rifiuti solidi urbani che nel 1999 sarà dichiarato abusivo e dal 2000 sottoposto a procedimento di demolizione ancora non concluso; a partire dal 1997 la Marina Militare procede al declassamento dell’Arsenale e del Coma- do della Base navale; nel 2003 i cantieri navali Smeb cessano per fallimento e chiudono le società Eurobunker e Degassifica.

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III.1.3 →PORTO E CROCIERISMO

Nell’ultimo ventennio il porto di Messina ha visto crescere la presenza di scali crocieristici fino al mezzo milione di passeggeri del 2011 e del 2013, registrando per l’anno 2014 una contrazione significativa non per assenza di politiche di ge- stione ma per la concorrenza di altri scali del mediterraneo che hanno attirato gli armatori con offerte più ricche. Il crocierismo è una realtà presente, che va recu- perata e potenziata al massimo, ma che da sola non può incidere significativa- mente e stabilmente sul tessuto economico e sociale della città e dell’hinterland. Non solo il crocierismo bensì l’intera vocazione portuale deve tornare ad essere una realtà centrale nella struttura produttiva della città.

Nell’ultimo decennio il porto di Messina ha visto crescere la presenza di scali cro- cieristici fino al mezzo milione di passeggeri del 2013, passando da poco meno di 27.000 crocieristi del 1995 a poco più di 500.000 nel 2011, e dopo una piccola flessione nel 2012 l’ulteriore crescita del 2013 con 501.316 turisti che hanno toc- cato terra nella città dello stretto. Il fenomeno crocieristico, seppur associabile in prima battuta ad una delle forme di vacanza e divertimento che coinvolge destinazioni turistiche, può essere letto

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quale attivatore economico in grado di riflettersi su numerose attività e settori generando ricadute economiche (ed occupazionali) a beneficio delle imprese e delle comunità dei territori che da esso vengono interessati. In Italia la crocieri- stica è un comparto che ha saputo crescere ed affermarsi grazie alle scelte e al lavoro di un’ampia varietà di attori, tra cui le compagnie di crociera, i porti e le destinazioni. Il porto di Messina, quanto a dati di traffico, spicca nell’ultimo decennio nel con- testo nazionale e mediterraneo della produzione crocieristica.

La città dello Stretto è infatti stabilmente presente all’interno della geografia dei principali porti crocieristici europei (nei primi quindici per traffico movimentato fino al 2012) forte della sua localizzazione nella parte più centrale del bacino me- diterraneo, tra le principali aree della crocieristica mondiale, così come – tra le numerose motivazioni che condizionano le scelte di itinerario degli armatori – per il fatto di rappresentare la porta d’accesso per la scoperta della Sicilia orien- tale tra e le Isole Eolie: un’area a forte vocazione ed appeal turistico in- ternazionale sia dal punto di vista paesaggistico che artistico-culturale.

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L’economia messinese è stata storicamente caratterizzata dalla presenza e dalle opportunità legate al mare: dalla cantieristica ai trasporti, dal turismo balneare alla pesca al pescespada, a cui era associata una filiera produttiva che a monte di ciascuno di questi settori forniva beni e servizi funzionali alla composizione del prodotto finale, coinvolgendo aziende che magari non avevano riferimento diret- to, nel loro core business, al mare.

III.1.4 →TURISMO URBANO E INCIDENZA DEL CROCIERISMO

I dati sui flussi turistici in Sicilia nel 2013 comunicati dal dipartimento regionale del turismo pongono la provincia di Messina al secondo posto per numero di ar- rivi e prima come numero di presenze con una variazione positiva in entrambe le statistiche soprattutto per quanto riguarda gli arrivi (+8,75%). Un indicatore che tuttavia riguarda la città di Messina in maniera assai trascura- bile in quanto i dati concernono quasi per intero i due poli d’eccellenza del terri- torio messinese, Taormina e centri limitrofi e le Isole Eolie.

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Basta guardare alla presenza di strutture ricettive sul territorio per comprendere la distribuzione del turismo tra i poli e la città capoluogo. Nel comprensorio turi- stico di Taormina e comuni limitrofi sono registrate 322 strutture ricettive che nell’arcipelago eoliano sono 306. Nella città dello stretto si contano 32 strutture delle quali solo 9 sono alberghi divisi tra tre e quattro stelle. Numeri che dicono tanto su arrivi e presenze di turisti a Messina e su apporto all’economia della cit- tà e capacità di incidere sul fronte occupazionale e alla creazione di impresa e sviluppo. La presenza turistica a Messina è legata quasi esclusivamente al crocierismo il quale rappresenta la maggiore fonte economica collegata al turismo. Traspor- tando i valori medi presenti nello studio condotto dalla Camera di Commercio di Livorno alla realtà urbana di Messina ed al traffico crocieristico degli ultimi cin- que anni, è ragionevole misurare con sufficiente approssimazione il valore medio annuo indicizzato dei passeggeri e della crew in base alle toccate. Un calcolo di valore medio costante, senza tenere conto dell’indice delle previ- sioni di crescita, in base al quale ogni anno il porto e la città di Messina riceve-

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ranno non meno di 415.000 crocieristi, con 222 toccate che determinano la pre- senza media di 166.000 persone di equipaggio calcolato sul rapporto di 2,49. L’88,8% dei crocieristi scende a terra e di questi il 30% circa procede per escur- sioni programmate, del valore medio di 55€, mentre la restante parte rimane nel centro urbano e dintorni. Applicando per analogia le analisi economiche della Camera di Commercio di Li- vorno possiamo misurare quanto la presenza dei crocieristi e del personale di bordo sia capace di determinare sul territorio il potenziale di spesa: 415.000 * 88,8% * 30% * (26,30€+55,00€) = 8.907.228€ 415.000 * 88,8% * 70% * 18,00€ = 4.643.352€ 166.000 * 50% * 28,00€ = 2.324.000€ Non meno di 15MLN di euro di denaro apportato dal crocierismo alla città tenuto conto che esula dall’analisi che precede il calcolo relativo ai costi portuali, all’economia dei servizi marittimi e delle agenzie di viaggio, dei servizi di traspor- to privato (pullman e taxi), delle infrastrutture e dell’indotto. Il crocierismo rappresenta in questo momento e nell’immediata proiezione la maggiore fonte turistica della città e la principale risorsa da tenere in conto per una politica di sviluppo culturale orientata agli obiettivi di crescita e occupazione richiesti dalla UE ai fini del cofinanziamento delle risorse 2014-2020. La programmazione di una politica di sviluppo centrata sul turismo non può guardare al mantenimento dello status quo ma puntare ad obiettivi di crescita complessi ma fondati su presupposti razionali e ragionevolmente prudenti. Messina è ricca di un potenziale inespresso di valori d’interesse turistico che può essere tradotto in dati previsionali su arrivi e presenze nella considerazione che la città incrementi la dotazione quantitativa e soprattutto qualitativa di attrattori culturali.

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III.2 →CULTURASVILUPPO

Le risorse di cofinanziamento europeo e nazionale dovranno essere utilizzate in modo più tempestivo ed efficace di quanto avvenuto per il bilancio europeo 2007-2013, per l’urgenza di rilanciare sviluppo e coesione del Paese e, segnata- mente, dalla necessità di contribuire, con un riscatto della qualità dell’azione pubblica, sia alla ripresa della produttività in tutti i territori, sia a un salto di qua- lità dei servizi essenziali. L’impiego della spesa dei fondi cofinanziati fa parte del piano strategico che ha posto particolare attenzione al Mezzogiorno quale nodo centrale della politica economica di rilancio della competitività soprattutto internazionale dell’intero Paese. L’innovazione metodologica principale del programma di cofinanziamento 2014- 2020 consiste nel fatto che per aspirare a trasformare la realtà attraverso l’azione pubblica è necessario che i risultati ai quali si intende pervenire siano de- finiti in modo circostanziato e preventivo, sia da coloro che sono responsabili dell’attuazione, sia da coloro che ne dovranno beneficiare. Lo strumento di attuazione favorito dal cofinanziamento risiede nel Programma Operativo nel quale gli obiettivi stabiliti saranno definiti sotto forma di risultati attesi. Il PO dovrà legare alla indicazione dei risultati attesi quella delle azioni con cui conseguirli. In virtù di questa caratteristica, all’approvazione di un PO non seguirà, come in passato, l’avvio di un confronto su “cosa effettivamente fare” per riempire di contenuto concreto vaghe indicazioni, ma l’attuazione delle determinazioni già assunte. Per le ragioni e i motivi sopra esposti, nell’ambito degli interventi strategici di ri- lancio culturale e turistico e di sostegno agli obiettivi delle politiche di ripresa economica, sociale e occupazionale della Sicilia, ritenendo che il recupero com-

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plessivo della Zona Falcata di Messina rappresenti la conditio sine qua non per il rilancio dell’intero centro metropolitano, l’Assessorato regionale dei beni cultu- rali e dell’identità siciliana e la Soprintendenza di Messina intendono dare il via alla redazione orientata e condivisa con tutti i soggetti pubblici e privati interes- sati di un Piano Operativo finalizzato alla valorizzazione del patrimonio culturale della predetta Zona Falcata, tenendo presente che il programma di cofinanzia- mento europeo 2014-2020 rappresenta la fonte prevalente, ove non esclusiva, al quale fare riferimento per la realizzazione degli interventi strutturali che devono essere avviati con opportuna celerità a fronte della grave crisi economica, socia- le, culturale e segnatamente occupazionale che interessa la Sicilia. Pertanto si propone che i soggetti istituzionali e gli enti pubblici o di diritto pub- blico a vario titolo portatori di interesse vogliano formalmente convenire con i proponenti la volontà di operare comunemente e in forma integrata per la defi- nizione di un Programma Operativo articolato per obiettivi, strategie e azioni di valorizzazione del patrimonio culturale di appartenenza pubblica, nel rispetto delle titolarità, delle compatibilità d’uso e degli scopi istituzionali, secondo la normativa vigente. La Soprintendenza di Messina, come le altre strutture periferiche dell’Assessorato regionale dei beni culturali, non ha il compito di prendere in ca- rico il quadro di valutazione complessiva dei fattori che hanno determinato l’attuale crisi strutturale della città dello Stretto, tuttavia ha il dovere di ragionare della componente culturale che interessa quella crisi ragionando sul potenziale del patrimonio culturale in termini di conoscenza, educazione, formazione, par- tecipazione, valorizzazione e gestione ma anche di occupazione e sviluppo. Su tali presupposti la Soprintendenza di Messina ha sviluppato un piano- programma, che ha denominato CulturaSviluppo, nel quale ha concentrato l’impegno propositivo e progettuale diretto allo sviluppo del territorio urbano e periurbano di Messina centrato sulla valorizzazione del patrimonio culturale in-

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teso come volano di crescita sostenibile e di ripresa sociale, economica ed occu- pazionale del territorio. Un programma con valore pilota rispetto all’intero ambi- to provinciale, strutturata come un piano unitario la cui attuazione può essere perseguita per obiettivi individuali all’interno di un quadro strategico unitario che rappresenta la somma di dieci Obiettivi progettuali (Ob), che si ritiene di condivi- dere con gli altri attori istituzionali del territorio.

III.2.1 →10 OBIETTIVI

Ob1 Inquadramento territoriale: Porto storico e Zona Falcata. Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: Forte del SS.Salvatore; Stele e Madonna del Porto; Lanterna di S.Raineri; Istituto Talassografico; ex Cittadella; DonBlasco; Stazione marittima; complesso edilizio della Dogana;. Titolarità dei beni: Demanio regionale, Demanio statale militare, Demanio statale civile, Demanio comunale, Università degli studi, Ente Ferrovie dello Stato, Rete Ferroviaria Italiana Contenuti principali dell’intervento: a. Realizzazione di 19/08, Sezione del Museo regionale Accascina di Messina nell’ex fortezza seicentesca della Cittadella, interamente dedicata al patrimonio materiale, immateriale, documentario e testimoniale del maggiore evento catastrofico avvenuto in Italia.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 23 000 000,00 60,0% Forniture 7 000 000,00 18,6 % Servizi 2 206 638,00 5,9% Spese tecniche e generali 706 000,00 1,9% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 700 000,00 1,8% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 2 933 767,00 7,8% Altri costi ( specificare ………. ) 1 453 595 ,00 3,9 % TOTALE 38 000 000,00 100,00%

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→ PERIMETRO DELLA CITTADELLA (1683) → VOLUMI DELLA CITTADELLA FORTIFICATA b. Realizzazione della sezione documentaria della Marina Militare nel Forte del SS.Salvatore dedicata alla scienza ed alla tecnica nautica e della navigazione civile e militare della storia moderna e contemporanea.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 2 500 000,00 35.6 % Forniture 2 500 000,00 35.6% Servizi 500 000,00 7.2% Spese tecniche e generali 500 000,00 7,2 % Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 500 000,00 7,2% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 200 000,00 3.0% Altri costi (specificare ……….) 300 000,00 4,2% TOTALE 7 000 000,00 100,00%

→ FORTE SS.SALVATORE (1540ca.) c. Realizzazione di 15/71 centro espositivo e di documentazione storico- culturale-museale nel complesso edilizio della Dogana.

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Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 9 000 000,00 45,0% Forniture 3 000 000,00 15,0% Servizi 2.000 000,00 10,0% Spese tecniche e generali 2.500 000,00 12,5% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 1.500 000,00 7,5% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 1.050 000,00 5,0% Altri costi (specificare ……….) 950 000,00 5,0% TOTALE 20 000 000,00 100,00%

→ COMPLESSO DELLA DOGANA → EX STAZIONE MARITTIMA – GALLERIA MAZZONI d. Realizzazione di un parco urbano che coniughi i restanti beni presenti nell’area integrata falcata-porto storico per costituire una nuova centralità di servizi privati favoriti e sostenuti dall’intervento pubblico e dalla trasformazione dell’attrattività generale dell’area prodotta dai tre nuovi servizi culturali ad elevata attrattività turistica e di fruibilità da parte di cittadini, studenti e residenti in genere.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 5 000 000,00 50,0% Forniture 1 000 000,00 10,0% Servizi 1.000 000,00 10,0% Spese tecniche e generali 500 000,00 5,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 1.500 000,00 15,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 650 000,00 6,5% Altri costi (specificare ……….) 350 000,00 3,5% TOTALE 10 000 000,00 100,00%

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→ FORTE SS.SALVATORE → LANTERNA S.RAINERI (1555ca.) → IAMC – CNR

Ob2 Inquadramento territoriale: Aree demaniali comprese tra il porto storico e la rada S.Francesco Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: Edifici che compongono l’ex quartiere fieristico e gli spazi aperti. Titolarità dei beni: Demanio statale (Autorità Portuale+Amministrazione Comunale) Contenuti principali dell’intervento: a. Arte&Design nell’ex cittadella fieristica.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 4 000 000,00 36,0% Forniture 4 000 000,00 36,0% Servizi 400 000,00 3,60% Spese tecniche e generali 600 000,00 5,40% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,00% Imprevisti 1 000 000,00 9,00% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 750 000,00 6,80% Altri costi (specificare ……….) 350 000,00 3,20% TOTALE 11 000 000,00 100,00%

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→ CITTADELLA FIERA → CITTADELLA FIERA b. Arte&Design-aree passeggiata + ex gazometro. Sistemazione di aree a destinazione complementare alla struttura intermedia ex cittadella fieristica, attrezzate a parco urbano e servizi connessi e collegati alla produzione artistica.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 2 200 000,00 44,0% Forniture 1 600 000,00 32,0% Servizi 200 000,00 4,0% Spese tecniche e generali 300 000,00 6,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 200 000,00 4,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 240 000,00 4,8% Altri costi (specificare ……….) 260 000,00 5,2% TOTALE 5 000 000,00 100,00%

Ob3 Inquadramento territoriale: area dell’ex Ospedale Regina Margherita, aree demaniali compresi tra ex gazometro e foce dell’Annunziata Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: Edifici che compongono l’ex complesso ospedaliero Regina Margherita e gli spazi aperti. Titolarità dei beni: Demanio regionale; Demanio statale (Autorità Portuale) Contenuti principali dell’intervento: Costituzione della Cittadella della Cultura mediante riconversione del patrimonio edilizio e delle aree dell’ex complesso ospedaliero Regina Margherita. a. Realizzazione della Grande Biblioteca Centrale alla quale saranno conferite le raccolte, i fondi e i patrimoni pubblici nonché quelli privati e degli enti di diritto privato che vorranno avvalersi dell’art.44 del Codice dei Beni Culturali. Il patrimonio sarà completato da mediateca, archivi fotografici e documentari, contributi storici, archivi giornalistici, aree di scrittura, lettura, ascolto, parola,

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recitazione, declamazione, linguistica, conoscenza integrata. La GBC sarà realizzata sul modello aperto già in uso in altri paesi europei, prevalentemente del nord b. Realizzazione dell’area espositiva e mostre temporanee del Museo regionale Accascina che confina con l’ex complesso ospedaliero. Il Museo, il cui ampliamento sta per essere completato, soffre per l’assenza di un’area per esposizioni temporanee che impedisce un efficace inserimento nel circuito nazionale e internazionale c. Realizzazione dell’Accademia di restauro, delle Officine e dei Laboratori di specializzazione collegati alle discipline accademiche esistenti e di nuova formazione con ampliamento dell’offerta formativa nonché la costituzione di start up per l’avvio di professionalità applicata nell’area del lavoro specialistico

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 23 000 000,00 57,5% Forniture 7 000 000,00 17,5% Servizi 3 000 000,00 7,5% Spese tecniche e generali 1 500 000,00 3,8% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 2 000 000,00 5,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 2 500 000,00 6,2% Altri costi (specificare ……….) 1 000 000,00 2,5% TOTALE 40 000 000,00 100,00%

→ AREA MUSEO REGIONALE → COMPLESSO EX OSPEDALE REGINA MARGHERITA

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Ob4

Inquadramento territoriale: Capo Peloro e arenili dello ionio e del tirreno Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: ; lago di Faro; traliccio ex Enel (pilone); ex torri di controllo Enel (torri Morandi); edificio sede del parco letterario Orcynus Orca e c.d. Torre degli Inglesi; ex opificio navale Sea Flight; stabilimenti balneari e arenili. Titolarità dei beni: Demanio regionale (arenili); Demanio statale; Demanio comunale Contenuti principali dell’intervento: Riqualificazione paesaggistica, ambientale, della flora e delle infrastrutture di servizio alla laguna di Capo Peloro ed alle vie d’acqua; valorizzazione dell’ex traliccio elettrico (pilone); potenziamento e nuovo impulso allo sviluppo delle strutture e delle aree balneari; interventi di sostegno al patrimonio immateriale del parco letterario Orcynus Orca

→ TRALICCIO EX ENEL – TORRI MORANDI → P.L. ORCYNUS ORCA → LAGHI GANZIRRI E FARO

Ob5 Inquadramento territoriale: Area urbana di Messina, zona falcata, porto storico

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Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: Forte Gonzaga; Forte Castellaccio; Forte SS.Salvatore; Lanterna S.Raineri; Forte DonBlasco; Cinta muraria urbana superstite; statua DonGiovanni d’Austria. Titolarità dei beni: Demanio regionale; Demanio statale (Agenzia del territorio+Autorità Portuale); Demanio statale-Marina Militare; Demanio comunale Contenuti principali dell’intervento: M3 Museo del Mediterraneo Moderno - circuito turistico monumentale - Eventi. a. M3, Museo del Mediterraneo Moderno è pensato per essere una vera e pro- pria cittadella culturale che esponga, racconti e permetta di “toccare con mano” la storia, la geografia, la politica, i grandi eventi e le espressioni delle arti dal XVI al XXI secolo.

→ FORTE GONZAGA (1535ca.) Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 11 000 000,00 50,0% Forniture 4 000 000,00 18,0% Servizi 1 000 000,00 4,6% Spese tecniche e generali 2 000 000,00 9,0% Espropri / Acquisizioni 500 000,00 2,3% Imprevisti 500 000,00 2,3% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 2 600 000,00 11,9% Altri costi (specificare ……….) 400 000,00 1,9% TOTALE 22 000 000,00 100,00% b. ITINERARIO DI ARCHITETTURA STORICA (DA CARLO V A LEPANTO) – Riconoscimento del valore di attrattore turistico rappresentato dal patrimonio

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monumentale del XVI secolo che va da CarloV a Lepanto per la cui valorizzazione e fruizione assume particolare importanza la proposizione e il riconoscimento di Messina come Città euromediterranea della Pace.

.Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 1 300 000,00 65,0% Forniture 100 000,00 5,0% Servizi 100 000,00 5,0% Spese tecniche e generali 100 000,00 5,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 100 000,00 5,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 200 000,00 10,0% Altri costi ( specificare ………. ) 100 000,00 5,0% TOTALE 2 000 000,00 100,00% c. MOSTRA di PITTURA-Personaggi e fatti di Lepanto nella pittura tra XVI e XVIII secolo.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 300 000,00 15,0% Forniture 100 000,00 5,0% Servizi 100 000,00 5,0% Spese tecniche e generali 1 000 000,00 50,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 100 000,00 5,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 300 000,00 15,0% Altri costi (specificare ……….) 100 000,00 5,0% TOTALE 2 000 000,00 100,00%

Ob6 Inquadramento territoriale: Ambito urbano, aree centrali sottoutilizzate Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: area del don blasco tra ferrovia e mare; aree ed edifici ex Ferrovie dello Stato; aree militari dismesse, in dismissione, sottoutilizzate; ex aree di cava; ex linea ferroviaria. Titolarità dei beni: Demanio regionale (arenili); Demanio statale; Demanio comunale; AS Ferrovie dello Stato; Demanio comunale in concessione. Contenuti principali dell’intervento: 1) Valorizzazione delle aree dismesse o in fase di dismissione da parte del ramo militare del Demanio dello Stato per la realizzazione di un bioparco delle specie vegetali della Sicilia antica e moderna.

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2) Nuova centralità don blasco-portalegni con il transito al demanio comunale e successivo impiego delle aree delle ex officine ferroviarie e delle strutture edilizie presenti. 3) Recupero paesaggistico delle aree di cava dismesse senza riconfigurazione dei piani di coltivazione per il riequilibrio paesaggistico dei fronti collinari prospicienti lo stretto di Messina, il miglioramento della qualità e dell’attrattività generale dell’ambito urbano e periurbano.

Ob7 Inquadramento territoriale: Area urbana di Messina Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: Cattedrale, Cripta e Tesoro del Duomo; chiese storiche di accessibilità turistica; ex S.Maria degli Alemanni; ex S.Maria della Valle; Monte di Pietà e S.Maria della Pietà; Teatro Vittorio Emanuele II; Torre del Castello di Mata e Grifone e vecchie Carceri, Cimitero monumentale; monumenti e fontane artistiche. Titolarità dei beni: Demanio regionale; Demanio comunale; Curia arcivescovile; Enti morali di diritto pubblico. Contenuti principali dell’intervento: 1. Duomo, Cripta, Tesoro del Duomo.

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Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 2 200 000,00 63,0% Forniture 300 000,00 8,6% Servizi 100 000,00 2,8% Spese tecniche e generali 350 000,00 10,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 100 000,00 2,8% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 350 000,00 10,0% Altri costi (specificare ……….) 100 000,00 2,8% TOTALE 3 500 000,00 100,00% 2. Il circuito del sacro e del civile

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 200 000,00 40,0% Forniture 100 000,00 20,0% Servizi 50 000,00 10,0% Spese tecniche e generali 50 000,00 10,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 20 000,00 4,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 50 000,00 10,0% Altri costi (specificare ……….) 30 000,00 6,0% TOTALE 500 000,00 100,00% 3. Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 1 300 000,00 65,0% Forniture 200 000,00 10,0% Servizi 100 000,00 5,0% Spese tecniche e generali 100 000,00 5,0% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 50 000,00 2,5% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 200 000,00 10,0% Altri costi (specificare ……….) 50 000,00 2,5% TOTALE 2 000 000,00 100,00% 4. Città e percorsi tematici storico artistici

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 150 000,00 37,5% Forniture 100 000,00 25,0% Servizi 50 000,00 12,5% Spese tecniche e generali 50 000,00 12,5% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 10 000,00 2,5% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 35 000,00 8,8% Altri costi (specificare ……….) 5 000,00 1,2% TOTALE 400 000,00 100,00% 5. Città e percorsi tematici archeologici

19/08 Quadro di Fattibilità 76 /118 Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Messina Valorizzazione del patrimonio culturale della zona falcata di Messina

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 450 000,00 45,0% Forniture 200 000,00 20,0% Servizi 50 000,00 5,0% Spese tecniche e generali 50 000,00 5,0% Espropri / Acquisizioni 100 000,00 10,0% Imprevisti 10 000,00 1,0% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 135 000,00 13,5% Altri costi (specificare ……….) 5 000,00 0,5% TOTALE 1 000 000,00 100,00%

Ob8 Inquadramento territoriale: Area urbana e periurbana di Messina Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: ex sistema difensivo dei c.d. Forti Umbertini; SIC e ZPS; ex patrimonio boschivo Titolarità dei beni: Demanio regionale; Demanio comunale. Contenuti principali dell’intervento: Valorizzazione del patrimonio paesaggistico delle pendici dell’area dello stretto di Messina che è segnato dalla presenza di un sistema di fortificazioni, realizzato tra il XIX e il XX secolo, c.d. Forti Umbertini.

Tipologia di Costo Importo Incidenza % Lavori 600 000,00 75,0% Forniture 0,00 0,0% Servizi 30 000,00 3,8% Spese tecniche e generali 60 000,00 7,5% Espropri / Acquisizioni 0,00 0,0% Imprevisti 20 000,00 2,5% IVA : lavori, forniture, servizi, ecc. 80 000,00 10,0% Altri costi (specificare ……….) 10 000,00 1,2% TOTALE 800 000,00 100,00%

Ob9 Inquadramento territoriale: Ambito urbano e periurbano Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: area del don blasco tra ferrovia e mare; laguna di capo peloro; ex linea ferroviaria. Titolarità dei beni: Demanio comunale; Demanio regionale (arenili); Demanio statale; AS Ferrovie dello Stato. Contenuti principali dell’intervento:

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1) Valorizzazione di aree, ambiti urbani e suburbani a forte componente paesaggistica, ambientale e culturale mediante la realizzazione di nuova linea prevalentemente ciclabile, in prosecuzione e raccordo con la sezione già esistente. La realizzazione di percorsi prevalentemente o esclusivamente cicloturistici aumenta l’attrattività di un territorio, riduce i tempi di attraversamento, incrementa i servizi aggiuntivi a disposizione e le attività connesse, ivi incluso occupazione e reddito.

(interventi che non investono il patrimonio culturale della Regione Siciliana, che saranno promossi dalle amministrazioni competenti seppure nell’ambito dell’accordo strategico generale ).

Ob10 Inquadramento territoriale: Ambito urbano e periurbano Patrimonio culturale materiale e/o immateriale: area del quartiere storico “case basse paradiso”. Titolarità dei beni: Demanio comunale; Demanio regionale (arenili); proprietà privata. Contenuti principali dell’intervento: 35/65 1) Valorizzazione dell’area con la realizzazione di un progetto che preveda la redazione di un piano esecutivo unitario per l’intera zona e l’attuazione per intervento pubblico diretto su infrastrutture, patrimonio pubblico, reti, servizi. L’intervento sul patrimonio immobiliare sarà: pubblico previa acquisizione al patrimonio pubblico disponibile dei beni non abitati, abbandonati, degradati, costituenti pericolo per l’incolumità fisica, sociale o sanitaria; privato per i titolari che dovranno intervenire con obbligo di ristrutturazione con concessione di mutuo con oneri d’interesse a carico del pubblico. Il patrimonio immobiliare pubblico disponibile sarà recuperato e destinato a residenze di giovani, singoli e non, nuove famiglie, artisti a basso reddito fino ad età non superiore a 35 anni e di over 65, singoli o in coppia, pensionati di paesi esteri che trasportino la

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residenza e il domicilio a Messina. Una porzione del patrimonio immobiliare disponibile sarà destinato a laboratori culturali, locali e luoghi d’incontro, officine dell’educazione.

→ AREA MUSEO REGIONALE → CASE BASSE PARADISO

Quadro complessivo degli investimenti:

Tipologia di Costo Importo Incidenza % 1) Lavori 86.000.000,00 55,13% 2) Forniture 27.600.000,00 17,69% 3) Servizi 10.387.138,00 6,66% 4) Spese tecniche generali 9.916.000,00 6,36% 5) Espropri 60.000,00 0,04% 6) Imprevisti 8.310.000,00 5,33% 7) Iva 12.273.767,00 7,87% 8) Altri costi 1.458.505,00 0,93% TOTALE 156.005.410,00 100,00%

Il quadro complessivo del programma di valorizzazione del patrimonio culturale non tiene conto dei costi relativi agli obiettivi 4, 6, 9 e 10.

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QUADRO GENERALE DEGLI OBIETTIVI

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IV.1 →OB1 – 19/08 – FATTIBILITA’

IV.1.1 → VINCOLI E STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE

Beni Culturali La zona falcata è soggetta al Codice dei beni culturali e del paesaggio 24 per cose archeologiche, paesaggistiche e monumentali. La zona falcata è un’area di interesse archeologico, come tale è perimetrata nel piano territoriale paesistico 25 , il cui interesse risulta dagli indizi e dalle testimo- nianze acquisiti nelle campagne eseguite sui luoghi a partire da quelle di P.Orsi nel 1929, con rinvenimenti di ceramiche greco arcaiche, a quelle di G.Scibona nel 1980 con rinvenimenti arcaici nei pressi della Cittadella, risalendo ai millenni pre- cedenti in base alle sezioni acquisite durante i dragaggi della banchina Egeo nel 1970 e dell’allargamento del molo Norimberga in periodi ben più recenti. L’area riveste anche interesse paesaggistico ed è tutelata per legge in base all’art.142 del codice dei beni culturali ed è individuata come area da recuperare in base al piano paesaggistico dell’ambito 9 26 che nell’allegato Regimi Normati- vi 27 specifica che la disciplina del recupero:

inoltre

24 D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. 25 PTP – Ambito 9, tavola S24, paesaggi locali 26 PTP – Ambito 9, tavola 30°, patrimonio culturale paesaggistico 27 PTP – Ambito 9, Regimi Normativi, art.9, pagg. 14-15; art.44, pag.53

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il . Dal punto di vista architettonico e monumentale la zona falcata o altrimenti det- ta penisola di S.Raineri fu luogo d’insediamento di molti importanti edifici parte dei quali furono oggetto di demolizione volontaria per fare spazio a interventi successivi. Per costruire la Cittadella negli ultimi decenni del diciassettesimo se- colo furono abbattuti fra gli altri il Forte S.Giorgio, il Monastero dei Benedettini, l’Oratorio di S.Maria delle Grazie, le chiese di S.Giovanni Nepomuceno dei Santi Crispino e Crispiniano; nel sito del Monastero basiliano di S.Salvatore, sede dell’Archimandritato trasferito a nord della città già dal 1546, fu realizzato il For- te omonimo, nell’ambito delle fortificazioni volute da Carlo V e per mano di Fer- ramolino da Bergamo, ed ancora nel 1565 il Viceré Don Garcia di Toledo pro- muoveva la realizzazione del nuovo Arsenale. Accanto a realtà quali il Lazzeretto, il Bacino di Carenaggio, le Saline, il Cimitero anglo-tedesco oggi non più esistenti, persistono ancora emergenze architettoniche quali la Lanterna di Giovannangelo Montorsoli del 1555, rimaneggiata nel paramento murario, gli avanzi del Forte Don Blasco che costituiva baluardo sud-orientale della cinta muraria urbana car- loquintiana. Anche il XX secolo ha contribuito con opere architettoniche di rilievo tra cui l’Istituto Talassografico, il padiglione umbertino del Tirassegno e la Stazio- ne marittima con la passerella progettata da Angelo Mazzoni, all’interno della quale i Cascella realizzarono il mosaico celebrativo del Fascio, ed ancora la stele prismatica con la statua della Vergine benedicente forgiata in rame sul bozzetto di Tore Calabrò. Su parte della zona falcata insiste la declaratoria di vincolo mo- numentale n.2444 emessa il 6.11.1990 per riconoscimento dello stato giuridico cui sono sottoposte le strutture visibili della Real Cittadella. Qualsiasi intervento che comporti scavo o attività che interessa il suolo al di sotto dello strato superficiale, trasformazione dello sky line e della componente pae-

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saggistica, intervento sul patrimonio monumentale ivi incluso l’adeguamento o la modifica della destinazione d’uso e ogni altro intervento o azione che rientri nel- la disciplina di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale da operare sulla zona falcata è soggetto all’approvazione preventiva della soprin- tendenza per i beni culturali e ambientali di Messina.

Autorità Portuale di Messina - Piano Regolatore del Porto Il porto di Messina è classificato di II categoria, I classe, è gestito dall’Autorità Portuale istituita dall’art.6 della legge 28 gennaio 1994 n.84, riordino della legi- slazione in materia portuale, è regolamentato dal Piano Regolatore Portuale, ap- provato nel 1959 e successivamente modificato con provvedimento 02.02.1959 e con una Variante del 09.06.1984. Si tratta di uno strumento vetusto e superato dalla contemporaneità e dagli interventi che sono stati operati, che oggi si con- fronta con il nuovo PRP adottato dall’A.P. il 27 marzo 2007, convenuto con il Co- mune di Messina con delibera n.893 del 13 dicembre 2007, adeguato alle indica- zioni della Soprintendenza espresse con parere n.5229 del 26 novembre 2008 e al voto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici n.51 del 18 dicembre 2009. Tra i due strumenti quello in corso di adozione contiene l’indirizzo da assumere e te- nere in riferimento per le azioni progettuali di valorizzazione del patrimonio cul- turale della zona falcata. La relazione generale del PRP in fase di approvazione, parte seconda – contenuti del piano – sotto ambito di interazione città/porto/la falcata, scrive: Le Norme Tecniche d’Attuazione del PRP in fase di approvazione prescrivono:

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Operativo e l’intera parte settentrionale della penisola; parte dell’area è attualmente occupata dagli insediamenti della Marina Militare e dell’Istituto Talassografico. Il Piano dunque investe anche aree escluse dalla Circoscrizione Territoriale dell’Autorità Portuale, e sovra di esse formula previsioni, indica destinazioni d’uso e detta norme che ovviamente po- tranno avere efficacia solo qualora rientrassero nell’ambito portuale . Le aree del sottoambito saranno destinate a funzioni principalmente urbane e di rispetto ambien- tale, archeologico e monumentale, tenendo in debito conto la storia militare e marinaresca del si- to. Le aree in evidente stato di degrado, attualmente impegnate da insediamenti incompatibili con le previsioni di Piano, dovranno essere gradualmente liberate e bonificate .>

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FAL 6

FAL 5

FAL 4

FAL 3

FAL 2

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La parte occidentale dell’area conserverà sostanzialmente l’attuale destinazione a verde e ad im- pianti sportivi, con la possibilità di integrazioni e di nuove attrezzature che non ne modifichino la natura. Il PIO indicherà quali trasformazioni, adeguamenti, sostituzioni, ampliamenti degli edifici saranno consentiti, e quale dotazione di servizi e attrezzature, senza tuttavia aumento del volume com- plessivo esistente. >

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Comune di Messina - Piano Regolatore Generale Le norme di attuazione del piano regolatore generale (PRG) di Messina si appli- cano agli interventi ed al patrimonio territoriale ed edilizio della zona falcata con:

Art.31 – Definizione Le Zone A (A1, A2, A3) comprendono parti del territorio interessate da agglomerati urbani e/o complessi edilizi che rivestono carattere storico-artistico di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti che possono considerarsi parti integranti, per tali ca- ratteristiche, degli agglomerati stessi. Gli interventi sono comunque subordinati al preventivo Nulla Osta della competente Soprinten- denza B.C.A. . Detto Nulla Osta non è necessario esclusivamente per gli interventi che non interes- sano in alcuna maniera parti esterne di edifici ricadenti all’interno delle zone A2 ed A3 e comun- que non vincolati ai sensi della Legge 1089/’39. Nelle Zone A sono ammesse destinazioni residenziali, ai sensi del precedente art. 30. Art.32 – Zone A1: Immobili di interesse storico, monumentale o ambientale Comprendono gli immobili con caratteristiche storiche e monumentali, già vincolati ai sensi della Legge 1089/39 e/o segnalati dalla Soprintendenza B.C.A. e/o comunque meritevoli di segnalazio- ne. Per gli immobili con caratteristiche storiche e monumentali di cui al comma precedente, riportati in apposito elenco con una numerazione indicata nelle planimetrie dello stato di fatto, sono con- sentiti interventi di restauro conservativo, manutenzione straordinaria, consolidamento, ristruttu- razione interna e variazioni di destinazioni d’uso, nel rispetto assoluto delle caratteristiche tipolo- giche relative all'epoca, allo stile e alla tecnologia. Non sono ammessi aumenti di cubatura. Nelle pertinenze degli immobili di cui al primo comma, sono ammesse eccezionalmente nuove co- struzioni di interesse pubblico, previo parere preventivo della Soprintendenza B.C.A., parere favo- revole della Commissione Edilizia e deliberazione di approvazione del Consiglio Comunale. Possono eccezionalmente anche essere consentiti dall’Amministrazione Comunale interventi di parziale demolizione o sostituzione di parti di edifici e gli interventi di trasformazione a tetto delle coperture a terrazzo, nei limiti, con le condizioni e con le caratteristiche di cui al successivo art. 33, previo parere preventivo da parte della Soprintendenza ai B.C.A.. . Sono consentite variazioni alla destinazione d'uso dei piani interrati o seminterrati, con la prescri- zione dell'adeguamento delle superfici a parcheggio, così come previsto dall’art. 24 delle presenti norme. La destinazione “A1” degli immobili di interesse storico, monumentale o ambientale, così come individuati nelle tavole delle serie “A6b” e “B2a”, si intende mantenuta anche negli strumenti ese- cutivi, nella cui normativa si intende inserito il presente articolo. Art.58 – Zone H1 – Aree portuali Sono indicate con apposito perimetro nelle planimetrie del P.R.G. e comprendono aree prevalen- temente di uso pubblico, destinate alle mobilità ed alle attività portuali. Ogni intervento è subordinato alla approvazione di un Piano Esecutivo esteso all'intera zona. Art.59 – Zone H2 – Aree ferroviarie Sono destinate agli impianti e servizi ferroviari e sono soggetti al vincolo di assoluta inedificabili- tà, salvo per le costruzioni strettamente attinenti alle esigenze specifiche del servizio, comprese le attività di carattere sociale, ricreativo e di accoglienza dei viaggiatori. Deve essere rispettata la L.R. n. 78/76. È ammessa la deroga di cui all’Art. 64 ter della presenti norme.

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IV.1.2 →QUADRO CONOSCITIVO

La Cittadella – Inquadramento storico L’ultimo atto della dura repressione spagnola, ferocemente impegnata a punire la città, protagonista della rivolta negli anni fatidici 1674-78, esautorandola di ogni privilegio e depredandone il patrimonio artistico e culturale, fu la costruzio- ne della imponente fortezza alla radice della falce, nei pressi di uno dei più popo- losi quartieri urbani (circa 8.000 abitanti), strumento di offesa della dignità e dell’autonomia di Messina, così come sottolinea con superficialità la storiografia locale. In realtà le motivazioni che condussero alla realizzazione della Real Cittadella so- no da individuarsi in più ampie ed importanti scelte politiche e strategiche, rela- tive alla difesa dell’intero territorio Siciliano ed alla stabilità del Regno.

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Peraltro, in ordine al controllo dei riottosi, Pierre Callejo y Angulo, in una analisi delle fortificazioni messinesi del 1719, considera di maggior efficacia il Forte Ma- tagrifone che “ idoneo per far molto fuoco sulla città ha più possibilità di tenere a freno la città di quanto ne abbia la Cittadella “, ed in effetti dalla Cittadella si spa- rò sulla città solo in occasione delle sollevazioni del 1848.

L’esigenza di fortificare la zona falcata è già avvertita invece all’inizio del XVI se- colo, quando nel 1523 i Cavalieri gerosolimitani chiedono alla Città di Messina, sede di un Gran Priorato, la concessione della penisola di S. Raineri per fortificar- la ed eleggerla sede dell’Ordine. Ottenuto un netto diniego dal Senato cittadino i Cavalieri si insediarono a Malta. Per ragioni di politica militare, negli anni successivi alla edificazione del Forte S.Salvatore (1546), si susseguono pareri e progetti per completare le difese del porto e della città che, a causa della diffusione delle artiglierie, richiedeva soprat- tutto di provvedere al collegamento del fronte a mare fra il Forte S.Salvatore, la Lanterna montorsoliana (1555) ed il bastione Don Blasco (1538). Sono documentati i “pareri” ed i Progetti di Garcia di Toledo (1565), di Gabrio Serbelloni, di Giulio Cesare Brancazio, di Tiburzio Spannocchi (1596). Nei primi decenni del XVII, il persistere del pericolo di incursioni turche sul ver- sante orientale delle coste siciliane (attacco turco a Siracusa nel 1643), spinge Fi-

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lippo IV a richiedere una relazione dettagliata dello stato fortificatorio delle piaz- ze di Messina, Catania, Augusta e Siracusa. Il concreto programma di ammodernamento e miglioramento delle difese di Messina comincia a prendere corpo nel 1671 con i sopralluoghi tecnici del Vicerè Principe di Ligne che nel ’63 vi porta in ispezione il Grunemberg. In un momento politico di diffusa crisi in diverse città del Regno a causa delle modifiche imposte dal centro nei rapporti con gli assetti istituzionali locali, per Messina, vagliate varie soluzioni la più importante quella di G.B. Sesti che proget- ta una grande fortezza che integra e amplia il tracciato storico delle mura cittadi- ne, cingendo l’area che va dal Palazzo Reale alla costa, comprendendo tutto il Piano del quartiere Terranova si conferisce l’incarico al Grunemberg. Per liberare le aree sufficienti alla realizzazione di quello che doveva attestarsi, con i suoi 200 pezzi di artiglieria, come il maggior fortilizio del mediterraneo, e fra quelli di “primordine“, come rivelano le fonti, dell’Europa, vennero demoliti una gran parte di edifici civili ed ecclesiastici del Piano di Terranova, attraverso alcune fasi individuabili nelle stampe dell’epoca. Iniziata nel 1679 e velocemente ultimata in pochi anni, ancora corredata di ulte- riori corpi tra il 1734 ed il 1770, in realtà la fortezza, il cui modello d’argento fu donato dal Benavides al Sovrano, non fu mai completata secondo il progetto ori- ginario, affidato all’architetto militare fiammingo, presente nella Sicilia orientale dal 1670. Come è facilmente ipotizzabile vennero altresì utilizzate maestranze locali, i “la- pidum incisores“ attivi nei cantieri seicenteschi della città, negli elementi plastici d’ispirazione barocca, come la splendida Porta Grazia, oggi purtroppo collocata in altro sito, e quella dell’Opera a Martello. La struttura era caratterizzata dalla pianta poligonale regolare, tipica dell’architettura militare cinquecentesca italiana, recinta da muraglie, alte sette metri, leggermente scarpate, e da due larghi fossati, culminante con i cinque ba-

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stioni romboidali (S. Stefano, S. Carlo, Norimberga, S.Francesco e S. Diego) dotati di gallerie interne, recinti da false braghe, tre dei quali contrassegnati al centro da una torre circolare detta Cavaliere. Ad ulteriore difesa della struttura militare venivano aggiunti i corpi della Contro- guardia , a protezione dei Bastioni S.Carlo e S.Stefano, il Rivellino S.Teresa a dife- sa dell’ingresso, la Lunetta Carolina (1770) in onore della regina d’Austria, come recita l’iscrizione, ormai abrasa, sul portale esterno in stile neoclassico, la Lunetta S.Francesco, a sud est ed infine il Rivellino di Porta Grazia e l’Opera a martello. La Cittadella messine- se si attesta quindi fra gli esempi più rappre- sentativi ed esemplari dell’architettura mili- tare europea, quale si era affermata alla se- conda metà del XV secolo in ragione del diverso concetto difensivo e del modello elaborato in Italia; un inespugnabile sistema costituito dal poligono centrale e dai bastioni ed altri articolati corpi accessori, ai quali venivano aggiunti espedienti, come i fossati colmi d’acqua, maturati dall’esperienza olandese dell’architetto, peraltro a cono- scenza dei coevi sviluppi francesi maturati da Sebastien Le Prestre di Vauban. La modernità dell’impianto era altresì determinata macroscopicamente dal nuo- vo rapporto col territorio, al quale non risultava più subordinato, bensì sovrappo-

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sto con notevoli ripercussioni sul disegno urbanistico complessivo.

La Cittadella – Inquadramento geografico La catastrofe del 1908, i bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale, la trasformazione dell’impianto economico urbano da industriale-artigianale- commerciale a terziario e servizi sono tra le principali cause della trasformazione fisica della zona falcata e della Cittadella. A partire dal 1909 ampi tratti dell’impianto iniziano ad essere demoliti sezionati orizzontalmente fino alla nuova quota del piano di campagna e i canali ricolmati, il tutto per far posto a future attività industriali e portuali che non si sono mai in- sediate o non hanno avuto lo sviluppo auspicato. Il porto, fulcro economico e cordone ombelicale tra la città e il mare, si trasforma da Teatro Marittimo in una banchina portuale, e la zona falcata già separata dall’urbano proprio dalla Cittadella retrocede ulteriormente a luogo altro dalla città, abbandonato ad usi largamente incompatibili con l’ambiente naturale e storico aggravati da fenomeni di abusivismo edilizio e imprenditoriale, attività il- legittime o illecite, officine pesanti, bunkers insieme a cantieri navali di diversa importanza e depositi. Le conseguenze più devastanti si concentrano nell’area e sulle strutture della Real Cittadella.

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La realizzazione della strada di collegamento della zona urbana alla base della Marina Mili- tare ha tagliato longitu- dinalmente la penisola di S.Raineri destinando la parte che si affaccia sul porto a funzioni pro- duttive e di servizio alle attività portuali; la parte che possiamo chiamare esterna ha assunto l’identità di relitto: sulle superfici precedentemente liberate proprio per dare campo libero alla Cittadella sono sta- te allocate strutture, impianti e depositi industriali mentre l’area della Cittadella in se, meno flessibile per la presenza di strutture imponenti per dimensione e ca- ratteristiche costruttive, è stata infestata da piccole attività artigianali, prevalen- temente meccaniche, e depositi di materiali provenienti da dismissioni e demoli- zioni a cui si sono aggiunte costruzioni abusive e occupazioni di superfici, spazi e volumi delle strutture storiche che hanno incrementato lo stato di degrado fisico già assegnato dall’oblio della storia e dell’interesse della civitas. Gli ultimi sfregi sono stati operati dal Comune di Messina con la realizzazione di un inceneritore di rifiuti solidi urbani e la costituzione di un deposito di elettro- domestici dismessi all’interno del perimetro della Cittadella, tra i bastioni ancora integri seppure abbandonati, e la realizzazione di un campo di accoglienza per nomadi.

L’impianto di incenerimento era stato realizzato abusivamente in quanto privo di autorizzazione ex L.1089/39 e insanabile sicché, su iniziativa della Soprintenden-

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za per i beni culturali di Messina, il Ministro degli Interni ne ha disposto la demo- lizione. Il progetto redatto in via definitiva il 18/6/2001 dalla stessa Soprinten- denza è stato acquisito dalle strutture costituite ad hoc in seno alla Regione sici- liana ed è ancora in corso di attuazione (il bando di gara per le opere di comple- tamento delle attività di demolizione dell’inceneritore di S.Raineri, emesso dall’Assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, diparti- mento regionale Acqua e Rifiuti, ex O.C.D.P.C. n.44 del 29/01/2013, dopo una lunga sospensione è stato aggiudicato da poco tempo e si attende l’avvio dei la- vori).

Passati dieci anni dall’avvio del procedimento di rimozione dell’inceneritore e del connesso deposito di elettrodomestici dismessi anche il campo Rom è stato svuotato e chiuso. La nuova attenzione di parte della comunità urbana e dei mass media cittadini ri- svegliata dall’attività di promozione e progettazione del Centro di Documenta- zione di Arte Contemporanea portato avanti dall’Assessorato regionale dei beni culturali e dalla Soprintendenza di Messina ha determinato l’avvio da parte del Comune di Messina del progetto di bonifica e ripristino ambientale delle aree pubbliche ricadenti nella zona falcata di Messina, più propriamente nei tratti prossimi all’inceneritore tra la Cittadella e l’arenile. Appaltato nel 2006

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l’intervento ha subito interruzioni e varianti fino al decreto n.918 del 20/06/2013 emesso dall’Assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, dipartimento regionale Acqua e Rifiuti d’impegno dell’importo di 956.597,73€ in favore del Comune di Messina che ha deliberato l’acquisizione con atto n.627 del 06/09/2013. Il 23 aprile 2014 l’Ente Autonomo Porto di Messina e l’Autorità Portuale di Mes- sina, alla presenza dell’assessore regionale delle attività produttive, hanno sotto- scritto un accordo transattivo che ha determinato la consegna delle aree oggetto di conflitto di titolarità all’Autorità Portuale e la retrocessione dai contenziosi giudiziari accesi tra le parti, liberando di fatto ogni possibile iniziativa sulla zona falcata fino a quel momento rimasta congelata. Demolizioni, riduzioni e occupazione di porzioni dell’impianto originario della Cit- tadella con collocazione di nuove destinazioni d’uso non reversibili o per le quali non è possibile prevedere la restituzione del suolo all’unità originaria, hanno modificato i dati dimensionali in riduzione. La riduzione, per quanto sensibile, va tuttavia commisurata con l’estensione originaria dell’impianto che era assoluta- mente notevole tanto da costituire il complesso edilizio più esteso e importante della città fin tanto che la Cittadella ha mantenuto la funzione per la quale era stata costruita. Nella tabella che segue sono riportati per sintesi e valori unitari le dimensioni dell’impianto con le differenze tra lo stato originario e quello attuale con indica- zione delle superfici che oggi possono essere utilizzate, recuperate o utilizzate nell’ottica della realizzazione della nuova struttura museale. Legenda: Area Area territoriale Area P Sc P Perimetro Storico 182.608 2. 234 45.415 Sc Superficie coperta Vincolo 146.388 2.159 17.476

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IV.1.3 QUADRO TECNICO DI BASE

Fattibilità dell’intervento 19/08 La nuova sezione museale sarà realizzata sull’area e sulle strutture dell’ex Citta- della comprese tra la via S.Raineri a ovest, il mare dello Stretto ad est, il limite esterno dell’ex cantiere navale Cassaro a nord e gli edifici/capannoni adibiti a of- ficina meccanica a sud. All’interno dell’area così perimetrata sono presenti le strutture in elevazione della Cittadella che non sono state oggetto di attività de- molitoria mentre la restante parte, per quanto debba essere considerata anch’essa parte dell’impianto originario superstite, tuttavia non costituisce vo- lume fuori terra in quanto contenuto al di sotto dell’attuale piano di campagna la cui superficie corrispondente a sua volta é per buona parte occupata da strutture in elevazione eseguite dopo quelle demolizioni e destinate per lo più ad attività produttive o relative a servizi pubblici. Un intervento non privo di criticità che in parte coincidono con quelle che erano già presenti nel momento in cui dovette essere interrotto il progetto del Centro di Documentazione di Arte Contemporanea di cui si è trattato in apertura di que- sto studio, mentre un’altra parte di interferenze è subentrata nel corso degli anni che sono seguiti da quel progetto ad oggi. Bisogna anche dire che alcune di quel- le criticità sono state affrontate con progetti finanziati e appaltati ma per i quali non è ancora intervenuta la conclusione del procedimento. Il progetto di demolizione dell’ex inceneritore di RSU e liberazione delle aree pe- rimetrali contenute tra l’Opera Carolina, la Controguardia S.Stefano e il Rivellino di S.Teresa, prodotto dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Messina già nel 2000, immediatamente dopo il decreto emesso dal Ministro degli Interni nel luglio di quell’anno, frazionato e portato avanti in più tranche da altre strutture della Regione siciliana, commissariali o ordinarie, sta per trovare con- clusione nell’ultimo che segue lo svolgimento della gara d’appalto e l’aggiudicazione provvisoria dei lavori di demolizione dell’ultimo corpo esistente

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sotto la responsabilità dell’ufficio commissariale in materia di bonifica e tutela delle acque del Dipartimento acqua e rifiuti della Regione siciliana. Con altro procedimento, non privo di difficoltà, interruzioni, riprese, varianti e al- tri rallentamenti, il Comune di Messina dovrebbe avviare la conclusione degli in- terventi di bonifica delle aree pubbliche ricadenti nella zona falcata riguardanti la superficie corrispondente al perimetro dell’intervento per la realizzazione del CDAC, che non ha avuto luogo. Il 24 aprile 2014 alla presenza della regione siciliana rappresentata dall’Assessore alle attività produttive, l’Ente Autonomo Porto di Messina e l’Autorità Portuale di Messina hanno sottoscritto un atto condiviso in base al quale hanno regolato de- finitivamente l’assetto dei reciproci interessi pubblici per la riqualificazione e lo sviluppo delle aree della Zona falcata, con impegno a sottoscrivere apposita con- venzione tra i rispettivi Enti relativa alle modalità di trasferimento in favore dell’Autorità dei compiti e delle funzioni già attribuite all’Ente Autonomo Portua- le di Messina ai sensi della legge del 15 marzo 1951, numero 191 e successive modifiche ed integrazioni. Si tratta di un procedimento fondamentale per mezzo del quale ha avuto termine una contrapposizione tra soggetti che vantavano di- ritti legittimati da norme in contrasto tra esse e che avevano dato luogo al conge- lamento di qualsiasi iniziativa che riguardasse quelle aree della zona falcata, so- prattutto se orientate a nuove azioni. Interferenze e criticità ulteriori sono costituite dalle dismissioni delle strutture e degli impianti della Degassifica e dell’Eurobunker per i quali il nuovo piano rego- latore del porto ha previsto la totale demolizione con riuso delle aree per la rea- lizzazione di nuove centralità a destinazione d’uso turistica. Si tratta di società in liquidazione o sottoposte a procedura fallimentare o di concordato o di altra fat- tispecie che richiedono passaggi burocratici e normativi non particolarmente ve- loci. Tuttavia riguardano aree certamente incidenti riaspetto al procedimento di recupero complessivo della zona falcata ma che rimangono esterne al perimetro

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d’intervento che interessa il 19/08. Anche le strutture dei cantieri navali ex Smeb, oggi in concessione alla società Palumbo, interferiscono seppure in misura non significativa con il programma d’intervento relativamente alle superfici degli ex cantiere Cassaro dove sono presenti volumi edilizi oggi non più utilizzati a fini produttivi e un carroponte obsoleto e non più in esercizio da tempo. Il program- ma di valorizzazione del patrimonio culturale della zona falcata con riqualifica- zione dell’esistente e realizzazione di nuovi valori è finalizzato alla creazione di sviluppo e nuova occupazione ma, prioritariamente, non deve comportare per alcuna fattispecie il rischio di riduzione della forza lavoro attualmente impegnata, semmai dovrà essere conduttiva all’incremento del dato occupazionale esistente. Pertanto dovrà essere avviato il necessario e opportuno confronto costruttivo con le società operanti sui luoghi e con le organizzazioni di settore che tutelano lavoro e lavoratori. Altra interferenza è rappresentata dal deposito di automezzi dismessi della Poli- zia di Stato. Si tratta di un’area recintata che si trova all’interno del perimetro di intervento e insiste in parte sulla proiezione della Cortina di connessione tra il Bastione S.Stefano e l’ex Bastione S.Carlo per la quale dovrà essere previsto e operato il trasferimento.

Indirizzi di progettazione 19/08 19/08 è la denominazione della struttura documentale, didattica e scientifica da realizzare nell’ex fortezza seicentesca della Cittadella. Si tratta di una sezione del Museo regionale M.Accascina di Messina da dedicare interamente al patrimonio materiale, immateriale, documentario, testimoniale del maggiore evento cata- strofico avvenuto in Italia, il terremoto del 28 dicembre 1908 con la creazione di settori di Storia, Studio, Scienza e Tecnica Applicata. Una struttura impostata se- condo i più recenti canoni della comunicazione culturale che travalicano l’impostazione del Museo tradizionale, affidandosi alle più avanzate forme inno- vative della comunicazione multimediale, anche attraverso le guide immersive,

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gli ambienti emozionali e il ricorso alla “realtà aumentata”. Una struttura altresì indirizzata a educazione, scienza, tecnica e formazione post-universitaria, prote- zione civile e cooperazione internazionale, unica nel suo genere, che trasforma il visitatore in un internauta del tempo e dello spazio, trasportandolo in un viaggio esplorativo emotivamente e fisicamente coinvolgente fatto anche di suoni, colo- ri, musica, arte, spettacolo, formazione culturale, conoscenza dei rischi, approc- cio in materia di protezione civile e soccorso, comunicazione visiva, esperienza simulata. Nella tabella che segue sono riportati i dati dell’area e delle superfici sulle quali sarà articolato il progetto 19/08. Legenda: Area Area territoriale P Perimetro Sce Superficie coperta esistente Sue Superficie utile esistente Vfte Volume fuori terra esistente Scr Superficie coperta da ripristinare Sur Superficie utile da ripristinare SR Superficie da rigenerare VRR Volume da ripristinare e rigenerare Sut Superficie utile totale VT Volume totale Area P Sce Sue Vfte Scr Sur SR VRR Sut VT 19/08 104.140 1.454 17.476 6.042 114.545 6.480 5.832 1.672 42.721 11.400 157.266

Le strutture in elevazione interessate dall’intervento sono l’Opera Carolina, il Ri- vellino S.Teresa, l’Opera a martello, la Controguardia S.Stefano, il Cisternone, il Bastione S.Stefano, la Cortina di connessione il Bastione S.Stefano e l’ex Bastione S.Carlo, la Cortina di connessione tra il Bastione S.Stefano e il Bastione S.Diego, il Bastione S.Diego, la Cortina di connessione tra il Bastione S.Diego e l’ex Bastione S.Francesco, il corpo edilizio a due elevazioni già destinato a Caserma e alloggi. Parte della superficie scoperta circonda le porzioni superstiti dell’impianto mo- numentale originario, parte rimane interposta tra i volumi in elevazione e non è esente da interferenze.

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Tra le superfici scoperte assume particolare rilievo quella corrispondente all’ex Piazza d’arme, oggi in buona parte occupata dall’ex campo sportivo di rugby, poi- ché tra tutte le parti che componevano la Cittadella essa si presenta ancora come elemento unitario che continua a mantenere il valore di ipocentro anche nell’impianto superstite e che tale non potrà non essere considerata e ritenuta nel programma d’intervento. La piazza d’arme dovrà trasformarsi nel centro distributivo dell’intero complesso. L’intervento di riqualificazione e centralità della piazza d’arme dovrà prevedere anche l’allocazione delle funzioni di grande dimensione a prevalente componen- te tecnologica, ferma restando la possibilità di inserire quelle secondarie all’interno o in pertinenza dei volumi storici. 19/08 si presenterà come una grande area libera alla visita innanzitutto come va- lore storico monumentale di immediata percezione e fruizione e chiave di acces- so alla zona falcata, e come luogo della cultura, della comunicazione e della for- mazione nel quale saranno presenti contenuti e collezioni stabili e produzioni temporanee aperte al rapporto con il mondo istituzionale e accademico ma an- che imprenditoriale e sociale. Ruolo fondamentale per il successo della prima delle azioni di valorizzazione del patrimonio culturale e di riqualificazione della zona falcata è costituito dall’accessibilità e fruibilità della zona. Allo stato attuale la penisola di S.Raineri è un posto altro rispetto alla città, separata dalla città dei cittadini che nella stra- grande maggioranza non la conoscono affatto e non ci sono mai stati, che inten- dono quell’area come luogo impenetrabile, difficile da raggiungere, in ogni caso con l’automobile e solo nelle ore diurne, superando il cavalca ferrovia che in po- che centinaia di metri permette di lasciarsi alle spalle in centro della città e indi- rizzarsi verso un luogo estremamente degradato sotto tutti i punti di vista, dove sembra e a buona ragione che l’urbano non sia mai arrivato.

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L’area di intervento è il punto di accesso alla zona falcata e pertanto porta con se l’obbligo di soluzione del problema accessibilità. Questo sarà risolto con semplici- tà rendendo raggiungibile 19/08 sia a piedi che in auto. Basta osservare che l’ex Cittadella si trova a diretto contatto con la stazione marittima che è composta da un corpo a semplice elevazione fuori terra connesso e collegato con un corpo di maggiori dimensioni, la c.d. Galleria Mazzoni, una sorta di manica che sovra pas- sa i binari che dalla stazione ferroviaria raggiungono i ponti levatoi che consen- tono ai treni di accedere sulle navi traghetto. Un complesso edilizio che disegna un arco di circonferenza peraltro realizzato quasi a contatto con il perimetro esterno dell’ex fortezza. La stazione marittima è punto di accesso e transito pe- donale per chi giunge a Messina o parte via mare con l’uso del mezzo pubblico, ma è anche tutt’uno con la stazione ferroviaria, è legata con rapporto di prossi- mità con le autolinee di collegamento regionale, con il terminal degli autobus ur- bani e con la fermata intermedia della linea tramviaria.

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Già dall’idea progettuale il complesso della stazione marittima è stato pensato come un ponte il quale oltre a (s)cavalcare i binari di collegamento tra la terra e il mare voleva costruire un collegamento pedonale diretto tra la città della rico- struzione e la zona falcata per la quale i messinesi avevano mostrato interesse al- la riappropriazione sebbene con l’uso della dinamite e della demolizione per aprire un varco fisico tra le mura dell’odiata Cittadella. Il fronte concavo della stazione marittima, quello che guarda verso il parco ferro- viario e in direzione sud della città, è dotato di una passerella-passeggiata com- pletata agli estremi da due scale monumentali poste sulle testate del complesso curvilineo. Dunque il collegamento diretto tra la “città” e la zona falcata è già presente e per esso deve essere realizzato l’adeguamento funzionale e normati- vo che lo renda percorribile a ogni utenza.

Al di qua e al di là del percorso di accesso pedonale diretto sono presenti aree di parcheggio a raso alle quali, dalla parte del centro urbano si aggiunge il parcheg- gio multipiano Cavallotti. L’area al di là del parco ferroviario, già destinata a sosta di attesa per l’imbarco dei mezzi leggeri sulle navi traghetto che svolgevano un servizio oggi dismesso, può essere connessa alla nuova struttura culturale tutta- via da incrementare.

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IV.1.4→ QUADRO TECNICO PRELIMINARE DI FATTIBILITÀ 19/08

A) SO MME a BASE D'APPALTO 1) a corpo 2) a misura 0,00 3) a corpo e misura 20.000.000,00 4) in economia 1.850.000,00 A.1) IMPORTO DEI LAVORI A BASE DI GARA (1+2+3+4) 21.850.000,00 5) eventuali lavori non soggetti a ribasso 0,00 6) oneri p iani di sicur. coordin. non soggetti ribasso 1.150.000,00 A.2) TOTALE LAVORI (A.3+4+6) 23.000.000,00 23.000.000,00 B) SOMME a DISPOSIZIONE dell'AMMINISTRAZIONE a) indagini geologiche b) rilievi del sito 40.000,00 c) lavori in economia 100.000,00 01) Rilievi, accertamenti, indagini 140.000,00 140.000,00 a) alla rete di energia elettrica 23.500,00 b) alla rete telefonica 4.000,00 c) altro …………. 4.000,00 02) Allacciamento a pubblici servizi 31.500,00 31.500,00 03) Imprevisti IVA inclusa 854.000,00 854.000,00 a) validazione progetti ente certificatore 25.000,00 b) contributo previdenziale (4%) 1.000,00 c) IVA su spese tecniche (22% del totale) 5.720,00 04) Spese per validazioni e certificazioni 31.720,00 31.720,00 a) lavori marittimi (progettazione pubblica) 200.000,00 b) imprevisti 15.000,00 c) iva su lavori (22%) 47.300,00 05) Opere marittime 262.300,00 262.300,00 06) Art.12 D.P.R. n.207/2010 (Transazioni/accordi bon a- 700.000,00 700.000,00 ri) 07) Art.93, c.7bis, D.Lgs. n.163/2006 (Fondo per la pr o- 460.000,00 460.000,00 gettazione e l'innovazione) a) progettazione, direzione lavori, sicurezza 1.543.000,00 b) contributo previdenziale (4%) 61.720,00 c) IVA su spese tecniche (22% del totale) 353.038,40 08) Spese tecniche 1.957.758,40 1.957.758,40 a) onorari produzioni e direzioni scientifiche 100.000,00 b) onorari produzioni culturali e artistiche 100.000,00 c) contributo previdenziale (4%) 4.000,00 d) IVA su spese di consulenza (22% del totale) 44.880,00 09) Spese per attività di consulenza o di supporto 248.880,00 248.880,00 10) Eventuali spese per commissioni giudicatrici 37.972,80 37.972,80 11) Spese per pubblicità e notifiche 30.000,00 30.000,00 12) Spese per opere d'arte al 2% 460.000,00 460.000,00

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a) analisi di laboratorio 26.000,00 26.000,00 b) collaudo statico 20.000,00 20.000,00 c) collaudo amministrativo 30.000,00 30.000,00 d) prestazioni specialistiche aggiuntive 50.000,00 50.000,00 e) contributo previdenziale (4%) 5.040,00 f) IVA su spese di consulenza (22% del totale) 28.828,80 13) Spese per analisi e collaudi 159.868,80 159.868,80 14) Oneri di discarica 200.000,00 200.000,00 15) IVA su lavori all'aliquota del 10% 2.300.000,00 16) Forniture arredi e attrezzature (compreso IVA) 7.000.000,00 7.000.000,00 B) TOTALE SOMME a DISPOSIZIONE dell'AMMINISTR A- 15.000.000,00 15.000.000,00 ZIONE TOTALE IMPORTO PROGETTO 38.000.000,00

IV.1.5→INCIDENZA E VALORI ATTESI

La realizzazione di 19/08 è una parte del programma CulturaSviluppo, un insieme che deve essere pensato, progettato, eseguito e messo a regime secondo un di- segno preordinato, comune e condiviso dai partner istituzionali, affinché un terri- torio, nel complesso, possa pervenire ad un modello di sviluppo equilibrato e funzionante e raggiungere la capacità di generare un miglioramento concreto e stabile delle condizioni culturali, sociali ed economiche. Il miglioramento della qualità dei servizi resi dagli attrattori culturali presenti ma soprattutto dalla rea- lizzazione di nuovi determinerà una crescita sostanziale dell’economia discen- dente dall’incremento della fruizione turistica già presente e l’accensione di nuo- vi flussi provenienti in parte dal mercato già presente sull’isola, parte da arrivi e presenze determinate da nuovi percorsi nazionali e internazionali. La previsione dell’Autorità Portuale di un incremento delle presenze fino a 700.000 crocieristi nei prossimi anni può trovare concreto sostegno nel pro- gramma di incremento degli attrattori turistici e per conseguenza dell’interesse degli armatori a frequentare lo scalo di Messina. Tenendo a mente le tabelle prodotte dagli studi della Camera di Commercio di Livorno e considerando la presenza a regime di 19/08 all’interno di un intervento complessivo di riqualificazione dell’intera zona falcata e ipotizzando, nel termine

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temporale di cinque anni, un incremento medio degli scali del 20% sul dato proiettivo attuale e incrementando la spesa a terra pro capite di 15,00€ (1biglietto e 1gadget) il beneficio economico potenziale legato al crocierismo: 500.000 * 88,8% * 30% * (41,30€+55,00€) = 12.827.160€ 500.000 * 88,8% * 70% * 33,00€ = 10.256.400€ 200.000 * 50% * 43,00€ = 4.300.000€ Sommano 27.383.560 Al flusso presente va aggiunto quello di nuova formazione preventivabile a parti- re da due presupposti: la captazione di una percentuale del flusso turistico già presente sul territorio siciliano, o per estensione del tempo complessivo di pre- senza sull’isola o per variazione territoriale, e la creazione di nuovo accesso turi- stico nazionale e internazionale. In entrambi i casi l’unità di presenza turistica minima da luogo alla spesa media di 133,00€ pro capite data dalla somma di un pernottamento (68,00€), due pasti (40,00), l’accesso a un luogo della cultura (12,00€), l’acquisto di gadget (8,00€) e spese varie (5,00€). Prendendo a riferimento i dati dei flussi turistici (arrivi e presenze) in Sicilia nel 2013, tenendo conto di un indice di attrattività del 3% del flusso turistico già pre- sente sull’isola (con esclusione di quello relativo alla provincia di Messina), te- nendo conto di un indice di attrattività del 10% del turismo già presente nella provincia di Messina (sostanzialmente in transito da/verso comprensorio taormi- nese e l’arcipelago delle Eolie) e tenendo conto dell’interesse per i nuovi attrat- tori culturali rispetto all’interesse turistico per la Sicilia misurato nell’1% rispetto al flusso regionale ed applicando al risultato il moltiplicatore della spesa pro capi- te possiamo ipotizzare il potenziale di incremento diretto sull’economia locale. Presenze turistiche in Sicilia 2013 ⇒(4.432.279 – 947.857)x3%= 104.532 Presenze turistiche prov.Me 2013 ⇒947.857 x 10%= 94.786 Presenze turistiche in Sicilia 2013 ⇒4.432.279 x 1%= 44.322 Sommano 243.640

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Incidenza economica ⇒ 243.640 x 133,00€= 32.404.120 La realizzazione di nuovi attrattori culturali può dunque incidere sulle entrate della città per circa 60Mln di euro con un incremento del 400% rispetto al corri- spondente dato attuale. Si tratta di una valutazione potenziale ma nel contempo assai prudenziale sviluppata su fattori elementari che non tengono volutamente in conto il bacino d’utenza di prossimità territoriale regionale ed extra regionale, l’incidenza dell’Università degli studi e le attività in spin off, la creazione di incu- batori d’impresa turistica e start up di settore, l’incremento del turismo conve- gnistico, scolastico e religioso, gli effetti moltiplicatori della rendita catastale, la nuova attrattività del territorio, l’intervento di nuovo capitale e di numerosi altri fattori riguardanti l’indotto e la capacità imprenditoriale individuale concorrente alla creazione di nuovo reddito, occupazione e sviluppo.

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IV.1.6 TAVOLE

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I.1 →Introduzione 3 I.2 →Premessa 7 II.1 →PPP in campo culturale 10 II.2 →Cultura & Turismo 13 II.2.1 →In Sicilia 19 II.3 →Sicilia, patrimonio culturale & turismo 27 II.4 →Il QCS 2014-2020 – Opportunità da non perdere 32 II.4.1 →L’Invesmento Territoriale Integrato (ITI) 35 II.4.2 →Il Grande Progeo 38 II.5 →L’industria crocierisca 41 II.5 1 →Crocierismo ed economia locale 43 II.5.2 →Andamento del crocierismo 49 II.5.3 →Prospeve del crocierismo 51 III.1 →Messina 54 III.1.1 →Generalità 54 III.1.2→ Città – porto - zona falcata 56 III.1.3 →Porto e crocierismo 59 III.1.4 →TURISMO urbano E INCIDENZA del crocierismo 61 III.2 →CulturaSviluppo 64 III.2.1 →10 Obievi 66 Ob1 66 Ob2 69 Ob3 70 Ob4 72 Ob5 72 Ob6 74 Ob7 75 Ob8 77 Ob9 77 Ob10 78

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IV.1 →Ob1 – 19/08 – Fattibilità 81 IV.1.1 → Vincoli e strumen di pianificazione 81 Beni Culturali 81 Autorità Portuale di Messina - Piano Regolatore del Porto 83 Comune di Messina - Piano Regolatore Generale 87 IV.1.2 →Quadro conoscitivo 88 La Cittadella – Inquadramento storico 88 La Cittadella – Inquadramento geografico 92 IV.1.3 Quadro tecnico di base 96 Fattibilità dell’intervento 19/08 96 Indirizzi di progettazione 19/08 98 IV.1.4→ Quadro tecnico preliminare di fattibilità 19/08 104 IV.1.5→Incidenza e valori aesi 105 Indice 117

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