Figura 1 - lo schema mostra come la sovrapposizione di diversi strati (interazioni sovralocali) definisca in modo sempre più preciso i contorni del contesto locale oggetto di studio. Non più confini comunali geografici dunque, ma la stessa lettura delle sovrapposizioni delle interazioni territoriali definisce i confini fisici del contesto territoriale del PGT. Figura 2 - Ambiti scolastici di base e ambiti scolastici superiori Figura 3 - Aziende sanitarie locali e distretti industriali Figura 4 – Grandi strutture di vendita e rappresentazione di: servizi commerciale direttivo polifunzionale Figura 5 – urbanizzato areale Figura 6 - Sovrapposizione complessiva delle interazioni areali come chiave di lettura del Comune a scala sovra locale. SIT Regione Lombardia Figura 7 - Strade principali e strade secondarie individuate dal Sistema Informativo Territoriale Regione Lombardia Figura 8 – Località significative e intersezioni stradali ad ampio traffico individuate dal Sistema Informativo Territoriale Regione Lombardia Figura 9 - Schema semplificativo delle interazioni verso l‟esterno e verso l‟interno, alla luce della morfologia del territorio: a rosario e Mesero a raggiera Figura 10 - Modello generale della struttura dei pieni del Comune di Mesero Figura 11 - Modello generale della struttura dei vuoti del Comune di Mesero Figura 12 - Individuazione del PLIS del Gelso Figura 13 - grafici estrapolati dal Dossier Magentino – trasporti e mobilità, rappresentante gli spostamenti in entrata nei comuni del Magentino per Comune di origine e in uscita verso i comuni del Magentino e le altre principali aree di destinazione. Dato 2002. Figura 14 - Schema indicativo dei servizi, commerciale, ricettivo, polifunzionale Figura 15 - grafici estrapolati dal Dossier Magentino - territorio, voce mobilità. Si nota la mancanza della Boffalora – Malpensa e della tratta intercomunale che connette attualmente la SP 31 alla SS336DIR in direzione est-ovest, tangendo i Comuni di Mesero e , successive allo studio di cui sopra. Figura 16 - Il territorio "veloce" Figura 17 - Il territorio "lento" Figura 18 – confronto tra l‟occupazione di suolo della IGM 1888 (rosso) con l‟ortofoto Terraitaly 1999 (grigio) Figura 19 – Indice di consumo di suolo e indice di consumo di suolo previsto – Quaderni del Magentino, 2006 Figura 20 – Consumo di suolo annuo e tasso di variazione annuo dell‟indice di consumo di suolo – Quaderni del Magentino, 2006 Figura 21 – propensione al consumo di suolo normalizzata alla superficie comunale e propensione alla crescita – Quaderni del Magentino, 2006 Figura 22 – Consumo di suolo dovuto a urbanizzazione, Fonte: PTR Regione Lombardia, anno 2008 Figura 23 – Logo di “Seminario dell‟area tematica Città Digitale” Figura 24 - Schema da proporre nell'arco delle presentazioni pubbliche di PGT partecipato: partecipazione pubblica come DNA del procedimento di Piano Figura 25 - Estratto cartografico Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, 1908; Figura 26 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1888 e il 1999. Figura 27 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1983 e il 1999 Figura 28 - estratto MISURC - mosaico informativo strumenti urbanistici comunali, Regione Lombardia, anno 2008 Figura 29 - estratto MISURC – tessuto residenziale PRG di Mesero, Regione Lombardia, anno 2008 Figura 30 – MISURC – mosaico informatizzato strumenti urbanistici comunali, Regione Lombardia, anno 1980: si individua, confrontando con la base cartografica riportata (CTR attuale), come nell‟ultimo ventennio l‟espansione del sistema dell‟abitare sia avvenuta principalmente in direzione sud – ovest, secondo logiche spontanee di allontanamento dall‟asse infrastrutturale SP31 Figura 31 - sistema insediativo gerarchico incentrato sul bipolo Magenta – Corbetta; Quaderni del Magentino, anno 2006. Figura 32 - MISURC – mosaico informatizzato strumenti urbanistici comunali, Regione Lombardia, anno 1980: si individua, confrontando con la base cartografica riportata (CTR attuale), come nell‟ultimo ventennio lo sviluppo industriale comunale sia stato modesto rispetto alla grande espansione areale propria del periodo dal Dopoguerra agli anni ‟80. Figura 33 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1888 e il 1999 Figura 34 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1983 e il 1999 Figura 35 - Comuni del Magentino, Provincia di Milano e Milano. Addetti al manifatturiero: peso percentuale sul totale degli addetti nel settore privato extra-agricolo, rapporto residenti/addetti e numero medio di addetti per unità locale al 1951, 1971 e 2001; Le attività economiche: dinamiche, logiche insediative, impiego di suolo; Quaderni del Magentino, anno 2006; Figura 36 - Percentuale di addetti nell‟industria manifatturiera sul totale degli addetti al 2001; Quaderni del Magentino, anno 2006 Figura 37 – Mesero. Andamento dei posti di lavoro nel settore secondario dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006 Figura 38 – Magentino. Andamento dei posti di lavoro nel settore secondario dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006 Figura 39 – Mesero. Andamento dei posti di lavoro nel settore secondario dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006 Figura 40 - Comuni del Magentino. Percentuale di addetti nel settore manifatturiero sul totale comunale e superficie “industriale” agli anni 1983, 1994, 1999. Quaderni del Magentino, anno 2006 Figura 41 - Comuni del Magentino. Rapporto addetti e superficie “industriale” agli anni 1981/1983, 1996/1994, 2001/1999. Quaderni del Magentino, anno 2006. Figura 42 – Rapporto tra addetti al commercio al dettaglio e popolazione al 2001 e ubicazione delle grandi superfici di vendita al 2005. Quaderni del Magentino, anno 2006. Figura 43 - Comuni del Magentino. Popolazione presente e addetti al commercio al dettaglio dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006. Figura 44 - Comuni del Magentino. Popolazione presente e addetti al commercio all‟ingrosso dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006. Figura 45 - Occupati e addetti nei settori extra-agricoli dal 1951 al 2001 Figura 46 - Percentuali degli occupati nel primario (verde), secondario (blu), terziario (bianco) dal 1951 al 2001 Figura 47 – Mesero. Confronto tra occupati e addetti nei settori extra-agricoli dal 1951 al 2001 Figura 48 - medie e grandi strutture di vendita in rapporto alle dimensioni demografiche dei comuni; Quaderni del Magentino; Figura 49 - medie e grandi strutture di vendita in rapporto all‟urbanizzato; Quaderni del Magentino; Figura 50 - medie e grandi strutture di vendita nei piccoli comuni; Quaderni del Magentino; Figura 51 - i settori merceologici delle medie e grandi strutture di vendita: alimentari; Quaderni del Magentino Figura 52 - i settori merceologici delle medie e grandi strutture di vendita: non alimentari; Quaderni del Magentino Figura 53 - i settori merceologici delle medie e grandi strutture di vendita: misto. In evidenza il centro commerciale di Mesero; Quaderni del Magentino Figura 54 - Mesero. Struttura degli spazi pubblici e di suo pubblico e degli spazi commerciali e/o di aggregazione del comune al 2006. Figura 55 – Dotazione di servizi; Dossier Magentino Figura 56 – Servizi pubblici e privati, commercio; Dossier Magentino Figura 57 - MISURC - mosaico informatizzato strumenti urbanistici comunali (PRG); SIT Regione Lombardia Figura 58 – estratto del SIT Regione Lombardia, aggiornato allo stato attuale, individuante i PGT approvati e già pubblicati sul BURL Regionale dei comuni contermini a Mesero Figura 59 – Comune di Inveruno, estratto tavola Previsioni di Piano, anno 2012, Documento di Piano del PGT depositato. Figura 60 - Estratto "Il quadro insediativo e le attività umane del Magentino – caratteri e potenzialità", Quaderni del Magentino; dati 2002 Figura 61 - attività commerciali alimentari (voce “bar”) individuabili lungo i principali assi infrastrutturali: la SP 31 a formare l‟asse Inveruno – Magenta, l‟ TO-MI, e la nuova SS336DIR Marcallo Mesero. Fonte: Google Maps, 2011; Figura 62 - attività commerciali alimentari (voce “commercio”) individuabili lungo i principali assi infrastrutturali: la SP 31 a formare l‟asse Inveruno – Magenta, e l‟autostrada A4 TO-MI; Fonte: Google Maps, 2011; Figura 63 - attività commerciali alimentari (voce “ristoranti”) individuabili lungo i principali assi infrastrutturali: la SP 31 a formare l‟asse Inveruno – Magenta, l‟autostrada A4 TO-MI, la nuova SS336DIR Marcallo Mesero, e la nuova infrastruttura sovra comunale passante in direzione est-ovest tra Mesero e Inveruno, a nord di via Kennedy. Fonte: Google Maps, 2011; Figura 64 – prima ricognizione dell‟urbanizzato consolidato di Mesero; Documento di Piano PGT; in colore rosa si individuano in particolare i nuclei rurali insediati in zona agricola Figura 65 - estratto cartografico Parco del Gelso Figura 66 – estratto tav.04 quadro conoscitivo, PPI piano pluriennale degli interventi, PLIS del Gelso, anno 2011 Figura 67 - Carta del territorio milanese nell‟età romana. Fonte: Giovanni Treccani degli Alfieri, Storia di Milano. Vol. 1: Le origini e l‟età romana, Milano, 1953; Figura 68 - Lombardia centro-occidentale. Particolare della “Mappa delle trenovie esistenti e in previsione” con il percorso della tranvia Milano-Magenta-Castano, 1881. Fonte: elaborazione tratta da Quaderni del Magentino. Figura 69 - Magentino. Suolo urbanizzato per soglie storiche, 1888-1999 Figura 70 - Estratto cartografico Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, 1908; Figura 71 - Il territorio "veloce" e il territorio “lento” Figura 72 – Area di destinazione prevalente degli spostamenti dai comuni del Magentino per Comune di origine per motivi di lavoro o di studio. Fonte: Regione Lombardia, anno 2002 Figura 73 – Numero di spostamenti verso il Magentino per Comune di origine (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) per motivi di lavoro o di studio. Fonte: Regione Lombardia, anno 2002 Figura 74 - Numero di spostamenti dal Magentino per Comune di destinazione (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) per motivi di lavoro o di studio. Fonte: Regione Lombardia, anno 2002 Figura 75 – percentuale degli spostamenti dai comuni del Magentino (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) per area di destinazione per motivi di lavoro e di studio Figura 76 – spostamenti in uscita da Mesero verso i comuni del magentino e le altre principali aree di destinazione al 2002 Figura 77 - spostamenti in entrata nei comuni del magentino per comune di origine al 2002 Figura 78 – numero di spostamenti pendolari e sistematici verso il Magentino per Comune di origine (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) al 2002. Figura 79 – matrice degli spostamenti su mezzo privato per motivi di lavoro e studio tra i comuni del Magentino; 2002 Figura 80 – spostamenti su mezzo privato in entrata e in uscita dal Magentino per area di origine o destinazione e motivo; anno 2002 Figura 81 - Comuni del Magentino. Occupati nel settore agricolo nei censimenti dal 1951 al 2001. Figura 82 - Comuni del Magentino. Occupati nel settore agricolo nei censimenti dal 1951 al 2001. Figura 83 - Superficie non urbanizzata (escluse le infrastrutture extraurbane) dal 1888 al 1999 Figura 84 – prima individuazione degli elementi di rilievo del sistema della ruralità Figura 85 – Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali), Regione Lombardia; anno 2009 Figura 86 - Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali), Regione Lombardia; anno 2009 Figura 87 – Veduta di Mesero da sud-ovest: nel territorio agro-boschivo sono individuabili l‟autostrada A4MI-TO e l‟asse stradale Boffalora-Malpensa Figura 88 - Confronto tra superficie agro naturale ed urbanizzato Figura 89 - confronto bacini idrici, aree boschive, aree prative con urbanizzato (dati DUSAF 2009) Figura 90 - Estratto cartografico Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, 1908; Figura 91 - Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei suoli boschivi), Regione Lombardia; anno 2009 Figura 92 - Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei suoli boschivi), Regione Lombardia; anno 2009 Figura 93 – foto aerea (Fonte: Google Earth) ed estratto cartografico del Documento di Piano relativo all‟area oggetto di rimboscamento da parte di Regione Lombardia Figura 94 – Individuazione dei filari alberati; Fonte: Database topografico Provincia di Milano Figura 95 - estratto della tavola “Qc10 – sistema della viabilità” del PPI – Piano Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso Figura 96 - estratto tavola Previsioni di Piano del Documento di Piano del PGT Figura 97 – individuazione complessiva dei tessuti individuati e del relativo patrimonio edilizio esistente Figura 98 – rappresentazione cartografica indicativa dello stato di attuazione della pianificazione urbanistica Figura 99 – estratto della tav.15 del documento di piano “strategie per il governo del territorio”, con evidenziati i PRU e il PccR Figura 100 – estratto Mosaico Informatizzato Strumenti Urbanistici Comunali, Regione Lombardia Figura 101 – confronto fra Territorio Urbanizzato (PTCP di Milano – proposta di adeguamento alla L.R.12/2005, art.70) e Tessuto Urbano Consolidato (TUC) proposto dal Documento di Piano del PGT

Figura 100 – il contesto territoriale tra Mesero e Marcallo, urbanisticamente disordinato, individuabile come “vuoto urbano” e inevitabilmente coinvolto dalle logiche delle grandi infrastrutture presenti Figura 103 – individuazione del PII intercomunale Mesero (colori giallo e blu) e Marcallo (colore azzurro). Fonte: rielaborazione della relazione tecnico descrittiva Programma di Intervento Sovracomunale comuni di Mesero e , e dei relativi elaborati cartografici allegati; I N G E C O Ingegneria Colombo & C. S.R.L.; gennaio 2012

Il Piano di Governo del territorio propone una lettura del contesto territoriale differente da ogni altro strumento urbanistico precedente.

Sono innumerevoli le differenze con il Piano Regolatore, e la più interessante riguarda l‟idea che il territorio non è considerato più “oggetto” di trasformazione, rappresentabile numericamente da indici e parametri che ne quantificano le proporzioni e ne traducono le proposte di chi lo usa, ma diventa “soggetto” attivo nel processo di trasformazione che il tempo inevitabilmente induce.

Tale processo parte tuttavia non da un‟idea astratta e numericizzata che incentra il proprio ragionamento su “quanto urbanizzare e dove”, ma dalla necessità di leggere il territorio secondo le peculiarità che lo caratterizzano, secondo i segni del tempo che lo hanno conformato e secondo la popolazione che lo abita e lo utilizza. Secondo i bisogni, dunque, espressi dal territorio stesso e che non necessariamente coincidono con le aspettative di gestione legate ad un‟idea di urbanistica ormai superata di “forzature” legate più ad interessi economici che a volontà di comprendere le dinamiche evolutive di ciò che ci circonda e a cui “apparteniamo”.

Il territorio “vive” di interazioni, segue logiche legate a spostamenti, ad abitudini, a necessità che prendono forma all‟interno di forme urbane stratificate nel tempo: infrastrutture, forme dell‟urbanizzato, servizi diffusi che non dipendono da scelte stabilite a priori ma dalla continua evoluzione di un organismo vivo, e non di un oggetto che risponde ad aspettative e pretese.

Va da sé che questa logica risponde a una visione territoriale non solo comunale, ma che riguarda un contesto più ampio e articolato: “leggere” le peculiarità locali significa capire come queste si rapportano con il territorio limitrofo, e significa capire quali grandi sistemi sovra comunali creano i presupposti perché in un dato Comune si creino specifiche dinamiche e prendano forma determinate caratteristiche territoriali.

Con il termine “interazione” si intende l‟insieme di scambi e di relazioni che un contesto locale ha con l‟intorno territoriale: i sistemi locali del lavoro, gli ambiti scolastici di base, i distretti industriali con i relativi settori di appartenenza, il pendolarismo per lavoro e per studio sono ad esempio elementi che concorrono a creare un sistema di interazioni (in questo caso areali, nel senso di “aree di appartenenza” entro le quali chi abita un territorio si muove e vive).

Figura 1 - lo schema mostra come la sovrapposizione di diversi strati (interazioni sovralocali) definisca in modo sempre più preciso i contorni del contesto locale oggetto di studio. Non più confini comunali geografici dunque, ma la stessa lettura delle sovrapposizioni delle interazioni territoriali definisce i confini fisici del contesto territoriale del PGT.

In questa prima fase si intende proporre una rappresentazione grafica e cartografica del territorio secondo le interazioni che lo disegnano, attraverso spostamenti, abitudini, necessità che prendono forma all‟interno di forme urbane stratificate nel tempo: infrastrutture, forme dell‟urbanizzato, servizi diffusi che non dipendono da scelte stabilite a priori ma dalla continua evoluzione di un organismo vivo, e non di un oggetto che risponde ad aspettative e pretese.

Figura 2 - Ambiti scolastici di base e ambiti scolastici superiori

Figura 3 - Aziende sanitarie locali e distretti industriali

Figura 4 – Grandi strutture di vendita e rappresentazione di: servizi commerciale direttivo polifunzionale

Figura 5 – urbanizzato areale

Le interazioni areali che sarebbe possibile mettere in gioco sono innumerevoli, ed ognuna contribuirebbe a definire ulteriormente la forma del territorio.

Le interazioni di cui si è riportato uno schema grafico, se sovrapposte in una stratificazione grafica, danno il seguente risultato:

Figura 6 - Sovrapposizione complessiva delle interazioni areali come chiave di lettura del Comune a scala sovra locale. SIT Regione Lombardia

Allo stesso modo elementi puntuali e lineari come località significative, servizi a scala sovra locale e poli attrattori di differente natura, infrastrutture di collegamento e reti infrastrutturali ad ampio raggio concorrono a definire una “forma urbana” che non corrisponde semplicemente ai limiti amministrativi Comunali, ma ad un territorio definito da chi lo usa e lo vive, “disegnato” secondo i molteplici ambienti riconoscibili sul territorio proprio dal modo in cui vengono vissuti da chi vi transita o vi vive in pianta stabile.

Il risultato di questo primo approccio è quello di individuare un disegno di interazioni “a macchia d‟olio”, ovvero concentrico: Mesero si pone al centro di un territorio disegnato da interazioni concentriche, pluridirezionali a partire dal Comune stesso, costituenti un anello di rapporti a rete che si attesta a scala sovra locale verso Magenta, Rho, , Busto Arsizio.

Tale disegno viene individuato anche nelle interazioni lineari e puntuali, che individuano non solo elementi infrastrutturali ad elevata percorribilità (l‟anello SS336 verso Malpensa, il tratto di autostrada A4 compreso tra Magenta e Rho, il tratto di autostrada A8 tra Rho e Legnano) ma anche servizi a scala sovra comunale e località significative. Alcuni esempi di interazioni lineari e puntuali:

Figura 7 - Strade principali e strade secondarie individuate dal Sistema Informativo Territoriale Regione Lombardia

Figura 8 – Località significative e intersezioni stradali ad ampio traffico individuate dal Sistema Informativo Territoriale Regione Lombardia

Se il contesto territoriale locale a cui il Piano di Governo del Territorio si riferisce è il Comune occorre operare una scelta: si tratta di cercare e scegliere la chiave di lettura che permette meglio di rappresentare tale contesto territoriale, di cui fin qui si conosce solo il fatto che viene disegnato non da un limite tracciato su una base cartografica ma da differenti modi di viverlo, che lo rendono “organismo” capace di autodefinirsi secondo le proprie peculiarità, le stesse che lo rendono unico e riconoscibile rispetto all‟intorno ma al contempo lo rendono parte dell‟intorno.

Una delle chiavi di lettura fino ad ora osservabile è lo sviluppo territoriale del Comune posto in stretta correlazione con il territorio del Magentino, del Rhodense e del Castanese, nei confronti dei quali si pone come elemento di una ipotetica disposizione spaziale a rosario (rif. Quaderni del Magentino), delimitata da un sistema infrastrutturale che maggiormente ne delinea tale caratteristica fisica.

Se lo sviluppo di Mesero veniva da sempre letto in maniera unidirezionale, vale a dire dal centro del Comune verso l‟esterno, oggi appare fondamentale un punto di vista biunivoco: dal territorio esterno verso il Comune e viceversa, proprio secondo le logiche di interazione che prendono luogo sul territorio, e secondo un andamento morfologico stratificato nel corso dei decenni.

Figura 9 - Schema semplificativo delle interazioni verso l‟esterno e verso l‟interno, alla luce della morfologia del territorio: Mesero a rosario e Mesero a raggiera

Lo schema semplificativo individuato disegna una struttura territoriale caratterizzata da nuclei urbanizzati con identità insediative differenti tra loro: aree residenziali di differenti dimensioni, sistemi commerciali, distretti industriali, nuclei storici, aree miste diffuse, parchi, sistemi delle acque, aree agricole ed aree naturalistiche, elementi infrastrutturali .

All‟interno di questo sistema sovra-comunale le modalità di vita e di lavoro sono caratterizzate da movimenti articolati e complessi: ci si muove per lavorare, per abitare, per studiare, per accedere alle aree commerciali e ai poli attrattori dei centri urbani attrattori (rif. Quaderni del Magentino).

Si configurano dunque sul territorio differenti habitat e modi di abitare che a scale differenti disegnano una rete di geografie urbane e sociali, con identità differenti e riconoscibili.

Il modo di vivere il territorio risponde ad un disegno a rosario verso l‟esterno del Comune, e a raggiera verso l‟interno del Comune.

Alla luce di questa duplice visione si rende necessario un modello di mobilità ed un‟idea futura per il territorio comunale alternativa a quella radiale (il classico modello radio-centrico di centro abitato), capace di trasformare le aree periferiche comunali e i vuoti territoriali in nuove e molteplici centralità identitarie, complementari alla struttura dei centri abitati di riferimento, e in contemporanea evitare le problematiche di congestionamento che il modello a raggiera inevitabilmente comporta.

Il territorio letto come insieme di interazioni che su di esso avvengono permette di leggere l‟urbanizzato come insieme di relazioni tra “pieni e vuoti”, che sono la naturale e immediata immagine di come il Comune sia stato pensato, si sia costituito e si sia trasformato fino ad oggi.

Da questo dato d‟insieme è possibile osservare come la “risorsa del suolo” sia stata utilizzata, e come poter pensare, nell‟ottica di un nuovo assetto progettuale proposto dal Piano, ad un disegno futuro del territorio antropizzato.

Per vuoti urbani s’intendono vaste aree rese disponibili per obsolescenza o cambio di destinazione d’uso, che vengono chiamati indistintamente aree strategiche, periferie interne, grandi vuoti, aree dismesse, derelict land, .. Ma secondo un concetto più consono all’architettura, i vuoti sono le piazze, i parchi, gli interstizi non edificati o qualunque altro spazio aperto indipendentemente dalla loro scala. Ciò che li identifica è la ricchezza che hanno, in modo più o meno marcato, di valori simbolici, attività o funzioni1.

1 Maria Pia Belski, con la collaborazione di Giovanni Fonti, Periferia come centro, Apollo e Dioniso, , 2001 La nemesi di tale definizione esplica il concetto opposto, ovvero quel “pieno” che rappresenta la totalità dei procedimenti di antropizzazione che hanno mutato il territorio naturale: il sistema urbanizzato e il sistema infrastrutturale intesi non come funzione ma come morfologia del territorio.

Figura 10 - Modello generale della struttura dei pieni del Comune di Mesero

Mesero è localizzato in un territorio strutturato a partire da un nucleo storico originario, indipendente, all‟interno di un tessuto naturalistico e paesaggistico rilevante, e dunque i “vuoti” intesi come aree inedificate non sono in realtà rimanenze risparmiate dall‟urbanizzazione stratificata del tempo, ma diventa uno scenario strategico di primaria importanza, elemento da valorizzare e preservare in funzione di una nuova riorganizzazione urbana. La disposizione dell‟urbanizzato del Comune permette di osservare una generale compattezza e omogenea continuità delle aree, che in modo inversamente proporzionale si traducono in un‟ continuità in termini ambientali, sia ad una scala locale sia in relazione ai grandi sistemi ambientali del territorio. Elementi di interferenza con i vuoti urbani risultano i grandi assi viari, a formare continuità morfologiche di “pieni” spesso percepibili come barriere.

Figura 11 - Modello generale della struttura dei vuoti del Comune di Mesero

Il Piano, sotto questo aspetto, intende produrre un progetto territoriale i cui temi più evidenti affrontano il concetto di permeabilità, di riduzione del consumo di suolo ai fini edificatori, della ridefinizione della struttura individuale e collettiva della mobilità e della diffusione dei servizi. Il PGT, infatti, nel suo complesso documentario, si muove, all‟interno dell‟insieme variegato dei vuoti prevalentemente collettivi che l‟urbanizzato ha generato ed in stretto rapporto con i pieni del costruito esistenti, con il preciso intento di ridefinire una nuova visione possibile di comune a partire dalle aree boscate, aree agricole, strade, piazze, giardini.

Il fatto che il territorio Comunale ricada all‟interno di elementi naturalistici quali Parchi (nello specifico nell‟immagine di cui sotto si riporta il PLIS del Gelso), e che buona parte del territorio boschivo e agricolo concorra a definire una rete ecologica diffusa (definibile fin da scala Regionale) indica che i “vuoti” territoriali sono nello specifico “vuoti ambientali”, appartenenti a corridoi naturalistici che non sono la risultante dei vuoti dell‟urbanizzato risparmiati dall‟espansione a macchia d‟olio tipica dell‟urbanistica del passato, ma un vero e proprio punto di forza e motore di interazioni e dinamiche territoriali e sociali che deve essere trattato come soggetto attivo nelle dinamiche di trasformazione territoriale, e nell‟individuazione di politiche ed obiettivi per il nuovo assetto urbanistico del Comune.

Figura 12 - Individuazione del PLIS del Gelso

La lettura del territorio secondo le interazioni che in esso avvengono, secondo il disegno morfologico individuato, secondo la struttura dei pieni e dei vuoti territoriali porta ad un ulteriore aspetto che ne completa il disegno d‟insieme: il movimento.

Figura 13 - grafici estrapolati dal Dossier Magentino – trasporti e mobilità, rappresentante gli spostamenti in entrata nei comuni del Magentino per Comune di origine e in uscita verso i comuni del Magentino e le altre principali aree di destinazione. Dato 2002.

L‟immagine fisica che fino ad ora si è delineata deve rappresentare il territorio come “soggetto attivo” delle dinamiche di trasformazione che lo coinvolgono, e dunque come tale deve essere letto come elemento “in movimento”, non solo da un punto di vista statico.

Il territorio, sul quale sono stati individuati ambienti specifici, in base a come viene vissuto consente di individuare due modi diversi di muoversi e viverlo. Il primo è descrivibile come territorio lento, e indica un modo di vivere il territorio legato alla qualità dell‟abitare, ai servizi alla scala locale e alla mobilità capillare. Indica un territorio in cui le qualità e le peculiarità che lo caratterizzano dal punto di vista della vivibilità corrispondono ad una tendenza alla staticità delle dinamiche abitative e delle interazioni degli abitanti e dei fruitori.

Figura 14 - Schema indicativo dei servizi, commerciale, ricettivo, polifunzionale Il secondo è descrivibile come territorio veloce, e indica un modo di vivere il territorio legato alla dinamica del lavorare, dei servizi alla scala territoriale e degli spostamenti a scala ampia all‟interno del territorio del Magentino in cui il Comune è localizzato.

Figura 15 - grafici estrapolati dal Dossier Magentino - territorio, voce mobilità. Si nota la mancanza della Boffalora – Malpensa e della tratta intercomunale che connette attualmente la SP 31 alla SS336DIR in direzione est-ovest, tangendo i Comuni di Mesero e Inveruno, successive allo studio di cui sopra. Il disegno del territorio lento e territorio veloce è realizzato sovrapponendo diversi strati informativi: i tematismi già proposti in sede di definizione delle interazioni territoriali si fondono con informazioni “areali” riguardanti la tendenza insediativa o i poli attrattori individuabili, e con informazioni “a rete e puntuali” come la gerarchia delle infrastrutture o le polarità e servizi individuati a scala locale e scala sovra locale.

La complessità di tutte queste informazioni viene tradotta graficamente con “linee ed aree di flusso”, la cui gradazione delle sfumature disegna un territorio lento ed un territorio veloce.

Tale modello individua la necessità di definire ad esempio la rete infrastrutturale legata alla mobilità veloce e di identificarla rispetto alle zone di mobilità più porosa e lenta, in grado di strutturare tessuti urbani caratterizzati da una vita di quartiere, adatti agli insediamenti residenziali e ai servizi alla persona, nonché più idonei a migliorare la fruizione del sistema del verde che caratterizza il Comune.

Una lettura questa fondata su criteri di compatibilità e sostenibilità del territorio.

Figura 16 - Il territorio "veloce" Figura 17 - Il territorio "lento"

L‟obiettivo di tale analisi è dunque duplice: sostenere la vivibilità e la qualità dell‟abitare in alcuni ambiti, e dall‟altro promuoverne concretamente lo sviluppo e migliorare l‟accessibilità delle aree su cui si prevede una crescita della densità e dei servizi.

Tale lettura inoltre pone l‟attenzione su alcune dinamiche caratterizzanti il territorio oggetto di analisi:

 L‟autostrada Torino Milano e la linea TAV rappresentano l‟elemento più marcato in termini di territorio veloce, così come la SS336dir. In questi due casi si osserva la netta contrapposizione tra “lento” e “veloce”, probabile causa di barriere morfologiche e percettive;  Via Giuseppe Garibaldi e via per Bernate – via Monte Rosa si distinguono come assi di penetrazione del territorio a scala locale, e dunque interessati da logiche di territorio “veloce”.  Dal punto di vista dell‟urbanizzato sono i luoghi del lavoro a ricoprire il ruolo di territorio veloce, e si contrappongono nettamente al contesto naturalistico e paesaggistico interessante gran parte del comune. Il territorio urbanizzato caratterizzato da dinamiche “lente” riguarda presumibilmente le aree residenziali, e le aree riconducibili alla “città pubblica”, con i servizi localizzati.

Una prima considerazione che deriva dalla lettura del territorio, interpretato come insieme di interazioni, come disegno, come elemento di pieni e vuoti territoriali, e come soggetto in “movimento” riguarda l‟elemento suolo.

L‟eredità dell‟urbanistica prima dell‟introduzione della Legge Regionale 12/2005 porta ad una problematica relativa ad un consumo di suolo, che spesso non risponde alle reali esigenze del territorio e di chi lo abita.

Figura 18 – confronto tra l‟occupazione di suolo della IGM 1888 (rosso) con l‟ortofoto Terraitaly 1999 (grigio) Se da un lato si registra un aumento costante di popolazione sul territorio comunale, meglio trattato nei paragrafi dedicati agli aspetti socioeconomici, ed una conseguente domanda di nuova edificabilità, dall‟altro si constata una necessità di compattazione di un sistema urbanizzato che deve seguire un disegno d‟insieme caratterizzato e meno lasciato ad una politica di iniziative puntuali ereditata in particolare dalla stagione urbanistica degli ultimi decenni.

Si registrano occasioni di urbanizzato dismesso o riconvertibile, utile in molti casi per una logica di riqualificazione e risparmio di suolo, tuttavia le dinamiche tracciate portano a definire una necessità di compattazione del suolo urbanizzato come motore per una politica di sostenibilità ambientale, che tanto caratterizza la legge regionale urbanistica attuale.

Tale scelta comporta una precisa messa a fuoco sulle dinamiche che ruotano intorno ai “vuoti urbani” e di conseguenza una scelta di densificazione dei “pieni” territoriali laddove partecipano alla definizione di una logica urbana di sviluppo. Tale scelta comporta di conseguenza una maggior attenzione nell‟identificare nuovi corridoi ecologici che si integrino con una politica di particolare attenzione all‟equilibrio urbanizzato – sistema ambientale.

Figura 19 – Indice di consumo di suolo e indice di consumo di suolo previsto – Quaderni del Magentino, 2006

Figura 20 – Consumo di suolo annuo e tasso di variazione annuo dell‟indice di consumo di suolo – Quaderni del Magentino, 2006

Figura 21 – propensione al consumo di suolo normalizzata alla superficie comunale e propensione alla crescita – Quaderni del Magentino, 2006

Figura 22 – Consumo di suolo dovuto a urbanizzazione, Fonte: PTR Regione Lombardia, anno 2008

L‟incremento dell‟urbanizzazione areale, propria della passata stagione urbanistica, riconduce Mesero a dinamiche di espansione in linea con il Magentino, all‟interno del quale l‟asse infrastrutturale dell‟autostrada A4 TO-MI si pone come elemento portante. Tale dato, confrontato con l‟area nord-est del Milanese risulta in ogni caso più basso rispetto allo sviluppo dell‟urbanizzato del territorio localizzato lungo l‟asse infrastrutturale dell‟autostrada A8 MI-VA.

Il quadro programmatico del Documento di Piano è caratterizzato dall‟interazione dei cittadini con la Pubblica Amministrazione. Tale interazione sollecita un ripensamento delle condizioni di vivibilità urbana, mentre le Istituzioni propongono nuove funzioni di rilancio per il Comune e partecipano a iniziative potenzialmente attrattive in grado di delineare gli obiettivi e le conseguenti strategie lungo le quali è possibile valorizzare il territorio, rendendolo soggetto attivo nelle trasformazioni fisiche e sociali che lo caratterizzano. Rendendolo riconoscibile nel contesto territoriale sovra locale in cui si colloca.

È questo lo sfondo entro cui l‟Amministrazione Pubblica si deve muovere per rispondere (in un‟ottica anche sussidiaria) alle reali e molteplici esigenze di chi abita oggi il Comune, cercando di prevedere i bisogni che si genereranno nel prossimo futuro, a seguito delle trasformazioni oggi in atto.

Figura 23 – Logo di “Seminario dell‟area tematica Città Digitale”

E‟ necessario inquadrare il procedimento partecipativo all‟interno dell‟evoluzione del Documento di Piano del Comune.

Scelta dell‟Amministrazione è una lettura dei bisogni del cittadino, attivata attraverso un processo capillare d‟ascolto, che non è possibile introdurre unicamente aspetti quantitativi nel nuovo Piano, bensì è prioritario individuare nuovi metodi più efficaci e dinamici in grado di monitorare costantemente questo tema, date le ampie opportunità di trasformazione e sviluppo del Comune nei prossimi anni.

I dati rilevati durante i pubblici incontri sono stati tradotti e incrociati in modo da individuare le diverse metodologie d‟intervento possibili. I resoconti degli incontri sono stati analizzati in maniera sistematica, con lo scopo preciso di isolare con maggiore attenzione le diverse valutazioni rispetto ai bisogni che si sono via via delineati nel tempo.

Figura 24 - Schema da proporre nell'arco delle presentazioni pubbliche di PGT partecipato: partecipazione pubblica come DNA del procedimento di Piano

Viene richiesto, a questo livello di preparazione del Documento programmatico del PGT, un passaggio fondamentale.

I caratteri distintivi del territorio comunale hanno fornito una chiave di lettura del disegno del territorio, inteso come insieme di interazioni. Il risultato è la definizione dei sistemi del Comune, trattati nei paragrafi seguenti.

La partecipazione pubblica ha dato via, come input, ad un‟analisi dettagliata che deve riguardare tali sistemi, scomponendoli secondo una chiave di lettura che deve essere individuata.

Proprio questo è il tema centrale dell‟organizzazione del Documento di Piano.

Occorre definire un quadro strategico e programmatorio che deve partire proprio dai risultati della partecipazione pubblica, che devono fornire quella chiave di lettura che possa interpretare le dinamiche urbane rappresentate dagli ambienti.

Il passaggio fondamentale proposto è di una lettura del territorio comunale per sistemi, che permettano di rendere disegno organico d‟insieme le informazioni risultanti dagli incontri pubblici.

Il procedimento di elaborazione del PGT si è integralmente conformato alle previsioni dell‟art. 12 della LR 11 marzo 2005.

Segnatamente è stato pubblicato, contestualmente all‟avvio del procedimento e prima che venisse compiuta qualunque attività anche soltanto meramente preparatoria, un avviso pubblico che ha invitato i cittadini a presentare istanze, sollecitazioni e contributi, tanto nell‟interesse generale, quanto a prefigurazione dei tratti puntuali di interessi particolari.

Tale forma di pubblicità è valsa a dare spazio ad un‟effettiva dialettica con l‟Amministrazione: sono, infatti, pervenuti 44 contributi partecipativi (peraltro, quasi tutti espressivi di istanze individuali).

La carenza di contributi rappresentativi di interessi generali ha quindi indotto l‟Amministrazione a cercare di assumere un ruolo pro-attivo, cercando di valorizzare – laddove ritenute utili – le indicazioni di carattere pubblico.

Sono state, quindi, convocate con avvisi pubblici una pluralità di conferenze e sessioni di approfondimento in parallelo con attività partecipative proprie del parallelo procedimento di VAS.

A tali incontri – tenutisi presso il Municipio - hanno partecipato un numero significativo di cittadini e, soprattutto, una pluralità di rappresentanti del tessuto associativo, economico e professionale locale.

In tali occasioni, il dibattito ha consentito di strutturare un flusso informativo biunivoco, ed ha reso possibile l‟acquisizione di informazioni che si sono aggiunte al patrimonio conoscitivo dell‟Amministrazione Comunale.

Contrariamente alla precedente fase di proposizione dei contributi privati, nel corso di tali sessioni sono stati affrontati pressoché unicamente temi di rilevanza generale e sono stati messi a confronto una pluralità di scenari.

Tali attività sono risultate particolarmente proficue anche grazie alla mediazione dell‟Amministrazione, che ha cercato di rendere accessibili questioni tecnicamente complesse (mediante la distribuzione di sintesi semplificate, mediante la proiezione di slides esplicative e mediante una particolare attenzione al lessico utilizzato, volutamente depurato da ogni tecnicismo).

In tali occasioni è emersa una chiara sollecitazione ad orientare le decisioni di piano in una prospettiva fortemente contenitiva ed orientata all‟innalzamento dei livelli di qualità della vita.

E‟ seguita, quindi, una ulteriore fase partecipativa riservata all‟acquisizione dei giudizi delle Associazioni e dei soggetti portatori, articolatasi anch‟essa in due riunioni pubbliche. A tali stakeholders è stata riservata una apposita sessione, nella quale si è resa possibile l‟espressione contestuale dei „pareri‟ (secondo il lessico normativo) da parte di tali soggetti.

Il piano, successivamente all‟adozione, seguirà l‟iter normativamente previsto.

Va conclusivamente rimarcata la netta differenza tra l‟opportunità di partecipazione offerta ai cittadini nella fase di elaborazione del piano, ossia il momento in cui nessuna determinazione amministrativa era stata ancora assunta e dunque tutti i contributi sono stati espressi senza alcun condizionamento derivante dall‟esigenza di mantenere un nesso di pertinenza con scelte unilateralmente assunte dall‟Amministrazione precedente.

Per contro, una partecipazione affidata al solo strumento delle osservazioni post-adozione, ossia a contributi che intervengono quando la decisione amministrativa si è già ossificata e non è più emendabile nella sostanza, possono valere unicamente a rappresentare espressioni di dissenso rispetto a opzioni pianificatorie incidenti su lotti specifici.

L‟Amministrazione Comunale ha, quindi, favorito la partecipazione in vista di una autentica diffusione e democratizzazione della decisione e non solo in chiave di tutela delle posizioni individuali.

Per esplicitare il concetto di sistema territoriale si ricorre a quanto definito dal Documento di Piano del piano Territoriale Regionale della Lombardia2:

“Le politiche e le programmazioni settoriali originano molteplici geometrie sul territorio e le azioni (progettuali e settoriali) che ne discendono si rivolgono a contesti differenti e ambiti definiti di volta in volta in funzione dello specifico intervento; tale complessità più difficilmente viene rilevata da visioni separate e dai differenti livelli decisionali che operano sul territorio.

Il processo di integrazione delle politiche settoriali e la necessità di garantire il coordinamento nelle azioni di governo del territorio devono necessariamente confrontarsi e valorizzare tale aspetto multiforme. Il PTR individua pertanto una modalità comune di parlare del e al territorio, che tenga conto da un lato della geometria variabile che caratterizza il contesto d’azione ma che riesca, dall’altro, a fare dialogare i differenti attori.

I Sistemi Territoriali che il PTR individua non sono ambiti e ancor meno porzioni di Lombardia perimetrate rigidamente, bensì costituiscono sistemi di relazioni che si riconoscono e si attivano sul territorio regionale, all’interno delle sue parti e con l’intorno.

Essi sono la chiave territoriale di lettura comune quando si discute delle potenzialità e debolezze del territorio, quando si propongono misure per cogliere le opportunità o allontanare le minacce che emergono per il suo sviluppo; sono la geografia condivisa con cui la Regione si propone nel contesto sovraregionale e europeo.”

E ancora:

“I Sistemi Territoriali si appoggiano ai territori della Lombardia in maniera articolata e interconnessa, così come ogni territorio si riconosce di volta in volta nell’uno, nell’altro o in più di un Sistema Territoriale.

Per ciascun Sistema vengono evidenziati i tratti e gli elementi caratterizzanti che lo contraddistinguono rispetto agli altri. […]

2 Sei sistemi territoriali per una Lombardia a geometria variabile, Cap.2.2 Documento di Piano PTR Regione Lombardia, anno 2010 Ciascun comune, provincia, ente con competenze per il governo del territorio, ma anche ogni altro soggetto pubblico o privato, fino al singolo cittadino, devono identificare in uno o più dei sei sistemi proposti il proprio ambito di azione o di vita e confrontare il proprio progetto o capacità d’azione con gli obiettivi che per ciascun Sistema del PTR vengono proposti.

Dalla cooperazione e messa in rete delle risorse attivabili si identifica il potenziale d’azione del piano.

Gli obiettivi territoriali del PTR, proposti per i sei Sistemi Territoriali, non si sovrappongono agli obiettivi tematici, ma sono ad essi complementari, rappresentando le priorità specifiche dei vari territori.

Così come avviene per gli obiettivi tematici, anche quelli territoriali si declinano in linee d’azione (o misure), riportate nei riquadri.

Per ogni obiettivo territoriale vengono riportati i riferimenti degli obiettivi del PTR che esso contribuisce a raggiungere.”

Il Documento di Piano del presente PGT intende, a seguito dell‟analisi degli obiettivi proposti dal PTR, identificare il proprio piano d‟azione a partire da una propria individuazione di sistemi territoriali, dai quali far scaturire gli obiettivi tematici, e nei quali incanalare il processo partecipativo pubblico che caratterizza il procedimento di Piano in atto.

Dunque i sistemi territoriali individuati per il Comune si potrebbero definire nel seguente modo:

I Sistemi Territoriali che il Documento di Piano individua non sono ambiti e ancor meno porzioni di comune perimetrate rigidamente, bensì costituiscono sistemi di relazioni che si riconoscono e si attivano sul territorio, all’interno delle sue parti e con l’intorno, e sono la chiave di lettura comune quando si discute delle potenzialità e debolezze del territorio, quando si propongono misure per cogliere le opportunità o allontanare le minacce che emergono per il suo sviluppo; sono la geografia condivisa con cui il Comune si propone nel contesto territoriale dell’intorno.

La restituzione che il territorio, letto come disegno di interazioni spaziali morfologiche e sociali, offre al cittadino è una realtà in cui sono riconoscibili differenti strutture urbane e differenti “luoghi” specifici, di seguito chiamati sistemi.

Tali sistemi sono definiti e riconoscibili sulla base di elementari quanto basilari tratti caratterizzanti: la morfologia dell‟edificato esistente, la disposizione della rete infrastrutturale in uso, il rapporto tra i “pieni ed i vuoti”, le dinamiche legate allo spazio-tempo (territorio lento – territorio veloce) ecc...

Tali definizioni sono, come già sopra accennato, per loro natura non rappresentabili dal punto di vista meramente geografico: non esistono confini netti e definiti tra sistemi, anzi taluni elementi risultano talvolta sovrapposti, oppure ripetuti in più sistemi. Un territorio attore, dunque, e non un oggetto passivo sottomesso alla rigidità di una cartografia che sovente prevale sul carattere vivo del territorio.

Per rendere il più possibile efficace questa lettura del territorio si è scelto di procedere con una rappresentazione schematica, ricorrendo all‟utilizzo di schede grafiche, secondo il seguente schema:

RAPPRESENTAZIONE DESCRIZIONE RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA CARTOGRAFICA

DESCRIZIONE RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA

DESCRIZIONE DEL SISTEMA DESCRIZIONE RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista delle aree prevalentemente residenziali, individuando nel termine abitare non solo l‟abitazione ma anche la persona e il suo benessere, il concetto di appartenenza ad un territorio riconoscibile, proprio e famigliare, e dunque tutte le dinamiche complementari al vivere “nel qui e nel dove” dal punto di vista del cittadino.

Il tessuto edilizio è costituito dal nucleo storico originario, che si espande secondo un modello reticolare del sistema infrastrutturale, dei lotti e delle cortine edilizie compatte. Il tessuto di più recente realizzazione è costituito da lotti di forma regolare, disegnati da un sistema infrastrutturale reticolare, con assi perpendicolari tra loro. Tale tessuto si espande a macchia d‟olio a partire dal nucleo storico originario, ed è tagliato da via Giuseppe Garibaldi, che definisce perpendicolarmente due settori: uno ad est comprendente la maggior parte del tessuto edificato comunale, e uno ad ovest, di più recente realizzazione.

Il tessuto storico risulta compatto, con cortine edilizie il cui impianto di antica formazione ha mantenuto nel suo insieme allineamenti e forme dei nuclei originari, nei quali sono riconoscibili edifici caratteristici e gli originari vuoti costituiti dalle corti interne e dagli spazi aperti irregolari tra una cortina e l‟altra. Nel tessuto di più recente realizzazione la conformazione pieni- vuoti risulta regolare e nettamente riconoscibile sul territorio, risultato di una pianificazione ad ampia scala, stratificata nei decenni, che propone modelli di edificazione che si ripetono, mantenendo le medesime forme del costruito e i medesimi spazi vuoti (giardini privati o spazi comuni privati a servizio dell‟edificato). Il sistema è riconducibile prevalentemente a dinamiche di territorio lento, poiché le interazioni e gli spostamenti sono correlati al tema dell‟abitare, al vivere il territorio in modo localizzato e puntuale, talvolta riconducibile a logiche di “quartiere dormitorio” proprio ad indicare la vocazione stazionaria del residente, alieno ai grandi spostamenti di traffico veloce sovracomunali proprie delle grandi infrastrutture di transito. Via Monte Rosa e via Garibaldi – SP31 divengono tuttavia assi di penetrazione urbana, corrispondenti quindi a logiche di territorio veloce.

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista delle aree prevalentemente interessate da dinamiche del lavoro: spazio della produzione ma anche elementi di interazione con il mercato del lavoro, come ad esempio le infrastrutture di connessione interessate da traffico legato agli spostamenti lavorativi.

Il tessuto edilizio è costituito da grandi strutture produttive, in gran parte attive, alcune delle quali di più antico impianto. I lotti sono di forma prevalentemente regolare, disposti lungo l‟anello delle grandi infrastrutture. Il sistema infrastrutturale primario tende ad assumere una disposizione a corona, un anello chiuso che in gran parte delle tratte tende a connotarsi come barriera morfologica e fisica. Il sistema infrastrutturale secondario a partire dal nucleo storico originario tende ad assumere una disposizione ad assi perpendicolari che interseca, ramificandosi, l‟intero tessuto consolidato.

L‟alternanza di pieni – vuoti viene percepita in modo più netto che in altre parti di territorio. E‟ l‟ambiente delle grandi aree produttive che caratterizza l‟urbanizzato del Comune, della contrapposizione edificazione –verde, delle infrastrutture a traffico elevato che delimitano in modo netto la morfologia del costruito in cui i pieni e vuoti si configurano come occasioni per forme di ricucitura e compattazione di tessuto edilizio produttivo talvolta degradato e per un rafforzamento dell‟identità del Comune.

Il sistema è riconducibile prevalentemente a dinamiche di territorio veloce, poiché le interazioni e gli spostamenti sono correlati al tema della produzione, del lavoro, dello spostamento e della dinamicità: gli spazi del lavoro sono disposti lungo l‟anello delle grandi infrastrutture e con essi condividono le logiche di traffico, di congestione, di connessioni sovra comunali che vanno oltre il solo territorio di Mesero.

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista delle aree, degli spazi, delle attività e dei servizi collettivi, ovvero il sistema delle opere necessarie a garantire l'offerta di beni e servizi pubblici e di uso pubblico per i cittadini, non solo dal punto di vista dello standard meramente quantitativo ma anche dal punto di vista qualitativo.

E‟ costituito da spazi a verde e servizi pubblici e di uso pubblico, in parte aperti e permeabili, in parte chiusi, disposti nel tessuto urbano consolidato nel settore ovest rispetto alla barriera costituita da Via Giuseppe Garibaldi. Tale settore diviene dunque luogo dei principali incontri pubblici: le interazioni tra gli abitanti residenti e popolazione fluttuante avviene sia in spazi aperti, per buona parte pedonali, sia negli spazi dedicati alle attività pubbliche e private che favoriscono l‟incontro. Il sistema infrastrutturale è lo scheletro di tale sistema, a partire dai grandi assi di penetrazione (via M.Rosa, SP31) fino al capillare sistema delle piste ciclopedonali. Le aree (parchi, giardini, servizi pubblici ecc..) pubbliche e private si costituiscono sia come aree vuote di connessione (esempio: parchi pubblici), sia come “barriere” laddove le proprietà private di uso pubblico sono accessibili solo in determinati orari (esempio: aree recintate).

Il sistema è riconducibile a dinamiche di territorio lento e dinamiche di territorio veloce, poiché le interazioni e gli spostamenti sono correlati al tema dell‟abitare (servizi alla persona, e dunque correlate a dinamiche di “territorio lento”) e al tema della fruizione del territorio in senso pià ampio (si pensi alla popolazione fluttuante sul territorio correlata agli spostamenti nei luoghi del lavoro e della produzione, e conseguentemente potenziali fruitori della città pubblica attraverso dinamiche di “territorio veloce”.

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista delle attività, funzioni e spazi legate al turismo, che si manifesta nelle forme di turismo di transito (circuito del turismo itinerante interni ed esterno al Comun, dovuto alla vicinanza di nodi viabilistici ad elevata percorribilità), turismo rurale (a basso impatto ambientale, correlato alla valorizzazione delle risorse ambientali e agricole), turismo scolastico e storico (indirizzo didattico e/o votivo)

La morfologia di tale sistema è mista, variegata: comprende spazi areali a verde e servizi pubblici e di uso pubblico (di residenti e non: turismo di transito), in parte aperti e permeabili, in parte chiusi, disposti nel tessuto urbano consolidato nel settore ovest rispetto alla barriera costituita da Via Giuseppe Garibaldi (esempio: turismo scolastico e storico – votivo del Santuario Santa Gianna Beretta Molla). Comprende anche spazi lineari e puntuali, quali le attività della produzione agricola e i relativi sentieri – itinerari a traffico veicolare e ciclo- pedonale (turismo rurale).

Come per la città pubblica le aree (parchi, giardini, servizi pubblici ecc..) pubbliche e private si costituiscono sia come aree vuote di connessione (esempio: parchi pubblici), sia come “barriere” laddove le proprietà private di uso pubblico sono accessibili solo in determinati orari (esempio: aree recintate). La tipologia di spazi aperti è predominante: si pensi ad esempio al turismo rurale e ai relativi itinerari di percorrenza.

Il sistema è riconducibile a dinamiche di territorio lento e dinamiche di territorio veloce, poiché le interazioni e gli spostamenti sono correlati sia al tema del turismo rurale (si pensi all‟agriturismo, o alla fruizione della sentieristica ciclo-pedonale, e dunque correlate a dinamiche di “territorio lento”) sia al tema della fruizione del territorio in senso pià ampio (si pensi al turismo scolastico o storico – votivo, sovracomunale, e dunque risultante di dinamiche di “territorio veloce”).

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista della struttura della rete viaria, sia dal punto di vista fisico - gerarchico (connessioni intercomunali ed intracomunali, spazi correlati al sistema infrastrutturale ecc..) sia dal punto di vista qualitativo (integrazione tra le varie gerarchie infrastrutturali, fluidità del traffico veicolare intesi come automezzi e come pedoni/ciclisti, sicurezza stradale degli utenti in corrispondenza di incroci, intersezioni e svincoli ecc..)

Il sistema infrastrutturale primario (inteso come infrastrutture ad elevata percorrenza veicolare di portata sovralocale) tende ad assumere una disposizione a corona ai margini del limite amministrativo comunale, un anello chiuso che in gran parte delle tratte tende a connotarsi come barriera morfologica e fisica, anche se efficacemente (tranne per via Garibaldi) devia il traffico pesante all‟esterno del centro urbano. Il sistema infrastrutturale secondario a partire dal nucleo storico originario tende ad assumere una disposizione ad assi perpendicolari che interseca, ramificandosi, l‟intero tessuto consolidato.

Il sistema infrastrutturale primario, data la morfologia e la funzione (traffico elevato ad alta velocità) risulta essere elemento di chiara definizione percettiva di “vuoto urbano”, prevalentemente barriera morfologica. Il sistema infrastrutturale secondario corrisponde ad un vuoto urbano che talvolta (si pensi alla distribuzione capillare della rete sentieristica) diventa elemento di fruizione per il sistema naturalistico, paesaggistico e agricolo.

Il sistema è riconducibile a dinamiche di territorio lento e veloce. Le interazioni e gli spostamenti sono correlati al tema del sistema infrastrutturale primario (inteso come infrastrutture ad elevata percorrenza veicolare di portata sovra locale, correlato ad esempio alla realtà della produzione) che tende ad assumere una disposizione a corona ai margini del limite amministrativo e a rispondere a logiche di territorio “veloce”. Sono inoltre presenti logiche correlate al sistema infrastrutturale secondario (assi perpendicolari che intersecano, ramificandosi, l‟intero tessuto consolidato) che seguono logiche “lente” di spostamenti locali, della residenza.

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista del sistema agricolo, inteso non solo dal punto di vista localizzativo dei residui terreni a conduzione agricola, ma anche ad aspetti legati alle attività economiche, attrezzature ricettive, valenze ambientali e culturali (esistenti e potenziali). Un sistema che guarda al rapporto tra territorio ed attività antropiche, individuando nel tempo (dinamicità) le interazioni che ne derivano.

E‟ il sistema del verde agricolo, morfologicamente non necessariamente distinguibile dal sistema – più generico – naturalistico e paesaggistico, ma caratterizzato da elementi appartenenti alla realtà rurale: campi coltivati e dunque morfologicamente strutturanti il paesaggio, ma anche puntuali aggregazioni di produzione agricola, localizzate lungo assi infrastrutturali prevalentemente locali e talvolta appartenenti alla sentieristica di fruizione del sistema naturalistico e paesaggistico.

Si denota una prevalenza di spazi aperti strettamente correlati con la morfologia del terreno, caratterizzato da un‟ impronta rurale e prativa, propria del Parco di Locale di Interesse Sovracomunale del Gelso, in cui tale ambiente in gran parte si localizza. Il tessuto edificato, appartenente alla realtà della produzione agricola o delle attività correlate con la produzione agricola risulta frastagliato, e la struttura dei pieni e dei vuoti è priva di un disegno diffuso riconoscibile, anche se sono identificabili nuclei e aggregazioni antropizzate di limitata entità.

Il sistema è riconducibile prevalentemente a dinamiche di territorio lento, poiché le interazioni e gli spostamenti sono correlati al tema della fruizione della realtà della produzione agricola (intesa come elementi puntuali quali centri produttivi o agriturismi), della fruizione del patrimonio naturalistico e paesaggistico (elementi areali) e della rete sentieristica di riferimento (elementi lineari).

Il presente sistema indaga Mesero dal punto di vista del sistema – paesaggio, inteso come molteplicità di percorsi della percezione paesaggistica, processo propriamente intellettivo-culturale (e non solo visivo), entro cui alla considerazione di valori formali si affiancano logiche di matrice identitaria e storico-testimoniali in senso più lato. Non più dunque inteso banalmente solo dal punto di vista della matrice di natura estetico – formale, che identificava il concetto di paesaggio in quei segmenti di territorio di eccezionale bellezza, la cui percezione valoriale seguiva logiche non dissimili dalla contemplazione dell‟oggetto artistico.

E‟ il sistema del verde territoriale, dell‟edificazione puntuale all‟interno del territorio, disaggregata da ogni altra forma di tessuto edilizio continuo e consolidato. Tale sistema ricomprende, nel senso più generico della definizione, anche il sistema agricolo, e si identifica non solo nel Parco, ma anche genericamente nella dotazione di spazi aperti naturalistici del Comune. SI considera anche l‟impianto infrastrutturale secondario costituito da sentieristica relativa alla fruizione del verde. Si considera inoltre la Strada Statale 336DIR, che per morfologia si configura come barriera in direzione nord- sud all‟interno del PLIS del Gelso. Come per il sistema della ruralità gli spazi aperti sono prevalenti, e sono strettamente correlati con la morfologia del terreno, pianeggiante e caratterizzato da un‟ impronta rurale e prativa, in taluni ambiti puntuali boschiva, propria del Parco di Locale di Interesse Sovracomunale del Gelso, in cui tale ambiente in gran parte si localizza. Il tessuto edificato risulta minimo, frastagliato, e la struttura dei pieni e dei vuoti risulta priva di un disegno diffuso riconoscibile, anche se sono identificabili nuclei e aggregazioni antropizzate di limitata entità.

Il sistema è riconducibile prevalentemente a dinamiche di territorio lento, poiché le interazioni e gli spostamenti sono correlati al tema della fruizione del patrimonio naturalistico e paesaggistico (elementi areali) e della rete sentieristica di riferimento (elementi lineari) e conseguentemente anche della fruizione della realtà della produzione agricola (intesa come elementi puntuali quali centri produttivi o agriturismi).

Le forme del territorio edificato di Mesero denotano una conurbazione di tipo areale con caratteri semplici, che si localizza lungo tre direttrici storiche che si intersecano in corrispondenza del centro storico, identificato già dalla tavola IGM 1888, e sotto rappresentato in un estratto cartografico della Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, del 1908. Si denota l‟impianto storico del primo centro urbanizzato, già presente nel catasto teresiano settecentesco, e si individua già l‟attuale disposizione a rosario dei centri urbani propria del Magentino, in cui lo stesso comune di Magenta risultava agglomerato gerarchico di riferimento, anche dal punto di vista viabilistico. Nel corso del secolo successivo il territorio comunale si espande a macchia d‟olio a partire dal centro storico originario, soprattutto in direzione sud-ovest, dando forma ai due attuali settori secondo cui morfologicamente il tessuto urbano è costituito (separati da via Garibaldi, che in senso nord-sud si individua come elemento morfologico di barriera), con un utilizzo di suolo significativo a cavallo tra il dopoguerra e gli anni ‟80. Questa espansione dell‟urbanizzato, correlata con un incremento demografico costante, costituisce oggi un tema di importanza rilevante, dal momento in cui le politiche territoriali sovra locali e la relativa legislazione regionale sono indirizzate verso il riuso qualitativo del suolo urbano frenando il consumo di suolo, in un‟ottica di una pianificazione territoriale sostenibile del suolo urbano. Dal punto di vista del sistema insediativo si sottolinea l‟importanza del recupero qualitativo del tessuto esistente con particolare attenzione al consumo di suolo, che a partire dalle zone di completamento ed espansione può essere ridefinito in un‟ottica di sviluppo e riqualificazione sostenibile dal punto di vista ambientale, paesaggistico, storico, culturale e di qualità della vita dei residenti. Figura 25 - Estratto cartografico Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, 1908;

Figura 26 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1888 e il 1999. Figura 27 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1983 e il 1999

La valutazione del dato demografico degli ultimi anni restituisce una realtà del Comune in incremento demografico costante, in relazione diretta con un diffuso e documentato fenomeno di immigrazione.

Si registrano incrementi del patrimonio insediativo, con una situazione pressoché di stabilità del numero degli addetti impiegati, anche grazie alla vicinanza di comuni attrattori come Busto-Gallarate, Milano, Novara e soprattutto Magenta, che risulta essere il fulcro di un sistema di insediamenti disposti “a rosario” con insediamenti più piccoli che gravitano attorno al polo maggiore, in relazione ai quali Mesero si trova al centro di un triangolo geografico virtuale. Anche Corbetta risulta essere un polo attrattore, e insieme ai due poli, sono presenti sette comuni nella fascia compresa tra i 3.000 e i 5.000 abitanti.

Figura 28 - estratto MISURC - mosaico informativo strumenti urbanistici comunali, Regione Lombardia, anno 2008

L‟attuale tendenza del sistema dell‟abitare del territorio comunale individua negli assi di via per Bernate – via Monterosa e di strada consortile 217 – via Noè le direttrici riconducibili a modalità espansive in atto, o comunque individuate dall‟ultimo Piano Regolatore, e solo in parte attuate.

Tale caratteristica d‟altro canto rispecchia l‟effetto barriera della SP31, divenuta cesura del tessuto consolidato nella sua interezza, dalla quale prende le distanze in una naturale espansione areale direttamente connessa ad un consumo di suolo di aree verdi. La stessa cesura ha, nel corso del tempo, penalizzato il settore ad est di essa, ad oggi dotato di una gamma di servizi pubblici e di uso pubblico certamente più povera del settore ovest, nel quale si concentra la “città pubblica” comunale. Ulteriore percezione di barriera si osserva nel contermine nucleo di Casone, isolato nei confronti di Mesero proprio da tale infrastruttura.

Dal punto di vista dei comuni contermini di denota come verso sud l‟autostrada A4 TO-MI sia divenuta limite invalicabile dell‟edificato, di fatto impedendo la saldatura tra nuclei urbanizzati di comuni contermini. Lo stesso può dirsi per la SS336DIR in direzione ovest, non rappresentata nell‟estratto di cui sopra in quanto la carta tecnica regionale è antecedente a tale opera: e il relativo nucleo di Casate non presentano dinamiche espansive riconducibili a forme di saldatura tra urbanizzato di comuni contermini.

Figura 29 - estratto MISURC – tessuto residenziale PRG di Mesero, Regione Lombardia, anno 2008 Secondo la logica di territorio lento, riconoscibile nel sistema dell‟abitare, l‟espansione in direzione sud-est è stata per il Piano Regolatore stesso, ricerca di continuità entro tale logica: nuove aree residenziali localizzabili lontano dalle logiche di territorio veloce che muovono le infrastrutture a traffico elevato localizzate ad est e a sud. Non a caso le previsioni urbanistiche dell‟ultimo strumento urbanistico sono state quasi del tutto realizzate ed esaurite.

Figura 30 – MISURC – mosaico informatizzato strumenti urbanistici comunali, Regione Lombardia, anno 1980: si individua, confrontando con la base cartografica riportata (CTR attuale), come nell‟ultimo ventennio l‟espansione del sistema dell‟abitare sia avvenuta principalmente in direzione sud – ovest, secondo logiche spontanee di allontanamento dall‟asse infrastrutturale SP31

CRITICITA‟

 Tendenza, ereditata dalla passata stagione urbanistica, ad espansione areale del tessuto urbanizzato, fino a saldatura con centri urbani limitrofi (verso nord con il Comune di Inveruno);  Il Tessuto Urbano Consolidato è morfologicamente separato in due settori dalla SP31 (via G.Garibaldi): il settore est risulta poco servito dal sistema della città pubblica, e dunque penalizzato in termini di vivibilità e fruizione pubblica dei servizi comunali;  Si individuano ambiti puntuali di criticità relativi al tessuto residenziale della dispersione: abitazioni e/o attività di degrado in essere, o difformi dall‟ambiente in cui si localizzano;

POTENZIALITA‟

 Il tessuto storico di primo impianto conserva tutt‟ora caratteri architettonici e di forma urbana originari, tipici del Comune;  Le trasformazioni della passata stagione urbanistica (PRG) risultano nel complesso attuate o in fase di attuazione: le previsioni insediative in termini di popolazione potenzialmente insediabile a seguito di tali aree soddisfano buona parte del trend demografico previsto.  Talune e limitate aree edificabili del passato strumento urbanistico, ad oggi non realizzate, individuabili come completamenti, costituiscono elemento utile per la ricucitura del tessuto urbano in aree consolidate, e garantiscono ulteriore previsione insediativa in termini di popolazione potenzialmente insediabile;  Si individuano occasioni di recupero di aree dismesse, da riconvertire al sistema dell‟abitare, per una riqualificazione urbanistica ed ambientale di puntuali situazioni di degrado in essere;  Si individuano ambiti puntuali di criticità relativi al tessuto residenziale della dispersione: potenziali occasioni puntuali di applicazione di regole perequative / compensative, al fine di valorizzare la vocazione e le peculiarità dell‟ambiente in cui si localizzano;

Come precedentemente accennato Le forme del territorio edificato di Mesero denotano una conurbazione di tipo areale con caratteri semplici, che si localizza lungo tre direttrici storiche che si intersecano in corrispondenza del centro storico, identificato già dalla tavola IGM 1888. Proprio a partire dagli anni ‟80 si assiste ad uno sviluppo industriale rilevante, a macchia d‟olio, che prosegue per i due decessi successivi.

La crisi del settore industriale dell‟ultimo decennio e la nascita di problematiche relative alle aree dismesse, che si configurano come vuoti urbani nel contesto territoriale locale, deve porre nuovamente al centro del governo del territorio il contesto territoriale stesso, non più visto come un elemento oggettivo da trattare in modo analitico ma come soggetto attivo portatore di caratteri territoriali locali, la cui unicità diviene motore di sviluppo e riqualificazione futuri.

Da definizione il sistema del lavoro è rappresentato non solo dallo spazio della produzione, ma anche dalle interazioni con il mercato del lavoro stesso, e dunque comprende anche dinamiche quali spostamenti, connessioni, collegamenti: in altre parole tale sistema non ha caratterizzazioni esclusivamente spaziali, ma comprende anche il fattore tempo.

Mesero è caratterizzato dalla localizzazione compresa in un sistema insediativo incentrato sul bipolo Magenta-Corbetta. È piuttosto evidente una gerarchia data dal rapporto tra un‟armatura urbana centrale – affidata prevalentemente al commercio al dettaglio e ad altre dotazioni terziarie (servizi pubblici e privati) – ,forme insediative produttive e satellitari di origine rurale, di dimensioni contenute, ma in cui persiste un sistema relazionale microcomunitario (Marcallo con Casone, Mesero, Boffalora s/T, Robecco s/N, , S. Stefano T.)

Figura 31 - sistema insediativo gerarchico incentrato sul bipolo Magenta – Corbetta; Quaderni del Magentino, anno 2006.

Nell‟estratto di cui sotto si denota come nello strumento urbanistico del 1980 (digitalizzato dal Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia) individuava già il sistema del lavoro relativamente alla grande produzione industriale propria del Comune che oggi lo caratterizza. La stessa cintura del Magentino presentava già la forte vocazione industriale che tanto oggi caratterizza la morfologia del territorio.

Figura 32 - MISURC – mosaico informatizzato strumenti urbanistici comunali, Regione Lombardia, anno 1980: si individua, confrontando con la base cartografica riportata (CTR attuale), come nell‟ultimo ventennio lo sviluppo industriale comunale sia stato modesto rispetto alla grande espansione areale propria del periodo dal Dopoguerra agli anni ‟80. Figura 33 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1888 e il 1999 Figura 34 - Comuni del Magentino. Espansione insediativa tra il 1983 e il 1999

Dal punto di vista del fattore industria, nello specifico industria manifatturiera propria del Magentino, si constata come nell‟ultimo ventennio Mesero e la cintura del Magentino mantengono sostanzialmente i posti di lavoro senza variazioni significative, risultando contro tendenza rispetto alla drastica riduzione che interessa il Milanese (più precisamente è la stessa città di Milano a far registrare un decremento pari a 4 posti di lavoro persi su 10: si tratta di una riduzione quantificata in -17,4% solo dell‟area milanese ad esclusione della Città, mentre il Magentino registra un calo trascurabile quantificabile in – 1,5%3). Ciò non toglie che nel territorio che fa capo a Magenta l‟incidenza del manifatturiero sul totale degli addetti al settore privato extra-agricolo conosca una riduzione significativa, passando da un rapporto di 2 addetti su 3 al 1971 a poco più di 1 su 2 al 2001. Se dunque per il Magentino non si può

3 Le attività economiche: dinamiche, logiche insediative, impiego di suolo; Quaderni del Magentino, anno 2006 parlare di deindustrializzazione, la sua economia conosce in ogni caso un rilevante ridimensionamento del peso dell‟industria manifatturiera a favore del terziario, non diversamente da quanto si verifica nel resto del territorio provinciale.

Figura 35 - Comuni del Magentino, Provincia di Milano e Milano. Addetti al manifatturiero: peso percentuale sul totale degli addetti nel settore privato extra-agricolo, rapporto residenti/addetti e numero medio di addetti per unità locale al 1951, 1971 e 2001; Le attività economiche: dinamiche, logiche insediative, impiego di suolo; Quaderni del Magentino, anno 2006;

Figura 36 - Percentuale di addetti nell‟industria manifatturiera sul totale degli addetti al 2001; Quaderni del Magentino, anno 2006

Al 1951 Mesero si caratterizza fra i comuni con il più basso peso del manifatturiero sul totale dei posti di lavoro nel settore privato extra-agricolo e si configura fra i comuni agli ultimi posti della graduatoria in fatto di densità per abitante dei posti di lavoro (69,7%, 1 add./16,7 ab.) – a fronte di una media per il Magentino del 78,9%.

Al 1971 la graduatoria dell‟incidenza dei posti di lavoro nel manifatturiero sul totale del settore privato extra-agricolo vede al primo posto Ossona (87,3%), mentre Mesero (66,6) si trova sotto la media dell‟area.

Nel trentennio 1971-2001 Mesero, che partiva da un numero di addetti esiguo al 1951 (124), è terzo nel tasso di crescita (add. man. 683, pop. 166) rispetto al Magentino; Sempre al 2001 nella densità dei posti di lavoro nel manifatturiero per abitante i valori oscillano fra il massimo di Mesero (1 add./4,1 ab.) e il minimo di (1 add./6,8 ab.). Figura 37 – Mesero. Andamento dei posti di lavoro nel settore secondario dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006

Figura 38 – Magentino. Andamento dei posti di lavoro nel settore secondario dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006 Figura 39 – Mesero. Andamento dei posti di lavoro nel settore secondario dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006

In fatto di densità dei posti di lavoro per abitante, il dato più significativo è la sensibile contrazione, nel cinquantennio 1951-2001, del rapporto fra i valori massimi e i valori minimi registrati dai vari comuni. Si passa infatti da 18,4 al 1951, a 4,0 nel 1971 e a 1,7 nel 2001.

La restrizione del ventaglio sta a indicare un riequilibrio territoriale nella dislocazione dei posti di lavoro nell‟industria manifatturiera in rapporto alla popolazione. A favorirlo sono cinque fattori:

1. le opportunità offerte dal trasporto su gomma che rendono possibile la dispersione insediativa; 2. la pressione della rendita immobiliare che ha il suo epicentro nel cuore della metropoli milanese e che sospinge l‟industria verso dislocazioni decentrate; 3. le maglie larghissime di una pianificazione pressoché inesistente10; 4. l‟incontrarsi, a scala locale, di domanda e offerta di forza lavoro anche grazie al decentramento di popolazione dal cuore metropolitano; 5. la ridottissima dimensione delle unità locali che agevola la ricerca di spazio: nel Magentino il numero medio di addetti per unità produttiva, dopo essere salito dal 14,2 del 1951 al 18,4 del 1971, scende drasticamente a 10,0 nel 2001.

Nella redistribuzione territoriale dei posti di lavoro giocano dismissioni in alcuni comparti, in particolare il tessile, e il nuovo slancio assunto da altri, primo fra tutti il meccanico. Il quadro a livello comunale nel comparto meccanico nel decennio 1991-2001 presenta luci e ombre. Spicca il vistoso ridimensionamento di Corbetta, che perde più di un terzo degli addetti15 e, per contro, la netta espansione in altri comuni, a cominciare da Mesero, e Robecco s/N che registrano incrementi rilevanti (Mesero del 59,4%: dal 1991 al 2001 a Mesero gli addetti al meccanico passano da 186 a 499);

Figura 40 - Comuni del Magentino. Percentuale di addetti nel settore manifatturiero sul totale comunale e superficie “industriale” agli anni 1983, 1994, 1999. Quaderni del Magentino, anno 2006

Figura 41 - Comuni del Magentino. Rapporto addetti e superficie “industriale” agli anni 1981/1983, 1996/1994, 2001/1999. Quaderni del Magentino, anno 2006.

Nel commercio al dettaglio, osservato sotto il profilo degli addetti in rapporto alla popolazione, il Magentino (nel suo insieme) e la provincia di Milano senza il capoluogo presentano dinamiche di sviluppo assai simili per tutto l‟arco temporale 1951-2001.

Figura 42 – Rapporto tra addetti al commercio al dettaglio e popolazione al 2001 e ubicazione delle grandi superfici di vendita al 2005. Quaderni del Magentino, anno 2006.

Figura 43 - Comuni del Magentino. Popolazione presente e addetti al commercio al dettaglio dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006.

Figura 44 - Comuni del Magentino. Popolazione presente e addetti al commercio all‟ingrosso dal 1951 al 2001. Quaderni del Magentino, anno 2006.

L‟avvicinamento delle posizioni fra Milano e il resto della provincia in fatto di densità per abitante degli addetti alla distribuzione al dettaglio è una delle manifestazioni sintomatiche della trasformazione della campagna in hinterland metropolitano, dove fenomeni di periferizzazione convivono con l‟emergere di nuove centralità. La riduzione del divario è legata a due fattori: la crescita dei consumi pro-capite anche nelle aree un tempo rurali e la nascita nell‟hinterland delle grandi concentrazioni commerciali extra-urbane, a sua volta resa possibile dalla motorizzazione di massa.

Dal punto di vista del Magentino solo quattro comuni nel ventennio 1981-2001 conoscono un aumento della densità dei posti di lavoro nel commercio in rapporto alla popolazione. Si tratta di Mesero (che passa da un densità di 1 addetto ogni 65 abitanti a 1 ogni 49), Arluno, Ossona e . Tutti gli altri regrediscono.

L‟emergere del bipolo Magenta-Corbetta nell‟ambito della distribuzione commerciale al minuto avviene anche a scapito di altri centri che si trovano a gravitare nella loro orbita. In fatto di dimensione delle unità locali si osserva da un lato differenze contenute fra il Magentino e la provincia di Milano senza il capoluogo; dall‟altro un significativo processo di divaricazione fra le diverse realtà comunali a partire dal 1981, conseguentemente alla nascita di medie e grandi unità di vendita a Magenta e a Corbetta. Nel 2001 Mesero annovera 2,6 addetti per unità locale.

Per ultimo si è indagata la rete commerciale del territorio comunale allo stato di fatto, avvalendosi dei dati forniti dalla rete commerciale lombarda (Confcommercio, censimento 30 giugno 2011, Lombardia): La DG Commercio Turismo e Servizi ha reso pubblica, con proprio Decreto - DDUO n 12244 pubblicato sul BURL N.51 (Serie Ordinaria) del 20 dicembre 2011 la rilevazione dei punti di vendita al 30 giugno 2011 effettuata con i Comuni e relativa al commercio al dettaglio in sede fissa. In questa pagina è a disposizione sul la rete commerciale lombarda suddivisa per singole province e per tipologia (esercizi di vicinato, medie strutture e grandi strutture) e una sintesi dei dati con l'indicazione della densità commerciale (mq ogni 1.000 abitanti).

Esercizi al dettaglio:

Comune N° alimentari Sup. alimentari N° non alimentari Sup. non alimentari N° merc. mista Sup. merc. mista N° Totale EV Sup. Totale EV MESERO 5 238 12 933 2 114 19 1285

Nell‟ultimo mezzo secolo il commercio all’ingrosso conosce in provincia di Milano processi di riallocazione che ridimensionano il capoluogo a favore dell‟hinterland: un rivoluzionamento della tendenza insediativa ancora più rilevante di quanto accade per il commercio al minuto.

Le cause di fondo si possono così riassumere: la ricerca di una migliore accessibilità trasportistica; lo spostamento geografico di parte della clientela (anche a seguito del rilevante spostamento di popolazione e di attività economiche da Milano verso il resto della provincia); infine, va da sé, la pressione della rendita immobiliare.

Figura 45 - Occupati e addetti nei settori extra-agricoli dal 1951 al 2001

Figura 46 - Percentuali degli occupati nel primario (verde), secondario (blu), terziario (bianco) dal 1951 al 2001

Dal punto di vista della struttura della popolazione attiva e confronto attivi/addetti si denota che nella composizione degli attivi per grandi settori di attività economica (primario, secondario, terziario) le disparità fra i comuni del Magentino si sono notevolmente ridotte nell‟ultimo mezzo secolo, soprattutto dopo la contrazione drastica, tra il 1951 e il 1971, dei divari nel tasso di occupazione in agricoltura.

Figura 47 – Mesero. Confronto tra occupati e addetti nei settori extra-agricoli dal 1951 al 2001

Nei centri più piccoli prevale l‟occupazione nel secondario: con un tasso di occupazione in questo settore superiore a quello registrato dal Magentino (44%) si trova Mesero (52%).

Figura 48 - medie e grandi strutture di vendita in rapporto alle dimensioni demografiche dei comuni; Quaderni del Magentino;

Figura 49 - medie e grandi strutture di vendita in rapporto all‟urbanizzato; Quaderni del Magentino;

Figura 50 - medie e grandi strutture di vendita nei piccoli comuni; Quaderni del Magentino;

Figura 51 - i settori merceologici delle medie e grandi strutture di vendita: alimentari; Quaderni del Magentino

Figura 52 - i settori merceologici delle medie e grandi strutture di vendita: non alimentari; Quaderni del Magentino

Figura 53 - i settori merceologici delle medie e grandi strutture di vendita: misto. In evidenza il centro commerciale di Mesero; Quaderni del Magentino Per ultimo si è indagata la rete commerciale del territorio comunale allo stato di fatto, avvalendosi dei dati forniti dalla rete commerciale lombarda (Confcommercio, censimento 30 giugno 2011, Lombardia): La DG Commercio Turismo e Servizi ha reso pubblica, con proprio Decreto - DDUO n 12244 pubblicato sul BURL N.51 (Serie Ordinaria) del 20 dicembre 2011 la rilevazione dei punti di vendita al 30 giugno 2011 effettuata con i Comuni e relativa al commercio al dettaglio in sede fissa. In questa pagina è a disposizione sul la rete commerciale lombarda suddivisa per singole province e per tipologia (esercizi di vicinato, medie strutture e grandi strutture) e una sintesi dei dati con l'indicazione della densità commerciale (mq ogni 1.000 abitanti).

Medie strutture di vendita (riferimento: Magentino):

DESCRIZIONE ABBIGLIAMENTO E SCARPE ELECTRONICS AUDIO, VIDEO E TV MOBILI E ACCESSORI CASA ARREDO SPORT, TEMPO LIBERO, BRICO, LIBRI E CLASSIFICAZIONI RESIDUALI (COMPRESE ANCHE AUTO) Settore Sup. Sup. Comune Titolare Indirizzo merc. Sup.alim. non alim. totale non alim. ARLUNO HAO-MAI 3 SRL Galleria Del Broletto 5/7 A 0 1.233 1.233 ARLUNO COOP TICINO SCRL Via Della Filanda 2/4 - 400 200 600 ARLUNO CIESSECI SPA Galleria Del Broletto 9/11 D 0 1.675 1.675 ARLUNO ALVER SRL Galleria Del Broletto 13/15 - 1.750 650 2.400 BAREGGIO ZHOU WEN WEN Via Varese 35 A 0 394 394 BAREGGIO SAPLA LEGNAMI Via Trieste D 0 353 353 BAREGGIO PICARD I SURGELATI Via Varese 35 - 300 0 300 BAREGGIO MONDOGIOCHI Via Novara 86 D 0 384 384 BAREGGIO COOP LOMBARDIA A RL Viale De Gasperi 1 - 1.033 443 1.476 BAREGGIO CIVE SRL Via Torino - 840 360 1.200 BAREGGIO CARREFOUR Via M. Pellegrina 64 - 945 100 1.045 BAREGGIO BILLA A. S.S. 11 - 480 120 600 BAREGGIO AGRIFARMA SPA Via Magenta 12 D 0 523 523 5 EMME SRL Via 25 Aprile, 38 - 75 200 275 ZUCCHI VINCENZO Ossona - 0 600 600 CORBETTA MAGISTRONI ABBIGLIAMENTO SRL Via Simone Da Corbetta, 71 A 0 874 874 CORBETTA LIDL ITALIA SRL Via Oberdan, 50 - 454 145 599 CORBETTA GS SPA V. Ceriani, 57 - 1.043 447 1.490 CORBETTA FITTIPALDI ANNA CONCETTA Via Simone Da Corbetta, 84 C 0 728 728 CORBETTA FERRARI MOBILI SNC Via E. Parini, 79 C 0 423 423 CORBETTA FELP DI BATTISTON C SRL Via S. Francesco, 1/3 D 0 826 826 CORBETTA EMPORIO DEL MOBILE SRL Via Simone Da Corbetta, 7 C 0 1.159 1.159 CORBETTA DPS GROUP SRL Via Simone Da Corbetta, 69 B 0 2.154 2.154 CORBETTA DE VECCHI COMMERCIALE EDILE SNC Via Milano, 63 D 0 600 600 CORBETTA CONBIPEL SPA Via Ceriani, 51 A 0 596 596 CORBETTA COMMERCIALE VIALE SRL Via Verdi, 32 - 261 302 563 CORBETTA BIMBILANDIA DI RANZINI CARLO & C. SRL Via Donizzetti Snc D 0 380 380 CORBETTA BILLA AKTINGESELLSCHAFT Via Oberdan, 60 - 465 135 600 CORBETTA BERENICE SRL Via Oberdan, 60 A 0 1.200 1.200 CORBETTA ABLONDI SRL Via Calatafimi, 32 D 0 412 412 MAGENTA WANG FA MODA SAS DI GAO WANG & C Via F.Lli Di Dio 2 A 0 545 545 MAGENTA UNES MAXI SPA Via Dello Stadio 51 - 540 230 770 MAGENTA PUNTO ARREDO SRL Via Roma 90 C 0 300 300 MAGENTA PIGNATELLI ASLAN C.So Europa D 0 1.352 1.352 MAGENTA PAGANI SRL Via Al Donatore Di Sangue 40 D 0 315 315 MAGENTA OLDANI ARREDAMENTI SRL Via Galliano C 0 710 710 MAGENTA HU LIANZHU Via F.Lli Di Dio 2 D 0 643 643 MAGENTA GIERRE STABILI SRL P.Zza Liberazione 8/10 - 0 800 800 MAGENTA FUSE' CARLO SPA Via Don Primo Mazzolari D 0 300 300 MAGENTA CINQUE EMME SAS Via Espinasse - 480 120 600 MAGENTA CARLO BERTOGLIO SRL Str. Padana Est C 0 480 480 MAGENTA CAMPING SPORT MAGENTA SRL C.So Europa 21 D 0 400 400 MARCALLO CON CASONE FONTANA AUTO SRL Via Roma, 157 D 0 266 266 MESERO MONETA SNC DI MONETA RENNATO C. Via Garibaldi N. 28 C 0 207 207 OSSONA R.V.S. SNC Via Toscana, 4 C 0 1.048 1.048 OSSONA LA LOMBARDA LAMPADARI SRL Viale Europa, 81/B - 0 250 250 OSSONA F.LLI COZZI SPA Strada Provinciale 34 D 0 650 650 OSSONA COOPERATIVA TOP LABOR S.C. Viale Europa, 83 - 500 50 550 OSSONA COOP AGRICOLA L'OSSONESE Via Xi Febbraio, 15 - 190 60 250 OSSONA BERTOLA STORE SRL Strada Provinciale 34 B 0 1.499 1.499 TONETTI DANIELA Via Adua, 2 - 0 652 652 ROBECCO SUL NAVIGLIO PUSTERLA ROSITA Via Per Magenta, 17 - 0 794 794 ROBECCO SUL NAVIGLIO MAGAZZINI GRITTINI Via Passavone, 1 - 0 1.000 1.000 ROBECCO SUL NAVIGLIO DUE G. SNC DI GRITTINI Via Per Magenta, 31 - 0 470 470 OSNAGHI MAURO Via Leonardo Da Vinci 31 C 0 300 300 SANTO STEFANO TICINO MARNATI GIOVANNA Via Quasimodo 14 B 0 275 275 MAERNA LUIGI Via Fagnani - 0 260 260 SEDRIANO GARDEN & ZOO Via Martiri Della Liberta' - 0 680 680 SEDRIANO GARDEN CENTER DI DE LORENZIS ALDO Via Martiri Della Liberta' - 0 1.600 1.600 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 1.000 1.000 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 1.000 1.000 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 1.500 1.500 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 2.500 2.500 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 1.000 1.000 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 500 2.000 2.500 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 1.000 1.000 SEDRIANO ACQUARIO SRL P.Zza Ghandi Snc - 0 1.000 1.000 VITTUONE STIL LUCE S.R.L. Via Milano, 38 C 0 285 285 VITTUONE SCOTTI MARIO GIOVANNI Via Cavour, 8 C 0 175 175 VITTUONE SALEMI GIOVANNI Strada Statale 11, 8 D 0 588 588 VITTUONE RADIO GAMBINI Piazza Garibaldi, 7 B 0 194 194 VITTUONE PRIMULA DI RESTELLI S.R.L Strada Statale 11 C 0 1.100 1.100 VITTUONE MARKET 2000 S.R.L. Via Zara/Via Trento - 517 78 595 VITTUONE EUROSCARPA S.R.L. Strada Statale 11, 28 A 0 270 270 VITTUONE CLAMAR S.N.C. Strada Statale 11, 32 A 0 595 595 VITTUONE CERAMICHE RESTELLI S.R.L. Strada Statale 11 C 0 610 610 VITTUONE ALIMENTARI BARTEZZAGHI Via V.Veneto, 18 - 130 61 191 307.830 990.400 1.298.230

Grandi strutture di vendita (riferimento: Magentino):

Settore Sup. merc. Sup. Sup. N. Prov. COMUNE C.C. TITOLARE INDIRIZZO non non alim. totale alim. alim. Via Settembrini Ang. Via 1 MI CORBETTA SI ESSELUNGA SPA - 1.898,00 2.474,00 4.372,00 Nievo 1 MI MAGENTA NO IPER MAGENTA SPA Via Leopardi - 1.900,00 4.600,00 6.500,00 1 MI MAGENTA SI KIRSCHE SPA Via Piave - 0,00 7.400,00 7.400,00 1 MI MESERO SI KIRSCHE S.P.A. Via Piemonte N. 1 - 350,00 1.450,00 1.800,00 GALLERIE COMMERCIALI 1 MI SEDRIANO SI Via Donatori Di Sangue - 2.650,00 12.300,00 14.950,00 BENNET SPA Via S.P. 227 Dir 1 MI VITTUONE SI IPER MONTEBELLO S.P.A - 4.032,00 10.868,00 14.900,00 (Vittuone/) N. 2 136 244.331 1.017.121 1.261.452

Legenda non alimentari

CODICE DESCRIZIONE A ABBIGLIAMENTO E SCARPE B ELECTRONICS AUDIO, VIDEO E TV C MOBILI E ACCESSORI CASA ARREDO

SPORT, TEMPO LIBERO, BRICO, LIBRI E CLASSIFICAZIONI RESIDUALI (COMPRENDENTE D ANCHE AUTO

Si sceglie di trattare la presente voce nel capitolo dedicato al sistema della ruralità, per indagare le dinamiche di Mesero non per settori ma per grandi tematismi, riconducibili proprio alla scelta di presentare il Comune attraverso i sistemi4.

4 Si veda il capitolo 3 “Mesero per sistemi” della presente relazione

CRITICITA‟

 Tendenza, ereditata dalla passata stagione urbanistica, ad espansione areale del tessuto produttivo, fino a saldatura con centri urbani limitrofi (verso nord con il Comune di Inveruno);  Si individuano aree dismesse e/o degradate interessanti il sistema del lavoro, interne al tessuto urbano consolidato e in prossimità di funzioni diverse (residenziale, servizi ecc..);  Presenza di n°1 complesso industriale a rischio di incidente (Femsa s.p.a., via Maffei) individuato dal PTCP di Milano in adeguamento alla L.R. 12/2005;

POTENZIALITA‟

 Soddisfare la richiesta di nuovi ambiti relativamente al sistema del lavoro, anche attraverso azioni a valenza sovra comunale, in linea con le esigenze espresse dal territorio e con le indicazioni del redigendo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Milano (adeguamento alla L.R. 12/2005);  Si individuano emergenze puntuali da riqualificare o riconvertire a differente funzione (o mix funzionale), per una riqualificazione urbanistica ed ambientale di puntuali situazioni di degrado in essere;  Si individuano ambiti di trasformazione del passato strumento urbanistico non attuati;  Presenza di tessuto commerciale locale (attività al dettaglio) e sovra-locale (centro commerciale)

Mesero, come già individuato, è caratterizzato dalla localizzazione compresa in un sistema insediativo incentrato sul bipolo Magenta-Corbetta. È piuttosto evidente una gerarchia costituita da un‟armatura urbana centrale, affidata prevalentemente al commercio al dettaglio e ad altre dotazioni terziarie (servizi pubblici e privati).

Come in altri comuni di analoghe dimensioni, le funzioni e gli spazi collettivi principali si trovano circoscritti all‟interno di un‟area piuttosto ristretta.

I principali luoghi di relazione si articolano attorno a due assi: uno rettilineo (via S. Bernardo), sul quale si affacciano il municipio, il cinema e le scuole; l‟altro (via Roma-Trieste), ad arco, che attraversa il cuore del centro storico, su cui si aprono la piazza e il giardino della chiesa. Il secondo luogo, in particolare, riparato dal traffico di attraversamento, dotato di sedute e completamente pavimentato, è il fulcro del sistema pedonale degli spazi pubblici.

Lungo i due assi si attestano la maggior parte dei negozi e delle attività terziarie, presenti in pari misura. La percentuale di spazi sfitti è però tra le più alte rilevate nel Magentino e segnala una debolezza nel sistema commerciale. Più a sud lungo la strada provinciale (SP 31), del tutto slegato dall‟area centrale e in competizione con essa, sorge un piccolo centro commerciale (la quarta grande struttura di vendita del Magentino), che presenta a sua volta diversi spazi sfitti. Figura 54 - Mesero. Struttura degli spazi pubblici e di suo pubblico e degli spazi commerciali e/o di aggregazione del comune al 2006.

Assumendo come termine di riferimento l‟intera provincia emerge con evidenza la centralità della città di Magenta che conferma il proprio ruolo gerarchico di polarità primaria e presenta le caratteristiche di principale “polo attrattore” nei confronti dei comuni che si sono sviluppati lungo l‟asse della Padana Superiore.

La città, caratterizzata da un elevato livello di accessibilità grazie alla presenza della stazione ferroviaria, oltre alla significativa dimensione demografica (più di 20.000 abitanti), è dotata di un mix di servizi di notevole rilevanza urbana.

Tra i comuni di maggiori dimensioni demografiche, collocati nella “fascia centrale”, diffuse sono le attrezzature di servizio al lavoro ed alle imprese, in particolare nei centri più vicini alla frangia metropolitana (Bareggio, Arluno, Sedriano e Vittuone), i servizi sociali e le attrezzature sportive (presenti nella maggioranza dei comuni), mentre le attrezzature ricettive sono presenti soprattutto lungo i principali tracciati della mobilità.

Il centro di Corbetta (il terzo per dimensione demografica, dopo Magenta ed Arluno) presenta un‟articolata dotazione di servizi tra i quali si segnalano due istituti scolastici di livello superiore, un museo archeologico e la sede decentrata dei Servizi Catastali; si può infine rilevare, per quanto riguarda l‟istruzione superiore, la presenza di un istituto tecnico a Vittuone, facilmente accessibile grazie alla stazione ferroviaria della linea Milano-Novara; di particolare interesse è, inoltre, la presenza del museo Zucchi Collection che raccoglie gli antichi blocchi per stampa a mano su tessuto, testimonianza della precoce diffusione della manifattura tessile nella parte settentrionale dell‟ambito. Il museo, parte del sistema dei musei d‟impresa della Provincia di Milano e precedentemente localizzato a Casorezzo, ha oggi sede in Milano. Figura 55 – Dotazione di servizi; Dossier Magentino

Figura 56 – Servizi pubblici e privati, commercio; Dossier Magentino

Figura 57 - MISURC - mosaico informatizzato strumenti urbanistici comunali (PRG); SIT Regione Lombardia

Il primo elemento di confronto di cui si riporta uno stralcio è relativo al mosaico dei Piani Regolatori Comunali antecedenti alla L.R. 2005, riportato dal Sistema Informativo Territoriale Regione Lombardia nell‟anno 2008: vengono individuati gli elementi propri della città pubblica, riconducendo il sistema dei servizi alla vocazione comunale o sovra comunale.

La caratteristica che viene messa in luce a questo livello è prima di tutto localizzativa: gli spazi pubblici risultavano individuati a raggiera a partire dal nucleo storico originario, e stratificati nelle successive epoche urbanistica secondo un modello misto concentrico (tendenza ad un‟espansione massiva areale) e lineare (in corrispondenza delle principali infrastrutture di collegamento, specie negli ultimi due decenni).

Spesso il sistema degli standards urbanistici, secondo un concetto proprio del Piano Regolatore, era individuato secondo modalità quantitative e non qualitative: lo spazio pubblico veniva quantificato sulla base delle previsioni urbanistiche del Piano, secondo un rigido sistema di rapporto a superficie tra urbanizzato di nuova espansione e metratura globale garantita dal territorio comunale.

Tale caratterizzazione urbanistica ha portato negli ultimi due decenni spesso a fenomeni di vuoti territoriali, intesi come aree destinate a standard (residenziali e produttivi) mai effettivamente realizzate proprio perché non frutto di scelte pianificatorie ma conseguenza di meri rapporti tra indici e parametri, che nel contesto del nuovo Piano di Governo del Territorio dovranno essere riletti in chiava della reale funzione espressa dal territorio stesso.

Figura 58 – estratto del SIT Regione Lombardia, aggiornato allo stato attuale, individuante i PGT approvati e già pubblicati sul BURL Regionale dei comuni contermini a Mesero

Poiché la legge Regionale che introduce il PGT risale al 2005 è ad oggi già possibile individuare alcune considerazioni in merito allo sviluppo e all‟evoluzione della città pubblica, riletta non più come standard quantitativo, ma come frutto, si presuppone, di reali esigenze espresse dal territorio. Dal punto di vista quantitativo la città pubblica, letta come sistema sovra comunale di un territorio che può e deve essere letto nell‟interezza dei propri processi, risulta ridimensionata rispetto allo scenario presentato dal mosaico dei Piani Regolatori del decennio scorso.

Dal punto di vista qualitativo si individuano nuovi elementi propri di una città pubblica sovra comunale, ovvero la nascita di nuove polarità, soprattutto in corrispondenza delle grandi infrastrutture di connessione (ne è un esempio il Comune di Marcallo con Casone), riferite non soltanto al contesto locale del comune in cui si localizzano, ma al territorio dell‟intorno letto ad una più ampia scala.

Figura 59 – Comune di Inveruno, estratto tavola Previsioni di Piano, anno 2012, Documento di Piano del PGT depositato.

Particolare discorso merita il Comune di Inveruno, che data la vicinanza a Mesero è caratterizzato dal tema della saldatura del tessuto urbanizzato intercomunale. Se tale caratteristica nella passata stagione urbanistica era diretta conseguenza di scelte pianificatorie di espansione a “macchia d‟olio” oggi, con una nuova concezione di governo del territorio, non deve e non può verificarsi.

Dal punto di vista della città pubblica si pone in risalto l‟attenzione da parte di Inveruno nel ridimensionamento del concetto di standard urbanistico verso una nuova forma di servizi pubblici e di uso pubblico, mirata da una parte a servire le esigenze espresse da chi il territorio lo vive, e dell‟altra espressione della reale vocazione del territorio stesso. La trasformazione dunque di uno standard tecnologico in un‟area a verde pubblico (oggetto tra l‟altro di bonifica recente) contribuisce a decongestionare la delicata realtà di un urbanizzato di due comuni contermini, e richiama Mesero ad una ponderata scelta urbanistica per valorizzare tale operato.

CRITICITA‟

 Si individuano aree standard di PRG mai realizzate, in esubero rispetto alla reale necessità;

POTENZIALITA‟

 Possibilità di ridefinire gli spazi e le funzioni pubbliche e di uso pubblico come elementi a sistema, che interagiscono a differenti livelli con la totalità dei sistemi individuati sul territorio comunale;

La tradizione rurale, il sistema delle cascine e della viabilità rurale, il PLIS del Gelso, il Parco del Ticino, il Parco Agricolo Sud Milano, i Navigli e i fontanili, i centri storici e i palazzi e le ville nobili, gli elementi di architettura religiosa sono tra gli elementi cardine per le principali azioni di rafforzamento e di potenziamento di sistemi/circuiti storico-culturali tesi a valorizzare, recuperare e promuovere l‟identità storica del territorio comunale anche in termini di politiche per uno sviluppo turistico.

La promozione del territorio, così come a scala più ampia avviene per il Magentino, deve inoltre tendere a sfruttare la presenza del fiume Ticino, offrendosi quale sistema di risorse naturalistiche, ambientali, storiche e culturali da valorizzare attraverso progetti di qualità e secondo un approccio di tipo integrato per un turismo naturalistico-culturale, connesso alla valorizzazione di identità locali.

Lo sviluppo turistico segue una politica di azioni di rafforzamento del sistema del verde già presente, attraverso il rafforzamento di una rete di piste e percorsi ciclabili allacciandosi a realtà sovra locali, alla creazione di spazi per lo sport e il tempo libero, alla creazione di circuiti turistici integrati e allo sviluppo del commercio al dettaglio nei centri storici.

Lo sviluppo del settore turistico inoltre è direttamente correlato anche allo sviluppo delle attività economiche legate a settori non tradizionali che sfruttino le valenze ambientali e culturali esistenti o potenziali (agriturismi-maneggi, attrezzature ricettive, attività connesse alla fruizione dei Parchi ecc..);

Più in generale lo sviluppo turistico consente di sfruttare il potenziale naturalistico, ecologico, storico e culturale del territorio, legato alle realtà paesistiche e culturali esistenti, nel complesso di tutto il territorio del Magentino di cui Mesero fa parte. Figura 60 - Estratto "Il quadro insediativo e le attività umane del Magentino – caratteri e potenzialità", Quaderni del Magentino; dati 2002

La vicinanza dei principali nodi viabilistici si presta a inserire il territorio del Comune di Mesero nel circuito del turismo itinerante interno ed esterno. Una percentuale è rappresentata lavoratori che, conseguentemente alla spiccata vocazione produttiva del Comune, divengono potenziali fruitori dei servizi e attività commerciali situati lungo le infrastrutture di grande transito e/o interni all‟urbanizzato.

Un secondo elemento definibile come turismo di transito è direttamente connesso alla localizzazione del Comune rispetto alle grandi infrastrutture di connessione: utenti di passaggio, occasionali, divengono potenziali fruitori del sistema dei servizi pubblici e di uso pubblico, e delle attività commerciali.

Ciò che accomuna le due tipologie di turismo di transito è il rapporto spazio-tempo: spazio inteso come accessibilità, poiché trattandosi di turismo itinerante richiede localizzazioni di spazi pubblici o di fruizione pubblica facilmente accessibili dalle infrastrutture a traffico elevato. E tempo inteso come spostamenti veloci, limitati, di breve entità, potenzialmente asservito al tema del viaggio, dello spostamento. Si pensi ad esempio ad attività commerciali alimentari (punti di ristoro ecc..) localizzate lungo infrastrutture a traffico elevato. Figura 61 - attività commerciali alimentari (voce “bar”) individuabili lungo i principali assi infrastrutturali: la SP 31 a formare l‟asse Inveruno – Magenta, l‟autostrada A4 TO-MI, e la nuova SS336DIR Marcallo Mesero. Fonte: Google Maps, 2011; Figura 62 - attività commerciali alimentari (voce “commercio”) individuabili lungo i principali assi infrastrutturali: la SP 31 a formare l‟asse Inveruno – Magenta, e l‟autostrada A4 TO-MI; Fonte: Google Maps, 2011; Figura 63 - attività commerciali alimentari (voce “ristoranti”) individuabili lungo i principali assi infrastrutturali: la SP 31 a formare l‟asse Inveruno – Magenta, l‟autostrada A4 TO-MI, la nuova SS336DIR Marcallo Mesero, e la nuova infrastruttura sovra comunale passante in direzione est-ovest tra Mesero e Inveruno, a nord di via Kennedy. Fonte: Google Maps, 2011;

Tale tipologia comprende dinamiche di fruizione della realtà rurale, quali forme di turismo a basso impatto ambientale, che rappresentano una forma compatibile e sostenibile di sviluppo del turismo e un veicolo di valorizzazione delle risorse ambientali e agricole del territorio comunale e dell‟intero PLIS del Gelso.

Pur rimandando al sistema della ruralità l‟analisi del patrimonio agricolo atto a tale indirizzo, si verte verso una prima ricognizione del patrimonio delle attività, e del relativo sistema infrastrutturale campestre. Figura 64 – prima ricognizione dell‟urbanizzato consolidato di Mesero; Documento di Piano PGT; in colore rosa si individuano in particolare i nuclei rurali insediati in zona agricola Tale individuazione riconduce alla tematica di “messa in rete” di tale patrimonio con il patrimonio individuabile a scala sovra locale, che ha come elemento comune il PLIS del Gelso:

Figura 65 - estratto cartografico Parco del Gelso

L‟elemento portante del turismo rurale è senza dubbio il sistema infrastrutturale, costituito come già individuato nello schema identificativo del presente ambiente da “mobilità lenta”, asservita ad una modalità di fruizione del territorio legata a spostamenti locali, sia veicolari ma soprattutto ciclo- pedonali, dei quali si riporta una prima individuazione:

Figura 66 – estratto tav.04 quadro conoscitivo, PPI piano pluriennale degli interventi, PLIS del Gelso, anno 2011

La presente tipologia di turismo può essere ricondotta a tre indirizzi, che non risultano nettamente distinguibili, ma trattandosi di modalità attraverso cui vivere il territorio sovente si integrano, completano e sovrappongono, e si identificano come interazioni5 del territorio:

5 Si veda Cap.1 “Le interazioni del territorio” della presente relazione  Turismo scolastico: è il più generalizzato dei tre indirizzi, nel senso che si identifica nuovamente nel sistema legato al turismo rurale (nei confronto del quale rappresenta una potenziale fonte di reddito per le aziende che potrebbero promuovere l‟indirizzo didattico della propria ricettività agrituristica o rappresentare un'altra opportunità per promuovere il turismo in periodi di bassa stagione), e in contemporanea si identifica nel turismo legato alla storicità del Comune (centro storico, ville, chiese ecc..). Si pensi ad esempio ai reperti storici risalenti all‟impero romano ritrovati presso la località Cascina Sant‟Eusenzio, e ora conservati nelle sale del Comune.  Turismo storico: Descrivibile sia come turismo didattico sia come turismo occasionale di più ampia declinazione, è legato al patrimonio della storicità di Mesero (nè un esempio Villa Colombo, già Ospizio dei Certosini).  Turismo votivo: Si individua come sfumatura del turismo storico, legato soprattutto ai luoghi di culto di cui il comune presenta ricca testimonianza. Chiese e santuari divengono mete di pellegrinaggio.

Ciò che accomuna i tre indirizzi è l‟aspetto a rete di tale tipologia di turismo: non si localizza esclusivamente dal punto di vista spaziale (individuazione puntuale di monumenti storici e luoghi specifici attrattivi), ma anche dal punto di vista temporale, poiché pone in risalto le interazioni correlate alla mobilità di tale turismo. Trattandosi di mobilità mista lenta (l‟aspetto turistico è fonte di spostamenti a breve raggio, si pensi ad esempio alla correlazione “visita di un luogo – fruizione di servizi locali quali ristoranti o bar”) e veloce (tali flussi turistici potenzialmente sono esterni al comune, si pensi ad esempio a scolaresche in visita al sistema rurale, o comunità provenienti da parrocchie esterne in visita al Santuario).

Si ritiene utile riportare sinteticamente i luoghi potenzialmente attrattori di tali tipologie di turismo, rimandando il solo aspetto legato ai luoghi della ruralità allo specifico sistema della ruralità.

Nota anche come vecchia parrocchiale, Santuario della Famiglia o Santuario di Gianna Beretta Molla, divenne molto presto chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna della Purificazione. Subì vari restauri tra il 1500 ed il 1595, anni in cui venne costruto il battistero e fu quasi completamente rifatta nel 1638 a cura e spese della Certosa di Garegnano. Questi interventi trasformarono l'aspetto della primitiva chiesa romanico-lombarda, come può essere osservato in un dipinto d'epoca, in quello attualmente ancora esistente, dettato dai canoni dell'architettura religiosa rinascimentale-barocca. La chiesa, nel suo assetto attuale, venne consacrata dal Vescovo di Verona nel 1665. La facciata ha forme barocche ed è divisa in due ordini separati da un cornicione; nella parte superiore si aprono due finestre, e nel mezzo è sistemato un festone e lo stemma della Certosa di Garegnano (rappresentante l'agnello di Dio), mentre nel timpano è posto un cherubino. Nella parte inferiore si trova un vestibolo sostenuto da due colonne di broccatello, che introduce all'aula ecclesiale. Nel 1727, donato da Giuseppe Clerici, viene posto l'organo sopra la porta principale. Nel 1735 si eresse il nuovo ossario sul fianco destro della facciata principale. Le decorazioni pittoriche delle pareti dell'edificio sacro risalgono al 1892, opera dei pittori Calcaterra di e Ferrario di Ossona. Gli altri affreschi sulla volta e ai lati dell'altare maggiore furono eseguiti nel 1917 dal pittore Zambellini di Lodi. Costruita la nuova parrocchiale al termine del 1972, la vecchia chiesa rimase aperta ancora per qualche anno per le celebrazioni feriali. Nel 1976 fu chiusa al culto e la parrocchia cambiò la denominazione: dalla "Purificazione della Beata Vergine Maria" si passò all'attuale "Presentazione del Signore". A partire dal 2002 sono iniziati i lavori di recupero e di restauro dell'edificio ecclesiale per trasformarlo, secondo gli auspici dei cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, arcivescovi di Milano, nel Santuario della Famiglia, dedicato a Santa Gianna Beretta Molla, mentre l'adiacente canonica, anch'essa recuperata, diventerà il Centro di Spiritualità Familiare e di Servizio alla vita. Bibliografia: Storia di Mesero di Valeriano Castiglioni; Copyright © Valeriano Castiglioni, 2005. Tratto dai volumi: Valeriano Castiglioni, Mesero appunti storici, Comune di Mesero, Mesero 1995. Valeriano Castiglioni, Padre Girolamo da Mesero - un cappuccino nella Francia delle guerre di religione, Comune di Mesero, Mesero 2004.

L'edificio addossato alla chiesa Parrocchiale di Santa Maria è quasi un prolungamento della stessa, ed è costituito dall'ossario, costruito nel 1735, ora detto Cappella dei Santi. L'interno della chiesa dispone di una sola navata; subito a sinistra, si trova il battistero che presenta un pregevole affresco di fine '500 rappresentante il battesimo di Cristo. Le cappelle laterali sono due: la prima, a sinistra, dedicata alla Madonna del Rosario (la statua lignea sopra l'altare vi venne posta però solo nel 1745), la seconda a destra, dedicata originariamente a San Giuseppe e poi votata a Sant'Antonio, raffigurato su una tela del XVII secolo mentre venera la Vergine Maria e Gesù Bambino, accompagnato dai Santi Bruno e Liborio. Le decorazioni pittoriche delle pareti risalgono invece al 1892 e sono opera dei pittori Calcaterra di Cuggiono e Ferrario di Ossona. Gli altri affreschi sulla volta ed ai lati dell'altare maggiore furono eseguiti nel 1917 dal pittore Zimbellini di Lodi. Costruita la nuova parrocchiale al termine del 1972, la vecchia chiesa rimase aperta ancora per qualche anno per le celebrazioni feriali. Nel 1976 fu chiusa al culto e la parrocchia cambiò denominazione: dalla "Purificazione della Beata Vergine Maria" si passò all'attuale "Presentazione del Signore". A partire dal 2002 sono iniziati i lavori di recupero dell'edificio ecclesiale per trasformarlo, secondo gli auspici dei cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, arcivescovi di Milano, nel Santuario della Famiglia, dedicato a Santa Gianna Beretta Molla, mentre l'adiacente vecchia canonica diventerà il Centro di Spiritualità Familiare e di Servizio alla vita.

Grazie al contributo dei fedeli meseresi, a partire dal 1965 venne costruita negli anni seguenti la nuova chiesa parrocchiale, che veniva a sostituire la vecchia, ormai angusta per una popolazione di quasi 3.000 abitanti. Il tempio, progettato dall'architetto Mario Bussi, fu aperto al culto la notte di Natale del 1972 e consacrato il 18 ottobre 1980 dall'Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. La pianta dell'edificio ecclesiale è esagonale, circondata da una fascia perimetrale dove prendono posto le cappelle, il battistero, la sacrestia ed i disimpegni. Un pregio funzionale, questo, che ha reso caratteristica la struttura assieme all'uso sapiente della luce naturale che filtra intensa e radiosa che filtra dalle vetrate colorate, realizzate dalla Scuola d'Arte "Beato Angelico" di Milano. Un discorso a parte merita l'altare di marmo, opera dello scultore Gino Casanova, chiave di volta di tutto il discorso iconografico e simbolico della chiesa. Un altare laterale, dedicato a Santa Gianna Beretta Molla, conserva alcune reliquie della santa ed alcuni ex voto. La decorazione della cupola absidale, realizzata nel 2006, completa la decorazione dartistica dell'edificio e rappresenta la presentazione di Gesù, opera di una ditta specializzata veronese.

Fu edificato dalla comunità meserese nel 1612, con l'aiuto dei certosini, là dove si trovava un'antica cappella ormai in rovina dedicata a Santa Margherita vergine e martire. Della chiesa di Santa Margherita non si ha menzione in nessun documento successivo tanto che si deve presumere sia andata distrutta. Forse una lontana testimonianza di ciò che rimane nel nome di una strada campestre tuttora esistente detta della "gesa rota" (chiesa rotta) e di una campagna denominata nello stesso modo, situate entrambe nella parte sud-est del territorio comunale, ai confini con il comune di Marcallo con Casone. Sull'altare principale della nuova chiesa eretta, in legno dorato, venne posta la nuova immagine della Vergine Addolorata e quella vecchia venne lasciata dietro l'altare. La facciata, in stile barocco, presenta quattro nicchie con alloggiate statue di santi. L'interno, composto di una sola navata, ha due cappelle laterali: quella a destra ospita un artistico crocifisso in legno risalente alla fine del XVII secolo. Quella di sinistra è invece dedicata a San Bruno, la cui statua in legno venne posta il 17 ottobre 1718 in una nicchia sopra l'altare. Molto belli sono anche i due affreschi che adornano le due lesene che separano la navata dal presbiterio: essi rappresentano San Bernardo e San Fermo. Degni di essere menzionati sono anche le tele della Via Crucis, dipinte nel 1765 dalla pittrice milanese Maria Antonia Valli, nata giussani, e un grande quadro dell'inizio del Seicento, raffigurante la Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Rosa da Lima. Un campanile in stile romanico sovrasta l'edificio sacro e essendo visibile anche da lontano è divenuto un po' il simbolo del paese. Il santuario è sempre stato della comunità locale e non della parrocchia ed attualmente è divenuto proprietà dell'amministrazione comunale. Nel 1998, con un'iniziativa dell'ente pubblico è stata restaurata la facciata e le parti esterne dell'immobile religioso, intervenendo nel 2005 anche sull'altare maggiore.

Risalente a prima del Settecento, la villa è ora di proprietà del Marchese Villani che l'aveva avuta a sua volta in eredità dalla famiglia Crivelli. Nel primo ottocento venne acquistata da Giovanni Prato, marito di un'erede dei Landriani, che la sottopose a sostanziali cambiamenti, mantenendone ad ogni modo lo schema a "L". Nel primo decennio del XX secolo fu comprata da Luis Barolo, per la sorella Antonietta, andata quindi in sposa a Giacomo Magnaghi. La proprietà dell'immobile è ora del pronipote del Magnaghi.

Indirizzo: Via Roma - Mesero, (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Epoca di costruzione: ante 1722

Uso attuale: intero bene: abitazione

Uso storico: intero bene: destinazione originaria

Condizione giuridica: proprietà privata

Delle residenze padronali di Mesero, la Villa Colombo è indubbiamente la più antica e la meglio conservata. Essa venne costruita alla metà del Seicento dai Certosini come loro ospizio o grangia (si vedano simili esempi alla vicina Boffalora sopra Ticino), ma quando alla fine del XVIII secolo l'Ordine venne sciolto, passò alla famiglia Landriani che l'acquistò. Lo stabile venne quindi ristrutturato verso la metà del secolo seguente assumendo una forma ad "U", di cui uno dei bracci era adibito a filanda. L'immobile venne comprato nel 1896 dall'ingegner Luigi Colombo, la cui famiglia era originaria di Sedriano, di cui era sindaco, ma che teneva residenza a Milano. Al secondo dei suoi tre figli, Tito, toccò l'eredità di Mesero, che comprendeva oltre al palazzo, case coloniche e 1700 pertiche di terreno. Nella villa vi sono vari segni della presenza dei Certosini, tra cui il più importante è l'oratorio, dove sono visibili affreschi originali, che accompagnano le altre pitture che sono visibili al piano nobile.

Indirizzo: Via Roma – Mesero (MI) Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi Tipologia specifica: villa Epoca di costruzione: prima metà sec. XVII Comprende: Oratorio di Villa Colombo, Mesero (MI) Uso attuale: intero bene: abitazione Uso storico: intero bene: destinazione originaria Condizione giuridica: proprietà privata

Villa Colombo, costruita alla metà del Seicento dai Certosini come loro ospizio o grangia, venne ristrutturata verso la metà del secolo seguente assumendo una forma ad "U", di cui uno dei bracci era adibito a filanda. L'immobile venne comprato nel 1896 dall'ingegner Luigi Colombo, la cui famiglia era originaria di Sedriano, di cui era sindaco, ma che teneva residenza a Milano.

Indirizzo: Via Roma - Mesero, (MI) Tipologia generale: architettura industriale e produttiva Tipologia specifica: filanda Epoca di costruzione: inizio sec. XX Uso storico: intero bene: destinazione originaria Condizione giuridica: proprietà privata

Verso la metà del XVIII secolo, Certosini costruirono ad angolo davanti al santuario e sulla strada che portava a Inveruno, un grande edificio con compito di osteria. Quando dovettero abbandonare il paese nel 1783, per l'abolizione degli ordini religiosi, la proprietà venne acquistata dai Landriani. La figlia di Giuseppe Antonio Landriani, Giovanna, sposò Gaetano Borsani, a cui si deve i nome della villa. Trasformata in residenza con giardino nel 1842, assunse il tipico schema a U, con accanto il grande parco, parte giardino all'italiana con siepi di bosso e alberi tagliati in forma geometrica e architettonica, e parte inglese con un laghetto centrale, chiuso sul lato settentrionale dalle case coloniche dei mezzadri. Con la morte nel 1961 dell'ultimo discendente della famiglia Borsani, Gaetano, gli eredi decisero di vendere la villa al Comune. Il parco venne aperto al pubblico: dove si trovava il laghetto venne costruito un campo da tennis e al posto del maneggio vennero installati giochi per bambini. Nel 1978, venne ristrutturata l'ala ovest della villa, che divenne sede di una casa di riposo per anziani che oggi occupa quasi tutto l'edificio. Segni dell'antica bellezza si possono ammirare oltrepassata l'entrata principale, con il bel colonnato che fronteggia l'originale entrata al parco.

Qui passava la strada romana che da Milano conduceva attraverso Novara, Vercelli e Aosta verso la Svizzera e la Francia. Per le popolazioni latine era una luogo di culto; infatti presso la cascina è stata rinvenuta nel 1921 un'ara romana dedicata al dio Mercurio, attualmente posta all'ingresso del palazzo municipale. Il frammento, alto un metro e largo 46 cm, era inserito, capovolto, in un muro. L' epigrafe «Mercurio C. Cassius pho(ebus) VLSM» è una dedica al dio alato: "Caio Cassio Febo sciolse il voto a Mercurio di buon grado". Nel medioevo vicino alle abitazioni sorse una chiesa dedicata al culto di Santa Margherita e di Sant'Innocenzo (di cui Eusenzio è la forma dialettale): nel 1600 il luogo di culto cristiano, ridotto in pessime condizioni, venne demolito per ordine dell'arcivescovo di Milano. È rimasto il toponimo Sant'Eusenzio riferito alla cascina.

Indirizzo: Strada Vicinale Sant'Eusenzio

Bibliografia: Storia di Mesero di Valeriano Castiglioni.

Per completezza d‟indagine si riporta la schedatura completa dei Beni Culturali censiti nel territorio Comunale di Mesero6:

Cappella famiglia Casa Landriana - Cascina Cascina Bianca - Borsani Molla Americana - complesso complesso

Cascina Cascina Matelda - Cascina Moroni - Cascina Malastalla - complesso complesso S. Eusenzio - complesso complesso

Cascina Valigio - Ch.Presentazione Ch.Purificazione Cimitero complesso Gesù al Tempio B. Vergine Maria

6 Fonte: http://www.lombardiabeniculturali.it

Filanda Colombo Municipio (ex Oratorio di Villa Pozzo di villa scuole) Colombo Colombo

Santuario della Villa Borsani Villa Colombo Villa Villani, Vergine Magnaghi, Barolo Addolorata

CRITICITA‟

 La congestione delle infrastrutture a traffico sovracomunale potenzialmente può riflettersi sulle attività e sui servizi pubblici di Mesero;  Si individuano taluni ambiti definiti in modo improprio dal precedente strumento urbanistico comunale: trattasi di nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte;

POTENZIALITA‟

 Nuova infrastruttura SS336DIR potenziale attrattore di attività legate al turismo di transito, anche in correlazione della connessione con l‟aereoporto di Malpensa (scala sovra comunale);  Presenza di rilevanti elementi di architettura storica e votiva, e di nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte, in ottica di turismo rurale e storico - votivo;  Le dinamiche connesse alle infrastrutture a traffico sovralocale interessanti Mesero potenzialmente possono attivare nuove realtà correlate al turismo di transito (aree attrezzate per la sosta ecc..);

Le origini di Mesero risalgono probabilmente all‟epoca romana, come testimonia l‟ara romana rinvenuta nei pressi della località Cascina Sant‟Eusenzio. Per tracciare l‟evoluzione storica del ssitema infrastrutturale dunque si deve compiere un‟analisi a partire da epoche storiche remote, che necessariamente interessano non solo il territorio comunale in sé, ma indagano l‟area ad est del milanese attraverso le testimonianze storiche ad oggi consultabili.

In particolare, come osservabile dall‟estratto cartografico di seguito riportato, la via da Mediolanum a Novaria “procedeva per successivi segmenti di differente direzione”8 ed era caratterizzata da tre elementi:

 in questo tratto la strada ha mantenuto l‟andamento rettilineo senza che, nel corso dei secoli, la presenza di un centro importante come Corbetta ne abbia deviato il percorso;  il tracciato è stato scelto con grande attenzione al contesto idrogeologico: corre a breve distanza dalla linea settentrionale dei fontanili, evitando di interferire con questi delicati organismi;  la giacitura sembra collimare con quella della centuriatio a occidente e a meridione di Magenta;

Tali elementi concorrono ad avvalorare l‟ipotesi dell‟origine romana di questo segmento della Padana superiore.

7 Il Magentino. Il quadro insediativo e le attività umane. Quaderni del Magentino

8 Pierluigi Tozzi, Caratteristiche e problemi della viabilità nel settore meridionale del territorio di Mediolanum, in Centro italiano di studi sull‟alto medioevo Figura 67 - Carta del territorio milanese nell‟età romana. Fonte: Giovanni Treccani degli Alfieri, Storia di Milano. Vol. 1: Le origini e l‟età romana, Milano, 1953;

Un‟altra direttrice fondamentale che interessa il Magentino è l‟arteria nord-sud in sinistra Ticino che collega i centri di Inveruno, Mesero, Marcallo con Casone, Magenta, Robecco s/N, e . Nella sua giacitura originaria la strada formava un angolo di 90° con la via da Sedriano al Vadum Tercantinum; il che suggerisce l‟ipotesi che fra i due percorsi intercorresse un legame stabilito dalla centuriatio. Se ciò fosse confermato, risulterebbe che il nucleo originario di Magenta si è costituito non solo come semplice mansio sulla Mediolanum-Novaria ma già come crocevia.

Gli elementi disponibili portano a ritenere fondata l‟ipotesi che due formazioni infrastrutturali e insediative che ancora oggi caratterizzano la struttura fisica del Magentino – la „forcella‟ poi ribadita dal Gambadelègn e la direttrice Inveruno-Magenta- Abbiategrasso – abbiano un‟origine antica.

Figura 68 - Lombardia centro-occidentale. Particolare della “Mappa delle trenovie esistenti e in previsione” con il percorso della tranvia Milano-Magenta-Castano, 1881. Fonte: elaborazione tratta da Quaderni del Magentino.

Le nuove gerarchie territoriali definitesi dopo la ripresa medioevale non potevano che sottoporre l‟assetto precedente a nuove tensioni, nelle quali è possibile distinguere un doppio livello: locale e sovralocale.

Nell‟assurgere a fulcro gravitazionale maggiore, Magenta diviene la presenza generatrice di una raggiera di strade su cui insistono dei nuclei insediativi disposti „a rosario‟. Allo stesso tempo, gli abitati più prossimi a Magenta – S. Stefano T., Marcallo con Casone, Boffalora s/T, Ponte Vecchio (frazione di Magenta), Robecco s/N e Corbetta – formano un anello: un sistema satellitare attorno al polo maggiore, non diverso da quello che si ritrova in realtà consimili, come il Saronnese e il Vimercatese (anche se, nel caso del Magentino, il modello è deformato dal peso di Corbetta).

Sempre a scala locale, negli ultimi decenni va registrata la realizzazione di varie circonvallazioni pensate per alleggerire i nuclei abitati dal traffico di transito. La stessa arteria in costruzione che risponde al nome di S.S. Malpensa-Boffalora – destinata, con il prolungamento dalla SS. 11 alla tangenziale Ovest, ad assumere un carattere sovralocale – in alcuni tratti assolverà anche alla funzione di circonvallazione.

Il livello sovralocale, oltre che dal percorso antico est-ovest che dopo l‟Unità d‟Italia assume la denominazione di S.S. 11, è rappresentato dalle infrastrutture di interesse interregionale: la ferrovia Milano-Novara (1858-59) e l‟autostrada Milano-Torino (1932).

Questi interventi, assieme agli indiscutibili vantaggi apportati alle relazioni territoriali del Magentino, hanno avuto come contropartita la divisione fisica del territorio. Situazioni particolarmente infelici si sono determinate laddove l‟autostrada, tracciata con la logica del percorso più breve, si incrocia con la ferrovia costituendo due grandi „cunei‟ territoriali: quello a occidente che ricade nei confini comunali di Sedriano e Arluno e quello a oriente che interessa e . La frattura è oggi ulteriormente ribadita dalla Tav32, la linea ferroviaria ad alta velocità inserita nella logica della Transpadana Lione-Torino-Milano-Trieste come parte del Corridoio 5, di portata continentale.

All‟ambito sovralocale appartengono anche i processi più tipicamente metropolitani a cui si è già fatto cenno: la selezione delle funzioni, la disseminazione insediativa e le conurbazioni favorite dalla mobilità su gomma e alimentate dal decentramento di popolazione e di attività in particolare da Milano.

Quando, a partire dal basso medioevo, il collegamento di Milano con Torino passante per Novara e Vercelli torna ad assumere importanza, Magenta se ne avvantaggia costituendosi come cardine territoriale primario. In questo processo lento, ma cumulativo, non va trascurato l‟apporto del Naviglio Grande che, oltre a rafforzare Abbiategrasso, ha certamente portato benefici a tutto il Magentino occidentale.

Allo stesso tempo, la presenza, a distanza ravvicinata, di due borghi come Magenta e Corbetta, che due secoli fa avevano dimensioni non molto distanti, costituisce un‟eccezione nella configurazione gerarchica della storica trama insediativa e relazionale della Lombardia. L‟anomalia si spiega per una specificazione del ruolo dei due centri: la presenza del Santuario e l‟addensamento di ville patrizie nel caso di Corbetta; la rilevanza quale piazza di mercato nel caso di Magenta. La stessa assegnazione nel 1743 di un ruolo autonomo di capopieve che emancipa Magenta da Corbetta è la ratifica, nel campo dell‟organizzazione religiosa, di una nuova posizione conseguita ai vertici della gerarchia territoriale.

Per larga parte dell‟ottocento, tuttavia, l‟andamento demografico premia Corbetta. Solo con l‟ultimo ventennio del XIX secolo, quando cominciano a farsi sentire le opportunità localizzative offerte dalla ferrovia e compaiono i primi addensamenti industriali, Magenta sopravanza Corbetta nel tasso di crescita della popolazione. Ma è nel cinquantennio 1921-1971 che lo scarto a favore di Magenta registra il suo culmine; in seguito, la divaricazione fra i due centri conosce un ridimensionamento a causa della perdita di abitanti che, secondo una tendenza generalizzata nella regione e non solo, interessa il polo maggiore.

Considerata nell‟insieme e con uno sguardo diacronico dalla fine dell‟ottocento a oggi, la formazione insediativa del Magentino presenta i seguenti tratti distintivi:

Magenta si pone come il fulcro di un sistema di insediamenti disposti „a rosario‟ su una raggiera di direttrici, con quelli più prossimi che formano un anello di „satelliti‟ attorno al polo maggiore; l‟anello presenta un‟anomalia: Corbetta, che pure fa parte dei „satelliti‟, costituisce per certi aspetti un bipolo con Magenta: una formazione insediativa integrata che, con i 13.735 abitanti della prima e i 22.839 della seconda36, accentra circa un terzo della popolazione dell‟area; nonostante questa concentrazione, il sistema insediativo può dirsi relativamente equilibrato. Il bipolo maggiore è infatti almeno in parte bilanciato da una trama di insediamenti non eccessivamente minuta. Sette comuni (Mesero, Ossona, S. Stefano T., Boffalora s/T, Casorezzo, Marcallo con Casone) si collocano, con qualche approssimazione, in una fascia tra i 3.500 e i 5.000 abitanti37; segue, in ordine di dimensione, Robecco s/N con 6.174 abitanti; quindi un gruppo di tre comuni che si collocano, sempre con qualche approssimazione, nella fascia fra i 7.500 e i 10.000 abitanti: Vittuone (7.526), Arluno (9.815), Sedriano (10.197); chiude la serie Bareggio che con i suoi 15.789 abitanti è, per dimensione demografica, il secondo comune del Magentino. È sintomatico che, a parte Magenta e Corbetta, i quattro comuni maggiori siano quelli più prossimi a Milano, mentre gli altri per la gran parte si trovino a gravitare più nettamente su Magenta; quanto ai fenomeni di saldatura degli abitati storici due formazioni spiccano sulle altre: la conurbazione tra Bareggio, Cornaredo e e quella fra Arluno e il bipolo Vittuone-Sedriano. In questo secondo caso la saldatura è costituita in prevalenza da insediamenti industriali la cui dislocazione è favorita dalla frammentazione prodotta congiuntamente dalla ferrovia e dall‟autostrada (uno dei due „cunei‟ derivanti dal loro incrociarsi, di cui si è detto); nonostante i notevoli cambiamenti intervenuti, la trama più antica è ancora in parte leggibile nel complessivo palinsesto territoriale.

In questo quadro i nuclei storici hanno in larga parte mantenuto la loro identità e un peso ragguardevole negli assetti dei singoli abitati.

Quanto emerge dall‟assetto territoriale trova conferma nel sistema delle gravitazioni, in particolare per quelle relazioni che possono fare da indicatori della capacità attrattiva degli insediamenti e, entro certi limiti, dell‟effetto urbano, quando non della qualità urbana.

Figura 69 - Magentino. Suolo urbanizzato per soglie storiche, 1888-1999

Nello specifico le forme del territorio edificato di Mesero denotano una conurbazione di tipo areale con caratteri semplici, che si localizza lungo tre direttrici storiche che si intersecano in corrispondenza del centro storico, identificato già dalla tavola IGM 1888, e sotto rappresentato in un estratto cartografico della Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, del 1908.

Figura 70 - Estratto cartografico Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, 1908;

Due dei tre assi (l‟attuale asse via per Bernate – via Monte Rosa e via Garibaldi – SP31) si sono costituiti nel corso dell‟ultimo secolo come direttrici d‟ingresso del territorio comunale, mentre il terzo asse (che collegava direttamente Boffalora Sopra Ticino con Mesero) allo stato di fatto dei luoghi non esiste più, essendo assorbito dall‟autostrada A4 TO-MI. Ne rimangono tracce sia a Boffalora (attuale via Mesero – via del Lavoro) sia a Mesero (strada consortile 217 – via Noè, oggi interrotta verso sud in corrispondenza della nuova tratta SS336DIR.

Nell‟ultimo decennio il territorio del Magentino è stato oggetto di profonde trasformazioni infrastrutturali, nei confronti delle quali Mesero ha beneficiato di un nuovo assetto viabilistico, sia a livello locale sia a livello di traffico sovra locale.

Alcune di tali trasformazioni sono tuttora in atto, e di seguito si riporta una schedatura atta a individuate un quadro completo dello scenario infrastrutturale del Comune.

Si ricorre ad una tabella per ciascuna trasformazione, che non intende segmentare il sistema infrastrutturale ma ne pone in risalto talune tematiche, individuandone caratteristiche fisiche e caratteri distintivi relativamente ai flussi di traffico esistenti o previsti:

L‟intervento consiste nella messa a norma dell‟attuale sede autostradale, con interventi coordinati con quelli previsti per la nuova linea ferroviaria ad Alta Capacità Milano-Torino, che correrà ad essa parallela. Inoltre, nella tratta tra Milano Ghisolfa e lo svincolo di Boffalora (all‟interconnessione con l‟itinerario Malpensa- Boffalora-Magenta) è prevista la realizzazione di una quarta corsia, finalizzata al miglioramento delle condizioni di accessibilità tra Milano e l‟hub aeroportuale. I lavori riguardano 2 tronchi autostradali: Torino- Novara Est, Novara Est-Milano.

L‟intervento è tuttora in fase di realizzazione, e L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali sovra viene indicato come “opere in programma” negli locali, interessate da dinamiche di territorio veloce. interventi previsti sulla rete viabilistica dal PTCP Il contesto territoriale è sovra comunale. di Milano in adeguamento alla L.R. 12/2005 (art.63 potenziamenti e nuove riqualificazioni)

L‟intervento consente di completare il collegamento veloce Milano-Torino, permettendo un miglioramento dei servizi regionali lungo la tratta ferroviaria esistente, che è alleggerita dai transiti di lunga percorrenza. Per la realizzazione della nuova tratta ferroviaria, che corre principalmente affiancata all‟autostrada A4, sono state realizzate alcune opere per l‟adeguamento e il rifacimento dei cavalcavia e dei sottopassi esistenti, che tengano conto dell‟allargamento programmato, relativo alla realizzazione della quarta corsia. Sono stati inoltre previsti alcuni interventi complementari sulla linea storica, compresi in un Accordo tra la Provincia di Milano, F.S., Regione Lombardia e TAV, che risultano già realizzati: oltre alla fermata in corrispondenza del polo fieristico di Rho-Pero, la nuova fermata di Pregnana Milanese ed i parcheggi di interscambio localizzati presso le stazioni di Arluno/Vittuone, S.Stefano Ticino/Corbetta e Magenta. Nel corso del 2009 è stato infine completato il tronco mancante fra il Bivio Novara Ovest e la stazione di Milano Certosa. In particolare, il pre-esercizio, necessario per sperimentare il funzionamento della linea in condizioni critiche, ha avuto avvio il 1º settembre. Successivamente l'esercizio commerciale è stato aperto in due momenti: il 28 settembre, per il tratto tra Milano Certosa e il Posto di Movimento di Rho Fiera, e il 6 novembre, tra quest'ultima località ferroviaria e il Bivio Novara Ovest.

L‟intervento è realizzato. L'apertura al traffico L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali sovra ferroviario della tratta tra Torino e Novara è locali, interessate da dinamiche di territorio veloce. avvenuta il 7 febbraio 2006 mentre la sua Il contesto territoriale è sovra comunale. inaugurazione ufficiale si è tenuta tre giorni dopo in occasione dei XX Giochi olimpici invernali. La linea è stata inaugurata ufficialmente il 5 dicembre 2009. È impiegata dai treni Frecciarossa di Trenitalia.

La nuova superstrada fornisce un collegamento diretto tra l‟autostrada A4 e l'aeroporto, alternativo all'unico itinerario di accessibilità stradale attualmente esistente, rappresentato dall‟autostrada A8 e dalla SS336. Le principali opere connesse al tracciato principale, consentono di migliorare le interconnessioni con la viabilità locale, tramite varianti esterne alle principali aree urbane. La superstrada parte dal comune di Busto Arsizio, collegando l'Autostrada Milano-Varese all'uscita di Busto Arsizio ai due terminal dell'Aeroporto Intercontinentale di Milano-Malpensa con un percorso a quattro corsie complessive su due carreggiate separate. Questa prima parte del percorso nacque in occasione dei Mondiali di Italia 90, riqualificando la vecchia strada ordinaria già esistente e costruendo ex-novo solo il tratto presso l'aeroporto. L'estensione fino alla SP527 risale invece al 2003. La superstrada prosegue poi verso sud, e attraversa il territorio ad est del Ticino tra le province di Varese e Milano, innestandosi infine con un peduncolo sulla ex strada statale 11 Padana Superiore a Magenta, circa un chilometro oltre il casello di Marcallo-Mesero, già "Boffalora", dell'Autostrada A4 Torino-Milano. Tale tratto di superstrada, aperto nel 2008, si snoda per un percorso lungo circa 18 km e mezzo, ha due corsie per ogni senso di marcia e attraversa il territorio dei comuni di Lonate Pozzolo, , , , Cuggiono, Mesero, Inveruno, Boffalora, Marcallo con Casone e Magenta, attraverso 16 gallerie artificiali, 8 svincoli, 2 viadotti per scavalcare rispettivamente il tratto Torino-Milano dell'Autostrada A4, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano e la viabilità provinciale in corrispondenza dello svincolo autostradale di Marcallo-Mesero sull'autostrada A4. I 16 sottopassi assicurano la continuità della viabilità locale e l'attraversamento del canale Villoresi. Dopo numerosi ritardi dovuti, tra l‟altro, ai problemi legati all‟inserimento ambientale dell‟opera, che ricade in buona parte all‟interno del territorio del Parco del Ticino, sono attualmente conclusi i lavori di costruzione della strada.

Viene classificata come strada statale 336 dell'Aeroporto della Malpensa (SS 336) la prima tratta della superstrada, dal comune di Busto Arsizio al terminal 2 dell'aeroporto, oltre alla strada a viabilità ordinaria e carreggiata unica che passa per Somma Lombardo (con un tratto in comune con la strada statale 33 del Sempione), scavalcando il Ticino e terminando infine a Varallo Pombia, dove si immette sulla strada statale 32 Ticinese. Questo era infatti il tragitto della strada originaria, così come esisteva prima della riqualificazione del 1990, mentre oggi per immettersi nella tratta a viabilità ordinaria verso Somma Lombardo bisogna uscire dalla superstrada all'altezza del terminal settentrionale dell'aeroporto. La strada statale 336 dir dell'Aeroporto della Malpensa (SS 336 dir) detta anche Superstrada Malpensa- Boffalora, è la prosecuzione della strada statale 336 dell'Aeroporto della Malpensa. Seppur parte di un progetto unitario, venne aperta al traffico in un lungo lasso di tempo, spaziante dal 1990 per quanto riguarda il lotto fino al terminal 1 dell'aeroporto, al 2003 per il tragitto fino all'innesto con la SP527, e al 30 marzo 2008 per il completamento dell'opera. La classificazione attuale risale al 2011. La velocità massima è di 110 km/h, ad eccezione dell'ultimo chilometro fra il casello della A4 e Magenta con limite di 70 km/h in quanto la strada ivi degrada a viabilità ordinaria. Il minore carico di traffico ne fa una comoda alternativa per chi da Milano intende raggiungere l'aeroporto della Malpensa, rispetto al percorso tradizionale lungo la A8 fino a Busto Arsizio e la successiva SS 336, che spesso è molto trafficata nei pressi di Gallarate. La strada statale 336 dir/A dell'Aeroporto della Malpensa (SS 336 dir/A) è stata aperta al traffico dal 30 marzo 2008. Rappresenta la diramazione che dallo svincolo di Vanzaghello della SS 336 dir, conduce alle porte dello stesso centro abitato, innestandosi sulla strada statale 341 Gallaratese. Contestualmente alla SS 336 dir, è stata classificata nel 2011.

L‟intervento è realizzato. La strada statale 336 L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali dell'Aeroporto della Malpensa (SS 336) è stata sovra locali, interessate da dinamiche di territorio riqualificata nel 1990; La strada statale 336 dir veloce in quanto trattasi di collegamento con dell'Aeroporto della Malpensa (SS 336 dir) detta anche l‟aereoporto di Malpensa, ma anche locali in Superstrada Malpensa-Boffalora venne aperta al traffico quanto attraversa il territorio comunale figurando in un lungo lasso di tempo, spaziante dal 1990 per come infrastruttura esterna al tessuto urbano quanto riguarda il lotto fino al terminal 1 dell'aeroporto, al consolidato deviando di fatto il traffico veicolare 2003 per il tragitto fino all'innesto con la SP527, e al 30 pesante all‟esterno dell‟urbanizzato. marzo 2008 per il completamento dell'opera. La strada Il contesto territoriale è al contempo comunale e statale 336 dir/A dell'Aeroporto della Malpensa (SS 336 sovra comunale. dir/A) è stata aperta al traffico dal 30 marzo 2008.

L‟intervento è compreso in una serie di opere complementari di adeguamento della viabilità provinciale interferita e di variante esterna alle aree urbane limitrofe (oltre alla variante SP31 ad est di Marcallo si annoverano le varianti alla SP170 a sud di Ossona e di Mesero, e la variante alla SP117 a Bernate Ticino), che risultano ulteriormente funzionali al potenziamento del parallelo tronco autostradale Novara Est-Milano. L‟ampliamento dell‟autostrada implica la riorganizzazione dello svincolo di Arluno (con nuova viabilità di adduzione) e di quello di Marcallo, dove avviene l‟interconnessione con la superstrada per Malpensa. Per quest‟ultima opera i lavori comprendono la realizzazione di opere connesse, necessarie per migliorare i collegamenti con la rete viaria locale (ne è un esempio proprio la variante alla SP31, ma anche alla SP121, a sud degli abitati rispettivamente di Inveruno e Cuggiono).

L‟intervento di variante alla SP 31, correlato alla L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali Malpensa Boffalora verso ovest e alla SP31 verso est sovra locali, interessate da dinamiche di territorio è realizzato. veloce in quanto trattasi di collegamento tra strade provinciali, ma anche locali in quanto attraversa il territorio comunale figurando come infrastruttura esterna al tessuto urbano consolidato deviando di fatto il traffico veicolare pesante all‟esterno dell‟urbanizzato a nord di Mesero, suddividendo di fatto il territorio rispetto al limitrofo comune di Inveruno. Il contesto territoriale è al contempo comunale e sovra comunale.

Trattasi di collegamento tra strade provinciali esistenti (connessione tra la variante alla SP31 verso ovest, realizzata negli ultimi anni, e la SP170 verso est). Devierà di fatto il traffico veicolare pesante all‟esterno dell‟urbanizzato a est di Mesero, alleggerendo il carico sulla SP31 (anche via Giuseppe Garibaldi) attualmente attraversante il tessuto urbano consolidato. Tale tratto andrà a completare il sistema infrastrutturale sovra comunale che di fatto si dispone ad anello all‟esterno dell‟urbanizzato di Mesero, garantendo che il traffico veicolare sovra comunale rimanga esterno all‟abitato.

L‟intervento è in previsione, e viene indicato come L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali sovra “opere previste” negli interventi sulla rete viabilistica locali, interessate da dinamiche di territorio veloce in dal PTCP di Milano in adeguamento alla L.R. quanto trattasi di collegamento tra strade provinciali 12/2005 (art.63 potenziamenti e nuove (connessione tra la variante alla SP31 verso ovest e la riqualificazioni). Il PTCP specifica che si tratterà di SP170 verso est). Devierà di fatto il traffico veicolare rete viabilistica a carreggiata semplice. pesante all‟esterno dell‟urbanizzato a est di Mesero, alleggerendo il carico sulla SP31 attualmente attraversante il tessuto urbano consolidato. Il contesto territoriale è sovra comunale.

L‟intervento, compreso tra i comuni di Mesero e Casone, permette di connettere la SP17 all‟autostrada A4 TO-MI senza passare per la SP31 e quindi senza entrare nel tessuto urbano consolidato di Mesero. Tale opera è direttamente connessa alla previsione della precedente scheda, ovvero la nuova infrastruttura di connessione tra la SP 170 e la variante alla SP 31: congiungendosi ad essa all‟altezza dell‟attuale rotonda spartitraffico a nord permetterà di connettere la variante alla SP31 direttamente all‟autostrada A4, e conseguentemente risulterà una bretella per Mesero in direzione est, completando di fatto il sistema infrastrutturale sovra locale passante esternamente al Comune.

L‟intervento è realizzato. L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali sovra locali, interessate da dinamiche di territorio veloce in quanto trattasi di collegamento tra strade provinciali, ma anche locali in quanto attraversa il territorio comunale di Mesero, proseguendo fino a Casone.

La realizzazione della tratta Boffalora Malpensa, attraversante il Comune di Mesero ad ovest dell‟edificato in direzione nord-sud ha di fatto interrotto il tracciato della strada consortile n°217 (che diviene via Noè entrando a Mesero). Tale infrastruttura si connetteva a via Gavazzi (comune di Marcallo con Casone) in direzione sud, con funzione di strada locale. Ad oggi via Noè, uscendo dal centro storico di Mesero e proseguendo verso sud per la strada consortile 217, è strada senza uscita.

L‟intervento è realizzato. L‟intervento riguarda connessioni infrastrutturali locali, interessate da dinamiche di territorio lento. Il contesto territoriale è comunale.

L‟analisi dei flussi di traffico e degli spostamenti dal punto di vista del sistema stradale permette di individuare una gerarchia stradale, morfologica e funzionale.

Il dato di partenza è fornito dallo schema di territorio lento e territorio veloce9 che, a partire dalla stratificazione delle interazioni individuate forniva una prima chiave di lettura del contesto territoriale.

Figura 71 - Il territorio "veloce" e il territorio “lento”

Il passo successivo riguarda un‟analisi, a scala sovra locale e a scala locale, delle specifiche interazioni10 riconducibili al sistema infrastrutturale, analizzate quantitativamente e qualitativamente. La risultante fornirà il quadro conoscitivo necessario per tracciare il sistema gerarchico infrastrutturale comunale.

9 Si veda il Cap. 1.2.2 della presente relazione. Si veda inoltre il Cap. 3.1.6

10 Si veda il Cap. 1.1 della presente relazione

Figura 72 – Area di destinazione prevalente degli spostamenti dai comuni del Magentino per Comune di origine per motivi di lavoro o di studio. Fonte: Regione Lombardia, anno 2002

Figura 73 – Numero di spostamenti verso il Magentino per Comune di origine (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) per motivi di lavoro o di studio. Fonte: Regione Lombardia, anno 2002

Figura 74 - Numero di spostamenti dal Magentino per Comune di destinazione (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) per motivi di lavoro o di studio. Fonte: Regione Lombardia, anno 2002

Figura 75 – percentuale degli spostamenti dai comuni del Magentino (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) per area di destinazione per motivi di lavoro e di studio

Figura 76 – spostamenti in uscita da Mesero verso i comuni del magentino e le altre principali aree di destinazione al 2002

Figura 77 - spostamenti in entrata nei comuni del magentino per comune di origine al 2002

Figura 78 – numero di spostamenti pendolari e sistematici verso il Magentino per Comune di origine (al netto dei movimenti interni ai singoli comuni) al 2002.

Figura 79 – matrice degli spostamenti su mezzo privato per motivi di lavoro e studio tra i comuni del Magentino; 2002

Figura 80 – spostamenti su mezzo privato in entrata e in uscita dal Magentino per area di origine o destinazione e motivo; anno 2002

I volumi di traffico sono la terza interazione11 territoriale considerata. I dati disponibili riportati di seguito fanno riferimento ad un contesto infrastrutturale riferito all‟anno 2002, rispetto al quale lo stato di fatto riferisce in nuove recenti realizzazioni e completamenti delle tratte stradali correlate a Mesero.

Tali dati rappresentano dunque una base di partenza a cui si porteranno debiti aggiornamenti e considerazioni, il cui scopo rimane non tanto la realizzazione di un nuovo ed aggiornato studio dei flussi di traffico, quanto essere ulteriore approfondimento allo studio della gerarchia stradale che accompagnerà le previsioni di Piano.

11 Si veda Cap.1.1 della presente Relazione

Si sceglie di trattare la presente voce nel capitolo dedicato al sistema della ruralità, per indagare le dinamiche di Mesero non per settori ma per grandi tematismi, riconducibili proprio alla scelta di presentare il Comune attraverso i sistemi12.

CRITICITA‟

 La congestione delle infrastrutture a traffico sovra comunale potenzialmente può riflettersi sulle attività e sui servizi pubblici di Mesero;  Necessità di alcuni completamenti del sistema infrastrutturale a traffico locale;  Individuazione di talune tratte di percorsi ciclo-pedonali frammentate;

POTENZIALITA‟

 Buona differenziazione tra le infrastrutture riferite al “territorio veloce” (traffico sovra locale) e “territorio lento” (traffico locale);  Le recenti realizzazioni infrastrutturali interessanti il Comune di Mesero, anche in ottica sovra locale, hanno permesso di decongestionare il tessuto urbano consolidato deviando il traffico di grande transito all‟esterno, lungo assi che si dispongono ai margini del confine comunale, a corona;  Le previsioni infrastrutturali del PTCP di Milano in adeguamento alla LR12/2005 prevedono il completamento del sistema infrastrutturale a traffico sovra locale disposto a corona rispetto al Comune, esterno al tessuto urbano consolidato;

12 Si veda il capitolo 3 “Mesero per sistemi” della presente relazione

Nel Magentino, come nella provincia di Milano, il miracolo economico 1956-63 è il passaggio decisivo della messa in liquidazione di un intero mondo che ruotava intorno a un quadro insediativo e sociale imperniato sull‟agricoltura (quantunque, già nell‟ottocento, per l‟alto tasso di occupazione industriale, la parte asciutta meritasse la definizione di «agro-industriale» piuttosto che di «agricolo»). Dal 1951 al 1971 gli occupati in agricoltura del Magentino passano da 4.694 a 1.055. Una perdita di oltre 3 occupati su 4 (il 77,5%), a cui corrisponde un netto ridimensionamento del peso del settore primario sul totale degli occupati, dal 14,8% al 2,8%. Il censimento intermedio al 1961 registra un calo di 1.956 occupati (-41,7%), e assegna all‟area un tasso di occupazione agricola pari all‟8,2%.

Al 1951 il peso dell‟agricoltura sul totale dell‟occupazione risulta più elevato nel Magentino rispetto al territorio provinciale escluso il capoluogo: 14,8% contro 11,7%. Ma poiché nei vent‟anni successivi la perdita della provincia di Milano senza il capoluogo – 58.103 occupati su 79.018 – è in termini percentuali leggermente inferiore a quella del Magentino – il 73,5% contro il 77,5% -, la differenza fra i due contesti risulta ridotta sia pure di poco al 1971: 2,8% e 2,4%.

Il divario si contrae ulteriormente nel decennio successivo – 2,2% contro l‟1,9% – per poi tornare ad allargarsi. Al 1991 i tassi rispettivi risultano infatti 1,4% e 1,1%.

Al 2001 nel Magentino si censiscono 124 attivi in agricoltura in più rispetto a dieci anni prima (portando il totale a 781). Si tratta di una ripresa minima ma significativa che fa risalire il peso del settore agricolo sul totale dell‟occupazione all‟1,6%.

13 L‟agricoltura. Parte seconda: le attività economiche. Dinamiche, logiche insediative, impiego di suolo. Quaderni del Magentino

Figura 81 - Comuni del Magentino. Occupati nel settore agricolo nei censimenti dal 1951 al 2001.

Figura 82 - Comuni del Magentino. Occupati nel settore agricolo nei censimenti dal 1951 al 2001.

Figura 83 - Superficie non urbanizzata (escluse le infrastrutture extraurbane) dal 1888 al 1999

L‟agricoltura, almeno dalla seconda metà dell‟ottocento fino agli anni cinquanta-sessanta del novecento, è stata, soprattutto nella zona asciutta, un‟attività integratrice del reddito familiare, con un apporto fondamentale per il decollo e il consolidamento industriale in quanto ha consentito di mantenere bassa la rendita immobiliare sull‟alloggio e in generale di contenere il costo di riproduzione della forza lavoro. L‟uscita da questo quadro ha comportato un rivoluzionamento nei modi di abitare e un‟impennata nell‟espansione del suolo edificato. In un contesto come il Magentino, che conserva tuttora un‟alta percentuale di suolo non compromesso dall‟edificazione, non è certo questa la causa prima delle difficoltà incontrate dal settore primario. Tuttavia la sottrazione di suolo prezioso all‟agricoltura e la debolezza della destinazione a usi agricoli alla fine hanno avuto un peso non trascurabile; e rischiano di averne ancor più in futuro.

Per dimensionare la quantità di terra sottratta agli usi agricoli non possiamo basarci sulle statistiche relative alla superficie agricola utilizzata (Sau), in quanto non attendibili: basti pensare che in più di un caso le quantità fornite dalle fonti ufficiali superano la stessa superficie comunale. Si è allora proceduto a una misurazione in serie storica della superficie non urbanizzata rilevabile dalle cartografie disponibili dal 1888 al 1999. Il dato ottenuto risulta ovviamente superiore alla Sau. Va poi aggiunto che è sovrastimato in quanto non tiene conto delle aree sottratte dalle nuove infrastrutture extra-urbane. Tuttavia l‟andamento nel corso del tempo della superficie non urbanizzata (al lordo di quella occupata dalla realizzazione di autostrade, strade extraurbane e ferrovie) può offrire un dimensionamento della sottrazione di suolo prima disponibile alla coltivazione.

Il quadro che emerge vede il 1957, anno che si situa agli inizi del boom economico, come uno spartiacque. Nel periodo che va dal 1888 al 1957, nel Magentino la compromissione del suolo da parte dell‟edificato procede a un ritmo di 5,9 ettari l‟anno. Tra il 1957 e il 1983 la quantità è quasi decuplicata: 54,5 ha l‟anno, per rallentare di poco – 46,4 ha/anno – tra il 1983 e il 1999.

Per il Magentino nel suo insieme, nel periodo 1888-1957, il suolo edificato viene moltiplicato per 2,7 volte. I comuni che in quel periodo superano tale moltiplicatore sono: Arluno (4,9), Magenta (4,6), Casorezzo (3,6) e Corbetta (3,3). Ai gradini più bassi troviamo: Robecco s/N (1,7) e Mesero (2,0). Il divario tra gli indici dà una misura del differente processo di rafforzamento insediativo.

Nel periodo 1957-1999 l‟area di studio vede moltiplicarsi la superficie urbanizzata per 4,4 volte. I comuni che nello stesso arco temporale superano tale tasso di crescita sono: Mesero (7,8), Vittuone (6,0), S. Stefano T. (5,5), Boffalora s/T (5,2). Al di sotto si situano: Magenta (2,6, Marcallo con Casone (3,1), Corbetta (3,4), Arluno e Robecco s/N (4,0), e Casorezzo (4,2).

Come già ricordato nel Magentino l'uso del suolo a fini agricoli è considerevolmente superiore alla media provinciale e testimonia il ruolo tradizionalmente svolto dall'agricoltura.

Le attività agricole sono presenti sia nella parte meridionale, storicamente caratterizzata dalla ricchezza delle acque e dalla notevole estensione delle aziende agricole organizzate nelle grandi cascine a corte che nella fascia dell’alta pianura irrigua, all’interno della quale prevalevano i centri agricoli costituiti da piccoli nuclei pluriaziendali.

Le aziende agricole locali hanno una superficie ed una dimensione media inferiore a quella provinciale (0,16 kmq rispetto a 0,20 kmq, compreso Milano) avvalorando l'ipotesi di una agricoltura basata sulla piccola proprietà contadina, in particolare nella parte settentrionale dell’ambito.

La tipologia dell'utilizzazione del suolo risulta significativamente diversa dalla media provinciale: nel Magentino, infatti, la coltura dei seminativi e a prato appaiono sottodimensionate rispetto alla media provinciale, mentre assumono un ruolo relativamente più importante quella del legno e la diffusione delle aree boschive, all’interno delle quali emerge la grande estensione dei boschi della vallata, tutelati dal Parco del Ticino. 14

Il PPI - Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso cita quanto segue:

Le riconversioni del paesaggio basso-lombardo degli ultimi decenni riguardano la diversa organizzazione agricola. Diversamente che nell’alta pianura non è molto diffuso qui il fenomeno

14 Territorio agricolo. Dossier Magentino. Fonte dati: Esraf 2005 dell’agricoltura part-time, che si lega per solito alla presenza dell’industria. Qui è ancora agricoltura piana, è attività produttiva specializzata, spesso avanzatissima nelle sue tecniche, nelle sue forme di meccanizzazione. Può sorprendere tuttavia come questa trasformazione dei modi di produzione, legata alla riduzione estrema della manodopera, abbia ancora le sue basi nelle vecchie cascine di un tempo, le grandi corti che in passato accoglievano decine e decine di famiglie impegnate in aziende di diverse centinaia di ettari. Oggi quelle infrastrutture, spesso di notevole impegno architettonico, che associavano casa padronale, chiesa, case dei lavoratori, sono state in parte riconvertite, utilizzate come magazzini, come depositi per le macchine o in parte abbandonate.

La bassa pianura lombarda non è un insieme territoriale uniforme. Lo rivelano i suoi paesaggi appena si attraversa da sud a nord come da est a ovest la pianura. Varia la densità di alberi, il tipo di piantata, la forma delle cascine, la loro densità, la misura dei campi, il rapporto tra cascine isolate e centri comunali, il richiamo dei campanili, dei castelli.” 15

E ancora:

Il reticolo viario storico [all‟interno dell‟ambito “Alta pianura irrigua occidentale”] rivela una forte presenza di tipiche cascine rurali a quadrilatero con aia interna caratterizzate da volte a crociera nei portici e nei piani terra dei fabbricati, e da strutture in mattoni a vista con decorazioni e affreschi di notevole interesse. 16

Nell‟analisi del sistema della ruralità di Mesero (e indirettamente per il sistema turistico legato all‟individuazione di circuiti di turismo rurale) acquistano fondamentale importanza le realtà legate alla produzione agricola, costituite da cascine agricole e centri di produzione agricola. Si intende di seguito riportare un‟analisi puntuale, mediante la realizzazione di schede di riferimento, di ciascuna cascina e centro agricolo presente sul territorio, censendone lo stato di fatto e individuandone la vocazione.

17

15 Il rapporto con la Pianificazione alla scala vasta. Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso; Anno 2011

16 Il PTCP. Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso; Anno 2011

17 Le seguenti schede sono tratte dal Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso, Anno 2011, che censiva le cascine interne al Parco individuandone le caratteristiche salienti;

Si specifica quanto segue:

1) Nelle tavole del PPI - Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso individuanti le cascine sopra descritte (e in particolare l‟elaborato Qc12 – sistema delle cascine e della mobilità dolce) si individua cartograficamente “Cascina Pianverde”, che corrisponde a “Cascina Fornace” nella scheda sopra riportata. Tale nome è quello individuabile anche sulla Carta Tecnica Regionale; 2) Nelle tavole del PPI - Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso individuanti le cascine sopra descritte (e in particolare l‟elaborato Qc12 – sistema delle cascine e della mobilità dolce) si individua “Cascina S.Eusenzio” come esterna al PLIS, anche se il PPI nella relativa scheda sopra riportata la considera interna per la prossimità al confine del parco stesso. Inoltre la stessa cascina è già citata nella presente relazione nella schedatura relativa agli elementi di turismo storico18. 3) Nelle tavole del PPI - Programma Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso individuanti le cascine sopra descritte (e in particolare l‟elaborato Qc12 – sistema delle cascine e della mobilità dolce) si individuano le cascine con funzione agricola attiva (Rosa, Pianverde, Valigio) e funzione agricola non attiva (Crespi, Moroni, Americana, S.Eusenzio). Vengono indicate con funzione agricola non attiva, pur non interne al PLIS e non schedate, le cascine Caglio e Bianca. Si nota come tuttavia Cascina Americana nell‟ultimo anno abbia ripreso funzione agricola attiva (attività di maneggio). Inoltre nella tavola sopracitata del PPI non è individuata caro graficamente, sebbene schedata, Cascina Omassi, con funzione agricola attiva.

18 Si veda Cap.3.5.1.3 della presente Relazione del Documento di Piano;

Individuata dalla Carta Tecnica Regionale come “Cascina Valenti” l‟area, localizzata lungo la via Silvio Pellico ad ovest di Mesero risulta ad oggi non più con funzione agricola, ma residenziale privata, e dunque non annoverabile tra i centri di produzione agricola attivi. Il Piano Regolatore la individuava infatti come edificio residenziale mono-bifamiliare nel verde.

Censita nei Beni Culturali (Rilevazione dei beni architettonici e ambientali nei comuni della Provincia di Milano). Indirizzo: Strada Comunale 27 (nel centro abitato) - Mesero, Mesero (MI) Tipologia generale: architettura rurale Tipologia specifica: cascina Epoca di costruzione: ante 1897 Uso storico: intero bene: destinazione originaria Ultima modifica scheda: 26/05/2011 Ente schedatore: Provincia di Milano; SUDDIVISIONE INTERNA Ambito tipologico principale: architettura rurale Riferimento: parte più alta Definizione tipologica: cascina Numero di piani: 3 Denominazione: Cascina Matelda – complesso Indirizzo: Strada Comunale 27 Collocazione: nel centro abitato Secolo: sec. XIX Data: ante 1897 STATO DI CONSERVAZIONE USO ATTUALE Riferimento alla parte: copertura Il PRG azzonava l‟area come recupero edifici o complessi Data: 1995 tradizionali di interesse ambientale; Stato di conservazione: cattivo USO STORICO Riferimento alla parte: muratura perimetrale Riferimento alla parte: intero bene Data: 1995 Riferimento cronologico: destinazione originaria Stato di conservazione: discreto Uso: attività produttive agricole Riferimento alla parte: infissi Data: 1995 Stato di conservazione: cattivo

Censita nei Beni Culturali (Rilevazione dei beni architettonici e ambientali nei comuni della Provincia di Milano). Indirizzo: Strada Vicinale detta Malastalla (altrove) - Mesero (MI) Tipologia generale: architettura rurale Tipologia specifica: cascina Epoca di costruzione: ante 1897 Uso attuale: intero bene: attività produttive agricole Uso storico: intero bene: destinazione originaria Ultima modifica scheda: 26/05/2011 Ente schedatore: Provincia di Milano; SUDDIVISIONE INTERNA Ambito tipologico principale: architettura rurale Riferimento: parte più alta Definizione tipologica: cascina Numero di piani: 2 Denominazione: Cascina Malastalla– complesso Indirizzo: Strada Vicinale detta Malastalla Secolo: sec. XIX Data: ante 1897 STATO DI CONSERVAZIONE USO ATTUALE Riferimento alla parte: copertura Riferimento alla parte: intero bene Data: 1995 Uso: attività produttive agricole Stato di conservazione: cattivo USO STORICO Riferimento alla parte: muratura perimetrale Riferimento alla parte: intero bene Data: 1995 Riferimento cronologico: destinazione originaria Stato di conservazione: discreto Uso: attività produttive agricole Riferimento alla parte: infissi Data: 1995 Stato di conservazione: cattivo

Individuata dalla Carta Tecnica Regionale come “Cascinetta” l‟area, localizzata lungo la via Giuseppe Verdi ad est di Mesero risulta ad oggi non più con funzione agricola, ma residenziale privata, e dunque non annoverabile tra i centri di produzione agricola attivi. Il Piano Regolatore la individuava infatti come edificio residenziale mono-bifamiliare nel verde.

Individuata dalla Carta Tecnica Regionale come “Cascina Caglio” l‟area, localizzata lungo la via Monte Bianco ad est di Mesero risulta ad oggi con funzione agricola non attiva, e dunque non annoverabile tra i centri di produzione agricola attivi.

Censita nei Beni Culturali (Rilevazione dei beni architettonici e ambientali nei comuni della Provincia di Milano). Indirizzo: Strada Vicinale comunale (altrove) - Mesero (MI) Tipologia generale: architettura rurale Tipologia specifica: cascina Epoca di costruzione: ante 1897 Uso attuale: intero bene: attività produttive agricole Uso storico: intero bene: destinazione originaria Condizione giuridica: proprietà privata Ultima modifica scheda: 26/05/2011 Ente schedatore: Provincia di Milano; SUDDIVISIONE INTERNA Ambito tipologico principale: architettura rurale Riferimento: parte più alta Definizione tipologica: cascina Numero di piani: 2 Denominazione: Cascina Bianca – complesso Indirizzo: Strada Vicinale comunale Secolo: sec. XIX Data: ante 1897 STATO DI CONSERVAZIONE USO ATTUALE Riferimento alla parte: copertura Riferimento alla parte: intero bene Data: 1995 Uso: attività produttive agricole Stato di conservazione: buono USO STORICO Riferimento alla parte: muratura perimetrale Riferimento alla parte: intero bene Data: 1995 Riferimento cronologico: destinazione originaria Stato di conservazione: buono Uso: attività produttive agricole Riferimento alla parte: infissi Data: 1995 Stato di conservazione: buono

Il complesso individuato, localizzato all‟interno del Centro Storico del Piano Regolatore all‟altezza dell‟intersezione tra via Novara e via IV Novembre, e azzonato dall‟ultimo strumento urbanistico come “complessi agricoli insediati nelle aree naturali” risulta essere allo stato di fatto un rudere, abbandonato, e dunque non annoverabile tra i centri di produzione agricola attivi.

In seguito a sopralluogo diretto sul territorio è stato possibile individuare la collocazione e consistenza del suolo comunale destinato all‟uso agricolo.

La superficie agricola complessiva rilevata è di circa 354 ha, da una prima analisi percettiva risulta essere costituita da una fascia morfologicamente compatta, localizzata intorno all‟urbanizzato del Comune, secondo una disposizione “ad anello” propria del contesto territoriale del Magentino. Gli elementi di discontinuità sono marginali e limitati.

Il territorio del PLIS del Gelso, che comprende la maggior parte degli ambiti agricoli Comunali, individua gli ambiti agricoli di interesse strategico.

E‟ importante sottolineare come lo sviluppo urbanistico nonché la conformazione orografica del territorio abbiano contribuito alla conformazione attuale delle superfici agricole, prevalentemente omogenee.

Il Documento di Piano intende effettuare negli obiettivi del sistema della ruralità una classificazione degli ambiti agricoli comunali in funzione della valenza paesaggistica determinata dalla valenza percettiva per effetto dell‟estensione, della collocazione e dell‟unitarietà d‟uso suddividendo i suoli agricoli in:

1. Ambiti agricoli a valenza paesaggistica: connotato dal concorso di valenza produttiva, ma altresì da una specifica rilevanza quale di espressione dei valori estetici e identitari del paesaggio agricolo;

2. Ambiti agricoli: non risulta connotato da particolari valori estetico-identitari tuttavia rileva un effettivo utilizzo agricolo;

3. Ambiti agricoli residuali: aree agricole ancora oggi coltivate ma con scarsa produttività dovuta spesso alla loro posizione di frangia rispetto all‟urbanizzato e alle aree boschive. Il loro utilizzo è prevalentemente di tipo Hobbistico. Figura 84 – prima individuazione degli elementi di rilievo del sistema della ruralità

La conoscenza delle dinamiche relative all‟uso del suolo è strategica per la pianificazione territoriale, poiché consente di leggere lo stato attuale dei luoghi come punto d‟arrivo delle modificazioni intervenute in passato e, al contempo, di monitorare quelle in atto e di prefigurare quelle future.

A partire dall‟analisi effettuata negli anni ‟90 nell‟ambito del Programma europeo CORINE Land Cover, Regione Lombardia ha realizzato uno strumento di analisi e monitoraggio dell‟uso del suolo (DUSAF), omogeneo su tutto il territorio regionale e condiviso nell‟ambito della Infrastruttura per l‟Informazione Territoriale della Lombardia (IIT) tramite il GEOPortale (www.cartografia.regione.lombardia.it).

Il DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali) è una banca dati geografica nata nel 2000- 2001 nell‟ambito di un progetto promosso e finanziato dalle Direzioni Generali Territorio e Urbanistica e Agricoltura di Regione Lombardia e realizzata dall‟Ente Regionale per i Servizi all‟Agricoltura e alle Foreste (ERSAF) con la collaborazione dell‟Agenzia Regionale per la Protezione dell‟Ambiente della Lombardia (ARPA). La prima versione della banca dati, ottenuta dall‟interpretazione di foto aeree eseguite negli anni 1998-1999 (Dusaf 1.0 riclassificata in Dusaf 1.1), è stata successivamente aggiornata utilizzando foto aeree degli anni 2005, 2006 e 2007 (Dusaf 2.0) integrate con informazioni tematiche prodotte dagli enti partecipanti alla IIT della Lombardia. Con l‟edizione attuale l‟intero territorio regionale è stato aggiornato al 2009.

L‟analisi dei suoli agricoli individua le tipologie indicate dal DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali), Regione Lombardia.

MQ 188.796 Comprendono tutte le aree degradate per mancanza di vegetazione, aree in trasformazione. 50.434 Si tratta di superfici occupate da costruzioni isolate dal contesto urbano disperse negli spazi seminaturali e caratterizzate dalla compresenza di edifici adibiti a residenza con altri aventi funzionalità produttiva agricola. 8.801 Colture floro-vivaistiche tipiche di aziende specializzate

5.903 Impianti di essenze frutticole fuori avvicendamento che occupano il terreno per un periodo di tempo anche lungo e che possono essere utilizzate per molti anni prima di essere rinnovate. 176.943 Sono compresi in questa classe gli edifici utilizzati per le attività produttive del settore primario, come capannoni, rimesse per macchine agricole, fienili, stalle, silos, ecc, unitamente agli spazi accessori. 28.805 Sono compresi in essa spazi ricoperti da vegetazione, presente nel tessuto urbano. Ne fanno parte parchi urbani di varia natura, ville comunali, giardini pubblici e privati. 59.414 Coltivazioni foraggere erbacee polifite fuori avvicendamento il cui prodotto viene di norma raccolto più volte nel corso dell‟annata agraria previa falciatura; possono essere incluse anche eventuali superfici coltivate o pascolate se troppo piccole per essere cartografate e strettamente intercalate ai prati. Nello specifico sono caratterizzati per evidente presenza di parcellizzazione, costituiti prevalentemente da colture foraggere stabili, non in rotazione 277.531 Come sopra ma con individui arbustivi ed arborei sparsi

2.990.603 Terreni interessati da coltivazioni erbacee soggetti all‟avvicendamento o alla monocoltura (ad esclusione dei prati permanenti e dei pascoli), nonché terreni a riposo. Non rientrano nella classe i terreni delle aziende orticole e floricole specializzate 3.787.230

Figura 85 – Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali), Regione Lombardia; anno 2009

Di seguito si riporta l‟individuazione cartografica delle tipologie descritte: Figura 86 - Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali), Regione Lombardia; anno 2009

CRITICITA‟

 Si individuano taluni ambiti definiti in modo improprio dal precedente strumento urbanistico comunale: trattasi di nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte;  Si individua una vasta porzione di territorio omogenea a vocazione rurale, interessata da elementi di criticità quali nuove infrastrutture di connessione;

POTENZIALITA‟

 Presenza di nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte, in ottica di turismo rurale;  Presenza di percorsi ciclo-pedonali naturalistici a servizio del sistema della ruralità  Presenza di una vasta porzione di territorio, omogenea e riconoscibile, a vocazione rurale;

Il territorio di Mesero presenta significativi valori paesaggistici.

Questo dato è altresì riconosciuto – in termini formali – dalla presenza del PLIS del Gelso che grava su gran parte del territorio agro-boschivo.

Sono assai rilevanti i valori espressi dal paesaggio urbano e da nucleo fondatore identitario di cui sono ancora distinguibili le diverse soglie storiche.

Dal punto di vista percettivo riveste grande rilevanza la dimensione iconica del rapporto tra urbanizzato tendenzialmente omogeneo e concentrato e il territorio naturalistico e paesaggistico del PLIS del GELSO. Figura 87 – Veduta di Mesero da sud-ovest: nel territorio agro-boschivo sono individuabili l‟autostrada A4MI-TO e l‟asse stradale Boffalora-Malpensa

La tavola dei valori rilevanti prosegue quindi con un cenno al paesaggio agricolo che nella parte sud ovest del territorio (in realtà Mesero presenta una conformazione ad anello, per la quale il tessuto urbano consolidato si localizza al centro di un omogeneo ambito territoriale agro-boschivo) ha garantito la preservazione di ampi spazi, che nella loro estensione e omogeneità colturale rappresentano un‟espressione unica del paesaggio agricolo Meserese.

La funzione di tutela di questo paesaggio (rectius di questi paesaggi, al plurale) non può passare unicamente – e passivamente – per l‟applicazione dei dispositivi giuridici che discendono dalla sussistenza da lunga pezza del vincolo.

E‟ necessario un approccio alla centralità del tema paesaggistico che garantisca attualizzazione delle tecniche di tutela, da un lato, e di valorizzazione, dall‟altro.

Ciò a partire dalla assunzione di una nozione aggiornata di paesaggio, per passare alla scomposizione dei paesaggi nei rispettivi quadri rilevanti, mediante la tecnica delle isopercettive, sino ad approdare ad un panel di politiche attive che fanno leva sull‟incentivazione e su altre misure tese a garantire che ogni trasformazione edificatoria si risolva in una occasione di conferma-elevazione della qualità del paesaggio diffuso del Magentino.

Occorre dunque prendere le mosse dalle innovazioni che hanno connotato l‟evoluzione della nozione di paesaggio, alla quale si ancorerà l‟azione di pianificazione. Tra le innovazioni introdotte nella parte del codice dei beni culturali e del paesaggio riservata ai beni paesaggistici per effetto del D. lgs. 26 marzo 2008, n. 63, si segnalano quelle direttamente incidenti sulla definizione di paesaggio.

Sono due le direttrici di fondo che hanno guidato il più recente intervento normativo: da un lato, l‟esigenza di garantire una maggior coerenza delle previsioni codicistiche rispetto alla Convenzione europea del paesaggio, approvata Firenze il 20 ottobre 200019 e ratificata dall‟Italia con l. 9 gennaio 2006, n. 1420, dall‟altro lato, la volontà di tornare a garantire un ruolo effettivo allo Stato. Dietro quest‟ultimo orientamento riecheggiano recenti affermazioni della Corte costituzionale, secondo cui il paesaggio costituisce un bene “primario ed assoluto” (C. cost. 367/200721), che necessita di un approccio necessariamente “unitario e globale” (C. cost. 182/2006). Le posizioni della Corte costituzionale riecheggiano in termini pressoché letterali nella previsione inserita nell‟art. 5 del D. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, secondo cui “le funzioni amministrative di tutela sono esercitate dallo Stato e dalle regioni … in modo che sia assicurato un livello di governo unitario ed adeguato alle diverse finalità perseguite” e, come vedremo, hanno assunto una notevole incidenza anche nella revisione della nozione giuridica di paesaggio.

La definizione della nozione giuridica di paesaggio costituisce da tempo un problema. Nella stagione storico-culturale culminata con la l. 1497/1939, si registrava una piena coincidenza tra il processo culturale attributivo di senso ad un segmento di territorio ed il riconoscimento del paesaggio come oggetto di tutela giuridica: sia che si trattasse di „bellezze individue‟, sia che si trattasse di „bellezze d‟insieme‟, la matrice rimaneva di natura estetico-formale. Erano qualificabili come paesaggio quei segmenti di territorio di eccezionale bellezza, la cui percezione valoriale seguiva logiche non dissimili dalla contemplazione dell‟oggetto artistico. Questo paradigma mantiene inalterata la propria rilevanza22, ma ad esso nel tempo se ne sono affiancati altri.

Si è infatti progressivamente acquisita consapevolezza della molteplicità dei percorsi della percezione paesaggistica, processo propriamente intellettivo-culturale (e non solo visivo), entro cui alla

19 Gli atti ed i lavori preparatori della conferenza nazionale preparatoria sono pubblicati in due volumi: Ministero per i beni e le attività culturali, Conferenza nazionale del paesaggio, Atti - lavori preparatori, Roma, 2000. 20 AA. VV., in Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio, a cura di G. F. Cartei, Bologna, 2007, in part., 220. 21 C. cost., 7 novembre 2007, n. 367, in Riv. giur. amb., 2008, 381. 22 Anche se è significativo che cada la risalente idea secondo cui le bellezze paesaggistiche andassero “considerate come quadri”, secondo l‟originaria formulazione dell‟art. 136, I comma, lett. d, del codice. considerazione di valori formali si affiancano logiche di matrice identitaria e storico-testimoniali in senso più lato. Il riconoscimento della rilevanza paesaggistica di un bene (puntuale od areale) e la valorizzazione di un paesaggio presuppongono dunque operazioni più complesse rispetto al passato e sovente richiedono il ricorso a saperi interdisciplinari (si pensi agli apporti della semiologia e delle scienze demo-geo-antropologiche23, che mettono in risalto i processi sociali di sedimentazione dei valori riconosciuti dalla comunità: si parla pregnantemente di „paesaggio sociale‟24, per indicare come divenga paesaggio ciò che una comunità avverte nel tempo come espressivo di senso25 La nozione di paesaggio si dilata quindi essenzialmente per effetto di un aggiornamento dell‟orizzonte assiologico sotteso all‟identificazione del meritevole di tutela, che consente di far emergere la rilevanza storico- testimoniale ed identitaria, oltre che estetico-formale, di talune porzioni di territorio. Vengono in tal modo assunti come significativi processi sociali identitari, che portano una collettività a riconoscersi nella stratificazione costituente la forma del territorio su cui è insediata (paesaggio-identità)26, e valenze testimoniali, che portano ad assumere il territorio in guisa di un testo, di un archivio di segni evocativi di eventi e stagioni trascorse (paesaggio-storico). Questi schemi hanno assunto da tempo un ruolo influente nella costruzione del significato di paesaggio nel dibattito scientifico, sino a collocarsi sullo stesso piano rispetto alla percezione della valenza formale. Su questo versante le diverse matrici si collocano ormai in posizione equiordinata rispetto al richiamo alla eccezionale bellezza degli scenari naturali27 che, dopo la 'scoperta del paesaggio'28 (Von Humboldt) e per il tramite dell‟estetica crociana, ha condizionato gli sviluppi della nozione giuridica di paesaggio che hanno percorso tutto il Novecento29.

Mentre un tempo alla materia del paesaggio si riconducevano unicamente segmenti di territorio esorbitanti sul piano estetico-monumentale, oggetti emergenti per differentiam rispetto al territorio „ordinario‟, la già citata Convenzione europea ha espressamente invitato a considerare oggetto delle politiche paesaggistiche anche i paesaggi “della vita quotidiana” e, financo, i paesaggi “degradati”. Sono temi a cui – com‟è subito evidente – neppure il „correttivo‟ non ha saputo dare una risposta veramente adeguata.

La risposta da parte dell‟ordinamento interno a questa diversificazione delle matrici culturali sottese all‟idea di paesaggio si è sostanziata principalmente nella riscrittura dell‟art. 131 del codice per effetto del D. lgs. 63/2008. Con tutte le problematicità già puntualmente denunciate e con tutti i limiti delle

23 G. Dematteis, Progetto implicito. Il contributo della geografia umana alle scienze del territorio, Milano, 1995. 24 P. Castelnuovi, Società locali e senso del paesaggio, in Interpretazioni di paesaggio, a cura di A. Clementi, Roma, 2002, in part., 184. 25 E‟ emblematica in tal senso la valenza dei toponimi: si tratta di identificativi persistenti di luoghi che rimandano a vicende trascorse od a caratteri materiali spesso dissoltisi, stratificati anche fuori dall‟ufficialità sino a dare corpo ad un autentico „paesaggio della tradizione‟. 26 G. Paba, Luoghi comuni. La città come laboratorio di progetti collettivi, Milano, 1998. 27 A. M. Sandulli, La tutela del paesaggio nella Costituzione, in Riv. giur. edil., 1967, 69. 28 A. von Humboldt, L'invenzione del Nuovo Mondo. Critica della conoscenza geografica, Firenze, 1992. R. Milani, L'arte del paesaggio, Bologna, 2001. 29 Per una ricostruzione storica del concetto 'tradizionale' di paesaggio, cfr. M. Vitta, Il paesaggio. Una storia fra natura e architettura, Torino, 2005. proposizioni definitorie30, si è passati da una definizione di paesaggio come “parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche interrelazioni” („vecchio‟ art. 131, I comma) ad una nozione più aggiornata.

Dietro l‟affermazione giusta la quale “per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall‟azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni” („nuovo‟ art. 131, I comma) traspaiono tre dinamiche convergenti: a. la tendenza a sfumare il rapporto tra un tutto (il territorio) ed alcuni segmenti di pregio (i territori vincolati); b. la sottolineatura della dimensione identitaria quale profilo idoneo e sufficiente a giustificare la valenza paesaggistica di un territorio, in quanto riassuntiva dei diversi processi di riconoscimento del valore simbolico, testimoniale od estetico di un territorio, entro un processo in cui il carattere identitario viene assunto quale condizione morfologicamente riconoscibile e socialmente riconosciuta; c. l‟abbandono del richiamo enfatico alla „storia umana‟ a favore della considerazione della natura e dell‟uomo (nelle sue attività „ordinarie‟) quali soggetti in correlazione dinamica, a cui si devono caratteri originari, segni e manipolazioni del territorio.

Il richiamo al territorio ed all‟identità quale attributo sociale, riscontrabile ovunque una comunità sia insediata (fatte salve rare eccezioni: ad es., periferie, vuoti urbani: ambiti per i quali dovrà tuttavia essere attivata una politica volta alla “realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati e coerenti, rispondenti a requisiti di qualità e sostenibilità”: art. 131, VI comma) e l‟abbandono di ogni richiamo alla storicizzazione delle tracce antropiche costituiscono del pari altrettanti indicatori di una tendenza ad estendere la latitudine del paesaggio all‟intero territorio, secondo quella che, del resto, è da tempo la dimensione spaziale dei piani paesaggistici.

Messo di fronte all‟innovativo modello del paesaggio „integrale‟ dettato dalla Convenzione europea, il legislatore interno, anche perché sollecitato a riprendere le indicazioni della Corte costituzionale, pare avere tuttavia avere optato per una ricostruzione del paesaggio „a strati‟.

Dopo avere fornito una definizione generale del paesaggio come “territorio espressivo di identità”, l‟art. 131 prosegue precisando che “il presente Codice tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell‟identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali”. Dietro questa proposizione sembra di intravedere la sovrapposizione tra piani diversi: quello attinente ai poteri da riconoscere allo Stato sul fronte della tutela secondo la giurisprudenza costituzionale, malamente tradotto nel richiamo ad un concetto di „identità nazionale‟ di

30 P. Carpentieri, Il secondo „correttivo‟, cit. difficile focalizzazione, e quello legato alla sfera di applicabilità degli istituti codicistici, in primis vincoli ed autorizzazioni (nella cui emanazione dopo il correttivo le Soprintendenze recuperano un ruolo effettivo e condizionante).

Le parole hanno comunque un peso e, seguendo il senso letterale della espressioni impiegate dal legislatore, ci si avvede dell‟introduzione di una „soglia‟ di rilevanza, segnata dall‟attitudine di taluni beni e paesaggi a concorrere nella costruzione di un valore aggregato, rappresentato appunto dalla menzionata „identità nazionale‟.

L‟espressione non è certo delle più felici. Si tratta, inoltre, di una scelta semantico-concettuale per molti versi assai rischiosa, in quanto inevitabilmente molto selettiva. Il carattere unificante di una (fantomatica) identità nazionale è astrattamente ricostruibile tanto quale mero mosaico delle differenti micro-identità (le identità), quanto come valore-somma di elementi necessariamente coerenti. Una operazione, quest‟ultima, che in alcuni casi potrebbe risolversi nel richiamo (financo caricaturale) solamente ad alcuni „pezzi‟ di paese altamente simbolici, lasciando per contro in ombra la complessità e varietà del territorio-paesaggio italiano, ossia una delle cifre salienti della forma del paese31. Per certo, questo nesso rispetto all‟identità nazionale dovrebbe divenire determinante al fine della perimetrazione dell‟area degli interventi di tutela che competono in via esclusiva allo Stato e che si esplicano mediante il ricorso al tradizionale strumentario vincolistico. E‟ questo il primo „strato‟: stando al senso letterale delle proposizioni che danno corpo al primo ed secondo comma dell‟art. 131 del Codice, si dovrebbero giustapporre una identità nazionale ed una diffusa teoria di identità meramente locali.

Forzando non poco le parole, in questo primo „strato‟ si può tuttavia identificare non un oggetto (un paesaggio nazionale eminente), ma semplicemente l‟ambito della funzione statale di tutela, la cui latitudine si ricollega ad una soglia di rilevanza degli oggetti su cui si esplica (come è inevitabile nella logica degli „strati‟). Si tratta dei beni paesaggistici puntuali od areali (come precisa meglio, riferendosi in termini generali alla funzione di tutela, il successivo comma III dello stesso art. 131) che „entrano‟ nel piano paesaggistico solo per tramite della elaborazione congiunta tra Stato e regioni.

Il rapporto tra il primo ed secondo comma dell‟art. 131, ossia il rapporto tra il paesaggio identitario diffuso ed i beni paesaggistici (ed i paesaggi32) tutelati dallo Stato, nonostante si faccia riferimento in entrambi i commi al concetto di identità, non si risolve unicamente in chiave qualitativa, sulla base della maggior rilevanza di taluni paesaggi.

31 A. Lanzani, I paesaggi italiani, Roma, 2003, in part., 370.

32 I beni paesaggistici areali hanno spesso una estensione tale, sovente coincidente con il territorio di interi comuni, da costituire essi stessi paesaggi. Del resto la stessa Corte costituzionale ha parlato di oggetto della tutela paesaggistica in termini di “insieme delle cose, beni materiali, o le loro composizioni, che presentano valore paesaggistico” (C. cost. 367/2007 cit.). Sfuma in tal modo molto del significato della distinzione tra paesaggio e beni paesaggistici su cui imperniare la distinzione tra sfere di intervento regionale e statale. La questione è resa ancor più complicata dalla differente opzione valoriale sottesa alla identificazione del paesaggio appartenente allo „strato‟ locale e degli “aspetti e caratteri” del paesaggio oggetto di tutela codicistica-statale.

Mentre la rilevanza dei paesaggi - come detto - si ricollega in termini generali alla valenza identitaria, e dunque non più soltanto all‟esorbitanza estetico-formale, l‟intervento dello Stato e dunque il ricorso agli strumenti codicistici di tutela sono stati riservati soltanto ai beni espressivi di valore culturale.

In linea con la tradizione che pareva definitivamente abbandonata, riemerge dunque quale elemento distintivo e differenziante, la valenza estetico-formale di alcuni particolari beni e territori33. La soglia che segna il passaggio dalla sfera della tutela statale alla dimensione meramente locale del paesaggio non è dunque solamente qualitativa, bensì più anche propriamente tipologica.

Le opzioni vincolistiche, ossia le forme più incisive di protezione, saranno dunque espresse non sulla scorta di un giudizio di rilevanza identitaria, che aprirebbe spazi per la tutela di un novero più ampio di contesti produttivi di senso, bensì esclusivamente ad esito di un procedimento di riconoscimento valoriale che terrà conto soltanto della valenza culturale. Si tratta indubbiamente di un salto all‟indietro. In questo modo si relegano alcune categorie di beni-paesaggi (tutti quelli identitari in senso non strettamente culturale-estetico) necessariamente entro l‟ambito di azione delle regioni, che non dispongono di strumenti vincolistici.

Il rischio è che si riaffacci una concezione che porti a distinguere nettamente tra i territori che sono paesaggio per loro riconosciuta valenza culturale e la residua parte di territorio (su cui pure si è espressamente soffermata la Convenzione europea ed a cui si estende la definizione generale dettata dall‟art. 131, I comma del Codice), alla quale attribuire una valenza paesaggistica in chiave unicamente territoriale. In questo modo, al di là delle previsioni del codice, finirebbero per coesistere due nozioni asimmetriche di paesaggio.

L‟opzione selettiva ha imposto di dislocare nel piano paesaggistico ed anche nei piani urbanistici l‟azione di preservazione dell‟altra parte del paesaggio identitario diffuso, per la quale il campionario degli strumenti di tutela tradizionale risulta precluso. In questa prospettiva, assume un notevole rilievo la previsione secondo cui lo Stato e le regioni – ai sensi del „nuovo‟ art. 133, II comma - definiranno “indirizzi e criteri riguardanti la pianificazione territoriale, nonché la gestione dei conseguenti interventi”: ciò sul presupposto, prosegue l‟art. 133 cit., che anche attraverso questi strumenti si

33 Come aveva già evidenziato da G. Cartei, Introduzione, in Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio, cit., in part., 10. esplica “la conservazione, il recupero e la valorizzazione degli aspetti e caratteri del paesaggio indicati all’articolo 131, comma 1”; sempre ai piani urbanistici è dedicata la innovativa previsione dell‟art. 155, II comma, secondo cui “tutti gli atti di pianificazione paesaggistica si conformano a principi di suo consapevole del territorio e di salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche dei vari contesti”.

Si potrebbe dire che il legislatore abbia pensato ad un altro „strato‟, nel quale ricadono paesaggi (si pensi alle aree periurbane: i paesaggi della dispersione edificatoria e della città diffusa) che possono essere efficientemente oggetto di politiche paesaggistico-qualitative anche fuori dal piano paesaggistico.

La „territorializzazione‟ del piano paesaggistico che consegue alla sua estensione ben oltre le aree gravate da vincoli apre problemi inediti anche sul piano del rapporto tra paesaggio ed urbanistica (le “intersezioni” di cui ha parlato S. Amorosino34).

Si pone l‟inderogabile esigenza di strutturare un rapporto di integrazione con il livello della pianificazione urbanistica comunale: il paesaggio, specie quello privo di emergenze estetiche, va necessariamente osservato e regolato a varie scale e con risoluzioni diverse; l‟opzione per un piano a dimensione regionale postula quindi che alcuni contenuti trovino definizione-integrazione ad un livello necessariamente locale.

Occorre dunque necessariamente tornare a parlare, come già fece antesignanamente la Corte costituzionale (C. cost. 379/1994)35, di un „sistema integrato‟, formato dal piano paesaggistico e dai piani urbanistici comunali (e sovracomunali). A scala regionale si rendono percepibili unicamente talune macro-identità e si colgono solo alcune delle proprietà emergenti del territorio: questi limiti conoscitivi potrebbero peraltro determinare una certa „miopia‟ nella fissazione dei perimetri e delle norme riferite agli “ambiti”, in cui, secondo il correttivo, si ripartirà strutturalmente il piano paesaggistico36. Specie ove si assumesse una prospettiva di analisi condizionata principalmente dalle dominanze iconiche più nettamente percepibili, vi sarebbe il rischio di una sostanziale pretermissione- semplificazione dei micro-paesaggi locali e dei loro „funzionamenti‟: ciò lascerebbe privi di adeguata

34 S. Amorosino, Commentario agli artt. 143-145, Codice dei beni culturali e del paesaggio, a cura di M. A. Sandulli, Milano, 2007, in part., 940.

35 Come ha ricordato M. Immordino, I piani paesaggistici nella giurisprudenza costituzionale, in Il diritto urbanistico in 50 anni di giurisprudenza della Corte costituzionale, a cura di M. A. Sandulli, M. R. Spasiano, P. Stella Richter, Napoli, 2007, in part., 109.

36 Ciascun ambito corrisponde, in altri termini, un progetto di azione paesaggistica. Ciascun ambito, in quanto caratterizzato da una riconoscibile identità paesaggistica, viene a costituire una unità di pianificazione autonoma che si sostanzia della fissazione di specifici obiettivi di qualità (come ha precisato il correttivo). Questa costruzione del piano, più che una tendenza alla frammentazione, mette allo scoperto la natura meramente formale del riferimento geografico al territorio regionale: al di là dell‟attribuzione di competenza alla regione, molto opportunamente sono i caratteri salienti dei diversi paesaggi a determinare i contorni delle unità pianificatorie effettive. considerazione paesaggistica taluni micro-segni che sono invece determinanti entro i percorsi attraverso cui per le singole collettività locali il territorio esprime significato identitario37.

In secondo luogo, vi è rischio, di cui ha parlato S. Civitarese Matteucci38, di un progressivo scolorarsi dei contenuti propriamente paesaggistici entro piani di matrice territorial-urbanistica. Le regioni sarebbero interessate a varare unicamente quest‟ultimo tipo di piani e proprio la concezione integrale del paesaggio („tutto è paesaggio‟) derivante dalla Convenzione finirebbe per fornire argomenti a quanti identificano quale approdo finale il rifluire del paesaggio entro la pianificazione urbanistica. Che si tratti di un rischio concreto traspare anche dall‟impostazione di alcune tra le più recenti leggi regionali, come quelle della Lombardia (l.r. 12/2005, art. 19) e del Friuli Venezia Giulia (l.r. 5/2007, art. 57), nelle quali si è senz‟altro privilegiata la soluzione del piano territorial-urbanistico con considerazione dei valori paesaggistici, scartando a priori la possibilità di adottare un piano paesaggistico „puro‟.

Va tuttavia del pari considerato che l‟allargamento dell‟oggetto del piano paesaggistico postula il ricorso a categorie analitiche entro cui sfumano i tradizionali confini disciplinari con l‟urbanistica: basti pensare ai temi delle saldature urbane e del consumo di territorio (su cui si è soffermato espressamente il correttivo: art. 135, II comma, lett. c), fenomeni rispetto ai quali si impone una rilettura in chiave valoriale, che evidenzi l‟impoverimento provocato dalla irreversibile perdita di identità territoriali originali. Dietro a queste proposizioni „territorialiste‟, indipendentemente dal tipo di piano in cui siano espresse, si intravede - a riprova dell‟inevitabilità di una certa „contaminazione‟ disciplinare - la questione dell‟incapacità contemporanea di dare vita a „nuovi paesaggi‟ capaci di esprimere l‟ethos distintivo di un luogo39 e dunque un problema tipicamente paesaggistico, anche se di matrice diversa rispetto a quelli unicamente „conservazionisti‟ a cui torna a circoscriversi l‟azione statale. Ed ancora si pensi all‟utilizzo di „crediti edificatori‟ in chiave di innalzamento della qualità formale dei prodotti edilizi

37 Su questa via la vicenda della pianificazione paesaggistica toscana costituisce indubbiamente una battuta d‟arresto. Va ricordato che la l.r. 1/2005 demandava al piano di indirizzo territoriale unicamente il compito di fissare delle direttive di fondo da recepire nei piani strutturali dei singoli comuni: sul punto la Corte costituzionale (C. cost. 182/2006) ha viceversa rimarcato che il piano paesaggistico “deve essere unitario, globale, e quindi regionale”, traendo la conclusione che entro tale strumento debba concentrarsi necessariamente l‟intera disciplina paesaggistica. Da questo sfavore verso lo „scorrimento‟ di disciplina tra diversi livelli amministrativi non dovrebbe tuttavia discendere una chiusura rispetto ad un modello scalare-integrato, capace di dare vita ad un sistema multilivello in cui - ferma restando, secondo l‟insegnamento della Corte, “l‟impronta unitaria della pianificazione paesaggistica” - i piani locali assumano una funzione di completamento, in una logica di definizione progressiva rispetto a paesaggi „a strati‟, che rivelano caratteri differenti ai diversi livelli di osservazione.

38 S. Civitarese Matteucci, La concezione integrale del paesaggio alla prova della prima revisione del Codice del paesaggio, in Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio, cit., in part., 220.

39 “In Italia non può essere documentata l‟esistenza di un „paesaggi moderno‟ ”, come ha fatto sconsolatamente notare G. Ferrara, La pianificazione del paesaggio nel Codice Urbani e le prospettive della Convezione europea, in Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio, cit., in part., 176. (l.r. Lombardia 12/2005, art. 11): in tutte queste ipotesi solo uno stretto raccordo con la pianificazione urbanistica può garantire una qualche prospettiva di effettività alle previsioni del piano paesaggistico40.

L‟integrazione su cui il correttivo ha opportunamente posto l‟accento viene dunque a costituire condizione indefettibile per il perseguimento di politiche paesaggistiche finalmente „attive‟.

Del resto, anche i piani urbanistici comunali sono cambiati: sono ordinariamente preceduti da una valutazione ambientale strategica41, nella quale le tematiche paesaggistiche sono oggetto di effettiva considerazione, anche grazie all‟impiego di specifici indicatori, ed il tema paesaggio – come indica chiaramente il rinnovato art. 155 del Codice - evolve da parametro di verifica esogeno del progetto di piano ad autentico contenuto orientatore. Questi piani sono inoltre ordinariamente corredati da „carte della percezione‟, nelle quali – facendo ricorso alle regole della gestaltica - si mettono in evidenza i coni visivi, gli elementi dominati (iconemi) che ne segnano lo statuto e gli eventuali oggetti „fuori- scala‟42.

Queste esperienze si incaricano di dimostrare come, anche attraverso un rapporto di mutua integrazione tra piano paesaggistico e piani comunali, sia possibile cogliere e salvaguardare il significato identitario che ogni luogo, anche in una stagione in cui l‟intervento statale torna ad ancorarsi ad un nozione estetizzante di paesaggio. In futuro occorrerà quindi concentrare sempre più l‟attenzione sui contenuti dei singoli piani paesaggistici e sul loro rapporto con i piani urbanistici: è a questi „strati‟, più che a quello dell‟intervento vincolistico statale, che potrà diffondersi un‟idea autenticamente integrale di paesaggio.

40 Il tema va ormai oltre la questione del rapporto piano paesaggistico – piano urbanistico comunale. Assumono infatti un rilievo non secondario anche altri strumenti „settoriali‟: si pensi, per fare solo due esempi, ai piani delle coste di cui alla l.r. Puglia 17/2006, in attuazione della quale alcuni comuni hanno varato ambiziosi piani di delocalizzazione incentivata nell‟entroterra di infrastrutture turistiche e cantieristiche impattanti, ed agli interventi di riconversione degli opifici dismessi, di cui tratta l.r. Lombardia 1/2007 (con previsione dell‟esproprio in caso di inerzia del proprietario nel promuovere il recupero di tali manufatti di elevato valore iconico e testimoniale e con concorsi di progettazione banditi direttamente dai comuni).

41 Su questo istituto si rinvia E. Boscolo, VIA e VAS riformate: limiti e potenzialità degli strumenti applicativi del principio di precauzione, in Urb. app., 2008, 541.

42 P. Urbani, Strumenti giuridici per il paesaggio. Qualche riflessione sulle tecniche di redazione dei nuovi piani paesaggistici, in Interpretazioni di paesaggio, cit., in part., 79; F. Balletti - S. Soppa, Paesaggio in evoluzione. Identificazione, interpretazione, progetto, Milano, 2005.

Si richiama quanto esposto nel paragrafo 2.4 (PTCP di Milano vigente) e 2.5 (PTCP – adeguamento alla L.R.12/2005) degli Allegati al Documento di Piano relativamente al tema paesaggio, che la presente relazione recepisce.

Il paesaggio di Mesero può essere diviso in 3 tipologie di paesaggio principali in funzione dell‟occupazione dei suoli e della loro destinazione d‟uso, individuando in quest‟ottica il paesaggio urbanizzato, paesaggio agrario e il paesaggio boschivo.

Secondo una prima mappatura degli ambiti il territorio può essere così suddiviso:

Figura 88 - Confronto tra superficie agro naturale ed urbanizzato

3.646.554,90 64,02 2.049.413,13 35,98 5.695.968,03 100

Più nel dettaglio emerge quanto segue:

Figura 89 - confronto bacini idrici, aree boschive, aree prative con urbanizzato (dati DUSAF 2009)

16.524,89 0,29 59.225,88 1,04 3.570.804,13 62,69 2.049.413,13 35,98 5.695.968,03 100

Il territorio Comunale appare coperto per il 64,02% dai suoli agronaturali mentre la superficie urbanizzata occupa il restante 35,98%. Considerando una popolazione residente di n. 3.915 abitanti (al 31.12.10) e una complessiva superficie agronaturale di 3.646.554,90 mq si evince una dotazione media pro-capite di suoli agronaturali pari a 931,43 mq.

Il territorio Comunale si è sviluppato unicamente attorno al più antico centro storico di Mesero, l‟ampliamento urbano risulta negli anni abbastanza omogeneo, a macchia d‟olio a partire dal nucleo storico originario e con linee preferenziali attorno agli assi viari principali. Si è inoltre sviluppato un distretto industriale, distaccato, identificato nella porzione meridionale del territorio comunale lungo la SP 31 e a ridosso dell‟autostrada A4 TO-MI.

E‟ stato quindi possibile, come riportato nella figura successiva, identificare quale fosse l‟assetto insediativo del territorio comunale così come si presentava all‟inizio del secolo scorso: Figura 90 - Estratto cartografico Carta d'Italia del Touring Club, Istituto Geografico De Agostini, 1908;

I suoli boschivi occupano una parte molto ridotta del territorio comunale, assumendo caratteri di marginalità al sistema urbanizzato e agrario, spesso riferibili a limitate superfici relative a formazioni ripariali, filari e rimboscamenti recenti. La cartografia del Documento di Piano individua nello specifico tali elementi.

L‟analisi dei suoli boschivi individua le tipologie indicate dal DUSAF (Destinazione d‟Uso dei Suoli Agricoli e forestali), Regione Lombardia.

MQ 23.767 Sono comprese quelle aree verdi interne all‟urbanizzato, non coltivate, in abbandono, non classificabili come ambiti agricoli, né come aree in trasformazione. Sono comprese in questa categoria porzioni di territorio individuate e classificabili urbanisticamente come fasce di rispetto purchè non ricomprese in altra classificazione. 16.525

13.925 Boschi costituiti da piante di latifoglie, sia di norma provenienti da seme, destinate ad essere allevate ad alto fusto, sia sottoposte a tagli periodici più o meno frequenti (cedui semplici e cedui composti). Appartengono a questa sottoclasse anche i boschi di latifoglie diversamente governati, intesi come boschi costituiti da piante di latifoglie in cui non è riconoscibile una forma di governo (fustaia - ceduo) prevalente. Nello specifico sono aree in cui la copertura di vegetazione arborea è superiore al 20% della superficie. 10.952 vegetazione arbustiva e arborea di ambiente ripariale 20.631 Impianti di pioppo ad alto fusto per la produzione del legname, comprendono anche gli impianti con individui di giovane età o quelli appena utilizzati. 903 Impianti forestali d‟origine artificiale non ancora affermati e soggetti o da assoggettare a cure colturali. Sono caratterizzati dalla giovane età degli individui, da un limitato sviluppo delle piante; generalmente è riconoscibile un regolare sesto di impianto. Gli individui sono indicativamente d‟età inferiore a 15 anni. Si escludono le piantagioni di pioppeti o altre legnose produttive, comprese in altra classe. 86.703

Figura 91 - Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei suoli boschivi), Regione Lombardia; anno 2009

Di seguito si riporta l‟individuazione cartografica delle tipologie descritte:

Figura 92 - Elaborazione dati DUSAF (Destinazione d‟Uso dei suoli boschivi), Regione Lombardia; anno 2009 Si specifica che dal punto di vista dei rimboscamenti recenti è presente anche un‟area, sita a sud del Comune all‟altezza di via A.Volta, individuata dal PRG come “standard tecnologico” per la presenza di una piattaforma ecologica, denominata “Bosco Verde”, piantumata dalla Regione Lombardia.

Figura 93 – foto aerea (Fonte: Google Earth) ed estratto cartografico del Documento di Piano relativo all‟area oggetto di rimboscamento da parte di Regione Lombardia

Figura 94 – Individuazione dei filari alberati; Fonte: Database topografico Provincia di Milano

Dal punto di vista della viabilità ciclo-pedonale è utile ricondurre il rilievo anche al territorio dell‟intorno, poiché la presenza del PLIS del Gelso costituisce un elemento naturalistico e di fruizione del sistema del verde di portata sovra comunale.

Si riporta di seguito un estratto della tavola “Qc10 – sistema della viabilità” del PPI – Piano Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso, riportante la gerarchi infrastrutturale riconoscibile sul territorio Comunale.

Figura 95 - estratto della tavola “Qc10 – sistema della viabilità” del PPI – Piano Pluriennale degli Interventi del PLIS del Gelso

Il documento di Piano, a seguito del confronto con gli elaborati del PPI e a seguito di ricognizioni sul campo, individua quanto segue:

Figura 96 - estratto tavola Previsioni di Piano del Documento di Piano del PGT

Il Piano di Governo del Territorio comunale individua a scala locale gli elementi della rete ecologica, a partire dall‟analisi di:

- Rete ecologica a livello regionale individuata dalla Regione Lombardia (“settore 32 – Alto Milanese”) e trattata nel paragrafo 2.3 “Rete ecologica Regionale” degli Allegati al Documento di Piano. - Rete ecologica a livello provinciale individuata dal vigente PTCP della Provincia di Milano e trattata nel paragrafo 2.4.5 “Rete ecologica” degli Allegati al Documento di Piano. - Rete ecologica a livello provinciale individuata dal redigendo adeguamento del PTCP della Provincia di Milano alla L.R. 12/2005 e trattata nel paragrafo 2.5.4 “Rete ecologica” degli Allegati al Documento di Piano.

CRITICITA‟

 Si individuano taluni ambiti definiti in modo improprio dal precedente strumento urbanistico comunale: trattasi di nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte;  Si individua una vasta porzione di territorio omogenea a vocazione naturalistico - paesaggistica, interessata da elementi di criticità quali nuove infrastrutture di connessione;

POTENZIALITA‟

 Presenza di nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte, in ottica di turismo rurale;  Presenza di percorsi ciclo-pedonali naturalistici a servizio del sistema della ruralità  Presenza di una vasta porzione di territorio, omogenea e riconoscibile, a vocazione rurale;  Presenza del PLIS del GELSO;  Opportunità di correlazione – in termini di sistema della ruralità e sistema naturalistico – paesaggistico, con strumenti urbanistici sovralocali in itinere, quali il redigendo PRCP di Milano, ad oggi in adeguamento alla L.R. 12/2005

Considerando l‟intero territorio del Magentino, si mettono in evidenza che nell‟ultimo secolo e mezzo l‟area presenta un sviluppo demografico non molto dissimile da quello registrato dalla provincia di Milano (escluso il capoluogo), sia pure con andamenti alterni: mentre nel ventennio 1961-1981 il tasso di crescita è sostanzialmente uguale, dal 1881 al 1931 il Magentino manifesta una leggera prevalenza, per cedere il passo alla provincia (sempre escluso Milano) dal 1931 al 1971 e tornare quindi a crescere più di questa dal 1981 al 2001.

Quest‟ultimo dato si può interpretare come l‟esito di due fatti: la tracimazione dalle aree più densamente popolate legata soprattutto a differenze nell‟incidenza della rendita fondiaria; la qualità ambientale e l‟accessibilità, che fanno del Magentino uno dei contesti più appetibili nella riallocazione di popolazione in uscita da Milano.

Nello specifico si indaga la popolazione residente nel Comune.

2002 3482 2003 3482 0 2004 3549 67 2005 3566 17 2006 3612 46 2007 3662 50 2008 3719 57 2009 3777 58 2010 3860 83 2011 3915 55 2012(*) 3978 63 Come individuato dalla serie storica relativa all‟ultimo decennio sopra riportata si constata che nel periodo 2002 – 2012 il Comune di Mesero ha registrato un incremento della popolazione residente pari a 49,5 (arrotondato a 50) abitanti/anno, corrispondente a +1,49% annuo.

Si specifica che il dato relativo all‟anno 2012 è stato ottenuto mediante proiezione degli abitanti residenti dei 5 anni precedenti, per poter ottenere un dato il più veritiero possibile.

Considerando i dati sopra riportati si individua una previsione sul breve periodo (5 anni, fino al 2017) ovvero la durata del Documento di Piano), sul medio periodo (10 anni, fino al 2022) e sul lungo periodo (15 anni, fino al 2027).

2012 3978

2017 4275 297 2022 4571 593 2027 4868 890

Il presente paragrafo indaga lo stato di attuazione dello strumento urbanistico comunale precedente il PGT, comprensivo del Piano Regolatore originario e delle successive varianti ai sensi della L.R. N°23 del 23/06/97, oggi abrogata.

In particolare si considerano le seguenti varianti:

Variante PRG approvata con Deliberazione del C/C n° 17 del 21/05/2003;

Variante PRG approvata con Deliberazione del C/C n° 37 del 29/09/2004;

Variante PRG approvata con Deliberazione del C/C n° 17 del 24/05/2006;

Variante PRG approvata con Deliberazione del C/C n° 18 del 24/05/2006;

Variante PRG approvata in ottobre 2006;

I dati che seguono restituiscono lo stato di fatto della pianificazione comunale.

Il presente paragrafo intende indagare lo stato di fatto del patrimonio edilizio comunale del sistema dell‟abitare mediante l‟individuazione di differenti tessuti, la cui normativa specifica viene demandata ai successivi atti del PGT.

I tessuti individuati (tale individuazione è avvenuta mediante un‟indagine morfologica del costruito, ovvero verificando da database topografico e indagini in loco la superficie coperta di massima e l‟altezza di massima degli edifici esistenti) sono i seguenti:

Il tessuto storico è costituito dal patrimonio edilizio di primo impianto urbanistico, e/o dal patrimonio edilizio che presenta caratteristiche storico – architettoniche meritevoli di conservazione.

Il tessuto saturo è costituito prevalentemente da palazzine ed edifici a schiera e/o in linea di 3 piani fuori terra, risultante di recenti trasformazioni urbanistiche mediante piani attuativi o analoghi strumenti urbanistici. Tale tessuto risulta morfologicamente saturo.

Il tessuto denso intensivo è costituito prevalentemente da palazzine di 3 piani fuori terra, sovente individuante puntualmente e in modo disaggregato all‟interno di più ampi ed omogenei tessuti a volumetria e altezza fuori terra minori. Tale tessuto risulta morfologicamente denso, ad edificazione intensiva.

Il tessuto denso è costituito prevalentemente da edifici a schiera e/o in linea di 2 piani fuori terra, risultante di recenti trasformazioni urbanistiche mediante piani attuativi o analoghi strumenti urbanistici. Tale tessuto risulta morfologicamente denso.

Il tessuto della diffusione è costituito prevalentemente da edifici mono- bifamiliari di 1 o 2 piani fuori terra. Tale tessuto risulta morfologicamente diffuso, e presenta taluni casi di aree vuote interstiziali ancora libere da edificazione.

Il tessuto dell‟edificazione puntuale, localizzato esternamente al Tessuto Urbano Consolidato, è costituito prevalentemente da edifici mono- bifamiliari di 1 o 2 piani fuori terra, realizzati in epoche urbanistiche passate e/o derivanti da mutamenti nella destinazione d‟uso. Sono siti in aree agro- boschive. Tale tessuto risulta morfologicamente sparso, e viene descritto come edificazione puntuale nel verde.

Il tessuto dell‟edificazione in itinere è l‟insieme dei piani e programmi urbanistici convenzionati attualmente in fase di realizzazione. Tale tessuto si evolve in concomitanza con la redazione del nuovo strumento urbanistico, nei confronti del quale mantiene in toto i dettami della convenzione stipulata precedentemente.

Viene condotta un‟indagine, per ciascun tessuto individuato (fatto salvo per il tessuto storico, il quale fa riferimento al piano delle regole, il tessuto in itinere, il quale segue i dettami della relativa convenzione, e il tessuto dell‟edificazione puntuale che non prevede ulteriore nuova edificazione, ma solo eventuali incrementi volumetrici dell‟esistente, normati dal piano delle regole) relativamente alla volumetria media esistente del patrimonio edilizio.

Tale calcolo, da considerarsi analitico e derivato comunque da un procedimento di calcolo campionato, è avvenuto a partire un‟indagine morfologica del costruito, ovvero verificando da database topografico e indagini in loco la superficie coperta di massima e l‟altezza di massima degli edifici esistenti. Lo scopo è duplice:

 Fornire indicazioni sul patrimonio edilizio, dalle quali il Piano delle Regole formulerà la normativa di Piano per ciascun tessuto individuato;  Fornire indicazioni già a livello di documento di piano circa la volumetria residua derivante dalle aree edificabili interstiziali non realizzate, al fine di definire in modo ottimale il dimensionamento complessivo del Piano anche da questo aspetto;

Figura 97 – individuazione complessiva dei tessuti individuati e del relativo patrimonio edilizio esistente

TESSUTO TOTALE TOTALE H VOLUME INDICE SUPERFICIE SUP. INDICATIVA INDICATIVO VOLUMETRICO TESSUTO COPERTA EDIFICI (in ESISTENTE ESISTENTE (***) (mq) (*) EDIFICI mt) (V) (mc/mq) ESISTENTI (mq) tessuto saturo 29.036 7.959 9 71.631 2,5 tessuto denso intensivo 41.142 11.045 9 99.405 2,4 tessuto denso 71.744 17.910 6 107.460 1,5 tessuto della diffusione 366.568 59.041 5,70 336.534 1 TOTALE 508.490 95.955 - 615.030 1,8(**) (*) Nel calcolo si escludono i principali lotti liberi da edificazione ricadenti nei tessuti di cui sopra, stimati in 17.397 mq

(**) Indice medio complessivo del sistema dell’abitare allo stato di fatto

(***) ottenuto per arrotondamento dei valori numerici

Figura 98 – rappresentazione cartografica indicativa dello stato di attuazione della pianificazione urbanistica Lotti edificabili allo stato di fatto non realizzati

Tessuto dell‟edificazione in itinere (PA in fase di realizzazione)

Di seguito si riporta la quantificazione delle aree sopra rappresentate. Si specifica che i dati individuati si riferiscono a un rilievo compiuto sul database topografico fornito dalla Provincia di Milano, e sono da interpretare come dati di massima, passibili di difformità marginali rispetto al reale stato dei luoghi individuato da eventuali convenzioni in atto, utili ad una quantificazione complessiva di riferimento per le scelte strategiche di Piano.

TESSUTO IN CUI LE AREE RICADONO TOTALE (mq) INDICE VOLUME (V) COMPLETAMENTI MEDIO REALIZZABILE TESSUTO (mc/mq) tessuto della diffusione 17.397 1 17.397 Tessuto dell‟edificazione in itinere (*) - - 49.032 TOTALE 66.429 (*) tale dato è desunto da ricognizioni in loco atte a stimare la volumetria non ancora realizzata, residuale del tessuto in itinere

Si individuano n°7 Piani di Recupero Urbanistici, da qui PRU, e n°1 permesso di costruire convenzionato residenziale, da qui PccR. Fermo restando che la normativa di riferimento viene riservata al Piano delle Regole, la presente relazione intende indagare le suddette aree in funzione della capacità insediativa teorica, per poter fornire un quadro completo ed esaustivo già in sede di documento di piano delle previsioni insediative complessive del Piano.

Figura 99 – estratto della tav.15 del documento di piano “strategie per il governo del territorio”, con evidenziati i PRU e il PccR

Segue tabella esplicativa: TIPOLOGIA AREA EDIFICABILE AREA (mq) INDICE VOLUMETRIA VOLUME (V) PREVISTO INDICATIVA REALIZZABILE (mc/mq) ESISTENTE PRU.1 9.334 2 31.650 18.668 PRU.2 4.400 1,5 7.400 6.600 PRU – Piani di Recupero PRU.3 3.750 1,5 6.750 5.625 Urbanistico PRU.4 3.079 1,5 7.700 4.618 PRU.5 2.667 1,5 4.500 4.000 PRU.6 5.813 1,5 14.600 8.719 PRU.7 5.657 1,2 8.000 6.788 PccR – Permesso di PccR 3.275 1,5 - 4.912 costruire convenzionato residenziale TOTALE - 37.975 - 80.600 59.930

Viene eseguito un controllo sulla quantità delle aree di trasformazione previste dal PRG effettivamente realizzate rispetto al totale. Tale operazione si richiede per poter proporre, in fase di documento di Piano, nuove aree di trasformazione sul territorio comunale.

Il PTCP in particolare cita:

“2. Precondizione all'ammissibilità di incrementi delle espansioni urbanizzative è l'avvenuto utilizzo di almeno il 75% delle previsioni dello strumento vigente, espresse in metri quadrati di superficie lorda di pavimento (slp). Esclusivamente nel caso in cui lo strumento urbanistico all'esame della Provincia preveda un incremento quantitativo delle aree destinate ad espansione urbanizzativa, i Comuni dimostrano l'avvenuta attuazione o la programmazione in atto, attraverso piani attuativi già adottati, di una quota pari ad almeno il 75% della slp residenziale ed extraresidenziale – con esclusione della superficie destinata ad attrezzature pubbliche o di uso pubblico di interesse comunale e sovra comunale - delle previsioni di espansione già contenute nello strumento urbanistico vigente”.

Di seguito si riporta un estratto del MISURC, Mosaico Informatizzato Strumenti Urbanistici Comunali fornito dal Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia, rappresentante le modalità attuative riferite al Comune di Mesero, sovrapposte ai differenti tessuti dell‟ultimo Piano Regolatore vigente (residenza, commerciale direzionale, produttivo, servizi comunali).

Poiché la base cartografica di rappresentazione è la Carta Tecnica Regionale la rappresentazione cartografica dei suddetti perimetri potrebbe variare in modo trascurabile: scopo di tale rappresentazione è dimostrare che oltre il 75% delle modalità attuative previste sono state realizzate.

Figura 100 – estratto Mosaico Informatizzato Strumenti Urbanistici Comunali, Regione Lombardia

Di seguito si riporta una tabella riassuntiva:

1 residenziale 0 3091 2 produttivo 0 14450 3 residenziale 11014 0 4 residenziale 24446 0 5 residenziale 23266 0 6 residenziale 6386 0 7 residenziale 4007 0 8 residenziale 1308 0 9 residenziale 22480 0 10 residenziale 20497 0 11 residenziale 34006 0 12 produttivo 15227 0 13 servizi 26905 0 14 produttivo 24053 0 15 Il PRG vigente non riporta tali aree come modalità attuative: allo stato attuale sono infatti aree standard, dunque non conteggiabili nel presente calcolo. 16 213.595 (92%) 17.541 (8%) 231.136 (100%)

La tabella riassuntiva dimostra che il totale complessivo delle aree di trasformazione previste da PRG e ad oggi realizzate corrisponde indicativamente al 92% rispetto al totale complessivo. Pertanto essendo tale valore maggiore del 75% richiesto dalla Provincia, il presente Documento di Piano può proporre nuovi ambiti di trasformazione.

Le previsioni insediative sono espresse in termini di abitanti teorici attesi dalla realizzazione delle aree edificabili descritte nel presente documento. Tale valore è desunto dal rapporto, dettato dalla L.R. 12/2005, di 150mc = 1 abitante teorico insediabile.

AMBITO VOLUME ABITANTI PREVISTO TEORICI tessuto della diffusione (completamenti) 17.397 115 Tessuto dell‟edificazione in itinere 49.032 326 PRU – piani di recupero urbanistico 55.018 366 PCCR – permesso di costruire convenzionato residenziale 4.912 32 TOTALE 126.359 839

Il PTCP di Milano, attualmente in fase di adeguamento alla LR 12/200543, propone criteri dimensionali delle previsioni insediative per i PGT comunali. Nel presente paragrafo si intende già verificare tali criteri per la definizione di ambiti di trasformazione coerenti con la futura pianificazione urbanistica provinciale.

In particolare il PTCP cita:

1. Il PTCP, al fine di verificare e monitorare il consumo di suolo, definisce:

a) Territorio Urbanizzato (TU), inteso come superficie urbanizzata ed urbanizzabile calcolata sommando le parti di territorio su cui è già avvenuta la trasformazione edilizia, urbanistica o territoriale per funzioni antropiche e le parti interessate da previsioni pubbliche o private della stessa natura non ancora attuate ma già pianificate o programmate da strumenti urbanistici o di governo del territorio vigenti;

b) Consumo di Suolo Qualificato (CS), calcolato come rapporto percentuale tra le superfici dei nuovi ambiti di trasformazione (ST) in incremento del Territorio Urbanizzato, e lo stesso TU.

2. Il PTCP, ai fini dell’applicazione delle regole per il dimensionamento delle previsioni insediative, individua:

a) l’ambito della città centrale, indicato alla Tavola 0, composto da Milano e dai Comuni di , , , , , , , , , , , , Opera, Pero, , , Rozzano, , San Giulilano Milanese, , , Settimo Milanese, , ;

43 Rif. Paragrafo 2.5 “Documento di Piano – allegati” del PGT di Mesero b) l’ambito esterno alla città centrale, costituito dai restanti Comuni; [Nota: casistica riguardante Mesero] c) i Comuni con caratteristiche di Polo Attrattore, di cui all’art.72.

3. Il PTCP, ai fini dell’applicazione delle regole per il dimensionamento delle previsioni insediative, definisce “Progetti Strategici” i servizi o le grandi funzioni di rilevanza sovracomunale o di eccellenza a prevalente interesse generale che concorrono all’attuazione delle linee strategiche del PTCP.

4. Gli strumenti di pianificazione comunale che introducono nuovo consumo di suolo, si intendono idonei ad assicurare il conseguimento degli obiettivi di cui ai precedenti commi, a condizione che, contemporaneamente: a) sia garantito il riuso di almeno il 20% delle aree dismesse o da recuperare, laddove presenti e adeguatamente individuate, intendendosi come tali anche quelle con destinazione funzionale non specificamente produttiva, agricolo-produttiva o industriale, ma nelle quali comunque le attività concretamente ammesse siano documentatamente inesistenti o cessate; b) sia migliorata la concentrazione degli insediamenti, calcolata come rapporto tra il perimetro del Territorio Urbanizzato di ogni singolo nucleo, ad esclusione degli insediamenti sparsi di estensione inferiore a 10 ettari, e il perimetro di un cerchio con superficie equivalente a quella del nucleo stesso.

Gli strumenti di pianificazione comunale possono introdurre incrementi del Territorio Urbanizzato (TU), soltanto se, oltre alle condizioni di cui alle precedenti lettere a) e b) e a quelle di cui al successivo comma 5, sia verificata l’attuazione di almeno l’80% delle previsioni di trasformazione edilizia, urbanistica o territoriale già disposte dagli strumenti urbanistici vigenti.

5. Gli strumenti di pianificazione comunale introducono nuovo consumo di suolo, inteso quale incremento del Territorio Urbanizzato (TU), in relazione al rispetto dei parametri di riferimento degli Indicatori di Sostenibilità di cui al comma 4 dell’art. 71. Il rispetto di ciascun parametro consente un incremento di consumo di suolo pari allo 0,4%, come indicato nella tabella allo stesso comma; l’incremento massimo di consumo di suolo è pertanto pari al 2% non ripetibile nel periodo di vigenza dello strumento urbanistico generale e subordinato al rispetto di tutti i parametri di riferimento. In particolare: a) I Comuni della Città Centrale di cui al comma 2, possono introdurre nuovo consumo di suolo nella misura sopra indicata solo a condizione che lo strumento urbanistico preveda “Progetti Strategici” di cui al comma 3; b) I Comuni Polo di cui all’art.72, possono raddoppiare il consumo di suolo ammesso, a condizione che lo strumento urbanistico preveda “Progetti Strategici” di cui al comma 3. 6. Ai fini della valutazione di compatibilità degli strumenti di pianificazione comunale col PTCP, non si considerano comportanti consumo di suolo gli interventi di housing sociale riservati ad edilizia sociale, con particolare riferimento all’edilizia in affitto concordato o moderato.

7. Negli interventi di riuso, le porzioni di trasformazioni della superficie urbanizzata (SU), che costituiscono incremento delle superfici filtranti, a verde e fruibili, possono essere sottratte dal consumo di suolo complessivamente computato, così come definito al precedente comma 1.

[…]

[…]

4. Al fine di quantificare il consumo di suolo, ove ammesso ai sensi dell‟art. 70, il PTCP definisce i seguenti parametri di riferimento e le relative quote percentuali:

[…]

1. Il PTCP individua alla Tavola 0 i Comuni con caratteristiche di Polo Attrattore, definiti sulla base di criteri quantitativi e qualitativi, elencati nella Relazione generale. Tali Comuni sono: Abbiategrasso, , Cassano d’Adda - Trezzo d’Adda - Vaprio d’Adda, Castano Primo, Gorgonzola - , Legnano, Magenta, , , Rho.

[…]

Come riportato nell‟art.70 del PTCP, il territorio urbanizzato è da individuarsi come segue: a) Territorio Urbanizzato (TU), inteso come superficie urbanizzata ed urbanizzabile calcolata sommando le parti di territorio su cui è già avvenuta la trasformazione edilizia, urbanistica o territoriale per funzioni antropiche e le parti interessate da previsioni pubbliche o private della stessa natura non ancora attuate ma già pianificate o programmate da strumenti urbanistici o di governo del territorio vigenti;

Dunque il Territorio Urbanizzato di Mesero è identificato come segue: Figura 101 – confronto fra Territorio Urbanizzato (PTCP di Milano – proposta di adeguamento alla L.R.12/2005, art.70) e Tessuto Urbano Consolidato (TUC) proposto dal Documento di Piano del PGT

Dal punto di vista quantitativo il Territorio Urbanizzato risulta essere pari a 2.137.117 mq (dato di riferimento: il TUC risulta essere pari a 1.451.976 mq).

Il 2% di tale valore corrisponderebbe a 42.743 mq: a tale area devono essere sommate le aree urbanizzate previste dal PRG e mai realizzate, che il presente PGT restituisce al sistema agricolo, naturalistico, paesaggistico. Tali aree, (3 aree a destinazione standard e 2 PL mai realizzati) corrispondono a un totale di 84.678 mq.

Pertanto il quantitativo massimo di aree trasformabili per il PGT fissate dal futuro PTCP nel momento in cui acquisterà efficacia è pari a 127.421 mq.

Ambito di trasformazione urbanistica numero:

TTrr..0011 PRIVATO VV TITOLO PUBBLICO

Da realizzarsi mediante P.I.I.

DENOMINAZIONE

AEREA

FOTO ESTRATTO ESTRATTO

ESTRATTO CARTOGRAFICO LOCALIZZAZIONE Ambito di trasformazione dell‟ambiente Ambito ditrasformazione

del lavoro del :

TRASFORMAZIONE / AREADISMESSA RECUPERARE DA AREARIQUALIFICAREDA EDIFICATA RIPROPOSTO NEL PGT PREVIGENTE AMBITO DI CONSUMODI SUOLO AGRO NUOVA COMPORTANTE PREVISIONE STRUMENTO URBANISTICO URBANISTICO STRUMENTO

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OBIETTIVI elzain d u PI rniamne destinazione a principalmente PII un di Realizzazione urbanisticamente disordinato, individuabile come “vuoto “vuoto grandi delle come logiche dalle individuabile coinvolto presenti disordinato, inevitabilmente e infrastrutture urbano” urbanisticamente Figura sovra comunale; occupazionali ricadute e qualitativi positivi, terminiin opere di di urbanizzazione, standard ram relativa oltre terziari, edifici formazione, costruzioni urbanistico ordine un ( definire dell‟intorno di fine duplice il con agricola, valenza alcuna T sanitario; direzionaleproduttiva, infrastrutturali connessionela Boffalora connessioni delle (potenziamentodell‟autorecenti valorizzazione la lavoro del sistema attese del dinamiche le funzionale, mix sovra a atto anche architettoniche,ilurbanistichee previsioni le ottimizzare d‟insieme disegno unitario, un individui progetto che comunale, un di Costruzione afrain d ua ozoe di porzione una di rasformazione , i grandi interventi strategici (tema EXPO ecc..), EXPO (tema strategici interventi grandi i , 102

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DESTINAZIONI D’USO AMMESSE: Attività e servizi compatibili con il sistema del lavoro e con esse compatibili. In particolare: Produttivo; Direzionale ricettivo; Socio – assistenziale – sanitario; Terziario; Attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale compatibili;

E‟ di esclusiva competenza del Consiglio Comunale, in sede di Convenzione, permettere altre destinazioni d‟uso, compatibili con quelle sopracitate, motivandone la scelta e mettendone in luce l‟utilità, coerentemente con le strategie di Piano proposte dal presente Documento.

DESTINAZIONI D’USO NON AMMESSE: Ogni altra destinazione d‟uso non citata

DESTINAZIONI D’USO DESTINAZIONI

La superficie complessiva indicativa interessata Le quantità esatte verranno stabilite dalla Convenzione dall‟Ambito di Trasformazione è pari a: relativa al PII, da verificare con rilievo topografico.

Il PTCP di Milano, attualmente in fase di adeguamento alla

244.000 mq LR 12/200544, propone criteri dimensionali delle previsioni insediative per i PGT comunali: il presente Ambito intende già

Le quantità esatte verranno stabilite dalla verificare tali criteri per la definizione urbanistica e

Convenzione relativa al PII, da verificare con progettuale del PII coerenti con la futura pianificazione rilievo topografico. urbanistica provinciale45. Nello specifico, poiché il Territorio Urbanizzato (TU) di Mesero è quantificato in 1.451.976 mq, il consumo massimo totale di territorio urbanizzato (calcolato sulla base dell‟art.70 del redigendo PTCP) consentito è pari a

127.421 mq46. Ne consegue che a fronte di un totale

E INDICI URBANISTICI INDICI E

I complessivo indicativo di 244.000 mq di superficie territoriale in sede progettuale si dovrà verificare che la somma delle 47 DATI QUANTITATIVI DATI superfici nette della trasformazione sia < 127.421 mq. Comparto industriale: Slp max ammessa 1mq/mq; R.C. 60%; H max < 12.00 m.

PARAMETR Comparto direzionale – ricettivo: R.C. 40%; H max 10 piani fuori terra. Comparto socio – assistenziale – sanitario: R.C. 40% H max 10 piani fuori terra

44 Rif. Paragrafo 2.5 “Documento di Piano – allegati” del PGT di Mesero

45 Rif. Paragrafo 5.1 della presente relazione “Ambiti di Trasformazione e PTCP di Milano”

46 Tale dato è calcolato in applicazione dell‟Art.70 del redigendo PTCP di Milano, ed è riferito al territorio urbanizzabile al netto delle aree standard, delle cessioni, delle aree verdi e superfici filtranti. Si veda anche il Paragrafo 5.2 della presente relazione

47 A seguito di confronto con la Provincia di Milano, e a seguito di verifica della normativa del PTCP in adeguamento alla L.R. 12/05 la superficie trasformabile è conteggiata al netto degli standard da cedere, delle aree verdi, delle strade di accesso principali, delle eventuali superfici filtranti anche non standard, e dell‟eventuale superficie destinata a housing sociale CATASTALE L‟ambito insiste sui seguenti mappali:

CATASTALE

Si richiede una definizione urbanistica e progettuale atta alla valorizzazione territoriale e riqualificazione ambientale dell‟area, urbanisticamente penalizzata dalla barriera morfologica e percettiva delle grandi infrastrutture di connessione che la delimitano.

Si richiede particolare attenzione a temi quali integrazione, identità, differenziazione, in un‟ottica di ridisegno di un contesto territoriale oggi privo di identità, vuoto territoriale risultante di trasformazioni infrastrutturali che, il più delle volte, si muovono di pari passo il progressivo degrado dell‟intorno. Si intende dare identità ai non-luoghi, porzioni di territorio sottoutilizzate, da valorizzare, scarto di trasformazioni sovra locali difficilmente integrabili nel contesto locale.

Si richiede la creazione di un tessuto edificato che si integri con le caratteristiche del sistema del lavoro inteso non solo come luogo ma anche come interazioni, vita sociale, spazi condivisi e abitudini, con particolare attenzione alla morfologia dei lotti contigui, alla permeabilità delle aree, all‟integrazione tra urbanizzato e sistema del verde.

AMBIENTE E TERRITORIO E AMBIENTE Si richiede la creazione non solo di un Programma che definisce un mix funzionale, ma un polo del lavoro, un elemento riconoscibile nel sistema del lavoro: non solo dunque attenzione alla disposizione degli spazi e dei rapporti con il sistema del verde, ma una disposizione degli spazi per l’utente, un territorio a misura d‟uomo, disegnato dalle interazioni riconoscibili e dai fabbisogni espressi.

All‟interno dell‟area del PII è previsto lo spostamento in toto della volumetria dell‟attività denominata “Carrozzeria Robecchese” sita in via Garibaldi, e definita dal documento di Piano come “emergenza puntuale”. Tale volumetria è quantificata come segue: 2.750 m superficie territoriale del lotto; 680 mq superficie coperta del fabbricato; 5.450 mc volumetria allo stato di fatto. L‟area di atterraggio dello spostamento, che manterrà i medesimi indici e parametri urbanistici fatto salvo per un bonus volumetrico pari a +20% dell‟esistente, verrà individuata in sede di concertazione tra i soggetti interessati durante l‟iter di redazione del PII. Tale scelta garantisce la ricompattazione del sistema del lavoro e in contemporanea la riqualificazione naturalistica ed ambientale di un territorio nel complesso interessato da PEREQUAZIONE ambiti agricoli diffusi ed omogenei.

Il documento di Piano individua l‟ambito di trasformazione denominato Tr.01, processabile tramite PII. Tale intervento non riguarda esclusivamente il territorio comunale di Mesero, ma comprenderà anche in parte Marcallo con Casone, configurandosi come PII intercomunale.

Il Documento di Piano norma e individua il PII nella parte ricadente sul territorio comunale di Mesero.

Si pone in evidenza quanto segue:

Figura 103 – individuazione del PII intercomunale Mesero (colori giallo e blu) e Marcallo (colore azzurro). Fonte: rielaborazione della relazione tecnico descrittiva Programma di Intervento Sovracomunale comuni di Mesero e Marcallo con Casone, e dei relativi elaborati cartografici allegati; I N G E C O Ingegneria Colombo & C. S.R.L.; gennaio 2012

Il PTCP di Milano, attualmente in fase di adeguamento alla LR 12/200548, propone criteri dimensionali delle previsioni insediative per i PGT comunali: le trasformazioni urbanistiche del presente documento intendono già verificati tali criteri, coerenti con la futura pianificazione urbanistica provinciale49.

Nello specifico, poiché il Territorio Urbanizzato (TU) di Mesero è quantificato in 1.451.976 mq, il consumo massimo totale di territorio urbanizzato (calcolato sulla base dell‟art.70 del redigendo PTCP) consentito è pari a 127.421 mq50.

Ne consegue che a fronte di un totale complessivo di 240.000 mq (indicativi) di superficie territoriale del PII, ricadente sul territorio comunale di Mesero, in sede progettuale si dovrà verificare che la somma delle superfici nette51 delle trasformazioni sia inferiore a 127.421 mq.

48 Rif. Paragrafo 2.5 “Documento di Piano – allegati” del PGT di Mesero

49 Rif. Paragrafo 5.1 della presente relazione “Ambiti di Trasformazione e PTCP di Milano”

50 Tale dato è calcolato in applicazione dell‟Art.70 del redigendo PTCP di Milano, ed è riferito al territorio urbanizzabile al netto delle aree standard, delle cessioni, delle aree verdi e superfici filtranti. Si veda anche il Paragrafo 5.2 della presente relazione

51 A seguito di confronto con la Provincia di Milano, e a seguito di verifica della normativa del PTCP in adeguamento alla L.R. 12/05 la superficie trasformabile è conteggiata al netto degli standard da cedere, delle aree verdi, delle strade di accesso principali, delle eventuali superfici filtranti anche non standard, e dell‟eventuale superficie destinata a housing sociale

A partire da quanto individuato nell‟analisi compiuta per sistemi territoriali52, e in linea con quanto enunciato nei criteri generali per gli obiettivi di Piano53 si individuano gli obiettivi specifici che il presente Documento di Piano promuove per il governo del territorio comunale.

Tali obiettivi specifici sono schematizzati per ambiente, e numerati per una lettura ottimale.

52 Si veda il cap. 3 “Mesero per sistemi” della presente relazione

53 Si veda “allegato 4 - criteri generali per gli obiettivi di Piano”, degli allegati al Documento di Piano

Individuazione del Tessuto Urbano Consolidato coerente con lo stato di fatto della morfologia del territorio e con le previsioni insediative espresse dal presente Documento;

Individuazione del centro storico secondo le reali peculiarità architettoniche e urbanistiche che caratterizzano il Comune;

Individuazione delle aree di completamento prevalentemente residenziali, che costituiscono elemento utile per la ricucitura del tessuto urbano in aree consolidate, e garantiscono ulteriore previsione insediativa in termini di popolazione potenzialmente insediabile; Individuazione del tessuto in itinere, caratterizzato dalle trasformazioni urbanistiche del PRG attualmente in fase di realizzazione, le cui peculiarità urbanistiche e progettuali vengono mantenute nel Piano;

Eventuale individuazione di nuovi e limitati ambiti di espansione prevalentemente residenziali solo se commisurati alle reali esigenze territoriali e sociali espresse dal territorio e dagli attori che lo abitano;

Garantire la possibilità di riconversione al sistema dell‟abitare di aree dismesse attualmente appartenenti al sistema del lavoro;

Individuazione puntuale di occasioni di applicazione di regole perequative / compensative, in presenza di ambiti puntuali di criticità relativi al tessuto residenziale della dispersione;

Porre attenzione ad evitare ulteriore consumo di suolo, soprattutto nel settore ad est della SP31 (via G.Garibaldi) particolarmente penalizzato dalla scarsità di servizi pubblici e di uso pubblico;

Proposta di PII sovra comunale Mesero – Marcallo, individuato come ambito di trasformazione caratterizzato da mix funzionale come polo del sistema del lavoro entro cui concentrare il consumo di suolo;

Restituzione al sistema della ruralità di ambiti di trasformazione mai realizzati nel corso della durata del passato strumento urbanistico;

Valorizzazione del tessuto commerciale presente nel contesto territoriale;

Restituzione al sistema della ruralità delle aree standard considerate non riconvertibili al altre funzioni;

Ambiti di trasformazione individuati divengono occasioni per completamento della città pubblica, in un‟ottica di sistema e non più di elementi puntuali disaggregati;

Verifica della dotazione quantitativa e qualitativa della città pubblica in funzione del reale fabbisogno espresso dal territorio, e in particolare valorizzazione dei servizi pubblici in funzione dei differenti sistemi individuati (dell‟abitare, del lavoro, turistico ecc..)

Verifica della dotazione quantitativa e qualitativa dei servizi pubblici e di uso pubblico in funzione delle differenti modalità turistiche individuate;

Valorizzazione dei percorsi ciclo-pedonali naturalistici a servizio del turismo rurale e storico – votivo;

Valorizzazione degli elementi di architettura storica e votiva, e dei nuclei rurali insediati in zona agricola, in termini di accessibilità, fruibilità e servizi offerti;

Attivazione di nuove realtà correlate al turismo di transito (aree attrezzate per la sosta, servizi tecnologici ecc..) in corrispondenza delle infrastrutture a traffico sovra locale;

Ridefinizione urbanistica di taluni ambiti definiti in modo improprio: nuclei rurali insediati in zona agricola da valorizzare con opportune scelte;

Completamento del sistema infrastrutturale a traffico sovra locale disposto a corona rispetto al Comune, esterno al tessuto urbano consolidato (previsioni infrastrutturali del PTCP di Milano in adeguamento alla LR12/2005);

Completamento di taluni ambiti del sistema infrastrutturale a traffico locale mediante Piani Attuativi e/o piani/programmi del tessuto in itinere;

Mantenimento della differenziazione tra le infrastrutture riferite al “territorio veloce” (traffico sovra locale) e “territorio lento” (traffico locale);

Valorizzazione dei percorsi ciclo-pedonali naturalistici a servizio del sistema della ruralità, con riferimento ai piani sovraordinati (PLIS del GELSO ecc..);

Completamento e prolungamento di talune tratte dei percorsi ciclo-pedonali in ambito urbano, anche in funzione di connessioni sovra comunali esistenti e previste;

Verifica della dotazione quantitativa e qualitativa dei servizi pubblici e di uso pubblico in funzione del turismo rurale;

Valorizzazione dei percorsi ciclo-pedonali naturalistici a servizio del sistema della ruralità, con riferimento ai piani sovraordinati (PLIS del GELSO ecc..);

Valorizzazione dei nuclei rurali insediati in zona agricola, in termini di accessibilità, fruibilità e servizi offerti;

Ridefinizione urbanistica dei nuclei rurali, da valorizzare con opportune scelte;

Individuazione delle differenti valenze degli ambiti agricoli individuati, in relazione allo stato dei luoghi (valenza strategico- paesaggistica, residuale ecc..);

Limitare ulteriori interferenze nella porzione di territorio, omogenea e riconoscibile, a vocazione rurale, quali infrastrutture di connessione e ulteriore espansione del sistema urbanizzato laddove non ne sia verificata la reale necessità;

Restituzione al sistema della ruralità delle aree standard considerate non riconvertibili al altre funzioni;

Verifica della dotazione quantitativa e qualitativa dei servizi pubblici e di uso pubblico in funzione del turismo rurale e correlato alla fruizione del sistema naturalistico e paesaggistico;

Valorizzazione dei percorsi ciclo-pedonali naturalistici, con riferimento ai piani sovraordinati (PLIS del GELSO ecc..);

Valorizzazione dei nuclei rurali insediati in zona agricola e degli ambiti naturalistici di pregio (esempio: PLIS del GELSO), in termini di accessibilità, fruibilità e servizi offerti;

Ridefinizione urbanistica dei nuclei rurali, da valorizzare con opportune scelte;

Individuazione delle differenti valenze degli ambiti naturalistici e paesaggistici individuati, in relazione allo stato dei luoghi (valenza strategico- paesaggistica, residuale ecc..);

Limitare ulteriori interferenze nella porzione di territorio, omogenea e riconoscibile, a vocazione naturalistica e paesaggistica, quali infrastrutture di connessione e ulteriore espansione del sistema urbanizzato laddove non ne sia verificata la reale necessità; Individuazione della Rete Ecologia Comunale a partire dagli elementi individuati da Regione Lombardia e Provincia di Milano, anche in riferimento al redigendo PTCP, in adeguamento alla L.R. 12/2005;

Valorizzazione del PLIS del Gelso in termini di occasioni di rilancio della fruizione naturalistica e paesaggistica del territorio comunale;