Realizzato nell’ambito del progetto “Visioni di paesaggi, tra arte, scienza e letteratura” del Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini, finanziato dalla Regione Lazio con la L.R. 23 ottobre n. 26/2009 – Avviso pubblico finalizzato allo sviluppo dei sistemi di servizi culturali e la compartecipazione di Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli I taccuini del museumgrandtour Romani e Prenestini. John Izard Middleton: un archeologo americano nel Lazio a cura di Luca Attenni 4

John Izard Middleton: un archeologo americano nel Lazio

a cura di Luca Attenni Collana: I Taccuini del Museum Grand Tour

Testi: Luca Attenni

Traduzione a cura di: Maria Scerrato

In Copertina: John Izard Middleton, Veduta del Lago di e Albano da Monte Cavo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in , a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient .

Edizioni Articolo Nove di Articolo Nove Arte in Cammino srls Palazzo Barberini Via Barberini, 24 - Roma www.articolonove.com

ISBN: 9788894837179

Copyright 2019 Finito di stampare dicembre 2019

Museumgrandtour - Sistema Museale Territoriale Castelli Romani e Prenestini XI Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini: Ente Capofila e gestore

Istituzioni Museali aderenti al Sistema: Museo Civico “Mario Antonacci”, Museo della Seconda Legione Partica - , Museo Diocesano di Albano; Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts”- ; Museo Diffuso Romano; Museo Archeologico del Territorio Toleriense - ; Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini - ; Acquedotti Romani e Castello di Passerano - ; Centro Internazionale d’Arte Contemporanea - ; Museo Nazionale dell’Abbazia di ; Museo Civico di ; Complesso Archeologico del Barco Borghese, Museo della Città - ; Tuscolo Parco Archeologico Culturale; Museo Archeologico delle Navi - Nemi; Museo Civico d’Arte - ; Museo Archeologico Nazionale - Palestrina; Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra; Museo Geopaleontologico “Ardito Desio” - , Museo Geofisico - , Polo Culturale “Monsignor Francesco Giacci” - , Museo di Palazzo Doria Pamphilj - , Museo del Giocattolo - .

MiBACT Polo Museale del Lazio Diocesi di Albano Laziale Diocesi Suburbicaria di Palestrina Fondazione per la Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna

Comitato Scientifico: Paola Arena Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Luca Attenni Museo Civico, Lanuvio; Valeria Beolchini EEHAR - CSIC - Parco Archeologico di Tuscolo, Comunità Montana; Serena Borghesani Museo del Giocattolo, Zagarolo; Giovanna Cappelli Museo Tuscolano - Scuderia Aldobrandini, Frascati; Maurizio Chirri Museo Geopaleontologico “Ardito Desio”, Rocca di Cave; Maria Teresa Ciprari Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, Palestrina; Giuliana D’Addezio Museo Geofisico, Rocca di Papa; Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Roberta Iacono Museo Diffuso di Castel San Pietro Romano; Roberto Libera Museo Diocesano, Albano Laziale; Angelo Luttazzi Museo Archeologico del territorio Toleriense, Colleferro; Massimiliano Valenti Musei Civici, Albano Laziale - Museo Civico “Roger Lambrechts”, Artena;

Coordinamento del Comitato Scientifico Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone;

Coordinamento Tecnico Amministrativo Patrizia Di Fazio Responsabile del Progetto, Comunità Montana Francesca Galli Segreteria tecnico organizzativa, Comunità Montana Il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini interessa un’area geografica molto ampia e diversificata, con la presenza di 27 servizi culturali tra musei e siti archeologici che fanno del Museumgrandtour una delle più estese reti museali della Regione Lazio. Si tratta di un territorio che esprime una propria identità fortemente radicata nella ricchezza diffusa di un patrimonio culturale unico nel suo genere, caratterizzato da un paesaggio straordinario che ancora oggi offre scorci di incontaminata bellezza. Con le loro collezioni di manufatti di estremo interesse allestite in edifici storici prestigiosi, i musei raccontano la storia di un territorio attraverso un arco cronologico che prende avvio dalle ere geologiche e percorre le tappe dell’evoluzione dell’uomo, in un affascinante viaggio attraverso il tempo. Le diverse tipologie museali (archeologica, storico-artistica, demoetnoantropologica e scientifica) propongono al visitatore un ampio ventaglio di offerte culturali e di servizi, con attività didattiche multidisciplinari, percorsi guidati e strumenti tecnologici in grado di soddisfare un pubblico dalle molteplici esigenze. La Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini, ente capofila e gestore del Sistema Museale, fa della sua lunga esperienza di lavoro in rete un proprio punto di forza poiché il network, ad oggi, rappresenta – ed i risultati lo dimostrano - la modalità più efficace di promuovere il patrimonio culturale di un territorio. E’per questo che saluto con grande piacere ed orgoglio la nuova iniziativa editoriale I taccuini del Museum Grand Tour che, in questa prima fase, raccoglie e documenta le numerose iniziative realizzate dai Musei del Sistema nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura.

Danilo Sordi Il Commissario XI Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini “Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura” è un progetto diffuso che ha visto protagoniste ben 14 sedi museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini e che è stato realizzato nel corso dell’anno 2019 grazie ad un finanziamento della Legge Regionale 23 ottobre 2009, n. 26 - Avviso pubblico “La Cultura fa Sistema”. Da una riflessione collegiale su quale fosse un tema rilevante e comune denominatore del Sistema Museale “Museumgrandtour”, il paesaggio è emerso come il trait d’union capace di esprimere in maniera trasversale un territorio ampio ed eterogeneo, su cui insistono numerosi musei differenti per tipologia, allestimenti e contenuti. Quindi il paesaggio si è posto sin da subito come un tema la cui interpretazione poteva essere mediata dallo sguardo dell’uomo, sia esso letterato, artista, architetto, scienziato, collezionista. Nelle varie sedi che hanno ospitato il progetto, la tematica del paesaggio è stata declinata secondo desinenze e modalità di comunicazione di volta in volta adattate a contesti e strumenti eterogenei. La nuova collana I taccuini del Museum Grand Tour si apre dunque con una serie di piccoli cataloghi che raccolgono e documentano le molteplici iniziative realizzate sul territorio. I musei scientifici di Rocca di Cave e di Rocca di Papa, attraverso plastici 3D, hanno raccontato la lunga storia geologica ed evolutiva dell’area dei Castelli Romani e Monti Prenestini: dalle scogliere coralline e i dinosauri del Cretacico Superiore, al Vulcano Laziale, attivo negli ultimi 700 mila anni, alle glaciazioni e alle modifiche della linea di costa, fino ad arrivare al paesaggio attuale. Nel Museo Civico di Albano Laziale, il racconto dell’evoluzione antropologica - e non solo - del paesaggio è stato affidato alla fotografia attraverso due esposizioni di ampio respiro; nella Torre Medievale di Lanuvio è stata invece ospitata una mostra multimediale dedicata ai grandi viaggiatori di scoperta dell’800 (Middleton, Dodwell e l’erudita Marianna Dionigi) che avevano come meta quei siti archeologici dell’Italia Centrale fuori dalle tradizionali direttrici di viaggio e che rappresentavano per gli studiosi di allora oggetto di grande interesse. Il Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts” ha affrontato il tema del paesaggio in chiave storico-urbanistica, dedicando due convegni di studio, corredati da mostre documentarie, riguardanti uno le origini medioevali dell’abitato di Artena, l’altro i contesti urbani laziali della media Repubblica a confronto con l’abitato del Piano della Civita di Artena. La mostra Formazione e crescita del sistema urbano dei castelli romani e prenestini tra la tarda antichità ed il pieno medioevo, tenutasi presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, ha posto interrogativi interessanti: in che modo la Storia, l’Archeologia e l’Arte tracciano i per la ricostruzione del sistema insediativo. Il Museo di Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone ha proposto del paesaggio una lettura in chiave contemporanea ospitando Microcosmo. Visioni contemporanee di paesaggio dal mondo, una mostra internazionale con opere di oltre 40 artisti che hanno dialogato con le allegorie secentesche dei quattro continenti affrescate nelle volte. La Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna ha prodotto Un itineracconto nella campagna romana, volume e progetto di ricerca presentati insieme ad un laboratorio di stampa artigianale: Un paesaggio in carta e inchiostro, realizzato per l’occasione in tiratura limitata. A Colleferro due giornate di rievocazione storica con personaggi in costume hanno ridato vita alla famosa Battaglia di Sacriporto, con paesaggi, documenti, materiali e immagini. Il Museo Diocesano di Albano Laziale ha raccontato invece le Trasformazioni e le rappresentazioni del paesaggio urbano attraverso conferenze, pannelli illustrativi ed un video con riprese aeree da drone, che restituiscono l’insieme della città di Albano da un punto di vista decisamente suggestivo. Il Museo Civico d’Arte di Olevano Romano, incentrato sulla pittura di paesaggio europea del Lazio, ha celebrato i suoi trent’anni di istituzione con una conferenza tenutasi presso il Museo Casa di Goethe in Roma e dedicata alle molteplici testimonianze pittoriche del paesaggio olevanese attraverso due secoli di storia dell’arte. La straordinaria cornice di uno dei borghi più belli d’Italia, Castel San Pietro Romano, attraverso il proprio Museo Diffuso, ha ospitato una mostra immersiva che ha accompagnato il visitatore attraverso le trasformazioni del paesaggio urbano dall’Antichità ai nostri giorni. Il Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, infine, ha illustrato Il paesaggio prenestino, il territorio diocesano, gli insediamenti e la spiritualità con una mostra documentaria tesa ad evidenziare l’evoluzione dell’identità diocesana nel territorio prenestino a partire dalla testimonianza del martire Agapito.

Dott.ssa Monica Di Gregorio Coordinatrice del Comitato Scientifico “Museumgrandtour”

John Izard Middleton: un archeologo americano nel Lazio

ENTI PROMOTORI Regione Lazio Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini – Museumgrandtour Comune di Lanuvio Museo Diffuso di Lanuvio PARTNER ISTITUZIONALI Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) Museo Civico di Alatri COMITATO TECNICO ORGANIZZATIVO E COORDINAMENTO SCIENTIFICO DELLA MOSTRA Luca Attenni: Archeologo, Direttore del Museo Civico Lanuvino, Roberto Libera: Direttore del Museo Diocesano di Albano Laziale, Massimiliano Valenti: Direttore del Museo Civico di Albano Laziale COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO Patrizia Di Fazio: Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini REFERENZE FOTOGRAFICHE © Daniele Baldassarre, © Daniela Russo, © Paolo Gherardi Foto Comune di Alatri Archivio fotografico Museo Archeologico di Segni Archivio fotografico, Parco Archeologico di Norba Foto Parco Regionale dei Castelli Romani FILMATO: Massimo Ciafrei, Internosei Design Studio Testi e coordinamento scientifico:Luca Attenni Revisione testi: Benedetta Rizzo Contributi Organizzativi e Collaborazioni: Piero Bogetto, Gloria Cesarano, Giuseppe Granata, Olivia Lolli, Pia Pigliacelli, Benedetta Rizzo Servizi didattici: Museo Diffuso di Lanuvio, Liceo Ugo Foscolo di Albano Laziale Progetto grafico: Massimo Ciafrei, Internosei Design Studio

RINGRAZIAMENTI Un particolare ringraziamento va a: Damiano Pucci Presidente della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini; Luigi Galieti Sindaco di Lanuvio; Simona Carosi Funzionario archeologo SABAP-RM-MET; Museo Civico di Segni, Parco Archeologico di Norma; Daniela Russo Fiorillo Parco dei Castelli Romani, Antonio Agostini Dirigente Settore Cultura e Turismo del Comune di Alatri; Gianluca Prestipino Liceo Foscolo di Albano Laziale; Francesca Galli XI Comunità Montana; Maria Cristina Vincenti Comune di ; Gruppo Speleoarcheologico Sotterranei di Roma; Michael Sica Liceo Foscolo di Albano Laziale.

John Izard Middleton. Un americano a Roma; o meglio un archeologo americano nel Lazio. Un magnifico scrittore d’esprit de finesse quale Marcel Proust nella sua grande opera ci ricordava come “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi”. E proprio a quel nuovo sguardo del Middleton è dedicato questo nostro taccuino. Un’iniziativa culturale e conseguentemente editoriale quella de I Taccuini del Museum Grand Tour che va a suggellare nei casi di Lanuvio e Alatri quanto organizzato a inizio 2019 nella Torre Medievale della cittadina dei Castelli Romani e nella primavera dello stesso anno all’interno del Museo della città ciociara, nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura, un progetto diffuso che ha virtuosamente coinvolto 14 sedi museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini. Una mostra multimediale, quella lanuvina e alatrense, dedicata ai grandi viaggiatori di scoperta dell’800 e incentrata sulla figura proprio del Middleton, fino anche ad arrivare all’irlandese Edward Dodwell e all’erudita Marianna Dionigi, altra figura molto importante sia per Lanuvio che per Alatri. Viaggi di scoperta i loro che avevano come meta quei siti archeologici del Centro Italia al di fuori delle tradizionali direttrici di viaggio e che costituivano per gli studiosi dell’epoca motivo di notevole interesse. E Alatri e Lanuvio, proprio per quelle che sono le loro peculiarità storico – archeologiche erano tra le località visitate; ancora oggi i musei diffusi delle due città sono testimonianza di come essi ben si prestino a un’osservazione, a una scoperta dai più diversi punti di vista, all’insegna proprio di una multidisciplinarità che ne racconti la ricca e affascinante stratificazione.

Carlo Fantini Alessandro De Santis Consigliere Delegato alla Cultura Assessore alla Cultura Comune di Alatri Comune di Lanuvio 14 John Izard Middleton I luoghi del Latium Vetus esplorati e descritti da John Izard Middleton evocano itinerari lungo antichi tracciati, come quelli che dal guado sul Tevere nei pressi dell’Isola Tiberina raggiungevano i più antichi centri dell’entroterra, attraverso la dorsale collinare vulcanica della colata lavica di Capo di Bove, fino ai piedi dei Colli Albani. Come noto, su questa stessa direttrice fu realizzata la Via Appia, la prima via militare costruita ex novo dai Romani e la prima via censoria. Il percorso della Regina Viarum attraversa il Lazio meridionale, interessando alcune decine di comuni e un patrimonio di beni culturali e paesaggistici molto vasto, articolato ed eterogeneo. Il tracciato è legato alla sua origine di strada delle conquiste e all’interazione tra l’orografia dei luoghi e l’individuazione del più corto percorso possibile. Il rapporto della Via Appia con il paesaggio laziale è notevolmente differenziato lungo il suo percorso: in molti tratti l’Appia taglia i segni del territorio, in altri li asseconda, in altri ancora ne costituisce la traccia ordinatrice. Vi sono inoltre casi in cui il palinsesto paesistico ha cancellato la strada stessa o vi ha sovrapposto nuovi elementi, in sintonia o in contrasto con la traccia sottostante. L’intersezione della linea della strada con gli altri segni del territorio, come strade minori, canali, filari e siepi, ha determinato una diversificata serie di forme più o meno complesse. Questa ricchezza e varietà del paesaggio dell’Appia ne determina valore e potenzialità di sviluppo culturale e turistico. Il Parco Archeologico dell’Appia Antica ha il compito istituzionale di coordinare le attività di valorizzazione dell’intero tracciato da Roma a Brindisi. Nonostante le diverse fasi di sviluppo e i diversi contesti territoriali attraversati dall’antica strada, è possibile individuare alcuni obiettivi strategici comuni, come la necessaria manutenzione e il restauro del tracciato, il miglioramento e lo sviluppo dell’itinerario e dei servizi connessi, l’organizzazione di sistemi di gestione finalizzati allo sviluppo dell’offerta culturale e turistica locale. Punto di partenza imprescindibile per ogni processo di valorizzazione rimane tuttavia la conoscenza dei beni culturali e paesaggistici del territorio, alla quale questo volume contribuisce esemplarmente.

Dott. Simone Quilici Direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica

Un archeologo americano nel Lazio 15 16 John Izard Middleton John Izard Middleton: un archeologo volta in queste architetture megalitiche sul monte americano nel Lazio Circeo (Fig. 1)5, la cui visione nel 1792 lo colpì a tal punto da continuare ad indagarle per i successivi Nell’anno 1812 fu pubblicato a Londra ad opera di 44 anni della sua vita6. J.I. Middleton1 il volume in folio “Grecian Remains La folgorazione di Petit Radel beneficiò in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman dell’ondata di interesse verso un Antico “altro”, e Antiquities with Topographical and Picturesque Views attirò sulle mura poligonali l’attenzione non solo of Ancient Latium”. degli archeologi ma anche dei viaggiatori, che ne Nel capitolo introduttivo l’autore afferma di subirono il fascino e che si mossero alla scoperta voler circoscrivere il proprio interesse alle mura dei paesi del Lazio Meridionale fino ad allora poligonali, monumenti del Lazio anteriori a generalmente tagliati fuori dai percorsi turistici. quelli di età romana, i cui disegni accuratissimi In più, collocando la costruzione di queste mura accompagnano il testo e sono anzi l’oggetto in un’età remotissima e collegandola al misterioso principale della pubblicazione2. popolo dei Pelasgi, Radel caricò le mura di una La maggior parte delle città pelasgiche del Lazio forte valenza segnica per la cultura e per la Meridionale si trovava in un anonimato totale sensibilità del suo tempo: esse acquistarono un fino alla fine del ‘7003, quando il presule francese nuovo significato e divennero monumenti capaci L. Ch. Fr. Petit-Radel4 si imbattè per la prima di poderosa risonanza emotiva ed intellettuale negli anni in cui il classicismo e il neoclassicismo stavano entrando in crisi e stava emergendo, dal loro stesso interno, quella differente sensibilità verso l’antico che chiamiamo romantica7. In tale contesto, il successo della scoperta e la conseguente immediata produzione di un’ampia mole di documenti accesero il dibattito8 in cui la comunità si divise fra sostenitori del francese, come il Dodwell, e suoi detrattori9. Mentre attribuiamo la scoperta delle mura a pochi pionieri come Giuseppe Simelli, che, inviato dal Séroux d’Agincourt, esplorò le città sabine del Lazio settentrionale e dell’Umbria, attribuiamo invece la grande opera di documentazione delle sconosciute cinte del ‘Lazio del Calcare’, che avverrà negli anni compresi fra il 1805 (o meglio 1 | Edward Lear, Veduta delle mura poligonali della cosiddetta acropoli del Circeo, da Illustrated Excursions in Italy II, London 1846 fra il 1807) ed il 1809, all’americano John Izard

Un archeologo americano nel Lazio 17 Middleton10, all’irlandese Edward Dodwell11, e a Il Viaggio di Middleton Marianna Candidi Dionigi12, tutti, va detto, fermi sostenitori della tesi ‘pelasgica’. Non erano essi Nella prima parte del suo viaggio, John Izard gli ultimi epigoni del Grand Tour, come spesso Middleton percorre la via Appia, la via Regina, si è sentito dire, ma «savants» impegnati in una asse di penetrazione di un territorio che deve la precisa opera di documentazione archeologica13. sua particolare morfologia e la generosità del suo Grazie all’utilizzo delle migliori tecnologie clima alla natura vulcanica dei Colli Albani, e che dell’epoca, fra le quali le camere chiare e costituisce quasi un unicum per la continuità dell’ oscure14, e alle minuziose misurazioni dal vero orografia, del paesaggio e delle sue relazioni con che verificavano e correggevano le immagini Roma16. così ottenute, essi produssero in numero Il tracciato romano abbandonato in età medievale impressionante i documenti che il dibattito all’altezza di Albano Laziale fu recuperato con la scientifico richiedeva: non si trattava di vedute parziale bonifica delle Paludi Pontine dalla fine del ma veri e propri rilievi accurati. Nelle edizioni dei Settecento, quando fu realizzata anche la nuova loro lavori (e in questo la nostra Marianna Dionigi strada tra Albano, Ariccia, Genzano e . batté tutti sul tempo, dando alle stampe il celebre Qui il territorio è fittamente intriso di tracce della Viaggio già nel 1809!) le stampe erano corredate sua storia, poichè le distese di verde si alternano da minuziose descrizioni dei monumenti oggetto alle rovine antiche, e la trasformazione degli di studio15. agglomerati Castellani ha visto la costruzione delle Da questo momento, dunque, le città dei monti ville suburbane avvenuta tra fine Cinquecento e a sud di Roma dotate di mura vengono visitate inizi Seicento. da artisti di diverse nazionalità che ne fanno Nello stato pontificio il sistema delle strade riproduzioni pittoriche o a stampa ed escono si avvaleva delle vie consolari romane, anche dall’isolamento e dalla trascuratezza a cui se delle antiche strutture stradali rimanevano l’itinerario classico del Grand Tour le aveva soltanto tratti di pavimentazione o appena condannate. il tracciato17. Le condizioni delle strade dipendevano strettamente dalle stagioni e dalla frequenza della manutenzione. Goethe annotava nei suoi “Viaggi in italia“anche la direzione del vento e le condizioni del tempo, sottolineando che chi viaggia per terra è in loro soggezione quasi quanto il navigante18. La Campagna Meridionale di Roma suggestionò fortemente Middleton: i laghi di Albano e Nemi (Figg. 2 -3), i mausolei, le vestigia archeologiche di

18 John Izard Middleton 2 | John Izard Middleton, Veduta del Lago di Nemi e Albano da Monte Cavo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium

3 | Veduta del Lago di Nemi e Albano da Monte Cavo ( foto di Paolo Gherardi, per gentile concessione del Parco dei Castelli Romani) età romana (Fig.4) e i borghi dei Castelli Romani19 romana quando si lascia alle spalle Roma, spiccavano in un paesaggio pieno di contrasti uscendo dalla porta di San Giovanni in Laterano: tra le opere dell’uomo e la natura che sembrava gli acquedotti in rovina attraversano il paesaggio riappropriarsi del territorio modificato da secoli in ogni direzione; in particolare, il Monte Cavo21 di storia20. è pittoresco da qualsiasi lato esso sia ammirato22. Middleton dice che nulla agli occhi del viaggiatore Middleton descrive la vista dalla finestra del è più allettante che la vista della campagna Convento sulla sommità del Monte Cavo come

Un archeologo americano nel Lazio 19 4 | Ninfeo dorico ( per gentile concessione dell’archivio fotografico del Parco dei Castelli Romani)

una delle più interessanti al mondo, poichè i resti archeologici ancora visibili delle antiche 5 | Albano Laziale, fontana di Piazza Pia con il Duomo sullo sfondo ( foto di Daniela Russo Fiorillo) città abbracciano lo svolgimento complessivo dell’Eneide, dal promontorio di Circe fino alla del 1809. foce del Tevere23. Descrive l’area di Palazzolo e il suo convento, Resta particolarmente colpito dalla città di Albano dove ritiene sorgesse l’antichissima città di (Fig.5), dove si sofferma a descrivere il cosiddetto Albalonga, conformandosi al parere di Dionigi di sepolcro degli Orazi e Curiazi24 e le vaste vestigia Alicarnasso25, e in cui si trova il sepolcro singolare, della villa di Domiziano, scena di tutte le follie antichissimo, scolpito nella solida roccia, che del tiranno durante la sua giovinezza, dove però identifica con un monumento funebre di qualche non trova rovine che lo inducano a tirar fuori il re di Albano26. suo quaderno da disegno, poiché esse consistono Identifica Rocca di Papa con l’antico Forum solamente in lunghi terrazzi con le loro sostruzioni. Popilii27. Middleton fa risalire l’origine della moderna città Middleton sente la fascinazione di ogni cosa che di Albano ad un accampamento pretoriano, di cui riguarda il piccolo Lago di Nemi: sostiene che il descrive la consistente porzione di mura ancora nome datogli dagli antichi, Specchio di Diana, ne visibili la cui parte più intatta funge da muro riverberi la bellezza e che in nessun modo delude di confine e di fondamenta del convento di San le aspettative del viaggiatore: più piccolo del lago Paolo, dove egli stesso ha abitato nei mesi estivi di Albano, è esteticamente molto più gradevole;

20 John Izard Middleton 6 | John Izard Middleton, Segni cosiddetta Portella, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium (per gentile concessione del Museo civico di Segni) verso qualsiasi lato il viaggiatore si volti, è possibile contemplare paesaggi sublimi di cui 7 | John Izard Middleton, Segni porta S. Pietro, incisione colorata ad il lago, circondato dagli alberi, resta comunque acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian l’attrattiva principale28. Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium (per gentile concessione del Museo civico di Segni) Descrive poi Velletri, il lago di Giulianello, Cori dove inizia la vera regione ciclopica e ancora Cora, descrive i muri superstiti che erano stati rialzati Norba, Segni, Alatri, Ferentino, che incoronano allo scopo di sostenere la collina; a Norba descrive le loro ripide colline con possenti mura, un’enorme porta, con le pareti ben conservate che testimoniando quanto fosse densa la popolazione rappresentano un esempio significativo di opera pelasgica del posto. ciclopica. Le mura ci parlano di quanto lunghe e terribili I resti che si conservano a Segni e Alatri sono i più fossero state le guerre in questi territori e di come importanti e pertanto li descrive nei dettagli. fosse progredita la civiltà locale che aveva bisogno Della moderna città di Segni, racchiusa tra le di proteggersi con cinte difensive, tanto elaborate antiche mura, Middleton evidenzia che occupa nel progetto e tanto enormi nelle dimensioni da meno della metà dello spazio della città antica. richiedere uno sforzo vasto e protratto, un lavoro Le mura poligonali di Segni sono le più antiche immenso per la loro costruzione. A Cori Middleton (Figg. 6-7): realizzate nel primo stile ciclopeo,

Un archeologo americano nel Lazio 21 cioè squadrate rozzamente, sono a giudizio di nessuna delle città sopra menzionate: sulle pareti Middleton confrontabili solo con una parte di un esterne ed interne adiacenti al cancello vi sono muro a Cori e di un altro a Palestrina. due bassorilievi deturpati dallo scorrere del La cinta muraria signina si estende per due tempo (Fig.8). Dopo essere stati attentamente miglia di circonferenza e conta otto porte antiche, esaminati sia sul posto che attraverso un calco, tali di cui quattro ancora dotate dei loro architravi bassorilievi sono stati riconosciuti dagli antiquari perfettamente conservati. Di queste quattro porte come “Custos furum atque avium, cum falce saligna29”. Middleton e i suoi compagni di viaggio scavano “Sul lato dove si trova questa porta, la cittadella le basi scoprendo che la terra le aveva invase per è difesa da un baluardo molto alto che sostiene due o tre piedi. la piattaforma del livello antico; vi è un cancello La prima e più grande porta, chiamata Porta aperto in questo bastione. L’intero bastione, che si Saracena, è composta da cinque enormi blocchi: estende in dimensioni uguali attorno alla maggior due montanti, due inclinati ad angolo di circa parte della cittadella, è formato da immensi quaranta gradi, ed un quinto a formare l’architrave, blocchi poligonali (Fig. 9)30; la pietra, che forma che appare sbadatamente spalancato. Le altre l’architrave della porta, è lunga quasi quindici porte sono più piccole e abbastanza ordinarie. piedi e mezzo, larga sette e spessa altrettanto; lo In molti tratti delle mura di Segni, dove l’opera spessore del muro, nel punto in cui si trova questo ciclopica era stata in parte demolita, Middleton cancello, è di quarantatre piedi”. nota una particolarità che a suo dire poteva far luce sul metodo di costruzione utilizzato quando si desiderava ottenere maggiore solidità. Sulla superficie interna delle pietre lasciate scoperte dalla demolizione della parte superiore del muro, vi sono fori oblunghi tagliati nel blocco, alcuni lunghi circa otto o dieci pollici e larghi un pollice e da due o tre profondi. La pietra superiore, che si adattava a questi, era scavata nello stesso modo per consentire l’introduzione di un pezzo di legno o di ferro lungo una decina di centimetri e largo quattro o sei che, una volta incassato all’interno del muro, avrebbe impedito che le pietre venissero rimosse da qualsiasi ferita esterna. 8 | John Izard Middleton, Alatri Porta S. Pietro, incisione colorata ad Ad Alatri, entrando nella porta di San Pietro, acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views evidenzia una caratteristica riscontrabile in of Ancient Latium

22 John Izard Middleton 9 | Veduta dall’alto dell’acropoli di Alatri ( Foto Daniele Baldassarre)

epoca i romani riproducevano “contra invidentium effascinationes” (Fig. 10)31. Con una descrizione delle tombe scavate nella roccia di Valmontone, dei resti a Palestrina, e degli oggetti di interesse sulla via tra quest’ultima e Roma, il Middleton conclude il suo viaggio e il suo lavoro. Ventidue anni dopo la pubblicazione del suo volume, alcune delle incisioni in esso contenute vennero ristampate per il noto lavoro postumo di Dodwell “Views and descriptions of cyclopean or pelasgic remains in Greece and Italy”, che pure trattava il tema dei Pelasgi nel Lazio 32. Luca Attenni 10 | John Izard Middleton, Alatri Porta dei Falli, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium

Sul lato opposto della cittadella c’è una piccola porta, sul cui architrave si trova una scultura di uno di quei “satyrica signa” che fino a tarda

Un archeologo americano nel Lazio 23 Note Età repubblicana» (ATTA 9), Roma 2000, pp. 91- 102. Sul dibattito sorto intorno alle mura poligonali 1. Il signor John Izard Middleton apparteneva alla agli inizi del XIX secolo e sull’apporto dato da Petit nota famiglia della Carolina del Sud distintasi Radel e dalla Dionigi si vedano anche: G. Lugli, per il servizio pubblico storico e per l’alta cultura La tecnica edilizia romana con particolare riguardo ereditaria dei suoi membri principali. Nato nel a Roma e Lazio, I, Roma 1957, pp. 53-60 e i recenti 1785, era figlio del patriota e sottoscrittore della contributi di Fausto Zevi e Anna Pasqualini nel Dichiarazione di indipendenza, Arthur Middleton. volume Omaggio a Marianna Dionigi (L. Attenni - A. 2. Il volume, frutto dei due viaggi nel Lazio Pasqualini a cura di), Atti del Convegno di studio Meridionale intrapresi nel 1808 e nel 1809, è Lanuvio 22 Maggio 2005, Velletri 2007. apparso in un momento poco propizio perché 4. Louis Charles François nacque a Parigi il ottenesse la risonanza che meritava: gli ultimi 26 Novembre 1756; iniziato alla carriera anni della lotta contro Napoleone accentravano ecclesiastica, venne nominato vicario generale su di sé l’attenzione distogliendola dallo studio nel 1788 nella Diocesi di Couserans. Scoppiata dell’antichità. Inoltre la guerra tra gli Stati Uniti e la la Rivoluzione Francese nel 1789, fu interdetto Gran Bretagna interruppe le relazioni politiche e gli come prete refrattario e venne a Roma sotto la scambi culturali tra i due paesi per tre anni. Il libro protezione del Papa Pio VI. Vi rimase tra il 1791 di Middleton avrebbe potuto attirare l’attenzione e il 1800, ottenendo incarichi di esperto botanico di alcuni studiosi e artisti, ma scomparve alla vista e bibliotecario. Rientrato in Francia divenne nel prima che il suo valore fosse riconosciuto e che 1805 conservatore della biblioteca Mazzarino e fu potesse assicurare al suo autore la reputazione molto attivo nel continuare gli studi sulle mura. che avrebbe meritato. Vedi Charles Eliot Norton, L. Ch. Fr. Petit-Radel, Recherches sur les monuments The First American Classical Archæologist, in «The cyclopèens et description de la collection des modèles en American Journal of Archaeology and of the relief composant la Galerie Pélasgique de la Bibliothèque History of the Fine Arts» Vol. 1, No. 1 (Jan., 1885), Mazarine, Paris 1841. pp. 3-9. 5. Qui si era recato con lo scopo ufficiale di raccogliere 3. G. Guadagno, 1809-2009. Una tradizione di due secoli una piccola palma da inserire in un orto botanico di studi e ricerche sugli insediamenti megalitici, in Le romano di cui era divenuto direttore. Abbiamo mura megalitiche. Il Lazio meridionale tra storia e mito, una bellissima immagine litografata del 1846 Roma 2009, pp. 19-37; De Caprio V., Viaggiatori nel dell’artista Edward Lear (Fig.1) che dà l’idea Lazio, Fonti Italiane 1800-1920, Roma, 2007. Facevano dell’importanza della cosiddetta acropoli del eccezione le città di Palestrina e Tivoli, monumenti Circeo. Questa immagine è parte integrante di un menzionati da fonti letterarie antiche come Cori o volume pubblicato dal Lear nell’Agosto del 1846 Priverno. Si veda a riguardo: D. Palombi, Intorno composto di 25 vedute, che prende in esame molte alle mura di Cori, in «Fortificazioni antiche in Italia, località nei territori dello Stato Pontificio. E. Lear,

24 John Izard Middleton Illustrated Excursions in Italy II, London 1846. Caetani. Vedi F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel e la 6. Nel 1801 di fronte alla Classe d’Histoire et de riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, Littérature Ancienne dell’Institut de France, e poi di F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura nuovo nel 1803 di fronte alla Classe des Beaux-Arts, di, Tra memoria dell’antico e identità culturale. Tempi pose all’attenzione del mondo accademico questi e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, Roma monumenti, ipotizzando che essi, diffusi tanto in 2012, pp.33-48. Grecia quanto in Italia, fossero la testimonianza 8. Solo dopo che le successive indagini di Dodwell della presenza in queste regioni del popolo dei e Gell in Grecia e nelle isole del Mediterraneo Pelasgi. Tale teoria era basata sulla conoscenza avevano confermato le sue opinioni, l’origine dei testi antichi ma mancava di documentazione pelasgica di queste antiche mura venne considerata iconografica, pertanto l’Institut de France chiamò a probabile, ed esse vennero classificate in tre o raccolta con un bando i Savans perchè realizzassero quattro ordini diversi, secondo la forma e la posa questa documentazione. Vedi F. M. Cifarelli, Il delle loro pietre. Dodwell, che in precedenza Petit-Radel e la riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, aveva visitato la Grecia, era uno dei “gentiluomini in M. Cancellieri, F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. inglesi” nella cui compagnia Mr. Middleton Quilici Gigli a cura di, Tra memoria dell’antico e disegnava e studiava le mura del Lazio. Non mancò identità culturale. Tempi e protagonisti della scoperta di notare la somiglianza tra l’opera ciclopica di una dei Monti Lepini, Roma 2012, pp.33-48. Nel 1804 terra e l’altra, eppure solo nel 1818 pubblicò il suo viene pubblicato il testo degli Eclaircissemens eccellente “Tour classico e topografico attraverso nel Magasin Enciclopédique, e il bando diede la Grecia”, in cui ha richiamato l’attenzione ancora l’avvio alla riscoperta delle città Pelasgiche. Non si una volta su questi resti più antichi della civiltà trattava della scoperta di monumenti sconosciuti, europea. le mura erano infatti note da anni, ma solo da allora 9. Parallelamente, si alza la voce della scuola tedesca: cominciano a essere effetto di studio e di dibattito. nelle fasi iniziali si contrappose alla teoria del V. De Caprio, Viaggiatori nel Lazio. Fonti italiane Petit-Radel il Sickler, le cui dure critiche furono 1800 - 920, Istituto Nazionale di Studi Romani, ospitate, con grande disappunto del primo nella Roma 2007. rivista francese Magasin Encyclopédique: in sintesi, 7. Ulteriore cassa di risonanza degli Eclaircissemens il Sickler si mostrava fermo sostenitore della fu il fatto che tale bando venne rilanciato da pertinenza delle strutture ‘ciclopiche’ ad età altri prestigiosi istituti: sappiamo dal Petit- Radel romana, riprendendo peraltro la teoria secondo che nello stesso 1804 l’Accademia dei Lincei a la quale esse altro non erano che l’opus incertum Roma distribuì un Invito agli amatori delle belle di Vitruvio. Vedi F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel e la arti e delle antichità volto a un’analoga raccolta di riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, documentazione destinata all’abate Scarpellini F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura molto attivo nei circoli romani facenti capo al di, Tra memoria dell’antico e identità culturale. Tempi

Un archeologo americano nel Lazio 25 e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, Roma assomigliare ai disegni originali. J. I. Middleton, 2012, pp.33-48. Le teorie degli studiosi tedeschi Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian ebbero presto il sopravvento, seguite ormai dalla Walls and Roman Antiquities with Topographical and gran parte di coloro che, dal Canina al Fonte-a- Picturesque Views of Ancient Latium, London 1812. Nive, vollero occuparsi più o meno direttamente 15. Fu Middleton il primo a presentare le mura del problema. R. Fonte-a-Nive, Sui monumenti della città di Segni partendo da Porta Saracena ed altre costruzioni poligonie od epimonolitiche dette e proseguendo lungo il circuito in senso orario, ciclopee, saturnie o pelasgichee e sui resti di tali fabbriche chiudendo con la descrizione del tempio di esistenti nella provincia romana, Roma 1887. Sul tema Giunone Moneta. Vedi F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel della discussione: P. Pinon, Pierre-Adrien Pâris e la riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, (1745-1819), architecte, et les monuments antiques de F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura et de la Campanie, Rome 2007. di, Tra memoria dell’antico e identità culturale. Tempi 10. J. I. Middleton, Grecian Remains in Italy, a e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, Roma Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities 2012, pp. 33-48. with Topographical and Picturesque Views of Ancient 16. I. Salvagni, Oltre e attraverso Roma. I teatri del Grand Latium, London 1812. Tour, pp. 1-6. 11. E. Dodwell, Views and Descriptions of Cyclopian, or 17. Gli itinerari di viaggio tra una locanda di posta Pelasgic Remains, in Greece and Italy, London 1834. e l’altra hanno rappresentato una realtà di lunga 12. M.Candidi Dionigi, Viaggio in alcune città del Lazio durata nell’Europa Moderna. Tutti i viaggiatori, che diconsi fondate dal re Saturno, Roma 1809. con poche eccezioni fino alla prima metà del XIX 13. F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel e la riscoperta delle secolo, percorrono le stesse strade, attraversano le città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, F. M. Cifarelli, stesse campagne. Si veda A. Finocchi, In viaggio, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura di, Tra memoria Itinerari, locande e guide postali, pp. 285-290. dell’antico e identità culturale. Tempi e protagonisti 18. J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Milano 1993, p. 7. della scoperta dei Monti Lepini, Roma 2012, pp. 33-48. 19. Del resto i Castelli Romani, con la campagna 14. Questa precisione è stata resa possibile dall’uso incontaminata e ricca di rovine che evocavano della camera oscura. “La maggior parte dei ai viaggiatori i luoghi dell’Arcadia perduta, miei contorni”, dice, “in effetti, potrei dire tutte divengono tra XVIII e XIX sec, una delle mete le distanze e quelle parti dell’immagine che preferite del Grand Tour. F. Sbaraglia, I luoghi del richiedono la precisione dell’antiquario più che ristoro, pp. 296-301. la grazia dell’artista,” sono garantite da questo 20. A. Brilli, Il Petit Tour. Itinerari minori del viaggio in processo meccanico. “In seguito li ho ritoccati sul Italia, Milano 1988, p.118. posto e ho dato quella grazia di dettagli che era 21. I resti di questo tempio consistono adesso in impossibile ottenere mentre la carta era sotto la un muro in peperino. Middleton ha trovato lente.” Le incisioni sono state colorate a mano per similmente, in un campo adiacente al Convento,

26 John Izard Middleton parte di una piccola colonna scanalata di marmo ottenne il trionfo: questa è l’opinione di (Ligarius); bianco. Piranesi ha disegnato diversi frammenti troviamo in Plutarco che i resti di Pompeo furono di questo tempio nel suo lavoro sulle antichità portati e depositati ad Albano. di Albano. Il tempio doveva essere piccolo, se lo 25. Dionigi di Alicarnasso Antichità Romane 1,9, 1-2. dobbiamo giudicare tramite i frammenti disegnati Middleton si sorprende che non ci siano più resti da Piranesi e che io stesso vidi. delle mura di Alba, città che venne, come ci riferisce 22. Middleton sottolinea come dalla sommità Virgilio, fortificata due volte. del monte sia possibile trovare una porzione 26. Middleton riporta le varie congetture formulate dell’antica via trionfale che conduceva al tempio di al suo tempo che riguardavano il monumento Iuppiter Latialis e che al tempo del suo viaggio era in funerario: un’ipotesi lo identifica con il sepolcro di condizioni di perfetta preservazione, con la base di un console, Cn. Cornelius, secondo Livio ammalatosi circa undici palmi Romani o di otto piedi Inglesi. dopo aver fatto un sacrificio sul Mons Albanus, e poi 23. Il promontorio di Circe, la città di (Circeii?), la morto a Cuma, mentre un’altra ipotizzava che fosse palude Pontina, il sito di , un’antica città la tomba di Tullius Hostilius. Sulla decorazione del dei Volsci, il Porto d’Anzo, l’antica Antium, sulla sepolcro si veda: Shaefer Th, Imperii insigna. Sella costa, e quasi in linea con Albano, c’è il sito di curulis und fasces. ZurRepräsentation Römischer Ardea, la capitale dei Rutuli, più vicino alla voce Magistrate, Mainz 1989, pp. 265-272, nr. 18 tavv. 38 del Tiber, c’è Pratica, l’antica Lavinum, poi l’antica e 39. Laurentum e, immediatamente sulla foce del Tiber, 27. Livio lib. VII c. 25. ci dice che Forum Popilii prese c’è Ostia. Guardando ancora a sinistra, sul primo il suo nome da M. Popilius Lenatus, che sconfisse rilievo al di sopra del lago più piccolo c’è Nemi, i Galli, e li obbligò a prendere rifugio in questo dalla quale prende il nome il lago; costeggiando castello dove rimasero fino a quando il rigore della questo lago a sinistra, troviamo su di una collina stagione li forzò a scendere verso la pianura, oggi distante la città di Lanuvium (odierna Lanuvio). denominata Campi D’Annibale. Vicino sulla destra, e al di sopra del lago, c’è la città 28. Non posso fare a meno di pensare, come Kircker, di Genzano, l’antica Cynthianum, chiamata così che ci sia una naturale comunicazione sotterranea dal tempio di Diana. Ancora a destra Middleton tra i laghi di Albano e di Nemi; lui la piazza al di descrive Ariccia, che dice fondata da Archilocus, sotto di alcune rovine chiamate l’eremitaggio, e le uno dei primi re dei Siculi, e che si trovava in guide mostrano ancora questo luogo come essere la precedenza sulla via Appia Antica le cui rovine parte più profonda del lago; invero come un punto sono ancora visibili poco sotto la città moderna. in cui “il piombino non suonò mai”. É al di sotto di 24. Questo è adesso fortunatamente smentito. La un albero incurvato, e qui il lago assume quel colore congettura più accreditata è che sia la tomba di blu che sempre indica le acque profonde. Potrebbe Pompeo e che le cinque torri, di cui tre sono cadute, questo paesaggio non indicare la comunicazione? alludevano alle sue cinque vittorie, per le quali 29. Georg. IV. 110.

Un archeologo americano nel Lazio 27 30. F. Zevi, Alatri, in Hellenismus in Mittelitalien, dei quali hanno addirittura svalicato il I millenio Gottingen 1976, pp. 84-96; S. Gatti, Per una rilettura avanti Cristo; sia tra gli stessi archeologi, le cui dell’acropoli di Alatri, in «Lazio e Sabina», III, Roma valutazioni variano invece dal VI secolo per l’arx 2006, pp. 289-296. fino al I a.C. per il circuito esterno. I blocchi della 31. “Una fotografia di Stillman di questo cancello cinta muraria dell’acropoli, in calcare locale, offre la prova della straordinaria vivacità provengono dai banchi del colle dell’acropoli del disegno di Middleton. In ogni blocco del stessa, ancora affioranti, in alcuni tratti, dal piano cancello la parete vicina appare nell’incisione di campagna. Lungo il percorso dell’acropoli non esattamente nella stessa fotografia; e il si aprono due ingressi; la Porta Maggiore, con confronto di queste due rappresentazioni, così il monolite dell’architrave che pesa circa 30 come di altre in cui il signor Stillman ha preso tonnellate e la Porta Minore che presenta anch’essa la stessa opinione, stabilisce l’intera affidabilità un architrave ragguardevole, che prende il nome delle tavole del signor Middleton.” A pianta da tre bassorilievi, disposti a T, che raffigurano dei trapezoidale, l’Acropoli di Alatri per la sua mole, falli. due ettari di area ed interamente visibile lungo i 32. Il libro non contiene riferimenti al giovane circa 400 metri di perimetro percorrendo la Via americano che era stato compagno del suo autore Gregoriana, le proporzioni e le dimensioni dei nello studio delle antichità latine e il cui libro non singoli blocchi rappresenta una degli esempi più era riuscito a garantire l’attenzione che meritava. significativi di cinta muraria in opera poligonale. Gli importanti scavi diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio tra il 1976 ed il 1979 hanno riportato alla luce, nella zona retrostante i cosiddetti “Santuari”, un basamento in opera poligonale più diversi reperti che ne indicano la funzione di luogo di culto, e che in alcuni esemplari dovrebbero risalire quantomeno al V sec. a.C.. Ciò è particolarmente significativo: perché proverebbe che una prima fortificazione sulla cima del colle si ebbe almeno in epoca tardo arcaica. Quello della datazione dell’Acropoli di Alatri (e della cinta urbana, da molti comunque ritenuta più tarda) rimane in effetti un dibattito aperto, con una forbice temporale assai ampia. Sia tra gli “appassionati” sostenitori di una maggiore arcaicità di queste “costruzioni ciclopiche”, alcuni

28 John Izard Middleton 33.

Traduzione di Maria Scerrato

Un archeologo americano nel Lazio 29 POTENZIAMENTO DELL’EDUCAZIONE AL PATRIMONIO CULTURALE, ARTISTICO, PAESAGGISTICO. La collezione epigrafica del Museo Civico di Alatri: la vita pubblica e privata nell’Alatri romana.

Idea progettuale: Prof. Daniele Scarchilli Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE). Obiettivo Specifico 10.2 – Miglioramento delle competenze chiave degli allievi. Azione 10.2.5 - Azioni volte allo sviluppo delle competenze trasversali con particolare attenzione a quelle volte alla diffusione della cultura d’impresa. Codice identificativo progetto 10.2.5A-FSEPON-LA-2018-70. Alatri, Istituto Magistrale “Luigi Pietrobono” in partenariato con il Museo Civico Comunale Anni Scolastici 2018-19 e 2019-20 Organizzazione: Istituto Magistrale “Luigi Pietrobono” di Alatri: Prof.ssa Simona Scarsella, Dirigente Scolastico; Dott.ssa Manuela De Vecchis, Gestione amministrativa contabile; Prof. Daniele Scarchilli, Supporto organizzativo; Prof.ri Rocco Torre, Achille Gussati, Umberto Carotenuto e Angela Flori, Tutor; Prof. Roberto Fiorletta, Referente per la valutazione; Antonio Pagliarella, Assistente tecnico; Savina Maria Luisa, Assistente amministrativo. Esperti esterni: Dott. Luca Attenni; Dott.ssa Nadia Fagiani; Dott.ssa Orietta Dora Cordovana Comune di Alatri: Dott. Antonio Agostini, Responsabile del Sevizio Cultura; Dott. Luca Attenni, Direttore del Museo Civico Pia Pigliacelli, Collaboratrice del Museo di Alatri, Silvia Rufi, Collaboratrice del Museo di Lanuvio

Partecipanti alle attività: gli alunni degli indirizzi di studio Classico, Scientifico, Linguistico e Scienze Umane Arquati Giulia, Ceci Francesca, Evangelisti Andrea, Galuppi Emilia, Galuppi Gabriele, Giudici Giulia, Gizzi Ilaria, Graziani Marianna, Imperatore Giulia, Marcoccia Pierpaolo, Meta Gabriel Jan, Mocci Stefano, Pelloni Matteo, Quadrozzi Luca, Ritarossi Martina, Rondinara Greta, Rosatella Simone, Santurro Gianluca, Tagliaferri Simone, Toska Elona, Umbri Marco, Barbi Elisa, Bracaglia Morante Elisabetta, De Santis Danila, Di Pietropaolo Diego, Fioramonti Francesca Romana, Gallucci Sofia, Macera Christian, Martelli Giulia, Neccia Alessandro, Strabone Giulia, Talone Alessio, Tucciarelli Annalisa, Tulli Aurora, Vergato Maria Ludovica, Potenziani Giulia, Angelucci Chiara, Baldassarra Beatrice, Di Benedetto Carmine, Fontani Paola, Girolami Marta, Gjermeni Felisia, Mafferri Lorenzo, Notarmei Chiara, Toti Maria Lucia, Ferrante Giulia, Campoli Chiara, Sevri Alice, Rossi Giorgia, Belardi Michelle, Bianchi Niko, Boudour Linda, Capone Lucia, Del Signore Nicolò, Denni Annamaria, Fortini Arianna, Graziani Tommaso, Ierussi Valentina, Moriconi Michele, Pietrobono Alessio, Ronti Filippo, Sabellico Gabriele, Secchi Matteo, Galante Rebecca, Latini Martina, Rizzo Davide, Rossi Eleonora, Fanelli Massimiliano, Mambolo Alessio, Marucci Tommaso, Pica Giacomo, Rossi Elisa, Sabellico Rachele, Sau Gabriel, Sgambato Emily, Tosti Sofia, Trulli Sofia, Vatra Giulia, Vona Mattia, De Somma Riccardo, Gneo Stefano, Piccirilli Flaminia, Shehaj Klaudio, Galuppi Laura, Caperna Gabriele, Caporilli Davide, Cinti Federica, Coccia Giorgia, Costantini Syria, Dell’uomo Federico, Frioni Diego, Lemma Giacomo, Panacchia Gioia, Pantano Lorenzo, Promutico Samuele, Sabellico Chiara, Sabellico Giorgia, Santucci Aurora, Santurro Beatrice, Trinti Kimberly, Trulli Federica, Giralico Giada, Mirchi Ludovica, Scardella Beatrice.

30 John Izard Middleton L’Istituto Magistrale Luigi Pietrobono di Alatri ha promosso negli anni scolastici 2017/18 e 2018/19 il progetto denominato “La collezione epigrafica del Museo Civico di Alatri: la vita pubblica e privata nell’Alatri romana”. L’iniziativa si inseriva nel quadro delle azioni finalizzate al potenziamento dell’educazione al patrimonio culturale, artistico, paesaggistico, di cui all’Obiettivo Specifico 10.2 - Azione 10.2.5 del Programma Operativo Nazionale (PON) “Per la Scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” per il periodo di programmazione 2014-2020. Il progetto è stato incentrato sulla collezione epigrafica del Museo Civico di Alatri in quanto i materiali epigrafici contenuti rappresentano un fondamentale strumento di conoscenza del momento di grande splendore vissuto dalla città di Alatri tra III e II secolo a.C. e di cui restano ancora oggi visibili sul territorio importanti e numerosi resti e reperti archeologici. Le attività del progetto hanno voluto contribuire alla costruzione di un valore di cittadinanza che comprenda anche la sensibilizzazione di studentesse e studenti ai problemi del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del territorio, cercando di sensibilizzarli alle tematiche della conoscenza, del ripristino e del mantenimento dei beni stessi e riconoscendo la centralità della scuola nella formazione della cultura e dei comportamenti dei cittadini. Per l’attuazione di questo progetto l’Istituto Pietrobono ha stabilito un accordo di partenariato con il Museo Civico del Comune di Alatri e ottenuto la collaborazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti. Le principali attività svolte hanno riguardato la storia antica del territorio della Valle Latina, il patrimonio archeologico del Museo Civico e della città, la legislazione dei beni culturali, la museologia. Un modulo in particolare è stato dedicato all’epigrafia latina, dove è stata esaminata la fonte epigrafica sia dal punto di vista storico e linguistico sia dal punto di vista monumentale ed iconografico. Particolare interesse hanno suscitato tra gli studenti le pratiche di didattica laboratoriale come la catalogazione e conservazione dei reperti archeologici. Alle attività del progetto hanno partecipato complessivamente 117 studenti delle classi terze, quarte e quinte, coordinati da esperti esterni all’Istituzione scolastica e da docenti tutor. Rivolgo un particolare ringraziamento per il fondamentale contributo dato alla riuscita delle attività alla Dott.ssa Chiara Delpino della Soprintendenza archeologica, al Dott. Luca Attenni direttore del Museo Civico di Alatri, al Dott. Antonio Agostini responsabile del Settore Cultura del comune di Alatri, alla Dott.ssa Nadia Fagiani e alla Dott.ssa Orietta Dora Cordovana che sono intervenute in qualità di esperte, ai docenti proff. Rocco Torre, Achille Gussati, Umberto Carotenuto e prof.ssa Angela Flori che hanno contribuito in qualità di tutor, ai collaboratori tecnici e amministrativi e al prof. Daniele Scarchilli che del progetto è stato l’ideatore e il supporto organizzativo. Il Dirigente Scolastico dell’Istituto Magistrale “L. Pietrobono” Prof.ssa Simona Scarsella

Un archeologo americano nel Lazio 31 INTRODUZIONE appunti; purtroppo i miei tentativi sono stati vani come quelli di un pittore che si accinge a fare il Le testimonianze della storia devono essere ritratto di una persona morente. I tratti originali cercate esclusivamente nei paesi abitati dai popoli cambiavano mentre li copiavo; e sfortunatamente di cui essa tratta. Tra tutte le popolazioni va questo paragone è corretto in più di un senso. riconosciuto ai Romani il merito di aver lasciato Premetto questo per giustificare una caratteristica la più lunga scia di gloria dietro di loro: per secoli che si può vedere nelle pagine seguenti, le quali l’occupazione degli studiosi di cose antiche è stata contengono pochissime osservazioni sugli usi e i quella di descrivere gli stupendi monumenti che costumi degli abitanti del paese che ho visitato. hanno segnato la storia di Roma. Nelle pagine Dichiaro di aver trattato esclusivamente la seguenti si intende invece descrivere quelli topografia del Lazio e di aver descritto le antichità risalenti all’epoca precedente la loro grandezza. che ho personalmente visto. Il viaggiatore che visita un paese che migliaia di Purtroppo le notizie sulle vestigia esaminate altre persone hanno visitato in precedenza, colui sono scarsissime. L’Italia avrebbe bisogno di che scrive di un argomento trattato da tanti altri un Pausania, ma, essendo trascorsi molti secoli, prima di lui, non sempre corre il rischio di essere è difficile che possa emergere e lo studioso di inflazionato. Madame de Sevigné dice “tutte le antichità dopo aver visitato i resti archeologici cose di questo mondo hanno più di un volto” dell’Italia, con gli appunti presi dagli scritti intendendo che ogni turista vede un aspetto degli autori antichi, frutto di laboriose ricerche, è diverso. La capacità di osservare progredisce con spesso obbligato ad ammettere che le evidenze in lo stato generale delle conoscenze dell’epoca nella loco contraddicono la testimonianza dello storico quale si vive e se si mostra ai contemporanei un e deve quindi avventurarsi sempre di più nel argomento vecchio sotto una luce nuova, si prova labirinto delle ipotesi. soltanto che lo spirito dei nostri tempi è quello In un viaggio di questo tipo, l’artista è forse più giusto perché si possa comprendere più di quanto utile dello studioso; e dopo aver tanto faticato abbiano fatto i nostri predecessori. sulle oscure pagine di uno storico, ho compreso Le pubblicazioni sulla situazione effettiva di che i miei schizzi potevano essere più esaustivi un qualunque paese sono destinate a durare un dei miei appunti. Per questa ragione ho pensato tempo più o meno breve e spesso non riescono di fare una serie di disegni molto accurati. nel loro intento e ciò accade soprattutto in un’età di rivoluzioni come l’attuale: in quest’ Segniùs inritant animos demissa per aurem, opera l’osservazione è accompagnata da molte Quàm quae sunt oculis subjecta fidelibus.— illustrazioni. Durante il periodo in cui ho E’ meno commovente quella fatta passare per l’orecchio soggiornato nella città del Papa dal 1808 al 1809, Di quella messa sotto gli occhi… ho messo insieme un gran numero di dati e altri Orazio, L’arte Poetica, vv.180/181

32 John Izard Middleton iscritto un viaggio quanto piuttosto scrivere semplicemente delle note che accompagnino i miei disegni; il come e quando questo viaggio è stato fatto importano poco al lettore; dirò soltanto che gli schizzi sono stati realizzati tra il 1808 e il 1809; devo assolutamente aggiungere che ho visitato il paese che volevo descrivere insieme a due signori inglesi residenti a Roma. Sono così felice di cogliere ogni opportunità per riassicurarli dell’enorme valore che ha per me la loro amicizia ed esprimere il piacere del ricordo dei giorni trascorsi in loro compagnia. 1 | John Izard Middleton, Veduta dalla sommità di Monte Cavo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da: Grecian Remains in Italy, a Ad uno di questi due signori in particolare devo Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical un riconoscimento pubblico, in quanto avendo and Picturesque Views of Ancient Latium le medesime finalità, spesso usavamo le nostre Perciò, le vedute proposte ai lettori non sono camere oscure nello stesso momento e nello state eseguite semplicemente per accompagnare stesso punto; talvolta ho continuato un disegno il testo; esse rappresentano l’oggetto principale dal punto in cui lui l’aveva lasciato; e, quando della pubblicazione. Scrivo, perché ho disegnato. durante il giorno questioni diverse ci chiamavano Non è questo il luogo per dibattere su fino a che in parti diverse del paese, la sera non appena punto tutti i turisti dovrebbero fare lo stesso, ci incontravamo ci scambiavamo i risultati del tuttavia ricordo di non essere mai stato in grado nostro lavoro. di farmi un’immagine precisa di alcuni luoghi Perciò, quando ho dovuto fare una selezione dei semplicemente da brani descrittivi di un diario. lavori tratti dalla mia cartella da disegno per la È diverso nelle opere di fantasia perché esse presente pubblicazione, ho scoperto che, per trasmettono soltanto poche informazioni alla portare a termine il progetto, erano necessari mente e l’idea vaga che lasciano, è un’aggiunta diversi bozzetti che avevo copiato dai suoi al loro fascino. Mi basta sapere che questo è stato schizzi, avendo trascurato di disegnare dal vero il metodo migliore che ho potuto adottare per la i monumenti che essi illustravano, perché la sua mia opera, per descrivere accuratamente quelle cartella li conteneva già ed io potevo disporne cose che vale maggiormente la pena notare e come lui poteva fare con i miei. posso solo sperare che l’originalità e l’interesse Garantisco, comunque, della loro precisione, per questi stupendi monumenti antichi siano così perché so come sono stati eseguiti, ovvero con grandi da non dover essere spiegati. il processo meccanico della camera oscura. La Come ho già detto non intendo raccontare per maggior parte dei miei schizzi, anzi posso dire

Un archeologo americano nel Lazio 33 della maggior parte delle figure in costume presenti. Ora devo solo avvertire ancora una volta i lettori di non aspettarsi nelle pagine seguenti nessuna delle caratteristiche dei tour moderni. Ho pensato che fosse preferibile non spargere fiori, per non rischiare di nascondere con questi la ruvida ma preziosa patina del tempo sull’ argomento.

2 | John Izard Middleton, Veduta di un’antica tomba vicino il sito di Bovillae, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium

tutte le distanze e quelle parti dell’immagine che CAPITOLO SECONDO hanno richiesto la precisione dello studioso più Il modo di costruire detto ciclopico che la grazia dell’artista, sono fatte allo stesso modo. Successivamente le ho ritoccate sul posto, C’è una parola nella pagina del titolo che devo dando quella cura nei dettagli impossibile da probabilmente spiegare a gran parte dei lettori e ottenere mentre la carta si trova sotto la lente. Le non credo di offendere coloro che già conoscono incisioni della quarta, settima, ottava, decima e l’argomento, dando questa spiegazione, poiché dodicesima tavola sono state ricavate dai disegni la ricollegherò ad un breve approfondimento originali di Filippo M. Giuntotardi, un artista circa il progresso delle scoperte fatte finora sul molto illustre a Roma. Devo rammaricarmi che Continente, relativamente a questa branca dello non mi abbia accompagnato più in là del lago di studio dell’antichità. Nemi; ma indipendentemente dai cinque disegni Strabone ha tratto in salvo i Ciclopi dalle pagine sopracitati, e realizzati sotto il mio immediato del mito e della leggenda e li ha posti in quelle della controllo gli sono debitore degli schizzi originali storia. Lo stesso autore gli attribuisce, insieme ai

34 John Izard Middleton Lestrigoni, le regioni del monte Etna in Sicilia. montagna, la prosperità del loro paese era tale da Le mura di Tirinto in Grecia furono costruite in produrre spontaneamente ogni genere di raccolto opera ciclopica (Strabone, lib.8.). Pausania descrive e ogni Ciclope amministrava le leggi nella sua queste mura altrettanto degne di ammirazione famiglia (Odissea B. lib.9). quanto le piramidi d’Egitto. Tutte le popolazioni Stazio (Tebaide lib. 1.vv. 630) cita la: barbare ed incolte hanno dato magnificenza alle loro costruzioni rendendole particolarmente ––––––––––––celsa Cyclopum solide: lo si può vedere nelle opere dei Druidi così Tecta–––––––––––– come nelle mura della città peruviana di Cusco. E le eccelse mura costruite dai Cicliopi. Omero le definisce περιτριγυρισμένο από τοίχους, “ben circondate da mura”. A tale proposito Lattanzio rileva che gli antichi Causa ben riferisce che secondo Apollodoro (lib.2.) chiamavano ciclopici tutti gli edifici ben costruiti. i Ciclopi abitavano in Licia e dice che abitavano in Pausania è stato il primo ad attribuire il termine Grecia durante il regno di Giobate. Quest’ultimo generico ciclopico alle mura del tipo di cui era contemporaneo di Bellerofonte, vissuto nella stiamo trattando; ma ritengo che nessuna teoria terza generazione prima della guerra con Troia particolare sia stata elaborata osservando la (vedi nota a Strabone, lib. 8). loro singolarità, fino a dodici anni fa, quando Preto, secondo cui i Ciclopi costruirono queste Petit Radel, un membro dell’Institut National mura, fu cacciato da Acrisio dalla città di Argo di Parigi ha pubblicato una nota in proposito; e andò in Libia, dove si alleò con Giobate che lo nel suo trattato, egli le definisce “Constructions aiutò a tornare in patria. Al suo ritorno occupò polygones, irrégulières” e cerca di dimostrare che Tirinto e dopo aver fortificato la città con l’aiuto innanzitutto non esiste nessun collegamento con dei Ciclopi si accordò con Acrisio per regnarvi. l’Opus incertum di Vitruvio e in secondo luogo I Ciclopi, che si ritiene portati con sé da Preto che si tratta dei resti dei monumenti costruiti dai dalla Licia per costruire le mura, erano sette, e Pelasgi. venivano chiamati (Κύκλωπας), perché vivevano La prima parte è facilmente dimostrabile ed è del lavoro manuale (Strabone, lib.8, e nota a Stazio evidente a chiunque abbia visto le due modalità Syl. Lib.5.). di costruzione; l’opus incertum è la fase embrionale Ci sono pertanto, tre diversi tipi di Ciclopi che dell’opus reticulatum e differisce dalla modalità sono stati distinti dagli storici antichi: quelli costruttiva ciclopica perché è composta da che costruirono le mura di Micene, quelli citati blocchetti, tenuti insieme dalla malta; invece le da Omero e quelli descritti da Esiodo nella sua mura ciclopiche sono fatte da massi giganteschi, Teogonia (nota di Causabon a Strabone). di cinque, dieci e quindici, talvolta anche di venti La descrizione fatta da Omero relativamente ai piedi di lunghezza, tenuti insieme senza l’utilizzo Ciclopi riporta che essi abitavano le caverne in di materiale cementizio, grazie alla perfezione

Un archeologo americano nel Lazio 35 della squadratura e alla gravità del peso. Alberti nonostante le pietre poligonali fossero state ha menzionato tali mura nel suo Roman Antiquities soggette per molti secoli al passaggio dei carri e (B. 1. c.3) e Piranesi, quando ne parla, le definisce dei cavalli, non si sono spostate dalla posizione erroneamente come Opus incertum. originale; non si sono spaccate e nè hanno perso la Il secondo punto della teoria non è meno fondato levigatezza e l’uniformità originale. secondo me, perché c’è una notevole affinità tra Erodoto ci informa del fatto che i Greci impararono queste mura e quelle che si trovano in molte città a raffigurare i priapi sulle mura non dagli Egizi ma in Grecia. Sono indubbiamente di origine greca, dai Pelasgi. Da tale passaggio Petit Radel legge tra sulla base della somiglianza, anche perché tali le righe che le città di Alatri, Arpino, Terracina e mura non si trovano in territori romani, salvo in tutte le altre dove sono presenti simili bassorilievi, quella parte del paese che Dionigi di Alicarnasso derivino la loro origine dai Pelasgi. ci dice fosse popolato da colonie di Pelasgi. È altamente improbabile che questa consuetudine È davvero curioso che i Romani fossero molto o modalità costruttiva possa derivare dagli vicini ad adottare una modalità costruttiva simile Egizi, poiché non si osservano monumenti simili e possiamo ritenere che avessero preso dai Pelasgi nel loro paese. E in effetti l’influenza dell’arte l’idea con la quale costruirono le strade; ci sono Egizia sui monumenti greci risale ad un periodo diversi esempi nelle vie antiche in varie parti nel quale tale modalità costruttiva era già stata dell’Appia e della Via Trionfale che va verso il abbandonata. Il regno di Perseo, per il quale i Monte Albano. La forma poligonale irregolare Ciclopi costruirono le mura di Micene, venne delle pietre che costituiscono le mura ciclopiche fondato circa nell’anno 1458 a.C.. In Italia, Cora impedisce che i grandi massi cadano dall’alto e ciò venne fondata da Dardano. Ciò ci porta alla avviene, sebbene in misura minore, nelle strade fondazione di Troia che coincide con l’anno 1425 romane, dove l’irregolarità della forma impedisce a.C.. Così abbiamo un avanzamento parallelo loro di muoversi in orizzontale e di uscire così delle arti in Italia e in Grecia nello stesso periodo da dove sono state posizionate: le pietre a forma antico. Poiché le pietre delle mura di Micene già si di parallelepipedo regolare più facilmente si avvicinano alla forma del parallelepipedo, questo sposterebbero dalla sede. La forza dell’urto e il modo di costruire cadde in disuso all’incirca peso dei massi gli uni sugli altri, mentre passa all’epoca della guerra con Troia ed è giusto su di loro un qualsiasi veicolo, vengono attenuati supporre che il metodo venne abbandonato nello dal maggior numero di angoli che agiscono stesso periodo anche in Italia. in direzioni diverse e le pietre poligonali sono Una grande e circostanziale prova della grande ancora più fermamente tenute insieme da enormi antichità delle mura pelasgiche è che, di tutte blocchi, posizionati di taglio ai bordi della strada, quelle finora scoperte, nessuna è stata osservata per tutta la lunghezza. in una zona vulcanica, il che potrebbe collocare la Un autore antico ha notato ciò, e dice che, costruzione in un’età precedente all’estinzione dei

36 John Izard Middleton vulcani nel Lazio. Riguardo l’esistenza di vulcani, orizzontale rispetto a quelli di Alatri, sebbene non c’è menzione nella storia; poiché, sebbene la parte verticale delle pietre vari, di parecchio Livio, nato nel 58 a.C. e morto in un’età piuttosto rispetto alla perpendicolare. avanzata durante il regno di Tiberio, menzionasse L’architettura sembra procedere verso la una pioggia di pietre, tale fenomeno non può perfezione in un modo che è direttamente opposto essere collegato ai vulcani laziali; infatti persino a quello delle altre branche dell’arte, laddove tornando indietro ai tempi dell’assedio di Veio, il la rigida e regolare statuaria egizia cambia vulcano del Monte Albano era già spento da molto gradualmente fino ai graziosi contorni operati dal tempo, tanto da diventare un lago e i cambiamenti cesello greco. fisici del Lazio sembrano essere avvenuti nello Nel confronto tra i resti greci e quelli della stesso periodo. grandezza romana, tutto volge a favore dei primi Petit Radel colloca le mura difensive costituite se li consideriamo per l’impressione che suscitano da blocchi poligonali irregolari, o, come sono o le suggestioni che fanno sorgere in mente. dette, ciclopiche, lungo tutta l’estensione della C’è qualcosa alla vista dei monumenti romani catena degli Appennini, da Terracina a Rieti. Al dell’antichità, che ispira al filosofo che li osserva momento della pubblicazione dell’opera, fissò il un sentimento di rammarico e allo stesso tempo numero delle città ciclopiche da lui conosciute a di ammirazione. Ci ricordano che sono stati 130, includendo quelle della Grecia, dell’Italia e innalzati, togliendo la libertà nel resto del mondo. della Sicilia. Ad eccezione di alcune opere risalenti al primo Possiamo identificare, confrontando le diverse periodo della Repubblica, tutti i monumenti fasi delle costruzioni ciclopiche, la regolare romani sono stati eretti dalle popolazioni rese evoluzione dell’architettura, dalla maniera più schiave; così il modo con i quali sono stati costruiti grezza ed irregolare, fino alla forma più perfetta. risulta essere più o meno spiacevole al genere Le mura ciclopiche più antiche sono state umano, in particolare alcuni monumenti lo sono osservate in Grecia e sono quelle di Lyeosura per certi popoli come, ad esempio, il Colosseo agli e Tirinto consistenti in pietre assolutamente Ebrei. irregolari, poste l’una sull’altra. Le mura in Italia Per questo motivo ho sempre guardato alle mura che corrispondono a detto stile, si possono vedere ciclopiche con una più pura sensazione di piacere a Segni, Ferentino, Palestrina e, come ho detto, rispetto ad altri resti di antica forza e grandezza. vicino Tivoli; al contrario, le mura di Norba, di cui Possiamo immaginare una popolazione tratterò, sembrano appartenere ad una costruzione indaffarata nell’accumulare pietre su pietre, più recente e formano l’anello della catena che non come i giganti per aspirare al dominio del unisce il metodo di costruzione poligonale mondo ma allo scopo di difendere le proprie case irregolare con quello a parallelogramma. I massi, e come alcune di queste popolazioni le abbiano come si osserverà sono molto più regolari in effettivamente difese lo si vedrà nel corso del

Un archeologo americano nel Lazio 37 presente lavoro. chiamata così perché abitava l’Italia in origine, Il mistero che avvolge questa particolare branca quanto piuttosto perché abitava sulle montagne, della storia dell’arte aggiunge molto all’interesse conduceva una vita selvaggia fino all’arrivo dei che essa ispira. Tutto ciò che sappiamo sulle mura Pelasgi, quando con il loro aiuto conquistò tutti i è che, con ogni certezza, sono di origine greca, territori dal Tevere al Liri, dagli Appennini fino al come emerge dal confronto con resti simili in mare e costruì molte città (Dion. Hal. lib. 1). Grecia; e gli stessi greci ne sapevano ben poco Essi mantennero l’antico nome di Aborigeni, fino in proposito, attribuendo la realizzazione di tali alla guerra di Troia, quando vennero chiamati opere ai giganti. Latini, dal nome del loro re dell’epoca. L’osservazione dei monumenti dell’arte greca Abbiamo, tuttavia, le testimonianze di Virgilio e in Italia, ci conduce naturalmente alla storia Ovidio, i quali dicono che il Lazio fu chiamato così della colonizzazione della penisola, che sarà perché Saturno aveva trovato rifugio in questo l’argomento del capitolo successivo territorio durante il regno di Giano.

CAPITOLO TERZO Primus ab aethereo venit Saturnus Olympo, Siculi, Aborigeni, Pelasgi e gli altri più antichi Arma Jovis fugiens,et regnis exul ademptis abitanti del Lazio Is genus indocile ac dispersum montibus altis. Composuit, legesque dedit: Latiumque vocari. La fonte di tutte le informazioni in nostro possesso Maluit, his quoniam latuisset tutus in oris. su questo argomento, è lo storico Dionigi di Alicarnasso, nel suo Roman Antiquities: egli attinge le informazioni, come afferma, da autori della Roma antica. Il Lazio deve essere considerato sotto un duplice punto di vista: Latium Vetus e Latium Adjectum. Il primo si estendeva dal Tevere fino al promontorio del Circeo; ma dopo che le altre popolazioni vicine, come gli Equi, gli Ernici, i Volsci e gli Ausoni vennero inclusi nella denominazione comune di Latini, il Latium si estese fino al fiume Liri, ora Garigliano (vedi Plinio lib.3, c.5 e Strabone lib.5.). Si ritiene che il Lazio fosse occupato da tempi

immemorabili dai Siculi e dopo dagli Aborigeni, 3 | John Izard Middleton, Veduta dalla grtta del convent dei che tolsero loro il territorio. Quest’ultima Capucini ad Albano Laziale, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman popolazione come ci informa Dionigi, non era Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium

38 John Izard Middleton Per primo venne Saturno dall’Olimpo celeste, ma principalmente in Tessaglia, dove esiste una L’armi di Giove fuggendo, dal tolto regno scacciato. pianura chiamata “Piana dei Pelasgi”. C’era Egli quel popolo barbaro, per gli alti monti disperso, una loro colonia a Creta, come dice Omero, che Riunì, diede leggi e chiamar volle Lazio ugualmente chiamò Pelasgi una popolazione nelle La terra ove latebre aveva trovato, sicure. vicinanze di Troade. Esiodo dice che venivano En. lib. 8, vv.319/323 dall’Arcadia. Ogni circostanza contribuisce a mostrarci che si e trattava di una popolazione forte e potente che dette il nome a molti luoghi vicini e fondò colonie Dicta fuit Latium terra latent Deo in diverse parti del mondo. Omero dice che Difla quoque ed Latium terra, latente deo, non era il popolo dei Pelasgi ma le popolazioni Quindi per lungo tempo si chiamò Saturnia quella gente pelasgiche. e in seguito Lazio il suolo, cui latente (nascosto) egli abitò. Ο Ιππόλυτος οδήγησε τους οικοδεσπότες των Πελασγίων, Ovid. Fast.(libro 4 l.1) libro 1, cap. 2, vv.176 ένδοξοι πολεμιστές, εκείνοι που κατοικούσαν στη Λάρισα με εύφορα θρόμβους. Gli storici di Roma dicono che i primi abitanti del Guidava Ippolitoo le schiere dei Pelasgi, guerrieri gloriosi, Lazio furono greci, provenienti probabilmente quelle che abitavano la Larisa dalle fertili zolle; dall’Arcadia; poiché la prima colonia greca che Iliade, lib 1. vv. 840/841 emigrò in Italia era guidata da Ocnotrus, figlio di Lycaon, che era scontento per la parte di eredità Strabone li chiama “erranti e dediti alla fornitagli dal padre. Lycaon era il quinto re del migrazione”(lib.13.) e Dionisio concorda con lui Peloponneso ed era figlio di Pelasgo e Dejanira: nel dire che originariamente venivano chiamati ebbe ventisette figli, tra i quali Ocnotrus, che, (πελαργοί) ovvero cicogne, per la loro tendenza a come abbiamo appena detto, non era soddisfatto vagare, come uno stormo di questi volatili. della divisione dell’Arcadia che gli era toccata ed Erano guidati nelle loro migrazioni in Tessaglia, da emigrò in Italia dove costruì numerose piccole Acheo, Pthiuse Pelasgo, figli di Nettuno e Larissa. città sulle montagne, com’era consuetudine tra gli Da qui il nome di Achei, Pthiotis e Pelasgioti. antichi. Circa sessant’anni prima della guerra di Troia, I Pelasgi abitavano originariamente il Peloponneso un’altra flotta arrivò in Italia da Pallantium una e prendevano il nome dal loro re, Pelasgo città dell’Arcadia (Strabone, lib.5.): era comandata considerato figlio di Giove e Niobe. Strabone da Evandro, figlio di Mercurio e di una ninfa (lib. 5.) dice che si dispersero in tutta la Grecia, dell’Arcadia, chiamata Themis dai Greci e

Un archeologo americano nel Lazio 39 Carmenta dai Latini, si tratta di Θέμης una a Roma, fu quella concessa dal Senato a Valerio, profetessa le cui profezie erano in versi. Strabone dopo un trionfo. La porta di ingresso della casa (lib. 5.) cita questa ninfa, che chiama in greco di Valerio, dice Dionigi, è l’unica a Roma, tra gli Carmentis: dice che era adorata dai Romani. Le edifici pubblici e quelli privati, ad aprirsi verso feste dedicate alla divinità vennero chiamate l’esterno (Dion. Lib.5.). Carmentalia (Ovidio Fast.1.). Si tratta della ninfa Lo stesso autore cita un’altra colonia greca di Carmenta di Virgilio. Evandro dà ad Enea il Laconia che viveva nel territorio Pometino. profilo dei primi abitanti del paese, e dice che: Niente sembra certo, tuttavia, tranne che il Lazio sia stato abitato in epoche diverse da popolazioni Me pulsum patria, pelagique extrenia sequentem, diverse. Volpi ne conta non meno di otto. I Siculi, Fortuna omnipotens et incluctabile fatum , gli Aurunci, gli Aborigeni, i Pelasgi, gli Arcadi, His posuere locis: matrisque egere tremenda i Rutuli, i Lacedamoni, e i Troiani. Niente può Carmentisnynphaemonita, et Deus auctor essere accertato come fatto storico fino allo sbarco di Enea, a seguito della distruzione di Troia. Me, della patria in bando, dei rischi e del mare in balìa l’onnipotente Fortuna e l’ineluttabile fato, in questi luoghi fermarono, qui orrendi mi spinsero i moniti Apollo della madre, la ninfa Carmete, e Apollo, il dio ispiratore. En. lib.8 - vv.333/336

Dionigi menziona un’altra colonia greca guidata in Italia da Ercole. Tuttavia quattro migrazioni distinte furono registrate dagli storici: la prima (se seguiamo 4 | John Izard Middleton, Veduta del Lago Albano da Monte Cavo, l’ipotesi degli storici Romani, secondo cui gli incisione colorata ad acquatinta, 1812, da \Grecian Remains in Italy, a abitanti originari erano Greci) una colonia di Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium Arcadi; la seconda di Pelasgi; la terza era guidata da Evandro e la quarta da Enea. (vedi Kircher, Vet. Lat. p.1) Volpi, come prova del fatto che i primi abitanti del Lazio fossero gli Arcadi, dice che le case dei primi abitanti del Lazio vennero costruite alla maniera degli Arcadi, con le porte che si aprono all’interno: ciò era noto a tutti e l’unica eccezione

40 John Izard Middleton CAPITOLO QUARTO Anche Tucidide dice che “la regione venne I primi re Latini chiamata Italia da Italo, re dei Siceli”. Il termine Sicano, secondo Kircker, viene dal L’argomento è così oscuro che non posso fare Caldeo segan, o al plurale, seganin, che significa niente di meglio che riferire le opinioni dei diversi comandante, principe, magistrato o prefetto. autori che ho consultato, lasciando la possibilità al (Vetus et Nov. Lat. l. 1 c. 2) lettore di giudicare per proprio conto e ponderare A Sicano succedette Osiride, che si dice avesse nella sua mente se esse siano o meno corrette. iniziato una guerra con i giganti, a cui seguì quel Servio ipotizza, dal brano che segue, tratto da Lestrigone sconfitto da Ercole; egli incoronò i figli, Virgilio, che il primo re del Lazio fu Murrano i cui successori furono Morgete e Jasio. e che altri ne presero il nome, come fecero gli Vittorino, autore di “Or. Gent. Roman.”, afferma Imperatori Romani con quello di Augusto. che Giano regnò prima di Saturno, egli era figlio di Apollo e di Creusa, la figlia di Eretteo, re di Atene. Murranum hic, atavos et avorum antique sonantem Giano fu mandato a Delfi per essere educato. Nomina, per regesque aetum genus omne Latinos, La debole giovane madre in seguito sposò Xuthos, Praecipitem scopulo atque ingentis turbine saxi che, nel momento in cui si accorse che ella non era Exeutit, effunditque solo. in grado di dargli un figlio, mandò a consultare l’Oracolo, che disse che il re avrebbe dovuto Enea Murrano, che gli avi antichi e degli avi vantava adottare come suo erede il primo bambino che gran nomi, tutta la stirpe dai re latini discesa, avesse incontrato; il bambino ovviamente era roteando e scagliando uno scheggione di roccia Giano figlio di Apollo e di sua moglie. Egli ereditò sbalza dal carro e stende al suolo. il regno ma poi lo lasciò e si imbarcò per l’Italia, En. Lib. 12. vv.529/532 dove si stabilì sulla collina conosciuta come il Gianicolo. Dionigi, quando dice che gli abitanti presero i Macrobio dice che Camese regnò con Giano nomi dai loro re, fornisce la seguente lista: Enotrio, mentre Eusebio dice che prima dell’arrivo di Enea Italo, Morgete, Sicelo o Sicano. Da questi nomi i regnarono Giano, Saturno, Pico, Fauno e Latino popoli vennero chiamati Enotri, Italici, Morgeti e per 150 anni complessivi. Siculi: Volpi afferma che Giano e Saturno regnarono insieme per trentatré anni, Pico trentasette, Saepius et nomen posuit Saturnia tellus Fauno quarantaquattro e Latino trentasei anni. Cita per la sua autorevolezza Ryckius, (Diss. de e spesso anche il nome cambiò la terra Saturnia; primis Ital. Colon.) ma finisce col dire, “quae porrò En. Lib. 8. vv. 329 incertissimosunt.” Pistilli, in una nota del suo Storia Philologica

Un archeologo americano nel Lazio 41 afferma “Sappiamo da Senofonte che gli antichi Re Marica; avevano l’usanza di assumere il nome di Saturno padre di Fauno fu Pico; dopo essersi resi celebri col edificare delle città, e costui chiama te come genitore, o Saturno nel civilizzar le società”. En. Lib. 7. Vv. 45/49 Atina e Arpino si contendono l’onore di possedere il sepolcro di Saturno. Pico fu trasformato per un incantesimo fattogli Pistilli ricompone amichevolmente la questione, dalla moglie, nell’ uccello che da lui prese il nome. dicendo che è probabile che la maggior parte delle (Vedi Ovid Metam. 13.) I Piceni, che emigrarono città fondate da Saturno si siano contese l’onore dal territorio dei Sabini, potrebbero aver preso il di avere le reliquie di un così grand’uomo e se le nome da questo re. siano divise. Strabone dice (lib.V) che avvenne così poiché Altri ancora affermano che Saturno non venne questo uccello, sacro a Marte, mostrò a loro la mai in Italia o, se così fosse, egli regnò molto strada. Qui il fatto storico è ammantato dal mito prima di Giano. Pertanto Ryckius dice che Giano e dalla leggenda. venne ricevuto da Sterco, padre di Pico e gli istituì Dopo Pico regnò Fauno. gli onori divini dopo che egli morì. Perciò i Latini lo chiamarono Saturno anziché Sterco. Qui juga qui sylvas tueor satus aethere Faunus. Al contrario ci sono fonti autorevoli secondo Titor de’ monti e delle selve io Fauno Germe divin, celeste le quali Sterco non venne chiamato Saturno per Calpurn. Eclog. 1. (Oracolo) vv.33. aver ricevuto gli onori divini ma che Saturno fu chiamato Stercuzio per essere stato il primo ad Da lui derivò la parola latina Fanum, poiché inventare l’uso del letame (Sterco). rendeva sacri al padre e al nonno certi luoghi e Si suppone che Pico fosse figlio di Saturno (vedi boschi particolari. Si dice che fosse chiamato Lactantius de falsa Religione, lib. 1. p. 127). Servius Fauno da Fandum, perché dava oracoli inversi. e i commentatori di Virgilio affermano lo stesso. Virgilio cita l’oracolo di Fano, consultato da Latino

Rex arvaLatinus et urbes At Rex sollecitus monstris, oracular Fanni Jam senior longa placidas in pace regebat. Fatidici genutoris, adit: lucosque sub alta Hunc Fauno et nympha gentium Laurente Marica Consulit Albunea; nemorum quae maxima sacro Accepimus. FaunoPicus pater: isque parentem Fonte sonat, saevamque exhalat opaca mephitim. Te, Saturne, refert; Hinc Italae gentes omnisque Oenotria tellus In dubiis responsa petunt; Re Latino,vegliardo, reggeva i campi e le città in una lunga pace tranquilla Ma il re turbato prodigi si rivolge agli oracoli di Fauno, sappiamo che fu generato da Fauno e dalla ninfa Laurente il padre profetico, e i boschi divini consulta

42 John Izard Middleton sotto l’alta Alburnea, massima tra le selve, Auctore ab illo ducis originem che risuona dal sacro fonte ed esala violenti vapori qui Formiarum moenia dicitur mefitici. Princeps, et innantem Maricae Di qui le genti d’Italia e tutte le terre d’Enotria Litoribus tenuisse Lirim nei dubbi chiedono responsi; Late Tyrannus.- En. Lib. 7. Vv. 81/86 tu trai l’origine da quel capostipite, Fu durante il regno di Fauno che Evandro ed che si dice abbia per primo, Ercole sbarcarono in Italia. Il primo arrivò ampiamente Signore, , sessant’anni prima della guerra di Troia, con una dominato la città di Formia e il Liri, colonia di Arcadi da Pallantium, quando Fauno che impaluda le spiagge di Marica gli diede una parte di quei campi dove adesso è Ode, xvii, vv.5. lib. 3. situata Roma e il colle dove si stabilì fu chiamato Palatinus, da Pallantium(Livio, lib. 1. Dion. Lib. 1.). Il fiume Liri, come ho osservato in precedenza, è il Qualche anno dopo l’arrivo di Evandro, Ercole moderno Garigliano. sbarcò proveniente dalla Spagna. Evandro lo accolse amichevolmente e Fauno diede alla colonia che portò dalla Spagna il colle vicino, chiamato adesso Capitolino. Latino è considerato, da alcuni autori, il figlio di Ercole avuto dalla figlia di Fauno (Justin, lib.9): egli ebbe tre mogli, Marica (la “nympha Laurenti” di Virgilio), Palatia e Amata. I figli di Latino, Lavinia e Preneste, erano dalla terza moglie Amata; come per Marica, non vi è alcuna certezza che ella avesse sposato Latino. Livio dice che i Minturni, i cui campi:

––––––––––––Liris quieta Mordet aqua taciurnus amnis, non le terre erose dalle acque quiete del Liri, fiume silente. Ovidio, lib. 1, Odi 31, vv. 7/8 le tributarono gli onori divini. Orazio e Lucano la citano

Un archeologo americano nel Lazio 43 IN ITALIA. improvvisamente dalla pianura, a circa 12 miglia da Roma. Non è possibile concepire un profilo CAPITOLO QUINTO. più semplice e bello di quello che si vede qui; e La strada da Roma ad Albano siccome è completamente ricoperto da vigneti, fin dove la temperatura mite lo consente e poi dai Allontanandosi da Roma attraverso la porta di boschi, il rilievo assume, in lontananza, un colore San Giovanni in Laterano, non c’è niente di più sfumato molto caratteristico. bello alla vista del viaggiatore che le campagne Visto da Roma, si erge dal mare e dal lato opposto verso le quali si dirige. Egli vede scende molto gradualmente verso la pianura. Il lato rivolto verso il mare è segnato da tre distinti Albanos quoque, Tusculosque colles. rilievi, che si osservano nella prima tavola di quest’ opera. Il primo è formato da una collinetta E I colli Albani, e i colli di Tuscolo chiamata Monte Savelli; il secondo è costituito dal Martial, lib. 4, Epig. 64, vv. 13 bosco di Villa Doria, situato alle porte di Albano; il terzo da un folto di alberi vicino ai quali sono In primo piano gli acquedotti in rovina si passato ma non mi sono mai addentrato, perché si intersecano in ogni direzione e forma un bellissimo trovano in mezzo ad un fitto sottobosco, tagliato sfondo verso il cielo il Monte Cavo, che appare una volta ogni sette anni e che la gente del posto pittoresco da qualsiasi lato lo si voglia vedere, ma chiama “una macchia”: infine c’è la cima, su cui in modo particolare da questo punto. si trovava il Tempio di Giove Laziale e dove La catena di colline vulcaniche, chiamate prima ora invece c’è un convento, abitato dai monaci Monte Albano e ora Monte Cavo, si innalza dell’ordine dei Passionisti.

5 | John Izard Middleton, Veduta del Lago di Nemi e Albano da Monte Cavo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium

44 John Izard Middleton È su questo monte che Virgilio colloca Giunone L’etimologia di questo nome sembra derivare da mentre osserva i due eserciti: BovisIlia. Secondo la tradizione un toro che doveva At Juno e summo, qui nunc Albanus habetur essere sacrificato nelle festività latine sul Monte (Tuncnequenomenerat, nechonos, aut gloria monti) Albano e già ferito dal coltello del sacerdote, Prospicieus tumulo, campum spectabat, et ambas fuggì via e corse, fino a questo posto dove cadde, LaurentiumTrounqueacies,urbemque Latini. trascinandosi dietro le proprie viscere - Perché questo nome non dovrebbe derivare dunque da Ma Giunone dalla cima di un colle, che ora si chiama Bovilia, un luogo dove si teneva il bestiame? Albano Floro menziona Bovillae come una città molto - allora l’altura non aveva un nome, un culto, una fama - antica e dice che in seguito divenne municipio scrutando guarda il campo e ambedue le schiere (lib. 2. c. 2). Fu qui che i romani dell’ordine dei dei Laurenti e dei Teucri, e la città di Latino. Cavalieri ricevettero e portarono a Roma il corpo En. Lib. 12. vv. 134/137 di Augusto, che durante la notte vi era stato trasportato proveniente da Nola dai Decurioni di Tuttavia, il rilievo è molto più ripido sul versante diverse città lungo il percorso (Svetonio in Aug.). della piana di Roma e su quello che lo separa a Personalmente collocherei Bovillae un po’ più a sud dalla catena montuosa su cui si trovano Cora, destra, in quanto lì ci sono molti resti antichi e i Segni, Norba e altre città ciclopiche. Ho avuto campi limitrofi sono ancora pieni di pietre. occasione di osservare tutto ciò una volta sul colle Vicino a questo punto si trova una tomba circolare opposto di Palestrina. singolare che, osservando l’interno, sembra Il versante rivolto verso Roma è fitto di ville, poste essere greca. Il monumento funebre non viene vicino ai paesi di Marino, Grottaferrata e Frascati: menzionato da nessun autore di mia conoscenza, il declivio opposto è quasi interamente ricoperto a meno che non si tratti di una delle sepolture a cui dal bosco chiamato “La Gran Macchia della accenna Kircker (VET. et Nov. Lat. P. 31). È circolare Fajola”. È qui che Kircker colloca l’antico Mons ed è posta su una base ottagonale; è coperta da Algidus e il Mons Artemisius; quest’ultimo, appena una cupola, la cui chiave, tuttora visibile, giace a sopra il lago di Nemi. terra vicino alla tomba. Il sepolcro è in peperino, La strada, così come tutte quelle che portano al una pietra vulcanica che gli antichi chiamavano Lazio antico, è solcata da acquedotti in rovina. Ai lapis Albanuse gabinus. Strabone cita quella di piedi della collina di Albano e a circa undici miglia Gabii (lib.5.). La villa di Clodio era probabilmente da Roma, c’è una locanda chiamata “Fratocchi” situata a sinistra della strada per Albano. Cicerone, dove l’Abate Ricci, che ha scritto la storia di nella sua orazione per Milone, fornisce buone Albano, colloca l’antica Boville. indicazioni su dove si trovasse la villa (cfr. Velleius

Un archeologo americano nel Lazio 45 Paterculus, lib.2, c. 47). A lato della strada, prima CAPITOLO SESTO di entrare attraverso la porta dell’attuale Albano, Albano si trova un monumento funebre maestoso, che si erge sulla sinistra come una colossale pietra Atque lacus, qui post Albae de nomine dicti Albani e i miliare. In passato fu sicuramente una tomba luoghi che dal nome di Alba si chiamarono albani ricoperta di marmo, tuttavia oggi non rimane En. Lib.9.vv.387/388 che l’accumulo di mattoni usato per riempire l’interno del sepolcro, una modalità costruttiva La strada principale di Albano era una porzione di cui vi sono molti esempi lungo la Via Appia: della via Appia. Al giorno d’oggi è la grande volgarmente è chiamata Tomba di Ascanio, ma strada che porta fino a Napoli, com’era in passato; non si possono fare ipotesi su cosa effettivamente non c’è un solo metro di essa che non sia reso dovesse essere in passato. sacro dall’antichità. Sulla destra, subito dopo essere entrati dalla Monte Savelli porta, c’è Villa Doria. Si pensa che l’antica villa 6 | John Izard Middleton, Veduta del Lago Albano, incisione colorata ad acquatinta, di Pompeo si estendesse dal luogo dove si trova 1812, da \Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman A circa due miglia da Albano, sulla destra, si il casale moderno fino ai confini della città (Ricci Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium trova Monte Savelli, una collinetta, sulla cui Storia di Alb.). La casa di Pompeo si trovava dove cima si trovano i resti di un castello costruito nel ci sono le sostruzioni tuttora esistenti nel giardino Medioevo dall’omonima famiglia. Kircker ritiene di Villa Doria e le Thermae o bagni termali caldi, che la collina fosse il sito dell’antica Cameria, una erano situati ove ora si erge un enorme mucchio città degli Aborigeni, in seguito colonizzata dagli di rovine che formano parte del “Conservatorio Albani (Dion. lib. 2, c. 50). Non so perché la chiami di Gesù e Maria”, un convento per giovani donne. Camaerena; Dionigi la chiama Cameria. I Camerini È fuor di dubbio che queste costruzioni fossero le vennero conquistati da Romolo; non ci sono resti, thermae, in quanto una volta sono riuscito ad entrare tuttavia, se non quelli medievali. nel convento e ho visto i tubi che trasportavano l’acqua. Il Praedium fattoria, si estendeva fino alla chiesa chiamata “La Stella”, all’altra estremità della città, in direzione di Napoli. Qui, proprio davanti alla chiesa, nel centro della via Appia, che si divide e si dipana intorno ad essa, si trova uno strano rozzo monumento, costituito da una base quadrata e cinque torri coniche, volgarmente chiamato la tomba degli Orazi e dei Curiazi.

46 John Izard Middleton Paterculus, lib.2, c. 47). A lato della strada, prima L’ attribuzione è certamente falsa, come possiamo di entrare attraverso la porta dell’attuale Albano, trovare conferma in Livio (Lib.1.25) in quanto essi si trova un monumento funebre maestoso, che vennero sepolti in posti diversi. Livio dice che ai si erge sulla sinistra come una colossale pietra suoi tempi i sepolcri si ergevano sul luogo dove miliare. In passato fu sicuramente una tomba ognuno di loro cadde; i due fratelli Romani nello stesso luogo vicino ad Alba, i tre Albani verso ricoperta di marmo, tuttavia oggi non rimane Roma ma questi siti sono distanti gli uni dagli che l’accumulo di mattoni usato per riempire altri, così come erano distanti i luoghi dove essi l’interno del sepolcro, una modalità costruttiva caddero. di cui vi sono molti esempi lungo la Via Appia: Tuttavia la famiglia Savelli favorì la diffusione volgarmente è chiamata Tomba di Ascanio, ma di questa falsa credenza, ponendo un’epigrafe non si possono fare ipotesi su cosa effettivamente che diceva che quella era la tomba degli Orazi. dovesse essere in passato. L’iscrizione è ora, per fortuna, caduta. La teoria più accreditata è che si tratti della tomba di Monte Savelli Pompeo e che le cinque torri, delle quali tre sono 6 | John Izard Middleton, Veduta del Lago Albano, incisione colorata ad acquatinta, attualmente crollate, rappresentino le sue cinque 1812, da \Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman A circa due miglia da Albano, sulla destra, si vittorie, per le quali ottenne dei trionfi: questa è Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium trova Monte Savelli, una collinetta, sulla cui l’opinione di Ligorio e sappiamo da Plutarco che i cima si trovano i resti di un castello costruito nel resti di Pompeo vennero portati e posti ad Albano. per l’esilio o la detenzione dei prigionieri. (Lib. 5.). Medioevo dall’omonima famiglia. Kircker ritiene La fattoria albana di Tiberio, era come quella Sembra che Alba dei Marsi fosse il luogo del suo che la collina fosse il sito dell’antica Cameria, una di Pompeo. Non si sa nulla del sito di quella confino anche se l’Abate Ricci (Storia di Albano) appartenuta a Caligola ma sappiamo da Seneca vorrebbe, non so perché, rivendicarne l’onore per città degli Aborigeni, in seguito colonizzata dagli (Consol. ad. Pol. c. 36.) che alla morte della sorella la sua città natale. Albani (Dion. lib. 2, c. 50). Non so perché la chiami Drusilla, l’imperatore si ritirò nella sua fattoria di L’argomentazione del Ricci a sostegno della tesi Camaerena; Dionigi la chiama Cameria. I Camerini Albano. di Albano quale luogo di confino per i prigionieri, vennero conquistati da Romolo; non ci sono resti, È stato oggetto di dispute tra gli studiosi di cose è supportata dalla certezza che la città è stata tuttavia, se non quelli medievali. antiche se la barbara prigionia di Perseo, re della sicuramente un campo dei Pretoriani. Tale era Macedonia, (vedi Livio,lib.45.c.42), fosse avvenuta l’origine della moderna Albano. Una buona parte ad Albanus, oppure ad Alba Marsorum, presso il del muro dell’accampamento è ancora visibile e la Lago del Fucino, ora Lago di Celano. porzione più integra fa parte del muro di cinta del Valerio Massimo (Lib. 5. c.1.) dice che Perseo morì convento di San Paolo, dove ho abitato nei mesi ad Alba, dove era stato imprigionato. Il Senato estivi del 1809. In una vigna vicina si può vedere vi mandò per lo stesso motivo Bituito, re degli una delle torri quadrate dello stesso campo. Anco Arverni (Val. Max.l.9 c. 6). Anche Strabone cita Marzio fu il primo re che fece costruire le prigioni Alba dei Marsi come il luogo usato dai Romani a Roma; dovrebbe esser biasimato per essere stato

Un archeologo americano nel Lazio 47 il primo a violare la libertà dei cittadini o invece collina e domina parte della piana del Latium lodato per aver usato la prigionia come punizione antico, il Monte Savelli e il villaggio di Albano, mitigata? di cui è visibile solo una piccola parte, poiché esso si estende proprio sotto questa altura, su un ripido declivio. Il campanile al centro è quello del Convento di San Paolo. Nel luogo dove è stata ripresa questa scena, la strada gira immediatamente a sinistra, e a poche centinaia di iarde più avanti si ha la vista del lago e si giunge al viale chiamato “La Galleria di Sopra” o viale superiore, che delimita la villa di Domiziano. La villa si estendeva lungo il lago, da Albano fino ad un altro paese chiamato e i suoi ampi terrazzamenti sono delimitati da quelle che ora si chiamano Galleria inferiore e Galleria superiore, ovvero due viali alberati che consentono agli abitanti di passeggiare o cavalcare all’ombra degli alberi. I resti della villa sono molto vasti ma non c’è nessuna rovina che induca un artista a tirar fuori l’album da disegno, in quanto essi consistono solo in lunghi terrazzamenti su sostruzioni. La villa era il luogo delle follie giovanili del tiranno. Qui ha immaginato di essere figlio di Minerva (Svet. In Dom.) qui, in un’ostentazione di virtù, ha 7 | John Izard Middleton, L’antico sepolcro di Palazzolo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description momentaneamente celato i propri vizi, fingendo of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and di proteggere e favorire le arti. Istituì una sorta Picturesque Views of Ancient Latium di giochi poetici, che consistevano nella recita di Lasciando San Paolo, si sale al lago per una strada tragedie, con declamazione in greco e latino e a formata interamente da una dura lava grigia; su questo scopo fece costruire un anfiteatro, i cui di essa si trovano di tratto in tratto, grossi pezzi resti si trovano sul lato destro della strada con cui di materiale vetrificato.La veduta di Tavola 5 è si sale al lago. ripresa lungo questa strada dalla sommità della

48 John Izard Middleton Hic colat Albano Tritonida multus in auro, Non molto lontano da questo luogo, su un rilievo Perque manus tantas plurima querus eat. al di sopra della strada per Nemi, è stata eseguita Possa egli onorar per molti anni Minerva la veduta del lago di Albano e dello scenario Per mezzo della corona aurea di Alba, circostante. (vedi tavola 6, sommità del Monte Mart. Lib 4 Epig.1. vv.5/6 Cavo). Per avere un’idea completa, il lettore deve immaginare le due tavole unite per formare una C’è un passaggio di Plinio il Giovane (Pan. Truj.) unica. A sinistra si vede la cappella del convento che potrebbe portare a supporre che Domiziano dei Cappuccini, con il bosco adiacente; al di sotto, talvolta si divertisse a farsi portare in barca a remi sulla riva del lago c’è il paese di Castel Gandolfo. sul lago Albano o piuttosto che era stato portato La catena scura delle colline, leggermente verso sulla barca perché era così agitato da non poter destra, è la parte retrostante di quello che viene sopportare il benché minimo rumore. Invece di chiamato il Belvedere di Frascati; a destra c’è il entrare in questa villa, le cui antichità sono state convento bianco di Pallazzolo, l’antico sito di Alba così spesso descritte, procediamo lungo la strada Longa e al di sopra si trova il Monte Albano, con il per il convento a Pallazzolo; ma prima dovrei paese di Rocca di Papa sul fianco e il convento dei raccomandare al viaggiatore di andare in un Passionisti, il sito del tempio di Giove Laziale sulla punto panoramico molto pittoresco, scavato nella cima. Sullo sfondo ci sono Roma, i colli Sabini con roccia, nei giardini di Capuchius. Il convento di il Monte Soratte Pallazzolo e il Monte Cavo sono piacevolmente racchiusi in una cornice, formata dalle rocce ------candidum sovrastanti. Soracte ------Il Monte Cavo, precedentemente Monte Albano, è Candido di neve alta il Soratte, stato celebrato da tutti i poeti antichi. Orazio, o in Orazio, Odi 9, lib.1. vv.1/2 maniera ironica o per onorare il monte, vi colloca le Muse come in un Parnaso italiano. ora chiamato Monte Sant’Oreste. Al di sopra del Belvedere di Frascati si vede la sommità di Monte ------Annosa volumina vatum, Gennaro. Dictitet Albano Musas in monte locutas. Torniamo alla strada, che ci porta, dopo una bella sgroppata di quasi due miglia, al convento di ………………I vetusti volumi dei profeti furono Pallazzolo. Il luogo è famoso per essere stato il dettati dalle Muse sul Monte Albano; sito della antica città di Alba Longa. Ci sono pochi Epis. 1. Lib. 2 . vv. 26/27 dubbi in proposito per via del seguente brano tratto da Dionigi.

Un archeologo americano nel Lazio 49 “Alba stava tra un monte e un lago, che servivano a Vedasi allo stesso modo Marziale e Giovenale che difendere la città e la rendevano difficile da conquistare, parla di poiché la montagna è estremamente aspra e alta e il lago è profondo e vasto; gli abitanti hanno la capacità Albani veteris pretiosa senectus di far scorrere l’acqua in modo da portarla al livello Le pregiate età dell’Albano vecchio; voluto. Le pianure al di sotto della cittadina sono belle Giov. Sat.13, vv. 214 a vedersi e in grado di produrre ogni genere di frutta, assolutamente di livello non inferiore a quella del resto Ma per ritornare al sito di Alba – non riesco ad d’Italia e in particolare l’uva che produce il vino di immaginare perché Kircker lo faccia arrivare fino Albano, che è dolce, di un bel colore ed eccelle su ogni ad un monastero in rovina che si trova vicino alla altro tipo di vino ad accezione del Falerio.” strada per Nemi. Egli dice che è stato indotto a Dion. Ant. Rom. Lib.1 farlo per via di certi resti che sono stati rinvenuti sottoterra: ma nemmeno ciò spiegherebbe perché Non è del tutto irrilevante all’argomento dire che ci ha dato una stampa dettagliata di una lunga il vino di Albano mantiene ancora le stesse qualità strada che segue per circa un quarto del perimetro ed è molto apprezzato. In genere troviamo che gli del lago, a meno che non lo abbia fatto per una antichi lo collocavano allo stesso livello del Falerio. semplice congettura derivata dal nome. Il fatto “A quali vigne – dice Dionigi – sono inferiori quelle è che non ci sono rovine esistenti se non una nel di Tyrrhenia, Alba e Falerio?” e Orazio nell’ottava giardino del convento che citerò ben presto. Satira del secondo libro, li cita insieme. Molte sono le ipotesi del buon vecchio Kircker che sono straordinarie come le tavole della sua opera. “Albanus, Maecenas, sive Falernum Le ipotesi non sono il risultato né della storia Temagis adpositis delectat; habemus utrumque” né della leggenda ma sono una commistione “ Se più di questi Mecenate, di entrambe e le tavole non sono né mappe né gradisci il vino di Albano o di Falerno, C’è l’uno e l’altro” rappresentazioni. Tuttavia abbiamo un grosso (Orazio, Sat. 8, lib. II, vv. 16/17) debito di riconoscenza nei suoi confronti in quanto egli ha raccolto nella sua storia del Lazio una gran E ancora quantità di conoscenze, così come di congetture. È sorprendente che non ci siano resti delle mura Est mihi nonum superantis annum di Alba ed è una prova circostanziata che la Plenus Albani cadus costruzione ciclopica (che ha invariabilmente Ho un orcioletto pieno di vino d’Albano resistito all’attacco del tempo) non venne usata Vecchio di più di nove anni, ai tempi della fondazione della città. Virgilio Lib. 4, Ode 11. vv. 1/2 menziona due volte il fatto che la città venne fortificata

50 John Izard Middleton ------et longam multa vi muniet Albam Alba Longa venne fondata da Ascanio nell’anno e con grande forza munirà Alba la Lunga 2828 (vedi Dion. Hal, lib. 1 e Livio Hist. Rom. Lib. 1 En. lib. 1. vv. 271 Valerio Massimo lib.1. 8). Strabone dice che “Ascanio ------haec certamina primus costruì Alba sul Monte Albano, alla stessa distanza da Ascanius longam muris cum cingeret Albam Roma e da Ardea”(lib. 5). Retulit, ––– Se i poeti non sempre possono essere citati come per primo Ascanio fonti autorevoli, eppure essi hanno sempre seguito recinse di mura Alba la Lunga la tradizione, il che è una prova quando si parla di riprese, ––– antichità così remote. Ascoltiamone uno o due: En. lib.5. vv. 597/598 Jamque tibi, ne vana pute shaec fingere somnum Litoreis ingens inventa sub ilicibus sus, Trigintacapitumfoetusenixa, jacebit; Alba, solo recubans, Albi circum ubera uati. [Hic locus urbis erit, requies ea certa laborum] Ex quo ter denis urbem redcuntibus annis Ascanius clari coondet cognominis Albam.

Ecco, perché non pensi che vane forme ti fingano i sogni, la grande scrofa, trovata, sotto gli elci del lido giacerà, dando un parto di trenta lattonzoli, Bianca, sdraiata al suolo, bianchi ai capezzoli i nati. [questo della città sarà il sito, qui certa la fine dei mali] Per questo, compiuti tre volte dieci anni, qui Ascanio città dal nome glorioso ti fonderà: Alba. En. Lib.8. vv. 42/48

Albaque ab Ascanio condita Longa fuit. Ed Alba Longa fondata dal duce Ascanio Tibull. Lib. 2. Cap. 5. vv. 50

Dopo tutto non mancano coloro, e Cluverio è

8 | John Izard Middleton, Il cosiddetto Ninfeo Dorico, incisione tra di loro, che dicono che essa è stata fondata colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description dai Pelasgi o da Evandro. La sua fine è più certa. of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium Venne distrutta da Tullio Ostilio nell’anno 3337

Un archeologo americano nel Lazio 51 ovvero il 667 a.C.. I cittadini di Alba vennero volta le loro case”. portati a Roma e aumentarono la popolazione così Livio lib. 1. Cap.29, vv. 1/4 tanto che il Colle Celio venne aggiunto alla città in quell’epoca (vedi Dion. Hal. Lib. 3; Livio lib 1 e L’indecisione dettata dalla disperazione, il Florus, anche Strabone lib. 5). contrasto tra il trambusto delle persone di un Il racconto di Livio sulla distruzione di Alba è luogo conquistato e la tristezza di una città che molto eloquente. Merita di essere citata in parte: viene abbandonata, sono finemente espressi. Giovenale ci dice che “Legiones deinde ductae ad diruendam urbem. Quae ubi intravere portas, non quidem fuit tumultus ille, nec pavor, ------quamquam diruta servat qualis captarum esse urbium solet, cum, effractis portis, Ignem Trojanum et Vestam colit Alba minorem stratisve ariete muris, aut arce vi capta, clamor hostilis ------Là dove Alba, sebbene in rovina, et cursus per urbem armatorum omnia ferro flammaque conserva il fuoco venuto da Troia miscet: sed silentium triste, ac tacita, mestitia ita defixit, e custodisce la sua Vesta più modesta, omnium animos, ut prae metu obliti relinquerent, quid Sat.lib. 4. vv.60/61. secum ferrent, deficiente consilio, rogitantesque alii alios, nunc in liminibus starent, nunc errabundi domos sua, Nel giardino del convento a Pallazzolo c’è una ultimum illud visuri, pervagarentur.” tomba antica e molto particolare, scolpita nella solida roccia. Ci sono varie ipotesi in proposito. “Poi la fanteria fu condotta a distruggere la città. Alcuni suppongono che sia il sepolcro di un Quando i soldati varcarono le porte, console, Cn. Cornelius, di cui Livio (l. 41 c. 16) non vi erano quel tumulo e quel terrore che sogliono dice che si era ammalato dopo aver fatto dei prodursi nelle città prese, sacrifici sul monte Albano e che era poi morto a quando infrante le porte o abbattute le mura cogli arieti, Cuma. Il corpo venne trasportato a Roma, dove o conquistata la rocca a forza, il clamore dei nemici e il ebbe un magnifico funerale; e “chi sa” dice l’Abate dilagare degli armati per la città ogni cosa sconvolge G. Antonio Ricci, “che non fosse riposto in questo col ferro e col fuoco; sepolcro!” (Mem. Stor. del an Citta de Alba). Questo invece un doloroso silenzio ed una tacita mestizia modo sbagliato negativo di formulare ipotesi stringevano gli animi di tutti, al punto che non curandosi è piuttosto singolare per uno studioso di cose per l’angoscia di ciò che dovevano lasciare o portare con antiche. “Chi sa che fosse” è la risposta naturale. se, Altri ipotizzano che fosse la tomba di Tullio Ostilio. incapaci di una risoluzione e vanamente l’uno all’altro Ciò è ancor più improbabile perché difficilmente chiedendo consiglio, sarebbe stato sepolto in un luogo che aveva tanto ora indugiavano sulla soglia, volentieri distrutto. ora vagavano con passo incerto per vedere per l’ultima Sono incline a pensare che sia ancora più antico e

52 John Izard Middleton che sia stato il monumento funebre di qualche re venne colpita da un fulmine e di quella volta che di Alba. I fasci e l’aquila proverebbero solo che i le acque scorsero rosse di sangue. Romani derivarono quelle insegne dagli Albani, Rocca di Papa è l’antica Forum Popilii e invero con qualche piccola variazione, come si probabilmente prese il nome da M. Popilius potrà osservare con un attento esame, in quanto Lenatus, che sconfisse i Galli e li obbligò a questi fasci hanno qualcosa di diverso da quelli rifugiarsi nella rocca dove rimasero finché il adottati a Roma. rigore della stagione li costrinse a scendere in Non spiegherebbe anche questo il brano di Orazio pianura (Livio lib.7, c.25). Così fecero i disertori più semplicemente che supporre che egli scrisse romani provenienti da Capua che si fortificarono “Albani”invece che“Romani”? all’interno della città (idem, lib 7, c. 39) e il Senato vi stabilì una folta guarnigione per contrastare Iam mari terraque manus potentis Annibale che si accampò nei pressi di Forum Medus, Albanasque timet securis Popilii. La pianura è ancora nota come “il campo Già per terra e per mare il Medo teme di Annibale”e sta a sinistra della strada, uscendo il braccio potente di lui e le scure Albane; da Forum Popilii per terminare l’ultimo breve Carmen Saeculare, vv. 53/54 tratto della salita al Convento. Secondo Kircker venne chiamata Forum Popilii Non erano affatto eventi di origine romana, poiché dalle festività che vi tenevano i Latini. Strabone dice che tutta la “pompa e cerimonia” A qualche centinaio di iarde dalla sommità si trova della potenza romana vennero introdotte da un pezzo di un’antica via trionfale che portava Tarquinio dall’Etruria (lib. 5 e Livio v.1 c. 8). al Tempio di Giove Laziale ed è perfettamente Lasciando il convento di Pallazzolo, ci sono due conservata. È larga circa undici palmi romani strade che portano, attraverso il bosco, al paese di ovvero quasi sei piedi inglesi. Rocca di Papa: una è quella vicino alla cappellina Valerio Massimo dice che l’usanza di tenere chiamata la Madonna del Tufo. I miracoli della una processione trionfale verso Monte Albano religione cattolica hanno qui sostituito quelli venne introdotta da P. Masso il quale, poiché il dei pagani. La cappelletta venne costruita per Senato non gli concesse di avere un trionfo a custodire l’immagine della Madonna, che si pensa Roma, celebrò la sua vittoria sui Corsi con una sia stata trovata, dipinta da una mano invisibile, processione trionfale verso Monte Albano usando su una grande roccia di materiale vulcanico, solo il mirto anziché la corona di alloro. (Val. Max. che cadde dalle cime vicine. Nei tempi antichi lib. 3, c.6). Il suo esempio venne seguito da M. la statua di Giunone su questa montagna si dice Marcello quando ritornò come il conquistatore che si sia girata da sola da est a ovest. Livio cita di Siracusa e successivamente da numerosi altri diversi eventi straordinari e perfino dei miracoli consoli (lib. 27, v.1) come quando la statua di Giunone Livio 26. vv. 21.

Un archeologo americano nel Lazio 53 Il Tempio di Giove Laziale e la veduta la loro porzione di carne. generale di Monte Cavo La festa durava tre giorni; il primo venne designato da Tarquinio quando i Romani vinsero Dopo che Tarquino ebbe ottenuto il potere i Tirreni, il secondo dal popolo quando ebbero sovrano sul Lazio, mandò alcuni ambasciatori liberato la Repubblica dalla tirannia dei re e il nelle città degli Ernici e dei Volsci, per invitarli terzo da Marcello dopo la sconfitta di Coriolano a diventare suoi alleati. I primi votarono tutti (Dion. Hal. Lib. 6). a favore dell’alleanza mentre i secondi, ad Se qualche incomprensione avveniva durante la eccezione degli abitanti di Ecetra e di , si festa o ci si dimenticava di uno qualsiasi dei riti, rifiutarono. Affinché il trattato con queste città essa veniva ripetuta. (Livio lib. 37, c. 3). Si iniziava potesse durare per sempre, Tarquinio decise di con un sacrificio e si finiva con un banchetto: a designare un tempio, in comune con i Romani e proposito del quale l’Abate Ricci esclama con i Latini, gli Ernici e quelli tra i Volsci che erano molta ingenuità che avrebbe voluto che i contadini rientrati nell’alleanza, con l’intento di celebrare di fede cattolica non avessero seguito quest’ultima insieme, nello stesso luogo, una grande festa. usanza per celebrare la festa dei loro santi. Per la La proposta venne accettata da tutti e Tarquinio sacralità di questo incontro si veda Livio (lib. 22, c. scelse una località al centro del territorio, posta su 63) e Svetonio (in Tib. Claud. 4). una collina che sovrastava la città degli Albani. Altri riportano l’antichità di questo tempio Su questa montagna ordinò di tenere una festa all’epoca dei Pelasgi e dei Siculi mentre una terza annuale, durante la quale ci si doveva astenere ipotesi è che Ascanio lo avesse costruito in onore da ogni genere di ostilità e si doveva fare insieme di suo padre. La realtà sembra tuttavia essere che un sacrificio a Giove Laziale (Strabone 5). Ordinò esso deve la sua origine a Tarquinio che lo costruì inoltre la quota che le singole città dovessero nell’anno 222 dalla fondazione di Roma. ricevere nel sacrificio. Le popolazioni che I resti della costruzione attualmente consistono in mandarono i loro rappresentanti a questa festa un muro, di peperino. Ugualmente ho trovato in furono quarantasette. un campo vicino al Convento, parte di una piccola I Romani facevano ancora questi sacrifici all’epoca colonna di marmo bianco scanalata. Piranesi ha di Dionigi e li chiamavano Feriae Latinae, ovvero le disegnato diversi frammenti di detto tempio nella feste del Lazio. Alcune città portavano in offerta sua opera sulle antichità di Albano e vi si trovò del latte, del formaggio o una specie di torta e una statua che si ritiene essere quella di insieme sacrificavano un unico toro, del quale ogni città riceveva la parte designata (Dion. Hal. lib. 4). Residens celsa Latialis Jupiter Alba Erano così gelosi di questo diritto che una volta gli Che hai la tua sede in Alba alta abitanti di Ardea mandarono degli ambasciatori a Lucano, Phar. lib.1, vv. 198. Roma per non aver ricevuto ad una di queste feste

54 John Izard Middleton ma era così sfigurata che Volpi che la vide non Strabone. poté affermare di cosa si trattasse. Il tempio deve La flotta di Enea passò vicino a questa spiaggia, essere stato piccolo a giudicare dai frammenti per arrivare alla foce del Tevere, disegnati da Piranesi e da quelli che io stesso rinvenni. Proxima Circaeae raduntur litora terrae La vista dalla finestra del Convento è forse una delle più interessanti al mondo, in quanto Per prime le rive costeggiano della terra Circea, collegata all’antichità: essa abbraccia l’intera scena En. Lib. 7, vv. 10 dell’Eneide dal promontorio di Circe fino alla foce del Tevere. Più vicino nella pianura si trovano La città di Circeii venne colonizzata da Tarquino sparse le città che resistettero ai primi tentativi nella stessa epoca di quella di Signia (Livio lib. dei Romani di un dominio universale e i campi 1,vv.56). intorno furono la scuola dove esercitarono quelle Tutta quella vasta pianura a destra forma le tattiche militari che in seguito introdussero nelle Pianure Pontine. Sulla prima lingua di terra c’è parti più remote del mondo conosciuto. Floro, Nettuno, un’antica città dei Volsci. considerando questo inizio, non può fare a meno Nel raggio di qualche miglio c’è il Porto di Anzio, di esclamare: l’antica Antium, a proposito di cui Cicerone dice che non c’era nessun altro posto più tranquillo e “Coriolos quoque“ (Proh pudor!) victos adeso gloriae fuit, piacevole (Epist. 8, lib. 4). La città era famosa per ut captum oppidum C. M. Coriolanus, quasi Numantiam diversi templi tra cui quello dedicato alla Fortuna aut “Africam nomen induerit” ( lib. 1 cap.11). O Diva, gratum quae regis Antium Ed, ho la gran vergogna! “L’espugnazione di Coriolo” O dea, che ami e governi Anzio riputata fu la gloria contata, che Cajo Marcio Coriolano Horazio, Lib. 1. Car. 35,vv.1 ne assunse il nome, come se debellata si fosse Numanzia o l’Africa tutta. Molte delle statue più famose dell’antichità vennero trovate lì. Quale riflessione potrebbero mai suggerire tutti Sulla costa e quasi allineato con Albano si trova il gli altri libri di questo autore! Egli ha scritto più sito di Ardea, la capitale dei Rutuli, di ottanta capitoli, ognuno dei quali ha il titolo di una diversa guerra e alcuni degli ultimi capitoli quam dicitur urbem contengono una loro descrizione complessiva. Acrisioneis Danae fundasse colonis, Consideriamo i diversi oggetti di questa veduta. Il Praecipiti delata Noto: locus Ardua quondum primo elemento sulla sinistra è il Monte Circello, Dictus avis, et nunc magnum manet Ardeanomen in precedenza il promontorio di Circe citato da

Un archeologo americano nel Lazio 55 città che si dice chiesa costruita su un sito chiamato Gallorum che fondata da Dianae, ha conservato l’antico nome di accampamento dei sospinta dal noto impetuoso: con coloni acrisionei Galli. Un pochino oltre si può osservare una fertile Gli avi chiamarono Ardea, il luogo; vallata ora chiamata Valle Riccia e che certamente En, lib. 8. Vv. 409/412 è l’alveo di un antico lago. Ariccia venne fondata da Archilocus, uno dei Più vicine alla foce del Tevere e a circa la stessa primi re dei Siculi e venne chiamata Ermina (vedi distanza ci sono Pratica, l’antica Lavinium dove Strabone e Cor.Tacit.); era in precedenza situata su quella via Appia che Stazio chiama la Regina ------cernes urbem et promissa Lavini Moenia di tutte le vie (Syl.lib. 2) e le rovine sono ancora vedrai la città e le promesse mura di Lavinio visibili appena sotto la città moderna. Ariccia En. Lib.1,vv. 258 venne assediata da Arrunte, figlio di Porsenna, re dei Tirreni, durante il consolato di Spurio Larzio e Torre paterno, l’antica Laurentum. Proprio sulla e Tito Erminio. Nel corso dell’assedio Aristodemo foce del Tevere c’è Ostia. uccise Arrunte. Ritorniamo al secondo itinerario del disegno. Di La città è molto famosa per essere la prima tappa nuovo guardando a sinistra e, sul primo rilievo al di Orazio nel suo viaggio verso Brundusium di sopra del lago più piccolo, c’è la città di Nemi, da cui il lago prende il nome; costeggiando il lago EGRESSUM magna me excepit Aricia Roma verso la sinistra troviamo, su una collina distante, Hospitio modico --- la città di Lanuvio, ora chiamata Civita Lavinia. La controversa lettura del brano di Strabone relativa Partito dalla grande Roma in compagnia del maestro a questa città dovrebbe certamente essere Lanoion Eliodoro e non Lauinion. Lanuvium e Lavinia sono città Sat. V lib.1. vv.1/2 distinte: quest’ultima si trovava sulla costa ed è chiamata come ho già detto Pratica. Le edizioni Poiché c’è una collina ripida proprio davanti alla Oxford hanno conservato Lauinion. Più vicino a porta di accesso, il luogo era molto favorevole e lo destra e sul lago, c’è la città di Genzano, l’antica è ancora, per i mendicanti. Cynthianum, chiamata così da un tempio a Diana. Mentre mi appresto a scendere verso il lago, darò Aricinos qui mendicaret ad axex una visione più dettagliata dei dintorni, parimenti posticiperò i dettagli della sua storia. Ben degno di questuare dalle carrozze sulla via Aricia Tra le città di Genzano e Ariccia, la città Giov. Sat. Lib.4, vv. 117 immediatamente dopo a destra, si può vedere la cupola di un campanile. Appartiene ad una Arriviamo quindi alla città di Albano verso la quale

56 John Izard Middleton sto conducendo il lettore. A metà strada per il lago per la sua superiore eleganza, venne scoperto nel c’è un convento bianco che appartiene ai monaci 1734, come sappiamo da Ficoroni, che Ricci cita. dell’ordine dei Reformati e immediatamente al A destra del lago e nella parte più estrema del di sotto l’edificio quadrato bianco c’è il canale quadro c’è il paese di Marino. artificiale del famoso Emissario realizzato dai Ci sono diverse ipotesi riguardo l’antico nome di Romani all’epoca dell’assedio di Veio. Le acque questa città. Kircker suppone fosse Ferentinum, dell’Emissario, scorrono sottoterra per circa un altri Mariana, dal nome di Caio Mario. miglio ed emergono nella pianura sotto Albano. Dove ora c’è un bosco, c’era probabilmente il sito Per lo straripamento del lago vedasi Plutarco (in di Lucus Ferentinus. Camill.) Livio (lib. v.15) Cicerone (lib. 3 de Divi) e Roma è lontana sulla destra ma degli alberi posti Val Max (lib. 1, c.6). in mezzo impediscono di includerla in questa Seguendo la sommità della collina lungo il lago si veduta. può vedere il paesino di Castel Gandolfo chiamato Non riesco a fare a meno di pensarla come Kircker, così dalla famosa famiglia romana dei Gandolfi. sull’esistenza di un passaggio naturale sotterraneo Subito sotto questo paesino e sulla sponda del tra i laghi di Albano e di Nemi; Kircker lo pone lago è situato un piccolo Ninfeo, il più piccolo dei sotto una rovina chiamato l’eremitaggio e le guide due che ancora esistono e del quale ho fatto un ancora mostrano il luogo in quanto è la parte disegno. Si vedrà che la costruzione originale era più profonda del lago; invero come di un luogo molto elegante ma la mano del tempo è riuscita dove “il filo a piombo non risuona”. È sotto una nel realizzare il desiderio del Poeta. quercia a strapiombo e il lago assume qui quel fiotto azzurro che sempre si diffonde nelle acque Quanto praestantius esset profonde. Un tale passaggio non sembrerebbe Numen aquae, viridi si margine plaudere undas forse implicare che esiste la comunicazione? Herba, nec ingenuum violarent Marmora tofum. Albanus lacus et socii Nemorensisi ab unda Quanto più si sentirebbe la presenza di dio nelle acque, se l’erba con la sua verde cornice cingesse le onde e i Opera immortale, e il lago Albano e il Nemorense marmi non profanassero il tufo nativo! dall’onda sorella. Giov. Sat. 3. Vv.18/20 Properzio, lib. 3, eleg. 22

L’Abate Ricci, nella sua storia di Albano, parla di entrambi i Ninfei senza darne i dettagli, tranne che Olstenio dice di aver visto, vicino ad uno di questi, due statue di Ninfe. Ma ciò risale al 1635. Il Ninfeo più piccolo che ho preferito pubblicare

Un archeologo americano nel Lazio 57 principale oggetto. Fu nei suoi dintorni che Giulio Cesare iniziò a costruire una villa e viene citato come prova della sua stravaganza il fatto che, sebbene fosse ancora molto povero e oberato di debiti, la fece abbattere dopo averci speso un bel po’ di danaro, perché non soddisfaceva esattamente le sue aspettative. C’è una montagna che si innalza immediatamente dietro Nemi e che dal brano

Aut gelido prominent Algido Sia che si protendano dal ghiacciato Algido, Orazio Ode 21 lib. 1, vv.6

possiamo ipotizzare che si tratti di Monte Algido. Ho spesso visto bellissime mandrie di bestiame 9 | John Izard Middleton, L’antico emissario di Nemi, incisione colorata ad fatte scendere al lago dai boschi della montagna, acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, aDescription of Cyclopian Walls famosi ai tempi di Orazio and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium Nam quae nivali pascitur Algido CAPITOLO SETTIMO Devota, quercus inter et ilices Nemi, il lago e i dintorni Aut crescit Albanis in herbis Victima, Litora, pinguis ubi placabilis ara Diana dov’è ricca e propizia un’ara a Diana In vertà la vitella, nutrita per il sacrificio sul nevoso En, lib.7. vv. 764 Algido, fra le querci e i lecci, o cresciuta nei prati Albani, C’è un fascino ineffabile che circonda ogni cosa colorirà del proprio sangue le scuri dei pontefici; che riguarda questo piccolo lago: il nome di Lib. 3 ode 23, vv.9/12 Specchio di Diana, datogli dagli antichi, rivela la sua bellezza; né esso è in nessun modo inferiore Si suppone che ci fosse un tempio sacro a Diana alle aspettative del viaggiatore. Più piccolo del sul sito della moderna città di Nemi, dove è stata lago Albano, è molto più bello nella forma. Da trovata una famosa statua di questa divinità. Il qualunque parte lo si veda, si scoprirà il paesaggio culto di Diana venne portato qui da Taurus. Lì più delizioso di cui il lago, cinto dagli alberi, è il Oreste rubò la statua consacrata e trovò rifugio

58 John Izard Middleton in questo paese; ma inseguito dalle Furie, mise Namque ferunt fama Hyppolytum, postquam arte la statua nel tempio di cui stiamo parlando che si novercae pensa fosse costruito in ordine dorico. Occiderit, patriasque explerit sanguine poenas Il gran sacerdote del tempio era sempre un Turbatis distractus equis, ad sidera rursus anonimo schiavo e l’unico mezzo che aveva di Aetherea et superas caeli venisse sub auras, raggiungere questa carica era di sconfiggere il Paenoiis revocatum herbis, et amore Dianae. suo predecessore in un duello all’ultimo sangue Tum pater omnipotens, aliquem indignatus a umbris in modo che l’incarico non fosse mai assegnato se Mortalem infernis ad lumina surgere vitae, non in seguito ad un omicidio (Svetonio, in Calig. Ipse repertorem medecinae talis et artis 35). Questa consuetudine venne ugualmente Fulmine Phoebigenam Stygias detrusit ad undas. introdotta da Tauris. At Trivia Hippolytum secretis alma recondite Ovidio chiama questa Diana, Orestea. Sedibus et NymphaeEgeriaenemoriquerelegat: Solus ubi in sylvis Italis ignobilis aevum Cultaque Orestae Taurica terra Deae Exigeret, versoque ubi nomine Virbius esset. E la terra di Tauride cara alla dea di Oreste Unde etiam templo Triviae lucisue sacratis De Pont. Lib. 1 Eleg. 2,vv.78 Cornipedes arcentur equi, quod litore currum Et juvenem monstris pavidi effudere marinis e allude alla terribile usanza Dicono infatti che Ippolito, poi che morì per le mene Nec procul a mobis locus est, uhi Taurica dira della matrigna, col sangue pagò l’ira del padre, Caede pharetratae spargitur ara Deae squartato dai cavalli impauriti, di nuovo alla stelle Non lontano da noi vi è un luogo dove l’altare in Tauride eterie tornò, all’aria di sopra ed al cielo, della dea faretrata (Artemide) si macchia di stragi crudeli. risuscitato dall’erbe peonie e dall’amor di Diana. lib.4 Trist. Eleg. 4, vv.63/64 Ma il padre onnipotente si sdegnò che dall’ombre inferne un mortale tornasse alla luce e alla vita, Vedasi Strabone(lib. 5) per una relazione su questo e lui stesso col fulmine precipitò l’inventore tempio e il modo di rinnovare il sacerdozio. d’una tal medicina, il figlio di Febo, nell’onde dello Stige. Anche Ippolito era adorato qui con il nome di Ma Trivia nascose Ippolito in luoghi segreti, Virbio, per via di una leggenda secondo la quale, pietosa, al bosco e alla ninfa Egeria legandolo, curato da Esculapio, vi venne portato da Diana ché là, solo, ignoto, nell’itale selve vivesse, e tenuto nascosto sotto il nome di Virbio. Questi e cambiasse anche il nome, e Virbio fosse. boschi erano sacri e non vi si ammettevano i Per questo dal tempio di Trivia, dal bosco a lei sacro, cavalli, per rispetto alle precedenti disgrazie di si tengon lontani i cavalli zoccolo solido, che rovesciarono Ippolito. Virgilio racconterà la storia con queste e giovane e carro sul lido, dai mostri marini sgomenti. parole: En. Lib. 7. vv. 764/780

Un archeologo americano nel Lazio 59 E Stazio: che fu la residenza occasionale di Augusto e di Tiberio. Egli cita un certo Blondus, il cui racconto Jamque dies aderat, profugis cum regibus aptum tradurrò parzialmente: Fumat Aricinum Triviae nemus, et face multa “Il Cardinale Prospero Colonna proprietario delle Conscius Hippolyti splendet lacus; città di Nemi e Genzano, passate poi nelle mani di altre famiglie, sentendo della tradizione che E già era giunto il giorno in cui ad Ariccia dal bosco sacro parlava di due navi sepolte in fondo al lago, si a Trivia, fatto per gli schiavi fuggitivi che divengono fece costruire da un celebre architetto dell’epoca re, si leva il fumo delle torce e tra le numerose fiaccole un macchinario, con il quale venne riportata in risplende il lago che conosce la segreta storia d’ Ippolito; superficie una delle due. Sfortunatamente lo scafo Syto lib. 3, vv. 55/57 si ruppe a metà e affondò ma un grosso pezzo venne salvato. Si scoprì che era protetto dall’acqua Per quanto riguarda la ninfa Egeria e la misteriosa e dal fuoco sia all’interno che all’esterno, in modo fonte presso la quale dava convegno notturno a piuttosto singolare e fissate con rivetti di bronzo Numa Pompilio (Val. Max. lib. i.2), sia l’una che aveva delle lamine di piombo all’esterno. Nella l’altra hanno generato motivo di disputa tra gli medesima operazione si trovarono diversi tubi studiosi di cose antiche con particolare riguardo di piombo, marcati con il nome di Tiberio Cesare proprio al luogo degli appuntamenti. C’è una Augusto, inciso con lettere eleganti. Si ritiene fonte di Egeria appena fuori della porta che le tubazioni possano essere servite a portare a Roma: qui c’è n’è un’altra che fluisce da una l’acqua potabile alla dimora sull’isola.” caverna, dice Kircker, e fornisce l’acqua a diversi Egli cita allo stesso tempo dei grossi chiodi di mulini. Strabone cita queste fonti in quanto bronzo serviti per la costruzione generale della contribuiscono a dare l’acqua al lago (lib. v). Il lago nave e che, strano a dirsi, erano perfetti in quanto si trova al di sotto e la città di Genzano, chiamata levigati, e poco rovinati come se fossero appena in passato Cynthianum, è a destra. Non ho ma visto usciti dalla bottega del costruttore. Uno di questi la fonte di questo fiumiciattolo ma sembra che chiodi (aggiunge Kircker) l’ho visto io stesso con soave meraviglia “summa cum voluptate” nel Egeria est qui praebeta quas, Dea grata Camaenis Museo Gualdinum. Mi resta solo da aggiungere che ho potuto Egeria è, che dà l’acque; Egeria Diva cara alle Muse, che offrire ad alcuni amici appassionati di antichità al Re Numa unita. lo stesso piacere che Kircker esprime con tali Ovid., Fast. Lib.3, vv.275 forti parole, mostrando loro uno di tali chiodi ora in mio possesso. I frammenti, che sono stati Kircker ci dà le seguenti prove circa l’esistenza probabilmente provocati dalla rottura citata da di un’isola galleggiante, fissata al centro del lago, Blondus, di tanto in tanto restano impigliati nelle

60 John Izard Middleton reti dei pescatori del lago e vengono riportati in popolazione che ha sostenuto lunghe e distruttive superficie ed io devo il chiodo che posseggo alla guerre contro i Romani. Gli Osci, a cui devono generosità di un amico che lo aveva acquistato da l’origine, furono uno dei più potenti popoli della uno di questi uomini, nel corso di un’escursione Campania, i cui confini si estendevano fino a fatta qualche giorno prima. Immediatamente ne Capua. Coloro che abitarono il territorio dopo di richiesi altri ma il pescatore a cui mi rivolsi mi loro si definirono Volosci o per sincope Volsci, disse che ne aveva appena venduto una per una in quanto “vol” significa antichi in quella lingua bazzecola e che trovarne era un fatto così raro (Borgia Stor. di Vell. lib.1). Per gli Osci si veda che non poteva promettermi niente e di lui poi Strabone (lib. 5) il quale dice che questi occuparono non ho avuto più notizie. Ho disegnato il chiodo. Pompei prima degli Etruschi e dei Pelasgi. Come si può vedere il legno reca i solchi dovuti Non c’è niente di più difficile che accertare i all’azione dell’acqua, ma il chiodo è così perfetto confini precisi di questa popolazione, in quanto a testimoniare che quello che Blondus ha detto è sembra che li cambiasse molto di frequente. Credo quello che ha effettivamente visto. che i Volsci siano stati racchiusi a nord-ovest Indipendentemente dal collegamento tra il lago di dai Rutuli, a nord dai Lavicani, a nord-est dagli Albano e quello di Nemi, ipotizzato da Kircker, Ernici, la cui linea di confine passava molto vicino quest’ultimo ha ugualmente un emissario regolare, a Ferentino, loro capitale, in quanto Frosinone canalizzato dai Romani e dovrei immaginare una città situata a poche miglia da essa, cadeva costruito più o meno nella stessa epoca di quello ora nell’una ora nell’altra mano e pertanto una di Albano. È naturale supporre che, poiché essi volta veniva definita città degli Ernici e un’altra avevano avuto una prova del pericolo derivante città dei Volsci. Il fiume Liri serviva da confine dalla sua mancanza, potrebbero aver messo ad est mentre a sud-est e a sud-ovest avevano gli in pratica l’esperienza fatta nella costruzione Ausoni e il mare Mediterraneo. dell’Emissario nel lago di Albano. Ovviamente si Diverse città hanno acquisito la fama di essere tratta di un’ipotesi ma l’Emissario esiste. È molto stata la capitale dei Volsci. Non c’è giustificazione più piccolo di quello di Albano e come si può per questa condizione, tranne che supporre che osservare l’antica opera all’ingresso è nascosta da il governo dei Volsci fosse di tipo federale e che una abitazione moderna che vi è stata costruita ogni città ubbidisse soltanto alle sue leggi. Dopo sopra. L’insieme è pittorescamente incorniciato la morte di Camilla, la monarchia cambiò; ogni dagli alberi che si trovano intorno a quasi tutto il città adottò le proprie forme di governo e Velletri lago. assunse quella di una aristocrazia moderata. Non è possibile risalire alle radici della storia di Velletri e la strada per Cori Velletri o come è stata variamente chiamata dai diversi autori, Belitra, Beleters o Velitra; c’è chi Entriamo ora nel territorio dei Volsci, una dice che venne fondata dai Lacedemoni, chi da

Un archeologo americano nel Lazio 61 Beletra, madre di Dardano. Secondo altri Atlante Velletri venne presa dai romani e colonizzata e Saturno si contesero l’onore della fondazione. nell’anno 260 dalla fondazione di Roma e durante Tutto quello che è certo è che questa città è il consolato di Aulo Virginio e Tito Vetrurio. antichissima in quanto menzionata in guerra La battaglia che precedette la capitolazione fu contro i Romani, già ai tempi del regno di Anco spaventosa e portò grande onore all’esercito Marzio. romano perché l’esercito volsco era superiore per Qui, tuttavia, Dionigi e Livio danno versioni numero di soldati (Livio lib. 2,VV. 31). diverse, in quanto quest’ultimo dice che Tarquino Nel corso della storia romana Velletri ha sempre fu il primo a fare la guerra ai Volsci. una parte molto attiva nelle lunghe guerre tra Strabone ha certamente commesso un errore le due nazioni. Sembra che vennero indotti a dicendo che la maggior parte delle città degli sollevarsi incessantemente contro i Romani, Ernici e dei Volsci e quindi anche Velletri, vennero sebbene a danno della loro città, da un oracolo fondate dai Romani. che aveva predetto che un loro cittadino avrebbe regnato sul mondo (Svetonio in Aug.). Riguardo una di queste lotte, Livio (lib.6) cita un assedio famosissimo che durò per tre anni ma è singolare che non se ne conosca l’esito, possiamo pertanto giudicare che non fu favorevole ai Romani che ritirarono le loro truppe. Velletri è famosa per essere il luogo natio della famiglia di Augusto, su questo non c’è dubbio, e tra le altre prove in loco c’era una strada nella città così chiamata dalla famiglia Ottavia (Svetonio in Aug.). Tuttavia non c’è certezza che Augusto fosse nato lì ed è ancora oggetto di disputa se avesse visto la luce a Turi in Calabria, a Roma, sul Colle Palatino oppure a Velletri. Il lago Giuliano sulla strada da 10 |John Izard Middleton, Veduta di Cori, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views Velletri a Cora è molto pittoresco, of Ancient Latium mostrando l’inizio della catena di

62 John Izard Middleton montagne chiamate Lepini. fondata da Dardano, figlio di Corinto ed Elettra A destra, su questa catena c’è il paesino di Rocca (vedi Dion. Hal e Plin.). Circa trecentocinquant’anni Massimo, che io ritengo sia stato l’antica Ecetra. dopo Cora restaurò la città, che era in rovina, la C’è un passaggio di Livio che lo rende dubbio: fortificò saldamente e le dette il suo nome; da qui egli dice che “venne combattuta una battaglia tra nasce la disputa se egli possa dirsi il fondatore Ferentinum ed Ecetra”. Ciò posizionerebbe Ecetra originale, come ritenne invece Kircker. Comunque oltre Segni ma il suggerimento di Volpi sembra la città era stata chiamata in precedenza Corythus molto naturale, ovvero che il Ferentinum citato dal nome del padre di Dardano e Corillo da quello qui fosse il Locus Ferentinussul Monte Albano. In di suo figlio. questo caso il campo di battaglia era in pianura Cora era il fratello di Catillo che dette il nome al che da quanto io posso sapere di questo paese, Monte Catillo vicino Tibur, l’odierna Tivoli e fu il sembra essere una scelta plausibile. terzo figlio Tiburzio a dare il nome alla città. In ogni caso è evidente che Ecetra fosse situata sullo stesso versante della catena, da un passaggio dello Tum gemini fratresTiburtia moenia lincunt, stesso autore, dove dice che i due eserciti vennero Fratris Tiburti dictam cognomine gentem mandati nel territorio dei Volsci. A destra Sp. Catillusque acerque Coras, Argiva Juventus Furio e M. Orazio comandavano le truppe verso Anzio e la costa mentre a sinistra Q. Servilo e L. Poi due fratelli, che lascian le mura di Tivoli, Geganiole dirigevano verso Ecetra e le montagne. gente dal nome chiamata dal nome del fratello Tiburte, Dopo che Coriolano ebbe preso Satricum e Longula Catillo e l’aspro Cora, gioventù oriunda d’Argo. mandò il bottino preso al nemico ad Ecetra prima En.lib.7, vv. 670/673 di attaccare Polustia e Cora. Il lago di Giuliano prende il nome dal villaggio Se dovessimo credere a Virgilio, i re degli Albani vicino, posto probabilmente sull’antico sito di una furono i fondatori della città insieme a molti altri. fattoria che apparteneva alla famiglia Ottavia. Anchise mentre raccontava ad Enea la storia della Cora sua posterità, dice:

Da Giuliano la salita è graduale e la strada si Hi tibi Nomentum, et Gabrios, urbemque Fidenam snoda ai piedi della montagna, che si trova a Hi Collatinas imponent monti bus arces, sinistra, fino ad arrivare alla cittadina di Cori, Pometios, CastrumqueInui, Bolamque, Coramque. situata sull’antico sito che quasi mantiene l’antico nome di Cora (Strabone, lib. 5). Questi Nomento e Gabii e la città di Fidene, Mentre ci si avvicina è tutto molto pittoresco: la quest’altri sui monti le rocche t’alzeran di Collazia, città circonda per intero la collina che arrivando , e d’Inuo il Castello, e Bola e Cora. da Giuliano, appare ricoperta da case. Cora venne En. lib.6, vv. 773/775

Un archeologo americano nel Lazio 63 I re albani tuttavia, come osserva Volpi, potrebbero sullo stesso luogo, com’ è evidente dall’ antichità meritare al pari di Cora, il titolo di fondatori della delle mura che sostengono e circondano i diversi città, distrutta e ricostruita diverse volte, al punto terrazzamenti della collina. da poter essere classificata alla stregua di Veio, Si suppone che Cora sia stata colonizzata in Gabi e Nomentum. momenti diversi dagli Albani, dagli Etruschi, dai Latini e dai Romani. Per quanto riguarda i primi Necdum ultra Tyberim belli sonus; ultima praeda abbiamo la voce autorevole di Dionigi che dice Nomentum et captae jugera terna Corae. che molte città vennero colonizzate dagli Albani Heu! Veii veteres, et vos tum regna fuistis sotto Latino Silvio e annovera Cora tra queste. Ci Et vestro posita est aurea sella foro.- sono poche fonti autorevoli per affermare che essa Nunc intra muros pastori bucina lenti diventasse un possedimento degli Etruschi e Volpi Cantat, et in vestries ossibus arva metunt suppone che l’errore sia nato dalla somiglianza dei nomi Cora e Coritum, la moderna Cortona. e non ancora le armi avevano risuonato al di là del Tevere, Livio dice che fu una colonia latina, quando E la preda più lontana era Nomento e i tre iugeri della menziona Cora e Pometia alleate con gli Aurunci conquistata Cora. contro i Romani. Hai vecchia Veio! Anche tu allora fosti un regno e nel tuo C’è una distinzione da fare tra le colonie latine e foro era posta l’aurea sedia: quelle degli Albani quando vengono citate dagli Prop. lib. 4. Eleg. 10, vv.25 autori antichi. Per colonie latine si intendono le popolazioni che mandavano i rappresentanti alle e assemblee sul Monte Albano, dove si tenevano le feste dei Latini; le colonie albane erano quei popoli tunc omne Latinum che erano mandati dai re albani nei paesi che essi Fabula nomen erit: Gabios, Veiosque, Coramque sottomettevano; c’è pertanto in questo distinguo, la differenza che c’è tra l’onore e la disgrazia. Allora il nome latino diverrà un mito: le rovine polverose Infine Cora divenne una colonia romana nell’anno potranno a stento indicare la passata esistenza di Gabi, 251 dalla fondazione di Roma e sotto questo Veio e Cora, dei lari Albani, governo passò attraverso tutti i gradi della Lucano, lib. 7, vv.391/392 dominazione romana, dapprima colonia, poi municipio e infine prefettura. Di queste città solo i siti di Gabi e Nomentum sono Le colonie erano governate dalle leggi romane stati scoperti. La distruzione di Veio fu totale al ed erano immediatamente soggette alla loro punto che ancora oggi ignoriamo il punto preciso dominazione. Il decurione nelle colonie dove essa si trovasse; mentre Cora per l’amenità rispondeva al Senato di Roma. della posizione è sempre stata ricostruita e sempre Insieme ai decurioni venivano eletti ogni anno,

64 John Izard Middleton in numero proporzionale alla situazione di ogni mezzo e così il giogo non sembrava tanto pesante colonia, due, tre, o più magistrati chiamati Duoviri, sul mondo dominato. Il “Revocare gradum” da Triumviri e così via. Il potere che detenevano questo inferno di tirannia non veniva quasi corrispondeva a quello dei consoli romani. Come mai consentito: Cora tuttavia sembra che abbia a Roma c’era un Praefectus Annonae, un ispettore capovolto il sistema e probabilmente grazie ad un dei mercati, così queste avevano un Edile il cui grande sforzo fatto dai cittadini per il ripristino compito era di ispezionare i mercati, gli edifici della libertà. pubblici, le strade e altri simili dettagli di governo Cora si vanta, insieme con Sutri e i Falisci di aver della città. C’era parimenti un Quaestor, che aveva contribuito a integrare le leggi delle dodici tavole. la cura della zecca. Varie iscrizioni trovate a Il popolo e il Senato di Roma concordarono nel Cora citano i Duoviri, Triumviri, Quattuorviri e porre termine ad una disputa che durava da Augustales. tempo, mandando gli ambasciatori ad Atene Il Municipium era il livello più alto a cui le città per ricevere le famose leggi di Solone. I tre sotto la dominazione romana potevano aspirare: ambasciatori vennero ammessi al ritorno tra i la differenza tra essere un cittadino di un Decemviri, una nuova magistratura creata allo municipio o un cittadino di Roma era davvero scopo di riconciliare il Senato e il popolo e di minima. C’erano delle declinazioni di differenza mitigare l’odio di quest’ultimo per i consoli. perfino tra le municipalità. Il nome stesso denota Quando i Decemviri presentarono, l’anno la distinzione, che consiste nell’essere ammessi successivo, dieci tavole della legge invece al voto, mentre altri non avevano tale privilegio delle originali dodici, al popolo, questo rimase (Sigon. de Jur. vet. Ital. lib.2). insoddisfatto e per ricomporre la mancanza, Le città ammesse a queste alleanze venivano stabilirono di scegliere le restanti leggi da quelle chiamate Municipia, “quia munere acciepebant delle città vicine che erano famose per la loro Romani”, ovvero non erano popolazioni equità. La scelta cadde sui Corani, i Sutrini e i conquistate ma si erano volontariamente offerte Falisci. di pagare il tributo e allearsi con i Romani. Per questo Virgilio li chiamò “aequosque Erano governate dalle loro leggi e non si chiedeva Faliscos”(vv. 695). Erano un popolo del territorio loro nient’altro se non di non prestare aiuto ai dell’Etruria, la loro capitale era Falerii l’odierna nemici ma al contrario fornire ogni genere di Civita Castellana (vedi Cluv. 26). rifornimento alle milizie romane. Livio dice che Cora era un municipio ma decadde La creazione dei municipi sembra essere voluta subito da questa condizione a quella del più dai Romani come primo passo verso la riduzione infimo livello di schiavitù, ovvero praefecture. Così in schiavitù. venivano chiamate le città che avevano infranto Rientrava nella loro profonda teoria dell’arte della l’alleanza, esse venivano nuovamente soggiogate schiavizzazione l’impiego graduale di questo con la forza delle armi e successivamente private

Un archeologo americano nel Lazio 65 del beneficio di appellarsi alle loro leggi e di HERCULI SACRUM essere governate dai loro magistrati; erano invece soggette alla tirannia di un prefetto annuale Si possono ancora vedere i resti del vestibolo mandato da Roma. La disgrazia in questo caso, nel giardino della chiesa di San Pietro, costruita accadde molto probabilmente sotto il regno sull’antico sito del tempio. Si tratta di otto colonne di Claudio, in quanto Cora venne definita una di ordine dorico di cattiva proporzione che formano prefettura claudiana. un portico quadrato. Secondo le misurazioni di Gli abitanti di Cora prestarono aiuto a Scipione Raffaello, i diametri delle colonne sono: alla base nella spedizione contro Annibale, quando 3 palmi romani e mezzo e al capitello 21 palmi; le quest’ultimo discese le Alpi. colonne senza la base e il capitello, sono alte sette volte il diametro e misurano 22 palmi e mezzo. ------trahit undique lectum Raffaello pensava che poiché le colonne avevano Divitis Ausoniae juvenem, Marsosque, Coramque, la base, questa dovesse essere in ordine tuscanico Laurentumque decus, jaculatoremque Sabellum e non dorico. Il Colosseo, tuttavia, offre un caso Silius Ital. lib. 4, vv. 219/221 simile di ordine dorico con la base. Un’altra caratteristica è che le scanalature cominciano a La città di Cora era adorna di numerosi templi: circa un terzo dell’altezza della colonna mentre quello di cui restano le rovine maggiori era nel tratto dalla base in su verso le scanalature, dedicato a Ercole o come dicono altri a Diana. La queste sono semplicemente indicate da tanti lati prima attribuzione è l’opinione comune senza piatti. tuttavia essere fondata su fatti che possano Come nei templi dorici a Paestum, il materiale stabilirne la certezza. usato è il travertino grezzo, sul quale vi era dello Per accomodare la disputa, suppongo, Gruter stucco per preservare il marmo poroso dalle introduce nell’iscrizione sopra la porta la parola ingiurie del tempo. Non so dire se lo stucco sia HERCULI, che però non c’è. L’iscrizione è la antico o se si tratti di un restauro medievale, seguente: quando probabilmente la costruzione potrebbe essere stata adattata ad un altro uso. Autolini, che M. MANLIUS M.F. TURPILIUS L.F. DUOMVIRES ha scritto un saggio sul tempio, sostiene che sia DE SENATUS SENTENTIA AEDEM antico (vedasi Ordine Dorico). FACIENDAM COERAVERUNT EISEDEMQUE In ogni caso lo stucco ha lo svantaggio di produrre PROBAVERE. un effetto bruttissimo che rovina i resti antichi, dal punto di vista del pittoresco; giacché, anche il sito Un’iscrizione che si dice sia stata trovata nelle del tempio è ben esposto al sole come il Tempio di vicinanze ma che io non ho visto è una prova più Vesta a Tivoli, e invece di mostrare la bella tinta soddisfacente. Eccola: per la quale quest’ultimo è famoso, il Tempio di

66 John Izard Middleton Ercole è di un colore freddo e grigio-sporco che battesimale nella chiesa di San Pietro. gli italiani chiamano “cenerino”. Ogni viaggiatore Subito dopo per ordine di importanza vi sono i che ha visitato l’Italia sa che il colore di una rovina resti del tempio di Castore e Polluce. Sappiamo, dipende interamente dalla sua esposizione. grazie ad un’iscrizione sul frontone, che esso Ho con me un campione del travertino con cui è venne eretto con il denaro sacro e dedicato a stato costruito il tempio, avendo raccolto campioni queste divinità da M. Calvius, il figlio di Marco e simili per la maggior parte dei resti archeologici nipote di Publio. che ho visitato. Gli antichi erano soliti portare via qualcosa dai templi nei quali entravano “Bonae AEDEM CASTORI POLLUCI DEC S: FACIENDAM scevae gratia.” Così questi due piccoli pezzi di PEQ: SACR: EGER. pietra sono diventati sacri per gli studiosi di cose ------M. CALVIUS M. P. P. N. antiche. L’artista, aprendo il proprio album da disegno Le rovine consistono in due colonne corinzie ben davanti a queste rovine, deve sempre ricordare conservate e nello spazio tra le due colonne vi è che l’immortale Raffaello pensava che valesse la ora il muro di un’abitazione privata. Si pensa pena essere accurati nel disegno e prendere le che il tempio sia stato molto grande e che abbia misure esatte. Credo che i suoi disegni originali occupato una parte del sito della chiesa. facciano parte di una raccolta nello studio privato Probabilmente si estendeva di parecchio sul del Barone de Stosch. retro, in quanto in una casa vicina ci hanno fatto L’epoca nella quale il tempio venne costruito è vedere una cantina dove c’era un pavimento in ugualmente incerta: ma probabilmente avvenne mosaico molto ben conservato con un’iscrizione. all’inizio della Repubblica romana, in quanto Quest’ultima era in parte nascosta da pesanti all’epoca era in uso il tipo di caratteri che si può barilotti pieni di vino che il proprietario non volle vedere nell’iscrizione sopra la porta nelle parole, minimamente spostare; ma, considerate le prime Duomviros e Coeraverunt. due lettere, si tratta probabilmente della stessa I Duumviri o Duomviri erano ufficiali che riportata da Volpi vennero per la prima volta istituiti da Tarquinio per custodire i tre libri della Sibilla. Conosciamo C. CURTIUS C.L. PHILI l’infelice fine del primo, M. Attilius che aveva osato divulgare i segreti della Sibilla e venne avvolto Il tempio era inoltre arricchito da un superbo in una custodia di pelle e gettato in mare (Dion. portico che consisteva in sessanta colonne di Hal. lib. 4). Questi ufficiali in seguito vennero ordine tuscanico, dorico e corinzio, di cui sono aumentati fino ad arrivare ad un numero di dieci. stati trovati molti frammenti, insieme a statue Nel giardino vicino al tempio sono stati scavati mutile rinvenute in epoche diverse (Vulpius Vet. due altari, uno dei quali serve ora come fonte Lat.). Ci sono annotazioni che a Cora, durante

Un archeologo americano nel Lazio 67 uno scavo fatto moltissimo tempo fa, si trovò un quando ci disse che grazie a questi passaggi enorme cavallo di marmo ma poiché gli operai sotterranei Ponzio Pilato sfuggì ad Annibale. non avevano gli attrezzi idonei a riportare in La tradizione ci dice che il primo è stato un antico superficie un peso così grande, lo lasciarono lì, governatore della città e i resti di quello che viene accontentandosi di ricoprirlo di terra e quindi ci chiamato il suo palazzo si possono ammirare si dimenticò del punto preciso. Si tratta tuttavia di nel giardino degli Agostiniani; in realtà si tratta un racconto improbabile. di niente di più che una torre militare quadrata, Vignoli dice che questo tempio venne costruito simile a quelle che si vedono nella maggior parte da Mareus Calvius, sotto il regno di Claudio. Non delle città ciclopiche. Plinio ci dice che i Ciclopi è così, in quanto Cora si presume che sia stata, furono i primi a costruire le torri (Lib. vii cap.36). se non completamente in rovina, almeno in uno Riporto adesso alcune delle epigrafi che sono state stato di avanzato degrado all’epoca e i caratteri rinvenute a Cora e che sono singolari in quanto dell’iscrizione la collocherebbero in un periodo provano l’esistenza di diversi dei templi che ho molto più remoto. citato. Nella storia di Cora si fa menzione di diversi altri AESCULAPIO ET HYGEIAE templi. Erano dedicati a Eolo, Bacco, Fortuna, SACRUM Apollo, Esculapio e infine uno dedicato al Sole, C. OPPIUS C.F. LENAS che si trovava proprio di fronte al tempio di VI: VIR ET AUG. Castore e Polluce. HONORATUS IN TRIBU L’esistenza dei templi è provata solo dalle epigrafi C.L. PATRUM ET LIBERUM o da qualche altare scavato in parti diverse della CLIENTIUM ADSCENSUS città e probabilmente riferite ad essi; quello del PATRONIS SANCTISSIMIS Tempio del Sole sembra avere i maggiori riscontri. COMMUNICIPIBUS SUIS D.D. Ci hanno mostrato diversi scavi, alcuni dei quali QUORUM. DEDICATIONE e in modo particolare quelli al convento degli SINGULIS. DECURIONIBUS Agostiniani, si estendevano per diverse miglia XIII AUGUSTALIBUS – XII ET sottoterra. Erano stati probabilmente fatti dagli COLONIS COENAM. DEDIT antichi abitanti di Cora e l’ingresso è simile a L.D.D.D. quello delle catacombe, ma è impossibile capire se venissero usati allo stesso scopo. Una relazione Vediamo da questa iscrizione che è stata citata dice che si estendevano fino a Segni da una parte da Volpi che Caio Oppio il figlio di un altro Caio, e a Cisterna dall’altra, ma io non sono riuscito cittadino di Cora, all’epoca della dedica del tempio a trovare nessuno che vi fosse entrato e avesse ad Esculapio, diede un magnifico banchetto ai percorso almeno un pezzo e né la nostra guida, decurioni, ai tredici Augustali e a dodici coloni. il nostro “Cicerone”, fu in grado di dirci di più, Per decurione qui si intende il decurione delle

68 John Izard Middleton colonie, una carica detenuta da dieci uomini con i quali è formato e per l’irregolarità delle facce a capo del governo. Con la parola Augustale superiori dei massi, che variano più o meno dalla si intende talvolta i giochi istituiti in onore di linea perpendicolare. Non lontano dal ponte c’è Augusto da parte dei tribuni sotto Tiberio, altre una cava di marmo. Varrone rileva da qualche volte invece un particolare ordine di sacerdoti e parte che il marmo di Cora è fin troppo duro. infine gli amici più stretti di Augusto: in questo Le mura ciclopiche che esistono tuttora a Cora caso il nome Augustale è stato poi cambiato in non sono come quelle di Norba, Segni, Alatri Aureliani, Antonini ecc. secondo la successione e Ferentino, innalzate per difendere la città ma degli imperatori. semplicemente vennero costruite per sostenere Le due iscrizioni seguenti si riferiscono ai templi i fianchi di un’erta collina; dobbiamo tuttavia di Bacco e Giano escludere la torre quadrata che ho citato in LIBERO PATRU precedenza. Nondimeno esse mostrano dei SPIRA ULUBRANA bellissimi esempi dei diversi stili di quella D.S.P.P. modalità costruttiva poligonale. e La strada per Norba, vicino a Ninfa e alle paludi HAEC N…. VERA FIDES EST AB pontine ALIENIS DIIS ET IANO EORUM DIVERTANT … Ci sono due strade che vanno da Cora a Norba. Le ho percorse entrambe. Una porta alle montagne La statua di Giano venne trovata lì vicino ed ho ed è pietrosa e poco interessante, ad eccezione saputo che la statua di porfido, che solitamente si della vista che il viaggiatore ha dell’antica Norba suppone essere quella della dea Roma e che ora e dalla quale si può eccezionalmente osservare la si erge in Piazza del Campidoglio a Roma, venne posizione isolata del paese. rinvenuta proprio a Cora. La statua potrebbe Sulla collina proprio davanti all’immagine c’è essere stata una Minerva per via dell’armatura sul il sito dell’antica Norba. Le mura ciclopiche che petto. lo circondano sono molto evidenti così come la Appena lasciata Cora sulla strada per Norba si cittadella fortificata sulla sommità, che si eleva in passa su un ponte chiamato “Ponte Bello” gettato diverse piattaforme regolari. Sulla destra si può al di sopra di un fossato profondissimo. Il fosso vedere il fiume Ninfeo che sgorga ai piedi della in parte naturale e in parte artificiale continua collina di Norba e al di là di questo ci sono le intorno alle mura di Cora e contribuisce alla difesa pianure pontine e il promontorio del Circeo. della città. L’altra strada corre ai piedi della catena di La costruzione del ponte non è di tipo ciclopico ma montagne chiamate una volta Lepini. A sinistra è abbastanza simile per via degli enormi blocchi si innalzano i loro fianchi rocciosi; mentre a

Un archeologo americano nel Lazio 69 sinistra la campagna è perfettamente livellata e Il brano di Plinio è il seguente: intensamente coltivata. Questo tratto potrebbe davvero essere definito una continuazione delle “Post eum annum accepit Italia aliud miraculum. A pianure pontine, sebbene sia perfettamente Circeiis Palus Pomptina est, quem locum viginti trium asciutto e dedicato all’agricoltura. urbium fuisse Mutianus ter consul prodidit” Vedendo le rocce che si innalzano in modo così Lib. 3 cap. 9 inaspettato dalla pianura, l’immaginazione è fortemente colpita dalla certezza che una volta esse Dopo quell’anno successe un altro miracolo in Italia. erano bagnate dall’acqua dell’oceano. Tornando Dopo Circeo è la Palude Pontina, il qual luogo scrive indietro con l’immaginazione alle epoche più Muziano, tre volte console, essere stato in ventitre città. remote, si può quasi immaginare di percepire Historiarum Mundi, lib. 3, cap.9 i loro fianchi scoscesi che formano frequenti promontori o baie, mentre si riflettono nel mare L’aliud miraculum di questo brano sembrerebbe di una placida estate o resistono all’infuriare della suggerire che queste città fossero indipendenti da tempesta invernale. quelle di cui oggi rimangono i resti e che furono Sebbene ora si sia ritirato molto lontano dal limite distrutte prima dell’epoca in cui visse Plinio, che aveva in passato, il mare non ha abbandonato senza tuttavia lasciare dietro di sé la minima questa parte del suo regno, nonostante gli sforzi traccia. Se così fosse stato e fossero state distrutte dell’arte che in varie epoche gli hanno impedito di da una insolita furia della natura, altri autori rientrarne in possesso. antichi avrebbero menzionato un evento tanto Se dovessimo credere ad un brano di Plinio straordinario. c’erano ventitré fiorenti città nello spazio ora Poiché la distruzione delle città di Pompei occupato da un’insalubre porzione di palude. ed Ercolano è così ben attestata nelle fonti Sono molto incline a dubitare della veridicità di sembrerebbe difficile che ventitré città sarebbero questa affermazione, non perché l’energia dei potute sparire senza che l’evento fosse citato da Romani non fosse in grado di realizzare una tale nemmeno uno degli autori. Sospetto che l’errore meravigliosa opera, che è quasi sempre fallita sotto derivi dall’incertezza nella quale ci troviamo il debole governo dei papi ma perché lo spazio che per l’estensione di un territorio a cui gli antichi queste paludi occupavano in passato era perfino dettero il nome di Ager Pomptinus: forse si sarebbe più ridotto dell’attuale ed è quindi improbabile potuto estendere fino alla catena dei Monti Lepini che così tante città si trovassero in un territorio così o più probabilmente queste città, situate sul poco idoneo mentre i rilievi sovrastanti e perfino versante rivolto al Circeo di queste montagne (se mai la prossimità del mare fosse un argomento e che possedevano delle terre nella pianura a sfavore) le pianure più salubri dei Latini e dei sottostante, erano incluse nel nome generalizzato Rutuli erano più sparutamente popolate. di città Pomptine o Pometine; erano chiamate così

70 John Izard Middleton da Suessa Pometia, una delle capitali dei Volsci (Kircker lib. 4 cap. 1). Livio (lib.2) dice che Norba era nel territorio Pomptino eppure il sito della città di Norba è sulla montagna. Ma poiché quelle colline sono aride, gli abitanti probabilmente prendevano il cibo dalla pianura sottostante e di conseguenza avevano lì il loro territorio. ------sterilisve diu palus, aptaque remis Vicinas urbes alit

e una palude, per lungo tempo sterile e adatta alla navigazione, Alimenti le vicine città Orazio. Ars Poet. vv.65/66 11 | John Izard Middleton, Veduta della Porta Maggiore dell’antica Norba, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Le città sul versante pontino dei Lepini erano Views of Ancient Latium Ecetra, Cora, Norba, Albiola, Mugilla, Sulmo, Setia e Privernum. Ecetra era probabilmente la moderna Rocca Massima come ho rilevato in precedenza. Cora e Norba hanno quasi del tutto mantenuto l’antico nome. Albiola e Mugilla sono andate perdute e Sulmo, Setia e Privernum sono note al giorno d’oggi con i nomi di Sermoneta, Sezze e Priverno. Albiola e Mugilla erano probabilmente site tra Cora e Setia, poiché tale è il cammino della conquista che Dionigi attribuisce a Coriolano (lib. 8) passando per Setia, Albiola, Mugillae Cora. Le prime due vennero assaltate e conquistate e l’ultima capitolò. Le paludi sono state prosciugate in varie epoche sotto papi e imperatori. La prima volta fu con Appio Claudio, durante il consolato di M. Valerio Massimo e Publio Decio Mure.

Un archeologo americano nel Lazio 71 La via Appia Nerva Cocceio e Traiano ripararono la via Appia in momenti diversi. Qua Pontinas via dividit uda paludes Dopo la morte dell’Imperatore, le epoche più dove l’umida via attraversa le paludi Pontine, memorabili nelle quale le paludi sono state Lucan. lib. 3, vv.85 prosciugate, sono state sotto Teodorico, re dei Goti (vedi Cassiodoro Epist. Lib. 2 ep. 52) e sotto prende il nome da lui che la costruì per primo Bonifacio VIII e Sisto V. nell’anno 442 dalla fondazione di Roma mentre Nella pianura e immediatamente ai piedi della era censore con C. Plauzio (Livio lib. 9) rupe sulla quale è stata costruita Norba, si trova Le paludi vennero prosciugate una seconda volta il villaggio in rovina di Ninfa. Prende il nome da da M. Cornelio Cetego quando era console con un lago vicino, citato da Plinio. Sempre Plinio dice L. Anicio Gallo, nell’anno 592 dalla fondazione che nelle vicinanze si poteva trovare una pietra di Roma (Livio Epist. Lib.46). La terza volta ci da cui la pioggia può far sprigionare il fuoco: provò Giulio Cesare che ugualmente pensava di (Lib. 2 cap. 107) in un paese vulcanico si possono assicurare la via Appia con un argine (vedi Svet. raccontare ogni genere di racconti sul fuoco ma In Jul. Caes.). tutta la catena di colline è calcarea. Quel lago Augusto realizzò quello che Cesare pensò di fare e famoso è ora semplicemente un piccolo bacino poiché i poeti della sua epoca erano anche storici, coperto da erbacce ma consente ancora alle sue troviamo il fatto citato da Orazio nella sua Arte acque di scorrere in un fiumicello con lo stesso della Poesia: nome che si snoda tortuoso attraverso le paludi pontine. Il precedente tempio delle Ninfe è ora un Debemur morti nos, nostraque; sive receptus monastero in rovina e le divinità del luogo sono terra Neptunus, classes Aquilonibus arcet, le donne dalla carnagione bruna della moderna Regis opus: sterilisve diu palus, aptaque remis, Norba che vanno al lago due volte al giorno per Vicinas urbes alit et grave sentit aratrum, lavare e poi risalgono affaticate lungo l’erta collina sotto il peso di un secchio pieno d’acqua: questa La morte è il nostro destino, per noi, è la loro unica risorsa in quanto non è possibile e per i nostri prodotti. Una baia procurarsi l’acqua in un posto più vicino. dove il mare rientrando nella terra Si ritiene che il tempio fosse in origine fondato ripari dagli aquiloni le navi, dagli Arcadi e dai Pelasgi quando arrivarono creata da un sovrano; o una palude, per la prima volta in Italia, perché l’adorazione già infeconda e accessibile con i remi, delle Ninfe era tipica dei Greci; ma non è una che ora alimenta le città vicine prova sufficiente, in quanto sappiamo che i Latini e subisce l’affondo dell’aratro; avevano adottato lo stesso culto. Era consuetudine Orazio, Arte Poetica, vv.63/66 degli antichi lavarsi in un corso d’acqua corrente.

72 John Izard Middleton Poiché era necessario fare frequenti abluzioni, gli Il luogo in sé ha un aspetto molto malinconico e Egizi costruirono dei templi sulle rive del Nilo. ci dicono che venne abbandonato a causa della Gli Indiani hanno la stessa usanza e tengono le cattiva aria che domina la pianura in estate. Noi acque del Gange in particolare venerazione. non abbiamo avuto il tempo di entrare in questo Tuttavia non c’è occasione di risalire così indietro villaggio deserto ma grazie alla luce degli ultimi per questo tipo di culto; c’erano vari esempi di raggi del sole al tramonto ho potuto fare il disegno Ninfei sulle sponde del lago e sulle rive dei fiumi. qui riportato. Ne ho riportato uno che si trova sul lago Albano. Norba era un’antica città del Lazio, situata su Chiunque fossero i fondatori iniziali di questo una rupe che si innalza improvvisamente dalle tempio, è evidente che esso era sacro alle Ninfe pianure pontine e le rovine, che consistono in mura e alle Driadi come si può vedere dall’iscrizione di struttura ciclopica molto ben conservate, sono citata da Volpi: situate a circa un miglio dal villaggio moderno di Norma. NYMPHIS DRYAD La fondazione mitologica di Norba è attribuita ad SAC ------Ercole al ritorno dalla Spagna; l’edificazione della ------città è annoverata tra le azioni più importanti e M: ______VATIC utili che egli fece durante il soggiorno in Italia. ------Gli abitanti di Norba erano sempre molto ansiosi V. S. L. M. che questa rivendicazione venisse accettata da tutti; al punto che apprendiamo che Caio Norbano Volpi allo stesso modo ne fornisce un’altra, che Basso quando era console con L. Scipione Asiatico, prova che le acque del lago erano sacre: fece coniare le monete con Ercole trionfante sui nemici. NYMPHIS LOCI. Questo semi-dio era certamente adorato a Norba, BIBE. LAVA. TACE. come provano la scoperta di due statuette con i suoi attributi e allo stesso tempo, la seguente Niente può essere più laconico o bello di questa iscrizione: iscrizione: fa immaginare una scena. Che il silenzio fosse sempre prescritto è evidente dall’altra HERCULI VICTOR iscrizione. Qui ce n’è una della medesima natura: vedi Vulpius Vet. Lat.

Huius Nympha loci sacri custodia fontis Dormio; dum blandae sentio murmura quae. Parce meum, quisquis tangis cava marmora, somnum Rumpere; sive bibus, sive lavere, tace. Quasi tutti gli autori antichi tuttavia negano che

Un archeologo americano nel Lazio 73 la città di Norba sia tanto antica. Solino Pomponio Brindisini, i Fregellini, i Lucerini, i Venusini, Mela e l’autore “de Origine Gent. Rom.” dice gli Adriani, i Firmani e i Riminesi; dall’altro che gli abitanti di Norba erano una colonia degli lato i Ponziani, i Pestani e i Cosani e verso il Albani (Vulpius Vet. Lat.). D’altro canto Plinio li Mediterraneo i Beneventani, gli Isernini, gli menziona come un’antichissima popolazione del Spoletani, i Piacentini e i Cremonesi. L’impero Lazio (Lib. 3 cap.5). Romano esisteva grazie ai sussidi garantiti dalle Livio parla di loro come di una colonia albana colonie e i ringraziamenti venivano espressi dal che mandava i propri rappresentanti alle feste Senato e dal popolo. (Liv. lib.27 c. 10) latine mentre Dionigi e Floro si uniscono a questa Quando i Romani accettarono gli ostaggi dei tesi e sostengono che si incontrarono al consiglio cartaginesi, li dettero in custodia ai Norbani e ai generale che si teneva presso Locus Ferentinus Prenestini; ma come è stato dichiarato, trovandosi per deliberare sul modo migliore per ristabilire i male a Norba, furono spostati a Segni e a Ferentino. Tarquini sul trono. Nell’anno 262 dalla fondazione Norba venne distrutta durante le guerre civili tra di Roma e durante il consolato di Tito Geganio e Mario e Silla. Poiché si erano dichiarati in favore P.Minuzio, Norba venne colonizzata dai Romani del primo, essi resistettero al conquistatore con (Dion. lib.7 and Liv. lib 2). In questa condizione la consueta fermezza e valore militare (Floro lib.3 furono fedeli ai loro alleati e c’è un tratto onorevole c. 21). Quando l’esercito di Silla riuscì ad entrare nella loro storia. Immediatamente dopo la battaglia con il tradimento all’interno delle mura, piuttosto di Canne e in un momento in cui Roma era nel che cadere per mano del nemico o arrendersi, si pericolo più imminente, i cittadini, per soddisfare uccisero l’un l’altro o appiccando fuoco alle case la necessità, chiesero uomini e denaro alle colonie; si seppellirono sotto le rovine fumanti evitando, dodici colonie rifiutarono di consentire gli aiuti con una morte gloriosa, l’onta della sconfitta richiesti mentre Norba e tutte le altre colonie li (VulpiusVet. Lat. e Appian. Bell. Civil.). garantirono e risposero con estrema fermezza La probabilità è che Norba non si riprese più da e fedeltà, per questo essi ricevettero in seguito i questo tremendo colpo e penso che Volpi molto ringraziamenti del Senato.” appropriatamente rifiuti l’ipotesi di Ligorio che suppone da due epigrafi che la città fosse fiorente Ne nunc quidem post tot secula sileantur, fraudenturve ai tempi di Nerone. laude sua, Volpi dice che le immense sostruzioni che ancora esistono a Norba, potevano essere il luogo dove dice Livio gli abitanti nascondevano le loro ricchezze al tempo della distruzione della città, così che non Affinché i loro nomi non vengano dimenticati nei secoli cadessero nelle mani di Emilio Lepido, il generale ed essi vengano privati della propria parte di gloria; dell’esercito conquistatore. È curioso che nei queste colonie erano i Segnini, i Norbani, i dintorni venisse tramandata questa tradizione

74 John Izard Middleton orale e la nostra guida ci ha detto che a Norba c’era i coraggiosi soldati norbani probabilmente una grotta dove erano sepolti tesori immensi, mettevano le loro sentinelle la notte. Forse fu custoditi da una creatura maligna che puniva attraverso quest’ingresso che Emilio Lepido e il chiunque provasse ad entrare per semplice suo esercito avvolti nel buio della notte, seguirono curiosità o per impadronirsi dell’oro. Il tempo il traditore che fece loro da guida. Entrarono nella stabilito per la visita di Norba non ci consentì di città, sopraffecero i cittadini che non sospettavano visitare la tremenda grotta che probabilmente nulla, combatterono e li conquistarono; ma il deve essere molto simile a quella di Cori. nemico sconfitto seguì quello che l’onore e il I Norbani sono stati forse fortunati come la valore militare imponevano; il norbano rivolse maggior parte delle popolazioni circostanti del la propria spada contro il fratello e poi contro il Lazio, cinquantatrè delle quali Plinio dice che proprio petto. L’ignominia della sconfitta venne morirono senza che sia rimasta una traccia, evitata e l’intera popolazione si sacrificò per importante della loro esistenza. Se la storia è parca salvare l’onore. di fatti relativi all’esistenza dei Norbani come Molti membri della stirpe dei norbani si sono popolazione, il loro valore e la loro onorevole distinti nella storia di Roma, come questori, fedeltà sono stati registrati dagli storici così tribuni, pretori e consoli. Su alcune loro monete c’è come le loro disgrazie. Gli Appennini imponenti l’immagine di Venere, per questo Volpi ipotizza che si innalzano immediatamente dietro la città che la dea fosse adorata a Norba. mostrano l’emblema della loro storia: le cime Si sale alla rocca dell’antica Norba tramite regolari elevate sono ricoperte da nuvole, ma le basi piattaforme, sostenute da mura, formate da grandi rocciose e scoscese sono tremendamente belle. blocchi. Lontano c’è il promontorio del Circeo ora La densa foschia dell’antichità avvolge l’origine chiamato Monte Circello, sulla catena montuosa di Norba nell’oscurità ma quelle parti della storia si trova la Norba moderna e qualche miglio più in viste con l’immaginazione infondono rispetto e là c’è Sermoneta. ammirazione. In generale le mura di Norba sono molto ben Avvicinandosi alla montagna isolata su cui si conservate e sono un bell’esempio di opera trova la città, ammirando le mura massicce, i ciclopica, di una costruzione, a quanto pare, bastioni giganteschi non si può fare a meno di meno antica di quelle di Alatri e di Segni; poiché esclamare, “come si potrebbe mai espugnare queste si avvicinavano già ad una distribuzione una città fortificata in questo modo e difesa da orizzontale delle masse. Talvolta, tuttavia, c’è un una tale popolazione?” la risposta la sappiamo alto grado di irregolarità come si può vedere nel da Appiano: solo grazie al tradimento è stato muro a sinistra della quattordicesima veduta. possibile. Ecco un’enorme porta formata da blocchi poligonali. A destra c’è una torre conica dove Segni

Un archeologo americano nel Lazio 75 magia. Si vedeva ogni genere di coltivazioni; un C’è una strada attraverso le montagne che va lungo viale di querce portava al Convento di San da Cora a Segni ma non l’abbiamo percorsa. Ho Marco dove alloggiammo durante il soggiorno a visitato Segni in una stagione diversa, nel corso di Segni. A destra c’era un piccolo lago, nel quale un giro che ho fatto nella terra degli Ernici e sono si riflettevano una cappella bianca e una foresta salito sulla catena dei Lepini dal versante opposto. che si innalzava lì vicino; a sinistra si vedeva una Lasciando la grande strada che è ancora la stessa parte della moderna città di Segni sul profilo di come la vecchia Via Latina, abbiamo capito che una collina isolata; e attraverso l’apertura formata Segni era solo a cinque miglia dal punto in cui tra questa e la collina vicina si scoprivano le ricche abbiamo girato per un incrocio ai piedi della collina pianure degli Ernici. di Anagni, salvo scoprire che percorrendola quasi La moderna città di Segni si trova chiusa si raddoppia la distanza. all’interno di mura antiche ma non occupa che La collina sulla quale si trova Segni è molto ripida la metà dello spazio dell’antica città. Come al e noi salimmo per quasi due ore quei versanti solito, nei luoghi dove si trovano i resti ciclopici, brulli. In genere i siti di tutte le città nelle quali il sito non potrebbe essere meglio adattato per la si trovano i resti archeologici sono su colline difesa; mentre ad eccezione della porta attraverso molto ripide e alte. I Ciclopi abitavano sempre le cui si entra nella moderna Segni, le altre entrate posizioni collocate in alto. vennero poste immediatamente sul margine dei versanti ripidi della collina. Οι Κύκλωπες κατοικούσαν πάντα στις θέσεις που Come la maggior parte delle città del Lazio, i τοποθετούνται στην κορυφή documenti sulla storia di Segni sono davvero scarsi e invero la faccenda è più sfortunata del Avevamo lasciato nella pianura una genìa di solito in quanto le evidenze in situ consentite dalla uomini i cui corpi sembravano degradare alla remota antichità dei resti sono in contraddizione classe più bassa della forma umana; qui al con quanto tramandato relativamente alla sua contrario eravamo sopraffatti da un folto gruppo fondazione. di uomini e donne che tornavano dalla loro fatica Le mura ciclopiche tuttora esistenti a Segni sono quotidiana nella pianura, la maggior parte dei antichissime. Da tutto quello che ho potuto quali erano autentici rappresentanti della bellezza apprendere, la Grecia non può vantare una città italiana. ciclopica nella quale ci siano rovine più singolari Dopo aver percorso per due ore i tornanti di di queste e posso affermare che nessuna città questa montagna rocciosa, improvvisamente nel territorio degli Ernici e dei Volsci rechi tali svoltammo ad un angolo della strada che evidenti tracce di antichità come Segni. conduceva immediatamente alla porta della Le porte, delle quali parlerò molto più moderna Segni e la scena cambiò come per diffusamente, offrono due esempi di stile

76 John Izard Middleton ciclopico; quello raro e quello unico. Del primo colonizzate in momenti diversi dai Romani. stile ciclopico che è formato da rozzi ammassi Se Tarquinio fu l’originale fondatore di Segni, la di pietre, messe le une sulle altre per formare un città mal ripagò il suo obbligo; poiché nella sua muro, non ho visto da nessun’altra parte tali resti fuga da Roma, egli dapprima immaginò di poter se non una porzione di muro a Cora e un altro a trovare rifugio nelle colonie latine ma sentendole Palestrina: tutte queste sono prove che pongono ferme nella causa dei Romani, si ritirò a Tuscania. Segni senza alcun dubbio tra le città chiamate Qualche tempo dopo Segni subì un vigoroso Saturniae e costruite dai primi colonizzatori assedio da parte dell’esercito di Tarquinio Sestio dell’Italia. che cercò di affamare la guarnigione ma venne in D’altro canto abbiamo fonti autorevoli come ciò impedito dai soccorsi mandati da Roma e alla Dionigi e Livio per provare che Segni sia stata fine tolse l’assedio (Dion. Hal. lib. 5). una colonia romana, fondata negli ultimi anni del regno di Tarquinio e chiamata Signia per il fatto di essere un semplice accampamento per la stagione invernale ma poiché il sito venne reputato favorevole, divenne nel corso del tempo, una città che mantenne il nome di Signia o Signium. (Dion. Lib. 5 e Livio lib.1) Questi storici si sbagliavano o cadrà tutta la nostra teoria relativa a queste mura ma non possiamo credere ai primi, poiché è altamente improbabile che i Romani avessero adottato una modalità di fortificazione nelle loro città coloniali così diversa, o meglio di gran lunga superiore ad ogni altra che si può vedere nelle loro capitali e penso di aver dimostrato nella prima parte di questo libro la sua impossibilità, perché è l’evidenza a consentirci di dire che questa modalità costruttiva cessò all’epoca della guerra di Troia. Questa apparente contraddizione può essere spiegata solo con un’accezione impropria della parola “azione colonizzatrice” che assolutamente non significa la fondazione di una città; poiché 12 | John Izard Middleton, Porta ciclopica a Segni, incisione sappiamo che Norba e Cora la cui antichità colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and non è mai stata messa in discussione, vennero Picturesque Views of Ancient Latium

Un archeologo americano nel Lazio 77 Segni venne colonizzata una seconda volta la cui forma sembra quasi il risultato del caso. È durante il consolato di Appio Claudio e Publio alta circa dieci piedi ed è larga otto ed è composta Servilio, nell’anno 259 dalla fondazione di Roma da cinque enormi blocchi; due rivolti verso l’alto (Livio lib. 2 c. 21). e due che si inclinano per formare un angolo di L’attaccamento alla causa romana che gli abitanti quaranta gradi mentre il quinto forma l’architrave di Segni manifestarono dopo l’espulsione di che sembra essere stato maldestramente gettato Tarquinio, venne poi ugualmente provato e in nel mezzo. Ho sentito da una fonte autorevole particolare accadde nella stessa occasione nella che le porte più antiche in Grecia sono di forma quale Norba guadagnò così tanto credito. La città piramidale. evoca l’ammirazione di Livio insieme tutte le altre La tavola A fig. 1, rappresenta l’elevazione che offrirono i sussidi a Roma dopo la battaglia di geometrica di questa porta ridotta a scala Canne. con misure di piedi inglesi. La tavola A fig. 2, Silio Italico dice che Segni mandò delle truppe rappresenta la sezione di un lato della medesima contro Annibale e diverse iscrizioni pubblicate da porta e la fig 3 nella tavola A, mostra il modo in Volpi dimostrano che essa fu un municipio. cui l’architrave risulta composto da tre blocchi per La Segni moderna è costituita da un mucchio di coprire l’intero spessore del muro. casupole che occupano l’estremità meridionale La porta successiva è più piccola ed è rappresentata della piccola pianura sulla sommità della collina nella figura 4 della tavola A. Si osserverà che c’è la isolata, che una volta era interamente occupata stessa irregolarità negli angoli formati dalle pietre dalla città antica. superiori con i montanti. I resti della città antica consistono in mura molto La terza è una porta senza architrave ed ha un ben conservate, costituite da enormi pietre bell’effetto verticale, in quanto è situato sul poligonali piatte che si estendono in modo da margine di un declivio e, quando l’ho disegnato, formare uno spazio recintato di oltre due miglia i grandi massi di pietra bianca si stagliavano in di circonferenza. Abbiamo trovato otto porte modo pittoresco dalla pianura sottostante, che era antiche, delle quali quattro hanno un architrave oscurata da una tempesta incombente. perfetto. Abbiamo scavato fino alla base originale Oltre questa c’è un’altra porta senza architrave di queste quattro e scoperto che la terra ha in che tuttavia non offre niente di particolare. genere ricoperto da due a quattro piedi. Lo spazio Siamo ora arrivati ad una piccola porta a punta blu nelle figure 1,2,4 e 6 della tavola “A” denota la che è forse unica nella sua costruzione. È posta in profondità dei nostri scavi un muro che serve a sostenere la terra ed è difficile La prima e la più grande delle porte comunemente determinare se essa sia stata accumulata in tempi chiamata Porta Saracena è situata nel lato nord-est recenti o se fosse invece il livello originale della della città ed è rivolta verso la catena dei Lepini. città antica. Niente è più magnificente di questa antica porta Se fosse così, il che non è improbabile, gli abitanti

78 John Izard Middleton scendevano tramite una scalinata fino a questa angolo talmente acuto che l’ingresso della porta apertura, come nella acropoli di Alatri. La punta era di conseguenza formato lateralmente (vedi in alto è formata da una parte da una pietra Pianta Fig, 7 tavola A). che forma un angolo ottuso con il montante e Ci sono altre due porte, una accessibile dall’altra da una curva regolarmente formata lateralmente ma senza l’angolo così acuto e l’altra come nell’arco a sesto acuto gotico. L’ingresso a serve come entrata alla città nuova. questa porta come in molte altre situazioni non è di Il sito racchiuso all’interno di queste mura non offre fronte ma di lato cosicché delle pietre che formano il benché minimo resto della città antica e non ho gli angoli, una ha un angolo acuto e un’altra lo sentito che ci fossero altri resti ciclopici all’interno ha ottuso. Ciò si osserverà nella prospettiva della della città moderna, come invece ad Alatri. Lì si veduta che senza evidenziare questa caratteristica sono costruite molte case sulle fondamenta ad sarebbe falsa. Subito a destra della porta, il muro opera ciclopica, i cui enormi blocchi sono strati della città svolta improvvisamente senza motivo. semplicemente ricoperti da un sottile strato di L’ angolo è così vicino alla porta che le pietre che intonaco o di mattoni. Dobbiamo escludere qui contribuiscono a formarne un lato sono tagliate in ugualmente le fondamenta della chiesa di San modo da coincidere con la continuazione a sinistra, Pietro. Sono composte da uno o due livelli di opera come si potrà osservare sia nella pittoresca veduta ciclopica che tuttavia non si innalzano molto, così che nella elevazione geometrica di questa porta che risulta impossibile dire a che cosa servissero; (vedi tavola A fig. 5). ma la chiesa è attualmente formata da un tetto e Tale apparente capriccio nella costruzione delle un campanile semplicemente aggiunti alla cella di porte e delle mura, è così generale da formare quasi un tratto caratteristico dei resti ciclopici. C’è una singolare mescolanza di evidente ignoranza delle più comuni regole di architettura, insieme ad un bel lavoro e una meravigliosa conoscenza dei mezzi per ottenere forza e solidità, la miglior prova delle quali è lo stato di conservazione nelle quali queste opere stupende sono arrivate fino a noi. Un esempio più particolare forse di questo apparente capriccio si trova nella porta successiva che è molto più larga (vedi tavola A fig.6). Qui il muro sembra essere stato adattato per costruirvi la 13 | John Izard Middleton, Portella a Segni, incisione colorata ad porta, in quanto viene in avanti con un sufficiente acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, aDescription of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views spazio per contenerlo e poi si fa indietro con un of Ancient Latium

Un archeologo americano nel Lazio 79 un antico tempio di costruzione romana. il loro scopo. Questo monumento che reca insieme i due Vicino alla chiesa c’è uno scavo circolare che stili, serve come argomento per sostenere serviva a queste situazioni elevate dove c’erano l’impossibilità che entrambi gli stili fossero poche fonti d’acqua, per raccogliere l’acqua adottati da un’unica popolazione ed è una prova piovana. Sembra che da lì partissero delle convincente che i Romani, quando colonizzarono tubazioni collegate a varie parti della città. Le Signia semplicemente adattarono ai loro scopi, gli cisterne erano probabilmente ricoperte con il edifici che trovarono già eretti e probabilmente famoso cemento che era chiamato Opus Signinum vennero indotti a colonizzare il luogo perché citato da Plinio e Vitruvio. trovarono i muri già innalzati e tutto quello che “Che cosa non ha inventato l’arte!” dice Plinio costituiva una città. (Hist. Nat. Lib. 15 cap. 12) nel parlare del coccio Osservavo vicino a questa chiesa come in altri pesto composto di tegole rotte, mischiate a malta. luoghi a Segni dove l’opera ciclopica era stata già Vitruvio (cap.ult. de arch.) fornisce la dettagliata in parte demolita, una peculiarità che potrebbe procedura e i materiali per fabbricarlo. gettare della luce sulla modalità di costruzione Segni era ugualmente famoso per il vino che è di queste antichissime popolazioni quando menzionato da diversi autori ed alcuni lo citano volevano ottenere ulteriore forza o solidità. Sulla come medicinale. Non posso dire fino a che punto superficie interna delle pietre, lasciata scoperta il vino di Segni possa aver conservato quest’ultima dalla demolizione della parte superiore del muro, qualità ma attualmente è di qualità inferiore. ci sono dei buchi oblunghi nei blocchi: alcuni Plinio (Hist. Nat. Lib. 14 cap. 5) e Cor. Celso sono lunghi otto o dieci pollici, larghi un pollice e (lib. 4, cap.5) lo citano come vino con proprietà profondi dai due ai tre pollici. Immaginando che medicamentose. Allo stesso modo Marziale la pietra superiore che si adattava perfettamente a quella inferiore fosse ugualmente cava si poteva Potabis liquidum Signina morantia ventrem: introdurre un pezzo di legno o di ferro, lungo Ne nimium sistant, sit tibi parca sitis. circa dieci pollici e largo quattro o sei; questo saldamente incassato nel muro, impediva che Berrai vino di Segni, che tiene a freno l’intestino un qualunque danno apportato dall’esterno rilassato? permettesse la rimozione delle pietre. Ogni Perché non lo tenga fermo troppo a lungo, sia la tua sete studioso di cose antiche sa che talvolta un metodo moderata. simile veniva usato per impedire che i differenti Epig. 116. lib. 13 filari di pietre in una colonna venissero rimossi da quelli perpendicolari; e allo stesso scopo erano e Ateneo dice che il vino di Segni non si può bere i buchi che si possono osservare all’esterno del prima che sia invecchiato almeno sei anni. Colosseo che hanno dato adito a tante ipotesi circa Abbiamo copiato un numero di iscrizioni trovate

80 John Izard Middleton in giro nelle varie parti della città; in abitazioni mostrano il modo di procedere nella costruzione private o poste come insegne agli angoli delle dei monumenti antichi, siano molto interessanti. strade: alcune sono state probabilmente già I dettagli qui recano la caratteristica come nella pubblicate in precedenza ma in modo sparso in bottega dell’artigiano ed è raro che la persona pubblicazioni ponderose. Pertanto le raggrupperò, interessata alle cose antiche abbia il piacere di perché utili a gettare luce sulla storia di Segni. imbattervisi, tranne forse che a Pompei. A sinistra dell’ingresso principale di accesso Una peculiarità più importante in questa iscrizione alla città moderna, su una pietra utilizzata per è tuttavia il fatto che essa ci dice che Signia era un costruire il muro, c’è la seguente iscrizione: municipio. I Quattuorviri erano tipici dei municipi come i Decurioni lo erano delle colonie. M. MEMMIUS. M.F. I Crypta dati da questi Quattuorviri al municipio di PR _ _ _ _ _ Signia erano un luogo dove si seppellivano i morti SIGNA BASEIS o meglio vi si depositavano le ceneri. Le grotte DE SUA PECUNIA sotterranee prendevano il nome di Columbaria, per via delle nicchie che vi si ricavavano, simili L’iscrizione è molto antica, come si può giudicare alle aperture dove si riparano i piccioni ed erano dall’ellenismo della El e dalla circostanza di essere destinate ad accogliere le urne cinerarie. incisa su una pietra piuttosto grezza. Sopra vi è I Viridia erano luoghi di sepoltura in superficie una decorazione di triglifi dorici. e non erano altro che una particolare porzione di terreno destinata allo scopo, racchiusa da un C- VOLUMNIUS. C. F. FLACCUS muro. IIII VIR. I.D. Questi doni erano molto comuni come si vede Q. VOLUMNIUS. Q.F. MARSUS in altre iscrizioni. Una di queste includeva il CRYPTAM ET LOCUM UBI CRITA EST AREAM Colombarium e l’intera area sulla quale erano UBI VIRIFIA SUNT MUNICIPIO SIGNINO DE situati i Viridia. SUA PEQ. DEDER. Nella sala della stessa abitazione è presente la seguente iscrizione: L’iscrizione è nella sala di un’abitazione privata a Segni ed è notevole per la bellezza dell’incisione. DIVO HADRIANO È su una pregevole lastra di marmo e l’artista ha MAXIMAE MEMORIAE lasciato, sopra e sotto le lettere, le linee che gli sono PRINCIPI servite per regolarne la dimensione: così come le SENATUS POPULUSQ. SIGNINUS linee perpendicolari all’inizio dell’iscrizione, con QUOD OPERA REIPUBLICAE cui ha iniziato ad allinearle. PROFUSA Penso sempre che questi piccoli dettagli che ci LIBERALITATE

Un archeologo americano nel Lazio 81 DATA PECUNIA T… stato eseguito, quasi si direbbe che lui stesso sia IUSSERIT stato l’esecutore materiale dell’epigrafe. Nella grande piazza davanti alla cattedrale di È probabile che lo scopo di questa iscrizione Segni, c’è la seguente iscrizione: fosse quello di perpetuare la gratitudine degli abitanti di Segni per la remissione di qualche VOLUMINA. Q.L. grande debito e coincide perfettamente con un HALENE fatto storico – quello secondo cui Adriano aveva PUPIANA garantito ai Romani la remissione di un ingente H. M. H. N. S. debito e le persone di Segni potrebbero aver eretto l’epigrafe in ringraziamento per aver ricevuto una Sopra di essa e nello stesso blocco c’è l’alto parte del debito. rilievo di un busto femminile. L’iscrizione dice D. M. “Volumina Quinti Liberta, Halenepapiana. Hoc COS _ _ _ _ _ MARCELLA monumentum haeredem nec Sequitur”. Il significato _ _ _ _ NA. QUAE VIXIT ANNI di quest’ultima frase, espresso solo dalle lettere XXIL. M. III. D. X. VERULANUS iniziali, è senza dubbio che il monumento non SEVER _ _ _ _ _ AN _ _ _ S CONIUGI venne trasmesso agli eredi della famiglia che INCOMPARABILI FECIT lo aveva fatto edificare. C’erano sepolcri che venivano ereditati e c’erano sepolcri che non lo È molto difficile decifrare l’iscrizione. Così che erano. Sembra che Volumnia, dopo aver ricevuto l’età della deceduta che si può leggere dovrebbe la libertà, avesse preso anche il nome del suo essere forse XII, come troviamo in un manoscritto precedente padrone. che tratta di queste iscrizioni a Segni. Questa Le abbreviazioni alla fine dell’iscrizione sono differenza ne diminuisce l’interesse. Io ho letto molto comuni. Eccone una di un altro tipo trovata XXII ma d’altro canto non mancano le prove che nelle vicinanze di Roma: le ragazze romane si sposassero già ad un’età così giovane e in qualcuna di queste iscrizioni date da CRESCENTI Grutero ci sono esempi di giovanissime spose di ONI _____ INN _ _ _ _ _ O _ _ _ _ undici anni e perfino di dieci. V. A. IIII. M. L’iscrizione, tuttavia, non sarebbe meno VIII DIES XX. PPPP. emozionante anche se la donna compianta avesse avuto ventidue anni, quando la consuetudine Viene riportata ne “Voyage des catacombes” e aveva reso caro il legame matrimoniale. L’epiteto l’autore la spiega in questo modo “Crescention, di “incomparabile” mostra il calore dell’amore del ancora innocente, visse quattro anni, otto mesi marito e dalla rozza maniera nella quale tutto è e venti giorni”. Le quattro lettere alla fine

82 John Izard Middleton sono abbreviazioni per “Pii parentes plangentes posuerunt”. L. VOLUMNIUS - - - - THEOPHILUS SEX - - - - Sul muro della cattedrale c’è la seguente: VOLUMNIA. L. L. ARBUSC. - - - - L. VOLUMNIUS .L. L. M. AURELIO ANTONINO CAES. IMP. CAES. ABDA SEX. VIR L. SEPTIMI SEVERI. PERTINACIS. AUG. PII SIBI ET PATRONO ET CONLIB - - ARACICI ADIABENICI P.P. FILIO S.P.Q.S. L’iscrizione venne eretta da due uomini che erano stati liberati dal loro ex-padrone e dai loro L’ iscrizione probabilmente apparteneva ad compagni di schiavitù ed è un altro esempio un monumento eretto in onore dell’imperatore dell’usanza degli ex-schiavi di prendere il nome Antonino, noto con il nome di Caracalla. L’epoca del padrone. Alcuni suppongono che “Sex Viri” potrebbe essere fissata intorno al 196 A.D. in quanto fosse una carica civile soggetta ai Decurioni; per in quell’anno egli ricevette da suo padre il titolo di altri una carica religiosa; si trattava anche di un Cesare mentre nel 197 quello di Imperatore. I titoli grado nella cavalleria romana. di “Arabicus” e “Adiabenicus” conferiti a Settimio Severo si riferiscono alle vittorie dell’imperatore Gli Ernici e la loro capitale Ferentino su queste due popolazioni che annesse all’Impero Romano. Adiabena è citata da Strabone (Libro 11) Sebbene Segni si trovi proprio al confine del e sta sul confine dell’Armenia tra il Mar Caspio e territorio degli Ernici, si tratta tuttavia di una quello Euxino. città dei Volsci. Gli Ernici abitavano quel tratto di territorio delimitato da una parte dalla catena dei P. HORDONIUS PE ----- Lepini e dall’altra dalle montagne che li separano GALLUS HERCOLEI dagli Equi e dai Sanniti. A sud-est essi avevano il M. CAECILIUS M. F. RUFUS confine naturale del fiume Liri (ora Garigliano) e C. CLAUDIUS C.F. PRISCUS verso Roma erano separati dalla popolazione più IIII VIR. ID. S.C. AUGURES vicina sul quel lato (che supponiamo si trattasse AEDEM REFICIENDAM SIGNUM dei Lavicani) dal fiume Sacco o come pensano TRANSFERENDUM BASIM alcuni da un confine vero e proprio che correva PONENDAM CURAVE P.P. lungo la località chiamata Castellaccio o Pimpinara, ad un miglio o due più vicine ad Anagni che al L’iscrizione getta luce sulla prima che ho riportato fiume e sulla Via Latina. Gli Ernici derivavano il e che probabilmente si riferiva allo stesso Signum loro nome dalla parola Herna, che, nella lingua dei o al monumento. Marsi, significa roccia o come altri suppongono

Un archeologo americano nel Lazio 83 da un capo dei Pelasgi chiamato Hernicus (vedi Ferentino, l’antica Ferentinum e Alatri, che fu Kircker, lib. 3, c.3). La valle inclusa nel loro Aletrium. Tuttavia nel primo di questi luoghi dominio, è una delle più belle che si possa mai non vi sono resti ciclopici. Anagni è famosa per concepire; è protetta da una parte da montagne il numero di miracoli testimoniati. Livio non cita elevate e al suo centro scorre il fiume Sacco che quasi mai questa città senza accostarla a qualche contribuisce a rendere fertile tutta la campagna meraviglioso evento. (Livio lib. 27, 29, 43 e 45). circostante. Le colline sono coperte da alberi A Ferentino, situata su un piccolo rilievo, a circa di ulivo e le zone pianeggianti sono coltivate a cinque miglia da Anagni e dodici da Segni, frumento. Inoltre la facilità di accesso, consentita ci sono dei notevoli resti di mura; la cittadina dalla Via Latina, classificata da Strabone alla è ugualmente costruita con pietre ciclopiche, stregua della Via Appia (lib. 5) e che attraversa i sebbene da un’iscrizione che si trova sulla parte suoi centri e dà l’idea di una dei più ricchi e più superiore delle mura, sia in dubbio se queste pietre popolosi paesi che si possano immaginare. Per siano state semplicemente usate dai Romani. Non questo motivo, tutti gli epiteti usati dagli antichi è assolutamente un caso unico e anche se i blocchi poeti nel descrivere questo tratto, contribuisce a conservano più o meno la loro forma poligonale, dare l’idea di ricchezza e fertilità il modo in cui sono state disposti reca tracce di lavorazioni molto più recenti. In alcuni esempi tra ------et roscida rivis / queste pietre si trova l’Opus Reticulatum; in questo Hernica saxa colunt; quos dives Anagnia, pascis caso però è evidente che il Reticulatum è stato e, stillanti di rivi, utilizzata solo per riempire piccoli spazi da dove l’Erniche rupi; e quelle che Anagni nutre, la ricca, era caduta qualche pietra. En. Lib.7. vv. 683/684. Poiché sono stato indotto a citare queste due città semplicemente perché presentano esempi di I “Frugiferis Cerealis Anagnia glebis” e i “Pinguis opere ciclopiche e poiché le mura di Alatri sono di Anagnia” di Silo Italico implicano la medesima gran lunga migliori rispetto a quelle di Ferentino, cosa. mi accontenterò di offrire di quest’ultimo luogo la Stazio dice che vista di una bellissima porta, che è senza dubbi o ombra di dubbio etrusca, e che offre un esempio - - - - nunc frondosa supra di come gli antichi si accontentassero di sostituire Hernica le porte e lasciassero le mura come le avevano trovate. Questo si può osservare alla sinistra della Ora sui boscosi monti Ernici, foto, dove si vede in prospettiva il muro di stile Sylv.lib. 4. Cap. 5, vv.55/56 ciclopico. È interrotto solamente dalla porta e Abbiamo visitato le tre principali città di questa continua di nuovo a destra. zona, che sono Anagni, l’antica Anagnia; Dirò ancor meno della storia di queste due città,

84 John Izard Middleton che offrono semplicemente, come quelle vicine, da un passaggio tratto da Plauto, dove Ergasilo esempi di qualche lotta per la libertà, nelle prime giura su queste due città citate con il loro nome fasi della storia Romana e poi sprofondano greco e chiamate “Barbaricas urbes”. nell’oblio a causa della maggiore importanza degli eventi che attirarono l’attenzione degli (Erg.) XXXXXXXXX / Scine, ppi’ Core storici antichi. (Hegix) Jam diu. / Ma già è un pezzo….. Ferentino venne sottomessa già ai tempi del regno (E) XXXXXXXXXXX ! / Scine, ppi’ Palestrine di Tullio Ostilio (Vet.Lat.3, 3). È ora una cittadina (H.) Venit? / che è arrivato? notevole e ha circa tremila abitanti. (E) XXXXXXX ! / Scine, ppi’ Ssegne I resti ciclopici ad Alatri (H) Certum? / Ma è sicuro? La città di Alatri, in precedenza Aletrium, è al pari (E.) XXXXXXXXXX /Scine ppi’ Frusinone (H.) Vide Sis! / Ma guarda, sul serio. (E.) XXXXX / Scine, ppi’ Alatre (H.) Quid per barbaricas urbes juras? / Ma perchè ti metti a giurare col nome di queste città latine? Plaut, Captivi, Atto IV, sc.2

Quando si entra dalla porta San Pietro che conduce a Ferentino, si osserva una particolarità che non è ravvisabile in nessuna delle città summenzionate (vedi tavola 18). Sulle mura interne ed esterne, nei pressi della porta, ci sono due bassorilievi, che sono stati quasi sfigurati dal tempo ma dopo un

14 | John Izard Middleton, Veduta di Porta San Pietro ad Alatri, accurato esame di entrambi eseguito sul luogo e incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a attraverso la colata di uno stampo relativo a uno Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium dei due, gli studiosi hanno stabilito che si tratti di: di Ferentino, dalla quale dista sette miglia, una Custos forum atque avium, cum falce saligna delle città che si ritengono fondate da Saturno e E attento vegli colla lignea falce, il barbato Priapo a lor chiamate per questo Saturnie. difesa, Gli storici la indicano come più antica delle città Georg., lib. 4, vv.110 degli Ernici; ma dalle evidenze interne, relative alle sue mura, la giudicherei coeva a Ferentino Non è tuttavia affatto improbabile che possa e non così antica come Segni. Che i Romani essere una rappresentazione del loro fondatore, ritenessero queste città di origine greca, è evidente Saturno, che sappiamo essere stato divinizzato.

Un archeologo americano nel Lazio 85 Il bassorilievo, nel suo stato mutilo, esprime stesso dio sia raffigurato in questa porta. esattamente l’idea della maniera in cui Saturno Priapo era ritenuto figlio di Bacco dagli abitanti di era stato descritto, con i suoi attributi. Lampsaco che furono i suoi principali adoratori. (vedi Strabone, lib.13). Ateneo va oltre e dice che Vitisator, curvam servans sub imagine falcem era lo stesso dio Bacco e che il termine Priapo Saturnusque senex: era semplicemente un epiteto, come Ditirambo. Un bassorilievo che ho osservato a Villa Albani, piantatore di viti ( ha sotto l’effige la falce ricurva), vicino Roma, sembrerebbe confermare questa e Saturno vegliardo illazione. Il soggetto dell’opera è Sileno mentre En. Lib. 7. Vv. 179/180 insegna a Priapo a guidare una biga trainata da una pantera e una capra. per questo penso che si debba leggere questo L’autore succitato continua: passaggio e la riga con la descrizione vada attribuita a Saturno e non a Sabino, come hanno non solum in portis, et foribus statuae collocatae ad fatto alcuni commentatori, in quanto Saturno è religionem ac tutelam, verum etiam ad fascinum sempre rappresentato come un uomo anziano con avertendum. Hortos et fores, ait Plinius la lunga barba, con la falce in mano. (Alb. de Deor. (Lib.19. Cap. 4) Imag.). contra inuidentium effascinationes dicare solebant, Allo stesso modo troviamo che gli antichi erano et in remedio erant Satyrica Signa: etiam Satyricon soliti porre, alle porte delle proprie città, immagini inuidiam pellebat; nain quae turpia erant et ridicula, di quelle divinità che erano oggetto particolare di ad auertendam illam pestem accomodata cred bantur culto, così che coloro che entravano o uscivano obtutu et aspectu inuidentium obscaenitate, et miraculo dalla città potessero, seguendo un rituale turpitudinis auocatis, ut refert Plutarch. Unde ad eam religioso, salutarli e toccarli con la mano destra, repellendam de collo puerorum suspendebant amuleta. che si portavano subito alla bocca per baciarla. (Varro, lib. 6)

Tum portas propter athena Pueris turpicula res in collo suspenditur, ne quid obsit, Signa manus dextra sosten dun tatte nuari bona scaenae causa. Hinc, fascinum, vocatur pudendum Saepe salutan tium tactu virile, quod fascinum depelleret, quod è collo puerorum Vedi Jos. Laur. De Var. Sacr. Gent. Cap 8 suspenderetur, et è curru triumphantium.” (Jos. Laur. Var. Saer. Gent. cap. 8.) Possiamo comunque dedurre da una piccola porta [lib. II, Polymathiae, p.170] della cittadina che gli antichi Alatrensi avessero l’abitudine di impiegare la rappresentazione del Abbiamo acquistato a Palestrina, dove è stato dio di Lampsaco; perciò è lecito supporre che lo rinvenuto, uno di questi amuleti che vengono

86 John Izard Middleton appesi al collo dei ragazzi. pietre ciclopiche trasportate lì per costruirvi sopra, Considerata la modalità consueta in cui veniva come si può notare dal fatto che la costruzione rappresentato questa divinità, c’è una variazione: poligonale era generalmente ideata per sostenere “Si j’interroge (dice l’autore di ‘Fetes et Courtisanes i terrazzamenti collinari o per formare le mura de la Grece’) les premiers monumens, je voisquon esterne della cittadina e quelle della cittadella le rapresente d’abord par une pierre informe, enfin fortificata o Acropoli. Quella di Alatri offre dei par une pierre taillee, par un cippecarreauquel on bellissimi esempi di opera ciclopica. La porta attache lesorganesdusexe male, et quedans la suite on maggiore è un meraviglioso monumento artistico surmontad’une tete. Le plus souvent il ne futindiqueque e la fatica erculea che deve essere costata nel par le Phallus”. Il bassorilievo della piccola porta realizzarla, ci impressiona per via della altissima ad Alatri è di quest’ultimo tipo. Così come quello conoscenza dell’architettura che avevano questi famoso che si trova sulla porta di una delle case popoli antichi. di Pompei. L’acropoli, sul lato dove è situata la porta, è La porta San Pietro presenta tre diversi stili di difesa da un’alta fortificazione, che sostiene la costruzione: quello ciclopico a destra; la porta piattaforma dell’antico livello e la porta si apre medesima che è in antica opera romana e a sinistra all’interno. Probabilmente si scendeva all’ingresso la torre che è evidentemente medievale. tramite una scalinata, come ho suggerito anche Nella strada, che dalla porta conduce alla nel caso di Segni. Tutta la fortificazione, che si cittadella fortificata, ci sono i resti delle mura estende con le stesse dimensioni attorno a quasi ciclopiche, che sono incline a credere che non vi tutta l’Acropoli, è formata da immensi blocchi fossero state poste anticamente ma che fossero poligonali e la pietra che forma l’architrave della porta è lunga quasi ventitré palmi romani, cioè più o meno quindici piedi e mezzo, è larga sette piedi e spessa sette. Lo spessore del muro nel punto in cui si entra dalla porta è di quarantatré piedi. Questa pietra, tuttavia, è superata in grandezza dall’architrave della Tesoreria di Atreo, a Micene, che, come posso autorevolmente dichiarare, secondo un’accurata misurazione, è lunga ventiquattro, alta diciassette e spessa quattro piedi. Nella tavola B fig. 9 si possono vedere numerose pietre grezze, che si innalzano dal terreno, in 15 | John Izard Middleton, La Porta Monore ad Alatri, incisione colorata ad modo da formare un angolo di circa quaranta acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium gradi; ritengo che servissero a sostenere i gradini

Un archeologo americano nel Lazio 87 che portavano alla porta: il segno sicuramente di un gradino è piuttosto evidente su una delle Tornando da Ferentino a Palestrina, si può vedere, pietre, come si vede nell’incisione. sulla sinistra, una città chiamata Monte Fortino; La ventesima tavola rappresenta la veduta qui Kircker colloca l’antica Corbio. Livio dice che dell’interno della porta dalla quale si può notare in questo luogo gli Equi vennero mandati sotto il la maniera in cui essa è posta, relativamente al giogo nell’anno 296 ab Urbe e sotto il consolato livello della base dell’antica Acropoli dove si erge di Lucio Minucio e Gaio Plauzio. La città venne tuttora la cattedrale di Alatri. espugnata diverse volte e nelle vicinanze vi si La ventunesima tavola rappresenta una piccola svolsero molte battaglie tra gli Equi e i Romani. porta situata nella parte opposta dell’Acropoli. (vedi Livio, II 3) Sopra di esso ci sono i simboli di Priapo, che ci A circa sette miglia da Palestrina si trova inducono a credere che i bassorilievi della porta Valmontone, un paese che ora appartiene alla San Pietro siano della stessa natura. famiglia Doria che Kircker ipotizza fosse l’antica La suscettibilità di un vescovo di Alatri lo Labicum. La cittadina è situata su una roccia indusse a sfigurare questo singolare monumento molto alta ed isolata, nel mezzo della pianura, e dell’antichità ed è ora esattamente nello stato in non può vantare resti antichi; ma più in basso, cui l’ho rappresentato. La porta è molto piccola ed nelle vicinanze, ci sono numerosi sepolcri greci è in parte interrata. scavati nel tufo. Ne abbiamo contati circa 30 o 40. Abbiamo copiato varie iscrizioni in giro nella Ora sono utilizzati come stalle dai contadini del città moderna; nessuna di queste è comunque circondario e alcuni come botteghe. In generale di grande interesse se non quella che segue, in sono di forma oblunga e con lati paralleli, ma ne quanto dimostra che Alatri era un municipio ed abbiamo osservata anche una di forma circolare. era scritta Aletrium, come invero fece Strabone All’entrata di molte di queste tombe, i fori per l’introduzione dei cardini, sui quali giravano le C. IVLIO. C. F. PVB. RVFO porte, sono ancora visibili. Le porte sono tutte VETERANO COH. VI. PR. più strette sopra rispetto alla parte bassa: questo, AQUILII MAXIMI laddove presente, è segno di grandissima antichità. PRAETORI AED. IIII VIRO, I.D. La maggior parte delle porte ciclopiche, come ho MUNICIPIO ALATRI già detto, hanno questa forma e quasi mai ci sono C. IULIUS C.F. RUFINUS FRATRI esempi simili in uno qualsiasi dei monumenti di BENEMERENTI ET SIBI POSTERIUSQUE SUIS minore antichità, se escludiamo il tempio di Vesta a Tivoli e un altro paio di casi. L’ iscrizione che è molto ben definita è nel giardino Se questi segni dell’antichità non sono sufficienti del vescovo. a stabilire con certezza l’origine Pelasgica, lo La strada da Ferentino a Palestrina è sicuramente la somiglianza con quelli che si

88 John Izard Middleton possono vedere in Grecia. Io li ho visitati insieme con una persona che La città è costruita sul sito del Tempio della Dea avendo risieduto per molto tempo in Grecia Fortuna. L’antica Praeneste giace nella pianura conosceva benissimo i monumenti di quel paese sottostante mentre la cittadella fortificata si trova e mi assicurava che erano sotto ogni aspetto gli sulla cima della collina. Praeneste è citata da stessi che egli aveva osservato lì e recavano molte Strabon ecome una delle più antiche e famose città prove interne della loro antichità. del Lazio. Ci sono opinioni diverse riguardo la Entrammo in quasi tutte le tombe con la speranza sua origine, che si perdono nell’antichità. Kircker di trovare qualche sepoltura non ancora violata. sostiene che sia stata fondata da Praenestus, il Se così fosse stato, un ricco tesoro di vasi, figlio di Ulisse e Circe (P.3 c.1) mentre Plutarco lacrimatoi e patere sarebbe potuto scaturire da pensa che derivi da Telegono,al quale fu ordinato uno scavo, purtroppo le trovammo tutte aperte. di costruire una città nel luogo dove avrebbe Difficilmente sarebbe potuto essere altrimenti in incontrato delle persone che danzavano reggendo quanto le tombe erano tutte poste in un luogo in mano delle ghirlande. Egli cita altre ipotesi e molto evidente, quasi sul ciglio dell’attuale strada. conclude con quella che attribuisce la fondazione Tombe simili e, mi si dice, resti ancor più perfetti a Cecolo, figlio di Vulcano, autorevolmente di questi, si trovano a (l’antica Agylla). sostenuta da Virgilio: Visite molto recenti a quei sepolcri hanno offerto all’appassionato alcune patere e lacrimatoi e Nec Praenestinae fundator defuit urbis, l’attuale proprietario di questo sito ha nei suoi Volcano genitum pecora inter agrestia regem, possedimenti molti vasi definiti etruschi, scavati Inventumque focis, omnis quem credidit aetas, in epoche diverse nei sepolcri. Caeculus.

Non mancò il fondatore della città di Preneste, il re da Vulcano nato fra gli armenti dei campi, tutte le età l’han creduto che fu trovato nel fuoco, Céculo. En.lib.7. vv. 678/681

Ma, come il commentatore di questo brano osserva in modo molto appropriato, Virgilio contraddice sé stesso quando fa dire al vecchio Evandro che egli, in gioventù, uccise il re Herilus sotto le mura di Praeneste, il cui fondatore Cecolo, allora molto Palestrina giovane, stava abbracciando la causa di Turno,

Un archeologo americano nel Lazio 89 alla testa delle sue truppe: cittadini. In uno di questi passaggi è morto Mario il giovane.” O! Mihipraeteritosreferat si Jupiterannos! Anche Livio accenna della morte di Caio Mario Qualis era, cumprimamaciem Praeneste sub ipsa in questo luogo. Egli dice che quando il generale Stravi, scutorumque incendi victoracervos: capì di non poter fuggire dal passaggio segreto, Et regime hacHerilumdextra sub tartara misi decise con il compagno di fuga, Ponzio Telesino, di uccidersi a vicenda. Per rispetto all’amico lo O se a me Giove rendesse gli anni trascorsi assassinò ma poiché egli rimase soltanto ferito, qual ero quando la prima schiera sotto Preneste convinse un servitore a porre fine alle proprie atterra, montagne vinsi di scudi e li arsi, sofferenze. e il re Erulo al Tartaro con questa mia destra cacciai, Valerio Massimo loda questo atto e dice che il En.lib. 8, vv. 560/563 servitore fu così lodevole nell’uccidere il padrone in tale occasione, come sarebbe stato, in qualsiasi Tuttavia non c’è dubbio che sia una città pelasgica altra occasione, nel tenerlo in vita. in quanto vi si trovano resti ciclopici molto antichi. Secondo Polibio, Praeneste era l’antica città dove L’etimologia del nome di Praeneste è ugualmente si ritiravano tutti coloro che venivano esiliati; oggetto di disputa al pari della sua fondazione; come nel caso di Furio Pilo, pretore di Spagna; e alcuni dicono che derivi dal greco per via delle di Meziano, il padre di Tiberio Cesare. Svetonio querce che abbondano nella campagna circostante. ugualmente ci dice, che Augusto rimase deliziato Strabone, comparando Praeneste con Tibur (Lib. 5), dalla sua residenza a Palestrina. dice “Entrambe le città sono situate in montagna Lucio Cornelio Silla prese il nome dai libri sibillini; alla distanza di cento stadi l’una dall’altra” Sulla o Sylla è una storpiatura della parola Sibilla. (c’erano circa otto stadi in un miglio); ma Praeneste Plinio ci informa che da ragazzo Silla incontrò è a circa duecento stadi da Roma e Tibur non è un’anziana donna che vedendolo esclamò “Salve poi così lontana. Si dice che entrambe le città al giovane che un giorno migliorerà le sorti sue e siano di origine greca e l’antico nome di Praeneste quella della Repubblica”.Dopo una lunga serie di sia stato Polystephanos. Entrambi i luoghi sono fortunati eventi, dopo aver sottomesso Giugurta e naturalmente fortificati grazie alla loro posizione Mitridate, dopo molti scontri con esito favorevole ma Praeneste lo è di più, in quanto l’acropoli è sia per terra che per mare, e dopo aver sconfitto situata su una collina molto alta, separata dalle Mario, il suo più grande nemico, presso Palestrina, altre e sovrastante quelle che le stanno dietro. In egli costruì il Tempio della Dea Fortuna proprio aggiunta a questo vantaggio naturale, è protetta in quel punto, in memoria dei suoi successi, da vari passaggi sotterranei, alcuni destinati a portare l’acqua alle diverse parti della città e Praenestinae moenia sacra deae. altri costruiti per facilitare l’evasione segreta dei Ov’è adorata la dea Prenestina,

90 John Izard Middleton ov’era la selva di Diana, è stata condotta sotto il dominio romano insieme Ovid. Fast. Lib. 6, cap.4, vv. 32 ad altre tre città romane che erano state anche esse sotto la giurisdizione degli Albani. Il tempio era immenso e occupava l’intero spazio Nell’anno 255 ab Urbe i Prenestini si separarono della città moderna, che si erge indifferenti livelli dalla lega formata contro i Romani ma vennero a metà della montagna, sulla cui sommità era costretti ad allearsi nuovamente con i Latini fino situata l’acropoli dell’antica Praeneste. alla disfatta del lago Regillo, che ha portato al Sono state fatte varie piante e disegni del tempio trattato di una pace che durò cent’anni. di come fosse in origine. Tra gli altri, Kircker ne Nell’anno 369 ab Urbe essi ancora una volta ha prodotto uno ma penso che nella realizzazione dimostrarono la loro mancanza di buona fede, abbia fatto ricorso all’immaginazione, poiché abbandonando l’alleanza che avevano formato i resti, che ho visitato accuratamente, sono in contro i Romani con i Veliterni e attaccarono, pessimo stato e giacciono dispersi a terra o sono con l’aiuto dei Volsci, la città di Satrico. Presero interamente ricoperti dagli edifici moderni ed e saccheggiarono la città ma ben presto l’esercito è difficile farsi un’idea del progetto originario. alleato fu sconfitto da Camillo e nuovamente Tutto ciò che si può vedere è la serie di diverse caddero sotto il giogo romano nel 374 ab Urbe. piattaforme sulle quali erano situati i diversi piani Diversi anni più tardi, intuendo che Roma era del tempio. preda alle lotte civili, inviarono un esercito, che Coloro che sono curiosi circa l’antico mosaico, che dopo aver devastato i campi circostanti, giunse si dice facesse parte del tempio e che si trova ora a fino a Porta Collina e causò grande sgomento Palazzo Barberini, possono consultare Kircker, che tra i cittadini romani. L’attacco, tuttavia, portò riporta l’ipotesi sua e quella di altri sul mosaico. alla fine immediata delle guerre civili e fece L’antica città di Praeneste si trovava nella pianura in modo che i Romani si scagliassero contro il sottostante e immensi mucchi di mura crollate, tra nemico comune. I Prenestini lasciarono la città e le quali vi sono quelle di due tempietti, giacciono fissarono l’accampamento presso il fiume Allia, tutto intorno nei vigneti vicino al paese moderno. dove vennero attaccati dai Romani guidati da Tito Allo stesso modo ci sono i resti di un’immensa Quinzio. Tito Quinzio respinse i Prenestini con costruzione, che si pensa sia stato il palazzo una grande perdita, vinse e sottomise nove città di Aureliano. È qui che è stato trovato l’antico che avevano riconosciuto il loro potere e finì per Antinoo che ora si trova a Palazzo Braschi a Roma. prendere la loro capitale dalla quale portò a Roma Praeneste ha subito una lunga serie di vicissitudini. una statua di Giove, che venne posta nella capitale, Dopo essere stata distrutta dai Sicani, è stata con un’iscrizione che riportava “T. Quintius aveva colonizzata e ricostruita dagli Albani sotto Latino conquistato nove città in venti giorni”. Silvio. Ha continuato così e prosperato fino a I Prenestini, insieme ai Tiburtini, si ribellarono quindici anni dopo la distruzione di Alba, quando nell’anno 414 ab Urbe ma questa rivolta venne

Un archeologo americano nel Lazio 91 nuovamente domata quando vennero sconfitti da 11). Lucio F. Camillo. Due miglia dopo l’Osteria, ai piedi della collina di Per quella strana fatalità che, come abbiamo Colonna, sulla destra, c’è il piccolo lago Regillo. già osservato, portò tante città a impiegare La zona è famosa per essere stata il campo di un ugual grado di coraggio a favore e contro battaglia dove i Latini vennero sconfitti da la causa dei Romani, essi combatterono tanto Postumio. Fu qui che il dittatore, intuendo che la arditamente mentre erano arruolati tra le fila dei vittoria era incerta, gettò le insegne romane oltre Romani a Casilino, un luogo sul fiume Volturno, le linee nemiche e domandò agli uomini chi tra dove quattro o cinquecento Prenestini vennero di loro sarebbe andato a recuperarle. Dionigi ci circondati da Annibale, al punto che il Senato dà un resoconto molto accurato della battaglia. romano votò per la doppia paga ai soldati e L’ordine degli eventi fu questo: SestoTarquinio cinque anni di esenzione dal servizio e la città, era a capo dell’ala sinistra dei Latini e Ottavio per lo stesso motivo, venne ammessa all’onore di Mamilio della destra. Tito, un altro figlio di municipio (Strabone lib.5). Tarquinio, comandava il centro che era formato da esiliati Romani. A sinistra dell’esercito romano Il viaggio da Palestrina a Roma, passando per il c’era Tito Ebuzio, generale della cavalleria, il Lago Regillo e Gabi quale era opposto a Ottavio Mamilio. La destra era comandata da Tito Virginio, il quale era opposto Ci sono due strade che da Palestrina conducono a a Sesto Tarquinio e a capo della parte centrale Roma; quella che è utilizzata più frequentemente c’era Postumio il Dittatore. L’ esercito romano era svolta a sinistra prima di arrivare a Zagarolo e costituito in totale da ventitremilasettecento fanti continua lungo i piedi della collina, dove è situato e mille cavalieri: l’esercito latino era composto da il piccolo paese di Colonna, fino al lago Regillo. quarantamila fanti e tremila cavalieri. Prima di arrivare a Zagarolo c’è una porzione Prima della battaglia, Postumio, vedendo che i molto ben conservata dell’antica via Prenestina. Romani erano presi dal panico, pronunciò un Subito dopo la curva si può osservare sulla lungo discorso al termine del quale tutti urlarono sinistra una tomba antica piuttosto singolare, all’unisono un solo motto: “Non temiamo nulla, scavata nella solida roccia, e probabilmente greca, quando tu ci guidi!”. Si racconta che Castore e sebbene non mostri segni di essere molto antica Polluce, su due cavalli bianchi, parteciparono alla come quelle di Valmontone. La pianta è oblunga battaglia, il cui successo annunciarono a Roma, e su entrambi i lati sono presenti delle piccole dove ci sono numerosi monumenti che ricordano nicchie scavate nella roccia per accogliere le urne la loro prodigiosa apparizione (Dion. Hal. lib. cinerarie mentre sulla sinistra, vicino alla porta, 6.Florus, lib. i c.11. Val. Max. lib.i c.8). c’è un ampio ricettacolo, il quale doveva servire Se il viaggiatore fosse a cavallo potrebbe tornare a per ospitare il corpo del proprietario (tavola B fig. Roma passando per Zagarolo; ciò significherebbe

92 John Izard Middleton seguire l’antica via Prenestina, della quale ci cratere di un vulcano spento. sono alcune parti molto ben conservate. Potrebbe Tarquinio per molto tempo non riuscì nel suo inoltre avere l’opportunità di esaminare il sito obiettivo di conquistare Gabi. Alla lunga escogitò dell’antica Gabi. il seguente stratagemma: La posizione di questa città fu per un lungo Suo figlio, Sesto Tarquinio finse di essere caduto periodo argomento di disputa tra gli studiosi di in disgrazia presso il padre e si rifugiò a Gabi, cose antiche; tuttavia essa venne così ben descritta dove la sua adulazione, l’ipocrisia e la finta dagli autori antichi che è incredibile che non sia benevolenza gli fecero guadagnare la completa stata scoperta prima. fiducia dei cittadini, e piano piano ottenne le Strabone la rappresenta come una città “che si cariche più importanti nella città. Poi mandò un trova sulla via Prenestina, a metà strada tra Roma messaggero a informare suo padre del successo e Preneste e distante più o meno un centinaio di ottenuto. Tarquinio, che era sospettoso riguardo al stadi da entrambe”. (Lib. 5) messaggero del figlio, lo portò nel giardino, dove Appiano dice, “è una città a metà strada tra Roma staccò i capolini dei papaveri più alti tra quelli e Palestrina”. che crescevano nella stessa aiuola. Con questo Dionigi concorda con entrambi e dice che “c’era gesto intendeva indicare quello che suo figlio una città chiamata Gabi, colonizzata dai Latini avrebbe fatto di lì a poco, cioè sbarazzarsi dei capi e dagli Albani e situata ad un centinaio di stadi del governo di Gabi, esiliandoli o mandandoli a da Roma, sulla via Prenestina”. Sappiamo, morte e la città indebolita sarebbe presto stata alla dall’autorevolezza di Dionigi e Plutarco, che mercé di Roma. Romolo e Remo vennero inviati a Gabi da A Gabi era adorata principalmente Giunone, Numitore, affinché potessero essere educati in come sappiamo grazie a Virgilio che cita segreto. Già ai tempi di Dionigi la città era completamente ______arva Gabinae disabitata, eccetto per quella parte che era Junonis frequentata perché vicina alla strada. “Fu i campi arati di Giunone Gabina comunque una città grande e popolosa”, dice En. Lib.7.vv. 682 Dionigi “da quello che possiamo dedurre dalle rovine degli edifici che sono ancora lì e dal e Silio Italico perimetro delle mura, che sono ancora in piedi per la maggior parte.” Nessuno di queste vestigia Junonis tecta Gabinae è attualmente esistente, tranne per un piccolo Punica, lib.12, vv.537 tempio di mattoni, situato non molto lontano dal lago di Gabi, chiamato ora lago di Castiglione ed Procedendo verso Roma sono dovuto passare è evidentemente il lago Regillo, si è formato nel molto vicino al campo di battaglia dove Camillo

Un archeologo americano nel Lazio 93 sconfisse i Galli, dopo che essi ebbero conquistato lunghi passaggi, dove il silenzio della tomba non Roma, nell’anno 365 ab Urbe. Livio (lib. v c. 49.) era stato turbato per molti secoli, risuonavano dice che si trovava all’ottava pietra miliare sulla allora per gli inni dei primi Cristiani; l’umidità Via Gabina. nociva dei sepolcri veniva dissipata dalla fiamma In questo breve viaggio da Palestrina a Roma, delle candele sacre. Il popolo di Dio rinunciava la mente ripensa alla storia di molti secoli: alle bellezze della creazione, per celebrare i suoi l’immaginazione senza la conoscenza è indotta misteri nelle viscere della terra. Per loro il sole non a contemplare i monumenti costruiti in periodi ravvivava più la natura; i fiori non adornavano tanto diversi, fino ad epoche remote, dove le tinte più la terra; lo scorrere del tempo non era più forti della storia sfumano nei colori chiari della segnato dalla rinvigorente brezza mattutina, dallo leggenda e del mito. Il viaggiatore lascia dietro splendore abbagliante del sole di mezzogiorno di sé le mura costruite dagli originali abitanti di o dal silenzio calmo della sera. Essi notavano il questo fertile paese. Egli attraversa una strada luogo solo alla luce della debole candela, che consumata dai passi degli antichi Romani. a mala pena sollevava il peso dell’atmosfera Percorre il suolo che una volta era il sito di una circostante e segnava una striscia scura sul popolosa città e non vede attorno a sé nient’altro soffitto di terra. Le stagioni passavano senza che che una pianura priva di strade. Lo sguardo a nessuno se ne accorgesse, la grandinata picchiava malapena comprende di quale luogo si tratta, invano sul tetto erboso; il tuono risuonava con fissando qualche tumulo di terra coperto da zolle fragore inascoltato sopra le loro teste. Tutto era erbose: qui una volta c’erano palazzi e templi, in silenzio. La tomba del Pagano era diventata il che il tempo ha ridotto in polvere. Intorno a lui letto del Cristiano e l’innocente vergine, dal volto gli acquedotti che vanno in direzioni opposte colorito dalla giovinezza, dormiva accanto a una verso le montagne lontane, come raggi da un vestale come lei, le cui sembianze erano rigide centro comune, gli fanno ricordare il discorso di nella spettrale calma della morte. Augusto, che rispondendo ai Romani, quando si Queste furono le lezioni dei primi Cristiani: da lamentavano dell’alto prezzo del vino, disse che loro essi impararono a conquistare le passioni Agrippa si era preoccupato di rifornire Roma di terrene, e da loro i martiri impararono a sostenere acqua per non farla morire di sete. (Svet Aug. 42) le persecuzioni, le uniche a mandarli in quelle Gli alti archi degli acquedotti sembrano sostenere dimore di pace, alle quali erano già abituati. strade nel cielo e ci ricordano che le meraviglie Tali sono le idee che si affollano nella mente di questa terra piena di storia non sono limitate mentre ci si avvicina a Roma e io mi sono destato alla superficie. I lunghi passaggi sotterranei delle come da un sogno del passato entrando da “Porta Catacombe inoltre si intersecano in ogni direzione Maggiore”. nelle vicinanze di Roma. Qui il regno dei defunti La porta è formata da uno degli archi era una volta abitato da un popolo perseguitato. I dell’acquedotto di Claudio, che attraversando

94 John Izard Middleton l’intersezione di due grandi strade, la Praenestina e la Labicana, era decorato, come un arco trionfale, con un’iscrizione. Dopo averla superata, si continua a percorrere una strada tra i vigneti ma le cupole e le guglie che si innalzano alla vista rammentano che si è nella capitale che Augusto vantava di averla trovata fatta di mattoni e di avere lasciato una città ricoperta di marmo.

16 | Le porte di Segni

Un archeologo americano nel Lazio 95 John Izard Middleton Bibliografia

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Un archeologo americano nel Lazio

Realizzato nell’ambito del progetto “Visioni di paesaggi, tra arte, scienza e letteratura” del Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini, finanziato dalla Regione Lazio con la L.R. 23 ottobre n. 26/2009 – Avviso pubblico finalizzato allo sviluppo dei sistemi di servizi culturali e la compartecipazione di Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini.