LA MIA VITA È COMINCIATA DALLA FINE HALINA BIRENBAUM LA MIA VITA È COMINCIATA DALLA FINE 6 Prefazione

"Prendere attivo interesse al bene culturale della comunità" Curatore del progetto e supervisore dal tedesco: Fabio Cicaloni da: Gli scopi del Lionismo Supervisione dal polacco: Anna Newczas Acquerelli di: Sara Canuti

Stampato con il contributo di LIONS CLUB GROSSETO HOST estimonianze del passato. Poesie che Si ringrazia la Banca della Maremma - Credito Cooperativo di Grosseto sono foto di indelebili orrori e di do- per il sostegno. Tcumenti del tempo mai passato. Parole Produzione: Liceo Statale “Antonio Rosmini” di Grosseto che abbiamo l’obbligo di conservare dentro di noi, e di rivisitarle. Rinchiusa tredici anni a Au- Produzione: C&P Adver > Mario Papalini schwitz-Birkenau, lo squallido monumento alla Grafi ca: Rossella Cascelli crudele, assurda, inconcepibile cattiveria uma- na, la poetessa polacca raccomanda a tutti noi che “il futuro deve partire dalla conoscenza del passato; senza passato non c’è futuro”. Tradotte da un gruppo di meravigliosi stu- Settembre 2013 denti del Lingustico Rosmini, queste poesie toccano il cuore e fanno rivivere tragici anni di Via Roma 14 - 58031 Arcidosso (GR) Tel. e Fax 0564 967139 soppressione e di morte. I campi di concentra- [email protected] www.cpadver-effi gi.com mento, le esecuzioni, le camere a gas: uomini e

5 donne privati della personalità, spogliati di tut- penso debba essere sempre all’insegna della de- to, e ammazzati in nome di un assurdo ideale. I mocrazia e della sincera appassionata collabo- ricordi sono tuttora vivi, refrattari alla polvere razione. Se uniti, si vince. Solo uniti, si vince. del tempo, e non eludibili. Leggiamole attenta- Il mio non vuole essere un semplice impor- mente queste poesie, ragioniamoci sopra, medi- tante invito all’abbraccio e alla nostra indispen- tiamo sulla più grande tragedia che ha colpito sabile compattezza. È la rappresentazione della l’umanità. necessità di non disperderci, nelle parole e nei Le poesie le hanno lette i magnifi ci giovani fatti, in questi tempi non facili, per tutti proble- studenti del Rosmini. E le hanno tradotte con matici. A me sembra che il libro possa indurre amore infi nito e limpida passione. Ne è con- tutti noi alla rifl essione. Testimonianza di pazze- seguito un lavoro meraviglioso, che mi lascia sche atrocità, va oltre i versi e le parole. I nostri a bocca aperta. I magnifi ci ragazzi hanno fatto magnifi ci ragazzi grossetani hanno tradotto con squadra, dando vita ad un monolite. Un blocco il cuore la dolente ritmica della poetessa polac- di lavoro, mosso e tenuto insieme da un’unica ca. Il loro splendido lavoro è poesia dell’anima. idea e dall’esigenza di dare vita a qualcosa di Io li ringrazio e li abbraccio idealmente tutti, compatto. Il lavoro che unisce, al di là delle di- stupendi componenti di una squadra virtuosa e visioni e della diversità delle opinioni, che sono di un gruppo appassionato. poi il sale della nostra esistenza. Si sono confrontati i ragazzi, hanno discusso Bernardino Tartaglia e dibattuto tra loro, in un parlamento di parole Presidente Lions Club Grosseto Host nell’intento di raggiungere il risultato comune: Annata Lionistica 2012-2013 il fi ne, essenza dell’operato di ognuno di noi. Il fi ne sublimato in questa occasione non dall’in- tendimento di riferirsi al Machiavelli. Ma essere uniti, fare insieme, viaggiare al di sopra delle opinioni personali e delle divisioni. Senza sapere, i ragazzi del Rosmini, matu- randi nel 2013, hanno regalato un’indicazione d’amore e di compattezza anche a noi del Lions Club Grosseto Host. Lavorando con delicata passione, hanno segnato una traccia. Un accen- no di percorso, per quello che può riguardarci direttamente: lavorare, operare, andare avanti uniti, liberi da qualsiasi pregiudizio o disagio personale, nell’ambito del dibattito interno che

6 7 Scuola e memoria

arlare di memoria è già parlare di scuo- la. Il grande progetto che le sta dietro Pè proprio quello di non dimenticare il passato per costruire il futuro di tante genera- zioni che poi, inesorabilmente, diventeranno anch’esse passato. E quando la memoria sto- rica di una donna come Halina Birenbaum si incontra con la scuola, allora il percorso degli studenti si arricchisce di quel lato umano e pro- fondamente sensibile che fa della storia una costruzione concreta ed esperibile. Perché la storia è umana. La storia è la scrittura del ge- nere umano e lo è proprio quando in essa sono richiamate responsabilità umane e civili nei confronti di chi la storia l’ha subita. Per questa ragione il lavoro che segue non è una mera traduzione di poesie che guadagna una sua collocazione editoriale solo per dare lustro a chi le ha tradotte e alla sua scuola di appartenenza, bensì vuole essere il risultato

9 concreto e tangibile dell’incontro di sensibilità I giovani e la memoria di ieri e di oggi, di momenti storici diversi e ap- parentemente inconciliabili, che, attraverso le rispettive umanità, raccontano, con le immagini di chi la storia la subì e con le parole di chi la storia la apprende, il tormento, l’angoscia, la di- sperazione e al contempo la speranza che nulla venga dimenticato. Non posso dunque che essere orgogliosa della mia scuola nel leggere i versi di queste po- esie. In essi c’è tutta la carica umana dei miei ragazzi, il loro animo più profondo, la loro im- mensa vicinanza affettiva all’autrice, nonostante i chilometri e i quasi settanta anni di esperienze che li separano da lei. Quando riusciamo a fare questo, quando sia- ono felice che le mie poesie siano arriva- mo in grado di dare ai nostri studenti gli stimoli te fi no a voi. C’è ancora tanto da riferire buoni e produttivi per la loro crescita umana, Sal mondo, da chiarire, da ricercare! Tan- non possiamo che godere del successo che essi te esperienze umane dall’orlo dell’abisso. Tanti ci riportano come un dono e che, proprio come ricordi che per le nuove generazioni rappresen- un dono, abbiamo voluto rendere indelebile in tano oramai un passato lontano ed incompren- questo scrigno di poesie, a memoria della loro sibile – solo storia… Il nome simbolico e orren- esperienza e crescita nella loro scuola. do di Auschwitz rischia di trasmettere sempre meno al mondo il suo carico - le vite perdute, Gloria Lamioni le inutili sofferenze, le torture, le morti che ha Dirigente Scolastico portato. Ed è tanto diffi cile riconciliarsi con il del Liceo Statale “A. Rosmini” di Grosseto fatto che il tempo e l’ignoranza ne cancelleran- no le impronte, la comprensione e la capacità di trarne le conseguenze per il futuro. Lentamente stanno sparendo coloro che hanno vissuto quelle atrocità, ed hanno poi cer- cato con tutte le loro forze di esserne testimoni, con il desiderio di inculcarne il ricordo nella coscienza dell’umanità per il pericolo che si ri- petesse. È impossibile descrivere gli orrori alle

10 11 nuove generazioni che vengono al mondo e cre- dre, mio padre, mia cognata ed i miei compagni scono, essendo questi fatti ormai tanto lontani di destino nel ghetto e nei campi di morte, la da loro, come se non li toccassero. Specialmen- loro indescrivibile sofferenza e la loro morte. te per il fatto di essere tanto tragici ed orrendi, Sono tatuati nella mia anima come il numero è e la gente preferisce scansarsi da tragedie e fatti tatuato sul mio braccio. tristi, piuttosto che addentrarcisi … Ricordo il loro amore reciproco, il loro ag- Ma questo non è possibile e non è permesso! grapparsi all’ultima scintilla di speranza di so- Il cancellare fatti diffi cili dal ricordo pubblico pravvivere, di rimanere umani in condizioni e da quello privato è semplicemente proibito. infernali, di salvare i loro cari. Ricordo la loro Senza passato non c’è futuro. fede in un mondo migliore, la loro passione per Avevo dieci anni all’inizio della guerra, nel la vita – e con le ultime forze, nell’agonia fi nale, settembre del 1939, e ne avevo tredici quando nei loro occhi, la preghiera di essere ricordati. fui internata a Auschwitz-Birkenau, reduce dal- Di ricordare che anche loro furono, come noi, la camera a gas di Majdanek, dove, per caso, esseri umani con tanto desiderio di , di quella notte i tedeschi rimasero senza gas. esistere in questo mondo. Nel ghetto di Varsavia, durante le razzie, Questo desiderio non può più essere esau- mia madre mi insegnò a dire che avevo dicias- dito e io, una di loro, ma più fortunata per es- sette anni, dato che era noto che bambini, vec- sere rimasta viva, desidero con tutto il cuore chi e malati non entravano nei campi – veniva- trasmettere la loro preghiera di essere ricordati, no mandati direttamente alle camere a gas e al e la loro speranza di un mondo migliore e più crematorio. Mi salvai per miracolo da quattro giusto. campi di morte. Tutta la mia famiglia, con l’ec- Non è possibile cambiare il destino, ripor- cezione di uno, furono trucidati nelle camere a tare alla vita i martiri di Auschwitz e degli altri gas di Treblinka, Majdanek ed Auschwitz. campi di morte, ma è certamente possibile ri- Sul mio braccio è tatuato un numero – la car- cordarli e fare di tutto affi nché il male non ab- ta di identità di Auschwitz… fi no ad oggi nes- bia il sopravvento sui valori umani. suna cifra è sbiadita così come non è sbiadito E questo possono farlo solo i giovani, perché nessun istante del ricordo di quegli anni in cui sono il futuro del mondo. il male satanico si spargeva, prevalendo onni- potente nel mondo. Halina Birenbaum Durante tutti questi anni da quando fui li- berata, non ho mai smesso di raccontare la mia esperienza ed i fatti di cui fui testimone. Duran- te tutti questi anni ho sempre conservato in me le immagini dei miei parenti trucidati, mia ma-

12 13 Le poesie di Halina e le parole dei miei studenti

uando ho proposto ai miei studenti que- sto progetto, ho avvertito subito il sen- Qso di sacralità che essi davano a questa esperienza. Accostarsi alle poesie di Halina Bi- renbaum signifi cava per loro accostarsi al suo intimo, entrare nel suo animo e osare dare senso in un’altra lingua alla sua voce. Nessuno di loro si sentiva all’altezza di farlo e nessuno era sicu- ro di tradurre bene, neanche quando il verso era formato da una sola parola, anzi, proprio allora vivevano l’inadeguatezza di chi traduce un mon- do che non gli appartiene. Ho dato loro il tempo per entrare nella realtà di questa donna. Ho fornito loro gli strumenti per conoscerla, per capire ciò che lei aveva vissu- to. Poi li ho lasciati liberi, liberi per mesi di poter fare e disfare la loro opera, lavorarci come un ar- tista che affi na il suo lavoro, come un artigiano su un paio di scarpe. Quando me le hanno restituite tradotte, le

14 15 HALINA BIRENBAUM poesie di Halina avevano assorbito un po’ della loro vita e i miei ragazzi erano riusciti a entrare nella vita di lei, pur non conoscendola, non aven- dola mai incontrata personalmente. Ma in quelle LA MIA VITA poesie c’era un grande incontro umano. Halina aveva loro permesso di capire il senso di una tra- gedia che supera i libri di storia e che oltrepassa il È COMINCIATA senso di mille narrazioni. Le sue poesie, talvolta brevi, altre volte lunghissime, sono accostamenti DALLA FINE sinestetici che hanno portato i miei ragazzi a sen- tire, vedere, odorare, toccare e udire il dolore di un’esperienza terribile di una bambina di dieci anni, raccontata da una donna di ottanta. Il titolo della raccolta è quello della poesia che la apre e rende bene l’idea di una vita che è co- minciata dalla morte per poi tornare alla nascita, che l’autrice stessa defi nisce una resurrezione. Le poesie sono state scritte da Halina in due lingue, ovvero in polacco, sua lingua madre, e in tedesco con l’aiuto di vari amici. I miei studenti le hanno potute assaporare in tedesco, ma il caso ha vo- luto che una studentessa fosse madrelingua po- lacca e, per questo, la revisione delle traduzioni ha tenuto conto costantemente dell’originale in polacco, per quanto la versione tedesca gli fosse già completamente aderente. La fatica per arrivare alla pubblicazione è stata tanta, ma ne è valsa la pena. Un ringrazia- mento va a tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione di questo volume, ma quello più grande va ai miei studenti, che mi hanno regalato con il loro impegno e la loro forza un ricordo indelebile. Fabio Cicaloni insegnante di lingua e civiltà tedesca del Liceo “A. Rosmini” di Grosseto 16 17 18 19 La mia vita è cominciata dalla fi ne traduzione di Edith Peruzzi

La mia vita è cominciata dalla fi ne... Prima conobbi la morte e solo dopo la nascita Cresciuta in rovine, sotto il regime dell’odio vidi solo più tardi la creazione

Questa era l’atmosfera solita della mia infanzia Solo più tardi vidi anche la luce Scoprii il fi orire

Solo l’amore lo conobbi sempre Anche quando tutto intorno era ancor peggio che spaventoso Anche all’inferno esisteva e lo incontrai.

La mia vita è cominciata dalla fi ne ed è tornata all’inizio Sono resuscitata Nulla è stato vano poiché la speranza è l’ultima a morire. In me la forza non si è arresa Io ne sono la prova.

20 21 Come fi ori nel vento Di ogni incontro traduzione di Nadia Parentini traduzione di Nadia Parentini

Poco a poco Di ogni incontro l’ho dispersa rimane una parola quella strana miscela un sorriso di lacrime, di lontani sorrisi una lacrima di dolore e nostalgia Come un fi ore Immagini presenti che cresce da un misero suolo solo nella mia memoria che irrompe come fi ori nel vento nel terreno gelato dispersi Di ogni incontro dal vento in tutte le direzioni rimane Dileguati. un pezzo di vita.

22 23 Tra le righe di una poesia Non per i fi ori traduzione di Federico Baluardi traduzione di Federico Baluardi

Tra le righe di una poesia Io - c’è il vuoto non per i fi ori Nascita, vita che cresce non per gli stagni, uccelli o pietre non per gelosia Tra le righe di una poesia non per volere della morte nulla a minacciarmi non per odio né paura, né oppressione e neppure per amore né vertigine, né vecchiaia Ho cominciato tardi Tra le righe di una poesia e dunque solo piccolezze c’è tanto vuoto. momenti briciole frammenti di pensieri rifl essioni per le impressioni per il ricordo per un sorriso gentile per tante lacrime in libertà.

24 25 La ragazza della Shoah Memoria traduzione di Anna Niewczas traduzione di Ylenia Zanni

Mi vedo sempre La memoria è vita come quella piccola bambina dei miei cari uccisi La sento costantemente in me allora anche sulla soglia della vecchiaia È eternità Mi ricordo di lei La loro sofferenza e morte Mi identifi co con lei sono la lente Tutto il resto si allontana da me attraverso cui guardo e misuro tutto nell’oblio Non è solo ieri Immensa è in me l’eterna bambina È domani e oggi della Shoah Dolore, odio per il male Non vuole sprofondare nell’ombra e l’amore più vero. di quegli anni e di quegli eventi Mi corre dietro sulle tracce dei miei sentieri Non mi permette di crescere e resuscita sempre dal mio passato e mi sussurra e mi guida Non riesco a liberarmene e a crescere Scrivo per lei e attraverso lei Non c’è fi ne ai suoi racconti Non c’è fi ne Mai scomparirà Mai morirà La piccola bambina gigante, la vegliarda degli anni della Shoah.

26 27 Carta morta Cerco la vita fra i morti traduzione di Ylenia Zanni traduzione di Gemma Cinelli

Carta morta Annego in un mondo che non esiste più lettere mute disseminate Domando sempre per avere una risposta di parole viventi Cerco la vita fra i morti nelle quali Di notte mi aggrediscono sogno e realtà sono Non distinguo se sono là - o qua? inesistente Tutto si mescola invisibile Schegge di pensieri, immagini, verità, sogno diverso Ieri e oggi e come solo un pensiero sa essere Ieri e oggi è tutt’uno per me. potente, eterno.

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Un tema indesiderato Che madre sono? traduzione di Marianna Guidoni traduzione di Marianna Guidoni

Comincio a raccontare Che madre sono? ma arriva una domanda Sempre seria pesante come pietra Piango apparentemente senza ragione in ebraico, polacco o tedesco ho paura senza motivo Sarà di nuovo sul Nazismo? e sempre rievoco gli orrori della Shoah. Che madre! Mi difendo, mi spiego, mi giustifi co indietreggio e balbetto come davanti a un tribunale È per la vita per amore di eterne esperienze per tutto ciò che è vicino agli uomini Amore, lacrime, odio Qui e non di meno là nei giorni della Shoah

Che c’è da fare? Un tema indesiderato non amato mortifi ca il narratore ne colpevolizza il pensiero lo segna gli si attacca come una maledizione dei giorni della Shoah Eppure origlia l’uomo affascinato.

32 33 Zia Esther Stanca traduzione di Cristiana Brunetti traduzione di Valentina Rossi

Improvvisamente zia Esther apparve sulla porta raggiante Sono stanca, stanca Per un momento mi osservò in silenzio triste, semplicemente così poi allargò le braccia Non è accaduto nulla mi premette forte a sé non c’è motivo - oggi come se la famiglia perduta tornasse a me in quel gesto non mi manca nulla Tutto di loro era in lei Invece sì! Dolce sensibilità, calore e forza Piango. tratti del viso lingua yiddish viva e fl uida e capii come mai la conoscevo e come mai tutto questo era in me. Mi guardavo nello specchio delle mie origini Non ho mai visto prima zia Esther Era andata oltremare prima che nascessi Mamma mi raccontava di lei, mi mostrava le sue foto sedendosi accanto a me sul letto fi nché non mi addormentavo La incontrai per caso anni dopo questa zia dopo la Shoah Non sapeva che fossi sopravvissuta Non mi riconobbe Abbracciate nella nostalgia eravamo vicine come fossimo sempre state unite Noi parti di una stessa anima di un’unica famiglia, di uno shtetl, di un yiddish, / di una tradizione tutto annientato fi no in fondo allora (lo yiddish è la lingua degli ebrei tedeschi e la parola shtetl vuol dire cittadina in quella lingua) 34 35 Non vale la pena sognare Lunghe casette - Auschwitz 1985 traduzione di Valentina Rossi traduzione di Giuseppe Guarente

Talvolta succede che un sogno attacca Casette, lunghe, vuote si posa sul cuore come una nuvola, ricoperte di bianca neve come un pesante masso come da fantastiche leggende Sale da lontani ricordi scritte da mano ignota come un incubo Silenzio tutt’intorno, non ci sono vivi non ci sono morti - tutto è puro Questa notte stavo sulla soglia del crematorio come in un sogno bianco e casto... Mi hanno selezionato - a sinistra Solo le torrette di guardia sulla piazza / Ho supplicato, cercato un nascondiglio risvegliano i ricordi La piazza era tagliata e sorda, sorvegliata E il fi lo spinato circonda tutto rigorosamente - anche questo ricoperto di neve bianca... senza uscita, senza uscita! Immagini, immagini di ameni fotografi . - Non vale la pena sognare. I miei occhi guardano I miei occhi vedono ciò che manca nelle foto Altri mondi affi orano davanti ai miei occhi Mondi in cui la vita si spense Appartengo alla leggenda di ognuna / di queste lunghe casette La neve per me si trasforma in fuoco diventa rossa, nera, fangosa Un terribile pianto mi inonda tutta Le lacrime ricoprono tutte le immagini come pioggia ostile - selvaggia e spaventosa!

(scritta dopo una trasmissione televisiva su Auschwitz del 26 febbraio 1985; le “lunghe casette” sono le baracche dei prigionieri del campo)

36 37 Lacrime Devo sentirne la consolazione della cordialità e il dolore bruciante dell’amarezza traduzione di Carolina Zulian per odio o protesta Devo vederle negli occhi di un altro come un rifl esso Si dicono amare, mordenti, soffocanti Eco di contatto che genera nell’altro bruciano gli occhi, segnano rughe amore per me. si ha paura di loro - ci si vergogna per loro Le lacrime sono indispensabili per me Un tesoro, una ripulita dalla polvere Si considerano un simbolo di debolezza femminile dagli intrighi di tutti i giorni, dalla stanchezza, / un’espressione di tristezza, lutto, malattia... dall’umiliazione Si fugge davanti al loro sguardo Questa è la resurrezione, la nascita ci si nasconde con loro Le lacrime sono apertura verità, dolore e felicità Il peggio però per me è quando non ne ho Le lacrime sono l’anima Il peggio è quando in me la fonte si prosciuga talvolta ferita, dolente, straziata poiché questo vuol dire che non sento più niente talvolta felice, raggiante non mi commuove più niente ma mai impietrita. non mi so preoccupare e rallegrare Combatto per niente, non vinco niente Le lacrime sono indispensabili per me non rincorro niente e non vivo niente affi nché senta e viva pienamente, possiedo un cuore Questo vuol dire che niente mi riguarda e sono davvero un essere umano. e a nessuno interesso come una pietra - un morto vivente.

Le lacrime sono per me indispensabili devo sentirne la fi amma ardente sotto la palpebra devo sentirne la traccia bagnata e calda sulle guance la presa strozzante, lo scuotere nel corpo e il violento battere del cuore che provoca il loro scorrere.

38 39 Non è un peccato Andate a Treblinka! traduzione di Davide Mandolini traduzione di Maria Sole Barbieri

Non dovrebbe essere diverso Andate a Treblinka! Cerco di inserirmi Spalancate gli occhi di scacciare la melodia che abitava dentro me trattenete il fi ato Riuscii a farla tacere aprite le orecchie ascoltate le voci Ma oggi so che era proprio sbagliato arrivando sin lì Non si prende in giro l’anima che germogliano non è un peccato da ogni seme della terra. essere tristi o diversi: una sopravvissuta della Shoah. Andate a Treblinka! Aspettano voi assetati della voce delle vostre vite dei segni della vostra esistenza del passo dei vostri piedi di uno sguardo umano, comprensivo, rifl essivo Un alito di amore sulla loro polvere.

Andate a Treblinka! spontaneamente Andate a Treblinka! Pieni del potere del dolore sulle consumate crudeltà di profonda compassione con un cuore che piange e che non approva Ascoltate le voci con tutti i vostri sensi -

Andate a Treblinka! Il silenzio verde, oro o bianco lì vi racconta innumerevoli storie di vite - vietate, rese impossibili, prese.

40 41 Andate a Treblinka! Ero solo una briciola Guardate come il tempo stia fermo lì traduzione di Maria Vittoria Alessandrini ascoltate il tempo immobile il tacere tuonante dei morti le pietre, copie di sagome umane Ero solo una briciola che piangono nel vuoto una particella di polvere Andate a Treblinka per sentire a lungo / durante la selezione non degna di uno sguardo un istante - a destra o sinistra Andate a Treblinka! ai loro occhi senza valore Piantate un fi ore in una lacrima bollente nemmeno utile da bruciare di un sospiro umano vicino alla lapide per questo popolo sterminato piuttosto piccola - non bella sulla terra della loro cenere, della loro polvere - né buona, né cattiva né una bambina, né una ragazza, Aspettano anche voi a Treblinka né una donna Venite ad ascoltare le loro storie Sgattaiolavo tra le fi le che riempiono il silenzio della morte senza suscitare la minima Con loro, nel vostro silenzio, attenzione portateli a conoscenza della vostra vita che a loro fu vietata allora non ero niente di valore Date loro l’amore che risveglia la vita - né rabbia, né punizione così piccola, così insignifi cante Andate a Treblinka! ero solo una briciola In ogni generazione - Non lasciateli soli. in questo modo sono sopravvissuta ma ero il nastro di un registratore e oggi racconto di me come da un libro aperto Fortunatamente sottovalutarono la forza di una briciola che è dotata di memoria.

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Sono con te Forse non dovrei evocare il tempo traduzione di Davide Mandolini traduzione di Diletta Zambernardi

Sono sempre con te, mamma Oltre cinquant’anni fa e tu sei sempre con me Forse è meglio La tua fi gura è impressa in me non evocare il tempo per la vita Nel mio caso nonostante quella terribile separazione il tempo non ha alcun signifi cato davanti a quel bagno a Majdanek Sempre Tu mi compari davanti inattesa atterro alla fi ne richiami lacrime silenti, sublime da mia madre un meraviglioso sentimento al tempo della mia infanzia a Varsavia di appartenenza nel Ghetto come quando ero bambina a casa Forse è meglio prima della Shoah. non scrivere più della guerra passata - Che ne è dell’odierna, nuova...

46 47 Là è il mio spirito Turista di tombe traduzione di Melania Bambagioni traduzione di Arianna Mangani

Là in mezzo ai fantasmi tra le baracche Che cosa dico di Lublino e Cracovia rovine di crematori della vecchia Wieliczka il silenzio stridente o sul teatro di Varsavia, udibile solo a me se sanguina il cuore selciato di Facce, forme Treblinka che solo io vedo e di Majdanek, stregata in un orrendo silenzio nel verde di adesso di morte, o nel bianco della neve e ad Auschwitz, il cui nome mi fa raggelare Invano pregare e lamentarsi anima e corpo, Svaniti ma indelebili le baracche strillano al cielo, tra le nuvole nell’aria se questa dannata massa pesa su di me? nel cielo sopra Auschwitz Sono una turista di tombe, sul terreno, nella terra per giunta di chi non esiste in ogni più piccola pietra Sono una turista dei luoghi delle anime granello di sabbia, polvere che cade cancellate dalla faccia della terra. là in mezzo alla miscela di cenere e ossa Sciami di anime nello spazio erranti per l’eternità Là è il mio spirito dove anch’io vivo quando, come e dove muoio Da qualche parte sulla terra il mio corpo sarà sepolto identifi cato con il numero 48693 tatuato qui sul braccio.

48 49 Il numero sul mio braccio Pesce ripieno traduzione di Elisa Valentino traduzione di Serena Vegni

Volevo scrivere qualcosa Preparo pesce ripieno sul numero che è impresso dolce pesce ripieno degli ebrei polacchi nel mio braccio - il mio documento d’identità / Non una volta fui derisa per questo di Auschwitz Un profumo meraviglioso si diffonde È nella mia carne intorno Sempre con me e lo è già da anni. Pensieri - Non si è scolorito, non è sbiadito curiosa attesa - Non ne è scomparsa alcuna cifra di quel ben noto sapore Mi disturba? No, non me. Mi riuscirà di ottenerlo? Io ci sono abituata come se lo avessi sempre avuto dalla nascita. Improvvisa appare un’immagine davanti / Ma a volte, quando si scopre ai miei occhi quando sono fra estranei Mamma siede su un piccolo sgabello e viene visto davanti a un grande tavolo li fa fuggire trita con la mezzaluna il pesce Non sto volentieri al centro dell’attenzione fi nemente per sentire sguardi scrutatori, curiosi, / Sposta la massa da una parte indagatori all’altra Marchi a fuoco avanti e in dietro - fi no allo sfi nimento In certi momenti di imbarazzanti / con pazienza, sapienza domande piene di compassione Le sue mani sono abili (o ancor peggio, domande interessate è tutta concentrata sul suo lavoro su a quanto ammontino i danni pagati / Non osa tritare i pesci dai tedeschi) con il macinino voglio che sia sempre inverno, perché Non devono diventare neri... allora tutto è coperto... da lunghe maniche.

50 51 Ora la vedo chiaramente Guai a chi si avvicinerà attraverso la nebbia dell’orribile lontananza traduzione di Cecilia Tognozzi è di nuovo così vicina, qui accanto a me Un indulgente sorriso di perdono sulle labbra La mano non è in grado per il modo in cui la provo ad imitare di toccare la carta in un modo semplice la penna respinge un modo biasimevole Sono vuota, impaurita con l’aiuto di un frullatore elettrico... Non sono in grado di fuggire da me stessa e lei sorride così Nessun posto cambierà il mio stato a me o a se stessa? Sono imprigionata nelle mie paure Con la sua splendida dolcezza materna La tristezza si è insediata in me con un certo stupore e succhia come una sanguisuga o con un velo di orgoglio La morte, che ho toccato a Majdanek, perché sono ormai grande, cresciuta ora mi perseguita. e preparo La svegliai senza rifl ettere il pesce per la famiglia nei giorni di festa Ho dimostrato di essere ingenua e stupida - La ragazza Non sapevo, non consideravo dalla quale è stata strappata quel che signifi ca una tomba non scavata sulla soglia del campo di sterminio e l’ombra della morte di Majdanek sta in agguato nella baracca di Majdanek! La tomba si blocca nello spazio invisibile all’occhio umano Ma guai a chi si avvicina conoscerà la sua grandezza e profondità! Guai a chi... comparirà alla sua infi nitezza. Io ho osato comparirle innanzi nuda e piccola Scuoto la ragnatela della morte, / penetro nel suo apparente sonno Essa non perdonerà l’impertinenza di chi le è sfuggito e che ha toccato la sua magnifi cenza

52 53 Lunghi sono i suoi artigli Lei mi aspettava infi nita la sua potenza sebbene sia ammuffi ta e affogata nel silenzio sul ciglio della strada Finalmente ho capito traduzione di Silvia Raffaelli Michela Volpe L’ho provato dopo 40 anni Guai a chi desta la morte. Lei mi aspettava sul ciglio della strada sapeva che ancora una volta sarei tornata da lei a sentirla mia con tutti i miei sensi La madre mia bella e giovane

Mi aspettava sulla strada per Majdanek di fronte alla “disinfezione” - camera a gas

Sono venuta da lontanissima distanza / dopo 40 anni e lei se ne stava lì - come allora nonostante / la sua morte come quel giorno dell’addio

Capelli neri, non alta, con cadenti boccoli sulla fronte come una corona Guance rosse, grandi occhi per l’insonnia Denti bianchi come perle vengono alla luce con il suo gran bel sorriso

Il più bello del mondo il sorriso di una madre che si sforza di tranquillizzare la sua bambina di fronte alla camera a gas e ai forni

Un cappotto ampio di lana copre il suo corpo e mi ci avvolge dentro per piantare in questo inferno un minuto / prima degli ultimi

54 55 Forza e calore umano Mi accosto all’ombra di mia madre Una scintilla di luce e speranza che qui fu uccisa qui in questo luogo, dal quale si poteva uscire solo come fumo dal comignolo... Mi aggrappo a lei con tutto il mio essere Forte, decisa a portarmela a casa Dopo 40 anni sono tornata qui sopra il vasto mare da un altro paese, da donna adulta sebbene preferisca veramente restare qui in e proprio come la piccola che ero allora eterno che così amava e così si preoccupava / con le mie lacrime e mia madre del suo destino. Non so come tornai a casa Quando mi arrampicavo così in alto mentre lei restava sentivo la sua presenza sulla strada ciottolosa in quell’orribile silenzio mortale Le correvo incontro Io immobile e solo il mio pianto con tutta la mia anima agitava forte il mio corpo e così, come quella volta, rimasi in piedi furiosa di dolore e perplessa Passò un polacco, uno straniero, / quando capii che lei se ne era andata / un guardiano del museo via da me Mi chiamò da una collina sul ciglio della strada e non l’avrei più riavuta Chi ti hanno ammazzato qui per tutta l’eternità. da farti piangere così? Non risposi Majdanek, il regno della morte, che ora dorme e lui se ne andò oltre Noi ci venimmo insieme e ora ci sono da sola - Si rivolse a me abbraccio la sua fi gura, sento la sua presenza nella lingua degli uomini vivi e sprofondo nel dolore spaventoso Io ero invece con l’immagine di mia madre Così piccola e impotente sto di fronte con la sua ombra nell’eternità vuota alla camera a gas che troppo tardi si spense. con la sua morte a Majdanek

Mi sedetti sul ciglio della strada E forse anche con la mia. presi la mia testa con entrambe le mani e piansi disperatamente con un ruggito forte (scritta dopo una visita in Polonia, giugno 1986) spudorato, senza scrupoli.

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Mio padre Corremmo per le strade in fi amme papà afferrò forte la mia mano traduzione di Caterina Checcacci fi ssò il suo sguardo disperato su me e Giulia Guerrini come a chiedere perdono

Custodivo il ricordo del suo sguardo / Papà leggeva magnifi ci canti di QUEI giorni da vecchi libri nel ghetto lui pregava sempre più spesso pieno di emozione e orgoglio cercava salvezza in Dio e ci trasmetteva la loro bellezza rifi utato da molti durante quelle atrocità

Allora io non ne capivo il signifi cato La prima volta che lo vidi piangere come un bimbo tuttavia la commozione e l’entusiasmo di papà fu per la notizia della morte del nonno / li assorbivo in me a Biala Podlaska Papà allora contava quaranta primavere Papà spiegava l’importanza dei giorni di festa e da quel momento pregò ancora più spesso leggeva i discorsi sul sacrifi cio di Caino sul miracolo di Chanukkah Gli uomini affamati aumentavano nel ghetto e sull’immenso sacrifi cio della fede morivano per strada - noi avevamo ancora pane Studiavamo persino in gruppi Io non capivo appieno su resti di libri sopravvissuti agli incendi suonava straniera Alcuni teatri rappresentavano ancora nel ghetto persino la lingua delle sue più sincere preghiere Mio fratello più grande si procurò i biglietti Al “Femina” davano “La principessa di Czarda” Amavo la commozione di papà Papà non lo perdonava - non riusciva a capire l’espressione del viso, il luccichio / dei suoi occhi Come si poteva andare a teatro, mentre i cadaveri quando leggeva e pregava e i moribondi ricoprivano le strade Fino ad oggi vive in me quest’immagine. Io non capivo, non gli davo ascolto Ancora oggi la sua voce e le sue parole / Quando a settembre Varsavia fu bombardata risuonano nelle mie orecchie papà era quasi in lacrime nella sua impotenza Allora casa nostra bruciò Papà diceva che non ci si doveva opporre / nel più importante giorno ebraico / agli ordini dell’espiazione, lo yom kippur Ci ricordava il nome dell’atroce punizione: / Auschwitz

60 61 Nella sua ingenuità, sottovalutava il feroce Il pianista degli occupanti nazi-tedeschi traduzione di Chiara Zinali Mamma non era d’accordo Di fronte a tutti i mali papà reagiva Un piccolo cinema a Herzliya in Israele con canti, preghiere e disperazione, mio marito e io mamma invece con la lotta o la disposizione / al destino Bombe tedesche su Varsavia sullo schermo Papà, obbediente a Dio e agli uomini, / lo uccisero a Treblinka Nazisti, morte Mamma, che combatteva e si adattava al destino, fasce al braccio con la stella di David la uccisero a Majdanek Ma erano stati veramente là? Li ebbi mai? Ghetto capannoni - offi cine - Plokowka - documenti La loro immagine e il loro tormento escono / diritto alla vita per gli Ebrei dai miei occhi Nei nascondigli, nelle cantine, sulle soffi tte attraverso cui essi ridono e piangono sotto terra Mi guidano per tutte le strade possibili VIVONO - fi nché i miei occhi / Treni, vagoni da bestiame non si chiuderanno per sempre. verso Treblinka nel gas

Paradiso infernale sul versante ariano pazzia della solitudine, paura Chopin

Illusione, ricordo - oblio nel silenzio del sogno il miracolo del pianista oggi al cinema

Mio marito e io qui - ora da qui e da lì nell’anno 2002

62 63 Fra gli spettatori Dei miei viaggi tedeschi e noi estranei traduzione di Ilaria Montegrossi quelli che non furono lì e non sanno nulla di noi Prima poesia: i morti sempre viventi da lì. Dei primi viaggi in Germania non ho poesie Anche le impressioni migliori sono confronti continui con il passato ricordi continui Cerco di imprimerli nella coscienza il “sapore” e “l’odore” Le loro lacrime e fi ori oggi - mi toccano Voglio credere in loro Li porto con me nella mia terra oltre il mare ma le poesie dei viaggi tedeschi non le ho.

Seconda poesia:

Mi giro verso il cielo azzurro verso la luce verso casa dalla pioggia, grigio, nebbia Ricordi Raccontare incontri in Germania e forse questa volta dopo il viaggio tedesco posso scrivere una poesia.

64 65 Fossi morta La vittoria di chi? traduzione di Diletta Zambernardi traduzione di Fabio Cicaloni

Fossi morta a Treblinka Scrivo date sarei rimasta con mio padre le storie - di vicine attese Fossi morta a Majdanek speranze, vittoria, pace sarei rimasta con la cenere di mia madre Fossi morta ad Auschwitz I nemici delle mie speranze sarei rimasta con mio fratello aspettano la vittoria con mia cognata per loro ragioni, sforzi Dovessi morire là volontà la morte per me non sarebbe Ognuno con le sue attese terribile. speranze, fedi come si possono raggiungere

se la vita stessa non è un motivo - non ha senso?!

66 67 La confusione opprime Finché sarò traduzione di Greta Castelli e Ambra Farinelli traduzione di Lucrezia Boccalini

Terrore infi nito Passa un anno dopo l’altro vicino e allo stesso tempo così tanti anni e momenti lontano da me Vado con loro e accanto a loro per un po’ aspetto sempre l’avvenire cerco sempre, perdo, scopro, Io non conosco e non vedo ricomincio da capo i vicini arabi aggiusto, rompo, cresco e raggrinzisco non quelli amici, non quelli ostili capisco sempre meglio che ancora non capisco tante cose So delle loro tragedie e delle nostre Non conosco, non so ho il terrore di pensare a loro che dovrò ancora vagare alla minaccia imparare, perseguire, ricordare dei miei cari trovare nuove strade di me stessa migliori, più larghe non smarrire Non posso evitare e ancora tanto tanto tempo la crudeltà anno dopo anno e momenti - secoli per noi - per nessuno e io vicino a quelli ma come allora e la confusione mi opprime. fi no ad oggi la stessa ma comunque un’altra fi nché sarò.

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Non so la strada Fra i miei - estranea traduzione di Natasha Benelli traduzione di Gemma Cinelli

Ancora questa maledetta impotenza Penso Pensavo di tradurre un’opera che amo iscritta in immagini ma fuggo dal lavoro in me mi trattiene già oggi manca uno stimolo sentimenti di prima e di ora manca un indirizzo in me Vuoto ovunque malgrado il frastuono si disegnano in immagini tangibili malgrado la piena nel mio profondo su di me crescono mura Dopo qualche tempo Non so la strada per superarle le prendo estranea nel proprio da me sempre le trasformo in parole immutabile. le rinnovo come in uno specchio.

72 73 Che bello quando... Gli alberi tacciono traduzione di Natasha Benelli traduzione di Greta Castelli e Ambra Farinelli

Che bello è stare in una stanza silenziosa e pulita Gli alberi vedono e sentono molto quando la pioggia batte alle fi nestre assorbono, nascondono quando il vento freddo percuote la casa ma persino quando frusciano e curva i rami degli alberi tacciono

Che bello è poi Non raccontano niente delle cose quando di fronte alla stufa calda di cui sono stati testimoni si guarda nelle fi amme si sente il calore addosso Non parlano e non si pensa a niente né di quelle magnifi che cose che accadono nelle loro ombre, Essere liberi e sicuri né di quelle terribili di appartenere solo a noi stessi Lasciarci entrare dentro il calore Si arrampicano verso la luce il tempo e i sogni come noi ci struggiamo per il sole Quanto è bello Scompaiono nell’oscurità in uno scintillio di focolare domestico. Per la brutalità si essiccano

E tacciono - sempre tacciono

Avvolgono con un’ombra misteriosa Cancellano completamente le tracce dell’amore e del delitto

...anche ad Auschwitz Crescevano, si arrampicavano verso il cielo assorbivano tanto il grido quanto il fuoco e il fumo

74 75 E tacevano tenacemente Si inebriavano dell’odore degli uomini in fi amme E io maledetti in un incantesimo infernale? mentre venivo condotta sotto di loro E si trasformavano in qualcos’altro vi scovai un segno di vita rispetto a ciò che furono? una prova dell’esistenza del mio Io negato Tacevano continuamente -

Fissavo il mio sguardo Alla mia piccola persona fu concesso / respiravo il loro profumo mescolato di sopravvivere con l’odore degli uomini bruciati per raccontare dei mostri nazi-tedeschi Trasmettevo loro con gli occhi i miei desideri delle persone, degli alberi - testimoni il mio grido per la vita del loro immutabile silenzio per la fede nei confronti di ogni sguardo Che sia possibile nei confronti di ogni evento anche per me? Tuttavia Pregavo affi nché si conservassero amavo e amo gli alberi le tracce della mia esistenza su questo mondo... Alla loro ombra affi do Qui molti come me si confessavano con gli alberi il mio dolore, i miei desideri, i sogni - supplicavano per un ricordo desideravano arrampicarsi fi no alle loro cime Nel loro fruscio io mi riunisco per volare via con i miei cari giustiziati Le loro tracce andarono perdute, / vennero cancellate, Con il mondo spazzate via che una volta esistette e che fu distrutto E gli alberi lo vedevano, lo sentivano e in lui - noi e com’è loro abitudine Questo solenne silenzio degli alberi crescevano, rinverdivano - e tacevano il loro incorruttibile, misterioso tacere allora signifi cava speranza Non piangevano per il tormento dell’uomo e oggi sollievo. o forse ne ridevano addirittura

76 77 Cos’è per me la pace? Se fosse possibile traduzione di Sylwia Bachiorrini traduzione di Elena Luschi

È un sogno eterno Se Che la vita quotidiana non distruggerà fosse possibile con amore bruciare La pace è per me ogni giorno senza bombe in cenere un cielo senza bombe le prime forme un cielo chiaro senza azioni ostili del male che oggi portano morte Se fosse possibile con i missili da questa cenere rinascere La pace è vivere il mio sogno, senza paura nuovamente senza perdere la mia casa e migliori la nostra vita, la vita dei nostri cari Se fosse possibile bambini, amici! con le lacrime lavare via l’incredulità Pace signifi ca avere la testa libera la disperazione dai piccoli, quotidiani, normali di un’esistenza problemi umani... sfacciata

Per me signifi ca pace - Io piango e amo ma anche la prontezza a lottare Dunque è forse possibile. quando questa esistenza normale - ovvero la pace, è minacciata da qualcuno.

78 79 Indice

Prefazione ...... 5 Scuola e memoria ...... 9 I giovani e la memoria ...... 11 Le poesie di Halina ...... 15 e le parole dei miei studenti ...... 15 La mia vita è cominciata dalla fi ne . . . . 21 Come fi ori nel vento ...... 22 Di ogni incontro ...... 23 Tra le righe di una poesia ...... 24 Non per i fi ori ...... 25 La ragazza della Shoah ...... 26 Memoria ...... 27 Carta morta ...... 28 Cerco la vita fra i morti ...... 29 Un tema indesiderato ...... 32 Che madre sono? ...... 33 Zia Esther...... 34 Stanca ...... 35 Non vale la pena sognare ...... 36 Lunghe casette - Auschwitz 1985 . . . . 37 Lacrime ...... 38 Non è un peccato ...... 40 Andate a Treblinka! ...... 41

80 81 Ero solo una briciola...... 43 Sono con te ...... 46 Forse non dovrei evocare il tempo . . . . 47 Là è il mio spirito ...... 48 1. ANNAROSA DEL CORONA Turista di tombe ...... 49 Di acqua, di mare Tavole di Bruno Caponi Il numero sul mio braccio ...... 50 Pesce ripieno ...... 51 2. ADRIANO CIPOLLETTI Silenzio atomico Guai a chi si avvicinerà ...... 53 3. GIANCARLO ROSATI Lei mi aspettava ...... 55 Poesie sul ciglio della strada ...... 55 4. DAVID TAMMARO Mio padre ...... 60 Sommesso sospira Il pianista...... 63 5. GINA BERNINI Dei miei viaggi tedeschi ...... 65 Parole non a caso

Fossi morta ...... 66 5. bis SCUOLA MEDIA STATALE SANTA FIORA La vittoria di chi? ...... 67 Questo libro è dei miei ragazzi La confusione opprime ...... 68 Finché sarò ...... 69 Non so la strada ...... 72 Fra i miei - estranea...... 73 Che bello quando...... 74 Gli alberi tacciono ...... 75 Cos’è per me la pace? ...... 78 Se fosse possibile...... 79

82 Finito di stampare nel mese di Settembre 2013 per conto di