COMMITTENTE BrianzAcque s.r.l. Viale Enrico Fermi, 105 – 20900 (MB)

AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO RELATIVO ALLA SUSCETTIVITÀ DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA AL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

RELAZIONE ILLUSTRATIVA Versione giugno 2020 - validata dai sottoscrittori del protocollo di collaborazione

Giugno 2020

Dott Geol. Dott. Geol. A. F. Tomasi Strini

Studio Associato di Geologia Sede legale: via G. Rossini 18, 21100 Varese Sede operativa: via F. Turati 31, 20083 Gaggiano (MI) Tel. 393 9859004

Sommario

1 PREMESSA ...... 3 PARTE PRIMA - INQUADRAMENTO ...... 7 2 QUADRO GEOLOGICO ...... 7 2.1 GEOLOGIA DI SUPERFICIE ...... 7 2.2 GEOLOGIA DI SOTTOSUOLO ...... 12 3 OCCHI POLLINI ...... 14 3.1 TIPOLOGIE DI OCCHI POLLINI ...... 15

3.1.1 Cavità in depositi non cementati ...... 15 Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA 3.1.2 Gallerie superficiali ...... 19 3.1.3 Cavità nel conglomerato ...... 20 3.1.4 Livelli a bassa resistenza ...... 22 3.2 GLI OCCHI POLLINI NEL PRESENTE STUDIO ...... 23 3.3 ALCUNI ESEMPI ...... 25 3.3.1 ...... 25 3.3.2 Bernareggio ...... 27 3.3.3 ...... 29 PARTE SECONDA - ANALISI ...... 30 4 RACCOLTA DEI DATI ...... 30 4.1 METODOLOGIA DI RACCOLTA DEI DATI ...... 30 4.1.1 Dati identificativi ...... 33 4.1.2 Dati descrittivi ...... 34 4.2 COSTRUZIONE DELLA CARTA ...... 34 5 ELABORAZIONE DEI DATI ...... 40

5.1 OMOGENEIZZAZIONE E STANDARDIZZAZIONE DEI DATI ...... 40 5.2 IDENTIFICAZIONE DEGLI OCCHI POLLINI ...... 43 5.2.1 Parametri di interpretazione dei dati ...... 45 6 RISULTATI ...... 48

6.1 DISTRIBUZIONE ...... 49 6.2 RAPPORTI CON LE LITOLOGIE DI SUPERFICIE ...... 51 6.3 PROFONDITÀ ...... 52 6.4 SPESSORE ...... 61 6.5 OCCHI POLLINI DI PARTICOLARE INTERESSE ...... 64 6.6 RELAZIONE CON LA FALDA ...... 66 PARTE TERZA - VALUTAZIONI E PROPOSTE ...... 68 7 DEFINIZIONE DELLE CLASSI DI PERICOLOSITÀ ...... 68 7.1 CLASSE ALTA (EX SUSCETTIVITÀ ALTA E MOLTO ALTA)...... 69 7.2 CLASSE A PERICOLOSITÀ MEDIA (EX SUSCETTIVITÀ MODERATA) ...... 71 7.3 CLASSE A PERICOLOSITÀ MODERATA (EX SUSCETTIVITÀ BASSA) ...... 72

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7.4 CLASSE A PERICOLOSITÀ BASSA (EX SUSCETTIVITÀ MOLTO BASSA O NULLA) ...... 72 8 SCENARI DI RISCHIO ...... 74 8.1 RISCHIO SUL TERRITORIO ...... 75 8.1.1 Urbanizzato attuale ...... 75 8.1.2 Ambiti di trasformazione ...... 82 9 INDIRIZZI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO ...... 91 9.1 CARATTERIZZAZIONE DEI TERRENI DI FONDAZIONE ...... 91 9.1.1 Esecuzione indagini ...... 93 9.1.2 Profondità di indagine ...... 93 9.1.3 Rinvenimento degli occhi pollini ...... 95 9.2 PRIME INDICAZIONI E SUGGERIMENTI RELATIVI ALLA GESTIONE DELLE ACQUE ...... 97 9.2.1 Progetti di invarianza idraulica ...... 97 9.2.2 Documento di invarianza idraulica ...... 100

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA 9.2.3 Considerazioni sulla vulnerabilità della falda ...... 103 10 CONCLUSIONI ...... 104 11 BIBLIOGRAFIA ...... 107 ALLEGATI...... 109

ALLEGATO 1 - ...... 110 SCHEMA FISICO SHAPEFILES ...... 110 ALLEGATO 2 ...... 124 RICOGNIZIONE COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA NEI COMUNI INTERESSATI DALLA SPERIMENTAZIONE ...... 124 ALLEGATO 3 ...... 128 RISCHIO OCCHI POLLINI PER SINGOLI COMUNI ...... 128

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1 PREMESSA

A seguito di accordo stipulato tra BrianzAcque (Gestore del Sistema Idrico Integrato), Provincia di Monza e della Brianza e ATO MB, finalizzato da un lato all’aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del fenomeno “occhi pollini”, già contenuto nel vigente PTCP e dall’altro all’elaborazione di scenari di rischio nonché alla formulazione di prime ipotesi operative volte alla mitigazione del fenomeno, è stato affidato a geoSFerA Studio Associato di Geologia l’incarico di realizzare uno studio approfondito del fenomeno “occhi pollini”. Tale lavoro rientra in un progetto più ampio che vede la partecipazione della Prefettura di

Monza e Brianza, Regione Lombardia, ATO MB e 15 comuni della parte orientale della Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA provincia, individuati a delimitare un’area pilota ove effettuare uno studio di dettaglio volto appunto al miglioramento delle conoscenze e, in base ai risultati ottenuti, alla revisione del quadro di suscettività agli occhi pollini. Il fenomeno occhi pollini era già stato oggetto, nel 2011, di un primo approfondimento, recepito nel PTCP di Monza e Brianza (difesa del suolo e assetto idrogeologico) attualmente vigente. In esso era stata rivolta particolare attenzione nell'individuare, allo stato delle conoscenze dell'epoca, i processi genetici e le tipologie di occhi pollini presenti nel territorio provinciale, in modo da avere un primo quadro conoscitivo del fenomeno; da questo erano state poi ricavate alcune norme per la gestione del territorio considerando la presenza degli occhi pollini. I risultati di tale approfondimento avevano portato alla suddivisione del territorio provinciale in 5 classi di suscettività agli occhi pollini (molto alta, alta, moderata, bassa, molto bassa o nulla), riportate nella tav. 8 "Assetto idrogeologico" e negli articoli 8 e 9 delle Norme del Piano, e alla redazione di prime linee guida. In queste, in particolare, si rimandava ai comuni una migliore definizione degli areali a diversa suscettività e si indicava una serie di azioni atte a prevenire il fenomeno, prima tra tutti il divieto di disperdere le acque nel sottosuolo nelle aree a suscettività di occhi pollini.

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Fig. 1.1 - Carta delle classi di suscettività al fenomeno occhi pollini per il territorio della Provincia di Monza e della Brianza. In rosso classe "molto alta", in arancione classe "alta", in giallo classe "moderata", in verde classe "bassa" e in grigio classe "molto bassa o nulla".

Tale misura è stata ripresa anche nel recente Regolamento Regionale 23 novembre 2017 - n. 7 ”Regolamento recante criteri e metodi per il rispetto del principio dell’invarianza idraulica ed idrologica”, così come modificato e integrato dal Regolamento Regionale n. 7 del 29 giugno 2018 e n. 8 del 19 aprile 2019. All'articolo 14 del detto regolamento si esplicita chiaramente che tra le "porzioni del territorio comunale non adatte o poco adatte all’infiltrazione delle acque pluviali nel suolo e negli strati superficiali del sottosuolo" sono comprese "zone suscettibili alla formazione, all’ampliamento o al collasso di cavità sotterranee, quali gli occhi pollini". Il possibile impatto degli occhi pollini sul territorio viene ripreso anche nella D.g.r. 12 gennaio 2018 - n. X/7701 “Approvazione dei contenuti della relazione di dettaglio relativa all’individuazione delle aree idonee e a quelle non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali della provincia di Monza e Brianza”, nella

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quale le aree a diversa suscettività agli occhi pollini (così come definite all'art. 8 del PTCP) sono considerate un criterio penalizzante nell'individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali della provincia di Monza e Brianza. Il presente studio costituisce quindi un ulteriore approfondimento del precedente studio “Approfondimenti sul fenomeno delle cavità sotterranee dette occhi pollini e sui siti di interesse geologico, finalizzati alla predisposizione del PTCP, marzo 2011”, in quanto si basa sulla partecipazione attiva dei comuni coinvolti che hanno messo a disposizione una nutrita serie di dati più recenti, in modo da avere un quadro più omogeneo e particolareggiato di un'area che, sebbene non sia l'unica, è tra le più interessate storicamente dal fenomeno. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Il fine di questo studio è quindi principalmente rivolto alla pianificazione territoriale ed a una mitigazione del rischio, basato su una migliore conoscenza del fenomeno. L'area interessata dall'analisi di dettaglio, perimetrata come in fig. 1.2, interessa la zona orientale della provincia, in cui sono compresi i comuni di: , , Bernareggio, , , , Cavenago di Brianza, Concorezzo, Cornate d'Adda, , , , , , . La presente relazione si articola in due parti. La prima (cap 2 -3) illustra brevemente il contesto geologico in cui è stato svolto lo studio e inquadra la problematica degli occhi pollini; la seconda (cap 4 e successivi), invece, illustra dettagliatamente la metodologia adottata e i risultati conseguiti.

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Fig. 1.2 - Estensione della Provincia di Monza e della Brianza con in evidenza i 15 comuni interessati dalla sperimentazione.

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PARTE PRIMA - INQUADRAMENTO

2 QUADRO GEOLOGICO

Lo sviluppo degli occhi pollini è strettamente connesso con le caratteristiche geologiche della Provincia; essi infatti si generano e si evolvono grazie a particolari condizioni del sottosuolo legate all'assetto geologico sia livello locale che a scala regionale, sulle quali poi intervengono anche altri fattori. Come meglio descritto nei successivi capitoli giocano infatti un ruolo fondamentale l'alterazione dei depositi, sia superficiale che profonda, la presenza di cementazione e la variabilità della permeabilità e nella circolazione dell'acqua nel sottosuolo. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Tutte queste caratteristiche non sono distribuite in modo uniforme nel territorio provinciale ma derivano dall'articolata storia geologica che fa sì che attualmente siano a contatto sedimenti con caratteristiche molto diverse. Nei paragrafi successivi verranno illustrati sinteticamente i tratti più salienti dell'assetto geologico allo scopo di evidenziare l'estrema eterogeneità dell'area in esame. Il territorio della Provincia di Monza e Brianza è situato in un contesto geologico particolarmente articolato costituendo una cerniera tra gli ultimi lembi affioranti del substrato roccioso, presenti nell'area più settentrionale e la successione Neogenico-Quaternaria in cui si rinvengono sedimenti testimoni di una complicata successione di eventi, con passaggio da condizioni marine o lagunari, a continentali, fino a depositi glaciali. La geologia della Provincia di Monza ricade in gran parte nei fogli 096 , 097 Vimercate e 118 Milano della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:50.000 ai quali si rimanda per una descrizione dettagliata delle unità presenti. Un piccolo lembo, nella parte sud orientale, rientra invece nel foglio 119 Treviglio, non ancora pubblicato. Di seguito vengono date alcuni brevi cenni della geologia e geomorfologia dell'area, soffermandosi in particolare solo su alcune unità delle quali verranno illustrate le caratteristiche più salienti.

2.1 Geologia di superficie

Nel territorio provinciale si può riconoscere un'area prettamente collinare, costituita dalle cerchie moreniche, un'area caratterizzata dalla presenza di pianalti, costituenti le piane

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fluvioglaciali più antiche, e una zona principale di pianura, nelle quali sono presenti vari ordini di terrazzi costituenti le unità geologiche più recenti. Sono altresì presenti alcuni solchi vallivi, più o meno incisi, che testimoniano in parte un diverso reticolato idrografico oggi scomparso. Il settore collinare è rappresentato dalle morene che si susseguono da e verso Nord fino al limite della provincia. Esse costituiscono il margine più esterno dell'anfiteatro generato dal ghiacciaio che, scorrendo lungo la valle dell'Adda, si divideva nel ramo di Como e di Lecco del lago, per poi riunirsi, almeno nelle glaciazioni più antiche proprio in area Briantea. Durante il Pleistocene (2,58-0,12 Ma) si sono avute più fasi di avanzata e di ritiro, durante le quali i ghiacciai più recenti si sono appoggiati alle morene lasciate dalla glaciazione precedente.

Con il tempo si è quindi costruito un "edificio" di forma, in prima approssimazione, concentrica, Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA in cui le morfologie più giovani sono nella parte più interna (nel caso del territorio in esame tendenzialmente verso Nord) mentre in posizione più esterna si trovano le morene più vecchie. Nel territorio provinciale, la morena più esterna e più antica dell'anfiteatro è rappresentata dall'imponente morena di Camparada, ascrivibile all'episodio Bozzente (Pleistocene inferiore) mentre a Veduggio, e sono presenti i più recenti e meno alterati cordoni morenici relativi ai diversi episodi delle glaciazioni Besnate. A Est invece, i cordoni morenici non sono presenti in modo significativo. Dai ghiacciai traevano origine gli scaricatori glaciali, cioè i corsi d'acqua che, scorrendo sulla pianura antistante (il sandur), trasportavano e depositavano i sedimenti provenienti dai ghiacciai stessi e nel contempo rimodellavano i sedimenti già deposti. Durante i cicli glaciali- interglaciali si assisteva a fasi di escavazione e riempimento delle valli stesse con un rimodellamento parziale del paesaggio precedente. Questo continuo rimodellamento ha portato da un lato allo smantellamento delle superfici più antiche, oggi conservate nei pianalti, dall'altro alla formazione di piane organizzate in vari ordini di terrazzi. Fa eccezione, a Est, la grande superficie che dall'allineamento Aicurzio - Bellusco - Cavenago di Brianza è rimasta intatta fin quasi alle rive dell'Adda, dove viene tagliata dalla forra dell'Adda nella quale sono presenti ordini di terrazzi più recenti. Questa superficie è il lembo dell'antica piana alluvionale ora costituita dal Ceppo dell'Adda e inferiormente dai Ceppi del Naviglio di Paderno e del Brembo, che non è stata interessata, se non in maniera marginale, dagli scaricatori glaciali. Essa si caratterizza per la presenza in superficie di depositi molto alterati, costituenti la Formazione di Trezzo, che rappresentano il prodotto di alterazione del sottostante

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Ceppo dell'Adda. L'alterazione è estremamente marcata, con forte rubefazione e arenizzazione o argillificazione dei clasti per tutto lo spessore. Caratteristiche dei depositi più antichi sono le coltri anche molto spesse di depositi eolici (i loess) che si sono depositate durante i periodi glaciali grazie allo spirare dei venti catabatici. Si tratta di depositi fini che si presentano discontinui, spesso colluviati, con marcati cambiamenti di spessore e grado di alterazione differente a seconda dell'età. I lembi delle piane fluvioglaciali più antiche, e più elevate rispetto alla pianura circostante, sono rappresentati dai depositi del Supersintema del Bozzente, manifestazione sedimentaria della prima glaciazione di cui si trova estesa testimonianza. Tali depositi, esterni alla cerchia principale, sono frammentati in lembi isolati. A Ovest, danno origine ai terrazzi delle Groane che Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA interessano la fascia dei comuni tra e Lentate sul . Essi formano delle superfici, rilevate di circa 20 m dalle aree circostanti, blandamente ondulate delimitati a Est dalla piana del Seveso. Spostandosi verso Est i depositi del Supersintema del Bozzente costituiscono una stretta fascia addossata alla morena di Camparada, i lembi più alti del terrazzo di Carnate e l'alto di Bernareggio; essi formano anche il terrazzo che borda il limite Nord del grande settore occupato dalla Formazione di Trezzo. Come per la Formazione di Trezzo, anche i depositi del Supersintema del Bozzente sono caratterizzati da alterazione estremamente spinta, interessante la quasi totalità dei ciottoli e con arricchimento in argilla secondaria della matrice. I depositi sono costituiti principalmente da ghiaie fluvioglaciali. Le piane fluvioglaciali costituite dai depositi del Sintema della Specola, invece, si rinvengono principalmente nella parte orientale della provincia, dove formano un piccolo lembo addossato alla morena di Camparada e un grosso terrazzo che si frappone tra il piastrone costituito dalla Formazione di Trezzo a Est e i rimanenti lembi dei sedimenti del Supersintema del Bozzente a Ovest. Il terrazzo appare interrotto nella sua continuità dal dosso, più antico, su cui sorge la parte più rilevata di Bernareggio, ed è inoltre secato da due piccole incisioni vallive al cui fondo sono presenti modesti spessori di depositi appartenenti al Supersintema di Besnate. L'alterazione dei depositi del Sintema della Specola è ancora elevata, con arrossamento e abbondanza di ciottoli alterati che appaiono fragili, arenizzati, ma in misura minore rispetto a quelli del Supersintema del Bozzente. I depositi del Sintema di Binago, sebbene non formino morene particolarmente rilevanti, danno origine a piane fluvioglaciali piuttosto estese. Si riconoscono tre piane maggiori: una è

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all'estremo occidentale della provincia, a Ovest dei terrazzi in Bozzente; una forma il terrazzo che, in destra idrografica del Lambro, si estende verso Sud originando il settore rialzato del comune di Monza mentre la terza, a oriente, costituisce il terrazzo su cui sorge Concorezzo. Particolarità di questo terrazzo, circondato da unità più recenti, è il fatto di avere una scarpata ben delimitata a Est, mentre a Ovest si raccorda dolcemente con la più giovane piana Besnate. I depositi maggiormente rappresentati arealmente sono quelli delle grandi piane fluvioglaciali Besnate. A questo supersintema, attribuibile al Pleistocene medio superiore, appartengono 4 unità denominate, dalla più antica alla più recente Unità di Guanzate, Unità di Cadorago, Unità di Minoprio e Unità di Bulgarograsso. L'alterazione è molto meno espressa rispetto alle precedenti essendo limitata a pochi metri di spessore e con una frazione ridotta di ciottoli Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA alterati. Ancora meno alterati e meno estesi sono i depositi fluvioglaciali relativi all'ultimo episodio di espansione glaciale (Sintema di Cantù) che appaiono confinati in stretti lembi attorno ai principali corsi d'acqua (Seveso, Lambro e Molgora). I depositi postglaciali costituiscono invece i depositi degli attuali corsi d'acqua e si rinvengono sostanzialmente lungo tutti gli alvei. Essi sono caratterizzati da assenza di alterazione e da uno spessore in genere modesto, se non lungo i corsi d'acqua maggiori. Lungo i fianchi delle principali incisioni vallive affiorano, spesso in modo discontinuo, i depositi conglomeratici costituenti i “ceppi” della Brianza, che sono suddivisi in più formazioni a seconda del contenuto petrografico, della loro provenienza, delle loro caratteristiche e dell'età. Si tratta in genere di depositi antichi, riconducibili all'inizio del Pleistocene e testimoniano un’idrografia diversa dall’attuale. Essi possono sia formare alte pareti (es. valle del Lambro) sia costituire piccoli corpi in parte obliterati dai depositi di versante più recenti. I conglomerati più antichi mostrano spesso anche una profonda alterazione, con il limite superiore estremamente irregolare in cui si giustappongono porzioni di conglomerato non alterato a porzioni in cui il conglomerato è totalmente alterato (limite a organi geologici, vedi fig. 3.5). Tra le Unità più importanti si ricorda il Ceppo di Portichetto, affiorante nel settore Ovest della provincia, dove costituisce pareti alte anche decine di metri. Il Ceppo di Portichetto è poligenico, sebbene mostri predominanza di ciottoli carbonatici e presenti spesso una alterazione marcata, con limite superiore a organi geologici. Il Ceppo di Portichetto rappresenta i depositi del PaleoAdda quando questo percorreva il ramo di Como del Lario.

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Lungo le Valle del Lambro e di alcuni suoi affluenti affiora invece il Ceppo di Inverigo, testimonianza un antico corso d'acqua proveniente da Est in cui confluivano apporti anche da Nord; esso è costituito, in genere, prevalentemente da litologie carbonatiche locali. È dotato di buona cementazione anche se sono presenti livelli non cementati in corrispondenza dei quali, lungo le scarpate, si generano scavernamenti. Esso presenta inoltre una forte alterazione, con la presenza di organi geologici ben visibili nella valle del Pegorino (Comuni di Lesmo, e Besana in Brianza). Di grande importanza è il Ceppo dell'Adda, che affiora lungo le sponde dell'Adda, più diffusamente a Nord del territorio provinciale, e in piccoli lembi nelle incisioni del grande terrazzo a Est di Cavenago di Brianza. Si tratta di un conglomerato poligenico, molto alterato, di Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA grande spessore ed estensione che è costituito dai sedimenti del PaleoAdda al tempo in cui aveva ripreso il suo corso dal ramo di Lecco del Lario.

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Fig. 2.1 - Carta geologica schematica della Provincia di Monza e della Brianza- BO = Supersintema del Bozzente (indifferenziato); BOF= Unità di Cascina Fontana; RZZ = Formazione di Trezzo, PEO= Sintema della Specola, BIN= Sintema di Binago; BE = Supersintema di Besnate indifferenziato; BEZ = Unità di Guanzate, BEE= Unità di Cadorago, BXE = Unità di Bulgarograsso; BMI, Unità di Minoprio, LCN, = Sintema di Cantù; POI = Unità postglaciale. (Dati del progetto CARG - Regione Lombardia).

2.2 Geologia di sottosuolo

Il quadro geologico cambia radicalmente nel sottosuolo. La definizione delle unità più recenti non può essere ovviamente così raffinata, basandosi principalmente sulla ricostruzione di sezioni geologiche a partire dalle stratigrafie di pozzi e/o sondaggi tarati su (statisticamente) pochi pozzi ben studiati. Risulta quindi estremamente arduo estendere in profondità l'effettivo spessore delle unità di superficie. Stanti questi limiti, le ricostruzioni mostrano una situazione estremamente articolata. Tralasciando le unità del substrato, la base della successione Neogenico-Quaternaria è formata dalle argille di Castel di Sotto; si tratta di unità marine con locali apporti dovuti a corsi d'acqua,

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di età Piacenziana (3,6-2,58 Ma) costituite da sequenze di materiali fini, limi e argille con livelli più sabbiosi e marcatamente ghiaiosi nella parte sommitale. Esse sono coperte dai numerosi corpi di conglomerato che costituiscono le diverse unità di Ceppo Lombardo prima descritte. Nel settore Est della provincia, dall'Adda sino al Molgora, si trova il grosso piastrone formato dai Ceppi del Brembo e del Naviglio di Paderno, a tratti eteropici, e dal sovrastante ceppo dell'Adda (Bini et al., 2004). Nella parte centrale, invece, le Argille di Castel di Sotto sono tagliate dal Ceppo di Inverigo, esteso lungo l'attuale valle del Lambro, e dal Ceppo di Portichetto. Questi corpi di conglomerato appaiono tagliati e sezionati da un fitto reticolo di paleovalli di età diversa, riempiti a loro volta da successivi eventi deposizionali, sempre in ambiente continentale. Si hanno così spesse Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA sequenze di ghiaie e sabbie giustapposte ai piastroni di conglomerato. Talora, anche i sedimenti di questi riempimenti risultano cementati a formare ulteriori corpi di conglomerato. Il limite superiore di questi corpi di ceppo è caratterizzato dalla presenza di spesse coltri di depositi alterati visibili sia in affioramento, sia rinvenibili in sottosuolo. Superiormente, o giustapposti ai grandi corpi di Ceppo si sovrappongono le potenti successioni di depositi fluvioglaciali che, in dipendenza della situazione locale, possono avere più o meno eroso i depositi precedenti.

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3 OCCHI POLLINI

Gli occhi pollini o, quanto meno, l'espressione che li identifica, sono un fenomeno peculiare dell'alta pianura lombarda. Essi si estendono circa in una fascia che è compresa tra i terrazzi più alti e le cerchie moreniche più antiche in un settore di territorio esteso tra il fiume Adda e il Varesotto. Benché sia un fenomeno conosciuto, almeno sul piano nozionistico, a livello locale, sia da parte degli operatori sia da una parte della popolazione, sono pochi gli studi sistematici svolti su questo tema.

Alcuni cenni si trovano in Casati (1986), Cancelli (1967) e nell'atlante dei dissesti geologici della Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Provincia di Lecco (Dell'Orsina et al., 1999). Alcune segnalazioni di fenomeni circoscritti si hanno in Dell'Oca (1957) dove viene descritta l'insorgenza di una dolina di sprofondamento in Concorezzo o in Bini e Zuccoli (1996) dove si descrive la formazione di un pozzo di crollo presso Appiano Gentile o l'effetto sulla trasmissione di inquinanti presso Cavenago di Brianza (Strini, 1999). A partire dagli anni 2000, alcune pubblicazioni affrontano il tema degli occhi pollini (Strini, 2001, Crippa 2002, Strini 2004a,b, Lorenzo 2015). Una maggiore attenzione si è avuta sicuramente a partire dal 2013 con il PTCP di Monza e Brianza nel quale non solo viene condotto uno studio approfondito delle cavità, ma viene introdotta, nei requisiti minimi richiesti ai PGT, anche l'analisi di questo aspetto; per la prima volta viene affrontato il problema a livello di pianificazione territoriale e viene proposta una carta che suddivide il territorio provinciale in aree più o meno soggette al fenomeno. Di poco successiva (2014) è la pubblicazione dei fogli 096 Seregno e 097 Vimercate della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:5000 dove la problematica degli occhi pollini è evidenziata nelle rispettive note illustrative. Si sottolinea che con questo non si intende che prima il fenomeno fosse sconosciuto e ignorato, ma che spesso la conoscenza era limitata all'esperienza dei singoli professionisti e/o della popolazione locale, portando ad una sottovalutazione del fenomeno.

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3.1 Tipologie di occhi pollini

Il termine stesso di occhi pollini assume diverse valenze e per certi versi è ambiguo, soprattutto in virtù del fatto che gli occhi pollini raramente vengono visti direttamente; infatti nella maggior parte dei casi sono riconoscibili per via indiretta, in particolar modo da prove penetrometriche. Gli occhi pollini infatti vengono tipicamente visti o nelle pareti o al fondo di scavi edilizi, o nel caso in cui essi interferiscano con le strutture cagionando danni più o meno seri. Tradizionalmente con il termine occhio pollino si intendono cavità, che vengono intercettate durante gli scavi, o doline che si aprono in terreni, differenziandosi dalle meglio note cavità in roccia. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Tuttavia, grazie alle indagini indirette, che hanno avuto nel tempo un sempre maggiore utilizzo, è possibile individuare nel sottosuolo orizzonti “anomali” riconducibili alla probabile presenza di occhi pollini, anche senza averne una visione diretta. Studi di dettaglio hanno messo in evidenza come al termine occhi pollini corrispondano in realtà più fenomeni diversi. Riprendendo la classificazione adottata in Strini (2004a), e utilizzata anche nel già citato studio fatto per il PTCP di Monza e della Brianza, si possono riconoscere le seguenti diverse forme: cavità in depositi non cementati, gallerie superficiali, cavità nel conglomerato e livelli a bassa resistenza.

3.1.1 Cavità in depositi non cementati

Questa è la tipologia più rappresentativa degli occhi pollini ed è quella a cui tradizionalmente viene associato il termine occhio pollino. Si tratta di cavità sia vuote sia parzialmente o totalmente riempite di sedimenti in genere fini, che hanno le dimensioni fino ad alcuni metri cubi e si sviluppano tipicamente in sedimenti alterati (dal Sintema di Binago alle unità più vecchie). Per la descrizione dettagliata si rimanda a Strini (2004a, b). Caratteri salienti delle cavità sono una volta a cupola, la presenza di materiale fine che testimonia una circolazione e ristagno di acqua, la presenza di piccole condotte e la formazione talora di veri e propri reticoli di gallerie.

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Foto 3.1 - Esempio di cavità in sedimenti alterati presso Bernareggio. Il martello (freccia bianca) dà la scala.

Il motore principale della formazione ed evoluzione degli occhi pollini è la circolazione di acqua nel sottosuolo, che provoca l'asportazione delle particelle più fini del terreno. L'asportazione si ha sia con un processo a livello di singoli granuli, sia, quando le dimensioni delle cavità/gallerie sono sufficienti ad accogliere flusso d'acqua maggiore, per erosione "meccanica" analoga a quella dei corsi d'acqua. Ad ogni venuta d'acqua, quindi, la cavità tende ad ingrandirsi per asportazione di materiale. La circolazione dell'acqua, inoltre, è causa dell'evoluzione del fenomeno, che può avvenire in due modi. Da un lato la cavità tende a risalire nel terreno in quanto il materiale della volta crolla e si accumula alla base, dall'altro le gallerie e le cavità possono ingrandirsi fino ad arrivare ad una fase parossistica con il crollo della volta della cavità stessa, aprendosi così in superficie e dando origine a una dolina; nel caso in cui il crollo o il cedimento avvenga in corrispondenza di un edificio o di una infrastruttura risulta ovvio il danno conseguente e la situazione di potenziale pericolo.

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Un fattore necessario per lo sviluppo di questo tipo di “occhi pollini” è la presenza di un materiale permeabile, sia omogeneo che disomogeneo, sottostante o giustapposto a un materiale meno permeabile. Una situazione tipica è data, ad esempio, dalla presenza di ghiaie alterate, che costituiscono il livello a bassa permeabilità, e un conglomerato (sottostante) che funge da materiale localmente permeabile in quanto è spesso disomogeneo, con cavità dovute a carsismo, fessure e livelli poco cementati che permettono il transito di acqua con materiale in sospensione. La presenza di conglomerato non è però indispensabile, in quanto cavità sono state rinvenute anche in casi in cui il conglomerato era a profondità rilevante. Del resto un gradiente idraulico sufficiente all'asportazione del materiale potrebbe generarsi anche per la presenza in profondità di corpi di ghiaia più porosi e quindi più permeabili rispetto al materiale sovrastante (Higgins e Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Schoner, 1997). Un'altra situazione tipica in cui possono formarsi “occhi pollini” è data dalla presenza di depositi alterati in livelli sovrapposti a depositi meno alterati, che quindi hanno permeabilità maggiore. Come condizione limite potrebbe bastare anche una variazione delle caratteristiche di permeabilità all'interno di uno stesso tipo di sedimento; essendo i sedimenti dell'alta pianura lombarda di natura per lo più fluvioglaciale, ed essendo la storia geologica dell'area particolarmente articolata, la giustapposizione di materiale con diversa permeabilità è una situazione comune. Altra condizione necessaria è che vi sia una via di fuga per il materiale che viene asportato, che non deve necessariamente essere costituita da fratture e/o cavità, ma può essere anche data dalla porosità normalmente presente all'interno di un sedimento sciolto. Il motore principale di innesco ed evoluzione è quindi una variazione del regime idraulico nel sottosuolo che può essere data sia da cause naturali sia da cause antropiche. Queste variazioni possono essere rappresentate da oscillazione del livello di falda che occorrono per cause naturali a scala temporale sia piccola (es. variazioni stagionali) sia grande, ad esempio modifica del livello di falda dovuto all'escavazione e/o riempimento di valli; questo processo è avvenuto più volte nel territorio brianteo, in concomitanza con le fasi di avanzata e ritiro dei ghiacciai. Il meccanismo per cui un abbassamento della falda può, nelle giuste condizioni, generare un occhio pollino è illustrato nella figura 3.2

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Fig. 3.2 - Esempio di formazione di un “occhio pollino” al contatto con il conglomerato. Nella situazione Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA di equilibrio la falda è all'interno della copertura (grigio chiaro). Con l'abbassarsi della falda viene meno la spinta di Archimede sulla copertura e c'è filtrazione verso il basso. In concomitanza della presenza di cavità nel conglomerato (grigio scuro) si può generare una cavità che evolve successivamente. Tale situazione è valida anche se nel conglomerato non è presente una "cavità" assimilabile a una grotta ma solo una serie di fratture. Da Newton e Mark Tanner, 1987, mod).

Variazioni nel livello di falda e del regime delle acque nel suolo sono ovviamente dovute anche a cause antropiche, come ad esempio dovute all’emungimento da pozzi; effetti maggiori ha l'immissione di acqua in sottosuolo, ad esempio tramite pozzi perdenti, in quanto vi è una variazione locale e significativa del regime idraulico. L'immissione di acqua, localizzata e concentrata, innesca un fenomeno di asportazione del materiale più fine con la generazione di piccole cavità; ad ogni immissione successiva di acqua altro materiale viene asportato e le cavità evolvono e si ingrandiscono. Esistono comunque numerose cause predisponenti che possono favorire la formazione di cavità nel sottosuolo; in generale si può dire che tutti i fattori che consentono l'ingresso di acqua in profondità, specie in grosse quantità e in modo non uniforme, possono favorire l'insorgenza del fenomeno; esempi di questi sono le fratture da disseccamento (Martin-Penela, 1984; Jones et al., 1997), comuni nei terreni limosi argillosi, che permettono all'acqua di oltrepassare il primo strato di terreno indurito, e le cavità lasciate dalle radici di piante ormai morte e decomposte. In generale, comunque, può bastare una piccola discontinuità all'interno del sedimento perché il fenomeno si inneschi; una volta innescato, il fenomeno evolve per un meccanismo di feedback positivo.

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3.1.2 Gallerie superficiali

Questa forma è di ridotte dimensioni e si instaura tipicamente in corrispondenza delle scarpate di terrazzo, in cui si ha la presenza di materiale impermeabile sovrastato da uno permeabile. In questo contesto l'erosione per piping può generare una sorgente sulla scarpata a cui corrisponde a tergo una fitta rete di gallerie più o meno ramificate di lunghezza di decine di metri e diametro fino a qualche decina di centimetri, che possono portare ad avere in superficie piccole doline di crollo o suffosione. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Fig. 3.3- Piccola condotta che funge da sorgente temporanea.

Molto schematicamente il processo consiste nella filtrazione di acqua nel terreno fino a che non trova un livello impermeabile, in corrispondenza del quale comincia a muoversi lateralmente.

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Nel caso in cui il flusso venga intercettato dalla superficie, ad esempio la scarpata di un terrazzo, può dare origine ad una sorgente con l'instaurarsi di fenomeni di piping e lo sviluppo di un reticolo di gallerie. Una tipica situazione di questo tipo si ha nei pianalti costituiti da materiale alterato (Sintema della Specola, Supersintema del Bozzente e Formazione di Trezzo sull'Adda) che si comportano da materiale impermeabile, e che sono coperti da coltri più o meno spessi di loess colluviati che fungono da materiale permeabile.

3.1.3 Cavità nel conglomerato

Un altro tipo di occhi pollini è identificato anche come cavità nel conglomerato; i conglomerati di origine continentale, tradizionalmente noti in Lombardia come Ceppo, presentano spesso Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA fenomeni di carsificazione e/o alterazione, formando delle cavità più o meno estese che possono generare vere e proprie grotte. Sebbene tradizionalmente non sempre le cavità nel conglomerato siano intese come "occhi pollini" tuttavia, data la stretta relazione tra queste e gli altri tipi di cavità, si ritiene opportuno inserirle tra le tipologie di occhi pollini. Lo sviluppo di cavità e discontinuità è favorito dal fatto che i conglomerati hanno cemento carbonatico e una frazione rilevante, talora costituente la quasi totalità, di ciottoli calcarei o marcatamente carbonatici.

Fig. 3.4 - Cavità in conglomerati lungo i versanti della valle del Lambro.

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In prossimità delle maggiori incisioni vallive (es. Adda), cavità nel conglomerato possono generarsi per rilascio di versante lungo fratture (Di Marsciano e Rossi, 1963). Le cavità nel conglomerato possono agire in più modi. Innanzi a tutto esse sono cavità che con il tempo si ingrandiscono e possono, con la loro evoluzione, generare il collasso del materiale sovrastante. Le discontinuità presenti, cavità o porosità, inoltre, sono uno dei fattori predisponenti gli occhi pollini del primo tipo, in quanto alterano localmente la circolazione dell'acqua nel sottosuolo, consentendo in un primo momento di innescare il fenomeno, e successivamente di asportare grandi quantità di materiale.

La cavità può formarsi sia per fenomeni carsici propriamente detti, essendo i conglomerati Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA lombardi ricchi in componente carbonatica, sia per alterazione in situ del conglomerato e successiva asportazione per piping della frazione alterata. Questo processo ha il duplice effetto di generare cavità vere e proprie e alterare profondamente la geometria e la permeabilità del conglomerato. Nei conglomerati più vecchi, inoltre, è tipica la presenza di organi geologici; l'alterazione non è uniforme nel corpo di conglomerato ma segue vie preferenziali in genere date da originarie fratture/discontinuità lungo le quali è più facile il transito di fluidi e quindi l'alterazione della roccia. Questo si esplica con un limite superiore fortemente ondulato in cui si giustappongono porzioni lapidee, fessurate, e porzioni in cui vi è il prodotto di alterazione del conglomerato, che è quindi un materiale fortemente argilloso e alterato, o un sedimento più giovane che ha asportato e sostituito la parte più alterata. Si ha pertanto un repentino cambio delle caratteristiche geomeccaniche dei terreni anche a distanza di pochissimi metri che, se non opportunamente individuate, possono portare problemi e inconvenienti nella realizzazione e nell'esercizio delle opere.

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Foto 3.5 - Esempio di conglomerato a organi geologici esposto in uno scavo. Si nota il limite fortemente irregolare (in blu).

3.1.4 Livelli a bassa resistenza

Si tratta di spessori notevoli di materiale con consistenza limitatissima che si originano già a partire dal piano campagna o in prossimità di esso; essi quindi sono da attribuire più che a cavità vere e proprie a spessori molto rilevanti di materiale probabilmente limoso non o scarsamente addensato e consolidato. La mancanza di dati continui, estesi su aree contigue e sufficientemente grandi, tuttavia non consente di definire con certezza la geometria a livello territoriale di questi materiali. Non è quindi possibile, al momento, verificare se essi siano dovuti al riempimento di vecchi paleoalvei e/o a locali sacche di materiale che ha subito processi di asportazione di materiale. Una possibile spiegazione è che essi possano essere il risultato dell'evoluzione delle cavità in senso stretto e di fatto costituiscano la colonna di materiale crollato e quindi poco addensato; essi possono corrispondere anche a livelli in cui il materiale originario è stato interessato, per grossi spessori, dall'asportazione della frazione fine.

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Fig. 3.6 - Meccanismo di risalita di una cavità nel suolo. Nella prima fase si genere una cavità al contatto con il conglomerato. Con il tempo il materiale della volta crolla, accumulandosi al fondo e causando la risalita della cavità (2). Quando crolla l'ultimo setto si genera in superficie una dolina (3) le cui tracce, con il tempo, possono essere cancellate (4). Si noti come in questa ultima fase non vi sia alcuna testimonianza della precedente cavità se non una colonna di materiale di crollo e quindi meno consistente del materiale circostante.

3.2 Gli occhi pollini nel presente studio

Si è visto precedentemente che gli occhi pollini sono cavità di varia origine che si sviluppano nei terreni Quaternari della Lombardia e che, per estensione, lo stesso termine è stato adottato per spessi livelli dal significato dubbio, in quanto pur mostrando caratteristiche simili (resistenza

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nulla o bassissima alle prove penetrometriche) non possono essere ascritti a cavità vere e proprie. Data la difficoltà e/o l'impossibilità di osservare direttamente il terreno in profondità, con il tempo, il termine Occhio Pollino è andato quindi a definire moltissime situazioni in cui si riscontrano, per esempio nelle prove penetrometriche, livelli a consistenza estremamente ridotta, anche con affondamento libero delle aste del penetrometro, senza però avere modo di verificarne la reale origine. Questi livelli possono corrispondere a cavità vere e proprie, che costituiscono gli occhi pollini "tipici", e/o a livelli costituiti da materiale estremamente soffice; quest'ultimo, a sua volta, potrebbe essere sia il riempimento di cavità preesistenti, sia una colonna di materiale poco addensato causato dalla "risalita" della cavità nel suolo, o dovuto Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA all'asportazione della frazione più fine del sedimento. Non ultimo potrebbe essere anche materiale che non ha subito un processo di consolidamento e si trova quindi allo stato sciolto o materiale di riempimento di piccole incisioni vallive. Nell'ottica della prevenzione del rischio indotto dagli occhi pollini, tuttavia, deve essere posta la massima attenzione non solo agli occhi pollini propriamente detti e descritti nei paragrafi precedenti, ma anche a queste situazioni “anomale”. In questo lavoro sono stati anche considerati i livelli con caratteristiche geotecniche estremamente scadenti e che possono comunque evolvere verso fenomeni di cedimenti e/o assestamenti in quanto dalle sole prove indirette, che sono le indagini più utilizzate nell'area e tra cui spiccano le prove penetrometriche, essi si manifestano esattamente come gli occhi pollini, cioè con ridotto numero di colpi e risultano di fatto da essi indistinguibili. Del resto sia che si tratti di occhi pollini veri e propri, sia che si tratti di materiale poco addensato il loro comportamento può essere molto simile; si tratta infatti di terreni in condizioni per certi versi metastabili che se sottoposti ad una sollecitazione, come ad esempio una immissione di acqua concentrata, o un sovraccarico, tenderanno a evolvere in modo non prevedibile. Nel caso di una cavità si può assistere ad un suo allargamento o crollo; nel caso di materiale sciolto si possono invece verificare fenomeni di compattazione, con eventuale cedimento dei livelli sovrastanti e/o formazione di un vuoto, o mobilizzazione rapida ed asportazione del materiale stesso e crollo delle, già scarse, caratteristiche geotecniche del materiale.

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La fase finale dell'evoluzione, quindi, risulta in un crollo o cedimento del terreno superficiale che può coinvolgere le strutture poggianti su di esso; in quest'ottica gli occhi pollini rientrano nei fenomeni chiamati genericamente sinkhole che possono avere molteplici origini (carsica, subsidenza, etc.). Sebbene i sinkhole abbiano in genere dimensioni maggiori, a piccola scala gli effetti, e i rischi, sono i medesimi come testimoniano i casi di Concorezzo degli anni '50 o i recenti fatti di Bernareggio (vedi par. successivi). Nell'ambito della classificazione proposta da ISPRA (Progetto sinkhole) gli occhi pollini potrebbero rientrare principalmente nelle cavità di suffosione. Data però la variabilità del fenomeno, e l'impossibilità di verificare direttamente l'origine, non è escluso che alcuni casi, ove è presente il conglomerato sottostante, possano ricondursi al cover collapse sinkhole (dolina per il crollo della copertura) o essere fenomeni Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA misti. Da questo punto di vista è quindi auspicabile che gli occhi pollini vengano effettivamente inseriti all'interno del progetto Sinkhole di ISPRA dove essi non hanno alcun riscontro nella cartografia specifica del progetto, seppure siano citati come esempio di terminologia locale con cui i sinkhole sono noti tra la popolazione,

3.3 Alcuni esempi

L'interazione tra gli occhi pollini e le attività antropiche è nota da tempo, sia agli addetti ai lavori che alla cittadinanza. Di seguito viene riportata una breve casistica di esempi, come riportati dalla stampa locale, di interferenza avuta tra gli occhi pollini e il contesto urbanizzato. L'elenco non vuole essere esaustivo ma solo dare un'idea di come esso sia diffuso e della molteplicità di aspetti che può avere.

3.3.1 Concorezzo

La descrizione di questa cavità, apertasi in Concorezzo nel 1950 in via Manzoni all'angolo con Via Santa Marta, è da attribuire a dell'Oca (1957) e alcune immagini sono reperibili nell'archivio fotografico on-line del comune di Concorezzo. La cavità aveva una profondità di 8,7 m ed era di forma ovale con gli assi di 15 e 9,5 m. Peculiare è la descrizione della presenza di cunicoli lunghi diversi metri e di una leggera crosta di carbonato di calcio lungo le pareti, sintomo della formazione di una cavità vera e propria prima

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del crollo finale. Il crollo fece piuttosto scalpore interessando non solo la pavimentazione stradale ma anche il muro di cinta dell'oratorio con annessa cappellina.

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Fig. 3.7 - Voragine di Concorezzo apertasi nel 1950 in Via Manzoni. Illustrazioni dall'Archivio Civico di Concorezzo.

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Nello stesso Comune di Concorezzo vengono riportati altri due casi di sprofondamento, uno in via della Libertà 102 occorso nel 1923 e uno nella piazza antistante la chiesa di Sant'Antonio, avvenuto nel 1874. Sia quest'ultimo che quello di via Manzoni erano prossimi, secondo le fonti, a pozzi per acqua.

3.3.2 Bernareggio

Uno tra i comuni più interessati dal fenomeno degli occhi pollini è sicuramente quello di Bernareggio, dove numerosi casi sono stati riportati nella cronaca locale. Già nel 1998 il Giornale di Vimercate segnala uno sprofondamento in Via Lombardia e danni conseguenti anche in una palazzina nella attigua via Liguria e di uno precedente nel 1993. Di Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA seguito si riporta lo stralcio del Giornale di Vimercate in cui viene dato risalto alla notizia e in cui si riportano anche precedenti accadimenti.

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Fig. 3.8 - Stralcio del Giornale di Vimercate del 3 marzo 1998 in cui si illustra la voragine apertasi in Via Lombardia.

Nella cronaca locale vengono citate le voragini apertesi nel 2010 tra le vie Prinetti e Obizzone e uno precedente in via Salvo d'Acquisto. Ben più eclatante invece il recente caso di via Dante dove, a seguito di forti precipitazioni, il giorno 14 giugno 2016 si è aperta una profonda voragine, seguita da eventi minori, che ha causato lo sprofondamento di una parte della strada, della pista ciclabile, di una vecchia conduttura fognaria e in parte della strada provinciale. In concomitanza si sono avuti danneggiamenti ad una palazzina prospiciente, causandone la totale inagibilità, e a un ulteriore complesso dove si sono avuti danni di minori entità, con serio pericolo per le persone e ingenti danni alle infrastrutture; a tutt'oggi la palazzina è inagibile.

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3.3.3 Cavenago di Brianza

Testimonianza di altri possibili effetti che possono avere gli occhi pollini si è avuta nella seconda metà degli anni '90, quando a partire dal 1996 essi sono stati causa di fuga di biogas dalla discarica di Cavenago di Brianza che ha raggiunto distanze superiori al chilometro. Il fenomeno in questo caso è stato possibile proprio per la presenza degli occhi pollini nei sedimenti più alterati (Formazione di Trezzo), che ospitano la discarica; infatti gli occhi pollini hanno trasformato i sedimenti della Formazione di Trezzo, in genere fortemente arricchiti in argilla, da impermeabili a localmente permeabili. Questo ha quindi permesso al biogas di raggiungere i Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA sedimenti sottostanti maggiormente permeabili e, da qui, diffondersi nelle zone circostanti.

Fig. 3.9 - Stralcio del Corriere della Sera nel quale viene riportato il caso della fuga di biogas dalla discarica di Cavenago di Brianza.

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PARTE SECONDA - ANALISI

4 RACCOLTA DEI DATI

4.1 Metodologia di raccolta dei dati

Il lavoro si è basato su una raccolta capillare delle informazioni presso i comuni interessati dalla sperimentazione. Gli uffici tecnici comunali hanno fornito le relazioni geologiche e geotecniche redatte ai sensi delle Norme Geologiche di Piano comunali e delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008 e successive modifiche o integrazioni) stilate successivamente al 2011 Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA (data dello studio utilizzato nel vigente PTCP). I dati sono stati incrementati con quelli provenienti dalla componente geologica dei PGT e quelli già presenti sulla Banca Dati Geologica di Sottosuolo di Regione Lombardia (BDGS). Nell'ambito della raccolta dati è stata condotta una ricognizione sulle componenti geologiche dei PGT dei comuni interessati dalla sperimentazione allo scopo di verificare, oltre alla presenza di ulteriori dati utili ai fini dello studio, se gli occhi pollini fossero stati considerati quale elemento di interesse ai fini della fattibilità geologica e se fossero state recepite le indicazioni del PTCP a riguardo. In ultimo è stata verificata la conformità della componente geologica con la DGR IX- 2616/2011 ed è stato verificato se nella componente geologica fossero stati recepiti anche i contenuti del PGRA (DGR X-6738/2017) e se il comune avesse già provveduto a redigere il documento semplificato di invarianza idraulica ai sensi della DGR 6829/2017 (e successive modifiche e integrazioni). I risultati di queste ricognizioni sono illustrati in allegato 2.

Le risposte dei comuni sono consistite in quasi 300 fascicoli, estremamente eterogenei sia per quanto riguarda i tipi di relazione e gli approfondimenti relativi, sia per quanto concerne le indagini presenti nelle stesse. La risposta dei comuni non è stata omogenea, dipendendo ovviamente dal numero di elaborati consegnati all'amministrazione negli ultimi anni, funzione a sua volta del numero di interventi realizzati o progettati variando tra 1 e 40 fascicoli; sei comuni hanno fornito meno di 10 fascicoli mentre in cinque casi sono stati forniti più di 25 fascicoli.

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I fascicoli sono costituiti da relazioni geologiche, relazioni geotecniche, rapporti di prova in genere legati a opere edificatorie alle quali si aggiungono anche le relazioni e dati relativi alla Componente Geologica, Idrogeologica e Sismica di supporto ai PGT dei rispettivi comuni nei quali sono talora riportati i risultati di indagini geotecniche o geofisiche anche pregresse. Ancora più vario è il quadro delle prove contenute nelle singole relazioni; sono infatti presenti prove penetrometriche, sondaggi (carotaggi), indagini sismiche e indagini geoelettriche. In casi sporadici è stata segnalata la visione diretta degli occhi pollini o dei danni ad essi legati. I punti di indagine dedotti dalle relazioni ammontano a più di 1200, alcuni dei quali erano già presenti sulla Banca Dati Geologica di Sottosuolo di Regione Lombardia; in essi, come illustrato nella tabella seguente (tab. 4.1), le prove penetrometriche sono le indagini in assoluto più Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA rappresentate. Nella categoria "altro tipo" sono state raccolte invece prove scarsamente rappresentate quali penetrometriche statiche, trincee, indagini sismiche Re.Mi, prove di conducibilità idraulica e tutte quelle prove presenti in modo sporadico. In alcuni casi, invece, nei fascicoli erano segnalati punti di indagine di cui però non ne è specificata la tipologia.

Tipologia di indagine/prova TOTALI Penetrometriche dinamiche 957 Indagini geolelettriche 31 Indagini sismiche tipo "MASW" 81 Sondaggi 42 Altri tipi 85 Tipo di indagine non disponibile 6 TOTALE 1202

Tab. 4.1 - Suddivisone delle indagini censite per tipologia.

Il numero dei risultati delle indagini effettivamente analizzato è leggermente inferiore in quanto, in alcuni casi, sia nelle relazioni relative a singoli interventi edilizi, sia in alcune componenti geologiche di supporto ai PGT, non è stato possibile recuperare i dati delle prove pur essendo stati indicati i punti di esecuzione. È da notare come la raccolta capillare delle indagini ha permesso di arricchire notevolmente il quadro delle informazioni disponibili sulla Banca Dati Geologica di Sottosuolo di Regione

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Lombardia. Nei comuni di interesse erano presenti originariamente 294 indagini. Con il presente lavoro si sono raccolte ulteriori 926 prove per l'area di interesse pari a oltre tre volte i dati già disponibili. Emblematici sono i casi di Busnago, per il quale si è passati da una situazione in cui non erano presenti dati a ben 71 prove, o di Burago di Molgora che, a fronte di una sola indagine presente, ne sono state aggiunte 68. Particolarmente "virtuoso" è anche il caso di Concorezzo con un aumento pari a 8 volte il numero di indagini precedenti, pur con un numero elevato di prove concentrato in pochi siti. Nella tabella 4.2 sono indicati gli incrementi di numero di prove disponibili, suddivise tra prove dirette (sondaggi) e indirette (prove penetrometriche, indagini geofisiche, etc).

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Indagini presenti nella BDGS Nuove indagini raccolte COMUNE Indagini Indagini Indagini Indagini Indagini Indagini totali indirette dirette totali indirette dirette Aicurzio 16 10 6 54 53 1 Bellusco 3 0 3 12 12 0 Bernareggio 39 23 16 100 100 0 Burago di Molgora 1 0 1 68 66 2 Busnago 0 0 0 71 71 0 Carnate 20 17 3 75 75 0 Cavenago di Brianza 9 9 0 14 14 0 Concorezzo 28 1 27 232 225 7 Cornate d'Adda 30 2 28 70 70 0 Mezzago 10 2 8 27 25 2 Ornago 10 10 0 13 13 0 Roncello 14 11 3 2 0 2 Ronco Briantino 9 9 0 43 41 2 Sulbiate 18 6 12 37 37 0 Vimercate 87 30 57 108 91 17 Totale 294 130 164 926 893 33

Tab.4.2 - Confronto tra il numero delle indagini presenti nella Banca Dati Geologica di Sottosuolo di regione Lombardia e indagini raccolte nel presente lavoro, suddivise tra indagini dirette (sondaggi) e indirette (prove penetrometriche, indagini geofisiche etc.).

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Questo bagaglio di conoscenze non deve essere inteso come sostitutivo delle necessarie indagini in fase di progettazione e/o realizzazione di opere, ma come un valido strumento di aiuto durante la fase di indagine bibliografica. Una sempre più dettagliata ed esaustiva conoscenza del territorio, infatti, è la premessa indispensabile per una politica di prevenzione del rischio. Le singole categorie di prove (penetrometriche, geoelettriche, sismiche, etc) possono a loro volta differenziarsi in ulteriori tipi a seconda delle caratteristiche dello strumento e dello standard utilizzati. Ad esempio, nelle prove penetrometriche vi sono differenze nel peso del maglio, nel passo dello strumento, nel diametro e angolo della punta, in quelle geoelettriche le differenze risiedono nel tipo e lunghezza dello stendimento etc.

Per poter analizzare al meglio i dati e al fine di costruire un set di informazioni organico, da ogni Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA fascicolo sono state estratte le singole prove; ad ognuna di esse è stata associata, ove possibile, una serie di dati suddivisi in identificativi e descrittivi.

4.1.1 Dati identificativi

- Nome del comune in cui è stata eseguita la prova - Codice ISTAT del comune in cui è stata eseguita la prova - Identificativo del fascicolo: codice composto dal codice ISTAT del comune e da un numero a tre cifre, progressivo, specifico per ogni fascicolo. (es: 108099_013 dove 108099 è il codice ISTAT del comune e _013 è il numero progressivo del fascicolo) - Nome del fascicolo: nome del file di origine del file consegnato; la corrispondenza è stata mantenuta al fine di avere traccia del dato di origine - Identificativo indagine: ad ogni indagine presente in un singolo fascicolo è stato assegnato un codice, costruito aggiungendo al codice identificativo del fascicolo un ulteriore numero di due cifre, progressivo (es. 108099_013_01; 108099_013_02; 108099_013_03, dove 108099_013 è il numero del fascicolo e _01, _02, _03 sono i numeri progressivi assegnati alle diverse prove). In questo modo è stata creata una corrispondenza biunivoca tra ogni singola prova e il codice identificativo. - Nome indagine: al fine di mantenere la leggibilità e la chiarezza con i dati originari, è stato mantenuto anche la sigla con cui l'indagine era presente all'interno del fascicolo. Nel caso in cui

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l'indagine fosse già presente sulla Banca Dati Geologica di Sottosuolo di Regione Lombardia, è stato utilizzato l'identificativo della BDGS.

4.1.2 Dati descrittivi

Per ogni indagine, definita e denominata come illustrato precedentemente, è stata associata una serie di dati volti a definire la tipologia e le modalità di esecuzione. Sono state quindi raccolte le seguenti informazioni. - Tipologia di fascicolo: è stata indicata la natura del fascicolo, cioè se indagine geologica, indagine geotecnica, indagine geologico-tecnica, studio geologico di supporto al PGT o altro

- Tipologia di indagine: le indagini sono state distinte in grandi categorie quali: prove Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA penetrometriche (dinamiche), sondaggi (sondaggi con eventuali prove SPT), indagini geoelettriche, indagini sismiche tipo "MASW" e altre indagini comprendenti, ad esempio, prove penetrometriche statiche, trincee, indagini HVSR. - Strumento: quando noto è stato indicato lo strumento utilizzato; questo dato risulta di fondamentale importanza nell'interpretazione delle prove penetrometriche dove la variabilità degli strumenti è massima a fronte di un risultato che viene espresso nel medesimo modo (n° colpi/passo di avanzamento) - Data: è stata riportata la data di esecuzione delle prove o, in mancanza di questa, la data della relazione. Nel caso fosse noto solo il mese è stato assegnato una data fittizia coincidente con il primo giorno del mese. - Profondità: di ogni prova è stata inoltre estratta la profondità raggiunta dalla prova stessa.

4.2 Costruzione della carta

Con i dati derivanti dalle indagini descritte e classificate secondo quanto indicato nel paragrafo precedente è stato creato uno specifico database a cui è stato associato uno shapefile, in cui ogni punto corrisponde a una singola indagine a cui sono stati associati i campi descritti precedentemente. In questo modo si è creato un set di dati geografici in cui risulta immediato verificarne la distribuzione e la posizione delle indagini ed è possibile avere a disposizione tutte le informazioni delle singole prove. L'implementazione delle informazioni su uno shapefile permette di facilitare le operazioni di analisi a livello territoriale.

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Il posizionamento è stata fatto nel sistema di coordinate piane UTM32N riferito al sistema geodetico di riferimento WGS84 (codice EPSG 32632) a partire dalle planimetrie presenti nelle relazioni, utilizzando come base la cartografia ufficiale di Regione Lombardia (CTR, database topografico) e le ortofoto reperibili sul Geoportale di Regione Lombardia. Le planimetrie allegate alle relazioni possono essere sia quelle di progetto che quelle dello stato di fatto. Talora, data l'estrema eterogeneità delle relazioni, il posizionamento della prova ha risentito dei seguenti fattori: - assenza di planimetria nel fascicolo (in questo caso la posizione delle prove è indicativa e relativa solo all'intero lotto)

- planimetria difficilmente leggibile già nell'originale; Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA - planimetrie incomplete; talora le planimetrie riguardavano solo una parte di un complesso industriale e/o di fabbricati più grandi di cui non è stato possibile ricavare la posizione esatta in mancanza di punti di riferimento - planimetrie non corrispondenti: talora le planimetrie si riferivano allo stato di progetto, non ancora realizzato e quindi non sempre "agganciabile" alla vista odierna o, al contrario, si riferivano allo stato di fatto, ormai demolito e non ricostruibile neanche tramite la visione delle immagini aeree storiche. La maggior parte delle prove è stata comunque posizionata con precisione. Nel caso in cui le indagini non fossero collocabili con sufficiente precisione, questo è stato indicato nello shapefile nell'apposito campo "QUALITAPOS". Nel caso di stendimenti geofisici (indagini geoelettriche e/o sismiche), nello shapefile non è stata indicata una linea con la lunghezza e la direzione dello stendimento, ma è stato indicato un punto in corrispondenza del centro dello stendimento. Questa scelta è stata dettata dal fatto che non è possibile inserire sia elementi lineari che puntuali su un unico shapefile; così facendo se da un lato si perdono le informazioni relative alla lunghezza e alla direzione dello stendimento, dall'altro, tuttavia, si riesce a mantenere l'intero database di tutte le prove (indagini lineari e puntuali) su un unico shapefile. Qualora fosse utile conoscere la direzione di un determinato stendimento, tramite il sistema di nomenclatura univoco adottato è immediato risalire al fascicolo originale nel quale sono presenti tutte le informazioni riguardanti l'indagine.

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Fig. 4.1 - Distribuzione dei punti di indagine nell'area dei comuni della sperimentazione, confrontata con i dati DUSAF 2015. In grigio le aree antropizzate.

In figura 4.1 sono illustrate le posizioni dei punti di indagine. Poichè le indagini analizzate derivano dalle relazioni geologiche e geotecniche redatte ai sensi delle Norme Geologiche di Piano Comunali e delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008 e successive modifiche o integrazioni) fornite dai comuni appartenenti all’ambito di indagine, risulta evidente come la distribuzione dei punti non sia omogenea, ma concentrata nelle aree antropizzate (DUSAF - 2015, livello 1) e in loro prossimità. Si nota altresì come, all'interno delle aree urbanizzate, le prove siano più abbondanti nelle aree periferiche, testimonianza delle zone che sono state oggetto di maggiori interventi negli ultimi anni. Tale anomalia nella distribuzione delle indagini disponibili, e di conseguenza degli occhi pollini censiti, era già stata osservata in studi

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precedenti (Strini, 2004a); di particolare rilievo sono l'area di Bernareggio-Aicurzio e alcune zone di Concorezzo nelle quali le indagini risultano particolarmente dense. Il fatto che le indagini non siano distribuite un modo uniforme sul territorio deve essere attentamente considerato per le successive valutazioni.

La figura seguente (fig 4.2) illustra invece la distribuzione e l'abbondanza relativa delle indagini suddivise per tipologia. Si può notare la netta predominanza delle prove penetrometriche e come esse siano diffuse in modo abbastanza omogeneo sul territorio. Questo tipo di prova, del resto, grazie alla sua praticità ed economicità, risulta quella più diffusa in ambito geotecnico specialmente in ambito di lavori medio-piccoli. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Fig. 4.2 - Distribuzione dei punti di indagine in base alla tipologia (rosso: prove penetrometriche dinamiche; azzurro: indagini geoelettriche: blu: indagini sismiche; verde: sondaggi; viola: altre tipologie). In rosso il confine provinciale, in blu i confini comunali.

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La profondità delle prove è estremamente variabile essendo dovuta a numerosi fattori quali tipo di prova, tipo di intervento per il quale l'indagine è stata eseguita e tipo di terreno, che influisce sull'esito dell'indagine stessa. Tralasciando le indagini a profondità maggiore di 25 m, per la massima parte costituite dalle indagini sismiche e da sondaggi, si nota che la distribuzione non è omogenea. Le prove, costituite in pratica per il 90% da prove penetrometriche, sono state suddivise in classi di profondità (0-5 m; 5-10 m; 10-15 m ; 15-20 m; 20-25 m).

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Fig. 4.3 - Distribuzione delle prove suddivise per classi di profondità (0-5 m:5-10 m, 10-15 m; 15-20 m; 20-25m). I toni variano dal bianco al blu aumentando la profondità.

Confrontando la fig. 4.3 con la carta geologica (fig. 2.1) si nota come mentre la classe 5-10 m è distribuita in modo abbastanza omogeneo sul territorio, quella tra i 10-15 appare più

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concentrata in corrispondenza delle litologie più vecchie, mentre quelle a profondità più elevata sono sostanzialmente relegate alla zona nord orientale, con una più spiccata incidenza nella zona di Bernareggio-Aicurzio. Le prove comprese tra i 20 e i 25 m di profondità sono per lo più date da sondaggi e indagini sismiche. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

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5 ELABORAZIONE DEI DATI

5.1 Omogeneizzazione e standardizzazione dei dati

Le prove penetrometriche dinamiche (SCPT) consistono nell'infissione di una punta tramite ripetuti colpi generati dalla caduta di un peso (noto) da un'altezza nota; l'energia del colpo si trasmette alle aste e da queste alla punta che affonda tanto più facilmente quanto il terreno sarà soffice e tanto meno facilmente quanto il terreno sarà più compatto. Per quantificare la "facilità" nella penetrazione vengono misurati i colpi necessari (numero di

colpi, indicato con N) per far affondare la punta di predeterminato intervallo che in genere varia Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA tra i 20 e i 30 cm (N20, N30). Al termine della prova viene restituito un grafico o una tabella nel quale, per ogni profondità, viene riportato il valore di N. Il modo di restituzione dei dati è tuttavia estremamente variabile tra i diversi operatori e, in diversi casi, si è constatato che alla relazione era allegato il solo grafico senza l'indicazione del numero di colpi per ogni intervallo di misura, cosa che rende più difficile l'interpretazione. Il peso del maglio, l'altezza di caduta, la profondità di abbassamento e le caratteristiche generali del penetrometro, che si riflettono sull'energia trasmessa alla punta, nonchè la forma e dimensioni della punta stessa sono estremamente variabili; le prove penetrometriche infatti sono usate da molti decenni e nel tempo si sono susseguiti numerosi standard. In generale gli strumenti usati in nel territorio di interesse hanno un peso del maglio variabile tra i 63,5 e 73 kg e un passo di lettura (N) variabile tra i 20 e 30 cm (penetrometri pesanti e superpesanti). Vengono anche utilizzati penetrometri leggeri con maglio di 30 kg e N =10 cm. In base al valore di N e conoscendo le caratteristiche dello strumento è possibile, tramite relazioni empiriche, risalire alle caratteristiche geotecniche dei terreni attraversati.

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Fig. 5.1 - Esempi di report di prove penetrometriche dinamice continue (Scpt). A sinistra diagramma con annessa tabella con i valori di N(30), a destra diagramma senza indicazione

Questa correlazione, tuttavia, necessita di un passaggio intermedio; il numero di colpi ottenuto dalle prove penetrometriche così eseguite (Nscpt) deve essere trasformato nel numero equivalente di colpi relativo alle prove SPT (Nspt); le prove SPT costituiscono infatti le più consolidate e standardizzate prove penetrometriche, eseguite in foro di sondaggio, per le quali esistono numerose correlazioni empiriche tra numero di colpi e parametri geotecnici. A causa del gran numero di strumenti utilizzati nell'area lombarda, allo scopo di standardizzare i dati raccolti per poterli confrontare tra loro, sono state compiute due operazioni diverse. La prima è stata quella di uniformare a livello grafico, e quindi con una scala orizzontale del valore N costante, i risultati delle prove penetrometriche. Questo consente un migliore confronto, anche visivo, tra i risultati delle diverse prove.

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Fig. 5.2 - Esempio di grafico rielaborato. Tutti i grafici hanno massimo valore N= 50.

Inoltre i valori di N(scpt) originali delle prove sono stati normalizzati in valori di N(spt), utilizzando un software adeguato (Dynamic Probing della Geostru). Inserendo i valori di N e i parametri dello strumento, deducibili dalle relazioni, si sono ottenuti i valori di Nspt. Quando noto, è stato considerato anche il modello specifico di penetrometro, in quanto ogni modello ha una propria efficienza nella trasmissione dell'energia alla punta.

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Qualora tutti i dati dello strumento impiegato non fossero noti, è stato scelto il modello di strumento o di prova con caratteristiche più simili; si è infatti rilevato come spesso nelle relazioni siano indicati semplicemente il peso del maglio, l'altezza di caduta e la conicità della punta, senza alcun riferimento al modello di strumento utilizzato. La normalizzazione del dato è fondamentale in quanto consente di avere un set di dati omogenei e confrontabili eliminando le differenze di risposta dovute al tipo di strumento. Poichè l'interesse verte su prove con un numero di N(scpt) estremamente basso, la differenza di risposta data dai diversi strumenti diventa rilevante. Se si usassero solo i valori di N(scpt) per confrontare prove diverse, si rischierebbe di attribuire erroneamente al terreno le differenze di valori che sono invece da Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA attribuire allo strumento (un terreno con la medesima resistenza potrebbe dare valore N(30)=1 con uno strumento e N(30)=2 con un altro).

5.2 Identificazione degli occhi pollini

L'individuazione degli occhi pollini rimane un problema di difficile soluzione; la possibilità di vedere direttamente una cavità è sostanzialmente limitata alla sua intercettazione lungo la parete o il fondo di uno scavo o alla sua intercettazione durante l'esecuzione di un sondaggio. Le prove indirette, pur non costituendo una prova certa della presenza di occhi pollini, tuttavia in talune situazioni consentono di individuare anomalie che possono rilevare la presenza di cavità o livelli con caratteristiche particolarmente scadenti. L'analisi si è concentrata soprattutto sulle prove penetrometriche dinamiche in quanto esse costituiscono la maggior parte delle prove raccolte. Per quanto riguarda le prove geofisiche, invece, non è stata possibile alcuna elaborazione in quanto di queste vengono forniti i risultati e non i dati grezzi . E' tuttavia doveroso precisare alcuni concetti. Gli occhi pollini sono morfologie relativamente piccole, se confrontate con i volumi normalmente indagati; questo comporta che la loro individuazione tramite prove penetrometriche (o altre prove puntuali) sia fortuita e casuale. Infatti se si immagina un occhio pollino con una sezione di 3m2 in un’area di 100 m2, sarebbero necessarie 33 prove penetrometriche per avere il 95% di probabilità di intercettarlo (da Kaufmann, 2000, riportato in Strini 2004a,b).

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Intuitivamente, se una cavità viene intercettata da una prova penetrometrica, darà un'anomalia facilmente individuabile nei risultati; infatti, una cavità vuota offre una resistenza formalmente nulla all'avanzamento, a parte l'attrito delle aste nel terreno sopra la cavità, e una cavità riempita di materiale soffice offre parimenti una resistenza, se non nulla, tuttavia molto ridotta rispetto al sedimento consolidato circostante. Il tutto si traduce in un numero di colpi N(spt) pari a zero o estremamente ridotto. Inoltre il terreno nell'intorno dell'occhio pollino risente della presenza del vuoto e quindi offre una resistenza inferiore rispetto a quello di un terreno omogeno privo di discontinuità. Questo implica che nell'intono dell'occhio pollino, in particolare sopra e lateralmente, vi sia una zona con caratteristiche geotecniche più scadenti rispetto a quelle di un terreno non interessato da Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA occhi pollini, ma migliori delle caratteristiche geotecniche dell'occhio pollino stesso. Questa zona è quella definita come zona detensionata in Lorenzo et. al (2015); pur non essendo un occhio pollino vero e proprio, una zona con tale anomalia può suggerirne la presenza a poca distanza. Una risposta analoga, cioè uno scadimento marcato delle caratteristiche geotecniche lungo un intervallo ben circoscritto, può tuttavia essere dovuto non solo all'intercettazione di cavità, ma anche alla presenza di materiale poco addensato. Nel presente lavoro non è possibile discriminare con certezza le cavità vere e proprie da situazioni con semplice terreno a scadenti caratteristiche geotecniche, poiché nella maggior parte dei casi questi livelli non sono raggiungibili da scavi diretti e i dati a disposizione si riferiscono alle indagini effettuate prima della realizzazione dell'opera e risultano quindi privi di eventuali riscontri avuti in cantiere. Nel presente lavoro, quindi, come già specificato, il termine occhio pollino è stato utilizzato in modo "più ampio" allo scopo di evidenziare quelle situazioni di potenziale instabilità dovuta alla presenza di livelli anomali con scarse caratteristiche geotecniche, che possono portare, in condizioni critiche, ad eventuali scadimenti improvvisi della capacità portante del terreno di fondazione. Stabilire il valore di N(spt) che discrimina queste situazioni non è facile proprio per la grande variabilità del fenomeno (cavità vuote, cavità riempite di materiale a consistenza nulla, spessori anche elevati di materiali a consistenza estremamente ridotta).

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Tradizionalmente sono considerati occhi pollini gli intervalli con N(scpt) compresi tra 0 e 2 a seconda degli operatori e della situazione specifica.

5.2.1 Parametri di interpretazione dei dati

Allo scopo di determinare i possibili occhi pollini o livelli di interesse sono stati considerati tre parametri principali cioè i valori di N(spt), lo spessore dei livelli e la profondità. La definizione di questi parametri fornisce una indicazione preliminare su come possono essere riconosciuti gli occhi pollini tramite prove penetrometriche dinamiche fornendo un criterio per quanto possibile "oggettivo" nell'individuazione di terreni che, nel contesto geologico sopra Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA descritto, possono essere indice di situazioni problematiche. Questi parametri sono stati utilizzati per una ricognizione del problema occhi pollini a scala provinciale, utlizzando "a posteriori" indagini già realizzate. Risulta ovvio che nell'ambito delle indagini specifiche per la realizzazione di opere la valutazione debba essere fatta dettagliatamente a scala locale, senza trascurare le condizioni geologiche del sito.

Valore di N(spt): Per determinare i livelli più scadenti è stato utilizzato un valore di N(spt) minore di 3, corrispondente in genere all'intervallo 0 ≤ N(scpt) ≤ 2; i valori possono indicare cavità vuote, o riempite e/o situazioni critiche che possono improvvisamente evolvere anche per sollecitazioni che occorrono in prossimità e in aree contigue, non solo esattamente in corrispondenza dell'intervallo a debole resistenza. Nel caso di cavità vuote i valori saranno ovviamente pari a zero, a meno della resistenza indotta sulle aste dal materiale sovrastante la cavità, mentre valori di 1 o 2 sono dovuti a cavità riempite di materiale con diversi gradi di addensamento. Questi valori possono essere, inoltre, anche testimonianza di zone particolarmente detensionate che potrebbero indicare la presenza, nelle vicinanze, di un occhio pollino e/o comunque identificano zone con ridotta capacità portante. Spessore: è stato considerato significativo uno spessore con N(spt) < 3 in genere maggiore di 60 cm. Infatti l'eterogeneità dei depositi quaternari e la metodologia stessa di esecuzione delle prove penetrometriche possono far registrare valori estremamente variabili anche nello stesso tipo di sedimento, che per sua stessa natura non è un mezzo continuo. Valori bassi di N(spt)

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possono risultare anche collegati a cause non legate direttamente agli occhi pollini; in terreni ghiaiosi questo può avvenire per assestamento laterale dei ciottoli al passaggio della punta, che può "farsi strada" tra i vuoti tra i ciottoli stessi, o per rottura di un ciottolo con conseguenza perdita di resistenza successivamente alla rottura. I depositi quaternari possono anche contenere locali lenti poco estese di materiale più soffice che possono dare lo stesso risultato. Per questo motivo è stato adottato un valore di 60 cm (pari a 2 intervalli di misura per le prove più usate) oltre il quale il basso valore di N è più verosimilmente imputabile a una effettiva caratteristica del terreno e non ad una variabilità dovuta all'esecuzione della prova. Questo non significa che non esistano occhi pollini di dimensioni inferiori, potendosi trattare sia di cavità di dimensione più ridotta e/o di gallerie, ma che occhi pollini di spessore così ridotto Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA sono difficilmente riconoscibili solo attraverso le prove penetrometriche. Nell'elaborazione sono stati comunque considerati alcuni intervalli di spessore inferiore ai 60 cm nel caso in cui, ad esempio, risultassero con N=0 in profondità, dove è più realistica una possibile presenza di un occhio pollino piuttosto che un assestamento dovuto allo spostamento di singoli ciottoli, o nei casi in cui tali livelli siano stati identificati in prove o in prossimità di prove che avevano riportato la presenza estesa di occhi pollini. In tali situazione le probabilità che un livello, per quanto limitato, sia da imputare ad un occhio pollino piuttosto che ad una variabilità dell'indagine risulta decisamente maggiore. Profondità: la resistenza del terreno nei livelli più superficiali può essere molto bassa sia a causa dello spessore ridotto del materiale stesso che porta a un minor grado di consolidamento, escludendo i sedimenti sovraconsolidati, sia a causa del rimaneggiamento dello strato più superficiale causato dagli agenti geomorfologici naturali e dall'uomo. Nella regione briantea, inoltre, possono essere presenti eventuali coltri di materiale colluviato, in genere soffice. In queste situazioni si ha quindi un valore di N(spt) basso indipendentemente dalla presenza di potenziali occhi pollini; per questo motivo, non essendo possibile distinguere tra reali occhi pollini e "falsi positivi", nelle elaborazioni successive sono stati trascurati i tratti con valori di N(spt) ridotti nei primi due metri circa dal piano campagna. In totale le indagini che hanno mostrato un andamento di questo tipo sono state poco più di 140. Nella figura seguente si vede come la distribuzione di questi livelli sia abbastanza omogena, risultando essere una caratteristica indipendente dalle condizioni geologiche alla macroscala.

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Fig. 5.3 - Distribuzione delle prove con valori di N(spt) ridotto nei primi 2 metri dal p.c..

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6 RISULTATI

Le analisi sulle circa 1200 indagini (in totale) raccolte hanno consentito di individuare 240 prove penetrometriche con valori di resistenza anomali, corrispondente a circa il 25%, mentre nel 43% dei casi non si sono avuti risultati riconducibili agli occhi pollini. Rispetto al totale delle prove invece i valori sono rispettivamente del 23% circa per le prove che hanno segnalato occhi pollini e il 49% circa per le prove che non hanno dato riscontri. Nel grafico seguente (fig. 6.1) vengono illustrati i risultati delle prove analizzate, suddivisi per tipologia. Sono riportati in colonna i casi con evidenze di anomalie (indicati con si), i casi in cui non vi sono evidenze di occhi pollini (no) e i casi in cui sono presenti valori anomali in superficie Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA e quindi non identificabili come occhi pollini (sup). Poco più di 130 prove (11% del totale), inoltre, hanno dato risultati non chiaramente interpretabili, mentre di oltre 70 indagini non erano disponibili i risultati. Nel grafico le prove che hanno mostrato evidenza sia di fenomeni superficiali (non riconducibili a occhi pollini) sia di fenomeni profondi sono state conteggiate in entrambe le colonne. .

Fig. 6.1 - Grafico che illustra i risultati sintetici dall'analisi di tutte le prove, suddivisi per tipologia di indagine: si= occorrenza di occhi pollini, no = nessuna evidenza; sup = presenza di fenomeni superficiali; dubbi: prove in cui il risultato non era univoco (anche per i livelli superficiali); ND = informazioni non disponibili.

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Fig. 6.2 - Distribuzione percentuale dei risultati considerando le sole prove penetrometriche.

Gli occhi pollini così individuati, per la maggior parte tramite prove penetrometriche, sono estremamente variabili sia per il contesto geologico sia per l'espressione che hanno nelle indagini. Analizzando le sole prove penetrometriche, risulta che un quarto delle prove ha permesso di individuare la presenza di occhi pollini (in senso lato). La classificazione delle prove secondo quanto illustrato sopra (si, no, superficiali, dubbi, N.D.) così come la profondità del tetto e della base di ogni occhi pollino e degli eventuali intervalli con N=0 (descritta nei paragrafi successivi) sono stati inseriti in appositi campi nello shapefile utilizzato per la costruzione della carta al fine di avere il quadro completo, dettagliato per ogni singolo punto, della presenza e distribuzione degli occhi pollini.

6.1 Distribuzione

Come già accennato, la distribuzione delle prove non è omogenea all'interno del territorio considerato, essendo governata dalla collocazione degli interventi edilizi; inoltre la densità di

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prove cambia a seconda del tipo di intervento e dalle condizioni geologiche. Se si opera in un terreno che è già noto per avere problematiche di tipo geotecnico, tendenzialmente il numero delle prove sarà maggiore rispetto a siti che, per il contesto geologico, tradizionalmente soffrono di meno criticità. Elevate concentrazioni di prove possono essere presenti in determinati siti, come ad esempio in corrispondenza di Via Dante, a Bernareggio, o in corrispondenza di Concorezzo dove in un solo sito sono state eseguite 60 prove penetrometriche (corrispondente a più del 30% delle prove penetrometriche censite nel comune). Questo comporta che le semplici considerazioni statistiche riguardo la distribuzione debbano essere attentamente valutate in quanto la situazione di partenza non è omogenea.

La maggior parte degli occhi pollini è distribuita nell'area di Bernareggio-Aicurzio, dove si Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA concentra più di un terzo delle segnalazioni riportate nell'area di studio; nei due comuni quasi la metà delle prove effettuate delle quali sono disponibili i risultati ha rilevato la presenza di livelli con scarse caratteristiche geotecniche. A Bernareggio si hanno anche i casi più eclatanti riscontrati nelle prove penetrometriche; nella zona Nord, ad esempio, si sono avuti avanzamenti con N=0 fino a 23,1 m di profondità. Interessante è anche osservare come la distribuzione possa essere molto discontinua anche nell'ambito dello stesso sito nel quale prove eseguite a distanza di pochi metri l'una dall'altra possono dare risultati estremamente differenti. Nella figura seguente sono riportate due prove penetrometriche eseguite a 25 m di distanza; in una è stato rinvenuto un occhio pollino addirittura con avanzamento libero delle aste per alcuni intervalli, nell'altra, invece, i valori alla medesima quota erano molto più elevati e si è giunti a rifiuto a quote in cui nella prova vicina era presente un occhio pollino.

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Fig. 6.3 - Esempio di variazione laterale nella resistenza del terreno. Le due prove sono state eseguite in lotto edificatorio a circa 25 m di distanza l'una dall'altra. Nella prova a destra si riscontra un occhio pollino (indicato dalle righe rosse) a partire a 6,9 m dal p.c., mentre nella prova a sinistra non viene riscontrato e la prova incontra il rifiuto a 11,1 m, mentre nella prova a destra l'occhio pollino continua fino a 17,1 m.

6.2 Rapporti con le litologie di superficie

Da un punto di vista delle litologie di superficie la maggior parte delle prove che ha riportato la presenza di occhi pollini si ha nelle litologie da mediamente a fortemente alterate; esse sono, in ordine di alterazione, Formazione di Trezzo, Supersintema del Bozzente, Sintema della Specola e in certa misura, Sintema di Binago.

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La distribuzione degli occhi pollini non è tuttavia da imputare solo la litologia di superficie in quanto lo spessore dell'unità superficiale può essere estremamente ridotto e quindi l'occhio pollino essere compreso nell'unità sottostante più antica.

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Fig. 6.4 - Schema della possibile assenza di relazione tra la litologia superficiale e la presenza di occhi pollini. A sinistra vista in sezione, a destra in pianta. 1 = unità antica (sepolta), 2= unità recente (superficiale). L'occhio pollino (in bianco) si forma nell'unità più antica, e alterata, mentre in superficie affiora l'unità più recente. In questa situazione sulla carta geologica (a destra) in corrispondenza dell'occhio pollino viene cartografata l'unità più recente, mentre l'occhio pollino è presente nell'unità più antica; non vi sarebbe quindi correlazione tra l'unità rappresentata in carta e quella in cui si genera l'occhio pollino.

Gli occhi pollini con spessore maggiore di 2 m, e quindi di particolare rilevanza da un punto di vista geotecnico, sono per lo più concentrati nelle unità più alterate in superficie o a ridosso di quelle alterate come, per esempio, in prossimità del limite occidentale del terrazzo di Concorezzo.

6.3 Profondità

Per ogni indagine è stata verificata la profondità alla quale sono stati riscontrati gli occhi pollini, individuandone la base e la sommità (letto e tetto). In più casi si sono avuti più livelli, lungo una stessa verticale, con resistenza bassa.

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L'intervallo di profondità in cui si estendono gli occhi pollini varia tra il piano campagna e il massimo valore 23,1 m riscontrato in Bernareggio tramite le prove penetrometriche o i 28 m considerando una cavità individuata in conglomerato alterato a Mezzago tramite sondaggio. La distribuzione in profondità degli occhi pollini è illustrata nel grafico di fig. 6.6, dove sono state individuate fasce di terreno spesse 0,5 m a profondità crescente dal piano campagna fino a 28 m (classi di profondità nei grafici successivi); per ognuna di queste fasce è stato contato il numero di occhi pollini intercettati (N° di occorrenze), come illustrato in fig 6.5

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Fig. 6.5 - Distribuzione degli occhi pollini per fasce di profondità. A partire dal p.c. sono state definite fasce di profondità spesse 0,5m; per ognuna di queste fasce è stato conteggiato il numero occhi pollini presenti. Nell'esempio illustrati nella fascia 0,5-1 m si riscontrano 0 occorrenze, nella fascia 1,5-2 m se ne conta 1, nella fascia 2,5-3 m se ne contrano 3 e nella fascia 5 -5,5 m se ne contano 2.

Vi sono ovviamente delle approssimazioni in quanto, ad esempio, un occhio pollino con la base a 5,1 m rientra nella classe di profondità 5-5,5 allo stesso modo di un occhio pollino che si estende tra 4 e 6 metri e che quindi interessa l'intero spessore di quella determinata classe.

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Fig. 6.6 - Divisione degli occhi pollini in base alle classi di profondità (in metri dal p.c.).

Dall'osservazione del grafico si nota come la profondità è estremamente variabile essendo compresa tra piano campagna e arrivando a oltre 23 m, anche se nell'intervallo 18,5-28 m il numero di occhi pollini è estremamente ridotto: si tratta in un caso di un occhio pollino rinvenuto tramite prove penetrometrica a Bernareggio, e in altri due casi di cavità rinvenute in fori di sondaggio a Cornate d'Adda, una all'interno del conglomerato alterato e una al contatto

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tra ghiaia alterata e conglomerato. Il fatto che siano indicati nel grafico fenomeni anche nei livelli più superficiali (anche se esclusi, come precedentemente detto dal fenomeno occhi pollini) è dovuta al fatto che vi sono situazioni in cui i livelli con resistenza nulla o estremamente bassa iniziano a quote prossime al pc. (o dal pc stesso) e si estendono in profondità. Essendoci continuità è quindi più probabile che le scadenti caratteristiche geotecniche siano dovute a situazioni che si propagano fino alla superficie piuttosto che ad una semplice indebolimento dei livelli più superficiali. Nell'area di Cornate d'Adda e Mezzago, inoltre, alcuni sondaggi, spinti alla profondità di 40 m, hanno riscontrato la presenza di cavità all'interno del conglomerato riempite di limo "tenero e soffice" a profondità variabili tra i 7 e i 40 m. Queste cavità sono state genericamente citate Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA all'interno della descrizione di tutto l'intervallo stratigrafico e quindi, pur essendo considerate nell'analisi della problematica, non è stato possibile conteggiarle nella valutazione di carattere numerico. Queste cavità sono legate alla presenza di conglomerati alterati. Dall'analisi del grafico risulta come le fasce di profondità che intercettano il maggior numero di occhi pollini siano quelle comprese tra i 3,5 e gli 8 m.

Allo stesso modo sono state redatte delle carte che illustrano la distribuzione degli occhi pollini corrispondenti alle fasce di profondità spesse 0,5 m sopra descritte. Nelle figure seguenti (fig. 6.7a,b,c) sono illustrate 3 carte, che illustrano tre specifiche fasce del grafico precedente. La fascia 5-5,5 m corrisponde alla fascia di massima occorrenza di occhi pollini, la fascia di 9,5-10 m esemplifica la riduzione delle occorrenze di occhi pollini all'aumentare della profondità mentre la fascia di 12,5-13 m dal p.c. illustra come con l'aumento di profondità cambi la distribuzione geografica degli occhi pollini.

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Fig. 6.7a - Distribuzione degli occhi pollini per la fascia di profondità 5-5,5 m dal p.c, corrispondente alla fascia di massima presenza di occhi pollini. I toni di colore indicano lo spessore degli OP (toni più scuri corrispondono a spessori maggiori).

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Fig. 6.7b - Distribuzione degli occhi pollini per la fascia di profondità 9,5-10 m dal p.c. I toni di colore indicano lo spessore degli occhi pollini (toni più scuri corrispondono a spessori maggiori).

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Fig. 6.7c - Distribuzione degli occhi pollini per la fascia di profondità 12,5-13 m dal p.c. I toni di colore indicano lo spessore degli occhi pollini (toni più scuri corrispondono a spessori maggiori).

Dalle carte si nota la maggiore presenza di occhi pollini nella classe 5-5,5 m e altresì come, con l'aumentare della profondità, essi tendano a essere maggiormente presenti nella parte centro orientale del territorio, in corrispondenza della fascia dei terreni più antichi sovrastanti ai conglomerati dove lo spessore dei materiali alterati, ivi compresi i conglomerati stessi, è notevole. La maggior parte si concentra nell'areale di Aicurzio - Bernareggio dove però è stato realizzato, come già visto, più del 15% di tutte le prove penetrometriche di cui sono disponibili i risultati.

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Anche nella fascia a Ovest sono presenti unità alterate in superficie, sebbene in modo minore rispetto al settore orientale. La differenza di distribuzione con la profondità potrebbe essere legata proprio alla presenza di maggiori spessori di coltri sedimentarie alterate anche in profondità.

Di particolare interesse è la massima profondità del tetto degli occhi pollini più profondi; questo dato infatti indica fino a quale profondità è possibile intercettare un occhio pollino e, indirettamente, quale è la profondità minima da investigare in un terreno. Superiormente a questa profondità possono trovarsi ulteriori livelli con ridotti valori di N(spt) sia livelli con resistenza che non lasciano intuire la presenza di anomalie in profondità. La situazione è Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA illustrata nella fig. 6.8 dove si confrontano due aree con diversa distribuzione degli occhi pollini con la profondità. E' intuitivo come conoscere la possibile profondità alla quale possono essere presenti gli occhi pollini può aiutare nella pianificazione delle indagini.

Fig. 6.8 - La conoscenza profondità degli occhi pollini più profondi può aiutare a pianificare le indagini. A sinistra è illustrato uno schema di un terreno in cui sono presenti occhi pollini a diversa profondità in due aree (area 1 e area 2). A destra possibilità di rinvenimento degli occhi pollini con indagini spinte a diverse profondità. Spingendosi fino alla profondità 1 non si rinvengono occhi pollini in nessuna delle due aree. Spingendosi a profondità 2 si possono rinvenire alcuni occhi pollini; idealmente, analizzando l'intero volume nell'area 1 si possono rinvenire tutti gli occhi pollini; nell'area 2 la profondità 2, invece, non è sufficiente in quanto non vengono intercettati gli occhi pollini più profondi. Solo spingendosi alla profondità 3 si ha la possibilità di rinvenire gli occhi pollini.

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Anche per il tetto degli occhi pollini sono state identificate delle fasce di profondità. Nell'area interessata dalla sperimentazione, in particolare, è stato osservato che nelle due aree di maggiore concentrazione degli occhi pollini si ha una differenziazione marcata nella profondità di rinvenimento. Nella zona di Concorezzo il tetto degli occhio pollino più profondo è compreso nella fascia 8-10 m mentre nell'area a Est, corrispondente grosso modo al pianalto che da Bernareggio, Burago di Molgora e Cavenago di Brianza si espande verso l'Adda, il tetto dell'occhio pollino più profondo identificato dalle prove penetrometriche è a 18 m. In assoluto il tetto della cavità più profonda è a 24,5 m, individuato tramite sondaggio nel conglomerato alterato. Nonostante i valori massimi sopra riportati, nell'area orientale più del 98% degli occhi pollini individuati ha il tetto compreso nei 16 m di profondità. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA La differente distribuzione degli occhi pollini in profondità nelle due aree è bene illustrata in fig 6.9; mentre gli occhi pollini con il tetto compreso tra una profondità di 8-10 m sono ben distribuiti in entrambe le aree, quelli con il tetto più profondo sono concentrati nel settore centro orientale.

Fig. 6.9a - Distribuzione degli occhi pollini con il tetto nella fascia di profondità compresa tra 8-10 m dal p.c..

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Fig. 6.9b - Distribuzione degli occhi pollini con il tetto nella fascia di profondità compresa tra 10 e 25 m dal p.c. I colori più scuri e le dimensioni maggiori dei punti indicano profondità via via crescenti. Classi 10-13m, 13-15m, 15-25m. Nell'ultima classe solo 1 punto, individuato tramite sondaggio nel conglomerato alterato, supera la profondità di 18 m. Si nota come i punti siano concentrati sostanzialmente nel settore centro orientale.

6.4 Spessore

Lo spessore degli occhi pollini è estremamente variabile, passando dai 30 cm occasionali di alcuni livelli a resistenza nulla o ridotta rinvenuti in profondità, a spessori di oltre 10 m, che costituiscono sicuramente livelli con ridotta resistenza e non cavità vere e proprie. In taluni casi sono stati riscontrati, nell'ambito di una sola prova penetrometrica, orizzonti con resistenza bassa ben distinti a differente profondità. Nella fig 6.10 è illustrata la distribuzione degli spessori escludendo i livelli a bassa resistenza più superficiali che, come si è detto precedentemente, non sono significativi.

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Fig. 6.10 - Spessore degli occhi pollini. Sull'asse delle ascisse sono indicate le classi di spessore, su quello delle ordinate il numero di occhi pollini per ciascuna classe. Non sono stati considerati i fenomeni superficiali.

Dall'analisi si nota come la classe maggiormente rappresentata sia quella con spessori compresi tra 1- 1,5 m, mentre il 50% degli occhi pollini ha spessore compreso tra 1 e 2,5 m. Risulta estremamente basso il valore inferiore a 0,6 m per il fatto, come specificato nei paragrafi precedenti, che a priori gli spessori di questa entità vengono esclusi se non in casi particolari. Sommando, nell'ambito di una singola prova, lo spessore di tutti i livelli con caratteristiche scadenti, risulta che poco più del 10% delle prove ha un tasso di incidenza degli occhi pollini di oltre il 50% sul totale della prova.

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Fig. 6.11 - Esempio di prova penetrometrica in cui la somma dei livelli a bassa resistenza (delimitati dalle frecce rosse) è superiore alla metà della lunghezza della prova.

In circa il 10% delle prove in cui sono stati individuati occhi pollini si sono riscontrati anche livelli con N=0; per la maggior parte si tratta di casi con livelli di spessore ridotto, ma nel 40% dei casi lo spessore con N=0 risulta maggiore di 1,5 m. In 11 prove la percentuale di livelli con N= 0 rispetto al totale è stata maggiore del 10%. La presenza di livelli con N=0 anche a partire dal piano campagna testimonia che questo valore non possa essere preso acriticamente come testimonianza di una cavità vuota ma possa corrispondere a spessori di materiale (in genere fine) poco consistente. Tale materiale, oltre a

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costituire, se non correttamente individuato, un problema durante le fasi di realizzazione delle opere, potrebbe avere comportamenti anomali in caso di sollecitazioni.

6.5 Occhi pollini di particolare interesse

Particolarmente significative sono le prove in cui si riscontrano spessi intervalli con N(spt)<2, corrispondente in genere a N(scpt)=0 e N(scpt)=1; il 20% delle prove con occhi pollini è rappresentato da indagini in cui si riscontrano questi valori di N in modo continuo per spessori maggiori di 1,5 m. Le prove con N(scpt) basso sono quelle interpretate tradizionalmente come occhi pollini. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Spessore (m) N° OP 1,5-2 16 (1) 2-3 24 3-4 7 (1) 4-5 5 5-6 4 (1) 6-7 1 7-8 1 8-9 1 (1)

Tab. 6.1 - Numero di occhi pollini per classi di spessore. Dati risultanti da prove penetrometriche con valori di N(SPT)<2 rilevato con continuità per spessori maggiori o uguale a 1,5 m (tra parentesi sono indicate le cavità individuate tramite sondaggio).

La tabella 6.1 illustra il numero di occhi pollini così determinati per classi di spessore. Si osserva come la classe maggiormente rappresentata sia quella con spessore tra i 2 e i 3 m. Nella tabella i numeri tra parentesi indicano le cavità rinvenute tramite sondaggi nei conglomerati, più o meno alterati, o al contatto tra questi e le ghiaie alterate sovrastanti (spessori 8m, 5m, 3,5m, 1,5m). La marcata diminuzione degli occhi pollini oltre i 6 metri di spessore può indicare sia l'effettivo mancato sviluppo di cavità così grandi, sia la difficoltà, per cavità così grandi, ad autosostenersi nel tempo. L'assenza delle eventuali evidenze superficiali di crolli avvenuti nel passato è da

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attribuirsi al fatto che i segni di tali cedimenti sono stati obliterati dalla normale evoluzione geomorfologica. Considerando invece la profondità (vedi fig. 6.12) si nota come la maggior parte degli occhi pollini di questo tipo abbia il tetto compreso tra i 6 e i 9 m di profondità.

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Fig. 6.12 - Grafico illustrante la profondità del tetto degli occhi pollini con N(spt)<2 per spessori maggiori di 1,5 m, suddivisi per classi di profondità (le classi con risultato pari a 0 sono state omesse).

Gli occhi pollini con queste caratteristiche sono distribuiti per la maggior parte in corrispondenza dei depositi molto alterati o dove questi sono presenti a profondità ridotta. Sebbene gli occhi pollini così individuati siano sicuramente situazioni eclatanti da tenere in seria considerazione durante la fase di progettazione, anche le altre situazioni individuate e illustrate nei paragrafi precedenti non devono essere sottovalutate.

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6.6 Relazione con la falda

Nell'area interessata dalla sperimentazione è stata valutata anche la possibile influenza della falda. Per le analisi è stato utilizzato il DEM di Regione Lombardia, con il quale è stata determinata la quota del piano campagna in corrispondenza delle prove con occhi pollini, e i dati di piezometria forniti da Brianzacque. Essi consistono in carte della piezometria massima e minima per i singoli anni 2013-2018, per i quali è stata considerato il massimo annuale, e dati puntuali di soggiacenza. In tutti i casi gli occhi pollini sono stati rinvenuti sopra il livello di falda, in particolare nelle aree comprese nei terrazzi più antichi, dove la soggiacenza della falda è di Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA alcune decine di metri; solo in un paio di siti a Concorezzo e Vimercate alcuni dati storici, entrambi riferiti al 1977, hanno mostrato una soggiacenza della falda di 1 -2 m inferiore alla profondità alla quale sono stati intercettati dei livelli a bassa resistenza, mentre la soggiacenza era più elevata per gli anni 2013-2018. Non essendo tuttavia stato possibile ricostruire l'andamento della falda in una prospettiva storica sull'intero territorio, non è possibile escludere a priori una possibile interferenza tra livello di falda e occhi pollini in questi e in altri casi che comunque sembrerebbe eventualmente limitata a piccole aree. Gli unici punti che mostrano una prossimità con il livello di falda riferito agli anni 2015-2018 sono a Vimercate e Concorezzo. A Vimercate, località Velasca, la cavità intercettata dal sondaggio B5D473993782 a 11,5 di profondità, è circa 2 metri al di sopra del livello di falda (2015). A Concorezzo (108021_024_06) la base dell'occhio pollino è a 14 m circa e quindi risulta sempre 1-2 m al di sopra del livello di falda. E' da rilevare tuttavia che i dati di massima piezometria relativi al 2017 forniscono una quota di falda marcatamente più alta che farebbero sommergere la cavità di Velasca (quota piezometrica 202 m ) e quella di Concorezzo (quota piezometrica 152 m). In questo caso anche altri occhi pollini nell'area sarebbero in prossimità della falda. Nel 2018 invece, i dati si discostano poco tra piezometria massima e minima e sono decisamente inferiori. Allo scopo di incrementare il set di dati sono state anche confrontate le carte piezometriche della Provincia di Milano degli anni 2007 e 2009; in questi casi non si sono ravvisare situazioni di interferenza tra la falda e gli occhi pollini.

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Questo quadro conferma quindi le conoscenze note da letteratura, cioè che gli occhi pollini si rinvengono, sostanzialmente, sopra la falda.

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PARTE TERZA - VALUTAZIONI E PROPOSTE

7 DEFINIZIONE DELLE CLASSI DI PERICOLOSITÀ

L'analisi di dettaglio compiuta ha permesso di individuare 4 classi di pericolosità nei confronti degli occhi pollini, raffinando il modello già proposto e incluso nel vigente PTCP di Monza e Brianza. Rispetto al precedente studio, in questo lavoro si adottano classi di pericolosità e non di suscettività in quanto si preferisce rifarsi alla nomenclatura consolidata nella pianificazione territoriale anche nell'ottica dell'individuazione di classi di rischio (vedi cap. 8).

Le classi sono state definite in base al contesto geologico di superficie e di sottosuolo ricostruito Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA in base ai dati disponibili e tenendo in considerazione il modello genetico di sviluppo delle cavità nel quale, si ricorda, gioca un ruolo fondamentale la presenza in superficie o nel sottosuolo di depositi con alterazione medio elevata e la presenza di conglomerato.

Le 4 classi di pericolosità per il fenomeno occhi pollini sono: alta, media, moderata e molto bassa, identificate dalla classe H4 (alta) alla classe H1 (bassa). Nella figura 7.1 è illustrata la carta della pericolosità così ottenuta. Rispetto alla precedente carta della suscettività (fig. 1.1) le modifiche, meglio dettagliate nei paragrafi successivi, sono consistite nell'accorpamento delle classi "alta" e "molto alta" su tutto il territorio provinciale, mentre nell'area interessata dalla sperimentazione sono stati anche meglio definiti i limiti degli areali a diversa pericolosità.

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Fig. 7.1 - Carta della pericolosità agli OP della Provincia di Monza e della Brianza. In rosso classe alta H4, in giallo classe media (H3), in verde classe moderata (H2), in grigio classe bassa (H1). In marrone i confini comunali, in blu i confini dell'area oggetto della sperimentazione. Si notino le differenze rispetto alla fig. 1.1.

7.1 Classe alta (ex suscettività alta e molto alta)

La classe di pericolosità alta deriva dall'unione delle classi di suscettività alta e molto alta già individuate nel PTCP vigente. La classe alta è stata individuata in base alla presenza di depositi molto alterati (dal Sintema della Specola fino alla Formazione di Trezzo), tipici della formazione degli occhi pollini, che coprono le potenti e diffuse successioni conglomeratiche (es. Ceppo dell'Adda, Ceppo di Portichetto), che si presentano continue e di età rilevante, tipiche dell'area Briantea. I depositi alterati possono costituire direttamente la superficie topografica o possono essere coperti da spessori modesti di depositi meno alterati (es. Unità del Supersintema di Besnate, in particolare Unità di Guanzate). La presenza di conglomerati anche molto alterati con sovrapposti materiali a loro volta alterati implica una marcata variabilità delle caratteristiche di

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permeabilità a livello locale. Infatti i conglomerati portano ad avere un materiale lapideo, con una permeabilità variabile, localmente estremamente elevata, a contatto con un materiale molto meno permeabile. Inoltre, essendo questi conglomerati spesso alterati a organi geologici, si ha un aumento della variabilità delle condizioni del sottosuolo, potendosi esserci variazioni consistenti non solo in senso verticale, ma anche orizzontale. I conglomerati, inoltre, possono presentare fenomeni di dissoluzione (cavità e fratture allargate) che costituiscono un via preferenziale di drenaggio e quindi un ulteriore motivo di sviluppo degli occhi pollini. L'areale si estende anche al di fuori delle aree di affioramento delle unità più antiche fino a dove vi sono evidenze della presenza di questi conglomerati nel sottosuolo a contatto con i depositi Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA alterati. Nel PTCP vigente era stata identificata una fascia in prossimità del bordo delle scarpate delle paleovalli in conglomerato a cui era stata assegnata una suscettività molto alta (cfr. fig 1.1.), in quanto la presenza di scarpate anche ripide poteva innescare fenomeni gravitativi e detensionamenti che favoriscono la circolazione delle acque nel sottosuolo o, addirittura, la presenza di doline superficiali. La zona di margine delle paleovalli inoltre, è sicuramente quella in cui, su tempi geologici, la circolazione idrica sotterranea ha più risentito delle modifiche indotte dalla formazione della valle stessa e dal susseguirsi di fasi di riempimento ed escavazione. Queste considerazioni avevano ritenuto quindi plausibile attribuire una maggiore suscettività al fenomeno per queste aree. Nel presente lavoro, tuttavia, sono state accorpate le due classi perchè non è stata riscontrata una effettiva evidenza di un maggior numero di OP lungo i bordi delle paleovalli, pur con i limiti già detti derivanti dalla distribuzione delle indagini, e dal fatto che già nella vecchia zona ad alta suscettività il grado di pericolosità è tale da giustificare la massima attenzione nell'ambito della gestione del territorio. Il mantenimento quindi di due classi, ad "alta" e "molto alta" pericolosità, complicherebbe inutilmente il quadro senza portare un effettivo riscontro dal lato pratico della prevenzione del rischio. Con l'analisi di dettaglio svolta, inoltre, nell'area dei 15 comuni è stato possibile ulteriormente ridefinire il limite delle aree rientranti nella classe H4. In particolare è stato ridefinito il limite occidentale del grande areale che si estende dal confine Est fino ai comuni di Burago di Molgora, Vimercate e Carnate, riducendo leggermente l'areale in

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classe H4, limitando l'estensione della parte di piastrone in Ceppo dell'Adda al di sotto delle unità più recenti. L'areale in classe di pericolosità alta in corrispondenza del terrazzo di Concorezzo è stato esteso leggermente, senza limitarlo alla sola estensione in superficie del Sintema di Binago. Conformemente a quanto riportato nella suddivisione presente nel PTCP vigente, è stata inserita nella classe a pericolosità alta anche l'area del centro di Monza, che comprende il terrazzo costituito nella parte superficiale dei depositi appartenenti al Sintema di Binago e la zona ad ovest di questo. Da un punto di vista strettamente geologico l'area si discosta dalle condizioni tipiche della classe di pericolosità H4 in quanto sono assenti i conglomerati di spessore rilevante con sovrapposti depositi alterati. Tuttavia l'area è storicamente caratterizzata da un'elevata Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA presenza di occhi pollini; per questo motivo e per richiamare l'attenzione dei professionisti a questa problematica, è stato deciso di inserire l'area nella classe alta.

7.2 Classe a pericolosità media (ex suscettività moderata)

Le aree a pericolosità media, corrispondenti a quelli compresi nel vigente PTCP nella classe a suscettività moderata, sono quelle in cui in sottosuolo non sono presenti i corpi di conglomerato di grande spessore e continuità (Ceppo dell'Adda, Ceppo di Portichetto etc), ma sono comunque presenti depositi alterati e molto alterati (Sintema della Specola e unità più vecchie) in superficie o coperti da ridotti spessori di depositi meno alterati; la copertura, nel settore centro occidentale della provincia è data in gran parte dalla unità più vecchia del Supersintema di Besnate, cioè l'Unità di Guanzate. A questi areali si aggiunge la piana del Molgora a Sud di Carnate nella quale, in sottosuolo, si rinviene il Ceppo della Molgora, che si presenta meno spesso e meno continuo rispetto a quello costituente il Ceppo dell'Adda. Dai rapporti stratigrafici che si possono evincere dai dati di sottosuolo, inoltre, esso appare più giovane rispetto al Ceppo dell'Adda, sebbene entrambi risalgano al Calabriano, suggerendo quindi una minore predisposizione all'insorgenza di occhi pollini.

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7.3 Classe a pericolosità moderata (ex suscettività bassa)

Quest'area si caratterizza dall'assenza di conglomerati, intesi come corpi continui e di spessore rilevante, e dalla presenza di depositi molto alterati e alterati in sottosuolo coperti da spessori significativi di depositi più recenti con alterazione da media a bassa; l'unità più diffusa superficialmente negli areali di questa classe è l'Unità di Cadorago del Supersintema di Besnate. In sottosuolo possono comunque essere presenti limitati e poco estesi corpi conglomeratici dovuti a locale cementazione dei livelli più profondi delle diverse unità. I depositi glaciali e fluvioglaciali lombardi sono infatti caratterizzati dalla presenza di una frazione carbonatica, variabile, che con la progressiva alterazione porta in soluzione il carbonato di calcio che può Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA essere lisciviato in profondità dove può dare origine a cementazione. Lo spessore e la continuità di questa cementazione è però molto inferiore rispetto a quella dei più antichi Ceppi di Portichetto, dell'Adda e della Molgora.

7.4 Classe a pericolosità bassa (ex suscettività molto bassa o nulla)

Sono raggruppate in questa classe le aree, con assenza di conglomerati nel sottosuolo, degli attuali fondivalle (Lambro, Adda e in parte del Seveso) dove sono presenti significativi spessori di depositi alluvionali recenti o a debole alterazione. Sono inseriti all'interno della classe molto bassa anche i due terrazzi lungo l’Adda in quanto essi sono stati sede di pesanti rimaneggiamenti con importante escavazione che di fatto hanno demolito la successione originaria.

I limiti e l'attribuzione nelle classi sono stati rivisti in base all'analisi delle indagini nel territorio interessato dal progetto pilota che ha in gran parte confermato il quadro precedente; rispetto a questo nel presente modello sono stati accorpate le classi alta e molto alta, è stata meglio definita l'estensione degli areali a diversa pericolosità e, aspetto del tutto nuovo, è stato possibile distinguere areali con diversa distribuzione in profondità degli occhi pollini. Pur in mancanza di ulteriori dati che possano confermare o smentire quanto fino ad oggi ipotizzato è stato comunque possibile estendere anche al resto del territorio provinciale alcune conclusioni

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ottenuto nell'area della sperimentazione, in particolare accorpando la classe alta e molto alta di suscettività agli occhi pollini. Risulta quindi evidente come l'eventuale raccolta di dati e indagini nella restante parte del territorio e la loro analisi consentirebbe di validare ulteriormente il modello su tutta la provincia. Il modello di pericolosità, che si basa sulle attuali conoscenze della possibile genesi degli occhi pollini, infatti è stato tarato nella parte orientale del territorio provinciale. La variabilità dell'assetto geologico nella provincia è però estrema; non è escluso che una analisi più approfondita anche della restante parte dell'area possa portare a nuovi modelli di genesi e sviluppo delle cavità e ad una migliore definizione degli areali fino ad ora individuati.

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8 SCENARI DI RISCHIO

A valle della suddivisione del territorio in aree con differente grado di pericolosità, si è proceduto ad una mappatura preliminare del rischio connesso al fenomeno degli occhi pollini. Questo è stato considerato come il rischio legato all'impatto degli occhi pollini da un punto di vista territoriale, cioè considerando l'uso del suolo (aree urbanizzate, agricole etc.) attuale e futuro; per questo è stato quindi costruito sia lo scenario di rischio relativo alla situazione presente sia quello relativo agli ambiti di trasformazione previsti negli attuali PGT. In accordo con gli enti committenti, si tratta di una prima ipotesi di definizione di scenari di rischio (sia nel senso di prima ipotesi di un metodo di approccio alla valutazione del rischio Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA occhi pollini, sia nel senso di valutazione che deve essere verificata a scala di maggior dettaglio); gli scenari del rischio, a differenza del quadro di pericolosità, non costituiscono una componente della pianificazione provinciale (Ptcp). La valutazione proposta è semmai funzionale all’iscrizione della tematica occhi pollini nei Piani di emergenza comunali/Piani di protezione civile. Questa prima ipotesi vuole essere un punto di partenza nella presa di coscienza dei potenziali effetti di un fenomeno di dissesto che, a differenza di altri, raramente consente l’identificazione di segnali precursori o permette interventi di contenimento. Mentre per le frane, per le alluvioni o per i crolli è possibile intervenire mediante opere di difesa, nel caso degli occhi pollini, come per i terremoti, l’unico approccio possibile è di carattere preventivo. Per tale ragione, con le doverose raffinazioni alla scala locale, è fondamentale che la gestione del territorio tenga conto del rischio associato al fenomeno anche nella definizione delle procedure da attivare in caso di emergenza. La definizione delle classi di uso del suolo, utilizzata per identificare il potenziale danno e la vulnerabilità degli oggetti esposti, non tiene conto di diversi aspetti che necessitano di raffinazioni a scala comunale: • determinati accorgimenti progettuali a livello costruttivo (fondazioni) e nella gestione delle acque meteoriche possono incidere riducendo la vulnerabilità dei manufatti e conseguentemente abbassare notevolmente il grado di rischio;

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• la corretta definizione dello studio comunale sul rischio idraulico e dei progetti di invarianza ai sensi del R.R. 7/2017 assumono una valenza cruciale nella prevenzione del fenomeno e nell’ulteriore riduzione della vulnerabilità territoriale; • la lettura di dettaglio dell’uso del suolo a scala comunale può contribuire a circoscrivere con maggiore puntualità gli effettivi areali di rischio; • l’identificazione puntale di edifici strategici e rilevanti è fondamentale per mettere in luce le situazioni da monitorare con maggiore attenzione.

8.1 Rischio sul territorio Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

8.1.1 Urbanizzato attuale

Per l'identificazione del rischio indotto da occhi pollini ci si è basati sulla definizione di rischio quale “entità del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un particolare evento”. Il rischio è stato calcolato tenendo in considerazione la relazione R=H*E*V dove R è il rischio, H la pericolosità, E l'entità degli elementi a rischio o danno potenziale e V la vulnerabilità degli elementi esposti ovvero “l’attitudine dell’elemento a rischio a subire danni per effetto dell’evento”. Questa dipende sia dalla capacità degli elementi a rischio di sopportare l’evento che dall’intensità dell’evento stesso e varia da 1 (nessun danno/perdita) a 4 (danno/perdita totale). Per la definizione del rischio sono state seguite le direttive regionali contenute nella DGR n. IX/2616/2011 riguardanti il rischio da dissesto, alluvionale ed idraulico che sono state adattate al caso specifico degli occhi pollini e ai diversi scenari. Per la definizione della classe di danno, il territorio provinciale è stato innanzi a tutto classificato in base all'uso; per questo ci si è basati sulla banca dati DUSAF nella versione più aggiornata disponibile (5.0 del 2015) e sul database topografico di regione Lombardia che ha permesso di definire meglio sia le porzioni edificate sia le infrastrutture di trasporto (strade e ferrovie). Da questi dati l'intero territorio provinciale è stato diviso in 4 classi d'uso: - Aree antropizzate urbanizzate (aree residenziali, aree produttive e commerciali, aree a servizi, impianti, reti di trasporto stradali e ferroviarie);

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- Aree antropizzate a suolo prevalentemente libero (parchi, aree incolte in contesto urbano, colture florovivaistiche, cave e cantieri); - Aree agricole coltivate; - Aree naturali ed aree idriche.

A queste aree sono state assegnate delle classi di danno crescente da 1 (danno basso) a 4 (danno grave) in base alle possibili conseguenze derivanti dal manifestarsi di uno sprofondamento (sinkhole) o di un cedimento indotto dagli occhi pollini. • Alle aree antropizzate urbanizzate è stata assegnata la classe di danno potenziale più

grave (E4 Danno grave) considerando sia la presenza di persone che il danno Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA derivante dalla perdita totale o parziale di edifici e infrastrutture; • Alle aree antropizzate a suolo prevalentemente libero è stata assegnata la classe E3 (Danno medio) in considerazione soprattutto della relativa vicinanza di tali aree a alle contigue aree edificate e del fatto che gli occhi pollini possono nel tempo espandersi e quindi interessare anche aree limitrofe; • Le aree coltivate sono state considerate passibili di Danno moderato (E2) in virtù del valore economico delle coltivazioni e della permanenza di persone e mezzi agricoli; • Il danno più basso (E1) è stato assegnato alle aree naturali dove l’insorgenza del fenomeno provocherebbe danni economicamente poco rilevanti o alle aree più prossime ai corsi d’acqua dove è meno probabile che il fenomeno si manifesti.

Nella figura 8.1 sono riportate i dati informativi del DUSAF 5 utilizzati nella definizione delle classi di danno.

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Fig. 8.1 - Suddivisione delle classi di danno potenziale, basata sulla divisione in livelli informativi del DUSAF 2015 e dal DBTR

Per la vulnerabilità degli elementi esposti è stato adottato un criterio cautelativo, assegnando il valore massimo (4) agli elementi che in caso di danno possono risultare totalmente compromessi, quali edifici e infrastrutture di trasporto, e valori via via inferiori per le altre classi di danno. Considerando quindi la pericolosità (H1-H4), il danno potenziale (E1-E4) e la vulnerabilità (V1- V4), ai quali sono stati assegnati valori da 1 a 4 è stato possibile applicare la matrice per il calcolo del rischio ottenendo dei punteggi per ogni "cella" della matrice e quindi, una volta stabilito il range di punteggio per ciascuna classe, le classi di rischio. L'introduzione del parametro vulnerabilità ha permesso di discriminare meglio le aree a suolo prevalentemente libero (es. parchi e giardini) comprese nel tessuto urbanizzato (classe di danno H3). In queste aree, infatti, il rischio è oggettivamente inferiore rispetto ad un edificio, sebbene non possa essere trascurato; se non si fosse considerato questo parametro, la classe rischio sarebbe risultata massima per entrambi gli areali. Nella figura 8.2 è illustrata la matrice del rischio con esplicitati i punteggi, la stessa matrice con la suddivisione in classi di rischio e lo schema utilizzato per la suddivisione in classi di rischio a seconda dei punteggi ottenuti.

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Fig. 8.2 - Matrice del rischio. A sinistra sono indicati i punteggi, a destra le classi di rischio corrispondenti

La matrice di calcolo del rischio così costruita è stata applicata all'intero territorio provinciale, precedentemente classificato in base all'uso del suolo; sono state quindi ricavate due mappe, una con la suddivisione delle aree per classe di rischio e con la suddivisione delle aree per punteggio. Le due mappe sono riportate nelle figure 8.3 e 8.4.

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Fig. 8.3 - Suddivisione del territorio provinciale per classi di rischio. In rosso la classe R4, in arancione la classe R3, in verde scuro la classe R2 e in verde chiaro la classe R1.

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Fig. 8.4 - Suddivisione del territorio provinciale per classi di punteggio.

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Il 37% del territorio provinciale ricade nella classe di rischio R4; ciò è imputabile alla diffusione degli areali con pericolosità alta e media che interessano buona parte della provincia e all'estrema urbanizzazione del territorio; tale situazione è ben visibile nella porzione centrale della provincia. La classe di rischio R3 è invece è quella meno rappresentata (15%); in essa confluiscono le aree antropizzate ricadenti in classe 2 a cui si aggiungono le superfici a suolo libero in contesti urbanizzati; queste ultime contribuiscono però in forma estremamente ridotta. La classe di rischio R2 interessa invece il 28% del territorio provinciale. Essa è dovuta prevalentemente alla presenza di aree agricole nelle porzioni con pericolosità media ed elevata

(ad esempio la zona orientale della provincia) o alla presenza di aree antropizzate ma in classe di Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA pericolosità H1. La classe di rischio 1, che occupa il 20% del territorio provinciale, è invece data dalle aree allo "stato naturale" in qualunque classe di pericolosità ricadano e dalle classi di danno inferiore man mano che aumenta la classe di pericolosità, ad eccezione delle aree con pericolosità H4 nelle quali il rischio minimo è R2. Si può notare come le classi di rischio R1 e R2 interessino anche il settore nord della provincia, dove sono presenti i cordoni morenici più giovani; gli spessori rilevanti di materiali non alterati uniti all'assenza di conglomerati in sottosuolo fanno ricadere questi territori in classe di pericolosità media e/o bassa.

E' interessante osservare come risultino a rischio R4 anche aree in cui gli occhi pollini sono meno conosciuti, come per esempio la fascia centrale della provincia, dai comuni di , e Meda verso sud. In questi comuni, stante anche l'elevatissima urbanizzazione, si hanno situazioni in cui la percentuale di territorio a livello comunale a rischio R4 risulta più elevata rispetto a comuni storicamente legati al fenomeno come Bernareggio o Aicurzio. Nella fig. 8.5 sono riportati i comuni con la suddivisione negli areali a diversa classe di rischio. La tabella relativa è riportata in allegato 3.

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Fig. 8.5 - Grafico con la suddivisione delle aree a diversa classe di rischio per ogni comune (in percentuale). In rosso la classe 4, in arancione la classe R3, in verde chiaro la classe R2 e in verde scuro la classe R1.

Considerando invece la suddivisione in base al punteggio (fig. 8.4), si nota in modo più evidente Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA come parte del territorio di questi comuni, pur ricadendo in classe di rischio R4, abbia punteggio inferiore rispetto quello delle aree in R4 dei comuni "tipici" degli occhi pollini quali, ad esempio, Bernareggio ed Aicurzio, in quanto parte delle aree urbanizzate ricadono in classe di pericolosità H3, che portano ad avere un punteggio inferiore. Dato il rischio elevato presente anche in comuni dove tradizionalmente questo fenomeno è meno conosciuto, e che sono esterni all'areale più studiato da questo punto di vista, e poiché gli "occhi pollini" sono un fenomeno in genere poco "pubblicizzato" risulta evidente come sia di particolare interesse estendere la raccolta e l'analisi delle indagini anche alla restante parte del territorio provinciale al fine di dettagliare meglio l'effettivo quadro del rischio.

8.1.2 Ambiti di trasformazione

La valutazione del rischio è stata estesa anche agli ambiti di trasformazione previsti negli attuali PGT dei comuni della provincia di Monza e Brianza. Gli areali degli ambiti di trasformazione sono stati forniti da comuni. Sono stati costruiti due scenari differenti a scala dell'intera provincia: uno ricalca in toto la definizione del rischio adottata per lo scenario urbanizzato, l'altro, invece, considera anche i dati provenienti dall'analisi delle indagini geognostiche che sono però limitate all'area della sperimentazione. Anche in questo caso la relazione utilizzata per il calcolo del rischio è data da R=E*H*V, dove R rappresenta il rischio, E il danno potenziale, H la pericolosità e V la vulnerabilità.

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In entrambi gli scenari, a titolo cautelativo è stata attribuita all'intera superficie di ogni ambito la classe di danno 4, assimilando l'intero lotto a un edificio. Anche la vulnerabilità è stata posta cautelativamente pari a 4 per l'intera superficie e considerando gli stessi criteri utilizzati per il rischio dell'urbanizzato. Per il parametro pericolosità (H) è stata utilizzata la classe di pericolosità per occhi pollini in cui ricadono gli ambiti di trasformazione; nel caso in cui l'ambito di trasformazione ricadesse in più classi è stata assegnata la classe la cui estensione era uguale o superiore al 90% dell'estensione dell'ambito di trasformazione; negli altri casi è stata scelta la classe peggiore tra quelle in cui ricade l'ambito di trasformazione.

Nella definizione del rischio il parametro H, cioè la pericolosità, assume valori da 4 a 1 a seconda Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA della classe di rischio per occhi pollini, come definita nel capitolo 7, in cui ricade l'ambito di trasformazione. I valori attribuiti al parametro sono decrescenti a seconda del grado di pericolosità (H4 = 4, H3 =3, H2 = 2 e H1 =1). L'applicazione della formula del rischio ha portato ad attribuite un punteggio ad ogni ambito di trasformazione. Una tale suddivisione porta ad avere tre classi di rischio che ricalcano la suddivisione per areale per pericolosità; gli ambiti di trasformazione che ricadono nelle aree a pericolosità H4 e H3 sono classificati come rischio molto elevato quelli che ricadono negli areali a pericolosità H2 ricadono nella classe di rischio elevato e quelli in H1 sono a rischio medio. I risultati di questa analisi sono rappresentati in fig. 8.6.

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Fig. 8.6 - Suddivisione degli ambiti di trasformazione per classi di pericolosità; analisi estesa all'intero territorio provinciale; la pericolosità è costituita dalle sole classi identificate al capitolo 7.

Allo scopo di considerare i dati derivanti dall'analisi delle indagini geognostiche, che ha portato all'identificazione di occhi pollini in modo puntuale, è stata raffinata ulteriormente la definizione del parametro pericolosità, mantenendo invece per la classe di danno e la vulnerabilità gli stessi criteri adottati per la definizione del rischio a scala dell'intera provincia. Si è scelto quindi di determinare il valore di pericolosità H utilizzando due fattori chiamati per semplicità Ha e Hb. Il primo (Ha) coincide con la classe di pericolosità per occhi pollini, come definita al capitolo 7, in cui ricade ciascun ambito di trasformazione. Agli ambiti ricadenti in aree con classe di pericolosità 4 è stato assegnato un punteggio pari a 4, in quelli ricadenti in classe 3 è stato assegnato un punteggio di 3, in quelli in classe 2 un punteggio di 2 e in quelli in classe 1 un punteggio di 1.

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Il secondo fattore (Hb), utile a raffinare ulteriormente la classe di rischio, considera invece la distanza tra gli ambiti di trasformazione e le prove in cui sono stati riconosciuti occhi pollini. Per questo parametro sono state valutate le distanze considerando diverse classi a partire dall'eventuale presenza di occhi pollini all'interno dell'ambito di trasformazione fino a distanze via via crescenti (più di 50 metri). Sono state identificate 4 classi di distanza. Il valore massimo è stato attribuito agli ambiti di trasformazione in cui ricadono gli occhi pollini (punteggio assegnato 4); valori via via decrescenti sono stati attribuiti invece agli ambiti dai quali gli occhi pollini erano presenti ad una distanza fino ai 25 m (punteggio assegnato 3), o a una distanza compresa tra 25 e 50 m (punteggio assegnato 2) o a distanza ancora maggiore (punteggio assegnato 1). Nel caso in cui fossero presenti più prove a distanza differente è stato considerato Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA il valore peggiorativo. In tal modo, è stato possibile assegnare un punteggio ad ogni ambito di trasformazione secondo la seguente relazione:

R= E * V * Ha * Hb.

Nelle tabelle seguenti sono riportati sinteticamente i parametri e i punteggi utilizzati per la definizione del rischio nell'areale della sperimentazione

Classe di danno Pericolosità Distanza Punteggio Punteggio Punteggio (E) (Ha) OP (Hb) interni Per tutti 4 Alta (H4) 4 4 all'AT

Media (H3) 3 <25 m 3

Vulnerabilità Moderata Punteggio 2 25- 50 m 2 (V) (H2) Per tutti 4 Bassa (H1) 1 > 50 m 1

Tab. 8.1 - Quadro riassuntivo dei parametri adottati per il calcolo del rischio per gli ambiti di trasformazione considerando anche la distanza degli AT dagli occhi pollini.

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A loro volta, questi punteggi sono stati utilizzati per definire le classi di rischio che sono state ricalcolate secondo la seguente tabella.

Punteggio Classe di rischio R ≥ 100 R4: “Rischio molto elevato” 50 ≤ R <100 R3: “Rischio elevato” 25 ≤ R < 50 R2: “Rischio medio” R <25 R1: “Rischio basso o nullo”

L'influenza sul rischio della distanza dalle prove che hanno portato all'individuazione degli occhi Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA pollini è ben illustrato nella fig. 8.7, mentre nella fig. 8.8 viene rappresentata la mappa così costruita estesa all'intera provincia.

Fig. 8.7 - Dettaglio dello scenario di rischio per gli ambiti di trasformazione. A parità di classe di pericolosità dell'area il rischio negli ambiti di trasformazione cambia a seconda della distanza dell'ambito dalle prove in cui sono stati individuati occhi pollini. In rosso gli ambiti con rischio R4, in verde gli ambiti con rischio R3. I numeri indicano il punteggio R complessivo. I cerchi rossi indicano le prove in cui sono stati individuati occhi pollini.

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Fig. 8.8 - Suddivisione degli ambiti di trasformazione per classi di pericolosità considerando anche la distanza dagli occhi pollini; analisi estesa all'intero territorio provinciale. Nella figura sono indicate le aree con la suddivisione della pericolosità derivante dalle sole classi identificate al capitolo 7, corrispondenti al parametro Ha.

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La classificazione ottenuta in questo modo consente di descrivere meglio il rischio, passando da 3 a 4 classi diverse basandosi sull'evidenza della presenza di occhi pollini, soprattutto dettagliando in modo più accurato gli ambiti prima compresi nelle classi R3 e R4; per quest'ultima, in particolare, si ha il passaggio da una sola classe di rischio a 3. Tuttavia, poiché i criteri sono diversi le due classificazioni non sono sovrapponibili. Si nota infatti una apparente diminuzione del rischio. Infatti mentre nella classificazione adottata utilizzando il solo parametro pericolosità gli ambiti di trasformazione ricadenti nelle classi di pericolosità H4 erano tutti compresi nella classe di rischio R4, considerando le indagini Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA geognostiche ricadono in R4 solo quegli ambiti prossimi agli occhi pollini mentre gli altri ambiti ricadono in classe R3. Nelle aree esterne alla sperimentazione si ha la stessa apparente declassazione con ambiti in classe H4 che prima ricadevano in classe 4 e ora ricadono in classe 3; analogamente, gli ambiti di trasformazione che prima erano in classe R3, risultano invece in classe R2. In realtà, considerando il punteggio, ovverosia il grado di rischio a livello più dettagliato rispetto alle classi (tab. 8.2), si nota che non vi è stato cambiamento di punteggio per gli ambiti lontani dagli occhi pollini ma solo un aumento per quelli vicini agli occhi pollini stessi. Nelle prime due colonne della tabella 8.2 sono riportati i punteggi attribuiti all'edificato esistente e agli ambiti di trasformazione, considerando la suddivisione solo in base alle classi di pericolosità (illustrate arealmente nella fig. 8.7); nelle colonne successive, invece, è riportato il punteggio nel caso in cui si considerino anche le prove (illustrate arealmente nella fig. 8.8). Per questo caso sono riportati in dettaglio i punteggi sia per gli ambiti esterni all'area di sperimentazione sia per gli ambiti interni considerando le diverse classi di distanza (parametro Hb nella tabella 8.1). Poichè per gli ambiti di trasformazione sono attribuiti sempre i valori massimi alla classe di danno (E) e alla vulnerabilità (V), il prodotto di questi due fattori è costante e il punteggio del rischio varia solo in base al parametro pericolosità e, quando presenti, alla distanza dagli occhi pollini.

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Valore di R basato solo Valore di R considerando anche la distanza dagli occhi pollini sul parametro H R=V*E*Ha*Hb (pericolosità) R=V*E*H AT interni area sperimentazione Edificato AT esterni area AT OP OP (E4) spermentaz. OP >50m OP interni 25-50 m <25 m H1 16 16 16 16 32 48 64 H2 32 32 32 32 64 96 128 H3 48 48 48 48 96 144 192 H4 64 64 64 64 128 192 256

Tab. 8.2 - Quadro riassuntivo dei punteggi per gli ambiti di trasformazione e classi di rischio relativo nei casi in cui si consideri come sola variabile la pericolosità (riquadro a sinistra) e nel caso in cui si Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA considerino anche i risultati delle indagini (riquadro a destra). Si nota come i punteggi per ambiti di trasformazione (AT) siano sempre uguali e cambino solo nel caso in cui ci siano vicine delle prove con evidenza di occhi pollini. Le classi di rischio sono indicate dal colore delle celle (verde scuro =R1, verde chiaro =R2, arancione= R3, rosso = R4). La differenza di attribuzione di classe di rischio è dovuta alla possibilità di dettagliare meglio le classi considerando gli occhi pollini.

Dalla tabella si può osservare come per un ambito di trasformazione lontano più di 50 m da una evidenza di occhio pollino (colonna 4), il punteggio rimanga uguale a quello di un ambito all'esterno dell'area di sperimentazione (colonna 3) o a quello calcolato senza considerare i risultati delle indagini (colonna 2); esso inoltre, per quanto detto prima, risulta pari a quello di un edificio nel quadro di rischio attuale (colonna 1). Tuttavia, considerare la presenza degli occhi pollini là dove sono stati trovati consente di valutare meglio il rischio del singolo ambito. Molte delle aree che ricadono nella classe di rischio R3 sono distanti da punti di indagine o sono in zone (esterne alla sperimentazione) dove non è stata effettuata la raccolta capillare delle indagini; questo quindi non vuol dire che "in assoluto" il rischio sia minore rispetto alle aree R4, tanto che presenta lo stesso valore numerico prima attribuito alla classe R4, ma che, con i soli dati adesso disponibili, che sono discontinui per loro stessa natura (si vedano i parr. 4.2 e 6.1) non vi sono elementi per attribuire un eventuale rischio maggiore. In presenza di occhi pollini, invece, la differenziazione di punteggio, anche all'interno della stessa classe di rischio, fa porre l'attenzione alle situazioni in cui sono già stati individuati occhi pollini nell'intorno o all'interno delle aree in cui sono previsti gli interventi. Da questo risulta ancora più evidente come sia di fondamentale importanza, per affrontare nel modo migliore possibile il problema occhi pollini dal punto di vista della pianificazione

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territoriale, l'incremento delle conoscenze di base di distribuzione del fenomeno. La mappatura del rischio deve essere quindi considerata come la mappatura allo stato attuale delle conoscenze, che può evolvere con il tempo in base alle sempre maggiori informazioni acquisite. Al di fuori dell'area della sperimentazione, invece, la categorizzazione del rischio segue sostanzialmente la divisione in classi di pericolosità, essendo la vulnerabilità e la classe di danno uguale a tutti gli ambiti di trasformazione e il valore del punteggio risulta ovviamente analogo a quello derivante dalla sola pericolosità.

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9 INDIRIZZI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO

Nei paragrafi seguenti vengono indicate alcune possibili azioni e indirizzi preliminari che possono aiutare nella prevenzione del rischio legato alla possibile presenza o insorgenza di occhi pollini. Le azioni qui proposte non devono essere considerate come sostitutive delle vigenti norme ma come eventuali integrazioni/suggerimenti verso cui indirizzare le azioni ed un eventuale spunto per la redazione di norme che devono però essere in accordo con la normativa vigente; le azioni proposte sono rivolte sia alla migliore identificazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni, pur con le limitazione dovute alle prove stesse già discusse precedentemente, sia alla gestione delle acque meteoriche allo scopo di Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA limitare l'insorgenza e/o lo sviluppo del fenomeno. E' altresì chiaro che queste indicazioni derivano da una visione dettagliata del fenomeno limitata alla porzione orientale del territorio provinciale ed estesa poi all'intera provincia; data l'estrema variabilità del fenomeno occhi pollini una migliore definizione delle possibili azioni può essere data a valle di una eventuale estensione a tutto il territorio provinciale dello studio di dettaglio. Le azioni suggerite possono variare a seconda della classe di pericolosità, allo scopo da un lato di migliorare la sicurezza, dall'altro all'effettiva realizzabilità, cercando un equilibrio tra costi e benefici attesi.

9.1 Caratterizzazione dei terreni di fondazione

Per quanto riguarda la caratterizzazione dei terreni di fondazione si possono suggerire alcune azioni da applicare nelle aree ricadenti in classe H4 e H3 e, in caso di rinvenimento degli occhi pollini, anche nelle altre classi, in concomitanza della esecuzione di indagini geologiche, finalizzate o meno alla realizzazione di nuove opere e/o ristrutturazioni (come da nuove norme tecniche di costruzione). Le indicazioni che vengono date sono di massima in quanto, data la variabilità delle condizioni in cui si formano e si rinvengono gli occhi pollini, non è possibile, a priori, suggerire precise tecniche di indagine volte alla loro individuazione. Esse devono essere valutate caso per caso a seconda del tipo di terreno e delle condizioni locali, ricordando che spesso una integrazione di più metodologie di indagine può sopperire ai limiti delle singole tecniche. Per le prove geofisiche, inoltre, esistono moltissime varianti, sia nel tipo di indagine che nella metodica e geometria di esecuzione; in questo contesto diventa impossibile elencare

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tutte le possibili varianti. Si rimanda quindi alla letteratura tecnica e alla valutazione, caso per caso, fatta da professionisti specializzati nella specifica tipologia di indagine. In questo contesto si ripropone una sintetica rassegna dei diversi tipi di indagine che possono fornire indicazioni utili per l'individuazione degli occhi pollini.

INDAGINE VANTAGGI SVANTAGGI Prove - Economiche, di facile realizzazione. - Puntuali, quindi l'intercettazione di penetrometriche - Buona definizione della profondità sulla verticale OP è fortuita. dinamiche (PPD) in caso di intercettazione di cavità vuote - La profondità raggiungibile dipende dal tipo di terreno. - Prove indirette, quindi non consentono la visione diretta della

stratigrafia di sottosuolo Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA - Non è sempre fattibile riconoscere gli occhi pollini, quando questi si presentano come cavità riempite da depositi detensionati o cavità di piccole dimensioni Prove - Definizione delle litologie attraversate migliore che Stessi delle PPD, in più penetrometriche nelle PPD - Adatte per terreni fini; statiche(PPS) Prove SPT in foro di - Prove standardizzate; - Sono puntuali come le PPD e PPS; sondaggio - Raggiungo profondità maggiori rispetto alle PPD o - Non sono continue lungo la PPS verticale e quindi si rischia di non - Se eseguite con punta aperta, consentono di intercettare l'OP. prelevare un campione di terreno - Costi e tempi di realizzazione - Eventuali livelli a rifiuto possono essere superati maggiori che per le PPD con l'esecuzione del foro Sondaggi - Consentono la visione diretta dei terreni - Sono puntuali, attraversati; - Costi elevati. - Possono essere eventualmente accoppiati a prove - L'esecuzione del sondaggio può SPT obliterare l'OP, in special modo se si usa acqua. - Possibile difficoltà nel recupero di materiale molto sciolto Indagini georadar - Si prestano ad indagini su ampie superfici. - Necessitano di una taratura. - In caso di cavità vuote si riescono ad individuare - Basandosi su contrasti nel caso di bene le anomalie. cavità piene di materiale di caratteristiche simili a quello circonstante non riescono ad avere buona definizione. - In terreni argillosi, quali quelli alterati, hanno scarsa penetrazione in profondità. - In contesti urbanizzati possono esserci interferenze con i sottoservizi e le infrastrutture Indagini - Consentono di indagare ampie superfici - Sono onerose come costi e tempi. geoelettriche - Hanno una buona penetrazione in profondità. - Si basano sul contrasto di resistività; individuano bene le anomalie causate da materiale diverso da quello circostante

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- Sono prove indirette che necessitano di una taratura - sono influenzate dalla presenza di elementi conduttivi e acqua

9.1.1 Esecuzione indagini

Le NTC al par. 6.2.2. consentono che "nel caso di costruzioni o di interventi di modesta rilevanza, che ricadano in zone ben conosciute dal punto di vista geotecnico, la progettazione

può essere basata su preesistenti indagini e prove documentate, ferma restando la piena Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA responsabilità del progettista su ipotesi e scelte progettuali". Per opere piccole, quindi, viene data la possibilità di non eseguire indagini specifiche quando si opera in zone ben conosciute. Si ritiene che nelle aree che ricadono nelle classi di pericolosità H4 e H3 le indagini in sito debbano, invece, essere sempre eseguite, proprio perché la variabilità del fenomeno occhi pollini è tale che non può essere considerata esaustiva una conoscenza derivata e non sito specifica soprattutto in aree a elevata pericolosità. Nelle aree classificate H2 e H1 resta valida la possibilità prevista dalle NTC .

9.1.2 Profondità di indagine

Nel presente studio è emerso che nelle aree comprese nella classe a maggiore pericolosità (H4) ricadenti nei 15 comuni interessati dalla sperimentazione la profondità a cui si rinvengono gli occhi pollini non è omogenea differenziandosi tra il settore orientale e l'area del terrazzo di Concorezzo - Vimercate; in base quindi alle considerazione fatte nei capitoli precedenti, fermo restando l'obbligo di indagare il volume significativo al di sotto del piano di fondazione, come indicato dalle NTC, si consiglia però di estendere la caratterizzazione geotecnica dei terreni a profondità diverse nei due areali illustrati in fig. 9.1. Nel settore occidentale la profondità non deve essere inferiore ai 10 metri, in quanto la quasi totalità degli occhi pollini è stata rinvenuta entro questa profondità.

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Nella zona orientale, invece, la profondità deve essere non inferiore a 16. m; infatti dai dati analizzati (vedi cap. 6.3) questa profondità corrisponde allo spessore di terreno in cui è stata intercettata la maggior parte degli gli occhi pollini. La necessità di indagare una tale profondità deriva dal fatto che possono essere presenti occhi pollini anche a profondità maggiori di quelle eventualmente comprese nel volume significativo; dato che gli occhi pollini possono evolvere, non devono essere considerate prive di rischio anche quelle situazioni in cui sono presenti livelli a scarsa resistenza anche a quota più bassa rispetto al limite inferiore del volume significativo (vedi fig. 6.8).

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Fig. 9.1 - Suddivisione dell'areale in classe di pericolosità alta nelle due sottoaree a diversa profondità a cui spingere le indagini. In celeste le aree con profondità pari a 10 m, in blu l'area con profondità pari a 16 m.

Queste profondità sono state determinate soprattutto in base ai risultati ottenuti da prove penetrometriche dinamiche (eccetto un ridotto numero identificato con le prove penetrometriche statiche) che sono quelle che hanno dato un maggiore riscontro

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nell'individuazione degli occhi pollini in quanto sono quelle maggiormente usate e che forniscono una migliore definizione della loro profondità. Qualora si usassero metodi di indagine differente devono essere tenuti in considerazione le incertezze proprie dei diversi metodi. Ad esempio, nelle prove SPT in foro, l'intervallo di misura è solitamente 1,5 m o multipli di 1,5 m; tenendo in considerazione il solo intervallo di misura con una tale distanza tra le prove SPT diminuirebbero fortemente le probabilità di intercettare un occhi pollini in quanto la classe di spessore 1-1,5 m è proprio quella più diffusa (cfr. Fig. 6.6). Si ribadisce che tali indicazioni non devono essere intese come indicazioni volte a realizzare indagini per l'individuazione certa degli occhi pollini. Si è visto, infatti che la loro identificazione

è molto "difficile" e richiederebbe un numero spropositato di prove puntuali per avere un Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA significato statistico e le prove geofisiche soffrono di incertezza intrinseca. Tuttavia, nel momento in cui vengono effettuate le indagini per la caratterizzazione geotecnica, spingerle alla profondità alle quali è stata rinvenuta sino ad ora la maggior parte degli occhi pollini consente sicuramente una migliore caratterizzazione dei terreni al di sotto del piano di fondazione e l'esecuzione di eventuali prove geofisiche aiuta a determinare eventuali anomalie. Come indicazione generale, sarebbe comunque consigliabile prevedere di spingere le eventuali prove penetrometriche fino a rifiuto, indipendentemente dalla classe di pericolosità in cui ricade l'intervento e dalla profondità e geometria delle fondazioni.

9.1.3 Rinvenimento degli occhi pollini

Nel caso in cui nell'esecuzione delle prove penetrometriche, o altre indagini, dovesse riscontrarsi la presenza di un livello riconducibile a occhi pollini, l'indagine deve essere spinta fino a rinvenire, con certezza, la base di tale livello in modo da definire al meglio possibile la profondità degli occhi pollini e, possibilmente, l'estensione degli occhi pollini stessi in quanto essi possono costituire un reticolo non perfettamente individuabile con un programma di indagine non specifico. Se possibile, in dipendenza ovviamente della profondità, sarebbe auspicabile indagare direttamente (es. sondaggio, scavo) le eventuali anomalie riscontrate nelle indagini indirette. Anche nel caso in cui gli occhi pollini fossero rinvenuti durante la fase di realizzazione dell'opera, dovranno essere condotte apposite indagini allo scopo di indagare al meglio possibile la reale estensione e profondità delle cavità, al duplice scopo di ottimizzare il possibile

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intervento e incrementare le conoscenze del fenomeno Il rinvenimento di cavità durante gli scavi permette sicuramente una osservazione migliore rispetto ad una localizzazione per sole indagini indirette. A questo riguardo può essere utile ricordare che anche valori anormalmente elevati di permeabilità ottenute da prove infiltrometriche, rispetto ai valori medi tipici di un determinato tipo di terreno, possono essere indice di presenza di occhi pollini. Si sconsiglia di eliminare il problema semplicemente con la bonifica (asportazione del volume di materiale interessato dal fenomeno) senza una preventiva fase di analisi in quanto le operazioni di cantiere possono mascherare piccole cavità e celare quindi il reale sviluppo.

Qualora, tramite le indagini, fossero rinvenuti occhi pollini o livelli di scadenti caratteristiche Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA geotecniche a profondità maggiori del piano di posa delle fondazioni e di azione del bulbo delle pressioni, essi devono essere comunque tenuti in considerazione durante la progettazione delle opere di fondazione, in quanto possono essere sottoposti a evoluzione. Nella fase di ricerca bibliografica non possono essere escluse le indagini messe a disposizione della Banca Dati Geologica di Sottosuolo di Regione Lombardia, che possono fornire precise indicazioni delle caratteristiche dell'area e della presenza di eventuali occhi pollini nelle vicinanze, ma che non devono essere considerate sostitutive di campagne di indagine sito specifiche. Le indicazioni di massima riportate nei paragrafi precedenti di fatto portano ad avere possibili variazioni in corso d'opera già nella fase di svolgimento delle indagini per le quali può essere necessario un supplemento da attuarsi contestualmente alla fase di indagine stessa; si pensi, per esempio, alla necessità di raggiungere la quota di base dell'occhio pollino se rinvenuto nelle prove penetrometriche o nei sondaggi. Questo implica ovviamente un aggravio di costi della fase di indagine che non può essere preventivato nè concordato durante l'esecuzione delle indagini stesse essendo da un lato impossibile conoscere a priori l'estensione degli occhi pollini ed essendo necessario variare le indagini contestualmente alla loro realizzazione; da questo punto di vista è quindi necessario che le amministrazioni pubbliche siano messe in grado di poter gestire anche questo aspetto durante la realizzazione di opere e indagini.

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9.2 Prime indicazioni e suggerimenti relativi alla gestione delle acque

Si è visto nei capitoli precedenti come uno dei fattori di maggiore impatto nella generazione e nello sviluppo degli occhi pollini sia la modifica del flusso idrico sotterraneo, in particolare tramite l'immissione di acque nel sottosuolo; tale immissione risulta ovviamente più rischiosa nelle aree in cui vi è una forte predisposizione al fenomeno, ovverosia nelle aree ricadenti nella classe H4 e nel caso di infiltrazione concentrata in quanto causa una maggiore alterazione del flusso. Il Regolamento Regionale 23 novembre 2017, modificato con regolamento regionale n° 8 del 19 Aprile 2019 illustra i "criteri e metodi per il rispetto del principio dell'invarianza idraulica ed Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA idrologica" in cui viene favorito il riuso delle acque meteoriche e la loro infiltrazione nel terreno in caso di interventi che cambino il grado di impermeabilizzazione (per i dettagli si rimanda al succitato regolamento). Nel regolamento vengono indicati sia la "Metodologia di calcolo delle misure di invarianza idraulica e idrologica per il rispetto dei limiti allo scarico in caso di interventi di impermeabilizzazione potenziale media o alta ricadenti negli ambiti territoriali di criticità media o alta" (art. 11), sia le "Modalità di integrazione tra pianificazione urbanistica comunale e previsioni del piano d'ambito, al fine del conseguimento degli obiettivi di invarianza idraulica e idrologica" (Art. 14). Tutti i comuni della Provincia di Monza e Brianza ricadono nella fascia ad alta criticità per quanto riguarda questo tema. A questo riguardo, a seguito dei risultati ottenuti dallo studio, è possibile fornire alcune indicazioni per la gestione delle acque meteoriche nell'ambito dei progetti di invarianza idraulica e nella redazione dello studio comunale al fine di mitigare il rischio di formazione di possibili occhi pollini.

9.2.1 Progetti di invarianza idraulica

Allo stato attuale delle conoscenze, nelle zone che ricadono in classe H4, cioè quelle a maggiore pericolosità, e comprese nel tessuto urbanizzato o negli ambiti di trasformazione, data la vicinanza con le edificazioni e l'impossibilità di determinare a priori l'estensione areale e l'entità

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degli eventuali fenomeni scatenati dall'infiltrazione di acqua è da escludere la possibilità di infiltrazione delle acque meteoriche1. Del resto molti degli areali ricompresi in questa classe, ad esempio la zona orientale della provincia, sono caratterizzati dalla presenza nei livelli superficiali di depositi molto alterati (Formazione di Trezzo sull'Adda, Supersintema del Bozzente, Sintema della Specola, loess alterati etc.). Questi depositi hanno una forte componente argillosa che li rende poco permeabili e quindi sono già, di fatto, poco adatti a consentire l'infiltrazione delle acque come specificato all'art. 1o.2 del citato regolamento. In queste aree le azioni devono essere rivolte al riutilizzo delle acque, eventualmente verificando la possibilità di realizzare delle vasche di accumulo relative a più interventi contigui che possano Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA costituire un deposito di acque riutilizzabili, anche a livello comunale, per altri scopi sempre nel rispetto delle norme in vigore in materia di riuso delle acque. Nelle aree che ricadono nelle classi di pericolosità H3, H2 e H1, data la minore pericolosità rispetto alla presenza e/o formazione degli occhi pollini, si ritiene che l'eventuale dispersione in sottosuolo possa essere valutata caso per caso in base alle condizioni locali, rifacendosi a quanto presente nel regolamento regionale. All'art 11, comma 2 viene infatti riportato quanto segue: 2. il progetto di invarianza idraulica e idrologica di cui all’articolo 10 deve valutare anche se l’infiltrazione di una parte dell’afflusso meteorico è possibile o invece è da escludere in funzione: 2.1. della qualità delle acque meteoriche di cui si prevede l’infiltrazione in relazione alla loro compatibilità con la tutela qualitativa delle falde; 2.2. della stabilità dei versanti o del sottosuolo. Il progetto deve accertare che le infiltrazioni non contribuiscano all’instabilità di versanti franosi o alla formazione, all’ampliamento o al collasso di cavità sotterranee, quali gli occhi pollini;

I dati relativi all'ubicazione e alle modalità costruttive delle opere dedicate al rispetto dell'invarianza idraulica e in particolar modo di eventuali pozzi perdenti, che sono inseriti all'interno del progetto di invarianza idraulica, dovrebbero essere resi disponibili e facilmente

1 tale indicazione è formulata in un’ottica di massima cautela, sulla base dei dati e delle conoscenze attuali

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accessibili ai tecnici preposti alla redazione dei progetti di invarianza idraulica; tale misura ha lo scopo di garantire che i progettisti di eventuali interventi prossimi a quelli realizzati possano avere le informazioni adeguate ed eventualmente evitare di concentrare più pozzi perdenti in aree limitate. Poichè il progetto di invarianza idraulica viene inserito nelle pratiche edilizie di pertinenza comunale, è auspicabile che sia la stessa amministrazione comunale a rendere disponibile, dietro richiesta, i dati di ubicazione e dimensione delle opere nei lotti limitrofi a quelli di intervento. Sarebbe consigliabile l'esecuzione di indagini geotecniche volte alla verifica puntuale della presenza di occhi pollini anche in corrispondenza dell'opera di invarianza idraulica prevista.

Il piano di manutenzione, inoltre, oltre a quanto previsto dall'art 13 del Regolamento di Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA invarianza idraulica che prevede una manutenzione atta al mantenimento delle caratteristiche di progetto dell'opera, deve prevedere periodiche ispezioni allo scopo di verificare l'insorgere di anomalie, intese sia come collasso parziale della struttura o del terreno al fondo o circostante, sia l'improvviso aumento nella capacità di smaltimento delle acque, che potrebbe essere un sintomo dell'apertura di un occhio pollino in prossimità del pozzo. A seconda del piano di manutenzione dell'opera le ispezioni possono essere compiute o durante le normali operazione di manutenzione o a seguito di particolari eventi meteorici o qualora si ravvisasse un comportamento anomalo dell'opera di infiltrazione e/o primi indizi di cedimenti nei terreni/edifici di fianco alle stesse. Qualora, anche nelle zone comprese nelle classi H1, H2, H3, fossero rinvenuti occhi pollini o livelli a bassa resistenza durante la fase di indagine è da evitare la dispersione al suolo. La stessa precauzione è da seguire nel caso in cui si rinvenissero occhi pollini durante la fase di realizzazione dell'opera; tuttavia questo implicherebbe pesanti modifiche nelle opere di smaltimento delle acque, con modifiche anche dal punto di vista delle autorizzazioni/concessioni. Al fine di agevolare almeno l'iter autorizzativo, si potrebbe ipotizzare, in quest'ottica, un eventuale snellimento nelle procedure al fine di ridurre i tempi di variazioni in corso d'opera.

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9.2.2 Documento di invarianza idraulica

I comuni sono tenuti a redigere lo studio comunale di gestione del rischio idraulico del quale il regolamento regionale ne specifica i contenuti dello studio; tra questi, all'articolo 14 comma 7. (relativo allo studio comunale) viene citata "l’individuazione delle porzioni del territorio comunale non adatte o poco adatte all’infiltrazione delle acque pluviali nel suolo e negli strati superficiali del sottosuolo, quali aree caratterizzate da falda subaffiorante, aree con terreni a bassa permeabilità, zone instabili o potenzialmente instabili, zone suscettibili alla formazione, all’ampliamento o al collasso di cavità sotterranee, quali gli occhi pollini, aree caratterizzate da alta vulnerabilità della falda acquifera, aree con terreni contaminati. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Le opere dedicate al rispetto dell'invarianza idraulica a livello comunale sono soggette agli stessi problemi di pericolosità che hanno le opere progettate nell'ambito dei singoli interventi edilizi. Infatti l'infiltrazione delle acque, anche se attuata su ampie superfici come per esempio vasche o bacini, aggrava la possibilità di insorgenza o sviluppo del fenomeno, in quanto verrebbe infiltrata più acqua rispetto alle normali condizioni di suolo libero, modificando il naturale ciclo delle acque. E' quindi auspicabile, anche in questo caso, promuovere il riuso delle acque, costruendo bacini di raccolta atti allo stoccaggio delle acque in vista di un loro riutilizzo in ambito comunale, essendo questo probabilmente più realizzabile rispetto al riuso in ambito del singolo privato. Per quanto visto precedentemente, nelle aree con pericolosità pari ad H4 l'infiltrazione diretta è da evitare2, onde scongiurare il rischio di generare occhi pollini; risulta però evidente che in larga parte del territorio provinciale l'infiltrazione verrebbe di fatto esclusa. Anche in considerazione di non sottrarre ampie porzioni di territorio alla naturale funzione di ricarica degli acquiferi va verificata la possibilità di dedicare alcune aree all'infiltrazione delle acque, privilegiando tecniche di dispersione areale. Tali aree dovrebbero però essere individuate al di fuori del contesto urbanizzato e degli ambiti di trasformazione attuali e futuri, allo scopo di limitare le interferenze tra il costruito e gli eventuali occhi pollini già presenti o di nuova formazione. Nella valutazione della distanza più opportuna si deve tenere conto della variabilità e della possibile estensione della rete di occhi pollini.

2 tale indicazione è formulata in un’ottica di massima cautela, sulla base dei dati e delle conoscenze attuali

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A questo riguardo può essere utile riportare due esempi che illustrano la variabilità del fenomeno a scala locale e la possibile estensione della "rete" di occhi pollini. A Bellusco (Strini, 2004b) le indagini penetrometriche eseguite a seguito del cedimento di un capannone e le successive iniezioni di cemento per il consolidamento di plinti hanno mostrato due aspetti peculiari. La fig. 9.2 illustra la disposizione delle prove penetrometriche, il numero di metri con N=0-1 nelle singole prove e il quantitativo di cemento (in quintali) iniettato nei fori limitrofi alle prove. Dai risultati si evince come gli occhi pollini fossero estremamente diffusi su un'area di 60 x 20 m; dato che spesso sono state osservate delle condotte che si diramano dalle cavità l'estrema pervasività degli occhi pollini presenti in questo sito suggerisce che essi possano aver costituito anche un reticolo interconesso. Inoltre, dalla figura si può osservare come le sole Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA prove penetrometriche non siano sufficienti per definire al meglio lo sviluppo delle cavità, tanto che non vi è corrispondenza diretta tra i livelli con N=0-1 e il quantitativo di cemento iniettato.

Fig. 9.1 - Esempio di estensione di un reticolo di cavità a Bellusco. Quadrati = prove penetrometriche; croci = punti di iniezione. I numeri in neretto indicano i metri lineari con N=0 e N=1 in una singola prova penetrometrica,; i numeri in corsivo indicano il numero di quintali di cemento iniettati.

A Busnago (Strini, 2001), invece, numerosi occhi pollini sono stati individuati quasi con continuità tramite sondaggi lungo due allineamenti (S1-S4 e S5-S8) distanti 270 m l'uno dall'altro e lunghi rispettivamente 200 m e 250 m circa; ulteriori occhi pollini sono stati evidenziati anche da alcune prove penetrometriche eseguite in un'area compresa tra questi

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allineamenti. Anche in questo caso, quindi vi è una estrema pervasività e diffusione del fenomeno su un'area di dimensioni rilevanti. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Fig. 9.2 - Esempio di distribuzione degli OP in un sito presso Busnago in cui sono stati eseguiti sondaggi (S1-S8) e prove penetrometriche (1-9). I sondaggi e le prove in cui sono stati rinvenuti OP sono indicati dal cerchio nero.

Risulta chiaro che in tali contesti deve essere valutata attentamente la distanza tra le eventuali opere di infiltrazione e l'edificato, onde evitare possibili interferenze. Una possibile strategia, la cui eventuale possibilità di applicazione ed efficacia deve però essere valutata attentamente con futuri studi specifici, potrebbe essere quella di permettere l'infiltrazione limitandola nel tempo e nei quantitativi corrispondenti agli abituali eventi piovosi che naturalmente insistono sull'area dedicata alla realizzazione dell'opera di invarianza idraulica; in tal modo il sottosuolo non sarebbe sovraccaricato con flussi di acqua maggiori

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rispetto a quelli naturali medi. Allo stato attuale, tuttavia, si tratta di una ipotesi che non deve essere intesa come possibilità attuale di realizzazione, ma come ipotesi di lavoro.

9.2.3 Considerazioni sulla vulnerabilità della falda

Gli occhi pollini costituiscono delle zone di debolezza e, in alcuni casi, dei veri e propri condotti in cui l'acqua può circolare liberamente. Essi sono quindi degli elementi che, localmente, aumentano o possono aumentare la permeabilità del terreno e che potrebbero essere in grado di veicolare potenziali inquinanti verso la falda più velocemente rispetto alla “normale” filtrazione, riducendo l'azione "autodepurativa" del suolo. Particolarmente insidioso è il fatto che Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA l'eventuale aumento di permeabilità avverrebbe proprio in quei terreni fortemente alterati e argillosi in genere considerati come un buon fattore di protezione della falda stessa proprio perchè scarsamente permeabili. Un esempio del cambiamento delle permeabilità dei terreni dato dalla presenza degli occhi pollini è dato da quanto avvenuto presso la discarica di Cavenago di Brianza, illustrato nel cap. 3. Nell'ottica della salvaguardia della qualità delle acque sotterranee, la minore o maggiore suscettività agli occhi pollini potrebbe quindi diventare uno dei parametri che concorrono alla definizione della vulnerabilità della falda nella pianificazione territoriale. Un indirizzo in tal senso è già stato velatamente inserito nella D.g.r. 12 gennaio 2018 - n. X/7701 nella quale le aree a diversa suscettività agli occhi pollini (così come definite all'art. 8 del PTCP) sono considerati un criterio penalizzante nell'individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali della provincia di Monza e Brianza".

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10 CONCLUSIONI

Il quadro delineato nel presente lavoro si basa sull'analisi delle indagini redatte nell'ambito dei 15 comuni che ha consentito di individuare meglio le caratteristiche degli occhi pollini, intesi in questo ambito sia come cavità, già identificate in letteratura, che come livelli a resistenza molto bassa che possono portate a cedimenti. Di particolare interesse è la discriminazione delle profondità e la migliore definizione delle aree a diversa pericolosità. I risultati ottenuti nell'area della sperimentazione sono stati in parte esportati anche al resto della provincia, in particolare accorpando le odierne classi di suscettività al fenomeno occhi pollini alta e molto alta. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Le considerazioni riguardanti le profondità a cui si consiglia di spingere le indagini non sono state ovviamente estese all'intera provincia, mancando il dato di base derivato dall'analisi delle indagini geognostiche. Nell'ottica di una sempre migliore conoscenza della problematica deve auspicarsi il continuo aggiornamento della banca dati al fine di disporre di un set di conoscenze sempre più ampio. Tuttavia questo aggiornamento non può esaurirsi nella sola raccolta di indagini, in quanto la presenza di occhi pollini deve essere attentamente valutata in ogni singola indagine inserendo le singole prove nel contesto geologico locale. Come accennato, gli occhi pollini rimangono tuttora un fenomeno per certi versi poco conosciuto e non completamente compreso; per questo motivo devono essere messe in atto tutte le strategie che consentano di raccogliere più informazioni possibili dei fenomeni che si manifestano tramite cedimenti e/o crolli e di quelli che vengono intercettati durante le fasi di indagine o realizzazione delle opere. Data la loro natura, gli occhi pollini non sono generalmente visibili e, quando si manifestano, vengono intraprese immediatamente tutte le azioni volte a contrastarne l'impatto con le opere; tradizionalmente, anche in cantiere il problema viene risolto in breve tempo tramite la rimozione del terreno circostante la cavità e nulla rimane di documentato. Per questo motivo diventa di fondamentale importanza la collaborazione delle istituzioni e, possibilmente, dei professionisti, volta a segnalare l'insorgenza degli occhi pollini e, almeno, una loro descrizione di massima e del contesto in cui si sono generati. Solo infatti una presenza capillare sul territorio

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 104

può consentire di raccogliere informazioni che altrimenti andrebbero perdute. E' importante quindi che il quadro, almeno dei dissesti, venga costantemente aggiornato. Allo stesso modo è auspicabile che continui la raccolta di informazioni riguardanti le indagini geotecniche sia nei territori compresi nella sperimentazione che in quelli esterni; maggiori sono i dati, infatti, maggiori sono le possibilità di comprendere al meglio la problematica e quindi predisporre le più opportune misure di tutela, allo scopo di massimizzare i costi e i benefici. In quest'ottica sarebbe di indubbio vantaggio poter sfruttare la crescente informatizzazione nella consegna degli elaborati progettuali al fine di poter estrarre in modo automatico le relazioni geologiche e geotecniche e costituire una banca dati sempre aggiornata, senza pericolo di perdere, con il tempo, informazioni preziose per le future analisi. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Al momento attuale non è possibile definire un modello deterministico e circostanziato per lo sviluppo del fenomeno che, si è visto, è governato da numerose variabili. Questo rende di fatto problematiche le eventuali scelte normative e le tipologie di intervento che possono essere consigliate "a priori" al fine della riduzione del rischio e, nel contempo, alla gestione ottimale delle acque al fine di ridurre l'insorgenza del fenomeno. Sebbene infatti nelle aree in classe H4 allo stato attuale delle conoscenze non è ipotizzabile di poter infiltrare in sottosuolo indiscriminatamente le acque piovane, soprattutto nei contesti urbanizzati, tuttavia è opportuno studiare opportune misure per evitare di escludere dalla possibile infiltrazione un'ampia zona della provincia. Gli indirizzi devono essere quindi rivolti al riutilizzo e l'eventuale infiltrazione, attuabile solo per le opere a livello comunale (o sovracomunale) che deve essere attuata massimizzando la superficie di infiltrazione e ponendola a distanza adeguata dall'edificato. Nell'ottica del riutilizzo, a scala comunale è forse da perseguire una politica che veda l'accumulo temporaneo in vasche di piccole dimensioni, che devono essere svuotate in 48 ore (ai sensi del RR 7 2017), dalle quali l'acqua viene rilanciata in vasche di maggiore capienza nelle quali l'acqua può essere smaltita su tempi più lunghi, e quindi più compatibili con un riuso in ambito urbano (es. pulizia strade). In ultimo, non bisogna dimenticare che la prevenzione del rischio si basa anche sulla corretta informazione alla cittadinanza; è quindi auspicabile che le amministrazioni siano coinvolte in un'opera di divulgazione del tema allo scopo non di creare allarmismi ingiustificati, ma di promuovere comportamenti idonei e responsabili della cittadinanza. Essa diventa fondamentale

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nel recupero delle informazioni pregresse che non sono di fatto disponibili presso le amministrazioni pubbliche quali, ad esempio, la posizione e le caratteristiche dei pozzi perdenti esistenti dei quali, essendo gestiti in proprio, non è spesso reperibile alcuna informazioni negli uffici tecnici. Tale apporto diventa fondamentale nella segnalazione di occhi pollini non riscontrati nell'attuale ricerca o di occhi pollini che dovessero aprirsi o rinvenirsi in futuro, in aree private o cantieri e la cui "gestione", quindi, potrebbe sfuggire all'amministrazione. Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

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Gaggiano, giugno 2020

Dott. Geol. Dott. Geol. Ferruccio Tomasi Andrea Guido Alessandro Strini

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ALLEGATI

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Allegato 1 -

Schema fisico shapefiles

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SCHEDA 1

SCHEMA FISICO PER LA FORNITURA DEI DATI RELATIVI ALLE INDAGINI GEOTECNICHE (revisionato da Studio Geosfera ed integrato con le informazioni necessarie all’aggiornamento della BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO di Regione Lombardia)

Restituzione delle informazioni in formato vettoriale SHP a scala nominale 1:5.000. Georeferenziazione delle informazioni estratte dai fascicoli nel sistema di coordinate piane UTM32N, riferito al sistema geodetico di riferimento WGS84 (codice EPSG 32632), assimilabile, con margine di errore trascurabile considerate le scale di rappresentazione per i dati raccolti nell’ambito delle attività contemplate dal protocollo di collaborazione, al Sistema Geodetico Nazionale ETRF2000 - europeo ETRS 1989 - individuato come standard di riferimento nazionale con il DPCM del 10/11/2011 "Adozione del Sistema di riferimento geodetico nazionale" (GU n. 48 del 27/02/2012 - S.O. n. 37).

ShapeFile: Dati_Completi_Geosf_RL_rev_ISPRA.shp

Shape: Point Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Tabella: Dati_Completi_Geosf_RL_rev_ISPRA..dbf Campi

Campo Tipo Dimensione OBJECTID Intero lungo 4 Shape Oggetto OLE - NOME Testo breve 254 ISTAT Testo breve 254 ID_FA Testo breve 254 NOM_FA Testo breve 254 TIPO_FA Testo breve 254 ID_IND Testo breve 254 NOM_IND Testo breve 254 TIPO_IND Testo breve 254 DATA Data e ora 8 TIPO_STR Testo breve 254

IMPORTANZA Testo breve 254 PROF Precisione doppia 8 PROFOP1t Precisione singola 4 PROFOP1b Precisione singola 4 PROFOP2t Precisione singola 4 PROFOP2b Precisione singola 4 PROFOP3t Precisione singola 4 PROFOP3b Precisione singola 4 PROF_0_At Precisione singola 4

PROF_0_Ab Precisione singola 4 PROFOP4t Precisione singola 4 PROFOP4b Precisione singola 4 PROF_0_Bt Precisione singola 4

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PROF_0_Bb Precisione singola 4 nome_file Testo breve 254 link Testo breve 254 Indagine Intero lungo 4 in_DB_RL Intero lungo 4 pt_quo_q Precisione doppia 8

coord_X_UT Precisione doppia 8 coord_Y_UT Precisione doppia 8 coord_X_GB Precisione doppia 8 coord_Y_GB Precisione doppia 8 coord_X_WG Precisione doppia 8

coord_Y_WG Precisione doppia 8 Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA SEZ_CTR Testo breve 50 IDE Testo breve 50 QUALITAPOS Testo breve 50 TIPOLOGIA Testo breve 50 QUOTA_M Precisione doppia 8 SPESSORESE Precisione doppia 8 NOME_COMUN Testo breve 50 STRATIGRAF Testo breve 254 LEGENDA_ST Testo breve 254 ESITO_PROV Testo breve 254 TIP_IM Testo breve 254 NOTE_2 Testo breve 254 OP Testo breve 2 ISPRA Testo breve 2

Descrizione dei valori dei campi NOME Nome del Comune nel quale è stata eseguita la prova

ISTAT Codice ISTAT del Comune nel quale è stata eseguita la prova ID_IND Codice identificativo univoco del punto al quale si riferisce l’indagine geognostica, costituito da ID_FA + progressivo, ISTAT_nnn_nn, esempio 108002_001_01 DATA Data nella quale è stata effettuata l’indagine geognostica in formato gg/mm/aaaa TIPO_FA Tipologia del fascicolo che contiene l’indagine: − 100 Relazione sulla componente geologica idrogeologica e sismica del PGT − 101 Relazione geologica

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− 102 Relazione geotecnica − 103 Relazione geologico-tecnica − 104 Altro − N.D. informazione non disponibile

NOM_FA Nome originale del fascicolo che contiene l’indagine (come indicato dai Comuni) ID_FA* Codice identificativo univoco del fascicolo che contiene l’indagine, costituito da ISTAT+progressivo, ISTAT_nnn, esempio108002_001 TIPO_IND Tipologia di indagine: − 200 Prova penetrometrica (SPT) Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA − 201 Prova penetrometrica (DPSH/SCPT) − 202 Tomografia elettrica (ERT) − 203 Prospezione elettromagnetica (EM) − 204 Profilo sismico (MASW) − 205 Sondaggio geognostico − 206 Altro tipo di prova (specificare nel campo note) − N.D. informazione non disponibile Data Data nella quale è stata effettuata l’indagine geognostica in formato gg/mm/aaaa

TIPO_STR Nome/modello dello strumento utilizzato per l’indagine PROF Profondità raggiunta dall’indagine in metri nome_file Immagine del grafico relativo all’indagine, il nome del file è così costituito “id_ind”.pdf, esempio 108002_001_01.pdf IMPORTANZA Grado di rilevanza dell’indagine rispetto alla problematica degli occhi pollini: − si :L’indagine indica OP o livelli a bassa resistenza − sup+si :L’indagine evidenzia livelli superficiali (da 0 a 2,5 m) a bassa resistenza seguiti da OP o livelli a bassa resistenza più profondi − sup : L’indagine evidenzia livelli superficiali (da 0 a 2,5 m) a bassa resistenza − dubbio : L’indagine lascia dubbi rispetto alla presenza di OP − no :L’indagine non è rilevante rispetto al tema OP − N.D.:non è stato possibile valutare l’indagine (dati incompleti) PROFOP1t Profondità di rinvenimento del tetto del primo OP intercettato dall’indagine (in m) PROFOP1b Profondità di rinvenimento della base del primo OP intercettato dall’indagine (in m)

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PROFOP2t Profondità di rinvenimento del tetto del secondo OP intercettato dall’indagine (in m) PROFOP2b Profondità di rinvenimento della base del secondo OP intercettato dall’indagine (in m) PROFOP3t Profondità di rinvenimento del tetto del terzo OP intercettato dall’indagine (in m) PROFOP3b Profondità di rinvenimento della base del terzo OP intercettato dall’indagine (in m) PROFOP4t

Profondità di rinvenimento del tetto del quarto OP intercettato dall’indagine (in m) Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA PROFOP4b Profondità di rinvenimento della base del quarto OP intercettato dall’indagine (in m) PROF_0_At Profondità di rinvenimento del tetto del primo livello a resistenza 0 colpi intercettato dall’indagine (in m) PROF_0_Ab Profondità di rinvenimento della base del primo livello a resistenza 0 colpi intercettato dall’indagine (in m) PROF_0_Bt Profondità di rinvenimento del tetto del secondo livello a resistenza 0 colpi intercettato dall’indagine (in m)

PROF_0_Bb Profondità di rinvenimento della base del secondo livello a resistenza 0 colpi intercettato dall’indagine (in m) link URL per il collegamento con il grafico pdf dell’indagine, costituito da path+”nome_file”, esempio \\mbfile3\PianificazioneTerritoriale\OCCHI_POLLINI\ACCORDO_Brianzacque\Attività OPERATIVE\agg_Geosfera\BD_11_6_2019\GIS\pdf\108007_007_07.pdf Indagine Fonte del grafico dell’indagine:

− 0 l’indagine non è disponibile − 1 l’indagine è disponibile sui server MB − 2 l’indagine è disponibile sui server RL

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In_DB_RL Presenza dell’indagine nei server di RL:

− 0 l’indagine non è disponibile nei server RL − 1 l’indagine è disponibile nei server RL pt_quo-q Quota indicativa del punto dove è stata eseguita la prova (in m). Il valore è desunto dalla prossimità dei punti quotati presenti nel DBTR coord_X_UT (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Longitudine del punto di indagine nel sistema di riferimento WGS84 UTM 32N (in metri) coord_Y_UT (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Latitudine del punto di indagine nel sistema di riferimento WGS84 UTM 32N (in metri) coord_X_GB (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Longitudine del punto di indagine nel sistema di riferimento Gauss-Boaga o Monte Mario Italy1 (in metri) coord_Y_GB (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Latitudine del punto di indagine nel sistema di riferimento Gauss-Boaga o Monte Mario Italy1 (in metri) coord_X_WG (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Longitudine del punto di indagine nel sistema di riferimento WGS84 (in gradi decimali) coord_Y_WG (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Latitudine del punto di indagine nel sistema di riferimento WGS84 (in gradi decimali)

SEZ-CTR Sezione CTR nella quale ricade il punto di indagine IDE (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Identificativo univoco dell’indagine (campo non valorizzato in attesa di indicazioni RL) QUALITAPOS (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Indice di affidabilità del posizionamento del punto di indagine TIPOLOGIA (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Tipologia di indagine (secondo criteri RL):

− indagini indirette (valori TIPO_IND 200,201,202, 203,204, compatibili 206) − sondaggio (valori TIPO_IND 205, compatibili 206) − N.D. (informazione non disponibile) − su pozzo per acqua (nessun caso nella base dati di aggiornamento OP)

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QUOTA_M (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Quota indicativa del punto dove è stata eseguita la prova (in m). Il valore è desunto dalla prossimità dei punti quotati presenti nel DBTR SPESSORESE (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Profondità dell’indagine (in m), può non essere riferita al piano campagna NOME_COMUN (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Nome del Comune nel quale è stata eseguita la prova STRATIGRAF (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Link al grafico della prova quando il valore TIPOLOGIA è “sondaggio”

LEGENDA_ST (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Campo non valorizzato (nessuna stratigrafia con legenda RL) ESITO_PROV (Campo BANCA DATI GEOLOGICA DI SOTTOSUOLO) Link al grafico della prova quando il valore TIPOLOGIA è “indagini indirette” TIP_IMP Campo che associa alla tipologia di indagine il grado di rilevanza rispetto alla problematica, costituito da “TIPO_IND” + “IMPORTANZA” (esempio: 201sup + si) NOTE_2 Note del compilatore OP Campo per l’identificazione delle indagini che segnalano con certezza veri e propri OP o comunque livelli a bassa capacità portante:

− SI: l’indagine evidenzia con certezza OP o livelli a bassa resistenza − NO: l’indagine non evidenzia con certezza OP o livelli a bassa resistenza ISPRA Campo per l’identificazione delle indagini più significative rispetto alla problematica da inviare a ISPRA

* Il codice che identifica il fascicolo è il medesimo per le Schede 1 e 2

SCHEDA 1 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

SCHEDA 3

SCHEMA FISICO PER LA FORNITURA DEI DATI RELATIVI ALLA PERICOLOSITA’ Restituzione delle informazioni in formato vettoriale SHP a scala nominale 1:5.000. Georeferenziazione delle informazioni estratte dai fascicoli nel sistema di coordinate piane UTM32N, riferito al sistema geodetico di riferimento WGS84 (codice EPSG 32632), assimilabile, con margine di errore trascurabile considerate le scale di rappresentazione per i dati raccolti nell’ambito delle attività contemplate dal protocollo di collaborazione, al Sistema Geodetico Nazionale ETRF2000 - europeo ETRS 1989 - individuato come standard di riferimento nazionale con il DPCM del 10/11/2011 "Adozione del Sistema di riferimento geodetico nazionale" (GU n. 48 del 27/02/2012 - S.O. n. 37).

ShapeFile: pericolosita2019.shp Shape: Polygon

Tabella: pericolosita2019.dbf Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Campi Campo Tipo Dimensione OBJECTID Intero lungo 4 Shape Oggetto OLE - TIPO Testo breve 50 PERICOLOSITA Testo breve 50 Shape_Length Precisione 8 doppia Shape_Area Precisione 8 doppia

Descrizione dei valori dei campi TIPO Grado di pericolosità associato all’area: − Alta − Media − Moderata − Bassa_Nulla

PERICOLOSITA’ Codifica del grado di pericolosità associato all’area: − H4 − H3 − H2 − H1

SCHEDA 3 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

SCHEDA 4

SCHEMA FISICO PER LA FORNITURA DEI DATI RELATIVI AL RISCHIO PER LE AREE URBANIZZATE Restituzione delle informazioni in formato vettoriale SHP a scala nominale 1:5.000. Georeferenziazione delle informazioni estratte dai fascicoli nel sistema di coordinate piane UTM32N, riferito al sistema geodetico di riferimento WGS84 (codice EPSG 32632), assimilabile, con margine di errore trascurabile considerate le scale di rappresentazione per i dati raccolti nell’ambito delle attività contemplate dal protocollo di collaborazione, al Sistema Geodetico Nazionale ETRF2000 - europeo ETRS 1989 - individuato come standard di riferimento nazionale con il DPCM del 10/11/2011 "Adozione del Sistema di riferimento geodetico nazionale" (GU n. 48 del 27/02/2012 - S.O. n. 37).

ShapeFile: RISCHIO_URB_REV2.shp Shape: Polygon Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Tabella: RISCHIO_URB_REV2.dbf Campi Nome Tipo Dimensione OBJECTID Intero lungo 4 Shape Oggetto OLE - TIPO Testo breve 50 PERICOLOSITA Testo breve 50 Danno_Pote Testo breve 50 ExH Testo breve 50 RISCHIO Testo breve 50 PUNTEGGIO Intero lungo 4 Shape_Length Precisione 8 doppia Shape_Area Precisione 8 doppia

Descrizione dei valori dei campi TIPO Grado di pericolosità associato all’area: − Alta − Media − Moderata − Bassa_Nulla

PERICOLOSITA’ Codifica del grado di pericolosità associato all’area: − H4 − H3 − H2 − H1 Danno_Pote Codifica del grado di danno potenziale associato all’area: SCHEDA 4 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

− E4: Danno grave − E3: Danno medio − E2: Danno moderato − E1: Danno basso

ExH Calcolo del grado di rischio associato all’area, ottenuto per associazione dei valori di PERICOLOSITA’ con i valori Danno_Pote RISCHIO Codifica dello scenario di rischio associato all’area:

− R4: Rischio molto elevato − R3. Rischio elevato − R2: Rischio medio Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA − R1: Rischio basso o nullo

PUNTEGGIO Calcolo del punteggio di rischio associato all’area sulla base ottenuto moltiplicando i valori di PERICOLOSITA’, Danno_Pote e Vulnerabilità (pari al valore di danno potenziale da 1 a 4)

− R4: PUNTEGGIO maggiore di 40 − R3: PUNTEGGIO tra 40 e 20 − R2: PUNTEGGIO tra 20 e 10 − R1: PUNTEGGIO inferiore a 10

SCHEDA 4 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

SCHEDA 5

SCHEMA FISICO PER LA FORNITURA DEI DATI RELATIVI AL RISCHIO PER GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE Restituzione delle informazioni in formato vettoriale SHP a scala nominale 1:5.000. Georeferenziazione delle informazioni estratte dai fascicoli nel sistema di coordinate piane UTM32N, riferito al sistema geodetico di riferimento WGS84 (codice EPSG 32632), assimilabile, con margine di errore trascurabile considerate le scale di rappresentazione per i dati raccolti nell’ambito delle attività contemplate dal protocollo di collaborazione, al Sistema Geodetico Nazionale ETRF2000 - europeo ETRS 1989 - individuato come standard di riferimento nazionale con il DPCM del 10/11/2011 "Adozione del Sistema di riferimento geodetico nazionale" (GU n. 48 del 27/02/2012 - S.O. n. 37).

Nota: I poligoni relativi agli ambiti di trasformazione sono stati estrapolati dalla banca dati PGTweb Tavola delle previsioni di piano resa disponibile da Regione Lombardia. Per la descrizione dei campi relativi alle caratteristiche degli ambiti di rimanda al documento “BANCA DATI DEI PIANI DI Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA GOVERNO DEL TERRITORIO SCHEMA FISICO TAVOLA DELLE PREVISIONI DI PIANO E CARTA DEL CONSUMO DEL SUOLO” Versione 5.7.2 Giugno 2019. Lo schema fisico seguente è relativo solo ai campi elaborati nell’ambito delle attività di aggiornamento del quadro conoscitivo relativo al fenomeno degli occhi pollini. ShapeFile: RISCHIO_ADT_REV2.shp Shape: Polygon Tabella: RISCHIO_ADT_REV2.dbf Campi

Name Type Size OBJECTID_1 Intero lungo 4 Shape Oggetto OLE - LINK Testo breve 255 mq_H4 Precisione 8 doppia mq_H3 Precisione 8 doppia mq_H2 Precisione 8 doppia mq_H1 Precisione 8 doppia perc_H4 Precisione 8 doppia perc_H3 Precisione 8 doppia perc_H2 Precisione 8 doppia perc_H1 Precisione 8 doppia H_Prev Testo breve 50 OP_dist Testo breve 50 Classe_Danno Testo breve 50 H_pti Intero 2

SCHEDA 5 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

OP_dist_pti Intero 2 Danno_pti Intero 2 Vulnerab Intero 2 RIS_pti Intero 2 RIS_classe Testo breve 50 R_PTI_NO_OP Intero 2 R_CLA_NO_OP Testo breve 50 Shape_Length Precisione 8 doppia Shape_Area Precisione 8 doppia

Descrizione dei valori dei campi Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA LINK Identificativo unico dell’ambito di trasformazione all’interno del territorio della Provincia di Monza e della Brianza. mq_H4 Superficie in mq della porzione dell’ambito di trasformazione ricadente nel grado di pericolosità H4. mq_H3 Superficie in mq della porzione dell’ambito di trasformazione ricadente nel grado di pericolosità H3. mq_H2 Superficie in mq della porzione dell’ambito di trasformazione ricadente nel grado di pericolosità H2. mq_H1 Superficie in mq della porzione dell’ambito di trasformazione ricadente nel grado di pericolosità H1. perc_H4 Percentuale della superficie dell’ambito di trasformazione ricompresa nel grado di pericolosità H4. perc_H3 Percentuale della superficie dell’ambito di trasformazione ricompresa nel grado di pericolosità H3. perc_H2 Percentuale della superficie dell’ambito di trasformazione ricompresa nel grado di pericolosità H2. perc_H1 Percentuale della superficie dell’ambito di trasformazione ricompresa nel grado di pericolosità H1.

H_Prev Grado di pericolosità prevalente per l’ambito di trasformazione: − H4 − H3 − H2 − H1

SCHEDA 5 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

OP_dist Indicazione della distanza, per range progressivi di 5m, tra il perimetro dell’ambito di trasformazione e il primo punto di indagine geognostica con evidenze certe di OP o livelli a bassa capacità portante: − OP dentro AT (il punto si trova all’interno del perimetro dell’AT − OP a 5 m (il punto dista al massimo 5 m dal perimetro dell’AT nessun caso rilevato) − OP a 10 m (il punto dista al massimo 10 m dal perimetro dell’AT) − OP a 15 m (il punto dista al massimo 15 m dal perimetro dell’AT) − OP a 20 m (il punto dista al massimo 20 m dal perimetro dell’AT) − OP a 25 m (il punto dista al massimo 25 m dal perimetro dell’AT) − OP a 30 m (il punto dista al massimo 30 m dal perimetro dell’AT) − OP a 35 m (il punto dista al massimo 35 m dal perimetro dell’AT, nessun caso rilevato) − OP a 40 m (il punto dista al massimo 40 m dal perimetro dell’AT) − OP a 45 m (il punto dista al massimo 45 m dal perimetro dell’AT)

− OP a 50 m (il punto dista al massimo 50 m dal perimetro dell’AT) Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Classe_Danno Classe di danno potenziale associata all’ambito di trasformazione (predefinita E4: Danno grave)

H_pti Punteggio numerico associato al grado di pericolosità: − 4 punti per H4 − 3 punti per H3 − 2 punti per H2 − 1 punti per H1

OP_dist_pti Punteggio numerico associato alla distanza del perimetro dell’ambito rispetto all’indagine geognostica con evidenze certe di OP o livelli a bassa capacità portante: − 4 punti per punto di indagine ricadente nel perimetro dell’ambito − 3 punti per distanze inferiori o uguali a 25m − 2 punti per distanze comprese tra più di 25 m e 50 m − 1 punto per distanze superiori a 50m o nel caso di nessuna evidenza

Danno_pti Punteggio numerico associato alla classe di danno potenziale associata all’ambito di trasformazione (predefinita E4: Danno grave, punti 4).

Vulnerabilità Punteggio numerico associato alla vulnerabilità dell’ambito di trasformazione (valore predefinito 4 punti)

RIS_pti Calcolo del punteggio di rischio per l’ambito di trasformazione, ottenuto moltiplicando H_pti, OP_dist_pti, Danno_pti e Vulnerabilità

RIS_classe: Scenario di rischio attribuito agli ambiti per range del punteggio RIS_pti: − R4: Ris_pti maggiore di 100 − R3: Ris_pti tra 50 e 100 SCHEDA 5 dicembre 2019 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO DEL FENOMENO DEGLI OCCHI POLLINI NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA Protocollo di collaborazione Provincia MB, ATO-MB, Brianzacque srl

− R2: Ris_pti tra 25 e 50 − R1: Ris_pti inferiore a 25

R_PTI_NO_OP Calcolo del punteggio di rischio per l’ambito di trasformazione, ottenuto moltiplicando H_pti, Danno_pti e Vulnerabilità (esclusione della distanza da OP)

R_CLA_NO_OP Scenario di rischio attribuito agli ambiti per range del punteggio R_PTI_NO_OP (esclusione della distanza da OP): − R4: Ris_pti maggiore di 40 − R3: Ris_pti tra 40 e 20 − R2: Ris_pti tra 20 e 10

− R1: Ris_pti inferiore a 10 Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

SCHEDA 5 dicembre 2019

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Allegato 2

Ricognizione componente geologica, idrogeologica e sismica nei comuni interessati dalla sperimentazione

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 124

In questo allegato sono presentati i dati riassuntivi dedotti dall'analisi della Componente Geologica, Idrogeologica e Sismica (CGIS) si supporto al PGT dei comuni interessati dalla sperimentazione. Nella prima tabella sono riportati i dati relativi agli occhi pollini (recepimento nella cartografia e nelle norme di piano delle carte di suscettività agli occhi pollini presenti nel PTCP e relative norme, eventuale definizione di maggior dettaglio delle aree con presenza di occhi pollini e classe di fattibilità attribuita alle aree con presenza di occhi pollini). La seconda tabella, invece, illustra i risultati della ricognizione svolta sui medesimi comuni volta alla verifica della conformità alla DGR IX - 2616/2011, al recepimento dei contenuti del PGRA

(DGR X - 6738/2017) e alla redazione del documento semplificato di invarianza idraulica ai Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA sensi della DGR 6829/2017 (e successive modifiche e integrazioni).

Analisi della tematica "occhi pollini" nella componenete geologica, idrogeologica e sismica di supporto al PGT

Anno Recepimento Maggior Classe di Comune CGIS carta PTCP dettaglio PTPC fattibilità OP 2014 3a (in parte 3b - Aicurzio SI SI 3f) Bellusco 2009 NO NO 3b Bernareggio 2018 SI NO 3a Burago di Molgora 2008 NO NO N.D. Busnago 2009 NO NO 3 Carnate 2009 NO NO 3a Cavenago di Brianza 2014 SI SI 3b Concorezzo 2012 NO NO 3b Cornate d`Adda 2011 NO NO 3a Mezzago 2018 SI NO 3g Ornago 2014 SI SI 3b e 2b Roncello 2012 SI NO 3b Ronco Briantino 2009 NO NO 3a Sulbiate 2009 NO NO 3a e 2 Vimercate 2016 SI SI 3a, b

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 125

Dalla tabella sopra riportata si può notare come in tutti comuni, ad eccezione di Burago di Molgora, gli occhi pollini siano citati nella componente geologica, indipendentemente dall'anno di redazione della relazione. I territori identificati come interessati dal fenomeno sono fatti rientrare in classe 3 di fattibilità geologica e, nei comuni di Ornago e Sulbiate, anche in classe 2. In quest'ultima classe ricadono le aree con saltuaria presenza di occhi pollini (Ornago) e le aree con potenziale presenza di occhi pollini (Sulbiate). Per quanto riguarda il recepimento del PTCP solo 7 comuni su 15 recepiscono la mappatura degli areali della suscettività agli occhi pollini, poichè negli altri comuni la CGIS è antecedente al PTCP. Tra quelli che recepiscono il PTCP, solo 4 ne forniscono una migliore definizione.

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Conformità e recepimento delle DGR in materia di pianificazione territoriale, rischio alluvioni (PGRA) e invarianza idraulica

Recepimento Recepimento Conf. DGR DGR X- DGR Comune IX-2616 6738/2017 67829/2017 Aicurzio 2014 SI NO NO Bellusco 2009 NO NO NO Bernareggio 2018 SI NO AREE PGRA SI Burago di Molgora 2008 NO NO NO Busnago 2009 NO NO AREE PGRA NO Carnate 2009 NO NO NO Cavenago di Brianza 2014 SI NO NO Concorezzo 2012 NO NO AREE PGRA NO Cornate d`Adda 2011 NO NO NO Mezzago 2018 SI SI NO Ornago 2014 SI NO AREE PGRA NO Roncello 2012 SI NO NO Ronco Briantino 2009 NO NO AREE PGRA NO Sulbiate 2009 NO NO NO Vimercate 2016 SI NO NO

In circa la metà dei comuni la componente geologica è anteriore al novembre 2011 e quindi risulta non conforme alla DGR IX-2616.

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 126

Nei confronti della DGR X-6738/2017 i comuni di Bernareggio, Busnago, Ornago, Ronco Briantino e Concorezzo non risultano aree ricadenti in quelle identificate dal PGRA. Tra gli altri comuni, invece, il solo comune di Mezzago ha recepito i contenuti del PGRA all'interno della componente Geologica, Idrogeologica e Sismica di supporto al PGT; nei restanti 9 comuni, infatti, questa è anteriore alla data di entrata in vigore del PGRA. Per quanto riguarda la DGR 6829/2017 (e successive modifiche e integrazioni), invece, solo il comune di Bernareggio ha provveduto a redigere il documento semplificato di invarianza idraulica. Per gli altri comuni infatti, ad eccezione di Mezzago, la data di redazione della Componente Geologica, Idrogeologica e Sismica è anteriore alla data della DGR.

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 127

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Allegato 3

Rischio occhi pollini per singoli comuni

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 128

Doc. Principale - Copia Documento Protocollo Arrivo N. 26000/2020 del 22-06-2020 PROVINCIA DI MONZA E DELLA BRIANZA

Aggiornamento del quadro conoscitivo relativo alla suscettività del territorio della Provincia di Monza e Brianza al fenomeno degli Occhi Pollini RELAZIONE ILLUSTRATIVA 129