9 Vite Da Donna
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9 VITE DA DONNA Sito: http://www.9livesmovie.com/ Anno: 2005 Titolo originale: NINE LIVES Data di uscita: 2/9/2005 Durata: 112 Origine: USA Genere: DRAMMATICO Musiche da: CANZONI DI SOMA SONIC Produzione: NINE LIVES LLC., MOCKINGBIRD PICTURES, IN COLLABORAZIONE CON MAGNOLIA PICTURES Distribuzione: MIKADO Regia: RODRIGO GARCIA Attori: ROBIN WRIGHT PENN DIANA DAKOTA FANNING MARIA HOLLY HUNTER SONIA JASON ISAACS DAMIAN SISSY SPACEK RUTH AIDAN QUINN HENRY STEPHEN DILLANE MARTIN MOLLY PARKER LISA MARY KAY PLACE ALMA MORGAN GLENN CLOSE MAGGIE MIGUEL SANDOVAL RON/GUARDIA KATHY BAKER CAMILLE JOE MANTEGNA RICHARD IAN MCSHANE LARRY AMY BRENNEMAN LORNA ELPIDIA CARRILLO SANDRA AOMAWA BAKER GUARDIA ANDREW BORBA PAUL K CALLAN MARISA/DETENUTA MARY PAT DOWHY NICOLE/DETENUTA WILLIAM FICHTNER ANDREW LISA GAY HAMILTON HOLLY AMY LIPPENS INFERMIERA DANIEL EDWARD MORA RECEPTIONIST PAT MUSICK MANAGER DEL NIGHT SYDNEY TAMIIA POITIER VANESSA LAWRENCE PRESSMAN ROMAN CHELSEA RENDON FIGLIA DI SANDRA AMANDA SEYFRIED SAMANTHA REBECCA TILNEY REBECCA ANDY UMBERGER GUARDIA Soggetto: RODRIGO GARCIA Sceneggiatura: RODRIGO GARCIA Fotografia: XAVIER PEREZ GROBET Musiche: ED SHEARMUR Montaggio: ANDREA FOLPRECHT Scenografia: COURTNEY JACKSON Costumi: MARIA TORTU Trama: Le storie di nove donne si incrociano e si sfiorano senza mai incontrarsi, ci vengono mostrate una dopo l'altra, alle prese con le complessità della vita... 1 Critica: Nove piani sequenza nelle istantanee di Rodrigo Garcia per ritratti femminili sfumati, scrutati con un nuovo sguardo su donne eternamente sull’orlo di una crisi di nervi, ripensando alla crudele prosa minimalista delle domestiche visioni di Carter, alla tragica immobilità dei personaggi di Cechov, alla scrittura cinematografica dell’Altman di “Tre donne” ed “Images”. “Nine lives”, Pardo d’Oro a Locarno 2005, comincia dove finiva “Le cose che so di lei”, in un cinema ad incastri, elegante e raffinato, che prosegue l’analisi psicologica del mondo chiuso delle nevrosi, delle insoddisfazioni domestiche ed emotive, osservando figure in transito senza presente e passato, bloccate dalla pesantezza della sincerità, schiacciate dalle conseguenze della schiettezza, che finiscono per rielaborare razionalmente ogni istante senza mai riuscire ad assaporare le piccole gioie inattese della quotidianità. E’ un giorno qualunque nella vita di Sonia, che si sente tradita dal suo compagno che le ha rivelato dettagli intimi agli amici; di Lorna che scopre di essere stata causa di un suicidio, Margie che rinuncia alla propria vita per dedicarsi alla figlia…Sono storie che non cominciano e non finiscono, esaminando la perversa seduzione del non detto, di titubanze e turbamenti che diventano scudo e protezione per definire scelte sempre da rinviare. Garcia, percorso da un letterario bovarismo, cerca l’indefinito surreale, studia da vicino odi e rancori per spiritualizzare il significato delle cose, registrando comportamenti e sensazioni di chi non riesce ad essere se stesso, vorrebbe essere accudito ma non possiede la forza per confessarlo restando intrappolato in sterili relazioni. “Nine lives” è un osservatorio introspettivo sulla volontaria rinuncia alla felicità, nella consapevolezza ideale di mantenere equilibri di comodo, sorrisi stampati e di circostanza per fuggire via dentro stagnanti solitudini. Garcia racconta con pudore e leggerezza le assurde ricombinazioni del destino, disegnando nuovi equilibri di sopravvivenza dentro la vuota frenesia di spostamenti senza direzione, tratteggiando chiaroscuri, ossessioni, occasioni perdute, nel sofferto trionfo dell’etica del rimpianto e del rimorso. Nei ritratti senza speranza e scatti repentini di orgoglio e di rabbia c’è tutto il labirinto degli affetti non corrisposti, incontri sbagliati, costruiti senza scene madri ma cesellando per lucida sottrazione le fragilità e le indecisioni nelle scelte definite dell’esistenza. È una sonata sulla perdita dell’istintività per esistenze sotto pressione, disperate e insoddisfatte, riflesse in mondi chiusi, aspettando soltanto che le bizzarrie del fato rimescolino ogni percorso individuale scatenando l’imprevedibilità illogica delle passioni. (www.fice.it) Consoliamoci. Se è vero che la fascinosa e brava Julia Roberts è decisa ad abbandonare il cinema, Hollywood troverà il modo di rifarsi della perdita in quanto pullula di eccellenti attrici. Basta prendere «Nine Lives» di Rodrigo Garcia, in competizione al festival e in aura di premio (i Pardi verranno assegnati oggi), interpretato da nove protagoniste che vanno da Glenn Close a Sissy Spacek, da Robin Wright Penn a Holly Hunter. Una più eccellente dell’altra nella capacità di conferire senso e intensità ai loro personaggi nel tempo di 10/14 minuti, tanto dura ognuno dei nove episodi in cui è diviso iI film. Garda - è il figlio di Gabriel Garcia Marquez e ha coronato il sogno giovanile del padre di diventare regista - li ha voluti girare in piani sequenza, ovvero senza interruzioni: una sfida difficile che sia lui che le attrici hanno vinto a pieni voti. Prodotto grazie a un co- finanziamento italo (della Mikado)/nipponico, costato poco nonostante il cast lussuoso perché le star hanno accettato di lavorare per simbolici 100 dollari e una partecipazione ad eventuali utili, il film ritaglia con sottile sensibilità introspettiva nove frammenti di vita, ma in filigrana si intravede il percorso esistenziale che li precede e li segue. E alla fine ti pare di conoscerle bene queste dolenti ligure femminili, ognuna alla prese con il problema similare di sentirsi impotenti a uscire fuori da se stesse o dal proprio passato. Dalla detenuta Elpida Carrillo alla Spacek, moglie ormai insofferente di un invalido cronico; dalla Penn che sposata e incinta si scopre ancora legata da antico amore a Kathy Baker, in ospedale per un’operazione; dall’adolescente Amanda Seyfreid incatenata a una difficile situazione familiare alla Close, al cimitero (scena struggente, forse la più bella) con la figlioletta Dakota Fanning, la quale (a proposito di ricambio) è già una piccola grande diva. (Alessandra Levantesi, La Stampa - 16/08/2005) Nove vite da donna, di Rodrigo Garcia, è un oggetto strano. Avanza con lentezza, passando da un personaggio all’altro mentre restano nell’ombra, almeno in un primo momento, le connessioni. Che relazione ci potrà mai essere fra la vita di Sandra e quella di Maggie? Oppure fra Ruth e Lorna? Nessuna, all’apparenza, eppure tutto si lega, in questo mosaico al femminile. Un punto in comune è la forma data ai nove ritratti. Ognuno è un piano-sequenza, della durata di poco più di 10 minuti: un artificio, certo, ma quella mancanza di stacchi, quel breve fiash tra un prima un dopo che si immergono nel nulla dà una scossa salutare alle nostre abitudini di spettatori. Ne viene esaltato il lavoro delle attrici, visto che non sono ammessi errori e la macchina da presa, impietosa, insiste nello scrutare ogni piega del volto, ogni minimo trasalimento. La prima storia è lancinante. Sandra è in carcere, in attesa del colloquio con la giovane figlia. Ed è subito chiara l’intenzione di Garda: un piccolo fatto che acquista un’importanza estrema. Per Sandra quelle poche parole da scambiare attraverso il vetro divisorio sono tutto quanto desidera in questo momento dalla sua esistenza. Ma proprio quel momento diventa, in realtà, un angoscioso incontro con la pesantezza della condizione presente: impossibile mantenere la calma, impossibile resistere all’angoscia. Allo stesso modo scava nel profondo il ritratto di Diana, colta mentre fa la spesa al supermercato. Tra corsie e scaffali rivede l’uomo della sua vita: lei vive con un altro, è in attesa di un figlio, ormai sembra aver chiuso con il passato. Ma gli occhi si incrociano, il dolore rinasce, forse tutto poteva essere diverso. E poi ancora Holly e Sonia, Samantha, Ruth, 2 Camille e Maggie. Un lungo viaggio nel dolore, con qualche squarcio di speranza. Nove vite, che forse hanno molto da dire anche alla nostra. (Luigi Paini, Il Sole-24 Ore - 11/10/2005) Rodrigo Garcia, figlio del grande Gabriel Garcia Marquez, e già buon direttore della fotografia, punta di nuovo il suo obiettivo da regista sull’universo femminile. Lo aveva fatto con i precedenti Le cose che so di lei e Ten Tiny Love Stories. Questa volta, però, sono nove frammenti di vita proposti attraverso nove piani sequenza, ritmati dal montaggio di una macchina da presa sempre in movimento che sembra danzare insieme alle attrici. Elpidia Carrillo in carcere a Los Angeles tra rabbia e disperazione perché non può parlare con la figlia. Una magnifica Robin Wright Penn incinta, al supermarket, dove ritrova un vecchio amore e ne rivive turbamenti e rimpianti. Lisa Gay Hamilton disperata di fronte ai soprusi del patrigno. Holly Hunter annichilita da una rivelazione intima del suo uomo verso due amici. Amanda Seyfried che agisce da pendolo unifìcante tra genitori ormai estranei. Amy Brenneman al funerale della moglie suicida dell’ex marito si trova a consolarlo attraverso il sesso. Sissy Spacek indecisa di fronte a un tradimento extraconiugale con Aidan Quinn. Kathy Baker, incapace di reggere l’operazione che le deve asportare il seno, strapazza il marito Joe Mantegna. E Glenn Close materna, accanto alla piccola fantasmatica Dakota Fanning, su sfondo cimiteriale. Non c’è rapporto diretto tra le storie raccontate, anche se alcuni personaggi compaiono in più episodi e si colgono riferimenti a quel che è accaduto negli altri segmenti. Ma tutto torna, le emozioni arrivano in profondità, grazie anche alla prova delle straordinarie interpreti.