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Contributi Alla Interpretazione Dei Manufatti Storico-Artistici Dell'orto

Contributi Alla Interpretazione Dei Manufatti Storico-Artistici Dell'orto

Quad. Bot. Ambientale Appl., 27 (2016): 19-29. Pubblicato online: 21.10.2019 http://www.quadernibotanicambientaleappl.it

Contributi alla interpretazione dei manufatti storico-artistici dell’Orto botanico di : mito e allegoria nelle decorazioni parietali e sculture della Schola Regia Botanices

V. MAGRO1 & F.M. RAiMOnDO2 1Società cooperativa Cultura Botanica, via Lincoln 13-15, i - 90123 Palermo. 2Dipartimento STEBiCEF/Sezione di Botanica ed Ecologia vegetale, Via Archirafi 38, i - 90123 Palermo.

ABSTRACT. – Contributions to the interpretation of the historical and artistic handicrafts of the of Palermo: myth and allegory in the wall decorations and sculptures of Schola Regia Botanices – After a short premise and the foundation in the XVii century of the Botanical Garden of Palermo and a more careful reflection about the neoclassic movement, it is herewith analyzed the pictorial cycle of the wall decoration of the Gymnasium, G. Velasco’s works, maximum exponent of the neoclassic painting in . in particular, analyses are made about the paintings in the vault and in the hall of the building, all focused on stories and myths of gods and heroes connected to parousia of life and death of plant world or of the benefits connected to the cultivation of useful plants, themes filtered from the Greek and Roman world through the cultural and ideological stream of that period. By a critical reading of the work, a stylistic analysis and a deep cultural research, the Gaspare Firriolo’s stucco sculptures, placed on either side of the entrance portal of the ancient Schola, are here analyzed; they represent two of the most important gods linked to the cycles of Earth in the ancient world: Aesculapius and Hygeia, whose worship survived for long time in the country, even after the establishment of Christianity, all along the Mediterranean Basin.

Key words: Greek myth, Roman myth, Greek gods, botanical garden, usefull plants, medicinal plants.

inTRODuziOnE Cattedra di “Botanica e Materia medica” da cui celebri botani- ci – l’ultimo dei quali Antonino Borzì (1852-1921) – dettaro- L’importanza dell’’Orto Botanico di Palermo quale no le loro lezioni. dimora non solo di collezioni di piante vive, in massima L’analisi critica delle opere ricordate – già oggetto di atten- parte molto speciali, ma anche di arte, è stata già messa in zione da parte di vari studiosi e critici dell’arte – viene fatta rilievo in altre occasioni e anche da altri autori. in effetti, il precedere di seguito da una sintetica presentazione dell’Orto giardino scientifico di Via Lincoln – spazio urbano in cui botanico e della sua storia. arte e natura convivono – accanto alle architetture di pregio progettate e realizzate da maestri di grande prestigio e noto- rietà, ospita anche pitture e sculture: le prime, opera di LEòn DuFOuRny E iL PROGETTO DELLA SCHOLA BOTHANICES Di Giuseppe Velasco; le seconde, di Domenico Danè, Gaspare PALERMO: TRA nEOCLASSiCiSMO E RiSCOPERTA DELL’AnTiCO Firriolo, nunzio Morello, Benedetto Civiletti e Mario Rutelli (RAiMOnDO & MAzzOLA, 1992). A Palermo, il nuovo Orto Botanico nasce come emana- in questo ulteriore contributo sui manufatti storico-arti- zione dell’Accademia dei Regi Studi, a confine del lato Est stici dell’Orto Botanico palermitano, ci si sofferma sugli della “Villa del Popolo” – successivamente chiamata Villa affreschi e su alcune sculture del Ginnasio, primo edificio Giulia – primo giardino pubblico palermitano realizzato neoclassico realizzato a Palermo (1789-1795) su progetto fuori le mura della città, nel 1777. La sua posizione è deter- del celebre architetto parigino Leòn Dufourny. Si tratta di opere consegnate all’attualità grazie ai periodici interventi di restauro messi in atto dalle istituzioni pubbliche che ne hanno avuto la cura nel tempo: tra queste, in primo luogo, 1. Si deve all’allora presidente della Gran Corte Civile, Giovan Battista Paternò Asmundo (1720-1805) la volontà di insediare il nuovo Orto Botanico di Palermo nel- l’università degli studi di Palermo di cui l’Orto è emana- l’attuale sede – accanto alla villa senatoria, “La ”, detta anche Giulia in onore di zione sin dalla sua fondazione nel 1806. Giulia D’Avalos moglie del Vicerè Marcantonio Colonna – nel piano di S. Erasmo, igea ed Esculapio, come si vedrà, incarnano il mito della nelle terre della Vigna del Gallo, proprietà del Duca d’Archirafi (RAiMOnDO & rigenerazione della natura, in particolar modo patrocinando MAzzOLA, 1992). la prosperità delle piante utili e medicamentose, temi pro- 2. il progresso in campo scientifico, per quanto riguarda Palermo, è stato il frutto della posti nelle pitture parietali del pronao e della volta della ricerca erudita ed illuminista della Deputazione degli Studi, incoraggiata e sostenuta da vicerè, quali lo stesso Caramanico, che accoglieva, con grande zelo e consapevo- sala circolare della Schola, oggi solo sede materiale della lezza, i benifici della scienza e dell’istruzione (DOuFOuR, 1996). minata dalla Villa stessa e dall’antico stradone di sorgente di tutte le ricchezze (DuFOuR, 1996). Sant’Antonio – oggi via Abramo Lincoln –esistente come il principe di Caramanico, vicerè erudito ed illuminato strada alberata a pioppi dal 1633 (MAuRO & al., 1987).1 massone, segue da vicino la predisposizione del nuovo Orto È un’istituzione accademica derivata dal piccolo Orto botanico e la sua progettazione, non escludendo la persona- sorto sul bastione di Porta Carini nel 1781 e poi trasferito le partecipazione riguardo la scelta delle scene mitologiche appunto nel piano di S. Eramo dove sarà realizzato tra il e i personaggi allegorici da apporre nelle decorazioni archi- 1789 e il 1795 per volontà della Deputazione degli Studi e tettoniche delle strutture, che oggi costituiscono il settore del Senato palermitano, sotto gli auspici del Re Ferdinando storico dell’Orto. iii di Borbone (1751-1825) e la consorte, la regina Maria Dufourny riceve l’incarico di progettare la Schola nel set- Carolina d’Asburgo-Lorena (1798-1870). La sua realizza- tembre del 1789, ma già il 3 agosto dello stesso anno aveva zione poté avvenire grazie a consistenti contributi elargiti visitato l’area e si stupisce nel trovarla già recintata, in parte dallo stesso sovrano, dalla Municipalità, dal Vicerè “alberata con piante vigorose” (LO nARDO, 2004). il terreno Francesco Maria Venanzio d’Aquino, principe di fu successivamente ripartito in quattro appezzamenti rettango- Caramanico (1738-1795), oltre che di ricchi e munifici lari - che prendono il nome di quartini - separati da due viali patrizi e prelati della Città.2 ortogonali che avrebbero ospitato le collezioni ordinate Sotto l’aspetto scientifico nasceva grazie agli stimoli del secondo il Sistema di classificazione di Linneo. francescano Bernardino da ucrìa (1739-1796), sotto la dire- Corredavano l’impianto del giardino fontane e vasche fra zione di Giuseppe Tineo (1756-1812) professore di cui, all’estremità orientale, “il Grande lago” – oggi Botanica e Materia Medica, come sussidio all’insegnamen- Aquarium – destinato ad accogliere la ricca collezione di to superiore e alla ricerca anche per dare nuovo impulso idrofite.5 all’industria e all’agricoltura, oltre che per conferire ulterio- La costruzione del complesso architettonico dell’Orto, fu re decoro alla città (RAiMOnDO & MAzzOLA, 1992).3 terminata nel 1795, due anni dopo il ritorno in patria del Diversamente da altri orti botanici sorti prima e dopo Dufourny, anticipato per ragioni politiche. L’impianto architet- in italia, quello di Palermo nasce da un preciso disegno a tonico risultò costituito da un edificio centrale, il Gymnasium, cui lavorano i più celebri architetti del tempo. sede della Schola Regia Botanices, dell’ e della inizialmelmente il progetto fu affidato nel 1788 a Biblioteca e dell’alloggio del direttore, arricchiti da elementi Salvatore Attinelli (1736-1802), architetto camerale della decorativi di gusto neoclassico; il Calidarium e il Tepidarium, Regia Corte contrapposto all’architetto francese Lèon abbelliti da metope ad alto rilievo eseguiti da Domenico Danè Dufourny (1754-1818) – attivo a Palermo dal 1789 al e nel 1838 furono innalzati i due edifici di servizio, simmetrici 1793 – a cui fu conferito il definitivo incarico di proget- al Calidarium e al Tepidarium, opera dell’architetto Carlo tare il reale Orto botanico. Alla sua realizzazione collabora- Giachery (1812-1865) (RAiMOnDO & MAzzOLA, 1992). rono altri valenti architetti quali Pietro Trombetta, Domenico Quando comincia a lavorare al progetto del nuovo Orto Marabitti e Venanzio Marvuglia che portò a compimento il pro- Botanico di Palermo, Dufourny ha già chiaro il suo percor- getto delle fabbriche in seguito al forzato rientro in Francia del so creativo. Allievo dell’architetto classicista David Le Roy, Dufourny nel 1793. presso l’Accademia di Architettura di Parigi – dopo aver A questi si affiancarono diverse maestranze palermitane, tra concluso gli studi nel 1778 – intraprende il viaggio in italia, cui il pittore Giuseppe Velasco (1750-1827), gli stuccatori Gaspare Firriolo (1730-1791), Domenico e Vitale Tuccio e lo scultore Domenico Danè tutti aderenti alla cultura e alla filoso- 3. il razionale indirizzo assunto dalla Scienza sin dalla prima metà del Settecento andò sempre più interessando le Scienze naturali oltre che la Botanica e condusse, alla fine fia dell’arte neoclassica nata nel secolo dei Lumi (RAiMOnDO, del Secolo, ad un periodo di elevata fecondità della ricerca e dell’attività, esercitando 2012). la sua benevola influenza anche sugli studiosi siciliani. in questo fervore, nel 1778, Proprio per l’avvento della nuova stagione culturale – che nasceva a Palermo la Regia Accademia degli Studi – convertita alla fine del 1805 in pervade tutti gli ambiti del sapere, dalla Scienza alla Filosofia, Regia università – presso la quale furono attivate varie cattedre fra le quali quella di Storia naturale e Botanica. in questo periodo veniva istituito il primo Orto botanico dall’Architettura alle Arti applicate – e per le nuove impo- pubblico, insediato sul bastione di Porta Carini. Dimostratore ne fu inizialmente stazioni sistematiche introdotte da Carlo Linneo (1707-1778), Giuseppe Tineo; a ricoprire la cattedra di “dimostratore di Botanica” fu allora chia- si ha la fondazione e la trasformazione di tantissime strutture mato padre Bernardino da ucria. Quest’Orto che ben presto si rivelò angusto ed ina- deguato alle esigenze didattiche, incapace di ulteriore sviluppo, tanto che, qualche botaniche di antica tradizione, pur conservandone comunque anno dopo la sa fondazione, si iniziarono le pratiche per un suo trasferimento nel gli spazi, la struttura e gli impianti originari.4 È il secolo luogo dove tuttora si trova (RAiMOnDO & MAzzOLA, 1992) della circolazione delle idee i cui effetti implicano il supera- 4. La nascita della Botanica come scienza indipendente dalla Medicina, avviene pro- mento delle tradizioni, lo sradicamento delle superstizioni e prio attraverso gli studi di Carl von Linnaeus; questi, nel 1758, apre la scienza ad delle vecchie concezioni, e del progresso nei diversi campi una nuova visione del mondo attraverso il Sistema naturae, opera che classifica gli oggetti e gli esseri naturali nei tre classici regni: il regno minerale e i regni animale e della Scienza. Proprio in funzione di questo rinnovamento, vegetale, secondo un criterio unitario. La teoria linneana rappresenta una svolta assoluta nel il nuovo Orto botanico cittadino si può considerare il primo campo della botanica e nel secolo dei Lumi va a sommarsi alle più grandi scoperte in Europa inteso come autentica e nuova istituzione per scientifiche del tempo, accanto alle produzioni artistiche e alle grandi trasformazioni l’apprendimento e l’insegnamento della botanica, segnando sociali. in particolare gli studi di Linneo appartengono a quel filone illuministico del naturalismo che vede nella ragione lo strumento per conoscere e “governare” la natu- una netta cesura con l’antiquato sistema scientifico dei ra (LO nARDO, 2004). secoli passati (LO nARDO, 2004). All’epoca della sua 5. Al centro dei quartini vennero realizzate 4 vasche ellittiche (fine XViii sec.) con istituzione, l’Orto botanico offriva ai suoi promotori il bordo in marmo e ‘pigna’ centrale; altre 4 vasche circolari (fine XViii sec.) con bordo fascino di una scienza appena rivalutata, la botanica, di in calcarenite, scoglio centrale con pistrice in marmo e zampillo e la grande vasca cir- grande utilità sociale, che non si limitava più semplicemente colare, donata nel 1796 dall’arcivescovo di Palermo Mons. Filippo Lopez Royo, com- posta da tre ampi bacini concentrici di varia profondità, nel complesso suddivisa in 24 ai suoi benefici in ambito medico, ma spostava le sue ricerche scomparti destinati ad ospitare numerose piante con esigenze idriche differenti anche in agricoltura, a quel tempo considerata dai fisiocrati (MAuRO & al, 1987). 20 tappa fondamentale nella formazione di artisti, intellettuali, decorata agli angoli da acroteri in calcarenite e culminante in architetti che si soffermano nei luoghi che conservano le un elemento fitomorfo. Quest’ultima, di chiara ispirazione testimonianze del passato, manifestandosi nelle scoperte arabo-normanna, è rivestita in tufo con l’aggiunta di cocciope- delle campagne archeologiche, nel collezionismo, nella sto; questa protezione le conferisce una particolare cromìa rivalutazione ed interesse dei templi della Magna Grecia rossastra (LO nARDO, 2004).8 descritti nei diari dei viaggiatori, fra cui emerge Wolfgangh Goethe (1749-1832). La Penisola, italiana e la Sicilia, depo- MiTO E ALLEGORiA nELLA DECORAziOnE PiTTORiCA DELLA sitarie di queste testimonianze, è meta privilegiata per la SCHOLA BOTANICES; GLi DÈi COME METAFORA DELLA nATuRA riscoperta dell’antico.6 Approfondisce in particolare lo studio sull’architettura Gli elementi decorativi sono frutto della ricerca artistica greca, delle sue proporzioni e la corrispondenza tra le parti, di diversi maestri palermitani, tra cui il pittore Giuseppe nonché l’acquisizione di regole e prìncipi relativi allo spa- Velasco, che affrescò i pennacchi della cupola e la calotta zio funzionale. Si dedica ai suoi studi rilevando graficamen- della cupola stessa, nonché tre pannelli figurativi a decora- te i templi di Agrigento, Selinunte, Segesta, Solunto, per far zione del pronaòs tetrastilo; lo stuccatore Gaspare Firriolo propria una delle pagine più prestigiose della cultura classi- autore delle quattro stagioni – poste sull’attico del tetrastilo – e ca, depositaria di modelli e canoni attraverso cui raggiunge- le sculture d’igea ed Esculapio; gli scultori e stuccatori re l’armonia (LO nARDO, 2004).7 Domenico e Vitale Tuccio, che scolpirono le due sfingi in L’Ellade e la sua cultura, irradiata in tutto il Mediterraneo calcarenite ai lati delle scale, le caratidi in gesso, in stile antico, era sede dell’ideale di bellezza, il kalòs della civiltà neo-attico, che adornano l’ingresso e le statue di quattro greca che, rivisitato in chiave moderna, si prestava ad inter- illustri botanici all’interno; lo scultore Domenico Danè pretare gli ideali e le dottrine del presente. il tentativo di rin- lavorò alle metope a bassorilievo che decorano i prospetti novamento in atto nelle varie arti prese avvio dall’ammira- del calidarium e del tepidarium (RAiMOnDO, 2012). zione per l’antichità e i suoi valori; il mondo dei greci e dei il ciclo pittorico ad affresco a carattere mitologico e alle- romani assumeva la connotazione di una perfezione reale e gorico, realizzato tra il 1792 e il 1795, si svolge su due suggestiva (ARGAn, 2017). superfici: all’interno della sala centrale e all’esterno, nel il recupero della memoria del passato è dunque alla base pronaòs. Esso rappresenta il tentativo di elaborazione di un dell’iter progettuale del Dofourny, che trova il suo fulcro nel ragionamento incentrato sul rapporto millenario uomo-natu- padiglione centrale cupolato, in italia uno dei primi esempi ra, realizzato attraverso l’aspetto mitico e allegorico, stabi- di revival neo-greco. L’edificio poggia su un alto krepidòma lito sui racconti delle “Metamorfosi” di Ovidio e la a tre gradoni realizzato in pietra che corre per tutto il perime- tro, interrotto in corrispondenza della parte mediana dei pro- spetti principali da due scalinate formate da nove gradini, 6. un ruolo rilevante per gli sviluppi del neoclassicismo, venne assunto dalla scoper- attraverso cui si accede ai vestiboli, e dunque agli ingressi. ta delle rovine di Ercolano nel 1738, seguite da quelle di Pompei nel 1748, le due città Presenta una struttura architettonica compatta, dalla tradi- campane sepolte dall’eruzione vesuviana del 79d.C. ne risultò incentivato il viaggio verso l’italia, il ‘Grand Tour’, proprio per il fascino di località che permettevano zionale muratura intonacata a bugne lisce, alleggerita da un’incontro diretto con il passato. Le testimonianze che riemergevano in Campania, ampie finestre tra lesene, con funzione decorativa, e da due nel Lazio in Toscana e in Sicilia, determinarono il fiorire di simili campagne di scavo portici tetrastili in ordine dorico. La maggior parte delle e di studio in altre località non solo italiane, ma anche in Grecia e Medio Oriente. Ciò componenti sono ispirate all’arte antica, agli esempi greci nonostante fu soprattutto a Roma e nel Sud italia che l’interesse per l’antico favorì l’e- laborazione degli ideali neoclassici (LEnzi iACOMELLi, 2003). soprattutto, citati già a margine dei disegni di pianificazione 7. Assumendo l’arte greco-romana come modello di equilibrio, misura e chiarezza, si con- e rivisitati in maniera eclettica. La composizione dell’insie- dannano gli eccessi dell’arte immediatamente precedente, il Barocco e il Rococò, in ciò me è regolata da un chiaro rispetto della simmetria e della supportati dalla diffusione degli scritti di Johann Joachim Winckelmann (1717-1768). gerarchia delle parti e delle funzioni contenute. nato a Stendal, nella regione tedesca di Brandeburgo, dopo un’educazione ecclesiastica si il progetto è impostato attorno al nucleo centrale della dedicò allo studio dell’arte antica, pubblicando nel 1775 il suo primo scritto: Considerazioni sull’imitazione delle opere greche nella scultura e nella pittura. sala ottagonale irregolare – destinata alle lezioni di botanica - Stabilitosi a Roma nel 1756, occuperà l’incarico di bibliotecario della corte pontificia sormontata dalla cupola su pennacchi conferendole un ruolo di Benedetto XiV e di prefetto delle Antichità pontificie. Ebbe modo di conoscere i sacrale, ribadito dalla scelta delle tematiche espresse dalla marmi ritrovati nelle campagne di scavo, maturando i principi teorici che lo porteran- decorazione interna. nei prospetti si legge chiaramente la no nel 1764 alla pubblicazione della Storia dell’Arte e dell’Antichità, nella quale repu- tava l’antichità greca e romana esempio perfetto a cui ispirarsi nel campo dell’arte. volontà dell’architetto francese di volere rievocare la Winckelmann divenne il maggiore teorico di questo stile, sostenendo la perfezione memoria classica del passato, in linea con le ricerche del dell’arte greca, unico modello sul quale i moderni avrebbero potuto operare un vero periodo neoclassico (PAGnAnO,1996). rinnovamento estetico. L’ideale estetico del “bello”, formulato dallo studioso, si riper- corse nella vita politica e civile dell’epoca, diffondendosi in tutta Europa e coinvol- il prospetto principale, sul versante giardino, presenta un gendo tutti i settori della produzione artistica (LEnzi iACOMELLi, 2003). pronàos tetrastilo con colonne in ordine dorico, fortemente 8. il padiglione della Schola Bothanices, costituisce in italia, uno dei primi esempi di rastremate verso l’alto e scanalate ad angolo vivo, raccordate neoclassicismo, seppure rielaborato. Leòn Dufourny apporta delle libere modifiche mediante il capitello alla trabeazione composta da epìstilio rispetto all’originale stile dorico, nato nel Peloponneso nel Vii sec.a.C. e studiato presso i siti archeologici sicelioti. Le colonne e le lesene, come nell’antico stile greco, liscio su cui poggia il fregio continuo in cui sono scolpite le nel progetto originale dovevano poggiare direttamente sullo stilobate, ma probabil- metope quadrate ornate da bassorilievi raffiguranti elementi mente, per deformazioni ottiche dovute all’allungamento eccessivo del fusto e per gusto decorativo personale, l’architetto decise di poggiarle su basi quadrate, decoran- vegetali alternati a triglifi. Sul fregio poggia una cornice for- do queste ultime, nei punti di raccordo tra il dado e la base della colonne, con una temente aggettante che si svolge su tutto il perimetro fascia di medaglioni a stilema floreale. Anche il capitello viene rivisitato dall’archi- tetto francese: l’echino, nello stile del Vii sec.a.C. liscio, adesso si presenta deco- della struttura. il prospetto interno – oggi sulla centralissima via rato da elementi lanceolati alternati ad ovuli. Estraneo appare allo stile dorico Lincoln – presenta un vestibolo in antis anch’esso in ordine anche l’adozione della cupola, ispirata molto più probabilmente allo stile arabonor- manno, molto vicina alle cupole della chiesa di S. Giovanni degli Eremiti (1136) o dorico. La copertura, con tetto a falde e muro d’attico, ospita la Santa Maria dell’Ammiraglio (1143) poggianti anch’esse su struttura quadrata e dal- cupola centrale emisferica su tamburo quadrato con finestre, l’accesa cromia rossastra. 21 Fig. 1 - G. Velasco, 1792-1796, Venere che cura le ferite di Enea. Fig. 2 - G. Velasco, 1792-1796, igea mostra l'uso delle erbe medi- Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo, pennacchio della cinali. Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo, pennacchio cupola, (da LO nARDO, 2004). della cupola, (da LO nARDO, 2004).

“Teogonia” di Esiodo, a cui prendono parte le più sacre divi- lo scultore Vitale Tuccio presso la biblioteca degli Studi nità legate al mondo vegetale - igea, Esculapio, Demetra, “per fargli vedere delle sfingi e le caratteristiche delle Flora - detentori dei segreti e dei saperi della natura. il ciclo raffigurazioni egiziane”; accompagna personalmente in si può ricollegare, a sua volta ai rilievi presenti nei fregi del biblioteca lo stuccatore Gaspare Firriolo per trovare model- calidarium e del tepidarium, con le personificazioni degli li per le statue delle quattro stagioni da collocare nell’attico elementi e il clipeus astralis – lo zodiaco – allegorie di un e per quelle d’igea ed Esculapio da collocare nel pronaòs; ciclo della natura che si rinnova ad aeternitas. adotta lo stile dorico, considerato da Winckelmann “il vero ispirazioni decorative che nascono all’interno del pensie- e proprio stile greco” ispirandosi alle stampe del Partenone ro neoclassico che trova la sua prima affermazione durante di Atene; per la scala a chiocciola si ispira a “quella della la metà del XViii secolo, con l’adeguamento delle arti figu- colonna traiana di Labacco” (LO nARDO, 2004). L’Arte rative alla riscoperta dei modelli antichi. L’arte classica greca del periodo classico è quella che la critica indica come diventa exemplum virtutis per i valori umani e civili che vi sono ravvisati: integrità, onestà, rettitudine finalizzati al rag- giungimento del bene pubblico (MAGRO & al., 2017). La civiltà greca e romana viene rivalutata sotto qualunque 9. il pittore palermitano Giuseppe Velasco fu sensibile nel percepire i mutamenti della pittura d’inizio secolo. Appassionato di disegno a lapìs, iniziò con il replicare i modi aspetto, non solo artistico, ma anche filosofico e letterario. delle pitture di Pietro novelli, del Domenichino, di Sebastiano Conca e, poi, rico- La storia antica è una fonte inesauribile di soggetti adatti a piando stampe e incisioni cinque-seicentesche, nonché contemporanee. Si formò questo scopo: viene riscoperta la poetica di Publio Virgilio presso la bottega di un pittore locale, Giuseppe Tresca (1710-1705) e successivamen- te presso Gaetano Mercurio (1730-1790). Da questi apprese i modi di dipingere e sco- Marone e Aristotele, gli scritti di Ovidio ed Esiodo nonché prì – attraverso lo studio di repliche e l’osservazione dal vero – la pittura dei grandi l’Eneide e l’Odissea. L’illustrazione di atti nobili o eroici maestri Olivio Sozzi (1690-1765) e Vito D’Anna (1718-1769). Velasco, rimase sem- tratti dalla storia antica e offerti al mondo contemporaneo pre in Sicilia, non interessandosi all’apprendistato attraverso il Grand Tour in voga a come monito ed incoraggiamento ad operare nel bene, alla quel tempo. nel 1767 lavora agli affreschi del Duomo di Castellammare accanto a Giuseppe Tresca, che firma e data le opere. Lavora tra il 1770 e il 1787 a grandi com- luce della ragione. nell’ “Encyclopèdie” diretta da Dènis mittenze ecclesiastiche con scene di pittura sacra come il “San Benedetto che abbatte Dideròt (1713-1784) si trova già la concezione dell’opera gli idoli” (1775), presso la chiesa dell’immacolata Concezione di Palermo o il d’arte come lezione di virtù, perché il fine dell’Arte deve “Compianto sul Cristo morto” (1778) per la Chiesa Madre di Castelbuono. il 1792 essere quello di “rendere la virtù amabile, il vizio odioso” segna l’inizio delle grandi commissioni borboniche: realizza le pitture parietali dell’Orto botanico di Palermo (1792-1795); esegue il “Ritratto del vicerè (BAiRATi, 2015). Caramanico” (1795) per la Galleria dei ritratti del Palazzo Reale di Palermo. i contat- L’architetto Dufourny, proveniente da Parigi, città dei ti frequenti con la corte borbonica lo portano, nel 1802, a dirigere i lavori di decora- grandi enciclopedisti e culla dell’illuminismo, sposta il suo zione della Casina Cinese, progettata da Venanzio Marvuglia, presso la tenuta della interesse proprio su temi cari alla civiltà ellenica che in Favorita di Palermo, per diretto conto di Ferdinando iii re di Sicilia e della sua con- sorte Maria Carolina D’Asburgo-Lorena. Commissioni che lo elevano a Maestro di Sicilia trovò terreno fertile. Collabora strettamente con i Corte, occupandosi, tra il 1811 e il 1812, del ciclo pittorico per la decorazione del maestri decoratori, metabolizzando il lessico antico ed adot- “Gran Salone del Parlamento” nel Palazzo Reale di Palermo, affidatogli direttamente tando elementi ricoperti da un alto significato simbolico: per dal sovrano, che ha come soggetto “le fatiche di Ercole e l’apoteosi dell’eroe” le cariatidi poste nel prospetto posteriore s’ispira a quelle (ACCASCinA, 1982). dell’Eretteo di Atene e alle figure egiziane del vestibolo del 10. Parte di marcatura compresa tra due archi affiancati. Elemento architettonico di raccordo tra la base circolare della cupola e il sottostante edificio (a pianta poligona- Museo Capitolino; per la realizzazione delle sfingi conduce le o quadrangolare) (V. MAGRO). 22 Fig. 3 - G. Velasco, 1792-1796, Demetra insegna agli uomini i Fig. 4 - G. Velasco, 1792-1796, Atena e Aracne. Gymnasium segreti dell' agricoltura. Gymnasium dell’Orto Botanico di dell’Orto Botanico di Palermo, pennacchio della cupola, (da LO Palermo, pennacchio della cupola, (da LO nARDO, 2004). nARDO, 2004). più vicina al concetto di Arte; per conseguenza, l’Arte 11. Appare forzata la lettura del mito di Aracne all’interno di questa scena. Atena, dea moderna che emula l’antica è nello stesso tempo Arte e della guerra e della strategia bellica, nonché dell’astuzia e dell’ingegno, era figlia di zeus e di nemesi, dea della giustizia. Era un’invincibile dea guerriera, ma propensa Filosofia sull’Arte (ARGAn, 2017). alla pace e al perdono. insegnò agli uomini la matematica, ad arare la terra, a tessere Lungo questa direttrice lavora Giuseppe Velasco (o De ed inventò la ruota. Per questo fin da epoche remote, nel Mediterraneo, venne rico- Velasco) (1750-1827) “il pioniere del neoclassicismo nosciuta anche come divinità capace di guidare gli uomini verso la razionalità e la moralità, presenziando già all’interno di Ginnasi e Basiliche del mondo antico. Fin dal pittorico meridionale” (ACCASCinA, 1982).9 Su incarico Rinascimento, questa figura mitica, per le caratteristiche sopracitate, divenne allego- del vicerè Caramanico, esegue il ciclo pittorico che narra ria della saggezza e della forza mentale, soprattutto se raffigurata all’interno di sedi dei prodigi e dell’utilità della natura attraverso l’aspetto accademiche o universitarie e ancor di più in allegorie legate al ‘buon governo’. Così, mitico e funzionale. Queste ultime, lo impegnarono dal il pennacchio, potrebbe ospitare, a conclusione del ciclo pittorico, la dea in armi indi- cante una tela di ragno; non più la tela di Aracne (che in questo caso sarebbe monito 1792 al 1796, segnando il raggiungimento della sua piena di una punizione) ma bensì l’allegoria della dialettica, in quanto, già a partire dalla maturità artistica e “sia sul piano compositivo che su quello fine del Cinquecento, proprio questa virtù, veniva raffigurata come una florida donna formale-stilistico, l’adesione al mondo antico” (BRunO, indicante una tela di ragno tra due rami, o con una tela di ragno costruita tra le sue dita 1998). (un esempio è “La Dialettica” dipinta dal Veronese presso il Palazzo Ducale di Venezia tra il 1577 e il 1578). La donna che raccoglie nel fuso la preziosa tela, La decorazione pittorica interna interessa i quattro pen- attraverso l’aiuto di due putti, potrebbe essere l’allegoria dell’uomo che racco- nacchi architettonici10 a sostegno della cupola e la calotta glie i frutti del sapere esplicati proprio dalla forza della dialettica e del sapersi. semisferica. il ciclo mostra il carattere utile e terapeutico della natura, riletto attraverso episodi mitici e allegorici; le scene dipinte, ambientate all’aperto, hanno forma triangola- re e sono eseguite con la tecnica a monocromo, incorniciate da una sottile cordonatura a stucco di ispirazione classica. il pennacchio, in corrispondenza della nicchia che ospita la statua del grande naturalista Linneo (1707-1778), acco- glie il mito di Venere che cura le ferite ad Enea in armi. L’episodio è tratto dal ciclo troiano e potrebbe riferirsi alla conclusione dello scontro di quest’ultimo con Diomede – uno dei principali eroi achei della guerra di Troia – nella quale il principe dei Dàrdani, figlio di Venere e Anchise, rimase ferito (Om. ili. Canto V). Enea, armato di lorica, scudo ed elmo siede su un’alta roccia; espone la gamba ferita ad una figura umana in ginocchio che tra le mani trattiene un’erba medicamentosa; alle spalle di quest’ultimo è la dea Venere, dal corpo florido, indicante la ferita del guerriero (Fig. 1). Segue, nel pennacchio, in corrispondenza della nicchia Fig. 5 - G. Velasco, 1792-1796, La dea Flora (da uno schizzo di L. che ospita la statua in stucco del celebre botanico Tournefort Dufourny). Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo, calotta (1656-1708), il mito di igea, divinità figlia di Esculapio ed interna della cupola (da LO nARDO, 2004). 23 Fig. 6 - G. Velasco, 1792-1796, Esculapio istruito dal centauro Fig. 7 - G. Velasco, 1792-1796, Scena di apprendimento dell'arte Chirone in presenza di Apollo. Gymnasium dell’Orto Botanico di medica. Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo (da LO nARDO, Palermo (da LO nARDO, 2004). 2004).

Epìone. La dea è avvolta in un ricco chitone, intenta a dola in ragno. nell’affresco la dea, posta in primo piano, svelare a tre uomini barbuti – probabilmente due medici indica ad una donna una ragnatela, simbolo della punizione; e un vecchio degente – i segreti delle erbe medicinali e un avvertimento per l’uomo che si arroga il diritto di della prevenzione delle malattie (Fig. 2). dominare la natura anziché salvaguardarla11 (Fig. 4). il nel terzo pennacchio, questo in corrispondenza della ciclo ha il suo apice nella calotta con la raffigurazione, nicchia che ospita il medico e botanico Dioscoride (i sec. d.C.), dentro il clipeus, della dea Flora in volo che stringe tra le viene illustrata l’importanza dell’agricoltura, attraverso la mani fiori e frutti. La dea, accompagnata da un putto che figura di Demetra, dea delle messi, che insegna agli uomini srotola il cartiglio con il motto “Miscuit utile dulci”, i segreti della mietitura, con la falce in mano, accompagnata sovrintende gli studi sul regno vegetale garantendone l’u- da un putto che sorregge un fascio di spighe, suo attributo. in tilità (LO nARDO, 2004) (Fig. 5). Definisce la base della volta questa scena confluiscono due prerogative fondamentali del della Schola Botanices un fregio continuo d’ispirazione classi- nume, quello di dispensatrice dei frutti dell’agricoltura e in ca con personaggi ritratti entro medaglione a cingolo tra festo- particolare dei cereali e quello di promotrice e protettrice delle ni vegetali e teste d’ariete. Tra questi alcuni famosi botanici istituzioni civili, in quanto Demetra, insegnando agli uomini la europei: Ray, Cesalpino, ma anche i siciliani Empedocle, coltivazione dei cereali, li sottrae alle barbarie e li avvia verso Boccone e Cupani. La decorazione che ha come soggetto la civiltà e l’organizzazione sociale. La dea è raffigurata come eventi mitici continua nel pronaòs dove gli affreschi – con- una donna florida e matura, avvolta in un leggero chitone cepiti anch’essi da Velasco – narrano la vita di Esculapio, che gioca con l’impeto del suo corpo, chinato a mietere il celebre terapeuta e taumaturgo greco divinizzato, nell’inten- grano, mentre un gruppo di uomini è intento ad osservare to di esaltare “sia il valore terapeutico, sia quello quotidiano (Fig. 3). il quarto, in corrispondenza della nicchia che ospita il fondatore della Botanica medica, Teofrasto (372-288 a.C.), vi è raffigurata Atena, dea dell’ingegno e della guerra, che 12. iniziando dal lato sinistro, gli affreschi laterali misurano m. 4,40x1,20; quello all’interno di istituzioni accademiche assume le caratteristiche frontale m. 7,54x1,20 e quello di destra m. 4,40x1,20. di dea della saggezza. il mito è tratto dalle “Metamorfosi” di 13. il tempio di Asklepios a Roma fu eretto nel 294 a.C., in seguito alla cessazione di Ovidio e raffigura la punizione divina di Aracne; fanciulla che una terribile epidemia di peste che affliggeva i romani da tre anni. Proprio da Epidauro, città sacra al dio, fu portato a Roma un trireme sotto le spoglie di un ser- aveva osato paragonarsi alla dea nell’arte della tessitura pente che, strisciando sul Tevere, si era fermato sull’isola Tiberina dove, per tradizione, e dunque punita dalla dea per la sua tracotanza trasforman- sorgerà il tempio (MAzzÈ, 1984).

Fig. 8 - G. Velasco, 1792-1796, Resurrezione di ippolito. Gymnasium Fig. 9 - G. Velasco, 1792-1796, Lamentele di Ade a zeus. Gymnaisum dell’Orto Botanico di Palermo (da LO nARDO, 2004). dell’Orto Botanico di Palermo (da LO nARDO, 2004).

24 Fig. 10 - G. Velasco, 1792-1796, Apoteosi di Esculapio trasporta- Fig. 11 - G. Velasco, 1792-1796, Arrivo di Esculapio tra i latini to al cielo sull'aquila di Giove. Gymnasium dell’Orto Botanico di sotto le spoglie di un serpente. Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo (da LO nARDO, 2004). Palermo (da LO nARDO, 2004).

e ordinario di primario bene di sostentamento nutrizionale” 14. Appare chiaro come i pannelli decorativi del ginnasio dell’Orto Botanico di delle piante medicinali. Questi furono elaborati attraverso la Palermo, realizzati durante la piena maturità del pittore, risentano fortemente degli esempi della statuaria classica, osservata probabilmente attraverso le incisioni e le RunO lettura de “Le Vite” di Plutarco (B , 1998). La narrazione stampe che circolavano già dal Cinquecento all’interno delle botteghe dei grandi pittorica si svolge attraverso tre grandi pannelli, ognuno di pittori e decoratori. Tramite queste, ad esempio, Velasco avrebbe potuto conosce- questi divisi in due scene – per un totale di sei episodi re, le pitture monocromate di Polidoro da Caravaggio (1499-1543), le incisioni mitologici – ornati da una cornice ad alto rilievo in stuc- rinascimentali di Raffaello Sanzio (1483-1520) o di Guido Reni (1575-1642) (BRunO, 1998). L’ammirazione verso il mondo classico e la sua assimilazione da co, formata da festoni di lauro e foglie di quercia, scol- parte del maestro è ribadito nella figura dell’Apollo sul pannello sinistro. Questa non piti da Gaspare Firriolo (MAzzÈ, 1984)12. Sul lato sinistro, è che la riproduzione dell’Apollon Lykeios – opera del V sec. a.C. attribuita a Velasco affresca il giovane Esculapio, intento ad istruirsi Prassitele - rinvenuta a Roma nel XVii secolo, collata in origine nella collezione presso il centauro Chirone, in presenza di Apollo e di una Borghese ed in seguito nella collezione di Villa Medici, sul Pincio. Sappiamo che il granduca Ferdinando i (1549-1609) nel periodo in cui risiedeva a Roma – con la cari- personificazione fluviale. il dio imberbe è rivolto ad ascol- ca di cardinale, lasciata per assumere quella di Granduca di Toscana, dopo la morte tare la lezione del mitico maestro, il più saggio tra i centau- del fratello Francesco i, avvenuta nel 1587 – fece trasferire dalla sua villa romana le ri, figlio di Saturno e di Filira; mentre alle sue spalle Apollo, preziosissime statue classiche acquisite nel periodo in cui, ancora cardinale, risiede- dio di tutte le arti lo assiste. nella seconda scena, il dio, va a Roma. L’Apollino de’ Medici, collocato nella Tribuna degli uffizi, ebbe una grande fortuna critica per tutto il XViii secolo, considerata come una delle sculture seduto su un’alta cattedra, barbuto e con il suo attributo romane più note e più copiata (MARini, 2006).

Fig. 12 - G. Firriolo, 1791-1793, igea. Gymnasium dell’Orto Botanico Fig. 13 - G. Firriolo, 1791-1793, Esculapio. Gymnasium dell’Orto di Palermo (rilievo grafico inedito della scultura in stucco, china su Botanico di Palermo (rilievo grafico inedito, china su carta bianca, carta bianca, a cura di V. MAGRO, 2016). a cura di V. MAGRO, 2016). 25 maggiore, la virga, trasmette i suoi saperi all’uomo. in que- sta scena il dio è raffigurato secondo i canoni dell’iconogra- fia classica: il vecchio dio barbuto e sapiente è accompa- gnato dal serpente, simbolo di guarigione. un gruppo di “iniziati” prende appunti su tavolette e rotoli di papiro (MAzzÈ, 1984). interessanti, sulla destra, le due figure di giovani amanti poggiati su di una colonna (Figg. 6 e 7). il pannello centrale raffigura la resurrezione di ippolito, figlio di Teseo e dell’amazzone Antiope, valoroso guerriero sbalzato dal cocchio durante una corsa di bighe, che viene portato alla presenza del dio della medicina per risorgere. a questa segue la scena delle lamentele di Ade, dio degli inferi, nei confronti di Esculapio, accusato davanti a zeus e Fig. 14 - G. Firriolo, 1791-1793, igea ed Esculapio. Gymnasium la consorte Era di sottrarre i moribondi al suo regno, attraverso dell’Orto Botanico di Palermo, ingresso alla sala centrale (da LO l’uso della medicina. Le scene appaiono ricche di personaggi nARDO, 2004). mitici Cerbero che attende le anime pronte ad imbarcarsi, trat- tenute dalla figura del dio in primo piano, la personificazione del fiume infernale Stige, raffigurato come una giovane donna, maturo, caratterizzato dall’arcata sopraccigliare pronunciata; gli eroi che assistono alla resurrezione d’ippolito (Figg. 8 e appare incorniciato da lunghi capelli trattenuti da un lauros che 9). il terzo pannello, a destra, ospita l’Apoteosi di Esculapio ricadono sulle spalle, e da lunga barba. Fiero e ieratico egli accolto tra i grandi dèi dell’Olimpo, sul dorso di un’aquila è avvolto in un achiton, riccamente drappeggiato, fissato seguito dall’episodio mitico del dio giunto tra i latini, sulla spalla destra, lasciando libera la sinistra e parte del sull’isola Tiberina, sotto sembianze di un serpente torso superiore, dalla fisicità asciutta e ben definita. Questo durante una terribile epidemia e dove in seguito i roma- giunge alle caviglie, lasciando liberi i piedi, calzati da sottili ni gli dedicheranno una delle più importanti sedi di culto sandali. il braccio sinistro, portato al fianco, accentua lo sbilan- nel Mediterraneo13 (Figg. 10 e 11). i pannelli decorativi del Gymnasium permettono al Velasco di elaborare, agli albori del neoclassicismo siciliano, un uni- 15. Gaspare Firriolo, fu uno stuccatore attivo a Palermo nella seconda metà del VXiii cum nella cultura figurativa e soprattutto nell’ambiente secolo. La sua formazione artistica si compie presso la bottega di Giacomo Serpotta, naturalistico. allievo e parente per aver sposato la nipote Antonina, figlia di Procopio. Si forma il pittore ricorre all’uso della tecnica del monocromato secondo le linee artistiche del Barocco, accostandosi successivamente alla linea neo- per svolgere i cicli decorativi commissionati. La scelta di classica. Risale al 1750 il primo incarico dello stuccatore palermitano, lavorando all’esecuzione degli stucchi – oggi distrutti – nella chiesa dei Tre Re. Commissione di questo procedimento, capace di porre la pittura in stretta maggior rilievo è la decorazione del presbiterio della chiesa di San Matteo e Mattia, analogia con i bassorilievi dei templi antichi documenta la al Cassaro, tra il 1790 e il 1791. in questo stesso anno prende parte al grande proget- completa assimilazione dei prìncipi neoclassici appresi to della decorazione del Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo, occupandosi attraverso lo studio della statuaria antica e delle stampe trat- degli stucchi fitomorfi e figurativi posti al suo interno e del vestibolo (zORiC, 1994). te da opere coeve o del Cinque – Seicento. Attraverso l’os- 16. Dal punto di vista tecnico lo stucco è un amalgama di calce, polvere di marmo, sabbia depurata e colla di caseina, in percentuali variabili a seconda delle funzioni e servazione di questi ultimi, i personaggi sono investiti da un delle necessità. Per un impasto più resistente, destinato alla decorazione esterna degli magistrale chiaroscuro che mette in risalto la perfetta anato- edifici, la ricetta prevede che a questi ultimi, siano aggiunti decotto di corteccia di mia dei corpi, il cui volume è sapientemente modellato in un olmo, foglie di malva, fieno mescolato con zolfo e pomice. Esso può essere utilizza- to sia come elemento di decorazione sia come elemento di riempimento o rifinitura RunO elegante e dinamico plasticismo (B , 1998).14 delle architetture. nel primo caso, occorre che sia plastico e di notevole finezza per il ciclo mitico che ha come protagonisti le divinità del permetterne la modellazione per mezzo di spatole, stecche o a mano come per l’argil- pantheon greco-romano continua e si conclude nel vestibo- la; nel secondo caso può essere più molle per essere modellato con matrici e stampi e lo del suddetto pronaòs nel quale sono collocate le sculture raggiungere la compattezza dopo la lavorazione. Per realizzare sculture di diversa altezza si può ricorrere a sottili impalcature di filo metallico o a sostegni interni in d’igea e di Esculapio entro nicchie, ai lati dell’ingresso alla legno, stracci o paglia, in modo da rinforzare le strutture senza appesantirle maggior- sala centrale della schola. mente (FuGA, 2015). Queste sono opera di Gaspare Firriolo artista appartenen- 17. i culti misterici furono dedicati a divinità ctonie con capacità di palingenesi e te insieme al fratello Giuseppe a una famiglia palermitana di resurrezione. Furono culti importanti, di solito di origine orientale. il credo era incen- stuccatori d’ornato e di figure operanti tra la metà del Settecento trato sulla parusia di vita e morte legata ad episodi cosmogonici di una divinità o alla divinità stessa. i misteri antichi indicavano un culto segreto, regolato da leggi e ritua- e gli inizi del XiX secolo, sviluppando stilisticamente moduli lità proprie, che permetteva una profonda esperienza religiosa, una sorta di mistica espressivi fra tardo barocco e neoclassicismo.15 unione e comunione con la divinità, riservato a un ristretto numero di adepti, in con- Le due sculture, modellate in stucco (materiale morbido e tatto con altre comunità dello stesso credo. L’esperienza dei limiti del razionale e del malleabile di grande versatilità, che richiede all’esecutore gran- naturale erano alla base del credo. i culti più antichi furono quelli della città greca di Eleusi, dedicati a Demeter e Kore e i misteri orfici e dionisiaci. Successivamente, nel de abilità e rapidità nel modellare le forme)16 e aderenti ai cano- Mediterraneo vennero introdotte altre divinità a carattere misterico come il culto di iside ni dell’Arte classica, sono collocate entro nicchie quadrangola- dall’Egitto, di Cibele e Attis, dalla Tracia di Mitra dall’iran (DORFLES & al., 2003). ri decorate con una cornice a motivo classico; la nicchia di 18. non è escluso che Asklepios fosse in origine un taumaturgo e guaritore, successi- destra ospita igea, quella di sinistra Esculapio (Figg. 12 e 13). vamente divinizzato. Sappiamo che un Heroon – una tomba oggetto di culto – sorgesse a Entrambe le sculture si presentano prive di policromia, Trikka, un piccolo centro della Tessaglia già in epoche remote. L’eroe Podalirio è menzionato nell’iliade col fratello Macaone come figlio di Aslkepios, signore concepite ad imitazione dei marmi bianchi delle grandi di Trikka (il., iV, 193;504) (MAnSuELLi, 1961). scoperte contemporanee dell’epoca. il dio è raffigurato in 19. i centauri erano una stirpe di mostri ferini che avevano l’aspetto di uomini nella posizione eretta, su un basso podio su cui è scritto parte superiore e di cavalli nella parte inferiore; essi risiedevano nelle selve sulle alte “AESCVLAPIVS”. il viso, leggermente reclinato a destra, montagne della Tessaglia (DORFLES & al., 2003). 26 ciamento della figura sulla gamba portante, dove si addensano di origine orientale, così come il suo culto, a carattere cto- le pieghe dell’ achiton, creando un intricato gioco di nio e misterico, in stretta relazione con la sfera divina di chiaroscuro; il braccio destro poggia sulla virga – suo Apollo nella sua accezione di guaritore17, invocato negli inni attributo – in cui è attorcigliato un serpente, simbolo delle sacri con l’epiteto di «sotèr» e «iatros», cioè salvatore e divinità ctonie a carattere profetico. medico. La divinità in piedi, con il lungo bastone sotto il braccio Gli storici si mostrano concordi nel ritenere che il credo destro e un ritmo di panneggio che ha come termine fonda- di Asklepios fu in origine un culto eroico originario della mentale l’incontro fra il rotolo orizzontale alla cintura e la Tessaglia, una zona insulare della Grecia, e che questo, caduta verticale di pieghe della spalla sinistra, fa parte della attraverso spostamenti mercantili sia giunto più a sud nella tipologia dello “Asklepios pensante”, iconografia nata intor- penisola del Peloponneso, dove venne identificato con il no al V sec. a.C. molto amata nell’antichità e documentata culto di Apollo; nel iV sec. a.C. il culto si diffuse per via attraverso numerose repliche marmoree (uffizi di Firenze; marittima in Attica e in Beozia e successivamente nelle isole Museo Capitolino, Collezione Albani). il dio è ormai uma- egee.18 Essendo originariamente una religione a carattere nizzato; è il vecchio medico stanco e impensierito dalle sof- misterico poco sappiamo del culto durante il periodo arcai- ferenze degli uomini (MAnSuELLi, 1961). co; è soltanto dopo il V sec. a.C. che Asklepios assume i in posizione eretta, su basso podio su cui è scritto connotati di divinità legata al mondo della scienza della “IGEA”, appare la dea della salute. Le forme sono possenti, botanica medica. scandite dal panneggio sontuoso e ben conchiuso, appena Dopo che Apollo punì Koronides per aver sposato sottolineato dalle spire del serpente poggiato sulla spalla Alcioneo, con un dardo scagliato dall’Olimpo, il bimbo che destra. la principessa dei Làpiti portava al grembo – frutto dell’unione il viso appare assorto e sereno, grazie ad una mobilità del dio con quest’ultima – fu estratto da corpo esanime della realistica suggerita dalla bocca piccola e piena, appena dis- madre da Apollo stesso e affidato al centauro Chirone; questo chiusa, incorniciato dai capelli ondulati, trattenuti dal luna- era il più saggio ed erudito fra i centauri.19 Da Apollo aveva res e acconciati in una morbida treccia raccolta dietro la appreso i segreti delle scienze, della musica e dell’arte can- nuca che lascia cadere morbidamente delle ciocche libere toria, da Atena il segreto sulle tecniche di strategia e difesa sulle spalle. il corpo morbido e florido della dea è sottoli- bellica. A tal proposito fu educatore di famosi eroi tra i quali neato da un sottile peplo, che ne evidenzia la carnosità, Achille, Giasone, Eracle e Teseo (SiCHTERMAnn, 1961).20 lasciando scoperte le braccia tornite e i piedi, calzati da sot- Chirone insegnò al fanciullo i segreti delle proprietà delle tili sandali. il peso gravita su una sola gamba, mentre l’altra erbe medicinali, il saperle riconoscere e coltivarle, nonché è delicatamente portata indietro, accompagnando la forte la capacità di saper trarre da queste, distillati a scopo tera- torsione del busto sulla gamba portante. Si crea così un peutico o mortale. Esiodo, nella sua “Theogonìa”, narra ritmo flessuoso che sbilancia lateralmente la scultura, come il dio disceso dai monti della Tessaglia si mischiò ai accentuato dalle pieghe del peplo. Essa è raffigurata nell’at- mortali educandoli verso i saperi della botanica, aiutandoli to di dissetare in una pàtera il serpente, suo attributo, in ad alleviare le loro sofferenze proprio con l’aiuto dei doni di un’iconografia con chiari riferimenti alla palingenesi. Gea. Secondo una versione tarda del mito ricevette da Atena Entrabi gli stucchi risentono della lezione sul canone il dono di cambiare il suo sangue con quello della Gorgòne classico: in rapporto eguale e inverso, le parti delle figure si Medusa21: velenoso se fatto sgorgare dalle vene del fianco pongono in un gioco di corrispondenze e relazioni fra loro: sinistro, benefico se fatto sgorgare dal fianco destro la gamba destra, che sostiene il peso del corpo, in relazione (MAnSuELLi, 1961). Questo fu utilizzato per far risorgere con la spalla destra, appena più alta che segue la flessione l’eroe greco ippolito, grazie all’intervento di Artemide, che dell’anca; e la gamba sinistra, scartata all’indietro, che accenna il passo. L’espediente crea un raffinato gioco di movimento dei corpi nello spazio, accentuato ancor di più dall’armonica corrispondenza tra le parti e dalla simmetria 20. un’affresco proveniente da una domus di Pompei, oggi conservato presso il che investe entrambe le figure (Fig. 14). Museo Archeologico nazionale di napoli, raffigura a rapide pennellate l’educazione di Esculapio. il giovane dio, seduto, ascolta la lezione del saggio centauro, mentre ad assisterli è Apollo, secondo il canone dell’Apollo Lykeios iL CuLTO D’iGEA ED ESCuLAPiO nEL MEDiTERRAnEO AnTiCO 21. nella mitologia greca Medusa è una delle tre sorelle Gorgòni: Medusa, Steno ed Euriale. Figlie di Forco e Cheto erano donne con ali d’oro, con alle mani artigli di bronzo, alla bocca zanne di cinghiale, e serpenti al posto dei capelli; pietrificavano Per poter meglio chiarire la scelta erudita dei due sogget- chiunque le guardasse. Delle tre, solo Medusa era mortale e fu decapitata da Teseo. il ti divini presenti nel Gymnasium dobbiamo tener conto di suo sangue aveva immensi poteri (DORFLES & al., 2003). ciò che queste due figure rappresentavano per gli uomini del 22. La più antica immagine d’igea, affiancata ad Esculapio, è opera dello scultore mondo antico. L’interesse e la curiosità per la cultura elleni- greco nikeratos (ii-iii sec. a.C), che al tempo di Plinio (nat. Hist., XXXiV, 88) era a ca e latina portò, durante il periodo illuminista, alla curiosa Roma, custodita nel tempio della Concordia. un’altra famosa statua di culto, in cui le due divinità erano affiancate, fu opera dello scultore greco Skopas (390-330 a.C.), rea- riscoperta anche del mondo religioso; curiosità che fu pos- lizzata per il tempio di Tagea; gruppo scultoreo ascrivibile al Vi-V sec. a.C. sibile soddisfare grazie agli scritti di Platone ed Esiodo sulle (MAnSuELLi, 1961). origini degli dèi, anche per fini d’identificazione dei pezzi 23. Esculapio ed Epione generarono nove figli, che non ebbero mai posto rilevante marmorei che riaffioravano durante le campagne di scavo in all’interno del culto del padre, escludendo la primogenita: igea. Questi furono: tutto il sud Europa. Panacea, iaso, Acheso, Telesforo, Egle, Meditrina collegate ai buoni esiti di guarigio- Asklepios o Esculapio era figlio di Apollo, dio del Sole e ne e convalescenza del malato: Macaone, a cui insegnò i saperi della chirurgia, e Podalirio, a cui insegnò i saperi della medicina. di tutte le Arti, e di Koronis, quest’ultima figlia di Flegias, mitico re dei Làpiti. 24. il più antico riferimento ad una immagine figurata della dea ricorre a proposito dell’ex voto di Mikythos ad Olimpia, dovuto allo scultore argivo Dionysos e datato non chiara appare l’etimologia del nome, probabilmente intorno agli anni 467 a.C. (PARiBEni, 1961).

27 si prese compassione del suo seguace, dopo che i cavalli d’Atene, raffigura il dio sul trono, mentre la dea poggia la mano della sua biga ne provocarono il rovesciamento, sbalzando- appena al di sopra della spalliera di questo, intenti entrambi in lo fuori. Avendo osato far rivivere un morto, fu fulminato da un dialogo divino (PARiBEni, 1961). zeus, su richiesta di Ade dio degli inferi, temendo che le non appare strano, dunque, che queste due figure presenzi- scoperte apportate dal dio avrebbe potuto minacciare l’ordi- no alle attività svolte all’interno della Schola Regia Botanices ne cosmogonico posto a tutela degli dèi. Ma proprio per le nonché poste a protezione dell’Orto stesso; entrambi gli dèi sue azioni verso i mortali, decisero di assumerlo in Cielo non per caso volgono la fissità del loro sguardo verso il giardi- (MAnSuELLi, 1961). no. Due divinità sospese fra il Cielo e la Terra che fungono da il suo credo ebbe grande seguito nel Mediterraneo. Sede anello di congiunzione tra il sapere e la scoperta dell’uomo di culto più antica fu la città greca di Epidauro, nell’Attica e i doni della natura. centrale, in cui venne elevato tra il 380 e il 375 a.C. uno dei più grandi templi dedicati al dio, frequentato ancora alla fine del iV sec.d.C. DiSCuSSiOnE E COnCLuSiOni il culto fu introdotto a Roma dopo la battaglia di Magnesia (190-192 a.C.) che assoggettò a provincia romana nel 2009, una manifestazione di solidarietà umana tra i territori della Grecia continentale. in ambiente italico fu artisti, portò l’allora direzione dell’Orto Botanico ad ospita- probabilmente introdotto da medici di origine e formazione re la mostra “Amicizia nell’Arte” e a scrivere un breve testo greco – ellenistica, trasferitisi a Roma o resi prigionieri di di presentazione per il catalogo. Queste le prime righe di guerra per sopperire ai bisogni delle legioni in combatti- quella presentazione: «La volontà iniziale di identificare l’Orto Botanico come mento (MAnSuELLi, 1961). Meno chiara appare l’origine di Hygieia, affiancata ad luogo speciale in cui scienza ed arte coabitano e si integra- Asklepios come figlia dalla fine del V sec. a.C. in poi.22 no trova chiaro riscontro nella ricercata monumentalità della Questa figura minore non sopravvisse mai come una vera sua architettura e inoltre nell’allegoria del tondo centrale del individualità separata dal dio, ma di certo le furono riserva- Ginnasio con la dea Flora che “miscuit utile dulci”. Con ti maggiori onori rispetto agli altri figli, tutti legati al con- questi presupposti progettuali e in parte retorici, fin dalla cetto di “buona salute”, concepiti con Epione, figlia del sua esistenza, l’Orto Botanico si configura come fonte di mitico re dell’isola di Coo.23 forti stimoli artistici e culturali». i mitografi appaiono concordi nel ritenere che Hygieia si in effetti, innumerevoli e significative sono le opere che tratti di un appellativo divino distaccato che abbia dato origine decorano e arredano il Ginnasio, la sede dell’antica Scuola ad una nuova divinità e che sia stata in un secondo tempo di Botanica di Palermo, da molti e a ragione ritenuto un sim- annessa al culto di Asklepios al momento della trasformazione bolo del sapere botanico. Assieme all’architettura che a e della espansione massima del culto verso la fine del V Palermo ispirerà altre grandi opere, sono proprio esse che sec.a.C. Le menzioni di famose immagini e i documenti figu- conferiscono al luogo un’aurea difficile da decodificare rati minori costituiti da rilievi votivi si fanno sempre più nume- senza possedere una chiave di accesso alla cultura cui dette rosi.24 Di conseguenza essa appare come divinità salutare elle- opere si ispirano. i richiami alla classicità e con essa alla nica anche nel mondo romano sovrapponendosi o sostituendo mitologia sono un inno alla natura e all’umanità che di essa l’italica Salus e Valetudo. si giova. Le scene raffigurate nei numerosi affreschi e le Si tratta di una personalità divina che corrisponde a un’idea sculture, fra cui quella di igea ed Esculapio – figure mitiche astratta, la salute, l’equilibrio e l’eccellenza del benessere fisi- della classicità greca – amplificano e conferiscono valore simbolico al luogo e alla sua funzione. Dunque, sono pro- co (PARiBEni, 1961). Essendo la dea che soprintende al ‘benes- sere’ in generale, Hygieia s’interpola nella sfera d’azione di prio questi gli elementi decorativi che rendono magico il altre divinità tra cui Afrodite. non è raro in epoca greca elleni- Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo e che fanno di stica vederla effigiata in corredi dedicati alla toeletta femmini- esso, non a caso, il tempio della botanica, sorgente di stimoli le o in epoca romana all’interno di terme o presso specchi d’ac- artistici ma soprattutto scientifici. qua con proprietà salutari. numerosi sono proprio in epoca imperiale gli aspetti sincre- RinGRAziAMEnTi tistici di questa divinità, fino a divenire sempre più vaga e inconsistente, e questo non solo per le incerte sopravvivenze di Gli autori sono grati alla direttrice della Biblioteca comuna- Salus e di Valetudo. le di Palermo, Dott.ssa Eliana Calandra e al Dott. Francesco Per queste caratteristiche la dea divenne quasi un pendant Ganci, responsabile del Dipartimento Patrimoniale della figura di Asklepios. Ciò è possibile notarlo in una pare- dell’università di Palermo per i consigli e il supporto durante dra, custodita presso i Musei Vaticani in Roma, in cui il dio è la ricerca d’archivio. seduto in trono e trattiene nella mano sinistra il bastone col ser- pente, mentre Hygieia, in sembianze di giovanissima fanciulla, è appoggiata lateralmente alla spalla del padre. BiBLiOGRAFiA Ancora possiamo citare, a tal proposito, un rilievo votivo proveniente dal tempio misterico e salutare di Epidauro, datato ACCASCinA M., 1982 – Ottocento siciliano/ Pittura – Ed. attorno al 380 a.C. e oggi custodito al Museè du Louvre di Fondazione Withaker, Palermo. Pp.17-31. Parigi. il rilievo mostra il dio seduto nell’atto di ricevere i devo- ARGAn G.C., 2017 – Classico e Romantico. Il Neo-classici- ti, minuscoli e limitati al bordo del pannello; Hygieia, in piedi smo storico – in ARGAn C.G. & BOniTO OLiVO A. (a vicino al padre, scosta la tenda in attesa che giungano i devoti. cura), L’Arte moderna 1770-1970. L’Arte oltre il un’altra tavola votiva, oggi al Museo nazionale dell’Acropoli Duemila. Sansoni, Milano. Pp.5-14. BAiRATi E., 2015 – Pittura di Storia. La “Messa in Scena” 28 della Storia – in zuFFi S. (a cura), La Grande Storia Pp.45-56. dell’Arte – Il Secondo Settecento – vol.9, Ed. Electa PARiBEni E., 1961 – Igea – in Enciclopedia dell’Arte Milano. Pp.29-35. Antica, vol.iV, Treccani, Roma. Pp.97-99. BRunO i., 1998 – Kalòs, maestri siciliani – in GRASSO F. (a RAiMOnDO F.M. & MAzzOLA P., 1992 – L’Orto Botanico cura), Velasco. Kalòs maestri siciliani. Suppl. al n.1 dell’Università di Palermo – in RAiMOnDO F.M. (a (anno X). Ed. Kalòs, Palermo. Pp.2-4; 12-14. cura) – Orti botanici, giardini alpini, arborei italia- DORFLES G., LOnGHi C., MAGGiOni C. & RECAnATi M.G., ni. Ed. Grifo, Palermo. Pp.165-192. 2003 – I culti misterici e l’Arte – in DORFLES G. (a RAiMOnDO F.M., 2012 – Tra artificio e natura. Orto botanico cura), Arti Visive. Dalla Preistoria all’Arte ed Herbarium Mediterraneum – in GERBinO A. (a gotica/Percorsi tematici. Tomo 1B, Ed. ATLAS, cura), Organismi. Il Sistema Museale dell’Università di Bergamo. Pp.120-129. Palermo. Percorsi – saggi – schede. Cultura in Ateneo. DuFOuR L., 1996 – L’Orto Botanico di Palermo nella città Ed. Plumelia, Palermo. Pp.113-123. e nell’ immaginario dei viaggiatori – in DOuFOuR L SiCHTERMAnn H., 1961 – Chirone – in Enciclopedia & PAGnAnO G. (a cura), La Sicilia del ‘700 nell’ope- dell’Arte Antica, vol.i, Treccani, Roma. Pp.558- ra di Lèon Douforny l’Orto Botanico di Palermo. 559. EdiPrint, Siracusa. Pp.13-17 zORiC V., 1994 – Firriolo Gaspare. in SARuLLO L., FuGA A., 2015 – Lo Stucco. 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Pp.172-174. parietale a decorazione del Gymnasium, opera di Giuseppe Velasco, massimo esponente della pittura neoclassica in LO nARDO S., 2004a – L’Europa dei Lumi e i nuovi orti Sicilia. in particolare, si esaminano le pitture della calotta, botanici – in ROTOLO M. & LO nARDO S. (a cura) – Il Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo – delle vele architettoniche della cupola e del pronao dorico Storia e restauro – Provincia regionale di Palermo. del padiglione ospitante l’antica Schola Regia Botanices. in Pp.15-17. esse si rappresentano temi incentrati su storie e miti di déi ed eroi legati alla parusia di vita e morte del mondo vegeta- LO nARDO S., 2004b – Il progetto di Lèon Dufourny – in le o ai benefìci connessi alla coltivazione di piante utili: tutti ROTOLO M. & LO nARDO S. (a cura) – Il Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo – Storia e restauro – temi del mondo greco-romano ripresi durante il neoclassici- Provincia regionale di Palermo, 2004. Pp.23-28. smo. Dopo una rilettura artistica e critica dell’opera di Velasco, gli autori si soffermano sulle sculture in stucco MAGRO V., RAiMOnDO F.M., RAiMOnDO L.C. & LA SORTE F., 2017 – Contributi alla interpretazione, conservazio- poste ai lati del portale d’ingresso dell’antica Scuola di ne e restauro dei manufatti storico-artistici dell’Orto Botanica: igea ed Esculapio, sculture di Gaspare Firriolo Botanico di Palermo: Il Paride di Nunzio Morello. che richiamano le due più importanti divinità legate ai cicli Quad. Bot. Amb. Appl.26: 73-84. Pp.76-78. della Terra nel Mondo Antico, il culto delle quali sopravvis- se a lungo in tutto il bacino del Mediterraneo, anche dopo MAnSuELLi G.A.,1961 – Asklepios – in Enciclopedia dell’Arte Antica, vol.i, Treccani, Roma. Pp.719-724. l’affermarsi del Cristianesimo. MARini F., 2006, – La Galleria degli Uffizi – in ROMAnO E. (a cura) – I grandi musei del Mondo. Uffizi, Firenze – Ed.Rizzoli/Skira, Milano. Pp.7-33. MAuRO E., SESSA E., BuFFA M., 1987 – Scheda Parchi/Giardini: Orto botanico – in MAuRO E. (a cura), Orto botanico. Concorso internazionale d’i- dee per una più moderna organizzazione funzionale dell’Orto Botanico di Palermo: proposta per un pro- getto di ampliamento, n.1, Centro studi di storia e arte dei giardini, Palermo. Pp.41-44. MAzzÈ A., 1984 – L’iconografia del naturalismo nel ciclo pittorico dell’Orto Botanico di Palermo – in LOTTA G. (a cura), I Naturalisti e la Cultura Scientifica Siciliana dell’800, Palermo, 5-7 dicembre 1984. Pp.371-385. PAGnAnO G., 1996 – Il dorico Nec plus Ultra di Léon Dufourny – in DOuFOuR L. &PAGnAnO G. (a cura), La Sicilia del ‘700 nell’opera di Léon Dufourny. L’Orto Botanico di Palermo. EdiPrint, Siracusa.

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