ISSN 1124-044 X legge 662/96 Filiale di Torino - contiene I.P. Spedizione in a.p.-45%-art.2 comma 20/b 1999 ANNO XIV. N.11Dicembre numero 92 MENSILE DIINFORMAZIONEEDIVULGAZIONENATURALISTICA dell’uomo specchio Le api ORTOTTERI PIEMONTESI degli uccelli Il paradiso PARCHI e dilupi di uomini Storie regionali Ecomusei 64 PAGINE SPECIALE NUMERO E’ pronto protetteTERRE l’omaggio protette per gli abbonati gli speciali REGIONE PIEMONTE del Duemila: Direzione Turismo, uno speciale Sport e Parchi di 48 pagine

Via Magenta 12, 10128 Torino tone yellows dedicato ai parchi Assessore ras mohammed Ettore Racchelli del mondo. wood buffalo

Direttore neringa Luigi Momo

camargue

presente e futuro doñana della natura PIEMONTE PARCHI in dieci parchi bayerische wald 11/1999 Mensile canaima Direzione e Redazione Centro Documentazione e Ricerca svizzera sassone 2 Cascina Le Vallere paklenica Parchi piemontesi

Corso Trieste, 98 EDITORIALE 10024 Moncalieri (Torino) ANCORA QUALCHE GIORNO e scapoleremo l’inizio del Duemila. E Il paradiso degli uccelli Tel. 011 6408035 così ci lasceremo alle spalle timori e paure millenaristiche ed an- di Laura Gola, Luca Cristaldi Fax 011 6408514 [email protected] che speranze fideistiche. La nostra specie ha bisogno di “riti di 6 passaggio” e quindi ben vengano feste e cotillon per il nuovo mil- Fauna Direttore responsabile: Gianni Boscolo lennio. Purché si accompagnino con una maggiore consapevo- Alieni di casa nostra lezza, ad esempio sul nostro ruolo nelle questioni ambientali. Redazione di Sandro Bertolino Enrico Massone (vicedirettore), Speriamo che il Due- Adriana Garabello (coordinamento mila porti alla nostra 10 Curiosità scientifico), Susanna Pia (archivio specie il regalo di cui fotografico), Mauro Beltramone Pensieri di fine (documentazione bibliografica), ha maggior bisogno e 11 Maria Grazia Bauducco (segretaria secolo meno disponibilità: il Botanica di redazione), Marco Genero (CSI- senso del limite. Le piante officinali consulenza informatica) di Cati Caballo Hanno collaborato a questo numero: LE API, DI CUI TROVATE UN AMPIO ARTICOLO all’interno, costitui- A. Albertazzi, S. Bertolino, scono uno specchio affascinante ed inquietante, come molti al- 14 L. Boitani, S. Camanni, C. Cavallo, Parchi piemontesi L. Cristaldi, E. Giacone, M. Giovo, tri insetti sociali, di molti nostri modi di essere. Gli insetti sono W. Giuliano, L. Gola, C. Gromis di un ordine con un milione di specie conosciute, popolano la ter- Oltre le frontiere Trana, A. Molino, D. Priolo, ra da 350 milioni di anni e probabilmente erediteranno questo di Patrizia Rossi, Serafina S. Romano, P. Rossi, R. Rutigliano pianeta che consideriamo erroneamente “nostro”. Ma ciò che Romano, Stefano Camanni Fotografie: scuote le nostre certezze di specie dominante è che milioni e mi- P. Bassi, S. Bertolino, G. Bissattini, 20 A. Callegari, M. Campora, liardi di formiche, api, vespe, comunicano. Cade così un’altra Imenotteri G. Carrara, D. Castellino, barriera, tra quelle che abbiamo eretto nel corso dei secoli, per G.B. Delmastro, J. Deutsch, giustificare la nostra presunta superiorità e quindi dominio sul- Le api specchio dell’uomo R. Ecclesia, R. Garda, P. Gislimberti, di Caterina Gromis di Trana C. Gromis di Trana, E. Manghi, la natura. P.S. Mazzoglio, A. Molino, ANCORA ARTICOLI SUL LUPO. Ne abbiamo parlato frequentemen- 25 R. Ramires, A. Re, R. Valterza, SPECIALE PIEMONTE B. Valenti, Archivi: Parco Alpi te in questi ultimi anni. Perché pensiamo costituisca una specie ECOMUSEI Marittime, Parco Faunistico Monte simbolo, ossia una cartina di tornasole sui nostri, presunti o rea- Amiata, Mercantour, Parco Po AL- li, progressi in materia di attenzione all’ambiente. Che è in pri- VC, Cedrap (Boscolo, Carrara, 41 Maffiotti, Masserano, Rinaldi), mo luogo attenzione ai viventi, noi compresi ovviamente, ma an- Letteratura infantile disegni: S. Ammirata, C. Giordano. che alle specie “altre” da noi. Quindi anche quelle evocative ma Animali finti in pagina “scomode”. Come il lupo . Una sfida, quella della convivenza con di Ferdinando Albertazzi In copertina: il canide, apparentemente facile. Che la nostra società economi- Ape al microscopio a scansione 44 elettronica (foto P. Bassi) cista, trasforma in impegnativa. Perché ci costringe a misurarci Botanica tra noi, e la convivenza con il lupo diventa anche riflesso della Registrazione del Tribunale di Torino La rosa di Natale n. 3624 del 10.2.1986 nostra capacità di convivere con la natura. Arretrati (se disponibili, dal n.52): L. 3.500 Manoscritti e fotografie non richiesti dalla RICORDATE LA “SCOMMESSA ED IL SOGNO” con cui iniziammo il 46 redazione non si restituiscono e per gli 1999? Fare un piccolo ma gradevole, e gradito, mensile. A bilan- Ornitologia stessi non è dovuto alcun compenso. cio portiamo 10 numeri, quattro inserti e cinque supplementi e La civetta delle foreste Abbonamento 2000 (tutti i 10 chiudiamo con un numero di 68 pagine, ricco e, ci auguriamo, di Marco Giovo numeri dell’anno, più gli speciali), interessante. In tutto 652 pagine al costo di 37 lire l’una: meno tramite versamento di lit. 24.000 50 sul conto corrente postale di una fotocopia in bianco e nero. Ma se questo era il nostro so- Ricerche n. 13440151 intestato a: gno, voi lettori, avete vinto la scommessa: siete stati in molti ad Cercando il lupo Piemonte Parchi - SS 31 km 22, abbonarvi e, cosa ancor più utile, a farci sentire l’apprezzamen- 15030 Villanova Monferrato (AL). di Luigi Boitani to per quello che realizzavamo. Il sogno è diventato realtà ma la Gestione editoriale e stampa: scommessa prosegue. 54 Storie di uomini INFINE A TUTTI I NOSTRI LETTORI un’epigrafe di John Muir, come Diffusioni Grafiche S.p.A. e di lupi Villanova Monferrato (AL) amichevole ed affettuoso viatico per il nuovo secolo. di Gianni Boscolo Tel.0142/3381, fax 483907 Lascia che la pace della natura/ entri in te/ come i raggi del sole/ Ufficio abbonamenti: penetrano le fronde degli alberi/ Lascia che i venti/ ti soffino dentro 59 tel. 0142 338241 la loro freschezza/ e che i temporali/ ti carichino della loro energia Notizie, ricerche, Grafica: Francia allora/ le tue preoccupazioni/ cadranno come foglie/ in autunno. rubriche, libri, Riservatezza -legge 675/96. L’Editore garantisce la tutela dei dati personali. internet Dati che potranno essere rettificati o cancellati su semplice richiesta scritta e che potranno essere utilizzati per proposte o iniziative legate PIEMONTE PARCHI ON LINE alle finalità della rivista. http://www.regione.piemonte.it/parchi/rivista/index.htm Stampato su carta ecologica senza cloro il ParadisoPARCHI PIEMONTESI degli Laura Gola tecnico faunistico Po alessandrino vercellese uccelli istinto migratorio si ripete con re- golarità sorprendente da tempi im- L’ memorabili, secondo traiettorie in- visibili, percorse ogni anno da qualco- sa come 50 miliardi di uccelli in tutto il pianeta. La migrazione ha, da sempre, affasci- nato l’uomo, forse anche per la difficoltà di svelarne totalmente i segreti, nuovi elementi vengono costantemente ag- giunti alla sua comprensione, ma ogni risposta reca con sé sempre nuovi que- siti. I primi studi su questo argomento risal- gono ad Aristotele (384-332 a. C.) che formulò teorie basate sull’ibernazione invernale per specie come le rondini, o sulla “transmutazione”, affermando che i codirossi si trasformavano in pettiros- si durante la stagione invernale. Fu soltanto Luigi Spallanzani che nel 1700 fornì le prove sperimentali allo stu- dio della migrazione, marcando alcune rondini con nastri colorati. Durante il lungo viaggio gli uccelli uti- lizzano svariati elementi naturali per o- rientarsi, secondo un connubio di co-

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noscenze innate ed acquisite. tardi, nelle risaie circostanti appena: si Quando ad incontrarsi sono due gran- inseguono in un intreccio di figure can- di fiumi come il Po ed il Sesia, ogni pie- gianti che ricordano le lagune costiere ga del territorio si modella nel flusso del- dalle quali, forse, soltanto un tramonto le correnti, si anima di canali pescosi, li separa. lanche e morte ricche di vegetazione, E’ soprattutto in marzo che il fiume si intrecciando indissolubilmente il con- popola di numerose specie di anatre fluire delle acque alle rotte dei migra- che lo percorrono sostando nei tratti che tori alati. offrono una buona disponibilità alimen- Per questi motivi soltanto la creazione tare. Mentre germani reali, alzavola, di un’ampia zona di protezione può sal- marzaiola, canapiglia e codone fre- vaguardare l’integrità di questo com- quentano le zone ad “acque basse”, plesso sistema di relazioni ecologiche. mentre, dove la profondità è maggiore, È stata questa una delle principali mo- si possono vedere morette, moriglioni tivazioni che ha portato all’istituzione e, molto più raramente, quattrocchi e della riserva naturale speciale della smerghi. Confluenza del Sesia, all’interno del Si- In aprile, il canto del luì grosso richia- 4 stema delle Aree Protette della Fascia ma l’attenzione sulle sponde vegetate, Fluviale del Po - tratto vercellese/ales- dove balie nere, codirossi e luì piccoli sandrino, nel 1990, successivamente si alimentano durante il viaggio che li estesa sino alla confluenza del Po con porterà alle aree di riproduzione. il torrente Grana, nei pressi di Valenza, Per molti uccelli, al contrario, il viaggio e collegata ad altre riserve naturali, sen- termina lungo il Po, dove si riproduco- za quasi soluzione di continuità fino al- no un’ottantina di specie tra nidificanti la confluenza del Po prima con il Tana- certi e probabili. ro e poi con lo Scrivia, ormai in Lom- Di particolare rilevanza è la presenza bardia. di due colonie di Ardeidi, per i quali, la Nell’area sono state censite oltre 230 pianura Padana, rappresenta l’area con specie in totale, molte delle quali utiliz- la maggiore concentrazione di nidifi- zano il corso del fiume soltanto duran- canti a livello europeo. te i “passi” autunnale e primaverile. I siti prescelti dagli aironi per la ripro- Gli specchi d’acqua ospitano numero- duzione sono paleomeandri, o comun- se specie di limicoli come il combat- que sponde fluviali vegetate, situate nel- tente, presente in stormi di alcune cen- le immediate vicinanze di aree idonee tinaia di individui, la pantana, il piro pi- per l’alimentazione. Queste ultime so- ro culbianco ed il chiurlo maggiore, più no soprattutto le zone umide ancora raramente il piovanello ed il voltapietre. presenti e le risaie, che coprono circa 5 In primavera, i grandi stormi, dapprima il 25% del territorio della pianura occi- sostano sulle sponde, per riversarsi, più dentale del nord Italia.

3 Dove l’ambiente naturale è stato ri- sparmiato dalla cementificazione delle 6 sponde, numerose sono le colonie di gruccioni, mentre, soltanto in casi sem- pre meno frequenti, è il topino, uno stret- to parente della rondine, a scavare i Conservare non basta suoi nidi nelle pareti che il fiume mo- La ricchezza è tanta ma va tutelata e gestita. Il 38% dell’avifauna europea ver- della costantemente. sa in stato sfavorevole di conservazione a causa dell’alterazione del proprio E’ proprio il Sesia che, “incontrandolo”, habitat. In particolare sono in declino gli uccelli che vivono nelle zone umide rende il Po il “grande fiume”, caratte- e quelli delle pianure agricole tradizionali; nel primo caso a seguito delle bo- rizzato da ampi ghiareti che ospitano nifiche, nel secondo per l’intensificazione dell’attività agricola. specie elusive come l’occhione, dive- Dalla nascita del parco fluviale del Po ad oggi, molte energie sono state spe- nuto raro in gran parte del suo areale, se per tutelare questi habitat unici dalle più svariate minacce, innanzitutto da ed il corriere piccolo, il cui richiamo ca- distruttivi, quanto inefficaci, interventi di regimazione idraulica. Infatti, come ratterizza il greto da marzo ad ottobre. per una sorta di forza di inerzia incontrollabile e incurante delle svolte spesso Sulle isole fluviali invece trovano ospi- annunciate dalla nuova pianificazione di bacino, le autorità idrauliche conti- talità colonie di sterne comuni e fraticelli nuano a progettare e, talvolta, a realizzare interventi di canalizzazione. Anche che, “piene “ del fiume permettendo, la trasformazione agricola degli ultimi lembi naturali, pur essendo ormai ana- cronistica e, oltretutto, non consentita, resta una minaccia. depongono le uova in piccoli avvalla- In una situazione di estrema antropizzazione del territorio come quella della fa- menti tra i ciottoli, dai quali molto diffi- scia fluviale del Po, è necessario proporsi anche di ricostituire l’ambiente na- cilmente si distinguono a causa del lo- turale. ro perfetto mimetismo. Proprio all’interno della riserva naturale della Confluenza del Sesia e del Gra- Quando le prime nebbie avvolgono il na sono stati aperti alcuni cantieri per la ricostruzione di zone umide, realiz- fiume, nelle fredde ore mattutine, è nuo- zate sul modello di preesistenti lanche fluviali ormai bonificate. Vengono così vamente “tempo di migrare”, anche se, creati nuovi specchi d’acqua caratterizzati da un’elevata variabilità morfologi- in realtà, la migrazione si protrae pres- ca, con acque profonde sino a qualche metro ed acque basse pochi centi- sochè per tutta la stagione estiva; a fi- metri, con sponde sinuose, isolotti e penisole, tutto al fine di ottenere una ele- ne luglio rondoni e fraticelli stanno già vata diversità ambientale, fattore che determina, a sua volta, ricchezza in ter- partendo, mentre in ottobre è ancora mini di biodiversità animale e vegetale. Potremo così, anche su una piccola a- rea, osservare la presenza contemporanea di anatre tuffatrici, di anatre di su- 1. La confluenza perficie, e di trampolieri, nelle acque poco profonde o sulle isole ghiaiose. La del Po con il Sesia (foto APFP). stessa diversità interessa la vegetazione e tutte la altre classi animali, primi tra 2. Codone (foto G. Carrara/Cedrap). tutti gli organismi acquatici come i pesci e gli invertebrati acquatici. 3. Aironi bianchi (foto B. Valenti). Nell’esecuzione di opere di rimboschimento, per reinnescare i processi di e- 4. Cavaliere d’Italia (foto G. Carrara). 5. Germano reale voluzione naturale dell’ecosistema, vengono impiegate specie spontanee del (foto G.P. Masserano/Cedrap). luogo, senza dimenticare quelle ormai scomparse dalla zona. Si collocano al- 6. Aquila anatraia (foto A. Callegari). lora a dimora alberi e arbusti, ma anche erbe tipiche del sottobosco, qualora 7. Pantana (foto A. Rinaldi/Cedrap). il forte isolamento della piantagione da altri habitat forestali non ne consenta 8. Piro piro culbianco la naturale colonizzazione. (foto A. Rinaldi/Cedrap). Ma nonostante tutto, nonostante la restituzione di alcune 9. Alzavola (foto G. Carrara/Cedrap). decine di ettari all’ambiente naturale nei nove anni di vi- 10. Nitticora (foto A. Re). ta del parco, la vera e più grande opera di “ritorno alla naturalità” che possiamo attuare è quella di ri- dare al fiume il suo spazio vitale, rimuovendo le briglie che lo stringono in un angusto rivolo, per consentirgli di rinnovarsi e riprendere il processo di modellazione del proprio paesaggio ovunque ciò sia possibi- le, ovviamente senza mettere a ri- schio gli insediamenti umani. Luca Cristaldi guardiaparco

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possibile incontrare lodolaii, corrieri pic- le, con circa 120 specie censite in to- la “tranquillità” dei siti di svernamento; colo e cutrettole. tale, anche grazie alla presenza di ac- nell’Europa meridionale, in particolare, L’autunno è stagione di partenze, ma que correnti costantemente libere da le modificazioni ambientali hanno, in- anche di nuovi arrivi. fenomeni di congelamento superficia- fatti, profondamente modificato e ridot- Numerose sono, infatti, le specie che le. to gli habitat disponibili. Numerosi gli Anseriformi presenti nella trascorrono i mesi più freddi alla latitu- Per molte specie di uccelli acquatici, che hanno a disposizione aree vastis- stagione invernale, durante la quale si dine del “mite” quarantacinquesimo pa- effettuano i censimenti delle popolazioni. rallelo. sime nord-europee per la riproduzione, L’area è di particolare importanza per Il tratto fluviale considerato risulta par- la conservazione dipende, su scala lo svernamento del germano reale, del ticolarmente idoneo alla sosta inverna- mondiale, proprio dalla integrità e dal- quale si stima una media di circa 1500 individui, e dell’alzavola, con 500-600 individui. Fischioni, codoni, moriglioni, 10 morette, canapiglie e mestoloni sono comunemente presenti, anche se con numeri decisamente inferiori; talvolta viene avvistata la pesciaiola, la strola- ga mezzana, lo svasso cornuto ed il quattrocchi. Dopo pochi anni dalla sospensione dell’attività venatoria, in questo tratto di fiume, è divenuto molto più facile os- servare gli uccelli anche lungo il corso d’acqua principale, non soltanto nelle anse e nei canali più interni dove, in passato, si rifugiavano più frequente- mente. In ogni stagione il fiume ospita un’avi- fauna molto diversificata, ma essa non è che una piccola parte della com- plessa e ricca comunità vivente, in- scindibilmente legata alle zone umide. Nonostante il costante processo di an- tropizzazione del territorio, per il futuro non è forse troppo azzardato un certo ottimismo. D’altra parte, negli ultimi due anni, l’aquila anatraia maggiore ha de- ciso di trascorrere l’inverno proprio do- ve le acque del Sesia incontrano quel- le del Po.

5 ALIENI di casa nostra FAUNA

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1 3 Sandro Bertolino biologo

e immissioni faunistiche sono un e- sempio di come l’uomo possa mo- Ldificare la composizione di molte comunità animali. Con “immissioni” si intende il rilascio, intenzionale o accidentale, di animali in natura. L’immissione intenzionale è le- gata al raggiungimento di uno scopo, un beneficio, che può riguardare il sin- golo animale, la specie e, più in gene- rale, il soddisfacimento di un interesse o di un bisogno dell’uomo. Le immis- sioni comprendono tre diverse catego- rie di intervento: introduzioni, reintro- duzioni e ripopolamenti. Qui si parla sol- tanto di introduzioni faunistiche, ovve- ro l’immissione di animali in zone e- sterne all’areale originario della specie. Il confronto va fatto con la distribuzio- ne naturale della specie, senza consi- derare i confini amministrativi stabiliti dall’uomo. Il muflone, ad esempio, ori- ginario della Sardegna, è da ritenersi specie introdotta, e quindi esotica, in altre parti d’Italia. L’introduzione di animali in aree diver- se da quelle originarie è una pratica che ha avuto inizio migliaia di anni fa, ed è legata alla mobilità dell’uomo. Ad e- sempio il coniglio selvatico e la carpa sono stati importati in Italia fin dai tem- 5 pi dei Romani. Venendo a tempi più re- centi, gli Europei, colonizzando altri con- tinenti, hanno portato con se molte spe- 1. Cigno (Cygnus olor) (foto G. Carrara). cie animali; altre le hanno portate in- 2. Rana toro (Rana catesbeiana) importata dal Nord America può superare 1,5 kg di peso dietro da quelli che per loro erano nuo- (foto G.B. Delmastro). 3. Nutria (foto G. Carrara). vi mondi. Gli effetti non hanno tardato 4. Pesce rosso (Carassius auratus) introdotto dall’Asia Orientale ha a farsi sentire, e non sono positivi co- colonizzato alcuni ambienti acquatici planiziali (foto G.B. Delmastro). me qualcuno potrebbe pensare. 5. Scoiattolo thailandese l’ultimo introdotto (foto P.S. Mazzoglio). Quali sono i motivi e le cause di tale fe- nomeno? L’introduzione deliberata di a- In realtà, tali persone non si preoccu- giche o genetiche in popolazioni locali nimali esotici da parte dell’uomo è av- pano di come l’animale, abituato alla in seguito a ibridazione, trasmettere venuta, e continua ad avvenire, per i fi- cattività, possa sopravvivere in un nuo- nuovi agenti patogeni, produrre danni ni più disparati. Molte specie sono sta- vo ambiente, o degli squilibri che e- a colture agricole o altre attività umane. te importate, per motivi estetico ro- ventualmente può determinare. L’intro- Talvolta l’introduzione, pur avendo suc- mantici, nelle terre conquistate dagli Eu- duzione può avvenire anche in manie- cesso, può apparire priva di conse- ropei, allo scopo di creare un panora- ra involontaria, animali tenuti in cattività guenze e quindi venire considerata a ma che ricordasse i luoghi d’origine. In- possono fuggire, oppure animali do- significato neutro. Occorre però sotto- troduzioni, anche recenti, sono legate mestici possono affrancarsi dal controllo lineare le difficoltà nel valutare l’impat- a pratiche errate di gestione faunistica; dell’uomo e dare origine a una discen- to della nuova specie sull’ambiente, gli spesso gli esotici erano, e sono, visti denza inselvatichita. L’introduzione, vo- effetti possono prodursi nel lungo ter- come specie in più da poter sfruttare luta o accidentale che sia, può essere mine o determinarsi a livelli non facil- per la caccia e la pesca. Introduzioni senza successo. In tal caso la specie, mente rilevabili. avvengono per il tentativo di effettuare immessa in un contesto ecologico nel L’introduzione di specie esotiche è con- una sorta di controllo biologico su altre quale non riesce ad adattarsi, è desti- siderata come uno dei maggiori pro- specie. E’ il caso della Gambusia, im- nata a sparire. Se la specie introdotta blemi che interessano il mantenimento messa in alcuni laghi per cercare di li- riesce ad acclimatarsi e a riprodursi nel degli ecosistemi naturali a livello glo- mitare lo sviluppo delle larve di zanza- nuovo ambiente, darà origine a una po- bale. Un rapporto delle Nazioni Unite ri- re del genere Anopheles. Talvolta, però, polazione in grado di interferire con e- leva come il 20% delle specie di Verte- il nuovo arrivato crea più danni di ciò lementi faunistici o vegetazionali pree- brati minacciate di estinzione lo siano che si voleva controllare. Vi è poi chi in- sistenti. La specie introdotta potrà: en- a seguito della presenza di specie in- tende liberarsi di animali da compagnia trare in competizione con specie au- trodotte. Un rischio ulteriore è che si va- o da reddito divenuti ingombranti. In toctone, alterare i rapporti trofici pre- da verso una omogeneizzazione delle questo caso il “liberare” gli animali in senti nell’ecosistema agendo come nuo- comunità animali, e vegetali, in tutto il un ambiente naturale consente di miti- vo predatore o nuova preda, produrre mondo. gare i propri sensi di colpa con il pen- un impatto negativo sulla vegetazione, Comunemente, invece, c’è la tendenza siero che “tanto gli restituisco la libertà”. indurre variazioni morfologiche, fisiolo- a sottovalutare i problemi creati dagli a-

7 6 7 nimali introdotti. Molti pensano “ma qua- espressamente l’immissione di specie tale la diffusione di una corretta cultura li danni possono creare un pesce, una non autoctone, prevedendo apposite naturalistica consapevole dei meccani- tartaruga, uno scoiattolo in più” e poi sanzioni. Speriamo che le autorità com- smi che regolano il funzionamento de- sono “così carini”. Le cose, purtroppo, petenti sappiano intervenire tempesti- gli ambienti naturali e la conservazione non sono così idilliache, vediamo qual- vamente in caso di necessità. La mag- delle specie. che esempio. L’introduzione di nuovi gior parte dei Pesci esotici sono stati in- Sembra necessario, infine, un interven- predatori, gatti e ratti compresi, ha de- trodotti tramite i ripopolamenti ittici. Ta- to legislativo che limiti la commercializ- terminato a livello mondiale l’estinzione le pratica, ancora ampiamente diffusa, zazione di molti animali esotici, almeno di almeno 61 specie di uccelli. Il Brown rappresenta uno dei maggiori problemi di quelli di cui è nota la pericolosità u- Tree (Boiga irregularis), serpente arbo- che impediscono una corretta gestione na volta che dovessero naturalizzarsi. ricolo introdotto nell’isola di Guam, Pa- degli ecosistemi fluviali. Al contrario, il cifico occidentale, ha causato l’estin- prelievo ittico dovrebbe essere regola- L’allarme scoiattolo grigio zione di 9 specie di uccelli forestali su mentato e condizionato al mantenimento La storia dello Sciurus carolinensis è 11 presenti. L’introduzione del Nile Per- delle popolazioni naturali, mentre i ri- emblematica di come l’inerzia nell’in- ch (Lates niloticus), un pesce che può popolamenti andrebbero considerati co- tervenire nei confronti di animali intro- raggiungere i 200 kg di peso, nel lago me interventi del tutto eccezionali e in dotti possa causare gravi danni agli e- Vittoria, in Africa, ha provocato la scom- ogni caso effettuati con specie autoc- cosistemi. La specie, di origine norda- parsa di quasi la metà delle circa 400 tone. La diffusione di scoiattoli esotici, mericana, è stata introdotta in Gran Bre- specie di Ciclidi note in precedenza, cigni, pappagalli e testuggini, è dovu- tagna, a partire dalla fine del secolo molte delle quali erano endemiche di ta principalmente al rilascio volontario scorso, e in Italia, in Piemonte nel 1948 quel bacino. La preoccupazione per il di animali ornamentali o, talvolta, alla lo- e in Liguria nel 1966. L’esperienza in- fenomeno è tale che la necessità di in- ro fuga da recinti e voliere. Le “tartaru- glese ha dimostrato come lo scoiattolo tervenire con adeguate misure di pre- ghe” dalle guance rosse (Trachemys grigio competa con l’autoctono scoiat- venzione e gestione è stata oggetto di scripta elegans), che sono in realtà del- tolo rosso (Sciurus vulgaris), determi- discussione in importanti incontri inter- le testuggini, sono vendute piccole, ma nando l’estinzione di quest’ultimo. La nazionali. Alcune Convenzioni che ri- poi crescono e chi non ha spazio deci- mole di dati accumulati in questi de- guardano la conservazione di specie de in fretta di disfarsene, gettandole in cenni non lascia dubbi, tra le due spe- ed ecosistemi, prevedono al loro inter- qualche lago. La specie non sembra cie esiste un fenomeno di esclusione no specifiche norme sul problema del- ancora naturalizzata, ma è talmente dif- competitiva: quando la specie ameri- le introduzioni. La Convenzione di Ber- fusa negli ambienti acquatici da far ri- cana arriva, quella europea è destina- na, relativa alla conservazione della vi- tenere che, di fatto, in molti luoghi esi- ta a scomparire in pochi anni. In Pie- ta selvatica e degli ambienti naturali in sta una “popolazione” creata dalle con- monte si sta verificando lo stesso feno- Europa, impegna i paesi contraenti a tinue immissioni. Occorrerebbe una meno, lo scoiattolo rosso è estinto in gran parte dell’areale dove è arrivato lo “controllare rigorosamente l’introduzio- maggiore responsabilizzazione di chi ne di specie non indigene”. La Con- scoiattolo grigio. Purtroppo l’Italia non decide di acquistare un animale. Men- venzione sulla Diversità Biologica, sot- è un’isola come la Gran Bretagna, se tre come prevenzione resta fondamen- toscritta a Rio de Janeiro nel 1992, in- non si interverrà al più presto lo scoiat- vita i paesi aderenti a prevenire future tolo grigio colonizzerà l’Europa, met- introduzioni e ad adottare piani di con- tendo in forte dubbio la sopravvivenza trollo o eradicazione per quelle specie 8 di quello rosso. In più occasioni, nu- esotiche che mettono in pericolo eco- merosi organismi internazionali che si sistemi, habitat o specie autoctone. occupano della conservazione della na- Purtroppo il Piemonte non fa eccezio- tura si sono espressi sulla questione, ri- ne rispetto a quello che è l’andamento chiedendo al più presto un intervento a livello mondiale. Una recente indagi- risolutore. In occasione di due incontri ne ha permesso di stabilire che negli internazionali, i ricercatori che in Euro- ultimi due secoli sono state introdotte pa studiano gli scoiattoli hanno con- 28 specie di Vertebrati di cui si è ac- cordato con questa necessità, appro- certata la riproduzione in natura. Que- vando un documento in cui si invitano sti comprendono: 16 Pesci, 2 Anfibi, 4 le autorità locali a intervenire nell’unico Uccelli e 6 Mammiferi. Quali sono le modo possibile: eradicando il grigio ed cause delle introduzioni effettuate in Pie- anche in fretta. monte? Più o meno quelle citate in pre- 6. Daino maschio (Dama dama) cedenza. Muflone, Silvilago e Colino (foto A. Maffiotti/Cedrap). La nutria della Virginia, ad esempio, sono stati in- 7. Muflone (foto S. Bertolino). Parecchi anni fa era possibile leggere trodotti a scopo venatorio. L’uso di spe- 8. Pesce gatto (Ictalurus sp.) originario del su alcuni giornali una pubblicità che of- cie esotiche per costituire popolazioni Nord America (foto G.B. Delmastro). friva facili guadagni con l’allevamento da sottoporre a prelievo venatorio era 9. Testuggine terrestre (Testudo sp.) del castorino. Venivano forniti alcuni in- in voga anni or sono. Attualmente ciò talvolta qualche esemplare sfugge la dividui adulti che avrebbero iniziato a non è più possibile, infatti la legge re- cattività e si rinviene nelle nostre riprodursi velocemente. I giovani, una gionale sulla caccia (L.R. 70/96) vieta campagne (foto G.B. Delmastro). volta cresciuti, sarebbero stati rivendu-

8 SPECIE AREALE ORIGINARIO GLOSSARIO

OSTEICHTHYES OSTEITTI Autoctono o indigeno: taxon, a livello di Abramis brama Abramide Europa, Asia specie o sottospecie, naturalmente Carassius auratus Pesce rosso Asia orientale presente in una determinata area nella Carassius carassius Carassio Europa, Asia quale si è originato o è giunto senza Pseudorasbora parva Pseudorasbora Asia orientale l’intervento (intenzionale o accidentale) Ictalarus melas Pesce gatto Nord America dell’uomo. Ictalarus nebulosus Pesce gatto bruno Nord America Alloctono o esotico: taxon che non Silurus glanis Siluro Europa, Asia appartiene alla fauna originaria di una Coregonus lavaretus Lavarello Europa centrale determinata area, ma che vi è giunto per Coregonus oxyrhynchus Bondella Europa centrale l’intervento (intenzionale o accidentale) Salvelinus alpinus Salmerino Olartico dell’uomo. Salvelinus fontinalis Salmerino di fonte Nord America Acclimatato: taxon alloctono per una Gambusia holdbrooki Gambusia America determinata area ove è rappresentato da Gasterosteus aculeatus Spinarello Olartico individui che si sono riprodotti. Lepomis gibbosus Persico sole Nord America Naturalizzato: taxon alloctono per una Micropterus salmoides Persico trota Nord America determinata area ove è rappresentato da Stizostedion lucioperca Luccioperca Europa, Asia una o più popolazioni che si autosostengono. AMPHIBIA ANFIBI Immissione: trasferimento e rilascio Rana catesbeiana Rana toro Nord America (intenzionale o accidentale) di animali. Rana cf. ridibunda Rana verde maggiore Europa centro-orientale, Un’immissione intenzionale viene indicata Asia, Nord Africa con il termine traslocazione. Reintroduzione: traslocazione finalizzata a AVES UCCELLI ristabilire una popolazione di una Cygnus olor Cigno reale Europa del Nord, Asia determinata entità faunistica in una parte Colinus virginianus Colino della Virginia Nord e Centro America del suo areale di documentata presenza Myopsitta monachus Parrocchetto monaco Sud America naturale in tempi storici nella quale risulti Threskiornis aethiopicus Ibis sacro Regione Afrotropicale estinta. Ripopolamento: traslocazione di individui MAMMALIA MAMMIFERI appartenenti ad una entità faunistica che è Sylvilagus floridanus Silvilago, Minilepre Nord America gia presente nell’area di rilascio. Sciurus carolinensis Scoiattolo grigio Nord-Est America Introduzione: immissione di una entità Callosciurus finlaysoni Scoiattolo variabile Subregione Indocinese faunistica in un’area posta al di fuori del Myocastor coypus Nutria Sud America suo areale di documentata presenza Dama dama Daino Asia minore naturale in tempi storici. Ovis [orientalis] musimon Muflone Corsica, Sardegna (modificato da: Linee guida per le introduzioni, reintroduzioni e ripopolamenti di Uccelli e Vertebrati introdotti in Piemonte dopo il 1800 Mammiferi. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XXVII) e di cui sia acceratata la riproduzione in natura ti dall’allevatore e utilizzati per la pro- duzione di pellicce. Le cose non sono Per saperne di più andate nel modo promesso, i grossisti hanno iniziato a non ritirare gli animali • S. Bertolino (in stampa), e molti allevatori improvvisati si sono ri- Fauna Vertebrata introdotta in trovati con un certo numero di animali di cui non sapevano che farsene. Il ca- Piemonte (Osteichthyes, storino era in realtà la nutria (Myocastor Amphibia, Reptilia, Aves, coypus), un roditore originario del Sud America, importato in molti paesi euro- Mammalia). pei e negli Stati Uniti per la sua pellic- Riv. Piem. St. Nat., Carmagnola. cia. Inutile dire come gli allevatori han- no risolto il problema della detenzione • C. Lever, di animali divenuti ingombranti e “im- produttivi”. Dal gesto di aprire le gab- Naturalized mammals of the bie alla costituzione di popolazioni na- world. Longman, Essex, turalizzate il passo è stato breve. At- tualmente la specie è segnalata lungo England, 487 pp., 1985. tutta la penisola e in molte aree costi- • C. Lever, tuisce un notevole problema gestiona- 9 le. Di abitudini alimentari vegetariane, Naturalized animals. la nutria può determinare gravi scom- T & AD Poyser Natural History, pensi nell’equilibrio degli ambienti pa- le gallerie adibite a tane dagli animali, lustri a causa dell’attività trofica eserci- possono anche crollare. In molte pro- London, 354 pp., 1994. tata sulla vegetazione acquatica deter- vince italiane si conducono campagne • M. Williamson, minando la contrazione, se non la tota- di contenimento per cercare di limitare le scomparsa, di numerose piante ac- (solo limitare!) l’impatto della specie su- Biological Invasions, quatiche. Vi è poi, un impatto sulle ni- gli ambienti naturali e le attività agrico- Chapman & Hall., 1996 dificazioni di uccelli acquatici, dovuto le. Il costo annuale complessivo di que- sia al disturbo legato alla frequentazio- sti interventi non è stato calcolato, ma • ALIENS, ne massiccia del canneto sia all’azione si può presumere in diverse centinaia Newsletter Invasive Species distruttiva per calpestio dei nidi. Per di milioni, a carico della collettività. Il quanto riguarda le attività umane, dan- danno ambientale non è quantificabile. Specialist Group dell’IUCN Tutto questo per un’impresa economi- ni si registrano a carico di colture, qua- (Unione Internazionale per la li mais, riso, barbabietole, patate e agli ca fallita e per non essere intervenuti argini. Questi, indeboliti dallo scavo del- tempestivamente. Conservazione della Natura).

9 CURIOSITÀ Quando le renne pascolavano in Val Susa

Ricostruzione di un singolare tentativo di acclimatazione nelle valli piemontesi nei primi decenni del secolo, di un gruppo di renne. Il tentativo si concluse anticipatamente anche a seguito dell’abbattimento di due esemplari da parte di un cacciatore locale. L’episodio, probabilmente per l’esotismo delle vittime ebbe una notevole risonanza sulla stampa locale dell’epoca.

Diego Priolo el 1928 il Governo norvegese donò a quello italiano alcune co- Npie di renne perché si tentasse u- na loro acclimatizzazione ed un loro e- ventuale inserimento nella nostra fauna domestica. La scelta della renna deri- vava dalle potenzialità produttive di lat- te e quindi dei suoi derivati, senza di- menticare i pregi della carne, nonché la consistenza della sua pelle. Caratte- ristiche che, allora, parvero sommare la doti ovine a quelle caprine. La sua abi- tudine ai terreni innevati e ghiacciati poi Luigi Rapello, che oggi vive in Spagna, racconta che quando era piccolo andava con altri la faceva ritenere estremamente idonea bambini a raccogliere lichene nei boschi per portarlo alle renne (foto arch. fam. Rapello). agli ambienti alpini. Assegnate al par- Nella foto sotto: Giovanni Accattino mentre alimenta una renna. Il figlio Eros ricorda che il padre co nazionale del Gran Paradiso le ren- gli raccontò che una volta una renna lo accompagnò per un buon tratto durante un’escursione di ne furono però mandate a “baliatico” a scialpinismo in alta Val Stretta. Dalla curiosità di Eros suscitata dal ritrovamento di questa Bardonecchia, dove vennero custodite fotografia del padre è nata la ricerca su questo singolare episodio (foto arch. fam. Accattino). in un recinto nei pressi della stazione, verno italiano e pertanto di sua pro- diventando presto un richiamo turistico. prietà. Inoltre stupiva la gente di Pra- Questa insolita presenza ebbe al tem- gelato il fatto che il colpevole, tale B.F., po gli onori della cronaca e dai giorna- considerato un provetto cacciatore, non li si apprende che, a sottolineare l’im- avesse riconosciuto gli animali. Forse portanza attribuita a questa vicenda, a la colpa fu della nebbia, anche se qual- seguire l’operazione fu incaricato Ales- cuno adombrava che l’impresa vena- sandro Ghigi, già all’epoca noto stu- toria si sarebbe conclusa soltanto il gior- dioso dell’Università di Bologna. L’e- no successivo quando lo sparatore sa- sperimento procedeva bene quando al- rebbe tornato sul luogo con altri colle- cuni esemplari evasero dal recinto. Fu- ghi per scuoiare e macellare la carne. rono tutti ripresi, tranne due, che rag- Carne che sarebbe poi stata messa in giunsero i vicini boschi di Oulx e di Sau- ze, da dove, risalendo i pendii dello vendita a Pragelato suscitando ironici spartiacque tra la Val Susa e la Val San- commenti sulla sua bontà e aspetto. Fin- gone, raggiunsero le praterie del colle ché venne ritirata e seppellita per ordi- Cote Plane (Costa piana) ad oltre 2300 ne del medico condotto poiché ormai metri di quota. Non è dato di sapere marcia. Con il passare del tempo gli quanto si fermarono: di certo la sera del stessi giornali che avevano amplificato 30 settembre 1929 furono colpite a mor- il caso cominciarono a trascurare la vi- te da un cacciatore di Pragelato. La no- cenda fino a relegare in un trafiletto la tizia si diffuse rapidamente, e con cla- notizia della multa (di ben 4 mila lire) more, suscitando anche imbarazzo nel- comminata al colpevole. Il prosegui- le autorità. Infatti né il Podestà di Pra- mento della vicenda non è noto: i gior- gelato né quello di Bardonecchia sa- nali interessati soltanto all’aspetto giu- pevano quali misure adottare. L’abbat- diziario e all’individuazione del colpe- timento infatti, trattandosi di specie “stra- vole, trascurarono di informare come niera”, non contravveniva alla legge sul- terminò il tentativo di acclimatazione e la caccia. Tuttavia neppure si trattava la fine degli animali scampati alla cac- di res nullius in quanto donati al Go- cia.

10 le pianteBOTANICA officinali Cati Caballo conigli disappetenti, mostrava spicca- disegni Claudio Giordano te doti di aperitivo. L’infuso di fiori di tas- so barbasso, sambuco nero, malva o viola costituiva il più comune rimedio ala d’attesa del medico di famiglia. contro la bronchite. La genziana mag- Qualcuno sfoglia distrattamente u- giore veniva spezzettata e mescolata al Sna rivista, qualcun altro fissa il sof- fieno nella mangiatoia di animali dalla fitto, qualcun altro ancora tenta di av- digestione difficile. I ramoscelli di gine- viare una delle tipiche conversazioni tra pro sabino o di evonimo ridotti in pol- compaesani: il tempo, la caccia, i fun- vere allontanavano i pidocchi dei bovi- ghi… ni, mentre le fronde del maggiociondo- Un anziano signore, reduce della ritira- lo scacciavano quelli delle galline. Un ta di Russia, m’interpella a voce alta co- buon antiparassitario per la coltivazio- noscendo la mia passione per le pian- ne dei pomodori era offerto dal mace- te. Estrae dalla tasca dei pantaloni uno rato di ortiche. stecchetto di legno uguale a quello che E non finisce qui. Ad alcune specie i no- sta succhiando da quando è entrato, e stri vecchi attribuivano poteri magici: il mi chiede se lo riconosco. legno di ginepro comune scoraggiava Io e la mia ignoranza ci trinceriamo die- gli spiriti maligni capaci di interferire con tro l’assenza di foglie, fiori, stipole e la lavorazione del burro e di intrufolar- quant’altro possa rappresentare un in- si nelle culle; i suoi frutti impedivano a dizio per la determinazione istantanea. masche e silvani di ammaliare e travia- E’ così che m’invita ad esaminare la re le persone. Il sambuco nero era rite- pianta intera che da anni vegeta tra le nuto la dimora del diavolo e spiriti ma- pietre del muro del cimitero vecchio e- ligni. Sette ramoscelli di rosmarino, set- sposto a mezzanotte, offrendogli ad o- te foglie di malva fatti bollire nel paiolo gni primavera un valido - dice lui - de- assieme a sette chiodini erano il “de- purativo. tersivo” ideale per il lavaggio degli in- Qualche tempo dopo passo di lì e scor- dumenti della vittima di un sortilegio. Il go in quella parete, per la verità ad al- teneva lontane le serpi e la ni- tezza di poco superiore al getto delle gritella lasciava intendere, dall’intreccio tappe idrauliche canine, una pianticel- delle radici, la durata di un amore… la metà legnosa e metà erbacea, foglie Sopraffatto dal “progresso”, questo ba- triangolari e fiori violetti molto simili a gaglio di conoscenze col passare del quelli della patata. “E’ la dulcamara” di- tempo si è alleggerito e, buone e fasul- co fra me e me. le assieme, tante ricette tramandate da Se il nostro medico concordasse sui po- padre in figlio sono state accantonate teri medicamentosi di questa pianta non e poi dimenticate. l’ho mai appurato, ma da quel momen- Da qualche anno, tuttavia, con il timido to ho iniziato a scrutare i vegetali stret- riavvicinamento dell’uomo alla natura e ti tra le labbra di quel signore: e se non ad uno stile di vita in accordo con i tem- era dulcamara, era una genzianella; se pi ed i ritmi della natura, l’uso delle pian- non era una genzianella… capitava che te a scopo terapeutico è ritornato in au- fosse un toscano… che però ci porte- ge. rebbe fuori tema! Perché parlare di tempi e di ritmi? Per- Senz’altro un tempo la gente per curarsi ché proprio nella gradualità e nella len- ricorreva alle erbe con molta più… na- tezza dell’azione curativa dei principi turalezza. In passato la miseria, prima attivi delle piante sta il segreto benefi- di ogni altra cosa, imponeva la ricerca cio: che si tratti di un infuso o un de- di erbe, frutti e radici, sia per arricchire cotto, un estratto o un impacco, le pian- un misero pasto sempre uguale, sia per te officinali rilasciano i loro preziosi prin- curarsi, o per curare domestici e pian- cipi curativi un poco per volta, senza te coltivate. fretta, facendo in modo che l’organismo Contro il raffreddore od i postumi di u- “acciaccato” risponda altrettanto dol- na bella sbornia ci si preparava un suf- cemente al principio assunto per cura- fumigio di lavanda o di timo serpillo; re il malanno. Maggiociondolo (Laburnum alpinum). quest’ultimo, consumato tal quale da Gioca a favore delle piante officinali la

11 lunghissima dipendenza dell’uomo dal- le erbe, nata con l’uomo stesso; da que- sta derivano un’affinità ed un’assuefa- zione nei loro confronti molto maggiore di quanto non si verifichi con i farmaci di sintesi, il chè comporta un minor ri- schio di effetti collaterali e reazioni al- lergiche. Le modalità di assunzione non sono va- riate molto dai tempi in cui non esiste- va, almeno per le classi meno abbien- ti, una vera alternativa ad una medici- na naturale. Malva moschata. Resta uguale a se stesso il gesto per noi più scontato e vitale, quello di ali- mentarsi: minestre, insalate, frittate di erbette appena colte sanno trasformarsi in un piatto appetitoso ed in un rimedio contro inappetenza, debolezza e molti altri piccoli disturbi che, specialmente a fine inverno, ci colpiscono. Restano uguali ad un tempo gli infusi, ossia le infusioni preparate con petali, foglie e tutte le parti più delicate delle piante, capaci di rilasciare i loro princi- Dulcamara (Solanum dulcamara).

pi attivi senza trattamenti bruschi. Allo stesso modo resistono anche i decotti, infusioni preparate portando ad ebolli- zione l’acqua assieme alle parti più du- re delle piante, come le radici, le scor- ze o i frutti secchi. Resistono i succhi, i liquori, i macerati in olio, alcol, o vino, così come gli im- pacchi, i famosi “papìn” preparati a par- tire da sostanze amilacee o mucillagi- nose oppure in compresse imbevute d’infuso o di decotto da applicare cal- di sulla pelle. Ed accanto a questi rimedi dall’anti- chissima tradizione hanno fatto la loro comparsa nuovi preparati, alcuni più aggressivi dei loro precursori, perché privi di tutte le sostanze che nella pian- ta lavorano a favore di una liberazione graduale e prolungata. come gli estrat- ti vegetali o i principi di sintesi che ri- producono i modelli vegetali. Ma dove trovare tutti questi preparati? Il posto più comodo sono la farmacia o le erboristerie, che negli ultimi decenni hanno aperto i battenti un po’ dapper- tutto. Tuttavia, senza voler togliere nulla a questi solidi ed incontestabili punti di ri- ferimento, perché non partire alla ricer- ca delle erbe che fanno al caso nostro o cimentarsi nella loro coltivazione, nell’orto o nei vasi della terrazza del no- stro appartamento di città?

12 Nel primo caso una passeggiata potrà trasformarsi in un’occasione per raccogliere quanto ci serve nel ri- spetto della legge che limita la raccolta dei fiori a quan- titativi non superiori a quelli che una mano può conte- nere. Nell’altro caso invece i vincoli non li pone un provvedi- mento umano, quanto piuttosto la stessa pianta che noi vogliamo coltivare. Per impratichirsi sarà più saggio i- niziare da specie che non pongano troppi problemi di coltivazione: andrà “rinviata”, ad esempio, la coltiva- zione della genziana maggiore, che potrebbe rivelarsi fallimentare fin dagli esordi per le difficoltà di germina- zione tipica dei semi di questa specie. Allo stesso mo- do sarà meglio lasciare ai coltivatori esperti la cura di piante particolarmente esigenti come l’arcangelica, il cumino o la melissa. La nostra preferenza andrà dun- que a specie che appaghino vista e olfatto, arricchi- scano i nostri piatti o of- Lavanda con frano un rimedio “dolce” Zigena della per un piccolo malanno. Perché non bisogna filipendula perdere di vista l’o- (Lavandula biettivo specifico di angustifolia, questo nostro sforzo, Zygaena che consiste sì nell’ot- filipedulae). tenimento di piante bel- le e sane, ma soprattut- to ricche di quel princi- pio attivo che ci sta a cuore, che siano essi principi amari, mucillagini, o- li essenziali o vitamine. Per questo stesso moti- vo gran cura andrà po- sta nel trattamento delle erbe dopo la raccolta, vi- sto che il caso più fre- quente non è quello della con- sumazione diretta della droga, quanto piuttosto della conserva- zione a seguito della raccolta. Radici, rizomi, bulbi e tuberi e frut- ti potranno venir essiccati al sole; al contrario foglie e fiori, soprattut- to se ricche di oli essenziali, richie- Frassino dono che la perdita d’acqua avven- (Fraxinus ga all’ombra,. Le piante intere po- excelsior), tranno essere appese in mazzi al sof- in alto: fitto con l’apice rivolto verso il basso. sambuco Recipienti di vetro, ceramica o terra- (Sambucus cotta costituiranno per un anno un nigra). buon rifugio per queste piante. L’ultima attenzione riguarda l’ora di assunzione del preparato, che gioca un ruolo molto importante sull’effetto salutare della pianta. Esiste infatti nell’arco di una giornata, un momento particolarmente propizio per l’azione del principio; i depurativi andranno consumati al- la mattina a digiuno, u- na mezz’ora prima dei pasti gli aperitivi, mezz’ora dopo i preparati contro i dolori gastrici, prima di coricarsi i sedativi. In conclusione pare che queste piante richiedano un mucchio di attenzioni, deci- samente troppe perché l’impazien- te, il frettoloso, il “superimpegnato” non si scoraggino. Ma vuoi mettere il piacere di trascorrere una mattinata a rac- cogliere erbette o il tardo pomerig- gio a curare l’orto? Nel corso dell’ autunno diversi parchi della confinante Mercantour, si è proposto con il Oltrenostra regione hanno rafforzato i propri parco nazionale francese,le l’ambizioso f rapporti internazionali. Il parco regionale del obiettivo di costruire un parco Po ha ulteriormente approfondito il confronto internazionale. Il parco nazionale del Gran con la realtà fluviale dell’Hudson, mentre Paradiso infine, a ulteriore consolidamento quello delle Alpi Marittime, a coronamento di della collaborazione, ha firmato una «charte una collaborazione decennale con il de voisinage» con il confinante Vanoise Montagne senza frontiere

alpi marittime mercantour

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e frontiere sono una convenzione, ri- rittime in termini tavia lo stesso sultato di accordi internazionali, e- geografici, climatici e floristi- anno la riserva Lventi storici e guerre. Spesso le per- ci rappresentano un punto di 3 di caccia del sone che vivono al confine, al di là e al incontro tra regioni con carat- Boréon fu realizzata sul di qua della frontiera, hanno molte più teristiche molto differenti: Pie- Mercantour, a partire da caratteristiche comuni tra di loro che non monte e Liguria da una parte, la Pro- un territorio di 3500 ha, am- con i loro stessi concittadini L’italiano par- venza e l’area di Briançon dall’altra, i- pliato nel 1954 e nel 1969. Divenne poi co delle Alpi Marittime ed il francese par- noltre dal punto di vista botanico esse parte del neonato parco nazionale, i- co nazionale del Mercantour insieme, sono affini a zone anche lontane quali la naugurato il 18 agosto 1979, con una zo- proteggono un’area totale di circa penisola Iberica, i Balcani e la Corsica. na centrale di 68.500 ettari. Intanto nel 100.000 ettari. Dal punto di vista storico La Viola nummulariifolia per esempio, re- 1953 gli Italiani, a loro volta, crearono sul e culturale e da quello scientifico e na- centemente rinominata Viola argenteria territorio prima riservato alla Corona, la turalistico, questi due parchi rappresen- da Moraldo e Forneris, è una piccola e Riserva di - che si svi- tano due parti complementari di ciò che delicata viola con una corolla color ce- luppava su più di 22.000 ettari. Il 30 può essere considerato il primo parco leste-lilla non più grande di un centime- maggio 1980 la Riserva si trasformò in internazionale delle Alpi. Uniti da 35 km tro, che orna le fenditure delle rocce cri- parco regionale dell’ con un’a- di confine comune si sono gemellati nel stalline. Essa si trova con le stesse ca- rea di 25.883 ettari. 1987 e collaborano attivamente nella ge- ratteristiche sulle cime Argentera e Mer- Le operazioni di reintroduzione stione della fauna ed in alcuni importan- cantour e sulle montagne cristalline del- I due parchi hanno ereditato dalla Ri- ti progetti scientifici. la Corsica. L’idea di istituire un parco in- serva Reale di Caccia una lunga tradi- Due versanti di una stessa montagna ternazionale fu presa in considerazione zione di gestione della fauna, anche se L’unità geografica è basata sulla com- la prima volta, dopo la seconda guerra allora gli interventi erano giustificati da plementarità dei versanti Nord e Sud del- mondiale, nel 1947, nel corso di un’ap- interessi venatori invece che da motivi le Alpi Marittime, con al centro, il Mas- posita riunione italo-francese svoltasi a protezionistici. La introduzione in terri- siccio Argentera Mercantour. Le Alpi Ma- : ma i tempi non erano maturi. Tut- torio francese, negli anni Cinquanta, di

14 PARCHI PIEMONTESI

ropeo, che scomparve dalla Alpi all’ini- zio di questo secolo. Nel 1975 l’IUCN frontierepromosse un programma internaziona- le di reintroduzione sulle Alpi, che ot- tenne il supporto del WWF Internaziona- le. Nel 1987, sulla base di dati storici ed ecologici, i due parchi proposero la loro candidatura comune come sito di rein- troduzione. La Commissione Internazio- nale diede la sua piena approvazione e Argentera-Mercantour divenne uno dei quattro siti di rilascio nelle Alpi. Dopo anni di accurata preparazione finalmen- te il primo rilascio ebbe luogo nel Mer- 4 cantour nel 1993 con tre uccelli, segui- to nel 1994 dal rilascio di 2 gipeti nell’Ar- gentera. I rilasci sono proseguiti e con- tinueranno alternativamente in Francia ed in Italia per un periodo di dieci anni. I legami storici e l’attiva cooperazione portarono i due parchi ad essere insi- gniti del Diploma Europeo nello stesso momento (16 ottobre 1993). Particolar- mente significativa è stata l’operazione “Montagne senza frontiere”: 20 itinera- ri attraverso il confine dal Passo della Maddalena al Mediterraneo nelle aree protette franco-italiane delle Alpi Maritti- me. A Tenda, il 6 giugno 1998, questo legame si è ulteriormente rafforzato con la sottoscrizione solenne della Carta di gemellaggio, nella quale la volontà di garantire insieme la protezione di que- sto territorio è stata riaffermata ed arti- colata in una serie di azioni comuni. Que- st’anno in occasione dei vent’anni del parco francese, sono stati organizzati 2 un seminario ad Entracque (I) ed un con- 5 vegno a Menton (F). Questo il risultato

una specie non autoctona, il muflone, Immagini dal materiale promozionale dei delle riflessioni. I due parchi si sono pro- deve essere considerata in questo con- due parchi: posti come obiettivo la realizzazione di testo. Una rilevante importanza natura- 1. Il Piano del Valasco nel parco Alpi un parco internazionale transfrontaliero, listica è data invece dalla reintroduzio- Marittime (fpto arch; parco/Bodin). attraverso una serie di tappe successi- ne in territorio italiano dello stambecco 2. L’alta valle del Var nel Mercantour (foto ve: 1-il riconoscimento dell’Unesco co- arch. parco/Bodin). con animali catturati nel Gran Paradiso 3. La Viola argenteria (foto arch. parco Alpi me “sito patrimonio dell’Umanità” e la avvenuta negli anni Venti. Negli anni Set- Marittime/Rivelli). costituzione di una Riserva della Biosfe- tanta cominciarono gli studi sulle mi- 4. Volpe (arch. parco Alpi ra Transfrontaliera; 2- l’inserimento grazioni oltre frontiera, con spostamenti Marittime/Unterthiner). dell’importanza delle aree protette tran- di stambecchi e mufloni da parti oppo- 5. Valle delle meraviglie nel Mercantour, sfrontaliere nei trattati bilaterali tra Fran- ste del confine. L’importanza del con- incisione rupestre dell’età del Bronzo (foto cia e Italia; 3- la costituzione di una strut- arch. parco/Bodin). trollo delle migrazioni e di una gestione 6. Camoscio (foto arch. parco/Unterthiner). tura gestionale unica anche attraverso della fauna comune e coordinata stimolò l’uso di strumenti giuridici innovativi. Tut- gli amministratori dei due parchi ad in- to ciò passando gradualmente attraver- crementare la loro collaborazione con so l’armonizzazione delle istituzioni e dei scambi di dati, censimenti comuni e regolamenti, incrementando gli scambi controlli. L’iniziativa più significativa in di esperienze, contribuendo a migliora- questo senso fu l’“Operazione stam- re le conoscenze reciproche, favorendo becco”, importante collaborazione scien- il bilinguismo e rafforzando i legami tra tifica che comportò la creazione di due le comunità locali ed intensificando l’at- gruppi, uno in territorio italiano, l’altro in tività scientifica in favore della biodiver- territorio francese, in aree che non era- sità. no ancora state colonizzate. Una se- conda operazione riguarda il gipeto (Gy- Patrizia Rossi paetus barbatus), il maggior uccello eu- direttrice parco Alpi Marittime

6 15 po

1 Gemellaggio Po-Hudson

l fiume Po e l’Hudson River si sono in- testo di una generale tendenza alla contrati. Non sulla breccia continen- deindustrializzazione. Itale, come si poteva ipotizzare in ba- Dall’incontro torinese, sulla base di co- 3 se alla teoria di Wegener, quella per cui muni esigenze e comuni opportunità, i continenti vanno alla deriva sugli o- è nato un progetto di collaborazione il ceani. Ma a Torino, come i responsabi- cui protocollo è stato siglato da italia- li dei due parchi fluviali auspicavano e ni e americani al Politecnico con una per cui hanno lavorato per mesi. piccola cerimonia ufficiale il 6 ottobre. Esattamente un anno fa, alcuni funzio- Il documento formalizza una serie di nari della Regione e un docente del problematiche omogenee per le due Politecnico erano stati negli USA per aree, tra cui: osservare sul campo i modelli di tute- - la progressiva marginalizzazione e- la e di integrazione tra ambiente natu- conomica, sociale e culturale del ter- sto, eccellenze e punti di debolezza rale e attività produttive, culturali e tu- ritorio del fiume, che possono offrire un ottimo terreno ristiche con cui viene gestito il fiume - l’eccessiva frammentazione delle di confronto e mutuo sviluppo. Gli a- americano (vedi Piemonte Parchi 84, competenze amministrative agenti sul mericani, la cui “cultura dei parchi” è 1999). territorio; antica e solida, hanno sviluppato mo- Nel settembre di quest’anno una de- - il controllo della gestione delle risor- delli di gestione sostenibile del territo- legazione di amministratori, docenti u- se; rio protetto collaudati ed evoluti, di cui niversitari e consulenti dello Stato di - confronti sui modelli organizzativi; la Hudson Greenway è un ottimo e- New York e della Greeway, il parco - la necessità di un maggior coordina- sempio. Ma, a paragone del nostro Po, della fascia fluviale dell’Hudson, ha vi- mento delle politiche e degli strumen- e pur con una maggior biodiversità, sitato a sua volta i vari tratti del parco ti per la pianificazione generale e set- dovuta anche a una portata idrica che del Po piemontese. toriale. lo mette al riparo dall’inquinamento, La reciproca osservazione delle pro- Secondo l’accordo , gli scambi di e- l’Hudson River risulta più antropizzato blematiche territoriali dei due corsi sperienze e di personale tra i due par- (sulle sue rive corrono ferrovie e gran- d’acqua, tra cui esistono, ovviamente, chi proseguiranno con cadenza rego- di strade) e quindi paesaggisticamen- forti differenze fisiche, ma anche sor- lare, in modo da consolidare un lega- te più vulnerabile, se non compro- prendenti analogie, ha permesso di in- me che sta già dando notevoli contri- messo. dividuare alcuni settori in cui scambi buti alle prossime iniziative delle due Per quanto riguarda il Po, invece, nei di esperienze e collaborazioni potran- amministrazioni. tratti, peraltro largamente dominanti, no elevare la qualità complessiva del- Non si pensi, comunque, che il flusso di aperta campagna e talvolta anche le due strutture, le loro caratteristiche di know how ambientale scorra, visto in corrispondenza delle aree metro- ambientali, l’offerta al pubblico di ser- che si parla di fiumi, a senso unico dal politane, le sue fasce di verde non so- vizi per il turismo, l’educazione, lo sport Piemonte allo Stato di New York. Co- lo sono di buon livello, ma offrono an- e lo svago, e migliorare il rapporto tra me s’è detto, anzi, il rapporto tra le due cora larghi margini di ripristino, mi- territorio protetto ed esigenze produt- amministrazioni procede in un perfet- glioramento ed espansione, laddove, tive, ivi comprese le attività agricole e to equilibrio di complementare utilità. invece, la Greenway dell’Hudson, an- altre meno compatibili, anche nel con- l’uno e l’altro parco presentano, del re- che in ragione della sua più antica tu-

16 hudson

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tela, sembra aver raggiunto un punto tendono subito trasferire alla loro di equilibrio all’interno delle attività e Greenway. delle caratteristiche complessive del Dunque, si può già dire che l’alleanza territorio (oltretutto, anche se la sua tra Po e Hudson non vedrà il Piemon- portata è multipla di quella del Po, la te nel ruolo dell’allievo di fronte ai mae- lunghezza, dunque anche la varietà in stri americani, quali del resto sono per ecosistemi, restano invece minori). la tradizione dei loro parchi. Sarà, in- Di qui l’ammirazione espressa dagli o- vece, una collaborazione utile a en- spiti americani dell’Hudson per la ric- trambi, nel segno della natura e chezza e la salute del patrimonio ar- dell’uomo, elementi di un’unità fisica e boreo delle rive del Po, soprattutto a culturale, l’ambiente, che dobbiamo ri- Torino, e la pressante richiesta di par- comporre senza indugi. ticolari tecnici sulla gestione di queste superfici verdi, che, evidentemente, in- Serafina Romano 4

1 e 4. Il Po nella pianura piemontese (foto arch. parco Po Al/Vc). 2 e 5. L’Hudson (foto J. Deutsch). 3. Aironi (foto B. Valenti).

5 gran paradiso

1 Gran Paradiso e Vanoise buoni vicini

o scorso ottobre, in occasione del- ro verso la creazione di un grande par- la 7a fiera di Tarentaise, a Aigue- co transfrontaliero ma è anche il pun- Lblanche in Vanoise, i presidenti e i to di arrivo di una proficua collabora- direttori dei parchi nazionali del Gran zione che vede le due aree protette im- 3 Paradiso e della Vanoise hanno firma- pegnate insieme ormai da oltre vent’an- to la «Carta di buon vicinato», un do- ni. Legami geografici, storici, naturali lo stambecco che è stato scelto come cumento comune che rafforza la colla- e umani uniscono da sempre i massic- simbolo del gemellaggio, un animale borazione già avviata da anni tra i due ci del Gran Paradiso e della Vanoise. che non conosce confini. Gli studi rea- E’ quasi naturale quindi che i due par- lizzati congiuntamente dai due parchi enti parco e li candida nel futuro alla co- chi abbiano iniziato a lavorare insieme, stituzione della più grande area pro- hanno messo in evidenza fenomeni di acquisendo oggi una dimensione in- migrazione transfrontaliera: così popo- tetta europea delle Alpi Occidentali. La ternazionale e costituendo un punto di lazioni di stambecchi provenienti dal firma del documento costituisce certa- riferimento per la protezione di un ter- mente un passo importante per il futu- ritorio di grande valore ambientale e per Gran Paradiso si ritrovano d’estate con la salvaguardia altre della Vanoise nel Vallon de Pra- dello stambec- riond, mentre in inverno, al contrario, gli co. Particolar- stambecchi provenienti dall’Italia si di- mente signifi- sperdono nelle valli dell’Orco e di Rhê- cativa la pre- mes. I progetti sullo stambecco conti- senza di que- nuano e si sono rafforzati nel 1997 con sto ungulato, la sigla di un accordo triennale di col- simbolo storico laborazione scientifica e tecnica che si e attuale del inserisce nel quadro delle iniziative co- Parco del Gran munitarie per la cooperazione tran- Paradiso e mo- sfrontaliera e, più precisamente, nell’am- tivo della crea- bito del programma operativo Italia- zione del Parco Francia «Interreg II». Tra i temi prescelti della Vanoise. per il progetto la realizzazione di una La lunga storia cartografia informatizzata comune, lo di collaborazio- scambio di informazioni sull’attività di ne nasce agli i- sorveglianza, il monitoraggio degli spo- nizi degli anni stamenti transfrontalieri degli stambec- ‘70, con il ge- chi, la realizzazione di un libro scienti- mellaggio del fico-divulgativo sullo stambecco, ma an- 1972. Ed è an- che l’indagine sulla distribuzione della cora una volta pernice bianca e lo studio sulle possi- bilità di ritorno di gradi carnivori pre-

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datori (lince e lupo). Vanno poi ricor- La Carta di buon vicinato dati gli scambi di personale avviati, in Nel documento i due enti, “...in consi- particolare tra i guardiaparco del Gran derazione dell’obiettivo condiviso di Paradiso, figura che nasce ancora pri- creare a breve termine un grande par- ma dell’istituzione del parco come co europeo;» si impegnano a: «co- guardia della riserva di caccia del re, e le guardie della Vanoise. Scambi che stituire una zona che sia un modello sono anche incontri tra gli alunni delle europeo di tutela della natura. Affer- scuole dei territori delle due aree pro- mano di aderire insieme ai principi di tette, con una scommessa, quella di una politica di protezione degli am- fare di questi ragazzi i protagonisti di- bienti, biotopi e specie conformi al di- retti del proprio ambiente. Nel settore ritto internazionale. turistico si è cercato innanzitutto di ren- Inoltre ribadiscono la volontà di con- dere disponibili nei centri visita del dividere con le collettività locali l’am- Gran Paradiso e nei punti informativi bizione di proteggere e promuovere della Vanoise tutte le informazioni ne- l’insieme alpino Vanoise - Gran Para- cessarie al turista che visiti i due par- chi. Sono stati poi realizzati depliant in diso nel cuore della rete dei parchi comune e, in occasione dei 70 anni del d’Europa». Per raggiungere questo fi- Gran Paradiso e dei 30 anni della Va- ne fissano un programma che rispon- noise, una carta turistica dell’intera a- da a tre grandi obiettivi: rea protetta transfrontaliera. Non ulti- · Avvicinare gli uomini e le istituzioni, ma la realizzazione di un itinerario e- attraverso una reciproca partecipa- scursionistico che collega i due parchi zione alle riunioni istituzionali e tecni- attraverso i 2970 m del Colle della Lo- che e favorendo gli scambi tra le sa, unico passaggio praticabile, sep- scuole del loro territorio; pur solo in estate, lungo i 14 chilome- tri di confine tra le due aree protette. U- · Avvicinare le tecniche di gestione, na piccola mostra permanente al La- con la costituzione di una commis- go del Serrù, alla partenza del sentiero sione scientifica; in territorio italiano, e una serie di car- · Promuovere un turismo naturalistico telli indicatori e informativi lungo il per- di qualità, favorendo lo sviluppo di 5 corso completano il tutto. Una colla- punti informativi che presentino ai vi- borazione quindi ben avviata e ricca di sitatori le caratteristiche di entrambi i 1. Il Gran Paradiso (foto R. Ferrari/Cedrap). iniziative comuni, che si inserisce a pie- parchi e elaborando strategie di co- 2. La Grande Casse nel parco della no titolo nel più ampio progetto di co- municazione comune. Vanoise, vista dal lago struzione dell’Europa alpina degli spa- des Assiettes (foto D. Castellino). Per assicurare la realizzazione della 3. Stambecco (foto L. Ramires). zi protetti, la Rete delle Aree protette al- 4. La Grande Casse vista da Sud pine, idea avviata nel 1994 e oggi ap- carta è istituita una commissione, che si riunisce almeno una volta l’anno, (foto D. Castellino). poggiata da oltre 280 aree protette su 5. Stambecchi nel parco Vanoise tutto il territorio alpino. composta dai presidenti dei consigli (foto D. Castellino). direttivi, da un amministratore e dai di- Stefano Camanni rettori.

19 IMENOTTERI

Caterina Gromis di Trana Che senso ha oggi fare dei paragoni tra sare a un altro e poi a un altro ancora, naturalista “noi” e “loro” e raccontare qualcosa che fino a coronare il loro breve attimo ter- LEnon sia già API stato spiegato, meglio, da reno con l’ebbrezza dell’aria aperta. difficile raccontare di api: come un buon manuale? Forse una buona ra- Guardiane, ventilatrici, nutrici, ceraiole sempre accade nelle cose che gione c’è se esiste qualcosa che cat- e solo alla fine bottinatrici, fuori, a u- E’ stuzzicano il pensiero sembra che tura l’attenzione nell’epoca del disin- briacarsi di nettare prima di lasciare il tutto sia già stato detto. L’universo de- canto e della noia. Bisogna ritrovare lo posto alle loro sorelle partenogenetiche, gli insetti sociali è un pericolo: viene stupore, cercandolo nella caratteristica che si succedono a un ritmo incalzan- troppo facile il paragone, e la prima pa- che distingue l’ape e che la avvicina te e inarrestabile, proporzionale alla fe- rola con cui si addita il divulgatore è all’uomo. L’essere pensante che di so- condità della madre. Lei, la regina, de- “antropomorfismo”. Guai a chi si mac- lito ha una simpatia decrescente verso pone e depone e depone. Uova su uo- chia di questo scandalo, bisogna es- i rappresentanti del regno animale ma- va, centinaia di migliaia, fecondate o sere per forza osservatori neutrali, non no a mano che si allontanano geneti- sterili, in culle piccine o lussuose, a se- avere punti di vista, scrivere un elenco camente da lui (primi nel cuore i mam- conda che debbano produrre maschi, di dati e basta. Alla maniera anglosas- miferi, seguiti dagli uccelli e poi un cre- operaie o principesse. sone, gelida e distaccata informazione. scente disgusto dai rettili agli anfibi ai Ma la vita dell’alveare non basta a stu- Solo a tipi come Walt Disney è per- pesci agli invertebrati tra cui gli insetti), pire, anzi a lungo andare annoia tutto messo umanizzare gli animali, pur sem- ama le api, le ha accudite fin da tempi questo affannarsi organizzato e ripetiti- pre con riserva, e le caricature gentili antichissimi per il miele. E ha guardato vo. Ci deve essere dell’altro, la scia- degli esseri umani allora sono accetta- da sempre attraverso la trasparenza li- matura per esempio: il cervello ipertro- te con la clemenza che lo scienziato quida e dorata che gocciola invitante a fico dell’uomo ha imparato a conosce- può avere verso l’estro creativo dell’ar- rendere più buono il cibo fin da tempi re e controllare quello che la natura ha tista. Generazioni di bambini hanno co- remoti, per vedere che cosa si na- da sempre predisposto: l’abbandono nosciuto Bambi e se da grandi non han- sconde dietro tutto quel miracoloso rac- della casa madre di una parte immen- no imparato la differenza tra cervo, dai- colto. Così ha scoperto l’organizzazio- sa delle sue api è un evento preparato no e capriolo può anche non essere im- ne perfetta di una comunità dove l’istinto e atteso, simbolico ancora più di altri portante, non fa male a nessuno. Però sembra così vicino all’intelligenza da la- perché grandioso, plateale, come l’e- hanno avuto uno spunto della fantasia sciare di stucco chi non si accontenta stremo sacrificio al futuro, l’eredità la- che a qualcuno sarà piaciuto ap- di ascoltare il ronzio dell’ape sul fiore. sciata prima della morte, il più impor- profondire. Ha dello straordinario quel mondo do- tante momento politico Lo stesso per le api: solo i grandi natu- ve le operaie, nella breve stagione loro nella vi- ralisti dell’Ottocento, un po’ scienziati, concessa di vita adulta, provano un po’ filosofi e un po’ poeti hanno po- di tutto un po’ e trovano il tuto umanizzarle, o addirittura con un tempo di specializzarsi gioco fantastico della mente “zoomor- per qualche giorno ap- fizzare” l’uomo, immaginare se stessi pena in un me- diventati api e raccontare la storia me- stiere, poi pas- ravigliosa dell’alveare da dentro, gron- danti nettare e infarinati di polline. E’ af- fascinante avvicinarsi così a quel mon- do parallelo: buone letture, Maeterlink, Roland, Figuier, un po’ di morale, mol- ta ammirazione per le operaie devote al punto da sopportare qualsiasi sacri- ficio, leggero disprezzo per i fuchi, buo- ni solo a fecondare l’unica femmina fer- tile e poi inutili parassiti non meritevoli nemmeno di passare vivi un inverno; ri- spetto per la regina, questo nucleo vi- tale rigonfio di uova, venerata, accudi- ta, coccolata dalle sorelle vergini per- ché è la sola depositaria del futuro. Oggi molto di nuovo si sa sulle api, e non regge più il paragone con l’utopia co- munista: immolare l’individuo al bene del- la comunità. E’ istinto per l’ape e idea per l’uomo, scivolata assieme ai nomi dei grandi naturalisti ottocenteschi in un cal- derone di pensieri passati di moda. 1

20 Ispecchio dell’uomo

2 1. Foto P. Gislimberti 2. Foto R. Ecclesia 3. Nella sequenza (foto C. Gromis) i fratelli Brezzo di al lavoro: a) L’arnia viene scoperchiata e l’affumicatura stordisce le api; b) Le api vengono allontanate dal melario con un soffiatore ad aria compressa; c) l’apicoltore inserisce una grata ÇescludireginaÈ che impedisce all’ape regina di passare dal favo di covata al favo da miele. La confidenza con il mestiere permette di lavorare talvolta a mani nude; d) Il melario liberato dalle api senza danno agli insetti; a e) Telaino da miele traboccante di raccolto; f) Dettaglio del favo da miele. 4.Sciame (foto P. Gislimberti). 5 e 6. Ape e zampa al microscopio a scansione elettronica (foto ed elaborazione P. Bassi). ta della famiglia. Quest’anno per il pia- cere del gioco simbolico è da annota- re un caso curioso: la festa del lavoro, il primo maggio, è stata festeggiata da grappoli di api per le campagne a rac- cogliere le forze per fondare la loro nuo- va colonia. Sembrava un corteo, uno sciopero collettivo deciso col passa- parola dell’istinto, che serpeggiava co- me un tam tam a partire da uno sciame finito chissà come sul ramo alto di un ti- glio a Torino in un cortile di piazza Vit- torio, a portare scompiglio. b Ma anche la sciamatura viene a noia 3 quando la si conosce, e smette di im- pressionare. L’incantato stupore potrebbe essere nel guardare i diversi tipi di miele, chiaro o dorato, liquido o cristallino, e nel ri- spondere alle domande sul come mai. Il buon ladrone goloso E allora c’è l’osservazione delle piante e dei fiori, la raccolta differenziata del rapporti “economici” tra l’ape e l’uomo sono iniziati nel neo- nettare che impastato con la saliva, e- litico, quando il predone preistorico faceva man bassa del laborato con certi enzimi, girato e rigi- Imiele nei favi. Il tempo non ha fatto giustizia: l’uomo evolu- to ha fornito ricoveri conformi all’insetto per ingraziarselo, ma rato nel perfetto laboratorio chimico che l’ape non ha ceduto la sua indipendenza e non si è lasciata si trova nell’apparato boccale della bot- addomesticare mai. Il miele non è un regalo. E’ rubato, in mo- tinatrice, si trasforma come per una al- do meno cruento di come fa l’orso o di come faceva il nostro chimia nel miele, che secondo il mo- antenato ghiottone delle caverne, ma rubato. Con l’astuzia e mento è l’immagine di una giornata di l’inganno, senza spargimento di sangue, le api vengono stor- sole limpida, lattiginosa, o temporale- dite da qualcosa che non capiscono, inondate di un fumo che sca ed è una ventata di profumo di ti- le confonde e in un battibaleno si ritrovano depredate del loro mo, o di robinia, o di lavanda: ogni es- prezioso tesoro. L’uomo approfitta dello spirito dell’alveare che senza intrappolata in un diverso barat- non si scoraggia. Quando il melario pieno di provviste spari- tolo. C’è anche il polline, polvere dei fio- sce nel mistero di un giorno come un terremoto non c’è tem- ri, che deve essere trasportato da un o- po di preoccuparsi: si deve vivere e così senza perdersi in i- vario all’altro per perpetuare la specie. nutili domande sul dove e sul perché le api cercano ancora fio- Le api cercano il nettare, e quando in- ri, e quando li trovano tornano a casa ballando. Le sorelle nell’incanto della danza sanno leggere un racconto che le por- filano i loro 6 o 7 millimetri di lingua nel- ta dove c’è il nuovo raccolto: si avvicendano le fioriture e le a- le corolle zuccherine si imbrattano di pi si spostano dalla robinia al tiglio, al castagno, alla lavanda, polline. Così mentre combinano gli in- e quando non c’è nulla che sboccia raccolgono i liquidi zuc- contri amorosi tra i fiori passano una cherini che trasudano dalle piante ed elaborano la melata. parte della polverina nella loro bocca- D’autunno, prima del deliquio, durante la vendemmia sanno laboratorio, la mescolano con un po’ di approfittare dei chicchi d’uva bacati, già profanati da altri in- miele e un po’ di saliva, ne fanno pal- setti, per succhiarne la polpa fare un miele intrigante, che sa lottoline semilavorate che caricano sui di vino. cestelli del terzo paio di zampe, e le Nei primi giorni di giugno, in un paesaggio d’estate pesante e portano al nido, granelli di pappa pro- senz’aria nelle colline tra il Roero e l’Astigiano, un caldo pre- teica per la covata. E che dire della ce- coce e inaspettato ha fatto fiorire i castagni anzitempo. Biso- ra, secreta da ghiandole dell’addome gnava fare in fretta a rubare il miele di acacia che traboccava dai melari stracolmi, per mantenerlo puro e chiaro. Le api a- per la costruzione dei favi, e della pro- vevano già incominciato a bottinare sui castagni, e non biso- poli, resina amara elaborata nell’effi- gnava mescolare il miele scuro dei loro fiori con quello deli- cientissimo laboratorio vivente per chiu- cato e chiarissimo della robinia. I due apicoltori lavoravano ra- dere le fessure dell’arnia? Tutto questo pidi in affiatato silenzio; l’apiario, uno dei tanti dei fratelli Brez- è straordinario ma lontano, sembra un 22 c

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rante affumicatore le avvolge in una nebbia grigia. Il fumo na- sconde il volto scoperto di Mario, che lavora senza guanti e senza maschera perché ha caldo e sa che in quel parapiglia f generale le api non pensano di certo a pungere: hanno di fron- te l’Apocalisse, e allora non badano alle sue mani nude che richiudono con cura le arnie scoperchiate facendo attenzione a far combaciare bene i bordi: un ladro gentiluomo, che con zo, era grande, di una cinquantina di arnie. La passione del calma e sangue freddo si allontana dal luogo del misfatto chiu- padre si è trasformata nel tempo in mestiere e i due fratelli og- dendosi piano la porta alle spalle. gi hanno una professione regolata dai fiori e da una continua Il furgone è ripartito carico di melari. A casa il lavoro di finitu- attenzione a non perdere nemmeno un istante. Praticano il ra. Ogni celletta è rivestita di un opercolo di cera che va tolto, “nomadismo” e appena finisce la fioritura della robinia al furto svelando la lucida trasparenza del raccolto. I favi vengono in- del miele segue il ratto delle sabine. Le arnie vengono porta- trodotti nello smielatore e si inizia la centrifugazione. Alla fine te nottetempo con il loro ronzante contenuto in montagna. Le i telaini vuoti sono pronti per essere riutilizzati e il bottino luc- rapite, instancabili lavoratrici, la mattina si svegliano con un cicante può essere presentato in pubblico, nei vasi su cui è nuovo paesaggio, non si scompongono e si dedicano con rin- scritto il nome di un fiore, che racconta la storia di un miele. novato vigore a nuove colorate fragranze. Il miele deve essere prelevato quando non contiene più del 17-18% di umidità. Empiricamente si considera maturo quan- do è opercolato dalle api o quando sono passati tre o quattro giorni dalla fine del flusso nettarifero. Scelto il momento pro- pizio i due fratelli salgono sul loro furgone e dispongono il cuo- re, come dicono, a una rapina a mano armata. Il rombo di un motore manovrato da Giuseppe rompe la pace della campa- gna ed è il segno della tecnologia al servizio della sopravvi- venza. Con il “soffiatore” ad aria compressa, sorta di aspira- polvere al contrario, le api non hanno quasi il tempo di accor- gersi che la loro casa è stata profanata da un uomo masche- rato. Sono allontanate, soffiate via incolumi da tutti gli anfratti dei loro telai, in un vortice da ottovolante. Così nessuna viene schiacciata e intanto lo straccio bruciato nel vecchio rassicu-

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mondo di fantastica perfezione che met- E la danza d’allarme, che forse più che te quasi a disagio, come se si trattasse un linguaggio è la reazione a un forte di un incomprensibile miracolo. “mal di pancia” perché viene fatta quan- Resta una cosa ancora per il nostro do le api introducono delle sostanze cuore disincantato: la comunicazione. tossiche, ma se anche non è una co- Eccola la chiave di lettura uomo-ape. 6 municazione volontaria serve allo sco- Le api comunicano, e non solo con po perché inibisce il volo. E ancora la semplici segnali chimici, tattili, ormonali. pore della comprensione. Ma non si è danza della pulizia che eseguono le o- Comunicano con un linguaggio, come lasciata travolgere dal vortice del ballo peraie quando vogliono farsi ripulire la se sapessero parlare. L’uomo che riu- al punto da dimenticare i segnali più superficie del corpo, la danza del ron- scì a decifrarle e che per le sue sco- semplici, tattili, odorosi e chimici, come zio prima della sciamatura, la danza del perte sulla biologia delle api ricevette il quelli trasmessi dall’acido trans-cheto- massaggio, la danza della gioia, segno premio Nobel nel 1973, fu Karl von Fri- decenoico, secreto dalla regina, e che di benessere, quel benessere innocente sch, fantastico interprete con le nostre secondo la necessità inibisce la matu- che Giorgio Celli ha trasformato in poe- parole del loro ballo. Le danze che si razione ovarica delle operaie oppure sia: svolgono nell’intimità della casa e che «...II suo scopo indicano alle compagne radunate at- segnala ai maschi la traiettoria di volo durante l’unica fuga d’amore fuori è la permanenza torno dov’è la fonte di cibo, sono con- non ha perduto l’eden versazioni, storie raccontate che ri- dall’alveare. L’uomo ha imparato a con- versare, cioè a comunicare per simbo- per bramosia di sapere chiedono un pubblico attento e capa- abita ancora l’innocenza ce di dare valore all’informazione, far- li, ma il suo inconscio è punteggiato di segnali primitivi che rendono la con- di chi non si chiede ne tesoro e renderla utile. se esista o perché esista l’esistenza.» La manifestazione della vita che a un versazione piacevole o fastidiosa. Mon- dato momento si rivela come una delle taigne nel Cinquecento diceva: “L’ami- più importanti è il comunicare, cioè tra- tié se nourrit de communication”. La sferire informazioni, ed è questo il nu- condizione di animale simbolico che cleo della comprensione attorno a cui parrebbe unica ed esclusiva dell’uomo Per saperne di più ruota il nostro universo terrestre. È una e che gli consente di coltivare gli affet- • Maurice Maeterlinck, La vita delle a- delle regole fondamentali, a comincia- ti o di crogiolarsi nei rancori non è solo pi (1901). Rizzoli, 1979. re dalle interazioni cellulari nel più pri- sua: la condivide con l’ape, animale so- • Karl von Frisch, Il linguaggio delle a- mitivo scambio chimico di segnali. Du- ciale, che adopera nel suo linguaggio pi (1971). Universale Scientifica Borin- rante l’evoluzione dagli organismi più non solo dei segnali, ma dei segni, dei ghieri, 1976. semplici a quelli più complessi resta, simboli. Frenetici balletti danno infor- • Luigi Figuier, La vita e i costumi degli questa primitiva comunicazione, anche mazioni sulla distanza e sulla direzione animali - Gli insetti. Treves & comp, quando si imparano meccanismi più della fonte di cibo e i piccoli passi rituali 1869. complicati. L’ape ha imparato a dan- lungo un percorso circolare o a otto ro- • Melchiorre Biri, L’allevamento moder- zare in un modo portentoso e a dare co- vesciato sono parole precisissime. Ma no delle api. De Vecchi, 1979. sì informazioni precisissime ai suoi in- non c’è solo la chiacchiera sul pasto: la • Ted Hooper, Le api e il miele. Mursia, terlocutori della stessa specie e ai tra- danza ondulatoria, prima scuola di bal- 1976. duttori del suo linguaggio della specie lo delle giovani api, sembra serva a te- • Alberto Contessi, Le api, biologia, al- nostra, a cui ha regalato l’incantato stu- nere pulita la parte anteriore dell’arnia. levamento, prodotti. Edagricole, 1983.

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piemonte ecomusei regionali Ecomusei: evoluzione e attualità di un’idea

Walter Giuliano

ualcuno ha chiamato ecomuseo Creusot. la necessità di rappresentarle. il museo dedicato all’energia o È proprio George Henry Riviére a ela- Si afferma, con le esperienze di musei Qalla natura del luogo. Altri hanno, borare la versione definitiva del con- di comunità che nascono in America e sotto questo stesso nome, messo in- cetto di ecomuseo, verso il 1980, e An- in quelli tedeschi dedicati al lavoro, l’u- sieme su un depliant, i diversi nuclei dré Desvallées la traduce in una carta guaglianza di tutti i cittadini davanti al- museali esistenti su un’area. che tenta di sintetizzarne tutti i concet- la memoria, l’esigenza per i musei di Per alcuni l’ecomuseo è la ricostruzio- ti. mettersi al servizio del pubblico, la ne- ne storico-produttiva di una singola u- Il dibattito è aperto e prosegue tuttora. cessità di diventare attori nello svilup- nità aziendale; per altri l’insieme delle Nel 1986 Françoise Hubert si domanda po sociale. rappresentazioni dell’attività storica- se davvero l’ecomuseo sia l’elemento La politica degli ecomusei subisce una mente consolidatasi su un territorio co- innovativo capace di dare origine alla forte accelerazione all’inizio degli anni munale; per altri ancora l’ecomuseo forma più elaborata di museo del XX se- ottanta quando il ministro Jack Lang at- coinvolge più comuni o addirittura il ter- colo, oppure un concentrato di idee al- tiva una politica a sostegno delle ini- ritorio di un’intera provincia. la moda. ziative territoriali raddoppiando il bilan- Ci sono casi di scelte strettamente ter- Per Jean Claude Duclos l’importante è cio statale a ciò destinato. ritoriali, altre tematiche (l’acqua, una col- che l’interdisciplinarietà venga assunta Si mette in moto un quadro di interven- tura agraria, una produzione industria- come strumento di analisi e che lo sco- ti a supporto della cultura scientifica, le...) altre ancora in cui territorio, storia po del museo sia quello di trasmettere tecnica e industriale cui sono destinati e attività consentono di articolare i per- la conoscenza globale e qualitativa dei specifici capitoli del bilancio pubblico. corsi a seconda degli interessi propo- rapporti tra l’uomo e il suo ambiente di Tra loro uno specifico filone è destina- nendo, come in una schermata di CD vita. to proprio al settore sperimentale “E- Rom ipertestuale o di Internet, di svi- Dopo i primi ecomusei nati nei parchi comusei, cultura scientifica e industria- luppare diversi itinerari interattivi a se- naturali regionali, si sviluppano pro- le”. conda dei propri interessi. gressivamente gli ecomusei di secon- Il risultato non mancò di produrre ibridi D’altra parte che cos’è il territorio se non da generazione nei siti ex industriali e difficilmente catalogabili e musei che un enorme CD Rom fatto di miliardi di infine quelli di terza generazione, detti dimenticando le relazioni tra società e byte di memoria che ci raccontano la comunitari, nelle aree urbane e indu- territorio assunsero un carattere premi- sedimentazione del nostro passato e striali. nentemente tecnico e, in alternativa a dei nostri saperi? Il vento del Sessantotto si fa sentire an- quelli delle tradizioni popolari, dimenti- Di fronte a queste diverse interpreta- che nel dibattito culturale sul futuro del- chi dell’uomo. zioni se non un enorme CD Rom fatto le istituzioni museali. Contemporaneamente si svilupparono di miliardi di byte di memoria che ci rac- Si riscoprono l’identità territoriale, le cul- i cosiddetti “musées de societé”? contano la sedimentazione del nostro ture regionali, la cultura del mondo del A partire dalle realizzazioni sul campo passato e dei nostri saperi? lavoro, la memoria sociale, l’ecologia e di queste esperienze, favorite anche da Di fronte a queste diverse interpreta- programmi di sviluppo economico e cul- zioni dell’originario concetto, cosa di- turale delle regioni deboli, si è aperto il ranno i loro inventori? dibattito sulla definizione di ecomuseo, Probabilmente Hugues de Varine Bohan di nuovo patrimonio, di nuovo museo, e George Henry Riviére saranno co- di museo della società. munque soddisfatti del risultato di mo- Il dibattito inoltre si è esteso dal con- dernizzazione del concetto di museo cetto al progetto, sulla base della mes- del territorio da loro messo in moto con sa in comunicazione del materiale mu- l’ecomuseo. D’altra parte nessuno di lo- seale più o meno spettacolarizzato, più ro se la sentì di dare una dimensione al o meno attento al rigore scientifico. concetto di “comunità delimitata de- Emerge l’esigenza di un museo capa- mograficamente”. ce di rappresentare l’identità non lega- L’idea nacque nel 1996, unendo in ma- ta esclusivamente al territorio, ma an- trimonio una concezione e una visione che ai modi di vita, ai saperi di fare, al- globale della storia, maturata con la la cultura delle professioni. scuola francese di Bloch e degli “An- Di questi sviluppi sono testimonianza nales”, con l’attenzione crescente nei l’ecomuseo di Forumies-Trelon e più tar- confronti del territorio. di il museo delle miniere di ferro di Neuf- È a Lurs che Hugues de Varine, Serge chef che, a partire dall’autenticità dei Antoine, Jean Blanc, George Henry Ri- siti, sono allo stesso tempo musei in- viére inventano l’ecomuseo, puntata a- dustriali, della cultura tecnica, della so- vanzata ed evoluzione concettuale del cietà della comunità nel suo insieme, museo del territorio consolidatosi nella fatti di luoghi e di memorie. tradizione del nord ed est Europa. Gli ecomusei diventano così capaci di Le prime realizzazioni sono all’isola di dare rappresentazione complessiva Ouessant, alla Grande Lande, a Le all’evoluzione del territorio nella fase di La legge regionale del Piemonte Con la Legge Regionale 14 marzo 1995, n.31 “Istituzione di Ecomusei del Piemonte”, la Regione Piemonte, prima in Italia, ha messo a punto uno stru- mento innovativo diretto alla tutela e alla valorizzazione delle specificità del proprio territorio. Finalità prioritaria è la tutela e valorizza- zione della memoria storica, delle espressioni della cultura materiale, e del modo in cui le attività umane e l’insediamento tradizionale hanno caratterizzato la formazione e l’evolu- zione del paesaggio piemontese. Il raggiungimento di tali obiettivi preve- de un forte coinvolgimento delle popo- lazioni e di tutti quegli enti e associa- zioni che operano nel territorio, ognuno coinvolto secondo le proprie capacità e le proprie competenze. L’ecomuseo diventa così lo spazio funzionale dove, a livello locale, si realizzano tutela, gestione, e sviluppo del patrimonio cul- turale e materiale della collettività. Le linee guida L'Ecomuseo si caratterizza e si diffe- renzia dal museo tradizionale per esse- re un museo del tempo e dello spazio: del tempo perché non privilegia sezioni storiche particolari e definite, ma si rife- risce al passato come al presente, proiettandosi verso il futuro; dello spa- zio perché è il territorio nel suo insieme, con tutte le espressioni ed i segni del lavoro sedimentati nello spessore dei secoli, ad essere bene da conservare. L'Ecomuseo non si limita pertanto a valorizzare solo delle parti, ma estende la sua azione ad interi insiemi paesistici dove particolari fattori naturali e sociali passaggio tra epoca preindustriale ed hanno, nel tempo, plasmato e condizio- sico, morfologia, sintassi. nato il modo di vivere, l'economia, le era moderna. Altro elemento insopprimibile è quello tradizioni e la cultura delle comunità. rappresentato dalla titolarità dell’inizia- L’originario concetto, tra utopia e realtà, tiva che è e deve essere nelle mani del- Istituzione, ha dunque dato origine a modelli di- le comunità locali che decidono di rap- organizzazione e gestione versi, più o meno validi, ma ha genera- presentarsi e di specchiarsi in queste Gli ecomusei della Regione Piemonte to innanzi tutto un rinnovato interesse realizzazioni. Ma non è fatto per i visi- sono istituiti con deliberazione del alla considerazione per la cultura ma- tatori, è prima di tutto fatto per se stes- Consiglio Regionale previa valutazione teriale. si. dei progetti da parte di un apposito E proprio in Francia, dove è iniziato que- L’ecomuseo è in primo luogo il risulta- Comitato Scientifico composto da tre sto progetto, all’inizio degli anni novan- rappresentanti dell’Università degli to del lavoro della comunità che deci- ta è nata l’Associazione Musei, Uomini, de di realizzarlo, a partire dalla consa- Studi di Torino, tre rappresentanti del Società che dal 1992 si trasforma nella Politecnico di Torino e dall'Assessore pevolezza di aver conservato un patri- competente in materia di territorio. “Fédération des écomusées et des mu- monio meritevole di essere socializza- La complessità delle attività di un eco- sées de société” che conta ben 114 to. museo, le sue dimensioni, la moltepli- presenze, mentre il concetto ecomu- Che possa rappresentare anche un in- cità delle relazioni con le realtà istitu- seale ha contaminato i paesi del Nord teresse tipo turistico viene come natu- zionali, con i privati, l'esigenza di snel- America e dell’intera Europa. rale conseguenza. Ma non può essere lezza nella gestione, hanno portato ad L’obiettivo comune è quello di valoriz- l’elemento fondante, perché se così fos- individuare come possibili soggetti zare le diversità della nostra società ru- se rischierebbe di essere finzione, rap- gestori gli Enti delle Aree protette, le rale e metropolitana mettendone in evi- presentazione sradicata dall’essenza Province, le Comunità Montane, i denza le caratteristiche, le ricchezze e intima delle cose che vuole rappresen- Comuni, le Associazioni appositamente il loro divenire. costituite. Mediante accordi tra le parti tare, testimoniare e trasmettere alle fu- Tutto questo non solo attraverso testi- ture generazioni. Perderebbe, in que- sono quindi definiti i compiti dei sog- monianze, oggetti e segni “storici” o sto- getti interessati, pubblici e privati, non- sta lettura essenzialmente spettacola- ché le risorse materiali ed economiche ricizzati, ma anche in “presa diretta”, re, promozionale del territorio, la sua necessarie. entrando nelle officine, nei laboratori ar- funzione educativa come strumento di La Regione Piemonte svolge una fun- tigianali che trasmettono tecniche, tec- trasmissione dei valori su cui la comu- zione di coordinamento generale, intra- nologie, modi e saperi di fare. Così co- nità si fonda e che trae linfa dalle ge- prende campagne di informazione e di me lungo i sentieri nel paesaggio che nerazioni passate per proiettarsi nel fu- promozione, attività editoriali, partecipa rivela inaspettati punti di interesse e di turo, consapevole e orgogliosa della finanziariamente all’avvio e all’esecu- conoscenza a coloro che lo sanno leg- propria identità. zione dei progetti. Dall’aprile 1998 il gere. Per questo, l’ecomuseo è una rassegna settore Pianificazione Aree Protette E proprio l’ecomuseo diventa un effi- di segni e risorse che evocano l’evolu- della Regione ed il Comitato Scientifico cace strumento per l’esplorazione dei zione di una società e come tale si av- Ecomusei sono stati affiancati dal siti, che prepara a conoscere la gram- vale di un infinito numero di luoghi ca- Gruppo di lavoro Ecomusei, composto matica del paesaggio rivelandone les- da quattro ricercatori che studiano la paci di rappresentarla. realtà e l’evoluzione dell’ecomuseolo- gia italiana e straniera fornendo consu- lenze e appoggio ai nascenti Ecomusei regionali. piemonte ecomusei regionali La Regione Piemonte ha attivato con la L.R. ecomuseo 31/1995 risorse per la della Valsesia realizzazione e lo Ecomuseo del territorio e della cultura materiale contadina della sviluppo della rete Bassa Valsesia degli ecomusei. Con questa legge sono Ecomuseo del territorio stati finanziati progetti e della cultura Walser e realizzazioni per due ecomuseo miliardi nel 95/96, due del Basso Monferrato miliardi e mezzo nel Astigiano 97/98, quattro miliardi nel corso del ‘99 ecomuseo mentre sono previsti del Freidano altri tre miliardi nel ecomuseo 2000. dell’Alta Val Sangone

ecomuseo Colombano Romean

ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone

ecomuseo delle Terre d’Acqua

ecomuseo Terrazzamenti e della Vite ecomuseo di Cascina Moglioni

ecomuseo della Pastorizia ecomuseo della Segale Per saperne di più

• Walter Giuliano, Così il territorio entra nel museo, La Stampa, Tuttoscienze, 13 giugno 1984. • Walter Giuliano, P. Vaschetto, Gli Per svolgere questa missione ha più bi- concetto ecomuseale, si ripete in altri ecomusei francesi, in “Cronache sogno della partecipazione attiva della esempi europei e internazionali nei qua- economiche”, n. 1, pagg. 77-84, Torino comunità che di conservatori, anche se li al rigore di alcune iniziative si alter- 1984. un gruppo tecnico scientifico può or- nano rappresentazioni marcatamente • Walter Giuliano, Per una nuova ganizzare e indirizzarne meglio le po- folcloristiche che strizzano l’occhio al- concezione del museo: l’esperienza tenzialità, i progetti, i sogni. la finzione storica più o meno fedele. degli ecomusei, in “Museologia È così che l’ecomuseo si proietta sem- Da questa babele nasce, non da oggi, scientifica”, III (1-2), 1986, pagg. 9-15. pre più nella sua naturale dimensione la polemica tra esperienze tedesche, • Walter Giuliano, P. Vaschetto, di museo fuori dalle mura, di centro di inglesi o francesi. L’ecomuseo ultima frontiera della diffusione e di condivisione della cultu- Una confusione che, nell’impossibilità moderna museologia del territorio, in ra materiale e delle sue contaminazio- di stabilire oggi un marchio generale “Studi di museologia agraria”, a. 12, n. ni con le espressioni culturali classiche. per l’“ecomuseo”, può forse trovare u- 24, pagg. 25-35, Torino, dic. 1995. È così che diventa strumento di consa- na risposta nel marchio di garanzia di • Walter Giuliano, L’ecomuseo per il pevolezza e di coesione di identità ci possono farsi carico le istituzioni pub- sistema museale provinciale della rafforzate per mettersi in gioco e rap- bliche. Avvalendosi di autorevoli certi- cultura materiale, in A. Cerrato e C. portarsi senza subalternità alle sfide del- ficazioni scientifiche gli enti pubblici Roncheta (a cura di), “I luoghi del la globalizzazione che altrimenti rischia possono infatti marchiare le iniziative lavoro nel Pinerolese. Tra mulini e di divenire omogeneizzazione, stan- meritevoli di appartenere a circuiti dei fabbriche, centrali e miniere”, pagg. 17- dardizzazione, perdita di diversità, im- quali si garantisce la qualità il più pos- 25, CELID, Torino, 1996. poverimento collettivo. sibile in sintonia con l’idea originaria di • Walter Giuliano, Ecomuseo. Ricerche ecomuseo. e proposte per il Progetto Cultura Gli esempi realizzati, non seguono tut- ti rigorosamente queste premesse, che materiale, in Materiali preparatori per il pure sembrano aver mosso le intenzio- Le schede degli ecomusei convegno internazionale “La ni dei pionieri. costruzione di una rete di ecomusei, sono a cura del Gruppo Ecomusei E se alcune realizzazioni sembrano at- Regione Piemonte, Raffaella Bauda, esperienze europee e il progetto della tenersi scrupolosamente alla lettura o- Provincia di Torino”, Provincia di Torino, Cristina Boido, Donatella Murtas, riginaria, altri casi paiono aver ceduto, Matteo Sturani. Politecnico di Torino, Torino, 1998. in maniera più o meno marcata, a un • Walter Giuliano, L’ecomuseo della compromesso con le esigenze della Immagini di G.L. Boetti, A. Molino, C. Collina morenica, in Atti del Convegno spettacolarizzazione che incide non po- “La Collina morenica da Rivoli ad Servalli, P. Mussa e archivi Comunità co sulla attrattività e dunque può spo- Montane. Avigliana: progettiamo il suo futuro”, stare sostanzialmente i dati della fre- pagg. 40-44, Associazione per la quentazione e di conseguenza segna- Info: Settore Pianificazione salvaguardia della collina morenica, re l’economicità delle iniziative. Aree Protette, Regione Piemonte, Città di Rivoli, Rivoli, 1995. Ciò che accade in Francia, patria del tel. 011 4324670, fax 011 4324759. piemonte ecomusei regionali ecomuseo della segale

*** Istituito e in fase di realizzazione

Gestore Parco naturale Regionale delle Alpi Marittime Via Livio Bianco, 5 - Valdieri (CN) tel. 0171/97397 - fax 0171/97542

Comuni interessati Valdieri

Progetto L’ecomuseo si trova in un’area che vede al centro la frazione di Sant’Anna di Valdieri, del Comune di Valdieri (CN), ubicata all’interno del Parco naturale Regionale delle Alpi Marittime. Frazione ancora oggi abi- tata da circa 100 persone stabilmente residenti. Riferimento fondamentale del progetto è “Lou viol di tait”, ossia il sentiero che partendo da Sant’Anna di Valdieri col- lega le borgate di Tetti Bariau e Tetti Bartola, nuclei vallivi realizzati su ver- sante a quote superiori. Il percorso permette di conoscere l’ambiente e di leggere i segni operati dall’uomo per la propria sopravviven- za: abitazioni dai caratteristici tetti in paglia di segale, terrazzamenti, muri a secco, “bealere” per l’irrigazione dei campi. Il principale obiettivo è far prendere coscienza della peculiarità del vivere in montagna, della difficoltà che questo ambiente impone negli spostamenti, nelle attività produttive, nelle abitudini quotidiane. La partenza è situata in corrisponden- za dell’abitato di Sant’Anna di Valdieri (978 m s.l.m.), in un’area di accoglien- za recentemente realizzata dall'Ente Parco, dove il visitatore trova le infor- mazioni di carattere generale sull'eco- museo. piemonte ecomusei regionali

ecomuseo di cascina moglioni

*** Istituito e in attesa di realizzazione

Gestore Parco naturale Regionale Capanne di Marcarolo Via Spinola, 2 - Lerma (AL) tel. 0143/684048 - fax 0143/684777

Comuni interessati Bosio

Progetto Prevede la ricostruzione funzionale di un'unità poderale tipica del territorio di Capanne di Marcarolo, rappresen- tativa della civiltà del castagno che fino alla fine degli anni Sessanta ha caratterizzato la cultura e la fisionomia della regione. Ciò verrà realizzato attraverso il recu- pero di un gruppo di edifici rurali, per- tinenti alla cascina denominata Moglioni e mediante il ripristino, nei terreni annessi, di alcune delle attività produttive tradizionali con particolare attenzione alla coltivazione del casta- gno. Gli interventi infrastrutturali prevedono la valorizzazione degli elementi archi- tettonici in modo da rispettarne la stratificazione e quindi facilitando una lettura processuale dello sviluppo avuto dai fabbricati nel corso degli ultimi due secoli. Nelle aree circostanti, con particolare attenzione ad una fruizione didattica della cascina, verrà ripresa la regima- zione del bosco con la suddivisione del castagneto in tre fasce - selvatico, ceduo e domestico da frutto - con relativo percorso guidato che ne illu- stra le diverse valenze ecologiche; verrà infine ripristinato il pascolo arbo- rato con esemplari di specie da frutto per la conservazione dei cultivar locali ed un rovereto per la ricostruzione delle tecniche di “addomesticamento” degli alberi finalizzate all’ottenimento di assortimenti navali, ancora in uso a Marcarolo nel XVIII secolo. Uno dei fabbricati verrà destinato ad area espositiva dove il visitatore potrà trovare informazioni e commento didattico di base relativo ai percorsi. ecomuseo colombano romean

*** Istituito e in fase di realizzazione. Visitabile in alcune sue parti.

Gestore Parco naturale Regionale Gran Bosco di Salbertrand Via Monginevro, 7 - Salbertrand (TO) tel. 0122/854720 - fax 0122/854720

Comuni interessati Salbertrand

Progetto Il nome dell’ecomuseo è un omaggio a Colombano Romean, figura simbolo del lavoro del minatore e del cavatore in Alta Valle di Susa. Egli nel 1526, in completa solitudine, realizzò una gal- leria lunga 500 metri, a 2000 metri di quota, per portare le acque da un ver- sante vallivo a quelli opposti di Chiomonte e Cels. Il progetto partendo dal restauro e recupero di alcuni edifici funzionali, quali un mulino, un forno, una ghiac- ciaia, nonché ripristinando a scopo dimostrativo alcune attività produttive, intende documentare e valorizzare le attività lavorative tradizionali dell'Alta Valle di Susa. Fanno parte delle sezioni visitabili dell’Ecomuseo un mulino idraulico, ormai in gran parte restaurato, ed un forno tradizionale, accessibile durante il normale funzionamento, che permet- tono di documentare il ciclo completo del pane collegando i vari momenti di lavorazione dei cereali e illustrando i legami tra il mondo lavorativo e quello domestico. I programmi dell’Ente Parco per il prossimo futuro prevedono il comple- tamento della ristrutturazione dell’edi- ficio del mulino e la sistemazione delle aree esterne per servizi di accoglien- za dei visitatori. A breve sarà avviato anche il recupe- ro della ghiacciaia con vicina area attrezzata, a cui seguirà la realizzazio- ne di un percorso che illustrerà i lavori legati allo sfruttamento del bosco, alla produzione di carbone, di pietra da calce ed alla macerazione della cana- pa per la produzione di fibre tessili. A medio-lungo termine è previsto il recupero a fini didattico-educativi di una cava di pietra, di un cantiere per documentare le diverse attività fore- stali, di una “Fabbrica del merluzzo” (lavorazione stagionale che sfruttava le favorevoli condizioni climatiche invernali - clima freddo e secco - svi- luppatasi a seguito delle aperture del Traforo del Frejus nel 1872). piemonte ecomusei regionali

ecomuseo del basso monferrato astigiano

*** Istituito e in fase di realizzazione. Vi- sitabile in alcune sue parti.

Gestore Società Consortile Cooperativa Basso Monferrato Astigiano c/o Comune di Montechiaro d’Asti P.zza Stazione 9, 14025 - Montechiaro (AT) tel. 0141/999914

Comuni interessati Albugnano, Alfiano Natta, Antignano, A- ramengo, Baldichieri, Berzano S.Pietro, Buttigliera, Calliano, Camerano Casasco, Cantarana, Capriglio, Casorzo, Casta- gnole Monf.to, Castell’Alfero, Castellero, Castello d’Annone, Castelnuovo Don Bo- sco, Cellarengo, Celle Enomondo, Cer- reto, Chiusano, Cinaglio, Cisterna, Coc- conato, Colcavagno, Corsione, Contan- done, Cortanze, Cortazzone, Cossom- brato, Cunico, Dusino S.Michele, Ferre- re, Frinco, Grana, Grazzano Badoglio, Maretto, Monale, Moncalvo, Moncucco Torinese, Montafia, Montechiaro, Mon- temagno, Montiglio, Moransengo, Oda- lengo Piccolo, Passerano Marmorito, Pe- nango, Piea, Pino d’Asti, Piovà Massaia, Portacomaro, Refrancore, Roatto, Ro- bella, San Damiano, San Martino Alfieri, San Paolo Solbrito, Scandeluzza, Scur- zolengo, Settime, Soglio, Tigliole, Tonco, Tonengo, Valfenera, Viale, Viarigi, Villa- deati, Villafranca, Villanova, Villa San Se- condo.

Progetto L’area dell’ecomuseo interessa e coin- volge 72 Comuni posti a nord di Asti, di cui tre in provincia di Alessandria. Al fi- ne di garantire un’omogenea partecipa- zione da parte di tutti i soggetti coinvol- ti, le attività dell’ecomuseo sono state fi- no ad oggi principalmente improntate ad iniziative di informazione, di coordina- degli strumenti da falegname); di Capri- delle opere di Guglielmo Caccia detto il mento e di promozione. glio (il museo degli strumenti agricoli a Moncalvo); San Secondo Cortazzone (il Per raccontare le realtà locali dei 72 Co- motore); di Cisterna (il museo degli an- mistero dei capitelli zoomorfi); Sant’An- muni che formano l’ecomuseo è stata al- tichi mestieri) di Castello d’Annone (il par- drea (ciclo degli affreschi del Maestro di lestita una mostra itinerante realizzata co archeologico). Montiglio); Villafranca (argenti di Monsi- con 72 stendardi, sono stati pubblicati Il rapporto tra persone e territorio attra- gnor Migliavacca). 72 opuscoli illustrativi e sono state poste verso l’individuazione di valori simbolici Le attività di ricerca fino ad oggi intra- di fronte alle sedi di ogni singolo Muni- (ricchezza, potere, gloria, fede) viene do- prese hanno comportato un preliminare cipio delle steli informative. cumentato con le realizzazioni di Vez- censimento dei beni architettonici e la Il progetto, nelle sue linee generali, in- zolano (mostra sul romanico); Montiglio pubblicazione di una collana di “Qua- tende valorizzare e documentare il rap- (Castello e manifestazioni legate al sol- derni di Studio” in cui vengono ap- porto tra attività umane e territorio del stizio e alle meridiane); Cortanze (Ca- profonditi temi di particolare interesse ri- Basso Monferrato Astigiano secondo tre stello); Chiusano (Museo delle confra- feriti ai singoli Comuni. chiavi di lettura: “la sopravvivenza”; “il ternite). Parallelamente in tutto il territorio sono in simbolo”; “l’arte”. Infine il terzo livello, quello in cui si ana- corso di realizzazione percorsi escur- Nel primo caso, il tema della sopravvi- lizzano i risultati (e gli ambiti che li han- sionistici, ciclabili ed equestri con l’o- venza viene esplorato e documentato no prodotti) del rapporto persone-terri- biettivo di valorizzare e promuovere la con allestimenti previsti presso le sedi torio in termini puramente artistici viene fruizione turistica e culturale della regio- museografiche di Pino d’Asti (il museo affrontato nelle sedi di Moncalvo (Museo ne. ecomuseo del lago d’orta e mottarone

*** Istituito e in fase di realizzazione. Visitabile in alcune sue parti.

Gestore Associazione Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone P.zza Unità d’Italia, 2 - Pettenasco (NO) tel. 0323/89622 - fax 0323/888621

Comuni interessati Comuni del territorio Cusio-Mottarone.

Progetto Nasce attraverso l'unione ed il coordi- namento di una serie di piccoli musei preesistenti, dedicati ad aspetti parti- colari della vita tradizionale, produtti- va ed artistica locale. Il territorio dell’ecomuseo corrisponde ad un’area che, pur nelle diversità interne, presenta una certa omoge- neità per caratteri storici, geografici e culturali.

I temi attualmente sviluppati riguarda- no: • agricoltura e pastorizia (sezione etnografica del Museo di Quarna Sotto); • attività artigianali ed industriali: il lavoro degli ombrellai (Museo dell'Ombrello di Gignese); lavorazione del legno a Pettenasco e in Val Strona (Museo del legno di Pettenasco); pro- duzione di strumenti musicali a fiato (Museo di Quarna Sotto); • attività industriali attuali (origini e sviluppo): rubinetteria (Museo del rubinetto di San Maurizio d'Opaglio); casalinghi (Forum di Omegna); • ambienti naturali montani: selezione di specie alpine (Giardino Alpinia); attività agricole montane e osservazio- ne naturalistica (Alpe Selviana); • l'influenza dei luoghi sull'arte: arte sacra (Raccolta di Arte Sacra di Forno); arte contemporanea (Fondazione Calderara).

Nel prossimo futuro l'ecomuseo inten- de esplorare e sviluppare nuove aree di progetto concernenti: • il mestiere degli scalpellini (Museo dello scalpellino di Madonna del Sasso); • aspetti di carattere geologico, paleontologico, archeologico (Museo naturalistico di Sambughetto; mostra permanente e Museo di Ameno; mostra permanente e Museo di Gravellona Toce). piemonte ecomusei regionali ecomuseo dei terrazzamenti e della vite

*** Istituito ed in attesa di realizzazio- ne.

Soggetto proponente Comune di C.so Einaudi, 1 - Cortemilia (CN) tel. 0173/81027 - fax 0173/81154

Comune interessato Cortemilia (CN).

Progetto I terrazzamenti coltivati a vite costitui- scono uno degli aspetti paesaggistici di maggior rilievo nella fisionomia del territorio di Cortemilia e di tutta la ecomuseo Valle Bormida. Questo paesaggio è il risultato della secolare integrazione dell’alta tra attività umane e risorse naturali. Il progetto individua come prima area val sangone di intervento la regione Morera molto prossima all’abitato di Cortemilia e *** Istituito ed in fase di realizzazione pertanto più vicina alla memoria e all’identità degli abitanti. Gestore Quattro sono gli elementi che il pro- Comune di Coazze getto intende documentare, conserva- Via Matteotti, 4 - Coazze (TO) re e valorizzare: i terrazzamenti, la tel. 011/9340056 - fax 011/9340429 coltivazione della vite e le espressioni della cultura materiale ad essa colle- Comuni interessati gata, le architetture tradizionali. Coazze, Valgioie, Giaveno (TO) Centro dell’ecomuseo sarà una casci- na ristrutturata ed adibita a centro Progetto visita da cui partiranno percorsi Il progetto ecomuseale prevede mol- nell’area terrazzata e lungo la valle teplici iniziative finalizzate alla valoriz- Bormida. zazione del patrimonio culturale e L’ecomuseo si propone inoltre di materiale dell’Alta Val Sangone. organizzare corsi di formazione e I primi interventi in cantiere prevedo- momenti dimostrativi diretti soprattutto no: all’utilizzo della pietra a secco in area • l’acquisizione, ristrutturazione e la locale ma anche con scambi a livello gestione di siti abitativi tradizionali europeo. (localizzati nelle Borgate Tonda, Mattonera e Pian Jermo) come sedi differenti ma organicamente legate da un unico percorso storico-culturale; • il ripristino e la messa in sicurezza dei sentieri di media ed alta quota che identificano i percorsi storico-tradizio- nali che collegano i siti abitativi, i pascoli ed i terreni a coltura che rego- lavano la vegetazione montana; • la realizzazione di un sistema infor- mativo ed espositivo dove raccogliere le testimonianze più significative sui riti di vita quotidiana, i suoi ritmi, i lavori legati alla vita montana in Alta Val Sangone; • il consolidamento dell’attività di rac- colta delle testimonianze, e oggetti della cultura materiale, finalizzata alla catalogazione restauro e conservazio- ne; • allestimento di siti espositivi distri- buiti sul territorio dell’Ecomuseo, con oggetti, strumenti, pannelli illustrativi, documenti sonori e visivi. ecomuseo della valsesia (*) - ecomuseo del territorio e della cultura walser (**) - ecomuseo del territorio e della cultura materiale contadina della bassa valsesia *** Istituito in attesa di realizzazione.

Soggetto gestore Comunità Montana Valsesia C.so Roma, 35 - Varallo Sesia (VC) tel. 0163/51555 - fax 0163/52405

Comuni interessati (*) Alagna, Riva Valdobbia, Rima S. Giuseppe, Rimasco, Carcoforo, Fobello, Rimella (VC) (**) Valduggia, Borgosesia (VC) - Prato Sesia, Cavallirio, Boca, Grignasco (NO)

Contenuti La Valsesia è una realtà che si pre- senta come un sistema culturale ed ambientale complesso in cui possono essere individuati elementi e sottosi- stemi diversi. Data questa complessità, il progetto prevede due aree di intervento distin- te: • la prima, identificabile con l’alta Valsesia, segnata dalla storia e dalle espressioni della cultura Walser e da un'economia strettamente legata alla pastorizia • la seconda, identificabile con la bassa valle, ricca di alcune peculiari testimonianze del mondo contadino locale, i "taragn", nonché dai segni di numerose attività artigianali quali la falegnameria o la fusione del rame e del ferro per la produzione di utensili e attrezzi, sfociata nella produzione di campane tuttora attiva in Valduggia .

Il progetto di ecomuseo del territorio e della cultura Walser prevede in una prima fase la realizzazione di allesti- menti e percorsi che documentino i diversi momenti della vita pastorale della gente Walser - dalla vita frazio- nale, al “mezzo alpeggio”, all'“alpeg- gio alto”-. Gli altri aspetti della vita lavorativa ed i loro tradizionali ambiti di contorno verranno valorizzati con la realizza- zione di opportuni itinerari tematici che inquadrano i rapporti tra attività zio-temporale ininterrotto. Percorso umane e risorse naturali secondo diverse chiavi di lettura - itinerario che inizia nelle regioni collinari a tradi- "dell'acqua", "del pane", "del legno", zionale vocazione agricola caratteriz- "della pietra", "dei minerali"-. zate dalla presenza dei "taragn" (le caratteristiche case rurali dalla coper- L’ecomuseo del territorio e della cultu- tura in paglia di segale) dove è previ- ra materiale contadina della Bassa sto il ripristino di attività colturali tipi- Valsesia si propone invece di recupe- che, fino a scendere in valle dove esi- rare e valorizzare l'identità archeologi- stevano le falegnamerie, le cartiere e co/industriale e lavorativa storica del le fucine dove avveniva la fusione dei territorio, attraverso un percorso spa- metalli sfruttando i corsi d'acqua. piemonte ecomusei regionali

zia prevede la realizzazione di inter- ecomuseo venti di tipo strutturale, infrastrutturale della pastorizia e organizzativo con il coinvolgimento diretto degli allevatori attraverso i loro *** Istituito ed in fase di realizzazione. organismi associativi (Consorzio l’Escaroun e Cooperativa Lou Gestore Barmaset). Comunità Montana Valle Stura di Nelle sale di un fabbricato tradiziona- P.zza Renzo Spada, 19 - Demonte le, posto in località , ver- (CN) ranno allestite aree espositive dove 0171/955555 - fax 0171/955055 sarà documentato il lavoro del pastore durante l’arco dell’anno (nella stalla, Comuni interessati negli alpeggi). Nelle immediate vici- Pietraporzio, , Sambuco, nanze è prevista la creazione di un , Demonte (CN) Centro Arieti adibito all'allevamento Progetto dei maschi prescelti per la selezione Il progetto ha tra le sue finalità priori- della razza sambucana. Centro che ecomuseo tarie il rafforzamento della memoria diventerà luogo di ricerca e di speri- del freidano storica e dell’identità di coloro che mentazione. ancora risiedono e lavorano in alta E’ in programma la realizzazione di *** Istituito ed in attesa di realizzazio- Valle di Stura, nonché il sostegno cinque itinerari didattici, distribuiti ne dell’attività produttiva che da secoli nelle aree di maggior interesse della caratterizza questo territorio: l’alleva- Gestore mento di ovini di razza sambucana. valle, per la cui fruizione è previsto il Comune di Settimo Torinese Il progetto di ecomuseo della pastori- coinvolgimento diretto degli allevatori. tel. 011/8001040 - fax 011/8003315

Comuni interessati Settimo Torinese

Progetto L’ecomuseo del Freidano interessa un’area di pianura di circa 20 ettari, fortemente segnata dalla presenza dell’uomo e pone al centro della rilet- tura del territorio un segno storico importante quale il rio Freidano, un canale irriguo nato ad opera dei monaci nel sec. XV, che ha accompa- gnato e condizionato lo sviluppo urba- no e protoindustriale di Settimo, rive- stendo un ruolo di primaria importan- za nell’economia locale. Sulle sue sponde sono infatti sorti mulini, tornerie d’osso, peste da riso, carta, olio e canapa, centraline elettri- che, una conceria ed un fabbrica di esplosivi. Le acque del Freidano sono state inoltre utilizzate come fonte di pesca, per la piccola navigazione, per l'attività di lavanderia nonché sfruttate come forza motrice per l'esecuzione di diverse attività produttive. Quale polo dell'ecomuseo è stato scelto il complesso del Mulino Nuovo: primo esempio di azienda a conduzio- ne capitalistica a Settimo, costruito nel 1806. Nei locali del Mulino nuovo, la cui ristrutturazione è già in atto, troverà spazio la sede operativa dell’ecomu- seo nonché un Museo etnografico organizzato secondo cinque filoni di ricerca che meglio caratterizzano la realtà storica, economica e antropolo- gica del territorio: pesca, lavorazione della canapa, attività dei lavandai, lavorazione dell’osso, industria dei laterizi. ecomuseo della risicoltura nelle terre d’acqua

*** Istituito ed in attesa di realizzazio- ne orientamento visitatori-Centro didatti- per la risicoltura (Vercelli): materiali e co” nella Cascina del Castello di documentazione inerenti la sperimen- Gestore Albano Vercellese (nuova sede del tazione sul riso in Italia (lavorazioni Provincia di Vercelli Parco naturale delle Lame del Sesia) meccaniche, miglioramento genetico, Via S. Cristoforo, 3 - Vercelli a cui è connesso l’allestimento, nei studi sugli ecosistemi della risaia); tel. 0161/590282 - fax 0161/501571 locali delle stalle, della prima area • Cascina Venaria di Lignana (set del espositiva sulla civiltà risicola. film “Riso amaro”): l’immagine della Comuni interessati Gli altri poli espositivi previsti sono: risaia nelle arti; Comuni risicoli dell’area vercellese e • Stazione Idrometrica Sperimentale • Porto natante di Fontanetto Po: riat- delle Province limitrofe. di Santhià (affidato in gestione alle tivazione di una “pista da riso” e ripri- Associazioni Irrigue e alla Coutenza stino dell’approdo, con area turistica; Progetto canali Cavour): polo sui sistemi di • Naviletto della Mandria e Mulino L’ecomuseo si propone di studiare e canalizzazione e distribuzione delle della Boscherina (Associazione Ovest raccontare l’evoluzione del territorio acque, le diverse tecniche irrigue, Sesia): allestimento di un percorso di vercellese, dalla nascita della risicol- infrastrutturazione del territorio e visita naturalistico e di un eventuale tura ai giorni nostri, evidenziando in modifica del paesaggio rurale, costru- polo espositivo (nel mulino) sull’utiliz- particolare i momenti fondamentali zione ed utilizzo del Canale Cavour; zo dell’acqua come forza motrice per della sua storia. Il progetto si propone • Museo della sperimentazione risico- la protoindustrializzazione (connessa infatti di ricostruire ed analizzare i pro- la presso l’istituto Sperimentale per la al Naviglio di Ivrea, 1448) e sulla cessi di antropizzazione avvenuti nei Cerealicoltura-sezione specializzata valenza paesistica dei canali irrigui. secoli e le strutture agrarie che hanno caratterizzato e condizionato lo svilup- po e le modificazioni del paesaggio rurale dall’inizio della risicoltura (sec. XVI) fino alla seconda metà del sec. XVIII. Verrà realizzato un sistema di siti e percorsi di particolare rilevanza paesaggistica e documentaria che, alla luce della ricostruzione geostori- ca, coinvolgerà i luoghi della civiltà risicola nell’ambito di un unico proget- to complessivo. L’obiettivo è quello di dotare di uno strumento scientifico e culturale il costituendo “Distretto agro-industriale del riso”, in un ottica di promozione e riqualificazione della produzione risi- cola di tutta l’area. Gli interventi già in cantiere prevedo- no la realizzazione di un “Centro

ecomusei piemonte regionali eco museigli speciali LETTERATURA INFANTILE

Animaliin finti pagina

Ferdinando Albertazzi pensando che fosse scortese lo tenne lunga la propria ombra “dietro le spalle”. per sé. Anche il lupo stava per dire “Che Però, se è vero che tutti gli animali in pa- voce stridula da capra”, ma pensando gina nelle fiabe della grande tradizione appuccetto Rosso aveva gi- che il compagno si sarebbe offeso, pre- e nei racconti popolari sono nitidamen- rato in cerca di fiori, e quan- ferì tacere. (...) Avevano entrambi una fa- te “scolpiti” e dunque subito identifica- «C do n’ebbe raccolti tanti che me del diavolo. E contemporaneamen- bili, è altrettanto vero che il lupo e la ca- più non ne poteva portare, si ricordò del- te: “Che buona l’erba” disse la capra. pretta di Kimura rappresentano, oggi, u- la nonna e s’incamminò. Si meravigliò “Che buona la carne” disse il lupo. Ma il na eccezione. che la porta fosse spalancata ed en- fragore del tuono coprì quelle parole». Qualche decennio fa ci si è messa la di- trando nella stanza ebbe un’impressio- Sì, anche questo è un lupo, il lupo di In sneyana Bamby-band a portare sullo ne così strana che pensò:”Oh, Dio mio, una notte di temporale (Salani editore) schermo animali via via omogeneizzati, oggi, che paura: e di solito sto così vo- di Yuichi Kimura, deliziosa parabola con- dai comportamenti per copia conforme. lentieri con la nonna!”. Esclamò: “Buon temporanea sulle sfaccettate e a volte “Dotati” per lo più di uno stucchevole giorno! - ma non ebbe risposta. Allora ruvide valenze dell’amicizia. Anche qui quanto stravolgente buonismo ante-lit- s’avvicinò al letto e scostò le cortine: la il lupo e la capretta sono ben delineati, teram che, invece di esaltare o almeno nonna era coricata, con la cuffia abbas- nessun dubbio sulle loro identità. Non si rispettare le valenze specifiche degli a- sata sulla faccia e aveva un aspetto stra- possono confondere, per altri animali. nimali stessi, puntava sfacciatamente no. - Oh, nonna che occhi grossi! - Per Tra i due lupi corrono pagine pluriseco- sulla voglia di tenerezza dei bambini. E vederti meglio. - Oh, nonna che orecchie lari. Tuttavia, non si avverte, perché il lin- sul loro desiderio di stringere fra le brac- grosse! - Per sentirti meglio. - Oh non- guaggio e il ritmo classico di Kimura fan- cia «qualcosa di morbido, qualcosa di na, che grosse mani! - Per meglio affer- no della sua storia un sempreverde. Pro- coccoloso, qualcosa che ti faccia ad- rarti. - Ma nonna, che bocca spavento- prio come Cappuccetto Rosso “ci arri- dormentare con un sorriso traghettatore sa! - Per meglio divorarti -. E subito il lu- va” dal passato, mentre In una notte di sulle labbra» (Carlo Rambaldi). po balzò dal letto e ingoiò il povero Cap- temporale si dilata verso il passato, al- Oggi è difatti la hit-peluche-parade a det- puccetto Rosso» Sì, è proprio un lupo, il lupo di Cappuc- cetto Rosso, compreso nelle Fiabe di Ja- Disegni di Sonia cob e Wilhelm Grimm (Oscar Mondado- Ammirata; ri). Non c’è dubbio, dalla descrizione, in alto un fotogram- che possa trattarsi di un altro animale. ma tratto dal film Il «Ansimando e facendo “ha, ha, ha” qual- cuno entrò nella capanna. Chissà chi e- libro della giungla di ra. La capretta si nascose e drizzò le o- Walt Disney recchie. Tic, toc, tic, toc. Passi.. Qualcosa di duro batteva sul pavimen- to. Era rumore di zoccoli. Doveva esse- re sicuramente una capra. La capretta, sollevata, si rivolse al nuovo arrivato: “bel temporale, vero?”. “Come? Chi ha par- lato? Ha ha. Con questo buio, ha ha, non si vede un accidente (....) Ma per fortu- na ho trovato questo rifugio dopo es- sermi trascinato sotto il temporale”. Tirò un respiro di sollievo e appoggiò il ba- stone sul pavimento. Già: quell’ombra in- distinta, con il bastone, non era una ca- pra, ma un lupo. Per di più era un lupo con una bocca grossa così, che anda- va ghiotto di carne di capra. La capra non aveva ancora capito che il suo com- era una capra (...) La capretta, sentendo la risata del lupo, stava per di- re: “Che voce profonda da lupo”, ma Un gioco per i più piccini Elio Giacone

Giocatori - Quanti si vuole, divisi in squadre di cinque e con un conduttore.

Occorrente - Tanti cartoncini delle dimensioni di una carta da gioco quanti sono i giocatori moltiplicati per quattro. Matite e pennarelli colorati per tutti quanti.

Preparazione - Il conduttore sceglie una quindicina di animali, prendendoli da racconti conosciuti da tutti i giocatori, e ne scrive i nomi su metà dei cartoncini a sua disposizione. Ogni cartoncino deve contenere un solo nome, scritto in un angolo col pennarello blu. Lo stesso nome può, naturalmente, essere presente su due o più cartoncini. Fatto questo, ripete l’operazione sugli altri cartoncini, usando stavolta il pennarello rosso. I cartoncini vengono mescolati tutti insieme e distribuiti, a caso, ai giocatori, che devono disegnarci sopra gli animali corrispondenti. Se il nome è scritto in rosso, bisogna disegnare l’animale come compare nel racconto, mentre se è scritto in blu bisogna disegnarlo com’è nella realtà. Quando tutti hanno terminato i loro quattro disegni, il conduttore raccoglie i cartoncini e li tare le scelte di autori e illustratori per i primi lettori. Così zampettano, nei divide in due mazzi (blu e rossi), che mescola loro sfavillanti cartonati, animali finti, presi in prestito da allevamenti in bat- poi separatamente. Le squadre si schierano teria, che non sono nemmeno opache controfigure di quelli che scorraz- intorno al campo di gioco, il più lontano zano per il naturale habitat o che malinconicamente sonnecchiano nei re- possibile una dall’altra, e il conduttore posa cinti degli zoo. I brevi testi ci dicono che si tratta di conigli, di topolini o davanti a ognuna di loro dieci cartoncini rossi, magari di panda, animali che vanno appunto per la maggiore nel cesto- presi a caso e posati a terra a faccia in giù, in ne dei peluches. Ma quando si arriva ai “segni particolari” della loro car- modo che non sia possibile vedere gli animali ta d’identità, ritroviamo le caselle desolatamente vuote. Neppure due ri- che ci sono sopra. I cartoncini blu vengono ghe di etologia spicciola, insomma, per dire al bambino che una mucca sparsi per il campo (sempre voltati a faccia in non ha “una mano sotto la pancia” (nipotina di Giovanni Arpino) e che il giù) e il gioco può avere inizio. comportamento di un colibrì e quello si un serpente non sono intercam- biabili. - Al “Via!” il primo giocatore di ogni Regole “Voglio la mamma: si dispera il coniglietto protagonista di Banny, picco- squadra raccoglie uno dei propri cartoncini, lo mio (Emme), firmato da Anita Jeram. Ma, dai e dai, Banny si ritroverà lo legge, corre in mezzo al campo e lo al sicuro tra le zampe di mamma coniglia. E’ una storia ultrabuonistica in scambia con un cartoncino, scritto in blu, con sopra lo stesso animale. Fatto questo torna indietro, posa il cartoncino (voltato a faccia in su, in modo che il disegno sia ben visibile) tra gli altri e imita per dieci secondi l’animale che c’è sopra, mimandolo e facendone il verso. Quando ha finito, parte il secondo giocatore della squadra e così via, finché tutti e dieci i cartoncini rossi ricevuti dal conduttore non sono stati sostituiti con altri dieci blu, contenenti gli stessi animali. Durante il gioco, i giocatori devono osservare con attenzione le imitazioni fatte dagli avversari, perché è anche possibile, anziché correre in mezzo al campo, scambiare i propri cartoncini rossi con quelli blu degli altri, sempre che, naturalmente, abbiano sopra lo stesso animale. Anche questi cartoncini rossi, ricevuti dagli avversari, andranno poi scambiati con i cartoncini blu corrispondenti nel proseguimento del gioco. Chi arriva per sbaglio da una squadra avversaria che non ha l’animale che serve per lo scambio, resta fermo per dieci secondi prima di poter riprendere il gioco. Il conduttore può anche fermare per dieci secondi le squadre dei giocatori che non imitano abbastanza bene il loro animale.

Vince - La squadra che riesce per prima a sostituire tutti i suoi cartoncini rossi con altrettanti blu. cui, però, di conigliesco non ha davve- me vive” dei due animaletti. I quali non ti di Come il piccolo Elefante Rosa di- ro niente quel tenero batuffolo che tiene sono dei migratori, come il bimbo po- venne molto triste e poi tornò molto feli- il piccolo neolettore con il fiato sospeso. trebbe pensare: abitano, anzi, un intor- ce (arka) di Monika Weitze. Infatti sono Al bambino non viene fornita la minima no piuttosto circoscritto. Diventano dei presenze purtroppo pretestuose, gli o- indicazione sull’animale coniglio e non giramondo in trasposizione fantastica, dierni animali in pagina. Ci sia perciò ci sarebbe da meravigliarsi se poi il bim- tuttavia non si deve dimenticare che il consentito di riproporre la fondazione di bo prendesse un coniglio per un crice- Fantastico, in quanto genere letterario, un WWF letterario, che si adoperi per sal- to, per uno scoiattolo, per...... Perché racconta “fotografie” impercettibilmente vare dall’estinzione gli animali racconta- questa storia, ed è emblematica dell’an- rielaborate. Eppure è proprio la coltiva- dazzo corrente, non spende una sillaba ta abilità di interventi così millimetrici, a ti nelle storie “cartonate” per i più piccoli. per accennare a caratteristiche, abitu- produrre quegli scarti che immettono in dini e comportamento tipici del coniglio. dimensioni altre, al di fuori della quoti- Max Velthuijs fa di un topo e di un ra- dianità. · Ferdinando Albertazzi ha pubblicato con le nocchio due insonni vagabondi, che in Stessa delusione sfogliando il melenso edizioni del Capitello (1999) Il viaggio di car- Il Ranocchio giramondo (Mondadori) se A chi vuoi bene? (Aer) di Martin Waddell. ta (storie di animali per la seconda e terza e- ne vanno a zonzo su e giù per il map- Ci sono dei simpatici micetti, in questa lementare). Elio Giacone con Massimo Schia- pamondo e dintorni in una carambola di storia, che però non hanno niente di gat- vetta ha scritto per l’Editrice Elle Di Ci (Leu- incontri e situazioni divertenti. Ma se ne tesco. Non c’è insomma nemmeno un mann, Torino, 1995) Un gioco al giorno - 183 rimane zittomuto, il nostro Max, non si cenno alla loro “identità”, come peraltro giochi da fare in gruppo per bambini dagli 8 premura di tratteggiare il “chi è “ e il “co- succede con i coloratissimi proboscida- ai 14 anni.

43 BOTANICA Caterina Gromis di Trana fotografie Renzo Garda

icembre: è tempo di abeti ricoperti di addobbi, massa- scino segreto della spontaneità. Si chiama così perché i suoi crati alle radici perché si guardino dal sopravvivere al fiori bianchi dalle antere dorate sbocciano d’inverno da di- Dluccichìo della Notte Santa. E’ pure il momento d’oro del- cembre in poi, quasi a simboleggiare con i loro colori l’alba la “stella” di Natale, pianta di origine esotica le cui brattee a del solstizio invernale e l’oro del sole nuovo, il sole “bambi- raggiera, smaglianti di cure di serra, si colorano di rosso per no” destinato a crescere sull’orizzonte. E’ una Ranuncolacea adornare le case, i banchetti e le feste. E’ come se le piante della famiglia degli Ellebori: Helleborus niger. Anche lei ha del Natale dovessero pagare un prezzo che cresce in modo pagato il suo prezzo al Natale: è quasi scomparsa dall’Ap- proporzionale alla loro notorietà: gli abeti sono condannati pennino ligure, come da quello riminese, pistoiese, centrale quasi sempre a morte, e le stelle di Natale così belle, lussu- e campano, dove un tempo abbondava. I raccoglitori inver- reggianti e colorate sono in serio pericolo se finiscono nelle nali non hanno risparmiato la Pianura Padana dove è segna- mani di chi vuole il bello subito. Niente di più facile che ce- lata in una sola località presso Mantova. Resta l’asprezza del- dere alla tentazione della liberatoria pattumiera quando i bel- la montagna a farle da angelo custode: l’Helleborus niger letti del vivaio finiscono di fare effetto: la stella di Natale a Pa- ha la massima diffusione da noi sulle Alpi e sulle Prealpi, so- squa ha un aspetto pietoso. Solo il giardiniere affettuoso e pa- prattutto nei versanti soleggiati. Nel periodo dell’anno in cui ziente puo’ godere dell’attesa di momenti migliori: il prossimo la neve scende più in basso, quando si spera che sfiori di inverno non ci sarà più il rosso delle brattee ma una pianta poesia bianca anche la pianura bruna e triste, in contrasto sana, liberata dalla schiavitù della bellezza da passerella, con il riposo della vegetazione si aprono questi grandi e ina- sfoggerà un bel verde rigoglioso a festeggiare la rinascita del spettati fiori candidi, che se pure appaiono al mattino deva- Bambinello. stati dal gelo notturno, riprendono il loro splendore durante La “rosa” di Natale è altra cosa: come succede alle piccole le ore centrali della giornata. gemme più preziose, è meno di moda e conserva così il fa- I nostri ellebori spontanei sono tanti, senza contare gli ibridi la rosa di Natale aggiunta di verde nel candore perché i se- pali assumono la funzione clorofilliana. Diverse storielle raccontano di ellebori. U- na narra degli ellebori che crescevano spon- tanei sull’isola di Gallinara, proprietà dei Gal- li e ai tempi loro densamente abitata anche dai polli. I Galli umani invocarono gli dei af- finché li liberassero dal continuo chioccia- re dei galli volatili. Furono esauditi: gli dei disseminarono l’isola di ellebori che stermi- narono con il loro veleno i gallinacei golosi. La morale di questa leggenda, che incurio- sisce su quali “Galli” diedero il nome l’isola di Gallinara, è la notizia della tossicità degli ellebori che contengono, come tutte le Ra- nuncolacee, dei glucosidi velenosi. Un mito greco narra di Melampo, uomo dai neri piedi, che capiva il linguaggio degli a- nimali ed era capace di purificare i malati restituendo loro la salute. Mescolando l’el- leboro all’acqua della fonte dove erano so- lite bere guarì dalla follia le figlie di Preto, re di Tirinto. Da questa vicenda è nato un pro-

creati come varietà ornamentali. Sono piante eu- ropee la cui distribuzione si estende dalle regio- ni del Nord dell’Europa, attraverso i Balcani fino al Caucaso. Hanno un rizoma scuro (che nella rosa di Natale è la causa del nome “niger”) che tende a produrre un profondo apparato radica- le. La parte aerea distingue gli ellebori in due 3 gruppi: quelli che hanno foglie distribuite soltanto lungo il fusto (H. foetidus e H. lividus) e quelli ca- ratterizzati da foglie anche radicali (H. bocconei, H.viridis, H. odorosus e H. niger). Tra gli ellebo- ri il niger si individua facilmente perché è l’unico con i fiori candidi o a volte rosei verso la fine del- la fioritura, in primavera. I fiori meritano una at- tenzione in più, tattile oltre che visiva: bisogna sollevarli leggermente con le dita per vedere l’in- terno della corolla campanulata e china verso terra. Quelli che sembrano petali sono in realtà cinque sepali asimmetrici con l’interno punteg- giato di venature. Come le foglie, scure, forti, sempreverdi, anche i fiori sono robusti, e riman- gono inalterati per parecchie settimane, vittorio- sa sfida ai rigori dell’inverno, con una leggera

verbio: ”Ha bisogno dell’elleboro“ per indi- care un matto. E la morale anche questa vol- ta riguarda le sostanze velenose contenute nel rizoma: l’“elleborina” ha proprietà nar- cotiche che possono calmare le mattane, ma se si esagera nelle dosi si passa in men che non si dica dal vomito alla sonnolenza al collasso alla morte. E ancora si racconta dei Magi che se- guendo la cometa arrivarono a Betlemme per rendere gloria al Salvatore con i loro doni. Vicino alla grotta di Gesù Bambino c’e- ra una pastorella che vide l’oro abbaglian- te e le spezie profumate. Allora si disperò e pianse perché lei non aveva nulla da offri- re. Dalle sue lacrime nacquero i fiori bian- chi dalle antere dorate dell’elleboro che la pastorella potè donare al Bambin Gesù. Qui forse manca la morale botanica, ma c’è tut- to l’incanto della natura a Natale.

45 RNITOLOGIA la civettadelle foreste

Marco Giovo te il dimorfismo sessuale, con le fem- tecnico faunistico mine facilmente distinguibili dai maschi per la mole maggiore. elle prime notti primaverili, quan- La capogrosso ha una distribuzione o- do la natura comincia lentamen- loartica (Europa, Asia e America set- Nte a svegliarsi dopo il lungo in- tentrionale), sovrapponibile a quella del- verno, nel folto della foresta, ancora in le foreste boreali. gran parte ammantata dalla neve, po- In Europa la specie è presente in Scan- co dopo l’imbrunire o poco prima dinavia, in Russia, sui principali sistemi dell’alba, un suono funereo echeggia montuosi (Pirenei, Alpi, Balcani e Car- fra le fronde: semplici strofe, fatte di bre- pazi) ed in Europa centro-settentriona- vi suoni ripetuti in serie ed intervallati le; in Italia, vive esclusivamente sull’ar- da silenzi (hu-hu-hu-hu...). co alpino fra i 1000 ed i 2100 m. Le E’ il richiamo della civetta capogrosso maggiori densità sono registrate in Lom- (Aegolius funereus), piccolo rapace not- bardia, Trentino e Friuli Venezia Giulia. turno dalle abitudini silvane, a tradire la Nella nostra regione la distribuzione del- presenza di un maschio alla ricerca del- la specie è discontinua: l’alta Val di Su- sa e l’alta Val Chisone sembrano rap- la compagna o di una coppia acquar- presentare il maggior centro di diffu- tierata intenta in un duetto canoro. sione, con nuclei sparsi dalla Valle Stu- Questo è l’unico momento dell’anno in ra all’Ossola. La civetta capogrosso è cui l’animale è percepibile all’uomo, se strettamente sedentaria nell’areale ri- si trascurano le più rare e fortunate sco- produttivo, con possibili movimenti er- perte di nidi occupati da curiose e vi- ratici invernali verso quote più basse. vaci giovani civette, che guardano stu- La presenza della specie in Val Tron- pite l’osservatore con grandi e ipnotiz- cea (alta Val Chisone), seppur con un zanti occhioni dorati. esiguo numero di coppie, ha indotto, fin La civetta capogrosso è uno Strigide di dal 1987, il parco regionale ad iniziare modeste dimensioni, con una lunghez- una ricerca sulla biologia di questo sin- za di circa 24-26 cm, un’apertura alare golare rapace; la specie risulta infatti di 54-62 cm ed un peso medio di 120- poco conosciuta in Italia, se si eccet- 190 grammi. Si distingue dalla civetta tuano alcuni lavori condotti nella Fore- comune (Athene noctua) e dalla nana sta del Cansiglio (Alpi orientali). (Glaucidium passerinum) per le mag- La “capogrosso” abita foreste mature giori dimensioni, per la forma tondeg- di conifere, miste a latifoglie (in parti- giante e ampia del capo e per i dischi colare faggi e pioppi tremoli), esposte facciali più profondi e non appiattiti su- a NE e NW ed interrotte da pascoli e ra- gli occhi come nelle altre due specie. dure. La presenza di alberi di media Il piumaggio è brunastro tempestato da grandezza aumenta la possibilità di re- numerose macchie bianche arrotonda- perire cavità adatte alla nidificazione e te sul dorso e sulla parte superiore del- favorisce l’insediamento della specie. le ali mentre le parti inferiori del corpo Nota è infatti la sovrapposizione di ha- sono biancastre con screziature mar- bitat (e quindi di distribuzione) con il roni. La testa presenta il vertice marro- picchio nero (Drycopus martius), del ne scuro finemente picchiettato di bian- quale utilizza frequentemente per la ni- co, ma mai striato, i dischi facciali so- dificazione le cavità scavate nei grossi no bianco-grigi bordati di marrone scu- alberi. ro, il becco e gli occhi sono gialli e ri- In Val Troncea le caratteristiche dell’a- saltano sul resto del piumaggio, che ap- reale occupato sono peculiari: l’habitat pare nel complesso particolarmente ab- è costituito quasi esclusivamente da bo- bondante e folto, tanto da ricoprire an- schi di conifere (essenzialmente larice, che i tarsi sino agli artigli. con radi pini cembri e uncinati), il pic- Gli individui giovani sono distinguibili chio nero è assente come nidificante e dagli adulti per la livrea color cioccola- ci si trova al limite altitudinale di distri- to, priva di macchie sulla testa e sul dor- buzione della specie (1700-2100 m di so. quota). 1 I due sessi sono simili nel piumaggio, Il periodo riproduttivo inizia a primave- ma come in molti altri rapaci, è eviden- ra, ma varia a seconda della latitudine,

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1, 2, 4. Foto di B. Valenti. 3, 5. Foto di M. Campora. dell’abbondanza di cibo disponibile e La civetta vi si lancia contro con pochi e del grado di innevamento. vigorosi battiti d’ala, la testa all’indietro In Val Troncea le deposizioni avvengo- e le zampe protese in avanti. La vittima no a maggio e gli involi fra la fine giu- viene afferrata con gli artigli ed uccisa gno e l’inizio di luglio, con un notevole con una vigorosa beccata sulla testa. ritardo rispetto all’Europa centro-set- La caccia in assenza di luce è consen- tentrionale e all’arco alpino orientale i- tita grazie ad una capacità uditiva taliano (marzo, aprile). straordinaria: la civetta è infatti in gra- Il tutto ha inizio con la formazione delle do di localizzare un topo ad oltre 20 me- coppie, il cui legame dura solo un an- tri di distanza ed a percepirne i rumori no, e con una fase di parata e di cor- sino a 60 metri. teggiamento che perdura per circa un Un senso così fine è raggiunto anche mese. Successivamente la femmina de- grazie ad alcune particolarità anatomi- pone, nella cavità naturale o artificiale che dei gufi: le due aperture auricolari scelta come nido, da 2 ad 8 uova che del capo sono infatti asimmetriche e cova per 26-30 giorni. consentono di selezionare la direzione Oltre alle cavità scavate dal picchio ne- di provenienza del rumore e di localiz- ro, sono utilizzati per la deposizione an- dre esce dal nido per aiutare il maschio zarne perfettamente l’origine, le penne che vecchi nidi di picchi di minori di- nella caccia; da questo momento gli a- che circondano i dischi facciali sono e- mensioni (picchio verde, picchio rosso dulti non entrano più nel nido e si limi- rettili per facilitare ed amplificare la ri- maggiore, ecc.) o cavità naturali di mal- tano a porgere le prede ai piccoli cezione, la testa, infine, è in grado di ghe o fienili. dall’apertura. ruotare sino a 270° permettendo di per- Sfrutta con successo anche le casset- L’involo avviene a circa un mese dalla cepire suoni provenienti da qualsiasi di- te-nido; in Val Troncea, su oltre 30 cas- rezione. sette distribuite sul territorio, si hanno schiusa ed i giovani vengono nutriti dai Anche la vista è eccezionale: i grandi avuti, dal 1989 al 1997, ben 19 casi di genitori per ancora un altro mese prima occhi - il cui peso può raggiungere il occupazione. di divenire indipendenti. 15% dell’intera testa - posti sul lato fron- A schiusa avvenuta, la femmina si oc- La capogrosso ha abitudini decisa- tale del capo, consentono un’ampia vi- cupa dell’allevamento dei pulli al nido mente notturne e di giorno resta di nor- sione tridimensionale utile alla valuta- per 3-4 settimane. In questo periodo ab- ma appollaiata sui rami degli alberi, vi- zione delle distanze e la retina è parti- bandona raramente la nidiata ed è il cino al tronco, mentre di notte sosta vi- colarmente sensibile (si è verificato che maschio che provvede a procurare il ci- gile sui posatoi abituali, in attesa del un gufo può vedere distintamente con bo a tutta la famiglia. Solo verso la ter- passaggio delle prede, che caccia solo 1/50 della luce minima necessaria za settimana di età dei piccoli, la ma- all’agguato. all’occhio umano); in pratica, in notti o-

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9 scurissime, senza luna e nuvolose, il ra- riodo immediatamente successivo all’in- o misure forestali rivolte ad alterare la pace può apparire, nei suoi movimen- volo: in questa fase gli uccelli sono an- composizione e la struttura del bosco, ti, non più incerto di quanto apparirem- cora poco abili al volo ed alla caccia, possono però senz’altro influire sulla mo noi in un giorno dal cielo coperto. ed oltre ai predatori, essi devono spes- densità del rapace e contribuire talvol- L’individuazione della preda è possibi- so fare i conti anche con la fame ed il ta all’abbandono di intere porzioni di le persino durante il volo; il rumore pro- freddo procurati loro da pochi ma con- territorio vocato per la specie. dotto dal battito delle ali è infatti mini- tinuativi giorni di maltempo. Nel parco della Val Troncea, oltre allo mo, in quanto il vessillo delle penne de- L’uomo non costituisce per lei un peri- gli Strigiformi è particolarmente morbi- colo diretto, vista la scarsa contattabi- studio dell’occupazione delle cassette do per limitare al massimo l’attrito; il vo- lità della specie peraltro protetta dalla nido e all’analisi dell’alimentazione, o- lo silenzioso offre inoltre il vantaggio di normativa vigente; gli interventi antro- gni anno si procede anche all’inanella- sorprendere le prede, ignare del so- pici sull’habitat idoneo alla riproduzio- mento dei pulli negli ultimissimi giorni praggiungere del rapace. ne, quali disboscamenti su larga scala precedenti all’involo. La civetta ha una dieta molto varia e co- stituita principalmente da micromam- miferi e piccoli uccelli; più eccezionali sono le catture di chirotteri, anfibi ed in- setti. Nel parco regionale della Val Troncea la sua alimentazione è stata studiata at- traverso l’analisi delle borre rinvenute sul fondo delle cassette-nido durante le Per saperne di più periodiche operazioni di pulizia e ma- nutenzione. Si tratta di piccoli ammas- • M. Chiavetta, Gui- si di materiale non digerito e rigurgita- da ai Rapaci Nottur- to, quali ossa, penne, esoscheletro de- ni. Strigiformi d’Euro- gli insetti, rinvenibili solitamente nei me- pa, Nord-Africa e desimi luoghi (posatoi) o emesse dai ni- Medio Oriente. Zani- diacei nel nido dalla schiusa al mo- chelli, 1988. mento dell’involo. L’esame al micro- • S. Cramp, K. Sim- scopio di questi resti ha consentito di mons, The Birds of ricostruire il regime alimentare della spe- Western Paleartic. cie nell’area di studio. Vol IV. Oxford Uni- Su oltre 900 prede identificate, il mag- versity Press, 1985. gior sforzo di predazione è rivolto ver- • P. Geroudet, Les so piccoli Roditori quali il campagnolo rapaces diurnes et rossastro (Clethrionomys glareolus), il nocturnes d’Europe. toporagno comune (Sorex minutus), l’ar- Delachaux et Niestlé, vicola delle nevi (Chionomys nivalis), il 1965. topo selvatico (Apodemus sp.), il quer- • H. Mikkola, Owls of cino (Eliomys quercinus) ed il moscar- Europe. T & A D Poy- dino (Muscardinus avellanarius); fra gli ser, 1983. uccelli, i più comunemente catturati so- no i Fringillidi. Le dimensioni delle prede variano da quelle del toporagno nano (Sorex mi- nutus) e dello scricciolo (Troglodytes troglodytes), del peso di 5 e 8 grammi rispettivamente, a quelle della tordela (Turdus viscivorus), la cui massa (oltre 120 grammi) è quasi pari a quella del- la civetta; in un paio di occasioni sono state rinvenute nel nido persino penne di coturnice. Anche la capogrosso ha però i suoi ne- mici; quello ancestrale è senz’altro la martora (Martes martes), abile arram- picatrice, in grado di raggiungere e sor- prendere il rapace direttamente nel ni- do o sui posatoi. Fra gli altri possibili predatori, anche l’a- store, lo sparviere e la volpe rappre- sentano un pericolo per la civetta, con maggior incidenza sui soggetti giova- ni. I rischi maggiori si hanno infatti nel pe- 5

49 On aggression, il suo libro più controverso (a parte due Parchi, riserve e biotopi nel suoi scritti degli anni qua- Friuli Venezia Giulia ranta che l’hanno posto in A cura di Franco Musi “odore di nazismo”) perché questo volume edito annovera l’aggressività tra dall’Azienda dei parchi e gli istinti degli animali e delle Foreste Regionali della dell’uomo. Sono gli anni in Regione Autonoma Friuli- cui lo zoologo tende a tra- Venezia Giulia costituisce

ANNIVERSARI NOTIZIE sformarsi in filosofo e l’eto- non è soltanto un testo di Dieci anni fa logo in guru. Nel 1973 pub- divulgazione naturalistica blicherà Gli otto pecccati ma uno strumento prezioso moriva capitali della nostra civiltà. per la conoscenza di un Konrad Lorenz Dal 1961 al 1973 dirige patrimonio ambientale tra i l’Istituto Max-Planck di più ricchi del nostro paese e Seewiensen, e nel 1973 va in Konrad Lorenz nasce nel mio di Pesen, finchè il 24 per far crescere il sistema pensione tornando a stabi- delle aree protette, a dimo- 1903 in una famiglia agiata. maggio del 1944, viene cat- lirsi nella casa di Altenberg. Le sue prime esperienze, che turato dai russi e inviato in strazione che anche quelle E’ in quell’anno che gli viene regionali possono essere dovranno segnarlo per sem- prigionia ad Everan da cui assegnato, insieme con Niko pre, avvengono sulle rive del ritorna soltanto nel 1948. ben gestite e contribuire alla Tinbergen e Karl von conservazione. Danubio, allora incontami- L’anno dopo compare in Frisch, il premio Nobel per nato, che ospitava innume- tedesco L’anello di re Il libro di 254 pagine ricca- la fisiologia e la medicina. mente illustrato con nume- revoli specie di uccelli, tra Salomone, il cui titolo Nel 1981 viene fondato cui quelle oche selvatiche richiama il leggendario anel- rose cartine e disegni, può l’”Istituto Konrad Lorenz essere richiesto alla azienda con le quali doveva stabilire lo del re biblico, che infilato dell’Accademia austriaca un sodalizio destinato a al dito, gli permetteva di editrice. delle scienze”, che affianca la Tel. 0432 555490. durare per sempre. Nel 1922 comprendere il linguaggio “Società Konrad Lorenz per va a studiare alla Columbia degli animali. lo studio dell’ambiente e del University di New York. Nel Il libro viene tradotto in comportamento”. Codice delle aree protette. 1927 sposa Margarethe diverse lingue e da quel Nel 1988 pubblica la sua Edito da Giuffré, il Codice Gebhardt, amica d’infanzia, momento la sua fama travali- monografia sull’oca selvati- delle Aree Protette è stato che con la sua professione di ca i confini degli “addetti ai ca: una sorta di testamento realizzato dall’Istituto di ginecologa manderà avanti lavori”. Nel 1949 viene isti- spirituale ed una dichiara- studi giuridici del Cnr, la famiglia per molti anni tuita la “Fondazione per la zione d’amore per un ani- sotto la direzione del pro- mentre Lorenz, laureato ricerca comparata del com- male che ha segnato la sua fessor Sergio Marchisio, a disoccupato, osserva taccole portamento di Altenberg”, vita. Muore il 27 febbraio cura di Valentina Della e oche. mentre dal 1951 al 1957 diri- del 1989. Fina, Ornella Ferrajolo, Quando si laurea in zoolo- ge il Centro di ricerche Giuliano Salberini, gia, nel 1933 era già noto; sulla fisiologia del Gianfranco Tamburelli. infatti i partecipanti al comporta- Si tratta, tra l’altro, della Congresso della Società mento a prima raccolta sistematica tedesca di ornitologia del Bulden, in di leggi in tema che eviden- 1932, fanno visita al suo Westfalia. zia i passi in avanti fatti dal laboratorio privato ad Nel 1963 nostro Paese, negli ultimi Altenberg. pubblica sette anni a partire dalla Tra il 1927 ed il 1940 porta a legge quadro 394/91 . termine diverse ricerche che Ormai il dieci per cento gettano le basi dell’etologia della penisola è ‘protetta’, classica. Nel 1937 ospita ad recentemente sono stati isti- Altenberg Niko Tinbergen tuiti quindici parchi e, quel con il quale stringe un’ami- che è più significativo, si cizia destinata a durare tutta può a tutti gli effetti parlare la vita e con cui condividerà della realizzazione di un il Nobel per la medicina. vero e proprio sistema isti- Negli anni trenta, si occupa tuzionale dei parchi e delle dell’imprinting, con ben otto aree protette. memorie scientifiche. Il Codice è strutturato in Nel 1940 viene chiamato a quattro grandi capitoli - Konisberg, nella Prussia Trattati internazionali, orientale, ad occupare la Norme comunitarie, cattedra di filosofia che era Legislazione italiana, stata di Immanuel Kant. Provvedimenti istitutivi di Konrad rilesse la filosofia parchi nazionali - e accoglie kantiana apportandovi un le ultimissime norme elabo- originale contributo dovuto rate. Tra esse la legge sui alle sue conoscenze biologi- Nuovi interventi in campo che ed evoluzionistiche. ambientale, la 426/98. Dal 1941 lavora al manico-

59 Sentieri provati di Aldo Molino

La pista da fondo no o da Montezémolo de- viando per nei dell’Alta Valle Belbo pressi di Castelrosso, dove, sulla cima più alta della colli- difficile immaginare , a- na vi è un generatore eolico, vendo ancora negli oc- versione moderna dei mulini Èchi le terribili immagini a vento. Si scende ad attra- di Santo Stefano o di Canelli versare il Ponte Nuovo e po- sepolte nel fango dell’alluvio- co oltre si piega a sinistra. Un ne del novembre 94, che il chilometro e mezzo di stret- modesto ruscello che pigra- ta strada asfaltata conducono mente scorre tra i campi in- a San Giovanni (discrete pos- nevati disegnando arabeschi sibilità di parcheggio). Vo- di ghiaccio sia lo stesso Belbo lendo servirsi dell’autostrada, fautore di tanto disastro. Sia- bisogna uscire al casello di 1 mo nell’Alta Langa di Came- della Torino-Savona e rana nei pressi della riserva di qui seguendo le indicazio- naturale regionale delle Sor- ni (12 km) salire a Montezé- le divorano rapidamente la pine. Siamo infatti su di un genti, in questo solitario alti- molo paese da sempre in bi- neve e già a febbraio la pri- ampio altopiano appena in- piano quando le condizioni lico tra Appennini e Langa . mavera è alle porte. Nel pe- ciso dal Belbo che inizia solo meteorologiche e ambientali L’accesso alle piste è gratuito, riodo centrale dell’inverno qui la sua ripida discesa ver- sono favorevoli, sono traccia- i tracciati sono abbastanza va- però la neve generalmente ca- so valle, leggermente ondula- te e battute, dai volenterosi ri ed interessanti, discreta- de comunque abbondante: to circondato di boscose col- soci dello Sci Club Alta Valle mente battuti sia per il patti- precipitazioni di un metro in- line. sui cui sono sparse le an- Belbo, alcuni anelli di fondo. nato che per la tecnica classi- fatti non sono una rarità, i tiche cascine. Anche le sensa- La partenza delle piste è si- ca, nel complesso comunque giorni immediatamente suc- zioni sotto gli sci sono parti- tuata a San Giovanni nei facili e adatti alle famiglie e cessivi alle nevicate sono i mi- colari, si avvertono infatti di- pressi del Rifugio Pavoncel- principianti. Il limite mag- gliori per sciare in quanto la stintamente le ondulazioni la, struttura di proprietà del giore è dato dalla quota mo- neve a questa altezza si tra- dei solchi nei campi e bisogna Comune che ospita bar-ri- desta (600 m) e dalle condi- sforma molto rapidamente. fare attenzione alle stoppie del storante e i servizi del centro zioni climatiche che risento- L’anello principale si svilup- granoturco o ai cumuli delle (compresa la possibilità di no della vicinanza del mare e pa per circa 7 km, l’ambiente talpe che talvolta spuntano in noleggiare l’attrezzatura). non consentono una stagio- è insolito per il fondista pie- mezzo alla pista. I tempi co- Ci si arriva percorrendo la ne molto lunga. Quando è se- montese abituato altrimenti munque sono cambiati anche strada di crinale da Murazza- reno, i raggi impietosi del so- alle strette e ombrose valli al- in Alta Langa e l’incontro con gli improbabili struzzi che nel loro recinto guardano con i grandi occhi acquosi incurio- siti il colorato viavai degli sciatori ne è un evidente se- gno. Il percorso di base (che però può variare a seconda dell’in- nevamento) inizia alle spalle del rifugio, giunge nei pressi di un pilone votivo e prende a salire nella conca dove sono le Case Spagnuoli. Attraver- sato in alto il costolone sul quale sorge la chiesetta, si scende con un ampia curva per tornare nei pressi della «Pavoncella». Si continua quindi costeggiando per un tratto la strada per salire poi verso le Case Praidoni. Una nuova discesa riporta nei pressi della carrozzabile che questa volta si attraversa. Si 2 costeggia per un tratto il Bel- bo verso valle, poi lo si sca-

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1.L’ampio tracciato della pista di Camerana. 2. La valle Belbo. 3. Pilone votivo nei pressi di S. Giovanni. 4. Lungo il Belbo. 3 5. Il fiume gelato. (foto A. Molino) valca su di un ponte in ce- Montana.Le particolarità mento. Si percorre quindi morfologiche e il clima rela- tutta l’ampia piana sino al tivamente mite fanno di que- Ponte Nuovo (628 m) prima sto territorio un ambiente e- di iniziare il ritorno. Dopo il stremamente ricco di essenze transito, nei pressi del ponte botaniche. Molte delle pian- si effettuano un paio di di- te che vegetano su questo al- gressioni verso l’alto prima di tipiano, specialmente quelle continuare a fianco del tor- legate all’ambiente palustre rente sino a giungere sulla sono rare non solo nelle Lan- strada asfaltata che si dirama ghe ma anche nel territorio nei pressi del pilone. Si cam- nazionale. bia nuovamente direzione di Punto d’appoggio e centro lo- marcia per tornare al par- gistico della pista come detto cheggio di fronte al Rifugio. è il Rifugio Pavoncella. Il no- Nei dintorni sono possibili me richiama la presenza anche numerose passeggiate dell’uccello (Vanellus vanel- con gli sci o con le racchette lus) tipico dei luoghi umidi sia sui boscosi «bricchi» cir- che dall’inizio degli anni ‘80 costanti che lungo le carra- ha preso a nidificare in zona. recce che portano verso le Da questa primavera, il sim- sorgenti del Belbo. Si tratta di patico rifugio ha una nuova itinerari anche di ampio re- gestione: si tratta di due gio- spiro agibili, purtroppo solo vani di Saliceto, alla loro pri- ma esperienza lavorativa in per pochi giorni nel corso questo campo. Il ristorante dell’inverno: le condizioni che è aperto tutti i giorni ec- della neve quasi sempre cro- cetto il martedì, offre una pia- stosa o bagnata sconsigliano cevole cucina casalinga con infatti di avventurarsi fuori possibilità di personalizzare, pista Se non c’è neve si può concordandolo, il menù. Al ripiegare comunque sulla pia- piano superiore sono state at- cevole passeggiata costituita trezzate alcune camere con dal Sentiero Natura che si svi- letti a castello che consento- luppa per circa 1 Km in sini- no così di pernottare in loco. stra Belbo. Il sentiero è se- Per prenotare (opportuno), o gnalato con frecce direziona- per avere informazioni li in legno ai bivi principali e sull’innevamento (indispen- da pali numerati in corri- sabile per non rischiare di fa- spondenza delle emergenze re un viaggio a vuoto) il te- naturalistiche: a ciascun palo lefono è 0174/906414. corrisponde la spiegazione ri- portata sull’apposito opusco- lo edito dalla Comunità 5

61 Conservazione in agricoltura La diffusione delle col- tivazioni intensive ha Dal mondo determinato profonde della ricerca modificazioni nel pae- saggio agricolo. La spe- A cura di cializzazione colturale Sandro Bertolino e l’eliminazione d’ogni biologo elemento di variabilità ambientale hanno por- La gestione del capriolo tato a una progressiva Il capriolo può essere considerato una specie di “suc- banalizzazione del ter- cesso”, avendo mostrato negli ultimi anni un incre- ritorio. Le aree natura- mento notevole, sia come areale occupato e sia come li sopravvissute a tale consistenza delle popolazioni. Capacità d’adattamen- processo, oltre a essere to e buon tasso riproduttivo, sono alcuni dei fattori spesso di piccole di- che hanno favorito quest’espansione. La gestione del- mensioni, si trovano la specie non è però agevole, soprattutto a causa del- frequentemente isolate la difficoltà di censimento e, quindi, della carenza di tra loro. All’impoveri- dati certi sugli effettivi e le densità raggiunte. mento generale degli e- In Francia si è costituito da alcuni anni il Gruppo Ca- cosistemi si sommano priolo, il quale riunisce i rappresentanti di diversi or- quindi gli effetti della ganismi impegnati nella gestione e nella ricerca fau- loro frammentazione. nistica. Il Bulletin de l’ONC ha recentemente pubbli- Negli ultimi decenni le cato gli Atti della loro ultima riunione. Il volume con- monocolture cerealicole hanno occupato i terreni più fertili e facili da tiene una ventina d’articoli, utili a comprendere le mo- coltivare. Come conseguenza, si è verificata la scomparsa di molti ha- dalità di gestione della specie oltralpe. bitat naturali e il degrado di altri. Jennersten e colleghi hanno sinte- Le difficoltà inerenti la stima della consistenza delle tizzato i risultati di cinque studi in cui gli effetti della moderna agri- popolazioni di capriolo sono state superate, o meglio coltura sulle popolazioni di piante e animali sono presi in considera- aggirate, proponendo un metodo di valutazione ba- zione, vediamone alcuni. sato sul rilevamento d’alcuni indici che riflettono le I Carabidi, insetti terricoli, sono risultati presenti con molti individui relazioni tra la popolazione e l’ambiente. Quelli più di poche specie nei campi arati, mentre lungo i margini tra campi e usati sono: l’indice chilometrico d’abbondanza (nu- boschi e in piccole isole forestali erano presenti molte specie. I mar- mero d’animali per chilometro percorso a piedi), la gini dei campi, le siepi e i boschetti hanno, quindi, un ruolo impor- massa corporale dei giovani dell’anno (più sensibili tante per la conservazione dei Carabidi, sono però vulnerabili agli ef- degli adulti alle modifiche ambientali) e l’indice di fetti delle moderne pratiche agricole, in particolare l’uso di pesticidi. pressione floristica (pressione esercitata dai caprioli Questi, portati dal vento, possono agire anche fuori dai campi, com- sulla vegetazione forestale). Tali indicatori rendono promettendo la sopravvivenza di specie non dannose all’agricoltura. conto di una tendenza, senza fornire un numero as- Considerando gli Uccelli presenti in residui forestali di pochi ettari, soluto ricavabile solo da un censimento effettivamen- si è visto che, a parità di superficie complessiva, aree boscate di pic- te esaustivo, risultato alquanto improbabile nel caso cole dimensioni ospitano in proporzione più specie di aree grandi, del capriolo. L’indicazione seguita è quella di pro- poche delle quali sono però tipicamente forestali. Inoltre, le densità grammare la gestione, in questo caso venatoria, sul sono in genere basse. La competizione interspecifica può impedire la medio termine: i piani di prelievo sono stabiliti per tre presenza di più coppie della stessa specie, mentre due paia di specie anni, verificando i risultati al termine del triennio in differenti con esigenze diverse possono coesistere. D’altro canto nel- base all’andamento mostrato dalla popolazione. Gli le aree piccole aumenta la predazione sui nidi. La predazione avviene articoli riportati negli Atti illustrano le metodologie maggiormente nelle parti esterne dei boschi e piccole aree hanno in descritte e propongono alcune applicazioni pratiche, proporzione un perimetro maggiore. In boschi d’estensione ridotta basate sull’e- vi saranno poi pochi siti ottimali per la nidificazione e gli animali do- sperienza ma- vranno sfruttare anche quelli meno idonei. In definitiva, residui fo- turata in alcu- restali di pochi ettari possono ospitare anche molte specie, quelle più ni Diparti- generaliste, ma con pochi individui. Le specie più tipicamente fore- menti. stali avranno invece bisogno di boschi più estesi. Per tutelare una spe- cie occorrono popolazioni vitali e in grado di mantenersi nel tempo: AA.VV., 1999. bisogna quindi tutelare le aree forestali più estese e connettere tra lo- Suivi des popu- ro quelle piccole e isolate. lations de Che- vreuils. Actes Jennersten O., Loman J., Moller A.P., Robertson J., Widén B., 1997. du Colloque Conservation biology in agricultural habitat island. Ecological Bulle- de Groupe tins, 46: 72-87. Chevreuil. Bulletin Men- Nuovo parco in Lazio suel de L’Offi- Ad ottobre la Regione Lazio ha istituito un nuovo importante parco ce National de naturale, quello di Bracciano-Martignano. Esteso per circa 16.000 et- la Chasse, n. teri sul territorio di due province, Roma e Viterbo, comprende gli o- 244. monimi bacini lacustri di origine vulcanica nonché la singolare Cal- dara di Manziana (già «monumento naturale»). Bloccati così gli in- genti appetiti speculatori sull’area (a ridosso della capitale), ma le ac- cese polemiche soprattutto con gli agricoltori non lasciano presagire all’area protetta un avvio tranquillo. 62 a coloriintegratoda salvandocos nuovi spazienuovestrutture ambientalista edilComunediAsti,vengonoviaresiagibili http://provincia.asti.it allavoce Regionale delWWF.Info:WWFPiemonte011.4731746.internet: ne]. Perrichiederlosipu ti afrontediuncontributospese£.15000[+spedizio- Il CDsar mammiferi, uccelli,rettili,an presentate leschededeiprincipalialberi,arbusti,fiori,funghi, da presentareilpercorso,divisoin4tappe.Perognitappasono il parcodellavilla.RealizzatodalWWFdiAstisiarticolainmodo stato realizzatounCDcheillustrailpercorsodidatticoattraverso fi lastiche realizzatenelcorsodegliultimianni.Oragrazieaun vatica dellaLipumentresonoormaiottomilalevisiteguidatesco- Recentemente tese. Daalcunianni,grazieadunconvenzionetral ri La Villachesitrovainmezzoadunosplendidoparcodiottoetta- Ipertesto sulboscodiVillaPaolina. nanziamento dellaRegionePiemonte,dopodueannidilavoro è dal1986CentrodiEducazioneambientaledelWWFpiemon- ean,L 32.000), veragno, L. les Campana(Ed.Blu,Pe- Roya, Tin Stura nelversanteitaliano; valli Vermenagna,Gessoe Gli itinerariinteressanole le Alpimoltofrequentato. rampicate inunsettoredel- pleta ladescrizionediar- Alpi Marittime, In cima-90normalinelle Il secondovolumedellibro In Cima langelo Bruno Marittime eMercantour. dei ParchinaturaliAlpi corsi sisnodanoall quello franceseemoltiper- à cedutoallescuoleeatutticolorochenesonointeressa- Osservare ilcielo Nuvole inclasse ler silenziosamente dannoattoaquel climachepoimodel- Sempreeovunquelenubiciaccompagnano ralistica. tosi con successonel1998-99 graziealla partecipazione lanciato insieme allaSociet Centro ServiziDidattici dellaProvinciadiTorino hari- questo motivo,ancheperl ta adiffondersineiprogrammi formativi tradizionali.Per assume importanzasempremaggiore, chetuttaviasten- Ilruolodellameteorologianellescienzeecologiche venti. niziativa à ilterritorioefavorir è statoinsediatoilCentrorecuperodellafaunasel- é e V « e Nuvole inclasse fi Jean Char- lmati ecantidegliuccelli. di é ’ sube in interno Miche- ò scrivereotelefonareallaDelegazione com- è unbuonapproccioallaculturanatu- fi bi euccelli,condisegnifotogra “ associazioni &volontariato à » gliunioaltriorganismivi- à Ilprogettodidattico, gi . ’ Meteorologica Subalpina l anno scolastico1999-2000il no Marcarini livi, Laviadellaneve, Cercando Minervafragliu- Nel paesedellerocceverdi, La viadellaneve fra gliulivi Cercando Minerva delle rocceverdi Nel paese ri diA Nella collana una per lanaturaenostalgiadi matici acavallotraamore titoli dialcuniviaggite- no, L.15.000). (Leonardo Periodici,Mila- treno eapiedisulleRiviere guria -dieciescursioniin ì gliedi “ modernit MICOTRENO fi ci daldegrado. ’ “ presenta associazione Gli itinera- à” ” antica. , à ” Alba- svol- . sono Li- ’ fi i- e è Info: SMS Torino,tel.011 797620, diale dellameteorologia del23marzo2000. merose scuoleeuropee inoccasionedellagiornata mon- teorological Society (UK),alqualeparteciperanno nu- gramma una selezioneconpremio.L mestre invernale,allestendoun poster ranno difotografareeclassi di alcunighiacciaidelMonteBianco, iragazzisioccupe- scursioni sulterritoriotralequali unavisitaallafronnte alle lezioniinclassedapartediespertidelsettore,eade- che quest di oltre500studentiscuolemediesuperiori,vedean- carini itinerari diAmicotreno na tra amoreperlanaturaenostalgiadiu- titoli dialcuniviaggitematiciacavallo nerva fragliulivi,laviadellaneve, Nel paesedellerocceverdi,cercandoMi- in trenoeapiedisulleRiviere Liguria: Dieciescursioni oProii iao .15.000). do Periodici,Milano,L. in trenoeapiedisulleRiviere dall Il volumescrittodaFrancoPicco,edito La presenta laprimamonogra vincia. Editoin1000copie,ilvolumerap- nato dallacollaborazionetraWWFePro- Il volumepu berta Bruschini. dall sto, tuttirealizzati bianco eneronelte- tre 100disegniin caratteristiche eol- pi a coloridellespecie oltre 100fotogra corredano l priet usi edeventualipro- cale, localizzazione, liano eindialettolo- mi popolariinita- nomi scienti ben 685specie,con stell presa neicomunidiAsti,Cossombrato,Ca- ne un oltre 200pagineeprendeinconsiderazio- sua correttafruizione.Ilvolumeconstadi la natura,attraversosuaconoscenzae ro messaggiovoltoallaconservazionedel- erbario; tuttal servazione diesemplariecostruzioneun nomia, Flora,Vegetazione,raccoltaecon- tivo, suargomenticomeBotanica,Tasso- scienti boschiva delMonferratoeuniscealrigore Asti tel.0141.43305 della provinciadi sorato dell re richiestoall ù « fl interessantie ’ ’ ’ modernit Amministrazione ProvincialediAsti autore edaRo- ora diValmanera Alfero eChiusano.Vengonoelencate à ’ medicinali; presenta fi area dicirca40kmquadrati,com- CloudWatchEurope ’ anno coinvoltiunaquindicinadiistituti.oltre co, unbenriuscitoscopodivulga- ’ Ecologia fi ò ’ ’ à» ci, no- ’ Asses- opera opera esse- atc.Nellacollana antica. « Liguria: Dieciescursioni fi e è permeatadaunchia- » fi , coordinato dallaRoyalMe- ’ fi Albano Mar- attivit care lenubiduranteilse- a suunazona » (Leonar- [email protected]. à

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« di Escursioni: Le paesaggiele I Oreste eRo- à , schede ’ un fa- fi LIBRI che Tre siti Natura 2000 al Monte Avic Il parco regionale valdostano com- E’ arrivato prende tre siti di interesse comuni- un luì forestiero tario (SIC): gli ambienti ofiolitici di alta quota, le torbiere e le foreste di Il 16 ottobre nel cielo del Roero volava un Luì fore- conifere e latifoglie. Natura 2000 è stiero. Ha interrotto il suo volo da chissà dove per la rete ecologica della comunità che chissà dove ed è finito nelle reti di un centro di ina- si propone di garantire le conserva- nellamento: l’osservatorio ornitologico della cascina zione degli habitat e delle specie Serralunga ai Baroli di Baldissero d’Alba. Ha permesso di interesse europeo (direttive che tutti i dati che lo riguardavano venissero raccol- dell’U.E. 79/409 e 92/43). ti, con un comportamento mansueto e docile alla ma- Il programma “Life Natura” infine nipolazione, non scontato per un luì. Il luì bianco di è lo strumento finanziario europeo solito grida e schiamazza, fa il pazzo senza tregua, e il per la tutela dell’ambiente. Per que- luì piccolo, che passa spesso per quelle bande, ha com- sti motivi il parco regionale del portamenti che cambiano da un individuo all’altro: Monte Avic ha realizzato una serie anche negli uccelli si parla di differenze di carattere. di interventi (ricerche, ripristino di Il luì forestiero (Philloscopus inornatus) è un uccello sentieri, ripristini ambientali, razio- nalizzazione del pascolo in presenza di ambienti vulnerabili) sul pro- di raro passaggio. In Piemonte è stato catturato due prio territorio. Naturalmente il progetto prevedeva la realizzazione di volte prima di questa: a Caselle nel 1957 (era della sot- strumenti informativi e didattici: sono stati prodotti tre agili ma tospecie Philloscopus inornatus humei oggi considera- completi pieghevoli per la visita di queste zone particolarmente signi- ta specie a sé Philloscopus humei) e sul torrente Scri- ficative, belle e delicate del parco. I tre opuscoli possono essere via a Villalvernia il 24 ottobre 1996, un individuo che richiesti al parco regionale valdostano Loc. Fabbrica- 11020 non è stato inanellato ma solo fotografato. Champdepraz (Valle d’Aosta) tel. 0125 960643 Del luì preso ai Baroli sono stati annotati con cura tutti i dati per l’ lNFS (Istituto Nazionale Fauna Sel- Un carabide relitto al ‘Verneto di Rocchetta Tanaro’ vatica), riferiti alla lunghezza dell’ala (54 mm), al gras- Tra i gioielli naturalistici del Piemonte un posto di rilievo merita so sottocutaneo (valore 1, fa pensare che aveva quasi senza dubbio il ‘Verneto di Rocchetta Tanaro’, un alneto relitto della esaurito le sue scorte di carburante per proseguire il superficie di circa 10 ettari la cui parte più nobile è stata acquisita dal viaggio), al muscolo pettorale (valore 3, vuol dire che era forte, in ottime condizioni di salute), al sesso (ses- WWF ed eretta a oasi protetta nel dicembre 1996. Le ricerche scienti- so 0, nella scheda indica che non si distingue a oc- fiche promosse dall’Ente Parchi Astigiani, stanno fornendo i primi chio), alla lunghezza del becco (piccolissimo di 11 m), interessanti risultati. alla lunghezza della coda (38,5 mm), alla lunghezza In particolare lo studio dei Coleotteri Carabidi, a cura di Gianni della terza remigante (39, 5 mm). L’età è stata deci- Allegro dell’Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura di Casale sa di valore 2: ossia non si sa, non ci sono molti ri- M.to, sta mettendo in luce una interessante fauna igrofila ricca di scontri per fare paragoni, dal colore dell’iride sem- specie ormai rare sul territorio italiano. Il reperto di maggiore inte- brava un giovane dell’anno. Il peso era di 6,3 gram- resse biogeografico è quello di Dyschiriodes importunus, un picco- mi, poco meno di un pacchetto di cerini. Qualche no- lo Carabide lungo 3,5 mm diffuso essenzialmente lungo le coste della ta sulla formula alare, sullo stato del piumaggio e sul Penisola, ma che è noto anche di alcune rare stazioni dell’interno, suo colore e poi con un fiammante anello numero tutte caratterizzate dall’essere state un tempo (oltre 2 milioni di anni Vx 7456, il luì più piccolo del luì piccolo è stato ri- fa, nel periodo pliocenico) lambite dal mare, quando questo occupa- messo in libertà, lasciando memoria di sé in qualche va il golfo padano. Si tratterebbe pertanto di un elemento relitto. fotografia ufficiale. Aveva alcune delizie di bellezza nel (Giorgio Baldizzone) piumaggio: una piccola riga chiara al centro del ver- Finis Terrae tice, l’apice delle remiganti bianco e una banda chia- Il programma ra sulle ali, che ha fatto dire a prima vista: “Un luì ra- Al museo nazionale della montagna dal 17 dicembre al 2 aprile dell’anno prossimo invernale ro!”. del CAI Torino (Mimmo Ferro) una manifestazione dedicata a Alberto Maria De Agostini e Walter Bonatti nelle Le gite di solitudini australi. gennaio e L’iniziativa, che ha visto la collaborazione febbraio del Cai di numerosi enti, si propone la riscoperta, Torino saranno: con la guida di Walter Bonatti dell’opera 16 gennaio di padre De Agostini, salesiano di origine Saint Francois biellese, ultimo grande esploratore della Longchamp Terra del Fuoco e della Patagonia. 30 gennaio: Due mostre condurranno alla scoperta La Toussuire dell’estremo Sud americano. “Ai limiti del 13 febbraio: mondo, Alberto Maria De Agostini in La Thuile Patagonia e Terra del Fuoco”, con imma- 27 febbraio gini in bianco e nero realizzate tra il 1910 Serre Chevalier ed il 1956. Le “solitudini australi, Walter Per ulteriori Bonatti” sono invece immagini a colori informazioni e del noto viaggiatore contemporaneo. per i programmi Completano l’iniziativa due filmati “Finis dei mesi succes- Terrae, la libertà di esplorare” e “Scelte di sivi: Lodovico vita”. Marchisio Info: ufficio stampa museo 011.6604104 011.7802205, 0338 6883557 64 ) vvisi 1999 ai@ naviganti Rita Rutigliano Proseguendo il nostro viaggio fra i musei naturalistici, vi segnalo che anche il e-mail: [email protected] museo zoologico più antico del mondo, la «Specola» di Firenze, ha aperto u- na finestra sulla rete. All’”url” http://www.unifi.it/unifi/msn/main_ita.htm è in funzione “SpecolaLive”, un servizio che trasmesse in diretta sul web le iniziati- ve speciali.Anche il “nostro” museo di Carmagnola ha un sito di nuova realiz- zazione, all’indirizzo: http://www.comune.carmagnola.to.it/museo-st/in- dex1.htm. A proposito di zoologia, in Internet c’è qualcosa pure sul romano Museo di A- natomia comparata, per chi vuol saperne di più sulla disciplina naturalistica che indaga le ragioni della forma degli animali e della loro organizzazione struttu- rale. Gli interessati vadano all’http://mclink.it/n/tevere/musei/anato.htm: co- me gli altri musei naturalistici della ÇSapienzaÈ, anche questo trae origine dal- le collezioni del Museo di Mineralogia et Historia Naturalis (istituito da Pio VII

nell’Archigymnasium Pontificium Urbis all’inizio del XIX secolo). http://www.regione.piemonte.it/parchi/rivista/index.htm Non è un museo, ma voglio comunque segnalare qui il sito all’http://www.m- clink.it/assoc/lida/bambi/eea.htm. Ad accogliere il visitatore c’è ÇL’Animali- sta dei ragazziÈ: un progetto-iniziativa di Educazione Etico-Ambientale per a- lunni delle scuole elementari (e ovviamente per tutti coloro che si occupano di questi argomenti). In rete potete vedere disegni a colori e scritti di alunni di al- cuni comuni in provincia di Messina: esprimono le loro idee, emozioni, speranze e propositi per un futuro migliore. Ha un museo naturalistico pure il Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica dell’Università di Padova. Per avere informazioni, foto, descrizione delle collezioni etc: http://www.unipd.it/wwwgeol/museo_it.html. Nella stes- sa Università è ancora in allestimento (già che ci sono auspico un cambiamento della home page, di difficile lettura a causa di uno sfondo “marmoreo”) il sito del Museo di Mineralogia e Petrografia, che si trova all’ http://unipd.it/main/sto-

ria.htm. Nato nel 1883 sulla base dell’antica collezione naturalistica di A. Val- nella versione on-line della rivista ( lisneri, tra i pezzi di maggior pregio - sia per rarità che per valore estetico - an- È novera i magnifici gruppi di fluorite rivestiti di quarzo della miniera di Vignola,

in Valsugana (Trento) e le bellissime tormaline policrome brasiliane. In rete, u- linkati Ç na piccola galleria di belle fotografie (ovviamente un po’ lente da caricare). In ultimo, a tutti coloro che “masticano” l’inglese - ma in special modo a inse- gnanti di scienze e a ragazzi curiosi - consiglio vivamente un capatina a Berke- ley, nel Museo di Paleontologia dell’Università della California (UCMP) (http://www.ucmp.berkeley.edu/museum/firsttime.html), che possiede una ricca collezione (per dimensione, la quarta in America) di organismi unicellula- ri e acellulari, piante, invertebrati e vertebrati. In particolare: nel sito Ð che si a- pre su un’utilissima e chiara pagina introduttiva ipertestuale - approfittando del successo riscosso dal film ÇJurassic ParkÈ (che ha stimolato un grande inte- resse per i dinosauri), la parte del sito dedicata ai ragazzi cerca di avvicinarli alla paleontologia, ma più in generale alla comprensione del metodo scientifi- co. Un’idea che si riflette perfettamente nell’affermazione “Paleontology: the window of science education”. Le attività proposte (classificate per livello, con- tenuto etc), sono varie ed accattivanti: ad esempio ce n’è una che invita gli stu- denti a diventare degli Sherlock Homes delle impronte (“Tennis shoe detecti- ves”), e un’altra (“Dinosaur namesÈ) che li sollecita ad imparare a capire il si- gnificato dei nomi dei dinosauri attraverso il greco antico. Per gli insegnanti, in-

vece, è a disposizione una serie di materiali utili per preparare le lezioni (vedi Gli indirizzi segnalati in questa rubrica sono alla voce “Educational Materials”. INTERNET

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