REGIONE SARDEGNA PROVINCIA CARBONIA-IGLESIAS COMUNE SANT’ANNA ARRESI

OGGETTO: Procedura di Verifica di assoggettabilità a V.I.A. Deliberazione Regione Sardegna 34/33 Del 07/08/2012 Allegato B2 - STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE- Relazione Descrittiva

PROGETTO: Impianto di recupero di rifiuti inerti mediante vagliatura e frantumazione finalizzato all’ottenimento di terra da riporto e materiali lapidei da costruzione di diversa pezzatura - D.M. 05/02/1998 e s.m.i.

PROPONENTE: Spina Vittorio & Figli S.n.c. I TECNICI: Via Trieste 13, 09010 Masainas Dr Baldini Danilo

Ing. Erica Mascia

DATA: Luglio 2013 VERIFICA ASSOGGETTABILITA’ A V.I.A - STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

PREMESSA Il presente studio è stato redatto per sottoporre a Verifica di Assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (in seguito V.I.A.), ai sensi degli articoli 20 e 208 del D.Lgs 152/06 e della DGR 34/33 del 07/08/2012, la installazione di un impianto di frantumazione e vagliatura per il recupero di rifiuti inerti con capacità complessiva nominale >10 t/g (All. B1 punto 7 lettera w) della DGR sopracitata) da ubicarsi presso la zona P.I.P. del Comune di Sant’Anna Arresi in Provincia di Carbonia Iglesias proposto dalla Società SPINA VITTORIO & Figli Snc con Sede Legale in Masainas Via Trieste 13.

1 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

1.1 Descrizione Generale La società Spina Vittorio S.n.c. opera nel territorio regionale dal 1970 nel settore degli scavi e movimento terra finalizzati a preparazioni di aree per opere civili pubbliche e private, miglioramenti fondiari, scavi e trivellazioni per ricerche idriche. Lo scopo principale del progetto è il completamento della filiera lavorativa del proponente con un recupero totale di tutti i materiali da scavo (terre e componenti litoidi massive), avendo così la possibilità di inserire sul mercato degli aggregati un prodotto finito del tutto simile ad un materiale primario di cava, nonché il recupero significativo mediante la vagliatura, di terra idonea per ripristini ambientali o come substrato da coltivo. Subordinatamente è previsto anche il recupero di rifiuti provenienti da attività di costruzione e demolizione costituiti da conglomerati cementizi, laterizi e ceramiche, intonaci, tutti privi di amianto anche questi da sottoporre a frantumazione e vagliatura per ottenere i cosiddetti aggregati riciclati. L’esercizio dell’impianto nella sua operatività di messa in riserva e recupero verrà svolto nell’ambito del D.Lgs. 152/06 parte quarta All. C (operazioni di recupero R5 e R13), e dell’Allegato 1 sub allegato 1 punto 7) del D.M. 05/02/1998 così come modificato dal D.M. 05/04/2006 n°186. Tale attività si colloca in quelle che, accogliendo gli indirizzi del D.Lgs 152/06 all’art 179, rispetta la gerarchia delle priorità nella gestione dei rifiuti: a) il recupero deve essere privilegiato rispetto allo smaltimento, b) il recupero di materia deve essere privilegiato rispetto al recupero di energia.

1.2 Elementi dimensionali del progetto Il progetto prevede la installazione di un impianto di frantumazione e vagliatura in un’area di proprietà della proponente avente una superficie di 3250 mq ricadente in zona PIP del comune di Sant’Anna Arresi (figg 1 e 2 ). L’impianto di frantumazione ancorchè avente caratteristiche semoventi avrà una installazione definitiva nel sito individuato. L’area verrà preparata predisponendo 2 quote di lavoro. Quella inferiore corrispondente al piano stradale predisposto per la zona PIP (circa 42 m s.l.m.) dove sarà posizionato l’impianto; per la seconda è previsto, sfruttando anche un leggero declivio naturale lungo la direzione E-W, un parziale riporto fino alla quota di 44 m s.l.m. questa soluzione viene predisposta per consentire un caricamento ottimale dalla parte alta della tramoggia di alimentazione dell’impianto e per lo stoccaggio dei prodotti da sottoporre a lavorazione.

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Fig 1 Foto aerea con visione d’insieme dell’abitato di Sant’Anna Arresi e un tratto della linea di costa con gli stagni di Porto Pino - La freccia indica la zona PIP in cui ricade l’insediamento

Nella stessa sub area verrà costruita una struttura con stalli coperti per consentire la messa a riserva dei rifiuti in ingresso e lo stoccaggio delle terre da riporto e da coltivo che derivano principalmente dalle operazioni di vagliatura delle aree sottoposte a miglioramento fondiario, avente una superficie di 400 mq. Gran parte delle opere di movimentazione verranno svolte con mezzi e manodopera propri stante le competenze e la capacità operativa della proponente stessa. Le strutture logistiche di supporto (uffici, servizi igienici, casa custode con una superficie compresa fra 120 e 150 mq) saranno ubicate a lato degli stalli coperti.

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Perimetrazione Area PIP

Area d’intervento

Fig 2 Foto aerea con un maggiore dettaglio riportante l’indicazione dei contorni dell’area in esame e della Zona PIP; verso NE si delineano le prime case dell’insediamento urbano di Sant’Anna Arresi

L’impianto di frantumazione è’ una costruzione della società CONTINENTAL NORD di Pastrengo (VR); consta in due elementi principali il frantoio primario cingolato (fig 3) ed il vaglio vibrante (fig 4), il nastro estrattore in uscita dal frantoio alimenta il vibrovaglio che è in grado di selezionare le diverse granulometrie previste in fase di produzione. A completamento dell’assetto impiantistico sono forniti:  la tramoggia di alimentazione al frantoio primario  un deferrizzatore magnetico  un nastro trasportatore brandeggiante  il quadro elettrico di potenza La capacità produttiva oraria nominale dell’impianto è di 30-50 t/h a fronte di un possibile trattamento medio di 5000 t/a sviluppate su 100-150 gg/anno di marcia. La marcia dell’impianto infatti non è continua ma sarà principalmente correlata alle altre attività connesse dell’azienda

Le figure che seguono (estratte dagli elementi progettuali della casa costruttrice) mostrano il layout e alcuni dati i valori dimensionali delle apparecchiature principali.

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Fig 3

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Fig 4 il modello riferito all’impianto proposto è il VV 12.30

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Fig 5 ripresa in reale del frantoio in fase di lavoro (fonte catalogo CONTINENTAL NORD)

Fig 6 esempio di un sistema completo d’impianto similare a quello proposto, in primo piano il frantoio in secondo sulla parte destra della foto il vaglio vibrante (fonte catalogo CONTINENTAL NORD)

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L’approntamento del progetto prevede un tempo stimabile in 1,5÷2 mesi per la sistemazione dell’area e max 4 settimane per l’assemblaggio delle parti impiantistiche considerando che verranno preparate prima le aree destinate alla costruzione delle infrastrutture per gli uffici e gli stalli coperti. Non sono previsti tempi di messa a regime in quanto la tipologia del processo del lavorazione non presenta particolari esigenze di messa a punto e la fase di avviamento e di fermata può considerasi pressoché istantanea. Riguardo ad un eventuale smantellamento dell’impianto possono essere stimati tempi ancora più ridotti di quelli impiegabili per l’installazione (per la parte strettamente impiantistica) per via della originaria concezione mobile dell’impianto.

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Lo schema di flusso del ciclo di lavorazione può rappresentarsi col seguente modello

Ingresso rifiuti e verifica conformità

(CER, caratterizzazione di base da parte del produttore, corrispondenza fra il dichiarato ed il conferito)

Stoccaggio dei rifiuti nelle aree destinate alla messa in riserva ed alla successiva ripresa per la alimentazione all’impianto

Ripresa con pala semovente per il caricamento nella tramoggia di alimentazione

Fase di frantumazione e selezione delle varie frazioni granulometriche

Selezione in cumuli delle varie Verifica Periodica sulla qualità dei tipologie di materiali secondari materiali prodotti: ottenuti:  All3 D.M. 05/02/98 e smi dal  Terre naturali punto di vista della idoneità  Polverino 0÷0,5 cm ambientale  Graniglia 0,5 ÷ 2 cm  Circolare 5205 2005 Min. Amb.  Mezzanello 3/4÷ 6 cm Per caratteristiche prestazionali  Stabilizzato/misto 0,5÷4 cm

Fornitura a cliente

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Le tipologie dei rifiuti che verranno trattati nell’impianto secondo quanto previsto nel D.M. 05/02/1998 e s.m.i. “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero” sono le seguenti: Allegato 1 – Suballegato 1- Norme tecniche generali per il recupero di materia dai rifiuti non pericolosi ……omissisis

Punto 7- Rifiuti Ceramici e Inerti Codici CER Codici CER previsti per il Tipologia dei rifiuti effettivamente recupero richiesti 7.1 rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e [101311] [170101] [170102] [170107] conglomerati di cemento armato e non, [170103] [170802] [170107] [170904] comprese le traverse e traversoni [170904] [200301]. ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto Provenienza 7.1.1 attività di demolizione, frantumazione e costruzione; selezione da RSU e/o RAU; manutenzione reti; attività di produzione di lastre e manufatti in fibrocemento. Caratteristiche del rifiuto: 7.1.2 materiale inerte, laterizio e ceramica cotta anche con presenza di frazioni metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso amianto. Attività di recupero 7.1.3 a) messa in riserva di rifiuti inerti [R13] per la produzione di materie prime secondarie per l'edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di frazioni inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al presente decreto [R5]; b) utilizzo per recuperi ambientali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto [R10]; c) utilizzo per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari e aeroportuali, piazzali industriali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto [R5]. Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: 7.1.4 materie prime secondarie per l'edilizia con caratteristiche conformi all'allegato C della circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n. UL/2005/5205.

Tipologia dei rifiuti Codici CER Codice CER previsto richiesto 7.31-bis terre e rocce di scavo [170504] [170504] Provenienza 7.31-bis. 1 attività di scavo Caratteristiche del rifiuto 7.31-bis. 2 materiale inerte vario costituito da terra con presenza di ciottoli, sabbia, ghiaia, trovanti, anche di origine antropica.

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Attività di recupero 7.31-bis.3 a) industria della ceramica e dei laterizi [R5]; b) utilizzo per recuperi ambientali (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto) [R10]; c) formazione di rilevati e sottofondi stradali (il recupero e' subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto) [R5]. Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti 7.31-bis.4 prodotti ceramici nelle forme usualmente commercializzate.

La Società Spina Vittorio S.n.c. peraltro, è già in possesso della iscrizione all’Albo Gestori Ambientali con il n° CA/002743 in c.p. per gli stessi codici CER per i quali si richiede la messa a riserva ed il recupero.

1.3 Cumulo con altri progetti L’area su cui verrà installato l’impianto confina a Est con il L’Ecocentro Comunale. La struttura pubblica sorta nel giugno 2012 occupa un lotto di circa 3000 mq e ed è un area attrezzata allo stoccaggio dei rifiuti complementare alla raccolta differenziata degli RSU. All’interno sono collocati dei cassoni scarrabili dove vengono raccolti i rifiuti conferiti direttamente dalla cittadinanza. L’apertura è continua solo nel periodo estivo 1 giugno/30 settembre nel restante periodo dell’anno segue un apertura con frequenza di 3 gg/settimana. Le altre installazioni industriali e/o artigianali presenti sono 2 Autofficine, 1 rivendita di materiali edili, 1 officina motonautica, 1 impianto per la produzione di blocchetti in cls. Tutti operano in un raggio di 500 m dal sito oggetto di studio.

1.4 Utilizzazione di risorse naturali Come indicato in precedenza non vi sono impieghi di materiali che derivino da escavazioni aventi come scopo principale l’attività di coltivazione di cava. I materiali impiegati nell’impianto pur avendo caratteristiche naturali sono il risultato di escavazioni aventi altre finalità legate per lo più a interventi territoriali specifici (miglioramenti fondiari, scavi per opere civili pubbliche o private, modellamenti di aree da ripristinare) e pertanto non sono riconducibili ad un prelievo primario in aree di cava. Per quanto riguarda altri impieghi di risorse naturali quali approvvigionamenti di acqua, questi sono derivati esclusivamente dall’impiego negli irroratori/spruzzatori per l’abbattimento delle polveri che possono disperdersi in atmosfera, questo consumo è valutabile in 80 l/h. Non è previsto impiego diretto di combustibili di derivazione fossile, l’unica fonte di energia è quella elettrica per l’alimentazione dell’impianto nella sola fase di marcia.

1.5 Produzione di rifiuti La produzione di rifiuti del ciclo produttivo è ascrivibile a due tipologie ben identificabili:  Rottami ferrosi che possono derivare dalla separazione ad opera del nastro di deferrizzazione durante la lavorazione di calcestruzzo armato  Materiali derivati dalla manutenzione dell’impianto quali oli esausti idraulici e/o lubrificanti per i quali verrà predisposta una procedura operativa specifica per la loro gestione.

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1.6 Potenziali fonti di inquinamento e disturbi ambientali Le più significative forme di potenziale inquinamento ambientale/impatto per un impianto di frantumazione e vagliatura sono individuabili in : a. Emissioni di polveri b. Emissione di Rumore

a. Emissioni di Polveri L’impatto potenziale dovuto alle polveri, più precisamente si dovrebbe parlare di emissioni diffuse dovute all’impianto di frantumazione e vagliatura e alla movimentazione dei materiali con i mezzi meccanici, è correlato alla granulometria delle particelle sospese ed alla possibilità che queste possano venire trasportate/disperse in atmosfera. L’impianto nel suo assetto originario non prevede la captazione delle polveri mediante aspirazioni localizzate con invio, previo abbattimento delle stesse (filtro a maniche o ciclone), ad un unico punto di emissione convogliata (camino). Le polveri che possono prodursi dalla frantumazione, dalla vagliatura o dalla movimentazione dei materiali pertanto, sono controllate per mezzo di irroratori d’acqua che inumidendo le particelle, consentono una aggregazione delle stesse annullando o comunque minimizzando il trasporto per via eolica oltre i confini dell’impianto. Il periodo di maggiore criticità è corrispondente a quello climaticamente più asciutto per cui i sistemi di inumidimento nel caso di piazzali e cumuli avranno un sistema timerizzato on/off per consentire un mantenimento adeguato di umidità superficiale dei granuli senza però incorrere in un eccesso di bagnatura che renderebbe poco lavorabile la materia in alimentazione all’impianto. I riferimenti normativi riguardanti le emissioni sono regolati dal D.Lgs. 152/06 parte V, che attraverso la legge regionale di riordino degli Enti Locali, rimanda alle Provincie competenti i compiti autorizzativi. Nel caso specifico la Provincia di Carbonia Iglesias ha emanato un provvedimento: “Determinazione n° 65 del 22.03.2011 Autorizzazione di carattere generale alle emissioni in atmosfera per gli stabilimenti di produzione di calcestruzzo preconfezionato, di conglomerati bituminosi, o di frantumazione inerti” che stabilisce i limiti di emissione

Allegato C Prescrizioni Generali-Det. n°65 Provincia Carbonia Iglesias 50 mg/Nmc se il flusso massa è > di 0,5 kg/h Per le emissioni convogliate 150 mg/Nmc se il flusso massa è > di 0,1 e < di 0,5 kg/h 10 mg/Nmc Per le emissioni diffuse

b. Emissioni di rumore L’altro aspetto che può essere preso in considerazione nell’ambito dei disturbi ambientali aventi un potenziale impatto nei confronti dell’ambiente circostante è la produzione di emissioni sonore che l’attività in generale è in grado di determinare ed in particolare la sezione frantumazione e vagliatura. Le sorgenti di rumore sono le parti in movimento che compongono l’impianto, il trasferimento ed il contatto dei materiali fra le sezioni costituenti l’impianto (tramoggia, frantoio, nastri, vaglio), la movimentazione dei mezzi circolanti nell’impianto. Come si può facilmente intuire la tipologia del rumore può considerarsi variabile.

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Il DPCM 14 novembre 1997, stabilisce i valori limite di emissione e immissione delle sorgenti sonore. Il decreto soprarichiamato e quello precedente del 01/03/1991 prevedono la classificazione del Territorio Comunale in zone di sei classi:

CLASSE I – aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. CLASSE II – aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali. CLASSE III – aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici. CLASSE IV – aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. CLASSE V – aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. CLASSE VI – aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Viene poi fissata una suddivisione dei livelli massimi in relazione al periodo di emissione del rumore, definito dal decreto come “tempo di riferimento”:  periodo diurno dalle ore 6.00 alle ore 22.00;  periodo notturno dalle ore 22.00 alle ore 6.00.

I limiti massimi di immissione prescritti nel D.P.C.M. 14/11/97, fissati per le varie aree, sono rappresentati nella tabella seguente:

VALORI LIMITE ASSOLUTI DI IMMISSIONE - Leq in dB(A) (Valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ ambiente abitativo o nell’ ambiente esterno) Classi di destinazione d’uso del territorio Tempi di riferimento Diurno Notturno (06.00-22.00) (22.00-06.00) I aree particolarmente protette 50 40 II aree prevalentemente residenziali 55 45 III aree di tipo misto 60 50 IV aree di intensa attività umana 65 55 V aree prevalentemente industriali 70 60 VI aree esclusivamente industriali 70 70

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Il Comune di Sant’Anna Arresi ha in essere l’approvazione del Piano di Zonizzazione Acustica del territorio, in questo studio è stata inquadrata l’area PIP all’interno della classe di destinazione d’uso III° .

1.7 Rischio Incidenti Le caratteristiche di questo genere d’impianti dal punto di vista dimensionale, del processo produttivo, dalla mancanza di utilizzazione di sostanze chimiche, sono tali da consentire una gestione ampiamente controllata rispetto ad eventi critici improvvisi “i cosiddetti incidenti rilevanti”. Anche nel caso dell’impianto proposto infatti, sono da escludere totalmente eventi di magnitudo tale da coinvolgere sia la popolazione del centro abitato di Sant’Anna Arresi che dista 900÷1000 m, sia abitazioni rurali più ravvicinate che le altre attività industriali e artigianali limitrofe. La marcia dell’impianto è infatti interrompibile immediatamente, non vengono adoperate sostanze chimiche o combustibili ad esclusione di un deposito di gasolio della capacità di 1000 l finalizzato ai rifornimenti dei mezzi semoventi e per il quale sono previsti i relativi presìdi antincendio e ambientali, non sono presenti fiamme libere ne vi sono apparecchiature in pressione. Gli aspetti di eventuali emergenze saranno da gestire quasi esclusivamente nell’ambito della sicurezza dei lavoro indicate dal D.Lgs. 81/08. Nella redazione del DVR saranno comunque indicate procedure per gestire situazioni in grado di produrre rischi per il personale e per l’ambiente circostante.

1.8 Potenziali Fonti di impatto e Azioni di Mitigazione Per quanto riguarda le principali fonti d’impatto si è dato evidenza al punto 1.6 dei due elementi di maggiore rilevanza a) Le emissioni di polveri b) Le emissioni di rumore Polveri Per quanto riguarda le emissioni di polveri si ritiene che il valore di 10 mg/Nmc possa essere ampiamente rispettato. Le azioni di mitigazione predisposte mediante la irrorazione dei cumuli e delle strade nonché gli spruzzatori presenti nell’impianto nelle zone di caduta del materiale consentono un controllo della potenziale propagazione di particelle polverose all’esterno della struttura; ad incremento possono essere messe in atto procedure organizzative orientate verso una ulteriore efficacia delle azioni di prevenzione quali ad esempio sospensione delle attività operative in condizioni di vento superiore a 40 km/h. Un altro elemento di mitigazione sarà dato dalla piantumazione di specie arboree ad alto fusto nell’intorno del perimetro dello stabilimento in modo che la parte fogliare sia un’ulteriore ostacolo alla diffusione . Questa opera come vedremo in seguito avrà utilità anche per l’attenuazione della propagazione del rumore all’esterno.

Rumore Per quanto riguarda il rumore le valutazioni fornite dalla società costruttrice e da quelli ricavabili dalla potenza acustica dell’impianto indicano un valore di 83,5 dB(A) di livello di pressione sonora a 3 m del baricentro emissivo dell’impianto. Considerando che il valore di pressione sonora in una atmosfera omogenea e indisturbata, lontano da ogni superficie

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riflettente o assorbente diminuisce in modo inversamente proporzionale alla distanza della sorgente, e più precisamente si abbassa di 6 dB ad ogni raddoppio della distanza dalla sorgente, è possibile con queste premesse fare alcune considerazioni sulla propagazione del rumore verso i possibili bersagli. 1° i recettori potenziali sono tutti posizionati a Est dell’installazione 2° la distanza dalla sorgente di rumore al perimetro industriale è valutabile in oltre 40 m è presumibile pertanto che alla distanza delimitante il confine industriale, oltre il quale si configura il cosiddetto “ambiente esterno” (luogo cioè nel quale sono immessi potenziali inquinanti) il livello di pressione sonora possa ritenersi al di sotto di 60 dB(A) previsto dal piano di zonizzazione acustica comunale. Come elemento di ulteriore abbattimento della propagazione della emissione sonora, è prevista la predisposizione della barriera vegetativa sempre al limite perimetrale dell’insediamento (come già indicato in precedenza) la quale produrrà (da dati di letteratura) un ulteriore effetto fonoschermante oscillante fra i 5 e 7 dB(A); è ragionevole quindi affermare che in prossimità di un qualsiasi possibile recettore possa essere rilevato un valore al di sotto di quanto previsto dal DPCM per la classe di zonizzazione acustica assegnata ed in generale non perturbante per il clima acustico dell’ambiente esterno.

Altri impatti Per quanto riguarda altri impatti specifici le considerazioni sono le seguenti:  su suolo e sottosuolo e falda acquifera non rilevanti ; si tratta di materiali in ingresso e in uscita al ciclo di lavorazione non in grado di determinare rilasci diretti di inquinanti in quanto trattasi di rifiuti/prodotti secondari (MPS) stabili e non reattivi, non grado cioè di produrre percolati contaminanti  Gli scarichi di tipo civile/urbano sono collettati nelle fognature presenti ed in fase di allestimento nella zona PIP. Non sono previsti scarichi idrici derivati dal processo produttivo, potranno essere allestite canale di raccolta e collettamento delle acque piovane che potranno essere convogliate in un loro sistema di gestione attraverso una vasca di raccolta “acque di prima poggia” nel momento in cui saranno completate le opere di raccolta acque bianche all’esterno e verranno messe in opera le pavimentazione dei piazzali interni.  non sono presenti sorgenti raggianti sia di tipo termico che di tipo ionizzante  per la viabilità ed il traffico le considerazioni sono di tipo esclusivamente quantitativo: 5000 t/a distribuite su una media di 125 giorni lavorativi risultano essere valutabili a 40 t/g alimentate all’impianto, che a loro volta equivalgono ad 1,5 autoarticolati/giorno. Carico assolutamente accettabile dalla viabilità presente e quella in fase di predisposizione nell’area PIP.

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2) LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO

2.1 Inquadramento territoriale L’area oggetto di studio è ubicata nell’area P.I.P del Comune di Sant’Anna Arresi Provincia di Carbonia Iglesias, in località “Corte Abbruxiada”. Nella cartografia nazionale ricade nel Foglio IGM n° 572 sez.I “Porto Pino” ed. 1992 in scala 1:25000; mentre nella cartografia regionale, in scala 1:10000, ricade nella sezione 572 040 “Porto Pino”. L’area è censita nel catasto del Comune di Sant’Anna Arresi al Foglio 13 mappali 346, 353, 356, 360.

2.2 Inquadramento Geologico e Morfologico L’area è caratterizzata dall’affioramento di un complesso detritico alluvionale derivato dallo smantellamento del basamento paleozoico costituito da metacalcari, e metadolomie appartenenti alla Formazione di (Metallifero c.d.) denominato in questo modo perché sede dei più importanti giacimenti piombo- zinciferi formatisi in ambiente di piattaforma carbonatica. I depositi quaternari affioranti invece sono da mettere in relazione alle importanti variazioni climatiche ed alle frequenti riattivazioni tettoniche. In questa zona, degradante dolcemente verso il mare, il quaternario è rappresentato da depositi di natura detritico-alluvionale (detriti di versante e alluvioni di fondo valle) formatisi per erosione ed alterazione in posto del sottostante basamento paleozoico. I primi, costituiti da ciottoli misti di varie dimensioni immersi in una matrice sabbioso-limosa ed affiorano alle pendici e lungo i versanti più acclivi. Le seconde (alluvioni di fondo valle), affiorano invece estesamente lungo la piana. Si tratta di depositi costituiti in prevalenza da un insieme eterogeneo di sedimenti di varia natura, genesi e granulometria in cui prevale la frazione argillosa e sabbiosa (colluvi) ma sono presenti anche elementi più grossolani dovuti allo smantellamento delle litologie preesistenti ed al trasporto ad opera dei corsi d’acqua. Questi depositi alluvionali in tempi geologicamente recenti, sono stati incisi dai corsi d’acqua, dando luogo alla formazione di terrazzi alluvionali e scarpate di erosione fluviale che delimitano gli alvei degli attuali corsi d’acqua Morfologicamente l’area in esame è divisibile in due zone nettamente distinte: il settore posto a Est di Sant. Anna Arresi è caratterizzato dalla presenza di versanti di natura calcarea che costituiscono una fascia estesa da Nord a Sud le cui vette non raggiungono i 400 m s.l.m. (m.te Floris 396 m); il settore posto a ovest dell’abitato è costituito da una piana alluvionale degradante dolcemente verso il mare. Specificatamente il sito presenta un andamento sub pianeggiante ed è lontano da zone di compluvio. Sono quindi assenti processi geomorfici in atto e/o potenzialmente sviluppabili da deflussi di acque superficiali o da fenomeni erosivi dovuti a gravità.

2.3 Caratteri Idrologici e Idrogeologici L’idrografia superficiale della zona si sviluppa con limitate incisioni fluviali che dai rilievi orientali con andamento predominante Est-Ovest, convergono verso i settori occidentali fino al mare. L’aspetto del reticolo idrografico è di tipo rettilineo in corrispondenza dei rilievi, e moderatamente meandriforme nella piana, ed è rappresentato da corsi d’acqua a carattere esclusivamente torrentizio con deflussi modesti che si annullano nel periodo di primavera-estate che riprendono nel periodo autunno-inverno.

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In generale il complesso carbonatico cambriano presenta un grado di permeabilità complessivamente medio-alto per fessurazione e carsismo. Tale valore si abbassa notevolmente in corrispondenza di livelli argilloso-siltitici-areancei, caratterizzati da metamorfismo di grado basso. I filoni di porfido granitico e gli ammassi di micrograniti non sono quasi mai sede di acquiferi anche se le fratture presenti possono dare luogo a modeste circolazioni idriche. Le alluvioni quaternarie presentano una permeabilità medio bassa laddove la frazione limo- argillosa è prevalente; laddove prevalgono le frazioni più grossolane (sabbie e ghiaie) la permeabilità risulta maggiore; queste formazioni possono essere sede di falde superficiali, il cui livello statico risulta essere influenzato dalle variazioni stagionali di precipitazioni e di portata dei corsi d’acqua. La superficie piezometrica nell’area si colloca mediamente intorno ai 20 m di profondità dal piano campagna (dato desunto dai valori rilevati attraverso numerosi pozzi presenti nella zona)

2.4 Correlazione con gli strumenti di gestione territoriale

2.4.1 PRG Comunale:

i dati del PRG previsti per l’area oggetto dell’intervento sono riportati di seguito  Una destinazione d’uso “D” (zona artigianale) per industrie manifatturiere con caratteristiche non inquinanti. Il 10% delle volumetrie consentite possono essere adibite a strutture abitative per il personale di custodia o per il titolare.  Una altezza massima degli edifici di m. 7  Una distanza minima dai confini di 5 m  Un lotto minimo per l’insediamento di 3000 mq nello specifico la superficie è di 3254 mq  Una densità fondiaria (If) di 1 mc/mq  Una superficie coperta del 20% della totale

2.4.2 Piano di Zonizzazione Acustica Comunale

Il Piano di Classificazione Acustica (o Zonizzazione Acustica) e un atto di pianificazione che i Comuni devono attuare in base alla Legge n. 447 del 1995 seguendo le modalità indicate dalla normativa regionale in materia Il Piano di Zonizzazione Comunale è in procinto di essere approvato dalla Giunta Comunale dopo le verifiche ed approvazioni ottenute da parte della autorità di controllo territoriale (ARPAS). Nella fase di progettazione della zonizzazione acustica, pur riconoscendo la zona PIP come un’area che possa rispecchiare la definizione dal punto di vista produttivo di: industriali (classe V) e prettamente industriali (classe VI), si è scelto almeno in una fase iniziale di assegnare a tale porzione di territorio un inquadramento in classe III aree di tipo misto. La strada di accesso alla zona PIP è la S.P. 73 anch’essa inserita in classe III ma occorre tener conto di un traffico che nel periodo estivo è sicuramente più elevato essendo la via di

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comunicazione principale per i flussi della SS195 provenienti da /Pula/Teulada che portano ai litorali di Portopino

2.4.3 Piano Paesistico Regionale (PPR)

Il PPR è uno strumento di pianificazione regionale approvato con un Decreto del Presidente della Giunta nel 2006 e rappresenta il quadro di riferimento e coordinamento in fase di programmazione per tutti i soggetti che progettino azioni compatibili con uno sviluppo sostenibile. È cioè uno strumento di governo del territorio che ha la finalità di:  preservare tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale storica, culturale e insediativa del territorio sardo  proteggere e tutelare il paesaggio nella sua interezza identificando la fascia costiera come risorsa strategica e fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio regionale  ricorrere a forme di gestione integrata per garantire un corretto sviluppo in grado di salvaguardare la biodiversità, l'unicità e l'integrità degli ecosistemi, nonché la capacità di attrazione a livello turistico.

Sulla base di questi principi sono stati individuati 27 ambiti di paesaggio per ognuno dei quali il PPR detta le Linee Guida volta orientare la pianificazione a livello comunale e intercomunale

Il territorio di San’Anna Arresi ricade all’interno dell’Ambito di Paesaggio n. 5, denominato “Anfiteatro del ”. La configurazione insediativa dell’anfiteatro ambientale del Sulcis oltre ai centri abitativi principali (, Giba, Masainas, Sant’Anna Arresi, Teulada) è caratterizzata dal sistema insediativo diffuso a carattere rurale dei furriadroxius agricoli e dei medaus pastorali e da un sistema di nuclei sparsi minori organizzati lungo le direttrici viarie, insediamenti che tra ‘800 e ‘900 si sono sviluppati episodicamente in “centri di strada” in relazione ai percorsi matrice. Gli insediamento turistici costieri a carattere stagionale sono localizzati prevalentemente in prossimità del sistema umido litoraneo di Porto Pino. Quest’ultimo, condiviso fra Sant’Anna Arresi e Teulada e quello che presenta le criticità riguardanti un potenziale degrado morfoevolutivo con fenomeni di erosione delle spiagge e un rischio di intrusione salina verso gli acquiferi delle piane costiere con possibili formazioni di croste saline nei suoli.

L’area oggetto di intervento è posizionata nella cartografia del PPR (Tav 4) fra quelle classificate come “colture erbacee specializzate, aree agroforestali, aree incolte” . Il sistema umido costiero con gli “stagni di Maestrale e di Is Brebeis” si trova all’interno della più ampia area denominata - Sito di Interesse Comunitario (S.I.C. ITB040025 Promontorio, Dune e Zona Umida di Porto Pino) - la minima distanza dall’area PIP comunale è di circa 4000 m. non è previsto invece un inquadramento dello stesso sistema nelle cosiddette “Zona di Protezione Speciale” Z.P.S. previste dalla Direttiva “Uccelli”

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2.4.4 Piano di Assetto Idrogeologico

Il Piano per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), redatto ai sensi della legge n. 183/1989 e del decreto-legge n. 180/1998, e approvato con decreto del Presidente della Regione Sardegna n. 67 del 10/07/2006, rappresenta lo strumento normativo e tecnico-operativo ai fini della pianificazione e programmazione degli interventi territoriali, finalizzato alla prevenzione del rischio idrogeologico individuato sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio regionale. Le perimetrazioni individuate nell’ambito del P.A.I. assegnano alle aree caratterizzate da elementi di pericolosità idrogeologica, dovute a instabilità di tipo geomorfologico o a problematiche di tipo idraulico 4 classi di pericolo (Hi pericolosità idraulica e Hg pericolosità da frana) e 4 classi di rischio (Ri Rischio idraulico, e Rg Rischio da frana), sulle quali si applicano le norme di salvaguardia contenute nelle Norme di Attuazione del Piano.

L’area oggetto dell’intervento ed in generale tutta la zona di interesse PIP non ricadono nella perimetrazione di aree esondabili, instabili e alluvionabili in quelle cioè da assoggettare a vincoli di salvaguardia secondo le norme di attuazione del P.A.I. (rif. Tav 4)

2.4.5 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali

E’ lo strumento di pianificazione e di indirizzo, che la Regione Sardegna ha emanato aggiornandolo nel 2012, per la corretta gestione dei rifiuti speciali

a) definendo gli obiettivi strategici

Ob1 ridurre la produzione e la pericolosità dei rifiuti speciali; massimizzare l’invio a recupero e la reimmissione della maggior parte dei rifiuti nel ciclo Ob2 economico favorendo in particolare il recupero di energia dal riutilizzo dei rifiuti (oli esausti, biogas etc.) e minimizzando lo smaltimento in discarica promuovere il riutilizzo dei rifiuti per la produzione di materiali commerciali debitamente Ob 3 certificati e la loro commercializzazione anche a livello locale

Ob4 ottimizzare le fasi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento favorire la realizzazione di un sistema impiantistico territoriale che consenta di Ob 5 ottemperare al principio di prossimità assicurare che i rifiuti destinati allo smaltimento finale siano ridotti e smaltiti in maniera Ob 6 sicura l’integrazione con le politiche per lo sviluppo sostenibile, al fine di contrastare il Ob7 fenomeno dei cambiamenti climatici, favorendo la riduzione delle emissioni climalteranti promuovere, per quanto di competenza, lo sviluppo di una “green economy” Ob 8 regionale assicurare le massime garanzie di tutela dell'ambiente e della salute, nonché di Ob 9 salvaguardia dei valori naturali e paesaggistici e delle risorse presenti nel territorio

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b) valutando lo stato impiantistico alla luce di una ripartizione recupero/smaltimento che vede quest’ultimo ancora preponderante c) valutando i fabbisogni potenziali di recupero/smaltimento per un periodo di medio lungo termine che tenga conto del principio di gerarchia nel sistema di gestione dei rifiuti che deve privilegiare in modo prevalente il recupero di materia.

In un quadro così delineato l’impianto proposto si colloca in piena coerenza con gli obiettivi (in particolare modo con Ob 3 ,4 ,5) strategici del PRGRS e risponde ad una domanda di fabbisogni impiantistici che prevede quasi un raddoppio - nello “Scenario di Piano”- della quota di rifiuti da C&D da sottoporre a recupero (da 44,8 % a 82%).

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3) CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE

3.1 Portata dell’impatto Nel capitolo riguardante le caratteristiche del progetto si sono evidenziati alcuni aspetti dimensionali dell’opera da eseguire. Già in fase descrittiva sono emersi elementi quantitativamente assai ridotti riguardo a:  volumi dei materiali in gioco (rifiuti trattati/prodotti, acque utilizzate/scaricate, superfici interessate all’opera)  assenza di pericolosità dei materiali utilizzati/prodotti nei confronti dell’ambiente o della salute umana  le distanze dell’opera dagli elementi ambientali soggetti ad una certa vulnerabilità, indicate in allegato V parte seconda del D.Lgs 152/06 e nell’All B2 della DGR Sardegna 34/33, Volendo però esprimere una valutazione che non afferisca solamente a elementi descrittivi e qualitativi, sarebbe opportuno rendere il più oggettivo possibile il criterio di valutazione dell’impatto potenziale dell’opera proposta, da correlare poi al contesto ambientale e territoriale su cui questa va insistere. A tal proposito si è voluto utilizzare, pur non adottata nella Regione Sardegna, la metodologia proposta dalla Delibera di Giunta Regionale della Lombardia n°11317/10 volta a definire dei criteri oggettivi attraverso i quali caratterizzare le differenti istanze progettuali e i relativi potenziali impatti ambientali ad un grado di dettaglio adeguato al livello di verifica di assoggettabilità alla VIA per nuove installazioni o modifiche di impianti di smaltimento e/o recupero di rifiuti ai sensi della parte IV del D.Lgs. 152/06 All B e C.

Descrizione della metodologia La procedura viene condotta mediante il computo di 4 indici di impatto (IA, IB, IC, ID), calcolati in funzione della: Caratterizzazione generale dell’impianto (denominato stressor mNEW): Tipologia di rifiuti trattati: Pericolosi (P), Non Pericolosi (NP); Inerti; Operazioni di trattamento: Smaltimento (D), Recupero (R), ; Quantitativo di rifiuti trattati per ogni operazione prevista. Tale caratterizzazione consente di definire, attraverso la compilazione di tabelle di correlazione, l’impianto in termini di indicatori di pressione (PM10, NOx, Rumore, etc.), indipendentemente dalla sua collocazione geografica.

2) Caratterizzazione del Contesto Ambientale: Individuazione dei principali elementi di vulnerabilità (Aree Geografiche sensibili ai sensi dell’allegato V al D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i.) presenti in un intorno di 1.000 m dal perimetro dell’opera proposta

3) Caratterizzazione del Contesto Territoriale: Individuazione dei principali impianti esistenti ubicati in un intorno di 1.500 m dal perimetro dell’impianto soggetto a verifica.

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Gli indici di impatto sono di due tipologie: a) indici che valutano il potenziale impatto relativo al solo impianto soggetto a verifica: • INDICE DI IMPATTO PER OGNI SPECIFICO ELEMENTO DI VULNERABILITA (IA): valuta l’impatto del progetto su uno specifico elemento di vulnerabilità (ad esempio l’impatto sulle zone “a forte densità demografica”); • INDICE DI IMPATTO COMPLESSIVO (IB): valuta l’impatto complessivo del progetto su tutti gli elementi di vulnerabilità;

b) indici che valutano il potenziale impatto cumulativo associato a tutti gli impianti e infrastrutture individuati all’interno del contesto territoriale, compreso l‘impianto soggetto a verifica di V.I.A.: • INDICE DI IMPATTO CUMULATIVO SPECIFICO (IC): valuta l’impatto cumulativo relativamente ad uno specifico indicatore di pressione (ad esempio l’impatto complessivo relativo alle concentrazioni di PM10). • INDICE DI IMPATTO CUMULATIVO COMPLESSIVO (ID): valuta l’impatto cumulativo complessivo per tutti gli indicatori di pressione.

Per valutare se un impianto e soggetto a procedura di VIA vengono confrontati gli indici di impatto con i valori soglia di seguito riportati:

INDICI IA IB IC ID SOGLIA A=160 B=600 C=60 D=500

L’impianto risulta soggetto a procedura di V.I.A. al verificarsi di almeno una delle seguenti condizioni: IA assume un valore uguale o superiore al valore soglia A per 3 o più elementi di vulnerabilità; IB assume un valore uguale o superiore al valore soglia B.

La pratica non risulta soggetta a procedura di V.I.A. ma necessita di specifiche integrazioni, misure di mitigazione, compensazione e/o di un Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) nei seguenti casi:

IC per uno o più indicatori di pressione assume un valore uguale o superiore al valore soglia C; ID assume un valore uguale o superiore al valore soglia D.

Il metodo fornisce quindi indicazioni sulle componenti ambientali e sugli indicatori di pressione che necessitano di maggior attenzione e sui quali si ritiene opportuno intervenire con misure mitigative o prescrittive; permane sempre da parte dell’Autorità Competente comunque, indipendentemente dal superamento delle soglie individuate, la possibilità di imporre ulteriori prescrizioni alla realizzazione del progetto.

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Procedure di calcolo L’espressione generale degli indici di impatto IA e la seguente: IA A B θAB dove: A = vettore di caratterizzazione del nuovo progetto (stressor mNEW); B = vettore di caratterizzazione del contesto ambientale; θAB = coefficiente di correlazione AB.

Il vettore A dipende dai tre indicatori X1, X2 e X3 che caratterizzano il nuovo progetto identificati (applicati al caso in esame nel seguente modo)

X1 - Tipologia di rifiuto trattato: Rifiuti non pericolosi X2 - Tipologia/e di smaltimento e/o recupero: R5 - Riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche; R13- Messa a riserva X3 - Quantitativo per ogni coppia X1-X2 (Tipologia di rifiuto trattato – Tipologia di smaltimento e/o recupero): R5: 40 t/g R13: 1000 t

Vengono attribuiti degli indicatori di pressione relativi alle attività che verranno svolte nell’ambito della gestione rifiuti, che caratterizzano il progetto proposto (stressor mNEW )

chiamati uFRAME SPECIFICO riportati nella tabella seguente

Attività svolte dall’impianto R5 R13

Lista degli indicatori specifici uFRAME SPECIFICO

PM10 1 1 NOx 1 0 SO2 1 0 CO 1 0

CO2 1 0 COV 0 0

CH4 0 0 NH3 1 0 N2O 1 0 Odori 0 1

BOD5 0 0 COD 0 0

N-NH4 0 0 N-NO3 0 0

Ptot 0 0 Inquin. Inorganici 1 0 Inquin. Organici 1 0 Rumore 1 1 Vibrazioni 1 0 Radiazioni non Ionizzanti 0 0 Ingombri fuori terra 1 1 Alterazione caratteri morfologici 1 1

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Questi valori degli indicatori di pressione concorrono nel calcolo del Vettore A, visto in precedenza, insieme a dei coefficienti moltiplicativi legati alla coppia di indicatori X1 e X2 descritti anche questi precedentemente Questi coefficienti sono espressi a mezzo grafici e analiticamente mediante le relazioni: aNP,R5 = 6 * (X3) / 400 nel caso in esame aNP,R5 = 6 * (40) / 400 = 0,60 aNP,R13 = 6 * (X3) / 15000 nel caso in esame aNP,R13 = 6 * (1000) / 15000 = 0,40

AR5 = 0,60* uFRAME SPECIFICO

AR13= 0,40* uFRAME SPECIFICO

il Vettore A così ottenuto dal prodotto riferito agli indicatori di pressione come riportati in tabella precedente risulta essere

Vettore A calcolato per le attività svolte dall’impianto Vettore A (R5 R13)/ in funzione degli indicatori di pressione AR5 AR13 antropica espressi come parametri ambientali ( AR5+ AR13)

PM10 0,60 0,40 1,00 NOx 0,60 0 0,60 SO2 0,60 0 0,60 CO 0,60 0 0,60

CO2 0,60 0 0,60 COV 0 0 0

CH4 0 0 0 NH3 0,60 0 0,60 N2O 0,60 0 0,60 Odori 0 0,40 0,40

BOD5 0 0 0 COD 0 0 0

N-NH4 0 0 0 N-NO3 0 0 0 Ptot 0 0 0 Inquin. Inorganici 0,60 0 0,60 Inquin. Organici 0,60 0 0,60 Rumore 0,60 0,40 1,00 Vibrazioni 0,60 0 0,60 Radiazioni non Ionizzanti 0 0 0 Ingombri fuori terra 0,60 0,40 1,00 Alterazione caratteri morfologici 0,60 0,40 1,00

Il vettore B è funzione della distanza del progetto (stressor mNEW ) dagli elementi di vulnerabilità; anche in questo caso si determinano dei coefficienti moltiplicativi attraverso una matrice riportante le varie fasce di distanza dello “stressor mNEW” dalle aree geografiche di cui all’all. V del D.Lgs. 152/06

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Aree geografiche di cui all’ Fasce di Distanza Codici Allegato V D.Lgs 152/06 bh=0,1 bh=0,25 bh=0,5 bh=1

K1 Zone Umide 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m

K2 Zone costiere 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m Entro la fascia

K3 Zone montuose Fuori fascia =0 Fuori fascia=1

K4 Zone forestali 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m

K5 Riserve e Parchi Naturali 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m Zone classificate o protette

K6 dalla legislazione degli Stati 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m membri Zone Protette Speciali designate dagli Stati

K7 membri in base alle 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m direttive 79/409/CEE 92/43/CEE Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati

K8 dalla legislazione 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m comunitaria sono già stati superati zone a forte densità K 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m 9 demografica zone di importanza storica, K 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m 10 culturale o archeologica territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità di cui K 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m 11 all'articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228

K12 Reticolo idrico e laghi 501÷1000 m 201÷500 m 101÷200 m 0÷100 m Profondità della falda K 20÷40 m 10,1÷20 m 5,1÷10 m 0÷5 m 13 superficiale

Sono presi in considerazione solo due elementi di vulnerabilità (k) all’interno delle fasce di distanza rappresentate, in quanto ogni elemento (kesimo) assume valore 0 qualora sia ubicato ad una distanza maggiore di 1.000 m dall’impianto. Ci troviamo infatti nel caso in esame, in una condizione di distanze > 1000 m per quasi tutte le aree sensibili/vulnerabili. Nell’elemento “profondità della falda”, bk13 assume valore pari a 0 per valori di soggiacenza maggiori di 40 m. Il vettore B risulta quindi pari a 0 per tutti i k ad esclusione:

Elementi di vulnerabilità Situazione specifica Vettore B da considerare L’abitato di Sant’Anna Arresi K Zone a Forte intensità demografica 0,1 9 dista poco meno di 1000 m La soggiacenza media è K Profondità della falda superficiale 0,25 13 intorno ai 20 m

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Successivamente viene presa in considerazione la matrice di correlazione θAB fra gli indicatori di pressione e gli elementi di vulnerabilità

Indicatori di pressione µi Elementi di Radiazioni Ingombri Alterazione N- N- Inquin. Inquin. PM NO SO CO CO COV CH NH N O Odori BOD COD P Rumore Vibrazioni non fuori caratteri Vulnerabilità k 10 x 2 2 4 3 2 5 NH NO tot Inorganici Organici 4 3 Ionizzanti terra morfologici Zone Umide 0 1 1 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 1 1 Zone costiere 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 1 1 Zone montuose 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 Zone forestali 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 Riserve e Parchi 1 1 1 1 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 0 0 1 1 Naturali Zone classificate o protette dalla legisl. 1 1 1 1 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 0 0 1 1 degli Stati membri Zone Protette Speciali designate dagli Stati membri in base alle 1 1 1 1 0 1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 0 0 1 1 direttive 79/409/CEE 92/43/CEE Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 legisl. comunitaria sono già stati superati zone a forte densità 3 3 3 3 0 3 0 3 0 3 0 0 0 0 0 3 3 3 3 3 0 0 demografica zone di importanza storica, culturale o 1 1 1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 1 archeologica territori con prod. agricole di particolare qualità e tipicità di cui 1 1 1 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 0 all'articolo 21 del D.Lgs 18 maggio 2001, n. 228 Reticolo idrico e laghi 0 1 1 0 0 0 0 1 0 0 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 Prof. falda superfic. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0

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Si può procedere ora al computo degli impatti IA specifico e IB complessivo

IA specifico è dato dalla somma di ogni colonna relativa ad ogni elemento di vulnerabilità (kiesimo) per ogni indicatore di pressione espresso analiticamente con la seguente relazione IA A B θAB L’impatto complessivo è invece dato da K=13 IB=  IA K=1

Indicatori di pressione K9 K13 antropica

PM10 0,30 0 NOx 0,18 0 SO2 0,18 0 CO 0,18 0

CO2 0 0 COV 0 0

CH4 0 0 NH3 0,18 0 N2O 0 0 Odori 0 0

BOD5 0 0 COD 0 0

N-NH4 0 0 N-NO3 0 0 Ptot 0 0 Inquin. Inorganici 0,18 0,15 Inquin. Organici 0,18 0,15 Rumore 0,30 0 Vibrazioni 0,18 0 Radiazioni non Ionizzanti 0 0 Ingombri fuori terra 0 0 Alterazione caratteri 0 0 morfologici

Indice di Impatto Specifico IA 1,86 0,30 Indice di Impatto 2,16 complessivo IB

Come si evince dalla tabella sono prese in considerazione nel calcolo le sole K intercettate (K9 e K13 ) aventi un fattore moltiplicativo diverso da 0.

Per quanto riguarda gli impatti cumulativi IC e ID dovuti alle attività (stressor) già esistenti intorno all’area di cantiere sono da prendere in considerazione quelli di una certa rilevanza punto di vista ambientale. Le attività che il modello di calcolo della regione Lombardia considera critiche ai fini dell’impatto cumulativo sono elencate nella seguente tabella:

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STRESSOR Descrizione

Cave attive Attività estrattive attive Discariche che ricevono ancora Discariche attive rifiuti Impianti di trattamento, selezione, stoccaggio e recupero Impianti attivi rifiuti Strutture di vendita principali a Grandi strutture di vendita livello regionale (Ipermercati e altro) Inceneritori Impianti attivi Impianti di compostaggio Impianti attivi Depuratori (rifiuti e acque) Impianti attivi Impianti soggetti ad Allevamenti Autorizzazione Integrata Attività energetiche Ambientale Impianti di produzione e trasformazione dei metalli (A.I.A.) ai sensi del D.Lgs Industrie dei prodotti minerali 128/2010 Industrie chimiche (Autorizzati D.Lgs 59/2005) Altre attività

Autostrade, strade statali e Infrastrutture stradali provinciali Aeroporti Aeroporti

Il “peso impattante” per le attività pre-esistenti sopradescritte viene suddiviso in tre diverse fasce di distanza dal “new stressor” ; nel caso in esame si è voluto prendere in considerazione (seppure in modo abbastanza conservativo vista la piccola dimensione ) la struttura per lo stoccaggio degli RSU derivante dalla raccolta differenziata:

Localizzazione Fasce di distanza Attività esistenti Area 1 0÷500 m Ecocentro comunale Area 2 501÷1000 m Nessuna attività rilevante Area 3 1001÷1500 m Nessuna attività rilevante

Nella matrice caratterizzante la correlazione fra gli indicatori di pressione (già visti in precedenza) e la tipologia di impianti presenti nella fascia 0÷500 m riportata in seguito è stato eseguito il computo degli Indici d’impatto cumulativo specifico (IC) e cumulativo complessivo (ID) relativamente al progetto proposto

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Indici di stressor Impianti di Vettore A Indice di trattamento, Impianto Impatto Indicatori di pressione selezione, in esame cumulativo antropica stoccaggio e Specifico IC recupero rifiuti esistenti

PM10 8 1,00 9,00 NOx 8 0,60 8,60 SO2 8 0,60 8,60 CO 8 0,60 8,60

CO2 8 0,60 8,60 COV 8 0 8

CH4 0 0 0 NH3 8 0,60 8,60 N2O 8 0,60 8,60 Odori 8 0,40 8,40

BOD5 0 0 0 COD 0 0 0

N-NH4 0 0 0 N-NO3 0 0 0 Ptot 0 0 0 Inquin. Inorganici 0 0,60 0,60 Inquin. Organici 0 0,60 0,60 Rumore 4 1,00 5,00 Vibrazioni 0 0,60 0,60 Radiazioni non Ionizzanti 0 0 0 Indice di Impatto cumulativo 83,8 complessivo ID

Riepilogando gli indici ottenuti abbiamo la possibilità di un confronto diretto con i valori soglia

INDICI IA IB IC ID SOGLIA A=160 B=600 C=60 D=500 Valori ottenuti 1,86* 2,16 9,00* 83,8

*valori più elevati fra i diversi indicatori di pressione esaminati uj

3.2 Conclusioni Pur non essendo applicabili nell’ambito delle norme presenti per la verifica di assoggettabilità a VIA nella Regione Sardegna, le procedure adottate sono di utilità nella ricerca di un approccio oggettivo a quanto illustrato nella presente relazione. I risultati ottenuti supportano quanto emerso nel corso dello studio sulla non rilevanza del progetto proposto a carico degli impatti sulle varie matrici ambientali e sulla altrettanto non significatività per quanto riguarda il cumulo di impatti con altri impianti esistenti. Va da se

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che le altre considerazioni sulla probabilità dell’evento impattante, sulla complessità, durata, estensione e reversibilità dell’impatto, acquistano alla luce di quanto elaborato nel complesso dello studio un valore trascurabile dal punto di vista dimensionale.

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4) CHECK LIST DI VERIFICA

CARATTERISTICHE DEL PROGETTO Dimensioni del progetto Il progetto comporta un’occupazione dei terreni NO su vasta scala, lo sgombro del terreno, sterri di ampie dimensioni e sbancamenti? Il progetto comporta la modifica del reticolo di NO drenaggio (ivi compresi la costruzione diiì dighe, deviazione di corsi d’acqua, o un maggior rischio di inondazioni)? Il progetto comporta l’impiego di molta NO manodopera? I dipendenti avranno adeguato accesso ad SI abitazioni ed altri servizi? Il progetto genererà un afflusso significativo di NO in quanto è funzione della reddito nell’economia locale? dimensione dell’impianto Il progetto modificherà le condizioni sanitarie NO Il progetto comporta attività quali il brillamento NO di mine, la palificazione di sostegno o altre simili? La realizzazione o il funzionamento del progetto NO generano sostenuti volumi di traffico? Il progetto verrà smantellato al termine di un periodo determinato? Il progetto comporta il dragaggio, la rettificazione NO o l’intersezione dei corsi d’acqua? Il progetto comporta la costruzione di strutture a NO mare? Il progetto richiede la realizzazione di NO infrastrutture primarie per assicurare l’approvvigionamento di energia, combustibile ed acqua? Il progetto richiede la realizzazione di nuove NO strade, tratte ferroviarie o il ricorso a veicoli fuori strada? Il progetto modifica le caratteristiche funzionali NO Non Applicabile delle opere di cui costituisce la modifica o l’ampliamento?

Cumulo con altri progetti Il progetto può generare conflitti nell’uso delle NO risorse con altri progetti in esercizio, in corso di realizzazione o progettazione? Le emissioni in atmosfera, gli scarichi idrici o nel NO sottosuolo possono cumularsi con le

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perturbazioni all’ambiente in generale da altri progetti in corso di esercizio, in corso di realizzazione, o progettazione che insistono sulla stessa area?

Utilizzazione delle risorse naturali Il progetto richiederà apporti significativi in NO termini di energia, materiali, o altre risorse? Il progetto richiede consistenti apporti idrici NO Il progetto richiederà l’utilizzo di risorse non NO rinnovabili?

Produzione di rifiuti Il progetto comporta l’eliminazione di inerti di NO strati di copertura o rifiuti di attività minerarie? Il progetto comporta l’eliminazione di rifiuti NO industriali o urbani?

Inquinamento e disturbi ambientali Il progetto da luogo ad emissioni in atmosfera Si emissioni di polveri gestite generate dall’utilizzo del combustibile dai con adeguati sistemi di processi di produzione, dalla manipolazione dei abbattimento e mitigazione materiali, dalle attività di costruzione o da altre fonti? Il progetto dà luogo a scarichi idrici di sostanze NO organicheo inorganiche, incluse sostanza tossiche, in aree costiere e marine? Il progetto può provocare l’inquinamento dei NO suoli e delle acque di falda? Il progetto provocherà l’immissione SI solo di rumore, comunque a nell’ambiente di rumore, vibrazioni, luce, calore , livelli tali da non modificare il odori o altre radiazioni? clima acustico preesistente Il progetto può dare luogo ad elementi di NO perturbazione dei processi geologici o geotecnici? Il progetto altera i dinamismi spontanei di NO caratterizzazione del paesaggio sia dal punto di vista visivo, sia con riferimento agli aspetti storico-monumentali e culturali? Il progetto può dare luogo ad elementi di NO perturbazione delle condizioni idrografiche, idrologiche, e idrauliche?

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Rischio Incidenti La realizzazione del progetto comporta lo NO stoccaggio, la manipolazione o il trasporto di sostanze pericolose (infiammabili, esplosive, tossiche, radioattive, cancerogene o mutagene)? Il progetto nella sua fase di funzionamento, NO genera campi elettromagnetici o altre radiazioni che possono influire sulla salute umana o su apparecchiature elettroniche vicine? Il progetto comporta l’uso regolare di pesticidi e NO diserbanti? L’impianto può subire un guasto operativo tale NO da rendere insufficienti le normali misure di protezione ambientale? Vi è il rischio di rilasci di sostanze nocive NO all’ambiente o di organismi geneticamente modificati?

Localizzazione del Progetto Il progetto comporta modifiche significative NO dell’uso territoriale o della zonizzazione? Il progetto comporta modifiche significative della NO ricchezza relativa, della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona? Il progetto comporta modifiche della capacità di NO carico dell’ambiente naturale, e della qualità in generale con particolare attenzione alle seguenti zone: a) zone umide b) zone costiere c) zone montuose o forestali d) riserve e parchi naturali e) zone classificate o protette dalla legislazione degli stati membri dell’Unione Europea; zoe protette speciali designate dagli stati membri in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; f) zone nelle quali gli standard di qualità ambientali fissati dalla legislazione comunitaria sono già stati superati g) zone a forte densità demografica h) zone di importanza paesaggistica, idrogeologica, storica, culturale o archeologica i) altre aree sensibili dal punto di vista ambientale comunque definite

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5. ALLEGATI CARTOGRAFICI

Cartografia Progettuale Tav1 Planimetria Catastale, PRG, Aerofoto, IGM Tav2 Sviluppo Lotto Tav3 Piante, Prospetti, Sezioni

Cartografia Tematica Tav 4 Carta Geologica, Carta PAI, Carta PPR

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