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AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE RISCHI

E DEL PIANO DI EMERGENZA DELLA PROVINCIA PIANO D’EMERGENZA PROVINCIALE

INDICE CAPITOLO N.1 - INTRODUZIONE PAR.1.1 - INQUADRAMENTO NORMATIVO Pag.2 PAR.1.2 – COMPETENZE DELLA PROVINCIA Pag.2 PAR.1.3 - COMPETENZE DELLA PREFETTURA Pag.3 PAR.1.4 - CONTENUTI DEL PIANO D’EMERGENZA PROVINCIALE Pag.4 PAR.1.5 – LIVELLO GERARCHICO DEI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE Pag.4 CAPITOLO N.2 – MODELLO D’INTERVENTO PAR.2.1 - GENERALITA’ Pag.5 PAR.2.2 - ORGANISMI COINVOLTI Pag.6 PAR.2.3 – LE STRUTTURE DI COORDINAMENTO Pag.6 2.3.1 - il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) Pag.6 2.3.2 - la Sala Operativa della Prefettura Pag.6 2.2.3 - il Centro Operativo Misto (COM) Pag.8 2.3.4 - il Centro Operativo Comunale (COC) Pag.9 PAR.2.4 - SERVIZI DI SORVEGLIANZA, VIGILANZA, SALVAGUARDIA DELLE POPOLAZIONI E DELLE COSE Pag.10 2.4.1 - servizio di sorveglianza Pag.10 2.4.2 - servizio di vigilanza Pag.10 2.4.3 - servizio di salvaguardia delle persone e delle cose Pag.11 2.2.4 - servizio di soccorso Pag.11 Par.2.5 –RETE DI MONITORAGGIO PLUVIOMETRICO E RELATIVE SOGLIE Pag.12 CAPITOLO N.3 – LINEAMENTI DEL PIANO D’EMERGENZA PROVINCIALE PAR.3.1 - STRUTTURAZIONE DEL PIANO D’EMERGENZA Pag.13 PAR.3.2 - RIFERIMENTI CARTOGRAFICI Pag.14 PAR.3.3 - CENTRI OPERATIVI MISTI DELLA PROVINCIA DI COSENZA Pag.15 3.3.1 - Caratteristiche delle Sedi dei COM Pag.16 3.3.2 - Caratteristiche delle Aree di Ammassamento Pag.16 3.3.3 - Ubicazione delle Sedi COM e delle Aree di Ammassamento Pag.17 3.3.4 - Mezzi e materiali Pag.24 3.3.5 - le aree sicure Pag.24 3.3.5 - i percorsi sicuri Pag.25 CAPITOLO N.4 – ANALISI DEGLI SCENARI DI RISCHIO PAR.4.1 - CARATTERISTICHE GENERALI DEL TERRITORIO PROVINCIALE Pag.26 4.1.1 - la rete idrografica Pag.31 4.1.2 - la rete infrastrutturale viaria Pag.32 4.1.3 – la rete infrastrutturale ferroviaria Pag.33 4.1.4 - le reti infrastrutturali di servizio Pag.33 PAR.4.2- IL RISCHIO DI ALLUVIONE/INONDAZIONE Pag.33 PAR.4.3 – IL RISCHIO DI FRANA Pag.35 PAR.4.4 – IL RISCHIO SISMICO Pag.37 PAR.4.5 – IL RISCHIO D’INCENDIO BOSCHIVO Pag.39 PAR.4.6 – IL RISCHIO DI MAREGGIATE ED EROSIONE COSTIERE Pag.41 PAR.4.7 – IL RISCHIO TSUMANI Pag.42 PAR.4.8 – IL RISCHIO DESERTIFICAZIONE E DEFICIT IDRICO Pag.44 PAR.4.9 – IL RISCHIO SUBSIDENZA Pag.45 PAR.4.10 – IL RISCHIO SINKHOLES Pag.45

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CAPITOLO N.1 – INTRODUZIONE

PAR.1.1 - INQUADRAMENTO NORMATIVO.

Il presente Piano Provinciale di Emergenza viene redatto sulla scorta delle norme contenute nei seguenti dispositivi nazionali e regionali: - La L.n.225/1992, che ha istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile; - La L.R.n.4/1997 - Legge organica di protezione civile della Regione emanata in attuazione di quanto disposto nell’art.12 della L.n.225/1992; successivamente integrata e modificata dalla L.R.n.57/2012 e dalla L.R.n.3/2013; - La L.R.n.34/2002, che ha definito le competenze e riordinato le funzioni amministrative regionali e locali; successivamente integrata e modificata dalle LL.RR. n.1/2006, n.15/2006, n.1/2007, n.58/2010; - La Legge n. 100 del 12 luglio 2012, che ha convertito con modificazioni il D.L.15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile.

PAR. 1.2 - COMPETENZE DELLA PROVINCIA La L.n.225/1992, all’art. 13 c.1 precisa che : “Le province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli articoli 14 e 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142 , partecipano all'organizzazione ed all'attuazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali. La L.R.n.34/2002, che ha definito le competenze e riordinato le funzioni amministrative regionali e locali, all’art. 121 attribuisce alle Provincie in materia di protezione civile le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti: a) l’attuazione, nel proprio ambito territoriale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi di previsione e di prevenzione dei rischi, redatti dalla Regione (art.120 lett.c) sulla base degli indirizzi nazionali, con l’adozione dei connessi provvedimenti amministrativi; b) la predisposizione, sulla base degli indirizzi regionali, dei piani provinciali di emergenza; c) la vigilanza sulle attività delle organizzazioni di volontariato che operano in materia di protezione civile, svolte nell’ambito delle funzioni di propria competenza; d) la vigilanza sulla predisposizione, da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lett. b), della legge n. 225/1992; e) la realizzazione dei sistemi di controllo e di allarme per una tempestiva segnalazione dell’insorgere di situazioni di pericolo o di eventi calamitosi; f) la raccolta, nell’ambito del proprio territorio e sulla base dei dati forniti dai Comuni, di notizie relative alle reti di collegamento e di accesso ai mezzi agli edifici ed alle aree da utilizzare per interventi di soccorso e di assistenza. La normativa vigente valorizza il ruolo delle Provincie nell'attività di organizzazione ed attuazione del Servizio di Protezione Civile, con particolare riferimento alla predisposizione dei programmi provinciali di previsione e prevenzione in armonia con i programmi nazionali e regionali, e dalla redazione del piano di

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emergenza provinciale, necessario per fronteggiare nel territorio provinciale gli eventi, definiti all’art.2 della L.n.225/1992 di “tipo b”,cioè con dimensioni superiori a quelli per i quali è sufficiente la risposta organizzata dal sindaco e necessitano dell’intervento coordinato di più enti o organizzazioni competenti in via ordinaria. In particolare il Piano d’emergenza rappresenta l'insieme delle procedure operative di intervento da attuarsi nel caso si verifichi l'evento atteso contemplato in un apposito scenario. La legge n.225/92 stabilisce che i Piani d’emergenza siano predisposti sulla base dei Programmi Provinciali di Previsione e Prevenzione dei Rischi, che ne costituiscono l'insostituibile premessa; è necessario, pertanto, partire da tutte quelle aree e quelle strutture che siano configurabili come "elementi a rischio", individuate in tali Programmi, sui quali il Piano d’emergenza deve imporre vincoli e normative per la sicurezza delle persone e dei beni, nell'attesa della messa in opera delle opportune opere di difesa.

PAR.1.3 - COMPETENZE DELLA PREFETTURA Il Prefetto concorre, insieme alle diverse componenti del Servizio Nazionale di Protezione Civile e in raccordo con il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad assicurare la tutela della integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali. Al verificarsi di un evento, più o meno grave, il Prefetto garantisce il tempestivo avvio dei primi soccorsi, adottando i provvedimenti urgenti ed assicurando l'impiego delle forze operative per la gestione dell'emergenza, con particolare riguardo ai vigili del fuoco e alle forze dell'ordine. Quando la situazione è più complessa e richiede interventi coordinati delle diverse componenti del sistema di protezione civile, a livello provinciale viene attivato, presso la prefettura-Utg, il “Centro di coordinamento dei soccorsi” (CCS), quale struttura provvisoria per il tempo dell'emergenza, con funzioni di raccordo ed armonizzazione delle misure che fanno capo ad amministrazioni ed enti diversi. In relazione alle esigenze concrete, sempre con finalità gestionali, il Prefetto può anche attivare uno o più “Centri operativi misti” (COM), di livello comunale o intercomunale. Per la gestione dell'evento, in Prefettura si attiva anche una Sala Operativa dove affluiscono tutti i dati e le informazioni relative all'evento calamitoso. In ottemperanza al principio della leale collaborazione e considerato che gli interventi di protezione civile richiedono l'apporto di diverse componenti, di livello statale, regionale, provinciale, comunale ed anche dei privati, il Prefetto svolge un fondamentale ruolo di cerniera, con funzioni di impulso e di garanzia della presenza attiva dello Stato sul territorio. Al Prefetto è conferito un ruolo fondamentale di raccordo anche in materia di "safety": il coordinamento delle attività per il disinnesco degli ordigni bellici rinvenuti sul territorio. In tale ambito, con il concorso tecnico-operativo del ministero della Difesa, attiva gli interventi specialistici ed adotta ogni provvedimento idoneo ad assicurare la salvaguardia e l'assistenza della popolazione. Tra i compiti operativi della Prefettura figura inoltre il trasporto aereo urgente degli ammalati gravi o delle persone da sottoporre a trapianto. Il Prefetto predispone infine i piani di emergenza esterna per le industrie a rischio di incidente rilevante e quelli per la messa in sicurezza di siti nucleari, oltre che validare i piani di sicurezza delle dighe.

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PAR.1.4 - CONTENUTI DEL PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE Il Piano di Emergenza costituisce lo strumento più importante per una corretta gestione dell’emergenza in caso di evento calamitoso. Il Piano contiene, la descrizione del modello di intervento da attuare all’approssimarsi dell’evento, durante il suo sviluppo e nelle fasi immediatamente successive, e, in particolare, le indicazioni dei probabili scenari di rischio ai fini della pianificazione e la gestione di situazioni di emergenza a scala provinciale, derivanti da calamità naturali. Le tipologie di rischio individuate nel Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP) adottato dalla Regione Calabria con DCR n.300 del 22/4/2013, sono : - Rischi Antropogenici: rischio sanitario, rischio ambientale, rischio incidente rilevante, rischio incendio boschivo, rischio erosione e consumo di suolo; - Rischi Naturali: rischio frana, rischio alluvione, rischio erosione costiera, rischio desertificazione e deficit idrico, rischio subsidenza e sinkholes, rischio tsunami, rischio sismico. dettagliatamente analizzate nel Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi aggiornato. Il Piano d’emergenza Provinciale, dovendo limitare la propria competenza alle situazioni di emergenza derivanti da calamità naturali , si occupa dei seguenti rischi : - rischio alluvione/inondazione; - rischio frana; - rischio sismico; - rischio incendio boschivo; - rischio mareggiate ed erosione costiera; - rischio tsumani; - rischio desertificazione e deficit idrico; - rischio subsidenza; - rischio sinkholes. Dal punto di vista amministrativo sono interessati: la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza, i 155 Comuni della provincia e la Prefettura di Cosenza; alla Prefettura è demandato l’onere della gestione delle situazioni d’emergenza. Il presente Piano d’Emergenza è un aggiornamento del Piano approvato dalla Provincia di Cosenza nel 2009, come parte integrante del Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi allegato al Piano Territoriale di Coordinamento; detto aggiornamento si basa sulle risultanze delle analisi territoriali svolte dalla Provincia di Cosenza in collaborazione con il CNR-IRPI per l’aggiornamento del citato P.P.P.R., nonché delle verifiche operative effettuate in concertazione tra le diverse istituzione interessate.

PAR.1.5 - LIVELLO GERARCHICO DEI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE L.n.100/2012, ribaltando la precedente impostazione che prevedeva che fossero le attività di protezione civile a doversi armonizzare con i programmi territoriali, ha precisato che “i piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e ai piani regionali di protezione civile”. La norma di fatto impone che gli strumenti di pianificazione territoriale, ed in particolare il Piani Strutturali Comunali, i Piani Strutturali Associati, ed i Piani urbanistici di attuazione d’iniziativa pubblica o privata, devono essere coordinati con le prescrizione dei Piani d’emergenza di protezione civile, comunali, provinciali e regionali, in particolare vincolando la destinazione d’uso dei siti sicuri, destinati ad “aree di ammassamento”, “aree di ricovero”, sedi COM e COC ed altre strutture previste per la gestione dell’emergenza.

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CAPITOLO N.2- IL MODELLO DI INTERVENTO PAR.2.1 - GENERALITA’ Il modello di intervento definisce la sequenza di attività ed i soggetti coinvolti nella gestione dell’emergenza. Il modello di intervento adottato è basato sull’individuazione di due periodi: - periodo ordinario; - periodo straordinario o di intervento. Nel periodo straordinario o di intervento, sono coinvolte di volta in volta le diversestrutture operative in funzione della gravità dell’evento atteso o in corso. In generale il periodo di intervento è organizzato nelle seguenti quattro fasi: - fase di sorveglianza; - fase di attenzione; - fase di preallarme; - fase di allarme; tuttavia è opportuno precisare che Il modello non può essere uguale per tutte le tipologie di rischio; ad esempio nel caso di rischio di inondazione il modello di intervento prevede tutte le varie fasi, mentre per altri rischi, in particolare per quello sismico, l'articolazione in fasi successive dell'intervento è limitata alla sola fase d’emergenza, mancando del tutto la fase di preannuncio dell'evento. Le differenze tra il modello di intervento per il rischio di inondazione e quello per il rischio di frana sono molto limitate: per il rischio di frana il modello si caratterizza per alcuni specifici precursori di evento da monitorare e per la composizione e i compiti del servizio di sorveglianza e del servizio di vigilanza. Nei paragrafi seguenti saranno specificati sia gli organismi coinvolti che la sequenza di attività da svolgere nelle diverse fasi di intervento.

PAR 2.2 - ORGANISMI COINVOLTI Le fasi del piano di emergenza prevedono lo svolgimento di azioni e compiti da parte dei seguenti Enti o Organismi: - DPC – Dipartimento della Protezione Civile. - Centro Funzionale (Ex S.I.M.N. Catanzaro) – Centro Funzionale Strategico, Meteorologico, Idrografico e Mareografico della Regione Calabria. - Regione - Prefettura - Provincia - Comuni - Vigili Del Fuoco - Forze Di Polizia - Forze Armate - Corpo Forestale dello Stato - Servizi Tecnici Nazionali - Organizzazioni di Volontariato - Croce Rossa Italiana - Strutture Del Servizio Sanitario Nazionale - Corpo Nazionale Soccorso Alpino – Cnsa (Cai)

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Gli Enti e gli Organismi sopra elencati, partecipano, per quanto di loro competenza, alle attività delle seguenti strutture tecnico-amministrative: - SALA OPERATIVA REGIONALE; - SALA OPERATIVA PROVINCIALE; - C.C.S. – Centro Coordinamento Soccorsi; - C.O.M. – Centro Operativo Misto; - C.O.C. – Centro Operativo Comunale; - UTM – Unità Tecniche Mobili; - UTMP – Unità Tecniche Mobili Provinciali. Gli Enti e gli Organismi sopra elencati sono preposti, per quanto di loro competenza, ad assicurare con le proprie risorse umane e strumentali i seguenti servizi essenziali, sia in fase di pre-allerta che in fase emergenziale: - servizi di sorveglianza; - servizi di vigilanza; - servizio di salvaguardia delle popolazioni e delle cose; - servizio di soccorso.

PAR.2.3 – LE STRUTTURE DI COORDINAMENTO Nella pianificazione delle procedure di risposta all'emergenza per eventi di tipo (b) è necessario stabilire sinergie operative ed organizzative tra la Prefettura e l'Amministrazione Provinciale; infatti, per lo svolgimento di tutte le attività operative di soccorso immediato alla popolazione, qualora l'evento calamitoso non possa essere fronteggiato con mezzi e risorse a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando gli interventi con quelli del Sindaco. Il Prefetto per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza (prevista dall'art.14 della L.225/92 si avvale del Centro Coordinamento Soccorsi, della Sala Operativa della Prefettura e del Centro Operativo Misto. 2.3.1 - il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) Qualora, a seguito del verificarsi di calamità naturali, catastrofi o altri eventi, venga a determinarsi una situazione di grave o gravissima crisi, il Prefetto convocherà il Centro di Coordinamento Soccorsi (CCS) con il compito di supportarlo nelle scelte di carattere tecnico-operative. La sede del CCS è ubicata presso la Prefettura di Cosenza, dove in caso di emergenza viene altresì attivata la Sala Operativa della Prefettura. Il CCS, presieduto dal Prefetto o da un suo delegato, si articola in componenti fisse e componenti eventuali. Le componenti fisse sono, di norma: Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Stradale, Esercito, Corpo Forestale dello Stato, Provveditorato alle Opere Pubbliche, Regione, Amministrazione Provinciale, Comuni, Capi settore dei COM, Azienda Sanitaria Provinciale, 118 competente per territorio, Croce Rossa Italiana, Organizzazioni di Volontariato. Le componenti eventuali sono principalmente i soggetti erogatori dei servizi essenziali (energia elettrica, gas, acqua, telefonia fissa e mobile, poste, scuole, etc.). 2.3.2- la Sala Operativa della Prefettura. La Sala operativa della Prefettura è retta da un rappresentante del Prefetto ed è organizzata per funzioni di supporto: esse rappresentano le singole risposte operative che occorre organizzare in

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qualsiasi tipo d’emergenza a carattere provinciale. La Sala Operativa ha lo scopo di gestire e trasmettere ogni informazione relativa alle seguenti n.14 funzioni di supporto, che si occupano della gestione dell’emergenza a carattere provinciale. Ogni singola funzione ha un proprio titolare che,nominati dal Prefetto in tempo di normalità, hanno il compito di aggiornare i dati relativi alla propria funzione e in emergenza siedono a turno in sala operativa affiancando il Prefetto nella gestione e nel coordinamento dalla sala operativa, degli interventi del proprio settore. Non necessariamente, anche in relazione al tipo d’emergenza in atto, devono essere attivate tutte le Funzioni; si precisa che quelle ritenute idonee e necessarie potranno essere anche integrate tra loro. La Sala Operativa dovrà mantenere un costante raccordo e coordinamento con i Centri Operativi Misti (COM) istituiti dal Prefetto e con l'analoga Sala Operativa del Servizio Protezione Civile della Regione. Di seguito si descrivono le 14 funzioni di supporto. 2.3.2.1 - Funzione Tecnica e di pianificazione (Tecnici provinciali, Enti gestori di reti di monitoraggio, Enti di ricerca scientifica,Università). Interessa tutti gli Enti che svolgono attività di ricerca scientifica o di monitoraggio sul territorio. Il referente ha il compito di coordinare i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche, cui è richiesta un’analisi conoscitiva del fenomeno ed un’interpretazione dei dati provenienti dal monitoraggio. 2.3.2.2- Funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria (A.S.L., C.R.I., Volontariato Socio- sanitario). Gestisce tutti gli aspetti socio-sanitari dell’emergenza. Il responsabile ha il compito di coordinare le attività svolte dai responsabili della sanità locale e delle organizzazioni di volontariato che operano nel settore sanitario. 2.3.2.3- Funzione mass-media ed informazione (Provincia, Prefettura). Si occupa della diffusione delle informazioni alla popolazione ed alla stampa. Scopi principali sono: - informare e sensibilizzare la popolazione, - organizzare tavole rotonde e conferenze stampa, - divulgare le attività realizzate. 2.3.2.4 - Funzione volontariato (Organizzazioni di volontariato di protezione civile). Si occupa della gestione e del coordinamento dei volontari, destinando uomini e mezzi al supporto delle operazioni di presidio, salvaguardia, soccorso ed assistenza. 2.3.2.5 - Funzione materiali e mezzi (Aziende pubbliche e private, Volontariato, C.R.I., Amministrazioni locali). Si occupa della gestione delle risorse disponibili in ambito provinciale, fornendo un quadro aggiornato delle disponibilità in emergenza. 2.3.2.6 - Funzione trasporti, circolazione e viabilità (ANAS, Provincia, Polizia Stradale, Carabinieri, Forze dell’Ordine in generale). E’ finalizzata alla movimentazione dei materiali, al trasferimento dei mezzi, all’ottimizzazione delle vie di flusso ed al funzionamento dei cancelli di accesso. 2.3.2.7 - Funzione telecomunicazioni (Enti gestori di reti di telecomunicazioni, Radioamatori, ecc.). Si occupa dell’approntamento di una rete di telecomunicazioni alternativa, che sia affidabile anche in caso di eventi di notevole gravità.

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2.3.2.8 - Funzione servizi essenziali (Enel, Gas, Acquedotto,, Aziende municipalizzate, Smaltimento rifiuti, Provveditorato agli Studi). Ha come scopo quello di garantire la funzionalità dei servizi essenziali, anche in emergenza, coordinando i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio. 2.3.2.9 - Funzione censimento danni a persone e cose (Tecnici provinciali e comunali, Polizia Municipale, Comunità Montana, Regione, VV.F., Gruppi Nazionali e Servizi Tecnici nazionali). Si occupa del censimento dei danni a persone e cose al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento. 2.3.2.10 - Funzione strutture operative (Provincia e Prefettura). Si occupa del coordinamento delle varie strutture operative presenti presso CCS e COM (Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Forze Armate, Forze dell’Ordine, Corpo Forestale dello Stato, Servizi Tecnici Nazionali, Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica,Strutture del Servizio Sanitario Nazionale, Organizzazioni di Volontariato, CRI, Corpo Nazionale del Soccorso Alpino). 2.3.2.11 - Funzione enti locali (Provincia e Prefettura). In relazione all’evento, tale funzione dovrà essere in possesso della documentazione riguardante tutti i referenti di enti ed amministrazioni della zona interessata dall’evento. 2.3.2.12 - Funzione materiali pericolosi (Vigili del Fuoco, Provincia, ASP). Gestisce lo stoccaggio di materiali pericolosi, il censimento delle industrie potenzialmente pericolose per la popolazione. Tale funzione si occupa del censimento preventivo delle industrie e dello studio del potenziale pericolo per la popolazione. 2.3.2.13 - Funzione assistenza alla popolazione (Regione, Provincia, Volontariato, Comuni) Si occupa di fronteggiare le esigenze della popolazione colpita dall’evento anche mediante la realizzazione e la gestione di aree attrezzate per fornire i servizi necessari. 2.3.2.14 - Funzione coordinamento centri operativi (Provincia e Prefettura) Il coordinatore della sala operativa che gestisce le 14 funzioni di supporto, sarà anche responsabile di questa funzione al fine di conoscere l’operatività ed attuare il massimo coordinamento nelle zone colpite dall’evento.

2.3.3 - Il Centro Operativo Misto (COM). IlCentroOperativoMistoèunastrutturaoperativadecentrata,costituita con decreto prefettizio e diretta da un rappresentante del Prefetto. I compiti fondamentali attribuiti al COM, in quanto proiezione decentrata del Centro di Coordinamento dei Soccorsi (CCS),sono: - fornire tempestivamente, nella fase di emergenza, anche mediante le reti di telecomunicazioni attive per il tramite delle Sale Operative Regionali e Provinciali, informazioni al CCS; - raccogliere ed elaborare i dati provenienti dai territori colpiti dall’evento e trasmetterli al CCS; - ricevere e veicolare le disposizioni provenienti dal CCS smistandole ai Comuni di competenza ed al personale dislocato sul territorio ed operante nei punti di vigilanza e/o nel teatro delle operazioni di

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soccorso, - offrire supporto, in ordinario, ai Comuni nella fase di redazione delle pianificazioni di emergenza. Più specificatamente, nella fase di emergenza, i COM dovranno garantire le seguenti attività : - fornire tutte le possibili informazioni ed ogni forma di collaborazione, anche di tipo amministrativo, ai Sindaci ed alle comunità locali mantenendosi in permanente contatto con il CCS e la Sala Operativa della Prefettura mediante apparecchiature radio e telefoniche, punto a punto, che vengono installate nelle rispettive sedi di insediamento di seguito individuate; - assicurare la distribuzione dei soccorsi, l'assegnazione dei ricoveri ed ogni altro intervento assistenziale alle popolazioni sinistrate tramite i Sindaci o loro delegati; - disciplinare l'attività di soccorso tecnico e di ripristino dei servizi; - sovrintendere all'ordine pubblico locale; - coordinare l'attività dei Sindaci, o, qualora costituite, delle Unità Assistenziali di Emergenza (U.A.E.) ricadenti nella propria giurisdizione territoriale, specie per quanto concerne l'assegnazione di viveri, vestiario, effetti letterecci e generi di conforto; - vigilare sul trasporto e sulla consegna dei viveri, medicinali, attrezzature e materiali del CCS i singoli Comuni e alle U.A.E.; - assicurare, d'intesa con i Sindaci interessati o con le U.A.E., la disponibilità dei locali da adibire a magazzini di raccolta e di smistamento dei materiali provenienti dai Centri Assistenziali di Pronto Intervento (C.A.P.I.) e di quelli eventualmente offerti dai privati; - assicurare l'istituzione di un servizio di vigilanza diurna e notturna presso i predetti magazzini nominando uno o più consegnatari; - assicurare,chiedendoliaiSindaciinteressati,gliautomezzinecessariperiltrasportodeimateriali nelle zone sinistrate e nelle campagne; - coordinare l'attività delle U.A.E. nell'assegnazione delle unità alloggiative distribuibili (roulottes, tende, containers) che devono essere consegnate agli aventi diritto sempre ed esclusivamente in uso temporaneo, mediante appositi verbali sulla base dei quali devono poi essere effettuati i recuperi e la constatazione di eventuali danni. Al di fuori della gestione delle fasi emergenziali i Centri Operativi Misti saranno utilizzati come “luoghi- presidio” di studio, di pianificazione, di formazione ed informazione del personale addetto alla gestione dell’emergenza, al fine di implementare le conoscenze in materia di Protezione Civile, anche a favore e con l’eventuale supporto delle Associazioni di Volontariato iscritte all’Albo Regionale.

2.3.4- Il Centro Operativo Comunale (COC) Il Centro Operativo Comunale è organizzato e gestito a scala comunale; è attivato e presieduto dal Sindaco che è autorità comunale di Protezione Civile. Deve dotarsi di una sede idonea ed è organizzato, secondo un modello simile a quello provinciale, per funzioni di supporto, che, a scala comunale sono: 1. tecnico scientifica e di pianificazione; 2. sanità, assistenza sociale e veterinaria; 3. gestione del volontariato; 4. gestione materiali, mezzi e risorse umane; 5. servizi essenziali ed attività scolastiche; 6. censimento danni a persone e/o cose; 7. gestione strutture operative locali e viabilità;

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8. gestione telecomunicazioni; 9. assistenza alla popolazione. La composizione ed i compiti del COC, nonché le procedure di attivazione e di funzionamento, devono essere specificati e definiti nel Piano di Protezione Civile Comunale.

PAR.2.4 - SERVIZI DI SORVEGLIANZA, VIGILANZA, SALVAGUARDIA DELLE POPOLAZIONI E DELLE COSE, SOCCORSO. Le strutture operative coinvolte nella gestione dell’emergenza sono organizzate in base alle funzioni svolte e sulla base delle indicazioni riportate nelle “Direttive per l’adozione delle misure di protezione civile a livello provinciale e comunale connesse al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico Regionale”, nei servizi di seguito dettagliati.

2.4.1 - Servizio di sorveglianza 2.4.1.1-componenti Il Servizio è composto dal Dipartimento Protezione Civile e dal Centro Funzionale Meteo- Idrologico. 2.4.1.2- Attività Il Servizio effettua il monitoraggio H24 delle condizioni meteo-idrologiche del territorio provinciale e tiene sotto costante osservazione i dati trasmessi dalla rete di monitoraggio in telemisura composta da telepluviometri e teleidrometri. Esso raccoglie ed esamina i dati dei modelli meteorologici, emettendo periodici bollettini informativi e comunicando,eventualmente, il superamento di soglie pluviometriche. Nel caso di rischio di frana, il servizio di sorveglianza oltre a seguire l’evoluzione delle precipitazioni registrate dai tele pluviometri deve controllare, qualora disponibili,anche i dati della rete di monitoraggio dei corpi franosi che opera in telemisura. In tal caso, del servizio di sorveglianza fanno parte anche le strutture tecniche proprietarie delle reti di monitoraggio delle frane.

2.4.2 - Servizio di vigilanza 2.4.2.1-Componenti Il Servizio è composto: - dal Centro Funzionale Meteo-Idrologico, - dalle Unità Tecniche Mobili (UTM)che sono formate da: unità composte da 2 volontari, Vigili Urbani o Forze dell’Ordine in generale e personale delle Strutture Tecniche degli Enti territorialmente competenti per la difesa del suolo (Regione, Provincia, Comune), - dalle Unità Tecniche Mobili Provinciali (UTMP)che sono formate da : unità di supporto specializzate composte da tecnici del Genio Civile o della Provincia, eventualmente integrati da esperti del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR- GNDCI, da volontari altamente qualificati e Forze dell’Ordine. 2.4.2.1- Attività La vigilanza diretta viene svolta dalle UTM e dalle UTMP in corrispondenza dei cosiddetti punti critici. Consiste nell’osservazione diretta e continua dei livelli idrici in corrispondenza di sezioni significative, dei fenomeni di versante, con particolare attenzione a cedimenti e smottamenti che potrebbero interessare il reticolo fluviale o i centri urbani oil sistema delle infrastrutture primarie. L’individuazione dei punti critici

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deve essere effettuata a scala comunale, sulla base del Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi e del Piano d’Assetto Idrogeologico della Calabria. Si tratta, in sostanza, di realizzare un’attività di monitoraggio integrato, in cui si uniscano ai dati registrati dalle reti di monitoraggio strumentale, anche le informazioni raccolte da squadre di tecnici che, in fase di preallarme, provvedono al controllo a vista dei punti critici del territorio per l’osservazione dei fenomeni precursori. Si dovranno in particolare svolgere: - il monitoraggio costante e puntuale di tutti i punti di possibile crisi e delle aree esposte a maggior rischio; - la realizzazione di tutti gli interventi diretti alla rimozione di pericoli immediati e dalla messa in sicurezza del territorio. Nel caso di rischio di frana, il servizio di vigilanza deve presidiare le aree potenzialmente franose e segnalare l’eventuale presenza di precursori di evento e i risultati della strumentazione in sito che non utilizza la telemisura.

2.4.3 -Servizio di salvaguardia delle popolazioni e delle cose 2.4.3.1.- Componenti Il Servizio è composto da: Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Carabinieri, Forze Armate, Corpo Forestale dello Stato, Croce Rossa Italiana, Corpo Nazionale Soccorso Alpino – CNSA (CAI), Organizzazioni di Volontariato.

2.4.3.2 - Attività Il servizio è finalizzato ad impedire l’accesso alle zone colpite dall’evento e ad allontanare datali aree la popolazione a rischio. Si occupa, pertanto, della delimitazione delle aree di pericolo, impedendone l’accesso anche mediante individuazione di cancelli, ossia di punti strategici della rete stradale presidiati dalle forze dell’ordine per una corretta gestione del traffico, e favorendo l’allontanamento delle persone presenti nelle aree a rischio. L’individuazione di tali cancelli è a cura dei Comuni mediante i propri uffici tecnici. Anche l’allontanamento della popolazione dalle aree a rischio deve essere effettuato sulla base di uno specifico piano di evacuazione predisposto da ciascun Comune.

2.4.4 - Servizio di soccorso 2.4.4.1 - Componenti Il Servizio è composto da: Strutture del Servizio Sanitario Nazionale, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia di Stato, Forze Armate, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Croce Rossa Italiana, Corpo Nazionale Soccorso Alpino – CNSA (CAI), Organizzazioni di Volontariato.

2.4.4.2 - Attività Il servizio si occupa, dopo che si è verificato l’evento, della risposta alle richieste di soccorso,attuando anche la perlustrazione delle aree colpite dall’evento in cerca dei dispersi. Si occupa anche del soccorso sanitario; più in generale, predispone ed attua tutte le attività necessarie al superamento di situazioni di emergenza connesse sia a persone che ad animali ed a beni storici ed ambientali di rilevante interesse.

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PAR. 2.5 - RETE DI MONITORAGGIO PLUVIOMETRICO E RELATIVE SOGLIE. La rete di monitoraggio pluviometrico regionale è gestita dal Centro Funzionale Meteorologico, Idrografico e Mareografico della Regione Calabria (ex SIMN -Compartimento di Catanzaro). Essa è composta da una rete di sensori distribuita sul territorio regionale ed in grado di trasmettere i valori rilevati alla sede di Catanzaro. Il Centro Funzionale Meteo-Idrologico regionale effettua il confronto tra i valori di precipitazione rilevati e dei valori soglia prefissati per diverse durate temporali. La valutazione della gravità di una situazione è, pertanto, definita sulla base del superamento di soglie pluviometriche comunali. Per ciascun comune, infatti, sono stati individuati i pluviometri di riferimento e tre soglie definite, rispettivamente: - soglia 1, o di bassa pericolosità; - soglia 2, o di media pericolosità; - soglia 3, o di alta pericolosità. Al superamento dei diversi valori di soglia corrisponde il passaggio alle fasi di attenzione, preallarme ed allarme.

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CAPITOLO N.3 – LINEAMENTI DEL PIANO D’EMERGENZA PROVINCIALE

3.1 STRUTTURAZIONE DEL PIANO D’EMERGENZA

Ilpianod’emergenzaprovincialerappresentaunprocessocompletochepartedall'analisideirischi, definita nel Programma di Previsione e Prevenzione aggiornato, per giungere alla definizione degli scenari ad essi collegati. La struttura del piano d’emergenza provinciale aggiornato ha considerato in modo settoriale ciascuno dei rischi esaminati delineandone separatamente gli scenari, anche se per talune tipologie potrebbe essere più aderente al vero allestire scenari multi-rischio, come nel caso di fenomeni di inondazioni e frane dovute ad uno stesso evento pluviometrico particolarmente intenso e/o durevole. Le tipologie di rischio considerate sono: - i Rischi Antropogenici: rischio sanitario, rischio ambientale, rischio incidente rilevante, rischio incendio boschivo, rischio erosione e consumo di suolo; - i Rischi Naturali: rischio frana, rischio alluvione, rischio erosione costiera, rischio desertificazione e deficit idrico, rischio subsidenza e sinkholes, rischio tsunami, rischio sismico; dettagliatamente analizzate nel Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi aggiornato. Le approfondite indagini effettuate per l’aggiornamento del sopracitato Programma indicano come preminenti nel territorio della Provincia i seguenti rischi naturali: - rischio sismico, rischio idrogeologico (frane ed alluvioni), rischio erosione costiera, rischio tsunami, rischio incendio boschivo; tuttavia il Piano dell’emergenza dovrà definire gli scenari di rischi anche per le altre tipologie indicate dalla Regione Calabria nel QTRP adottato. Partendo dall'inquadramento territoriale degli insediamenti abitativi e delle infrastrutture presenti sul territorio, il Piano d’emergenza approntato a scala provinciale prende in esame i diversi rischi considerati, di cui si sono sintetizzati di volta in volta: - la pericolosità, esponendo le linee metodologiche essenziali utilizzate nell'analisi di pericolosità effettuata nel Programma di previsione e prevenzione provinciale; - gli scenari di rischio, cioè la descrizione delle dinamiche di eventi potenzialmente dannosi, sia per valutarne le conseguenze in termini di danno, sia per individuare le migliori strategie nelle operazioni di soccorso. In effetti alla scala di piano provinciale di emergenza si tratta più propriamente di macro scenari relativi alle situazioni di maggior rischio esistenti sul territorio, definite il meglio possibile alla scala provinciale allo scopo di fornire alle singole amministrazioni comunali le informazioni di base su cui sviluppare i piani d’emergenza comunali. Gli scenari risultano di complessità diversa, per cui ad essi possono corrispondere modalità d’intervento e strutture operative differenti in funzione del loro grado di complessità; - i sistemi di monitoraggio e i precursori d’evento, che, se realmente efficaci, influiscono fortemente sulle modalità di risposta delle strutture operative e della comunità tutta all'evento atteso in termini di attuazione degli interventi di emergenza e soccorso. Poiché si tratta di monitoraggi effettuati in tempo reale, se il sistema di protezione civile provinciale risulta ben concertato si è in grado anche di integrare le informazioni in arrivo all'interno di processi decisionali che si avvalgono di modelli analitici e di sistemi informativi territoriali. Per l'efficace utilizzo a scopi preventivi dei sistemi di monitoraggio è quindi fondamentale la costituzione di una struttura operativa presso l’amministrazione provinciali che possa operare in modo continuativo, garantendo la lettura dei dati nel tempo e prevedendo il

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coordinamento con i tecnici della Regione e la stesura di specifiche procedure di allertamento in funzione del raggiungimento di determinate soglie quantitative. Il Presente Piano nulla specifica nel merito delle modalità d’intervento e di coordinamento delle strutture operative , perché di diretta competenza del Prefetto che cui è demandata la gestione del Piano d’emergenza sia in fase ordinaria, sia in fase emergenziale. Si evidenzia che, per il normale sviluppo urbano e infrastrutturale a cui va incontro nel tempo il territorio della provincia di Cosenza, il piano d’emergenza deve essere periodicamente revisionato ed aggiornato, anche se la pericolosità degli eventi presi in esame non dovesse mutare nel tempo. In particolare l'aggiornamento degli scenari di rischio e delle procedure d’intervento ad essi collegate deve essere attuato ogni qualvolta si realizzino studi di dettaglio delle diverse tipologie di rischio o si pongano in atto difese strutturali e/o non strutturali dal rischio che ne mutino il quadro di riferimento.

PAR.3.2 -RIFERIMENTI CARTOGRAFICI Parallelamente alla redazione del presente aggiornamento del piano d’emergenza è stata approntata una cartografia di sintesi generale con i tematismi relativi ai fenomeni esaminati interagenti con il sistema antropico e infrastrutturale, e l'indicazione delle aree analizzate con maggiore dettaglio. Tale cartografia, realizzata dal CNR-IRPI a seguito di una convenzione stipulata tra la Provincia ed il CNR, è parte sostanziale dell’aggiornamento del Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi della Provincia di Cosenza e deve essere considerata parte integrante e sostanziale del Piano d’Emergenza Provinciale. Viene assunta come base cartografica la Carta Tecnica Regionale, consegnata ufficialmente dalla Regione alla Provincia di Cosenza in data 24/06/2013. Tutti i dati del Programma aggiornato sono georiferiti e confrontabili con e dati della programmazione regionale. In ossequio a quanto disposto dal D.lgs n.118/2011 e D.L.n. 102/2013, tutti gli elaborati del P.P.P.R. di nuova elaborazione, sono stati editi in formato digitale, visionabili attraverso il sistema Windows e diffusi su supporto magnetico. Le carte tematiche sono consultabili attraverso un software QGIS. Le informazioni visualizzabili sono le seguenti: 1. shape - Provincia CS: fratture al suolo 2008/2012; 2. shape - Provincia CS: frane non cartografabili 2008/2012; 3. shape - Provincia CS: frane 2008/2012; 4. shape - Provincia CS: aree inondate 2008/2012; 5. shape - PAI Calabria 2001: frane classi pericolosità; 6. shape - PAI Calabria 2001: alluvioni classi di rischio idraulico; 7. shape - PAI Calabria 2001: alluvioni aree attenzione; 8. shape - Corpo Forestale dello Stato: incendi 2004/2010; 9. shape - Provincia CS : linea costa 1958; 10. shape -Provincia CS : linea costa 1985; 11. shape -Provincia CS : linea costa 2008; 12. shape- Provincia CS : linea costa 2012; 13. shape -Provincia di CS : criticità strade provinciali, ponti e viadotti; 14. shape -Provincia di CS : criticità strade provinciali, scarpate e corpi stradali; 15. shape -Provincia di CS : edifici strategici; 16. shape -Provincia di CS : dislocazione delle Aree di Ammassamento; 17. shape -Provincia di CS: distribuzione territoriale e dislocazione Centri Operativi Misti.

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Per facilitare la consultazione dei dati, nel supporto magnetico vengono inoltre inserite n.6 cartelle di file, contenenti, in formato PDF: a) n.20 carte, in scala 1:25.000, con la mappatura preliminare delle aree interessate da fenomeni franosi e alluvionali verificatesi dal 2008 al 2012, nei centri abitati e lungo le strade provinciali (shape nn.1,2,3,4); b) n.20 carte, in scala 1:25.000, con la mappatura delle aree interessate da incendi boschivi nel periodo 2004-2010, (shape n.8); c) n.6 carte, in scala 1:25.000, che rappresentano l’evoluzione della linea di costa dei litorali tirrenici e ionici cosentini dal 1958 al 2012 (shape nn.9,10,11,12); d) n.7 carte, in scala 1:50.000, con l’ubicazione dei punti di criticità lungo le strade provinciali (shape nn.13,14); e) n.7 carte, in scala 1:50.000, con l’ubicazione degli edifici strategici di proprietà della Provincia, rispetto alle aree interessate da fenomeni franosi ed alluvionali dal 2008 al 2012 (shape n.15); f) n.7 carte, in scala 1:50.000, con l’ubicazione delle attuali Sedi C.O.M. ed aree di ammassamento, istituiti con Decreto Prefettizio (shape nn.16,17); g) Scheda riepilogativa della situazione attuale dei litorali. Tale lavoro dovrà essere dettagliato ulteriormente a scala di piano d’emergenza comunale.

PAR.3.3 – I CENTRI OPERATIVI MISTI DELLA PROVINCIA DI COSENZA Con Decreto del Prefetto di Cosenza n.0014945 del 23/4/2014 il territorio della Provincia è stato suddiviso in n. 22 Centri Operativi Misti. La definizione dei 22 COM e la scelta delle Sedi è avvenuta sulla base di una proposta tecnica operativa avanzata da un Gruppo di Lavoro composto da: personale della Prefettura, della Regione Calabria e dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza in collaborazione con il CNR-IRPI. Partendo da una puntuale analisi delle attuali condizioni del territorio in ordine alla peculiarità e distribuzione dei rischi prevalenti su di esso, il raggruppamento dei 155 Comuni nei 22 COM è stato definito secondo criteri di omogeneità di rischi naturali ed antropogenici, di centralità territoriale,di accessibilità in situazioni di emergenza e di copertura radio.

Num. Comune N. Comuni appartenenti al COM COM rappresentativo comuni

1 Cosenza Cosenza zona nord (dal fiume Busento al torrente Campagnano), 2

1 (bis) Cosenza Cosenza zona sud (Centro storico, Frazioni Sant’Ippolito e Donnici), 2

Trebisacce, , , , Canna, , 2 ,, , , , 16 , , , , . , , Civita, , , , 3 Castrovillari , , , , , 12 . , , , , , , , 4 Scalea 11 , , ,

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Num. Comune N. Comuni appartenenti al COM COM rappresentativo comuni 5 Paola Paola, , , , 5

Amantea, , , Cleto, Lago, Longobardi, 6 8 , Serra d’Aiello , , , Bianchi, , , , , 7 Rogliano Grimaldi, , , Marzi, , Parenti, , 17 Santo Stefano di Rogliano, , , Casole Bruzio, , , Pedace, , 8 Spezzano della Sila 12 , Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Trenta, Zumpano 9 Rossano Rossano, , , 4 10 Acri, , Santa Sofia D’Epiro 3 Cassano allo Ionio, SanLorenzodelVallo,SpezzanoAlbanese, , 11 Cassano allo Ionio 5 TerranovadaSibari , ,,, , , 12 Montalto Uffugo SanBenedettoUllano, San 11 RoggianoFili Gravina,SanMar ,tinodiFinita,SanV Fagnanoince Castello,nzoLaCosta, ,Toran ,oCastello, San 13 Donato di Ninea, , , Santa Caterina 10 AlbMendicino,anese,Sant’Agata , d’Esaro.Fa , gDipignano,nanoCastell ,o,SanSosti,San Paternot'Agata Calabro,d'Esaro 14 8 , 15 Rende 1 16 S.Giovanni in Fiore 1 17 Bisignano, , Rose, , 5 18 Cariati, Mandatoriccio, Pietra Paola, , , , 7 , , Belvedere CalovetoMarittimo, , , 19 Cetraro 9 , Buovicino, Diamante, Maierà 20 Corigliano Calabro Corigliano Calabro, , , Vaccarizzo 4 21 Bocchigliero, Campana,Albanese . 3  3.3.1 Caratteristiche delle sedi dei COM L'ubicazione della Sede COM è stata fatta in modo tale da essere possibilmente baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in edificio non vulnerabile, dotate ordinariamente :

- di una sala per riunioni di 80/100 m2 , - di 3-4sale per funzioni di supporto, una sala per le relazioni con il pubblico e una sala per le telecomunicazioni; - di un piazzale attiguo che abbia dimensioni sufficienti ad accogliere mezzi di soccorso e quant'altro occorra in situazione d'emergenza. 3.3.2 Caratteristiche delle Aree di ammassamento Le aree di ammassamento riguardano i punti di raccolta e concentrazione dei mezzi, dei materiali e del personale necessario alle operazioni di soccorso, come ad esempio le colonne mobili. Per questo motivo i siti individuati per tale funzione: - devono avere dimensioni sufficienti (intorno a 6.000m2) per accogliere un campo base di almeno 500 persone; - non devono essere soggette a rischio; - devono essere ubicate in posizione baricentrica rispetto al territorio servito ed agli scenari di rischio

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prevalenti; - devono essere ubicate nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche e ricettive per lo smaltimento delle acque reflue; - devono essere poste in prossimità di un nodo viario o comunque essere facilmente raggiungibili anche da mezzi di grosse dimensioni; il percorso migliore per accedervi deve essere segnalato sulla cartografia.

La destinazione d’uso delle Sedi e dei Siti prescelti sono stati concordati con gli Enti Locali interessati, allo scopo di vincolarle all’uso previsto dai Piani d’ Emergenza e di definire coerentemente l’assetto e l’eventuale sviluppo urbanistico delle zone circostanti.

3.3.3-Ubicazione delle Sedi COM e delle Aree di Ammassamento Una attento e puntuale esame del territorio, eseguito congiuntamente dai tecnici dell’Amministrazione Provinciale e della Protezione Civile Nazionale ha consentito di individuare, per ognuno dei 22 COM, una area di ammassamento, rispondente, in linea di massima ed in relazione anche alle caratteristiche del territorio, ai requisiti sopra precisati.

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Cosenza via degli Stadi Cosenza Edificio comunale loc. Vaglio Lise già adibito a sede Circoscrizione ed Piazzale COSENZA anche a Scuola deposito merci 1 (nord) elem. e media. Necessari lavori della stazione di completamente FF.SS. del piano terra attualmente non (al 2° piano è ubicata la Sala utilizzato operativa della Regione Calabria)

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Piane Crati Cosenza

Loc.Sant’ippolito

area di proprietà

della Regione COSENZA Edificio già Calabria-ARSSA adibito a (sud) gia adibita a 1/bis Circoscrizione e Cantina Sociale, delegazione attualmente non comunale utilizzata

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N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Centro urbano di Trebisacce Trebisacce loc. Rovitti Edificio di TREBISACCE 2 proprietà Campo sportivo comunale posto fuori dal denominato centro abitato "Polifunzionale"

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO Castrovillari loc. Cammarata

Centro servizi. Già attrezzato come sede COM, è stato Castrovillari interessato da 3 CASTROVILLARI atti di Area mercatale vandalismo; antistante lo sono necessari stadio comunale interventi di ripristino edilizio ed integrazione delle dotazioni strumentali

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Scalea Scalea

loc. Pantano Area attrezzata

SCALEA denominata 4 Struttura di "Pic-Nic" di proprietà proprietà comunale comunale

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N° COMUNE SEDE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM COM COM AMMASSAMENTO Paola loc. Santuario

Paola Campo sportivo in disuso di proprietà del Santuario di loc. Barracche San Francesco; per edificio di sopperire alla proprietà scarsa dotazione di PAOLA 5 comunale collegamenti parzialmente stradali che rende poco agevole il adibito a traffico di mezzi scuola pesanti, in elementare alternativa potrà essere utilizzata l'area adibita a mercato

N° COMUNE SEDE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM COM COM AMMASSAMENTO

Amantea Amantea Via degli Stadi edificio di Area antistante proprietà lo stadio comunale già comunale. 6 AMANTEA adibito a spogliatoio del Risulta idonea campo sportivo anche l'area ed attualmente in industriale di parte adibito ad Campora San Ufficio dei Vigili Giovanni. urbani

N° COMUNE SEDE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM COM COM AMMASSAMENTO

Santo Stefano di Rogliano Rogliano Loc. Piano Lago Via Altomare Area nei pressi Ex alloggi della sede della caserma dei Comunità Montana 7 ROGLIANO carabinieri. del Savuto. E' necessario delocalizzare In alternativa è possibile utilizzare parte delle l'area antistante il attività presenti Centro Congressi nella struttura dell'ASI, sempre in Piano Lago ma nel Comune di Mangone

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N° COMUNE SEDE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM COM COM AMMASSAMENTO

Spezzano Sila Via Donizzetti Casole Bruzio

SPEZZANO edificio di Campo sportivo 8 SILA proprietà dell'Hotel comunale ex Virginia casa mandamentale

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Rossano Rossano locali sotto la zona industriale tribuna dello ROSSANO edificio 9 stadio denominato comunale "Eliopolio" Stefano Rizzo

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Acri edificio già adibito a Pretura. Acri Necessari Loc. Pratora 10 ACRI interventi di verifica ed Area nei pressi eventuale del bocciodromo adeguamento antisismico e di ristrutturazione del tetto

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N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Cassano allo Jonio Loc. Doria Cassano allo

Jonio CASSANO ex scuola Loc. Doria ALLO media 11 JONIO occupata in area andiacente parte dagli sede COM Uffici del Consorzio di Bonifica

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Montalto Uffugo loc. Parantoro

Montalto Uffugo edificio loc. Pianette comunale ex MONTALTO scuola 12 UFFUGO Area elementare commerciale attualmente CO.MA.C. sede dell'Ufficio di Protezione Civile

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Roggiano Roggiano Gravina Gravina Loc. Karcare ROGGIANO loc.Santa Lucia 13 GRAVINA Area antistante Sede P.C. il Centro "Remo Marsico" Polifunzionale Pingitore

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N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Mendicino Mendicino Area antistante Struttura a la sede COM servizio attualmente MENDICINO 14 dell'artigianato adibita a della Comunità parcheggio della Montana Serre sede della Cosentine Comunità Montana

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Rende Piazza Matteotti Rende edificio di loc. Marchesino 15 RENDE proprietà comunale già Campo sportivo adibita a del Marchesino delegazione municipale

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

San Giovanni in Fiore loc.Pirainella San Giovanni in Fiore SAN Centro GIOVANNI 16 Polifunzionale. Area antistante IN FIORE E' necessario l'anfiteatro liberare gli comunale spazi occupati da altre attività

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N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Bisignano Bisignano Loc. Montagnola loc. Montagnola 17 BISIGNANO Ex mercato Area antistante zootecnico la sede COM

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Cariati Cariati

CARIATI Area antistante 18 Ex uffici il cine-teatro giudiziari. comunale

N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Cetraro loc. Borgo Cetraro loc. Borgo Locali della 19 CETRARO Stazione Area antistante dismessa delle la stazione FF. SS. di FF.SS scelta proprietà del come sede COM Comune

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N° COMUNE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM SEDE COM COM AMMASSAMENTO

Corigliano Corigliano Calabro Calabro CORIGLIANO

20 CALABRO sede autoparco area antistante comunale Sede COM

N° COMUNE SEDE UBICAZIONE SEDI UBICAZIONE AREE DI ORTOFOTO DELLE AREE DI AMMASSAMENTO COM COM COM AMMASSAMENTO

Bocchigliero Bocchigliero loc. Marmare loc. Marmare 21 BOCCHIGLIERO Aria Villaggio Villaggio turistico turistico adiacente Sede COM

3.3.4 – mezzi e materiali Ferma restando la facoltà di ciascun Ente di costituire magazzini per lo stoccaggio di mezzi e materiali idonei a fronteggiare le emergenze più frequenti nel territorio di competenza, per il principio di ottimizzazione delle risorse e della spesa pubblica, l'Amministrazione Provinciale dovrà stipulare convenzioni con ditte cosiddette "di somma urgenza" per la pronta fornitura, in caso d’emergenza, di mezzi speciali quali: autospurghi, ruspe e altre macchine per movimento terra, nonchè materiali e attrezzi quali sacchetti, sabbia, pale, picconi,etc. Le ditte convenzionate saranno inserite in apposito elenco, da aggiornarsi periodicamente; in ogni caso l'Amministrazione Provinciale deve indicare nella procedura di intervento la disponibilità effettiva dei mezzi e dei materiali impiegabili in emergenza, curandone l'aggiornamento costante. 3.3.5 - le aree sicure Nella pianificazione di un'emergenza bisogna interessarsi anche di diversi aspetti logistici assolutamente indispensabili per lo svolgimento di attività vitali per il corretto sviluppo delle procedure d'emergenza, in caso di accadimento dell'evento temuto. Uno di questi aspetti è l'individuazione nel territorio delle aree sicure da destinare a scopi di protezione civile in caso d’emergenza, che si dividono principalmente in tre categorie: di ammassamento, di attesa e di ricovero.

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La individuazione delle aree ammassamento viene fatta nella definizione del piano di livello provinciale, e, per quanto riguarda il presente piano le aree idonee selezionate sono quelle descritte nel precedente paragrafo 3.3.3. Le aree di attesa e di ricovero devono essere di norma individuate nella redazione dei piani di emergenza di livello comunale. Le aree di attesa sono luoghi dove sarà garantita la prima assistenza alla popolazione nel periodo immediatamente successivo all'evento calamitoso oppure alla segnalazione della fase di allertamento. Si possono utilizzare piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici e privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio, raggiungibili attraverso un percorso sicuro, anche se solo pedonale, segnalato sulle cartografie d'emergenza a scala comunale. In tali aree la popolazione riceve le prime informazioni sull'evento e i primi generi di conforto, in attesa dell'allestimento delle aree di ricovero. Le aree di ricovero della popolazione individuano i luoghi in cui saranno installati i primi insediamenti abitativi. Esse devono avere dimensioni sufficienti per accogliere almeno una tendopoli per 500 persone (circa 6.000m², servizi campali compresi), ed essere collocate in zone non soggette a rischio; devono essere ubicate nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche e ricettive per lo smaltimento delle acque reflue. E’ opportuno che le aree sicure sia scelte in modo avere, nelle immediate vicinanze, spazi liberi ed idonei per eventuali ampliamenti in caso di necessità. 3.3.6 – i percorsi sicuri Le Sedi COM, le aree di Ammassamento e le altre aree sicure di livello comunale, dovranno essere raggiungibili attraverso percorsi sicuri ed affidabili, che dovranno essere segnalati sulle cartografie operative a cura degli uffici tecnici delle amministrazioni competenti per territorio. Tali percorsi dovranno essere mantenuti in condizione di ordinaria manutenzione, in modo da poter essere utilizzabili in emergenza, e sostituiti con affidabili percorsi alternativi in caso di eventi improvvisi ed imprevedibili, per frane, collassi strutturali, inondazione ed altri similari eventi.

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CAPITOLO N.4 – ANALISI DEGLI SCENARI DI RISCHIO

Par.4.1 – CARATTERISTICHE GENERALI DEL TERRITORIO PROVINCIALE

Gli elementi a rischio del territorio provinciale sono stati dettagliatamente evidenziati nell'analisi effettuata nel Programma di Previsione e Prevenzione del Rischio, che contiene una accurata cartografia degli elementi a rischio e della vulnerabilità del territorio, concertata e condivisa, nella fase di Conferenza di Pianificazione, con le Amministrazioni Comunali e le altre Istituzioni che interagiscono sul territorio per i problemi di Protezione Civile.

Nel presente paragrafo vengono sinteticamente esposti dati significativi per l’analisi dei principali elementi e fattori di rischio de territorio della Provincia, distinti secondo i seguenti settori: - demografia aggiornati in base alle ultime pubblicazioni dell’ISTAT, ed in particolare: - numero di abitanti per ogni Comune, - densità demografica in abitanti su Chilometroquadrati; - dati geografici, in particolare: - estensione del territorio amministrato da ogni comune, in Chilometriquadrati, - altitudine della Casa Comunale, in metri sul livello del mare; - sismicità del territorio comunale diviso : - zona 1=sismicità alta, - zona 2 : sismicità media; - zona climatica in gradi/giorno: - zona A:fino a 600 gradi/giorno, - zona B:dal 601 a 900 gradi/giorno, - zona C: da 901 a 1400 gradi/giorno, - zona D: da 1401 a 2100 gradi/giorno, - zona E: da 2101 a 3000 gradi/giorno, - zona F: oltre 3000 gradi/giorno; - zona altimetrica divise in: - zona 1:montagna interna, - zona 2:montagna litoranea, - zona 3:collina interna, - zona 4:collina litoranea, - zona 5:pianura; - grado di montanità divise in : - zona 0: non montano, - zona 1: totalmente montano, - zona 2: parzialmente montano,

Nella Tabella che segue vengono riportati per i 155 Comuni della Provincia i dati sopra richiamati, aggiornati sulla base delle più recenti pubblicazioni di organismi ufficiali .

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altitudine n. abitanti superfici densità zona zona zona grado di N. municipio comune (1/1/2014) e Kmq ab/Kmq sismica climatica altimetrica montanità m. s.l.m. 1 Cosenza 67.910 37,86 1.794 238 1 C 3 0 2 Corigliano Calabro 40.330 196,64 206 210 2 C 4 2 3 Rossano 36.876 150,92 244 270 2 C 4 2 4 Rende 34.739 55,28 628 474 1 D 3 2 5 Castrovillari 22.338 130,64 171 362 2 D 3 1 6 Acri 21.180 200,63 106 720 2 E 1 1 7 Montalto Uffugo 19.211 76,67 251 430 1 D 3 2 8 Cassano Allo Jonio 18.652 159,07 117 250 2 C 5 0 9 San Giovanni in Fiore 17.655 282,53 62 1049 2 E 1 1 10 Paola 16.120 42,88 376 94 2 C 2 1 11 Amantea 13.978 29,46 475 50 1 C 4 0 12 Scalea 10.871 22,56 482 25 2 B 2 0 13 Bisignano 10.252 86,20 119 350 1 D 3 1 14 Cetraro 10.181 66,14 154 120 2 C 2 1 15 Castrolibero 10.165 11,56 880 559 1 D 3 0 16 Crosia 9.689 21,10 459 230 2 C 4 0 17 Luzzi 9.461 77,60 122 376 1 D 3 1 18 Mendicino 9.399 35,69 263 500 1 D 1 1 19 Belvedere 9.343 37,09 252 150 2 C 2 1 20 Trebisacce 9.035 26,72 338 73 2 C 2 1 21 Cariati 8.561 28,82 297 50 2 C 4 2 22 Fuscaldo 8.153 60,80 134 350 2 D 2 1 23 San Marco Argentano 7.421 80,50 92 426 1 D 3 2 24 Roggiano Gravina 7.250 44,88 162 260 2 C 3 0 25 7.077 32,26 219 320 1 D 1 1 26 Praia a Mare 6.780 23,59 287 5 2 B 2 1 27 Tortora 6.183 58,22 106 300 2 C 2 1 28 San Lucido 6.093 27,12 225 56 1 C 2 1 29 Rogliano 5.718 41,68 137 660 1 E 1 1 30 Villapiana 5.398 39,73 136 206 2 C 5 0 31 Diamante 5.381 12,21 441 25 2 B 2 0 32 5.180 43,46 119 313 2 D 5 0 33 Santa Maria del Cedro 4.933 18,42 268 110 2 C 2 0 34 Morano Calabro 4.702 116,26 40 694 2 E 1 1 35 Altomonte 4.647 65,72 71 455 2 D 3 0 36 4.631 30,22 153 370 1 D 3 0 37 Spezzano della Sila 4.561 80,29 57 800 1 E 1 1 38 4.430 23,37 190 720 1 E 1 1 39 Rose 4.347 47,49 92 399 1 D 1 1 40 Lattarico 4.054 43,93 92 406 1 D 3 2 41 3.971 29,67 134 516 2 D 3 1 42 Saracena 3.886 109,15 36 606 2 D 1 1 43 San Pietro in Guarano 3.693 48,35 76 625 1 D 1 1

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altitudine n. abitanti superfici densità zona zona zona grado di N. municipio comune (1/1/2014) e Kmq ab/Kmq sismica climatica altimetrica montanità m. s.l.m. 44 San Demetrio Corone 3.693 61,87 59 521 2 D 3 1 45 Marano Marchesato 3.549 5,04 704 550 1 D 1 2 46 3.433 22,93 150 330 2 D 5 0 47 Longobucco 3.365 212,26 16 784 2 E 1 1 48 Carolei 3.362 15,43 218 624 1 D 1 1 49 Rocca Imperiale 3.349 55,03 61 204 2 C 4 1 50 Cerisano 3.259 15,32 213 610 1 D 1 1 51 Rovito 3.184 10,68 298 744 1 E 3 1 52 Marano Principato 3.162 6,32 500 496 1 D 1 2 53 Verbicaro 3.137 32,64 96 428 2 D 2 1 54 Mormanno 3.121 78,88 40 840 2 E 1 1 55 Fiumefreddo Bruzio 3.055 32,64 96 428 1 C 2 1 56 Amendolara 2.994 60,91 49 227 2 C 4 1 57 Francavilla M.ma 2.950 33,02 89 273 2 C 5 1 58 Aprigliano 2.949 122,43 24 718 1 E 1 1 59 Bonifati 2.935 33,85 87 425 2 D 2 1 60 Mandatoriccio 2.930 37,32 79 561 2 D 4 1 61 Castiglione C. 2.900 14,09 206 400 1 D 3 0 62 Celico 2.819 99,75 28 750 1 E 1 1 63 Santa Sofia d'Epiro 2.732 39,22 70 558 2 D 3 1 64 2.718 20,96 130 566 1 D 1 1 65 Lungro 2.700 35,65 76 600 2 D 1 1 66 Trenta 2.681 4,65 577 618 1 D 3 0 67 Lago 2.645 49,96 53 485 1 D 1 1 68 Casole Bruzio 2.558 3,94 648 647 1 D 3 0 69 Zumpano 2.558 8,08 316 429 1 D 3 0 70 Cerchiara di Calabria 2.407 81,97 29 650 2 E 3 1 71 2.293 30,60 75 400 2 D 2 1 72 Oriolo 2.291 85,60 27 450 2 D 3 1 73 Longobardi 2.282 18,24 125 325 1 D 2 1 74 Grisolia 2.256 51,75 44 465 2 D 2 1 75 Parenti 2.233 37,62 59 798 1 E 1 1 76 Frascineto 2.210 29,11 76 486 2 D 3 1 77 2.200 18,42 119 493 1 D 1 1 78 San Sosti 2.198 43,55 50 363 2 D 1 1 79 Firmo 2.184 11,70 187 370 2 D 3 0 80 Spezzano Piccolo 2.109 49,22 43 743 1 E 1 1 81 Tarsia 2.087 48,28 43 192 2 C 3 0 82 Belmonte Calabro 2.025 23,98 84 262 1 C 2 1 83 Laino Borgo 1.995 57,08 35 271 2 C 1 1 84 Pedace 1.946 51,87 38 598 1 D 1 1 85 Montegiordano 1.942 35,88 54 619 2 D 4 1 86 Sant'Agata d'Esaro 1.926 47,63 40 461 2 D 1 1

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altitudine n. abitanti superfici densità zona zona zona grado di N. municipio comune (1/1/2014) e Kmq ab/Kmq sismica climatica altimetrica montanità m. s.l.m. 87 Guardia Piemontese 1.910 21,46 89 515 2 D 2 1 88 Roseto capo Spulico 1.909 30,66 62 217 2 D 4 1 89 Campana 1.889 104,65 18 612 2 D 1 1 90 Acquappesa 1.882 14,45 130 80 2 C 2 1 91 San Nicola Arcella 1.879 11,69 161 110 2 C 2 1 92 Mangone 1.858 12,27 151 805 1 E 1 1 93 Malvito 1.831 38,24 48 449 2 D 3 1 94 Aiello Calabro 1.798 38,51 47 502 1 D 4 1 95 Grimaldi 1.720 24,71 70 650 1 E 1 1 96 Santo Stefano di R. 1.698 19,56 87 663 1 E 1 1 97 Mongrassano 1.635 35,16 47 540 1 D 3 1 98 1.576 19,57 81 460 1 D 3 1 99 San Giorgio A. 1.507 22,68 66 428 2 D 4 1 100 Piane Crati 1.432 2,33 614 609 1 D 3 0 101 Falconara A. 1.422 19,27 74 602 1 D 2 1 102 1.407 82,40 17 720 2 E 1 1 103 Bocchigliero 1.401 98,82 14 870 2 E 1 1 104 1.397 24,20 58 680 1 E 1 1 105 Albidona 1.381 64,67 21 810 2 E 4 1 106 Sangineto 1.352 27,51 49 275 2 C 2 1 107 Pietrafitta 1.351 9,24 146 700 1 E 1 1 108 Cerzeto 1.350 21,90 62 450 1 D 3 1 109 Bianchi 1.347 33,32 40 825 1 E 1 1 110 Calopezzati 1.334 22,57 59 217 2 C 4 2 111 Cleto 1.319 18,98 69 250 1 C 4 0 112 Orsomarso 1.298 90,41 14 120 2 C 2 1 113 Santa Domenica T. 1.276 36,12 35 304 2 D 2 1 114 1.275 24,96 51 385 2 D 4 1 115 Colosimi 1.272 25,58 50 870 1 E 1 1 116 Scigliano 1.262 17,46 72 659 1 E 1 1 117 Maierà 1.254 17,78 71 360 2 D 2 1 118 Santa Caterina A. 1.250 17,34 72 472 2 D 3 2 119 Mottafollone 1.236 31,58 39 384 2 D 1 1 120 1.174 52,82 22 375 2 D 4 1 121 Vaccarizzo A. 1.171 8,53 137 448 2 D 4 1 122 Acquaformosa 1.169 22,71 51 756 2 E 1 1 123 Rota Greca 1.159 13,12 88 510 1 D 3 1 124 San Martino di F. 1.150 23,90 48 550 1 D 3 1 125 Figline Vegliaturo 1.149 4,16 276 705 1 E 1 0 126 Cropalati 1.108 33,70 33 384 2 D 4 1 127 Paludi 1.104 41,74 26 430 2 D 4 1 128 Scala Coeli 1.090 67,50 16 370 2 D 4 1 129 San Basile 1.057 18,67 57 540 2 D 1 1

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altitudine n. abitanti superfici densità zona zona zona grado di N. municipio comune (1/1/2014) e Kmq ab/Kmq sismica climatica altimetrica montanità m. s.l.m. 130 Serra Pedace 995 59,27 17 726 1 E 1 1 131 Marzi 991 15,81 63 530 1 D 1 1 132 Lappano 970 12,21 79 650 1 D 3 2 133 Domanico 945 23,66 40 730 1 E 1 1 134 Belsito 942 11,55 82 600 1 E 1 1 135 Civita 926 27,62 34 450 2 D 3 1 136 Terravecchia 915 20,12 45 472 2 D 4 2 137 Cervicati 874 12,09 72 485 1 D 3 0 138 Laino Castello 870 37,33 23 545 2 D 1 1 139 Pedivigliano 867 16,65 52 580 1 D 1 1 140 Aieta 829 48,30 17 524 2 D 2 1 141 Malito 801 16,92 47 728 1 E 1 1 142 Canna 787 20,37 39 417 2 D 3 2 143 Plataci 774 49,41 16 930 2 E 3 1 144 Papasidero 765 55,22 14 208 2 C 2 1 145 Altilia 712 10,56 67 594 1 D 1 0 146 San Lorenzo Bellizzi 685 40,63 17 830 2 E 3 1 147 San Cosmo A. 610 11,57 53 400 2 D 4 1 148 Cellara 514 5,86 88 750 1 E 1 1 149 Alessandria del Carretto 508 41,12 12 1000 2 E 3 1 150 San Pietro in Amantea 498 9,84 51 374 1 D 4 0 151 Serra d'Aiello 478 4,51 106 373 1 D 4 0 152 Nocara 404 34,05 12 859 2 E 3 1 153 Panettieri 348 14,67 24 937 1 E 1 1 154 Castroregio 328 42,06 8 819 2 E 3 1 155 Carpanzano 270 14,27 19 600 1 D 1 1 totale Provincia Cosenza 719.402 6.711,32

Successivamente, a scala comunale, gli elementi a rischio individuati in questa fase possono essere meglio quantificati, in termini di vulnerabilità, mediante indicatori che ne descrivano le caratteristiche principali, come tipologia degli insediamenti e delle comunità abitative. A questo fine potrà essere opportuno suddividere il territorio comunale in settori identificati sulla base ad esempio: - della densità di urbanizzazione (bassa, media, alta); - delle modalità di utilizzo del territorio (prevalente urbanizzazione, presenza di infrastrutture e servizi tecnologici, prevalente utilizzo industriale, prevalente utilizzo agricolo), nell’ambito dei quali potranno essere segnalate e localizzate le principali strutture di interesse pubblico ed artistico, come: - scuola materna, elementare e media, campo giochi (con prevalente presenza di bambini); - chiese, parcheggi, ospedali, mercati, sede comunale, biblioteche, cinema, teatri, musei; - stazioni ferroviaria e autostazioni, impianti sportivi, spazi ricreativi, associazioni varie. In ciascuno dei settori, più dettagliatamente, sarà opportuno rilevare una serie di variabili importanti ai fini della gestione, a scala comunale, dell’emergenza,quali ad esempio: - il numero degli abitanti di età maggiore di 65 anni;

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- il numero degli abitanti che occupano i piani terra; - il numero, l'elenco e il recapito domiciliare dei cittadini disabili che abitano i diversi piani; - il numero di pubblici esercizi a carattere commerciale e/o artigianale siti al piano terra; - l’elenco delle strutture di soccorso; Un sistema di questo genere risulta, infatti, particolarmente adatto per i successivi aggiornamenti e/o utilizzi dei dati in altri strumenti di gestione e pianificazione territoriale.

4.1.1 – LA RETE IDROGRAFICA La struttura della rete idrografica della provincia di Cosenza evidenzia uno spartiacque principale di direzione nord-sud, spostato verso il Mar Tirreno ad ovest con le cime della Catena Costiera ad esso prospiciente. Si delimita in tal modo un versante tirrenico realmente poco esteso ed uno ionico molto più ampio che comprende buona parte dell'Altopiano Silano e soprattutto il bacino del Crati.

I dati caratteristici dei bacini idrografici dei principali corsi d’acqua della provincia di Cosenza sono riportati nella tabella seguente, da cui si evince che il versante tirrenico ha due soli corsi d’acqua di una certa importanza per lunghezza e portata: il Lao ed il Savuto, situati rispettivamente al confine settentrionale e meridionale del versante tirrenico della provincia, entrambi con parte del bacino che ricade al di fuori del territorio provinciale. Gli altri corsi d'acqua che sfociano nel Tirreno hanno origine nella Catena Costiera e sono vere e proprie fiumare, caratterizzate da una pendenza notevolissima. L’orografia tormentata e la vicinanza tra le principali catene montuose ed il mare danno luogo a numerosi corsi d'acqua caratterizzati da bacini imbriferi generalmente modesti con forti pendenze longitudinali nella parte montana e breve corso in pianura. Questi fattori accompagnati da suoli prevalentemente impermeabili fanno si' che il regime dei corsi d'acqua riproduca strettamente l'andamento degli afflussi meteorici, convogliando con rapidità grandi quantitativi di acqua durante il periodo delle precipitazioni e rimanendo con portate magre o addirittura nulle nella stagione estiva. Le piene si verificano, pertanto, in concomitanza di piogge assai intense, anche limitate realmente e di breve durata. Esse presentano una fase di concentrazione rapidissima che fa passare la portata dai modesti valori di morbida a valori centinaia di volte superiori, seguita dalla fase di esaurimento senza che, in qualche caso, si riscontri alcuna fase significativa di stanca. Il versante ionico è invece solcato dai fiumi più lunghi della provincia, a cui corrispondono i deflussi più regolari dal momento che sono alimentati in buona parte dalle acque derivanti dalla fusione delle nevi e dagli apporti delle sorgenti, relativi al massiccio del Pollino e dall'Altopiano Silano. 2 In particolare esula dallo scenario prima descritto il Crati che con i suoi 2431Km è tra i primi venti fiumi italiani per dimensione del bacino imbrifero ed ha un comportamento idrologico sensibilmente diverso, caratterizzato da una più contenuta oscillazione delle portate. Il Crati tramite l'affluente Mucone drena la maggior parte dell'Altopiano Silano e, attraverso una serie di torrenti, il versante interno della Catena Costiera. Inoltre dal Coscile e dall'Esaro raccoglie i deflussi delle sorgenti del Pollino e della Montea. Gli altri importanti fiumi che attraversano la provincia e sfociano nel Mar Ionio, drenando la parte orientale e meridionale dell'Altopiano Silano, sono il Trionto ed il Neto, quest’ultimo limitatamente alla sua parte iniziale torrentizia.

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Bacino idrografico Corsi d’acqua principali Tra Sinni e Saraceno T.Ferro/ T.Canna/Can.Rendesi/T.Straface Saraceno F.raSaraceno/T.Pagliara/T.Avena Tra Saraceno e Crati T.Raganello/T.Satanasso/T.Caldanelle

Crati F.Crati/F.Busento/F.Mucone/F.Follone/F.Grondo/F.Esaro (escl.Follone)/ F. Coscile(escl.Esaro)/ T.Cardone/ O F.Craticello/ T. Iassa/T.Caronte/T.Surdo/T.Campagnano/T.Emoli/T.Settimo/ T.Mavigliano/F. Arente/ T.Annea/ T.Coscinello/ T. Finita/T. Turbolo/F.Occido/F.Rosa/F.Garga Tra Crati e Trionto T.Coserie/T.Malfrancato/T.Coriglianeto/T.Cino/T.Colognati/ T.Muzzolito/T.Mizofato MARJONI Trionto F.Trionto/ T.Laurenzana F.Nica/T.Fiumarella/T.Acquaniti/F.Arso BACINI CON FOCE SUL SUL FOCE CON BACINI Tra Trionto e Neto Neto e contermini F.Neto(esclusodallaconfluenzaconilF.Ampollinoallafoce)/F. Arvo/F.Lese(esclusotroncodiconfluenzaconNeto) Savuto e contermini F.Savuto(esclusotroncodifoce)

Tra Savuto ed Abatemarco F.Oliva/T.Licetto/T.Corvino/F.Torbido Abatemarco, Lao, F.Abatemarco/F.Lao/ T.Battendiero/F.Argentino/Fiumarella

TIRRENO

ACINI CON CON ACINI

FOCE SUL SUL FOCE

B Castrocucco e minori

4.1.2 – RETE INFRASTRUTTURALE VIARIA La viabilità del territorio provinciale è rappresentata nella cartografia prodotta per gli elementi a rischio nel PPPR aggiornato. Relativamente ai rischi considerati in questo piano di emergenza, la rete viaria può subire i seguenti inconvenienti: - tratti stradali soggetti a movimenti franosi; - tratti stradali soggetti ad allagamenti; - tratti stradali soggetti a ghiaccio; - strade di montagna bloccate da nevicate. Nella tabella che segue sono riportati gli svincoli autostradali del tratto di A3 compreso tra Campotenese e S. Mango d’Aquino, con l’indicazione delle aree di servizio e di sosta.

Autostrada SA-RC Distanze parziali fra gli svincoli Presenza di aree di ri forni mento o di sosta «CampoTenese» 11km «Castrovillari- Morano» - «Castrovillari-Morano» 9km «Frascineto- Castrovillari» 8km←Areadiserviz-io→1km - «Frascineto-Castrovillari» 14km «Sibari» ←Areadisosta→ «Sibari» 6km «Altomonte» - - «Altomonte» 6km «SpezzanoTerme» - - - «SpezzanoTerme» 6km «Tarsia» - - - 1km←Areadiservizio→8km «Tarsia» 9km «Torano» - «Torano» 11km «Montalto-Rose» ←Areadisosta→ «Montalto-Rose» 7km «Cosenza-Nord» - - 1km←Areadiservizio→←Areadisosta→5km «Cosenza-Nord» 6km «Cosenza» - «Cosenza» 14km «Rogliano-Grimaldi» - - 2 km←Areadiservizio→10km «Rogliano-Grimaldi» 12km «Altilia» - «Altilia»9km «S.Mangod’Aquino» Areadiparcheggio→

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4.1.3 – RETE INFRASTRUTTURALE FERROVIARIA Nella rete ferroviaria di competenza statale, il tronco ferroviario con maggiore intensità di traffico è senza dubbio la direttrice costiera tirrenica; meno importante per volume di traffico risultano invece la linea costiera sul Mar Ionio e la linea Cosenza-Sibari. Altre tratte minori , con rotaie a scartamento ridotto, sono gestite dalle Ferrovie della Calabria.

4.1.4 – RETE INFRASTRUTTURALI DI SERVIZIO Tra le più importanti infrastrutture di servizio presenti nella provincia di Cosenza, riportate nella cartografia del Programma di Previsione e prevenzione dei Rischi, si segnalano: - la rete di metanodotto, che segue approssimativamente il corso del fiume Crati, diramandosi a partire dalla zona di Tarsia in tre linee, una diretta a nord verso Castrovillari, una seconda diretta verso la costa ionica metapontina ed una terza diretta verso la costa ionica rossanese. - La rete di acquedotto, che in particolare per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico della città di Cosenza consta delle seguenti reti di adduzione: Abatemarco, Timpafusa, Bufalo, Merone, Zumpo, oltre ad una adduttrice di acque potabili emunte da pozzi provenienti dalla zona del Busento. Altre emergenze infrastrutturali di servizio che interessano la provincia riguardano reti, centrali e cabine di trasformazione ENEL, linee telefoniche, pozzi per l’approvvigionamento idrico. In relazione ai diversi rischi presi in esame, con maggiore scala di dettaglio, nei piani d’emergenza comunali, occorrerà evidenziare gli impianti ed i sistemi tecnologici presenti sul territorio comunale per i quali sono ipotizzabili rilevanti pericoli indotti dal rischio stesso ovvero per black-out prolungati di funzionamento. In relazione alla possibile rottura di particolari infrastrutture (ad esempio oleodotti e metanodotti) sono ipotizzabili problematiche di rischio indotto collegabili ad inquinamenti da idrocarburi e/o a possibili incendi.

Par.4.2 – IL RISCHIO D’ALLUVIONE/INONDAZIONE 4.2.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità Lo studio delle aree a rischio di inondazione è riportato nelle tavole di aggiornamento del Piano di Previsione e prevenzione del Rischio. Evidenziati i punti maggiormente critici con l'indagine sulle aree inondate ed i successivi sopralluoghi, si sono effettuate le analisi idrauliche per il calcolo dei tiranti idrici in moto uniforme, relativi ai massimi valori annuali delle portate di piena relative a prefissati periodi di ritorno. La procedura utilizzata per la valutazione di queste ultime è quella sviluppata dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) nell’ambito del progetto VAPI (Valutazione delle Piene in Italia). Per alcuni dei più importanti tratti a rischio individuati con la precedente analisi di moto uniforme, di prima approssimazione, si è proceduto alla valutazione delle aree a rischio di inondazione, corrispondenti a prefissati valori del tempo di ritorno opportunamente fissati dalla normativa, in funzione di tre diverse probabilità di evento: a)aree ad alta probabilità di inondazione (tempo di ritorno=30anni); b)aree a moderata probabilità di inondazione (tempo di ritorno=200anni); c)aree a bassa probabilità di inondazione (tempo di ritorno=500anni).

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4.2.2 – Scenari di rischio d’ inondazione L'analisi dei punti di possibile crisi ha messo in luce alcuni scenari tipici che possono verificarsi nella provincia per il rischio di inondazione, descritti nel seguito.

- Scenario di inondazione di tipo 1: un primo scenario per ordine di importanza, anche se caratterizzasolounapartedelterritorioprovinciale,riguardaessenzialmentelazonadipianuradel fiume Crati, i cui tronchi fluviali sono stati interessati assai spesso nel passato in più punti da fenomeni di esondazione attivati anche più a monte, inseguito a piogge molto intense della durata di alcune ore (da 3 a 5). Tale situazione viene ad essere esaltata quando il terreno si trova in condizioni di quasi completa saturazione per periodi piovosi precedenti di almeno qualche giorno di durata. In questo caso le piene si sviluppano con modalità abbastanza rapide, con limitate possibilità di preannuncio, e possono sradicare e trascinare alberi, detriti e macigni di grosse dimensioni, materiale di varia natura. Spesso le piene danno origine a fenomeni di sovralluvionamento e quindi a una maggiore possibilità di esondazione nelle aree golenali. In alcuni attraversamenti stradali e ferroviari il fenomeno temuto è il crollo del ponte e quindi è a rischio l’incolumità delle persone che si trovano a transitare a piedi, in auto o con altri mezzi di locomozione lungo tale struttura. In altri attraversamenti i fenomeni temuti sono anche l'esondazione delle acque, l'allagamento delle abitazioni, il danneggiamento della sede stradale per cui è a rischio anche l’incolumità degli abitanti residenti nelle aree limitrofe.

- Scenario di inondazione di tipo 2: un secondo scenario di evento per il rischio di inondazione è caratteristico di quei comuni i cui reticoli fluviali si estendono prevalentemente in territorio collinare e montano, con pendenze non trascurabili e sezioni fluviali abbastanza contenute, dell'ordine delle decine di metri, tra sponde più o meno ripide. Questo tipo di tronchi fluviali, generalmente distanti dagli alvei golenali, sono presenti nella maggioranza dei comuni della provincia, in particolare nei comuni il cui territorio ricade nella catena costiera e sul massiccio del Pollino. I fenomeni di piena che vi si possono verificare, dovuti a piogge molto intense di durata più breve, compresa tra 30 minuti e 2 ore, spesso rese più pericolose da precedenti periodi piovosi, hanno un orizzonte temporale di preannuncio assai limitato; le piene si sviluppano in modo molto rapido e anche in questo caso possono trascinare con sé materiale di varia natura, come sedimenti, alberi e arbusti, materiale di risulta abbandonato in alveo, con effetti esaltati dalle consistenti pendenze. Ne deriva la possibilità di fenomeni di ostruzione nelle strettoie naturali o artificiali (ponti, passerelle, attraversamenti) e di sovralluvionamento nelle zone dove la pendenza diminuisce, che producono entrambi un sovralzo del pelo libero e quindi una maggiore possibilità di esondazione.

4.2.3.- Sistemi di monitoraggio La rete di monitoraggio meteo-idrologico che si utilizza sul territorio della provincia di Cosenza ai fini di protezione dal rischio di inondazione è principalmente quella gestita dal Compartimento di Catanzaro del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale (SIMN).Si tratta di una rete di sensori per la misurazione di varie grandezze quali: l'altezza di precipitazione, la temperatura, le altezze idrometriche, l'altezza di neve, la velocità del vento, l'umidità, la qualità dell'acqua di alcuni laghi. Tra queste le misure effettivamente utili per la stima delle portate al colmo sono lealtezze idrometriche e diprecipitazione. La rete è gestita da una centrale informatizzata del SIMN, che interroga periodicamente i sensori remoti, con un intervallo tra due successive interrogazioni di circa 20 minuti, automaticamente incrementato nel caso in cui vengano rilevati valori superiori a prefissate soglie di allarme. Al termine di

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ogni ciclo di chiamata, la centrale trasmette i dati ricevuti alle centrali monitor collegate, ubicate,oltre che presso il Dipartimento di Difesa del Suolo dell'Università della Calabria, anche presso il CNR-IRPI di Cosenza e presso l'Ufficio Geologico del Dipartimento Assetto del Territorio della Regione Basilicata. 4.2.4 – Precursori di evento Per il rischio di inondazione i precursori di evento sono associati al superamento di soglie pluviometriche e/o livelli idrometrici che normalmente preludono al verificarsi dello scenario stesso. Il raggiungimento di tali soglie di pioggia o portata deve essere costantemente monitorato mediante connessione a reti in tempo reale e in telemisura, per poter disporre l'accesso ai vari livelli di attivazione del modello di intervento. Nei casi più complessi e di maggior rilevanza per l'estensione del territorio coinvolto, oltre agli strumenti di monitoraggio,si realizzano modelli matematici per la propagazione delle piene, o per la trasformazione afflussi- deflussi. In caso di rapido sviluppo dell'evento di piena in un bacino di piccole dimensioni, i tempi per un'efficace attività di preannuncio possono risultare molto ristretti o addirittura inesistenti. In questo caso la risposta del piano d’emergenza è mirata soprattutto all'elaborazione di procedure dell’organizzazione delle operazioni di soccorso.

Par.4.3 – IL RISCHIO DI FRANA 4.3.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità Lo studio delle aree a rischio di frana è riportato nelle tavole di aggiornamento del Piano di Previsione e prevenzione del Rischio. Rispetto alle forme di instabilità di grandi dimensioni, sembra emergere una condizione di diffuso pericolo nel territorio provinciale (Carta delle grandi frane e delle deformazioni gravitative profonde di versante in Calabria, Sorriso-Valvo e Tansi,1996). I piani di area vasta, che coprono oltre il 60% della superficie complessiva della provincia, costituiscono invece una informazione inevitabilmente molto disomogenea, sia rispetto ai criteri utilizzati per la classificazione delle frane, sia riguardo al livello di dettaglio dell’analisi condotta, dalla quale si rileva comunque che gli elementi di instabilità cartografati interessano oltre il 70% dei comuni della provincia. Un importante elemento a rischio, che assume particolare rilevanza all'interno del rischio di frana, è costituito dalla viabilità stradale. Questo problema assume notevole importanza nelle stagioni autunnale e invernale, quando eventi pluviometrici particolarmente intensi e/o persistenti possono determinare movimenti di massa dei versanti e causare notevoli ostacoli alla circolazione viaria dei comuni della provincia. In questi casi, successivamente all'identificazione dei tratti critici, è necessario elaborare indicazioni per l' incanalazione del traffico lungo percorsi alternativi locali e stabilire le procedure di emergenza necessarie per l'eventuale soccorso ed aiuto agli automobilisti bloccati sulla strada. I tratti stradali relativi alla viabilità di competenza dell’Amministrazione Provinciale, che, nell’eventualità di un evento franoso, potrebbero determinare l’isolamento dei centri abitati che essi collegano, sono stati dettagliatamente identificati nella cartografia allegata al Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi. Il quadro dei movimenti franosi nel territorio provinciale appare rilevante, evidenziando situazioni molto diversificate a cui devono corrispondere specifiche azioni di controllo e/o ripristino. Ai fenomeni di dissesto franoso è possibile attribuire un valore della pericolosità, combinando lo stato di attività dei fenomeni con il valore di indicatori cinematici. A fini di prevenzione del rischio si possono sinteticamente distinguere i movimenti franosi in classi di pericolosità “molto alta”, “alta”, “moderata” e “bassa”, in funzione della loro velocità presunta.

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Per l'analisi dei movimenti franosi si è elaborata una metodologia di classificazione del grado di alterazione degli gneiss, adattata da quella classica sperimentata presso il Geotechnical Control Office di Hong Kong su ammassi granitici e vulcanici che si basa principalmente su osservazioni di tipo geologico. Tale metodologia, integrata da indagini geologico-strutturali, morfologiche, geotecniche e idrauliche, ha permesso di ipotizzare uno schema evolutivo dei versanti generalmente molto acclivi, con corsi d’acqua profondamente incisi. Per i terreni costituenti i detriti di frana si sono distinte invece due tipologie: una sabbioso-limosa e l’altra caratterizzata da matrice ghiaioso-sabbiosa inglobante blocchi d igneiss. Il rilievo delgrado di alterazione è stato effettuato mediante un dettagliato rilevamento di campagna, integrato da dati provenienti da fronti di scavo e da sondaggi a carotaggio continuo che hanno evidenziato la complessità e variabilità del profilo di alterazione. 4.3.2 – scenari del rischio di frana Lo scenario del rischio che emerge dagli studi geologici e morfologici evidenzia la presenza di numerosi fenomeni franosi, che possono essere tipizzati in base a: - Tipologie di instabilità (scorrimenti, colate, deformazioni lente, crolli); - tipologie di terreni interessati, distinti in quattro gruppi litologici ai quali si può attribuire approssimativamente un comportamento omogeneo a rottura: -A: terreni a comportamento attritivo; -B: terreni a comportamento coesivo; -C: rocce lapidee; -D: rocce cristalline, da altamente alterate a fresche, Sulla base della cause che producono l’innesco, delle tipologie di instabilità e dei diversi tipi di terreno interessato è invece possibile definire in via preliminare i seguenti scenari di evento. - Movimenti e riattivazioni di tipo impulsivo innescati dal verificarsi di eventi pluviometrici critici, le cui modalità specifiche dipendono prevalentemente dagli spessori in frana e dal gruppo litologico coinvolto (scorrimenti – gruppi litologici A,C,D; colate–gruppi litologici A,D; zone a rischio colate di terra–gruppo litologico D; scorrimenti colate-gruppo litologico A; zone franose gruppo litologico A). - Movimenti caratterizzati da spostamenti maggiormente continui nel tempo, causati da piogge di una certa intensità e durata le quali producono un aumento relativo della velocità di movimento dell'instabilità, preceduto e seguito da spostamenti più modesti, che possono risentire di piogge anche di entità non eccezionale (colate e scorrimenti - gruppo litologico B; deformazioni superficiali lente– gruppi litologici A e B). - Crolli innescati da sismi, con grande estensione ed elevata velocità dei fenomeni franosi, e da piogge brevi ed intense, in ammassi degradati con estensioni più limitate dei fenomeni (scarpate- gruppo litologico C; zona a rischio crolli–gruppi litologici C e D). Le frane in roccia possono verificarsi anche in seguito ad incendi che annullano o riducono l'effetto di trattenuta esercitato dalle piante. Oltre alle cause segnalate, tutte le frane possono essere riattivate per effetto di interventi antropici capaci di modificare l'equilibrio del pendio, come scavi e sbancamenti, costruzione di rilevati, modifiche nella circolazione delle acque superficiali e sotterranee, disboscamenti. Nel caso di tali interventi è buona norma verificare analiticamente la stabilità dei pendii in relazione alle modifiche apportate nell'equilibrio idrogeologico del versante.

4.3.3 – Sistemi di monitoraggio Il piano di emergenza, nel caso del rischio di frana deve disporre di sistemi di controllo che consentano di

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individuare con sufficiente precisione la possibile evoluzione del fenomeno temuto verso una fase parossistica, in modo da rendere possibile l’attivazione dell’emergenza. Le strategie di controllo a breve termine dei fenomeni franosi sono: - osservazione o monitoraggio delle cause della franosità; - osservazione o monitoraggio diretto con strumentazioni collegati in continuo con il centro operativo. Il sistema sperimentale di monitoraggio denominato A.MA.MIR., gestito in convenzione tra la Provincia di Cosenza ed il CNR-IRPI, si sta dimostrando, nelle zone in cui è stato attivato, un validissimo strumento per l’attivazione in tempo reale di prevenzione di danni alle persone. La causa di innesco principale delle frane nel territorio provinciale è rappresentata dalle precipitazioni meteoriche: brevi ed intense nel caso di movimenti superficiali, prolungate e persistenti nel caso di frane di maggiore dimensione; in quest'ultimo caso il movimento può verificarsi anche qualche giorno dopo il termine delle piogge. In relazione alla gravità del fenomeno esaminato, possono quindi essere predisposti opportuni strumenti di osservazione meteorica in modo da prevedere con sufficiente anticipo l’approssimarsi di condizioni particolarmente avverse. 4.3.4- Precursori di evento Gli eventi franosi presentano in genere una serie di segni precursori che ne rendono possibile, anche in tempi ristretti, una previsione dell’evoluzione verso fasi parossistiche, per cui è possibile attivare un controllo diretto delle modalità di evoluzione del fenomeno predisponendo le seguenti attività: a. sopralluoghi e rilevamento sul terreno degli indicatori di instabilità e della loro evoluzione (es.apertura delle fessure,rigonfiamenti,etc.); b. controllo dei movimenti superficiali attraverso l’installazione di allineamenti di picchetti o mediante rilevamento topografico, anche predisponendo tecniche automatiche di misurazione in continuo; c. installazione di sistemi specifici per il monitoraggio degli spostamenti in profondità (es. estensimetri,clinometri,inclinometri,etc.). Per fenomeni particolarmente a rischio si può procedere all’effettuazione di studi geologici specifici in modo da individuare, empiricamente o sulla base di modelli matematici, le soglie di spostamento per la previsione degli eventi parossistici o comunque delle soglie di spostamento tollerabile in relazione alla vulnerabilità e al valore degli elementi a rischio.

Par.4.4 – IL RISCHIO SISMICO 4.4.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità Il rischio sismico interessa la totalità del territorio provinciale. Le analisi condotte nell’aggiornamento del programma di previsione e prevenzione hanno prodotto, per ciascun comune della provincia di Cosenza, una scheda di sintesi relativa agli eventi sismici registrati nel territorio e riportati nel Catalogo dei forti terremoti in Italia edito dall’Istituto Nazionale di Geofisica. L'interpolazione delle intensità relative agli epicentri dei sismi registrati nel Catalogo relativamente alla provincia cosentina, ha consentito la produzione di una carta delle isosisme. La metodologia di valutazione dei livelli di rischio richiede un’analisi separata di almeno tre aspetti di base: - la pericolosità sismica della porzione di territorio oggetto dello studio, - l’esposizione delle zone omogenee al rischio sismico presenti nel territorio, in funzione dei beni esposti e della densità abitativa, - la vulnerabilità sismica dei beni, tramite cui definire quantitativamente, ad esempio, indici di

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pericolosità, di esposizione e di vulnerabilità. Per la definizione dell'indice di pericolosità, da tale estensione del territorio oggetto dell’indagine, le caratteristiche sismologiche (durata, intensità, frequenza, ecc.) devono essere assunte uniformi in aree più ristrette di quella provinciale, a partire dai risultati di un'analisi di tipo geologico. In particolare si può distinguere un indice di pericolosità “P” per aree interessate da corpi di frana e in assenza di corpi di frana. Un’analisi più dettagliata in effetti dovrebbe tenere in conto, oltre che delle caratteristiche geologiche legate alla natura del terreno e dalla distribuzione in profondità degli strati, anche di altri aspetti quali: amplificazioni locali legate a rilievi morfologici, discontinuità fra complessi litologici contigui, stratificazioni instabili e fratture locali di corpi rocciosi. Per la definizione dell'indice di esposizione, si considerano in primo luogo la densità abitativa e la destinazione d’uso degli edifici. In prima approssimazione si può ipotizzare che in un’area caratterizzata da un determinato valore dell’indice di esposizione, la densità abitativa sia uniforme per tutti gli edifici, mentre per la destinazione d’uso, invece, gli edifici si possono classificare in funzione della loro importanza per la gestione dell’emergenza. Anche per l’esposizione un’analisi più dettagliata potrebbe essere condotta tenendo conto, per ciascun edificio, delle possibilità di evacuazione, delle attività svolte all’internodi ciascun locale, del bacino di utenza per gli edifici pubblici, dei collegamenti infrastrutturali. L'indice di vulnerabilità sismica degli edifici si può valutare in prima approssimazione a partire da un rilievo speditivo effettuato sul territorio . Complessivamente un indice di rischio sismico per un generico edificio si può quindi ottenere dalla somma degli indici di esposizione, pericolosità e vulnerabilità. I risultati ottenuti da queste indagini di tipo approssimato per la valutazione dell’indice di rischio sismico sono da intendere come indicazioni statistiche di massima sullo stato dell’impianto urbano 4.4.2 – scenari del rischio sismico Gli scenari per il rischio sismico si possono distinguere in base ai danni provocati dal fenomeno, legati ai diversi livelli di classificazione sismica. A scopi di protezione civile si può distinguere tra sismi che non provocano danno, sismi che provocano danni parziali, generalmente contenibili con comportamenti di auto protezione dei cittadini,e sismi che originano danni tali da creare situazioni di grossa emergenza, e con riferimento ai gradi della scala Mercalli-Cancani-Sieberg: - Sisma scarsamente avvertito (dal 1° al 3° grado), a seconda dell'intensità del sisma, le scosse sono percepite solo dagli strumenti, da poche persone ai piani superiori, con leggera oscillazione di oggetti; - Sisma di primo livello (dal 3° al 5° grado), questo livello configura terremoti che possono essere avvertiti in modo diverso dalla popolazione e possono provocare casi di panico; in particolare si potranno verificare scuotimenti e oscillazioni di oggetti all'interno delle case, caduta di calcinacci all'esterno, e spavento nella popolazione che in parte si riverserà all'esterno. Per questi tipi di terremoto è comunque generalmente ipotizzabile il seguente quadro: - normale funzionamento dei servizi d’emergenza; - temporaneo congestionamento delle reti di traffico e telefoniche che potranno tornare a funzionare normalmente nel giro di 30-60minuti, non essendosi verificate interruzioni nelle reti; - ridotto numero di feriti, determinato da cadute di oggetti, incidenti causati dalla fuga dalle case; - lesioni limitate e sporadici crolli, che interessano costruzioni già in difficoltà statiche. La popolazione in strada, una volta tranquillizzata dalle strutture di protezione civile sulle conseguenze del sisma, potrebbe tornare nelle proprie abitazioni nel giro di qualche ora al massimo. - Sisma di secondo livello (dal 6°al 8° grado), Il sisma è avvertito immediatamente dalla popolazione e può provocare momenti di panico generalizzato; per questi tipi di terremoto si può ipotizzare il

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seguente scenario: - difficile funzionamento dei servizi di emergenza, determinato dall'abbandono del personale preoccupato della sorte dei propri familiari; - congestionamento delle reti telefoniche e di traffico con la paralisi del servizio per 3-4 ore; - funzionamento normale delle reti elettriche, idriche e del gas; si possono però avere sporadiche rotture nelle reti; - elevato numero di feriti, determinato caduta di oggetti, incidenti causati dalla fuga, da crolli di edifici o parti di essi e significativo numero di morti per distruzione delle case più fatiscenti; - incendi causati dalla rottura di tubazioni, cortocircuiti, fornelli in custoditi, stufe rovesciate; La popolazione, in preda alla disperazione, ricerca affannosamente i propri familiari; la psicosi della scossa di assestamento spinge moltissime persone ad accamparsi in automobili o in attendamenti di fortuna, per una durata che si può protrarre anche 5-6 giorni. - Sisma di terzo livello (dal 9° grado in su), questo livello indica terremoti che provocano panico in tutta la popolazione esistente, e possibili shock per alcune persone con conseguente temporanea diminuzione delle capacità decisionali; per questi tipi di terremoto si può ipotizzare il seguente scenario: - paralisi dei servizi di emergenza determinata dall'abbandono del personale impiegato e dal crollo degli edifici nei quali i servizi sono localizzati; - interruzione delle reti telefoniche e di traffico, che dura fino a che non verranno ripristinate; - rottura delle reti idriche, elettriche, fognanti e del gas; - elevatissimo numero di feriti ed elevato numero di morti, determinato da infarti, caduta di oggetti, crolli di edifici, ustioni provocate da incendi; La popolazione è in preda alla disperazione ed è completamente inattiva a causa dello shock nervoso e dell'impossibilità di fare alcunché senza mezzi adeguati. 4.4.3 – Sistemi di monitoraggio La rete sismica regionale è gestita dal Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università della Calabria. I sismografi ricadenti nel territorio della provincia di Cosenza si trovano ad Arcavacata, Cassano allo Ionio, Monte Cocuzzo, Mormanno e Rossano. 4.4.4 - Precursori di evento Per questo rischio non esiste alcun precursore attendibile scientificamente verificato.

Par.4.5 – IL RISCHIO D’INCENDIO BOSCHIVO 4.5.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità Il rischio di incendio costituisce uno dei temi più drammatici di protezione civile, come si evince dalle cifre presentate nel Programma di previsione e prevenzione del rischio nella provincia di Cosenza. La fonte primaria di informazione i documenti elaborati e pubblicate dal Corpo Forestale dello Stato. L'analisi per comune del numero di incendi e delle superfici percorse dal fuoco evidenzia che le zone in cui si sono verificati il maggior numero di incendi e le superfici percorse dal fuoco. In ogni comune è possibile individuare delle località in cui il fenomeno sembra ripetersi periodicamente, come si evince dal fatto che le aree colpite dal fuoco sono in genere concentrate in zone ben determinate del comune e sovente in aree limitrofe di comuni confinanti. Le cause di un incendio boschivo spesso non risultano agevoli da determinare con sicurezza, poiché il rilievo avviene a spegnimento effettuato, quando è difficile rinvenire indizi.

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Si segnala che una valutazione approssimata del danno economico associato a ciascun incendio boschivo è normalmente ottenuta considerando il prezzo unitario di ciascuna specie vegetale coinvolta per la quantità interessata dal fuoco associata a ogni incendio, trascurando la perdita,praticamente inestimabile, in termini di impatto sull'ambiente e sull'ecosistema, di attrattiva turistica, di dissesto idrogeologico. 4.5.2 - scenari del rischio d’incendio Le condizioni in cui si sviluppano gli incendi boschivi sono da un lato l'alta infiammabilità delle essenze vegetali esistenti nei boschi, la scarsa manutenzione del sottobosco, l'elevata densità demografica in prossimità delle zone boscose, l'incremento degli incendiari per tornaconto personale, l'assenza del controllo del territorio, le difficoltà orografiche del territorio che ritardano i sistemi di difesa. D'altra parte gli incendi, come è noto, si verificano nei mesi estivi, soprattutto in presenza di caratteristiche climatiche particolari, come lunghi periodi non piovosi, temperature elevate, vento. L’innesco il più delle volte è doloso e quindi l’effettivo inizio del fuoco non può essere previsto. Gli elementi a rischio consistono in aree boscate di particolare pregio, zone abitate e infrastrutture poste in prossimità delle aree già percorse dal fuoco nel passato. Gli scenari che è possibile immaginare per il rischio di incendio sono piuttosto semplificati. Un primo tipo di scenario, relativamente meno preoccupante, è costituito da fronti d'incendio di dimensioni limitate, alla scala spaziale di versante, senza zone abitate prossime all'area percorsa dal fuoco, con rischio di estensione dell'incendio contenuto per la relativamente bassa densità forestale e del sottobosco e le concomitanti condizioni meteorologiche avverse allo sviluppo di incendio (assenza di vento, temperature non elevate). Lo scenario peggiore corrisponde invece allo sviluppo di incendi molto estesi e duraturi, favoriti dalla scarsità di precipitazioni nel periodo precedente l'incendio, dal vento sostenuto, dalle temperature elevate e dalla elevata densità forestale. Nella provincia di Cosenza le aree maggiormente esposte al rischio di incendio del secondo tipo (incendi molto estesi e duraturi) sono quelle dei bosco dell’Altopiano Silano e del massiccio del Pollino, nei mesi estivi, per le forti probabilità d'incendio a causa di fuochi di gitanti, accesi ma non spenti completamente e veri e propri atti dolosi. 4.5.3 – Sistemi di monitoraggio Per la pronta segnalazione di incendi il Corpo Forestale dello Stato continua ancora oggi a sorvegliare il territorio con le postazioni fisse delle torrette di avvistamento. E' ormai sempre più frequente il ricorso al monitoraggio dei focolai d'incendio da satellite. Gli impianti di tele avvistamento realizzati dallo Stato, dalle Regioni o dalle Amministrazioni locali, sono in continuo sviluppo; particolare diffusione stanno trovando i sistemi di rilevamento degli incendi basati sul sensore all’infrarosso (SRI-10) e sul modello tridimensionale delle telecamere operanti nel visibile e nell’infrarosso (sistema B.S.D.S.). 4.5.4 – Precursori di evento L’innesco degli incendi boschivi il più delle volte è doloso e quindi l’effettivo inizio del fuoco non può essere previsto. Per la previsione del rischio d’incendio boschivo esistono comunque delle procedure di natura meteorologica, che utilizzano come predittori la temperatura massima giornaliera, l'umidità relativa delleore14:00, la velocità massima giornaliera del vento, la precipitazione prevista da modello atmosferico, la serie arida precedente desunta dalle stime di pioggia automatiche, in base alle osservazioni satellitari METEOSAT e di stazioni a terra dove disponibili.

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Il modello tuttavia analizza più che altro variabili che possono influenzare l'alimentazione dell'incendio, senza per questo essere capaci di prevederlo. La probabilità del pericolo di incendio per cause umane può essere invece commisurata a diversi indici di carattere economico-sociale quali: densità e mobilità della popolazione, occupazione, utilizzazione delle campagne e dell'area pastorale, delinquenza, crisi dell’industria del legno, crisi della selvicoltura.

Par.4.6 – IL RISCHIO DI MAREGGIATE ED EROSIONI COSTIERE 4.6.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità I litorali della provincia di Cosenza, come la maggior parte delle spiagge calabresi, sono oggetto di fenomeni erosivi sia per naturale tendenza, sia per la presenza di fattori antropici che ne hanno provocato l'accelerazione negli ultimi decenni, come è il caso dell’intensa urbanizzazione costiera che ha stravolto gli equilibri molto delicati che regolano il confine tra terra ferma e mare. L'arretramento della linea di costa è dovuta soprattutto al diminuito apporto di materiale solido al mare, causato dalla crescente occupazione degli alvei fluviali, dalle sistemazione delle reti di deflusso superficiale, dal prelievo di acqua dai torrenti e di sedimenti fluviali e costieri per la produzione d’inerti. Nell’aggiornamento del Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi si riporta una sintesi delle principali evidenze per il rischio di mareggiata e di erosione costiera, che ha portato all'identificazione, per ogni sub-unità fisiografica, dei principali tratti di costa caratterizzati da erosione.. Le opere di difesa costruite negli ultimi decenni hanno spesso seguito la logica del “prontointervento”: sono stati, cioè, interventi localizzati allo scopo di difendere opere antropiche direttamente colpite dalle mareggiate di maggiore intensità, normalmente relative al periodo invernale dicembre/marzo. Negli ultimi cinque anni, grazie ad una proficua collaborazione tra la Provincia di Cosenza e l’Autorità di Bacino della Regione Calabria, sono stati programmati ed in parte effettuati interventi che hanno tenuto opportunamente in considerazione le dinamiche evolutive caratteristiche dell'unità fisiografica, attuando opere adeguate a contrastare il processo erosivo e ad avviare processi di ripascimento. 4.6.2 – scenari del rischio di mareggiata ed erosione costiera Le mareggiate costituiscono un notevole rischio che si presenta soprattutto nei mesi invernali, quando condizioni atmosferiche sfavorevoli di bassa pressione producono perturbazioni con venti molto intensi, che causano mare molto mosso con onde furiose a riva in grado di provocare ingentissimi danni ad abitati costieri, infrastrutture civili e portuali, rilevati ferroviari e litorali turistici. In particolare, uno scenario di rischio può evolvere anche in poche ore dalla calma assoluta almare molto mosso in dipendenza delle caratteristiche della perturbazione. Questo succede più spesso per il versante tirrenico che per quello ionico, a causa della direzione prevalente dei venti che soffiano in Calabria provenienti dall'Oceano Atlantico. Le devastanti mareggiate che nel passato hanno spesso lasciato il segno sul paesaggio costiero calabrese al pari di uragani tropicali sono state causa di: - erosione di scarpate ferroviarie e stradali a ridosso della linea di costa; - interruzione di importanti flussi di comunicazione, in particolare sulle arterie stradali SS18 sulla costa tirrenica e SS106 sulla costa ionica, e sulla tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria; - allagamenti dei centri costieri, anche per il rigurgito di correnti fluviali nel tratto di foce; - danni a imbarcazioni, lidi ed opere portuali. Meno frequentemente alle mareggiate si sono associate trombe d'aria che gettano lo scompiglio sul litorale, senza diventare però quasi mai catastrofiche. Parallelamente agli ingenti danni causati dai singoli eventi, il ripetersi nello stesso anno e in più stagioni di

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mareggiate violente è causa di progressive erosioni del litorale, che lentamente mettono allo scoperto fondazioni di ponti, muri di sostegno e abitazioni costruite lungo il litorale, in special modo lungo la costa tirrenica. 4.6.3 – Sistemi di monitoraggio. Sono diversi gli enti che effettuano raccolta e rilevamento dati sullo stato del mare, ma quelli che lo fanno sistematicamente sono: - il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare (Ispettorato Telecomunicazioni e Assistenza al Volo); - il Servizio Idrografico e Mareografico (SIMN); - l’Istituto Idrografico della Marina Militare. Il SIMN gestisce la Rete Ondametrica Nazionale (RON) e la Rete Mareografica Nazionale(RMN). Presso la direzione generale del SIMN è operativo il Centro di Elaborazione e Archiviazione Dati, che svolge servizio di supervisione dello stato della rete, acquisizione di dati sintetici in tempo reale, archiviazione ed elaborazione dei dati storici. E’ proprio il SIMN a curare l’elaborazione e la produzione dei Bollettini delle Rilevazioni Onda metriche. 4.6.4 – Precursori di evento. Per effettuare la previsione dei fenomeni di moto ondoso è fondamentale la conoscenza del campo di vento sulla superficie del mare e la sua evoluzione nel tempo. Le informazioni disponibili sui dati di vento sono numerose e si possono sostanzialmente distinguere in: - registrazioni da terra, che possono essere direttamente utilizzate per effettuare una stima del moto ondoso; - analisi sinottiche del tempo contenute nei bollettini meteorologici; - informazioni sui venti fornite da navi in mare aperto. Noto il campo di vento che interessa una certa località, le caratteristiche delle onde generate possono essere determinate utilizzando dei modelli matematici di previsione, distinti in quattro grandi categorie: modelli spettrali, parametrici statistici ed empirici. I modelli generalmente utilizzati sono quelli empirici, basati su relazioni sperimentali tra vento e caratteristiche del moto ondoso. I fattori fondamentali che intervengono nell’analisi sono la velocità del vento in superficie, la lunghezza del fetch (area su cui soffia il vento) e la durata del vento. Par.4.7 – IL RISCHIO TSUMANI 4.7.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità Le aree comprese tra la Calabria e la Sicilia Nord Orientale e la Calabria e la Grecia Nord Occidentale è particolarmente esposta al rischio Tsunami, essendo caratterizzata dalla presenza di numerose faglie attive, frane e vulcani che, interagendo con l’ambiente marino, possono causare maremoti. Quanto sopra si evince dai dati riportati nel Catalogo dei Maremoti Italiani di Tinti, Maramai e Graziani (Ed.2004) e dagli studi effettuati presso il CNR-IRPI di Rende dal gruppo di lavoro coordinato dai geologi ricercatori Giulio Iovine e Carlo Tansi. In particolare le aree costiere della Provincia di Cosenza sono a rischio tsumani perché, sia a largo della costa tirrenica meridionale, sia a largo di quella dell’alto Ionio, vi sono diverse faglie attive, proprio nei tratti colpiti da eventi di maremoto del passato. Nel Tirreno insistono, inoltre, i vulcani dell’arco eoliano, anch’essi responsabili di maremoti, sia per l’innesco di frane, sia direttamente per l’attività eruttiva. Alcuni degli epicentri dei terremoti connessi con i maremoti ricadono sulla terra ferma: in tal caso lo scuotimento sismico ha innescato frane sottomarine, a loro volta responsabile dei maremoti.

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Ai fini della valutazione della pericolosità si deve evidenziare che il potenziale distruttivo non dipende dall’altezza delle onde, che pure possono raggiungere altezza di oltre 10 m, quanto piuttosto dagli enormi volumi d’acqua mobilizzati dall’evento scatenante. La massa d’acqua che si sposta orizzontalmente con velocità che possono raggiungere gli 800 Km/ora, ha una estensione di centinaia di chilometri ed è pertanto più difficilmente arrestabile nell’impatto con la costa, rispetto alle comuni onde marine di altezza similare. Pertanto mentre le comuni onde marine, pur raggiungendo altezze considerevoli, esauriscono la loro energia subito dopo l’impatto con la costa, gli tsunami riescono a spingersi distruttivamente per molti chilometri nell’entroterra. In mare aperto le onde di maremoto non superano l’altezza di qualche decimetro, tuttavia, avvicinandosi alla costa, vengono rallentate dai bassi fondali e si amplificano fine ad altezze di decine di metri. 4.7.2 – scenari del rischio di tsumani I possibili scenari di rischio sono direttamente coniugabili con gli effetti che possono provocare i maremoto in base alla loro intensità, definita nella Scala Sieberg-Ambraseys. I° Molto ebole onde deboli registrate solo dai mareografi. le onde sono notate solo dagli abitanti costieri che hanno esperienza di fenomeni marini; vengono notate II° Debole generalmente solo su spiagge molto basse. osservabile quasi ovunque; inondazione di spiagge basse e piatte. Abbastanza III° Piccole barche vengono trascinate sulla spiaggia. Danni lievi alle strutture che si trovano sulla costa. forte Negli estuari c'è inversione della corrente e risalita del mare lungo l'alveo dei fiumi. Inondazione della costa fino a una certa profondità. Leggera erosione alla base di strutture esposte. Argini e banchine sono danneggiati. IV° Forte Sulla costa le strutture leggere subiscono danni rilevanti, ma sono danneggiate anche le strutture più solide. Imbarcazioni grandi e piccole trascinate a terra o portate al largo. Le coste vengono ricoperte di detriti trascinati dalle onde. Completa inondazione della costa per una certa profondità. Moli e strutture solide vicino al mare danneggiati. Le strutture leggere sono distrutte. Forte erosione dei terreni coltivati. Le coste sono ricoperte di detriti e di pesci. V° Molto forte Ad eccezione delle grandi navi, tutte le altre imbarcazioni sono trascinate a terra o portate al largo. Forti onde di marea ("bore" in inglese e "mascaret" in francese) risalgono gli estuari. Cantieri portuali danneggiati. Persone muoiono annegate. Onde di maremoto sono accompagnate da un forte boato. Distruzione parziale o completa delle opere costruite dall'uomo, fino a distanza considerevole dalla VI° Disastroso linea di costa. Inondazione fino a grandi distanze dalla costa. Grandi navi molto danneggiate. Alberi sradicati o spezzati. Si contano molte vittime.

4.7.3 – Sistemi di monitoraggio Allo stato non sono attivi sistemi affidabili di monitoraggio dei maremoti. 4.7.4 – Precursori di evento. Precursori dei maremoti sono i terremoti con epicentro tale da generare onde anomale, che si propagano con velocità variabile fino ad arrivare sulle coste . Par.4.8 – IL RISCHIO DESERTIFICAZIONE E DEFICIT IDRICO 4.8.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità I principali effetti della desertificazione si traducono in una diminuzione della fertilità del suolo, della sua capacità di ritenzione idrica e della produttività della vegetazione, con una conseguente riduzione dei raccolti in agricoltura, dei rendimenti del bestiame, della biomassa boschiva e della biodiversità della vegetazione. Tali effetti, portando a pratiche di uso della terra sempre meno sostenibili, possono a loro volta esacerbare ulteriormente il processo di desertificazione. L’ARPA CALABRIA ha elaborato nell’ambito del Progetto Desert Net e pubblicato nel 2008, la Carta delle aree sensibili alla desertificazione che localizza le zone a rischio più elevato nelle aree dove si sommano contemporaneamente:

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- forti concentrazioni di popolazione, - colture con fabbisogni irrigui molto elevati, - attività produttive, - serbatoi alluvionali in deficit idrico. Nella provincia di Cosenza le aree sensibili alla desertificazione sono percentualmente ripartite come segue: n. classi ESAs % 1 Aree non minacciate 2,93 2 Aree con minaccia potenziale 4,54 3 Aree fragili di fascia 1 7,07 4 Aree fragili di fascia 2 17,59 5 Aree fragili di fascia 3 18,66 6 Aree critiche di fascia 1 14,37 7 Aree critiche di fascia 2 26,64 8 Aree critiche di fascia 3 6,45 9 non classificate: aree urbane, corpi idrici ecc. 1,75 totale territorio 100,00 totale percentuale superficie zone in classi critiche 47,46

4.8.2 – scenari del rischio desertificazione I dati rilevati nella Provincia di Cosenza, consenpono di affermare che ci si trova in presenza di carenza di risorse idriche di entità contenute; risulta comunque opportuno scindere la problematica di disponibilità pseudo-superficiale (utili alla ricarica degli invasi) da quelle di disponibilità profonda (emungimento da pozzi o captazione di sorgenti). Per quanto concerne la prima problematica dall’analisi dell’indice SPI, con aggregazione variabile dai 6 ai 12 mesi, si evidenzia che i territori più a rischio di carenza possono essere quelli del bacino del Savuto sino al bacino del Busento, e quelli dell’Alto Esaro, dove si evidenziano ampie zone interessate da una siccità moderata o anche severa. L’analisi dei valori dell’SPI calcolati da 1 a 3 mesi, evidenzia invece una situazione di siccità lieve soprattutto sulla fascia tirrenica. In fase di valutazione della disponibilità di risorsa profonda, invece, si è utilizzato il GRI. Dalle analisi condotte si individuano zone che, a differenza della sintesi media regionale che si attesta su valori accettabili, presentano valori tali per cui ci si può aspettare situazioni di carenza più marcata.

Par.4.9 – IL RISCHIO SUBSIDENZA 4.9.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità Il fenomeno della subsidenza, in generale non è trascurabile perché, a causa del riscaldamento globale, il previsto sollevamento del livello marino ricopre un ruolo di fondamentale importanza, potendo modificare l’attuale assetto delle coste, dei suoi habitat naturali e delle attività antropiche. E’ necessario considerare che, nel prossimo futuro, ai fenomeni di tipo isostatico si sommeranno a quelli dovuti al riscaldamento climatico che sta riattivando il progressivo scioglimento delle coltri glaciali, con ripercussioni notevoli in particolar modo nelle zone sulle coste basse e intorno alle foci dei fiumi. Una componente fondamentale nel computo delle variazioni relative del livello marino è data da eventuali movimenti tettonici; l’analisi dei movimenti verticali rilevati per le aree costiere italiane, mostra che fra i principali settori attualmente in sollevamento vi sono la Calabria e la Sicilia orientale.

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Con riferimento alle coste delle provincia di Cosenza fenomeni di subsidenza si evidenziano particolarmente sulla costa jonica, dove sono state rilevate negli ultimi decenni sollevamenti del live,llo marino, non attribuibile al solo sollevamento eustatico che si può stimare in circa 2 metri. Lungo il Tirreno sono state rilevate resti di età romana imperiale a quote corrispondenti con il livello di mare attuale o di poco inferiore, pertanto si può ritenere che il fenomeno è allo stato non rilevante. 4.9.2 – scenari del rischio subsidenza Lo scenario di rischio del fenomeno, comunque ad evoluzione molto lenta, può consigliare la evacuazione ed il trasferimento di insediamenti, urbani o rurali, in prossimità delle zone costiere interessate dal fenomeno. 4.9.3. sistemi di monitoraggio l’aggiornamento costante della orografia della superficie terrestre, ottenuta con voli aerei e sistemi di rilievo satellitare, consente di tenere sotto controllo in continuo l’evoluzione dei fenomeni di subsidenza

Par.4.10 – IL RISCHIO SINKHOLES 4.10.1- Analisi territoriale e valutazione della pericolosità La possibilità di formazione dei sinkholes, cioè di voragini di forma sub-circolare, con diametro e profondità variabili da pochi metri a centinaia di metri, che si aprono rapidamente nei terreni, nell'arco di poche ore, traggono origine da una molteplicità di aspetti di carattere geologico-geotecnico ma anche da attività antropica non controllata, in particolare da: - dissoluzione carsica anche di substrati profondi e fenomeni di liquefazione, - copertura costituita da terreni a granulometria variabile con caratteristiche geotecniche scadenti, - eventi sismici , presenza di faglie o fratture, - risalita di fluidi aggressivi (CO2 e H2S), - eventi pluviometrici importanti, - attività antropica quali emungimenti, estrazioni, scavi , ecc.). Si deve rilevare che allo stato il fenomeno interessa poche zone e molto circoscritte; in Calabria l’ISPRA segnala 26 fenomeni, 8 dei quali in Provincia di Cosenza, riconducibili a piccole cavità, oggi ricolmate, originatesi nella totalità dei casi durante eventi sismici e connesse a fenomeni di liquefazione dei terreni. Allo stato i livelli di pericolosità del fenomeno si può ritenere del tutto trascurabile ai fini della programmazione di eventuali situazioni di emergenze di livello provinciale. 4.10.2 – scenari del rischio sinkholes Per quanto precisato nel paragrafo precedente, gli eventuali scenari di rischio potranno più concretamente essere eventualmente valutate a livello di piano d’emergenza comunale.

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