Atti del "Seminario sulle Immunostimolazioni Naturali" tenutosi a Pianoro (BO) Domenica 12 Ottobre 2003 Relatore: Dott. Andrea Frassineti (email: [email protected] )

PNEI

I primi passi sono da far risalire alla scoperta che i NGF (fattori di crescita neurologici) non intervenivano solamente in un dato stadio dello sviluppo embrionale e solo per alcuni tipi di cellule nervose. Già da oltre un decennio sappiamo che sono diffusi anche nel SN sviluppato e che agiscono anche sul sistema immunitario. Inoltre, in maniera speculare, alcune sostanze prodotte dal SN agiscono sul sistema immunitario. Gli ormoni sono da tempo considerati informatori complessi, versatili, pluripotenti, non riconducibili ad una singola formula molecolare né alle sole cellule endocrine. Le loro omologie strutturali con prodotti d'altri sistemi come le citolinfochine (prodotte dal sistema immunitario), i neuropeptidi (prodotti dal sistema nervoso), i fattori di crescita e di regolazione tissutale (prodotti ubiquitari) sono tali e tanti da far ritenere l'attività ormonale una sola delle potenziali funzioni. I neuroni, oltre che i neurotrasmettitori, liberano sostanze chiamate peptidi o neuropeptidi. In contemporanea, peptidi molecolarmente simili sono prodotti anche dalle cellule endocrine e da quelle immunitarie. L'ultimo, definitivo, attacco a chi ancora si ostinava a mantenere separati il sistema nervoso, endocrino ed immunitario è da attribuire a J. Edwin Blalock, docente di fisiologia all'Università dell'Alabama che nel 1989 dimostrò che non solo i tre sistemi comunicano, ma che la comunicazione è bidirezionale e cioè essa va dal cervello alle cellule deputate alla difesa immunitaria e da queste al cervello, così come dal cervello alle cellule endocrine e a quelle immunitarie e viceversa. Questa crescente labilità delle barriere tra i grandi sistemi di regolazione generale dell'organismo ha portato alcuni ricercatori a proporre una nuova terminologia per indicare un numero crescente di cellule, che non siano neuroni ma che presentino caratteristiche molto simili ad esso. Alcuni scienziati giapponesi hanno raggruppato sotto il nome di PARANEURONE un gruppo di cellule molto eterogeneo (si va da cellule intestinali a cellule bronchiali a cellule uretrali) accomunate dal fatto che il loro comportamento è del tutto simile a quello di un neurone senza esserlo. Gli immunologi per descrivere il comportamento del linfocita, tipico di una struttura neuroendocrina (ovvero di ricevere dal ed inviare segnali al sistema nervoso ed endocrino), utilizzano la metafora del linfocita come "cervello immuno-mobile". Analogamente, per quanto riguarda la fisiologia dell'intestino, si parla di "cervello enterico". Da molto tempo è nota quell'ampia rete nervosa (detta SISTEMA NERVOSO ENTERICO) posta all'interno delle pareti dello stomaco e dell'intestino, rete in relazione con le fibre nervose provenienti dai due rami del sistema nervoso autonomo: il simpatico ed il parasimpatico. Questa rete nervosa interna possiede una notevolissima quantità di neuroni e svolge un ruolo in gran parte indipendente dal S.N.C. a cui è collegata mediante il S.N.A, senza però interamente dipenderne per il suo funzionamento. Infatti, in modelli animali, se si interrompono le connessioni tra il sistema nervoso autonomo e la rete nervosa enterica, quest'ultima continua a svolgere le proprie funzioni. Il sistema nervoso enterico è in stretto collegamento con il sistema endocrino, che è molto diffuso nell'apparato digerente grazie a cellule endocrine sparse nella mucosa gastrointestinale. Ma lo è anche con il sistema immunitario, visto la ricca rete linfatica presente nell'apparato gastrointestinale. La rete linfatica e la nervosa scorrono l'una sull'altra nella tonaca sottomucosa dell'intestino tenue. In parole povere l'apparato digerente si confronta sia con l'esterno (il cibo) mediante la sua funzione digerente sia con l'interno (S.N.C., sistema immunitario, sistema endocrino), mediante il suo sistema nervoso enterico. L'approccio PNEI parte, per esempio, dalla constatazione che l'artrite e le malattie infiammatorie in generale si accompagnano a depressione, ma da ciò non deduce che la depressione è la causa dell'artrite. Interpreta la concomitanza come manifestazioni diverse del perturbamento dello stesso asse neuroendocrinoimmunitario nella fattispecie del CRH-ACTH-cortisolo (e cioè dall'asse ipotalamo-ipofisi-surrene). Asse che si basa sul collegamento tra i tre grandi sistemi (nervoso, endocrino e immunitario) e che può essere scompaginato da una molteplicità di cause: genetiche, infettive, tossiche, farmacologiche, emozionali. Compito dell'intervento terapeutico è quello di favorire il ripristino della comunicazione equilibrata fra i sistemi, a ciò si può giungere utilizzando svariate vie: farmaci allopatici come per esempio ormoni (terapia sostitutiva), fitoterapici, rimedi omeopatici, agopuntura, training autogeno, ecc. L'aforisma fondamentale della PNEI è quello per cui ad ogni emozione o stato della coscienza corrisponde un ben definito quadro neurochimico. Ciò non è comunque da interpretare nel senso che l'emozione e gli stati mentali siano semplicemente epifenomeni della chimica cerebrale, bensì il contrario nel senso che emozioni e stati della coscienza per esprimersi nel corpo necessitano di una ben definita mediazione neurochimica, ragion per cui nulla è puramente psicologico e nulla è puramente fisico-chimico bensì tutto è psicochimico nel vivente. La principale differenza epistemologica fra la PNEI e la ornai superata Psicosomatica, entrambi affermanti l'influsso degli stati psichici sul corpo fisico, consiste proprio nel fatto che la PNEI non si limita come la psicosomatica a costatare una relazione mente-corpo, bensì ne indaga i meccanismi chimici, alla conoscenza dei quali la psicosomatica è incapace di contribuire in alcun modo.

La complessità della psiche umana può archetipicamente ricondursi ad una diade Piacere- Dolore (Eros-Thanatos). La vita psichica relata allo stress, all'ansia, alla depressione e quindi in definitiva al dolore è chimicamente mediata dal sistema catecolaminergico e dal sistema oppioide cerebrale. Mentre la vita psichica relata al piacere o alla gioia è mediata dal sistema cannabinergico, dal sistema gabaergico-tipo-A, dalla ghiandola pineale e dal sistema dopaminergico. Il primo sistema (catecolaminergico e oppioide) induce immunodepressione. Il secondo sistema (cannabinergico, gabaergico ecc) induce immunostimolazione ivi compresa l'immunità antitumorale. La struttura fondamentale della PNEI soprattutto per quanto concerne la conservazione dell'unità psicobiologica umana e nella mediazione fra stati psicomentali e deficienza immunitaria è rappresentata dalla ghiandola pineale. La ghiandola pineale rappresenta, tra i vari sistemi di controllo neuroendocrino, forse quella più soggetta a processi d'interazione con altre strutture. Il principale è esercitato dalla fibra postgangliare efferente dal ganglio cervicale superiore. Com'è noto essa risulta inibita dalla luce, mentre è stimolata dall’oscurità che determina liberazione di noradrenalina che, a sua volta, agendo sul recettore beta adrenergico, induce produzione di melatonina. Altri feedback sono di tipo citochimico, relazionandosi la melatonina con le citochine. La Melatonina è prodotta dalla pineale insieme ad un tetraptide detto epitalamina (o epitalone) e con altri tre indoli: il 5-metossitriptofolo (picco d’escrezione verso le ore 12), il 5-metossindoloacetico (picco d’escrezione all’alba) e la 5-metossitriptamina (picco d’escrezione al crepuscolo). Quest’ultima è attualmente facente parte di un protocollo comprendente anche la melatonina e l’IL2, applicato dal gruppo del Dott. Paolo Lissoni per il trattamento della patologia neoplastica. All' interno delle patologie umane la malattia che per antonomasia rappresenta la completa e progressiva destrutturazione dell' unità psicobiologica dell' identità umana è rappresentata dal CANCRO. E non a caso il principale difetto endocrino associato alla progressione neoplastica è rappresentato proprio dalla progressiva ed ingravescente ipofunzione della ghiandola pineale (in particolare il calo dei livelli ematici notturni di melatonina con conseguente scomparsa del fisiologico ritmo luce/buio dell' ormone pinealico). La melatonina svolge fisiologicamente un ruolo antitumorale attraverso tre meccanismi principali: 1 azione antiproliferativa 2 azione immunostimolante (in particolare nella stimolazione della produzione e dell' attivitàd ella IL-2, la principale citochina antitumorale nell' uom)o 3 azione antiossidante

------linfociti T-Killer Linfociti T ------linfociti T-helper || || - Interleuchine Citochine - Interferoni - Fattori stimolanti le colonie - Fattori Neutralizzanti Tumorali (TNF)

Studi clinici hanno dimostrato che somministrando 10 mg di melatonina la sera per un mese si ottiene un aumento fisiologico medio di: - IL-2 (51%) - INF -gamma (41%) - TNF -alfa (28%) Ciò comporta a cascata l'aumento: di linfociti NK di IL-4 di IL-10 di Eosinofili di Eritrociti di Piastrine (soprattutto se la MLT è associata ad Adenosina)

LA MELATONINA

Nell'organismo si forma: - nella GHIANDOLA PINEALE - nella MEGACARIOCITA - nella PARETE INTESTINALE

Chimicamente è costituita da: - un gruppo - ETIL -AMINICO in 3 - un gruppo - OSSIDRILICO in 5

Nell'organismo è trasportata dall'ADENOSIL-MELATONINA che si forma dall'unione di una molecola di melatonina con quattro molecole di adenosina.

L'Adenosina, è sostituita da: - ADENINA - DERIBOSIO che si uniscono in 9 tramite un atomo di azoto

ATTIVITÀ' DELLA MELATONINA

ANTIBLASTICA La melatonina agisce sulla proliferazione della cellula tumorale e sulla trascrizione del suo codice genetico.

COAGULABILITA' DEL SANGUE L'azione della Melatonina è decisiva nel processo di maturazione delle piastrine nel megacariocita.

SISTEMA IMMUNITARIO La melatonina favorisce la crescita del Timo (linfociti T)

ANTINVECCHIAMENTO La Melatonina permette di evitare la formazione di depositi di calcio che diminuiscono la respirazione mitocondriale e portano alla calcificazione della ghiandola pineale, del timo e degli atri organi.

METABOLISMO BASALE La ghiandola pineale regola la produzione di ormoni tiroidei da parte della tiroide (T3-T4) La Melatonina catalizza la trasformazione della T4 in T3, normalizzando il metabolismo (accelera la lipolisi), di conseguenza aumenta la respirazione mitocondriale con maggior formazione di ATP.

SCAMBI ENDOTELIALI La Melatonina favorisce la dilatazione dei vasi capillari, riattiva i fattori di contrazione e rilasciamento, aumentandone la permeabilità (drenaggio).

SONNO Stimola l'enzima piridossal-chinasi, che favorisce la sintesi di: acido gamma -aminobutirrico; serotonina e dopamina, aumentandone la concentrazione a livello di mesencefalo e di ipotalamo.

AZIONE ANTISETTICA URINARIA La Melatonina, ossidata in 5 e fosforilata dal fegato, si trasforma in 5- solfossi-melatonina ed in composti del triptofano, ad azione antisettica.

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I recettori nucleari per la melatonina sono stati individuati a livello dell’ipotalamo, del talamo, della ghiandola pineale; nell’adenoipofisi, nel cervelletto, nella corteccia cerebrale ed in svariate zone del S.N.C, nella retina e nelle ghiandole surrenali. I recettori di membrana sono stati invece riscontrati nei leucociti, nei megacariociti, nelle piastrine, nelle cellule tubulari renali, nelle cellule prostatiche ed intestinali, nei miociti cardiaci.

Attività della melatonina:

1)Regolazione della secrezione degli ormoni ipotalamici. 2)Inibizione del processo proliferativo cellulare.

3)Azione immunostimolante.

La melatonina è quindi in grado di intervenire: - Sia con un’azione citostatica/citotossica diretta. - Sia come differenziatore delle cellule endoplastiche ristabilendo la loro ormonodipendenza. - Sia come inibitrice dei fattori di crescita ed antigenici.

- Sia come immunomodulatore.

Ordine: Synandrales () Sottoclasse: Sympetalae Classe: Dicotyledones Sottodivisione: Angiospermae Divisione: Speematophyta.

Specie:

Echinacea purpurea Echinacea angustifolia Echinacea paradoxa Echinacea simulata Echinacea atrorubens Echinacea sanguinea Echinacea leevigata Echinacea tennesseensis

Descrizione Generale

Pianta erbacea perenne, provvista di un grosso rizoma dal quale, a primavera, si sviluppano fusti fiorali alti 60-90 cm; le foglie sono lanceolate, i fiori sono riuniti in capolini simili a quelli della margherita. I fiori hanno colori diversi secondo la varietà cui appartengono: fiori bianchi (E. Pallida), fiori malva (E. Angustifolia), fiori rossi (E. Purpurea). L'Echinacea è originaria degli Stati Uniti, dove cresce, nelle regioni meridionali, nei prati e nei boschi radi.

Parti utilizzate:

Rizoma. Radice (E. Purpurea, Angustifolia), parti aeree fresche o disseccate raccolte al tempo della fioritura (E. Purpurea, Angustifolia e Pallida).

Composizione chimica:

Componenti attivi:

-Polisaccaridi: arabinogalattano e fucogalactoxiloglucani (E. Purpurea). Flavonoidi: luteolina, kaemferolo, quercetina, apigenina. Derivati dell'acido caffeico: echinacoside (mancante nella Purpurea), cinarina (presente solo in Angustifolia), acido cicorico (assente nell'Angustifolia, presente nella Purpurea), acido clorogenico. Alchilamidi: echinaceina, isobutilamidi, acidi polieninici e polienici (E. Purpurea ed Angustifolia). Polline. Tracce d'alcaloidi pirrolozidinici:

tussilagina ed isotussilagina. Olio essenziale (circa 0.1% nell'Angustifolia, fino ad )!*,+.-/+-©0

α( β β 7 8 9;:/<=>!?@>/=> un 4% per la Pallida): 12£3¨45645 (manca nella Purpurea), , mircene, limonene (solamente nella Purpurea) ecc. Poliacetileni.

Altri Componenti:

-Resine, minerali. Attività principali

Attività immunobiologica, antinfiammatoria, vulneraria.

Impiego terapeutico

Profilassi e trattamento delle malattie da raffreddamento, ulcere, ferite infette, ustioni, afte e dermatiti (uso topico)

Utilizzo medico

Nella monografia della Commissione Europea (1989) è precisato che “le preparazioni a base d'Echinacea, per somministrazione orale o parenterale, hanno attività immunobiologica”.

Spettro d’azione: determinato da un aumento delle difese endogene, tramite stimolazione aspecifica del sistema immunitario, in particolare mediante l'aumento del numero di leucociti, l’attivazione della fagocitosi, l'attivazione dei macrofagi, l'attivazione dei linfociti e la stimolazione dei fibroblasti.

In particolare per quanto riguarda l’Echinacea purpurea, la monografia della Commissione Europea indica l’uso della pianta nel trattamento adiuvante delle infezioni recidivanti delle vie respiratorie e delle basse vie urinarie. Può essere pertanto impiegata sia in modo preventivo sia nella malattia in atto, variando opportunamente la posologia. Studi clinici hanno dimostrato che la pianta provoca riduzione della durata di malattia e scomparsa graduale della sintomatologia sia per quanto riguarda i sintomi oggettivi (ingrossamento dei linfonodi, lingua impaniata, ecc.) sia di quelli soggettivi (cefalea, otalgia, rinorrea, lacrimazione, ecc.). In questi studi furono utilizzati un estratto alcolico contenente le tre frazioni (lipolisaccarida, liofila e idrofila). La posologia utilizzata fu di 180 gtt al dì per 8-10 giorni; posologie inferiori risultarono inefficaci.

Ciò è confermato, ad esempio, dalla pratica clinica del dott. Weiss che consiglia di somministrare ai primi sintomi 50 gtt ogni mezzora per tre volte e, quindi, di proseguire con una posologia di 50 gtt 3-4 volte al dì per svariati giorni. La tollerabilità risulta ottima. In letteratura esistono segnalazioni inerenti l’attività della pianta nel trattamento della pertosse ove risulta in grado di ridurre la durata della malattia.

E’ stato segnalato come la sola terapia con estratto d'Echinacea (i.m.) risulti più efficace del ricorso a terapia antibiotica. Comunque, com'è buona regola del resto in fitoterapia, l’utilizzazione di preparazioni a base di radici d'Echinacea non esclude, se necessaria ai fini terapeutici, la somministrazione contemporanea d'antibiotici o di farmaci chemioterapici, per alcune indicazioni tali somministrazione è anzi necessaria.

Interessante risulta l’utilizzo, in virtù delle proprietà antiflogistiche, nella terapia di prostatiti, uretriti e, in ambito ginecologico, nelle metriti e annessiti. Anche le forme poliartritiche risentono positivamente della terapia con estratti alcolici d' Echinacea. Somministrata i.m. sembra incidere favorevolmente in dermatiti quali eczemi, psoriasi, penfigo e, come coadiuvante, nel trattamento di micosi vaginali recidivanti da Candida.

L’uso esterno è legato alla capacità cicatrizzante e riepitelizzante della pianta, unitamente alla proprietà antinfiammatoria, antisettica e decongestionante. E' , pertanto, impiegata nel trattamento d'ulcere, ferite, ustioni, afte e dermatiti.

L’impiego cosmetico, in preparazioni al 5-10%, prevede un utilizzo della pianta nel trattamento delle pelli secche, aride, screpolate, post acneiche (azione dermopurificante) e, come rassodante, nelle pelli rilassate, in particolare durante la gravidanza e nel postparto. Manifesta, infatti, azione epitelizzante, levigante, antirughe, antismagliature e rassodante. Può essere utilmente associata ad Equiseto e Ginseng (azione elasticizzate cutanea) oppure a Calendula, Camomilla, Iperico (azione epitelizzante e levigante).

La ricerca

Bauer e Wagner hanno condotto un’interessante ricerca volta a comparare gli estratti alcolici standardizzati delle radici e delle parti aeree d'Echinacea purpurea, pallida e angustifolia. Come parametri di riferimento furono stabiliti l’indice di fagocitosi in vitro e la velocità d'eliminazione delle particelle di carbone, in vivo, su cavie (indice dell’attività del sistema reticoloendoteliale) tramite test apposito (test carbon-clearance). I risultati ottenuti con le due metodiche risultarono pressoché simili: per quanto riguarda il test in vitro gli estratti delle tre varietà furono in grado di determinare un aumento dell’indice fagocitarlo del 20-30%, con una prevalenza d'attività per l’Echinacea purpurea.

Ugualmente nella prova in vivo, l’Echinacea purpurea risultava più attiva in quanto triplicava la velocità d'eliminazione, mentre l’Echinacea angustifolia e l’Echinacea pallida la raddoppiavano. In entrambi gli esperimenti la frazione liposolubile (polline, alchilamidi, olio essenziale) si manifesta quella più attiva; risultava dotata di buon'attività anche la frazione idrosolubile (polisaccaridi, acido caffeico, acido cicorico) dell’Echinacea purpurea. Le parti aeree delle tre piante risultarono essere meno attive delle radici.

I polisaccaridi, insolubili in alcol, sono stati studiati mediante test di fagocitosi in vitro e test di carbon-clearance in vivo. Le miscele polisaccaridi purificate, isolate dalle radici e dalle parti aeree d'Echinacea purpurea e d'Echinacea pallida hanno dimostrato di provocare un aumento dell’indice fagocitarlo (23-32%), la capacità d' attivazione dei macrofag ie la proprietà di indurre liberazione d' interleuchina da parte dei macrofagi stessi. La miscela polisaccaridica arricchita con arabinogalattano, presente nel fitocomplesso e dotato di spiccata azione stimolante nei confronti dei macrofagi peritoneali ed epatici (cellule di Kupffer): testati in topi immunodepressi, in seguito a trattamenti chemioterapici, n'aumentava la sopravvivenza in presenza d'infezioni da Candida albicans e Listeria monocytogenes. I polisaccaridi, pertanto, rivestono un ruolo importante nello svolgersi dell’azione immunostimolante. Nasce, comunque, dalla sinergia del fitocomplesso, e quindi dall’azione combinata di più principi, l’attività immunostimolante della pianta in quanto sia l’estrazione acquosa sia quella liofila sia la frazione polisaccarida hanno dimostrato di possedere tale spettro d’azione. Bauer ha studiato le soluzioni alcoliche di radici d'Echinacea purpurea. Tali soluzioni contengono principi attivi liposolubili: isobutilamide e polline e principi attivi idrosolubili: echinacoside e derivati dell’acido cicoreico. Lo studio ha mostrato che le sostanze presenti nell’estratto alcolico hanno attività immunostimolante, benché meno importante di quella dei polisaccaridi. I risultati dello studio, condotto sia per via iniettiva sia per os, in soggetti sani versus placebo, dimostrano un’azione stimolante della fagocitosi dei granulociti. La forma iniettabile si mostra efficace fra la D3 e la D6 e immunosoppressiva al di sopra della D2.

Per quanto riguarda l’uso esterno, è stata segnalata la capacità dell’Echinacea d'inibire l’enzima jaluronidasi, indirettamente responsabile della diffusione dei batteri e della loro proliferazione nei tessuti. Oltre ad un’attività antijaluronidasica diretta è stata ipotizzata un’azione indiretta sul sistema jaluronico-jaluronidasi, che si attua stimolando la proliferazione dei fibroblasti.

Sembra che la frazione polisaccaridica entri in gioco, almeno in parte, per quanto riguarda l’attività antinfiammatoria e cicatrizzante. Studi condotti su Echinacea purpurea hanno segnalato che l’attività cicatrizzante è legata ad una frazione polisaccaridica isolata, Echinacina B. Una frazione alchilamidica, isolata dalle radici d'Echinacea d'Echinacea purpurea, sembra svolgere, sebbene con meccanismo diverso, azione antinfiammatoria. Anche nell’Echinacea angustifolia DC sono stati isolati polissacaridi ad attività antinfiammatoria e cicatrizzante.

Tali attività dei polissacaridi sembrano dovute, almeno in parte, ad una stimolazione del sistema diencefalo-ipofisi-corteccia surrenale, evidenziato del resto da un’aumentata eliminazione di 17-chetosteroidi nelle urine, e nell’accresciuta liberazione di corticoidi.

Esperimenti condotti su colture cellulari hanno confermato l’azione antivirale della pianta. E' confermato quindi l’uso tradizionale degli Indiani d’America che utilizzavano la pianta per curare le ferite. Dagli studi condotti risulta che le preparazioni da pianta fresca svolgono una reale attività antinfiammatoria ed immunostimolante: - Echinacoside: azione blandamente antibiotica, corticosimile e antivirale - Echinaceina: azione antinfiammatoria e insetticida - Polisaccaridi: attività antinfiammatoria e immunostimolante

Si può pertanto affermare quanto segue: la radice d'Echinacea risulta immunostimolante se fresca; i polisaccaridi, i quali rappresentano la parte più attiva della droga, sono presenti particolarmente nella radice, le sottospecie più immunostimolanti sono Echinacea purpurea e angustifolia, se è utilizzata la forma alcolica (T.M. per esempio) che contiene le altre sostane attive, è preferibile impiegare le forme diluite: D2-D3.

Tossicità ed effetti secondari

Se ne sconsiglia l’impiego in caso d'allergia accertata nei confronti delle . L’uso interno e i.m. è sconsigliato nelle malattie sistemiche progressive quali collagenopatie, leucomatosi corneale, sclerosi multipla, tubercolosi, HIV ed altre malattie autoimmuni. In particolare sarebbero da utilizzare, invece, diluizioni alla 3-6 DH, in quanto concentrazione elevate e somministrazioni prolungate nel tempo avrebbero un effetto immunosoppressore. Il fatto che in alcuni testi si legga che la droga è sconsigliata in gravidanza dipende dal fatto che i preparati d'Echinacea contengono polisaccaridi di struttura ancora non totalmente chiarita. Non sono stati segnalati effetti collaterali nell’uso topico e nella somministrazione per os. Nella somministrazione parenterale si possono manifestare, in base alla posologia, brividi, rialzo termico di breve durata, nausea e vomito. La breve reazione febbrile sarebbe conseguenza della secrezione d'interleuchina e d'interferone alfa da parte dei macrofagi, segnalandone così l’aumentata attività. Secondo Mattocks gli alcaloidi pirrolozidinici presenti nel fitocomplesso non sarebbero epatotossici. Si consiglia comunque di utilizzare la pianta per non più d'otto settimane nella somministrazione per os e topica e per non più di tre settimane nelle preparazioni i.m..

Forme farmaceutiche e posologia

Infuso: mezzo cucchiaino da tè (ca. 1 g) per tazza d'acqua bollente, filtrare dopo circa 10 minuti. Più tazze al dì tra i pasti. Estratto fluido: 0,5-1 g pro dose (1g=55gtt) Echinacea T.M.: 30-50 gocce tre volte al dì. Echinasyr: 5 ml (= un misurino) 2 volte al dì, per gli adulti. 2,5 ml (= mezzo misurino), per i bambini. Note di galenica

La droga più conosciuta era, specie in America, l’Echinacea angustifolia DC di difficile reperimento e quindi spesso sofisticata. Echinacea purpurea era già nota ed utilizzata con analoghe indicazioni della precedente. Le due specie Echinacea angustifolia ed Echinacea pallida sono state per lungo tempo confuse. Somministrata per os, in polvere sotto forma di capsule, risulta praticamente inattiva perché non riesce a stimolare il tessuto linfatico del pavimento buccale. La Tintura Madre è preparata dalla pianta intera fresca (titolo 55° ). Si ottiene sia dall’Echinacea angustifolia DC sia dall’Echinacea purpurea.

Curiosità L’uso medicinale della pianta si deve agli indiani del Nord America che la consideravano una pianta medicinale molto valida nel trattamento di varie affezioni o accidenti (dal morso del serpente al mal di denti) ed è interessante osservare la stretta corrispondenza dell’area di diffusione dell’Echinacea con le zone d' insediamento delle tribù che maggiormente ne facevano uso.

L' ECHINACEA IN OMEOPATIA

Quadro individuale - Caratteristiche a) TIPOLOGIA

Malati acuti: sonnolenti, mentalmente confusi, che si esprimono con lentezza; freddolosi; si lamentano di un senso di sfinimento generale e d' indolenzimento degli arti. b) MODALITÀ E REAZIONI CARATTERISTICHE

Aggravamento: all' aria fredda. Miglioramento: essendo coricati, a riposo. Escrezioni: di cattivo odore. Desiderio: d'acqua fredda. c) SINTOMI GUIDA

Dolori acuti, profondi, nel "cervello" con sensazione che sia aumentato il volume; sensazione pulsante alle tempie. Parestesie della lingua, delle labbra, della gola, commessure labiali fissurate. Sensibilità dei denti alle correnti d'aria, lingua secca e gonfia. Sapore di pepe, scialorrea. Dolori addominali ad insorgenza e scomparsa subitanea, migliorati con la flessione; flatulenze fetide. Indolenzimento dei muscoli pettorali, cardialgia con senso di paura. Senso di massa retrosternale, leucorrea di cattivo odore, escoriante. Indolenzimento degli arti. Sensazione di freddo alla gamba destra. Parestesie alternanti delle mani; agitazione delle mani. Numerosi sogni: di lavori faticosi, di litigio, di parenti morti. Febbre: brivido che sale lungo la schiena. Brividi accompagnati da nausea; sudore, soprattutto della parte superiore del corpo. Irregolarità degli accessi febbrili.

Corrispondenze Cliniche

Generalità: stati infettivi; setticemie, tifoide, febbre puerperale, infezioni adinaniche, scarlattina, infezioni vacciniche, adeniti infettive, linfangiti, ascessi e flemmoni, morsi di serpenti, punture d'insetti, gangrena. Anemia conseguente ad infezione, scrofula, sifilide, malati oncologici terminali. Gozzo esoftalmico. Sistema Nervoso: cefalea. Apparato digerente: stomatite, afte; angine ulcerate; difteriti; enteriti infettive; colera; appendicite. Apparato respiratorio: rinite posteriore. Apparato genitourinario: uremia. Cute: eresipela; foruncoli; carbonchio; decubiti. Mucococcinum 200

Bioterapici: non seguono il classico principio omeopatico del Simile ("SIMILIA SIMILIBUS CURENTUR") ma adottano il principio dell'Identico ("AEQUALIA AEQUALIBUS CURENTUR").

Non c'è più quindi il rimedio, o i rimedi, che nella patogenesi avevano prodotto i sintomi presentati dal paziente, ma dei derivati da ceppi che producono una malattia. Si cura quindi partendo dall'agente eziologico e non dal sintomo.

In Omeopatia ed in Omotossicologia (ovviamente in quella complessista) l'utilizzo di bioterapici, impiegati allo scopo sia di prevenzione sia di trattamento degli stati influenzali, ha essenzialmente seguito due impostazioni: 1) Utilizzo del ceppo virale e/o batterico che si ritiene responsabile dell'epidemia attesa per quell'anno. 2) Utilizzo di ceppi batterici ricorrenti e di frazioni virali che hanno contraddistinto la storia delle grandi epidemie. Come appunto il Mucococcinum 200.

Il Mucococcinum è un complesso in grado di agire sia come prevenzione sia come trattamento degli stati influenzali.

Il Mucococcinum 200 è un medicamento omeopatico preparato partendo da un estratto bioterapico, diluito e dinamizzato alla 200 K di ceppi di KLEBSIELLA PNEUMONIAE K2, BRANHAMELLA CATARRHALIS, MICROCOCCUS TETRAGENES, INFLUENZINUM.

FRAZIONE VIRALE (INFLUENZINUM)

Colture di varietà di virus influenzali, adattati secondo i dati epidemiologici di: VIRUS A SINGAPORE 1 - 1957 VIRUS APR - 8.

FRAZIONE BATTERICA O MUCOTOSSINA Lisato di. KLEBSIELLA PNEUMONIAE K2 (Pneumobacillo di Friedlander, enterobatteri, gram negativi). BRANHAMELLA CATARRHALIS (Micrococcus catarrhalis, Neisseria catarrhalis, cocchi, gram negativi). MICROCOCCUS TETRAGENES (Peptostreptococcus tetradius, cocchi, gram positivi).

Introduzione all'Omeopatia

1. CHE COS'È L'OMEOPATIA

L'omeopatia è un metodo di cura che si fonda su un principio conosciuto fin dall'antichità: a) Tutte le sostanze, che provocano determinati sintomi in una persona sana, possono guarire un malato che ha gli stessi sintomi: PRINCIPIO DELLA SIMILITUDINE, ovvero i simili si curano con i simili. Per esempio il caffè, sostanza eccitante che può determinare insonnia, una volta divenuto rimedio omeopatico può trattare alcuni tipi d'insonnia. b) L'omeopatia stimola le reazioni naturali (cioè il "processo di guarigione", insito in ogni individuo) dell'organismo nei confronti della malattia, agisce cioè qualitativamente e non quantitativamente. Per questo motivo sono sufficienti dosi infinitesimali. c) Per l'Omeopatia non esiste la malattia ma l'uomo malato ciò porta ad una personalizzazione del trattamento terapeutico.

2. OMEOPATIA E FITOTERAPIA SONO LA STESSA COSA? NO!

FITOTERAPIA: a) Non utilizza la legge dei simili. b) Non utilizza rimedi diluiti e dinamizzati. c) Si avvale solo di rimedi di origine vegetale. OMEOPATIA: a) Utilizza la legge dei simili. b) Utilizza rimedi diluiti e dinamizzati. c) I rimedi possono essere di origine vegetale, animale o minerale.

3. COME SI PREPARA UN RIMEDIO OMEOPATICO

Prendiamo per esempio un rimedio vegetale: il Cardo Mariano. La pianta dopo essere stata raccolta, lavata, ecc., viene messa a macerare nell'alcool per almeno tre settimane: una volta filtrata si ottiene quella che viene chiamata Tintura Madre (T.M.); a partire dalla T.M. se si utilizza un rapporto di diluizione di 1:100 possono essere preparate diluizioni centesimali (CH). Se si utilizza un rapporto di 1:10 possono essere preparate diluizioni decimali (DH). Da una goccia di T.M. più 99 gocce di acqua, dando inoltre cento succussioni/dinamizzazioni, si otterrà la 1 CH. Da una goccia di T.M. più 9 gocce d'acqua, dopo dinamizzazione, si otterrà la 1 DH. Una goccia di 1 CH più 99 gocce di acqua, ovviamente dinamizzate, daranno la 2 CH (o la 2 DH, se alla 1 DH aggiungeremo 9 gocce). A questo punto, le varie diluizioni potranno impregnare granuli o globuli di lattosio, oppure essere somministrate in soluzione idroalcolica: avremo così il rimedio omeopatico vero e proprio.

Diluizioni Korsakoviane (K): Sistema di diluizione, messo a punto da Korsakoff, per ottenere diluizioni successive in maniera rapida e facile. Prevede l'impiego di un unico flacone in vetro di 15 ml, in cui s'immettono 5 ml di T.M. quindi si agita per almeno 100 volte. Il flacone viene svuotato mediante aspirazione o capovolgimento fino all'ultima goccia. S'introducono quindi 5 ml di acqua distillata cioè pari ad una quantità che rappresenta circa 99 volte il volume di T.M. che è rimasta adesa alle pareti del flacone. Si agita per almeno 100 volte e si ottiene in tal modo la 1 K ; si svuota nuovamente il flacone fino all'ultima goccia e s'introducono 5 ml di acqua distillata, per poi agitare di nuovo almeno 100 volte ottenendo quindi la 2 K. 50 millesimali (LM). Questo metodo di preparazione, descritto da Hahnemann nella VI edizione dell'Organon, prevede una fase preliminare in cui vengono effettuate tre triturazioni centesimali successive (3 CH), utilizzando come prodotto di partenza una parte di un ceppo solido o liquido. Da questa 3 CH si prelevano 0,05 grammi che vengono sciolti in 500 gocce di una soluzione idroalcolica, preparata con 1 parte di alcool 90% e 4 parti di acqua distillata. Da questa soluzione di 500 gocce se ne preleva una e si versa in un flacone contenente 100 gocce di alcool al 95%, si agita almeno 100 volte e si ottiene la prima 50 millesimale o 1/LM. In conclusione la diluizione è stata eseguita con un rapporto di 1 a 500 in una prima fase ed un rapporto ulteriore di diluizione di 1 a 100 nella seconda fase. Il nome 50 millesimale deriva dalla diluizione 1:50.000 che ha subito complessivamente il prodotto di partenza. Per ottenere la 2/LM s'immette una delle gocce in 100 gocce di alcool al 95% e si agita almeno 100 volte.

4. CHE SIGNIFICATO HANNO LE ALTE E LE BASSE DILUIZIONI Senza entrare troppo nello specifico, le basse diluizioni (intendendosi diluizioni fino alla 15 CH) agiscono sui sintomi delle malattie acute o, per utilizzare una terminologia che vedremo meglio in seguito, sui sintomi fisici. Le alte diluizioni (intendendosi dalle 30 CH in avanti) agiscono sulle malattie croniche e sui sintomi emozionali e mentali.

5. SINTOMI FISICI EMOZIONALI E MENTALI In omeopatia è fondamentale al fine di giungere all rimedio adeguato al paziente, l'utilizzo di quello che viene chiamato Repertorio. Il Repertorio che sia cartaceo o informatizzato consiste in un elenco di sintomi ai quali corrispondono un certo numero di rimedi. Come è stato ottenuta quest'associazione rimedio- sintomo? a) Mediante il Prouving ovvero la somministrazione ripetuta e reiterata di rimedi a bassissima potenza o addirittura in T. M. a sperimentatori "sani". I sintomi prodotti da questi sperimentatori diventavano sintomi propri di quel rimedio. b) Oppure i sintomi sono stati ricavati per analogia clinica, sapendo ad esempio come quel determinato veleno vegetale o animale portava a morte (o a gravi danni) e con quali sintomi la vittima. Stessa cosa dicasi per le intossicazioni da sostanze chimiche o da metalli. Nei Repertori i sintomi presentano valenza diversa secondo che:

1) Siano fisici cioè sintomi legati ad una manifestazione di un'alterazione di organo e di apparato. 2) Emozionali quando ovviamente esprimono l'emozione di un individuo. 3) Mentali quando sono espressione di una perturbazione della funzionalità psichica del soggetto.

6. COME L'OMEOPATA SCEGLIE IL RIMEDIO Si è già affermato che tutte le sostanze sono capaci di guarire sintomi analoghi a quelli che esse stesse possono produrre (scelta in funzione del sintomo). Questo non è però l'unico criterio di scelta. Il rimedio viene scelto anche in funzione delle reazioni individuali che accompagnano quella malattia (scelta in funzione della reazione individuale al sintomo). Per esempio in caso di febbre potremmo avere un paziente che avrà il desiderio di bere grosse quantità di acqua un altro di bere spesso ma piccoli sorsi di acqua, un terzo non avrà sete, un quarto sarà agitato ma non suderà, un quinto sarà calmo ma suderà moltissimo, ecc., questo per quanto riguarda i sintomi fisici ed emozionali. I sintomi psichici, come precedentemente detto, generalmente non vengono presi in considerazione nelle malattie acute.

7. L'OMEOPATIA PRESENTA EFFETTI COLLATERALI?

Si! 1) Possiamo avere reazioni allergiche per l'utilizzo di rimedi a basse potenze. Facciamo un esempio ad un paziente allergico al Nichel se somministriamo Nichel ad una potenza inferiore alla 9 CH possiamo ottenere una reazione allergica. Penso sia interessante citare un lavoro fatto da immunologi statunitensi sulle alte diluizioni di allergeni. In questo lavoro, non essendo fatto da omeopati, l'allergene di partenza era solo diluito e non dinamizzato: Ebbene si è visto che anche alte diluizioni di allergene erano in grado di innescare una risposta immunitaria. 2) Il secondo inconveniente che si può ottenere con l'omeopatia è provocare un prouving nel nostro paziente. In che modo ? Somministrando per numerose volte un rimedio o un complesso omeopatico (molto più facilmente se è a bassa potenza). C'è il rischio, fortunatamente non frequente, che il paziente sviluppi come propri i sintomi contenuti nel rimedio. 4) Siano fisici cioè sintomi legati ad una manifestazione di un'alterazione di organo e di apparato. 5) Emozionali quando ovviamente esprimono l'emozione di un individuo. 6) Mentali quando sono espressione di una perturbazione della funzionalità psichica del soggetto.

8. COME L'OMEOPATA SCEGLIE IL RIMEDIO Si è già affermato che tutte le sostanze sono capaci di guarire sintomi analoghi a quelli che esse stesse possono produrre (scelta in funzione del sintomo). Questo non è però l'unico criterio di scelta. Il rimedio viene scelto anche in funzione delle reazioni individuali che accompagnano quella malattia (scelta in funzione della reazione individuale al sintomo). Per esempio in caso di febbre potremmo avere un paziente che avrà il desiderio di bere grosse quantità di acqua un altro di bere spesso ma piccoli sorsi di acqua, un terzo non avrà sete, un quarto sarà agitato ma non suderà, un quinto sarà calmo ma suderà moltissimo, ecc., questo per quanto riguarda i sintomi fisici ed emozionali. I sintomi psichici, come precedentemente detto, generalmente non vengono presi in considerazione nelle malattie acute.

9. L'OMEOPATIA PRESENTA EFFETTI COLLATERALI?

Si! 3) Possiamo avere reazioni allergiche per l'utilizzo di rimedi a basse potenze. Facciamo un esempio ad un paziente allergico al Nichel se somministriamo Nichel ad una potenza inferiore alla 9 CH possiamo ottenere una reazione allergica. Penso sia interessante citare un lavoro fatto da immunologi statunitensi sulle alte diluizioni di allergeni. In questo lavoro, non essendo fatto da omeopati, l'allergene di partenza era solo diluito e non dinamizzato: Ebbene si è visto che anche alte diluizioni di allergene erano in grado di innescare una risposta immunitaria. 2) Il secondo inconveniente che si può ottenere con l'omeopatia è provocare un prouving nel nostro paziente. In che modo ? Somministrando per numerose volte un rimedio o un complesso omeopatico (molto più facilmente se è a bassa potenza). C'è il rischio, fortunatamente non frequente, che il paziente sviluppi come propri i sintomi contenuti nel rimedio.

ACONITUM NAPELLUS

E’ una pianta della famiglia delle Ranuncolacee che contiene un alcaloide particolarmente tossico: l’Aconitina.

AZIONE PATOGENETICA L’intossicazione o la sperimentazione provocano delle manifestazioni rapide, acute, violente nella : sfera circolatoria: - eretismo congestivo con possibile ipertensione arteriosa, arrossamento intenso del viso, polso pieno, teso, rapido e duro, emorragie possibili di sangue rosso, brillante e caldo - eretismo febbrile, precursore dello stadio infiammatorio generale, senza localizzazione nette

sfera nervosa: - stato di eccitazione con angoscia, agitazione, paura in generale e in particolare, negli stati acuti, paura della morte - intensità dei fenomeni nevralgici soprattutto nel territorio di distribuzione del trigemino.

TIPOLOGIA Il tipo sensibile all’azione patogenetica di Aconitum e che conseguentemente sarà spesso trattabile in clinica col rimedio, è un soggetto scenico, vigoroso, piuttosto giovane, dal cervello attivo, dalla circolazione energica che subisce una malattia improvvisa, a causa soprattutto di un cambiamento atmosferico brusco ed intenso: - sia un freddo vivo e brusco come un colpo di vento freddo secco (maestrale, tramontana, vento del Nord), o un bagno gelido fatto bruscamente; - sia un’esposizione al caldo estremo: colpo di calore, insolazione nel corso di una estate calda, ecc. SEGNI CARATTERISTICI Tutti i soggetti possono essere trattabili con Aconitum se la modalità clinica reattiva alla malattia, di qualunque genere essa sia, presenta le caratteristiche seguenti: - iperetermia brutale che inizia spesso con brividi - cute arrossata e secca, senza traspirazione - sete viva per grandi quantità di acqua fredda - agitazione intensa con ansia e paura di morire

AGGRAVAMENTO - con il freddo intenso e brusco - verso mezzanotte

MIGLIORAMENTO - con l’apparizione della traspirazione, nelle affezioni acute. E’ allora l’indicazione per la somministrazione di Belladonna

SENSAZIONI - dolori acuti intollerabili, angoscianti, che si alternano a sensazioni di intorpidimento o di formicolio

DESIDERI E AVVERSIONI - nelle affezioni acute, sete inestinguibile di acqua fredda, poiché tutto ha un gusto amaro, eccetto l’acqua

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE - Le affezioni febbrili acute, qualunque sia la loro diagnosi e l’etiologia, microbica o virale (rinofaringiti, laringiti con tosse pertussoide, bronchiti, ecc.) purché il quadro clinico reattivo del malato corrisponda al quadro reattivo patogenetico sopra citato. Prescrivere dalla 5 alla 30 CH a seconda della similitudine.

- Le affezioni cardiovascolari ipertensive parossistiche, soprattutto se sono accompagnate dall’angoscia caratteristica del rimedio. Aconitum è stato chiamato “lancetta omeopatica”. Cinque granuli alla 9 CH ogni sei ore. Diminuire la frequenza delle assunzioni in base al miglioramento ottenuto.

- Le nevralgie a frigore 15 o 30 CH: una dose mattino e sera per qualche giorno.

- Le amenorree causate da un colpo di freddo brusco. Dare ogni 12 ore una dose alla 9 CH la prima volta; alla 12 CH la seconda; alla 15 CH la terza e alla 30 CH la quarta volta. (somministrazione delle dosi “in scala”) ALLIUM CEPA

E’ la cipolla ben conosciuta, della famiglia delle Liliacee.

AZIONE PATOGENETICA - sulle mucose respiratorie superiori e le congiuntive ove provoca una irritazione catarrale - sull’intestino ove provoca coliche flatulente - sul sistema nervoso sensitivo ove causa una infiammazione dolorosa (nervo facciale, nervi traumatizzati o sezionati)

SEGNI CARATTERISTICI SEGNI RESPIRATORI: - Corizza fluenta che inizia con numerosi starnuti; poi si ha una rinorrea acquosa, abbondante, che cade dal naso goccia a goccia, che brucia come fuoco, che provoca escoriazioni del labbro superiore e del contorno delle narici, mentre la secrezione congiuntivale concomitante non è irritante (Euphrasia ha una congiuntivite irritante e una rinorrea che non lo è) - Tosse rauca, spasmodica, eccitata da una sensazione di prurito nella laringe che provoca un forte dolore, come se fosse scorticata, il malato, intimorito, si stringe la gola.

AGGRAVAMENTO - Di sera - Con il caldo, o in una camera calda

MIGLIORAMENTO - In una camera fresca o all’aria aperta.

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE Raffreddori, influenze, corizze acute, che presentano le modalità generali del rimedio

- Riniti spasmodiche, pollinosi ( nelle loro manifestazionei acute) - Pertosse all’inizio con sensibilità dolorosa della laringe e disturbi digestivi flatulenti - Nevriti traumatiche, nevralgie da amputazioni.

Nelle manifestazioni acute, prescrivere alla 5, 7 o 9 CH, cinque granuli da tutte le ore a 2 o 3 volte al giorno. Nelle manifestazioni croniche, periodiche, vi è talora interesse ad impiegare Allium cepa ad alta diluizione a titolo preventivo. Cinque granuli alla 15 CH, ogni mattina ad esempio, qualche settimana prima e durante tutta la stagione dei pollini. APIS MELLIFICA

La T. M. è preparata tramite macerazioni in alcool dell’ape intera.

AZIONE PATOGENETICA Lazione tossicologica di Apis M. si concretizza nella puntura d’ape: - azione brutale del veleno - puntura bruciante, trafittivi, con edema di color rosa acceso - miglioramento con le applicazioni fredde Se le punture sono numerose o se il soggetto è particolarmente sensibile: - l’edema può essere generalizzato ed estendersi alle mucose, con quadro spettacolare o drammatico: edema palpebrale, degli organi genitali, della glottide, ecc. - la reazione essudativa può estrinsecarsi a livello delle sierose e produrre dei veramenti: pleurite, pericardite, meningite - il parenchima renale può ugualmente essere interessato, con quadro di nefropatia edemigena

SEGNI CARATTERISTICI Non vi è un tipo sensibile particolare ad Apis Mellifica. L’indicazione del rimedio esiste in occasione di qualsiasi edema comparso bruscamente e che presenta le seguenti modalità cliniche reattive, che sono caratteristiche: - dolori trafittici, brucianti - miglioramento col freddo e peggioramento col caldo - nelle affezioni febbrili: - assenza di sete - cute secca e calda che alterna con la traspirazione

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE

CUTE: - Affezioni locali edematose: punture d’insetti, foruncoli, esiti di bagni di sole, patereccio - Affezioni più generali: orticaria , erisipela - Denominatore comune: edema e prurito migliorano col freddo e si aggravano col caldo.

MUCOSE: - Congiuntiviti, cheratiti - Angina con edema dell’ugola o della glottide - Vaginite, balanite - Denominatore comune : edema che migliora col freddo, febbre con assenza di sete

SIEROSE: - Idartrosi con edema articolare di colorito roseo accentuato - Pleurite, pericardite con febbre senza sete - Meningite da parotite: l’indicazione deriva dalla presenza di una cefalea violenta, di uno stato stuporoso fino all’incoscienza, dal volto congesto e dall’agitazione convulsiva del capo che ruota da un alto all’altro del cuscino

Tutti gli edemi meningei troveranno in Apis mellifica un completamento utile alla terapia classica, se presentano la modalità reattiva clinica simile al processo: - edema flogistico brusco - miglioramento col freddo e peggioramento col caldo - febbre senza sete - cute alternativamente secca e sudata

APPARATO UROGENITALE: - glomerulonefrite acuta, con oliguria, albuminuria, edemi, senza sete - ovarite, soprattutto a destra

Apis ha un’attività clinica antiflogistica paragonabile a quella degli antistaminici, del fenilbutazone e dei corticosteroidi.

La sua azione è rapida, ma corta. Tutte le diluizioni sono attive. Prescrivere alla 7, 9 o 15 CH: tre granuli ogni dieci minuti o ogni mezzora in casi acuti, diminuendo la frequenza delle assunzioni in base al miglioramento clinico; cinque granuli da una a quattro volte al dì in casi subacuti o cronici. ARANEA DIADEMA

E’ il ragno del diadema, della famiglia delle argiopidee.

AZIONE PATOGENETICA La sperimentazione agisce soprattutto nella sfera nervosa ove provoca:

- delle nevralgie - sensazioni soggettive di freddo gelido nelle ossa - impressioni di avere le mani o gli avambracci gonfi soprattutto durante il sonno o al risveglio. Il malato deve toccarsi la parte per far cessare la sensazione

TIPOLOGIA Il tipo sensibile è il soggetto infiltrato, idrolipopessico, freddoloso, sensibile all’umidità (Natrum sulfuricum, Thuya, Dulcamara)

SEGNI CARATTERISTICI

SENSAZIONI: - di gran aumento di volume di diverse parti del corpo - di freddo gelido nelle ossa

RITMO: Carattere periodico, intermittente dei disturbi, che appaiono a vari intervalli ma sempre regolari, esattamente alla stessa ora (Cedron)

AGGRAVAMENTO: - con l’umidità, col freddo umido - con i bagni, con la pioggia

MIGLIORAMENTO: - col tempo secco - con una pressione decisa (per le nevralgie)

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE

- Nevralgie - Odontalgie notturne - Sindrome febbrile intermittente

Prescrivere il rimedio alla 5CH da una a due volte al giorno ARSENICUM ALBUM

E’ l’anidride arseniosa , tossico particolarmente violento i cui numerosi sintomi patogenetici sono stati forniti dalla tossicologia e dalla sperimentazione.

AZIONE PATOGENETICA La tossicologia, acuta, subacuta o cronica che sia, tramite la sua azione sulle mucose, il sangue, i parenchimi nibili, fornisce soprattutto i sintomi che indicano il rimedio nella terapia delle affezioni acute. Sono i segni caratteristici

La sperimentazione patogenetica, rivelando l’azione della anidride arseniosa su tutti gli organi e tutte le funzioni fisiologiche, ha permesso di determinare un tipo sensibile particolare, le cui caratteristiche sono:

- l’astenia - l’agitazione - il bisogno di calore

TIPOLOGIA Arsenicum album sarà molto spesso, ma non esclusivamente, il rimedio dell’anziano, ma sempre il rimedio di un individuo indebolito.

E’ un soggetto pallido , magro, debole, freddoloso, che sta sempre vicino ai radiatori del termosifone. La cute è pallida, fredda, ruvida, ricoperta da fine squale forforacee; vi è talora un edema delle palpebre inferiori che pendono come sacchetti pieni d’acqua.

Meticoloso, preciso, preoccupato per la propria eleganza, è ordinato, persino maniaco, risparmiatore e spesso avaro. Ha un carattere mutevole, che passa, da un giorno all’altro, dall’ottimismo pratico e intraprendente al pessimismo disfattista e nichilista.

SEGNI CARATTERISTICI

- dolori brucianti, come dei carboni ardenti che migliorano col caldo - secrezioni acri, brucianti, che causano escoriazioni putride, migliorate dal caldo - aggravamento di notte, tra l’una e le tre del mattino - sete viva di piccole quantità di acqua fredda assunte di frequente - astenia, prostrazione, pallore, freddolosità che migliorano col caldo - agitazione ansiosa con paura rassegnata della morte

AGGRAVAMENTO: - di notte, tra l’una e le tre del mattino - col freddo (eccetto che perla cefalea) MIGLIORAMENTO: - col caldo - con le bevande calde, con le applicazioni calde (eccetto che per la cefalea)

CAUSALITA’: - retrocessione di erezioni cutanee - intossicazioni alimentari - punture settiche

SENSAZIONI: - di intensa debolezza, sproporzionata nei confronti dell’affezione morbosa - dolori brucianti, come dei carboni ardenti, miglioranti col caldo

DESIDERI: - di bevande e di alimenti caldi - nelle affezioni acute, sete viva di piccole quantità di acqua fredda, assunte di frequente

ALTERNANZE: - tra manifestazioni cutanee e disturbi interni (soprattutto respiratori: asma, pollinosi) - variabilità dell’umore da un giorno all’altro

PERIODICITA’: Le manifestazioni cliniche si ripetono tutti i giorni oppure ogni 2, 3, 4, 7 giorni ecc.. La periodicità è tanto più lunga quanto più la malattia è cronica (Sulfur ha una periodicità ogni 1, 2, o 4 settimane; Psorinum ancora più lunga:ogni stagione o tutti gli anni)

Tutti gli organi, tutte le funzioni fisiologiche possono essere turbati sperimentalmente dall’anidride arseniosa e Arsenicum album diverrà il rimedio di questi organi o di queste funzioni fisiologiche ogni volta che la loro modalità reattiva clinica corrisponderà alle modalità prescritte.

Da notare per la cute, indipendentemente dalle affezioni acute, un aspetto particolare: - desquamazione fine forforacea, simile a farina o a polvere di riso, che riposa sia su una cute pallida, fredda, rugosa, sia su larghe squame, come nella psoriasi.

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE Malattie infettive gravi, settiche, tifoidi, di qualsiasi etiologia, sempre che si ritrovino la debolezza, l’agitazione, la freddolosità, i dolori brucianti che migliorano col caldo. - Foruncoli, antrace, con dolori brucianti che migliorano col caldo - Gastroenterite acuta o cronica, coleriforme; intossicazioni alimentari da carni o conserve avariate, da frutti di mare - Glomerulonefriti acute (Apis senza sete) e croniche - Nevralgie brucianti, migliorate dal caldo - Asma, rinite vasomotoria, pollinosi, a manifestazioni notturne o che alternano con eruzioni cutanee - Dermatosi squamose: eczemi, psoriasi

Nelle manifestazioni acute prescrivere il rimedio alla 5, 7, 9 o 15 CH a seconda della similitudine. Nelle manifestazioni croniche o nervose alla 15 o 30 CH. BELLADONA

Atropa Belladona, la Belladonna, è una pianta della famiglia delle Solanacee che contiene due alcaloidi principali: iosciamina e atropina.

AZIONE PATOGENETICA L’azione tossicologica presenta questa evoluzione: - midriasi e bradicardia - secchezza delle mucose - febbre elevata con rialzi irregolari accompagnata da astenia - poi delirio violento furioso con allucinazioni - infine paralisi, coma morte.

SEGNI CARATTERISTICI La sperimentazione patogenetica fornisce dei sintomi molto più attenuati, tra i quali si troveranno sempre le quattro caratteristiche fondamentali seguenti: - Violenza e brutalità improvvisa nella comparsa dei sintomi - Intensa congestione vascolare locale o generale e, in quest’ultimo caso, la congestione è soprattutto cefalica - Secchezza delle mucose - Spasmi L’intensità dei fenomeni di congestione locale o cefalica rende ragione delle modalità.

AGGRAVAMENTO: - Con la luce (a causa della midriasi) - Col rumore - Col tatto, con le scosse (il paziente “Belladona” è un iperestesico) - Con l’aria fredda . Sebbene febbricitante il paziente vuole restare in una camera calda, con le porte e le finestre chiuse.

MIGLIORAMENTO: - Con le circostanze opposte - Col riposo - Seduto, con la testa e il busto sollevati

SENSAZIONI: - di dolori pulsativi (poiché da congestione) - di secchezza delle mucose - di dolori crampiformi, spasmodici, ad inizio e termine bruschi

DESIDERI E AVVERSIONI: - la sete negli stati febbrili, può manifestarsi, ma essa non è caratteristica del rimedio come la sete di Aconitum. I suoi caratteri potranno essere un’indicazione del rimedio verso il quale il paziente evolverà: - Bryonia se vi è una sete viva di grandi quantità di acqua fredda - Arsenicum album se vi è una sete di piccole quantità di liquidi, assunte di frequente - Gelsemium o Apis se vi è assenza di sete

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE

TUTTE LE AFFEZIONI AD ESORDIO BRUTALE E VIOLENTO di carattere acuto, qualunque ne si a l’etiologia: microbica, virale, ecc.

Un individuo adulto, bambino, neonato, che si corica in perfetta salute e che è risvegliato alcune ore più tardi da un’affezione acuta febbrile deve far pensare subito a Belladonna (7 o 9 CH)

INTENSA CONGESTIONE VASCOLARE GENERALE O LOCALE: - SE E’ GENERALE, si accompagna ad un’intensa congestione cefalica - il viso è arrossato e congesto - la temperatura è superiore ai 39-40 ed evolve ad accessi - il paziente ha dei sudori caldi, localizzati soprattutto al volto - la cefalea, se presente, è pulsativa - il paziente è abbattuto oppure al contrario agitato, delirante, convulso - la congestione generale può accompagnarsi ad un rash scarlattiniforme

Tutte le malattie infettive dell’adulto edel bambino, tutte le malattie esantematiche possono vedere l’indicazione di Belladonna se la loro modalità evolutiva clinica corrisponde alle modalità patogenetiche del rimedio: angine, rinofaringiti, laringo-tracheiti, scarlattina, ecc. Prescrivere da tre a cinque granuli alla 7 o 9 CH ogni ora o ogni due ore.

- SE ESSA E’ LOCALE, qualunque ne si ala sede, in assenza di ripercussione generale, si devono ritrovare le caratteristiche sintomatiche dell’infiammazione: - arrossamento brillante (rubor) - tumefazione brusca (tumor) - dolori a carattere pulsatile (dolor) - calore intenso, radiante, con sensazione di bruciore (calor)

Belladonna è un buon rimedio per l’ascesso in fase iniziale. Prescrivere cinque granuli alla 9 CH ogni due ore.

SECCHEZZA DELLE MUCOSE: In condizioni fisiologiche le mucose sono sempre umide. Il fatto che diventino improvvisamente secche in un raffreddore, in un’angina che insorge dopo un colpo di freddo, in una vaginite ad inizio brusco, è un buon segno di Belladonna. Inoltre le tossi secche spasmodiche, le disfonie dolorose con secchezza della gola sono affezioni trattabili con Belladonna.

GLI SPASMI: - Sia che si tratti di piccole scosse muscolo-tendinee - La costrizione dei muscoli faringei in un’angina che dà al paziente la sensazione di una mano che gli serra il collo e che si aggrava quando il paziente cerca di deglutire una bevanda - Tutti i dolori crampiformi dei muscoli e degli sfinteri Tutti questi dolori, se hanno un esordio e un termine bruschi sono caratteristici e trattabili con Belladonna.

Inoltre le convulsioni infantili, con ipertermia per congestione cefalica intensa, sono un’eccellente e spettacolare indicazione di Belladonna (alla 15 o 30 CH; il miglioramento si ha in pochi minuti. BRYONIA ALBA

E’ la brionia bianca, pianta della famiglia delle Cucurbitacee.

AZIONE PATOGENETICA L a sperimentazione può ridursi a due poli essenziali: - Secchezza delle mucose, soprattutto respiratorie e digestive. Essa inibisce le secrezioni e provoca una secchezza caratteristica che rende ragione, in tutte le sperimentazioni effettuate, della sete intensa provata da tutti i soggetti - Essudazione delle sierose, che può interessare i parenchimi corrispondenti: pleura, pericardio, peritoneo , sinovie. - Bryonia corrisponde al secondo stadio dell’infiammazione, viene dopo Aconitum e Belladona

SEGNI CARATTERISTICI

AGGRAVAMENTO: - Col movimento - Al minimo contatto leggero - Col caldo, in tutte le forme, eccetto i dolori locali che richiedono applicazioni calde - Di sera verso le 21

MIGLIORAMENTO: - Col riposo - Con una forte pressione o stando coricato sul lato dolente - Col freddo - Con la traspirazione

SENSAZIONI: - di dolori acuti, trafittivi, lancinanti, aggravati dal più piccolo movimento o dal contatto leggero

- Migliorati: - Dalla pressione larga e continua - Col caldo - Col riposo

DESIDERI: - Negli episodi febbrili, sete intensa di grandi quantità di acqua fredda

LATERALITA’: - destra predominante

PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE

1. LA FEBBRE:

Bryonia è indicato nelle affezioni febbrili continue o emittenti, ad inizio piuttosto progressivo durante il quale il paziente abbattuto, affaticato, irritabile, ricerca l’immobilità assoluta.

NEL PERIODO DI STATO:

- secchezza estrema di tutte le mucose con sete intensa - aggravata dal più piccolo movimento, il paziente ricerca l’immobilità assoluta - traspirazione acre, abbondante untuosa, che arreca sollievo - cefalea gravativa, soprattutto frontale, aggravata dal più piccolo movimento ance dalla tosse o dal movimento degli occhi - se la febbre è molto elevata, nel delirio (aggravato verso le 21) il paziente oparla dei propri affari e, benché aggravato dal movimento, è inquieto si agita e cerca di scendere dal letto - sopporta malamente il calore ambiente, ma certi sintomi locali sono migliorati dalle applicazioni calde

Quindi soprattutto la triade clinica: -spossatezza con traspirazione che arreca sollievo - ricerca dell’assoluta immobilità - sete intensa

2. LE ARTRITI REUMATICHE ACUTE:

- dolori lancinanti, acuti, puntorii: - aggravati dal più piccolo movimento o dal contatto leggero - migliorati dal riposo o dalla pressione dolce e larga col palmo della mano

- articolazioni calde al termocontatto, edematose, arrossate, migliorate dalle applicazioni calde, il che differenzia da Apis mellifica. Ma in pratica i due rimedi possono essere spesso associati perché essi hanno un sinergismo d’azione anatomopatologica sperimentale sulle sierose. La loro azione terapeutica anti-infiammatoria è spettacolare.

3. LA PLEURITE SIEROFIBRINOSA ALL’INIZIO, LA CONGESTIONE PLEURICA, nelle quali si ritrova: - il dolore puntorio toracico aggravato dal movimento o dagli atti respiratori - il miglioramento conla pressione o stando coricati sulla zona dolente - la sete viva In queste affezioni Bryonia ha come ottimo complementare Sulfur iodatum 7 o 9 CH.

4. LA TRACHEITE O LA BRONCHITE, nel periodo acuto, provocano: - tosse secca, dolorosa, aggravata dal più piccolo movimento - aggravata entrando in una camera calda - accompagnata da dolori retrosternali o toracici che migliorano comprimendosi istintivamente il torace con le mani per immobilizzarsi (Drosera)

In queste tossi secche, Bryonia può essere associato a Stinta polmonaria 5CH.

5. LE AFFEZIONI ADDOMINALI: - imbarazzo gastrico febbrile con nausee, vomiti o diarree provocati dal più piccolo movimento. Gusto amaro molto accentuato e viva sete - nelle colecistiti acute, nelle febbri tifoidi, Bryonia può essere molto utile, in associazione alle terapie classiche.

6. LE MASTITI ACUTE, con seni pesanti, dolenti al minimo movimento.

Secondo la corrispondenza patogenetica, tutte le diluizioni possono essere impiegate: dalla 5 alla 30 CH.

TUTTE LE AFFEZIONI AD ESORDIO BRUTALE E VIOLENTO di carattere acuto, qualunque ne si a l’etiologia: microbica, virale, ecc.

Un individuo adulto, bambino, neonato, che si corica in perfetta salute e che è risvegliato alcune ore più tardi da un’affezione acuta febbrile deve far pensare subito a Belladonna (7 o 9 CH)

INTENSA CONGESTIONE VASCOLARE GENERALE O LOCALE: - SE E’ GENERALE, si accompagna ad un’intensa congestione cefalica - il viso è arrossato e congesto - la temperatura è superiore ai 39-40 ed evolve ad accessi - il paziente ha dei sudori caldi, localizzati soprattutto al volto - la cefalea, se presente, è pulsativa - il paziente è abbattuto oppure al contrario agitato, delirante, convulso - la congestione generale può accompagnarsi ad un rash scarlattiniforme

Tutte le malattie infettive dell’adulto edel bambino, tutte le malattie esantematiche possono vedere l’indicazione di Belladonna se la loro modalità evolutiva clinica corrisponde alle modalità patogenetiche del rimedio: angine, rinofaringiti, laringo-tracheiti, scarlattina, ecc. Prescrivere da tre a cinque granuli alla 7 o 9 CH ogni ora o ogni due ore.

- SE ESSA E’ LOCALE, qualunque ne si ala sede, in assenza di ripercussione generale, si devono ritrovare le caratteristiche sintomatiche dell’infiammazione: - arrossamento brillante (rubor) - tumefazione brusca (tumor) - dolori a carattere pulsatile (dolor) - calore intenso, radiante, con sensazione di bruciore (calor)

Belladonna è un buon rimedio per l’ascesso in fase iniziale. Prescrivere cinque granuli alla 9 CH ogni due ore.

SECCHEZZA DELLE MUCOSE: In condizioni fisiologiche le mucose sono sempre umide. Il fatto che diventino improvvisamente secche in un raffreddore, in un’angina che insorge dopo un colpo di freddo, in una vaginite ad inizio brusco, è un buon segno di Belladonna. Inoltre le tossi secche spasmodiche, le disfonie dolorose con secchezza della gola sono affezioni trattabili con Belladonna.

GLI SPASMI: - Sia che si tratti di piccole scosse muscolo-tendinee - La costrizione dei muscoli faringei in un’angina che dà al paziente la sensazione di una mano che gli serra il collo e che si aggrava quando il paziente cerca di deglutire una bevanda - Tutti i dolori crampiformi dei muscoli e degli sfinteri Tutti questi dolori, se hanno un esordio e un termine bruschi sono caratteristici e trattabili con Belladonna.

Inoltre le convulsioni infantili, con ipertermia per congestione cefalica intensa, sono un’eccellente e spettacolare indicazione di Belladonna (alla 15 o 30 CH; il miglioramento si ha in pochi minuti.

CASI CLINICI

Per comodità espositiva questi pazienti sono stati divisi in tre gruppi: Pazienti oncologici, pediatrici ed eterogenei.

Elemento comune per questi tre gruppi, la necessità di intervenire su un quadro sintomatologico caratterizzato dalla presenza di forme influenzali o parainfluenzali, presenti o nei cui confronti i pazienti erano predisposti.

CASI ETEROGENEI

Primo caso. Paola C. 25 anni. Motivo per cui si presenta: micosi vaginali ricorrenti e tracheofaringiti ricorrenti. Dall'anamnesi risulta che, fin dall'età di 15 anni, la paziente presentava ricorrenti episodi di micosi vaginali, presentantesi in svariati periodi dell'anno, recidivanti nonostante ripetuti trattamenti farmacologici cui era sottoposta dai vari ginecologi che l'avevano fino a quel momento seguita. Come ulteriore dato significativo, dall'anamnesi risultava la facilità a sviluppare patologie delle vie respiratorie, nonostante l'utilizzo di vaccini (Buccalin, ecc.). Dopo aver esaminato la documentazione prodotta dalla paziente (essenzialmente esami ematochimici ed esiti di tamponi vaginali, evidenzianti una predominanza della Candida) sottoponevo la stessa a Test E.A.V. . Da questo test era evidenziata l'intolleranza alimentare nei confronti, fondamentalmente, di latte e derivati, lieviti, oltreché di alimenti, nello specifico scarsamente significativi. Emergeva inoltre la presenza di una forte intolleranza a svariati miceti e spore, nonché una forte intolleranza per l'estroprogestinico assunto dalla paziente a scopo anticoncezionale. Per questo motivo consigliavo anche la Termoregolazione, principalmente allo scopo di evidenziare l'impatto del farmaco ormonale sull'asse ipofisi-gonadi della paziente. Dopo aver prescritto dieta ad esclusione degli alimenti "incriminati" e aver consigliato la sospensione dell'utilizzo della pillola anticoncezionale, prescrivevo la seguente terapia:

FMS Drosera Complex Omeopiacenza Aroma 4. Gocce UNDA Mait Plus capsule Saluspharma Echinasyr dell'UNDA Mucococcinum 200 UNDA

Rivedevo la paziente dopo circa 60 giorni e riscontravo la scomparsa delle perdite e del prurito vaginale. Rivedevo dopo circa altri 4 mesi la paziente che, oltre non aver più presentato la sintomatologia infettiva micotica, affermava di aver superato il periodo invernale con un solo episodio parainfluenzale.

Secondo caso Carla T. 42 anni. Motivo per cui si presenta: colon irritabile e bronchiti ricorrenti. Dall'anamnesi risultava "da tempo immemorabile", a detta della paziente, la presenza di turbe dispeptiche caratterizzate da meteorismo con alternanza di fasi di stipsi/diarrea, difficoltà nel digerire svariati alimenti, senza che la paziente riuscisse ad identificare quelli "incriminati", a parte il latte. Sottoponevo la paziente a Test E.A.V. che evidenziava tra gli alimenti cui era intollerante la presenza di latte e derivati, farine di grano e lieviti. Inoltre era presente una notevole disbiosi intestinale caratterizzata da svariati sporigeni e Candida. Prescrivevo, oltre all'esclusione gli alimenti "incriminati":

FMS Drosera Complex Omeopiacenza Kalium Carbonicum plex UNDA Mait Plus capsule Saluspharma Echinasyr UNDA Mucoccinum 200 UNDA.

Rivedevo la paziente dopo circa 60 giorni. Mi riferiva la quasi totale scomparsa del meteorismo e la regolarizzazione dell'alvo. In primavera rivedevo la paziente che mi riferiva di aver passato l'inverno senza ammalarsi.

Terzo caso Giovanna G. 21 anni. Motivo per cui si presenta: dermatite atopica, riniti e bronchiti ricorrenti nel periodo invernale. Dall'anamnesi risulta la presenza di dermatiti ricorrenti fin dai 10 anni d'età. La paziente aveva consultato diversi dermatologi e si era sottoposta a svariati test allergologici, evidenzianti allergie nei confronti degli Acari della polvere e del Nichel solfato. Le erano stati prescritti cicli di terapia, prevalentemente con cortisonici, che le avevano fra l'altro provocato irregolarità nel ciclo mestruale, senza risolvere minimamente, se non attenuarla per brevi periodi, la dermatite. Sottoponevo la paziente, nel corso di due visite successive, inizialmente a Termoregolazione per accertare la funzionalità del sistema endocrino. Da questo test risultava: Ipertermia dell'ipofisi, ipotermia della ghiandola tireoidea ed ipofunzionamento dell'ovaio dx. Successivi esami da me richiesti, ovvero dosaggio degli ormoni tiroidei, ecografia tireoidea ed ovarica, evidenziavano la presenza di cisti colloidali in ambedue i lobi tiroidei e cisti ovariche. Il Test E.A.V. evidenziava intolleranze, per quanto riguardava gli alimenti, a latte e derivati, pomodoro, carne suina, mela e limone. Verificavo inoltre intolleranze al Solfato di Nichel, acido Acetilsalicilico, e Cromo. Prescrivevo, oltre al suggerimento di eliminare gli alimenti "incriminati":

FM Phaseolus Complex Omeopiacenza FMS Elaps Omeopiacenza Undacutine gocce UNDA Graphites pomata UNDA Graphites 5 CH UNDA Dynamis Hypophysinum L.A. 200 K UNDA Dynamis Mucococcinum 200 UNDA Echinasyr UNDA (non avendo riscontrato una tiroidite autoimmune).

Rivedevo la paziente dopo circa 90 giorni, verso l'inizio della primavera, riscontrando la scomparsa della sintomatologia cutanea ed un solo episodio di bronchite.

CASI PEDIATRICI

Primo caso Antonio P. 5 anni: bronchiti ricorrenti durante tutto l'arco dell'anno. Dall'anamnesi familiare, risultava di significativo: madre portatrice di candidosi vaginali ricorrenti. Dall'anamnesi fisiologica e patologica remota risultava la presenza di crosta lattea, protrattasi per svariate settimane. Fin dai primi mesi di vita risultavano presenti bronchiti ricorrenti, con episodi di crisi asmatiformi, che si presentavano durante tutto l'arco dell'anno, intervallati da brevi periodi di benessere. I diversi specialisti consultati si erano limitati alla prescrizione di farmaci sintomatici. Il piccolo era stato anche portato da uno psicoterapeuta infantile che aveva imputato la sintomatologia alla gelosia nei confronti del fratello maggiore (7 anni). Il Test E.A.V. evidenziava intolleranza a numerosi alimenti, in particolare latte e derivati, cacao, thè, lieviti, pomodoro, funghi, zucchero di barbabietola raffinato, carne di pollo. Inoltre, pur non essendoci una presenza di significativa sintomatologia intestinale, riscontravo la presenza di una disbiosi intestinale prevalentemente provocata da Candida. Prescrivevo, oltre alla solita raccomandazione di non alimentare il bimbo con gli alimenti "incriminati":

FM Nux Vomica Complex Omeopiacenza (essendo il grosso intestino il "cuore di catena") Aroma 13 UNDA Homeobronche gocce UNDA Mait Plus gocce Saluspharma Mucococcinum 200 UNDA Echinasyr UNDA

Rivedevo il bimbo dopo circa 40 giorni, al termine di un episodio bronchiale. Ritenevo a questo punto opportuno aggiungere:

FMS Elaps Complex gocce Omeopiacenza Thymuline 7 CH granuli UNDA

Rivedevo nuovamente il paziente dopo altri 40 giorni, per sottoporlo a nuovo Test E.A.V. che evidenziava un'attenuazione della disbiosi intestinale. La madre mi riferiva inoltre che non si erano rimanifestati sintomi a carico dell'apparato respiratorio. La madre mi riportava il piccolo dopo sei mesi, riferendomi un solo episodio di bronchite, risoltosi con la prescrizione di un "sintomatico" (Drosera Plex gocce UNDA)

Secondo caso Carolina F. 7 anni: tonsilliti ricorrenti con frequenti episodi infettivi a carico dell'apparato respiratorio. Dall'anamnesi risultava inoltre tendenza alla stipsi. Il Test E.A.V. evidenziava un'intolleranza a latte e derivati, lattuga e radicchio (di cui la bimba era ghiotta), carne di vitello. Emergeva inoltre la presenza d'alcuni sporigeni. Prescrivevo quindi, oltre al divieto d'assunzione degli alimenti "incriminati":

Scrofularia Composé gocce UNDA FMS Thuya Complex gocce Omeopiacenza Thymuline 7 CH granuli UNDA Mait Plus gocce Saluspharma Mucococcinum 200 UNDA Echinasyr UNDA

Rivedevo la paziente dopo 40 giorni e registravo che in questo lasso di tempo la bimba non aveva presentato episodi infiammatori. Il Test E.A.V. era immodificato per quanto riguardava gli alimenti (anche a causa della mancata osservanza delle mie raccomandazioni sulla dieta da parte dei nonni) mentre evidenziava un'attenuazione della disbiosi. Inoltre l'alvo della bimba si era quasi regolarizzato. Dopo solenne "cazziatone" e aver confermato la terapia fissavo il controllo a tre mesi. La paziente in questo lasso di tempo aveva presentato un solo episodio di tonsillite e una regolarizzazione dell'alvo. Rivedevo la bimba dopo 6 mesi con riferito un solo episodio di tonsillite.

Terzo caso Michele C. 8 anni: dermatite atopica, frequenti episodi influenzali e parainfluenzali durante la stagione invernale, colon irritabile. Dall'anamnesi emergeva la comparsa della dermatite nei sei mesi antecedenti la visita e la comparsa dei primi sintomi a carico del Colon verso il secondo anno di vita. Inoltre la madre precisava la predisposizione fin dai primi mesi di vita del bimbo a contrarre infezioni respiratorie. Il Test E.A.V. permetteva di rilevare intolleranza al latte e derivati, tonno, lieviti, zucchero di barbabietola raffinato e zucchero di canna, cacao, soia; inoltre intolleranza al Nichel solfato ed all'Alluminio. Era inoltre presente candidosi intestinale. Prescrivevo, oltre alla solita dieta d'eliminazione:

FM Nux Vomica Complex Omeopiacenza (essendo il grosso intestino il "cuore di catena"): Aroma 13 gocce UNDA Mait Plus gocce Saluspharma Dolichos Pruriens 6 DH UNDA Mucococcinum 200 UNDA Echinasyr UNDA

Rivedevo il paziente dopo circa 40 giorni. La madre mi riferiva un miglioramento della dermatite, un episodio parainfluenzale e nessun apparente miglioramento per quanto riguardava il Colon. Aggiungevo quindi:

FMS Bufo Complex gocce Omeopiacenza Lycopodium Clavatum 200K gocce UNDA Dynamis

Dopo circa 60 giorni rivedevo il paziente. La dermatite era scomparsa, era presente un notevole miglioramento della sintomatologia colitica e registravo un solo episodio di bronchite. Il Test E.A.V. risultava ancora positivo, in maniera però molto attenuata, alla Candida. Decidevo di lasciare protrarre la terapia fuorché per il Lycopodium C. passando alla M K. Rivedevo il Bimbo dopo 6 mesi: la dermatite non si era più ripresentata, il colon non era più "irritato", si era verificato un solo episodio di rinofaringite.

CASI ONCOLOGICI La selezione di questi pazienti tiene conto del fatto che sono stati presi in considerazione solo quelli che mi avevano fatto espressa richiesta di un'alternativa alla vaccinoterapia tradizionale. Infatti, in questi pazienti, per svariati motivi (medico-legali, per evitare la conflittualità con altri Colleghi, ecc.) limito l'utilizzo di fitoterapici e/o prodotti omeopatici a coloro che già fanno uso di queste metodiche o che me ne fanno espressa richiesta.

Primo Caso Paola P. 40 anni: carcinoma duttale infiltrante seno sx con metastasi polmonari. Dall'anamnesi risultava che, sei anni prima, la paziente, in seguito a riscontro di carcinoma al seno, era sottoposta a mastectomia con svuotamento del cavo ascellare sx, radioterapia e successivo ciclo C. T. (schema CMF). Essendo negativa per i recettori ormonali non era sottoposta a terapia ormonale. Circa un anno prima di sottoporsi alla mia visita, una TAC toracica evidenziava la presenza di due metastasi al polmone sx oltre ad una linfoadenopatia mediastinica. La terapia propostale dall'oncologo prevedeva chemioterapici di seconda linea, ma la paziente doveva sospenderla al termine della terza seduta per una grave forma d'IRA.

Prescrivevo:

MDB (comprendente come noto la Melatonina) Mait Plus capsule Saluspharma Mucococcinum 200 UNDA Echinasyr UNDA Arnica 1000 MK gocce UNDA Dynamis

Ai successivi controlli, in cui non entro nello specifico perché materia esulante da questo seminario, potevo riscontrare l'assenza d'episodi infettivi a carico dell'apparato respiratorio.

Secondo Caso Carlo F. 71: carcinoma prostatico con metastasi ossee. Dall'anamnesi risultava prostatectomia, eseguita tre anni prima la visita presso il mio Studio, causa carcinoma prostatico infiltrante la capsula. In quel periodo si era sottoposto a terapia ormonale. Sei mesi prima la mia visita, una scintigrafia ossea aveva evidenziato la presenza di tre metastasi vertebrali. Dall'anamnesi del paziente risultavano, inoltre, frequenti episodi infettivi a carico dell'apparato respiratorio. Al paziente era stata prescritta RX terapia, che ovviamente confermavo. Prescrivevo:

MDB Mait Plus capsule della Saluspharma Mucococcinum 200 UNDA Echinasyr UNDA Ad un controllo successivo il paziente mi riferiva di aver passato la stagione invernale senza episodi infettivi a carico dell'apparato respiratorio.

Terzo Caso Eleonora B. 65 anni: Mieloma Multiplo. Dall'anamnesi risultava che fin dall'esordio della malattia la paziente si era rifiutata di sottoporsi alla CT prescrittale, anche a causa di una cardiopatia. La paziente, che seguo da ormai sei anni, si curava con rimedi omeopatici ancor prima di rivolgersi a me. Ho prescritto in questi anni, oltre alla MDB, alcuni rimedi unitari. Inoltre le ho sempre prescritto la profilassi, nella stagione invernale, con ottimi risultati, comprendente Mucococcinum 200 UNDA ed Echinasyr UNDA.