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Book

Dalla parte di john fante: scritti e testimonianze

DI LELLO, Giovanna (Ed.), RICCIARDI, Toni (Ed.)

Abstract

Questa storia ebbe inizio più di due secoli fa a Torricella Peligna, il piccolo borgo abruzzese da dove partì il nonno di John Fante, uno degli scrittori americani più amati, controversi e originali del Novecento. Il John Fante Festival “Il dio di mio padre”, a lui dedicato e che da 15 anni si tiene nel paese dei suoi avi, trova in questo volume le voci di chi vi ha partecipato per almeno un'edizione. Allo sguardo appassionato dei figli Victoria, Jim e Dan, ma anche di chi ha conosciuto da vicino la sua famiglia, come lo sceneggiatore Frank Spotnitz e la direttrice del festival Giovanna Di Lello, si unisce l'omaggio di scrittori come Sandro Veronesi, Marco Vichi, Giancarlo De Cataldo, Simona Baldelli, Gaetano Cappelli, Alessio Romano, fino al filosofo Gianni Vattimo e al cantautore Vinicio Capossela, tutti suoi grandi estimatori e divulgatori. La raccolta è arricchita, inoltre, da un contributo postumo di Francesco Durante, uno dei massimi esperti di John Fante in Italia, cui si affiancano saggi sulla sua opera narrativa e cinematografica firmati dagli studiosi Antonio Buonanno, Fred Gardaphé, Lia Giancristofaro [...]

Reference

DI LELLO, Giovanna (Ed.), RICCIARDI, Toni (Ed.). Dalla parte di john fante: scritti e testimonianze. Roma : Caocci, 2020

Available at: http://archive-ouverte.unige.ch/unige:138374

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In macchina scrivere copertina: da di John Fante (Mediateca di Torricella Peligna), foto di Alessandro Crivelli. di John parte Dalla Fante di Giovanna A cura e Toni Di Lello Ricciardi Questa storia ebbe inizio più di due secoli fa a Torricella Peligna, il piccolo borgo abruzzese da dove partì il nonno di John Fante, uno degli scrittori americani più amati, controversi e originali del Novecento. Il John Fante Festival “Il dio di mio padre”, a lui dedicato Dalla parte e che da 15 anni si tiene nel paese dei suoi avi, trova in questo volume le voci di chi vi ha partecipato per almeno un’edizione. Allo sguardo appassionato dei figli Victoria, Jim e Dan, ma anche di John Fante di chi ha conosciuto da vicino la sua famiglia, come lo sceneggiatore Frank Spotnitz e la direttrice del festival Giovanna Di Lello, si unisce l’omaggio di scrittori come Sandro Veronesi, Marco Vichi, Giancarlo Scritti e testimonianze De Cataldo, Simona Baldelli, Gaetano Cappelli, Alessio Romano, fino al filosofo Gianni Vattimo e al cantautore Vinicio Capossela, tutti suoi grandi estimatori e divulgatori. La raccolta è arricchita, inoltre, A cura di Giovanna Di Lello e Toni Ricciardi da un contributo postumo di Francesco Durante, uno dei massimi esperti di John Fante in Italia, cui si affiancano saggi sulla sua opera narrativa e cinematografica firmati dagli studiosi Antonio Buonanno, Fred Gardaphe, Lia Giancristofaro e Giuliana Muscio.

Giovanna Di Lello, direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”, giornalista, documentarista e organizzatrice di eventi, ha realizzato tra l’altro i documentari John Fante. Profilo di scrittore (Fazi Editore, 2003) e Il razzismo indiscreto degli americani. Incontro con Noam Chomsky sull’immigrazione negli Stati Uniti (left, 2007).

Toni Ricciardi, storico delle migrazioni all’Università di Ginevra, condirettore della collana “Présent et Histoire”, è tra i coautori del Rapporto italiani nel mondo (Fondazione Migrantes), del primo Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo (ser, 2014), membro del comitato editoriale di “Studi Emigrazione” e autore di monografie e saggi sulla storia delle migrazioni.

ISBN 978-88-290-0097-5

9 7 8 8 8 2 9 0 0 0 9 7 5

€ 18,00 Grafica:Jumblies[Lussu|Trucco|Turchi] Carocci editore lingue e letterature carocci / 320 A Francesco Durante, amico e maestro

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Vittorio Emanuele ii, 229 6 Roma telefono      fax      Siamo su: www.carocci.it www.facebook.com/caroccieditore www.twitter.com/caroccieditore Dalla parte di John Fante

Scritti e testimonianze

A cura di Giovanna Di Lello e Toni Ricciardi

C Carocci editore Quest’opera è stata realizzata nell’ambito del John Fante Festival “Il dio di mio padre” – Comune di Torricella Peligna

a edizione, luglio 2020 © copyright 2020 by Carocci editore S.p.A., Roma

Impaginazione e servizi editoriali: Pagina soc. coop., Bari

Finito di stampare nel luglio 2020 dalla Litografia Varo, Pisa

isbn --290-0097-5

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art.  della legge  aprile , n. )

Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. Indice

Presentazione 9 di Giovanna Di Lello e Toni Ricciardi

Parte prima Voci di famiglia

Io e mio padre 20 di Victoria Fante

Un padre non tradizionale che sapeva di essere un grande scrittore 24 di Jim Fante

John Fante e il suo cane terribile 31 di Dan Fante

Parte seconda L’opera di Fante

Nel nome del padre, dell’Abruzzo e di Torricella Peligna 36 di Giovanna Di Lello

La famiglia disfunzionale in Aspetta primavera, Bandini 47 di Francesco Durante

I sogni di Arturo Bandini in Chiedi alla polvere: spunti psicoana- litici 55 di Antonio Buonanno

5 indice

La fantasia americana di John Fante come base del suo lavoro cine- matografico 65 di Fred Gardaphé

Piena di vita di John Fante e la rappresentazione degli italoameri- cani nei film hollywoodiani degli anni Cinquanta 75 di Giuliana Muscio

La letteratura di John Fante attraverso la lente dell’antropologia culturale: una risorsa immaginativa pertinente 84 di Lia Giancristofaro

Parte terza Omaggi a Fante

Una luce in quaran-pena. Il compleanno di Fante ai tempi del pan- demonium 96 di Vinicio Capossela

John e Joyce (e io) 99 di Frank Spotnitz

Un italiano in America, un americano in Italia 103 di Giancarlo De Cataldo

John e William 108 di Marco Vichi

John Fante e io 114 di Gaetano Cappelli

Chiedi a John Fante 118 di Simona Baldelli

È arrivata primavera, Romano! 122 di Alessio Romano

6 indice

Parte quarta Voci dal vivo

Il racconto e il (suo) mondo 132 di Gianni Vattimo

Una rete immensa dalle maglie strettissime. La poetica di John Fante 139 di Sandro Veronesi

Riflessioni finali 157 di Giovanna Di Lello e Toni Ricciardi

Gli autori 159

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Presentazione di Giovanna Di Lello e Toni Ricciardi

Chi è John Fante? Se lo analizzassimo con gli strumenti della migrazione, è un italoamericano, o forse un “abruzzoamericano”, di terza generazione. D’altronde, quando nasce a (Colorado) nel 1909, nasce americano, da padre italiano, che diverrà il famoso muratore dei suoi racconti. Nick Fante arriva nel 1901 a Ellis Island, l’isola della speranza e della quarantena, sulle orme di suo padre Giovanni – nonno di John, da cui eredita il nome americanizzato –, partito quindici anni prima. Inoltre, volendo utilizzare un’altra categoria dell’analisi migratoria, in questo caso interpretativa, John Fante nasce come nasce e dove nasce perché figlio di una catena migratoria. Una modalità che ha caratterizzato la plurisecolare storia dell’emigrazione italiana nel mondo, nelle sue diverse fasi. Giovanni Fante partì dall’Abruzzo (Torricella Peligna) nel 1886, nella prima fase – non disciplinata – del variegato mosaico della migrazione ita- liana. Il paese si era unito formalmente da poco più di due decenni e, ciò nonostante, l’Italia dell’epoca somigliava a un insieme di diverse entità e realtà. Un ex suddito del Regno borbonico, come tanti insieme e dopo di lui, salpava con i bastimenti verso il nuovo mondo a ritmi prima inimmagina- bili. D’altronde, la migrazione da e verso la penisola italiana è storia antica, molto più antica di quanto si pensi; solo che dopo l’Unità – a dire il vero dopo il 1876, anno della prima rilevazione statistica ufficiale del neonato Re- gno d’Italia – la stessa migrazione assunse le dimensioni dell’esodo di massa. Milioni di italiane e italiani si spostarono vero le Americhe e verso l’Europa, ma la narrazione che assunse l’epopea statunitense fu senza precedenti. La migrazione è distacco, è partenza, ma al tempo stesso incontro e conoscen- za, sempre. Solo che nel caso americano – o meglio, statunitense – l’esodo fu accompagnato da una narrazione di speranza. Non solo un nuovo mondo, il nuovo mondo, bensì la narrazione di una meta dove tutto era possibile. Le storie della famiglia Fante si intrecciano, di conseguenza, con le ce- sure della storia della migrazione. Infatti, proprio nello stesso anno in cui

9 giovanna di lello / toni ricciardi arrivò Giovanni, fu inaugurata la Statua della Libertà. «Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa. Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vo- stre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata». In questa scritta venivano riassunti principi, ideali, meno reali, ma poco importa, di una fase nuova dell’umanità. I simboli sono importanti: sono le raffigurazioni, le espressioni e le percezioni che orientano le persone, che danno un senso, laico o religioso che sia, alla loro esistenza. Anche nel caso di Nick, la sua storia e il suo percorso migratorio coin- cidono con la storia della migrazione, una storia interamente italiana. Il suo arrivo a New York avviene in un contesto legislativo e procedurale del tutto nuovo. Infatti, proprio in quell’anno, il 1901, l’allora Regno d’Italia inau- gurò l’ingresso nel nuovo secolo dotandosi di un Commissariato generale all’emigrazione e della prima legge organica che la disciplinasse. All’epoca l’emigrante – le persone viaggiavano già da secoli – era colui che si recava in un paese geograficamente al di là del canale di Suez, escluse le colonie e i protettorati italiani, o in un territorio oltre lo stretto di Gibilterra, escluse le coste d’Europa, viaggiando in terza classe. Fu inaugurata, così, quella che passò alla storia come la Grande emigrazione (seconda fase), che si concluse con lo scoppio della Grande guerra. In queste due fasi, quella dell’ultimo quarto di secolo dell’Ottocento e quella del primo quarto del Novecento, ben 14 milioni di persone lasciaro- no l’Italia; molte si diressero verso gli Stati Uniti, che divennero il grande attrattore della migrazione mondiale. Fu in questa parte del mondo, dove tutto assumeva caratteri, lingua e connotati diversi, che nacque John. Cosa ha scritto, perché l’abbia scritto, come l’abbia scritto, detto o la- sciato intuire, è l’oggetto di questo lavoro collettivo. Nonostante non man- chino testi critici e analisi delle sue opere, del suo essere italoamericano, del suo essere stato uno degli scrittori americani più originali del Novecento, uno degli sceneggiatori più controversi di Hollywood, questo volume ha l’ambizione di fornire alcuni spaccati del tutto inediti ai “fantiani” e soprat- tutto a chi ancora non lo conosce. Ciò è possibile se si parte dalla ricostru- zione di come Fante, la sua opera e il suo personaggio siano stati ricordati e celebrati negli ultimi decenni. Nel 2009, per il suo centenario, la prestigiosa biblioteca Charles E. Young Research della University of California (ucla) inau- gura il suo archivio personale, fortemente voluto dalla moglie Joyce Smart, in cui sono custoditi tutti i suoi documenti, i manoscritti e le lettere. L’an-

10 presentazione no dopo, Los Angeles, la sua città di adozione, gli intitola la John Fante Square, all’incrocio tra Fifth Street e Grand Avenue, nel downtown a lui tanto caro, a due passi dalla Los Angeles Central Library, che frequentava da aspirante scrittore. Fu proprio in questa biblioteca che un giovanissimo ­ prese in mano per la prima volta il romanzo da cui rimase folgorato: Chiedi alla polvere. Dall’altra parte dell’oceano, sempre nel 2009, un piccolissimo comune abruzzese, abbarbicato sulla Maiella, decide di dedicargli una mediateca. È Torricella Peligna, il paese d’origine di Nick Fante, il padre muratore di John. In questo borgo nel Sud dell’Abruzzo, quattro anni prima, nel 2006, viene istituito il John Fante Festival “Il dio di mio padre”, una manifestazio- ne attualmente alla sua quindicesima edizione, che porta il titolo di uno dei suoi racconti più belli sulla figura paterna. L’intento del festival è rendere omaggio a un grande scrittore, uno dei figli migliori di queste terre, nella sua homeland, il cui legame è riscontrabile nella sua opera. Allo stesso tem- po, si vuole dimostrare che fare cultura nei piccoli centri è possibile anche in Italia. Negli anni Torricella Peligna, con il suo festival, che include anche due premi, diventa un punto di riferimento per tutti gli estimatori di Fante, fa- cendosi luogo di confronto e riflessione per lettori sempre più appassionati e numerosi. Oggi più che mai la sua opera incontra il favore del pubblico, non da ultimo per la materia italoamericana e il tema dell’emigrazione con cui Fante narra, attraverso piccoli racconti familiari, un pezzo della nostra storia nazionale. Ad affascinare i lettori è probabilmente anche l’autenticità del suo sguardo, che sa essere puro e feroce. Senza nessun filtro si interroga sulle proprie aspirazioni, rende universale temi quali il rapporto padre-fi- glio e l’irrequieta giovinezza, parla di identità individuale e sociale, di sen- timento di rifiuto e accettazione, di incontro e scontro tra culture diverse, non lasciando certo indifferente il pubblico del terzo millennio, immerso in una società incerta, fluida e globale. In questi quindici anni il festival ha ospitato molti estimatori e studio- si di Fante, italiani e stranieri, che hanno in qualche modo contribuito al dibattito sulla sua opera, dando origine a un prezioso materiale letterario che si è deciso di restituire ai lettori attraverso questo lavoro. Dalla parte di John Fante vuole celebrare lo scrittore attraverso contributi critici, omaggi e testimonianze di autori e familiari che si sono ritrovati, almeno per un’edi- zione, al festival di Torricella Peligna. Sono quattro le parti che segmentano questo volume, che si consiglia di leggere d’un fiato per poter assaporare quella magica osmosi che si è venuta a creare tra i testi.

11 giovanna di lello / toni ricciardi

La Parte prima, le Voci di famiglia, raccoglie le testimonianze dei figli, Victoria, Jim e Dan Fante, che con i loro racconti autobiografici inediti e la loro presenza continua hanno illuminato tutte le edizioni torricellane. Il ricordo di Victoria, scritto per la sua partecipazione al festival del 2018, rac- conta del suo rapporto con un padre che non voleva figlie femmine, ma che poi capitombola davanti a una bimba che ama alla follia. Segue una lettera della madre Joyce a un suo amico, che è stata presentata nell’edizione 2019, nella quale viene descritto il complesso carattere di John Fante, aggiungen- do tasselli inediti al ritratto dello scrittore italoamericano. Tre sono i racconti autobiografici di Jim, l’ultimo dei quattro figli di John e Joyce. Nel primo, Le donne di John Fante, scritto per il festival del 2019, vengono omaggiate le figure femminili che hanno avuto un ruolo nella vita e nella divulgazione dell’opera del padre. Rancho Fante, scritto nel 2018, racconta la vita nella famosa villa ad ipsilon di Point Dume (Malibu), che Fante acquista negli anni Cinquanta con i proventi delle vendite del suo best-seller Full of Life (1952), di cui scrive anche la ben remunerata sceneg- giatura dell’omonimo film. Nell’ultimo racconto, Un viaggio memorabile (2017), egli narra di una visita che John gli propone di fare insieme, quando era ancora adolescente, ai parenti rimasti nel Colorado nei luoghi della sua umile infanzia. Grazie a questo viaggio tra i due si instaura un legame forte e speciale, che durerà per tutta la vita. John Fante e il suo cane terribile è invece il racconto di Dan, il figlio scrit- tore di John, che narra tra finzione e realtà la storia del cane Rocco, il bull terrier preferito del padre, presente anche in Il mio cane Stupido. Questo testo, che conclude la prima parte del volume, è stato tradotto da Francesco Durante per essere letto su richiesta di Dan al festival del 2011. Molto legato a Torricella Peligna, Dan ha partecipato a tutte le edizioni, esclusa la prima, fino alla sua morte, avvenuta nel 2015. L’opera di Fante è la Parte seconda di questo volume, all’interno del- la quale troviamo testi di studiosi dell’opera dello scrittore. In Nel nome del padre, dell’Abruzzo e di Torricella Peligna, Giovanna Di Lello analizza lo speciale rapporto tra Fante, il padre Nick e la sua homeland, partendo dai toponimi “Torricella Peligna” e “Abruzzo”. Questi ultimi non sono so- lo luoghi fisici dove la sua identità italiana è ancorata, ma anche paesaggi poetici legati alla memoria migrante, sapientemente costruita dai racconti del padre. Il saggio postumo di Francesco Durante – traduttore di Fante e uno dei suoi massimi esperti in Italia, nonché presidente della giuria del Premio John Fante Opera Prima fino alla sua prematura scomparsa nel 2019 – è

12 presentazione l’ultimo testo critico sul suo amato Johnny Boy. È la sintesi di un’acuta e ori- ginale analisi di Aspetta primavera, Bandini, scritta per l’edizione del 2018, in occasione degli ottant’anni del romanzo. Sebbene Durante non abbia fatto in tempo a revisionarla, è un onore poterla riproporla in questa sede. Lo psicoanalista Antonio Buonanno analizza il romanzo Chiedi alla polvere attraverso strumenti disciplinari poco utilizzati fino ad oggi nell’in- terpretazione dell’opera di Fante. Il saggio, che si ispira a una sua lezione presentata al festival del 2019, prende in esame i processi psichici dei perso- naggi del libro svelando ciò che c’è dietro ai sogni e alle aspirazioni dell’irre- quieto Arturo Bandini, giovane scrittore innamorato di Camilla Lopez, la bella e disperata messicana la cui pulsione di morte prevale su quella di vita. Fred Gardaphé, uno dei padri fondatori degli Italian American Studies, presente al festival nel 2011, consacra Fante come uno dei massimi esponenti della letteratura italoamericana, ponendo al centro della sua analisi la que- stione etnica e identitaria. Per Gardaphé ciò che caratterizza maggiormente lo stile di Fante è l’ironia, ma paradossalmente è la peculiarità meno presen- te nelle trasposizioni cinematografiche della sua opera. Di settima arte ci parla anche Giuliana Muscio, specialista di cinema italoamericano, che ha partecipato all’edizione 2011 del festival. Nel suo saggio la studiosa analizza il film Full of Life (che nella versione italiana prende il titolo di Piena di vita), tratto dall’omonimo romanzo di Fante. Partendo dalla rappresentazione degli italoamericani nei film hollywoo- diani degli anni Cinquanta, Muscio elenca i punti di forza e gli elementi di novità del film diretto da Richard Quine nel 1956. Conclude questa Parte seconda il saggio della studiosa Lia Giancristo- faro, al festival nel 2006, che esplora l’opera di Fante, in particolare Full of Life e 1933. Un anno terribile, attraverso le lenti dell’antropologia culturale, con numerosi riferimenti alla cultura popolare abruzzese, ponendosi in tal modo in perfetta simmetria con il testo che apre questa sezione. La Parte terza, intitolata Omaggi a Fante, raggruppa testi di autori che celebrano, ognuno a proprio modo, l’alter ego di Arturo Bandini, testi- moniando quanto sia diffuso tra gli artisti l’entusiasmo per la sua arte. Si comincia con il racconto di Vinicio Capossela, scritto ai tempi del coro- navirus, in occasione dei 111 anni di John Fante, in cui il cantautore si im- merge nei ricordi di com’è “incappato” nei suoi romanzi. Estimatore tra i più accaniti, Capossela ha senz’altro contributo in modo considerevole, a partire dagli anni Novanta, alla divulgazione in Italia dell’opera di Fante, sensibilizzando molti giovani lettori, non solo attraverso i suoi reading mu- sicali, ma anche con espliciti riferimenti al suo immaginario di scrittore. Tra

13 giovanna di lello / toni ricciardi i brani del suo repertorio in cui è rintracciabile una sua influenza ricordia- mo L’accolita dei rancorosi e Dalla parte di Spessotto. Ha partecipato al John Fante Festival sia nel 2006 che nel 2015. Segue lo scritto di Frank Spotnitz, presente più volte al festival per par- lare del suo progetto di film sulla vita di Fante. Lo sceneggiatore e produt- tore americano, rimasto folgorato dallo stile dello scrittore italoamericano nel lontano 1988 – «uno stile semplice ma bellissimo che sembrava senza tempo» –, elogia nel suo testo il tenace lavoro della moglie Joyce nella con- servazione e divulgazione della sua opera, grazie a cui è stata possibile la rinascita letteraria di Fante. Per Giancarlo De Cataldo non è stato amore a prima vista quello per l’opera di Fante. Con autoironia lo scrittore magistrato, presente al festival nel 2015, spiega nel suo racconto come ha imparato ad apprezzare «la forza selvaggia e vitale che spira nelle sue pagine» confrontandosi con giovani lettori ancora capaci di sognare. De Cataldo arricchisce il suo omaggio con le parole dello sceneggiatore Rodolfo Sonego su Fante e William Saroyan, dando ulteriori elementi biografici sui due romanzieri americani. A Fante e Saroyan, che nella vita erano legati da una profonda amicizia, Marco Vichi dedica il suo scritto John e William. Grande appassionato e divulgatore dell’opera di Fante, habitué del festival sin dagli albori, Vichi presenta un testo narrativo inedito a forma di dialogo tra i due romanzieri, incentrato sull’arte della scrittura, che ha il sapore di un vero e proprio manifesto letterario. Dal canto suo Gaetano Cappelli, che nel 2008 vince il premio John Fante Autore tra due Mondi con il romanzo Parenti lontani, evidenzia nel John e io quanto sia stato influenzato dall’opera dello scrittore italoameri- cano, sottolineando che Chiedi alla polvere è un «libro che ogni aspirante scrittore dovrebbe leggere». Parimenti per Simona Baldelli, vincitrice del Premio John Fante Ope- ra Prima 2013, il nostro nume tutelare ha la capacità di condurre il lettore sull’orlo dell’abisso per meglio guardare il mondo, e se nella sua opera il sogno americano si è eclissato, quello di ogni singolo individuo è ancora presente. Conclude questa parte il racconto del romanziere Alessio Romano, grande amico del festival, che celebra con ironia e gratitudine un autore che lo ha ispirato e ha inciso in modo considerevole sulla sua poetica, aiu- tandolo anche nella riscoperta e accettazione delle sue radici abruzzesi. Infine in Voci dal vivo, la Parte quarta del volume, troviamo due con- tributi tratti da altrettante lectiones magistrales su Fante tenute al festival

14 presentazione dal filosofo Gianni Vattimo, nel 2013, e dallo scrittore Sandro Veronesi, nel 2015. Questi testi contengono ancora tracce di oralità, ma proprio per questo sono capaci di trascinare il lettore in una fluida narrazione. Nel suo intervento intitolato emblematicamente Il racconto e il (suo) mondo Gianni Vattimo spiega perché il mondo concretamente vissuto da Fante, nel quale le memorie si sono stratificate, lo rende così attraente agli occhi di un filosofo. Sandro Veronesi, dal canto suo, fa un esplicito elogio dell’opera fan- tiana, di cui lo scrittore toscano è da sempre un grande estimatore. Già nel 1997 Veronesi dedica a Fante una puntata del suo programma televisivo “Magazzini Einstein. Cibo per la mente”, andato in onda su Rai 3, recandosi a Torricella Peligna con l’amico Vinicio Capossela. Fante è, secondo Vero- nesi, uno scrittore di necessità più che di ambizione, e riesce a fare di Arturo Bandini il portavoce dell’America moderna e dei diseredati. Il suo stile ori- ginale e la sua scorrettezza politica da artista, molto audaci per l’epoca in cui scrive, gli anni Trenta e Quaranta, ne hanno tuttavia determinato l’insuc- cesso editoriale. Nel suo omaggio Veronesi racconta anche come negli anni Ottanta si sia imbattuto nell’opera di Fante tramite Charles Bukowski, che all’epoca aveva già un enorme seguito in Europa. È, infatti, proprio a Bukowski che si attribuisce la sorprendente risco- perta letteraria di Fante, che in quegli anni, minato dal diabete, era anche caduto nel dimenticatoio e conosciuto solo per la sua attività di sceneggia- tore. Tutto inizia quando nel 1978 l’alter ego di Bukowski, Henry Chinaski, lo indica come il suo scrittore preferito nel romanzo Donne. Sollecitato dal giornalista Ben Pleasants – altro grande appassionato di Fante –, Hank si prodiga per far ripubblicare la sua opera, coinvolgendo l’editore di Post Of- fice, John Martin della Black Sparrow Press, che riporta nelle librerie i suoi capolavori. Nel 1980 esce Chiedi alla polvere (, 1939), con una prefazione di Bukowski; nel 1981 Aspetta primavera, Bandini (Wait Until Spring, Bandini, 1938); nel 1983 la raccolta Dago Red (1940), che insieme ad altri racconti tardivi viene pubblicata con il titolo The Wine of Youth; nel 1988 il suo best-seller Full of Life (1952) e La confraternita dell’uva (The Brotherhood of the Grape, 1977). La Black Sparrow Press decide di dare alle stampe anche i suoi inediti, dando così la possibilità a Fante, nel 1982, di assistere alla pubblicazione del suo ultimo romanzo, Sogni di Bunker Hill (Dreams from Bunker Hill), dettato alla moglie qualche anno prima per via della sua cecità. Dopo una lunghissima malattia, Fante muore l’8 maggio del 1983. Esco- no postumi, nel 1985 La strada per Los Angeles (The Road to Los Angeles), nel 1986 A ovest di Roma (Ovest of Rome), nel 1988 1933. Un anno terribile

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(1933. Was a Bad Year), nel 2000 la raccolta di racconti La grande fame (The Big Hunger). Alla fine degli anni Ottanta, e per tutti gli anni Novanta, negli Stati Uniti e in Europa, in particolare in Francia e in Italia, Fante diventa un autore di culto. Nel solo 1986, in Francia, escono ben tre dei suoi roman- zi e, l’anno seguente, Il mio cane Stupido (My Dog Stupid, 1986)1 scala le classifiche diventando un caso letterario. Contrariamente a quanto acca- de negli altri paesi europei, in Italia l’interesse per la sua opera inizia già dagli anni Quaranta con Mondadori che pubblica Ask the Dust nel 1941, con la traduzione di Elio Vittorini (Il cammino nella polvere). Nello stesso anno lo scrittore siciliano inserisce Fante nella sua fondamentale antolo- gia Americana tra le promesse della letteratura statunitense. Nel 1948 esce Aspettiamo primavera, Bandini (Wait Until Spring, Bandini) e nel 1957 In tre ad attenderlo (Full of Life). Quella degli anni Ottanta in Italia è, quindi, una seconda stagione letteraria. Nel 1983 la casa editrice milanese SugarCo ripubblica Chiedi alla polvere con una nuova traduzione, più rispettosa del suo stile. Nel 1988 per “L’Ottagono” di Mondadori esce Sogni di Bunker Hill, con la prefazione di Pier Vittorio Tondelli, che è anche direttore della collana, il cui carisma avvicina ulteriormente i giovani all’opera di Fante. Lo scrittore di Correggio ne affida la traduzione a Francesco Durante, che da questo momento in poi lega il suo nome allo scrittore italoamericano. Durante traduce anche La strada per Los Angeles (1989) e La confraternita dell’uva (1990) ma per un altro editore, Leonardo, che nel 1989 ripubblica Aspetta primavera, Bandini con una nuova traduzione. Negli anni Novanta i diritti di Fante passano alla casa editrice Marcos y Marcos, che riporta nelle librerie italiane tutta la sua opera edita e pubblica anche parte degli inediti, sempre con la traduzione di Durante (le raccolte Dago Red, Il dio di mio padre e La grande fame, e altri racconti singoli con il testo in inglese a fronte). Gli altri inediti e le lettere sono invece stampati dalla casa editrice romana Fazi: 1933. Un anno terribile, Full of Life, A ovest di Roma, Lettere (1932-1981)2, Sto sulla riva dell’acqua e sogno. Lettere a Mencken 1930-19523. Nel 2000 esce negli Stati Uniti e in Europa anche la monumentale biogra- fia Full of Life: A Biography of John Fante di Stephen Cooper, che nel 2013

1. Negli Stati Uniti e in Italia questo racconto lungo è pubblicato insieme a L’orgia in A ovest di Roma, mentre in Francia è pubblicato da solo. 2. Selected Letters 1932 to 1981, a cura di Seamus Cooney, è pubblicato per la prima volta dalla Black Sparrow Press nel 1991. 3. John Fante & H. L. Mencken: A Personal Correspondence 1930-52, a cura di Michael Moreau, è pubblicato dalla Black Sparrow Press nel 1988.

16 presentazione cura il John Fante Reader. Nello stesso anno Francesco Durante dedica a Fante un “Meridiano” Mondadori, che lo accosta ai classici della letteratura mondiale. Nel primo decennio del Duemila i diritti di Fante passano a due grandi case editrici che ne ripubblicano l’intera opera: HarperCollins negli Stati Uniti ed Einaudi in Italia. Quest’ultima, a differenza dell’americana, ripropone ai lettori anche l’unico romanzo per ragazzi di Fante, Bravo Bur- ro (1970), scritto a quattro mani con Rudolph Borchert, che esce in Italia per la prima volta nel 2010. Tradotto in 27 lingue, oggi John Fante è pubblicato in tutto il mondo. Con questa raccolta speriamo di poter contribuire, in minima parte e con la modestia del caso, a continuare in questo solco tracciato.

Avvertenza al lettore

In questi ultimi 15 anni in cui l’interesse per Fante è cresciuto si è sempre parlato di lui come di un italoamericano di seconda generazione, anche per- ché la storia migratoria del nonno paterno non è mai stata realmente presa in considerazione dagli studiosi, e non è quasi mai presente nelle opere di Fante, tranne che in 1933. Un anno terribile, e con piccoli accenni in L’odis- sea di un wop e La confraternita dell’uva. Per questo motivo anche in alcuni contributi di questo volume il lettore troverà, in riferimento alla biografia di Fante e ai personaggi dei suoi romanzi, la definizione di “seconda genera- zione”. Teniamo comunque a ribadire che la storia migratoria della famiglia Fante, con il nonno Giovanni e il padre Nick emigrati negli Stati Uniti in epoche diverse, è tale da considerare John Fante un italoamericano di terza generazione. Questa tesi è ulteriormente rafforzata dal fatto che la madre di Fante, Mary Capolungo, era nata negli Stati Uniti.

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