UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Agraria

Corso di valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano

Tesi di laurea BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE DELLE BOVINE AUTOCTONE ITALIANE IN VIA DI ESTINZIONE

Relatore: Prof. Tamburini Alberto

Laureanda: Leoni Valeria n. matricola: 724253

Anno Accademico: 2009 - 2010

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Tu ha raggiuni ma ìo tortu unn’haio

3  4  Un ringraziamento al mio sempre gentilissimo Relatore, il Prof. Alberto Tamburini, al Dottor Communod che mi ha fornito importanti e attuali informazioni sulla Varzese e la ,al signor Campodonico per la chiacchierata sul formaggio di Cabannina con tanto di assaggio, al Dottor Brambilla per la sua disponibilità e per il materiale fornitomi, al bosco WWF di Vanzago per avermi permesso di immortalare le famose bionde.

E un grazie ai miei genitori e alla mia famiglia, in particolare ai miei padrini che si sono sorbiti con pazienza una decina di km di sterrato per vedere la famosa riga mulina della vacca Cabannina.











5   ȱ ȱ ȱ

6  INDICE ȱ ȱ Riassunto…………………………………………………………………………………………11 ȱ

Introduzione……………………………………………………………………………………..15 ȱ

ȱ

1. BIODIVERSITÀ ȱEȱRAZZA……………………………………………………………….19 ȱ

1.1 Il ȱconcetto ȱdi ȱbiodiversità……………………………………………………………..21 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 1.1.1 ȱLe ȱcause ȱdella ȱperdita ȱdi ȱbiodiversità………………………………………..22 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 1.1.2 ȱ Cenni ȱ sulla ȱ situazione ȱ mondiale, ȱ europea ȱ eȱ italiana ȱ di ȱ perdita ȱ di ȱ

biodiversità…………………………………………………………………………………22 ȱ

1.2 Biodiversità: ȱil ȱconcetto ȱdi ȱrazza……………………………………………………..24 ȱ

1.3 Categorie ȱdi ȱ“rischio” ȱdi ȱestinzione ȱdi ȱuna ȱrazza ȱsecondo ȱiȱcriteri ȱdella ȱFAO…28 ȱ

1.4 Razze ȱbovine ȱautoctone ȱitaliane ȱ“a ȱrischio” ȱdi ȱestinzione ȱsecondo ȱiȱcriteri ȱdella ȱ

FAO……………………………………………………………………………………..29 ȱȱȱȱ

ȱ

2. ASPETTI ȱ GENETICI ȱ DELLA ȱ BIODIVERSITÀ: ȱ Iȱ VANTAGGI ȱ DELLA ȱ

VARIABILITÀ………………………………………………………………………………33 ȱ

2.1 La ȱconservazione ȱdella ȱvariabilità ȱgenetica: ȱla ȱlegge ȱdi ȱHardy ȱ–ȱWeinberg….....36 ȱ

2.2 ȱL’effetto ȱ“deriva ȱgenetica” ȱdella ȱselezione ȱartificiale……………………………...38 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.2.1 ȱSelezione ȱeȱipofertilità………………………………………………………….39 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.2.2 ȱSelezione ȱeȱincidenza ȱdi ȱmalattie……………………………………………..42 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.2.3 ȱSelezione ȱeȱadattamento ȱambientale………………………………………….43 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.2.4 ȱSelezione ȱeȱsistema ȱimmunitario………………………………………………51 ȱ

2.3 ȱ Riflessioni ȱ finali:ȱ le ȱ motivazioni ȱ alla ȱ base ȱ della ȱ conservazione ȱ del ȱ patrimonio ȱ

genetico ȱautoctono………………………………………………………………………….52 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.3.1 ȱMotivazione ȱ“genetica”………………………………………………………...52 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.3.2 ȱMotivazione ȱ“ecologica”……………………………………………………….53 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.3.3 ȱMotivazione ȱ“socio ȱ–ȱeconomica”…………………………………………….54 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.3.4 ȱMotivazione ȱ“bioetica”………………………………………………………....54 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.3.5 ȱMotivazione ȱ“socio ȱ–ȱculturale”……………………………………………….55 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 2.3.6 ȱMotivazione ȱ“nutrizionale”……………………………………………………56 ȱ

7  3. STRATEGIE ȱ DI ȱ CONSERVAZIONE ȱ DELLA ȱ BIODIVERSITÀ ȱ Eȱ DELLE ȱ RAZZE ȱ

AUTOCTONE……………………………………………………………………………….59 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱ 3.1 ȱCosa ȱsi ȱintende ȱper ȱ“conservazione”? ȱIl ȱconcetto ȱdi ȱ“conservazione” ȱsecondo ȱla ȱ

FAO…...... 61 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱ 3.2 ȱStrategie ȱaȱlivello ȱglobale………………………………………………………………61 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.2.1 ȱLe ȱconvenzioni ȱinternazionali ȱeȱla ȱ“cdb”…………………………………….61 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.2.2 ȱLe ȱiniziative ȱdella ȱFAO………………………………………………………....63 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.2.3 ȱAltre ȱiniziative ȱaȱlivello ȱglobale……………………………………………….66 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.2.4 ȱIȱglobal ȱdatabank ȱper ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱdegli ȱanimali ȱdomestici………..68 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.2.5 ȱ Il ȱ ruolo ȱ eȱ l’organizzazione ȱ dei ȱ NFP ȱ eȱ il ȱ Centro ȱ del ȱ Circello, ȱ il ȱ NFP.I ȱ

FAO…………………………………………………………………………………………..73 ȱ

3.3 ȱConservazione ȱaȱlivello ȱEuropeo: ȱle ȱiniziative ȱdell’UE……………………………..74 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱ 3.4 ȱConservazione ȱaȱlivello ȱNazionale: ȱle ȱiniziative ȱitaliane…………………………...85 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.4.1 ȱIl ȱcammino ȱdell’Italia ȱnella ȱdifesa ȱdella ȱbiodiversità ȱzootecnica…………..85 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.4.2 ȱAlcune ȱentità ȱcoinvolte ȱnella ȱdifesa ȱdella ȱbiodiversità ȱzootecnica ȱeȱbovina ȱ

in ȱItalia……………………………………………………………………………………….89 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.4.3 ȱStrategie ȱdi ȱconservazione ȱdelle ȱrazze ȱautoctone: ȱla ȱconservazione ȱ“in ȱsitu ”ȱ

ed ȱ“ex ȱȱȱȱȱȱȱȱ situ ”...... 94 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 3.4.4 ȱle ȱiniziative ȱdelle ȱregioni ȱitaliane……………………………………………...97 ȱ

ȱ

4. LE ȱRAZZE ȱBOVINE ȱAUTOCTONE ȱITALIANE ȱIN ȱVIA ȱDI ȱESTINZIONE…………101 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱ 4.1 ȱIntroduzione: ȱsistematica ȱeȱorigine ȱdel ȱbovino…………………………………….103 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱ 4.2 ȱSchede ȱdescrittive ȱdelle ȱbovine ȱautoctone ȱitaliane ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione…………109 ȱȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.1 ȱAgerolese………………………………………………………………………...109 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.2 ȱBurlina……………………………………………………………………………116 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.3 ȱCabannina………………………………………………………………………..125 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.4 ȱModenese………………………………………………………………………...133 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.5 ȱCalvana…………………………………………………………………………..142 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.6 ȱGarfagnina……………………………………………………………………….150 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.7 ȱPontremolese…………………………………………………………………….158 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.8 ȱPasturina…………………………………………………………………………165 ȱ

8  ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.9 ȱPisana…………………………………………………………………………….168 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.10 ȱVarzese………………………………………………………………………….175 ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ 4.2.11 ȱSiciliana…………………………………………………………………………188 ȱ

ȱ

5. CONCLUSIONI……………………………………………………………………………197 ȱ

ȱ

6. BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………………………209 ȱ

ȱ ȱ

9  10   Biodiversità e conservazione delle razze bovine autoctone italiane in via di estinzione

RIASSUNTO  Il  2010  è stato  proclamato  dall’ONU  “Anno  della  Biodiversità”.  Secondo  la  Convenzione  sulla  Diversità  Biologica,  ratificata  a Rio  de  Janeiro  nel  1992,  non  solo  la  diversità  tra  specie  ed  ecosistemi  sono  componenti  fondamentali  della  biodiversità  mondiale  ma  un  contributo  fondamentale  è dato  anche  dalla  diversità  entro  le  specie , e quindi  per  quanto  riguarda  gli  animali di interesse zootecnico, si intende la diversità tra le numerose razze . Nell’elaborato èstato quindi discusso il concetto di razza eicriteri della FAO per dichiarare una  razza  in  pericolo  di  estinzione,  analizzando  la  situazione  delle  razze  bovine  italiane,  che  sono  stati soggetti di studio. Èstato così verificato che l’Italia possiede già 19 razze classificate come  estinte tra le 61 razze monitorate alivello globale, mentre 14 sono collocate nella categoria di  razze arischio. In particolare le razze arischio individuate sono: , Bianca Valpadana,  ,  Cabannina,  ,  Chianino  – ,  ,  Modenese,  Montana,  Pasturina,  Pisana,  ,  Siciliana  e Varzese.  Tutte  queste  razze  sono  state  successivamente  trattate  nell’elaborato,  ad  esclusione  della  Chianino  – Maremmana  perché  considerata  un  semplice  incrocio  tra   e Maremmana,  e non  compresa  nel  Registro  Anagrafico  delle  razze  bovine  autoctone  e a limitata  diffusione.  Sempre  in  base  al  medesimo  registro, Modenese Ͳ Bianca Valpadana eVarzese –Montana sono state trattate come un’unica  popolazione.  Nella parte successiva dell’elaborato èstato fatto un ampio discorso sugli aspetti caratterizzanti  della  biodiversità  nel  mondo  animale  e in  particolare  nei  bovini  allevati,  concentrandosi  soprattutto  sulla  biodiversità  intesa  come  patrimonio  genetico.  Sono  state  individuate  le  principali  problematiche  delle  razze  bovine  cosmopolite  ad  alta  produzione  e,  in  quest’ottica,  l’importanza  della  conservazione  del  patrimonio  genetico  bovino  a livello  di  varietà  di  razze.  Oltre  all’importanza  come  “serbatoio  genetico”  di  variabilità,  altre  motivazioni  alla  base  della  conservazione delle bovine autoctone italiane in via di estinzione sono state individuate nel loro  ruolo  ecologico,  socio Ͳculturale  e socio Ͳeconomico  soprattutto  in  alcuni  territori  aventi  caratteristiche peculiari quali possono essere quelli montani ole aree protette. Sì ètrattato della  loro  importanza  riguardo  a caratteristiche  uniche  dei  prodotti  correlati  sia  dal  punto  di  vista  nutrizionale  che  tecnologico.  Infine  sì  è indicata  una  motivazione  “bioetica”e  di  principio  di  precauzione.  Il capitolo seguente èstato dedicato alle iniziative globali, europee eitaliane per la salvaguardia  della biodiversità con particolare attenzione per la biodiversità di interesse agricolo. Per quanto  riguarda l’Italia, oltre alla descrizione dello sviluppo di normative alivello nazionale eregionale,  sono  state  descritte  le  varie  entità  coinvolte  nella  salvaguardia  delle  razze  bovine  autoctone  italiane.  Sono  state  descritte  le  strategie  di  conservazione  in  accordo  con  le  indicazioni  della  FAO, ovvero in situ ,ex situ in vivo eex situ in vitro . Successivamente  sono  state  descritte  l’origine  e la  storia  delle  11  razze  bovine  autoctone  italiane. Èstato indicato il livello di rischio con cui ciascuna razza èclassificata dalla FAO, dando  indicazioni sulla numerosità della popolazione edescrivendo iprincipali progetti di salvaguardia  evalorizzazione. Di ogni razza sono state trattate le attitudini produttive, icaratteri morfologici e le  qualità  peculiari.  Laddove  le  produzioni  della  razza  sono  collegate  a prodotti  tipici  come  trasformazioni  casearie  ne  è stata  fatta  un’ampia  trattazione.  Sono  infine  state  analizzate  criticità eprospettive future.  Dall’elaborato èemerso come il nuovo millennio sembri offrire delle opportunità per il recupero  delle razze bovine italiane in via di estinzione. Nuovi indirizzi come l’attenzione del consumatore  verso  la  salubrità  e tipicità  degli  alimenti  fanno  presumere  che  una  strategia  vincente  per  la 

11   valorizzazione delle razze bovine sia, come abbiamo visto nel corso dell’elaborato, la creazione di  un  prodotto  a denominazione  geografica  (ad  esempio  il  marchio  “Carni  Bovine  di  Pisa”  per  il  Mucco Pisano) o, in altri casi, lo sviluppo di un prodotto dotato di “presidio Slow Food” (come la  Provola dei Nebrodi per la Siciliana) oancora una vera epropria D.O.P. (il Provolone del Monaco  per l’Agerolese) che possa fornire un “riconoscimento” della qualità etracciabilità del prodotto  associato alla razza in via di estinzione.  Un  altro  aspetto  innovativo  è la  caratterizzazione  del  prodotto  anche  dal  punto  di  vista  della  qualità  nutrizionale,  aspetto  dove  spesso  le  razze  autoctone  si  dimostrano  valide,  come  può  essere per il latte di Varzese amaggior contenuto in acido miristoleico oil minor contenuto in  colesterolo della carne di Calvana.  Le  razze  autoctone  italiane,  grazie  alle  loro  peculiarità  di  adattamento  e rusticità,  possono  inoltre trovare spazio in quelle economie dei territori marginali come le aree montane, dove un  tipo di agricoltura “sostenibile”, differente da quella intensiva delle aree di pianura, èauspicabile  sia secondo criteri economici che ambientali. Possono inoltre contribuire alla valorizzazione della  storia  e del  paesaggio  di  questi  territori.  Sempre  secondo  lo  stesso  criterio,  possono  trovare  spazio  anche  in  quelle  aree  protette  dove  può  essere  conflittuale  il  rapporto  tra  attività  zootecnica econservazione dell’ambiente edella biodiversità.  Fondamentale per la salvaguardia si èanche verificato essere il grado di informazione sulla razza  e i suoi  prodotti.  La  creazione  di  eventi  culturali,  circuiti  di  informazione,  la  pubblicizzazione  sempre attraverso marchi di qualità risulta vincente nella valorizzazione di una razza, affinché le  problematiche della sua salvaguardia possano uscire da un mero ambito settoriale.  Riguardo alle criticità, ovviamente il primo aspetto per ogni razza èstata la bassa numerosità  della  popolazione.  Vi  è quindi  la  necessità  di  adeguati  piani  di  accoppiamento,  l’applicazione  delle  più  moderne  tecniche  di  miglioramento  genetico  per  limitare  la  consanguineità  e soprattutto l’assistenza tecnica ed economica agli allevatori perché possano aderire al registro  anagrafico, ai piani di accoppiamento eai controlli funzionali.  Critico  in  questo  senso  è anche  la  mancanza  di  un  piano  nazionale  attivo  per  la  raccolta  e la  gestione del seme edegli embrioni, che risulta frammentata tra le associazioni di allevatori locali  enazionali, icentri di ricerca ele università. Tuttavia, come indicato nell’elaborato, il 14 febbraio  del  2008  è stato  approvato  il  Piano  Nazionale  sulla  Biodiversità  di  Interesse  Agricolo  che  si  propone di coordinare alivello nazionale le varie attività per la tutela delle razze/varietà in via di  estinzione, creando anche una rete di centri specializzati nella conservazione ex situ degli animali  dove oltre al materiale seminale per la gestione delle popolazioni attuali possa essere creata una  banca  di  materiale  crioconservato,  considerata  quindi  una  vera   e propria  “assicurazione  sul  futuro” nel caso di accidentale estinzione di una razza.  Infine,  secondo  gli  orientamenti  dell’Unione  Europea  è probabile  che  sarà  dedicata  una  maggiore  quota  di  finanziamenti  alle  misure  agro Ͳambientali  rispetto  a quanto  avviene  attualmente.  Tuttavia  molti  autori,  nonché  il  Mipaaf  nel  Piano  Nazionale  sopra  citato,  concordano  sul  fatto  che  la  conservazione  delle  razze  autoctone  non  può  essere  meramente  affidata  al  sostegno  pubblico,  ma  diviene  sempre  più  importante  e necessario  inserirle  in  un  circuito economico che le valorizzi, in modo da poter essere in futuro “vincenti”. Ecosì risulti  “vincente”  il  territorio  di  origine  a cui  sono  indissolubilmente  legati  questi  animali,  che  nella  stragrande maggioranza dei casi èdi tipo montano.         

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13   ȱ ȱ ȱ

14   Introduzione ȱ

















































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ȱ ȱ

16   Introduzione ȱ ȱ

ȱ

Il ȱ 2010 ȱ èȱ stato ȱ proclamato ȱ dall’ONU ȱ “anno ȱ della ȱ biodiversità” ȱ per ȱ porre ȱ all’attenzione ȱ del ȱmondo ȱintero ȱla ȱquestione ȱdell’inesorabile ȱimpoverimento ȱambientale ȱdel ȱpianeta ȱaȱ seguito ȱ non ȱ solo ȱ della ȱ distruzione ȱ di ȱ habitat ȱ ed ȱ ecosistemi ȱ naturali ȱ ma ȱ anche ȱ di ȱ agro ȱ ecosistemi ȱantropici. ȱȱ

Anche ȱ se ȱ quest’ultimo ȱ aspetto ȱ risulta ȱ in ȱ secondo ȱ piano ȱ nella ȱ cultura ȱ di ȱ massa, ȱ più ȱ allarmata ȱper ȱla ȱperdita ȱdelle ȱspecie ȱselvatiche ȱeȱdegli ȱhabitat ȱnaturali, ȱnon ȱrisulta ȱcerto ȱ un ȱobiettivo ȱsecondario ȱper ȱle ȱorganizzazioni ȱinternazionali ȱed ȱèȱsempre ȱl’ONU ȱche, ȱcon ȱ la ȱ conferenza ȱ di ȱ Rio, ȱ sancisce ȱ per ȱ la ȱ prima ȱ volta ȱ le ȱ specie ȱ domestiche ȱ di ȱ allevamento ȱ come ȱ “importante ȱ componente ȱ della ȱ diversità ȱ biologica ȱ globale”. ȱ Una ȱ risorsa ȱ genetica ȱ che ȱèȱpatrimonio ȱumano ȱdunque, ȱeȱcome ȱtale ȱdeve ȱessere ȱconservata ȱper ȱle ȱgenerazioni ȱ attuali ȱ oȱ future ȱ affinché ȱ possano ȱ godere ȱ dei ȱ vantaggi ȱ che ȱ la ȱ variabilità ȱ genetica ȱ comporta. ȱVantaggi ȱche ȱsi ȱtenterà ȱdi ȱillustrare ȱnello ȱsvolgimento ȱdi ȱquesto ȱelaborato. ȱ

Accanto ȱaȱquesta ȱmobilitazione ȱmondiale ȱse ȱsi ȱvuole ȱrestringere ȱil ȱcampo ȱal ȱterritorio ȱdi ȱ nostro ȱ interesse, ȱ ovvero ȱ la ȱ montagna ȱ in ȱ ambito ȱ europeo ȱ eȱ in ȱ particolare ȱ italiano, ȱ possiamo ȱ vedere ȱ come ȱ iȱ sistemi ȱ pascolivi ȱ eȱ montani ȱ giochino ȱ un ȱ ruolo ȱ centrale ȱ nello ȱ sviluppo ȱrurale ȱeȱnella ȱconservazione ȱdelle ȱrisorse ȱnaturali ȱnelle ȱaree ȱmontane ȱin ȱEuropa ȱ

(McDonald ȱet ȱal.,2000; ȱCasasùs ȱet ȱal.;2007). ȱ

Questi ȱ bioterritori ȱ indubbiamente ȱ caratteristici ȱ eȱ diversi ȱ da ȱ quelli ȱ intensivi ȱ di ȱ pianura ȱ hanno ȱ peculiarità ȱ tali ȱ da ȱ far ȱ presumere ȱ che ȱ in ȱ tali ȱ casi ȱ siano ȱ proprio ȱ iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱaȱpoter ȱsvolgere ȱun ȱvalido ȱruolo ȱzootecnico, ȱsia ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱderrate ȱ alimentari ȱ definibili ȱ locali ȱ sia ȱ in ȱ considerazione ȱ della ȱ loro ȱ capacità ȱ di ȱ riprodursi ȱ in ȱ ambienti ȱeȱcondizioni ȱdifficili ȱoȱquanto ȱmeno ȱ“particolari”. ȱ

Non ȱ solo ȱ una ȱ questione ȱ bioetica ȱ eȱ di ȱ conservazione ȱ quindi ȱ ma ȱ anche ȱ obiettivi ȱ di ȱ efficienza ȱeȱproduttività ȱaziendale ȱpotrebbero ȱ essere ȱil ȱcriterio ȱdi ȱscelta ȱdi ȱdeterminate ȱ razze ȱrispetto ȱaȱquelle ȱcosmopolite ȱattualmente ȱaȱpiù ȱampia ȱdiffusione. ȱ

Queste ȱ eȱ altre ȱ riflessioni ȱ hanno ȱ portato ȱ alla ȱ scelta ȱ dell’argomento ȱ di ȱ questo ȱ elaborato ȱ incentrato ȱsulla ȱconservazione ȱdelle ȱrazze ȱbovine ȱautoctone ȱitaliane ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione. ȱ 

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18   Biodiversità ȱeȱrazza ȱ

ȱ

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ȱ

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19   ȱ

ȱ ȱ

20   1. ȱBIODIVERSITÀ ȱEȱRAZZA ȱ

ȱ 1.1 ȱIl ȱconcetto ȱdi ȱbiodiversità ȱȱ

L’espressione ȱ“biodiversità” ȱȱ venne ȱproposta ȱper ȱla ȱprima ȱvolta ȱin ȱoccasione ȱdel ȱ“forum ȱ

Nazionale ȱ sulla ȱ BioDiversità” ȱ svoltosi ȱ aȱ Washington ȱ nel ȱ 1986 ȱ ed ȱ èȱ attribuita ȱ aȱ W.G. ȱ

Rosen ȱ (Sarkar ȱ eȱ Sahotra, ȱ 2002). ȱ Il ȱ termine ȱ deriva ȱ dalla ȱ contrazione ȱ in ȱ una ȱ sola ȱ parola ȱ dell’espressione ȱ “diversità ȱ biologica”. ȱ La ȱ sovrapposizione ȱ concettuale ȱ tra ȱ “risorsa ȱ genetica” ȱeȱ“biodiversità” ȱèȱpiuttosto ȱrecente ȱeȱsi ȱriferisce ȱalla ȱvariabilità ȱmisurata ȱentro ȱ le ȱspecie ȱaȱlivello ȱdi ȱgenoma ȱeȱsua ȱespressione. ȱ

Secondo ȱ la ȱ Convenzione ȱ sulla ȱ Diversità ȱ Biologica, ȱ ratificata ȱ aȱ Rio ȱ nel ȱ 1992 ȱ durante ȱ la ȱ conferenza ȱsull’ambiente ȱeȱlo ȱsviluppo ȱper ȱ“biodiversità ”ȱsi ȱintende ȱla ȱ“varietà ȱdella ȱvita ȱ in ȱ tutte ȱ le ȱ sue ȱ forme, ȱ livelli ȱ eȱ combinazioni, ȱ compresa ȱ la ȱ diversità ȱ genetica ȱ entro ȱ le ȱ specie, ȱ tra ȱ le ȱ specie ȱ eȱ tra ȱ gli ȱ ecosistemi” ȱ (Art. ȱ 2ȱ CDB). ȱ L’ agrobiodiversità ȱ più ȱ specificatamente ȱèȱla ȱdiversità ȱbiologica ȱche ȱcontribuisce ȱalla ȱproduzione ȱagricola. ȱ

ȱȱLa ȱdiversità ȱbiologica ȱèȱstata ȱdunque ȱdescritta ȱsu ȱtre ȱlivelli: ȱ

Ͳ Diversità ȱintraspecifica ȱ

Ͳ Diversità ȱinterspecifica ȱ

Ͳ Diversità ȱecologica ȱ

ȱ

Ogni ȱ essere ȱ vivente ȱ ha ȱ quindi ȱ una ȱ propria ȱ individualità ȱ che ȱ èȱ “codificata” ȱ nel ȱ suo ȱ genoma, ȱespressa ȱnel ȱsuo ȱambiente ȱeȱtrasmessa ȱalla ȱsua ȱposterità. ȱ

La ȱbiodiversità ȱèȱstata ȱdefinita ȱdalla ȱcommissione ȱeuropea ȱagricoltura ȱ(DG ȱAGRI, ȱ2001) ȱ come: ȱ“la ȱvariabilità ȱdella ȱvita ȱeȱdei ȱsuoi ȱprocessi ȱincludente ȱtutte ȱle ȱforme ȱdi ȱvita, ȱdalla ȱ singola ȱcellula ȱagli ȱorganismi ȱpiù ȱ complessi, ȱaȱtutti ȱiȱprocessi, ȱai ȱpercorsi ȱeȱai ȱcicli ȱche ȱ collegano ȱgli ȱorganismi ȱviventi ȱalle ȱpopolazioni ȱ,ȱagli ȱecosistemi ȱeȱai ȱpaesaggi”. ȱ

Per ȱ lo ȱ Stato ȱ Italiano ȱ la ȱ diversità ȱ biologica ȱ in ȱ agricoltura ȱ “rappresenta ȱ un ȱ sottoinsieme ȱ della ȱ diversità ȱ biologica ȱ generale ȱ eȱ si ȱ compone ȱ della ȱ diversità ȱ genetica ȱ intesa ȱ come ȱ diversità ȱ dei ȱ geni ȱ entro ȱ una ȱ specie ȱ animale, ȱ vegetale ȱ eȱ microbica, ȱ della ȱ diversità ȱ di ȱ specie, ȱ riferita ȱ al ȱ numero ȱ di ȱ popolazioni ȱ vegetali, ȱ animali, ȱ in ȱ produzione ȱ zootecnica ȱ eȱ

21   selvatici, ȱeȱdi ȱmicrorganismi ȱeȱdella ȱdiversità ȱdegli ȱecosistemi ȱossia ȱdella ȱvariabilità ȱdegli ȱ ecosistemi ȱpresenti ȱsul ȱpianeta ȱTerra” ȱ(Mipaaf, ȱfebbraio ȱ2008). ȱȱ

ȱ

1.1.1 ȱLe ȱcause ȱdella ȱperdita ȱdi ȱbiodiversità ȱ

L’equilibrio ȱ tra ȱ le ȱ diverse ȱ forme ȱ di ȱ vita ȱ del ȱ pianeta ȱ èȱ influenzato ȱ da ȱ vari ȱ fattori. ȱ Tra ȱ questi ȱ vi ȱ èȱ l’uomo ȱ che ȱ ha ȱ trasformato ȱ profondamente ȱ il ȱ territorio ȱ modificando ȱ gli ȱ ecosistemi, ȱ sfruttando ȱ direttamente ȱ molte ȱ specie ȱ eȱ aumentando ȱ la ȱ possibilità ȱ di ȱ trasferimento ȱdegli ȱorganismi ȱviventi ȱda ȱuna ȱzona ȱall’altra ȱdel ȱpianeta ȱTerra. ȱDistruzione ȱ eȱ frammentazione ȱ degli ȱ habitat, ȱ cambiamento ȱ climatico, ȱ deforestazione, ȱ inquinamento ȱ industriale ȱ eȱ agricolo, ȱ diffusione ȱ di ȱ specie ȱ alloctone ȱ hanno ȱ influito ȱ pesantemente ȱ sulla ȱ riduzione ȱdella ȱbiodiversità. ȱLe ȱstime ȱindicano ȱche ȱl’attuale ȱtasso ȱdi ȱestinzione ȱèȱfra ȱle ȱ

100 ȱeȱle ȱ1000 ȱvolte ȱsuperiore ȱal ȱtasso ȱ“naturale ȱdi ȱriferimento” ȱche ȱrappresenta ȱil ȱtasso ȱdi ȱ estinzione ȱsenza ȱl’interferenza ȱumana ȱ(ONU, ȱ2010). ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ l’agricoltura, ȱ numerosi ȱ cambiamenti ȱ avvenuti ȱ nella ȱ gestione ȱ delle ȱ popolazioni ȱ animali ȱ eȱ vegetali ȱ da ȱ reddito ȱ in ȱ relazione ȱ alla ȱ crescita ȱ globale ȱ della ȱ popolazione ȱumana ȱeȱai ȱcambiamenti ȱdelle ȱabitudini ȱalimentari ȱdi ȱquesta, ȱhanno ȱportato ȱ aȱ un’intensificazione ȱ dei ȱ sistemi ȱ di ȱ allevamento/coltivazione ȱ in ȱ determinate ȱ aree, ȱ specialmente ȱnei ȱpaesi ȱsviluppati. ȱEffetto ȱdi ȱquesta ȱstrategia ȱèȱl’utilizzazione ȱdi ȱpochi ȱtipi ȱ genetici ȱ entro ȱ le ȱ specie ȱ allevate/coltivate ȱ eȱ la ȱ sostituzione ȱ degli ȱ ecotipi ȱ locali ȱ con ȱ un ȱ numero ȱ limitato ȱ di ȱ nuove ȱ specie. ȱ Saranno ȱ indagati ȱ successivamente ȱ le ȱ implicazioni ȱ di ȱ questo ȱfenomeno ȱdi ȱerosione ȱgenetica. ȱ

ȱ 1.1.2 ȱCenni ȱsulla ȱsituazione ȱmondiale, ȱeuropea ȱȱ eȱitaliana ȱdi ȱperdita ȱ di ȱbiodiversità ȱ

Si ȱstima ȱ(UNEP, ȱ2002) ȱche ȱsul ȱpianeta ȱTerra ȱvi ȱsiano ȱ14 ȱmilioni ȱdi ȱspecie ȱcosì ȱdistribuite ȱ in ȱ base ȱ al ȱ Regno ȱ animale ȱ di ȱ appartenenza: ȱ 10 ȱ milioni ȱ animali, ȱ 1,5 ȱ milioni ȱ fungine, ȱ

300.000 ȱvegetali; ȱiȱrestanti ȱ2.200.000 ȱcomprendono ȱalghe ȱeȱmicrorganismi. ȱ

Il ȱDatabase ȱglobale ȱper ȱla ȱrisorsa ȱgenetica ȱanimale ȱdella ȱFAO ȱ(FAO, ȱ2007) ȱha ȱcensito ȱ7.616 ȱ razze ȱappartenenti ȱaȱ34 ȱdiverse ȱspecie ȱ(18 ȱmammiferi ȱeȱ16 ȱvolatili); ȱdi ȱqueste ȱ6.536 ȱsono ȱ autoctone; ȱdelle ȱ7.616 ȱrazze, ȱ685 ȱ(~ ȱ9ȱ%) ȱsono ȱestinte ȱ(510 ȱnell’area ȱeuropeo ȱ–ȱcaucasica) ȱeȱ

22   1.491 ȱ(~ ȱ20 ȱ%) ȱsono ȱad ȱalto ȱrischio ȱdi ȱestinzione; ȱper ȱben ȱ2.742 ȱrazze ȱ(~36 ȱ%) ȱil ȱgrado ȱdi ȱ rischio ȱ èȱ ancora ȱ sconosciuto. ȱ L’Europa ȱ eȱ il ȱ Caucaso ȱ sono ȱ le ȱ aree ȱ con ȱ la ȱ più ȱ elevata ȱ proporzione ȱ di ȱ razze ȱ aȱ rischio ȱ eȱ insieme ȱ al ȱ Nord ȱ America ȱ sono ȱ anche ȱ quelle ȱ caratterizzate ȱ dalla ȱ maggior ȱ concentrazione ȱ di ȱ allevamenti ȱ intensivi ȱ specializzati, ȱ nei ȱ quali ȱla ȱproduzione ȱèȱsostenuta ȱda ȱun ȱesiguo ȱnumero ȱdi ȱrazze ȱcosmopolite. ȱȱȱ

In ȱagricoltura ȱsi ȱstima ȱche ȱsolo ȱ15 ȱspecie ȱcorrispondano ȱaȱoltre ȱil ȱ90 ȱ%ȱdella ȱproduzione ȱ del ȱ bestiame ȱ globale; ȱ il ȱ persistere ȱ delle ȱ attuali ȱ strategie ȱ produttive ȱ potrebbe ȱ portare ȱ aȱ una ȱ perdita ȱ di ȱ circa ȱ il ȱ 50% ȱ del ȱ totale: ȱ ci ȱ sono ȱ correntemente ȱ 1.350 ȱ razze ȱ di ȱ fronte ȱ all’estinzione ȱ con ȱ una ȱ media ȱ di ȱ 2ȱ razze ȱ che ȱ si ȱ perdono ȱ alla ȱ settimana. ȱ Secondo ȱ iȱ dati ȱ

FAO ȱil ȱ75% ȱdegli ȱalimenti ȱconsumati ȱdall’uomo ȱèȱfornito ȱsolo ȱda ȱ12 ȱspecie ȱdi ȱvegetali ȱeȱ5ȱ specie ȱdi ȱanimali. ȱȱ Circa ȱil ȱ50% ȱȱ di ȱquesti ȱstessi ȱalimenti ȱèȱfornito ȱsoltanto ȱda ȱ4ȱspecie ȱdi ȱ piante ȱ(riso, ȱmais, ȱgrano, ȱpatata) ȱeȱda ȱ5ȱspecie ȱdi ȱanimali, ȱnominati ȱdalla ȱFAO ȱ“the ȱbig ȱ five”: ȱbovini, ȱpecore, ȱcapre, ȱpolli ȱeȱsuini ȱ(FAO, ȱ2007) ȱ

ȱ la ȱconsistenza ȱdelle ȱspecie ȱdi ȱinteresse ȱzootecnico, ȱaȱlivello ȱdi ȱpianeta ȱTerra, ȱèȱpari ȱa: ȱ

(a) ȱbovini :ȱcirca ȱ1,3 ȱmiliardi ȱdi ȱcapi; ȱ

(b) ȱbufali :ȱcirca ȱ165.000 ȱmilioni ȱdi ȱcapi; ȱ

(c) ȱcaprini :ȱcirca ȱ800 ȱmilioni ȱdi ȱcapi; ȱ

(d) ȱequidi :ȱcirca ȱ164.000 ȱmilioni ȱdi ȱcapi; ȱ

(e) ȱovini: ȱcirca ȱ1ȱmiliardo ȱdi ȱcapi; ȱ

(f) ȱpolli :ȱcirca ȱ17 ȱmiliardi ȱdi ȱcapi. ȱ

ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ l’Europa ȱ da ȱ uno ȱ studio ȱ diffuso ȱ il ȱ 22 ȱ maggio ȱ 2007 ȱ dalla ȱ

Commissione ȱEuropea ȱ(Mipaaf, ȱ2008) ȱemerge ȱche ȱ39 ȱdelle ȱ293 ȱspecie ȱmammifere ȱstimate, ȱ

29 ȱdelle ȱ833 ȱspecie ȱdi ȱuccelli ȱstimate, ȱ14 ȱdelle ȱ116 ȱspecie ȱdi ȱrettili ȱstimate, ȱ16 ȱspecie ȱdi ȱ anfibi, ȱ64 ȱdi ȱpesci ȱdi ȱacqua ȱdolce, ȱ174 ȱdi ȱmolluschi, ȱ164 ȱspecie ȱdi ȱaltri ȱinvertebrati ȱeȱ53 ȱ specie ȱdi ȱpiante ȱsono ȱclassificate ȱin ȱpericolo. ȱȱ

Relativamente ȱalle ȱspecie ȱdomestiche, ȱla ȱsituazione ȱnon ȱèȱmigliore ȱdal ȱmomento ȱche ȱ97 ȱ razze ȱ di ȱ animali ȱ si ȱ sono ȱ estinte ȱ in ȱ Europa. ȱ Secondo ȱ la ȱ FAO ȱ in ȱ Europa ȱ 40 ȱ –ȱ 50% ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ sono ȱ considerate ȱ “a ȱ rischio”, ȱ contro ȱ la ȱ percentuale ȱ del ȱ 20% ȱ mondiale. ȱ

(FAO, ȱ2007).Riguardo ȱalle ȱrazze ȱbovine, ȱuno ȱstudio ȱdel ȱ2010 ȱha ȱmostrato ȱche ȱil ȱ32% ȱdelle ȱ

23   razze ȱeuropee ȱindagate ȱpossiedeva ȱtra ȱle ȱ1000 ȱeȱle ȱ7,500 ȱfattrici, ȱil ȱ55% ȱtra ȱle ȱ100 ȱeȱle ȱ1000 ȱ fattrici ȱ eȱ il ȱ 13% ȱ meno ȱ di ȱ 100 ȱ fattrici. ȱ Ciò ȱ indica ȱ che ȱ il ȱ 68% ȱ delle ȱ razze ȱ indagate ȱ dallo ȱ studio ȱsono ȱ“a ȱrischio” ȱsecondo ȱiȱcriteri ȱdella ȱFAO ȱ(Hiemstra ȱet ȱal., ȱ2010) ȱȱȱ

ȱ 1.2 ȱBiodiversità: ȱil ȱconcetto ȱdi ȱrazza ȱ

Considerando ȱil ȱfatto ȱche ȱnel ȱcorso ȱdell’elaborato ȱci ȱsi ȱtroverà ȱaȱparlare ȱin ȱcontinuazione ȱ di ȱrazze, ȱrazze ȱaȱlimitata ȱdiffusione, ȱrazze ȱcosmopolite ȱèȱauspicabile ȱspendere ȱqualche ȱ riga ȱsul ȱconcetto ȱdi ȱrazza. ȱ

Come ȱben ȱsappiamo ȱla ȱnomenclatura ȱbiologica ȱattualmente ȱutilizzata ȱassegna ȱaȱciascun ȱ organismo ȱ una ȱ definizione ȱ binomiale ȱ rappresentata ȱ dal ȱ nome ȱ del ȱ genere ȱ eȱ da ȱ quello ȱ della ȱ specie. ȱ Tale ȱ sistema ȱ di ȱ classificazione ȱ fu ȱ introdotto ȱ nel ȱ 1758 ȱ dal ȱ noto ȱ biologo ȱ svedese ȱCarolus ȱLinnaeus. ȱȱ Concetti ȱinvece ȱcome ȱrazza ,ȱtipo ,ȱetnia ,ȱdemo ,ȱisolato ȱgeografico ȱ sono ȱ termini ȱ per ȱ definire ȱ raggruppamenti ȱ di ȱ individui ȱ entro ȱ una ȱ specie. ȱ La ȱ razza ȱ èȱ dunque ȱun ȱraggruppamento ȱall’interno ȱdella ȱspecie ȱsia ȱnel ȱcaso ȱdi ȱorganismi ȱdomestici ȱ che ȱselvatici. ȱ

Il ȱtermine ȱrazza ȱèȱdi ȱorigine ȱincerta ȱeȱsi ȱtrova ȱnella ȱlingua ȱitaliana ȱscritta ȱper ȱla ȱprima ȱ volta ȱ con ȱ Dante. ȱ Potrebbe ȱ derivare ȱ dal ȱ francese ȱ antico ȱ haras ,ȱ usato ȱ per ȱ definire ȱ un ȱ allevamento ȱ di ȱ cavalli, ȱ ma ȱ un’origine ȱ più ȱ antica ȱ ancora ȱ potrebbe ȱ essere ȱ dalla ȱ parola ȱ araba ȱr¬’s ȱche ȱsta ȱper ȱ“capo,origine”. ȱNel ȱ1500 ȱcirca ȱil ȱtermine ȱèȱpassato ȱin ȱfrancese ȱ(race ), ȱ in ȱ spagnolo ȱ (raza ), ȱ in ȱ tedesco ȱ (rasse ), ȱ ȱ in ȱ inglese ȱ in ȱ cui ȱ conservò ȱ però ȱ un’accezione ȱ prettamente ȱantropologica ȱed ȱetnologica ȱmentre ȱl’equivalente ȱper ȱgli ȱanimali ȱdomestici ȱèȱ breed .ȱ Il ȱ significato ȱ chiaramente ȱ tassonomico ȱ di ȱ sottogruppo ȱ entro ȱ una ȱ specie ȱ viene ȱ introdotto ȱsolo ȱalla ȱfine ȱdell’Ottocento ȱcon ȱBlumenbach ȱ(De ȱgeneris ȱhumani ȱvariegate ȱnatia, ȱ

1795) ȱ(Matassino, ȱ2010). ȱ

Gli ȱ sviluppi ȱ della ȱ genetica, ȱ della ȱ biochimica ȱ eȱ della ȱ citogenetica ȱ hanno ȱ consentito ȱ di ȱ rendere ȱ più ȱ chiare ȱ eȱ determinabili ȱ le ȱ parentele ȱ tra ȱ gruppi. ȱ Sono ȱ più ȱ facilmente ȱ identificabili ȱ dunque ȱ le ȱ differenze ȱ eȱ le ȱ similitudini ȱ tra ȱ organismi ȱ nella ȱ costruzione ȱ di ȱ gruppi ȱparticolari ȱall’interno ȱdelle ȱspecie ȱeȱquindi ȱnella ȱdefinizione ȱdelle ȱrazze. ȱTutt’ora, ȱ comunque, ȱil ȱconcetto ȱdi ȱrazza ȱnon ȱèȱunivoco ȱeȱuniversalmente ȱcondiviso ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ

2008). ȱ

24   Èȱ abbastanza ȱ chiaro ȱ comunque ȱ che ȱ la ȱ razza ȱ sia ȱ il ȱ frutto ȱ di ȱ un ȱ processo ȱ evolutivo ȱ eȱ di ȱ differenziazione ȱdel ȱmateriale ȱanimale ȱiniziato ȱda ȱmillenni ȱall’interno ȱdi ȱuna ȱdeterminata ȱ specie, ȱ sul ȱ quale ȱ sono ȱ intervenuti ȱ numerosi ȱ fattori, ȱ tra ȱ iȱ quali ȱ iȱ più ȱ importanti ȱ sono ȱ la ȱ selezione ȱumana ȱeȱl’ambiente ȱ(Brambilla ȱeȱGiacomelli, ȱ1999). ȱȱ

In ȱ base ȱ alla ȱ concezione ȱ di ȱ razza ȱ come ȱ stadio ȱ di ȱ un ȱ processo ȱ evolutivo ȱ si ȱ possono ȱ cominciare ȱaȱdifferenziare ȱentro ȱle ȱrazze ȱdomestiche ȱ(Matassino, ȱ2010): ȱ

x Razze ȱ ecologiche. ȱ La ȱ razza ȱ ecologica ȱ oȱ ecotipo ȱ comprende ȱ tutti ȱ iȱ gruppi ȱ domestici ȱ entro ȱ una ȱ specie, ȱ aventi ȱ caratteri ȱ comuni ȱ eȱ adattate ȱ aȱ un ȱ habitat ȱ con ȱ

caratteri ȱpeculiari. ȱLa ȱrazza ȱecologica ȱèȱil ȱfrutto ȱdell’isolamento ȱentro ȱuna ȱspecie ȱ

dovuto ȱ ad ȱ una ȱ possibile ȱ barriera ȱ rappresentata ȱ da ȱ una ȱ condizione ȱ ecologica ȱ

(pianura ȱ piuttosto ȱ che ȱ montagna, ȱ costa, ȱ foresta…). ȱ All’inizio ȱ del ȱ Novecento ȱ

l’Italia ȱera ȱpopolata ȱpressoché ȱesclusivamente ȱda ȱrazze ȱecologiche ȱdistribuite ȱin ȱ

vari ȱbioterritori. ȱQueste ȱrazze ȱfurono ȱin ȱseguito ȱprogressivamente ȱsostituite ȱdalle ȱ

razze ȱ cosmopolite, ȱ ovvero ȱ da ȱ quelle ȱ razze ȱ senza ȱ un ȱ particolare ȱ legame ȱ col ȱ

territorio ȱeȱaȱdiffusione ȱmondiale. ȱ

x Razze ȱ geografiche. ȱ Il ȱ concetto ȱ di ȱ razza ȱ geografica ȱ èȱ simile ȱ aȱ quello ȱ di ȱ razza ȱ ecologica ȱma ȱsi ȱdifferenzia ȱda ȱquesta ȱper ȱla ȱnatura ȱdelle ȱbarriere, ȱche ȱnon ȱsono ȱ

più ȱ differenze ȱ tra ȱ habitat ȱ ma ȱ vere ȱ eȱ proprie ȱ barriere ȱ geografiche ȱ (mari, ȱ fiumi, ȱ

montagne…). ȱ

x Razze ȱdi ȱcultura. ȱLa ȱrazza ȱdi ȱcultura ȱèȱquella ȱplasmata ȱdall’uomo ȱsecondo ȱiȱsuoi ȱ modelli, ȱnon ȱtanto ȱin ȱrelazione ȱal ȱbioterritorio ȱquanto ȱalla ȱsua ȱcultura ȱeȱalle ȱsue ȱ

necessità ȱ sociali ȱ ed ȱ economiche. ȱ Nella ȱ razza ȱ di ȱ cultura ȱ l’isolamento ȱ è, ȱ

fondamentalmente, ȱ di ȱ natura ȱ antropica ȱ ed ȱ èȱ garantito ȱ dall’allevatore ȱ tramite ȱ

opportuni ȱmezzi ȱdi ȱriproduzione ȱeȱselezione ȱartificiale. ȱDarwin ȱinfatti ȱconsiderò ȱ

le ȱ razze ȱ di ȱ cultura ȱ proprio ȱ come ȱ risultato ȱ della ȱ selezione ȱ artificiale ȱ praticata ȱ

dall’uomo ȱsulle ȱvarianti ȱdelle ȱspecie ȱprimitive. ȱ

L’ottenimento ȱprogrammato ȱdi ȱrazze ȱdi ȱcultura ȱmoderne ȱèȱiniziato ȱtra ȱil ȱ18° ȱeȱil ȱ

19° ȱ secolo, ȱ specialmente ȱ aȱ opera ȱ di ȱ allevatori ȱ inglesi, ȱ tra ȱ iȱ quali: ȱ Bakewell ȱ R. ȱ

(1725 Ȭ1795) ȱ(che ȱpuò ȱessere ȱritenuto ȱil ȱpadre ȱdella ȱzootecnica ȱmoderna), ȱColling, ȱ

Booth, ȱBates, ȱWatson ȱ(fondatore ȱdella ȱrazza ȱbovina ȱAberdeen ȱAngus). ȱBakewell ȱ

si ȱ dedicò ȱ prima ȱ al ȱ miglioramento ȱ dell’ovino ȱ Leicester ȱ e, ȱ successivamente, ȱ al ȱ

25   miglioramento ȱ del ȱ bovino ȱ Longhorn ȱ eȱ può ȱ essere ȱ considerato ȱ il ȱ fondatore ȱ del ȱ

Libro ȱgenealogico ȱeȱdei ȱcontrolli ȱfunzionali ȱ(Matassino ȱD., ȱ2010). ȱ

ȱ

In ȱ base ȱ alla ȱ domesticazione ȱ esiste ȱ un’altra ȱ classificazione ȱ delle ȱ razze, ȱ che ȱ individua ȱ quattro ȱgruppi ȱprincipali ȱ(Brambilla ȱeȱGiacomelli, ȱ1999): ȱ

x Razze ȱprimitive ȱoȱpopolazioni ȱtradizionali ,ȱsono ȱquelle ȱrazze ȱrimaste ȱai ȱprimi ȱ livelli ȱ post ȱ domesticatori, ȱ presentano ȱ grande ȱ variabilità ȱ delle ȱ caratteristiche ȱ

morfologiche, ȱ qualitative ȱ eȱ biometriche. ȱ Le ȱ razze ȱ primitive ȱ sono ȱ praticamente ȱ

scomparse ȱin ȱEuropa. ȱPer ȱquanto ȱriguarda ȱle ȱbovine ȱeuropee, ȱl’unico ȱanimale ȱche ȱ

si ȱavvicina ȱaȱquesta ȱdescrizione ȱèȱla ȱrazza ȱBus ©,ȱun ȱbovino ȱmontano ȱdella ȱzona ȱ

dei ȱBalcani, ȱche ȱmostra ȱla ȱpiù ȱgrande ȱvariabilità ȱall’interno ȱdella ȱrazza. ȱȱ

x Razze ȱsecondarie ȱoȱstandardizzate, ȱsi ȱavvicina ȱal ȱconcetto ȱdi ȱrazza ȱdi ȱcultura, ȱin ȱ quanto ȱ sono ȱ animali ȱ con ȱ origine ȱ recente ȱ in ȱ cui ȱ la ȱ selezione ȱ artificiale ȱ degli ȱ

allevatori ȱ ha ȱ giocato ȱ un ȱ ruolo ȱ fondamentale. ȱ Le ȱ razze ȱ standardizzate ȱ hanno ȱ

un’origine ȱstorica ȱeȱsono ȱla ȱtestimonianza ȱdegli ȱindirizzi ȱeȱdei ȱcriteri ȱdi ȱselezione ȱ

adottati ȱnei ȱsecoli. ȱ

x Razze ȱsintetiche, ȱsono ȱla ȱcombinazione ȱdi ȱrazze ȱsecondarie ȱe/o ȱprimitive. ȱ

x Razze ȱ mendeliane, ȱ sono ȱ quelle ȱ selezionate ȱ per ȱ un ȱ unico ȱ particolare ȱ carattere, ȱ come ȱalcuni ȱbovini ȱcon ȱipertrofia ȱdel ȱmuscolo. ȱ

ȱ

Il ȱ principio ȱ fondamentale ȱ della ȱ zootecnia ȱ moderna ȱ fu ȱ la ȱ fissazione ȱ di ȱ determinati ȱ caratteri ȱsomatici ȱeȱproduttivi ȱmediante ȱla ȱpratica ȱdella ȱriproduzione ȱdifferenziale ȱovvero ȱ che ȱ solo ȱ agli ȱ individui ȱ portatori ȱ dei ȱ caratteri ȱ di ȱ interesse ȱ èȱ permesso ȱ riprodursi ȱ con ȱ l’obiettivo ȱ che ȱ questi ȱ caratteri ȱ siano ȱ trasmissibili ȱ alla ȱ discendenza. ȱ Analizzeremo ȱ poi ȱ come ȱquesto ȱprincipio ȱutilizzato ȱin ȱmaniera ȱeccessivamente ȱspinta ȱporti ȱall’utilizzo ȱdi ȱun ȱ numero ȱtroppo ȱesiguo ȱdi ȱriproduttori ȱmaschili ȱcon ȱaumento ȱdi ȱfenomeni ȱdi ȱomozigosi ȱeȱ riduzione ȱdel ȱpatrimonio ȱgenetico. ȱ

Concludendo, ȱse ȱle ȱdefinizioni ȱdi ȱrazza ȱecologica ȱeȱgeografica ȱpossono ȱessere ȱapplicate ȱ anche ȱalle ȱrazze ȱnaturali, ȱquello ȱdi ȱrazza ȱculturale ȱèȱun ȱconcetto ȱovviamente ȱapplicabile ȱ solo ȱalle ȱrazze ȱdomestiche. ȱDando ȱla ȱdefinizione ȱdella ȱFAO ȱper ȱesteso ȱinfatti ȱla ȱrazza ȱèȱ

“ciascun ȱ sottogruppo ȱ specifico ȱ di ȱ animali ȱ di ȱ interesse ȱ zootecnico ȱ con ȱ caratteristiche ȱ

26   esteriori ȱ definibili ȱ eȱ identificabili ȱ che ȱ può ȱ essere ȱ separato ȱ dagli ȱ altri ȱ gruppi ȱ definiti ȱ in ȱ modo ȱ simile ȱ all’interno ȱ della ȱ stessa ȱ specie ȱ mediante ȱ stima ȱ visiva, ȱ oȱ un ȱ gruppo ȱ per ȱ il ȱ quale ȱ la ȱ separazione ȱ geografica ȱ oȱ culturale ȱ da ȱ gruppi ȱ fenotipicamente ȱ differenti ȱ ha ȱ indotto ȱ ad ȱ accettare ȱ la ȱ propria ȱ identità ȱ separata” ȱ (FAO, ȱ 1999). ȱ Le ȱ razze ȱ sono ȱ state ȱ sviluppate ȱin ȱbase ȱaȱdifferenze ȱgeografiche ȱeȱculturali ȱeȱper ȱvenire ȱincontri ȱalle ȱesigenze ȱ alimentari ȱ umane ȱ eȱ alle ȱ richieste ȱ agricolturali. ȱ La ȱ razza ȱ èȱ spesso ȱ accettata ȱ come ȱ un ȱ termine ȱpiù ȱculturale ȱche ȱtecnico ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱȱȱ

Per ȱrazza ȱautoctona ȱ(denominata ȱanche ȱTGA, ȱtipo ȱgenetico ȱautoctono, ȱoȱaltrimenti ȱdetta ȱ razza ȱlocale) ȱsi ȱintende ȱuna ȱrazza ȱcreata ȱattraverso ȱla ȱselezione ȱartificiale ȱeȱambientale ȱin ȱ un ȱdeterminato ȱterritorio ȱgeografico ȱristretto, ȱdunque ȱstrettamente ȱlegata ȱnon ȱsolo ȱad ȱun ȱ particolare ȱ agro Ȭȱ ecosistema ȱ ma ȱ anche ȱ alla ȱ cultura, ȱ alla ȱ storia ȱ eȱ alla ȱ tradizione ȱ di ȱ una ȱ comunità ȱagricola. ȱ

Aȱvolte ȱiȱtipi ȱgenetici ȱautoctoni ȱcorrispondono ȱaȱdelle ȱrazze ȱprimitive ȱoȱtradizionali, ȱovvero ȱ delle ȱ razze ȱ rimaste ȱ ai ȱ primi ȱ livelli ȱ di ȱ post Ȭdomesticazione ȱ eȱ dunque ȱ caratterizzate ȱ da ȱ grande ȱvariabilità. ȱȱ

Come ȱ abbiamo ȱ visto ȱ però ȱ la ȱ suddivisione ȱ delle ȱ razze ȱ presenta ȱ criteri ȱ non ȱ del ȱ tutto ȱ univoci ȱeȱancora ȱsoggetti ȱad ȱelaborazione. ȱ

Dal ȱpunto ȱdi ȱvista ȱzootecnico ȱed ȱeconomico ȱèȱmolto ȱdiffuso ȱun ȱcriterio ȱdi ȱclassificazione ȱ che ȱraggruppa ȱle ȱrazze ȱattuali ȱin ȱbase ȱalle ȱfunzioni ȱprincipali ȱassolte: ȱ

ȱ

x Razze ȱcon ȱattitudine ȱfunzionale ȱprevalente ȱ(latte ȱoȱcarne) ȱ

x Razze ȱaȱduplice ȱattitudine ȱ(carne ȱeȱlavoro, ȱcarne ȱeȱlatte) ȱ

x Razze ȱaȱtriplice ȱattitudine ȱ(carne, ȱlatte ȱeȱlavoro) ȱ ȱ

Anche ȱquesta ȱclassificazione ȱnon ȱha ȱcomunque ȱvalore ȱassoluto ȱeȱoggettivo ȱin ȱquanto ȱper ȱ esempio ȱanche ȱle ȱrazze ȱda ȱlatte ȱforniscono ȱcarne ȱquando ȱl’animale ȱarriva ȱaȱfine ȱcarriera ȱeȱ aȱ volte ȱ furono ȱ utilizzate ȱ con ȱ funzioni ȱ dinamiche ȱ (ad ȱ esempio ȱ la ȱ Bruna ȱ nelle ȱ Alpi) ȱ eȱ le ȱ razze ȱ da ȱ carne ȱ possono ȱ fornire ȱ un ȱ buon ȱ rendimento ȱ anche ȱ in ȱ latte. ȱ Per ȱ cui ȱ quando ȱ si ȱ parla ȱ di ȱ razze ȱ specializzate ȱ oȱ monoproduttive, ȱ si ȱ intende ȱ soprattutto ȱ riferirsi ȱ agli ȱ allevamenti ȱ super ȱ specializzati, ȱ in ȱ cui ȱ cioè ȱ si ȱ insiste ȱ molto ȱ sull’orientamento ȱ selettivo ȱ

(Succi, ȱ1995). ȱ

27   1.3 ȱ Categorie ȱ di ȱ “rischio” ȱ di ȱ estinzione ȱ di ȱ una ȱ razza ȱ secondo ȱiȱcriteri ȱdella ȱFAO ȱ

Nelle ȱanalisi ȱdel ȱGlobal ȱDatabank ȱfor ȱFarm ȱAnimal ȱGenetic ȱResources ȱdella ȱFAO ȱ(FAO, ȱ

UNEP, ȱ2000; ȱFAO, ȱ2007) ȱle ȱtipologie ȱdi ȱrazze ȱsono ȱclassificate ȱin ȱsette ȱcategorie ȱin ȱbase ȱ alla ȱ dimensione ȱ della ȱ popolazione, ȱ il ȱ numero ȱ di ȱ riproduttrici ȱ femmine ȱ eȱ riproduttori ȱ maschi, ȱla ȱpercentuale ȱdi ȱfemmine ȱallevate ȱrispetto ȱai ȱmaschi ȱdella ȱmedesima ȱrazza ȱeȱil ȱ trend ȱdi ȱcrescita ȱdella ȱpopolazione. ȱViene ȱdata ȱanche ȱimportanza ȱalla ȱpresenza ȱoȱmeno ȱ di ȱprogrammi ȱdi ȱconservazione ȱper ȱle ȱrazze ȱin ȱpericolo ȱoȱin ȱsituazione ȱcritica. ȱTali ȱrazze ȱ sono ȱcomunque ȱassegnate ȱaȱuna ȱcategoria ȱdi ȱpericolo ȱoȱrischio. ȱLe ȱrazze ȱsono ȱdunque ȱ classificate ȱnelle ȱseguenti ȱtipologie: ȱ

ȱ

Razza ȱestinta ȱ

Una ȱrazza ȱèȱconsiderata ȱestinta ȱse ȱnon ȱc’è ȱalcun ȱmodo ȱdi ȱricrearne ȱla ȱpopolazione ȱperché ȱ non ȱ esistono ȱ riproduttori ȱ maschi ȱ oȱ femmine ȱ esistenti. ȱ Ma ȱ in ȱ realtà ȱ l’estinzione ȱ può ȱ realizzarsi ȱmolto ȱprima ȱdella ȱperdita ȱdell’ultimo ȱanimale ȱ–ȱgamete ȱ–ȱembrione. ȱ

ȱ

Razza ȱin ȱsituazione ȱcritica ȱȱ

Il ȱnumero ȱtotale ȱdi ȱfemmine ȱriproduttrici ȱèȱminore ȱoȱuguale ȱaȱ100 ȱeȱquello ȱdi ȱriproduttori ȱ maschi ȱ èȱ meno ȱ oȱ pari ȱ aȱ 5. ȱ Una ȱ popolazione ȱ èȱ in ȱ situazione ȱ critica ȱ anche ȱ quando ȱ la ȱ dimensione ȱ della ȱ popolazione ȱ èȱ pari ȱ aȱ 120 ȱ individui ȱ ma ȱ la ȱ percentuale ȱ delle ȱ femmine ȱ rispetto ȱai ȱmaschi ȱèȱminore ȱdell’80%. ȱ

ȱ

Razza ȱin ȱpericolo ȱ

Il ȱnumero ȱdi ȱfemmine ȱèȱcompreso ȱtra ȱ100 ȱeȱ1000 ȱmentre ȱiȱriproduttori ȱmaschi ȱsono ȱin ȱ numero ȱcompreso ȱtra ȱ5ȱeȱ20. ȱOppure: ȱla ȱpopolazione ȱtotale ȱèȱcompresa ȱtra ȱ80 ȱeȱ100 ȱeȱil ȱ tasso ȱ di ȱ crescita ȱ èȱ positivo ȱ eȱ la ȱ percentuale ȱ di ȱ femmine ȱ allevate ȱ rispetto ȱ ai ȱ maschi ȱ èȱ superiore ȱall’80%. ȱOppure: ȱla ȱpopolazione ȱtotale ȱèȱmaggiore ȱai ȱ1000 ȱindividui ȱeȱminore ȱ di ȱ1200 ȱma ȱla ȱpercentuale ȱdelle ȱfemmine ȱrispetto ȱai ȱmaschi ȱèȱminore ȱdell’80%. ȱ

ȱ

28   Si ȱparla ȱdi ȱinoltre ȱdi ȱrazza ȱin ȱsituazione ȱcritica/in ȱpericolo ȱin ȱsituazione ȱcontrollata ȱse ȱ esistono ȱ progetti ȱ di ȱ conservazione ȱattivi ȱ eȱ le ȱ specie ȱ sono ȱmantenute ȱda ȱ enti ȱ pubblici ȱ oȱ privati ȱoȱdi ȱricerca. ȱȱ

Secondo ȱ la ȱ FAO ȱ una ȱ razza ȱ èȱ considerata ȱ globalmente ȱ aȱ rischio ȱ qualora ȱ si ȱ trovi ȱ in ȱ situazione ȱcritica ȱoȱin ȱpericolo ȱanche ȱse ȱsotto ȱcontrollo. ȱ

ȱ

Razza ȱnon ȱaȱrischio ȱ

Le ȱpopolazioni ȱnon ȱsono ȱconsiderate ȱaȱrischio ȱoȱin ȱpericolo ȱsecondo ȱla ȱFAO ȱse ȱil ȱnumero ȱ di ȱfemmine ȱèȱmaggiore ȱdi ȱ1000 ȱeȱdi ȱmaschi ȱmaggiore ȱdi ȱ20. ȱOppure ȱla ȱdimensione ȱtotale ȱ di ȱuna ȱpopolazione ȱèȱpiù ȱgrande ȱdi ȱ1200 ȱed ȱesiste ȱun ȱtrend ȱdi ȱcrescita ȱpositivo. ȱ

ȱ

Tali ȱdefinizioni ȱsono ȱattualmente ȱin ȱuso ȱnei ȱcriteri ȱdella ȱFAO ȱma ȱnon ȱsono ȱné ȱuniversali ȱ né ȱdefinitivi ȱeȱsaranno ȱulteriormente ȱsviluppati. ȱ

ȱ 1.4 ȱ Razze ȱ bovine ȱ autoctone ȱ italiane ȱ “a ȱ rischio” ȱ di ȱ estinzione ȱsecondo ȱiȱcriteri ȱdella ȱFAO ȱ

La ȱ situazione ȱ italiana ȱ non ȱ risulta ȱ meno ȱ allarmante ȱ di ȱ quella ȱ mondiale: ȱ delle ȱ razze ȱ da ȱ latte ȱallevate ȱsolo ȱ6ȱ(di ȱcui ȱ3ȱstraniere) ȱforniscono ȱil ȱ96% ȱdella ȱproduzione ȱmentre ȱsolo ȱil ȱ

4% ȱ èȱ prodotto ȱ da ȱ razze ȱ autoctone. ȱ La ȱ situazione ȱ del ȱ mercato ȱ della ȱ carne ȱ èȱ altrettanto ȱ drammatica: ȱ innanzitutto ȱ l’Italia ȱ èȱ deficitaria ȱ del ȱ 50% ȱ della ȱ produzione ȱ eȱ sebbene ȱ ci ȱ siano ȱ 6ȱ razze ȱ italiane ȱ specializzate ȱ da ȱ carne ȱ (Piemontese, ȱ , ȱ Chianina, ȱ

Maremmana, ȱ ȱ eȱ ) ȱ queste ȱ faticano ȱ aȱ reggere ȱ la ȱ concorrenza ȱ delle ȱ specie ȱestere ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000; ȱFortina, ȱReyneri, ȱ2002). ȱ

ȱ

ȱ

Nel ȱdatabank ȱEFABIS, ȱcorrispondente ȱeuropeo ȱdel ȱdatabank ȱglobale ȱFAO ȱDAD ȬIS, ȱdelle ȱ

61 ȱrazze ȱbovine ȱitaliane ȱmonitorate ȱaȱlivello ȱglobale ȱben ȱ19 ȱrisultano ȱgià ȱestinte ȱmentre ȱ

14 ȱrisultano ȱattualmente ȱin ȱstato ȱdi ȱ“rischio” ȱsecondo ȱiȱparamentri ȱFAO ȱ(efabis.net, ȱ2010 Ȭ

09 Ȭ23): ȱ

ȱ

29   1. Siciliana ȱ

2. Pasturina ȱ

3. Pisana ȱ

4. Pontremolese ȱ

5. Agerolese ȱ

6. Burlina ȱ

7. Cabannina ȱ

8. Calvana ȱ

9. Garfagnina ȱ

10. Chianino ȬMaremmana ȱ

11. Bianca ȱval ȱpadana ȱ

12. Modenese ȱ

13. Varzese Ȭottonese ȱ

14. Montana ȱ

ȱ

Tab.1.4.1 ȱRazze ȱautoctone ȱitaliane ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione ȱeȱgrado ȱdi ȱpericolo ȱsecondo ȱFAO ȱ

(fonte ȱDAD ȬIS) ȱ Razza autoctona italiana Grado di rischio secondo FAO Agerolese ł critical Burlina ł (Maintained) endangered Cabannina ł (Maintained) endangered Calvana ł (Maintained) critical Garfagnina ł (Maintained) critical Modenese ł (Maintained) endangered Pasturina ł (Maintained) critical Pisana ł (Maintained) critical Pontremolese ł (Maintained) critical Siciliana ł (Maintained) endangered Varzese ł (Maintained) critical

ȱ

30   L’A.I.A. ȱha ȱcreato ȱun ȱRegistro ȱAnagrafico ȱdelle ȱpopolazioni ȱbovine ȱautoctone ȱeȱgruppi ȱ etnici ȱ aȱ limitata ȱ diffusione, ȱ istituito ȱ con ȱ decreto ȱ ministeriale ȱ del ȱ 19.7.1985 ȱ da ȱ parte ȱ dell’attuale ȱMipaaf. ȱIl ȱregistro ȱanagrafico ȱèȱstato ȱcreato ȱper ȱmonitorare ȱeȱsalvaguardare ȱ più ȱ efficientemente ȱ queste ȱ razze ȱ per ȱ cui ȱ non ȱ esiste ȱ più ȱ un ȱ libro ȱ genealogico. ȱ Come ȱ risulta ȱdall’ultimo ȱdisciplinare ȱapprovato ȱ(Mipaaf, ȱ2009), ȱin ȱquesto ȱregistro ȱsono ȱiscritte ȱ

17 ȱrazze ȱbovine ȱitaliane ȱ(art.4 ȱdel ȱdisciplinare ȱdel ȱR.A., ȱ2009): ȱȱ

ȱ

1) ȱAgerolese; ȱ

2) ȱBurlina ȱ

3) ȱCabannina; ȱ

4) ȱCalvana; ȱ

5) ȱCinisara; ȱ

6) ȱGarfagnina; ȱ

7) ȱModenese; ȱ

8) ȱModicana; ȱ

9) ȱMucca ȱPisana; ȱ

10) ȱPezzata ȱRossa ȱOropa; ȱ

11) ȱPinzgauer; ȱ

12) ȱPontremolese; ȱ

13) ȱPustertaler ȱSprinzen; ȱ

14) ȱSarda; ȱ

15) ȱSardo ȱBruna; ȱ

16) ȱSardo ȱModicana; ȱ

17) ȱVarzese ȬOttonese ȬTortonese; ȱ

Possiamo ȱvedere ȱda ȱquesto ȱelenco ȱche ȱla ȱrazza ȱChianino ȱȬȱ Maremmana ȱnominata ȱdalla ȱ

FAO ȱ non ȱ èȱ riconosciuta ȱ eȱ non ȱ possiede ȱ un ȱ registro, ȱ essendo ȱ probabilmente ȱ un ȱ meticciamento ȱ delle ȱ razze ȱ Chianina ȱ eȱ Maremmana ȱ eȱ dunque ȱ non ȱ verrà ȱ trattata ȱ nell’elaborato. ȱDue ȱrazze ȱinvece, ȱla ȱMontana ȱeȱla ȱBianca ȱval ȱPadana, ȱdal ȱdisciplinare ȱnon ȱ sono ȱ considerate ȱ vere ȱ razze ȱ ma ȱ semplicemente ȱ ecotipi ȱ rispettivamente ȱ della ȱ Varzese ȱ eȱ della ȱModenese, ȱper ȱquesto ȱverranno ȱtrattate ȱnell’elaborato ȱcome ȱVarzese ȱ–ȱTortonese ȱȬȱ

Montana ȱeȱModenese ȱ–ȱBianca ȱval ȱPadana. ȱPer ȱla ȱrazza ȱPasturina ȱnon ȱesiste ȱun ȱregistro ȱ

31   anagrafico ȱ probabilmente ȱ perché ȱ questa ȱ razza ȱ comprende ȱ ormai ȱ un ȱ numero ȱ limitatissimo ȱdi ȱcapi ȱed ȱèȱallevata ȱesclusivamente ȱex ȱsitu ȱeȱsolo ȱaȱscopo ȱconservativo. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ

32   Aspetti ȱgenetici ȱdella ȱbiodiversità: ȱiȱ vantaggi ȱdella ȱvariabilità ȱ









































 ȱ

33   ȱ ȱ

34   2. ȱ ASPETTI ȱ GENETICI ȱ DELLA ȱ BIODIVERSITÀ: ȱ Iȱ

VANTAGGI ȱDELLA ȱVARIABILITÀ ȱ

Un ȱ animale ȱ domestico ȱ non ȱ èȱ identificabile ȱ solo ȱ con ȱ la ȱ sua ȱ funzione ȱ riproduttiva ȱ eȱ produttiva, ȱ ma ȱ èȱ portatore ȱ di ȱ informazioni ȱ importanti ȱ dal ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ biologico ȱ Ȭȱ evolutivo, ȱ molte ȱ delle ȱ quali ȱ sono ȱ ancora ȱ poco ȱ note, ȱ specialmente ȱ alla ȱ luce ȱ della ȱ complessità ȱdella ȱstruttura ȱeȱdella ȱfunzione ȱdel ȱgenoma ȱ(Matassino ȱet ȱal., ȱ2010). ȱ

Le ȱ stesse ȱ tecniche ȱ di ȱ selezione ȱ in ȱ agricoltura ȱ eȱ allevamento ȱ hanno ȱ dimostrato ȱ che ȱ praticamente ȱtutte ȱle ȱpopolazioni ȱnaturali ȱsono ȱcaratterizzate ȱda ȱalti ȱlivelli ȱdi ȱvariabilità ȱ genetica. ȱDurante ȱil ȱpercorso ȱdella ȱstoria ȱumana ȱiȱcoltivatori ȱdi ȱpiante ȱeȱgli ȱallevatori ȱdi ȱ animali ȱsono ȱriusciti ȱaȱselezionare ȱparticolari ȱtratti ȱsolo ȱgrazie ȱal ȱfatto ȱche ȱla ȱpopolazione ȱ originaria ȱera ȱcaratterizzata ȱda ȱuna ȱcerta ȱvariabilità ȱper ȱiȱtratti ȱin ȱquestione. ȱ

Per ȱquanto ȱriguarda ȱiȱsoggetti ȱdel ȱnostro ȱstudio, ȱovvero ȱiȱbovini, ȱpossiamo ȱvedere ȱcome ȱ questi ȱ animali ȱ si ȱ siano ȱ diffusi ȱ nel ȱ mondo ȱ intero ȱ adattandosi ȱ ai ȱ diversi ȱ ambienti, ȱ condizioni ȱ di ȱ allevamento ȱ eȱ funzioni. ȱ Iȱ bovini ȱ sono ȱ allevati ȱ praticamente ȱ ovunque ȱ sull’intero ȱ globo, ȱ con ȱ diverse ȱ forme ȱ di ȱ allevamento ȱ eȱ differenti ȱ attitudini ȱ nelle ȱ razze ȱ specializzate ȱ da ȱ lavoro, ȱ carne, ȱ latte ȱ eȱ in ȱ quelle ȱ aȱ duplice ȱ eȱ triplice ȱ attitudine. ȱ Questo ȱ accentuato ȱ polimorfismo ȱ attuale ȱ ci ȱ dice ȱ che ȱ la ȱ specie ȱ èȱ dotata ȱ di ȱ grande ȱ malleabilità ȱ

(Succi, ȱ 1995) ȱ eȱ possiamo ȱ dedurre ȱ quindi ȱ che ȱ agli ȱ albori ȱ della ȱ sua ȱ esistenza ȱ il ȱ bovino ȱ selvatico ȱera ȱdotato ȱdi ȱgrande ȱvariabilità ȱgenetica. ȱȱ

Se ȱ l’evoluzione ȱ biologica ȱ rappresenta ȱ iȱ cambiamenti ȱ nel ȱ tempo ȱ della ȱ composizione ȱ genetica ȱdei ȱmembri ȱdi ȱuna ȱdeterminata ȱpopolazione ȱnaturale, ȱnelle ȱspecie ȱdomestiche ȱ sarà ȱ principalmente ȱ la ȱ selezione ȱ umana ȱ l’agente ȱ di ȱ queste ȱ variazioni ȱ aȱ livello ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico. ȱ ȱ Le ȱ razze ȱ autoctone ȱ sono ȱ da ȱ considerarsi ȱ delle ȱ vere ȱ eȱ proprie ȱ popolazioni ȱ (intese ȱ come ȱ gruppi ȱ di ȱ individui ȱ che ȱ si ȱ riproducono ȱ eȱ che ȱ occupano ȱ una ȱ determinata ȱregione ȱgeografica ȱoȱbioterritorio), ȱin ȱquanto ȱoltre ȱad ȱessere ȱcollegate ȱad ȱuna ȱ selezione ȱ artificiale ȱ della ȱ comunità ȱ agricola ȱ locale ȱ sono ȱ state ȱ anche ȱ molto ȱ modellate ȱ dall’isolamento ȱgeografico ȱin ȱun ȱdeterminato ȱterritorio ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱ

Sapendo ȱ che ȱ un ȱ carattere ȱ èȱ determinato ȱ da ȱ forme ȱ alternative ȱ di ȱ un ȱ determinato ȱ gene, ȱ dette ȱ alleli ,ȱ il ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ di ȱ un ȱ demo ȱ oȱ pool ȱ genico ȱ èȱ l’insieme ȱ degli ȱ alleli ȱ

35   presenti ȱ in ȱ quel ȱ demo. ȱ Inoltre ȱ si ȱ parla ȱ di ȱ polimorfismo ȱ genetico ȱ per ȱ indicare ȱ il ȱ fenomeno ȱdi ȱun ȱgene ȱche ȱpossiede ȱdue ȱoȱpiù ȱforme ȱalleliche ȱdiverse. ȱȱ

ȱ 2.1 ȱLa ȱconservazione ȱdella ȱvariabilità ȱgenetica: ȱla ȱlegge ȱdi ȱ

Hardy ȬWeinberg ȱ

Come ȱ abbiamo ȱ visto, ȱ l’agente ȱ di ȱ cambiamento ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ in ȱ una ȱ specie ȱ domestica ȱèȱprincipalmente ȱla ȱselezione ȱartificiale. ȱNonostante ȱquesto, ȱsia ȱle ȱpopolazioni ȱ naturali ȱ che ȱ quelle ȱ domestiche ȱ si ȱ trovano ȱ in ȱ uno ȱ stato ȱ di ȱ equilibrio ȱ se ȱ non ȱ subiscono ȱ cambiamenti ȱ aȱ livello ȱ del ȱ materiale ȱ genetico, ȱ mantenendo ȱ cioè ȱ le ȱ medesime ȱ frequenze ȱ alleliche ȱeȱgenotipiche ȱdi ȱgenerazione ȱin ȱgenerazione ȱ(Purves ȱet ȱal., ȱ2001a). ȱLe ȱcondizioni ȱ che ȱregnano ȱin ȱuna ȱpopolazione ȱall’equilibrio ȱsono ȱstate ȱdescritte ȱnel ȱ1908 ȱin ȱmodo ȱdel ȱ tutto ȱindipendente ȱsia ȱdal ȱmatematico ȱinglese ȱGodfrey ȱH. ȱHardy ȱche ȱdal ȱmedico ȱtedesco ȱ

Wilhelm ȱWeinberg ȱ(Purves ȱet ȱal., ȱ2001a). ȱHardy ȱha ȱelaborato ȱle ȱsue ȱequazioni ȱin ȱrisposta ȱ al ȱquesito ȱpostogli ȱdal ȱgenetista ȱReginald ȱC. ȱPunnett. ȱPunnett ȱstava ȱcercando ȱdi ȱcapire ȱ per ȱquale ȱragione ȱla ȱmaggior ȱparte ȱdegli ȱinglesi ȱpresentasse ȱdita ȱdi ȱlunghezza ȱnormale ȱ sebbene ȱ l’allele ȱ per ȱ dita ȱ corte ȱ fosse ȱ dominante ȱ rispetto ȱ all’alleleȱ per ȱ dita ȱ di ȱ lunghezza ȱ normale. ȱ Le ȱ equazioni ȱ di ȱ Hardy ȱ spiegano ȱ per ȱ quale ȱ motivo ȱ gli ȱ alleli ȱ dominanti ȱ non ȱ sostituiscono ȱ quelli ȱ recessivi ȱ nelle ȱ popolazioni. ȱ Tali ȱ equazioni ȱ spiegano ȱ inoltre ȱ anche ȱ altre ȱcaratteristiche ȱdella ȱstruttura ȱgenetica ȱdelle ȱpopolazioni. ȱ

Secondo ȱle ȱregole ȱdella ȱprobabilità, ȱgli ȱalleli ȱalternativi ȱpossono ȱassumere ȱun ȱvalore ȱdi ȱ frequenza ȱ relativa ȱ compreso ȱ tra ȱ 0ȱ eȱ 1ȱ mentre ȱ la ȱ somma ȱ di ȱ tutte ȱ le ȱ fequenze ȱ alleliche ȱ riferibili ȱ aȱ un ȱ determinato ȱ locus ȱ corrisponde ȱ aȱ 1. ȱ Abbiamo ȱ il ȱ valore ȱ pari ȱ aȱ 1ȱ anche ȱ quando ȱci ȱsia ȱun’unica ȱforma ȱallelica ȱdi ȱun ȱgene ȱ(o ȱmeglio ȱancora ȱun’unica ȱforma ȱallelica ȱ in ȱ un ȱ locus ,ȱ inteso ȱ come ȱ la ȱ posizione ȱ di ȱ un ȱ gene ȱ all’interno ȱ del ȱ genoma). ȱ Abbiamo ȱ la ȱ forma ȱzero ȱquando ȱl’allele ȱconsiderato ȱviene ȱperduto ȱcompletamente. ȱ

Data ȱquesta ȱpremessa, ȱpossiamo ȱenunciare ȱla ȱ forma ȱmatematica ȱdella ȱlegge ȱdi ȱHardy Ȭ

Weinberg: ȱ p2ȱ+ȱ2pq ȱ+ȱq2ȱ=ȱ1ȱ

Oȱequivalentemente: ȱ

36   (pȱ+ȱq)2ȱ=ȱ1ȱ

Dove ȱ pȱ eȱ qȱ sono ȱ definite ȱ come ȱ le ȱ frequenze ȱ alleliche ȱ dei ȱ due ȱ alleli ȱ presenti ȱ in ȱ una ȱ popolazione ȱper ȱun ȱdato ȱgene. ȱ

La ȱlegge ȱdi ȱHardy–Weinberg ȱdescrive ȱuna ȱpopolazione/demo ȱin ȱsituazione ȱdi ȱequilibrio, ȱ ovvero ȱ dove ȱ non ȱ avvengano ȱ variazioni ȱ delle ȱ frequenze ȱ geniche ȱ (Presciuttini, ȱ 2007). ȱ

Perché ȱquesta ȱsituazione ȱsi ȱverifichi ȱla ȱpopolazione ȱdeve ȱavere ȱle ȱseguenti ȱcaratteristiche: ȱ

- Grande ȱnumero ȱdi ȱindividui ,ȱaffinché ȱsi ȱpossano ȱapplicare ȱle ȱleggi ȱdella ȱprobabilità. ȱ

- Assenza ȱ di ȱ mutazioni .ȱ Le ȱ mutazioni ȱ sono ȱ basilari ȱ per ȱ la ȱ variabilità ȱ genetica, ȱ la ȱ

maggior ȱparte ȱdi ȱesse ȱsono ȱdannose ȱeȱirrilevanti ȱper ȱiȱloro ȱportatori ȱma ȱin ȱcaso ȱdi ȱ

cambiamenti ȱ ambientali ȱ alleli ȱ precedentemente ȱ dannosi ȱ oȱ neutri ȱ possono ȱ

rivelarsi ȱvantaggiosi. ȱL’assenza ȱdi ȱmutazione ȱnon ȱsi ȱverifica ȱmai ȱdel ȱtutto ȱanche ȱ

in ȱ una ȱ popolazione ȱ con ȱ le ȱ caratteristiche ȱ descritte ȱ dalla ȱ legge ȱ di ȱ Hardy ȱ –ȱ

Weinberg ȱma ȱsono ȱeventi ȱrari ȱeȱche ȱnon ȱcausano ȱampi ȱdiscostamenti ȱdalla ȱregola. ȱ

- Assenza ȱdi ȱimmigrazione/emigrazione .ȱ

- Incrocio ȱcasuale .ȱTutti ȱgli ȱindividui ȱportanti ȱle ȱforme ȱalterne ȱper ȱun ȱlocus ȱpossono ȱ

riprodursi ȱindistintamente. ȱ

- Non ȱ selezione .ȱ Ovvero ȱ non ȱ ci ȱ sono ȱ fattori ȱ evolutivi ȱ operanti ȱ eȱ la ȱ fitness ȱ ovvero ȱ

successo ȱ riproduttivo ȱ medio ȱ degli ȱ individui ȱ non ȱ deve ȱ essere ȱ influenzato ȱ dal ȱ

genotipo ȱper ȱil ȱcarattere ȱin ȱquestione. ȱ

Il ȱ concetto ȱ fondamentale ȱ della ȱ legge ȱ di ȱ Hardy–Weinberg ȱ èȱ che ȱ le ȱ frequenze ȱ alleliche ȱ rimangono ȱ invariate ȱ da ȱ una ȱ generazione ȱ all’altra ȱ aȱ meno ȱ che ȱ non ȱ intervengano ȱ fattori ȱ che ȱoperano ȱun ȱcambiamento. ȱȱ

La ȱlegge ȱdi ȱHardy–Weinberg ȱèȱdescritta ȱprincipalmente ȱper ȱle ȱspecie ȱselvatiche ȱma ȱpuò ȱ avere ȱ valore ȱ anche ȱ per ȱ quelle ȱ domestiche ȱ osservando ȱ che ȱ il ȱ principale ȱ fattore ȱ di ȱ cambiamento ȱ qui ȱ èȱ la ȱ selezione ȱ antropica. ȱ L’uomo ȱ si ȱ èȱ assunto ȱ la ȱ responsabilità ȱ di ȱ salvaguardare ȱ l’evoluzione ȱ di ȱ alcune ȱ specie ȱ ritenuti ȱ importanti ȱ da ȱ un ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ economico ȱ mediante ȱ un ȱ processo ȱ definito ȱ selezione ȱ artificiale ȱ anche ȱ se ȱ in ȱ definitiva ȱ l’uomo ȱèȱoggi ȱil ȱfattore ȱevolutivo ȱdominante ȱsulla ȱTerra ȱsia ȱper ȱle ȱspecie ȱdomestiche ȱche ȱ quelle ȱselvatiche. ȱȱ

37   La ȱselezione ȱnaturale ȱriesce ȱaȱconservare ȱspesso ȱla ȱvariabilità ȱfavorendo ȱtratti ȱdiversi ȱin ȱ aree ȱgeografiche ȱdiverse. ȱNelle ȱspecie ȱdomestiche ȱsarà ȱl’uomo ȱaȱdover ȱsostenere ȱquesto ȱ ruolo, ȱconservando ȱiȱpolimorfismi ȱdelle ȱrazze ȱin ȱadattamento ȱambientale ȱeȱattitudinale. ȱ

Ma ȱperché ȱla ȱperdita ȱdi ȱpatrimonio ȱgenetico ȱèȱcosì ȱimportante? ȱNel ȱseguente ȱparagrafo ȱ analizzeremo ȱ le ȱ ragioni ȱ della ȱ necessità ȱ di ȱ conservare ȱ la ȱ variabilità ȱ genetica ȱ nelle ȱ razze ȱ domestiche ȱeȱin ȱparticolare ȱin ȱquelle ȱbovine. ȱ ȱ

2.2 ȱL’effetto ȱ“deriva ȱgenetica” ȱdella ȱselezione ȱartificiale ȱ

Nelle ȱpopolazioni ȱnaturali ȱcostituite ȱda ȱpochi ȱindividui ȱiȱcambiamenti ȱcasuali ȱpossono ȱ provocare ȱ alterazioni ȱ significative ȱ nelle ȱ frequenze ȱ alleliche. ȱ Tali ȱ alterazioni ȱ vengono ȱ definite ȱ complessivamente ȱ deriva ȱ genetica ȱ (Purves ȱ et ȱ al, ȱ 2001a) ȱ eȱ rappresentano ȱ la ȱ ragione ȱ per ȱ cui ȱ una ȱ popolazione ȱ che ȱ si ȱ trova ȱ all’equilibrio ȱ di ȱ Hardy–Weinberg ȱ deve ȱ comprendere ȱ un ȱ elevato ȱ numero ȱ di ȱ individui. ȱ In ȱ popolazioni ȱ molto ȱ piccole, ȱ la ȱ deriva ȱ genetica ȱpuò ȱessere ȱsufficientemente ȱforte ȱda ȱinfluenzare ȱla ȱdirezione ȱdei ȱcambiamenti ȱ delle ȱfrequenze ȱalleliche, ȱanche ȱse ȱaltri ȱfattori ȱevolutivi ȱpossono ȱspingere ȱtali ȱfrequenze ȱ in ȱuna ȱdirezione ȱdiversa. ȱLa ȱpresenza ȱdi ȱalleli ȱdannosi, ȱad ȱesempio, ȱpuò ȱaumentare ȱin ȱ seguito ȱalla ȱderiva ȱgenetica, ȱmentre ȱalleli ȱvantaggiosi, ȱma ȱrari, ȱpossono ȱvenire ȱpersi. ȱȱ

L’isolamento ȱ artificiale, ȱ operato ȱ mediante ȱ l’allevamento ȱ selettivo, ȱ produce ȱ un ȱ effetto ȱ simile. ȱ L’accoppiamento ȱ non ȱ casuale ȱ eȱ l’applicazione ȱ delle ȱ tecnologie ȱ riproduttive ȱ al ȱ

“miglioramento ȱgenetico” ȱha ȱridotto ȱdrasticamente ȱla ȱdiversità ȱgenetica ȱall’interno ȱdelle ȱ poche ȱrazze ȱutilizzate ȱnell’allevamento ȱintensivo. ȱLa ȱselezione ȱintensiva ȱdei ȱtori ȱmigliori, ȱ in ȱcombinazione ȱcon ȱl’uso ȱmondiale ȱdi ȱquesti ȱtori ȱattraverso ȱl’inseminazione ȱartificiale ȱeȱ il ȱ seme ȱ congelato, ȱ ha ȱ creato ȱ una ȱ popolazione ȱ globale ȱ di ȱ ridotta ȱ variabilità ȱ genetica ȱ

(Brotherstone ȱeȱGoddard, ȱ2005). ȱȱȱȱ

Il ȱcoefficiente ȱdi ȱinbreeding ȱ(F) ȱȱèȱinteso ȱcome ȱla ȱprobabilità ȱche ȱl’individuo ȱpresenti, ȱnel ȱ suo ȱpatrimonio ȱgenetico, ȱdue ȱcopie ȱdello ȱstesso ȱallele ȱderivanti, ȱattraverso ȱiȱdue ȱgenitori, ȱ da ȱ uno, ȱ oȱ più, ȱ loro ȱ antenati ȱ comuni ȱ (Freyer ȱ et ȱ al., ȱ 2005). ȱ L’ inbreeding ȱ conduce ȱ all’omozigosi ȱȱ eȱla ȱriduzione ȱdi ȱeterozigosità ȱèȱproporzionale ȱall’aumento ȱdel ȱlivello ȱdi ȱ inbreeding .ȱLa ȱprobabilità ȱche ȱdue ȱsingoli ȱindividui ȱposseggano ȱalleli ȱprovenienti ȱda ȱun ȱ progenitore ȱcomune ȱèȱinvece ȱl’indice ȱdi ȱparentela ȱ(coancestry ȱcoefficient, ȱf). ȱparenti ȱstretti ȱ

38   si ȱ originano ȱ da ȱ un ȱ antenato ȱ comune ȱ e, ȱ conseguentemente, ȱ portano ȱ le ȱ medesime ȱ informazioni ȱgenetiche ȱ(Hiemstra ȱet ȱal., ȱ2010). ȱLa ȱstima ȱdei ȱcoefficienti ȱdi ȱinbreeding ȱeȱdi ȱ parentela ȱsi ȱpuò ȱrealizzare ȱattraverso ȱinformazioni ȱgenealogiche ȱe/o ȱgenotipiche. ȱ

L’EFSA ȱha ȱstimato ȱche ȱnelle ȱrazze ȱbovine ȱda ȱlatte ȱla ȱpercentuale ȱdi ȱinbreeding ȱsia ȱcresciuta ȱ dallo ȱ0,17 ȱal ȱ2% ȱper ȱanno ȱ(EFSA, ȱ2009). ȱQuesto ȱderiva ȱprincipalmente ȱdall’utilizzo ȱdi ȱun ȱ bassissimo ȱnumero ȱdi ȱtori, ȱaȱvolte ȱanche ȱportatori ȱdi ȱcaratteri ȱindesiderabili. ȱ

La ȱ selezione ȱ spinta ȱ aumenta ȱ il ȱ grado ȱ di ȱ consanguineità ȱ eȱ riduce ȱ la ȱ diversità ȱ genetica ȱ

(intesa ȱcome ȱeterozigosi) ȱnegli ȱindividui ȱeȱall’aumento ȱdei ȱcaratteri ȱconsiderati ȱpositivi ȱ può ȱ essere ȱ associata ȱ alla ȱ diminuzione ȱ di ȱ fertilitàȱ eȱ vitalità ȱ in ȱ un ȱ determinato ȱ microambiente. ȱȱ

Gli ȱ allevatori ȱ hanno ȱ sempre ȱ cercato ȱ di ȱ fissare ȱ determinati ȱ caratteri ȱ somatici ȱ per ȱ avvicinarsi ȱaȱun ȱmodello ȱsia ȱproduttivo ȱche ȱestetico ȱȬȱ mercantile, ȱtrascurando ȱil ȱfatto ȱche ȱ appunto ȱ“fissare” ȱun ȱcarattere ȱsignificava ȱaumentare ȱl’omozigosi ȱeȱla ȱconsanguineità ȱtra ȱ gli ȱ individui. ȱ Nonostante ȱ le ȱ politiche ȱ per ȱ il ȱ mantenimento ȱ della ȱ variabilità ȱ genetica, ȱ la ȱ selezione ȱintensiva ȱper ȱiȱcaratteri ȱproduttivi ȱdelle ȱbovine ȱad ȱalta ȱproduzione ȱha ȱportato ȱ alla ȱ contemporanea ȱ selezione ȱ di ȱ alleli ȱ che ȱ diminuiscono ȱ la ȱ fitness ȱ degli ȱ animali ȱ selezionati ȱ(Brotherstone ȱeȱGoddard, ȱ2005). ȱ

Èȱimportante ȱqui ȱintrodurre ȱil ȱconcetto ȱdi ȱfitness .ȱLa ȱfitness ȱin ȱnatura ȱèȱintesa ȱcome ȱil ȱ successo ȱ riproduttivo ȱ di ȱ un ȱ individuo ȱ (Grant, ȱ 1977). ȱ La ȱ fitness ȱ di ȱ un ȱ organismo ȱ èȱ determinata ȱda ȱvari ȱfattori ȱquali ȱtasso ȱdi ȱsopravvivenza, ȱvelocità ȱdi ȱsviluppo ȱed ȱsuccesso ȱ nell ȇaccoppiamento. ȱ

ȱ 2.2.1 ȱSelezione ȱeȱipofertilità ȱȱ

Recenti ȱstudi ȱhanno ȱmesso ȱin ȱrilievo ȱ(Mackey ȱet ȱal., ȱ2006) ȱcome ȱla ȱridotta ȱfertilitàȱsia ȱun ȱ problema ȱrilevante ȱin ȱmolte ȱaziende ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱlatte. ȱSebbene ȱancora ȱin ȱalcuni ȱ casi ȱ la ȱ questione ȱ sia ȱ controversa, ȱ il ȱ declino ȱ nelle ȱ performance ȱ riproduttive ȱ dei ȱ bovini ȱ altamente ȱselezionati ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱlatte ȱèȱstata ȱlargamente ȱdescritta ȱda ȱvari ȱstudi ȱ effettuati ȱin ȱtutto ȱil ȱmondo. ȱȱ

La ȱ percentuale ȱ di ȱ successo ȱ alla ȱ prima ȱ inseminazione ȱ èȱ stata ȱ stimata ȱ intorno ȱ al ȱ 40% ȱ

(Butler, ȱ 1998; ȱ Royal ȱ et ȱ al., ȱ 2000; ȱ Mayne ȱ et ȱ al., ȱ 2002) ȱ eȱ inoltre ȱ questa ȱ percentuale ȱ diminuisce ȱnel ȱcaso ȱdi ȱsistemi ȱbasati ȱsul ȱpascolo ȱ(Buckley ȱet ȱal., ȱ2003; ȱGrosshans ȱet ȱal., ȱ

39   1997). ȱ Aȱ livello ȱ di ȱ mandria ȱ il ȱ declino ȱ di ȱ fertilitàȱ individuale ȱ eȱ la ȱ necessità ȱ di ȱ maggiori ȱ cure ȱper ȱl’inseminazione ȱèȱstata ȱverificata ȱper ȱle ȱvacche ȱche ȱproducono ȱpiù ȱdella ȱmedia ȱ della ȱmandria ȱ(Wicks ȱeȱLeaver, ȱ2004). ȱOltre ȱalle ȱosservazioni ȱsulle ȱtradizionali ȱmisure ȱdi ȱ fertilità, ȱ Royal ȱ et ȱ al. ȱ (2002) ȱ hanno ȱ verificato ȱ correlazioni ȱ genetiche ȱ tra ȱ la ȱ produzione ȱ eȱ determinati ȱ parametri ȱ di ȱ attività ȱ endocrina ȱ come ȱ il ȱ momento ȱ di ȱ inizio ȱ dell’attività ȱ luteale. ȱ

Mentre ȱ alcuni ȱ studi ȱ considerano ȱ il ȱ declino ȱ della ȱ fertilitàȱ direttamente ȱ correlato ȱ con ȱ gli ȱ effetti ȱ genetici ȱ della ȱ selezione ȱ per ȱ aumentare ȱ la ȱ produzione, ȱ altri ȱ citano ȱ gli ȱ effetti ȱ indiretti ȱ sulla ȱ fitness ȱ dell’animale ȱ risultanti ȱ da ȱ un ȱ bilancio ȱ energetico ȱ negativo ȱ soprattutto ȱaȱinizio ȱlattazione ȱaȱcausa ȱdella ȱproduzione ȱelevatissima ȱ(Berry ȱet ȱal., ȱ2003; ȱ

Butler, ȱ2001). ȱȱ

Sebbene ȱ ci ȱ siano ȱ ancora ȱ conflitti ȱ sull’ipotesi ȱ di ȱ associazione ȱ tra ȱ meriti ȱ produttivi ȱ eȱ capacità ȱriproduttive, ȱin ȱgenere ȱsi ȱèȱverificato ȱche ȱla ȱcorrelazione ȱtra ȱquesti ȱdue ȱaspetti ȱ risulta ȱ negativa. ȱ Come ȱ già ȱ detto ȱ c’è ȱ anche ȱ dibattito ȱ sulla ȱ questione ȱ se ȱ il ȱ declino ȱ nella ȱ fertilitàȱ bovina ȱ sia ȱ dovuto ȱ direttamente ȱ alla ȱ selezione ȱ genetica ȱ per ȱ aumentare ȱ la ȱ produzione ȱoȱall’aumento ȱdi ȱproduzione ȱstesso. ȱȱ

Uno ȱstudio ȱcondotto ȱnell’Ulster ȱ(Mackey ȱet ȱal., ȱ2006) ȱsu ȱ19 ȱmandrie ȱper ȱtre ȱanni, ȱcioè ȱsu ȱ circa ȱ2500 ȱvacche ȱper ȱanno, ȱha ȱmostrato ȱcome ȱla ȱ“fertility ȱperformance ”ȱsia ȱnegativamente ȱ correlata ȱnon ȱsolo ȱcon ȱiȱmeriti ȱgenetici ȱdel ȱbovino ȱeȱil ȱlivello ȱdi ȱproduzione ȱma ȱanche ȱcon ȱ altri ȱaspetti ȱcome ȱla ȱstagione ȱdi ȱnascita ȱdei ȱvitelli, ȱil ȱnumero ȱdi ȱlattazioni ȱeȱla ȱdifficoltà ȱal ȱ parto. ȱLo ȱstudio ȱha ȱmostrato ȱcome ȱil ȱ livello ȱdi ȱproduzione ȱabbia ȱl’effetto ȱpiù ȱnegativo ȱ verificando ȱ che ȱ l’infertilità ȱ aȱ livello ȱ individuale ȱ nei ȱ casi ȱ studiati ȱ èȱ prevalentemente ȱ dovuta ȱall’incapacità ȱdi ȱacquisire ȱgli ȱelementi ȱnutrizionali ȱnecessari ȱal ȱmetabolismo ȱdella ȱ vacche ȱad ȱelevata ȱproduzione ȱlattifera. ȱCiò ȱèȱevidenziato ȱanche ȱda ȱuna ȱdiminuzione ȱdel ȱ contenuto ȱmassimo ȱin ȱproteina ȱdel ȱlatte ȱprodotto. ȱ

Si ȱ èȱ dimostrato ȱ che ȱ l’ereditabilità ȱ dei ȱ caratteri ȱ di ȱ fertilità ȱ èȱ molto ȱ contenuta ȱ (1%, ȱ 3%) ȱ

(Bagnato ȱeȱMaltecca, ȱ2002). ȱL’influenza ȱambientale ȱsulle ȱȱ differenze ȱche ȱsi ȱrilevano ȱtra ȱgli ȱ animali ȱsono ȱmolto ȱelevate ȱed ȱèȱquindi ȱmolto ȱdifficile ȱpensare ȱdi ȱcondurre ȱuna ȱselezione ȱ spinta ȱ su ȱ questi ȱ caratteri ȱ (Bagnato ȱ eȱ Maltecca, ȱ 2002). ȱ Sarà ȱ magari ȱ più ȱ appropriato ȱ concentrarsi ȱsugli ȱanimali ȱcon ȱminori ȱnecessità ȱambientali ȱeȱdunque ȱminore ȱvulnerabilità ȱ allo ȱstress. ȱȱ

40   Comunque ȱ sia ȱ la ȱ produzione ȱ elevata ȱ direttamente ȱ oȱ indirettamente ȱ correlata ȱ con ȱ la ȱ diminuzione ȱdi ȱfertilitàȱeȱaltri ȱaspetti ȱdella ȱfitness ȱbovina, ȱtutto ȱciò ȱdetermina ȱdei ȱcosti ȱ aggiuntivi ȱ eȱ delle ȱ difficoltà ȱ di ȱ gestione ȱ non ȱ indifferenti ȱ in ȱ azienda. ȱ In ȱ un ȱ panorama ȱ internazionale ȱ caratterizzato ȱ dalla ȱ riduzione ȱ complessiva ȱ della ȱ numerosità ȱ dei ȱ bovini ȱ allevati ȱeȱin ȱregime ȱdi ȱquote ȱlatte ȱpenalizzanti ȱle ȱsovrapproduzioni, ȱal ȱfine ȱdi ȱgarantire ȱ agli ȱ allevatori ȱ il ȱ mantenimento ȱ di ȱ un’attività ȱ imprenditoriale ȱ competitiva ȱ èȱ fondamentale ȱ porsi ȱ degli ȱ obiettivi ȱ selettivi ȱ rivolti ȱ aȱ caratteri ȱ che ȱ possano ȱ incidere ȱ sui ȱ costi ȱ di ȱ gestione ȱ riducendoli ȱ (Bagnato ȱ eȱ Maltecca, ȱ 2002). ȱ Per ȱ questo ȱ iȱ parametri ȱ di ȱ fertilitàȱsono ȱstati ȱintrodotti ȱnegli ȱindici ȱselettivi ȱnon ȱsolo ȱitaliani ȱma ȱdi ȱtutto ȱil ȱmondo. ȱ

Le ȱrazze ȱautoctone ȱaȱlimitata ȱdiffusione ȱda ȱquesto ȱpunto ȱdi ȱvista ȱhanno ȱil ȱvantaggio ȱdi ȱ non ȱaver ȱsubito ȱuna ȱselezione ȱspinta ȱsui ȱcaratteri ȱproduttivi. ȱEsse ȱhanno ȱuna ȱproduzione ȱ sicuramente ȱminore ȱeȱnon ȱpresentano ȱun ȱpicco ȱdi ȱlattazione ȱelevato. ȱRisentono ȱquindi ȱ meno ȱdegli ȱstress ȱche, ȱin ȱbase ȱaȱquanto ȱdetto ȱprima, ȱpotrebbero ȱderivare ȱda ȱun ȱbilancio ȱ energetico ȱ negativo ȱ eȱ possono ȱ influire ȱ quindi ȱ sui ȱ parametri ȱ di ȱ fertilità. ȱ Inoltre, ȱ assumendo ȱ sempre, ȱ in ȱ base ȱ agli ȱ studi ȱ citati ȱ prima, ȱ che ȱ la ȱ selezione ȱ per ȱ iȱ caratteri ȱ produttivi ȱsia ȱcorrelata ȱnegativamente ȱcon ȱiȱcaratteri ȱgenetici ȱche ȱdeterminano ȱla ȱfertilitàȱ bovina, ȱpossiamo ȱdire ȱche ȱle ȱpopolazioni ȱgenetiche ȱautoctone ȱhanno ȱpotuto ȱconservare ȱ eterozigosi ȱ eȱ forme ȱ alleliche ȱ positive ȱ per ȱ quei ȱ caratteri ȱ (come ȱ la ȱ fertilitàȱ eȱ la ȱ facilità ȱ al ȱ parto) ȱ considerati ȱ in ȱ precedenza ȱ secondari ȱ all’aumento ȱ di ȱ produzione ȱ nelle ȱ scelte ȱ selettive ȱeȱche ȱsolo ȱrecentemente ȱhanno ȱacquisito ȱimportanza ȱnella ȱvalutazione ȱgenetica ȱ delle ȱbovine ȱitaliane ȱad ȱalta ȱproduzione. ȱRecenti ȱstudi ȱ(Bollettino ȱdei ȱcontrolli ȱfunzionali ȱ

A.I.A., ȱ2004) ȱhanno ȱmostrato ȱcome ȱun ȱindice ȱdi ȱfertilità ȱfondamentale ȱquale ȱil ȱperiodo ȱ medio ȱparto Ȭconcepimento ȱsia ȱdi ȱ90 ȱgiorni ȱcirca ȱper ȱle ȱrazze ȱantiche ȱaȱlimitata ȱdiffusione ȱ contro ȱiȱ147 ȱgiorni ȱdella ȱfrisona ȱeȱiȱ123 ȱdella ȱbruna ȱ(tabella ȱ2.2.1.1). ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

41   ȱTabella ȱ 2.2.1.1 ȱ Ȭȱ MEDIANA ȱ PARTO ȱ –ȱ CONCEPIMENTO ȱ Ȭȱ CONFRONTO ȱ FRA ȱ

RAZZE ȱ–ȱANNO ȱ2004 ȱ(Bollettino ȱdei ȱcontrolli ȱfunzionali ȱAIA) ȱ

RAZZA ȱ Periodo ȱparto ȱconcepimento ȱ

Bruna ȱ 123 ȱ

Frisona ȱ 147 ȱ

Valdostana ȱP.R. ȱ 90 ȱ

Pezzata ȱRossa ȱItaliana ȱ 101 ȱ

Rendena ȱ 95 ȱ

Grigio ȱAlpina ȱ 88 ȱ

Jersey ȱ 107 ȱ

Castana ȱ 91 ȱ

Valdostana ȱP.N. ȱ 89 ȱ

Pinzgau ȱ 96 ȱ

P.R. ȱd’Oropa ȱ 122 ȱ

ȱ 2.2.2 ȱSelezione ȱeȱincidenza ȱdi ȱmalattie ȱȱ

La ȱdiminuzione ȱdi ȱfertilità ȱprecedentemente ȱanalizzata ȱpuò ȱessere ȱvista ȱanche ȱcome ȱuno ȱ degli ȱaspetti ȱdella ȱdiminuzione ȱgenerale ȱdel ȱbenessere ȱdel ȱbovino ȱad ȱalta ȱproduzione. ȱȱ In ȱ affinità ȱaȱquanto ȱdetto, ȱper ȱla ȱfertilità ȱl’impatto ȱdella ȱselezione ȱgenetica ȱper ȱle ȱbovine ȱad ȱ alta ȱ produzione ȱ dovrebbe ȱ essere ȱ valutato, ȱ considerando ȱ accanto ȱ ai ȱ caratteri ȱ produttivi ȱ anche ȱl’incidenza ȱdi ȱzoppie, ȱmastiti, ȱdisordini ȱmetabolici. ȱCome ȱnel ȱcaso ȱdella ȱfertilità, ȱsi ȱ

èȱ verificato ȱ come ȱ la ȱ componente ȱ genetica ȱ per ȱ l’aumento ȱ della ȱ produzione ȱ di ȱ latte ȱ sia ȱ positivamente ȱcorrelata ȱcon ȱl’incidenza ȱdi ȱdisordini ȱriproduttivi ȱeȱmetabolici, ȱsoprattutto ȱ quando ȱquesto ȱnon ȱèȱassociato ȱaȱun ȱadeguato ȱsistema ȱdi ȱallevamento ȱeȱin ȱparticolare ȱin ȱ correlazione ȱ alla ȱ nutrizione ȱ dell’animale ȱ (EFSA, ȱ 2009). ȱ La ȱ forma ȱ eȱ la ȱ dimensione ȱ dei ȱ bovini ȱèȱcambiata ȱeȱdi ȱconseguenza ȱsono ȱvariati ȱiȱloro ȱfabbisogni ȱin ȱspazio ȱeȱalimenti, ȱla ȱ vulnerabilità ȱaȱferite ȱeȱdanni ȱmeccanici ȱeȱaȱfattori ȱdi ȱstress. ȱ

Per ȱ ovviare ȱ aȱ questi ȱ inconvenienti ȱ èȱ necessario ȱ promuovere ȱ cambiamenti ȱ nei ȱ criteri ȱ utilizzati ȱ per ȱ la ȱ selezione ȱ genetica, ȱ dando ȱ più ȱ peso ȱ agli ȱ aspetti ȱ di ȱ fitness ȱ eȱ benessere ȱ anche ȱse ȱquesti ȱpossono ȱrisultare ȱin ȱconflitto ȱcon ȱla ȱselezione ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱlatte. ȱ

La ȱ selezione ȱ genetica ȱ per ȱ migliorare ȱ la ȱ salute ȱ eȱ la ȱ longevità ȱ potrebbe ȱ determinare ȱ una ȱ

42   notevole ȱ riduzione ȱ dei ȱ costi ȱ aziendali ȱ eȱ portare ȱ un ȱ maggiore ȱ profitto ȱ all’allevatore ȱ eliminando ȱtutti ȱquei ȱcosti ȱaggiuntivi ȱnecessari ȱal ȱmantenimento ȱdel ȱbovino ȱin ȱuno ȱstato ȱ ottimale ȱper ȱla ȱproduzione ȱ(EFSA, ȱ2009). ȱAnche ȱipotizzando ȱdi ȱmantenere ȱdei ȱcriteri ȱdi ȱ selezione ȱ solo ȱ sulla ȱ produzione ȱ aumentando ȱ gli ȱ input ȱ in ȱ alimenti, ȱ spazio, ȱ cure ȱ veterinarie, ȱstudi ȱdel ȱpanel ȱdell’EFSA ȱhanno ȱmostrato ȱcome ȱdove ȱl’incidenza ȱdi ȱmastiti, ȱ zoppie, ȱ disordini ȱ metabolici ȱ ed ȱ altri ȱ problemi ȱ sono ȱ direttamente ȱ correlati ȱ aȱ fattori ȱ genetici ȱnon ȱsi ȱnotino ȱmiglioramenti ȱanche ȱcambiando ȱiȱsistemi ȱdi ȱallevamento. ȱAlcune ȱ delle ȱ sindromi ȱ diagnosticate ȱ di ȱ routine ȱ nei ȱ bovini ȱ presenti ȱ soprattutto ȱ nelle ȱ razze ȱ ad ȱ elevata ȱ produzione ȱ sono ȱ BLAD ȱ (Bovine ȱ Leukocite ȱ adhesion ȱ Deficiency), ȱ DUMPS ȱ

(Deficiency ȱ of ȱ Uridine ȱ Mono ȱ Phosfate ȱ Syntetase),CMV ȱ (Complex ȱ Vertebral ȱ

Malformation), ȱ Sindattilismo ȱ oȱ Mule ȱ Foot, ȱ PDME ȱ (Progressive ȱ Degenerative ȱ

Myeloencephalopathy) ȱ oȱ sindrome ȱ si ȱ Weaver, ȱ SMA ȱ (Spinal ȱ Muscular ȱ Atrophy) ȱ eȱ

Citrullinemia ȱ(Blasi, ȱ2007). ȱ

Potrebbero ȱ risultare ȱ “vincenti” ȱ da ȱ questo ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ quelle ȱ razze ȱ autoctone ȱ che ȱ rispetto ȱalle ȱrazze ȱcosmopolite ȱȱ hanno ȱminori ȱnecessità ȱambientali, ȱminor ȱverificarsi ȱdi ȱ zoppie, ȱ mastiti, ȱ disordini ȱ metabolici. ȱ Le ȱ razze ȱ tradizionali ȱ eȱ aȱ duplice ȱ attitudine ȱ si ȱ caratterizzano ȱcerto ȱper ȱuna ȱminore ȱproduzione ȱeȱun ȱpicco ȱdi ȱlattazione ȱmeno ȱelevato ȱ ma ȱ dall’altra ȱ parte ȱ questo ȱ aspetto ȱ determina ȱ una ȱ minore ȱ incidenza ȱ di ȱ disordini ȱ metabolici ȱeȱuna ȱpiù ȱmoderata ȱvariazione ȱdel ȱpeso ȱcorporeo. ȱȱ

ȱ 2.2.3 ȱSelezione ȱeȱadattamento ȱambientale ȱ

La ȱbiodiversità ȱintesa ȱcome ȱespressione ȱdi ȱuna ȱdiversità ȱdi ȱinformazione ȱgenetica ȱèȱda ȱ considerarsi ȱ una ȱ ricchezza, ȱ in ȱ quanto ȱ èȱ lo ȱ strumento ȱ degli ȱ organismi ȱ viventi ȱ per ȱ sincronizzarsi ȱ alla ȱ velocità ȱ dei ȱ cambiamenti ȱ ambientali. ȱ Il ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ di ȱ un ȱ individuo ȱ èȱ un ȱ sistema ȱ complesso ȱ costruitosi ȱ nel ȱ corso ȱ dei ȱ millenni. ȱ Iȱ cambiamenti ȱ evolutivi ȱ rappresentano ȱ il ȱ risultato ȱ di ȱ processi ȱ non ȱ casuali ȱ (ma ȱ finalizzati ȱ alla ȱ sopravvivenza ȱdell’individuo), ȱche ȱsi ȱverificano ȱper ȱmolte ȱgenerazioni ȱeȱrappresentano ȱ inoltre ȱ un ȱ processo ȱ cumulativo ȱ (Matassino ȱ et ȱ al., ȱ 2005). ȱ La ȱ selezione ȱ naturale, ȱ come ȱ d’altronde ȱquella ȱartificiale, ȱagisce ȱsulle ȱmodifiche ȱgià ȱesistenti ȱnegli ȱorganismi. ȱ

La ȱdiversità ȱbiologica ȱèȱl’unica ȱche ȱpuò ȱpermettere ȱdomani ȱdi ȱdisporre ȱdi ȱinformazioni ȱ genetiche ȱ atte ȱ aȱ favorire ȱ la ȱ capacità ȱ di ȱ adattamento ȱ degli ȱ organismi ȱ viventi ȱ

43   (costruttivismo, ȱfitness) ȱin ȱoccasione ȱdi ȱcambiamenti ȱdelle ȱcondizioni ȱambientali ȱche, ȱnel ȱ caso ȱ delle ȱ specie ȱ allevate ȱ eȱ in ȱ particolare ȱ dei ȱ bovini, ȱ possono ȱ diventare ȱ cambiamenti ȱ delle ȱ condizioni ȱ di ȱ allevamento ȱ eȱ dei ȱ fini ȱ produttivi ȱ richiesti ȱ dall’uomo ȱ (Mipaaf, ȱ 2008; ȱ

FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱ

Il ȱ genoma ȱ non ȱ èȱ un’entità ȱ immobile ȱ eȱ invariabile ȱ ma ȱ un ȱ sistema ȱ interagente ȱ con ȱ l’ambiente ȱ eȱ le ȱ condizioni ȱ di ȱ vita ȱ dell’organismo. ȱ Ciò ȱ significa ȱ che ȱ èȱ necessaria ȱ una ȱ migliore ȱ conoscenza ȱ del ȱ fattori ȱ che ȱ influenzano ȱ la ȱ flessibilità ȱ del ȱ codice ȱ genetico ȱ

(Matassino ȱ et ȱ al., ȱ 2005). ȱ Recenti ȱ sperimentazioni ȱ di ȱ cui ȱ la ȱ più ȱ importante ȱ èȱ l’Human ȱ

Genome ȱ Project ȱ del ȱ 2001 ȱ (stima ȱ di ȱ circa ȱ 30000 ȱ geni ȱ del ȱ progetto ȱ del ȱ genoma ȱ umano) ȱ dimostrano ȱ che ȱ la ȱ diversità ȱ proteica ȱ supera ȱ di ȱ gran ȱ lunga ȱ quella ȱ derivabile ȱ dalle ȱ conoscenze ȱgenomiche ȱ(Davison ȱeȱBurke, ȱ2001). ȱ

La ȱtrascrizione ȱeȱla ȱtraduzione ȱselettive ȱdei ȱgeni ȱeucariotici ȱsono ȱcontrollate ȱda ȱnumerosi ȱ meccanismi. ȱ Aȱ differenza ȱ del ȱ DNA ȱ procariotico, ȱ gran ȱ parte ȱ del ȱ DNA ȱ eucariotico ȱ non ȱ codifica ȱproteine. ȱLa ȱdefinizione ȱrecente ȱdi ȱDNA ȱ“regolativo” ȱper ȱquella ȱparte ȱdi ȱDNA ȱ non ȱ codificante ȱ deriva ȱ appunto ȱ dal ȱ fatto ȱ che ȱ queste ȱ sequenze ȱ presentano ȱ funzioni ȱ diverse ȱcome: ȱ

- Favorire ȱ la ȱ stabilità ȱ del ȱ DNA ȱ in ȱ genere ȱ eȱ soprattutto ȱ in ȱ fase ȱ di ȱ meiosi ȱ eȱ mitosi ȱ

(controllo ȱ dell’appaiamento ȱ dei ȱ cromosomi, ȱ dell’organizzazione ȱ dei ȱ centromeri, ȱ

mantenimento ȱ dell’integrità ȱ del ȱ cromosoma, ȱ in ȱ particolare ȱ grazie ȱ aȱ quelle ȱ

sequenze ȱall’estremità ȱdel ȱcromosoma, ȱiȱtelomeri). ȱ

- Coordinare ȱ l’espressione ȱ di ȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ codificante ȱ (promotori, ȱ

terminatori, ȱ amplificatori ȱ eȱ silenziatori; ȱ questi ȱ ultimi ȱ due ȱ posti ȱ addirittura ȱ in ȱ

parti ȱdiverse ȱdel ȱgenoma ȱrispetto ȱalla ȱsequenza ȱsoggetta ȱal ȱloro ȱcontrollo). ȱȱ

ȱȱ Tuttavia, ȱla ȱpresenza ȱdella ȱmaggior ȱparte ȱdel ȱDNA ȱnon ȱcodificante ȱnon ȱèȱstata ȱancora ȱ del ȱ tutto ȱ spiegata. ȱ Tutt’ora ȱ nello ȱ studio ȱ dei ȱ cromosomi ȱ eucariotici ȱ sì ȱ èȱ verificato ȱ che ȱ accanto ȱaȱmolte ȱsequenze ȱdi ȱcui ȱsi ȱèȱverificata ȱla ȱfunzione ȱ(come ȱquelle ȱdei ȱgeni ȱper ȱgli ȱ

RNA ȱ ȱ ribosomiali ȱ eȱ transfer) ȱ esistono ȱ grandi ȱ quantità ȱ di ȱ sequenze ȱ ripetute ȱ che ȱ possiedono ȱfunzioni ȱancora ȱsconosciute. ȱ

Le ȱ stesse ȱ regioni ȱ codificanti, ȱ inoltre, ȱ contengono ȱ sequenze ȱ che ȱ non ȱ si ȱ ritrovano ȱ nelle ȱ molecole ȱdegli ȱRNA ȱmaturi ȱ(Purves ȱet ȱal., ȱ2001b). ȱAll’interno ȱdi ȱun ȱgene ȱcodificante ȱuna ȱ proteina ȱ(cioè ȱtra ȱle ȱsequenze ȱdi ȱbasi ȱche ȱcodificano ȱl’inizio ȱeȱla ȱfine ȱdella ȱtrascrizione) ȱȱ

44   esistono ȱ sequenze ȱ di ȱ basi ȱ che ȱ interrompono ȱ la ȱ regione ȱ codificante ȱ non ȱ codificando ȱ amminoacidi. ȱGli ȱintroni, ȱcioè ȱle ȱregioni ȱ“non Ȭsense” ȱappena ȱcitate ȱvengono ȱinizialmente ȱ trascritte ȱnell’RNA ȱprimario ȱma ȱvengono ȱpoi ȱrimosse ȱda ȱquelle ȱcodificanti ȱ(esoni); ȱquesti ȱ ultimi ȱ vengono ȱ “ricuciti” ȱ tra ȱ loro ȱ prima ȱ di ȱ passare ȱ nel ȱ citoplasma ȱ come ȱ RNA ȱ maturo. ȱ

Questo ȱ processo ȱ di ȱ taglio ȱ eȱ ricucitura ȱ viene ȱ definito ȱ “splicing”. ȱ Notevoli ȱ sono ȱ le ȱ potenzialità ȱin ȱtermini ȱdi ȱregolazione ȱche ȱstanno ȱemergendo ȱper ȱil ȱDNA ȱ“intronico”. ȱȱ

L’espressione ȱ selettiva ȱ dei ȱ geni ȱ ȱ non ȱ èȱ attuata ȱ solo ȱ durante ȱ la ȱ trascrizione ȱ del ȱ DNA. ȱ

Numerosi ȱ sono ȱ iȱ meccanismi ȱ di ȱ controllo ȱ post ȱ Ȭȱ trascrizionali ȱ che ȱ possono ȱ variare ȱ l’espressione ȱ dell’informazione ȱ genetica: ȱ ad ȱ esempio ȱ lo ȱ splicing ȱ alternativo ȱ ȱ può ȱ ricombinare ȱ gli ȱ esoni ȱ del ȱ pre ȬmRNA ȱ con ȱ il ȱ risultato ȱ che ȱ vengono ȱ sintetizzate ȱ proteine ȱ differenti ȱ aȱ seconda ȱ di ȱ quali ȱ esoni ȱ sono ȱ utilizzati ȱ per ȱ costruire ȱ l’mRNA ȱ finale. ȱ Lo ȱ splicing ȱ alternativo ȱ consente ȱ agli ȱ organismi ȱ di ȱ svolgere ȱ “funzioni” ȱ diverse ȱ con ȱ un ȱ numero ȱ di ȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ codificanti ȱ polipeptidi ȱ ridotto ȱ ed ȱ èȱ ipotizzato ȱ che ȱ questo ȱ meccanismo ȱsia ȱtanto ȱimportante ȱda ȱinfluire ȱsulla ȱcomplessità ȱdegli ȱesseri ȱviventi. ȱȱ Sotto ȱ questo ȱ aspetto, ȱ crescente ȱ importanza ȱ sta ȱ assumendo ȱ negli ȱ studi ȱ la ȱ funzione ȱ dell’RNA ȱ tanto ȱ che ȱ èȱstato ȱ introdotto ȱ il ȱ termine ȱ di ȱ RNAoma ȱ per ȱ definire ȱ tutte ȱ le ȱ specie ȱ di ȱ RNA ȱ funzionali ȱnella ȱcellula. ȱ

ȱCon ȱ sorpresa ȱ dei ȱ ricercatori, ȱ che ȱ aȱ lungo ȱ hanno ȱ creduto ȱ nella ȱ stabilità ȱ genica, ȱ alcune ȱ sequenze ȱ introniche ȱ eȱ ripetute ȱ si ȱ possono ȱ spostare ȱ all’interno ȱ del ȱ genoma ȱ (DNA ȱ trasponibile )ȱ eȱ addirittura ȱ convertire ȱ in ȱ esoni ȱ (esonizzazione ȱ mediata ȱ dalle ȱ sequenze ȱ

Alu ). ȱ Lo ȱ spostamento ȱ può ȱ avvenire ȱ per ȱ retro ȱ trasposizione ȱ con ȱ intermediazione ȱ di ȱ molecole ȱ di ȱ RNA ȱ oȱ addirittura ȱ spostamento ȱ di ȱ molecole ȱ di ȱ DNA ȱ vere ȱ eȱ proprie. ȱ

Chiaramente, ȱil ȱprocesso ȱdella ȱtrasposizione ȱrimescola ȱil ȱcontenuto ȱgenetico ȱdel ȱgenoma ȱ eucariotico, ȱcontribuendo ȱalla ȱvariabilità ȱgenetica. ȱ

Circa ȱla ȱmetà ȱdi ȱtutti ȱiȱgeni ȱeucariotici ȱcodificanti ȱproteine ȱsono ȱpresenti ȱin ȱsingola ȱcopia ȱ considerando ȱil ȱgenoma ȱaploide; ȱla ȱrestante ȱmetà ȱèȱcostituita ȱda ȱgeni ȱpresenti ȱin ȱcopie ȱ multiple ȱche ȱformano ȱdelle ȱfamiglie ȱgeniche ȱ(Purves ȱet ȱal., ȱ2001b). ȱLe ȱsequenze ȱdi ȱDNA ȱ di ȱ una ȱ famiglia ȱ genica ȱ differiscono ȱ in ȱ una ȱ certa ȱ misura ȱ una ȱ dall’altra. ȱ Tali ȱ duplicati ȱ possono ȱ aver ȱ avuto ȱ origine ȱ da ȱ un’anomalia ȱ in ȱ fase ȱ di ȱ meiosi ȱ oȱ da ȱ retro ȱ trasposizione. ȱȱ

Fintantoché ȱ un ȱ membro ȱ mantiene ȱ la ȱ sequenza ȱ originaria ȱ di ȱ DNA ȱ eȱ quindi ȱ codifica ȱ la ȱ corretta ȱ proteina, ȱ gli ȱ altri ȱ membri ȱ possono ȱ mutare ȱ moderatamente ȱ oȱ non ȱ mutare. ȱ La ȱ

45   disponibilità ȱ di ȱ copie ȱ in ȱ sovrannumero ȱ èȱ importante ȱ per ȱ le ȱ capacità ȱ adattative ȱ degli ȱ organismi: ȱse ȱcompaiono ȱgeni ȱutili, ȱquesti ȱpotrebbero ȱessere ȱtrasmessi ȱalle ȱgenerazioni ȱ successive; ȱ se ȱ invece ȱ il ȱ gene ȱ mutato ȱ ha ȱ perduto ȱ qualsiasi ȱ attività ȱ funzionale ȱ (pseudo ȱ gene), ȱla ȱsintesi ȱdella ȱproteina ȱattiva ȱèȱcomunque ȱassicurata ȱdalla ȱcopia ȱnon ȱmutata ȱdel ȱ gene. ȱQuesto ȱaspetto ȱdelle ȱfamiglie ȱgeniche ȱsarà ȱimportante ȱanche ȱquando ȱsi ȱparlerà ȱdi ȱ sistema ȱimmunitario ȱeȱresistenza ȱalle ȱmalattie. ȱ

L’accumulo ȱ di ȱ mutazioni ȱ puntiformi ȱ (single ȱ nucleotide ȱ polymorphism) ȱ ha ȱ rappresentato ȱla ȱsorgente ȱprincipale ȱdelle ȱvariazioni ȱgenetiche ȱutili ȱall’adattamento ȱdegli ȱ organismi. ȱQuesti ȱpolimorfismi ȱeȱqueste ȱcopie ȱgenetiche ȱin ȱsovrannumero ȱcostituiscono ȱ un ȱ“magazzino ȱdi ȱvariabilità ȱgenetica ȱlatente, ȱla ȱcui ȱespressione ȱpuò ȱessere ȱsollecitata ȱda ȱ stimoli ȱdi ȱvario ȱtipo” ȱ(Mazziotta ȱeȱMatassino, ȱ2009). ȱȱ

Per ȱ epigenetica ȱ si ȱ intendono ȱ le ȱ modificazioni ȱ del ȱ DNA ȱ eȱ della ȱ cromatina ȱ che ȱ influenzano ȱ il ȱ genoma ȱ eȱ l’espressione ȱ genica ȱ senza ȱ alterare ȱ il ȱ DNA ȱ stesso. ȱ Queste ȱ modificazioni ȱ possono ȱ essere ȱ temporanee ȱ oȱ permanenti ȱ eȱ influenzate ȱ da ȱ fattori ȱ ambientali ȱeȱstimoli ȱinterni/esterni. ȱImportanti ȱmeccanismi ȱepigenetici ȱsono ȱad ȱesempio: ȱ

ȱ

- La ȱmetilazione ȱdel ȱDNA ,ȱche ȱcomporta ȱuna ȱinibizione ȱdell’attività ȱtrascrizionale ȱdi ȱ

un ȱsegmento ȱdi ȱDNA ȱ(una ȱspecie ȱdi ȱ“spegnimento” ȱdel ȱgene) ȱ

- L’acetilazione ȱ delle ȱ proteine ȱ istoniche ,ȱ la ȱ quale ȱ rende ȱ iȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ ad ȱ esse ȱ

associate ȱ accessibili ȱ agli ȱ enzimi ȱ deputati ȱ alla ȱ trascrizione ȱ (una ȱ specie ȱ di ȱ

“accensione” ȱdel ȱgene). ȱ

- Imprinting ȱparentale .ȱAlleli ȱcon ȱsequenza ȱidentica ȱsi ȱesprimono ȱin ȱmodo ȱdiverso ȱaȱ

seconda ȱdel ȱgenitore ȱda ȱcui ȱderivano. ȱEffetto ȱdell’imprinting ȱèȱla ȱ“disattivazione” ȱ

del ȱ segmento ȱ di ȱ DNA ȱ di ȱ un ȱ genitore ȱ per ȱ cui ȱ la ȱ mutazione ȱ presente ȱ sul ȱ

cromosoma ȱereditato ȱda ȱquel ȱgenitore ȱnon ȱsi ȱesprime. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

L’epigenoma, ȱ inteso ȱ come ȱ l’espressione ȱ specifica ȱ dei ȱ geni, ȱ èȱ caratterizzato ȱ da ȱ notevole ȱ plasticità: ȱpuò ȱessere ȱtrasmesso ȱȱ oȱmeno ȱaȱgenerazioni ȱsuccessive ȱdi ȱcellule. ȱ

46   Non ȱsolo ȱquindi ȱil ȱgenoma ȱnon ȱèȱun’entità ȱcostante ȱcome ȱsi ȱcredeva ȱin ȱpassato, ȱma ȱanche ȱ il ȱ proteoma ȱ (insieme ȱ di ȱ tutti ȱ iȱ possibili ȱ prodotti ȱ proteici ȱ espressi ȱ in ȱ una ȱ cellula) ȱ èȱ dinamico ȱnel ȱtempo, ȱvaria ȱin ȱrisposta ȱaȱfattori ȱesterni, ȱcicli ȱvitali ȱeȱcondizioni ȱambientali ȱ eȱdifferisce ȱnon ȱsolo ȱtra ȱle ȱcellule ȱeȱiȱtessuti ȱdi ȱun ȱorganismo ȱma ȱanche ȱtra ȱgli ȱorganismi ȱ stessi ȱ (Matassino ȱ et ȱ al, ȱ 2005). ȱ Gli ȱ stimoli ȱ ambientali ȱ possono ȱ favorire ȱ l’espressione ȱ di ȱ una ȱ variabilità ȱgenetica ȱ“latente”. ȱ

In ȱun ȱrecente ȱstudio ȱper ȱil ȱmiglioramento ȱdella ȱqualità ȱdella ȱcarne ȱbovina ȱ(Hoquette ȱet ȱ al., ȱ 2006) ȱ si ȱ èȱ verificato ȱ che ȱ alcuni ȱ caratteri ȱ qualitativi ȱ (tenerezza, ȱ marezzatura) ȱ sono ȱ correlati ȱal ȱpolimorfismo ȱdell’espressione ȱdi ȱalcuni ȱgeni ȱchiave. ȱL’espressione ȱdi ȱtali ȱgeni ȱ può ȱ essere ȱ influenzata ȱ da ȱ fattori ȱ nutrizionali ȱ eȱ ambientali ȱ eȱ dal ȱ tipo ȱ di ȱ taglio ȱ eȱ geni ȱ finora ȱnon ȱconsiderati ȱpossono ȱessere ȱassociati ȱcon ȱlo ȱsviluppo ȱmuscolare ȱeȱla ȱcrescita ȱeȱ condurre ȱallo ȱsviluppo ȱdi ȱnuovi ȱindicatori ȱmolecolari ȱdi ȱqualità. ȱȱ

Èȱampiamente ȱevidente ȱche ȱle ȱvie ȱmetaboliche ȱeȱl’omeostasi ȱdei ȱbovini ȱsono ȱregolate ȱnel ȱ corso ȱdei ȱcicli ȱriproduttivi. ȱȱ Le ȱcorrelazioni ȱgenetiche ȱtra ȱil ȱbody ȱcondition ȱscore ȱai ȱvari ȱ momenti ȱdella ȱlattazione ȱèȱstato ȱlargamente ȱdimostrato ȱ(Coffey ȱet ȱal., ȱ2001; ȱPryce ȱet ȱal., ȱ

2002). ȱAnche ȱla ȱripartizione ȱdelle ȱrisorse ȱnutritive ȱtra ȱproduzione ȱeȱaltre ȱfunzioni ȱvitali ȱ del ȱbovino ȱsi ȱèȱmostrata ȱessere ȱguidata ȱgeneticamente ȱeȱdunque ȱnon ȱèȱattribuibile ȱsolo ȱ alle ȱcaratteristiche ȱdella ȱrazione. ȱȱ Oltre ȱaȱtutto ȱsi ȱèȱvisto ȱche ȱl’espressione ȱdei ȱgeni, ȱcome ȱ la ȱ sintesi ȱ di ȱ proteine ȱ sono ȱ influenzate ȱ dall’ambiente ȱ quindi ȱ èȱ necessaria ȱ una ȱ maggiore ȱ comprensione ȱdelle ȱinterazioni ȱtra ȱgenotipo ȱeȱambiente. ȱȱ

Iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni, ȱ essendo ȱ legati ȱ aȱ un ȱ lunghissimo ȱ percorso ȱ di ȱ adattamento ȱ aȱ determinati ȱambienti, ȱpossono ȱrisultare ȱdei ȱserbatoi ȱgenetici ȱsu ȱcui ȱpuò ȱagire ȱla ȱselezione ȱ sia ȱnaturale ȱche ȱartificiale ȱin ȱcaso ȱdi ȱcambiamenti ȱnelle ȱnecessità ȱdell’uomo ȱoppure ȱnelle ȱ condizioni ȱ ambientali. ȱ Non ȱ essendo ȱ ancora ȱ del ȱ tutto ȱ identificati ȱ iȱ meccanismi ȱ di ȱ funzionamento ȱ del ȱ DNA, ȱ in ȱ futuro ȱ potrebbe ȱ essere ȱ necessario ȱ “ripescare” ȱ patrimoni ȱ genetici ȱ antichi ȱ per ȱ incrementare ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ biomolecole ȱ utili ȱ oȱ per ȱ affrontare ȱ cambiamenti ȱ oggi ȱ imprevedibili ȱ eȱ potrebbero ȱ cambiare ȱ molto ȱ iȱ criteri ȱ di ȱ selezione ȱ attuali. ȱ

Sempre ȱriguardo ȱla ȱproduzione ȱdi ȱbiomolecole, ȱavendo ȱanalizzato ȱcome ȱsta ȱdiventando ȱ sempre ȱ più ȱ importante ȱ l’interazione ȱ con ȱ l’ambiente ȱ nella ȱ traduzione ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico, ȱ le ȱ razze ȱ autoctone ȱ potrebbero ȱ rivelarsi ȱ iȱ “traduttori ȱ di ȱ biomolecole” ȱ più ȱ

47   efficienti ȱ nel ȱ loro ȱ ambiente ȱ di ȱ origine. ȱ Le ȱ razze ȱ antiche ȱ autoctone ȱ infatti ȱ sono ȱ legate ȱ aȱ quest’ultimo ȱda ȱun ȱlungo ȱperiodo ȱdi ȱadattamento ȱche ȱha ȱprofondamente ȱplasmato ȱil ȱloro ȱ genoma. ȱ

Come ȱgià ȱdetto, ȱiȱbovini ȱeȱin ȱparticolare ȱiȱbovini ȱda ȱlatte ȱhanno ȱsubito ȱuna ȱforte ȱselezione ȱ per ȱquanto ȱriguarda ȱun ȱsingolo ȱaspetto ȱdel ȱloro ȱmetabolismo, ȱla ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱeȱ ancora ȱpiù ȱevidentemente, ȱdi ȱlatte. ȱGli ȱsbilanciamenti ȱmetabolici ȱsi ȱriflettono ȱdunque ȱsu ȱ altre ȱfunzioni ȱmetaboliche ȱquali ȱil ȱbenessere ȱeȱla ȱfertilità. ȱIl ȱbilancio ȱenergetico ȱnegativo, ȱ il ȱ fallimento ȱ riproduttivo ȱ sono ȱ risultati ȱ del ȱ fatto ȱ che ȱ ȱ “il ȱ meccanismo” ȱ del ȱ bovino ȱ sta ȱ funzionando ȱmale. ȱNelle ȱbovine ȱda ȱlatte, ȱci ȱsono ȱchiare ȱdifferenze ȱtra ȱle ȱvarie ȱrazze ȱnella ȱ ripartizione ȱ delle ȱ risorse ȱ nutritive ȱ tra ȱ produzione ȱ di ȱ latte ȱ eȱ riserve ȱ corporee. ȱ

Fondamentale ȱ èȱ il ȱ concetto ȱ di ȱ plasticità ȱ di ȱ un ȱ carattere: ȱ per ȱ “plasticità” ȱ si ȱ intende ȱ la ȱ capacità ȱdi ȱvariare ȱl’espressione ȱdi ȱun ȱdeterminato ȱcarattere ȱaȱseconda ȱdelle ȱcondizioni ȱ di ȱallevamento. ȱLa ȱplasticità ȱèȱcorrelata ȱdunque ȱalla ȱsensibilità ȱall’ambiente, ȱintesa ȱanche ȱ come ȱ“rusticità” ȱ(Friggens ȱeȱNewbold, ȱ2007). ȱLa ȱplasticità ȱèȱun’arma ȱaȱdoppio ȱtaglio; ȱda ȱ un ȱlato ȱpossiamo ȱdire ȱche ȱselezionando ȱanimali ȱcon ȱbassa ȱplasticità ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱ latte ȱquesti ȱmantengono ȱlivelli ȱcostanti ȱdi ȱproduzione ȱdi ȱlatte ȱin ȱcondizioni ȱambientali ȱ piuttosto ȱ variabili; ȱ dall’altro ȱ se ȱ il ȱ bovino ȱ ha ȱ elevata ȱ plasticità ȱ per ȱ iȱ caratteri ȱ produttivi ȱ migliorando ȱsempre ȱpiù ȱle ȱcondizioni ȱdi ȱallevamento ȱavremo ȱuna ȱcrescita ȱesponenziale ȱ della ȱ produzione. ȱ Finora ȱ la ȱ selezione ȱ ha ȱ puntato ȱ alla ȱ creazione ȱ di ȱ animali ȱ più ȱ vicini ȱ aȱ questa ȱ seconda ȱ tipologia: ȱ molto ȱ produttive ȱ in ȱ condizioni ȱ ottimali ȱ ma ȱ molto ȱ soggette ȱ aȱ stress ȱal ȱvariare ȱdelle ȱcondizioni ȱambientali. ȱ(fig. ȱ2.2.3.1) ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

48   Fig. ȱ2.2.3.1 ȱRappresentazione ȱschematica ȱdella ȱplasticità ȱin ȱun ȱsingolo ȱtratto ȱ(ad ȱesempio ȱ la ȱproduzione ȱdi ȱlatte). ȱQuando ȱquesto ȱtratto ȱèȱmisurato ȱattraverso ȱdiversi ȱambienti ȱper ȱ un ȱdato ȱgenotipo ȱeȱla ȱlinea ȱrisultante ȱèȱdetta ȱreaction ȱnorm. ȱLa ȱplasticità ȱper ȱquel ȱtratto ȱèȱ indicata ȱdall’inclinazione ȱdella ȱreaction ȱnorm. ȱIn ȱquesto ȱesempio ȱiȱgenotipi ȱAȱeȱBȱhanno ȱ differenti ȱ inclinazioni ȱ eȱ quindi ȱ diversa ȱ plasticità. ȱ Nei ȱ tratti ȱ in ȱ cui ȱ vi ȱ èȱ differente ȱ inclinazione ȱdella ȱreaction ȱnorm ȱper ȱdifferenti ȱgenotipi ȱc’è ȱevidentemente ȱinterazione ȱtra ȱ genotipo ȱeȱambiente. ȱ

ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ Bȱȱȱȱȱ  ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ Aȱ

ȱ roduction p ȱ 

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ Milk

ȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ environmental ȱquality ȱ

ȱ

Oltre ȱaȱquesto ȱaspetto, ȱun ȱaltro ȱcarattere ȱmolto ȱimportante ȱnelle ȱrazze ȱèȱil ȱcoefficiente ȱdi ȱ ripartizione ȱ delle ȱ risorse ȱ nutritive ȱ tra ȱ produzione ȱ eȱ altre ȱ funzioni ȱ vitali ȱ (Friggens ȱ eȱ

Newbold, ȱ2007). ȱSi ȱpotrebbe ȱipotizzare ȱad ȱesempio ȱche ȱle ȱrazze ȱaȱbassa ȱplasticità ȱper ȱla ȱ produzione ȱ mantengano ȱ una ȱ produzione ȱ costante ȱ anche ȱ in ȱ condizioni ȱ ambientali ȱ più ȱ difficili ȱriducendo ȱil ȱpeso ȱcorporeo ȱoȱla ȱresistenza ȱalle ȱmalattie. ȱCiò ȱnon ȱsi ȱverifica ȱperché ȱ alcune ȱvie ȱmetaboliche ȱnelle ȱrazze ȱrustiche ȱrisultano ȱpreferenziali ȱalle ȱaltre ȱeȱil ȱconcetto ȱ di ȱplasticità ȱdovrebbe ȱessere ȱallargato: ȱpiù ȱche ȱplasticità ȱrelativa ȱaȱun ȱsingolo ȱcarattere ȱ bisognerebbe ȱ parlare ȱ di ȱ plasticità ȱ definendola ȱ la ȱ capacità ȱ di ȱ un ȱ organismo, ȱ nel ȱ nostro ȱ caso ȱ il ȱ bovino, ȱ di ȱ mantenere ȱ il ȱ proprio ȱ equilibrio ȱ vitale ȱ al ȱ variare ȱ delle ȱ condizioni ȱ ambientali ȱ(fig. ȱ2.2.3.2). ȱȱ

Nelle ȱ razze ȱ ad ȱ elevata ȱ produzione, ȱ una ȱ volta ȱ ottenuta ȱ la ȱ massima ȱ produzione ȱ in ȱ condizioni ȱottimali, ȱl’unico ȱmodo ȱper ȱottenere ȱun ȱulteriore ȱaumento ȱdella ȱproduzione ȱèȱ stato ȱ orientare ȱ il ȱ coefficiente ȱ di ȱ ripartizione ȱ delle ȱ risorse ȱ nutritive ȱ verso ȱ la ȱ produzione ȱ piuttosto ȱ che ȱ sulle ȱ altre ȱ funzioni ȱ metaboliche. ȱ Questo ȱ nel ȱ protrarsi ȱ del ȱ tempo ȱ ha ȱ provocato ȱinaccettabili ȱcompromissioni ȱnelle ȱaltre ȱfunzioni ȱvitali ȱcome ȱla ȱresistenza ȱalle ȱ malattie ȱeȱla ȱlongevità. ȱ

49   Fig. ȱ 2.2.3.2. ȱ modello ȱ di ȱ suddivisione ȱ dell’allocazione ȱ delle ȱ risorse ȱ tra ȱ due ȱ differenti ȱ funzioni ȱvitali; ȱla ȱproduzione ȱ(Rprod) ȱeȱtutte ȱle ȱaltre ȱfunzioni ȱ(Roth) ȱcon ȱla ȱripartizione ȱ indicata ȱ dal ȱ coefficiente ȱ c. ȱ le ȱ risorse ȱ che ȱ l’animale ȱ ha ȱ ottenuto ȱ (Robt) ȱ eȱ quindi ȱ quelle ȱ disponibili ȱ per ȱ le ȱ varie ȱ funzioni, ȱ dipendono ȱ dalla ȱ disponibilità ȱ determinata ȱ dall’ambiente ȱ(Renv) ȱeȱdalla ȱcapacità ȱdell’animale ȱdi ȱacquisire ȱle ȱrisorse ȱ(Rcap). ȱVale ȱla ȱ pena ȱnotare ȱcome ȱquesto ȱmodello ȱdi ȱripartizione ȱdelle ȱrisorse ȱassomigli ȱai ȱtradizionali ȱ modelli ȱdi ȱripartizione ȱdei ȱnutrienti. ȱȱȱ

Renv ȱȱȱȱȱȱȱȱ Rcap ȱ

ȱȱȱȱȱȱȱ

ȱȱȱȱȱȱȱȱ Rob ȱ=ȱmin(Rcap,Renv) ȱ

ȱȱȱ cȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱȱ (1 Ȭc) ȱ

Roth ȱȱȱȱȱȱȱȱ Rprod ȱ

Negli ȱ ambienti ȱ temperati ȱ europei ȱ èȱ stato ȱ verificato ȱ che ȱ alcuni ȱ genotipi ȱ sono ȱ meglio ȱ adattati ȱ aȱ “sopportare” ȱ ambienti ȱ sub ȱ ottimali ȱ eȱ poco ȱ costanti. ȱ Quindi ȱ cosa ȱ succede ȱ se ȱ l’allevamento ȱ deve ȱ essere ȱ praticato ȱ in ȱ condizioni ȱ non ȱ indefinitamente ȱ migliorabili? ȱ Il ȱ tipo/razza ȱ vincente ȱ sarà ȱ quello ȱ capace ȱ di ȱ plasticità ȱ nel ȱ senso ȱ più ȱ ampio ȱ del ȱ termine, ȱ ovvero ȱcapace ȱdi ȱallocare ȱle ȱrisorse ȱper ȱpreservare ȱla ȱsua ȱfitness. ȱIn ȱtermini ȱgenetici ȱsarà ȱ vincente ȱl’animale ȱin ȱcui ȱpuò ȱvariare ȱsia ȱla ȱproduzione ȱsia ȱil ȱcoefficiente ȱdi ȱripartizione ȱin ȱ risposta ȱalla ȱriduzione ȱdi ȱrisorse ȱavendo ȱcosì ȱla ȱmassima ȱproduzione ȱeȱanimali ȱ“rustici”. ȱ

Sfortunatamente ȱ studi ȱ hanno ȱ dimostrato ȱ (Kolmodin ȱ et ȱ al., ȱ 2003) ȱ che ȱ la ȱ selezione ȱ per ȱ iȱ caratteri ȱproduttivi ȱriduce ȱla ȱplasticità: ȱgli ȱanimali ȱaltamente ȱselezionati ȱhanno ȱridotto ȱla ȱ capacità ȱdi ȱvariare ȱil ȱcoefficiente ȱdi ȱripartizione ȱdegli ȱalimenti ȱal ȱvariare ȱdelle ȱcondizioni ȱ ambientali ȱ eȱ risultano ȱ quindi ȱ meno ȱ robusti ȱ in ȱ termini ȱ di ȱ fertilità, ȱ salute, ȱ longevità. ȱ Le ȱ razze ȱ genetiche ȱ autoctone ȱ invece ȱ sono ȱ proverbiali ȱ proprio ȱ per ȱ iȱ loro ȱ caratteri ȱ di ȱ

“rusticità” ȱ eȱ quindi ȱ adatte ȱ in ȱ quegli ȱ ambienti ȱ dove ȱ gli ȱ input ȱ produttivi ȱ non ȱ possono ȱ essere ȱillimitati. ȱ

La ȱFAO ȱdefinisce ȱcome ȱcaratteristici ȱdelle ȱspecie ȱautoctone ȱiȱseguenti ȱcaratteri ȱadattativi: ȱ

x tolleranza ȱaȱvarie ȱmalattie ȱ

x tolleranza ȱ alle ȱ fluttuazioni ȱ nella ȱ variazione ȱ di ȱ qualità ȱ eȱ quantità ȱ di ȱ acqua ȱ eȱ cibo ȱ

x tolleranza ȱad ȱalte ȱtemperature, ȱumidità ȱeȱaltri ȱfattori ȱclimatici ȱ

50   x adattamento ȱaȱbassi ȱinput ȱproduttivi ȱ

x longevità ȱ(abilità ȱaȱsopravvivere, ȱprodursi ȱeȱriprodursi ȱper ȱlungo ȱtempo) ȱȱ ȱ

2.2.4 ȱSelezione ȱeȱsistema ȱimmunitario ȱ

La ȱgamma ȱenorme ȱdi ȱanticorpi ȱspecifici ȱche ȱcaratterizzano ȱil ȱsistema ȱimmunitario ȱdegli ȱ animali ȱsuperiori ȱsi ȱdeve ȱaȱcombinazioni ȱ,ȱrimaneggiamenti ȱeȱmutazioni ȱdel ȱpatrimonio ȱ genetico. ȱ Le ȱ caratteristiche ȱ funzionali ȱ delle ȱ risposte ȱ immunitarie ȱ rappresentano ȱ prerogative ȱestremamente ȱevolute, ȱche ȱconsistono ȱnell’elevata ȱspecificità, ȱnella ȱcapacità ȱ di ȱrispondere ȱaȱun’immensa ȱvarietà ȱdi ȱmicrorganismi ȱpatogeni ȱ,ȱnel ȱriconoscimento ȱdegli ȱ elementi ȱ“self” ȱdell’organismo ȱda ȱquelli ȱ“non ȱself” ȱeȱnella ȱmemoria ȱimmunitaria ȱ(Purves ȱ et ȱal., ȱ2001b). ȱȱȱ

Le ȱ famiglie ȱ di ȱ DNA ȱ precedentemente ȱ citate ȱ rappresentano ȱ la ȱ base ȱ dell’incredibile ȱ diversità ȱ degli ȱ anticorpi ȱ eȱ della ȱ specificità ȱ dei ȱ linfociti ȱ del ȱ sistema ȱ immunitario. ȱ ogni ȱ cellula ȱ del ȱ corpo ȱ possiede ȱ centinaia ȱ di ȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ potenzialmente ȱ capaci ȱ di ȱ partecipare ȱ alla ȱ sintesi ȱ delle ȱ molecole ȱ anticorpali. ȱ Tuttavia ȱ durante ȱ lo ȱ sviluppo ȱ delle ȱ cellule ȱ del ȱ sistema ȱ immunitario ȱ taluni ȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ vengono ȱ deleti ȱ eȱ altri ȱ che ȱ originariamente ȱerano ȱdistanti ȱl’uno ȱdall’altro ȱvengono ȱriuniti ȱmediante ȱsplicing. ȱInoltre ȱ quando ȱ iȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ vengono ȱ riorganizzati ȱ in ȱ modo ȱ tale ȱ da ȱ avvicinarle ȱ l’una ȱ all’altra ȱ possono ȱ instaurarsi ȱ variazioni ȱ aȱ ȱ livello ȱ dei ȱ punti ȱ di ȱ giunzione, ȱ cosicché ȱ iȱ processi ȱdi ȱricombinazione ȱrisultano ȱmodificati. ȱBisogna ȱinfine ȱconsiderare ȱl’alto ȱtasso ȱdi ȱ mutazioni ȱaȱlivello ȱdei ȱgeni ȱper ȱiȱlinfociti. ȱ

ȱAttraverso ȱ questi ȱ processi ȱ di ȱ notevole ȱ significato ȱ vengono ȱ generati ȱ molti ȱ anticorpi ȱ diversi ȱ aȱ partire ȱ dal ȱ medesimo ȱ genoma. ȱ La ȱ progenie ȱ delle ȱ cellule ȱ che ȱ hanno ȱ subito ȱ le ȱ modificazioni ȱ aȱ livello ȱ del ȱ patrimonio ȱ genico ȱ per ȱ la ȱ difesa ȱ immunitaria ȱ saranno ȱ portatrici ȱdelle ȱidentiche ȱfrequenze ȱmutate. ȱ

L’inbreeding ȱ eȱ la ȱ selezione ȱ spinta ȱ rendono ȱ più ȱ probabile ȱ che ȱ gli ȱ individui ȱ ereditino ȱ la ȱ stessa ȱserie ȱdi ȱgeni ȱdal ȱsistema ȱimmunitario ȱdi ȱentrambi ȱiȱgenitori, ȱcon ȱl’aggravarsi ȱdel ȱ fenomeno ȱ nel ȱ succedersi ȱ delle ȱ generazioni ȱ eȱ all’aumentare ȱ dell’uniformità ȱ degli ȱ individui, ȱ generando ȱ fenomeni ȱ di ȱ immunodeficienza ȱ eȱ minore ȱ resistenza ȱ aȱ patogeni ȱ eȱ infezioni. ȱ Le ȱ razze ȱ autoctone ȱ presentano ȱ soprattutto ȱ in ȱ ambienti ȱ “particolari” ȱ come ȱ il ȱ pascolo ȱminori ȱincidenze ȱdi ȱmastiti ȱrispetto ȱalle ȱrazze ȱcosmopolite. ȱ

51   2.3 ȱ Riflessioni ȱ finali: ȱ la ȱ motivazioni ȱ alla ȱ base ȱ della ȱ conservazione ȱdel ȱpatrimonio ȱgenetico ȱautoctono ȱ

Sondati ȱ gli ȱ aspetti ȱ fondamentali ȱ della ȱ biodiversità ȱ possiamo ȱ concludere ȱ che ȱ la ȱ tutela ȱ della ȱrisorsa ȱgenetica ȱanimale ȱendogena ȱ(autoctona) ȱriveste ȱun ȱruolo ȱfondamentale ȱper ȱ diverse ȱmotivazioni. ȱ

ȱ 2.3.1 ȱMotivazione ȱ“genetica” ȱȱ

Secondo ȱ quanto ȱ detto ȱ in ȱ precedenza, ȱ il ȱ polimorfismo ȱ attuale ȱ del ȱ bovino ȱ che ȱ vediamo ȱ diffuso ȱ nelle ȱ più ȱ disparate ȱ condizioni ȱ ambientali ȱ eȱ con ȱ le ȱ attitudini ȱ più ȱ diverse ȱ ci ȱ dimostra ȱ che ȱ la ȱ sua ȱ variabilità ȱ genetica ȱ èȱ sempre ȱ stata ȱ elevata. ȱ Gli ȱ agricoltori ȱ delle ȱ diverse ȱzone ȱhanno ȱoperato ȱuna ȱcontinua ȱselezione ȱsulle ȱspecie ȱdi ȱinteresse ȱagricolo ȱche ȱ ha ȱ portato ȱ alla ȱ costituzione ȱ di ȱ razze ȱ idonee ȱ aȱ valorizzare ȱ le ȱ risorse ȱ naturali ȱ delle ȱ più ȱ svariate ȱaree. ȱȱ

L’orientamento ȱ della ȱ selezione ȱ animale ȱ più ȱ recente ȱ invece ȱ èȱ stato ȱ quello ȱ di ȱ diffondere ȱ poche ȱ specie ȱ cosmopolite ȱ altamente ȱ omogenee ȱ eȱ produttive ȱ con ȱ un ȱ evidente ȱ effetto ȱ

“deriva ȱ genetica” ȱ (aumento ȱ consanguineità ȱ eȱ omozigosi ȱ degli ȱ individui). ȱ Al ȱ crescere ȱ della ȱ produttività ȱ degli ȱ individui ȱ èȱ corrisposta ȱ una ȱ diminuzione ȱ di ȱ altri ȱ caratteri ȱ utili ȱ quali ȱ la ȱ fertilità, ȱ la ȱ resistenza ȱ alle ȱ malattie ȱ eȱ allo ȱ stress, ȱ l’aumento ȱ dell’incidenza ȱ di ȱ alcune ȱmalattie ȱdi ȱorigine ȱgenetica, ȱla ȱ“rusticità” ȱeȱadattabilità ȱambientale. ȱ

Da ȱ questo ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱ sono ȱ caratterizzati ȱ da ȱ maggiore ȱ variabilità ȱ genetica ȱ ed ȱ eterogeneità; ȱ possono ȱ dunque ȱ essere ȱ con ȱ maggiore ȱ probabilità ȱ rispetto ȱalle ȱrazze ȱ“migliorate” ȱportatori ȱdi ȱalleli ȱutili ȱper ȱdeterminati ȱcaratteri. ȱȱ

Sono ȱquindi ȱun ȱ“serbatoio ȱdi ȱvariabilità ȱgenetica ”ȱche ȱpotrebbe ȱessere ȱutile, ȱoltre ȱ che ȱ per ȱ l’allevamento ȱ in ȱ purezza, ȱ anche ȱ per ȱ il ȱ crossbreeding ȱ con ȱ le ȱ razze ȱ altamente ȱ produttive ȱper ȱ“correggere” ȱquei ȱcaratteri ȱnegativi ȱprecedentemente ȱcitati. ȱQuesto ȱruolo ȱ di ȱ “serbatoio ȱ genetico” ȱ èȱ riconosciuto ȱ dal ȱ MiPAAF ȱ che ȱ nel ȱ Piano ȱ Nazionale ȱ sulla ȱ

Biodiversità ȱ di ȱ Interesse ȱ Agricolo ȱ argomenta ȱ che: ȱ “alcuni ȱ pool ȱ genetici ȱ attualmente ȱ riscontrabili ȱnelle ȱpopolazioni ȱautoctone ȱnon ȱselezionate, ȱrappresentano ȱuna ȱimportante ȱ risorsa ȱanche ȱper ȱla ȱzootecnia ȱconvenzionale, ȱin ȱquanto ȱriserva ȱdi ȱvariabilità, ȱutilizzabile ȱ

52   per ȱ “riparare” ȱ alcuni ȱ caratteri ȱ fortemente ȱ deteriorati ȱ nelle ȱ razze ȱ cosmopolite, ȱ come ȱ ad ȱ esempio ȱla ȱscarsa ȱrusticità, ȱfertilitàȱoȱresistenza ȱalle ȱpatologie” ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

Aspetti ȱ recentemente ȱ indagati ȱ dalla ȱ scienza ȱ come ȱ DNA ȱ trasponibile, ȱ controllo ȱ post ȱ trascrizionale, ȱ splicing ȱ alternativo, ȱ modificazione ȱ della ȱ cromatina ȱ ci ȱ dimostrano ȱ che ȱ il ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ non ȱ èȱ una ȱ realtà ȱ isolata ȱ ma ȱ profondamente ȱ interagente ȱ con ȱ l’organismo ȱ eȱ l’ambiente. ȱ La ȱ biodiversità ȱ delle ȱ popolazioni ȱ antiche ȱ autoctone ȱ rappresenta ȱil ȱrisultato ȱdi ȱmodificazioni ȱbiologiche ȱprotrattesi ȱnel ȱcorso ȱdi ȱcentinaia ȱdi ȱ migliaia ȱdi ȱanni ȱeȱcorrispondenti ȱalla ȱcapacità ȱalla ȱdiversità ȱ(costruttivismo, ȱplasticità) ȱ rispetto ȱalle ȱvariazioni ȱdel ȱsistema ȱambientale. ȱȱ

Si ȱ parla ȱ quindi ȱ di ȱ “costruttivismo ”ȱ oȱ “capacità ȱ al ȱ costruttivismo ”ȱ ȱ per ȱ indicare ȱ la ȱ tendenza ȱdegli ȱorganismi ȱaȱpartecipare ȱattivamente ȱalla ȱcostruzione ȱdi ȱun ȱdeterminato ȱ bioterritorio, ȱmodificandosi ȱfenotipicamente ȱeȱgenotipicamente ȱal ȱfine ȱdi ȱinstaurare ȱun ȱ legame ȱ stretto ȱ eȱ vitale ȱ funzionale ȱ alla ȱ realizzazione ȱ della ȱ massima ȱ fitness ȱ oȱ idoneità ȱ biologica ȱ aȱ riprodursi ȱ eȱ produrre ȱ al ȱ cambiare ȱ delle ȱ variabili ȱ che ȱ caratterizzano ȱ un ȱ determinato ȱ microambiente ȱ (Matassino, ȱ 1996). ȱ Iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱ possono ȱ essere ȱ intesi ȱcome ȱ“magazzini ȱdi ȱvariabilità ȱgenetica”. ȱ

Questi ȱ “magazzini ȱ di ȱ variabilità ȱ genica” ȱ sono ȱ gli ȱ unici ȱ che ȱ permettono ȱ di ȱ disporre ȱ di ȱ

“informazioni ȱgenetiche” ȱatte ȱaȱfavorire ȱl’evoluzione ȱeȱil ȱmiglioramento ȱdelle ȱspecie, ȱla ȱ

“capacità ȱ al ȱ costruttivismo” ȱ degli ȱ esseri ȱ viventi ȱ in ȱ occasione ȱ di ȱ cambiamenti, ȱ attualmente ȱimprevedibili, ȱsia ȱdelle ȱcondizioni ȱambientali ȱsia ȱdelle ȱesigenze ȱdi ȱmolecole ȱ con ȱfunzione ȱnutrizionale ȱeȱsalutistica ȱper ȱl’uomo. ȱ

ȱ 2.3.2 ȱMotivazione ȱ“ecologica” ȱ

Essendo, ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto, ȱ profondamente ȱ legate ȱ aȱ un ȱ determinato ȱ territorio ȱ eȱ dunque ȱ aȱ un ȱ particolare ȱ agro ȱ ecosistema, ȱ le ȱ razze ȱ autoctone ȱ assumono ȱ un ȱ importante ȱ ruolo ȱecologico ȱin ȱquelle ȱsituazioni ȱdove ȱl’agricoltura ȱeȱl’allevamento ȱcontribuiscono ȱal ȱ mantenimento ȱ di ȱ particolari ȱ habitat ȱ eȱ sistemi ȱ ecologici. ȱ Il ȱ loro ȱ radicato ȱ legame ȱ col ȱ territorio ȱ le ȱ porta ȱ ad ȱ essere ȱ dei ȱ “trasformatori ȱ di ȱ biomolecole” ȱ aȱ partire ȱ dalle ȱ risorse ȱ locali ȱeȱnel ȱfare ȱquesto ȱad ȱentrare ȱin ȱun ȱsistema ȱecologico ȱeȱaȱcontribuire ȱalla ȱsua ȱstabilità. ȱ

Attualmente ȱad ȱesempio ȱèȱmolto ȱdibattuta ȱla ȱquestione ȱdel ȱruolo ȱdei ȱsistemi ȱpastorali ȱnel ȱ

53   mantenimento ȱ della ȱ biodiversità ȱ vegetale ȱ eȱ animale ȱ delle ȱ montagne ȱ (Del ȱ Re ȱ eȱ Rossi, ȱ

2002). ȱ

ȱȱ 2.3.3 ȱMotivazione ȱ“socio ȱ–ȱeconomica” ȱȱ

Innanzitutto ȱ dobbiamo ȱ dire ȱ che ȱ il ȱ processo ȱ di ȱ miglioramento ȱ delle ȱ produzioni ȱ zootecniche ȱsi ȱpone ȱcome ȱobiettivo ȱmassimizzare ȱil ȱprofitto ȱeconomico ȱdi ȱuna ȱazienda. ȱ

Ciòȱ può ȱ essere ȱ realizzato ȱ oȱ aumentando ȱ la ȱ produzione ȱ oȱ diminuendo ȱ iȱ costi ȱ ad ȱ essa ȱ annessi. ȱ Se ȱ la ȱ scelta ȱ imprenditoriale ȱ ricade ȱ sulla ȱ seconda ȱ strategia, ȱ animali ȱ più ȱ rustici, ȱ longevi ȱeȱfertili ȱsebbene ȱmeno ȱproduttivi ȱcome ȱ possono ȱessere ȱquelli ȱappartenenti ȱalle ȱ razze ȱautoctone ȱ(o ȱincroci ȱdi ȱqueste) ȱpotrebbero ȱessere ȱla ȱscelta ȱvincente. ȱȱ

Inoltre ȱ iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱ potrebbero ȱ essere ȱ gli ȱ unici ȱ aȱ svolgere ȱ un ȱ valido ȱ ruolo ȱ zootecnico ȱnelle ȱaree ȱmarginali ,ȱdove ȱnon ȱrisulta ȱapplicabile ȱun ȱmodello ȱdi ȱallevamento ȱ intensivo ȱcon ȱimmissione ȱdi ȱun ȱelevata ȱquantità ȱdi ȱinput ȱin ȱtermini ȱdi ȱnutrizione, ȱspese ȱ sanitarie ȱeȱdi ȱgestione. ȱDa ȱquanto ȱabbiamo ȱvisto ȱin ȱprecedenza, ȱquesti ȱanimali ȱrisultano ȱ meno ȱ esigenti ȱ in ȱ fattori ȱ ambientali ȱ eȱ nutritivi ȱ eȱ possono ȱ adattarsi ȱ aȱ utilizzare ȱ più ȱ efficientemente ȱ le ȱ risorse ȱ foraggere ȱ indigene ȱ eȱ aȱ sopportare ȱ le ȱ condizioni ȱ “tipiche” ȱ

(freddo, ȱcaldo, ȱsiccità, ȱalimenti ȱ“poveri” ȱ...) ȱdelle ȱsuddette ȱaree ȱmarginali. ȱIl ȱ“serbatoio ȱ genetico” ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ èȱ certamente ȱ interessante ȱ non ȱ solo ȱ in ȱ relazione ȱ alle ȱ tecniche ȱ di ȱ allevamento ȱ tradizionali ȱ ma ȱ anche ȱ alle ȱ produzioni ȱ zootecniche ȱ ecosostenibili ȱoȱbiologiche ȱ,ȱin ȱlinea ȱcon ȱiȱprincipi ȱdella ȱConferenza ȱdelle ȱNazioni ȱUnite ȱ sull’ambiente ȱeȱlo ȱsviluppo ȱ(UNCED) ȱdi ȱRio ȱde ȱJaneiro ȱdel ȱ1992 ȱeȱil ȱSummit ȱMondiale ȱ dello ȱ Sviluppo ȱ Sostenibile ȱ (WSSD, ȱ World ȱ Summit ȱ on ȱ Sustainable ȱ Development) ȱ di ȱ

Johannesburg ȱdel ȱ2002. ȱȱ

ȱ 2.3.4 ȱMotivazione ȱ“bioetica” ȱ

Non ȱessendo ȱampiamente ȱnoti ȱtutti ȱgli ȱaspetti ȱriguardanti ȱ il ȱpatrimonio ȱgenetico ȱdegli ȱ organismi ȱ èȱ auspicabile ȱ adottare ȱ un ȱ “principio ȱ di ȱ precauzione ”ȱ per ȱ il ȱ quale ȱ non ȱ èȱ consigliabile ȱ eliminare ȱ intensivamente ȱ iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱ con ȱ caratteri ȱ

“attualmente” ȱ ritenuti ȱ meno ȱ essenziali; ȱ ciò ȱ permetterebbe ȱ alle ȱ specie ȱ in ȱ generale ȱ eȱ ai ȱ bovini ȱ in ȱ particolare ȱ di ȱ conservare ȱ il ȱ più ȱ vasto ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ possibile ȱ per ȱ far ȱ

54   fronte ȱ alla ȱ dinamicità ȱ delle ȱ esigenze ȱ delle ȱ popolazioni ȱ umane ȱ eȱ delle ȱ tecniche ȱ di ȱ allevamento, ȱdei ȱcambiamenti ȱclimatici ȱeȱdegli ȱhabitat. ȱ

La ȱ FAO ȱ dichiara ȱ che ȱ “Domestic ȱ animal ȱ diversity ȱ cannot ȱ be ȱ replaced ”ȱ (FAO, ȱ UNEP, ȱ

2000). ȱEȱin ȱItalia ȱMipaaf ȱriporta ȱche ȱ“La ȱvariabilità ȱgenetica, ȱuna ȱvolta ȱperduta, ȱnon ȱèȱ più ȱ recuperabile ȱ sia ȱ per ȱ le ȱ generazioni ȱ presenti ȱ che ȱ per ȱ le ȱ generazioni ȱ future ”ȱ

(MiPAAF, ȱ2008). ȱ

Inoltre ȱ se ȱ allarghiamo ȱ il ȱ campo ȱ aȱ tecniche ȱ come ȱ la ȱ “bioimitazione ”ȱ la ȱ biodiversità ȱ costituisce ȱ una ȱ banca ȱ genetica ȱ di ȱ riferimento ȱ di ȱ altissimo ȱ valore, ȱ essenziale ȱ per ȱ il ȱ progresso ȱmedico, ȱbiologico, ȱagricolo ȱeȱscientifico ȱin ȱgenere. ȱ

ȱ 2.3.5 ȱMotivazione ȱ“socio ȱ–ȱculturale” ȱ

Iȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱ possono ȱ essere ȱ considerati ȱ dei ȱ “beni ȱ culturali” ȱ in ȱ quanto ȱ testimonianza ȱdella ȱstoria ȱeȱdella ȱcultura ȱdi ȱuna ȱdeterminata ȱ“bioregione”. ȱLa ȱbioregione ȱ

èȱstata ȱdefinita ȱdalla ȱFAO ȱ“un ȱmodello ȱdi ȱgestione ȱsostenibile ȱdelle ȱrisorse ȱnaturali ȱdi ȱun ȱ territorio ȱda ȱparte ȱdelle ȱcomunità ȱlocali” ȱ(FAO, ȱ1992). ȱȱ

Il ȱconcetto ȱdi ȱrazza ȱlocale ȱappare ȱstrettamente ȱlegato ȱal ȱterritorio ȱdi ȱorigine ȱ(bioterritorio) ȱ inteso ȱcome ȱluogo ȱin ȱcui ȱiȱtipi ȱautoctoni ȱsi ȱsono ȱadattati ȱeȱcaratterizzati ȱnel ȱtempo, ȱgrazie ȱ all’azione ȱdelle ȱcomunità ȱeȱdegli ȱagricoltori ȱlocali. ȱLe ȱrazze ȱautoctone ȱsono ȱun ȱelemento ȱ di ȱspecificità ȱdelle ȱvarie ȱcomunità ȱeȱcome ȱtali ȱdevono ȱessere ȱpreservate. ȱ

ȱLe ȱ razze ȱ autoctone ȱ costituiscono ȱ quindi ȱ un ȱ patrimonio ȱ dallo ȱ straordinario ȱ valore ȱ di ȱ documentazione ȱ sia ȱ storica ȱ che ȱ biologica ȱ eȱ sono ȱ strettamente ȱ legate ȱ alle ȱ tecniche ȱ agronomiche ȱeȱartigianali ȱdella ȱtradizione ȱrurale ȱlocale. ȱEsse ȱpossono ȱdare ȱun ȱcontributo ȱ importante ȱ nel ȱ mantenimento ȱ dell’artigianato, ȱ del ȱ folklore ȱ ȱ eȱ della ȱ gastronomia ȱ di ȱ un ȱ luogo.Questo ȱaspetto ȱpuò ȱrisultare ȱstrategico ȱper ȱquei ȱterritori ȱche ȱhanno ȱconservato ȱuna ȱ propria ȱ“tipicità”. ȱLa ȱpresenza ȱdi ȱrazze ȱautoctone ȱpuò ȱcostituire ȱun ȱvalore ȱaggiunto ȱdel ȱ paesaggio ȱ agricolo ȱ di ȱ una ȱ regione, ȱ andandone ȱ aȱ costituire ȱ un ȱ elemento ȱ tipico ȱ eȱ discriminante. ȱȱ

Esse ȱ possono ȱ essere ȱ un ȱ espediente ȱ (insieme ȱ aȱ criteri ȱ di ȱ multifunzionalità ȱ eȱ approccio ȱ integrato) ȱ per ȱ il ȱ recupero ȱ produttivo ȱ eȱ ambientale ȱ di ȱ aree ȱ agro–economicamente ȱ abbandonati ȱ eȱ poco ȱ vocate ȱ in ȱ seguito ȱ all’intensivizzazione ȱ produttiva ȱ che ȱ ha ȱ caratterizzato ȱil ȱmondo ȱagro Ȭȱ zootecnico ȱnegli ȱultimi ȱcinquant’anni. ȱ

55   2.3.6 ȱMotivazione ȱ“nutrizionale” ȱ

Iȱ nuovi ȱ indirizzi ȱ della ȱ produzione ȱ alimentare ȱ puntano ȱ più ȱ che ȱ ad ȱ un ȱ aumento ȱ quantitativo ȱad ȱun ȱaumento ȱ“qualitativo” ȱdei ȱprodotti, ȱin ȱcorrelazione ȱin ȱparticolare ȱcon ȱ la ȱ ricerca ȱ di: ȱ 1)particolari ȱ caratteri ȱ di ȱ valore ȱ tecnico ȱ oppure ȱ nutrizionale, ȱ extranutrizionale ȱeȱsalutistico ;ȱ2)completa ȱtracciabilità ȱdel ȱprodotto .ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ il ȱ primo ȱ aspetto, ȱ le ȱ nuove ȱ tecniche ȱ di ȱ analisi ȱ genetica ȱ possono ȱ contribuire ȱall’individuazione ȱdi ȱspecifiche ȱbiomolecole ȱpresenti ȱnei ȱvari ȱalimenti. ȱ

Queste ȱtecniche ȱpossono ȱessere ȱutili ȱper ȱindividuare ȱtra ȱle ȱrazze ȱ(o ȱaddirittura ȱentro ȱle ȱ razze) ȱ soggetti ȱ portatori ȱ di ȱ genotipi ȱ favorevoli ȱ per ȱ quanto ȱ attiene ȱ alle ȱ caratteristiche ȱ produttive, ȱ oppure ȱ individuare ȱ particolari ȱ condizioni ȱ ambientali ȱ che ȱ influenzano ȱ positivamente ȱ l’espressione ȱ di ȱ segmenti ȱ di ȱ DNA ȱ coinvolti ȱ nel ȱ determinare ȱ le ȱ caratteristiche ȱquali Ȭȱ quantitative ȱdella ȱmateria ȱprima ȱdi ȱorigine ȱanimale. ȱ

Ad ȱesempio ȱin ȱalcune ȱrazze ȱaȱlimitata ȱdiffusione ȱcome ȱla ȱReggiana ȱoȱla ȱGrigio ȱAlpina ȱsi ȱèȱ verificato ȱcome ȱle ȱproteine ȱeȱla ȱcaseina ȱin ȱparticolare ȱcostituiscano ȱuno ȱdei ȱpunti ȱdi ȱforza ȱ della ȱ razza, ȱ sia ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ iȱ valori ȱ percentuali ȱ che ȱ per ȱ le ȱ caratteristiche ȱ qualitative ȱ delle ȱ stesse. ȱ Nel ȱ loro ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ si ȱ riscontra ȱ infatti ȱ una ȱ maggior ȱ frequenza ȱrispetto ȱad ȱaltri ȱtipi ȱgenetici ȱdella ȱvariante ȱΆȱ della ȱKȱcaseina ȱeȱciò ȱconferisce ȱal ȱ latte ȱ una ȱ migliore ȱ attitudine ȱ casearia ȱ eȱ una ȱ superiore ȱ resa ȱ in ȱ formaggio. ȱ Già ȱ in ȱ uno ȱ studio ȱ degli ȱ anni ȱ Ottanta ȱ (Merlin, ȱ Di ȱ Stasio, ȱ 1982) ȱ si ȱ era ȱ evidenziato ȱ come ȱ 5ȱ delle ȱ sei ȱ principali ȱlattoproteine ȱ(΅–lattoalbumina, ȱΆ –lattoglobulina, ȱΆȬȱ ,ȱ΅ s1 ,ȱKȱcaseina) ȱdi ȱ6ȱrazze ȱ bovine ȱautoctone ȱitaliane ȱ(Grigio ȱAlpina, ȱPinzgau, ȱValdostana ȱP.N. ȱeȱP.R., ȱPiemontese ȱeȱ

Chianina) ȱpresentassero ȱdei ȱloci ȱpolimorfici ȱcon ȱl’individuazione ȱdi ȱalleli ȱrari ȱche ȱoltre ȱ che ȱ dare ȱ un ȱ indirizzo ȱ della ȱ parentela ȱ tra ȱ razze ȱ determinano ȱ diversità ȱ ȱ nell’attitudine ȱ casearia ȱdel ȱlatte ȱdelle ȱdifferenti ȱrazze. ȱȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ presenza ȱ di ȱ biomolecole ȱ salutistiche ȱ ad ȱ esempio ȱ nella ȱ carne ȱ di ȱ alcune ȱbovine ȱaȱlimitata ȱdiffusione ȱcome ȱla ȱCalvana ȱeȱla ȱMaremmana ȱèȱstata ȱverificata ȱ una ȱmaggiore ȱincidenza ȱ(superiore ȱanche ȱaȱquella ȱdella ȱChianina) ȱdi ȱacidi ȱgrassi ȱinsaturi ȱ soprattutto ȱin ȱcaso ȱdi ȱalimentazione ȱal ȱpascolo ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱUn ȱaltro ȱesempio ȱ interessante ȱèȱil ȱcontenuto ȱin ȱacido ȱmiristoleico ȱdel ȱlatte ȱdi ȱalcune ȱrazze ȱautoctone ȱcome ȱ la ȱCabannina ȱeȱla ȱVarzese ȱ(Faustini ȱet ȱal., ȱ2010). ȱ

56   Riguardo ȱinvece ȱalla ȱtracciabilità, ȱinnanzitutto ȱbisogna ȱspecificare ȱche ȱper ȱtracciabilità ȱsi ȱ intende ȱla ȱcapacità ȱdi ȱmantenere ȱil ȱcontrollo ȱdell’origine ȱdei ȱprodotti ȱeȱdell’identità ȱdegli ȱ animali ȱ lungo ȱ iȱ diversi ȱ passaggi ȱ della ȱ catena ȱ alimentare, ȱ dall’allevatore ȱ alla ȱ vendita ȱ al ȱ dettaglio ȱ (McKean, ȱ 2001). ȱ In ȱ un ȱ contesto ȱ che ȱ propende ȱ sempre ȱ più ȱ alla ȱ necessità ȱ di ȱ

“sicurezza ȱ alimentare” ȱ maggiore ȱ attenzione ȱ va ȱ rivolta ȱ alla ȱ specificità ȱ dei ȱ tipi ȱ genetici ȱ autoctoni ȱnonché ȱai ȱvantaggi ȱderivanti ȱdalla ȱgestione ȱeȱdall’applicazione ȱdegli ȱstrumenti ȱ in ȱ grado ȱ di ȱ assicurare ȱ ai ȱ consumatori ȱ trasparenza ȱ eȱ tangibilità ȱ lungo ȱ qualsiasi ȱ punto ȱ della ȱfiliera ȱagroalimentare. ȱ

ȱLo ȱsviluppo ȱdi ȱsistemi ȱdi ȱtracciabilità ȱmolecolare ȱper ȱrisalire ȱdalla ȱvendita ȱal ȱdettaglio ȱdi ȱ un ȱ prodotto ȱ di ȱ origine ȱ animale ȱ alla ȱ sua ȱ origine ȱ di ȱ specie, ȱ razza, ȱ individuo ȱ ed ȱ eventualmente ȱgeografica ȱassume ȱoggi ȱuna ȱfunzione ȱimportante ȱnel ȱgarantire ȱl’origine ȱeȱ la ȱ sicurezza ȱ dei ȱ prodotti ȱ alimentari ȱ eȱ nel ȱ valorizzare ȱ ampi ȱ settori ȱ del ȱ comparto ȱ produttivo ȱzootecnico ȱnazionale ȱ(Mariani ȱet ȱal., ȱ2005). ȱȱ

Le ȱanalisi ȱaȱlivello ȱdi ȱDNA ȱpotrebbero ȱintegrarsi ȱcon ȱiȱmetodi ȱdi ȱcontrollo ȱtradizionali ȱ rendendoli ȱ più ȱ sicuri, ȱ in ȱ quanto ȱ il ȱ DNA ȱ èȱ una ȱ “etichetta ȱ permanente ȱ eȱ inalterabile” ȱ

(Mariani ȱet ȱal., ȱ2005) ȱche ȱoffre ȱpossibilità ȱdi ȱidentificazione ȱaȱlivello ȱdi ȱindividuo, ȱrazza ȱeȱ specie. ȱ

Attualmente ȱle ȱclassi ȱdi ȱmarcatori ȱmolecolari ȱpiù ȱutilizzati ȱsono: ȱ

x le ȱanalisi ȱdei ȱmicro ȱsatelliti, ȱcorte ȱsequenze ȱdel ȱgenoma ȱripetute ȱin ȱtandem, ȱil ȱcui ȱ polimorfismo ȱsi ȱbasa ȱsul ȱdifferente ȱnumero ȱdi ȱripetizioni. ȱQuesti ȱmarcatori ȱsono ȱ

ipervariabili, ȱ altamente ȱ informativi ȱ eȱ vengono ȱ impiegati ȱ anche ȱ per ȱ iȱ test ȱ di ȱ

paternità. ȱ

x Gli ȱAFLP ȱ(Amplified ȱFragment ȱLenght ȱPolimorphism) ȱidentificano ȱpolimorfismi ȱ in ȱframmenti ȱdi ȱrestrizione. ȱ

x Gli ȱSNP ȱidentificano ȱsingole ȱmutazioni ȱdi ȱnucleotidi ȱeȱsono ȱpresenti ȱin ȱtutto ȱil ȱ genoma ȱ sia ȱ codificante ȱ che ȱ non ȱ codificante. ȱ La ȱ possibilità ȱ di ȱ individuare ȱ SNP ȱ

all’interno ȱdelle ȱregioni ȱcodificanti ȱin ȱgeni ȱcandidati ȱper ȱessere ȱstati ȱselezionati ȱ

in ȱ modo ȱ differenziale ȱ nelle ȱ diverse ȱ razze ȱ potrebbe ȱ essere ȱ funzionale ȱ ad ȱ

individuare ȱ“marcatori ȱspecifici ȱdi ȱrazza”. ȱ

ȱ

57   Questi ȱmarcatori ȱpossono ȱessere ȱutilizzati ȱcon ȱun ȱapproccio ȱdeterministico, ȱche ȱstabilisce ȱ l’origine ȱdi ȱun ȱprodotto ȱanalizzando ȱmarcatori ȱmolecolari ȱcon ȱdifferenti ȱvarianti ȱalleliche ȱ fissate ȱin ȱrazze ȱdiverse, ȱoppure ȱcon ȱapproccio ȱprobabilistico, ȱche ȱutilizza ȱinvece ȱpannelli ȱ di ȱmarcatori ȱcon ȱfrequenze ȱalleliche ȱcaratteristiche ȱdi ȱciascuna ȱrazza ȱeȱutilizza ȱdunque ȱ delle ȱanalisi ȱstatistiche. ȱȱ

Un ȱ esempio ȱ di ȱ questi ȱ metodi ȱ innovativi ȱ èȱ stato ȱ lo ȱ studio ȱ delle ȱ diverse ȱ mutazioni ȱ nel ȱ gene ȱmelanocortin ȱ1ȱreceptor, ȱ(MC1R, ȱgene ȱche ȱcodifica ȱper ȱil ȱrecettore ȱdell’ormone ȱche ȱ stimola ȱ iȱ melanociti), ȱ associato ȱ aȱ particolari ȱ effetti ȱ sul ȱ colore ȱ del ȱ mantello ȱ nella ȱ specie ȱ bovina. ȱ Iȱ due ȱ polimorfismi ȱ principali ȱ sono ȱ una ȱ delezione ȱ (G310, ȱ allele ȱ e) ȱ eȱ una ȱ sostituzione ȱ (T296C, ȱ allele ȱ Ed). ȱ Nella ȱ Reggiana ȱ risulta ȱ fissato ȱ l’allele ȱ e, ȱ nella ȱ Frisona ȱ

Italiana ȱ l’allele ȱ Ed. ȱ In ȱ altre ȱ razze ȱ (Cabannina, ȱ Chianina, ȱ Marchigiana, ȱ Grigio ȱ Alpina, ȱ

Piemontese ȱ eȱ Romagnola) ȱ èȱ risultato ȱ presente ȱ l’allele ȱ selvatico ȱ E+ȱ eȱ in ȱ alcuni ȱ casi ȱ E1ȱ

(Mariani ȱ et ȱ al., ȱ 2005; ȱ Russo ȱ et ȱ al., ȱ 2007). ȱ Siccome ȱ l’allele ȱ eȱ èȱ risultato ȱ fissato, ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto, ȱ nella ȱ razza ȱ Reggiana, ȱ può ȱ essere ȱ utilizzato ȱ per ȱ tipizzare ȱ il ȱ Formaggio ȱ

Parmigiano ȱReggiano ȱprodotto ȱcon ȱl’uso ȱesclusivo ȱdi ȱlatte ȱdi ȱbovine ȱdi ȱrazza ȱReggiana ȱin ȱ modo ȱdeterministico, ȱin ȱquanto ȱla ȱpresenza ȱdi ȱqualsiasi ȱaltro ȱallele ȱnel ȱDNA ȱestratto ȱdal ȱ formaggio ȱrivelerebbe ȱl’uso ȱdi ȱlatte ȱproveniente ȱda ȱaltre ȱrazze. ȱ

La ȱmessa ȱaȱpunto ȱdi ȱmetodi ȱmolecolari ȱrappresenta ȱquindi ȱuno ȱstrumento ȱimportante ȱdi ȱ sicurezza ȱ alimentare, ȱ difesa ȱ di ȱ prodotti ȱ locali ȱ tipici ȱ etichettati ȱ (PLTE) ȱ eȱ valorizzazione ȱ del ȱpatrimonio ȱgenetico ȱdelle ȱrazze ȱautoctone. ȱ

Concludendo, ȱ la ȱ specificità ȱ di ȱ un ȱ prodotto ȱ agroalimentare ȱ èȱ legata ȱ sia ȱ all’ambiente ȱ di ȱ allevamento ȱ eȱ lavorazione ȱ (ad ȱ esempio ȱ l’alpeggio) ȱ ma ȱ anche ȱ alla ȱ razza ȱ autoctona ȱ piuttosto ȱ che ȱ cosmopolita. ȱ l’integrazione ȱ fra ȱ genomica, ȱ proteomica ȱ eȱ lipidomica ȱ èȱ fondamentale ȱper ȱl’individuazione ȱdi ȱ“biomarcatori ȱmolecolari”, ȱcioè ȱindicatori ȱoggettivi ȱ per ȱ la ȱ definizione ȱ di ȱ rintracciabilità ȱ di ȱ un ȱ prodotto ȱ destinato ȱ all’alimentazione ȱ eȱ per ȱ caratterizzare ȱla ȱmateria ȱprima ȱprodotta ȱdalla ȱrazza ȱautoctona ȱin ȱbase ȱalla ȱpresenza ȱdi ȱ biomolecole ȱcon ȱparticolare ȱvalore ȱtecnico/nutritivo. ȱȱ

Le ȱ razze ȱ autoctone ȱ possono ȱ entrare ȱ aȱ far ȱ parte ȱ di ȱ strategie ȱ di ȱ valorizzazione ȱ di ȱ un ȱ territorio ȱ eȱ di ȱ sviluppo ȱ sostenibile ȱ (per ȱ la ȱ loro ȱ attitudine ȱ aȱ trasformare ȱ le ȱ risorse ȱ pabulari ȱlocali ȱin ȱbiomolecole ȱutili) ȱȱ in ȱbase ȱalla ȱvalorizzazione ȱdei ȱprodotti ȱtipici ȱad ȱesse ȱ collegate ȱin ȱtermini ȱdi ȱ“rintracciabilità”, ȱ“salubrità”, ȱ“unicità”. ȱ

58   Strategie ȱdi ȱconservazione ȱdella ȱ biodiversità ȱeȱdelle ȱrazze ȱautoctone ȱ









































 ȱ

59   ȱ ȱ

60   3. ȱ STRATEGIE ȱ DI ȱ CONSERVAZIONE ȱ DELLA ȱ

BIODIVERSITÀ ȱEȱDELLE ȱRAZZE ȱAUTOCTONE ȱ

3.1 ȱ Cosa ȱ si ȱ intende ȱ per ȱ “conservazione”? ȱ Il ȱ concetto ȱ di ȱ

“conservazione” ȱsecondo ȱla ȱFAO ȱ

Secondo ȱla ȱFAO ȱper ȱ“conservazione” ȱsi ȱintende ȱ“la ȱgestione ȱdell’uso ȱda ȱparte ȱdell’uomo ȱ della ȱ biosfera ȱ in ȱ modo ȱ che ȱ questa ȱ produca ȱ iȱ maggiori ȱ benefici ȱ per ȱ la ȱ generazione ȱ presente ȱsenza ȱcompromettere ȱla ȱpotenzialità ȱdi ȱsoddisfare ȱiȱbisogni ȱeȱle ȱnecessità ȱdelle ȱ generazioni ȱ future” ȱ (FAO, ȱ UNEP, ȱ 2000). ȱ La ȱ conservazione ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ comprende ȱ tutte ȱ quelle ȱ attività ȱ (includendo ȱ strategie, ȱ piani, ȱ politiche ȱ eȱ azioni) ȱ intraprese ȱper ȱassicurare ȱche ȱla ȱbiodiversità ȱdegli ȱanimali ȱdomestici ȱsia ȱmantenuta ȱal ȱfine ȱ di ȱcontribuire ȱalla ȱproduzione ȱeȱalla ȱproduttività ȱagricola ȱora ȱeȱin ȱfuturo. ȱ

ȱ 3.2 ȱStrategie ȱaȱlivello ȱglobale ȱ

3.2.1 ȱLe ȱconvenzioni ȱinternazionali ȱeȱla ȱ“cdb” ȱ

Le ȱprime ȱconvenzioni ȱinternazionali ȱsulla ȱbiodiversità ȱrisalgono ȱaddirittura ȱai ȱprimi ȱdel ȱ

Novecento. ȱ La ȱ “Convenzione ȱ Internazionale ȱ per ȱ la ȱ protezione ȱ degli ȱ uccelli ȱ utili ȱ all’agricoltura” ȱfu ȱfirmata ȱaȱParigi ȱnel ȱ1902 ȱeȱampliata ȱnel ȱ1950, ȱcomprendendo ȱtutti ȱgli ȱ uccelli ȱviventi ȱallo ȱstato ȱselvatico ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

La ȱ creazione ȱ di ȱ convenzioni ȱ internazionali ȱ sulla ȱ biodiversità ȱ comincia ȱ aȱ diventare ȱ un ȱ fenomeno ȱ importante ȱ negli ȱ anni ȱ Settanta, ȱ quando ȱ vengono ȱ firmate ȱ in ȱ successione ȱ la ȱ

“Convenzione ȱ di ȱ Ramsar” ȱ il ȱ 02/02/1971 ȱ relativa ȱ alle ȱ zone ȱ umide ȱ di ȱ importanza ȱ internazionale, ȱ la ȱ “Convenzione ȱ di ȱ Washington” ȱ il ȱ 03/03/1973 ȱ sul ȱ commercio ȱ internazionale ȱ delle ȱ specie ȱ di ȱ fauna ȱ eȱ flora ȱ selvatiche ȱ minacciate ȱ di ȱ estinzione ȱ eȱ la ȱ

“Convenzione ȱsulla ȱprotezione ȱdel ȱpatrimonio ȱculturale ȱeȱnaturale ȱmondiale” ȱfirmata ȱaȱ

Parigi ȱ il ȱ 23/11/1972 ȱ (Padovani ȱ et ȱ al., ȱ 2009). ȱ Quest’ultima ȱ considera ȱ come ȱ “patrimonio ȱ naturale ȱ mondiale” ȱ quelle ȱ specifiche ȱ zone ȱ di ȱ territorio ȱ costituenti ȱ l’habitat ȱ di ȱ specie ȱ animali ȱ oȱ vegetali ȱ minacciate ȱ eȱ spinge ȱ gli ȱ stati ȱ firmatari ȱ aȱ individuare, ȱ tutelare, ȱ valorizzare ȱ le ȱ zone ȱ in ȱ questione. ȱ Un’altra ȱ convenzione ȱ dell’anno ȱ 1972 ȱ svoltasi ȱ aȱ

61   Stoccolma ȱriconobbe ȱufficialmente ȱil ȱproblema ȱdella ȱperdita ȱdi ȱbiodiversità ȱin ȱzootecnia, ȱ determinata ȱdal ȱdiffondersi ȱdelle ȱrazze ȱcosmopolite. ȱLa ȱconferenza ȱdi ȱStoccolma ȱgettò ȱle ȱ basi ȱ per ȱ una ȱ discussione ȱ aȱ livello ȱ internazionale ȱ sui ȱ temi ȱ relativi ȱ all’ambiente ȱ eȱ agli ȱ effetti ȱdelle ȱattività ȱantropiche ȱ(Padovani ȱet ȱal., ȱ2009). ȱ

La ȱ “convenzione ȱ di ȱ Bonn” ȱ infine, ȱ del ȱ 23 ȱ giugno ȱ 1979 ȱ riguarda ȱ la ȱ conservazione ȱ delle ȱ specie ȱmigratorie ȱappartenenti ȱalla ȱfauna ȱselvatica ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

Solo ȱcon ȱla ȱConvenzione ȱsulla ȱDiversità ȱBiologica ȱ(CBD) ȱdi ȱRio ȱde ȱJaneiro ȱ(3 Ȭȱ 14 ȱgiugno ȱ

1992) ȱil ȱproblema ȱdella ȱbiodiversità ȱviene ȱconsiderato ȱin ȱmaniera ȱorganica, ȱconsiderando ȱ tutti ȱgli ȱhabitat ȱeȱgli ȱecosistemi, ȱtutte ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali ȱeȱvegetali. ȱNon ȱsolo ȱle ȱ specie ȱ selvatiche ȱ ma ȱ anche ȱ le ȱ specie ȱ allevate ȱ vengono ȱ considerate ȱ componente ȱ fondamentale ȱ della ȱ biodiversità ȱ mondiale. ȱ La ȱ conservazione ȱ di ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ eȱ vegetali ȱ per ȱ l’agricoltura ȱviene ȱindirizzata ȱda ȱprogrammi ȱsull’agrobiodiversità ȱ(FAO, ȱ2007). ȱȱ

La ȱ convenzione ȱ viene ȱ firmata ȱ durante ȱ la ȱ conferenza ȱ sull’ambiente ȱ eȱ lo ȱ sviluppo ȱ

(UNCED, ȱ United ȱ Nations ȱ Conference ȱ on ȱ Environment ȱ and ȱ Development, ȱ “The ȱ Earth ȱ

Summit”) ȱinsieme ȱad ȱaltri ȱquattro ȱaccordi ȱinternazionali: ȱȱ

x Dichiarazione ȱdi ȱRio ȱambiente ȱeȱsviluppo ȱ(nota ȱcome ȱCarta ȱTerra), ȱ

x l’agenda ȱ21, ȱȱ

x accordo ȱsui ȱprincipi ȱdi ȱgestione ȱdelle ȱforeste ȱ

x convenzione ȱquadro ȱsui ȱcambiamenti ȱclimatici ȱ La ȱ CDB ȱ chiede ȱ ai ȱ paesi ȱ firmatari ȱ di ȱ sviluppare ȱ strategie, ȱ piani ȱ eȱ programmi ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ della ȱ biodiversità ȱ eȱ per ȱ l’uso ȱ sostenibile ȱ delle ȱ risorse ȱ (art. ȱ 6.a ȱ eȱ 6.b), ȱ definisce ȱle ȱpolitiche ȱprincipali ȱper ȱun’efficace ȱconservazione ȱ“ex ȱsitu” ȱeȱ“in ȱsitu” ȱdella ȱ biodiversità ȱ(art. ȱ8ȱeȱart. ȱ9), ȱindicando ȱagli ȱStati ȱuna ȱserie ȱdi ȱobiettivi ȱsulla ȱbase ȱdei ȱquali ȱ

èȱnecessario ȱelaborare ȱopportune ȱstrategie. ȱInoltre ȱla ȱCDB ȱdetermina ȱcome ȱstabilire ȱun ȱ centro ȱdi ȱscambi ȱdi ȱinformazione, ȱdenominato ȱClearing ȱHouse ȱMechanism ȱ(CHM )ȱper ȱ promuovere ȱ ed ȱ agevolare ȱ la ȱ cooperazione ȱ tecnica ȱ eȱ scientifica ȱ (art. ȱ 17 ȱ eȱ art. ȱ 18 ȱ della ȱ

CDB). ȱ Il ȱ CHM ȱ deve ȱ fornire ȱ dati ȱ di ȱ provenienza ȱ nazionale ȱ sulle ȱ risorse ȱ genetiche, ȱ gli ȱ ecosistemi ȱ eȱ gli ȱ habitat, ȱ le ȱ specie ȱ presenti, ȱ la ȱ biosicurezza, ȱ sui ȱ piani ȱ eȱ le ȱ strategie ȱ nazionali ȱ sul ȱ patrimonio ȱ eȱ le ȱ conoscenze ȱ tradizionali. ȱ Il ȱ CHM ȱ deve ȱ garantire ȱ la ȱ

“transazione” ȱ eȱ non ȱ la ȱ “conservazione” ȱ dell’informazione ȱ eȱ deve ȱ essere ȱ funzionante ȱ aȱ

62   livello ȱinternazionale ȱma ȱsoprattutto ȱnazionale. ȱil ȱMinistero ȱdell’Ambiente ȱeȱdella ȱTutela ȱ del ȱTerritorio ȱeȱdel ȱMare ȱȱ èȱaccreditato ȱcome ȱmembro ȱdel ȱCHM ȱper ȱl’Italia. ȱ

Il ȱ meccanismo ȱ di ȱ funzionamento ȱ eȱ applicazione ȱ della ȱ convenzione ȱ si ȱ basa ȱ sull’azione ȱ della ȱ Conferenza ȱ delle ȱ Parti, ȱ che ȱ si ȱ riunisce ȱ ogni ȱ due ȱ anni ȱ eȱ che ȱ può ȱ istituire ȱ degli ȱ organismi ȱdi ȱcontrollo ȱaggiuntivi. ȱTra ȱquesti ȱin ȱparticolare ȱvi ȱèȱda ȱricordare ȱil ȱSubsidiary ȱ

Body ȱon ȱScientific, ȱTechnical ȱand ȱTechnological ȱAdvice ȱ(S.B.S.T.T.A.), ȱche ȱvaluta ȱlo ȱstato ȱ della ȱ diversità ȱ biologica, ȱ degli ȱ effetti ȱ delle ȱ misure ȱ intraprese ȱ eȱ identifica ȱ efficienti ȱ eȱ innovative ȱ tecnologie ȱ per ȱ conservare ȱ la ȱ diversità ȱ biologica ȱ dei ȱ vari ȱ paesi ȱ (FAO, ȱ 2007; ȱ

Padovani ȱet ȱal., ȱ2009). ȱ

Per ȱquanto ȱriguarda ȱle ȱfonti ȱfinanziarie ȱdella ȱCDB ȱsiccome ȱle ȱforme ȱsu ȱbase ȱobbligatoria ȱ possono ȱcreare ȱdifficoltà ȱcoi ȱPaesi ȱpoveri ȱsono ȱstate ȱindividuate ȱforme ȱdi ȱcollaborazioni ȱeȱ sostegno ȱ da ȱ parte ȱ dei ȱ paesi ȱ ricchi ȱ ed ȱ in ȱ particolare ȱ il ȱ Global ȱ Environmental ȱ Facility ȱ

(G.E.F.), ȱun ȱfondo ȱgestito ȱdalla ȱBanca ȱMondiale ȱeȱdall’United ȱNation ȱEnvironmental ȱand ȱ

Development ȱPrograms, ȱU.N.E.P. ȱeȱU.N.D.P. ȱ(www.cdb.int; ȱmipaaf, ȱ2008). ȱ

La ȱ CE ȱ ha ȱ approvato ȱ la ȱ CDB ȱ con ȱ la ȱ Decisione ȱ del ȱ Consiglio ȱ 96/626/CEE ȱ del ȱ 25 ȱ ottobre ȱ

1993 ȱmentre ȱl’Italia ȱl’ha ȱratificata ȱnel ȱ1994, ȱma ȱsolo ȱnel ȱ1997 ȱha ȱapprovato ȱil ȱprimo ȱpiano ȱ nazionale ȱper ȱla ȱbiodiversità ȱ(D.M. ȱ97/5568 ȱdel ȱ15/05/1997). ȱ

Le ȱ due ȱ settimane ȱ dell’Earth ȱ Summit ȱ furono ȱ il ȱ culmine ȱ di ȱ un ȱ processo ȱ di ȱ studio, ȱ pianificazione ȱ eȱ negoziazioni ȱ di ȱ tutti ȱ iȱ membri ȱ delle ȱ Nazioni ȱ Unite. ȱ Il ȱ Segretario ȱ

Generale ȱdella ȱConferenza, ȱMaurice ȱStrong, ȱdefinì ȱil ȱSummit ȱun ȱ“momento ȱstorico ȱper ȱ l’umanità”. ȱIl ȱSummit ȱinfluenzò ȱtutte ȱle ȱseguenti ȱȱ conferenze ȱdell’ONU; ȱper ȱesempio ȱla ȱ

Conferenza ȱ Mondiale ȱ sui ȱ Diritti ȱ Umani ȱ di ȱ Vienna ȱ del ȱ 1993 ȱ sottolineò ȱ il ȱ diritto ȱ dell’umanità ȱad ȱavere ȱun ȱambiente ȱpulito ȱeȱacquietò ȱdelle ȱcontroversie ȱancora ȱaperte ȱdal ȱ

Summit ȱdi ȱRio. ȱ

ȱ 3.2.2 ȱLe ȱiniziative ȱdella ȱFAO ȱ

Quasi ȱ contemporaneamente ȱ alla ȱ cdb ȱ in ȱ base ȱ agli ȱ studi ȱ di ȱ un ȱ panel ȱ di ȱ esperti ȱ la ȱ FAO ȱ elaborò ȱ aȱ partire ȱ dal ȱ 1990 ȱ un ȱ esteso ȱ programma ȱ di ȱ lavoro: ȱ “Global ȱ Strategy ȱ for ȱ

Management ȱ of ȱ Farm ȱ Animal ȱ Genetic ȱ Resources ”. ȱ Questa ȱ “strategia ȱ globale” ȱ fu ȱ lanciata ȱ nel ȱ 1993 ȱ per ȱ guidare ȱ gli ȱ sforzi ȱ nazionali, ȱ regionali ȱ eȱ globali ȱ per ȱ rafforzare ȱ la ȱ collaborazione ȱ nell’utilizzo ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ eȱ prevenirne ȱ l’erosione. ȱ

63   Fornisce ȱuna ȱcornice ȱper ȱassistere ȱregioni ȱeȱpaesi, ȱimplementa ȱeȱmantiene ȱiȱprogrammi ȱdi ȱ gestione ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱ

Le ȱcomponenti ȱfondamentali ȱdella ȱstrategia ȱsono ȱquattro: ȱ x un ȱmeccanismo ȱdi ȱsupporto ȱintergovernativo ȱper ȱabilitare ȱil ȱcoinvolgimento ȱdiretto ȱ dei ȱgoverni ȱeȱassicurare ȱla ȱcontinuità ȱdelle ȱpolitiche ȱin ȱatto. ȱ x Un ȱ programma ȱ tecnico ȱ di ȱ attività ȱ interdipendenti ȱ per ȱ meglio ȱ caratterizzare, ȱ utilizzare, ȱsviluppare ȱeȱconservare ȱle ȱrisorse ȱgenetiche. ȱ x Una ȱ struttura ȱ distribuita ȱ geograficamente ȱ su ȱ tre ȱ livelli, ȱ supportata ȱ da ȱ Focal ȱ Point ȱ globali Ȭȱ regionali ȱ–ȱnazionali ȱ x Una ȱ componente ȱ descrittiva ȱ necessaria ȱ aȱ sviluppare ȱ iȱ piani ȱ d’azione, ȱ monitorare ȱ eȱ valutare ȱiȱprogressi. ȱ

Alla ȱ base ȱ della ȱ Global ȱ Strategy ȱ ci ȱ sono ȱ numerose ȱ attività ȱ fortemente ȱ correlate: ȱ il ȱ monitoraggio ȱ eȱ la ȱ descrizione ȱ delle ȱ risorse ȱ animali ȱ esistenti; ȱ la ȱ caratterizzazione ȱ delle ȱ razze ȱanche ȱal ȱlivello ȱmolecolare; ȱla ȱcreazione ȱdi ȱun ȱsistema ȱinformativo ȱglobale ȱ come ȱ

“piattaforma” ȱ per ȱ le ȱ varie ȱ nazioni; ȱ strategie ȱ di ȱ conservazione ȱ in ȱ situ ,ȱ ex ȱ situ ȱ ecc.; ȱ divulgazione ȱdel ȱproblema ȱdella ȱperdita ȱdell’agrobiodiversità. ȱ

La ȱ revisione ȱ dei ȱ progressi ȱ eȱ degli ȱ obiettivi ȱ aȱ lungo ȱ termine ȱ delle ȱ Global ȱ Strategy ȱ èȱ realizzata ȱdalla ȱCommissione ȱsulle ȱRisorse ȱGenetiche ȱper ȱl’Alimentazione ȱeȱl’Agricoltura ȱ eȱdal ȱsuo ȱIntergovernmental ȱTechnical ȱWorking ȱGroup ȱon ȱAnimal ȱGenetic ȱResources. ȱ

Nel ȱ settembre ȱ 2007 ȱ la ȱ comunità ȱ internazionale ȱ ha ȱ adottato ȱ il ȱ primo ȱ Global ȱ Plan ȱ of ȱ

Action ȱ for ȱ Animal ȱ Genetic ȱ Resources .ȱ Questo ȱ ducumento ȱ èȱ il ȱ culmine ȱ di ȱ un ȱ esteso ȱ processo ȱ iniziato ȱ con ȱ l’elaborazione ȱ della ȱ Global ȱ Strategy ȱ eȱ coinvolgente ȱ la ȱ partecipazione ȱdi ȱ169 ȱpaesi ȱ(FAO ȱ2007). ȱFu ȱadottato ȱdalle ȱdelegazioni ȱdi ȱ109 ȱpaesi ȱalla ȱ

Conferenza ȱ Tecnica ȱ Internazionale ȱ sulle ȱ Risorse ȱ Genetiche ȱ Animali ȱ tenutasi ȱ ad ȱ

Interlaken ȱdal ȱ3ȱal ȱ7ȱsettembre ȱ2007. ȱLe ȱdelegazioni ȱadottarono ȱanche ȱla ȱDichiarazione ȱ di ȱInterlaken ȱsulle ȱRisorse ȱGenetiche ȱAnimali ,ȱcon ȱla ȱquale ȱvenne ȱconfermata ȱla ȱloro ȱ comune ȱeȱindividuale ȱresponsabilità ȱper ȱla ȱconservazione, ȱl’uso ȱsostenibile ȱeȱlo ȱsviluppo ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ per ȱ l’alimentazione ȱ eȱ l’agricoltura, ȱ per ȱ la ȱ sicurezza ȱ alimentare, ȱper ȱmigliorare ȱla ȱnutrizione ȱumana, ȱper ȱmigliorare ȱlo ȱsviluppo ȱrurale ȱ(art.4 ȱ della ȱ dichiarazione). ȱ La ȱ Interlaken ȱ Declaration ȱ on ȱ Animal ȱ Genetic ȱ Resources ȱ chiama ȱ aȱ

64   un’azione ȱpreventiva ȱed ȱefficace ȱeȱraccomanda ȱil ȱGlobal ȱPlan ȱof ȱAction ȱcome ȱstrumento ȱ appropriato ȱper ȱquesta ȱsfida. ȱ

Riconoscendo ȱla ȱnecessità ȱdi ȱincrementare ȱla ȱcapacità ȱnazionale ȱeȱregionale ȱdi ȱutilizzare, ȱ sviluppare ȱ eȱ conservare ȱ la ȱ risorsa ȱ genetica ȱ animale, ȱ indicarne ȱ lo ȱ status ȱ eȱ il ȱ trend ȱ di ȱ crescita ȱeȱdescrivere ȱl’andamento ȱdei ȱprogrammi ȱsulla ȱloro ȱgestione ȱil ȱGruppo ȱdi ȱLavoro ȱ

Intergovernativo ȱ sulle ȱ Risorse ȱ Animali ȱ (the ȱ Intergovernmental ȱ Technical ȱ Working ȱ

Group ȱ on ȱ Animal ȱ Genetic ȱ Resources, ȱ ITWGAnGR) ȱ della ȱ Commissione ȱ sulle ȱ Risorse ȱ

Genetiche ȱ della ȱ FAO ȱ nel ȱ 1997 ȱ definì ȱ la ȱ necessità ȱ di ȱ stendere ȱ un ȱ Rapporto ȱ sullo ȱ Stato ȱ della ȱRisorsa ȱGenetica ȱAnimale ȱMondiale ȱ(Report ȱon ȱthe ȱState ȱof ȱthe ȱWorld’s ȱAnimal ȱ

Genetic ȱ Resources, ȱ SoW ȬAnGR, ȱ 2007 ). ȱ L’ ȱ ITWGAnGR ȱ definì ȱ le ȱ linee ȱ guida ȱ per ȱ la ȱ stesura ȱdei ȱRapporti ȱNazionali ȱeȱnel ȱ2001 ȱinvitò ȱtutti ȱiȱpaesi ȱaderenti ȱaȱcomporre ȱil ȱloro ȱ rapporto ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱȱ

Il ȱSoW ȬAnGR ȱfu ȱfondamentale ȱper ȱgestire ȱsviluppi ȱsuccessivi ȱdella ȱStrategia ȱGlobale ȱeȱ per ȱ preparare ȱ il ȱ Plan ȱ of ȱ action. ȱ Iȱ corpi ȱ governativi ȱ della ȱ FAO ȱ hanno ȱ affermato ȱ con ȱ decisione ȱ la ȱ necessità ȱ che ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ questo ȱ rapporto ȱ globale ȱ parta ȱ dall’azione ȱ di ȱ monitoraggio ȱ delle ȱ singole ȱ nazioni ȱ mentre ȱ l’azione ȱ del ȱ Global ȱ Focal ȱ Point ȱ eȱ dell’ITWGAnGR ȱsia ȱsolo ȱdi ȱcoordinazione .ȱ

La ȱ pubblicazione ȱ periodica ȱ di ȱ SoW ȬAnGR, ȱ ha ȱ il ȱ ruolo ȱ di ȱ diffondere ȱ ȱ informazioni ȱ aȱ livello ȱintergovernativo ȱeȱglobale, ȱfocalizzare ȱl’attenzione ȱdei ȱvari ȱpaesi ȱsulla ȱperdita ȱdi ȱ biodiversità ȱ eȱ sulle ȱ capacità ȱ nazionali ȱ di ȱ gestione ȱ eȱ monitoraggio ȱ delle ȱ popolazioni ȱ autoctone. ȱȱȱȱ

Oltre ȱaȱciò, ȱcon ȱla ȱcreazione ȱdel ȱprimo ȱRapporto ȱGlobale, ȱla ȱFAO ȱsi ȱèȱposta ȱl’obiettivo ȱdi ȱ fornire ȱ alla ȱ Commissione ȱ dati ȱ quanto ȱ più ȱ completi ȱ possibile ȱ eȱ omnicomprensivi, ȱ eȱ informazioni ȱ sullo ȱ stato ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali, ȱ migliorando ȱ la ȱ comprensione ȱ dello ȱ stato ȱ di ȱ rischio ȱ delle ȱ varie ȱ razze ȱ domestiche, ȱ con ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ sistemi ȱ informativi ȱaccessibili ȱaȱtutti. ȱ

Iȱ sistemi ȱ informativi ȱ della ȱ FAO ȱ hanno ȱ dato ȱ un ȱ contributo ȱ fondamentale, ȱ ovviamente ȱ insieme ȱ ad ȱ altre ȱ tante ȱ entità, ȱ aȱ rispettare ȱ l’articolo ȱ 18 ȱ della ȱ CDB, ȱ che ȱ riguarda ȱ la ȱ costituzione ȱ di ȱ un ȱ centro ȱ di ȱ scambi ȱ di ȱ informazione ȱ denominato ȱ Clearing ȱ House ȱ

Mechanism ȱ (CHM) ȱ finalizzato ȱ aȱ promuovere ȱ eȱ agevolare ȱ la ȱ cooperazione ȱ tecnica ȱ eȱ

65   scientifica ȱ eȱ il ȱ cui ȱ principale ȱ obiettivo ȱ èȱ quello ȱ di ȱ garantire ȱ la ȱ “transazione” ȱ eȱ non ȱ la ȱ conservazione ȱdelle ȱinformazioni. ȱȱȱ

ȱ 3.2.3 ȱAltre ȱiniziative ȱaȱlivello ȱglobale ȱ

La ȱFAO, ȱcomunque, ȱnon ȱèȱla ȱsola ȱorganizzazione ȱaȱdare ȱun ȱcontributo ȱsostanziale ȱalla ȱ gestione ȱdi ȱqueste ȱrisorse ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱNegli ȱultimi ȱanni ȱci ȱsono ȱstate ȱmolte ȱaltre ȱ iniziative ȱaȱvari ȱlivelli ȱ(regionale, ȱnazionale, ȱinternazionale…). ȱ

Ad ȱesempio: ȱ

x in ȱBrasile ȱèȱstato ȱcreato ȱun ȱprogramma ȱper ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱeȱla ȱbiotecnologia ȱ (CENARGEN); ȱȱ

x negli ȱ USA ȱ èȱ stato ȱ creato ȱ un ȱ programma ȱ per ȱ la ȱ valutazione ȱ del ȱ germoplasma ȱ nazionale; ȱȱ

x l’International ȱLivestock ȱResearch ȱInstitute ȱ(ILRI), ȱcoordinatore ȱdei ȱprogrammi ȱ pan ȱ –ȱ africani ȱ eȱ gestore ȱ del ȱ sistema ȱ informativo ȱ DAGRIS ȱ (Domestic ȱ Animal ȱ

Genetic ȱ Resources ȱ Information ȱ System), ȱ responsabile ȱ delle ȱ iniziative ȱ sulle ȱ

risorse ȱgenetiche ȱanimali ȱdel ȱCGIAR ȱ(una ȱrete ȱinternazionale ȱdi ȱmembri, ȱpartner ȱ

eȱ centri ȱ internazionali ȱ per ȱ l’agricoltura ȱ col ȱ fine ȱ di ȱ fornire ȱ conoscenze ȱ ai ȱ pvs); ȱ

l’ILRI ȱopera ȱin ȱAfrica, ȱSud ȱeȱSud ȬEst ȱAsia ȱeȱCina. ȱȱ

x nella ȱ Comunità ȱ Europea ȱ èȱ stata ȱ stabilita ȱ una ȱ commissione ȱ permanente ȱ sulle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ dall’EAAP ȱ (European ȱ Association ȱ of ȱ Animal ȱ

Production )ȱeȱsi ȱoccupa ȱdi ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali ȱanche ȱla ȱSAVE ȱFoundation ,ȱ

la ȱFondazione ȱper ȱla ȱSalvaguardia ȱdelle ȱVarietà ȱAgricole ȱEuropee. ȱ

x La ȱ fondazione ȱ Slow ȱ Food ȱ per ȱ la ȱ Biodiversità ȱ ONLUS. ȱ La ȱ Fondazione ȱ Slow ȱ Food ȱper ȱla ȱBiodiversità ȱOnlus ȱappartiene ȱaȱSlow ȱFood ȱed ȱèȱnata ȱaȱFirenze ȱnel ȱ

2003, ȱgrazie ȱal ȱsostegno ȱdella ȱRegione ȱToscana. ȱOltre ȱal ȱmovimento ȱSlow ȱFood ȱ

coinvolge ȱ anche ȱ istituzioni, ȱ aziende ȱ private ȱ eȱ chiunque ȱ sia ȱ interessato ȱ aȱ

sostenere ȱ progetti ȱ sulla ȱ biodiversità. ȱ La ȱ Fondazione ȱ lavora ȱ in ȱ tutti ȱ iȱ paesi ȱ del ȱ

mondo ȱma ȱl’opera ȱpiù ȱimportante ȱèȱlegata ȱall’attività ȱnei ȱpaesi ȱin ȱvia ȱdi ȱsviluppo ȱ

dove ȱla ȱtutela ȱdella ȱbiodiversità ȱèȱfondamentale ȱper ȱgarantire ȱil ȱsostentamento ȱeȱ

la ȱvita ȱdelle ȱpopolazioni ȱlocali. ȱGrazie ȱalle ȱdonazioni ȱraccolte, ȱvengono ȱfinanziati ȱ

progetti ȱin ȱpiù ȱdi ȱcinquanta ȱpaesi ȱper ȱla ȱsalvaguardia ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱdi ȱ

66   interesse ȱalimentare ȱeȱdella ȱcultura ȱlocale ȱad ȱesse ȱlegata, ȱlo ȱsviluppo ȱsostenibile, ȱ

il ȱbenessere ȱumano ȱeȱanimale. ȱLa ȱFondazione ȱSlow ȱFood ȱsta ȱcrescendo ȱdi ȱanno ȱ

in ȱ anno, ȱ operando ȱ in ȱ tutto ȱ il ȱ mondo ȱ per ȱ la ȱ salvaguardia ȱ delle ȱ tradizioni ȱ

alimentari ȱlocali, ȱper ȱla ȱtutela ȱdella ȱbiodiversità ȱdomestica, ȱper ȱla ȱvalorizzazione ȱ

delle ȱ piccole ȱ produzioni ȱ di ȱ qualità, ȱ concentrando ȱ sempre ȱ più ȱ gli ȱ investimenti ȱ

diretti ȱ sui ȱ paesi ȱ del ȱ Sud ȱ del ȱ mondo. ȱ Alcuni ȱ progetti ȱ importanti ȱ per ȱ quanto ȱ

riguarda ȱla ȱtutela ȱdelle ȱbiodiversità ȱsono ȱad ȱesempio: ȱ

1. Presidi :ȱiȱpresidi ȱsono ȱoltre ȱ300 ȱin ȱtutto ȱil ȱmondo ȱeȱsono ȱnati ȱper ȱtutelare ȱiȱpiccoli ȱ

prodotti ȱeȱper ȱsalvare ȱiȱprodotti ȱartigianali ȱdi ȱqualità. ȱGrazie ȱalla ȱmobilitazione ȱdi ȱ

tutta ȱla ȱrete ȱSlow ȱFood ȱdi ȱsoci, ȱtecnici, ȱricercatori, ȱgiornalisti, ȱcuochi ȱeȱproduttori, ȱ

la ȱ Fondazione ȱ contribuisce ȱ al ȱ miglioramento ȱ delle ȱ tecniche ȱ di ȱ produzione, ȱ alla ȱ

formazione ȱ dei ȱ produttori ȱ eȱ al ȱ potenziamento ȱ del ȱ mercato ȱ Ȭȱ locale ȱ eȱ

internazionale ȱȬȱ dei ȱprodotti. ȱ

2. Arca ȱ del ȱ gusto: ȱ l’Arca ȱ del ȱ gusto ȱ èȱ un ȱ catalogo ȱ di ȱ prodotti ȱ agroalimentari ȱ di ȱ

qualità ȱ aȱ rischio ȱ di ȱ estinzione ȱ selezionati ȱ in ȱ tutto ȱ il ȱ pianeta ȱ che ȱ attualmente ȱ

raccoglie ȱpiù ȱdi ȱ700 ȱprodotti ȱin ȱ50 ȱPaesi. ȱTra ȱle ȱvarie ȱcategorie ȱèȱcompresa ȱquella ȱ

delle ȱrazze ȱanimali ȱdi ȱinteresse ȱalimentare ȱeȱrientrano ȱnell’Arca ȱdi ȱSlow ȱFood ȱben ȱ

17 ȱ razze ȱ autoctone ȱ italiane ȱ (Podolica, ȱ Agerolese, ȱ Romagnola, ȱ Modenese, ȱ

Reggiana, ȱ Cabannina, ȱ Piemontese, ȱ Varzese ȱ –ȱ Tortonese ȱ –ȱ Ottonese, ȱ Sardo ȱ –ȱ

Modicana, ȱ , ȱ , ȱ Calvana, ȱ Garfagnina, ȱ Cabannina, ȱ Maremmana, ȱ

Grigio ȱAlpina, ȱBurlina ȱeȱRendena). ȱDi ȱqueste ȱrazze ȱ7ȱsono ȱgià ȱdiventate ȱdei ȱveri ȱeȱ

propri ȱ presidi ȱ slow ȱ food ȱ (Podolica, ȱ Romagnola, ȱ Modenese, ȱ Piemontese, ȱ Sardo Ȭ

Modicana, ȱMaremmana ȱeȱGrigio ȱAlpina). ȱ

3. Mercati ȱ della ȱ terra :ȱ èȱ un’iniziativa ȱ aȱ sostegno ȱ delle ȱ filiere ȱ corte ȱ come ȱ possono ȱ

essere ȱ quelle ȱ riguardanti ȱ iȱ prodotti ȱ derivanti ȱ da ȱ razze ȱ autoctone ȱ aȱ limitata ȱ

diffusione. ȱ

4. Terra ȱMadre :ȱèȱun ȱevento ȱche ȱriunisce ȱproduttori ȱprovenienti ȱda ȱtutto ȱil ȱmondo ȱeȱ

favorisce ȱlo ȱscambio ȱdi ȱinformazioni ȱeȱconoscenze ȱ(www.slowfood.it, ȱ16/10/10). ȱ

ȱ ȱ

67   3.2.4 ȱ Iȱ Global ȱ Databank ȱ per ȱ le ȱ risorse ȱ genetiche ȱ degli ȱ animali ȱ domestici ȱ

La ȱprima ȱiniziativa ȱper ȱla ȱcreazione ȱdi ȱun ȱDatabank ȱper ȱpreservare ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱ animali ȱ avvenne ȱ in ȱ seguito ȱ alle ȱ discussioni ȱ della ȱ Commissione ȱ Genetica ȱ al ȱ meeting ȱ annuale ȱdell’Associazione ȱEuropea ȱper ȱle ȱProduzioni ȱAnimali ȱ(EAAP) ȱdel ȱ1980. ȱVenne ȱ creato ȱun ȱpiccolo ȱgruppo ȱdi ȱlavoro ȱche ȱiniziò ȱun’inchiesta ȱsulle ȱrazze ȱeuropee ȱdelle ȱsette ȱ maggiori ȱspecie ȱdomestiche: ȱasino, ȱbufalo, ȱvacca, ȱcapra, ȱpecora, ȱcavallo ȱeȱsuino. ȱȱ

Di ȱ conseguenza ȱ l’EAAP ȱ pianificò ȱ di ȱ stabilire ȱ un ȱ databank ȱ iniziale ȱ per ȱ l’Europa ȱ all’istituto ȱper ȱl’Allevamento ȱAnimale ȱeȱla ȱGenetica ȱalla ȱscuola ȱdi ȱScienze ȱVeterinarie ȱdi ȱ

Hannover. ȱIȱprimi ȱ risultati ȱdell’inchiesta ȱdell’EAAP ȱfurono ȱpubblicati ȱ da ȱMaijala ȱet ȱal. ȱ

(1984). ȱ Nello ȱ stesso ȱ periodo ȱ la ȱ FAO ȱ sviluppò ȱ un ȱ Lista ȱ di ȱ Descrittori ȱ per ȱ le ȱ maggiori ȱ specie ȱdomestiche. ȱ

Più ȱ tardi ȱ un ȱ gruppo ȱ di ȱ ricerca ȱ sia ȱ della ȱ FAO ȱ che ȱ dell’EAAP ȱ lavorò ȱ in ȱ unione ȱ per ȱ lo ȱ sviluppo ȱdel ȱdatabank ȱdell’EAAP. ȱȱ

ȱ

Nel ȱ 1991 ȱ iniziò ȱ la ȱ prima ȱ inchiesta ȱ globale ȱ sulle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ col ȱ supporto ȱ dell’UNEP ȱ (United ȱ Nations ȱ Environment ȱ Programme). ȱ Iȱ dati ȱ vennero ȱ sistemati ȱ nel ȱ

Databank ȱGlobale ȱdelle ȱRisorse ȱGenetiche ȱdegli ȱAnimali ȱDomestici ȱ(Global ȱDatabank ȱof ȱ

Farm ȱAnimal ȱGenetic ȱResources) ȱcon ȱl’uso ȱdel ȱsoftware ȱdelle ȱoperazioni ȱdell’EAAP ȱdi ȱ

Hannover. ȱUn ȱsuccessivo ȱprogetto ȱdell’EAAP ȱin ȱcollaborazione ȱcon ȱla ȱFAO ȱeȱaltre ȱrealtà ȱ responsabili ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱ(EFABIS ȱproject) ȱsi ȱoccupò ȱdi ȱunire ȱiȱdue ȱdatabank ȱ creati ȱin ȱepoche ȱsuccessive ȱrendendoli ȱcompatibili. ȱ

Iȱdati ȱvennero ȱorganizzati ȱsu ȱtre ȱlivelli: ȱȱ

1. le ȱnazioni ȱsono ȱconsiderate ȱunità ȱsingole, ȱȱ

2. viene ȱsupportata ȱla ȱloro ȱaggregazione ȱaȱlivello ȱregionale… ȱȱ

3. …e ȱinfine ȱaȱlivello ȱglobale ȱnel ȱdatabank ȱdella ȱFAO. ȱ

ȱ

Iȱdatabase ȱsono ȱorganizzati ȱin ȱuna ȱrete ȱin ȱmodo ȱda ȱpotersi ȱscambiare ȱiȱdati ȱeȱrimanere ȱ automaticamente ȱ sincronizzati, ȱ essere ȱ raggiungibili ȱ tramite ȱ internet ȱ ed ȱ essere ȱ quindi ȱ elaborati ȱdai ȱsoggetti ȱinteressati ȱeȱconsultati ȱda ȱtutti. ȱLa ȱgerarchia ȱdel ȱnetwork ȱsi ȱriflette ȱ in ȱuna ȱgerarchia ȱdi ȱcontenuti: ȱiȱcampi ȱdi ȱinformazione ȱstandard ȱcontenuti ȱdal ȱdatabase ȱ

68   della ȱFAO ȱsono ȱpresenti ȱanche ȱaȱlivello ȱregionale ȱeȱnazionale. ȱAlcuni ȱcampi ȱinvece ȱsono ȱ trattati ȱaȱlivello ȱdi ȱuna ȱparticolare ȱregione ȱeȱinfine ȱaltri ȱesistono ȱsolo ȱaȱlivello ȱnazionale. ȱ

Le ȱnazioni ȱpossono ȱraccogliere ȱdati ȱsu ȱspecie ȱanche ȱnon ȱpresenti ȱai ȱlivelli ȱsuperiori ȱdel ȱ network. ȱ

Iȱ primi ȱ risultati ȱ dell’azione ȱ congiunta ȱ dell’EAAP, ȱ della ȱ FAO ȱ eȱ dell’UNEP ȱ furono ȱ pubblicati ȱnell’opera ȱ“Genetic ȱDiversity ȱof ȱEuropean ȱLivestock ȱBreeds ”ȱdal ȱgruppo ȱdi ȱ

Hannover ȱnel ȱsettembre ȱ1993 ȱincentrata ȱsulla ȱsituazione ȱEuropea ȱeȱper ȱtutte ȱle ȱregioni ȱ nella ȱ prima ȱ edizione ȱ del ȱ WWLDAD, ȱ “World ȱ Watch ȱ List ȱ for ȱ Domestic ȱ Animal ȱ

Diversity ”ȱ della ȱ FAO ȱ eȱ dell’UNEP ȱ nel ȱ novembre ȱ 1993. ȱ Le ȱ WWLDAD ȱ sono ȱ delle ȱ pubblicazioni ȱfatte ȱperiodicamente ȱsulla ȱbase ȱdei ȱdati ȱraccolti ȱdal ȱdatabank ȱdella ȱFAO. ȱ

L’ultima ȱedizione ȱ(3rd ȱedition) ȱrisale ȱal ȱ2000. ȱ

La ȱFAO ȱ iniziò ȱulteriori ȱinchieste ȱglobali ȱsulle ȱrazze ȱavicole ȱeȱsui ȱcamelidi ȱalla ȱfine ȱdel ȱ

1992 ȱ eȱ alla ȱ fine ȱ del ȱ 1994 ȱ un ȱ ulteriore ȱ set ȱ di ȱ dati ȱ europei ȱ furono ȱ anche ȱ trasferiti ȱ al ȱ

Databank ȱGlobale. ȱ

Nel ȱ 1995 ȱ il ȱ Databank ȱ fu ȱ inserito ȱ nel ȱ DAD ȬIS ȱ della ȱ FAO ȱ (Domestic ȱ Animal ȱ Diversity ȱ

Information ȱ System) ȱ che ȱ venne ȱ inserito ȱ nella ȱ rete ȱ internet. ȱ L’accesso ȱ elettronico ȱ al ȱ

Databank ȱGlobale ȱrealizzato ȱattraverso ȱil ȱDAD ȬIS ȱfacilitò ȱl’accessibilità ȱdei ȱdati ȱda ȱparte ȱ dei ȱvari ȱpaesi ȱeȱdelle ȱaltre ȱparti ȱcoinvolte ȱnel ȱmantenimento ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche. ȱ

Iȱcoordinatori ȱnazionali ȱsono ȱiȱgaranti ȱdel ȱmonitoraggio ȱeȱdella ȱconvalida ȱdei ȱdati ȱdi ȱogni ȱ nazione ȱeȱle ȱnazioni ȱeȱle ȱparti ȱcoinvolte ȱsono ȱtenuti ȱaȱmantenere ȱaggiornati ȱDAD ȬIS ȱeȱiȱ loro ȱ database ȱ nazionali ȱ eȱ aȱ renderli ȱ disponibili ȱ in ȱ accordo ȱ con ȱ iȱ principi ȱ della ȱ

Convenzione ȱsulla ȱBiodiversità. ȱ

Come ȱabbiamo ȱvisto, ȱl’azione ȱdella ȱFAO ȱsi ȱorganizza ȱsu ȱtre ȱlivelli: ȱnazionale ȱ–ȱregionale ȱ

–ȱglobale ȱeȱanche ȱla ȱgerarchia ȱdi ȱinformazione ȱrispetta ȱiȱtre ȱlivelli. ȱ

Se ȱprendiamo ȱl’esempio ȱdell’Italia, ȱsecondo ȱla ȱFAO ȱèȱcompresa ȱnella ȱregione ȱ“Europa”. ȱ

Nel ȱdatabank ȱglobale ȱvengono ȱdati ȱvari ȱcampi ȱdi ȱinformazione. ȱ

Innanzitutto ȱvengono ȱindicate ȱil ȱnumero ȱdi ȱrazze ȱmonitorate ȱper ȱpaese ȱeȱper ȱspecie ȱeȱ inoltre ȱviene ȱindicata ȱla ȱpercentuale ȱdi ȱcompletezza ȱdei ȱdati ȱper ȱogni ȱregione. ȱ

Ad ȱesempio ȱper ȱl’Italia, ȱche ȱrientra ȱnella ȱregione ȱEuropa,risultano ȱmonitorate ȱ61 ȱrazze ȱdi ȱ bovini. ȱLa ȱregione ȱEuropa ȱha ȱuna ȱcompletezza ȱdi ȱdati ȱstimata ȱper ȱil ȱ47%. ȱȱ

69   Per ȱ ogni ȱ razza, ȱ successivamente, ȱ vengono ȱ analizzati ȱ iȱ principali ȱ caratteri ȱ che ȱ determinano ȱ la ȱ condizione ȱ di ȱ rischio ȱ eȱ viene ȱ indicata ȱ la ȱ classe ȱ di ȱ rischio ȱ attribuita ȱ secondo ȱiȱcriteri ȱdella ȱFAO. ȱ

Vengono ȱ fornite ȱ anche ȱ informazioni ȱ sull’ andamento ȱ della ȱ popolazione ȱ eȱ sulla ȱ percentuale ȱdi ȱinbreeding ȱper ȱanno ȱoȱper ȱintervalli ȱdi ȱvari ȱanni. ȱȱ

Èȱpresente ȱanche ȱuna ȱgalleria ȱfotografica. ȱ

ȱ

Viene ȱ data ȱ infine ȱ una ȱ scheda ȱ descrittiva ȱ della ȱ razza ȱ che ȱ contiene ȱ le ȱ seguenti ȱ informazioni: ȱ

INFORMAZIONI ȱGENERALI ȱ

Specie ȱ

Nome ȱdella ȱrazza ȱ(nome ȱcomune ȱpiù ȱutilizzato ȱeȱaltri ȱnomi ȱlocali) ȱ

Distribuzione ȱ

DATI ȱDELLA ȱPOPOLAZIONE ȱ

Informazioni ȱbase ȱ

Anno ȱdi ȱraccolta ȱdei ȱdati ȱ

Grandezza ȱtotale ȱdella ȱpopolazione ȱ

Affidabilità ȱdei ȱdati ȱsulla ȱpopolazione ȱ

Trend ȱdella ȱpopolazione ȱ(in ȱcrescita, ȱstabile, ȱin ȱdecrescita) ȱ

Ammontare ȱdella ȱpopolazione ȱbasato ȱsu ȱ(censimenti, ȱinchieste ȱaȱlivello ȱdi ȱrazza/specie ȱoȱ stime) ȱ

Informazioni ȱdettagliate ȱ

Numero ȱdi ȱmaschi/femmine ȱallevate ȱ

Percentuale ȱdi ȱfemmine ȱallevate ȱrispetto ȱai ȱmaschi ȱdella ȱstessa ȱspecie ȱeȱpercentuale ȱdei ȱ maschi ȱutilizzati ȱper ȱl’allevamento ȱ

Numero ȱdelle ȱfemmine ȱiscritte ȱin ȱlibri ȱgenealogici ȱeȱregistri ȱanagrafici ȱ

Uso ȱdell’inseminazione ȱartificiale ȱeȱstoccaggio ȱdi ȱseme ȱed ȱembrioni ȱ

Numero ȱdi ȱallevamenti ȱeȱloro ȱdimensione ȱ

USI ȱPRINCIPALI ȱȱ

In ȱordine ȱdi ȱimportanza ȱ

ORIGINI ȱEȱSVILUPPO ȱ

70   Stato ȱdella ȱdomesticazione ȱ(domestico, ȱselvatico, ȱrinselvatichito) ȱ

Classificazione ȱtassonomica ȱ(razza, ȱvarietà, ȱlinea…) ȱ

Origini ȱ(descrizione ȱeȱanno) ȱ

Anno ȱdi ȱcreazione ȱdel ȱregistro ȱanagrafico/libro ȱgenealogico ȱ

Organizzazione ȱdi ȱmonitoraggio ȱdella ȱrazza(contatti) ȱ

MORFOLOGIA ȱ

Altezza ȱdell’adulto ȱeȱpeso ȱ

Numero, ȱforma ȱeȱdimensione ȱdelle ȱcorna ȱ

Colore ȱ

Tratti ȱparticolari ȱ

Tipo ȱdi ȱpelo/lana ȱ

QUALITÀ ȱSPECIALI ȱ

Qualità ȱparticolari ȱdei ȱprodotti ȱ

Caratteristiche ȱparticolari ȱdi ȱresistenza ȱ

Adattabilità ȱad ȱambienti ȱparticolari ȱ

Abilità ȱriproduttive ȱparticolari ȱ

Altre ȱcaratteristiche ȱ

CONDIZIONI ȱDI ȱALLEVAMENTO ȱ

Sistema ȱdi ȱallevamento ȱȱ

Mobilità ȱ

Nutrizione ȱ

Periodo ȱdi ȱricovero ȱ

Condizioni ȱparticolari ȱdi ȱallevamento ȱ

CONSERVAZIONE ȱIN ȱSITU ȱ

Descrizione ȱdei ȱprogrammi ȱdi ȱconservazione ȱin ȱsitu ȱ

CONSERVAZIONE ȱEX ȱSITU ȱ

Seme ȱconservato, ȱnumero ȱdi ȱmaschi ȱeȱdi ȱfemmine ȱnegli ȱembrioni ȱcongelati ȱ

PERFORMANCE ȱ

Peso ȱalla ȱnascita ȱ

Età ȱdella ȱmaturità ȱsessuale ȱ

Età ȱmedia ȱdei ȱmaschi ȱallevati ȱ

71   Età ȱdel ȱprimo ȱparto ȱeȱintervallo ȱdi ȱparto ȱ

Longevità ȱ

Produzione ȱdi ȱlatte ȱeȱlunghezza ȱdella ȱlattazione ȱ

Componenti ȱdel ȱlatte ȱ

Magrezza ȱdella ȱcarne ȱ

Acquisto ȱgiornaliero ȱdi ȱpeso ȱ

Peso ȱdella ȱcarcassa ȱ

Resa ȱalla ȱmacellazione ȱ

Condizioni ȱin ȱcui ȱsono ȱstate ȱmisurate ȱle ȱperformance ȱ

ȱ

Il ȱ database ȱ regionale ȱ nel ȱ nostro ȱ caso ȱ ad ȱ esempio ȱ èȱ l’ EFABIS ȱ (European ȱ Farm ȱ Animal ȱ

Biodiversity ȱInformation ȱSystem). ȱCome ȱabbiamo ȱvisto, ȱsecondo ȱla ȱgerarchia ȱinformativa ȱ su ȱ tre ȱ livelli ȱ iȱ databases ȱ regionali ȱ contengo ȱ le ȱ informazioni ȱ del ȱ database ȱ globale ȱ con ȱ alcune ȱ piccole ȱ differenze. ȱ Essi ȱ possono ȱ contenere ȱ anche ȱ informazioni ȱ ulteriori ȱ non ȱ trattate ȱnel ȱdatabase ȱglobale. ȱ

Ad ȱ esempio ȱ l’EFABIS ȱ europeo ȱ contiene ȱ un ȱ campo ȱ specifico ȱ per ȱ iȱ programmi ȱ di ȱ crioconservazione ȱnon ȱtrattato ȱin ȱquello ȱglobale. ȱ

Comunque ȱsia ȱattualmente ȱl’ammontare ȱdei ȱdati ȱdi ȱciascuna ȱrazza ȱeȱla ȱqualità ȱdi ȱquesti ȱèȱ spesso ȱ discutibile. ȱ Le ȱ informazioni ȱ demografiche ȱ sono ȱ spesso ȱ non ȱ molto ȱ precise ȱ eȱ ci ȱ sono ȱraramente ȱinformazioni ȱsu ȱfattori ȱnon ȱdemografici ȱingerenti ȱsullo ȱstato ȱdi ȱrischio ȱ

(basti ȱ pensare ȱ che ȱ il ȱ livello ȱ di ȱ completezza ȱ solo ȱ per ȱ l’Europa ȱ èȱ del ȱ 47%, ȱ efabis.net, ȱ

15/10/10). ȱȱ

Attualmente ȱ numerose ȱ nazioni ȱ hanno ȱ sviluppato ȱ dei ȱ propri ȱ criteri ȱ per ȱ giudicare ȱ una ȱ razza ȱ aȱ rischio ȱ di ȱ estinzione ȱ eȱ anche ȱ l’Europa ȱ all’interno ȱ dell’ultimo ȱ programma ȱ di ȱ sviluppo ȱrurale ȱha ȱpermesso ȱai ȱpaesi ȱdi ȱsupportare ȱfinanziariamente ȱnon ȱsolo ȱallevatori ȱ di ȱrazze ȱindicate ȱaȱrischio ȱsecondo ȱla ȱFAO ȱȱ ma ȱanche ȱgli ȱallevatori ȱdi ȱbovine ȱautoctone ȱ con ȱmeno ȱdi ȱ7ȇ500 ȱfattrici, ȱche ȱsono ȱ“indigene ȱdell’area ȱeȱin ȱpericolo ȱdi ȱnon ȱessere ȱpiù ȱ utilizzate ȱper ȱl’allevamento” ȱ(EC ȱ2004). ȱȱ

ȱ ȱ

72   3.2.5 ȱIl ȱruolo ȱeȱl’organizzazione ȱdei ȱNational ȱFocal ȱPoint ȱeȱil ȱcentro ȱ del ȱCircello, ȱil ȱNFP.I ȬFAO ȱ

Come ȱ abbiamo ȱ visto ȱ nell’ambito ȱ della ȱ Global ȱ Strategy ȱ for ȱ Management ȱ of ȱ Animal ȱ

Genetic ȱResources, ȱȱ la ȱFAO ȱha ȱcostituito ȱuna ȱrete ȱinformativa ȱsu ȱvari ȱlivelli ȱin ȱcui ȱl’unità ȱ fondamentale ȱèȱil ȱNational ȱFocal ȱPoint. ȱ

Figura ȱ3.2.5.1 ȱOrganizzazione ȱdel ȱsistema ȱinformativo ȱglobale ȱdella ȱFAO ȱ

ȱ Il ȱRegional ȱFocal ȱPoint ȱ(ERFP )ȱdella ȱregione ȱ“Europa” ȱsi ȱtrova ȱin ȱGrecia, ȱpresso ȱl’ Animal ȱ

Genetics ȱ and ȱ Breeding ȱ Aristotele ȱ University .ȱ Il ȱ governo ȱ italiano ȱ ha ȱ ufficialmente ȱ accreditato ȱ presso ȱ la ȱ FAO ȱ nel ȱ 1994 ȱ come ȱ National ȱ Focal ȱ Point ȱ Italiano ȱ (NFP.I. )ȱ il ȱ

Consorzio ȱ per ȱ la ȱ Sperimentazione, ȱ Divulgazione ȱ eȱ Applicazione ȱ di ȱ Biotecniche ȱ innovative ȱ (ConSDABI )ȱ con ȱ sede ȱ presso ȱ l’azienda ȱ Casaldianni ȱ presso ȱ Circello ȱ (BN) ȱ

(Matassino, ȱ2007). ȱȱ

Cenni ȱstorici ȱsul ȱNFP.I ȱȱ

Nel ȱ 1990 ȱ il ȱ Ministero ȱ dell’Agricoltura ȱ eȱ delle ȱ Foreste ȱ (MAF, ȱ attuale ȱ Mipaaf) ȱ con ȱ il ȱ supporto ȱ dell’A.I.A. ȱ (Associazione ȱ Italiana ȱ Allevatori) ȱ eȱ del ȱ comune ȱ del ȱ Circello ȱ ha ȱ istituito ȱil ȱCentro ȱNazionale ȱper ȱla ȱSalvaguardia ȱdel ȱGermoplasma ȱdegli ȱAnimali ȱin ȱVia ȱ di ȱEstinzione ȱ(CESGAVE). ȱNel ȱ1992 ȱquesto ȱcentro ȱèȱstato ȱinglobato ȱnel ȱConsorzio ȱper ȱla ȱ

Sperimentazione, ȱDivulgazione ȱeȱApplicazione ȱdi ȱBiotecniche ȱInnovative ȱ(ConSDABI) ȱeȱ nel ȱ1994 ȱèȱstato ȱaccreditato ȱcome ȱNFP ȱFAO ȱȱ italiano ȱ(Matassino, ȱ2007). ȱ

73   Secondo ȱ le ȱ indicazioni ȱ della ȱ FAO, ȱ le ȱ funzioni ȱ di ȱ un ȱ National ȱ Focal ȱ Point ȱ sono ȱ le ȱ seguenti: ȱ

1. Inventario ȱ eȱ monitoraggio ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ nazionali ȱ aȱ rischio ȱ di ȱ

estinzione ȱe/o ȱdi ȱabbandono ȱ

2. Redazione ȱdi ȱlinee ȱguida ȱper ȱla ȱconservazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali. ȱ

3. Suggerimento ȱ alle ȱ strutture ȱ interessate ȱ delle ȱ procedure ȱ ottimali ȱ per ȱ la ȱ

caratterizzazione ȱgenetica ȱdi ȱun ȱtipo ȱgenetico ȱautoctono ȱTGA ȱoȱun ȱtipo ȱgenetico ȱ

autoctono ȱantico ȱTGAA ȱaȱrischio ȱdi ȱestinzione ȱȱ

4. Valutazione ȱ degli ȱ effetti ȱ delle ȱ pratiche ȱ agricole, ȱ degli ȱ agro ȱ ecosistemi ȱ eȱ delle ȱ

attività ȱsociali ȱsulla ȱbiodiversità ȱanimale ȱ

5. Collaborazione ȱ con ȱ istituzioni ȱ pubbliche, ȱ istituti ȱ di ȱ ricerca ȱ eȱ sperimentazione, ȱ

enti ȱprivati, ȱuniversità, ȱallevatori. ȱ

6. Stesura ȱ periodica ȱ del ȱ Rapporto ȱ sullo ȱ Stato ȱ delle ȱ Risorse ȱ Genetiche ȱ Animali ȱ aȱ

livello ȱitaliano, ȱin ȱcollaborazione ȱcol ȱMipaaf ȱ

7. Ricerca ȱsulla ȱtipizzazione ȱdei ȱprodotti ȱda ȱrisorse ȱgenetiche ȱautoctone ȱ

8. Redazione ȱannuale ȱdi ȱun ȱrapporto ȱal ȱMipaaf ȱsullo ȱStato ȱdelle ȱRisorse ȱGenetiche ȱ

Animali ȱItaliane ȱ

9. Partecipazione ȱ agli ȱ incontri ȱ della ȱ Commissione ȱ sulle ȱ Risorse ȱ Genetiche ȱ per ȱ

l’Alimentazione ȱeȱper ȱl’Agricoltura ȱ

Per ȱ riassumere ȱ in ȱ breve, ȱ il ȱ NFP.I ȱ èȱ l’unità ȱ base ȱ italiana ȱ della ȱ FAO ȱ che ȱ si ȱ occupa ȱ della ȱ tutela ȱ della ȱ risorsa ȱ genetica ȱ animale ȱ italiana ȱ attraverso ȱ l’identificazione ȱ eȱ conoscenza, ȱ il ȱ monitoraggio, ȱla ȱconservazione/utilizzo, ȱla ȱdivulgazione ȱtra ȱla ȱpopolazione. ȱ ȱ

3.3 ȱConservazione ȱaȱlivello ȱeuropeo: ȱle ȱiniziative ȱdell’UE ȱ

La ȱ conservazione ȱ delle ȱ risorse ȱ naturali, ȱ quali ȱ risorse ȱ disponibili ȱ in ȱ quantità ȱ limitata ȱ rientra ȱtra ȱgli ȱobiettivi ȱdella ȱpolitica ȱambientale ȱcomunitaria ȱfin ȱdal ȱprimo ȱprogramma ȱ quadro ȱ per ȱ l’ambiente ȱ (1973 ȱ –ȱ 1976). ȱ Tuttavia ȱ èȱ solo ȱ con ȱ il ȱ quarto ȱ programma ȱ quadro ȱ

(1987 ȱ –ȱ 1992) ȱ eȱ più ȱ precisamente ȱ con ȱ l’Atto ȱ unico ȱ europeo ȱ (1987) ȱ eȱ con ȱ il ȱ trattato ȱ di ȱ

Maastricht ȱ (1992) ȱ che ȱ conferiscono ȱ alla ȱ politica ȱ ambientale ȱ della ȱ Comunità ȱ una ȱ base ȱ

74   giuridica, ȱche ȱsi ȱinizia ȱaȱparlare ȱoltre ȱche ȱdi ȱconservazione ȱdelle ȱrisorse ȱnaturali ȱanche ȱdi ȱ preservazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

ȱ

Obiettivi ȱ settoriali ȱ per ȱ il ȱ settore ȱ agricolo ȱ definiti ȱ nella ȱ strategia ȱ comunitaria ȱ per ȱ la ȱ diversità ȱbiologica ȱ(COM(1998) ȱ42 ȱdef.) .ȱ

In ȱquesta ȱcomunicazione ȱla ȱcommissione ȱsottolinea ȱla ȱperdita ȱdi ȱbiodiversità ȱaȱlivello ȱdi ȱ specie, ȱ ecosistemi ȱ eȱ patrimonio ȱ genetico ȱ dell’Europa ȱ eȱ del ȱ mondo ȱ intero ȱ eȱ definisce ȱ perciò ȱla ȱstrategia ȱcomunitaria ȱeȱil ȱquadro ȱnell’ambito ȱdel ȱquale ȱadottere ȱle ȱpolitiche ȱeȱgli ȱ strumenti ȱ comunitari ȱ volti ȱ ad ȱ applicare ȱ la ȱ Convenzione ȱ sulla ȱ diversità ȱ biologica, ȱ ratificata ȱdall’Europa ȱnel ȱ1993. ȱȱ

Per ȱ quanto ȱ concerne ȱ la ȱ conservazione ȱ eȱ lȇutilizzazione ȱ sostenibile ȱ della ȱ diversità ȱ biologica, ȱ la ȱ strategia ȱ raccomanda ȱ una ȱ conservazione ȱ in ȱ situ ȱ (ovvero ȱ nell ȇambiente ȱ naturale) ȱ ed ȱ ex ȱ situ ȱ (in ȱ banche ȱ dei ȱ geni, ȱ laboratori, ȱ giardini ȱ zoologici ȱ oȱ botanici) ȱ delle ȱ specie ȱ eȱ degli ȱ ecosistemi. ȱ Questo ȱ obiettivo ȱ viene ȱ conseguito ȱ anche ȱ tramite ȱ la ȱ ricostituzione ȱ degli ȱ ecosistemi ȱ eȱ delle ȱ popolazioni ȱ eȱ tramite ȱ la ȱ protezione ȱ delle ȱ specie ȱ coltivate ȱoȱdomestiche ȱche ȱhanno ȱacquisito ȱcaratteristiche ȱgenetiche ȱdistintive ȱeȱdotate ȱdi ȱ valore ȱeffettivo ȱaȱfini ȱalimentari ȱeȱgenetici. ȱLa ȱstrategia ȱtra ȱiȱsuoi ȱobiettivi ȱprevede ȱanche ȱ l’implementazione ȱdello ȱstudio, ȱdella ȱricerca ȱeȱdella ȱdiffusione ȱdelle ȱinformazioni. ȱ

Vengono ȱrafforzate ȱle ȱmisure ȱagro ȱambientali ȱeȱfavorite ȱle ȱpolitiche ȱcommerciali ȱvolte ȱal ȱ rispetto ȱ della ȱ diversità ȱ biologica ȱ eȱ viene ȱ raccomandata ȱ l’elaborazione ȱ di ȱ legislazioni ȱ nazionali ȱche ȱnon ȱostacolino ȱeȱanzi ȱfavoriscano ȱla ȱconservazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche .ȱȱ

ȱ

Il ȱQuinto ȱprogramma ȱquadro ȱ“Programma ȱpolitico ȱeȱd’azione ȱdella ȱcomunità ȱeuropea ȱ aȱfavore ȱdell’ambiente ȱeȱdi ȱuno ȱsviluppo ȱsostenibile” ȱ(1993 Ȭ1999) ȱ

Il ȱ quinto ȱ programma ȱ quadro ȱ parte ȱ dalla ȱ constatazione ȱ che ȱ la ȱ possibilità ȱ di ȱ un’attività ȱ umana ȱdurevole ȱeȱdi ȱun ȱulteriore ȱsviluppo ȱeconomico ȱeȱsociale ȱdipendono ȱdalla ȱqualità ȱ dell’ambiente ȱeȱdelle ȱrisorse ȱnaturali, ȱnonché ȱda ȱuna ȱloro ȱtutela ȱsoddisfacente. ȱPertanto ȱ gli ȱ obiettivi ȱ che, ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ protezione ȱ della ȱ natura ȱ eȱ della ȱ diversità ȱ biologica, ȱil ȱprogramma ȱsi ȱpropone ȱdi ȱperseguire ȱriguardano: ȱ

1. Il ȱ mantenimento ȱ eȱ il ȱ ripristino ȱ degli ȱ habitat ȱ naturali ȱ eȱ delle ȱ specie ȱ di ȱ fauna ȱ eȱ

flora ȱselvatiche ȱin ȱuno ȱstato ȱdi ȱconservazione ȱfavorevole ȱ

75   2. La ȱ creazione ȱ di ȱ una ȱ rete ȱ europea ȱ coerente ȱ di ȱ siti ȱ protetti ȱ (direttiva ȱ habitat, ȱ

Natura ȱ 2000: ȱ programmi ȱ quadro ȱ relativi ȱ ad ȱ aree ȱ naturali ȱ della ȱ CE ȱ

accuratamente ȱselezionate ȱeȱgestite). ȱ

3. Controllo ȱrigoroso ȱdegli ȱabusi ȱeȱdel ȱcommercio ȱdi ȱspecie ȱselvatiche ȱ

ȱ

Regolamento ȱCE ȱ2078/92 ȱȱ relativo ȱaȱmetodi ȱdi ȱproduzione ȱagricola ȱcompatibili ȱcon ȱle ȱ esigenze ȱdi ȱprotezione ȱdell’ambiente ȱȱ eȱcon ȱla ȱcura ȱdello ȱspazio ȱnaturale ȱ

Il ȱ regolamento ȱ CE ȱ 2078/92 ȱ èȱ stato ȱ il ȱ primo ȱ effettivo ȱ provvedimento ȱ agro ȱ ambientale ȱ europeo ȱ relativo ȱ ai ȱ metodi ȱ di ȱ produzione ȱ agricola ȱ compatibili ȱ con ȱ le ȱ esigenze ȱ di ȱ protezione ȱdell’ambiente ȱeȱcon ȱla ȱcura ȱdello ȱspazio ȱrurale. ȱÈȱstato ȱadottato ȱcome ȱmisura ȱ di ȱaccompagnamento ȱalla ȱriforma ȱdella ȱPAC ȱeȱriproposto ȱin ȱAgenda ȱ2000 ȱtra ȱle ȱmisure ȱ per ȱlo ȱsviluppo ȱrurale. ȱȱ

Al ȱ fine ȱ di ȱ contrastare ȱ la ȱ perdita ȱ di ȱ diversità ȱ genetica ȱ di ȱ interesse ȱ agricolo ȱ sono ȱ stati ȱ previsti ȱ incentivi ȱ finanziari ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ in ȱ azienda ȱ di ȱ specie ȱ minacciate ȱ di ȱ estinzione ȱ agli ȱ imprenditori ȱ che ȱ si ȱ impegnavano ȱ ad ȱ allevare/coltivare ȱ iȱ tipi ȱ locali ȱ minacciati ȱdi ȱerosione ȱgenetica. ȱ

ȱ

Regolamento ȱ n. ȱ 1476/94 ȱ del ȱ Consiglio ȱ concernente ȱ la ȱ conservazione, ȱ la ȱ caratterizzazione, ȱla ȱraccolta ȱeȱl’utilizzazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱin ȱagricoltura ȱ

Questo ȱ regolamento ȱ del ȱ Consiglio ȱ della ȱ Comunità ȱ Europea, ȱ adottato ȱ il ȱ 21 ȱ novembre ȱ

2004, ȱ prevede ȱ di ȱ coordinare ȱ eȱ promuovere ȱ aȱ livello ȱ comunitario ȱ le ȱ azioni ȱ intraprese ȱ aȱ livello ȱ dei ȱ singoli ȱ Stati ȱ in ȱ maniera ȱ di ȱ conservazione, ȱ caratterizzazione, ȱ raccolta ȱ eȱ utilizzazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱin ȱagricoltura. ȱIl ȱregolamento ȱha ȱdefinito ȱun ȱprimo ȱ programma ȱcomunitario ȱper ȱtali ȱattività ȱstanziando ȱun ȱimporto ȱdi ȱ20 ȱmilioni ȱdi ȱECU. ȱ

ȱ

Le ȱmisure ȱagro ȱambientali ȱ

Obiettivo ȱ delle ȱ misure ȱ agro ȱ ambientali ȱ èȱ favorire ȱ la ȱ compatibilità ȱ tra ȱ la ȱ produzione ȱ agricola, ȱla ȱprotezione ȱeȱla ȱpromozione ȱdell’ambiente. ȱLe ȱprime ȱmisure ȱdi ȱquesto ȱtipo, ȱ non ȱancora ȱdefinite ȱcome ȱagro ȱambientali, ȱrientravano ȱnell’ambito ȱdi ȱnormative ȱagricole ȱ più ȱgenerali ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

76   Successivamente ȱ sono ȱ stati ȱ introdotti ȱ iȱ primi ȱ regolamenti ȱ di ȱ ritiro ȱ dei ȱ terreni ȱ dalla ȱ produzione ȱ(set Ȭaside, ȱreg. ȱCEE ȱ1094/88 ȱeȱsucc.) ȱche ȱhanno ȱavuto ȱnotevole ȱdiffusione ȱin ȱ

Italia, ȱma ȱiȱcui ȱeffetti ȱsull’ambiente ȱeȱsulla ȱbiodiversità ȱsi ȱsono ȱdimostrati ȱscarsi, ȱse ȱnon ȱin ȱ qualche ȱcaso ȱaddirittura ȱnegativi. ȱ

ȱ

Regolamento ȱCE ȱn. ȱ1251/99 ȱ

Il ȱ regolamento ȱ CE ȱ 1251/99 ȱ (art ȱ 2,3, ȱ6) ȱ prevede ȱ il ȱ sostegno ȱ alla ȱ realizzazione ȱ di ȱ diverse ȱ forme ȱ di ȱ set Ȭaside ȱ (obbligatorio, ȱ volontario, ȱ non Ȭrotazionale, ȱ su ȱ piccoli ȱ appezzamenti, ȱ relativo ȱai ȱmargini ȱdei ȱcampi, ȱalle ȱbanchine ȱdi ȱcorsi ȱd’acqua, ȱecc. ȱcon ȱsovrapposizione ȱoȱ meno ȱ ad ȱ altre ȱ misure ȱ agro ȱ ambientali) ȱ che ȱ possono ȱ avere ȱ un ȱ ruolo ȱ interessante ȱ per ȱ diverse ȱspecie ȱselvatiche. ȱ

ȱ

Regolamento ȱCE ȱ1254/99 ȱ

Il ȱregolamento ȱ1254/99 ȱstabilisce ȱinvece ȱalcuni ȱincentivi ȱspecifici ȱper ȱla ȱriduzione ȱdella ȱ densità ȱ di ȱ bovini ȱ eȱ per ȱ il ȱ mantenimento ȱ di ȱ pratiche ȱ tradizionali ȱ di ȱ allevamento ȱ oȱ di ȱ equilibri ȱ ecologici ȱ tra ȱ un ȱ pascolo ȱ di ȱ animali ȱ domestici ȱ eȱ la ȱ presenza ȱ di ȱ flora ȱ eȱ fauna ȱ selvatica. ȱ

ȱ

Regolamento ȱCE ȱ1257/99 ȱsul ȱsostegno ȱallo ȱsviluppo ȱrurale ȱda ȱparte ȱdel ȱFondo ȱeuropeo ȱ agricolo ȱ di ȱ orientamento ȱ eȱ di ȱ garanzia ȱ (FEAOG) ȱ eȱ che ȱ modifica ȱ ed ȱ abroga ȱ taluni ȱ regolamenti ȱ(Comunicazione ȱdella ȱCommissione ȱdel ȱ30 ȱgiugno ȱ1992) ȱ

Il ȱregolamento ȱpiù ȱsignificativo ȱèȱil ȱ1257/99 ȱrelativo ȱai ȱpiani ȱdi ȱsviluppo ȱrurale. ȱQuesto ȱ individua ȱdiverse ȱmisure ȱtra ȱcui ȱin ȱparticolare ȱla ȱconcessione ȱeȱl’applicazione ȱdel ȱcriterio ȱ dell’aiuto ȱ finanziario ȱ condizionato ȱ aȱ requisiti ȱ minimi ȱ di ȱ gestione ȱ ambientale ȱ (cross Ȭ compliance) ȱper ȱgli ȱ investimenti, ȱper ȱiȱgiovani ȱagricoltori, ȱper ȱiȱsistemi ȱdi ȱ coltivazione ȱ tradizionale ȱ ed ȱ estensiva ȱ nelle ȱ aree ȱ agricole ȱ sfavorite ȱ oȱ marginali, ȱ per ȱ iȱ sistemi ȱ di ȱ trasformazione ȱeȱvendita ȱdei ȱprodotti ȱbiologici, ȱecc. ȱNell’ambito ȱdelle ȱnuove ȱmisure ȱagro ȱ ambientali, ȱ viene ȱ fornito ȱ sostegno ȱ all’agricoltura ȱ in ȱ quanto ȱ iȱ metodi ȱ di ȱ produzione ȱ agricola ȱ finalizzati ȱ alla ȱ protezione ȱ dell’ambiente ȱ eȱ alla ȱ conservazione ȱ dello ȱ spazio ȱ naturale ȱ contribuiscono ȱ alla ȱ realizzazione ȱ degli ȱ obiettivi ȱ delle ȱ politiche ȱ comunitarie ȱ in ȱ materia ȱsia ȱagricola ȱche ȱambientale ȱ(art. ȱ22). ȱ

77   Il ȱVI ȱProgramma ȱQuadro ȱper ȱl’ambiente ȱ

Il ȱ24 ȱgennaio ȱ2001 ȱla ȱCommissione ȱha ȱadottato ȱil ȱVI ȱProgramma ȱQuadro ȱper ȱl’ambiente ȱ dal ȱtitolo ȱ“Ambiente ȱ2010 ȱ–ȱil ȱnostro ȱfuturo, ȱla ȱnostra ȱscelta”, ȱun ȱprogramma ȱd’azione ȱ per ȱl’ambiente ȱdell’Europa ȱagli ȱinizi ȱdel ȱXXI ȱsecolo ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

Il ȱ nuovo ȱ programma ȱ identifica ȱ quegli ȱ aspetti ȱ dell’ambiente ȱ che ȱ devono ȱ assolutamente ȱ essere ȱ affrontati ȱ per ȱ ottenere ȱ uno ȱ sviluppo ȱ sostenibile: ȱ cambiamento ȱ climatico, ȱ uso ȱ esagerato ȱdelle ȱrisorse ȱnaturali, ȱperdita ȱdi ȱbiodiversità, ȱaccumulo ȱdi ȱsostanze ȱchimiche ȱ tossiche ȱpersistenti ȱnell’ambiente, ȱimplementazione ȱdello ȱsviluppo ȱsostenibile ȱin ȱEuropa. ȱȱ

Una ȱ consistente ȱ parte ȱ del ȱ programma ȱ èȱ dedicata ȱ alla ȱ biodiversità ȱ con ȱ l’obiettivo ȱ di ȱ proteggere ȱeȱripristinare ȱil ȱfunzionamento ȱdei ȱsistemi ȱnaturali ȱed ȱarrestare ȱla ȱperdita ȱdi ȱ biodiversità ȱ nell’Unione ȱ europea ȱ eȱ nel ȱ mondo ȱ nonché ȱ di ȱ proteggere ȱ il ȱ suolo ȱ dall’erosione ȱeȱdall’inquinamento. ȱȱ

ȱ

Piano ȱd’azione ȱaȱfavore ȱdella ȱbiodiversità ȱin ȱagricoltura ȱ(COM(2001) ȱ162) ȱ

Con ȱ la ȱ comunicazione ȱ del ȱ 27 ȱ marzo ȱ 2001 ȱ della ȱ Commissione ȱ al ȱ Consiglio ȱ eȱ al ȱ

Parlamento ȱ europeo ȱ èȱ stato ȱ presentato ȱ il ȱ “Piano ȱ d’azione ȱ aȱ favore ȱ della ȱ biodiversità: ȱ conservazione ȱ delle ȱ risorse ȱ naturali, ȱ agricoltura, ȱ pesca ȱ eȱ cooperazione ȱ economica ȱ eȱ cooperazione ȱ allo ȱ sviluppo.” ȱ Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ l’agrobiodiversità, ȱ il ȱ piano ȱ per ȱ l’agricoltura ȱevidenzia ȱcome ȱtra ȱagricoltura ȱeȱbiodiversità ȱpossano ȱesserci ȱsia ȱinterazioni ȱ positive ȱsia ȱnegative, ȱaȱseconda ȱdel ȱmodello ȱagricolo ȱadottato. ȱIn ȱbase ȱaȱquesto ȱvengono ȱ identificate ȱsette ȱazioni ȱprioritarie, ȱtra ȱle ȱquali ȱl’azione ȱ“e” ȱprevede ȱdi ȱ“sostenere ȱazioni ȱ destinate ȱ al ȱ rafforzamento ȱ della ȱ diversità ȱ genetica ȱ in ȱ agricoltura ȱ eȱ alla ȱ conservazione ȱ delle ȱvarietà ȱeȱdelle ȱrazze ȱlocali ȱeȱtradizionali” ȱ(art. ȱ23 ȱ–ȱ24 ȱ–ȱ25). ȱȱ

ȱ

Strategia ȱtematica ȱper ȱl’uso ȱsostenibile ȱdelle ȱrisorse ȱ(COM(2003) ȱ527) ȱȱ con ȱ la ȱ comunicazione ȱ “Verso ȱ una ȱ strategia ȱ tematica ȱ per ȱ l’uso ȱ sostenibile ȱ delle ȱ risorse ȱ naturali” ȱ COM(2003) ȱ 527 ȱ del ȱ 1° ȱ ottobre ȱ 2003, ȱ la ȱ Commissione ȱ espone ȱ le ȱ principali ȱ caratteristiche ȱ di ȱ una ȱ futura ȱ strategia ȱ tematica ȱ il ȱ cui ȱ obiettivo ȱ èȱ quello ȱ di ȱ elaborare ȱ un ȱ quadro ȱ di ȱ riferimento ȱ eȱ adottare ȱ misure ȱ che ȱ permettano ȱ di ȱ utilizzare ȱ in ȱ maniera ȱ sostenibile ȱle ȱrisorse ȱnaturali ȱsenza ȱdanneggiare ȱulteriormente ȱl’ambiente. ȱ

ȱ

78   Regolamento ȱ(CE) ȱ870/2004 ȱdel ȱConsiglio ȱdel ȱ24 ȱaprile ȱ2004 ȱ

Il ȱ regolamento ȱ istituisce ȱ un ȱ programma ȱ comunitario ȱ concernente ȱ la ȱ conservazione, ȱ la ȱ caratterizzazione, ȱ la ȱ raccolta ȱ eȱ l’utilizzazione ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ in ȱ agricoltura ȱ ed ȱ abroga ȱil ȱregolamento ȱ(CE) ȱ1467/94, ȱpartendo ȱdal ȱpresupposto ȱche ȱle ȱdiversità ȱbiologiche ȱ eȱ genetiche ȱ in ȱ agricoltura ȱ costituiscono ȱ un ȱ fattore ȱ insostituibile ȱ per ȱ lo ȱ sviluppo ȱ sostenibile ȱ della ȱ produzione ȱ agricola ȱ delle ȱ zone ȱ rurali ȱ (considerazione ȱ 1). ȱ Nello ȱ stesso ȱ anno ȱcon ȱil: ȱ

ȱ

Regolamento ȱ(CE) ȱ817/2004 ȱȱ

La ȱCE ȱdispone ȱincentivi ȱper ȱgli ȱallevatori ȱche ȱallevano ȱ“razze ȱlocali ȱautoctone ȱnell’area ȱeȱ in ȱpericolo ȱdi ȱessere ȱperse ȱnell’allevamento”. ȱGli ȱincentivi ȱsi ȱpropongono ȱdi ȱcompensare ȱ gli ȱallevatori ȱper ȱla ȱpiù ȱbassa ȱprofittabilità ȱdelle ȱrazze ȱindigene ȱrispetto ȱalle ȱcosmopolite. ȱ

Il ȱ criterio ȱ di ȱ pagamento ȱ fu ȱ stabilito ȱ nel ȱ numero ȱ delle ȱ femmine ȱ allevate ȱ (nel ȱ caso ȱ dei ȱ bovini ȱ 7500), ȱ al ȱ di ȱ sotto ȱ del ȱ quale ȱ la ȱ razza ȱ era ȱ considerata ȱ “minacciata” ȱ di ȱ estinzione ȱ

(art.14). ȱ

ȱ

Regolamento ȱCE ȱ1698/2005 ȱ(art. ȱ39 ȱ–ȱ40) ȱeȱReg. ȱ1974/2006 ȱ(art. ȱ27 ȱȬȱ 28) ȱ

Questi ȱ regolamenti, ȱ conseguenti ȱ al ȱ regolamento ȱ 817/2004 ȱ eȱ impostati ȱ sullo ȱ stesso ȱ ragionamento ȱ sono ȱ di ȱ particolare ȱ importanza ȱ perché ȱ individuano ȱ tra ȱ le ȱ misure ȱ agro ȱ ambientali ȱun’azione ȱspecifica ȱper ȱla ȱconservazione ȱ“in ȱsitu” ȱed ȱ“ex ȱsitu” ȱdelle ȱvarietà ȱ coltivate ȱeȱdelle ȱrazze ȱautoctone ȱaȱrischio ȱdi ȱestinzione. ȱIȱregolamenti ȱstabiliscono ȱle ȱlinee ȱ guida ȱ per ȱ iȱ programmi ȱ di ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ nazionale ȱ eȱ regionale ȱ per ȱ il ȱ periodo ȱ 2007 ȱ –ȱ

2013 ȱ(asse ȱ2, ȱarticolo ȱ27). ȱ

Alcune ȱ criticità ȱ individuate ȱ in ȱ queste ȱ strategie ȱ èȱ che ȱ aȱ volte ȱ non ȱ tengono ȱ conto ȱ delle ȱ differenze ȱ di ȱ rischio ȱ tra ȱ le ȱ varie ȱ razze ȱ eȱ che ȱ iȱ pagamenti ȱ sono ȱ frequentemente ȱ insufficienti ȱper ȱcompensare ȱgli ȱagricoltori ȱdelle ȱperdite ȱcollegate ȱal ȱmantenimento ȱdelle ȱ specie ȱlocali ȱ(Signorello ȱeȱPappalardo, ȱ2003). ȱ

ȱ

“Arrestare ȱla ȱbiodiversità ȱentro ȱil ȱ2010 ȱeȱoltre”, ȱ(COM(2006) ȱ216) ȱ la ȱ risoluzione ȱ del ȱ parlamento ȱ europeo ȱ del ȱ 22 ȱ maggio ȱ 2006 ȱ “Arrestare ȱ la ȱ perdita ȱ di ȱ biodiversità ȱentro ȱil ȱ2010” ȱriconosce ȱ(COM(2006) ȱ216) ȱ:ȱȱ

79   - L’insufficienza ȱ del ȱ Piano ȱ d’Azione ȱ della ȱ FAO ȱ per ȱ conservare ȱ la ȱ biodiversità ȱ eȱ

sostenere ȱiȱservizi ȱagroecosistemici ȱsul ȱlungo ȱperiodo ȱeȱdunque ȱl’importanza ȱdi ȱ

creare ȱmisure ȱaggiuntive ȱaȱfavore ȱdelle ȱspecie ȱminacciate ȱd’estinzione ȱ

- L’utilità ȱdi ȱestendere ȱil ȱricorso ȱaȱpiani ȱd’azione ȱspecifici ȱper ȱle ȱspecie ȱminacciate ȱ

- La ȱ necessità ȱ di ȱ misure ȱ ad ȱ hoc ȱ per ȱ promuovere ȱ la ȱ biodiversità ȱ nei ȱ nuovi ȱ Stati ȱ

membri ȱȱ

- L’interdipendenza ȱ tra ȱ servizi ȱ agroecosistemici ȱ quali ȱ l’attività ȱ paesaggistica ȱ eȱ le ȱ

attività ȱeconomiche ȱcome ȱil ȱturismo ȱ

- L’elevata ȱbiodiversità ȱdelle ȱregioni ȱpiù ȱremote ȱ

- La ȱnecessità ȱdi ȱlegiferareȱper ȱla ȱconservazione ȱeȱl’utilizzo ȱdella ȱbiodiversità ȱ

In ȱ questo ȱ documento ȱ la ȱ commissione ȱ ha ȱ individuato ȱ quattro ȱ settori ȱ prioritari ȱ di ȱ intervento ȱ e, ȱ in ȱ relazione ȱ aȱ questi, ȱ dieci ȱ obiettivi ȱ prioritari. ȱ La ȱ commissione ȱ ha ȱ individuato ȱinoltre ȱquattro ȱmisure ȱdi ȱsostegno ȱprincipali. ȱ

Aȱ questo ȱ fine ȱ si ȱ auspica ȱ un ȱ nuovo ȱ indirizzo ȱ eȱ un ȱ ruolo ȱ decisivo ȱ della ȱ PAC ȱ nel ȱ promuovere ȱ modelli ȱ di ȱ produzione ȱ durevoli, ȱ economicamente ȱ sostenibili ȱ ma ȱ nel ȱ contempo ȱ ambientalmente ȱ sostenibili, ȱ che ȱ permettano ȱ di ȱ intervenire ȱ sull’ambiente ȱ nonché ȱ sulla ȱ valorizzazione ȱ eȱ sul ȱ ripristino ȱ della ȱ biodiversità. ȱ L’attuale ȱ PAC ȱ prosegue ȱ nell’applicazione ȱ della ȱ filosofia ȱ adottata ȱ agli ȱ inizi ȱ degli ȱ anni ȱ Novanta ȱ con ȱ la ȱ svolta ȱ dell’introduzione ȱdelle ȱprime ȱvere ȱeȱproprie ȱmisure ȱagro ȱambientali. ȱÈȱiniziato ȱinfatti ȱun ȱ processo ȱdi ȱrafforzamento ȱdel ȱsecondo ȱpilastro ȱdella ȱpolitica ȱagricola, ȱquello ȱrelativo ȱai ȱ piani ȱdi ȱsviluppo ȱrurale, ȱche ȱvedono ȱfra ȱiȱdiversi ȱinterventi ȱanche ȱquelli ȱagro ȱambientali. ȱ

Gli ȱ obiettivi ȱ prioritari ȱ sono ȱ di ȱ incentivare ȱ iȱ produttori ȱ ad ȱ adottare ȱ programmi ȱ di ȱ miglioramento ȱdella ȱqualità ȱdei ȱprodotti ȱeȱnorme ȱrigorose ȱdi ȱtutela ȱdell’ambiente ȱeȱdella ȱ sanità ȱpubblica, ȱil ȱbenessere ȱanimale, ȱla ȱsostenibilità. ȱȱȱȱ

L’iniziativa ȱ più ȱ specifica ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ protezione ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱeȱquindi ȱdelle ȱrazze ȱbovine ȱautoctone ȱèȱcontenuta ȱnella ȱmisura ȱ214 ȱdel ȱpiano ȱdi ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ 2007 ȱ –ȱ 2013, ȱ scaturito ȱ dalle ȱ comunicazioni ȱ precedentemente ȱ citate: ȱ

“Pagamenti ȱAgroambientali”. ȱLa ȱmisura ȱ214 ȱsi ȱpropone ȱdi ȱpromuovere ȱeȱincentivare ȱuna ȱ gestione ȱsostenibile ȱdelle ȱattività ȱagricole, ȱin ȱtermini ȱdi ȱtutela ȱdella ȱqualità ȱdelle ȱacque ȱeȱ dei ȱ suoli ȱ agricoli, ȱ di ȱ salvaguardia ȱ della ȱ biodiversità ȱ eȱ di ȱ valorizzazione ȱ del ȱ paesaggio ȱ agrario. ȱ

80   In ȱparticolare ȱpersegue ȱiȱseguenti ȱobiettivi: ȱ

1) ȱmantenimento ȱeȱsviluppo ȱdi ȱattività ȱagricole ȱaȱbasso ȱimpatto ȱambientale; ȱ

2) ȱdiffusione ȱeȱconsolidamento ȱdell’attività ȱagricola ȱbiologica; ȱ

3) ȱtutela ȱdella ȱqualità ȱdelle ȱrisorse ȱidriche ȱsuperficiali ȱeȱprofonde; ȱ

4) ȱtutela ȱdella ȱsostanza ȱorganica ȱdel ȱsuolo; ȱ

5) ȱconservazione ȱdel ȱpaesaggio ȱagrario ȱtradizionale; ȱ

6) ȱsalvaguardia ȱeȱincremento ȱdella ȱbiodiversità; ȱ

7) ȱmantenimento ȱeȱincremento ȱdelle ȱcoltivazioni ȱestensive. ȱ

ȱ

Tale ȱiniziativa ȱèȱtrattata ȱnell’ azione ȱ”Salvaguardia ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ”ȱdella ȱmisura ȱ

214 .ȱ

Secondo ȱquesta ȱmisura ȱvengono ȱfinanziati ȱimpegni ȱagro ȱambientali ȱpluriennali ȱassunti ȱ volontariamente ȱdai ȱrichiedenti ȱeȱche ȱovviamente ȱsi ȱdevono ȱaggiungere ȱaȱquelli ȱprevisti ȱ dalla ȱ“condizionalità” ȱindicati ȱdalla ȱnormativa ȱcomunitaria. ȱȱ

Il ȱ finanziamento ȱ consiste ȱ in ȱ un ȱ premio ȱ annuo ȱ che ȱ per ȱ le ȱ razze ȱ bovine ȱ corrisponde ȱ indicativamente ȱ aȱ 200€/UBA ȱ allevata. ȱ Per ȱ alcune ȱ razze ȱ particolarmente ȱ aȱ rischio ȱ il ȱ contributo ȱ può ȱ essere ȱ addirittura ȱ raddoppiato ȱ ad ȱ iniziativa ȱ delle ȱ regioni ȱ (ad ȱ esempio ȱ come ȱaccade ȱper ȱla ȱGarfagnina ȱeȱla ȱPontremolese ȱin ȱToscana). ȱȱȱȱ

La ȱdomanda ȱdi ȱfinanziamento ȱpuò ȱessere ȱfatta ȱda: ȱ

x imprese ȱindividuali ȱ

x società ȱagricole ȱ

x società ȱcooperative ȱ

x enti ȱpubblici ȱȱ

x soggetti ȱnon ȱimprenditori ȱagricoli ȱ ȱ

L’azione ȱdella ȱmisura ȱ214: ȱ“Salvaguardia ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche” ȱ

L’azione ȱ “Salvaguardia ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche” ȱ contribuisce ȱ principalmente ȱ alla ȱ conservazione ȱ della ȱ biodiversità ȱ eȱ tutela ȱ eȱ diffusione ȱ di ȱ sistemi ȱ agro Ȭforestali ȱ ad ȱ alto ȱ valore ȱ naturalistico. ȱ Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ Salvaguardia ȱ di ȱ razze ȱ animali ȱ locali ȱ minacciate ȱdi ȱestinzione ȱla ȱmisura ȱprevede ȱl’allevamento ȱin ȱpurezza ȱdi ȱnuclei ȱdi ȱanimali ȱ di ȱuna ȱoȱpiù ȱrazze ȱtra ȱquelle ȱindicate ȱnegli ȱallegati ȱspecifici ȱper ȱle ȱvarie ȱregioni, ȱsenza ȱ

81   riduzione ȱ del ȱ numero ȱ complessivo ȱ di ȱ capi ȱ al ȱ termine ȱ del ȱ periodo ȱ di ȱ impegno ȱ (non ȱ èȱ permessa ȱuna ȱriduzione ȱsuperiore ȱal ȱ20% ȱdel ȱnumero ȱcomplessivo ȱdi ȱcapi ȱnel ȱcorso ȱdegli ȱ anni ȱdi ȱimpegno). ȱ

L’allevatore ȱdeve ȱinoltre ȱrispettare ȱtutti ȱgli ȱobblighi ȱprevisti ȱdal ȱdisciplinare ȱdel ȱrelativo ȱ libro ȱ genealogico ȱ oȱ registro ȱ anagrafico ȱ ed ȱ in ȱ particolare: ȱ tenere ȱ le ȱ registrazioni ȱ degli ȱ eventi ȱ riproduttivi, ȱ delle ȱ entrate ȱ eȱ delle ȱ uscite ȱ dei ȱ capi ȱ di ȱ allevamento ȱ eȱ identificare ȱ eȱ marcare ȱ iȱ capi. ȱ Gli ȱ allevatori ȱ devono ȱ inoltre ȱ aderire ȱ al ȱ “Piano ȱ di ȱ selezione ȱ oȱ mantenimento ȱ della ȱ variabilità ȱ genetica ȱ ai ȱ fini ȱ della ȱ salvaguardia ȱ eȱ del ȱ miglioramento ȱ della ȱrazza”, ȱpredisposto ȱdalle ȱorganizzazioni ȱdi ȱallevatori ȱche ȱdetengono ȱlibro/registro. ȱ la ȱ misura ȱ 214 ȱ prevede ȱ aiuti ȱ anche ȱ aȱ favore ȱ di ȱ Enti ȱ ed ȱ Istituti ȱ di ȱ Sperimentazione ȱ eȱ

Ricerca ȱ pubblici ȱ eȱ privati ȱ sulla ȱ base ȱ di ȱ indicazioni ȱ operative ȱ eȱ di ȱ linee ȱ di ȱ intervento ȱ definite ȱdalla ȱregione ȱper ȱle ȱattività ȱdi ȱrealizzazione ȱdi ȱbanche ȱdei ȱmateriali ȱriproduttivi; ȱ definizioni ȱ idonee ȱ strategie ȱ di ȱ salvaguardia ȱ delle ȱ popolazioni ȱ aȱ maggiore ȱ rischio ȱ di ȱ estinzione; ȱ individuazione ȱ delle ȱ più ȱ idonee ȱ tecniche ȱ di ȱ allevamento ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ eȱ altre ȱ azioni ȱ mirate ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ eȱ tutela ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ zootecnico ȱautoctono. ȱ

ȱ

Dal ȱ1ȱal ȱ4ȱgiugno ȱ2010 ȱBruxelles ȱha ȱospitato ȱla ȱGreen ȱWeek ,ȱla ȱpiù ȱimportante ȱserie ȱdi ȱ conferenze ȱsulle ȱtematiche ȱambientali ȱaȱlivello ȱeuropeo. ȱIl ȱtema ȱprincipe ȱèȱstato ȱquello ȱ della ȱ biodiversità: ȱ si ȱ èȱ discusso ȱ approfonditamente ȱ sullo ȱ stato ȱ attuale ȱ della ȱ conservazione ȱ anche ȱ in ȱ vista ȱ del ȱ prossimo ȱ summit ȱ mondiale ȱ sulla ȱ biodiversità ȱ che ȱ si ȱ terrà ȱaȱNagoya ȱad ȱottobre ȱ2010. ȱ

Il ȱpunto ȱdi ȱpartenza ȱèȱstata ȱla ȱpresa ȱdi ȱcoscienza ȱdel ȱfallimento ȱdegli ȱobiettivi ȱfissati ȱ dall’UE ȱ sull’arresto ȱ della ȱ perdita ȱ di ȱ biodiversità ȱ entro ȱ il ȱ 2010 ȱ (Hutton, ȱ 2010). ȱ Iȱ limiti ȱ principali ȱ sono ȱ stati ȱ individuati ȱ nella ȱ difficoltà ȱ riscontrata ȱ nell’integrare ȱ legislazioni ȱ europee ȱcon ȱiȱlivelli ȱnazionali ȱeȱlocali, ȱmancanza ȱdi ȱsinergia ȱtra ȱiȱvari ȱsettori, ȱnecessità ȱdi ȱ una ȱmaggiore ȱazione ȱdivulgativa ȱeȱdi ȱmaggiori ȱfinanziamenti. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

82   Tab. ȱ3.3.1 ȱNormativa ȱeuropea ȱper ȱla ȱtutela ȱdella ȱbiodiversità ȱcon ȱparticolare ȱriferimento ȱ aȱquelle ȱazioni ȱche ȱpossono ȱinteressare ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱbovine ȱ

REG ȱ2078/92 ȱ Metodi ȱ di ȱ produzione ȱ agricola ȱ compatibili ȱ

30 ȱgiugno ȱ1992 ȱ con ȱle ȱesigenze ȱdi ȱprotezione ȱdell’ambiente ȱeȱ

con ȱla ȱcura ȱdello ȱspazio ȱnaturale; ȱcomprende ȱ

norme ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ del ȱ materiale ȱ

genetico ȱ

REG ȱ1476/94 ȱ Conservazione, ȱ caratterizzazione, ȱ raccolta ȱ eȱ

20 ȱgiugno ȱ1994 ȱ utilizzazione ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ in ȱ

agricoltura ȱ

93/626/CEE ȱȱ Decisione ȱ del ȱ Consiglio ȱ relativa ȱ alla ȱ

25 ȱottobre ȱ1993 ȱ conclusione ȱdella ȱconvenzione ȱsulla ȱdiversità ȱ

biologica, ȱcon ȱcui ȱla ȱconvenzione ȱèȱapprovata ȱ

aȱlivello ȱeuropeo ȱ

COM ȱ(1998) ȱ42 ȱdef. ȱ Strategia ȱ comunitaria ȱ per ȱ la ȱ diversità ȱ

5ȱfebbraio ȱ1998 ȱ biologica ȱ eȱ quadro ȱ di ȱ azione ȱ volti ȱ ad ȱ

applicare ȱ la ȱ cdb; ȱ ambito ȱ specifico ȱ per ȱ

l’agricoltura ȱ eȱ la ȱ conservazione ȱ di ȱ specie ȱ

coltivate ȱ oȱ domestiche ȱ con ȱ caratteristiche ȱ

genetiche ȱdistintive ȱ

REG ȱ1257/99 ȱ Sostegno ȱ allo ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ da ȱ parte ȱ del ȱ

17 ȱmaggio ȱ1999 ȱ Fondo ȱeuropeo ȱagricolo ȱdi ȱorientamento ȱeȱdi ȱ

garanzia ȱ(FEAOG) ȱeȱche ȱmodifica ȱed ȱabroga ȱ

taluni ȱ regolamenti. ȱ Sostegno ȱ all’agricoltura ȱ

nell’ambito ȱdelle ȱmisure ȱagroambientali ȱ

COM(2001) ȱ162 ȱ Piano ȱ d’azione ȱ aȱ favore ȱ della ȱ biodiversità, ȱ

27 ȱmarzo ȱ2001 ȱ con ȱ piano ȱ specifico ȱ riguardante ȱ l’agricolture ȱ

e, ȱall’interno ȱdi ȱquesto, ȱazione ȱspecifica ȱper ȱle ȱ

razze/varietà ȱautoctone ȱ

REG ȱ870/2004 ȱ che ȱ istituisce ȱ un ȱ programma ȱ comunitario ȱ

24 ȱaprile ȱ2004 ȱ concernente ȱ la ȱ conservazione, ȱ la ȱ

caratterizzazione, ȱ la ȱ raccolta ȱ eȱ lȇutilizzazione ȱ

delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ in ȱ agricoltura ȱ eȱ che ȱ

abroga ȱil ȱregolamento ȱ(CE) ȱn.1497/94 ȱ

83   REG ȱ817/2004 ȱ disposizioni ȱ di ȱ applicazione ȱ del ȱ regolamento ȱ

29 ȱaprile ȱ2004 ȱ (CE) ȱ n. ȱ 1257/1999 ȱ del ȱ Consiglio ȱ sul ȱ sostegno ȱ

allo ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ da ȱ parte ȱ del ȱ Fondo ȱ

europeo ȱ agricolo ȱ di ȱ orientamento ȱ eȱ di ȱ

garanzia ȱ (FEAOG). ȱ Incentivi ȱ per ȱ

l’allevamento ȱ di ȱ razze ȱ minacciate ȱ di ȱ

estinzione ȱ

REG ȱ1698/2005 ȱeȱREG ȱ1974/2006 ȱ sostegno ȱ allo ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ da ȱ parte ȱ del ȱ

20 ȱsettembre ȱ2005 ȱ Fondo ȱ europeo ȱ agricolo ȱ per ȱ lo ȱ sviluppo ȱ

15 ȱdicembre ȱ2006 ȱ rurale ȱ(FEASR) ȱȬȱ disposizioni ȱdi ȱapplicazione ȱ

del ȱ regolamento ȱ (CE) ȱ n. ȱ 1698/2005 ȱ del ȱ

Consiglio ȱ sul ȱ sostegno ȱ allo ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ

da ȱ parte ȱ del ȱ Fondo ȱ europeo ȱ agricolo ȱ per ȱ lo ȱ

sviluppo ȱrurale ȱ(FEASR). ȱ

Sostegno ȱ specifico ȱ tra ȱ le ȱ misure ȱ

agroambientali ȱ per ȱ

l’allevamento/coltivazione ȱ di ȱ razze/varietà ȱ

minacciate ȱ di ȱ estinzione; ȱ implementazione ȱ

del ȱ reg. ȱ 817/2004, ȱ linee ȱ guida ȱ per ȱ iȱ piani ȱ di ȱ

sviluppo ȱrurale ȱ2007 ȱȬȱ 2013 ȱ

COM ȱ(2006) ȱ216 ȱdef. ȱ “arrestare ȱ la ȱ perdita ȱ di ȱ biodiversità ȱ entro ȱ il ȱ

22 ȱmaggio ȱ2006 ȱ 2010 ȱ–ȱeȱoltre. ȱSostenere ȱiȱservizi ȱeco ȱsistemici ȱ

per ȱ il ȱ benessere ȱ umano”; ȱ insufficienza ȱ dei ȱ

piani ȱfinora ȱrealizzati, ȱprobabilità ȱche ȱil ȱ2010 ȱ

goal ȱnon ȱsarà ȱrealizzato ȱ

ȱ

ȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

84   3.4 ȱConservazione ȱaȱlivello ȱnazionale: ȱle ȱiniziative ȱitaliane ȱ

3.4.1 ȱ Il ȱ cammino ȱ dell’Italia ȱ nella ȱ difesa ȱ della ȱ biodiversità ȱ zootecnica ȱ

L’Italia ȱèȱuno ȱdei ȱpaesi ȱeuropei ȱpiù ȱricchi ȱdi ȱbiodiversità ȱzootecnica ȱgrazie ȱal ȱfatto ȱche ȱla ȱ presenza ȱdi ȱambienti ȱmolto ȱdiversi ȱha ȱfavorito ȱnel ȱcorso ȱdei ȱsecoli, ȱper ȱselezione ȱnaturale ȱ eȱdelle ȱvarie ȱcomunità ȱumane, ȱla ȱcreazione ȱdi ȱnumerose ȱrazze. ȱ

Èȱ dagli ȱ anni ȱ Cinquanta ȱ che ȱ l’allevamento ȱ degli ȱ animali ȱ zootecnici ȱ ha ȱ subito ȱ una ȱ forte ȱ intensificazione, ȱcon ȱla ȱdiffusione ȱdi ȱpoche ȱrazze ȱcosmopolite ȱeȱl’abbandono ȱdi ȱquelle ȱaȱ duplice/triplice ȱattitudine. ȱ

L’Italia, ȱcosì ȱricca ȱdi ȱunità ȱtassonomiche ȱeȱgruppi ȱetnici, ȱèȱstato ȱuno ȱdei ȱprimi ȱpaesi ȱad ȱ accogliere ȱgli ȱappelli ȱdella ȱFAO ȱ(ConSDABI, ȱ2005). ȱDal ȱ1976 ȱal ȱ1981 ȱèȱstato ȱcondotto ȱil ȱ progetto ȱ finalizzato ȱ del ȱ CNR ȱ “Difesa ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ delle ȱ popolazioni ȱ animali ”ȱ eȱ successivamente ȱ sono ȱ stati ȱ condotti ȱ numerosi ȱ studi ȱ eȱ programmi ȱ operativi ȱ regionali ȱ eȱ nazionali ȱ su ȱ argomenti ȱ ad ȱ esso ȱ collegati. ȱ Nel ȱ 1983 ȱ sempre ȱ nell’ambito ȱ del ȱ

CNR ȱ èȱ stato ȱ costituito ȱ un ȱ gruppo ȱ di ȱ ricerca ȱ coinvolto ȱ nel ȱ monitoraggio, ȱ nella ȱ difesa ȱ eȱ nella ȱ valorizzazione ȱ della ȱ risorsa ȱ genetica ȱ animale ȱ nazionale(Mazziotta ȱ eȱ Matassino, ȱ

2009). ȱ Quasi ȱ contemporaneamente, ȱ nel ȱ 1985, ȱ su ȱ richiesta ȱ dell’attuale ȱ Mipaf ȱ èȱ stato ȱ istituito ȱ ȱ con ȱ il ȱ decreto ȱ ministeriale ȱ del ȱ 19/07/1985 ȱ il ȱ Registro ȱ Anagrafico ȱ delle ȱ popolazioni ȱbovine ȱitaliane ȱeȱne ȱèȱstata ȱaffidata ȱla ȱdetenzione ȱall’Associazione ȱItaliana ȱ

Allevatori ȱ(AIA) ȱeȱsue ȱAssociate. ȱȱ

Il ȱGoverno ȱitaliano ȱha ȱlegiferato ȱ(DDLL ȱn.752 ȱdel ȱ8.11.1986 ȱeȱn. ȱ201 ȱdel ȱ10.07.1991) ȱsulla ȱ

“salvaguardia ȱeconomica ȱeȱbiogenetica ȱdelle ȱrazze ȱaȱlimitata ȱdiffusione ”ȱanticipando ȱ la ȱConvenzione ȱsulla ȱDiversità ȱBiologica ȱ(CDB) ȱdefinita ȱaȱRio ȱde ȱJaneiro ȱnel ȱgiugno ȱ1992. ȱ

Nel ȱ 1990 ȱ èȱ stato ȱ avviato ȱ il ȱ “Programma ȱ per ȱ la ȱ raccolta, ȱ la ȱ catalogazione, ȱ la ȱ caratterizzazione ȱ eȱ la ȱ conservazione ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ delle ȱ specie ȱ italiane ȱ di ȱ interesse ȱ zootecnico ȱ eȱ per ȱ il ȱ coordinamento ȱ nazionale ȱ delle ȱ azioni ȱ di ȱ salvaguardia ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ”ȱ finanziato ȱ dal ȱ Mipaaf. ȱ Il ȱ progetto ȱ ha ȱ previsto ȱ un’indagine ȱ presso ȱ tutte ȱ le ȱ Istituzioni ȱ nazionali ȱ che ȱ svolgono ȱ programmi ȱ di ȱ conservazione ȱ eȱ salvaguardia ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ ȱ (Università, ȱ Istituti ȱ di ȱ ricerca, ȱOperatori ȱdel ȱsettore) ȱallo ȱscopo ȱdi ȱpermettere ȱil ȱcoordinamento ȱdi ȱtali ȱazioni. ȱ

85   Con ȱla ȱlegge ȱ124 ȱdel ȱ1994 ȱla ȱConvenzione ȱèȱstata ȱratificata ȱdal ȱgoverno ȱitaliano ȱche ȱcon ȱla ȱ legge ȱ n. ȱ 107 ȱ del ȱ 10/05/1994 ȱ ha ȱ pubblicato ȱ “Le ȱ linee ȱ strategiche ȱ per ȱ l’attuazione ȱ della ȱ convenzione ȱ di ȱ Rio ȱ de ȱ Janeiro ȱ eȱ per ȱ la ȱ Redazione ȱ di ȱ un ȱ Piano ȱ Nazionale ȱ sulla ȱ

Biodiversità ”ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

Con ȱil ȱdecreto ȱlegislativo ȱn.143 ȱdel ȱ04/06/1997 ȱil ȱMipaaf ȱèȱdiventato ȱun ȱulteriore ȱpunto ȱ

di ȱ riferimento ȱ per ȱ la ȱ biodiversità ȱ agricola ȱ avendo ȱ compiti ȱ di ȱ “disciplina ȱ generale ȱ eȱ

coordinamento ȱ nazionale” ȱ anche ȱ per ȱ “la ȱ salvaguardia ȱ eȱ tutela ȱ delle ȱ biodiversità ȱ

vegetali ȱeȱanimali ȱeȱdei ȱrispettivi ȱpatrimoni ȱgenetici” ȱ(art. ȱ2). ȱȱ

Un ȱprimo ȱesercizio ȱdi ȱcoordinamento ȱèȱstato ȱattuato ȱnel ȱ2000 ȱcon ȱgli ȱaiuti ȱprevisti ȱdal ȱ

Decreto ȱ Legislativo ȱ n.173/1998, ȱ che ȱallocava ȱ 2,580 ȱ milioni ȱ di ȱ euro ȱ per ȱ l’attuazione ȱdel ȱ

Programma ȱ Nazionale ȱ Biodiversità ȱ eȱ Risorse ȱ Genetiche, ȱ “volto ȱ aȱ superare ȱ la ȱ

situazione ȱ di ȱ grave ȱ eȱ persistente ȱ declino ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ eȱ vegetali” ȱ

(art.10). ȱ

Conseguentemente ȱsono ȱstati ȱavviati ȱiȱprimi ȱprogrammi ȱinterregionali ȱnel ȱ2000 ȱeȱ2004 ȱ

per ȱrispondere ȱaȱquanto ȱfissato ȱin ȱambito ȱnazionale ȱin ȱmerito ȱdi ȱbiodiversità. ȱȱ

Nel ȱ2008 ȱèȱstato ȱcreato ȱil ȱPiano ȱNazionale ȱsulla ȱBiodiversità ȱdi ȱInteresse ȱAgricolo ,ȱcon ȱ

il ȱ quale ȱ il ȱ Mipaaf ȱ ha ȱ fatto ȱ il ȱ punto ȱ della ȱ situazione ȱ italiana ȱ eȱ delle ȱ strategie ȱ future ȱ

finalizzate ȱalla ȱconservazione ȱdella ȱbiodiversità. ȱL’obiettivo ȱgenerale ȱdel ȱpiano ȱèȱquello ȱ

di ȱ coordinare ȱ l’insieme ȱ delle ȱ iniziative ȱ eȱ dei ȱ rapporti ȱ con ȱ gli ȱ organismi ȱ nazionali ȱ eȱ

internazionali ȱche ȱsi ȱoccupano ȱdi ȱbiodiversità ȱin ȱagricoltura; ȱnonché ȱdi ȱdare ȱalle ȱRegioni ȱeȱ

Province ȱ autonome, ȱ chiamate ȱ all’attuazione ȱ del ȱ Trattato ȱ FAO ȱ dalla ȱ L. ȱ 101/2004, ȱ concrete ȱ

risposte ȱalle ȱproblematiche ȱemerse ȱal ȱfine ȱdi ȱtentare ȱdi ȱintrodurre ȱun ȱsistema ȱnazionale ȱdi ȱtutela ȱ

della ȱ biodiversità ȱ agraria, ȱ capace ȱ di ȱ riportare ȱ sul ȱ territorio ȱ in ȱ modo ȱ efficace, ȱ gran ȱ parte ȱ della ȱ

biodiversità ȱ scomparsa ȱ oȱ aȱ rischio ȱ di ȱ estinzione, ȱ aȱ vantaggio ȱ della ȱ tutela ȱ dell’ambiente, ȱ di ȱ

un’agricoltura ȱ sostenibile ȱ eȱ dello ȱ sviluppo ȱ rurale. ȱ In ȱ questo ȱ modo ȱ il ȱ sistema ȱ sarà ȱ anche ȱ

capace ȱ di ȱ contribuire ȱ agli ȱ obblighi ȱ derivanti ȱ all’Italia ȱ dall’attuazione ȱ dei ȱ trattati ȱ

internazionali ȱ (paragrafo ȱ 12). ȱ Con ȱ il ȱ piano ȱ lo ȱ Stato ȱ Italiano ȱ intende ȱ definire ȱ una ȱ

strategia ȱcomune ȱtra ȱtutti ȱiȱsoggetti ȱoperanti ȱnel ȱsettore ȱpubblico, ȱprivato ȱeȱnel ȱmondo ȱ

della ȱricerca. ȱȱȱ ȱ

Nel ȱ 2004, ȱ con ȱ DL ȱ n. ȱ 705 ȱ della ȱ Camera, ȱ èȱ stata ȱ approvata ȱ una ȱ modifica ȱ all’art. ȱ 9ȱ della ȱ

Costituzione ȱche ȱstabilisce ȱche ȱla ȱRepubblica ȱItaliana ȱdeve ȱtutelare, ȱoltre ȱiȱbeni ȱculturali, ȱ

86   anche ȱ l’ambiente, ȱ gli ȱ ecosistemi ȱ eȱ gli ȱ animali:”… tutela ȱ l’ambiente ȱ eȱ gli ȱ ecosistemi, ȱ anche ȱ nell’interesse ȱ delle ȱ future ȱ generazioni. ȱ Protegge ȱ le ȱ biodiversità ȱ eȱ promuove ȱ il ȱ rispetto ȱ degli ȱ animali” ȱ(terzo ȱcomma). ȱ

In ȱ Italia ȱ eȱ negli ȱ altri ȱ paesi ȱ dell’Unione ȱ sono ȱ stati ȱ avviati ȱ in ȱ successione ȱ programmi ȱ di ȱ conservazione, ȱ in ȱ larga ȱ misura ȱ attuati ȱ tramite ȱ l’applicazione ȱ dei ȱ regolamenti ȱ CE, ȱ ad ȱ esempio ȱ il ȱ 2078/92/CEE. ȱ Questo ȱ prevedeva ȱ incentivi ȱ per ȱ gli ȱ allevatori ȱ che ȱ si ȱ impegnavano ȱ ad ȱ allevare ȱ in ȱ purezza ȱ eȱ per ȱ cinque ȱ anni, ȱ soggetti ȱ di ȱ razze ȱ autoctone ȱ considerate ȱin ȱpericolo. ȱLe ȱprime ȱregioni ȱche ȱattivarono ȱmisure ȱdi ȱquesto ȱtipo ȱsono ȱstate ȱ

Piemonte, ȱLombardia, ȱToscana, ȱEmilia ȱRomagna, ȱVeneto ȱeȱTrentino ȱAlto ȱAdige. ȱ

Nei ȱsuccessivi ȱPiani ȱdi ȱSviluppo ȱRurale ȱregionali ȱ(PSR ȱdel ȱ2000 Ȭ2006),che ȱrecepivano ȱil ȱ regolamento ȱCE ȱn.1257/99 ȱsono ȱstate ȱriprese ȱle ȱmisure ȱagro ȱambientali, ȱcomprese ȱquelle ȱ sull’allevamento ȱdelle ȱrazze ȱautoctone ȱaȱrischio ȱdi ȱestinzione. ȱLe ȱregioni ȱsono ȱcresciute ȱ da ȱ6ȱaȱ12 ȱeȱle ȱrazze ȱtutelate ȱda ȱ38 ȱaȱ85. ȱ

Iȱ nuovi ȱ PSR ȱ relativi ȱ al ȱ periodo ȱ 2007 Ȭ2013, ȱ che ȱ in ȱ base ȱ al ȱ regolamento ȱ comunitario ȱ n. ȱ

1698/2005 ȱ hanno ȱ recepito ȱ ed ȱ attivato ȱ la ȱ misura ȱ per ȱ la ȱ tutela ȱ della ȱ biodiversità, ȱ riguardano ȱquasi ȱtutte ȱle ȱregioni ȱitaliane. ȱȱ

L’attuazione ȱ della ȱ normativa ȱ internazionale ȱ eȱ comunitaria ȱ ha ȱ dato ȱ luogo ȱ aȱ numerose ȱ iniziative ȱ di ȱ livello ȱ nazionale ȱ sia ȱ di ȱ carattere ȱ legislativo ȱ che ȱ tecnico Ȭscientifiche. ȱ

L’approccio ȱ della ȱ ricerca ȱ zootecnica ȱ italiana ȱ ha ȱ seguito ȱ essenzialmente ȱ un ȱ obiettivo ȱ di ȱ miglioramento ȱ produttivo ȱ per ȱ salvaguardare ȱ una ȱ popolazione. ȱ Si ȱ èȱ messo ȱ in ȱ evidenza ȱ che ȱper ȱsalvare ȱuna ȱrazza ȱautoctona ȱeȱquindi ȱvalorizzare ȱil ȱsuo ȱterritorio ȱnon ȱci ȱsi ȱpuò ȱ limitare ȱ aȱ un’opera ȱ conservativa ȱ ma ȱ bisogna ȱ descriverne ȱ iȱ caratteri ȱ che ȱ sottolineano ȱ la ȱ differenza ȱ con ȱ una ȱ razza ȱ cosmopolita ȱ eȱ che ȱ permettono ȱ alla ȱ popolazione ȱ autoctona ȱ di ȱ fornire ȱ un ȱ prodotto ȱ obiettivamente ȱ diverso ȱ (ConSDABI, ȱ 2005). ȱ Èȱ il ȱ caso ȱ delle ȱ varianti ȱ genetiche ȱdi ȱReggiana ȱeȱModenese ȱche ȱrendono ȱil ȱloro ȱlatte ȱparticolarmente ȱadatto ȱalla ȱ caseificazione ȱeȱne ȱpermettono ȱla ȱtracciabilità, ȱoppure ȱdella ȱqualità ȱeccelsa ȱdella ȱcarne ȱdi ȱ

Pisana ȱ eȱ Calvana ȱ allevata ȱ al ȱ pascolo. ȱ Documentare ȱ la ȱ situazione ȱ delle ȱ popolazioni ȱ eȱ descriverne ȱ le ȱ caratteristiche ȱ èȱ il ȱ primo ȱ punto ȱ di ȱ un ȱ programma ȱ di ȱ conservazione ȱ ma ȱ non ȱ èȱ sufficiente. ȱ Si ȱ tratta ȱ poi ȱ di ȱ valorizzare ȱ queste ȱ popolazioni ȱ eȱ di ȱ incrementarne ȱ l’utilizzo ȱin ȱnome ȱdella ȱloro ȱunicità ȱȱ eȱqualità. ȱ

87   Le ȱ azioni ȱ intraprese ȱ dallo ȱ Stato ȱ Italiano ȱ non ȱ sono ȱ state ȱ quindi ȱ solo ȱ contributi ȱ agli ȱ allevatori ȱ che ȱ mantengono ȱ le ȱ popolazioni ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ ma ȱ anche ȱ il ȱ finanziamento ȱ di ȱ ricerche ȱ volte ȱ aȱ conoscere ȱ meglio ȱ eȱ caratterizzare ȱ le ȱ popolazioni ȱ zootecniche ȱ locali ȱ per ȱ incentivarne ȱ l’utilizzo ȱ (ConSDABI, ȱ 2005, ȱ Matassino ȱ et ȱ al., ȱ 2005, ȱ

Fortina ȱeȱReyneri, ȱHiamstra ȱet ȱal, ȱ2010). ȱ

ȱȱ

Tabella ȱ3.4.1.1, ȱriassuntiva ȱsulle ȱprincipali ȱtappe ȱnella ȱdifesa ȱdella ȱbiodiversità ȱda ȱparte ȱ dello ȱstato ȱitaliano ȱcon ȱparticolare ȱinteresse ȱper ȱla ȱbiodiversità ȱzootecnica ȱeȱbovina ȱ

1976 ȱȬȱ 1981 ȱ Progetto ȱ CNR ȱ “Difesa ȱ delle ȱ risorse ȱ

genetiche ȱdelle ȱpopolazioni ȱanimali” ȱ

1985 ȱ Istituzione ȱdel ȱregistro ȱanagrafico ȱȱ

1986 ȱȬȱ 1991 ȱ Prime ȱ legiferazioni ȱ sulla ȱ salvaguardia ȱ

economica ȱ eȱ biogenetica ȱ delle ȱ razze ȱ aȱ

limitata ȱ diffusione ȱ (DDLL ȱ n. ȱ 752 ȱ

dell’8.11.1986 ȱeȱn.201 ȱdel ȱ10.7.1991) ȱ

1994 ȱ Con ȱla ȱlegge ȱn.124 ȱdel ȱ1994 ȱl’Italia ȱratifica ȱla ȱ

cdb ȱ

1994 ȱ Con ȱ la ȱ legge ȱ 107 ȱ vengono ȱ pubblicate ȱ le ȱ

“linee ȱ strategiche ȱ per ȱ l’attuazione ȱ della ȱ

convenzione ȱdi ȱRio” ȱ

1997 ȱ Con ȱla ȱlegge ȱ143 ȱil ȱMipaaf ȱdiventa ȱpunto ȱdi ȱ

riferimento ȱ per ȱ la ȱ biodiversità ȱ di ȱ interesse ȱ

agricolo ȱ

1998 ȱ Decreto ȱ legislativo ȱ 173 ȱ sul ȱ programma ȱȱ

Nazionale ȱ “biodiversità ȱ eȱ risorse ȱ

genetiche” ȱ

2008 ȱ Il ȱMipaaf ȱpubblica ȱil ȱ“Piano ȱNazionale ȱsulla ȱ

biodiversità ȱdi ȱinteresse ȱagricolo” ȱ

2000 ȱ–ȱ2006 ȱeȱ2007 ȱȬȱ 2013 ȱ PSR ȱȱ eȱmisure ȱagro ȱambientali ȱsulla ȱdifesa ȱ

delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱ in ȱ base ȱ aȱ

normative ȱUE ȱ

88   3.4.2 ȱAlcune ȱentità ȱcoinvolte ȱnella ȱconservazione ȱdella ȱbiodiversità ȱ zootecnica ȱeȱbovina ȱin ȱItalia ȱ

Di ȱ seguito ȱ indichiamo ȱ alcuni ȱ enti ȱ di ȱ importanza ȱ nazionale ȱ che ȱ lavorano ȱ per ȱ la ȱ salvaguardia ȱdelle ȱrazze ȱbovine ȱautoctone ȱeȱne ȱdescriviamo ȱin ȱbreve ȱalcune ȱattività. ȱ

ȱ

Attività ȱsvolte ȱdal ȱConsiglio ȱper ȱla ȱRicerca ȱeȱSperimentazione ȱin ȱAgricoltura ȱ

Il ȱ CRA, ȱ Istituto ȱ Sperimentale ȱ per ȱ la ȱ Zootecnia, ȱ oggi ȱ divenuto ȱ Centro ȱ di ȱ ricerca ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ delle ȱ carni ȱ ed ȱ il ȱ miglioramento ȱ genetico, ȱ ha ȱ esaminato ȱ l’andamento ȱ della ȱ consistenza ȱ della ȱ popolazione ȱ di ȱ alcune ȱ bovine ȱ autoctone ȱ (Maremmana, ȱ Romagnola, ȱ

Cabannina, ȱVarzese) ȱnegli ȱultimi ȱquaranta ȱanni ȱverificando ȱche ȱmolte ȱdi ȱesse ȱsono ȱormai ȱ in ȱ pericolo ȱ di ȱ estinzione. ȱ Attualmente ȱ invece ȱ sono ȱ in ȱ atto ȱ numerosi ȱ studi ȱ sulla ȱ caratterizzazione ȱ molecolare ȱ dei ȱ prodotti ȱ derivanti ȱ dalle ȱ bovine ȱ di ȱ razza ȱ autoctona, ȱ come ȱ ad ȱ esempio: ȱ “Uso ȱ strategico ȱ della ȱ biodiversità ȱ in ȱ funzione ȱ della ȱ qualità ȱ dei ȱ prodotti: ȱ basi ȱ genetiche ȱ della ȱ qualità ȱ del ȱ grasso ȱ nel ȱ latte ȱ dei ȱ ruminanti”, ȱ finanziato ȱ da ȱ

Mipaf ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

ȱ

Attività ȱsvolte ȱdal ȱCNR, ȱdipartimento ȱAgroambientale ȱ il ȱCNR, ȱconsiglio ȱnazionale ȱdelle ȱricerche, ȱèȱl’ente ȱpubblico ȱnazionale ȱcon ȱil ȱcompito ȱdi ȱ svolgere, ȱpromuovere, ȱtrasferire ȱeȱvalorizzare ȱattività ȱdi ȱricerca ȱnei ȱprincipali ȱsettori ȱdi ȱ sviluppo ȱ delle ȱ conoscenze ȱ eȱ delle ȱ loro ȱ applicazioni ȱ per ȱ lo ȱ sviluppo ȱ scientifico, ȱ tecnologico ȱeconomico ȱeȱsociale ȱdel ȱPaese. ȱLe ȱattività ȱsono ȱdivise ȱin ȱ11 ȱmacro Ȭaree ȱtra ȱle ȱ quali ȱèȱcompresa ȱquella ȱ“Agroalimentare”. ȱIl ȱdipartimento ȱAgroalimentare ȱèȱpresente ȱin ȱ varie ȱ parti ȱ d’Italia ȱ eȱ tra ȱ gli ȱ obiettivi ȱ èȱ compresa ȱ anche ȱ lo ȱ “Sviluppo ȱ di ȱ tecnologie ȱ avanzate ȱper ȱla ȱconservazione ȱeȱdifesa ȱdel ȱgermoplasma ȱvegetale, ȱanimale ȱeȱmicrobico” ȱ

(www.cnr.it, ȱ15/10/10). ȱPer ȱperseguire ȱquesto ȱobiettivo ȱil ȱcnr ȱsi ȱpropone: ȱ

x lo ȱsviluppo ȱdi ȱtecnologie ȱavanzate ȱper ȱla ȱindividuazione, ȱconservazione ȱeȱdifesa ȱ del ȱgermoplasma; ȱ

x la ȱ caratterizzazione ȱ genomica, ȱ fisiologica ȱ eȱ funzionale ȱ ai ȱ fini ȱ ambientali, ȱ agronomici, ȱ industriali, ȱ farmacologici, ȱ nutrizionali ȱ dei ȱ profili ȱ di ȱ biodiversità ȱ di ȱ

tali ȱorganismi, ȱper ȱun ȱloro ȱutilizzo ȱin ȱun ȱsistema ȱagrario ȱsostenibile ȱeȱcome ȱbase ȱ

per ȱprogrammi ȱdi ȱmiglioramento ȱgenetico. ȱ

89   x Progettazione ȱ eȱ sviluppo ȱ di ȱ metodologie ȱ bioinformatiche ȱ per ȱ la ȱ costituzione ȱ di ȱ database ȱper ȱuna ȱfunzionale ȱeȱusufruibile ȱ conoscenza ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱin ȱ

studio ȱeȱconservate ȱdal ȱcnr. ȱ

Il ȱ dipartimento ȱ possiede ȱ vari ȱ istituti ȱ tra ȱ iȱ quali ȱ alcuni ȱ dei ȱ più ȱ importanti ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱla ȱconservazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali ȱeȱbovine ȱsono ȱl’IBBA ȱ(Istituto ȱ di ȱ Biologia ȱ eȱ Biotecnologia ȱ Agraria) ȱ di ȱ Milano ȱ ȱ eȱ l’ISPAAM ȱ (Istituto ȱ per ȱ il ȱ Sistema ȱ

Produzione ȱAnimale ȱin ȱAmbiente ȱMediterraneo) ȱdi ȱNapoli. ȱ

Attualmente ȱun ȱprogetto ȱparticolarmente ȱimportante ȱdel ȱCNR ȱin ȱcollaborazione ȱcon ȱla ȱ regione ȱLombardia ȱèȱla ȱcreazione ȱdi ȱuna ȱ“Banca ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali” ȱper ȱla ȱ salvaguardia ȱdelle ȱspecie ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione. ȱȱ

Inoltre ȱin ȱcollaborazione ȱcon ȱil ȱDipartimento ȱdi ȱScienze ȱeȱTecnologie ȱVeterinarie ȱper ȱla ȱ

Sicurezza ȱ Alimentare ȱ dell’università ȱ di ȱ Milano ȱ èȱ in ȱ elaborazione ȱ un ȱ network ȱ delle ȱ

Criobanche ȱdelle ȱRisorse ȱgenetiche ȱAnimali ȱItaliane ȱper ȱcontribuire ȱalla ȱcreazione ȱdi ȱuna ȱ rete ȱdi ȱistituzioni ȱdi ȱricerca, ȱassociazioni ȱdi ȱallevatori ȱeȱcentri ȱdi ȱfecondazione ȱartificiale ȱeȱ per ȱcondividere ȱtramite ȱuna ȱbanca ȱvirtuale ȱle ȱinformazioni ȱrelative ȱal ȱmateriale ȱgenetico ȱ delle ȱrazze ȱlocali. ȱNel ȱNetwork ȱsono ȱgià ȱpresenti ȱle ȱrazze ȱBurlina, ȱVarzese ȱeȱCabannina ȱeȱ

Pezzata ȱRossa ȱd’Oropa ȱ(www.genrescryonet.unimi.it). ȱ

Èȱauspicabile ȱcmq ȱche ȱquesto ȱprocesso ȱnon ȱavvenga ȱsolo ȱin ȱambito ȱdel ȱcnr ȱma ȱall’interno ȱ di ȱun ȱpiano ȱnazionale, ȱcome ȱprevisto ȱdal ȱpiano ȱnazionale ȱsulla ȱbiodiversità ȱdi ȱinteresse ȱ agricolo ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

ȱ

Attività ȱ del ȱ Consorzio ȱ per ȱ la ȱ Sperimentazione, ȱ Divulgazione ȱ ed ȱ Applicazione ȱ di ȱ

Biotecnologie ȱinnovative ȱ(ConSDABI) ȱ

L’attività ȱ di ȱ salvaguardia ȱ eȱ conservazione ȱ dei ȱ Tipi ȱ Genetici ȱ Autoctoni ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ“in ȱsitu” ȱed ȱ“ex ȱsitu” ȱnell’ambito ȱdel ȱterritorio ȱnazionale ȱviene ȱeffettuata ȱsia ȱ

“in ȱvivo” ȱche ȱ“in ȱfrigido” ȱattraverso ȱil ȱConSDABI, ȱcon ȱsede ȱpresso ȱl’azienda ȱCasaldianni, ȱ

Circello ȱ (BN). ȱ Questo ȱ centro,come ȱ già ȱ detto, ȱ èȱ accreditato ȱ come ȱ Focal ȱ Point ȱ italiano ȱ presso ȱ la ȱ FAO ȱ (Matassino, ȱ 2007). ȱ In ȱ base ȱ aȱ questo ȱ nell’ambito ȱ dell’attività ȱ di ȱ monitoraggio ȱdei ȱTipi ȱGenetici ȱAutoctoni ȱeȱAutoctoni ȱAntichi ȱil ȱConSDABI ȱha ȱil ȱcompito ȱ di ȱaggiornare ȱiȱdatabase ȱdell’EAAP, ȱl’EFABIS ȱeȱdunque ȱil ȱDAD ȬIS ȱsecondo ȱiȱdati ȱraccolti ȱ con ȱ l’ausilio ȱ delle ȱ entità ȱ nazionali/regionali ȱ come ȱ l’A.I.A., ȱ le ȱ A.R.S.I.A., ȱ gli ȱ assessorati ȱ

90   regionali ȱ all’Agricoltura. ȱ Il ȱ ConSDABI ȱ deve ȱ quindi ȱ trasferire ȱ tutti ȱ iȱ risultati ȱ eȱ le ȱ informazioni ȱ sulla ȱ conservazione ȱ della ȱ biodiversità ȱ all’entità ȱ europea ȱ dell’EAAP ȱ eȱ aȱ quella ȱglobale ȱdella ȱFAO ȱ(Matassino, ȱ2007). ȱ

Questo ȱ organismo ȱ ha ȱ inoltre ȱ il ȱ compito ȱ di ȱ coordinare ȱ le ȱ varie ȱ fasi ȱ della ȱ tutela ȱ della ȱ biodiversità, ȱ intesa ȱ come ȱ identificazione, ȱ conoscenza, ȱ conservazione, ȱ monitoraggio ȱ eȱ valorizzazione ȱdella ȱrisorsa ȱgenetica, ȱnonché ȱeducazione ȱdella ȱpopolazione ȱitaliana ȱalla ȱ consapevolezza ȱdell’importanza ȱdella ȱbiodiversità. ȱ

Il ȱ ConSDABI, ȱ al ȱ fine ȱ di ȱ contribuire, ȱ attraverso ȱ l’ottimizzazione ȱ dell’uso ȱ della ȱ risorsa ȱ genetica ȱautoctona ȱsvolge ȱanche ȱqueste ȱattività ȱ(ConSDABI, ȱ2005): ȱ

1. stima ȱdella ȱvariabilità ȱgenetica ȱinter Ȭȱ eȱintra Ȭȱ popolazione. ȱ

2. Studio ȱ dei ȱ polimorfismi ȱ genetici ȱ per ȱ la ȱ caratterizzazione ȱ eȱ diversificazione ȱ del ȱ

prodotto ȱagricolo. ȱȱ

3. Individuazione ȱdi ȱ“molecole ȱbioattive” ȱnei ȱprodotti ȱeȱstudio ȱdei ȱfattori ȱgenetici ȱeȱ

ambientali ȱche ȱne ȱinfluenzano ȱil ȱcontenuto ȱnella ȱmateria ȱprima ȱeȱnei ȱderivati. ȱ

4. Caratterizzazione ȱdelle ȱfiliere ȱproduttive ȱper ȱvalorizzare ȱsostenibilità, ȱbenessere ȱ

animale, ȱ qualità ȱ del ȱ prodotto, ȱ conservazione ȱ delle ȱ tecniche ȱ tradizionali ȱ di ȱ

allevamento ȱeȱlavorazione. ȱ

Il ȱ ConSDABI ȱ èȱ provvisto ȱ anche ȱ di ȱ una ȱ Banca ȱ del ȱ seme ȱ di ȱ razze ȱ bovine ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ eȱ collabora ȱ con ȱ l’A.I.A. ȱ nelle ȱ valutazioni ȱ genetiche ȱ delle ȱ razze ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱeȱnel ȱcalcolo ȱdel ȱcoefficiente ȱdi ȱinbreeding ȱ(www.consdabi.org ). ȱ

ȱ

Attività ȱsvolte ȱdall’Associazione ȱItaliana ȱAllevatori ȱ il ȱ registro ȱ anagrafico ȱ delle ȱ popolazioni ȱ bovine ȱ autoctone ȱ eȱ gruppi ȱ etnici ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱèȱstato ȱistituito ȱdal ȱMinistero ȱdelle ȱPolitiche ȱagricole ȱalimentari ȱeȱforestali ȱnel ȱ

1985 ȱ ed ȱ èȱ stato ȱ affidato ȱ all’A.I.A. ȱ (Associazione ȱ Italiana ȱ Allevatori) ȱ in ȱ base ȱ aȱ quanto ȱ previsto ȱdalla ȱlegge ȱn.30/91 ȱ(art.1 ȱdel ȱdisciplinare ȱdel ȱregistro ȱanagrafico). ȱIl ȱregistro ȱdelle ȱ bovine ȱautoctone ȱeȱgruppi ȱetnici ȱaȱlimitata ȱdiffusione ȱcomprende ȱun ȱpool ȱdi ȱ19 ȱrazze ȱbovine ȱ con ȱ un ȱ parco ȱ complessivamente ȱ pari ȱ aȱ più ȱ di ȱ 17000 ȱ vacche. ȱ Esso ȱ effettua, ȱ grazie ȱ all’attività ȱdelle ȱAssociazioni ȱProvinciali ȱdegli ȱAllevatori, ȱil ȱcostante ȱmonitoraggio ȱdella ȱ situazione ȱdemografica ȱdelle ȱpopolazioni ȱammesse ȱal ȱregistro ȱal ȱfine ȱdella ȱconservazione ȱ delle ȱ popolazioni, ȱ con ȱ particolare ȱ attenzione ȱ al ȱ mantenimento ȱ della ȱ loro ȱ variabilità ȱ

91   genetica ȱ eȱ promuovendone ȱ al ȱ contempo ȱ la ȱ valorizzazione ȱ economica. ȱ (art.2, ȱ comma ȱ 3ȱ del ȱdisciplinare ȱdel ȱregistro ȱanagrafico). ȱ

Le ȱ razze ȱ sono ȱ ammesse ȱ al ȱ registro ȱ su ȱ proposta ȱ dell’A.I.A. ȱ sotto ȱ l’autorizzazione ȱ del ȱ

Mipaf ȱeȱconformemente ȱal ȱparere ȱdella ȱCommissione ȱTecnica ȱCentrale ȱdel ȱRegistro ȱ(art. ȱ

3ȱdel ȱdisciplinare ȱdel ȱR.A.). ȱ

Il ȱregistro ȱanagrafico ȱcomprende: ȱ

1. registro ȱdel ȱgiovane ȱbestiame ȱ

2. registro ȱdei ȱtori ȱ

3. registro ȱdelle ȱvacche ȱ l’identificazione ȱ dei ȱ soggetti ȱ viene ȱ effettuata ȱ mediante ȱ l’attribuzione ȱ di ȱ un ȱ codice ȱ conforme ȱ alla ȱ legislazione ȱ nazionale ȱ eȱ comunitaria ȱ vigente. ȱ Il ȱ codice ȱ dura ȱ tutta ȱ la ȱ vita ȱ dell’animale. ȱOvviamente ȱper ȱessere ȱiscritti ȱal ȱregistro ȱgli ȱanimali ȱin ȱquestione ȱdevono ȱ essere ȱriconosciuti ȱappartenenti ȱalla ȱrazza ȱeȱdevono ȱsuperare ȱiȱcontrolli ȱsanitari ȱdefiniti ȱaȱ norma ȱ di ȱ legge. ȱ Possono ȱ essere ȱ inseriti ȱ nel ȱ registro ȱ anagrafico, ȱ nella ȱ sezione ȱ supplementare, ȱanche ȱquei ȱcapi ȱcon ȱuno ȱoȱentrambi ȱiȱgenitori ȱsconosciuti ȱper ȱiȱquali ȱsia ȱ riconosciuta ȱl’appartenenza ȱalla ȱrazza ȱda ȱparte ȱdi ȱun ȱesperto. ȱIȱmaschi ȱdi ȱquesti ȱanimali ȱ possono ȱ essere ȱ abilitati ȱ alla ȱ riproduzione ȱ su ȱ parere ȱ della ȱ commissione ȱ tecnica ȱ centrale ȱ dell’A.I.A. ȱ (art.10 ȱ del ȱ disciplinare ȱ del ȱ R.A.), ȱ per ȱ mantenere ȱ quanto ȱ più ȱ numerosa ȱ possibile ȱ la ȱ popolazione. ȱ Bisogna ȱ inoltre ȱ ricordare ȱ che ȱ per ȱ il ȱ prelievo ȱ del ȱ seme ȱ per ȱ le ȱ razze ȱaȱlimitata ȱdiffusione ȱèȱpresente ȱuna ȱderoga ȱche ȱpermette ȱla ȱraccolta ȱdel ȱseme ȱ“on ȱ farm” ȱeȱnon ȱnecessariamente ȱnei ȱcentri ȱdi ȱfecondazione ȱartificiale, ȱpurchè ȱsia ȱricavato ȱda ȱ tori ȱiscritti ȱnella ȱcategoria ȱ“riproduttori ȱmaschi”. ȱ(regolamento ȱdi ȱesecuzione ȱdella ȱlegge ȱ

15 ȱgennaio ȱ1991, ȱn. ȱ30, ȱrecante: ȱ«Disciplina ȱdella ȱriproduzione ȱanimale»). ȱȱ

Per ȱle ȱpopolazioni ȱfortemente ȱminacciate ȱdal ȱrischio ȱdi ȱestinzione, ȱvengono ȱattuati ȱdei ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ miranti ȱ aȱ contenere ȱ la ȱ consanguineità ȱ eȱ aȱ fornire ȱ indicazioni ȱ ulteriori ȱ relativamente ȱ al ȱ valore ȱ degli ȱ indici ȱ genetici ȱ periodicamente ȱ elaborati ȱ dall’Ufficio ȱStudi ȱdell’Associazione ȱItaliana ȱAllevatori. ȱȱ

Iȱpiani ȱdi ȱaccoppiamento ȱvengono ȱelaborati ȱin ȱforma ȱdi ȱtabulati ȱaziendali ȱche ȱriportano ȱiȱ tori ȱda ȱutilizzare ȱper ȱle ȱproprie ȱvacche, ȱin ȱgenere ȱper ȱun ȱperiodo ȱdi ȱun ȱanno. ȱIȱtabulati ȱ riportano ȱ accoppiamenti ȱ che ȱ rispondono ȱ all’esigenza ȱ di ȱ non ȱ dar ȱ luogo ȱ aȱ vitelli ȱ consanguinei ȱ oȱ quando ȱ questo ȱ risulta ȱ impossibile, ȱ con ȱ un ȱ coefficiente ȱ di ȱ inbreeding ȱ

92   inferiore ȱaȱquello ȱmedio ȱrilevato ȱnella ȱpopolazione ȱdi ȱpertinenza ȱal ȱmomento ȱdella ȱloro ȱ elaborazione. ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ il ȱ miglioramento, ȱ essi ȱ non ȱ mancano ȱ di ȱ fornire ȱ all’allevatore ȱ informazioni ȱ utili ȱ aȱ metterlo ȱ nelle ȱ condizioni ȱ di ȱ conoscere ȱ il ȱ valore ȱ zootecnico ȱ del ȱ proprio ȱ bestiame ȱ attraverso ȱ degli ȱ indici ȱ genetici ȱ eȱ nel ȱ caso ȱ dei ȱ bovini ȱ da ȱ carne, ȱ di ȱ valutazioni ȱ somatiche ȱ effettuate ȱ da ȱ appositi ȱ esperti. ȱ Le ȱ valutazioni ȱ genetiche, ȱ quando ȱ possibile, ȱvengono ȱeffettuate ȱtramite ȱun ȱmodello ȱBLUP ȱ–ȱAnimal ȱModel:EVM ȱper ȱtutte ȱle ȱ caratteristiche ȱ produttive, ȱ riproduttive ȱ eȱ somatiche ȱ sia ȱ del ȱ toro ȱ che ȱ della ȱ vacca ȱ

(ConSDABI, ȱ 2005). ȱ Per ȱ la ȱ produzione ȱ il ȱ BLUP ȱ Model ȱ valuta ȱ kg ȱ latte, ȱ kg ȱ grasso, ȱ kg ȱ proteine, ȱ %ȱ grasso ȱ %ȱ proteine. ȱ Tiene ȱ inoltre ȱ considerazione ȱ dell’anno ȱ iȱ parto, ȱ della ȱ stagione ȱdi ȱparto, ȱdell’intervallo ȱparto ȱconcepimento ȱdell’effetto ȱgenetico ȱadditivo ȱeȱdella ȱ ripetibilità ȱdella ȱproduzione. ȱȱ

Le ȱ popolazioni ȱ autoctone ȱ allevate ȱ localmente ȱ che ȱ rientrano ȱ nel ȱ controllo ȱ della ȱ produttività ȱ del ȱ latte ȱ sono: ȱ Modicana, ȱ Pezzata ȱ Rossa ȱ d’Oropa, ȱ Garfagnina, ȱ Burlina, ȱ

Modenese, ȱ Valdostana ȱ Pezzata ȱ Rossa, ȱ , ȱ Reggiana, ȱ Grigio ȱ Alpina, ȱ Castana, ȱ

Cabannina, ȱVarzese, ȱAgerolese, ȱCinisara, ȱSiciliana. ȱ

L’A.I.A. ȱ elabora ȱ una ȱ Relazione ȱ Annuale ȱ nella ȱ quale ȱ viene ȱ esposta ȱ l’attività ȱ svolta ȱ dall’Associazione ȱItaliana ȱAllevatori ȱcon ȱle ȱassociazioni ȱad ȱessa ȱfacente ȱcapo ȱ(APA, ȱARA, ȱ associazioni ȱregionali…). ȱNella ȱrelazione ȱ2009 ȱ(A.I.A., ȱ2010) ȱad ȱesempio ȱalcune ȱattività ȱ inerenti ȱla ȱconservazione ȱdella ȱrisorsa ȱgenetica ȱbovina ȱsono ȱstate: ȱ

1. Valutazione ȱ genetica ȱ dei ȱ caratteri ȱ produttivi ȱ eȱ morfologici ȱ eȱ calcolo ȱ della ȱ

consanguineità ȱper ȱiȱsoggetti ȱdi ȱrazza ȱGrigio ȱAlpina ȱ

2. Valutazione ȱ genetica ȱ dei ȱ caratteri ȱ produttivi ȱ per ȱ iȱ soggetti ȱ di ȱ razza ȱ Valdostana ȱ

Pezzata ȱ Rossa, ȱ Pezzata ȱ Nera ȱ eȱ Castana ȱ utilizzando ȱ dati ȱ fenotipici ȱ di ȱ partenza ȱ

proiettati ȱcon ȱmetodo ȱMultiple ȱTrait ȱ

3. Valutazione ȱgenetica ȱdei ȱcaratteri ȱproduttivi ȱeȱmonitoraggio ȱdella ȱconsanguineità ȱ

per ȱiȱsoggetti ȱdi ȱrazza ȱReggiana ȱȱ

4. Produzione ȱdei ȱpiani ȱdi ȱaccoppiamento ȱprogrammati ȱper ȱla ȱrazza ȱReggiana ȱcon ȱ

monitoraggio ȱdella ȱconsanguineità ȱȱ

5. Studio ȱ di ȱ una ȱ nuova ȱ valutazione ȱ genetica ȱ Test ȱ Ȭȱ Day ȱ Model ȱ per ȱ iȱ caratteri ȱ

produttivi ȱdelle ȱrazze ȱValdostane ȱeȱGrigio ȱAlpina ȱ

93   6. piani ȱdi ȱaccoppiamento ȱprogrammato ȱbasati ȱsulla ȱconsanguineità ȱdella ȱpossibile ȱ

progenie ȱ di ȱ tori ȱ eȱ vacche ȱ vive ȱ delle ȱ razze ȱ Calvana, ȱ Pisana, ȱ Garfagnina ȱ eȱ

Pontremolese. ȱ

ȱ

L’attività ȱdell’associazione ȱR.A.R.E. ȱ

Nel ȱ2002 ȱèȱstata ȱfondata ȱRARE ȱ(associazione ȱRazze ȱAutoctone ȱaȱRischio ȱdi ȱEstinzione) ȱ

,aderente ȱ italiano ȱ dell’associazione ȱ europea ȱ SAVE, ȱ con ȱ lo ȱ scopo ȱ di ȱ coordinare ȱ eȱ promuovere ȱ iniziative ȱ di ȱ conservazione ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ italiane ȱ basandosi ȱ sulla ȱ valorizzazione ȱ del ȱ loro ȱ ruolo ȱ culturale ȱ scientifico ȱ eȱ sociale ȱ ed ȱ ambientale. ȱ Questa ȱ associazione ȱsenza ȱscopo ȱdi ȱlucro ȱha ȱcarattere ȱculturale, ȱambientalista ȱeȱscientifico, ȱeȱsi ȱ propone ȱiȱseguenti ȱobiettivi ȱ(www.associazione ȱrare.it): ȱȱ ȱ

1. coordinare ȱeȱpromuovere ȱiniziative ȱeȱattività ȱfinalizzate ȱalla ȱconservazione ȱdelle ȱ

razze ȱeȱrazze Ȭpopolazioni ȱautoctone ȱitaliane ȱdi ȱanimali ȱdi ȱinteresse ȱzootecnico ȱaȱ

rischio ȱdi ȱestinzione; ȱȱ

2. valorizzare ȱ il ȱ ruolo ȱ scientifico, ȱ culturale, ȱ sociale ȱ ed ȱ ambientale ȱ delle ȱ razze ȱ

autoctone ȱitaliane ȱaȱrischio ȱdi ȱestinzione; ȱȱ

3. promuovere ȱl’associazionismo ȱtra ȱallevatori ȱitaliani ȱdi ȱrazze ȱautoctone ȱminacciate ȱ

di ȱestinzione; ȱȱ

4. promuovere ȱiniziative ȱeducative ȱsul ȱtema ȱdella ȱtutela ȱdella ȱbiodiversità; ȱȱ

5. promuove ȱl’acquisizione ȱeȱla ȱdivulgazione ȱdi ȱinformazioni ȱsullo ȱstato ȱdelle ȱrazze ȱ

autoctone ȱdi ȱinteresse ȱzootecnico. ȱȱ

ȱ 3.4.3 ȱ Strategie ȱ di ȱ conservazione ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone: ȱ la ȱ conservazione ȱ“in ȱsitu” ȱed ȱ“ex ȱsitu” ȱ

Secondo ȱle ȱindicazioni ȱriportate ȱdall’ONU ȱeȱdalla ȱFAO ȱiȱmetodi ȱdi ȱconservazione ȱsono ȱ3ȱ

(art. ȱ8ȱeȱ9ȱdella ȱcdb, ȱConSDABI, ȱ2005, ȱFAO ȱ2007): ȱ in ȱ situ :laȱ conservazione ȱ in ȱ situ ȱ èȱ la ȱ modalità ȱ per ȱ cui ȱ una ȱ razza ȱ èȱ allevata ȱ nel ȱ suo ȱ territorio ȱ di ȱ origine ȱ ed ȱ èȱ utilizzata ȱ dagli ȱ allevatori, ȱ nell’ecosistema ȱ agrario, ȱ secondo ȱ le ȱ pratiche ȱtradizionali. ȱQuesto ȱconsente ȱdi ȱcreare ȱle ȱmigliori ȱcondizioni ȱper ȱl’utilizzo ȱeȱla ȱ conservazione ȱdelle ȱvarie ȱrazze. ȱIl ȱproblema ȱdelle ȱrazze ȱmolto ȱridotte ȱèȱche ȱaumenta ȱil ȱ

94   rischio ȱdi ȱconsanguineità ȱeȱin ȱquesto ȱcaso ȱdeve ȱessere ȱdata ȱla ȱmassima ȱattenzione ȱagli ȱ schemi ȱdi ȱaccoppiamento. ȱȱ

Per ȱuna ȱconservazione ȱin ȱsitu ȱsi ȱdevono ȱutilizzare ȱdelle ȱaziende ȱdi ȱriferimento ,ȱcioè ȱdegli ȱ allevamenti ȱ disponibili ȱ aȱ partecipare ȱ attivamente ȱ alla ȱ conservazione ȱ eȱ allo ȱ sviluppo ȱ di ȱ una ȱrazza ȱautoctona ȱtramite: ȱ

- allevamento ȱin ȱpurezza ȱȱ

- vendita ȱdei ȱgiovani ȱriproduttori ȱȱ

- partecipazione ȱaȱmostre ȱeȱiniziative ȱper ȱla ȱdiffusione ȱdel ȱconcetto ȱdi ȱbiodiversità ȱ

agricola ȱeȱdell’importanza ȱdi ȱquesta ȱ

- messa ȱ aȱ disposizione ȱ dei ȱ soggetti ȱ allevati ȱ per ȱ eventuali ȱ programmi ȱ di ȱ

riproduzione, ȱselezione, ȱtipizzazione ȱfenotipica ȱeȱgenetica. ȱ

Iȱcriteri ȱper ȱindividuare ȱun’azienda ȱdi ȱriferimento ȱsono ȱstati ȱiȱseguenti: ȱ

- allevamento ȱ con ȱ consistenza ȱ sufficiente ȱ aȱ prevedere ȱ un ȱ proseguimento ȱ

dell’attività ȱnel ȱtempo ȱ

- adesione ȱai ȱprogrammi ȱdi ȱassistenza ȱtecnica ȱeȱselezione ȱgenetica ȱ

- Disponibilità ȱed ȱentusiasmo ȱdell’allevatore ȱ

ȱ

Ex ȱsitu ȱin ȱvivo :ȱgli ȱanimali ȱin ȱquesto ȱcaso ȱsono ȱallevati ȱin ȱcondizioni ȱdiverse ȱda ȱquelle ȱ tradizionali, ȱsia ȱnell’area ȱdi ȱorigine ȱche ȱnon. ȱÈȱil ȱcaso ȱad ȱesempio ȱdelle ȱrazze ȱconservate ȱ negli ȱzoo ȱeȱnei ȱparchi ȱnaturali. ȱIn ȱquesto ȱcaso ȱla ȱrazza ȱdomestica ȱnon ȱesprime ȱal ȱmassimo ȱ le ȱsue ȱcapacità. ȱLa ȱconservazione ȱex ȱsitu ȱsi ȱrivela ȱnecessaria ȱper ȱquelle ȱpopolazioni ȱmolto ȱ ridotte ȱeȱaȱrischio. ȱ

In ȱquesto ȱcaso ȱvengono ȱaffidati ȱaȱun ȱallevatore ȱdei ȱnuclei ȱdi ȱmaschi ȱeȱfemmine ȱallo ȱscopo ȱ di ȱ conservare ȱ eȱ incrementare ȱ rapidamente ȱ la ȱ popolazione ȱ tramite ȱ acquisto ȱ di ȱ giovani ȱ riproduttori, ȱ allevamento ȱ in ȱ azienda, ȱ conservazione ȱ della ȱ rimonta. ȱ Per ȱ questo ȱ gli ȱ allevatori ȱ identificati ȱ devono ȱ essere ȱ fortemente ȱ motivati ȱ eȱ disponibili. ȱ Questi ȱ allevatori ȱ custodi ȱdevono, ȱoltre ȱche ȱallevare ȱeȱconservare ȱiȱsoggetti ȱdella ȱrazza ȱprescelta, ȱfungere ȱda ȱ coordinatori ȱ tra ȱ iȱ pochi ȱ allevatori ȱ della ȱ razza ȱ autoctona, ȱ dando ȱ informazioni ȱ sulla ȱ consistenza ȱ eȱ sulla ȱ possibilità ȱ di ȱ rimonta, ȱ aderendo ȱ aȱ piani ȱ per ȱ ridurre ȱ al ȱ minimo ȱ la ȱ consanguineità. ȱ

95   Possono ȱ esistere ȱ anche ȱ condizioni ȱ intermedie ȱ in ȱ cui ȱ la ȱ razza ȱ viene ȱ allevata ȱ in ȱ piccoli ȱ gruppi ȱin ȱstazioni ȱsperimentali, ȱin ȱfattorie ȱdidattiche ȱoȱall’interno ȱdi ȱaree ȱprotette. ȱ

ȱ

Ex ȱ situ ȱ tramite ȱ crio Ȭconservazione :ȱ questo ȱ metodo ȱ di ȱ conservazione ȱ prevede ȱ il ȱ congelamento ȱ di ȱ gameti ȱ (spermatozoi ȱ oȱ ovuli), ȱ oppure ȱ di ȱ embrioni ȱ in ȱ azoto ȱ liquido. ȱ

Quando ȱ iȱ programmi ȱ di ȱ conservazione ȱ in ȱ situ ȱ non ȱ sono ȱ adeguatamente ȱ pianificati, ȱ le ȱ razze ȱ rischiano ȱ un ȱ aumento ȱ della ȱ consanguineità ȱ eȱ quindi ȱ possono ȱ risultare ȱ maggiormente ȱsoggette ȱaȱrischio ȱdi ȱestinzione. ȱLa ȱcrioconservazione ȱdel ȱgermoplasma ȱèȱ un ȱ metodo ȱ efficace ȱ per ȱ “correggere” ȱ eventuali ȱ cambiamenti ȱ nel ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ eȱ mettere ȱ aȱ disposizione ȱ materiale ȱ per ȱ iȱ piani ȱ conservativi ȱ e, ȱ inoltre, ȱ costituisce ȱ un’assicurazione ȱsul ȱfuturo ȱnel ȱcaso ȱdi ȱaccidentale ȱestinzione ȱdella ȱrazza. ȱȱ

La ȱraccolta ȱeȱgestione ȱdel ȱgermoplasma ȱdelle ȱrazze ȱbovine ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione ȱin ȱItalia ȱèȱ iniziata ȱnegli ȱanni ȱ’80 ȱcon ȱiȱprimi ȱprogrammi ȱdi ȱconservazione. ȱPoiché ȱnel ȱnostro ȱpaese ȱ non ȱesiste ȱancora ȱuna ȱnazionale ȱdel ȱgermoplasma, ȱla ȱraccolta ȱèȱgestione ȱdel ȱmateriale ȱèȱ principalmente ȱ affidata ȱ alle ȱ associazioni ȱ degli ȱ allevatori ȱ col ȱ supporto ȱ finanziario ȱ del ȱ

Mipaaf ȱma ȱsono ȱmolte, ȱcome ȱabbiamo ȱvisto, ȱle ȱentità ȱche ȱsi ȱoccupano ȱdella ȱraccolta ȱdel ȱ materiale ȱ genetico. ȱ Purtroppo ȱ l’utilizzo ȱ dell’inseminazione ȱ artificiale, ȱ uno ȱ strumento ȱ estremamente ȱ utile ȱ per ȱ l’applicazione ȱ dei ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ eȱ la ȱ conservazione ȱ della ȱ razza, ȱ in ȱ molte ȱ razze ȱ Italiane ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ (Cinisara, ȱ Sarda, ȱ Sardo Ȭ modicana, ȱSiciliana) ȱrisulta ȱutilizzato ȱin ȱpercentuale ȱquasi ȱ pari ȱaȱzero ȱ(Hiamstra ȱet ȱal., ȱ

2010). ȱȱ

Il ȱseme ȱeȱgli ȱembrioni ȱsono ȱiȱpiù ȱcomuni ȱmateriali ȱutilizzati ȱper ȱla ȱcrioconservazione. ȱLa ȱ conservazione ȱ di ȱ embrioni, ȱ anche ȱ se ȱ non ȱ ancora ȱ molto ȱ diffusa, ȱ èȱ un ȱ materiale ȱ molto ȱ valido ȱ perché ȱ porta ȱ l’intero ȱ genoma, ȱ compreso ȱ il ȱ DNA ȱ mitocondriale, ȱ eȱ permette ȱ la ȱ ricostituzione ȱmolto ȱpiù ȱveloce ȱdella ȱrazza ȱin ȱcaso ȱdi ȱestinzione ȱ(Hiemstra ȱet ȱal., ȱ2010). ȱȱ

Èȱpossibile ȱcongelare ȱanche ȱcellule ȱsomatiche ȱ(una ȱtecnica ȱparticolarmente ȱutilizzata ȱnei ȱ paesi ȱin ȱvia ȱdi ȱsviluppo, ȱdove ȱiȱmezzi ȱsono ȱpiù ȱridotti); ȱil ȱDNA ȱpuò ȱessere ȱutilizzato ȱper ȱ la ȱclonazione ȱdegli ȱanimali ȱtramite ȱtecniche ȱdi ȱtrasferimento ȱnucleare. ȱQuesto ȱmetodo ȱèȱ ancora ȱin ȱperfezionamento ȱeȱdeve ȱessere ȱconsiderato ȱcome ȱultima ȱalternativa. ȱSecondo ȱ un ȱ Protocollo ȱ elaborato ȱ per ȱ la ȱ Crioconservazione ȱ delle ȱ Razze ȱ Mediante ȱ Banche ȱ di ȱ

Emergenza ȱdelle ȱCellule ȱ(Groeneveld ȱet ȱal., ȱ2007) ȱuna ȱbanca ȱdi ȱcellule ȱsomatiche ȱconsiste ȱ

96   nella ȱraccolta ȱdi ȱframmenti ȱdi ȱtessuto ȱdell’orecchio ȱconservato ȱin ȱazoto ȱliquido ȱeȱche ȱpuò ȱ quindi ȱfungere ȱda ȱdonatore ȱdi ȱcellule ȱper ȱla ȱclonazione ȱanimale. ȱIn ȱconsiderazione ȱdella ȱ rapidissima ȱ erosione ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali, ȱ le ȱ banche ȱ di ȱ cellule ȱ somatiche ȱ potrebbero ȱ essere ȱ l’unica ȱ soluzione ȱ per ȱ creare ȱ un ȱ deposito ȱ di ȱ sicurezza ȱ abbastanza ȱ velocemente. ȱAttualmente, ȱsi ȱèȱvisto ȱperò ȱche ȱil ȱsuccesso ȱdel ȱprocesso ȱdi ȱclonazione ȱva ȱ da ȱ un ȱ 10% ȱ aȱ un ȱ 25% ȱ per ȱ iȱ bovini. ȱ Quindi ȱ le ȱ tecniche ȱ dovrebbero ȱ essere ȱ notevolmente ȱ migliorate ȱper ȱrendere ȱpraticabile ȱla ȱclonazione ȱsu ȱlarga ȱscala ȱper ȱriprodurre ȱad ȱesempio ȱ una ȱspecie ȱestinta. ȱȱ

Èȱinnanzitutto ȱpreferibile ȱquindi ȱla ȱraccolta ȱdi ȱseme ȱed ȱembrioni ȱpiuttosto ȱche ȱdi ȱcellule ȱ somatiche ȱe, ȱove ȱpossibile, ȱla ȱconservazione ȱin ȱvivo. ȱ

ȱȱ 3.4.4 ȱLe ȱiniziative ȱdelle ȱregioni ȱitaliane ȱ

Negli ȱ ultimi ȱ anni ȱ le ȱ azioni ȱ volte ȱ alla ȱ difesa ȱ della ȱ biodiversità ȱ agraria ȱ intraprese ȱ dalle ȱ

Regioni ȱsono ȱstate ȱmolteplici ȱeȱvanno ȱdalle ȱiniziative ȱdi ȱricerca, ȱalla ȱpromulgazione ȱdi ȱ specifiche ȱleggi ȱregionali ȱ(L.R.) ȱȱ in ȱmateria ȱdi ȱtutela ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱautoctone ȱdi ȱ interesse ȱagrario, ȱzootecnico, ȱforestale. ȱ

In ȱ alcune ȱ regioni ȱ furono ȱ approvate ȱ anche ȱ in ȱ passato ȱ leggi ȱ regionali ȱ in ȱ materia ȱ di ȱ salvaguardia ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱautoctone ȱpartendo ȱdalle ȱspecifiche ȱemergenze ȱdei ȱ vari ȱterritori. ȱȱ La ȱprima ȱèȱla ȱLR ȱdell’Umbria, ȱdel ȱ1993, ȱla ȱcui ȱfinalità ȱèȱtutelare ȱle ȱspecie ȱ della ȱ fauna ȱ selvatica ȱ regionale ȱ vulnerabile, ȱ divenute ȱ rare ȱ oȱ in ȱ via ȱ di ȱ estinzione ȱ eȱ proteggere ȱ gli ȱ habitat. ȱ Di ȱ seguito ȱ diamo ȱ un ȱ elenco ȱ delle ȱ norme ȱ specifiche ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱdella ȱrisorsa ȱgenetica ȱanimale: ȱ

- Regione ȱEmilia ȱRomagna :ȱProgetto ȱdi ȱlegge ȱd’iniziativa ȱdella ȱGiunta ȱregionale. ȱ

“Tutela ȱdel ȱpatrimonio ȱdi ȱrazze ȱeȱvarietà ȱlocali ȱdi ȱinteresse ȱagrario ȱdel ȱterritorio ȱ

emiliano Ȭromagnolo” ȱdel ȱ27 Ȭ07 Ȭ2007 ȱ

- Regione ȱ Friuli ȱ Venezia ȱ Giulia:ȱ L.R. ȱ n°11 ȱ “Tutela ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ

autoctone ȱdi ȱinteresse ȱagrario ȱeȱforestale” ȱdel ȱ22 ȱaprile ȱ2002 ȱ

- Regione ȱ Lazio :ȱ L.R. ȱ n°15 ȱ “Tutela ȱ delle ȱ risorse ȱ genetica ȱ autoctone ȱ di ȱ interesse ȱ

agrario” ȱdel ȱ1ȱmarzo ȱ2000 ȱ

- Regione ȱMarche :ȱL.R. ȱn°12 ȱ“Tutela ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali ȱeȱvegetali ȱdel ȱ

territorio ȱmarchigiano” ȱdel ȱ3ȱgiugno ȱ2003 ȱ

97   - Regione ȱ Toscana :ȱ L.R. ȱ n°50 ȱ “Tutela ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ autoctone” ȱ del ȱ 16 ȱ

luglio, ȱrivista ȱed ȱintegrata ȱdalla ȱsuccessiva ȱL.R. ȱn°64 ȱ2Tutela ȱeȱvalorizzazione ȱdel ȱ

patrimonio ȱ di ȱ razze ȱ eȱ varietà ȱ locali ȱ di ȱ interesse ȱ agrario, ȱ zootecnico ȱ eȱ forestale” ȱ

del ȱ16 ȱnovembre ȱ2004 ȱ

- Regione ȱUmbria .ȱL.R. ȱn°25 ȱ“Tutela ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱautoctone ȱdi ȱinteresse ȱ

agrario” ȱdel ȱ4ȱsettembre ȱ2001 ȱ

- Regione ȱ Veneto :ȱ art ȱ 69 ȱ Tutela ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ autoctone ȱ di ȱ interesse ȱ

agrario, ȱ L.R. ȱ n°40 ȱ del ȱ 12 ȱ dicembre ȱ 2003 ȱ “Nuove ȱ norme ȱ per ȱ gli ȱ interventi ȱ in ȱ

agricoltura” ȱȱ

- Regione ȱ Liguria :ȱ L.R. ȱ n°22 ȱ del ȱ 29 ȱ novembre ȱ 2004, ȱ “disciplina ȱ dei ȱ servizi ȱ di ȱ

sviluppo ȱagricolo”, ȱart. ȱ7ȱȱ

- Regione ȱBasilicata :ȱL.R. ȱn°26 ȱdel ȱ14 ȱottobre ȱ2008, ȱ“Tutela ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱ

autoctone ȱvegetali ȱeȱanimali ȱdi ȱinteresse ȱagrario” ȱȱȱ

Per ȱ le ȱ specie, ȱ razze, ȱ varietà, ȱ popolazioni, ȱ ecotipi, ȱ cultivar ȱ da ȱ tutelare ȱ sono ȱ stati ȱ creati ȱ appositi ȱ Repertori ȱ Regionali, ȱ tenuti ȱ dalle ȱ Agenzie ȱ Regionali ȱ per ȱ lo ȱ Sviluppo ȱ eȱ l’Innovazione ȱ in ȱ Agricoltura ȱ (ARSIA). ȱ Sono ȱ stati ȱ istituiti ȱ inoltre ȱ dei ȱ Registri ȱ Volontari ȱ

Regionali ȱ suddivisi ȱ in ȱ sezione ȱ animale ȱ eȱ vegetale ȱ al ȱ fine ȱ di ȱ preservare ȱ meglio ȱ il ȱ patrimonio ȱgenetico. ȱȱ

Le ȱ iniziative ȱ regionali ȱ in ȱ materia ȱ di ȱ tutela ȱ della ȱ biodiversità ȱ animale ȱ risultano ȱ molto ȱ numerose ȱeȱsi ȱpossono ȱdistinguere ȱprincipalmente ȱper ȱfonte ȱdi ȱfinanziamento ȱprincipale: ȱ

x finanziamento ȱesclusivamente ȱoȱprevalentemente ȱregionale ȱ

x finanziamento ȱprevalentemente ȱnazionale ȱ

x finanziamento ȱderivante ȱdai ȱpiani ȱeuropei ȱ Come ȱ già ȱ detto, ȱ le ȱ iniziative ȱ regionali ȱ in ȱ Italia ȱ sono ȱ molteplici ȱ ma ȱ iȱ sistemi ȱ di ȱ tutela ȱ istituiti ȱdalle ȱvarie ȱleggi ȱregionali ȱsono ȱbasati ȱessenzialmente ȱsu ȱquattro ȱpunti ȱprincipali ȱ

(ARSIA ȱ2010): ȱ

1. individuazione ȱdella ȱrisorsa ȱgenetica ȱ

2. caratterizzazione ȱ

3. iscrizione ȱaȱun ȱapposito ȱrepertorio ȱoȱregistro ȱ

4. conservazione ȱ“in ȱsitu” ȱed ȱ“ex ȱsitu” ȱ

5. valorizzazione ȱ

98   Al ȱ perseguimento ȱ delle ȱ finalità ȱ di ȱ conservazione ȱ eȱ difesa ȱ sono ȱ dedicati ȱ più ȱ strumenti ȱ spesso ȱcollegati ȱtra ȱloro: ȱ

1. iȱregistri ȱregionali ȱ(a ȱvolte ȱanche ȱprovinciali) ȱ

2. le ȱbanche ȱdel ȱgermoplasma ȱ

3. gli ȱallevatori ȱcustodi ȱ

4. la ȱrete ȱdi ȱconservazione ȱeȱsicurezza ȱ

5. contrassegni ȱregionali ȱ le ȱvarie ȱleggi ȱregionali ȱdefiniscono ȱin ȱmodo ȱpreciso ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱoggetto ȱdi ȱtutela, ȱ le ȱrazze ȱoriginarie ȱdel ȱterritorio ȱregionale, ȱoppure ȱdi ȱorigine ȱesterna, ȱpurché ȱintrodotte ȱ da ȱ almeno ȱ 50 ȱ anni ȱ ed ȱ integrati ȱ tradizionalmente ȱ nella ȱ sua ȱ agricoltura ȱ eȱ nel ȱ suo ȱ allevamento; ȱinoltre ȱsono ȱoggetto ȱdi ȱtutela ȱanche ȱle ȱrazze ȱlocali ȱscomparse ȱdal ȱterritorio ȱ regionale ȱma ȱconservate ȱpresso ȱorti ȱbotanici, ȱallevamenti ȱoȱcentri ȱdi ȱricerca ȱpresenti ȱin ȱ altre ȱRegioni ȱoȱProvince ȱoȱPaesi ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱ

Èȱnecessario, ȱdunque, ȱche ȱle ȱrazze ȱlocali ȱsiano ȱcorrettamente ȱidentificate ȱattraverso ȱuna ȱ ricerca ȱstorico ȱdocumentale ȱtendente ȱaȱdimostrare ȱil ȱlegame ȱcol ȱterritorio ȱdi ȱprovenienza, ȱ una ȱcaratterizzazione ȱmorfologica ȱe, ȱove ȱpossibile, ȱanche ȱgenetica ȱeȱmolecolare. ȱPerché ȱ una ȱrazza ȱsia ȱtutelata ȱdeve ȱessere ȱvalutata ȱpositivamente ȱin ȱbase ȱaȱquesti ȱaspetti ȱda ȱuna ȱ commissione ȱtecnico Ȭscientifica ȱnominata ȱdalla ȱRegione ȱdi ȱprovenienza. ȱȱ

Le ȱprincipali ȱiniziative ȱaȱlivello ȱregionale, ȱsul ȱtema ȱdella ȱtutela ȱdella ȱbiodiversità ȱagraria ȱ animale, ȱ degli ȱ ultimi ȱ anni, ȱ sostenute ȱ con ȱ finanziamenti ȱ esclusivamente ȱ oȱ prettamente ȱ regionali, ȱriguardano: ȱ

Ȭȱ Caratterizzazione ȱgenetica ȱdei ȱgeni ȱche ȱinfluenzano ȱil ȱcolore ȱdel ȱmantello ȱnella ȱrazza ȱ bovina ȱ Reggiana: ȱ identificazione ȱ di ȱ marcatori ȱ specifici ȱ per ȱ la ȱ valorizzazione ȱ eȱ la ȱ tracciabilità ȱdel ȱformaggio ȱParmigiano ȬReggiano Ȉ;ȱ

Ȭȱ Azioni ȱper ȱil ȱmiglioramento ȱgenetico ȱdella ȱrazza ȱbovina ȱautoctona ȱReggiana; ȱ

Ȭȱ Identificazione ȱ eȱ caratterizzazione ȱ morfologico ȱ produttiva ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ animali ȱautoctone ȱdell’Emilia ȱRomagna ȱal ȱfine ȱdella ȱloro ȱsalvaguardia; ȱ

Ȭȱ Valorizzazione ȱdella ȱrazza ȱbovina ȱromagnola ȱattraverso ȱla ȱcertificazione ȱdella ȱcarne ȱper ȱ via ȱmolecolare; ȱ

Ȭȱ Valorizzazione ȱdella ȱproduzioni ȱdi ȱrazza ȱbovina ȱRomagnola ȱattraverso ȱlo ȱsfruttamento ȱ del ȱlocus ȱdella ȱmiostatina Ȉ;ȱ

99   Ȭȱ Paresi ȱ spastica ȱ del ȱ bovino: ȱ ulteriore ȱ fattore ȱ di ȱ rischio ȱ per ȱ la ȱ salvaguardia ȱ della ȱ biodiversità ȱgenetica ȱdella ȱrazza ȱRomagnola; ȱ

Ȭȱ progetto ȱ“Salviamo ȱla ȱModenese” ȱdella ȱprovincia ȱdi ȱModena ȱ

Ȭȱ Conservazione ȱ“in ȱsitu ”ȱed ȱ“ex ȱsitu ”ȱdel ȱgermoplasma ȱanimale ȱpiemontese; ȱ

Recupero ȱdella ȱrazza ȱbovina ȱTortonese; ȱ

Ȭȱ Progetti ȱ di ȱ ricerca ȱ volti ȱ ad ȱ un ȱ aggiornamento ȱ delle ȱ conoscenze ȱ sulla ȱ razza ȱ bovina ȱ

Piemontese; ȱ

Ȭȱ Progetto ȱ di ȱ recupero ȱ della ȱ popolazione ȱ bovina ȱ autoctona ȱ “Burlina” ȱ eȱ formaggio ȱ monorazza ȱ“Morlacco ȬBurlino”; ȱ

ȬProgetto ȱRARECA ȱper ȱla ȱtutela ȱdelle ȱrazze ȱautoctone ȱdi ȱinteresse ȱzootecnico ȱaȱrischio ȱdi ȱ estinzione ȱper ȱla ȱregione ȱCampania ȱ

Ȭȱ progetto ȱregione ȱLiguria ȱper ȱil ȱrecupero ȱdella ȱrazza ȱCabannina ȱ

Ȭȱ progetto ȱ ARSIA ȱ Toscana: ȱ “salvaguardia ȱ eȱ valorizzazione ȱ del ȱ patrimonio ȱ zootecnico ȱ autoctono ȱdella ȱregione ȱToscana ȱcon ȱriferimento ȱalle ȱrazze ȱbovine ȱCalvana, ȱGarfagnina ȱeȱ

Pontremolese ȱeȱrazze ȱovine ȱGarfagnina ȱbianca, ȱPomarancina ȱeȱZerasca” ȱ

ȱ  ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ ȱ

100   Le ȱrazze ȱbovine ȱautoctone ȱitaliane ȱin ȱ via ȱdi ȱestinzione ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ ȱ

101   ȱ ȱ

102   4. ȱLE ȱRAZZE ȱBOVINE ȱAUTOCTONE ȱITALIANE ȱIN ȱ

VIA ȱDI ȱESTINZIONE ȱ

4.1 ȱIntroduzione: ȱsistematica ȱeȱorigine ȱdel ȱbovino ȱȱ

DOMINIO: ȱEukaryota ȱ

REGNO: ȱAnimalia ȱ

SOTTOREGNO:Eumetazoa ȱ

SUPERPHYLUM: ȱDeuterostomia ȱ

PHYLUM: ȱChordata ȱ

SUBPHYLUM: ȱVertebrata ȱ

SUPERCLASSE: ȱTetrapoda ȱ

CLASSE: ȱMammalia ȱȱ

SOTTOCLASSE: ȱTheria ȱ

INFRACLASSE: ȱPlacentalia ȱ

SUPERORDINE: ȱCetartiodactyla ȱ

ORDINE: ȱArtiodactyla ȱ

SOTTORDINE: ȱRuminalia ȱ

FAMIGLIA: ȱBovidae ȱ

SOTTOFAMIGLIA: ȱBovinae ȱ

GENERE: ȱBos ȱ(Linneo) ȱ

SPECIE: ȱB. ȱtaurus ȱ

La ȱ famiglia ȱ dei ȱ bovini ȱ include ȱ oltre ȱ al ȱ Bos ȱ taurus ȱ il ȱ Bos ȱ indicus ȱ (Zebù), ȱ il ȱ Bos ȱ grunniens ȱ

(Yak), ȱ il ȱ Bos ȱ frontalis ȱ (Gaur), ȱ il ȱ Bos ȱ javanicus ȱ (Banteg) ȱ eȱ il ȱ Bubalus ȱ bubalis ȱ (Bufalo ȱ eȱ

Swamp). ȱȱ

Gli ȱzebù ȱaȱquanto ȱabbiamo ȱvisto ȱsono ȱconsiderati ȱuna ȱspecie ȱindipendente ȱdalla ȱvacca ȱ comune ȱeuropea. ȱȱ

Le ȱ ipotesi ȱ più ȱ recenti ȱ invece ȱ tendono ȱ aȱ considerare ȱ Bos ȱ taurus ,ȱ Bos ȱ indicus ȱ eȱ Bos ȱ primigenius ȱcome ȱappartenenti ȱad ȱun’unica ȱspecie ȱcon ȱl’uro ȱquale ȱprogenitore ȱselvatico ȱ classificando ȱle ȱtre ȱsottospecie ȱin ȱBos ȱprimigenius ȱprimigenius ,ȱBos ȱprimigenius ȱtaurus ȱeȱBos ȱ primigenius ȱ indicus ȱ o, ȱ alternativamente, ȱ una ȱ denominazione ȱ utilizza ȱ il ȱ nome ȱ Bos ȱ taurus ȱ

103   come ȱnome ȱprincipale ȱdella ȱspecie ȱeȱclassifica ȱl’uro ȱcome ȱBos ȱtaurus ȱprimigenius ȱeȱlo ȱzebù ȱ come ȱBos ȱtaurus ȱindicus ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱÈȱevidente ȱche, ȱdata ȱla ȱfecondità ȱillimitata ȱ tra ȱ Bovini ȱ comuni ȱ eȱ Bovini ȱ gibbosi ȱ eȱ la ȱ crescente ȱ importanza ȱ delle ȱ nuove ȱ razze ȱ

Tauroindiche, ȱ èȱ più ȱ appropriato ȱ parlare ȱ quindi ȱ di ȱ sottospecie ȱ in ȱ cui ȱ si ȱ riconoscono ȱ caratteri ȱspiccatamente ȱdistintivi ȱcome ȱpresenza ȱoȱassenza ȱdi ȱgobba, ȱstruttura ȱdi ȱpelle ȱeȱ peli, ȱ conformazione ȱ scheletrica ȱ ecc ȱ (Succi, ȱ 1995). ȱ Comunque ȱ sia, ȱ studi ȱ genetici ȱ hanno ȱ individuato ȱ due ȱ fasi ȱ indipendenti ȱ di ȱ domesticazione ȱ per ȱ lo ȱ Zebù ȱ eȱ il ȱ bovino ȱ europeo, ȱ visto ȱche ȱdalle ȱanalisi ȱdel ȱDNA ȱpare ȱche ȱle ȱdue ȱ“specie” ȱsi ȱsiano ȱseparate ȱcirca ȱ200’000 ȱ anni ȱfa ȱmentre ȱla ȱdomesticazione ȱdi ȱquesti ȱanimali ȱrisale ȱaȱcirca ȱ10’000 ȱanni ȱfa ȱ(Loftus ȱet ȱ al.,1994). ȱ Pare ȱ quindi ȱ che ȱ le ȱ specie ȱ siano ȱ derivate ȱ da ȱ due ȱ popolazioni ȱ diverse ȱ di ȱ Bos ȱ primigenius ȱ (fig. ȱ 4.1.1), ȱ una ȱ addomesticata ȱ nella ȱ mezzaluna ȱ fertile ȱ (capostipite ȱ del ȱ

Taurus) ȱeȱl’altra ȱnelle ȱvalli ȱdell’Indo ȱ(capostipite ȱdegli ȱZebù). ȱDal ȱvicino ȱOriente ȱquesti ȱ

“uri ȱaddomesticati” ȱsarebbero ȱpoi ȱgiunti ȱin ȱEuropa ȱcon ȱle ȱmigrazioni ȱdelle ȱpopolazioni ȱ umane. ȱIl ȱBos ȱprimigenius ȱera ȱperò ȱgià ȱpresente ȱin ȱEuropa ȱallo ȱstato ȱselvatico ȱeȱulteriori ȱ studi ȱ sul ȱ genoma ȱ hanno ȱ ipotizzato, ȱ almeno ȱ per ȱ alcune ȱ razze, ȱ l’influenza ȱ genetica ȱ dell’uro ȱ europeo ȱ (Achilli ȱ et ȱ al., ȱ 2009). ȱ In ȱ particolare ȱ la ȱ presenza ȱ di ȱ questo ȱ materiale ȱ genetico ȱproveniente ȱdall’uro ȱeuropeo ȱèȱstato ȱosservato ȱin ȱalcune ȱrazze ȱitaliane ȱcome ȱla ȱ

Romagnola, ȱla ȱCinisara ȱeȱl’Agerolese ȱ(Achilli ȱet ȱal., ȱ2009), ȱrazze ȱcon ȱevidente ȱpresenza ȱdi ȱ sangue ȱpodolico ȱitaliano. ȱȱ

Fig. ȱ 4.1.1 ȱ Rami ȱ filogenetici ȱ dei ȱ vari ȱ ceppi ȱ di ȱ Uro ȱ che ȱ hanno ȱ dato ȱ origine ȱ agli ȱ attuali ȱ bovini ȱcostruiti ȱin ȱbase ȱallo ȱstudio ȱdel ȱDNA ȱmitocondriale. ȱAchilli ȱet ȱal., ȱ2009 ȱ

ȱ

104   L’uro ȱsopravvisse ȱaȱlungo ȱin ȱEuropa ȱeȱci ȱsono ȱfornite ȱnumerose ȱdescrizioni ȱsia ȱda ȱparte ȱ degli ȱ antichi ȱ che ȱ in ȱ epoca ȱ più ȱ moderna. ȱ Famose ȱ sono ȱ le ȱ descrizioni ȱ di ȱ Aristotele ȱ ed ȱ

Erodoto, ȱ che ȱ raccontano ȱ come ȱ questo ȱ animale ȱ dovesse ȱ pascolare ȱ all’indietro ȱ aȱ causa ȱ delle ȱenormi ȱcorna. ȱGiulio ȱCesare ȱce ȱne ȱdà ȱuna ȱdescrizione: ȱ“Gli ȱuri ȱsono ȱgrandi ȱpoco ȱ meno ȱdegli ȱelefanti, ȱsimili ȱal ȱtoro ȱper ȱforma ȱeȱcolore, ȱmolto ȱrobusti ȱeȱveloci, ȱaggressivi ȱ verso ȱl’uomo ȱeȱle ȱfiere ȱche ȱscorgono. ȱSono ȱuccisi ȱfacendoli ȱcadere ȱin ȱapposite ȱbuche. ȱNon ȱ si ȱaddomesticano ȱeȱnon ȱsi ȱabituano ȱaȱvivere ȱcon ȱgli ȱuomini ȱneppure ȱpresi ȱda ȱpiccoli. ȱLa ȱ grandezza ȱdella ȱfigura ȱeȱla ȱbellezza ȱdelle ȱcorna ȱdifferisce ȱmolto ȱda ȱquella ȱdei ȱnostri ȱbuoi, ȱ queste ȱ sono ȱ assai ȱ ricercate ȱ e, ȱ ornate ȱ d’argento, ȱ sono ȱ usate ȱ come ȱ tazze ȱ nei ȱ banchetti ȱ importanti.” ȱ (De ȱ Bello ȱ Gallico, ȱ capitolo ȱ 6.28). ȱ L’uro ȱ cominciò ȱ ad ȱ estinguersi ȱ molto ȱ rapidamente ȱdal ȱtardo ȱMedio ȱEvo ȱaȱcausa ȱdella ȱcaccia ȱeȱdella ȱriduzione ȱdel ȱsuo ȱhabitat ȱ naturale ȱdovuta ȱal ȱdisboscamento ȱeȱsi ȱritirò ȱprogressivamente ȱnelle ȱgrandi ȱforeste ȱeȱla ȱ concentrazione ȱ più ȱ elevata ȱ rimase ȱ in ȱ Europa ȱ Orientale, ȱ soprattutto ȱ Polonia ȱ eȱ Prussia ȱ

Orientale. ȱL’animale ȱvenne ȱdichiarato ȱestinto ȱnel ȱ1630 ȱma ȱèȱnoto ȱche ȱl’ultima ȱfemmina ȱ morì ȱ nel ȱ 1627. ȱ Èȱ descritto ȱ come ȱ un ȱ animale ȱ di ȱ notevole ȱ mole, ȱ con ȱ mantello ȱ di ȱ colore ȱ scuro, ȱquasi ȱnero ȱsul ȱtreno ȱanteriore ȱdei ȱtori, ȱcon ȱgradazioni ȱbruno Ȭrossicce ȱsul ȱcostato ȱeȱ caratterizzato ȱ da ȱ una ȱ linea ȱ chiara ȱ sul ȱ dorso ȱ che ȱ andava ȱ dal ȱ garrese ȱ ai ȱ lombi. ȱ Nelle ȱ femmine ȱ il ȱ mantello ȱ tendeva ȱ al ȱ colore ȱ rossiccio, ȱ mentre ȱ sembra ȱ che ȱ iȱ vitelli ȱ avessero ȱ mantello ȱfromentino ȱ(fig. ȱ4.1.2). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.1.2. ȱ“Augsburger ȱUrbild”, ȱaspetto ȱpiù ȱmoderno ȱdell’Uro, ȱantico ȱdisegno ȱritrovato ȱ dallo ȱzoologo ȱinglese ȱM. ȱSmith. ȱBigi ȱeȱZanon, ȱ2008 ȱ

ȱ

105   Prove ȱrecenti ȱdi ȱricostruzione ȱdell’uro ȱaȱpartire ȱda ȱsoggetti ȱdi ȱBos ȱtaurus ȱdi ȱvarie ȱrazze ȱeȱ presentanti ȱcaratteri ȱrecessivi ȱsono, ȱsecondo ȱmolti ȱstudiosi, ȱprove ȱaȱfavore ȱdell’uro ȱcome ȱ capostipite ȱoȱquanto ȱmeno ȱcompartecipe ȱall’origine ȱdi ȱalcune ȱdelle ȱrazze ȱbovine ȱattuali ȱ

(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱPare ȱche ȱle ȱrazze ȱpiù ȱvicine ȱaȱquesto ȱanimale ȱantico ȱsiano ȱiȱbovini ȱdi ȱ ceppo ȱpodolico. ȱ

Assieme ȱal ȱprimigenius ȱche ȱsopravvisse ȱin ȱEuropa, ȱcome ȱabbiamo ȱvisto, ȱfino ȱal ȱ1600, ȱsi ȱ formarono ȱnel ȱcontinente ȱEuropeo ȱdurante ȱil ȱpleistocene ȱȬȱ quaternario ȱvari ȱtipi ȱdi ȱbovidi, ȱ progenitori ȱdelle ȱrazze ȱattuali ȱ(Succi, ȱ1995): ȱ

x Nelle ȱpalafitte ȱeȱnelle ȱtorbiere ȱdell’Europa ȱcentrale ȱsi ȱriscontrarono ȱuna ȱforma ȱdi ȱ bovino ȱdi ȱpiccola ȱstatura ȱed ȱossa ȱesili, ȱaȱcorna ȱbrevi ȱaȱsezione ȱellittica, ȱche ȱvenne ȱ

nominata ȱbrachyceros ȱoȱlongifrons .ȱUlteriori ȱritrovamenti ȱdimostrarono ȱche ȱil ȱBos ȱ

longifrons ȱoȱTorfrind ȱ(così ȱdetto ȱdal ȱtipo ȱdi ȱterreno ȱin ȱcui ȱvennero ȱrinvenuti ȱiȱresti) ȱ

era ȱ diffuso ȱ in ȱ tutta ȱ Europa ȱ eȱ pare ȱ sia ȱ il ȱ progenitore ȱ delle ȱ razze ȱ alpine ȱ eȱ

normanne .ȱ

ȱ

x Il ȱ tipo ȱ frontosus ,ȱ riscontrato ȱ inizialmente ȱ in ȱ Scandinavia, ȱ era ȱ più ȱ piccolo ȱ del ȱ primigenius ȱma ȱmaggiore ȱdel ȱbrachyceros, ȱcon ȱfronte ȱconvessa, ȱsincipite ȱrobusto, ȱ

sopraelevato ȱeȱarcuato, ȱcorna ȱdirette ȱverso ȱl’esterno ȱed ȱin ȱbasso ȱaȱsezione ȱovale, ȱ

orbite ȱgrosse, ȱfaccia ȱlarga. ȱIl ȱfrontosus ȱmigrò ȱdalla ȱScandinavia ȱin ȱInghilterra ȱeȱpoi ȱ

in ȱ Svizzera ȱ all’epoca ȱ dei ȱ Burgundi ȱ nel ȱ IV ȱ secolo ȱ d.C., ȱ oppure ȱ ancor ȱ prima ȱ

nell’epoca ȱdel ȱferro. ȱPare ȱsia ȱil ȱcapostipite ȱdelle ȱrazze ȱpezzato ȱrosse ȱdell’Europa ȱ

continentale .ȱ

ȱ

x Ultima ȱforma ȱèȱil ȱBos ȱacheratos ,ȱprivo ȱdi ȱcorna ȱma ȱcon ȱrilevato ȱcercine ȱfrontale. ȱ La ȱfronte ȱin ȱquesti ȱbovini ȱera ȱlunga ȱeȱlarga ȱcon ȱorbite ȱassai ȱsporgenti, ȱla ȱstatura ȱ

piccola. ȱResti ȱdi ȱbovini ȱacorni ȱsono ȱstati ȱtrovati ȱin ȱSvizzera ȱeȱtestimonianze ȱscritte ȱ

(Erodoto, ȱ IV ȱ sec ȱ a.C.) ȱ descrivono ȱ bovini ȱ acorni ȱ in ȱ Scizia ȱ ed ȱ Egitto. ȱ Esso ȱ èȱ

ovviamente ȱl’antenato ȱdelle ȱattuali ȱrazze ȱacorni. ȱ

ȱ

Quindi, ȱrispetto ȱaȱqueste ȱscoperte, ȱsembra ȱche ȱnel ȱNeolitico ȱl’Europa ȱsia ȱstata ȱun ȱcentro ȱ di ȱintensa ȱattività ȱper ȱquanto ȱriguarda ȱil ȱbovino, ȱche ȱcon ȱla ȱdomesticazione ȱcominciò ȱaȱ

106   rendersi ȱutile ȱfornendo ȱil ȱprimo ȱimportante ȱservizio ȱdel ȱlavoro ȱeȱfavorendo ȱil ȱpassaggio ȱ dall’attività ȱ pastorale ȱ del ȱ nomade ȱ aȱ quella ȱ agricola ȱ che ȱ chiese ȱ la ȱ fissazione ȱ sulla ȱ terra ȱ

(Succi, ȱ 1995). ȱ In ȱ Italia ȱ la ȱ presenza ȱ dell’uro ȱ èȱ accertata ȱ da ȱ ritrovamenti ȱ ossei ȱ eȱ rappresentazioni ȱpittoriche ȱma ȱnon ȱèȱcerto ȱche ȱsia ȱavvenuta ȱla ȱsua ȱdomesticazione. ȱÈȱpiù ȱ probabile ȱ che ȱ iȱ bovini ȱ italiani ȱ abbiano ȱ raggiunto ȱ la ȱ penisola ȱ al ȱ seguito ȱ di ȱ varie ȱ migrazioni ȱumane. ȱMolto ȱdiffuse ȱcomunque ȱerano ȱle ȱrazze ȱaȱpelo ȱfromentino ȱeȱle ȱrazze ȱaȱ mantello ȱgrigio ȱȬȱ bianco ȱdi ȱcui ȱsi ȱha ȱtestimonianza ȱfin ȱda ȱepoca ȱromana. ȱPare ȱche ȱinvece ȱ le ȱrazze ȱpezzate ȱsiano ȱarrivate ȱin ȱItalia ȱin ȱseguito ȱalle ȱinvasioni ȱbarbariche. ȱ

L’Italia, ȱ grazie ȱ anche ȱ al ȱ suo ȱ aspetto ȱ territoriale ȱ molto ȱ diversificato, ȱ conservò ȱ un ȱ gran ȱ numero ȱ di ȱ razze ȱ fino ȱ aȱ dopo ȱ la ȱ Seconda ȱ Guerra ȱ Mondiale. ȱ L’attività ȱ zootecnica ȱ di ȱ quest’ultimo ȱ mezzo ȱ secolo, ȱ invece, ȱ èȱ stata ȱ prevalentemente ȱ orientata ȱ verso ȱ un ȱ tipo ȱ di ȱ azienda ȱ più ȱ specializzata ȱ rappresentato ȱ essenzialmente ȱ dall’allevamento ȱ di ȱ razze ȱ cosmopolite ȱ che, ȱ grazie ȱ alle ȱ elevate ȱ produzioni ȱ quantitative, ȱ si ȱ sono ȱ progressivamente ȱ affermati ȱacquisendo ȱun ȱchiaro ȱpredominio ȱnumerico ȱ(Fortina ȱeȱReineri, ȱ2002) .ȱSi ȱèȱcosì ȱ determinata ȱ un’ingente ȱ riduzione ȱ delle ȱ razze ȱ italiane, ȱ col ȱ rischio ȱ di ȱ perdere ȱ un ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ insostituibile ȱ per ȱ lo ȱ sfruttamento ȱ di ȱ determinati ȱ territori, ȱ inadatti ȱ all’agricoltura ȱ di ȱ tipo ȱ intensivo, ȱ eȱ un ȱ serbatoio ȱ di ȱ variabilità ȱ da ȱ cui ȱ poter ȱ attingere ȱ in ȱ futuro ȱin ȱcaso ȱdi ȱnecessità ȱ(FAO, ȱUNEP, ȱ2000). ȱȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

107   ȱ

ȱ ȱ

108   4.2ȱ Schede ȱ descrittive ȱ delle ȱ bovine ȱ autoctone ȱ italiane ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione ȱ

4.2.1 ȱAgerolese ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

Il ȱ bovino ȱ Agerolese ȱ ha ȱ la ȱ sua ȱ culla ȱ di ȱ origine ȱ nei ȱ monti ȱ Lattari ȱ eȱ nel ȱ Sorrentino ȱ in ȱ provincia ȱ di ȱ Napoli. ȱ Le ȱ prime ȱ testimonianze ȱ di ȱ un ȱ fiorente ȱ allevamento ȱ di ȱ bovini ȱ ad ȱ attitudine ȱ lattifera ȱ risale ȱ al ȱ 264 ȱ a.C., ȱ quando ȱ le ȱ popolazioni ȱ Picentine, ȱ sconfitte ȱ dai ȱ

Romani, ȱ si ȱ insediarono ȱ nell’area ȱ con ȱ iȱ loro ȱ armenti ȱ avviando ȱ una ȱ discreta ȱ attività ȱ agricola ȱ(Ciotola ȱet ȱal., ȱ2003) ȱ.ȱIl ȱnome ȱdei ȱmonti ȱLattari, ȱdal ȱlatino ȱLactaria ȱMontes ,ȱderiva ȱ probabilmente ȱ proprio ȱ dall’importanza ȱ delle ȱ attività ȱ di ȱ allevamento ȱ delle ȱ popolazioni ȱ indigene. ȱ

La ȱrazza ȱAgerolese ȱnasce ȱcoi ȱborboni, ȱche ȱimportano ȱriproduttori ȱdi ȱrazze ȱdiverse, ȱfra ȱ cui ȱ Bruno ȱ Alpina, ȱ Frisona ȱ eȱ Simmenthal, ȱ facendole ȱ incrociare ȱ con ȱ le ȱ mandrie ȱ locali ȱ prevalentemente ȱ di ȱ ceppo ȱ Podolico. ȱ In ȱ particolare ȱ in ȱ base ȱ aȱ uno ȱ studio ȱ sul ȱ DNA ȱ mitocondriale ȱsembra ȱche ȱil ȱceppo ȱantico ȱdi ȱquesto ȱanimale, ȱinsieme ȱad ȱun’altra ȱrazza ȱ del ȱ sud ȱ Italia, ȱ la ȱ Cinisara, ȱ sia ȱ imparentato ȱ con ȱ una ȱ particolare ȱ popolazione ȱ di ȱ Bos ȱ primigenius ȱdistinguibile ȱda ȱquella ȱche ȱha ȱdato ȱorigine ȱalle ȱaltre ȱrazze ȱitaliane ȱed ȱeuropee ȱ eȱ ciò ȱ identifica ȱ questa ȱ razza ȱ come ȱ un’insospettata ȱ riserva ȱ di ȱ variabilità ȱ genetica ȱ per ȱ il ȱ bestiame ȱmoderno, ȱvariabilità ȱgenetica ȱda ȱconservare ȱattentamente ȱ(Achilli ȱet ȱal., ȱ2009). ȱ

ȱȱ Iȱ caratteri ȱ genetici ȱ si ȱ sono ȱ fissati ȱ grazie ȱ all’isolamento ȱ aȱ cui ȱ èȱ stato ȱ sottoposto ȱ questo ȱ animale. ȱUn ȱsuccessivo ȱmutamento ȱgenetico ȱèȱavvenuto ȱper ȱl’apporto ȱdi ȱsangue ȱJersey, ȱ soprattutto ȱ grazie ȱ all’opera ȱ del ȱ generale ȱ Paolo ȱ Avitabile, ȱ avventuriero ȱ eȱ appassionato ȱ allevatore, ȱche ȱnel ȱ1845 ȱportò ȱdall’Inghilterra ȱun ȱtoro, ȱdue ȱvacche ȱgravide ȱeȱuna ȱvitella ȱdi ȱ razza ȱJersey ȱricevuti ȱin ȱdono ȱper ȱle ȱsue ȱimprese ȱmilitari ȱin ȱIndia. ȱIl ȱnucleo ȱoriginario ȱsubì ȱ altri ȱapporti ȱdi ȱsangue ȱJersey, ȱBretonne, ȱBruna ȱeȱFrisona ȱfino ȱal ȱ1952, ȱanno ȱufficiale ȱdi ȱ approvazione ȱdello ȱstandard ȱdel ȱbovino ȱAgerolese ȱ(Ciotola ȱet ȱal., ȱ2005). ȱ

ȱ

ȱ

109   Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱȱ

La ȱconsistenza ȱstimata ȱnel ȱ1952 ȱera ȱdi ȱ2760 ȱcapi ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱSecondo ȱil ȱdatabase ȱ della ȱ FAO ȱ la ȱ razza ȱ al ȱ 2008 ȱ contava ȱ solo ȱ 78 ȱ capi ȱ eȱ risultava ȱ in ȱ situazione ȱ “critica ”ȱ

(efabis.net, ȱ26/09/10). ȱNon ȱveniva ȱquindi ȱriconosciuta ȱl’esistenza ȱdi ȱprogetti ȱdi ȱrecupero ȱ attivi. ȱ Altre ȱ fonti ȱ indicano ȱ una ȱ consistenza ȱ al ȱ 2006 ȱ di ȱ circa ȱ 500 ȱ capi ȱ (secondo ȱ la ȱ FAO ȱ invece ȱ al ȱ 2006 ȱ iȱ capi ȱ erano ȱ compresi ȱ tra ȱ un ȱ minimo ȱ di ȱ 286 ȱ aȱ un ȱ massimo ȱ di ȱ 361, ȱ efabis.net, ȱ 26/09/10) ȱ ȱ in ȱ base ȱ alle ȱ valutazioni ȱ effettuate ȱ dagli ȱ esperti ȱ di ȱ razza ȱ (Bigi ȱ eȱ

Zanon, ȱ2008). ȱȱȱ

La ȱ razza ȱ ha ȱ subito ȱ una ȱ fortissima ȱ riduzione ȱ per ȱ fortuna ȱ arrestata ȱ in ȱ tempo ȱ grazie ȱ all’azione ȱ dell’AIA ȱ che, ȱ in ȱ collaborazione ȱ con ȱ la ȱ Facoltà ȱ di ȱ Medicina ȱ Veterinaria ȱ di ȱ

Napoli, ȱha ȱelaborato ȱprogrammi ȱdi ȱaccoppiamento ȱeȱcrioconservazione ȱeȱl’applicazione ȱ di ȱ tecniche ȱ innovative ȱ come ȱ l’embryo Ȭtransfer. ȱ Un ȱ ulteriore ȱ input ȱ alla ȱ diffusione ȱ della ȱ razza ȱèȱstato ȱl’ottenimento ȱdella ȱD.O.P. ȱper ȱil ȱProvolone ȱdel ȱMonaco, ȱun ȱformaggio ȱtipico ȱ che ȱnel ȱsuo ȱdisciplinare ȱprevede ȱuna ȱpercentuale ȱdi ȱalmeno ȱ20% ȱdi ȱlatte ȱproveniente ȱda ȱ bovino ȱdi ȱrazza ȱAgerolese ȱ(disciplinare ȱDOP ȱProvolone ȱdel ȱMonaco, ȱ2010). ȱȱ

La ȱregione ȱCampania, ȱnell’ambito ȱdel ȱPSR ȱCampania ȱ2007 Ȭȱ 2013, ȱmisura ȱ214, ȱdal ȱ2010 ȱha ȱ avviato ȱ un ȱ progetto ȱ definito ȱ Rareca ,ȱ che ȱ prevede ȱ la ȱ tutela ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ d’interesse ȱ zootecnico ȱ aȱ rischio ȱ di ȱ estinzione ȱ della ȱ Regione ȱ Campania: ȱ le ȱ pecore ȱ laticauda ȱ eȱ bagnolese, ȱ la ȱ capra ȱ cilentana, ȱ il ȱ bovino ȱ agerolese ,ȱ iȱ cavalli ȱ napoletano, ȱ persano ȱeȱsalernitano, ȱil ȱsuino ȱcasertano. ȱIl ȱprogetto ȱdurerà ȱcinque ȱanni ȱeȱcoinvolgerà ȱiȱ seguenti ȱpartner: ȱDipartimento ȱdi ȱscienze ȱZootecniche ȱed ȱIspezione ȱdegli ȱAlimenti ȱdella ȱ facoltà ȱ di ȱ Medicina ȱ Veterinaria, ȱ Dipartimento ȱ di ȱ Scienze ȱ del ȱ Suolo, ȱ della ȱ Pianta ȱ eȱ dell’Ambiente ȱ della ȱ Facoltà ȱ di ȱ Agraria ȱ di ȱ Portici, ȱ Laboratorio ȱ di ȱ Urbanistica ȱ eȱ

Pianificazione ȱ Territoriale ȱ (LUPT/CeSBAl), ȱ Istituto ȱ Produzioni ȱ Animali ȱ in ȱ ambiente ȱ

Mediterraneo ȱ(CNR ȱ–ȱISPAAM), ȱIstituto ȱZooprofilattico ȱSperimentale ȱdel ȱMezzogiorno ȱ

(IZSM). ȱQuesto ȱprogetto ȱprevede ȱazioni ȱmirate ȱal ȱrecupero ȱdelle ȱrazze ȱelencate ȱmediante ȱ il ȱ mantenimento, ȱ la ȱ caratterizzazione, ȱ la ȱ raccolta ȱ eȱ l’utilizzazione ȱ di ȱ inventari, ȱ banche ȱ dati, ȱ banche ȱ di ȱ germoplasma ȱ grazie ȱ alla ȱ collaborazione ȱ di ȱ enti ȱ eȱ istituti ȱ di ȱ ricerca ȱ che ȱ operano ȱnel ȱcampo ȱdella ȱbiodiversità ȱaȱlivello ȱregionale. ȱAȱquesto ȱproposito ȱsi ȱprevede ȱ anche ȱla ȱcostituzione ȱdi ȱuna ȱrete ȱregionale ȱdi ȱsoggetti ȱoperanti ȱnei ȱvari ȱsettori ȱal ȱfine ȱdi ȱ rafforzare ȱ il ȱ sistema ȱ di ȱ tutela ȱ eȱ conservazione ȱ delle ȱ razze ȱ animali ȱ locali. ȱ Corollario ȱ

110   necessario ȱsaranno ȱpoi ȱle ȱazioni ȱdi ȱaccompagnamento ȱtese ȱaȱfavorire ȱl’informazione, ȱla ȱ diffusione ȱdelle ȱconoscenze, ȱla ȱconsulenza ȱaziendale ȱeȱla ȱformazione ȱdegli ȱoperatori ȱdel ȱ settore ȱ finalizzate ȱ alla ȱ valorizzazione ȱ ed ȱ all’uso ȱ delle ȱ risorse ȱ agrogenetiche ȱ regionali ȱ

(BURC ȱn. ȱ42 ȱdel ȱ02.07.2009). ȱ

ȱ

Descrizione ȱ

L’altezza ȱal ȱgarrese ȱèȱdi ȱ130 Ȭ135 ȱcm ȱnel ȱmaschio ȱeȱdi ȱ120 Ȭ123 ȱcm ȱnella ȱfemmina, ȱmentre ȱil ȱ peso ȱrisulta ȱdi ȱ600 Ȭ650 ȱkg ȱnel ȱmaschio ȱeȱ380 Ȭ450 ȱnella ȱfemmina. ȱÈȱquindi ȱun ȱbovino ȱdi ȱ statura ȱmedia ȱ(fig. ȱ4.2.1). ȱ

Fig. ȱ4.2.1.1 ȱToro ȱdi ȱrazza ȱAgerolese, ȱwww.consdabi.org ȱȱ

Mantello ȱeȱcute. ȱLe ȱfemmine ȱhanno ȱcolore ȱbruno ȱcupo ȱcon ȱtonalità ȱpiù ȱchiara ȱnelle ȱregioni ȱ addominali ȱ eȱ riga ȱ dorso Ȭlombare ȱ più ȱ chiara ȱ del ȱ colorito ȱ del ȱ mantello. ȱ Iȱ maschi ȱ sono ȱ solitamente ȱpiù ȱscuri ȱcon ȱriga ȱdorso Ȭlombare ȱpiù ȱevidente. ȱLa ȱcute ȱèȱelastica, ȱfacilmente ȱ distaccabile, ȱcon ȱpelo ȱfine ȱeȱsetoso. ȱ

Testa. ȱLa ȱtesta ȱèȱleggera, ȱpiuttosto ȱbreve, ȱcon ȱfronte ȱlarga ȱeȱleggermente ȱdepressa ȱfra ȱle ȱ arcate ȱ orbitali. ȱ Il ȱ profilo ȱ èȱ leggermente ȱ concavo ȱ nella ȱ regione ȱ frontale ȱ eȱ piuttosto ȱ convesso ȱnella ȱregione ȱdel ȱnaso. ȱLe ȱcorna ȱsono ȱdi ȱmedia ȱlunghezza, ȱaȱsezione ȱovale ȱalla ȱ base, ȱdirette ȱlateralmente ȱeȱleggermente ȱincurvate ȱnei ȱtori, ȱgeneralmente ȱesili, ȱdirette ȱdi ȱ lato, ȱ in ȱ alto ȱ eȱ in ȱ avanti ȱ nelle ȱ vacche. ȱ Il ȱ ciuffo ȱ della ȱ fronte ȱ èȱ dello ȱ stesso ȱ colore ȱ del ȱ mantello. ȱOcchi ȱgrandi ȱed ȱespressivi ȱcon ȱmargini ȱdelle ȱpalpebre ȱdello ȱstesso ȱcolore ȱdel ȱ mantello. ȱLe ȱorecchie ȱsono ȱdi ȱmedia ȱgrandezza ȱcon ȱpeli ȱchiari ȱall’interno ȱeȱsul ȱbordo. ȱIl ȱ musello ȱ èȱ nero ȱ contornato ȱ di ȱ bianco ȱ oppure ȱ èȱ presente ȱ una ȱ macchia ȱ bianca ȱ sul ȱ labbro ȱ inferiore, ȱil ȱmento ȱeȱla ȱbarbozza. ȱLa ȱlingua ȱèȱscura ȱeȱil ȱpalato ȱcarnicino ȱoȱmarezzato. ȱ

111   Collo .ȱIl ȱcollo ȱèȱleggero ȱcon ȱgiogaia ȱridotta. ȱ

Tronco .ȱ Linea ȱ dorsale ȱ rettilinea, ȱ con ȱ spina ȱ sacrale ȱ rilevata. ȱ Iȱ lombi ȱ sono ȱ di ȱ buona ȱ conformazione. ȱ Il ȱ petto ȱ ha ȱ torace ȱ ampio ȱ eȱ profondo ȱ eȱ ventre ȱ voluminoso ȱ nella ȱ vacca. ȱ

Groppa ȱdiritta ȱeȱben ȱsviluppata ȱin ȱlarghezza ȱeȱlunghezza, ȱcoda ȱcon ȱattacco ȱalto, ȱsottile ȱeȱ con ȱ ampio ȱ fiocco ȱ nero ȱ aȱ partire ȱ dai ȱ garretti. ȱ Mammella ȱ ben ȱ sviluppata, ȱ di ȱ colore ȱ carnicino, ȱ con ȱ quarti ȱ ben ȱ evidenti ȱ aȱ forma ȱ generalmente ȱ aȱ fiasco ȱ eȱ capezzoli ȱ grossi ȱ eȱ lunghi; ȱvene ȱperimammarie ȱeȱsottocutanee ȱaddominali ȱben ȱsviluppate. ȱNel ȱtoro ȱlo ȱscroto ȱ

èȱdi ȱcolore ȱcarnicino ȱmentre ȱil ȱpisciolare ȱèȱscuro. ȱȱ

Arti. ȱ L’anteriore ȱ èȱ proporzionato ȱ eȱ ben ȱ conformato; ȱ le ȱ spalle ȱ sono ȱ aderenti ȱ al ȱ tronco ȱ eȱ non ȱtroppo ȱmuscolose, ȱgli ȱarti ȱproporzionati ȱeȱpiuttosto ȱmuscolosi ȱsulle ȱcosce ȱposteriori, ȱ con ȱstinchi ȱeȱpastoie ȱcorti ȱeȱforti, ȱappiombi ȱregolari, ȱpiedi ȱforti ȱeȱcon ȱunghielli ȱneri. ȱȱ

ȱȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

Il ȱbovino ȱAgerolese ȱèȱnato ȱcome ȱrazza ȱaȱduplice ȱattitudine ȱma ȱattualmente ȱèȱutilizzato ȱ soprattutto ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ latte, ȱ tanto ȱ che ȱ la ȱ FAO ȱ lo ȱ classifica ȱ come ȱ bovino ȱ da ȱ latte .ȱLa ȱproduzione ȱdi ȱlatte ȱèȱdi ȱcirca ȱ20 ȱkg ȱal ȱgiorno, ȱcon ȱuna ȱproduzione ȱdi ȱ2500 ȱkg ȱdi ȱ latte ȱper ȱlattazione ȱper ȱle ȱprimipare ȱeȱ3500 ȱper ȱle ȱpluripare ȱ(Ciotola ȱeȱPeretti, ȱ2005). ȱ

Questo ȱ latte ȱ èȱ destinato ȱ in ȱ gran ȱ parte ȱ alla ȱ trasformazione ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ burro, ȱ fiordilatte ȱeȱformaggi ȱstagionati ȱcome ȱil ȱProvolone ȱdel ȱMonaco. ȱ

Dal ȱ 2010 ȱ il ȱ Provolone ȱ del ȱ Monaco ȱ ha ȱ ottenuto ȱ la ȱ Denominazione ȱ di ȱ Origine ȱ Protetta ȱ

(DOP) ȱ aȱ livello ȱ europeo ȱ con ȱ Regolamento ȱ UE ȱ 121/2010 ȱ (fig.4.2.1.2). ȱ Pare ȱ che ȱ questo ȱ prodotto ȱsia ȱmolto ȱantico ȱ(alcuni ȱne ȱfanno ȱrisalire ȱla ȱproduzione ȱfin ȱdal ȱ1700) ȱeȱche ȱil ȱsuo ȱ nome ȱrisalga ȱal ȱmodo ȱin ȱcui ȱveniva ȱportato ȱal ȱmercato ȱdi ȱNapoli ȱper ȱessere ȱvenduto. ȱDal ȱ momento ȱ che ȱ iȱ collegamenti ȱ per ȱ raggiungere ȱ la ȱ città ȱ erano ȱ particolarmente ȱ impervi, ȱ l’unica ȱstrada ȱera ȱil ȱtrasporto ȱvia ȱmare. ȱIȱcontadini ȱpartivano ȱin ȱpiena ȱnotte, ȱper ȱevitare ȱ l’attacco ȱ dei ȱ pirati, ȱ riparandosi ȱ dall’umidità ȱ con ȱ mantelli ȱ simili ȱ al ȱ saio ȱ indossato ȱ dai ȱ monaci, ȱda ȱcui ȱil ȱprodotto ȱprese ȱil ȱnome. ȱAltre ȱipotesi ȱsono ȱche ȱil ȱnome ȱderivi ȱdal ȱcolore ȱ del ȱ mantello ȱ della ȱ vacca ȱ Agerolese, ȱ aȱ cui ȱ questo ȱ formaggio ȱ èȱ storicamente ȱ eȱ indissolubilmente ȱlegato. ȱ

ȱ

ȱ

112   Fig. ȱ4.2.1.2. ȱlogotipo ȱdel ȱProvolone ȱdel ȱMonaco ȱD.O.P., ȱdisciplinare ȱdi ȱproduzione ȱdella ȱ

D.O.P. ȱProvolone ȱdel ȱMonaco, ȱ19.02.2010 ȱ

ȱ ȱ Il ȱProvolone ȱdel ȱMonaco ȱèȱun ȱformaggio ȱsemiduro ȱaȱpasta ȱfilata ȱeȱstagionato ȱalmeno ȱ180 ȱ giorni, ȱ prodotto ȱ con ȱ latte ȱ crudo ȱ in ȱ solo ȱ 13 ȱ comuni ȱ della ȱ provincia ȱ di ȱ Napoli ȱ (Agerola, ȱ

Casola ȱ di ȱ Napoli, ȱ Castellammare ȱ di ȱ Stabia, ȱ Gragnano, ȱ Lettere, ȱ Massa ȱ Lubrense, ȱ Meta, ȱ

Piano ȱ di ȱ Sorrento, ȱ Pimonte, ȱ Sant ȇAgnello, ȱ Sorrento, ȱ Santa ȱ Maria ȱ La ȱ Carità, ȱ Vico ȱ

Equense). ȱȱ

La ȱforma ȱèȱleggermente ȱdiversa ȱda ȱquella ȱdel ȱtradizionale ȱprovolone, ȱbombata ȱeȱsenza ȱla ȱ classica ȱtestina, ȱeȱil ȱformaggio ȱpuò ȱpesare ȱdai ȱ2,5 ȱagli ȱ8ȱkg. ȱLa ȱcrosta ȱèȱgiallognola ȱcon ȱ leggere ȱ insenature ȱ longitudinali ȱ in ȱ corrispondenza ȱ dei ȱ legacci ȱ di ȱ rafia ȱ che ȱ devono ȱ formare ȱ un ȱ minimo ȱ di ȱ 6ȱ facce, ȱ la ȱ pasta ȱ èȱ di ȱ color ȱ crema ȱ con ȱ toni ȱ giallognoli, ȱ elastica, ȱ compatta, ȱ uniforme ȱ eȱ senza ȱ sfaldature, ȱ con ȱ tipiche ȱ occhiature ȱ aȱ “occhio ȱ di ȱ pernice”. ȱ

Sempre ȱsecondo ȱdisciplinare, ȱil ȱsapore ȱdeve ȱessere ȱ“dolce ȱeȱbutirroso ȱcon ȱun ȱleggero ȱeȱ piacevole ȱ gusto ȱ piccante” ȱ che ȱ aumenta ȱ con ȱ la ȱ stagionatura. ȱ ȱ Fondamentali ȱ per ȱ le ȱ caratteristiche ȱorganolettiche ȱsono ȱle ȱtecniche ȱdi ȱlavorazione ȱartigianale ȱeȱil ȱmicroclima ȱ degli ȱambienti ȱdi ȱlavorazione ȱeȱstagionatura ȱ(tradizionalmente ȱle ȱgrotte ȱdi ȱtufo). ȱȱȱ

Il ȱ latte ȱ deve ȱ essere ȱ rigorosamente ȱ di ȱ bovini ȱ allevati ȱ nella ȱ zona ȱ dei ȱ monti ȱ Lattari ȱ nella ȱ penisola ȱ Sorrentina ȱ eȱ almeno ȱ il ȱ 20% ȱ deve ȱ essere ȱ prodotto ȱ da ȱ bovina ȱ di ȱ tipo ȱ genetico ȱ autoctono ȱTGA ȱAgerolese ȱiscritta ȱaȱregistro ȱanagrafico. ȱIl ȱdisciplinare ȱgarantisce ȱanche ȱ sulla ȱqualità ȱdel ȱregime ȱalimentare ȱdella ȱbovina, ȱdecretando ȱche ȱ“l ȇalimentazione ȱdelle ȱ bovine ȱdeve ȱessere ȱrappresentata ȱper ȱalmeno ȱil ȱ40% ȱdella ȱsostanza ȱsecca ȱda ȱforaggio ȱe/o ȱ frascame. ȱ La ȱ quantità ȱ giornaliera ȱ di ȱ frascame ȱ da ȱ somministrare ȱ alle ȱ bovine ȱ non ȱ deve ȱ superare ȱ iȱ 15 ȱ kg ȱ tal ȱ quale ȱ al ȱ fine ȱ di ȱ evitare ȱ fermentazioni ȱ anomale ȱ che ȱ possono ȱ compromettere ȱle ȱqualità ȱorganolettiche ȱdel ȱformaggio. ȱIl ȱfrascame ȱèȱil ȱprodotto ȱottenuto ȱ dalla ȱ potatura ȱ delle ȱ colture ȱ arboree ȱ (agrumi, ȱ olivo, ȱ etc.) ȱ eȱ dei ȱ boschi ȱ di ȱ caducifoglie ȱ

113   (castagneti ȱ cedui, ȱ etc.) ȱ eȱ dalla ȱ pulizia ȱ dei ȱ terrazzamenti ȱ proveniente ȱ dall’area ȱ di ȱ produzione”. ȱ Èȱ possibile ȱ l’integrazione ȱ alimentare ȱ solo ȱ con ȱ foraggi ȱ provenienti ȱ da ȱ colture ȱdi ȱcereali ȱda ȱsemi ȱ(avena, ȱorzo, ȱgrano) ȱe/o ȱaffienamento ȱdi ȱprati ȱstabili ȱnaturali ȱeȱ colture ȱdi ȱgraminacee ȱoȱleguminose ȱda ȱforaggio.” ȱ

Sono ȱproibiti ȱiȱsottoprodotti ȱdell’industria ȱalimentare. ȱ

La ȱ FAO ȱ classifica ȱ l’Agerolese ȱ come ȱ razza ȱ culturalmente ȱ legata ȱ alla ȱ tradizione ȱ eȱ al ȱ bioterritorio ȱdei ȱmonti ȱLattari ȱeȱinsiste, ȱnell’elencare ȱle ȱqualità ȱdi ȱquesta ȱbovina, ȱsulla ȱsua ȱ rusticità ȱ eȱ adattabilità ȱ aȱ condizioni ȱ critiche. ȱ La ȱ sua ȱ tipicità, ȱ quindi, ȱ deriva ȱ dalla ȱ lunga ȱ selezione ȱ in ȱ un ȱ ambiente ȱ avverso ȱ eȱ povero, ȱ che ȱ ha ȱ reso ȱ questi ȱ animali ȱ capaci ȱ di ȱ una ȱ buona ȱ produzione ȱ di ȱ latte ȱ dalle ȱ buone ȱ caratteristiche ȱ organolettiche ȱ aȱ partire ȱ da ȱ un’alimentazione ȱ prevalentemente ȱ aȱ base ȱ del ȱ “frascame” ȱ citato ȱ dal ȱ disciplinare ȱ di ȱ produzione ȱdel ȱprodotto ȱtipico ȱassociato, ȱessendo ȱrari ȱanche ȱiȱpascoli. ȱ

Nonostante ȱla ȱlimitatezza ȱdella ȱpopolazione, ȱèȱstata ȱdimostrata ȱuna ȱdiscreta ȱvariabilità ȱ genetica ȱ eȱ la ȱ rarità ȱ di ȱ anomalie ȱ cromosomiche ȱ alla ȱ base ȱ di ȱ difficoltà ȱ riproduttive ȱ eȱ malattie ȱereditarie ȱ(Sartore ȱet ȱal., ȱ2002, ȱCiotola ȱet ȱal., ȱ2003). ȱLa ȱrazza ȱèȱinoltre ȱportatrice ȱ di ȱ una ȱ variante ȱ piuttosto ȱ rara ȱ di ȱ caseina ȱ ΅ s1ȱ (variante ȱ G) ȱ recentemente ȱ osservata ȱ nelle ȱ razze ȱModicana, ȱReggiana, ȱSarda ȱeȱSardo ȬBruna ȱ(Formaggioni ȱet ȱal., ȱ1999; ȱCeriotti ȱet ȱal., ȱ

2004). ȱ La ȱ razza ȱ possiede ȱ quindi ȱ un ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ unico ȱ meritevole ȱ di ȱ essere ȱ conservato. ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

Una ȱ criticità ȱ si ȱ èȱ rivelata ȱ la ȱ tipologia ȱ aziendale: ȱ aziende ȱ di ȱ ridottissime ȱ dimensioni ȱ

(l’82% ȱ non ȱ supera ȱ iȱ due ȱ ettari), ȱ costrette ȱ all’approvvigionamento ȱ esterno ȱ di ȱ foraggi ȱ eȱ mangimi, ȱ con ȱ notevole ȱ difficoltà ȱ riguardo ȱ ai ȱ costi ȱ gestionali ȱ (Del ȱ Vasto ȱ eȱ Fattoruso, ȱ

2009). ȱIn ȱmolte ȱaziende ȱinoltre ȱnon ȱsono ȱpresenti ȱiȱlocali ȱdi ȱtrasformazione ȱdel ȱlatte ȱeȱla ȱ tipologia ȱ di ȱ allevamento ȱ èȱ quella ȱ aȱ stabulazione ȱ fissa. ȱ Per ȱ ridurre ȱ la ȱ contrazione ȱ dell’attività ȱtradizionale ȱdi ȱallevamento ȱnei ȱmonti ȱLattari ȱèȱfondamentale ȱincentivare ȱla ȱ trasformazione ȱdel ȱlatte ȱin ȱambito ȱaziendale ȱ(Del ȱVasto ȱeȱFattoruso, ȱ2009, ȱGuariglia ȱeȱ

Cerrato, ȱ2000). ȱl’Agerolese ȱeȱiȱprodotti ȱad ȱessa ȱlegati, ȱcome ȱil ȱdescritto ȱ Provolone ȱdel ȱ

Monaco, ȱprovvedono ȱalla ȱvalorizzazione ȱdei ȱterritori ȱeȱdelle ȱtradizioni ȱcampane, ȱin ȱun ȱ ottica ȱ di ȱ multifunzionalità ȱ che ȱ lega ȱ turismo, ȱ produzioni ȱ gastronomiche, ȱ ambiente ȱ eȱ

114   storia. ȱ Gli ȱ eventi ȱ organizzati ȱ in ȱ quest’ottica ȱ hanno ȱ provveduto ȱ aȱ valorizzare ȱ tutte ȱ le ȱ

risorse ȱdel ȱterritorio ȱeȱdella ȱsua ȱbiodiversità: ȱinteressante ȱèȱl’iniziativa ȱdella ȱcreazione ȱ

della ȱ“via ȱdei ȱSapori” ȱdella ȱcostiera ȱdi ȱAmalfi ȱeȱSorrento, ȱin ȱcui ȱèȱinserito ȱil ȱProvolone ȱ

del ȱ Monaco ȱ eȱ quindi ȱ indirettamente ȱ la ȱ razza ȱ Agerolese. ȱ L’informazione ȱ risulta ȱ

fondamentale, ȱ infatti ȱ èȱ stato ȱ dimostrato ȱ come ȱ iȱ consumatori ȱ aȱ cui ȱ erano ȱ state ȱ fornite ȱ

informazioni ȱ sul ȱ prodotto ȱ tradizionale ȱ Provolone ȱ del ȱ Monaco ȱ ne ȱ percepissero ȱ eȱ

apprezzassero ȱla ȱtipicità ȱrispetto ȱad ȱaltri ȱprodotti ȱ(Di ȱMonaco ȱet ȱal., ȱ2005). ȱȱ

Mosse ȱvincenti ȱper ȱla ȱconservazione ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱsono ȱstate ȱquindi ȱil ȱbinomio ȱrazza Ȭ

prodotto ȱtipico, ȱla ȱscelta ȱdella ȱrazza ȱin ȱfunzione ȱdel ȱmigliore ȱutilizzo ȱdelle ȱrisorse ȱlocali ȱ

eȱdell’influsso ȱdi ȱqueste ȱsulle ȱcaratteristiche ȱorganolettiche ȱdei ȱprodotti, ȱin ȱassociazione ȱ

con ȱla ȱvalorizzazione ȱturistica ȱeȱculturale ȱdel ȱterritorio ȱdi ȱorigine. ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

115   ȱ

4.2.2 ȱBurlina ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

Ci ȱsono ȱmolteplici ȱipotesi ȱsull’origine ȱdella ȱBurlina. ȱAlcuni ȱdicono ȱche ȱsia ȱil ȱrisultato ȱdi ȱ meticciamenti ȱ tra ȱ Rendena ȱ eȱ Grigio ȱ Alpina, ȱ altri ȱ dicono ȱ che ȱ sia ȱ di ȱ origine ȱ Svizzera ȱ

(Veneto ȱAgricoltura, ȱ2007). ȱL’ipotesi ȱattualmente ȱpiù ȱaccreditata ȱassocia ȱla ȱBurlina ȱalle ȱ razze ȱ pezzate ȱ del ȱ Nord ȱ Europa ȱ per ȱ la ȱ somiglianza ȱ morfologica ȱ con ȱ le ȱ antiche ȱ vacche ȱ della ȱ Frisia ȱ orientale, ȱ dell’Olanda ȱ eȱ della ȱ Danimarca ȱ (Chiodi, ȱ 1927). ȱ Questa ȱ ipotesi ȱ potrebbe ȱ essere ȱ avvalorata ȱ anche ȱ da ȱ recenti ȱ indagini ȱ aȱ livello ȱ molecolare ȱ che ȱ hanno ȱ mostrato ȱcome ȱla ȱHolstein ȱeȱla ȱBurlina ȱmostrino ȱuna ȱpiuttosto ȱbassa ȱdistanza ȱgenetica ȱ

(Dalvit ȱet ȱal., ȱ2008), ȱattribuibile ȱai ȱfrequenti ȱincroci ȱavvenuti ȱin ȱpassato ȱma ȱanche ȱaȱuna ȱ probabile ȱorigine ȱnei ȱmedesimi ȱterritori. ȱȱ la ȱBurlina ȱsarebbe ȱdunque ȱarrivata ȱin ȱItalia ȱcon ȱle ȱmigrazioni ȱdei ȱpopoli ȱCimbri ȱin ȱepoca ȱ romana. ȱLo ȱstesso ȱnome ȱdella ȱrazza ȱsembra ȱderivare ȱdalla ȱlingua ȱcimbrica ȱper ȱindicare ȱ un ȱ animale ȱ corpulento ȱ oppure ȱ che ȱ “Burla”, ȱ cioè ȱ muggisce ȱ forte. ȱ Il ȱ termine ȱ Boccarda ȱ invece ȱ si ȱ riferisce ȱ al ȱ colore ȱ della ȱ faccia, ȱ tipicamente ȱ bianco ȱ con ȱ macchie ȱ nere ȱ laterali. ȱ

Binda ȱ èȱ invece ȱ un ȱ termine ȱ di ȱ derivazione ȱ germanica ȱ che ȱ indica ȱ un ȱ animale ȱ pezzato ȱ

(Veneto ȱAgricoltura, ȱ2007). ȱȱ

Secondo ȱ l’accreditata ȱ ipotesi ȱ di ȱ Chiodi ȱ (1965) ȱ sembra ȱ quindi ȱ che ȱ la ȱ Burlina ȱ abbia ȱ raggiunto ȱ il ȱ Veneto ȱ con ȱ iȱ popoli ȱ Cimbri ȱ eȱ Teutoni ȱ nel ȱ 100 ȱ a.C., ȱ quando ȱ queste ȱ due ȱ popolazioni, ȱ originarie ȱ della ȱ penisola ȱ dello ȱ Jutland, ȱ si ȱ stabilirono ȱ nell’altopiano ȱ di ȱ

Asiago ȱeȱsuccessivamente ȱnel ȱcomplesso ȱmontuoso ȱdel ȱGrappa ȱin ȱseguito ȱalla ȱsconfitta ȱ subita ȱdalle ȱlegioni ȱromane ȱpresso ȱiȱCampi ȱRaudi ȱ(Vercelli). ȱȱ

Alla ȱfine ȱdell’Ottocento ȱla ȱBurlina ȱera ȱallevata ȱin ȱVeneto ȱinsieme ȱalla ȱGrigio ȱAlpina ȱeȱalla ȱ

Rendena ȱ eȱ si ȱ caratterizzava ȱ per ȱ maggiore ȱ rusticità ȱ eȱ adattabilità ȱ aȱ tutti ȱ gli ȱ ambienti ȱ

(Veneto ȱagricoltura, ȱ2007). ȱPer ȱgran ȱparte ȱdel ȱsecolo ȱscorso ȱla ȱrazza ȱsubì ȱla ȱprogressiva ȱ sostituzione ȱ con ȱ le ȱ più ȱ produttive ȱ bruna ȱ eȱ frisona, ȱ ma ȱ nonostante ȱ ciò ȱ nel ȱ 1926 ȱ gli ȱ allevatori ȱ locali ȱ si ȱ opposero ȱ al ȱ programma ȱ del ȱ Comitato ȱ Zootecnico ȱ Provinciale ȱ che ȱ prevedeva ȱ l’eliminazione ȱ dei ȱ riproduttori ȱ non ȱ idonei ȱ per ȱ il ȱ miglioramento ȱ genetico ȱ

116   mediante ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ un ȱ Consorzio ȱ per ȱ la ȱ ricostituzione ȱ della ȱ Burlina ȱ (Battagin, ȱ

2009). ȱPerciò, ȱnonostante ȱiȱtentativi ȱdi ȱeliminazione ȱdella ȱrazza ȱnel ȱcensimento ȱdel ȱ1930 ȱ la ȱ consistenza ȱ della ȱ popolazione ȱ Burlina ȱ raggiungeva ȱ iȱ 15000 ȱ capi, ȱ distribuiti ȱ nell’alta ȱ pianura, ȱnelle ȱzone ȱcollinari ȱeȱnelle ȱPrealpi ȱTrevigiane ȱeȱVicentine. ȱȱ

Tuttavia ȱ la ȱ zootecnia ȱ puntò ȱ sempre ȱ di ȱ più ȱ sulle ȱ razze ȱ ad ȱ alta ȱ produzione ȱ eȱ nel ȱ 1962, ȱ durante ȱil ȱconvegno ȱZootecnico ȱTriveneto ȱsi ȱparlava ȱdella ȱBurlina, ȱinsieme ȱalla ȱNorica ȱeȱ alla ȱRendena, ȱcome ȱdi ȱuna ȱrazza ȱminore ȱallevata ȱin ȱuna ȱzona ȱcircoscritta ȱeȱper ȱcui ȱera ȱ impossibile ȱogni ȱespansione. ȱȱ

La ȱ popolazione ȱ di ȱ vacca ȱ Burlina ȱ si ȱ contrasse ȱ sempre ȱ di ȱ più ȱ finché ȱ negli ȱ anni ȱ ’80, ȱ con ȱ l’introduzione ȱ delle ȱ politiche ȱ di ȱ salvaguardia ȱ delle ȱ razze ȱ antiche ȱ da ȱ parte ȱ dello ȱ Stato ȱ

Italiano, ȱ si ȱ iniziò ȱ un’opera ȱ di ȱ recupero ȱ della ȱ razza, ȱ ormai ȱ ridotta ȱ allo ȱ stato ȱ di ȱ reliquia. ȱ questa ȱ venne ȱ inserita ȱ nel ȱ registro ȱ anagrafico ȱ delle ȱ popolazioni ȱ autoctone ȱ aȱ limitata ȱ diffusione, ȱ se ȱ ne ȱ ripreseroȱ controlli ȱ funzionali, ȱ valutazioni ȱ morfologiche ȱ eȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento. ȱ

ȱ

Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

Nel ȱ 1952 ȱ si ȱ contavano ȱ 10500 ȱ capi ȱ (Bigi ȱ eȱ Zanon, ȱ 2008). ȱ Secondo ȱ iȱ dati ȱ FAO ȱ al ȱ 2008 ȱ la ȱ popolazione ȱdi ȱBurlina ȱsi ȱcomponeva ȱdi ȱ445 ȱcapi ȱed ȱera ȱclassificata ȱin ȱstato ȱdi ȱ“pericolo ȱ controllato ”, ȱessendo ȱriconosciuta ȱl’esistenza ȱdi ȱprogrammi ȱdi ȱrecupero ȱ(efabis.net, ȱ2010 Ȭ

10 Ȭ01). ȱȱ

Il ȱprimo ȱprogetto ȱdi ȱrecupero ȱeȱdifesa ȱdella ȱrazza ȱBurlina ȱèȱstato ȱattuato ȱnegli ȱanni ȱ’80 ȱ dall’Ente ȱ di ȱ Sviluppo ȱ Agricolo ȱ del ȱ Veneto ȱ (ESAV), ȱ che ȱ si ȱ proponeva ȱ come ȱ obiettivi ȱ principali ȱ l’aumento ȱ della ȱ popolazione ȱ femminile, ȱ l’aumento ȱ dell’allevamento ȱ in ȱ purezza ȱma ȱnello ȱstesso ȱtempo ȱla ȱriduzione ȱdel ȱcoefficiente ȱdi ȱinbreeding .ȱQuesti ȱobiettivi ȱ sono ȱrimasti ȱgli ȱstessi ȱanche ȱnel ȱnuovo ȱprogetto ȱregionale ȱdel ȱ2004, ȱintroducendo ȱperò ȱ metodiche ȱ innovative ȱ basate ȱ sulle ȱ analisi ȱ molecolari ȱ (DNA ȱ micro ȱ satellitare), ȱ fondamentali ȱ per ȱ la ȱ caratterizzazione ȱ eȱ conservazione ȱ della ȱ razza, ȱ oltre ȱ ai ȱ tradizionali ȱ dati ȱfenotipici ȱ(Veneto ȱAgricoltura, ȱ2007). ȱL’obiettivo ȱaȱbreve ȱtermine ȱdeve ȱessere ȱquindi ȱ l’aumento ȱ di ȱ popolazione ȱ in ȱ corrispondenza ȱ di ȱ un ȱ fattore ȱ di ȱ inbreeding ȱ quanto ȱ più ȱ possibile ȱridotto. ȱ

117   Un ȱaltro ȱpasso ȱimportante ȱèȱstato ȱl’ottenimento ȱdel ȱpresidio ȱSlow ȱFood ȱper ȱun ȱformaggio ȱ tradizionalmente ȱassociato ȱalla ȱrazza ȱBurlina: ȱil ȱMorlacco ȱdel ȱGrappa. ȱȱ

In ȱassociazione ȱaȱquesto ȱtraguardo, ȱsecondo ȱla ȱstrategia ȱrazza–territorio Ȭprodotto ȱtipico ȱ da ȱ alcuni ȱ anni ȱ il ȱ Dipartimento ȱ di ȱ Scienze ȱ Animali ȱ dell’Università ȱ di ȱ Padova, ȱ l’Associazione ȱ Produttori ȱ Latte ȱ del ȱ Veneto ȱ (A.Pro.La.V.) ȱ eȱ l’APA ȱ di ȱ Treviso ȱ stanno ȱ collaborando ȱ per ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ una ȱ filiera ȱ Latte ȬMorlacco ȱ di ȱ vacca ȱ Burlina. ȱ Nel ȱ progetto ȱsono ȱdunque ȱcoinvolti ȱallevamenti ȱmonorazza ȱeȱmulti ȱrazza ȱche ȱdifferenziano ȱil ȱ latte ȱdi ȱBurlina. ȱPer ȱentrare ȱnella ȱfiliera ȱȱ le ȱaziende ȱdevono ȱprodurre ȱlatte ȱcon ȱmeno ȱdi ȱ

400.000 ȱ cellule/ml ȱ eȱ devono ȱ sottoporre ȱ le ȱ proprie ȱ bovine ȱ ad ȱ un ȱ esame ȱ del ȱ DNA ȱ per ȱ certificare ȱ che ȱ il ȱ loro ȱ profilo ȱ genetico ȱ corrisponda ȱ aȱ quello ȱ della ȱ Burlina. ȱ Il ȱ latte ȱ di ȱ

Burlina ȱ viene ȱ acquistato ȱ con ȱ un ȱ prezzo ȱ leggermente ȱ maggiorato ȱ eȱ anche ȱ il ȱ costo ȱ del ȱ formaggio ȱèȱsuperiore ȱrispetto ȱal ȱMorlacco ȱnormale. ȱLa ȱmaturazione ȱviene ȱtenuta ȱaȱ45 Ȭ60 ȱ giorni ȱ per ȱ valorizzare ȱ meglio ȱ le ȱ caratteristiche ȱ organolettiche ȱ del ȱ prodotto ȱ (Regione ȱ

Veneto, ȱ2006). ȱȱ

Importante ȱrisulta ȱanche ȱun ȱprogetto ȱdi ȱfiliera ȱcorta ȱper ȱquanto ȱriguarda ȱla ȱproduzione ȱ di ȱ carne, ȱ affinché, ȱ in ȱ un’ottica ȱ di ȱ multifunzionalità, ȱ le ȱ aziende ȱ del ȱ territorio ȱ possano ȱ godere ȱanche ȱdei ȱproventi ȱricavabili ȱdalla ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱaȱduplice ȱ attitudine. ȱ La ȱ produzione ȱ èȱ risultata ȱ economicamente ȱ valida ȱ rispetto ȱ alla ȱ tradizionale ȱ vendita ȱ di ȱ vitelli ȱ scolostrati ȱ nel ȱ caso ȱ di ȱ una ȱ filiera ȱ corta ȱ di ȱ vendita ȱ diretta ȱ di ȱ “pacchi ȱ famiglia”. ȱ Questa ȱ soluzione, ȱ che ȱ garantisce ȱ la ȱ vendita ȱ di ȱ tutti ȱ iȱ tagli ȱ dell’animale, ȱ si ȱ dimostra ȱ infatti ȱ estremamente ȱ conveniente ȱ anche ȱ quando ȱ valutata ȱ al ȱ netto ȱ dell’attuale ȱ premio ȱPAC ȱeȱdi ȱeventuali ȱcontributi ȱdestinati ȱalla ȱsalvaguardia ȱdi ȱtipi ȱgenetici ȱaȱrischio ȱ di ȱestinzione ȱ(Salandin ȱeȱCozzi, ȱ2008). ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

118   ȱ

ȱ

Descrizione ȱ

ȱLa ȱBurlina ȱèȱuna ȱvacca ȱdi ȱtaglia ȱmedia, ȱalta ȱ130 Ȭ132 ȱcm ȱal ȱgarrese ȱper ȱil ȱtoro ȱeȱ120 Ȭ125 ȱ cm ȱ per ȱ la ȱ vacca. ȱ Iȱ tori ȱ pesano ȱ 600 Ȭ700 ȱ kg ȱ (fig. ȱ 4.2.2.1) ȱ mentre ȱ le ȱ vacche ȱ 400 ȱ kg ȱ (fig. ȱ

4.2.2.2). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.2.1. ȱToro ȱdi ȱrazza ȱBurlina. ȱCatilloȱG., ȱ1984, ȱhttp://dad.fao.org/ ȱȱ

ȱ ȱ

Fig. ȱ4.2.2.2. ȱVacca ȱdi ȱrazza ȱBurlina, ȱCatillo ȱG., ȱ1988, ȱhttp://dad.fao.org/ ȱ

ȱ ȱ

Mantello ȱeȱcute. ȱIl ȱmantello ȱèȱtipicamente ȱpezzato ȱnero, ȱcon ȱpezzature ȱche ȱsi ȱestendono ȱ dagli ȱarti ȱalla ȱcinghia ȱeȱalla ȱgrassella. ȱSpesso ȱsi ȱha ȱun’ampia ȱstella ȱbianca ȱsulla ȱfronte ȱoȱ

119   muso ȱbianco ȱcon ȱpezzature ȱscure ȱattorno ȱagli ȱocchi. ȱLa ȱpelle ȱèȱsottile, ȱelastica, ȱfacilmente ȱ distaccabile ȱdai ȱtessuti ȱsottostanti. ȱ

Testa. ȱ La ȱ testa ȱ èȱ piccola ȱ eȱ leggera, ȱ con ȱ profilo ȱ rettilineo, ȱ leggermente ȱ concavo ȱ eȱ con ȱ depressione ȱ marcata ȱ fra ȱ le ȱ orbite. ȱ La ȱ faccia ȱ èȱ lunga ȱ con ȱ musello ȱ largo. ȱ Gli ȱ occhi ȱ sono ȱ vivaci ȱeȱle ȱorecchie ȱpiuttosto ȱgrandi. ȱLe ȱcorna ȱsono ȱpiuttosto ȱpiccole, ȱbianco Ȭgiallognole ȱ alla ȱbase ȱeȱnere ȱin ȱpunta, ȱdirette ȱin ȱfuori, ȱin ȱavanti ȱeȱin ȱalto, ȱpiù ȱcorte ȱeȱorizzontali ȱnel ȱ toro. ȱ

Collo. ȱIl ȱcollo ȱèȱleggero ȱcon ȱgiogaia ȱsviluppata ȱnel ȱterzo ȱinferiore. ȱ

Tronco .ȱ Garrese ȱ non ȱ aperto ȱ eȱ non ȱ acuminato. ȱ Spalle ȱ aderenti ȱ eȱ poco ȱ muscolose. ȱ Petto ȱ largo, ȱ costole ȱ abbastanza ȱ arcuate ȱ con ȱ petto ȱ ampio. ȱ Regione ȱ dorso ȱ lombare ȱ diritta, ȱ con ȱ lombi ȱ lunghi ȱ eȱ larghi ȱ eȱ fossa ȱ del ȱ fianco ȱ pronunciata. ȱ Groppa ȱ rettangolare, ȱ al ȱ massimo ȱ leggermente ȱinclinata, ȱcoda ȱben ȱattaccata, ȱlunga ȱeȱsottile, ȱcon ȱfiocco ȱbianco ȱeȱabbondante. ȱ

Ventre ȱampio, ȱmammella ȱglobosa, ȱcon ȱpelle ȱfine, ȱcapezzoli ȱlunghi ȱeȱvene ȱben ȱsviluppate. ȱ

Arti .ȱ Spalla, ȱ braccio ȱ eȱ avambraccio ȱ poco ȱ muscolosi ȱ eȱ con ȱ stinchi ȱ corti ȱ eȱ leggeri. ȱ

Articolazioni ȱasciutte, ȱȱ unghioni ȱneri ȱoȱocra ȱcon ȱstriature, ȱallargati ȱuniformemente ȱverso ȱ il ȱ contorno ȱ plantare. ȱ Arti ȱ posteriori ȱ corti ȱ eȱ leggeri, ȱ garretti ȱ asciutti, ȱ natiche ȱ aȱ profilo ȱ obliquo ȱnelle ȱvacche ȱeȱrettilineo ȱoȱleggermente ȱconvesso ȱnei ȱtori. ȱȱȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱ Burlina ȱ èȱ classificata ȱ dalla ȱ FAO ȱ come ȱ un ȱ animale ȱ ad ȱ attitudine ȱ lattifera .ȱ Da ȱ studi ȱ recenti, ȱsi ȱèȱverificato ȱche ȱquesta ȱbovina ȱproduce ȱin ȱmedia ȱ16,5 ȱkg/d ȱ(circa ȱ5000 ȱkg ȱper ȱ lattazione) ȱdi ȱlatte ȱcon ȱtenore ȱin ȱgrasso ȱdi ȱ3,67% ȱeȱ3,33% ȱin ȱproteina ȱ(Battagin, ȱ2009). ȱȱ

Aȱ livello ȱ di ȱ produttività ȱ per ȱ singola ȱ lattazione ȱ la ȱ Frisona ȱ supera ȱ quantitativamente ȱ la ȱ

Burlina, ȱconsiderando ȱperò ȱl’intera ȱcarriera ȱproduttiva, ȱsi ȱrivela ȱun ȱnetto ȱvantaggio ȱdella ȱ

Burlina ȱrispetto ȱalla ȱFrisona ȱ(Dall’Ava, ȱ2008, ȱDalvit ȱet ȱal., ȱ2007), ȱin ȱquanto ȱla ȱBurlina ȱha ȱ una ȱcarriera ȱproduttiva ȱmolto ȱpiù ȱlunga, ȱcome ȱdimostrato ȱdal ȱdato ȱrelativo ȱall’età ȱmedia ȱ ai ȱparti, ȱmolto ȱpiù ȱalto ȱrispetto ȱaȱquello ȱmedio ȱregistrato ȱper ȱrazze ȱcome ȱla ȱBruna ȱeȱla ȱ

Frisona ȱcontrollate ȱin ȱprovincia ȱdi ȱTreviso ȱ(Veneto ȱAgricoltura, ȱ2007, ȱDalvit ȱet ȱal., ȱ2007). ȱ

La ȱ longevità ȱ èȱ associata ȱ ai ȱ minori ȱ problemi ȱ sanitari ȱ come ȱ ipofertilità, ȱ dislocazione ȱ dell’abomaso, ȱpatologie ȱdegli ȱarti ȱ(Dall’Ava, ȱ2008). ȱ

120   La ȱ razza ȱ si ȱ caratterizza ȱ inoltre ȱ per ȱ minori ȱ costi ȱ di ȱ mantenimento: ȱ la ȱ produzione ȱ lattea ȱ giornaliera ȱ eȱ per ȱ lattazione ȱ tende ȱ aȱ superare ȱ quella ȱ della ȱ Frisona ȱ negli ȱ allevamenti ȱ aȱ medio Ȭbassa ȱproduttività ȱche ȱper ȱlimiti ȱdimensionali, ȱstrutturali, ȱclimatici ȱeȱtecnici ȱnon ȱ sono ȱin ȱgrado ȱdi ȱsfruttare ȱle ȱpotenzialità ȱproduttive ȱdelle ȱrazze ȱcosmopolite ȱ(Bittante ȱet ȱ al., ȱ1992). ȱ

La ȱqualità ȱdel ȱlatte ȱeȱl’attitudine ȱalla ȱcaseificazione ȱrisultano ȱconfrontabili ȱcon ȱquelli ȱdi ȱ altre ȱ razze ȱ alpine ȱ come ȱ la ȱ Rendena ȱ eȱ la ȱ Grigio ȱ Alpina, ȱ in ȱ quanto ȱ considerando ȱ iȱ polimorfismi ȱ genetici ȱ della ȱ KȬcaseina, ȱ la ȱ Burlina ȱ presenta ȱ una ȱ frequenza ȱ percentuale ȱ dell’allele ȱBȱdel ȱ37%, ȱminore ȱdi ȱquella ȱdella ȱBruna ȱma ȱmaggiore ȱdella ȱFrisona. ȱȱ (Veneto ȱ

Agricoltura, ȱ2007). ȱ

Il ȱ latte ȱ prodotto ȱ dalla ȱ Burlina ȱ era ȱ tradizionalmente ȱ utilizzato ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ un ȱ formaggio ȱd’alpe ȱdell’Altopiano ȱdel ȱGrappa. ȱQuesto ȱformaggio ȱera ȱchiamato ȱMorlacco, ȱ

Murlak, ȱ Murlaco ȱ poiché ȱ era ȱ l’alimento ȱ fondamentale ȱ dei ȱ malgari ȱ provenienti ȱ dalla ȱ

Morlacchia ȱ(attuale ȱDalmazia) ȱoȱBurlacco ȱ(quest’ultimo ȱnome ȱevidenzia ȱil ȱlegame ȱstorico ȱ con ȱla ȱnostra ȱrazza ȱpezzata) ȱeȱnotizie ȱcerte ȱsulla ȱsua ȱproduzione ȱrisalgono ȱalla ȱmetà ȱdel ȱ secolo ȱ 19°. ȱ Il ȱ Morlacco ȱ (Fig. ȱ 4.2.2.3) ȱ èȱ un ȱ formaggio ȱ magro ȱ aȱ pasta ȱ cruda, ȱ molle ȱ oȱ semidura, ȱ tradizionalmente ȱ prodotto ȱ con ȱ latte ȱ scremato ȱ oȱ parzialmente ȱ scremato ȱ (il ȱ grasso ȱ era ȱ riservato ȱ alla ȱ produzione ȱ di ȱ burro). ȱ In ȱ base ȱ alla ȱ stagionatura ȱ distinguiamo ȱ due ȱtipologie: ȱfresco ȱ(minimo ȱ7ȱgiorni) ȱeȱstagionato ȱ(almeno ȱ45 ȱgiorni). ȱ

ȱȱ

Fig. ȱ4.2.2.3 ȱMorlacco ȱdi ȱMalga ȱdel ȱGrappa, ȱwww.presidislowfood.it ȱȱ

ȱ

Il ȱ primo ȱ passo ȱ per ȱ la ȱ valorizzazione ȱ di ȱ

questo ȱ prodotto ȱ èȱ stato ȱ il ȱ

riconoscimento ȱ come ȱ presidio ȱ Slow ȱ

Food ȱ per ȱ il ȱ Morlacco ȱ prodotto ȱ in ȱ

alpeggio. ȱSecondo ȱla ȱdescrizione ȱdi ȱSlow ȱ

Food, ȱ “Il ȱ Morlacco ȱ si ȱ produce ȱ ancora ȱ

lavorato ȱin ȱalpeggio ȱcon ȱil ȱlatte ȱscremato ȱ per ȱ affioramento ȱ della ȱ mungitura ȱ serale ȱ al ȱ quale ȱ si ȱ aggiunge ȱ quello ȱ intero ȱ munto ȱ il ȱ mattino. ȱLe ȱoperazioni ȱsuccessive ȱsono ȱle ȱmedesime ȱdi ȱsecoli ȱfa: ȱsi ȱscalda ȱfino ȱaȱ38 Ȭ42°C ȱeȱ

121   si ȱcoagula ȱcon ȱcaglio ȱliquido ȱdi ȱvitello. ȱLa ȱcagliata ȱèȱrotta ȱin ȱgrani ȱgrandi ȱcome ȱuna ȱnoce. ȱ

Dopo ȱ un ȱ breve ȱ riposo ȱ si ȱ trasferisce ȱ in ȱ ceste ȱ di ȱ vimini ȱ aȱ spurgare ȱ il ȱ siero. ȱ Le ȱ forme ȱ si ȱ salano ȱpiù ȱvolte ȱal ȱgiorno ȱper ȱ12 ȱgiorni ȱrivoltandole ȱaccuratamente ȱaȱogni ȱsalagione. ȱÈȱ posto ȱin ȱvendita ȱaȱ15 ȱgiorni ȱdalla ȱproduzione, ȱma ȱpuò ȱessere ȱconsumato ȱfino ȱaȱtre ȱmesi. ȱ

Il ȱ Morlacco ȱ èȱ un ȱ formaggio ȱ tenero ȱ ma ȱ non ȱ molle, ȱ netto ȱ al ȱ taglio, ȱ con ȱ occhiature ȱ gocciolanti, ȱdal ȱsapore ȱmolto ȱsalato. ȱLe ȱsensazioni ȱsaline ȱcon ȱla ȱmaturazione ȱsi ȱattenuano ȱ eȱaumentano ȱiȱsapori ȱdel ȱpascolo ȱeȱdella ȱnocciola. ȱSi ȱconsuma ȱfino ȱaȱun ȱmassimo ȱdi ȱ90 ȱ giorni ȱ dalla ȱ produzione, ȱ in ȱ abbinamento ȱaȱ vini ȱ bianchi ȱ leggeri. ȱ Ma ȱ non ȱ sarebbe ȱesatto ȱ definirlo ȱ un ȱ formaggio ȱ da ȱ fine ȱ tavola. ȱ Come ȱ vuole ȱ l’abitudine ȱ dei ȱ malgari ȱ èȱ il ȱ tipico ȱ cacio Ȭalimento, ȱ che ȱ si ȱ consumava ȱ aȱ partire ȱ dalla ȱ colazione ȱ del ȱ mattino ȱ sino ȱ al ȱ pasto ȱ serale ȱ accompagnato ȱ da ȱ polenta, ȱ patate ȱ lesse ȱ oȱ pane ȱ casereccio” ȱ (presidislowfood.it, ȱ

01/10/2010). ȱȱ

Altri ȱ prodotti ȱ associati ȱ tipicamente ȱ al ȱ latte ȱ di ȱ Burlina ȱ sono ȱ una ȱ caciotta ȱ eȱ l’Allevo ȱ di ȱ malga, ȱche ȱderiva ȱil ȱsuo ȱnome ȱdalla ȱparticolare ȱcura ȱdei ȱmalgari ȱdurante ȱtutte ȱle ȱvarie ȱ fasi ȱ della ȱ produzione ȱ di ȱ questo ȱ formaggio ȱ eȱ che ȱ si ȱ può ȱ consumare ȱ aȱ vari ȱ stadi ȱ di ȱ stagionatura. ȱ

La ȱrazza ȱha ȱanche ȱuna ȱbuona ȱattitudine ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱcarne, ȱdato ȱche ȱla ȱresa ȱal ȱ macello ȱèȱstata ȱverificata ȱessere ȱdel ȱ54,8%, ȱun ȱdato ȱabbastanza ȱpositivo ȱper ȱun ȱvitellone ȱ di ȱrazza ȱaȱduplice ȱattitudine. ȱ(Veneto ȱAgricoltura, ȱ2007). ȱSi ȱsta ȱinserendo ȱla ȱproduzione ȱ di ȱcarne ȱin ȱun’ottica ȱdi ȱfiliera ȱcorta ȱper ȱsfruttare ȱal ȱmassimo ȱla ȱfunzionalità ȱaziendale. ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

La ȱ criticità ȱ principale ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ di ȱ questa ȱ razza ȱ si ȱ sta ȱ rivelando ȱ la ȱ mancata ȱ adesione ȱ degli ȱ allevatori ȱ locali ȱ ai ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento, ȱ con ȱ un ȱ rischio ȱ di ȱ aumento ȱ della ȱconsanguineità ȱche ȱpotrebbe ȱportare ȱla ȱrazza ȱall’estinzione. ȱȱ

Da ȱ uno ȱ studio ȱ sulla ȱ caratterizzazione ȱ tramite ȱ marcatori ȱ micro ȱ satellitari ȱ della ȱ razza ȱ

Burlina ȱèȱstato ȱverificato ȱche ȱil ȱvalore ȱdi ȱvariabilità ȱgenetica ȱrisulta ȱmaggiore ȱeȱil ȱlivello ȱ di ȱ consanguineità ȱ minore ȱ (Tab. ȱ 4.2.2.1) ȱ nella ȱ razza ȱ autoctona ȱ rispetto ȱ aȱ razze ȱ cosmopolite ȱallevate ȱnella ȱstessa ȱarea ȱ(Dalvit ȱet ȱal., ȱ2007, ȱDalvit ȱet ȱal., ȱ2008), ȱad ȱulteriore ȱ dimostrazione ȱ del ȱ ruolo ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ come ȱ “serbatoi” ȱ genetici ȱ di ȱ variabilità. ȱ

Purtroppo ȱ sebbene ȱ il ȱ valore ȱ di ȱ consanguineità ȱ assoluto ȱ risulti ȱ inferiore ȱ aȱ quello ȱ della ȱ

122   Frisona ȱeȱdella ȱBruna, ȱrisulta ȱmaggiore ȱil ȱtrend ȱdi ȱcrescita ȱdi ȱquesto ȱ(Veneto ȱAgricoltura, ȱ

2007). ȱSembra ȱquindi ȱche ȱun’azione ȱmirante ȱall’aumento ȱdella ȱpopolazione ȱconservando ȱ quanto ȱpiù ȱpossibile ȱla ȱvariabilità ȱgenetica ȱeȱcontemporaneamente ȱla ȱpurezza ȱdella ȱrazza ȱ risulti ȱprioritario ȱrispetto ȱal ȱmiglioramento. ȱȱ

ȱ

Tab.4.2.2.1 ȱvariabilità ȱgenetica ȱmisurata ȱcome ȱeterozigosità ȱattesa ȱeȱosservata ȱsu ȱ12 ȱloci ȱ

STR ȱdi ȱvacche ȱdi ȱrazza ȱBurlina, ȱFrisona ȱeȱBruna ȱnella ȱprovincia ȱdi ȱTreviso ȱ(Dalvit ȱet ȱal., ȱ

2007) ȱ

ȱ ȱ Average ȱheterozygosity ȱ breed ȱ n. ȱof ȱsamples ȱ Observed ȱ±ȱSD ȱ Expected ȱ±ȱSD ȱ

BUR ȱȱ 80 ȱ 0,677 ȱ±ȱ0,155 ȱ 0,670 ȱ±ȱ0,146 ȱ

HFR ȱ 29 ȱ 0,639 ȱ±ȱ0,169 ȱ 0,609 ȱ±ȱ0,160 ȱ

BSW ȱ 44 ȱ 0,563 ȱ±ȱ0,202 ȱ 0,572 ȱ±ȱ0,206 ȱ

ȱ

ȱLe ȱragioni ȱper ȱcui ȱquesta ȱrazza ȱdeve ȱessere ȱconservata ȱsono ȱlegate ȱall’adattabilità ȱal ȱsuo ȱ bioterritorio. ȱQuesto ȱanimale, ȱinfatti, ȱgode ȱdi ȱlongevità ȱeȱfertilità ȱsuperiore ȱrispetto ȱalle ȱ comuni ȱrazze ȱcosmopolite ȱeȱinoltre ȱla ȱsua ȱnotevole ȱrusticità ȱle ȱpermette ȱdi ȱraggiungere ȱ costanti ȱlivelli ȱproduttivi ȱnell’intero ȱarco ȱdella ȱcarriera ȱin ȱassociazione ȱaȱminori ȱcosti ȱdi ȱ mantenimento. ȱȱ

Il ȱ sistema ȱ tradizionale ȱ di ȱ allevamento ȱ delle ȱ zone ȱ montane ȱ eȱ pedemontane ȱ del ȱ Grappa ȱ prevede ȱ l’ascesa ȱ in ȱ malga ȱ dalle ȱ stalle ȱ nel ȱ periodo ȱ estivo. ȱ La ȱ Burlina, ȱ estremamente ȱ capace ȱ di ȱ utilizzare ȱ le ȱ risorse ȱ pabulari ȱ povere ȱ eȱ del ȱ sottobosco, ȱ si ȱ adatta ȱ in ȱ modo ȱ migliore ȱaȱquesto ȱsistema ȱproduttivo ȱrispetto ȱaȱuna ȱrazza ȱcosmopolita. ȱȱ

Poiché ȱil ȱpresidio ȱSlow ȱFood ȱdel ȱMorlacco ȱprevede ȱl’utilizzo ȱdi ȱlatte ȱcrudo ȱproveniente ȱ da ȱ pascolamento ȱ estivo ȱ in ȱ alpeggio, ȱ per ȱ valorizzare ȱ al ȱ massimo ȱ le ȱ caratteristiche ȱ organolettiche ȱ del ȱ prodotto ȱ tradizionale, ȱ l’associazione ȱ territorio Ȭrazza Ȭprodotto ȱ tipico ȱ risulterebbe ȱ anche ȱ in ȱ questo ȱ caso ȱ vincente. ȱ Un ȱ ulteriore ȱ passo ȱ avanti ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ della ȱ razza ȱ eȱ del ȱ bioterritorio ȱ eȱ tradizioni ȱ ad ȱ esso ȱ collegati ȱ dunque ȱ sarebbe ȱil ȱriconoscimento, ȱcome ȱper ȱaltri ȱprodotti, ȱdella ȱqualità ȱdel ȱprodotto ȱmonorazza, ȱ creando ȱun ȱpresidio ȱper ȱil ȱ“Morlacco ȱdi ȱrazza ȱBurlina”. ȱȱ

123   ȱNella ȱdelibera ȱdella ȱgiunta ȱregionale ȱn.3510 ȱdel ȱ15 ȱnovembre ȱ2006 ȱviene ȱcosì ȱenunciato: ȱ

“…l’utilizzo ȱ di ȱ latte ȱ monorazza ȱ di ȱ Burlina ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ del ȱ formaggio ȱ Morlacco, ȱ tradizionalmente ȱcollegato ȱall’area ȱdella ȱpedemontana ȱdel ȱGrappa, ȱattualmente ȱprodotto ȱ con ȱlatte ȱmisto ȱattraverso ȱdiverse ȱtecniche ȱ(da ȱallevamenti ȱdi ȱpianura, ȱda ȱlatte ȱdi ȱmalga, ȱ aȱlatte ȱcrudo, ȱpastorizzato, ȱaȱbreve ȱoȱmedia ȱstagionatura, ȱecc.), ȱpotrebbe ȱrappresentare ȱ un ȱ interessante ȱ volano ȱ economico ȱ di ȱ valorizzazione ȱ della ȱ razza. ȱ Infatti, ȱ la ȱ tutela ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ di ȱ razze ȱ aȱ rischio ȱ di ȱ scomparsa, ȱ deve ȱ obbligatoriamente ȱ passare ȱ attraverso ȱ la ȱ valorizzazione ȱ dei ȱ prodotti ȱ ottenibili ȱ da ȱ questi ȱ animali, ȱ meglio ȱ se ȱ contraddistinti ȱda ȱstoria ȱeȱtipicità ȱproprie.” ȱȱ

Quindi ȱla ȱregione ȱVeneto ȱsta ȱlavorando ȱattivamente ȱall’avvio ȱdi ȱuna ȱmicro ȱfiliera ȱper ȱla ȱ produzione ȱeȱil ȱposizionamento ȱsul ȱmercato ȱdel ȱprodotto ȱ“Morlacco ȱdi ȱvacca ȱBurlina” ȱeȱ questa ȱstrategia, ȱunitamente ȱall’incentivazione ȱdell’adesione ȱai ȱpiani ȱdi ȱaccoppiamento ȱ da ȱparte ȱdegli ȱallevatori, ȱpotrebbe ȱessere ȱquella ȱvincente ȱnel ȱsalvataggio ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱ in ȱpericolo ȱdi ȱestinzione. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

124   4.2.3 ȱCabannina ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

Èȱuna ȱpopolazione ȱbovina ȱautoctona ȱligure ȱche ȱderiva ȱil ȱsuo ȱnome ȱda ȱCabanne, ȱpaese ȱ dell’Alta ȱ val ȱ d’Aveto, ȱ che ȱ ne ȱ èȱ stato ȱ il ȱ principale ȱ centro ȱ di ȱ allevamento ȱ eȱ diffusione. ȱȱ

Sembra ȱ che ȱ questa ȱ razza ȱ derivi ȱ da ȱ una ȱ popolazione ȱ meticcia ȱ (iberico Ȭpodolica) ȱ fortemente ȱrinsanguata ȱcon ȱtori ȱdi ȱbruna ȱalpina ȱsvizzera ȱimportati ȱaȱpartire ȱdagli ȱanni ȱ

’40 ȱper ȱincrementare ȱla ȱproduzione ȱlattifera ȱdel ȱbestiame ȱlocale ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱIl ȱ legame ȱcon ȱil ȱceppo ȱpodolico ȱantico ȱèȱtestimoniato ȱda ȱuna ȱserie ȱdi ȱstudi ȱsul ȱgenoma ȱdella ȱ razza, ȱ in ȱ particolare ȱ relativamente ȱ al ȱ DNA ȱ mitocondriale ȱ mtDNA ȱ (Achilli ȱ et ȱ al., ȱ 2007, ȱ

Achilli ȱet ȱal., ȱ2008, ȱAchilli ȱet ȱal. ȱ2009). ȱLa ȱrazza ȱrisulta ȱinfatti ȱlegata ȱal ȱprogenitore ȱ dei ȱ bovini, ȱil ȱBos ȱtaurus ȱprimigenius ȱeȱin ȱparticolare ȱcon ȱla ȱpopolazione ȱdi ȱUro ȱproveniente ȱ dall’Europa ȱorientale, ȱdiversamente ȱdal ȱresto ȱdelle ȱrazze ȱitaliane ȱed ȱeuropee ȱ(Achilli ȱet ȱ al., ȱ 2009). ȱ Mentre ȱ queste ȱ ultime ȱ infatti ȱ mostrano ȱ nel ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ maggiore ȱ somiglianza ȱ con ȱ le ȱ popolazioni ȱ di ȱ uro ȱ nord ȱ europee ȱ oppure ȱ di ȱ ceppo ȱ iberico, ȱ la ȱ

Cabannina, ȱinsieme ȱad ȱaltre ȱrazze ȱoriginarie ȱdell’Italia ȱcentrale ȱtra ȱla ȱToscana ȱeȱla ȱLiguria ȱ

(Calvana, ȱChianina ȱeȱMaremmana), ȱpossiedono ȱdelle ȱvariazioni ȱdel ȱmtDNA ȱpiù ȱsimili ȱal ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ delle ȱ popolazioni ȱ di ȱ uro ȱ del ȱ Vicino ȱ Oriente ȱ ed ȱ èȱ interessante ȱ osservare ȱ che ȱ anche ȱ le ȱ moderne ȱ popolazioni ȱ di ȱ questa ȱ zona, ȱ corrispondente ȱ all’antica ȱ

Etruria, ȱ presentano ȱ il ȱ medesimo ȱ parallelismo, ȱ essendo ȱ più ȱ vicine ȱ geneticamente ȱ alle ȱ popolazioni ȱdell’Anatolia ȱeȱdel ȱmedio ȱoriente. ȱSi ȱipotizza ȱquindi ȱuna ȱmigrazione ȱcomune ȱ di ȱ uomini ȱ eȱ il ȱ loro ȱ bestiame ȱ dal ȱ Mediterraneo ȱ orientale ȱ via ȱ mare ȱ (Achilli ȱ et ȱ al., ȱ 2009). ȱ

L’esistenza ȱ di ȱ queste ȱ mutazioni ȱ tipiche ȱ rivela ȱ una ȱ riserva ȱ di ȱ variabilità ȱ genetica ȱ da ȱ conservare ȱ attentamente ȱ (Achilli ȱ et ȱ al., ȱ 2007) ȱ ed ȱ èȱ un ȱ ulteriore ȱ incentivo ȱ aȱ conservare ȱ questa ȱ razza ȱ in ȱ via ȱ di ȱ estinzione. ȱ Un’altra ȱ osservazione ȱ sull’importanza ȱ del ȱ suo ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ viene ȱ da ȱ uno ȱ studio ȱ di ȱ Matassino ȱ et ȱ al. ȱ (2006) ȱ su ȱ 16 ȱ loci ȱ micro ȱ satellitari ȱdi ȱ161 ȱsoggetti ȱdi ȱrazza ȱCabannina: ȱiȱparametri ȱconsiderati ȱ(numero ȱdi ȱalleli, ȱ eterozigosi ȱ attesa ȱ eȱ osservata, ȱ equilibrio ȱ di ȱ Hardy ȱ Weinberg), ȱ evidenziano ȱ che ȱ la ȱ popolazione, ȱnonostante ȱle ȱpiccole ȱdimensioni, ȱconserva ȱuna ȱdiscreta ȱquota ȱdi ȱvariabilità ȱ genetica. ȱ

125   Dunque ȱ la ȱ Cabannina ȱ ha ȱ mantenuto ȱ nel ȱ tempo ȱ un ȱ legame ȱ strettissimo ȱ con ȱ il ȱ proprio ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ più ȱ antico ȱ e, ȱ avendo ȱ subìto ȱ una ȱ selezione ȱ produttiva ȱ davvero ȱ ridotta, ȱ ha ȱ conservato ȱ le ȱ originarie ȱ attitudini ȱ lattifere ȱ in ȱ relazione ȱ all’uso ȱ delle ȱ risorse ȱ foraggere ȱdel ȱterritorio. ȱGli ȱallevatori ȱlocali ȱprediligono ȱinfatti ȱla ȱrazza ȱCabannina ȱper ȱla ȱ rusticità ȱeȱla ȱbuona ȱadattabilità ȱche ȱla ȱrendono ȱadatta ȱanche ȱaȱterreni ȱscoscesi ȱ(Lavezzo). ȱȱ

Archivi ȱ fotografici ȱ eȱ storici ȱ dimostrano ȱ che ȱ la ȱ Cabannina ȱ èȱ stata ȱ al ȱ centro ȱ di ȱ una ȱ articolata ȱ rete ȱ di ȱ mercato ȱ che ȱ coinvolgeva ȱ (e ȱ in ȱ parte ȱ coinvolge ȱ tuttora) ȱ allevatori, ȱ mediatori, ȱcommercianti ȱlocali ȱeȱnon ȱdell ȇarco ȱappenninico ȱligure ȱeȱdelle ȱriviere. ȱIl ȱfulcro ȱ di ȱ questo ȱ commercio ȱ era ȱ costituito ȱ dalle ȱ numerose ȱ fiere ȱ di ȱ bestiame, ȱ tra ȱ le ȱ principali ȱ quella ȱdi ȱCabanne ȱche ȱoccupa, ȱancora ȱoggi, ȱun ȱposto ȱdi ȱrilievo ȱ(Marrazzo ȱet ȱal., ȱ2006). ȱȱ

Come ȱabbiamo ȱvisto, ȱdagli ȱanni ȱ’40 ȱèȱiniziato ȱil ȱprogressivo ȱmeticciamento ȱeȱsostituzione ȱ con ȱle ȱrazze ȱpiù ȱ produttive ȱeȱnel ȱ1963 ȱper ȱlegge ȱfu ȱaddirittura ȱimposta ȱla ȱsostituzione ȱ della ȱCabannina ȱeȱne ȱfu ȱdecretata ȱl’estinzione ȱ(Battaglini ȱet ȱal. ȱ2000). ȱL’opposizione ȱdegli ȱ allevatori ȱ locali ȱ ne ȱ permise ȱ però ȱ la ȱ conservazioni ȱ di ȱ alcuni ȱ nuclei ȱ permettendo ȱ che ȱ la ȱ razza ȱarrivasse ȱai ȱnostri ȱgiorni. ȱ

ȱ

Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

La ȱCabannina ȱcontava ȱ40.000 ȱesemplari ȱall’inizio ȱdel ȱNovecento ȱ(Marrazzo ȱet ȱal., ȱ2006), ȱ secondo ȱ la ȱ FAO ȱ al ȱ 2008 ȱ comprendeva ȱ 227 ȱ capi ȱ (efabis.net, ȱ 24/09/2010) ȱ ed ȱ èȱ dunque ȱ classificata ȱ nella ȱ categoria ȱ “razza ȱ in ȱ pericolo” ȱ sebbene ȱ èȱ riconosciuta ȱ l’esistenza ȱ di ȱ progetti ȱ di ȱ salvaguardia. ȱ Lo ȱ stato ȱ della ȱ razza ȱ risulta ȱ dunque ȱ quello ȱ di ȱ “maintained ȱ endangered ”. ȱȱ

La ȱ razza ȱ infatti ȱ èȱ inserita ȱ nel ȱ Piano ȱ di ȱ Sviluppo ȱ rurale ȱ della ȱ Regione ȱ Liguria ȱ per ȱ la ȱ misura ȱ214 ȱeȱun ȱprogetto ȱdi ȱrecupero ȱèȱstato ȱavviato ȱdalle ȱComunità ȱmontane ȱdelle ȱvalli ȱ

Aveto, ȱ Graveglia, ȱ Sturla ȱ in ȱ collaborazione ȱ sempre ȱ con ȱ la ȱ regione ȱ Liguria ȱ eȱ l’APA ȱ ȱ di ȱ

Genova. ȱUn ȱprogetto ȱèȱstato ȱavviato ȱanche ȱper ȱla ȱcreazione ȱdi ȱuna ȱfiliera ȱdi ȱformaggio ȱ monorazza ȱ di ȱ Cabannina, ȱ detto ȱ Uȱ Cabanin ,ȱ il ȱ cui ȱ marchio ȱ èȱ proprietà ȱ dell’APA ȱ di ȱ

Genova. ȱ

La ȱ razza ȱ èȱ diffusa ȱ soprattutto ȱ nella ȱ val ȱ d’Aveto, ȱ una ȱ zona ȱ che ȱ come ȱ molte ȱ altre ȱ della ȱ provincia ȱdi ȱGenova ȱsi ȱcaratterizza ȱper ȱuna ȱmarcata ȱmarginalità ȱ(Battaglini ȱet ȱal., ȱ2000). ȱ

ȱ

126   Descrizione ȱ

Èȱ un ȱ animale ȱ piuttosto ȱ piccolo, ȱ alto ȱ 125 ȱ cm ȱ al ȱ garrese ȱ per ȱ iȱ maschi ȱ eȱ 118 ȱ cm ȱ per ȱ le ȱ femmine. ȱIl ȱpeso ȱèȱdi ȱ500 Ȭ550 ȱkg ȱper ȱiȱmaschi ȱ(fig. ȱ4.2.3.1) ȱeȱ400 Ȭ450 ȱkg ȱper ȱle ȱfemmine ȱ

(4.2.3.2). ȱ

Fig. ȱ4.2.3.1. ȱToro ȱdi ȱrazza ȱCabannina. ȱValeria ȱLeoni, ȱ19.10.2010 ȱ

ȱ ȱ

Fig. ȱ4.2.3.2. ȱVacca ȱdi ȱrazza ȱCabannina. ȱValeria ȱLeoni ȱ19.10.2010 ȱ

ȱ Mantello ȱ eȱ cute. ȱ Il ȱ colore ȱ fondamentale ȱ èȱ il ȱ castano ȱ scuro, ȱ aȱ volte ȱ bruno ȱ chiaro, ȱ con ȱ sfumature ȱ intermedie ȱ eȱ una ȱ pronunciata ȱ riga ȱ mulina ȱ sul ȱ dorso, ȱ di ȱ colore ȱ crema ȱ che ȱ degrada ȱin ȱsfumature ȱrossicce. ȱL’addome ȱeȱl’interno ȱdegli ȱarti ȱèȱpiù ȱchiaro; ȱil ȱpelo ȱèȱcorto ȱ eȱfine, ȱcon ȱcute ȱfine ȱeȱmorbida, ȱpigmentata ȱcon ȱnumerose ȱpieghe ȱsulla ȱgiogaia. ȱ

Testa. ȱLa ȱtesta ȱèȱpiccola ȱeȱleggera, ȱcon ȱprofilo ȱrettilineo; ȱocchi ȱscuri ȱdi ȱmedia ȱgrandezza, ȱ vivaci ȱeȱintelligenti. ȱOrecchie ȱgrandi ȱcon ȱpelo ȱpiù ȱchiaro ȱall’interno ȱeȱsul ȱbordo. ȱOcchi ȱ

127   scuri, ȱ di ȱ media ȱ grandezza, ȱ vivaci. ȱ Musello ȱ nero ȱ orlato ȱ di ȱ bianco, ȱ con ȱ mascella ȱ larga. ȱ

Corna ȱmediamente ȱlunghe ȱsottili, ȱbianche ȱalla ȱbase ȱeȱnere ȱin ȱpunta, ȱdirette ȱin ȱfuori ȱeȱin ȱ alto, ȱleggermente ȱaȱlira ȱsoprattutto ȱnelle ȱfemmine. ȱ

Collo. ȱLungo, ȱorizzontale, ȱsottile ȱeȱcon ȱscarsa ȱgiogaia. ȱ

Tronco. ȱ Anteriore ȱ armonico, ȱ garrese ȱ serrato ȱ eȱ affilato, ȱ dorso ȱ regolare, ȱ lombi ȱ larghi. ȱ

Groppa ȱ ben ȱ sviluppata, ȱ larga ȱ eȱ lunga, ȱ leggermente ȱ spiovente, ȱ coda ȱ alta ȱ eȱ lunga, ȱ terminante ȱcon ȱun ȱciuffo ȱabbondante. ȱPetto ȱnon ȱtroppo ȱampio, ȱtorace ȱalto ȱeȱprofondo. ȱ

Mammella ȱdi ȱbuone ȱproporzioni, ȱpiuttosto ȱglobosa, ȱcon ȱquarti ȱregolari ȱeȱattacco ȱalto ȱeȱ ampio. ȱ Capezzoli ȱ di ȱ giuste ȱ dimensioni ȱ eȱ ben ȱ piazzati ȱ con ȱ vene ȱ mammarie ȱ ben ȱ sviluppate ȱed ȱevidenti. ȱ

Arti. ȱGli ȱarti ȱanteriori ȱhanno ȱossa ȱfini, ȱcon ȱspalle ȱarmoniche ȱeȱfuse ȱcol ȱcollo; ȱpiedi ȱforti ȱ con ȱunghioni ȱdecisamente ȱresistenti. ȱLe ȱcosce ȱsono ȱben ȱdiscese ȱcon ȱbuona ȱmuscolatura ȱeȱ profilo ȱrettilineo; ȱiȱgarretti ȱpiatti ȱsono ȱcon ȱleggera ȱangolatura, ȱtendini ȱevidenti, ȱpastoie ȱ corte ȱeȱforti, ȱpiedi ȱresistenti. ȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱFAO ȱclassifica ȱla ȱcabannina ȱcome ȱanimale ȱaȱprevalente ȱattitudine ȱlattifera .ȱIn ȱpassato ȱ era ȱun ȱanimale ȱaȱtriplice ȱattitudine ȱ(carne, ȱlatte ȱeȱlavoro). ȱLa ȱproduzione ȱmedia ȱèȱdi ȱ2600 ȱ kg ȱ per ȱ lattazione, ȱ quindi ȱ piuttosto ȱ esigua; ȱ sebbene ȱ il ȱ contenuto ȱ in ȱ proteine ȱ del ȱ latte ȱ

(3,2%) ȱ sia ȱ leggermente ȱ inferiore ȱ aȱ quello ȱ della ȱ razza ȱ bruna ȱ allevata ȱ nel ȱ medesimo ȱ territorio, ȱ risulta ȱ superiore ȱ il ȱ tenore ȱ in ȱ caseine, ȱ che ȱ aumenta ȱ la ȱ resa ȱ in ȱ formaggio ȱ di ȱ questo ȱ latte ȱ rispetto ȱ aȱ quello ȱ della ȱ bruna. ȱ Buoni ȱ anche ȱ iȱ valori ȱ in ȱ grasso ȱ eȱ lattosio ȱ che ȱ risultano ȱrispettivamente ȱ3,5% ȱeȱ5,3% ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008, ȱagriliguria.net, ȱ24/09/10). ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ le ȱ caratteristiche ȱ del ȱ latte, ȱ èȱ in ȱ atto ȱ uno ȱ studio ȱ con ȱ l’obiettivo ȱ di ȱ individuare ȱiȱcaratteri ȱdifferenziali ȱdel ȱlatte ȱdi ȱCabannina ȱrispetto ȱad ȱaltre ȱbovine ȱcome ȱ la ȱla ȱFrisona ȱeȱla ȱVarzese ȱ(quest’ultima ȱun ȇaltra ȱrazza ȱantica ȱaȱlimitata ȱdiffusione). ȱTale ȱ studio ȱha ȱindividuato ȱun ȱmaggiore ȱtenore ȱin ȱacidi ȱgrassi ȱmonoinsaturi ȱ(in ȱparticolare ȱil ȱ miristoleico, ȱ C14:1, ȱ fig. ȱ 4.2.3.3) ȱ nel ȱ latte ȱ di ȱ Cabannina ȱ (Faustini ȱ et ȱ al., ȱ 2010). ȱ Pare ȱ che ȱ questi ȱacidi ȱgrassi ȱsiano ȱin ȱgrado ȱdi ȱespletare ȱnumerose ȱfunzioni ȱbiologiche ȱantitumorali ȱ eȱantimicrobiche ȱ(Iguchi ȱet ȱal., ȱ2001, ȱClément ȱet ȱal., ȱ2006). ȱ

128   Fig. ȱ 4.2.3.3. ȱ contenuto ȱ in ȱ acido ȱ miristoleico ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ bovine ȱ Varzesi, ȱ Cabannine ȱ eȱ

Frisone ȱaȱconfronto ȱ(Faustini ȱet ȱal. ȱ2010) ȱ

1,2 1,09

1 0,883 0,803

grassi 0,8 

acidi 0,6  di  0,4

g/100g 0,2 0 Frisona Varzese Cabannina ȱ Il ȱlatte ȱdi ȱCabannina ȱinoltre, ȱinsieme ȱaȱquello ȱdella ȱVarzese, ȱpresenta ȱun ȱgrado ȱdi ȱacidità ȱ titolabile ȱpari ȱaȱ7,8°SH ȱrispetto ȱai ȱcirca ȱ7,1°SH ȱdella ȱbruna ȱeȱdella ȱfrisona. ȱLe ȱinfluenze ȱ dell’acidità ȱtitolabile ȱnel ȱprocesso ȱdi ȱcaseificazione ȱsono: ȱ

x Tempo ȱdi ȱcoagulazione ȱpresamica ȱ

x Andamento ȱdell’intero ȱprocesso ȱdi ȱcaseificazione ȱeȱsullo ȱsviluppo ȱmaturativo ȱdel ȱ formaggio. ȱȱ

x Caratteristiche ȱreologiche ȱper ȱsopportare ȱiȱprocessi ȱdi ȱlavorazione ȱdel ȱformaggio ȱ (resistenza ȱalla ȱcompressione, ȱresistenza ȱal ȱtaglio). ȱ

Un’altra ȱ caratteristica ȱ eccellente ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ Cabannina ȱ èȱ la ȱ differenza ȱ nella ȱ granulometria ȱ del ȱ globulo ȱ di ȱ grasso ȱ (fig. ȱ 4.2.3.4), ȱ che ȱ risulta ȱ sensibilmente ȱ minore ȱ aȱ quello ȱdel ȱlatte ȱdi ȱvacca ȱFrisona ȱ(Comunnod ȱet ȱal., ȱ2010). ȱȱ

Fig. ȱ 4.2.3.4, ȱ diametro ȱ medio ȱ dei ȱ globuli ȱ di ȱ grasso ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ alcune ȱ razze, ȱ tra ȱ cui ȱ la ȱ

Cabannina ȱ(Communod ȱet ȱal., ȱ2010) ȱ

ȱ

129   le ȱdimensioni ȱdei ȱglobuli ȱdi ȱgrasso, ȱoltre ȱche ȱinfluire ȱsull’attitudine ȱalla ȱcaseificazione ȱdel ȱ latte ȱ eȱ sull’evoluzione ȱ della ȱ maturazione ȱ dei ȱ formaggi ȱ (Briard ȱ eȱ Michalski, ȱ 2004), ȱ influiscono ȱsulle ȱproprietà ȱnutrizionali ȱeȱsulla ȱdigeribilità ȱdel ȱlatte, ȱtanto ȱpiù ȱche ȱiȱglobuli ȱ lipidici ȱevidenziano ȱuna ȱcostellazione ȱdi ȱcomponenti ȱnon ȱlipidiche ȱcome ȱle ȱproteine ȱdi ȱ membrana ȱche ȱconferiscono ȱnumerose ȱproprietà ȱai ȱglobuli, ȱin ȱparte ȱancora ȱsconosciute ȱ

(Communod ȱet ȱal., ȱ2010). ȱIn ȱparticolare ȱèȱstato ȱosservato ȱche ȱil ȱcontenuto ȱin ȱCLA ȱtende ȱaȱ crescere ȱ al ȱ diminuire ȱ delle ȱ dimensioni ȱ del ȱ globulo ȱ di ȱ grasso ȱ eȱ inoltre ȱ riguardo ȱ agli ȱ isomeri ȱpresenti, ȱal ȱdiminuire ȱdella ȱdimensione ȱdel ȱglobulo ȱèȱstato ȱosservato ȱanche ȱun ȱ aumento ȱ dell’isomero ȱ cis ȱ Ȭ 9, ȱ trans ȱ 11 ȱ (Michalski ȱ eȱ Briard, ȱ 2004), ȱ per ȱ il ȱ quale ȱ èȱ stata ȱ dimostrata ȱl’attività ȱanticancerogena ȱeȱantiossidante ȱ(Parodi, ȱ1994). ȱȱ

Il ȱ latte ȱ di ȱ Cabannina ȱ eȱ dunque ȱ iȱ suoi ȱ derivati ȱ pregiati ȱ sono ȱ risultati ȱ inoltre ȱ tracciabili ȱ grazie ȱad ȱanalisi ȱmolecolari ȱrealizzate ȱcon ȱapproccio ȱprobabilistico ȱ(Crepaldi ȱet ȱal, ȱ2003; ȱ

Mariani ȱet ȱal., ȱ2005). ȱȱ

La ȱCabannina ȱèȱun’ottima ȱpascolatrice: ȱil ȱsistema ȱdi ȱallevamento ȱtradizionale ȱprevedeva ȱȱ stabulazione ȱfissa ȱinvernale ȱeȱpascolo ȱprimaverile ȱestivo. ȱIn ȱbase ȱaȱquesto ȱla ȱCabannina ȱ ha ȱ conservato ȱ un ȱ elevata ȱ stagionalità ȱ dei ȱ parti ȱ eȱ delle ȱ produzioni: ȱ ȱ ai ȱ parti, ȱ che ȱ avvengono ȱ in ȱ marzo Ȭaprile, ȱ seguono ȱ iȱ due ȱ mesi ȱ di ȱ massima ȱ produzione ȱ di ȱ latte, ȱ in ȱ maggio Ȭgiugno, ȱ quando ȱ iȱ foraggi ȱ sono ȱ più ȱ abbondanti ȱ sulle ȱ aree ȱ impervie ȱ eȱ ricche ȱ di ȱ arbusti ȱ della ȱ piana ȱ di ȱ Cabanne. ȱ Le ȱ gambe ȱ forti ȱ eȱ gli ȱ unghioni ȱ resistenti ȱ ȱ permettono ȱ inoltre ȱaȱquesto ȱbovino ȱdi ȱutilizzare ȱanche ȱle ȱzone ȱad ȱelevatissima ȱpendenza. ȱAll’inizio ȱ della ȱ stagione ȱ di ȱ pascolo ȱ iȱ bovini ȱ vengono ȱ quindi ȱ condotti ȱ nelle ȱ zone ȱ più ȱ impervie ȱ mentre ȱ vengono ȱ affienati ȱ iȱ prati ȱ delle ȱ zone ȱ pedemontane. ȱ Di ȱ questi ȱ prati ȱ vengono ȱ poi ȱ pascolati ȱiȱricacci. ȱL’alimentazione ȱinvernale ȱdell’animale ȱsi ȱbasa ȱsu ȱforaggio ȱaȱvolontà ȱ

(circa ȱ12 ȱkg ȱal ȱgiorno) ȱed ȱun’integrazione ȱdi ȱfarina ȱdi ȱcereali ȱeȱcrusca, ȱmai ȱsuperiore ȱai ȱ5Ȭ

6ȱkg ȱal ȱgiorno. ȱNelle ȱfasi ȱdi ȱmonta ȱlattea ȱpresso ȱgli ȱallevatori ȱsi ȱfa ȱancora ȱuso ȱdi ȱrimedi ȱ popolari ȱ quali ȱ semi ȱ di ȱ lino, ȱ fave ȱ cotte ȱ eȱ castagne. ȱ Nell’enumerazione ȱ delle ȱ qualità ȱ di ȱ questo ȱ animale ȱ la ȱ FAO ȱ insiste ȱ sulla ȱ sua ȱ rusticità ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ l’alimentazione, ȱ indicando ȱ la ȱ razza ȱ come ȱ ottima ȱ utilizzatrice ȱ della ȱ crusca ȱ eȱ dei ȱ mangimi ȱ integrali ȱ

(efabis.net, ȱ24/09/2010). ȱ

Il ȱformaggio ȱdi ȱlatte ȱdi ȱsola ȱCabannina ȱ(FIG. ȱ4.2.3.5) ȱèȱconsiderato ȱuno ȱdei ȱprodotti ȱtipici ȱ di ȱpregio ȱdella ȱLiguria. ȱQuesto ȱformaggio, ȱchiamato ȱ“U ȱCabanin”, ȱèȱstato ȱper ȱla ȱprima ȱ

130   volta ȱ commercializzato ȱ col ȱ proprio ȱ marchio ȱ nel ȱ 2009. ȱ Questo ȱ formaggio ȱ monorazza ȱ èȱ commercializzato ȱ mediante ȱ filiera ȱ corta ȱ con ȱ marchio ȱ MCG ȱ (marchio ȱ collettivo ȱ geografico), ȱ di ȱ proprietà ȱ dell’APA ȱ di ȱ Genova. ȱ Il ȱ MCG ȱ èȱ un ȱ marchio ȱ di ȱ qualità ȱ che ȱ garantisce ȱla ȱprovenienza ȱgeografica ȱdel ȱprodotto ȱ(il ȱsolo ȱterritorio ȱamministrativo ȱdella ȱ provincia ȱ di ȱ Genova), ȱ la ȱ sua ȱ distinguibilità ȱ eȱ garanzia ȱ di ȱ qualità. ȱ Per ȱ il ȱ formaggio ȱ Uȱ

Cabanin ȱ sono ȱ stati ȱ creati ȱ un ȱ disciplinare ȱ di ȱ produzione ȱ basato ȱ sulle ȱ lavorazioni ȱ tradizionali ȱeȱun ȱregolamento ȱd’uso ȱdel ȱmarchio. ȱOttengono ȱil ȱmarchio ȱovviamente ȱsolo ȱ quei ȱ prodotti ȱ che ȱ rispecchiano ȱ il ȱ disciplinare. ȱ Secondi ȱ il ȱ disciplinare ȱ il ȱ formaggio ȱ di ȱ

Cabannina ȱdeve ȱderivare ȱda ȱ“latte ȱvaccino ȱprodotto ȱesclusivamente ȱda ȱbovine ȱdi ȱrazza ȱ

Cabannina ȱ allevate ȱ nella ȱ Provincia ȱ di ȱ Genova ȱ ed ȱ alimentate ȱ con ȱ foraggi ȱ freschi ȱ oȱ affienati ȱ prodotti ȱ nella ȱ zona ȱ di ȱ allevamento ȱ con ȱ integrazione ȱ di ȱ un ȱ 30% ȱ massimo ȱ di ȱ miscele ȱdi ȱconcentrati ȱ(crusca, ȱorzo, ȱmais, ȱfave, ȱpiselli, ȱminerali ȱeȱvitamine). ȱDeve ȱessere ȱ un ȱ prodotto ȱ di ȱ forma ȱ cilindrica ȱ con ȱ facce ȱ piane, ȱ con ȱ diametro ȱ dai ȱ 17 ȱ cm ȱ ai ȱ 19 ȱ cm ȱ eȱ altezza ȱ dai ȱ 7ȱ cm ȱ ai ȱ 9ȱ cm. ȱ Il ȱ peso ȱ varia ȱ dai ȱ 1200 ȱ gȱ ai ȱ 2000 ȱ g. ȱ La ȱ crosta ȱ èȱ sottile, ȱ giallo Ȭ avorio, ȱ tendente ȱ all’ambra ȱ con ȱ l’invecchiamento. ȱ La ȱ pasta ȱ èȱ compatta ȱ ed ȱ elastica, ȱ di ȱ colore ȱavorio ȱeȱcon ȱocchiature ȱirregolari. ȱSempre ȱsecondo ȱdisciplinare ȱnel ȱprodotto ȱfinale ȱ deve ȱessere ȱindividuabile ȱoltre ȱa“…un ȱsentore ȱlattico, ȱil ȱburro, ȱil ȱfieno, ȱiȱfiori ȱdi ȱcampo, ȱ talvolta ȱaccompagnati ȱda ȱnocciola ȱeȱmiele ȱnelle ȱforme ȱpiù ȱstagionate”. ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.3.5 ȱforma ȱdi ȱformaggio ȱUȱCabanin, ȱfoto ȱdi ȱValeria ȱLeoni, ȱ19.10.210 ȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

131   Prospettive ȱfuture ȱ

La ȱ“carta ȱvincente” ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱsembra ȱessere ȱil ȱsuo ȱcarattere ȱdi ȱ“razza ȱecologica” ȱaȱ tutti ȱ gli ȱ effetti, ȱ ovvero ȱ il ȱ suo ȱ evidente ȱ adattamento ȱ all’ambiente ȱ eȱ alle ȱ tecniche ȱ di ȱ allevamento ȱin ȱcui ȱsi ȱèȱevoluta. ȱÈȱun’ottima ȱpascolatrice, ȱiȱparti ȱsono ȱancora ȱfortemente ȱ stagionalizzati, ȱsopporta ȱil ȱpascolo ȱpovero ȱeȱad ȱelevata ȱpendenza. ȱIn ȱinverno ȱsi ȱadatta ȱaȱ un’integrazione ȱ aȱ base ȱ di ȱ crusca ȱ ed ȱ altri ȱ elementi ȱ “poveri”. ȱ Essa ȱ èȱ dunque ȱ un’ottima ȱ convertitrice ȱdelle ȱrisorse ȱlocali. ȱȱ

Il ȱ disciplinare ȱ del ȱ formaggio ȱ Uȱ Cabanin ȱ inoltre ȱ insiste ȱ sull’utilizzo ȱ delle ȱ risorse ȱ locali: ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto ȱ la ȱ materia ȱ prima ȱ deve ȱ essere ȱ “latte ȱ vaccino ȱ da ȱ bovine ȱ di ȱ razza ȱ

Cabannina ȱallevate ȱnella ȱProvincia ȱdi ȱGenova ȱed ȱalimentate ȱprevalentemente ȱcon ȱforaggi ȱ della ȱzona”. ȱ

Il ȱ prodotto ȱ monorazza, ȱ come ȱ in ȱ altri ȱ casi, ȱ può ȱ rappresentare ȱ una ȱ scelta ȱ strategica ȱ del ȱ piccolo ȱallevatore, ȱche ȱpunta ȱsulla ȱvendita ȱdi ȱalimenti ȱ“di ȱnicchia”, ȱdi ȱelevata ȱqualità ȱeȱ indiscussa ȱtracciabilità, ȱper ȱintegrare ȱil ȱproprio ȱreddito. ȱFondamentale ȱin ȱquesto ȱsenso ȱèȱ stato ȱ lo ȱ studio ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ dell’animale ȱ eȱ delle ȱ ottime ȱ caratteristiche ȱ nutritive ȱeȱtecnologiche ȱdel ȱsuo ȱlatte. ȱȱ

Concludendo, ȱpossiamo ȱdire ȱche ȱil ȱlatte ȱdi ȱCabannina ȱeȱiȱderivati ȱdi ȱquesto ȱsono ȱprodotti ȱ unici ȱeȱirripetibili, ȱed ȱosservare ȱche ȱla ȱrazza ȱCabannina ȱèȱportatrice ȱdi ȱcaratteri ȱpeculiari ȱ positivi ȱ da ȱ non ȱ perdere ȱ eȱ inoltre ȱ partecipa ȱ attivamente ȱ alla ȱ valorizzazione ȱ di ȱ un ȱ territorio ȱeȱdella ȱsua ȱtradizione ȱeȱcultura ȱgastronomica. ȱRagioni ȱscientifiche, ȱeconomiche ȱ eȱ sociali ȱ impongono ȱ quindi ȱ un’azione ȱ di ȱ salvaguardia ȱ di ȱ questa ȱ razza ȱ in ȱ via ȱ di ȱ estinzione. ȱȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

132   4.2.4 ȱModenese ȱȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

Le ȱ origini ȱ della ȱ Modenese ȱ sono ȱ piuttosto ȱ incerte. ȱ Iȱ primi ȱ documenti ȱ scritti ȱ che ȱ ne ȱ attestano ȱ la ȱ presenza ȱ risalgono ȱ all’Ottocento ȱ eȱ inizialmente ȱ la ȱ razza ȱ era ȱ denominata ȱ

Carpigiana, ȱ dal ȱ paese ȱ in ȱ cui ȱ avvenne ȱ l’originaria ȱ differenziazione ȱ di ȱ questi ȱ bovini ȱ aȱ mantello ȱchiaro ȱ(Salza ȱeȱBertoni, ȱ2005, ȱGalimberti, ȱ2007). ȱSi ȱipotizza ȱche ȱiȱbovini ȱdi ȱrazza ȱ

Modenese ȱ derivino ȱ dall’incrocio ȱ di ȱ razze ȱ dal ȱ mantello ȱ fromentino ȱ di ȱ ceppo ȱ iberico ȱ oȱ italico ȱcome ȱla ȱReggiana ȱeȱda ȱrazze ȱdi ȱceppo ȱPodolico ȱcome ȱla ȱRomagnola ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ

2008). ȱ L’ipotesi ȱ èȱ valida ȱ anche ȱ per ȱ la ȱ posizione ȱ del ȱ territorio ȱ di ȱ origine, ȱ ubicato ȱ tra ȱ

Reggio ȱ Emilia ȱ eȱ Bologna ȱ eȱ dal ȱ fatto ȱ che ȱ ancora ȱ oggi ȱ alcuni ȱ soggetti ȱ sul ȱ confine ȱ del ȱ

Ferrarese ȱ eȱ del ȱ Bolognese ȱ presentano ȱ colore ȱ del ȱ mantello, ȱ incornatura ȱ eȱ attitudini ȱ che ȱ ricordano ȱdi ȱpiù ȱ la ȱRomagnola ȱmentre ȱsul ȱconfine ȱdella ȱprovincia ȱdi ȱReggio ȱmostrano ȱ maggiore ȱsomiglianza ȱcon ȱla ȱReggiana. ȱȱ

Sebbene ȱ sull’Appennino ȱ Emiliano ȱ fossero ȱ tradizionalmente ȱ diffusi ȱ vari ȱ ecotipi ȱ dal ȱ mantello ȱ sauro, ȱ dalla ȱ fine ȱ dell’Ottocento ȱ la ȱ selezione ȱ si ȱ orientò ȱ su ȱ bovini ȱ di ȱ colore ȱ bianco, ȱperché ȱsecondo ȱgli ȱallevatori ȱquesto ȱtipo ȱera ȱriconosciuto ȱmaggiormente ȱadattato ȱ alla ȱtriplice ȱattitudine ȱ(Galimberti, ȱ2007, ȱBigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱIl ȱsuccesso ȱdel ȱnuovo ȱtipo ȱ fu ȱ tale ȱ che ȱ il ȱ nome ȱ da ȱ Carpigiana ȱ fu ȱ mutato ȱ in ȱ Modenese ȱ per ȱ indicarne ȱ l’aumento ȱ di ȱ diffusione ȱ nella ȱ zona ȱ eȱ divenne ȱ il ȱ nome ȱ ufficiale ȱ della ȱ razza ȱ nell’inchiesta ȱ agraria ȱ del ȱ

1880 ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱȱ

Durante ȱiȱprimi ȱanni ȱdel ȱNovecento ȱla ȱrazza ȱsi ȱera ȱdiffusa ȱanche ȱnelle ȱprovince ȱdi ȱReggio ȱ

Emilia, ȱ Bologna, ȱ Ferrara ȱ eȱ Mantova. ȱ Nella ȱ zona ȱ di ȱ Correggio ȱ assunse ȱ il ȱ nome ȱ di ȱ

Correggese ȱ mentre ȱ nel ȱ Mantovano ȱ la ȱ razza ȱ assunse ȱ il ȱ nome ȱ di ȱ Bianca ȱ Val ȱ Padana ȱ

(Galimberti, ȱ2007), ȱaȱtestimonianza ȱdell’ampia ȱdiffusione ȱin ȱtutta ȱla ȱpianura ȱPadana ȱfino ȱ agli ȱ Appennini; ȱ tale ȱ nome ȱ divenne ȱ quello ȱ ufficiale ȱ della ȱ razza ȱ nel ȱ 1935 ȱ con ȱ l’approvazione ȱ degli ȱ standard ȱ di ȱ razza ȱ da ȱ parte ȱ del ȱ ministero ȱ dell’agricoltura ȱ (Bigi ȱ eȱ

Zanon, ȱ2008) ȱed ȱèȱancora ȱoggi ȱutilizzato ȱin ȱalternanza ȱaȱquello ȱdi ȱModenese. ȱȱ

Il ȱdeclino ȱdella ȱrazza ȱiniziò ȱsubito ȱdopo ȱla ȱSeconda ȱGuerra ȱMondiale ȱeȱse ȱancora ȱnel ȱ1955 ȱ si ȱ stimava ȱ una ȱ popolazione ȱ di ȱ 200’000 ȱ capi ȱ attualmente ȱ la ȱ razza ȱ risulta ȱ in ȱ pericolo ȱ di ȱ estinzione, ȱcon ȱuna ȱpopolazione ȱdi ȱcirca ȱ800 ȱcapi .ȱ

133   Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

Il ȱperiodo ȱdi ȱmassima ȱdiffusione ȱdella ȱrazza ȱsi ȱebbe ȱdall’inizio ȱdel ȱNovecento ȱagli ȱanni ȱ

’40, ȱ il ȱ censimento ȱ del ȱ 1944 ȱ registrò ȱ una ȱ popolazione ȱ di ȱ 140 ȇ000 ȱ capi ȱ aȱ cui ȱ si ȱ aggiungevano ȱ100 ȇ000 ȱcapi ȱdell’ecotipo ȱoriginario ȱrazza ȱCarpigiana. ȱAttualmente ȱla ȱFAO ȱ stima ȱuna ȱpopolazione ȱdi ȱ826 ȱcapi ȱed ȱèȱin ȱstato ȱ“pericolo ȱcontrollato ”ȱin ȱquanto ȱsono ȱ presenti ȱprogetti ȱattivi ȱdi ȱsalvaguardia ȱ(efabis.net, ȱ2010 Ȭ10 Ȭ03). ȱil ȱlibro ȱgenealogico ȱdella ȱ razza ȱnacque ȱnel ȱ1957 ȱma ȱnel ȱ2005 ȱsi ȱappurò ȱche ȱla ȱpopolazione ȱera ȱridotta ȱaȱmeno ȱdi ȱ mille ȱcapi ȱeȱin ȱseguito ȱvenne ȱdunque ȱistituito ȱun ȱregistro ȱanagrafico ȱper ȱla ȱconservazione ȱ della ȱrazza. ȱȱ

Il ȱrecupero ȱdella ȱrazza ȱiniziò ȱcome ȱper ȱmolte ȱaltre ȱbovine ȱautoctone ȱnegli ȱanni ȱOttanta. ȱ

Attualmente ȱ la ȱ provincia ȱ di ȱ Modena ȱ ha ȱ avviato ȱ un ȱ progetto ȱ per ȱ salvaguardare ȱ eȱ valorizzare ȱquesta ȱrazza, ȱbasato ȱsull’elaborazione ȱdi ȱpiani ȱdi ȱaccoppiamento, ȱstoccaggio ȱ di ȱseme ȱeȱapplicazione ȱdi ȱtecniche ȱdi ȱembryo Ȭtransfert ȱ(Salza ȱeȱBertoni, ȱ2005). ȱL’iniziativa ȱ della ȱprovincia ȱdi ȱModena, ȱAssessorato ȱAgricoltura ȱeȱAlimentazione, ȱȱ prende ȱil ȱnome ȱdi ȱȱ

“Salviamo ȱla ȱModenese ”ȱeȱsi ȱcompone ȱprincipalmente ȱdi ȱdue ȱparti: ȱ una ȱparte ȱtecnica ȱ volta ȱ all’aumento ȱ dei ȱ capi ȱ eȱ alla ȱ conservazione ȱ genetica ȱ (mediante ȱ creazione ȱ di ȱ appropriati ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento, ȱ applicazione ȱ di ȱ tecniche ȱ innovative ȱ di ȱ embryo Ȭ transfert ȱ eȱ inseminazione ȱ artificiale) ȱ eȱ inoltre ȱ alla ȱ tracciabilità ȱ dei ȱ prodotti ȱ (carne ȱ eȱ

Parmigiano); ȱuna ȱparte ȱpromozionale ȱvolta ȱalla ȱdiffusione ȱdella ȱconoscenza ȱdella ȱrazza ȱ anche ȱ attraverso ȱ la ȱ collaborazione ȱ con ȱ importanti ȱ associazioni ȱ come ȱ Slow ȱ Food ȱ eȱ la ȱ partecipazione ȱ ad ȱ eventi ȱ eȱ mostre. ȱ Nella ȱ parte ȱ promozionale ȱ era ȱ prevista ȱ inoltre ȱ la ȱ creazione ȱdi ȱun ȱconsorzio ȱ(consorzio ȱValorizzazione ȱProdotti ȱRazza ȱBianca ȱValpadana ȱ–ȱ

Modenese) ȱche ȱha ȱeffettivamente ȱpreso ȱavvio ȱaȱpartire ȱdal ȱ2006 ȱeȱche ȱpotesse ȱgarantire ȱ un ȱcanale ȱdi ȱvendita ȱdiretta ȱdei ȱprodotti ȱdi ȱBianca ȱModenese. ȱ

La ȱ salvaguardia ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ èȱ stata ȱ sapientemente ȱ collegata ȱ alla ȱ valorizzazione ȱ della ȱ produzione ȱ tipica ȱ collegata ȱ aȱ questa ȱ razza, ȱ ovvero ȱ il ȱ parmigiano ȱ reggiano, ȱtradizionalmente ȱprodotto ȱcon ȱlatte ȱdi ȱrazza ȱReggiana ȱeȱModenese. ȱDal ȱ2005 ȱ viene ȱ prodotto ȱ Parmigiano ȱ Ȭȱ Reggiano ȱ da ȱ latte ȱ di ȱ Bianca ȱ val ȱ Padana ȱ eȱ la ȱ razza ȱ èȱ diventata ȱ un ȱ presidio ȱ Slow ȱ Food, ȱ mentre ȱ si ȱ prevede ȱ che ȱ il ȱ Parmigiano ȱ di ȱ Bianca ȱ Val ȱ

Padana ȱraggiungerà ȱil ȱmercato ȱnel ȱ2011 ȱ(presidislowfood.it, ȱ02/10/10). ȱ

ȱ

134   Descrizione ȱ

Èȱun ȱanimale ȱdi ȱconsiderevoli ȱdimensioni, ȱalto ȱal ȱgarrese ȱ155 ȱ–ȱ160 ȱcm ȱper ȱiȱmaschi ȱ(fig. ȱ

4.2.4.1) ȱeȱ145 Ȭ150 ȱcm ȱper ȱle ȱfemmine ȱ(fig. ȱ4.2.4.2). ȱIl ȱpeso ȱvaria ȱda ȱ800 ȱ–ȱ900 ȱkg ȱper ȱil ȱtori ȱ adulti ȱeȱ650 ȱkg ȱper ȱle ȱvacche ȱ(Summer ȱet ȱal., ȱ2002). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.4.1. ȱToro ȱdi ȱrazza ȱModenese. ȱAleandri ȱR., ȱ1984, ȱhttp:// dad.fao.org /ȱ

ȱ ȱ

Fig. ȱ4.2.4.2 ȱVacca ȱdi ȱrazza ȱModenese. ȱAleandri ȱR., ȱ1984, ȱhttp:// dad.fao.org /ȱ

ȱ ȱ

Mantello ȱ eȱ cute .ȱ Bianco ȱ latte ȱ nelle ȱ femmine, ȱ maschi ȱ con ȱ gradazioni ȱ grigie ȱ sul ȱ collo, ȱ le ȱ spalle, ȱ la ȱ coscia. ȱ Vitelli ȱ spesso ȱ con ȱ sfumature ȱ fromentine. ȱ Cute ȱ non ȱ ȱ pigmentata ȱ eȱ morbida, ȱfacilmente ȱdistaccabile. ȱȱ

Testa .ȱ La ȱ testa ȱ èȱ piuttosto ȱ leggera ȱ con ȱ profilo ȱ rettilineo ȱ oȱ leggermente ȱ concavo ȱ tra ȱ la ȱ fronte ȱeȱla ȱfaccia, ȱsincipite ȱpoco ȱrilevato. ȱFronte ȱampia ȱeȱcorta ȱnei ȱtori, ȱpiù ȱallungata ȱnelle ȱ

135   vacche, ȱocchi ȱgrandi ȱciglia ȱlunghe ȱeȱgrigie. ȱNarici ȱampie, ȱmusello ȱlargo ȱdal ȱcaratteristico ȱ colore ȱardesia ȱcon ȱdepigmentazione ȱcentrale ȱaȱVȱrovesciato. ȱMascelle ȱlarghe, ȱcorna ȱcorte, ȱ aȱsezione ȱellittica ȱuscenti ȱlateralmente, ȱaȱvolte ȱin ȱavanti ȱeȱleggermente ȱin ȱalto, ȱgiallognole ȱ con ȱpunta ȱnera. ȱȱ

Collo .ȱPiù ȱcorto ȱeȱmuscoloso ȱnei ȱtori, ȱgiogaia ȱpoco ȱpronunciata. ȱȱ

Tronco .ȱGarrese ȱpiù ȱmuscoloso ȱnei ȱtori. ȱDorso ȱlargo ȱeȱmuscoloso, ȱlungo ȱeȱlinea ȱdorsale ȱ rettilinea. ȱLombi ȱlarghi ȱeȱdi ȱmedia ȱlunghezza ȱben ȱattaccati ȱalla ȱregione ȱsacrale. ȱGroppa ȱ larga ȱeȱlunga, ȱpoco ȱinclinata. ȱCoda ȱsottile ȱeȱcon ȱfiocco ȱappena ȱoltre ȱil ȱgarretto, ȱdi ȱcolore ȱ nero. ȱPetto ȱmolto ȱampio ȱeȱmuscoloso. ȱ

Mammella ȱampia ȱeȱglobosa, ȱcon ȱpelle ȱfine ȱeȱvene ȱevidenti. ȱQuarti ȱregolari ȱcon ȱcapezzoli ȱ ben ȱdisposti ȱin ȱquadrato, ȱpiuttosto ȱsviluppati. ȱȱ

Arti. ȱ Ben ȱ diritti, ȱ con ȱ articolazioni ȱ ampie. ȱ Spalle ȱ muscolose ȱ eȱ ben ȱ aderenti. ȱ Cosce ȱ muscolose, ȱ specie ȱ nei ȱ tori, ȱ garretti ȱ asciutti. ȱ Pastoie ȱ corte ȱ eȱ forti. ȱ Iȱ piedi ȱ sono ȱ di ȱ media ȱ grandezza, ȱforti, ȱserrati ȱcon ȱunghioni ȱneri. ȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱmodenese ȱèȱconsiderata ȱdalla ȱFAO ȱuna ȱrazza ȱda ȱlatte .ȱIn ȱpassato ȱera ȱconsiderata ȱuna ȱ razza ȱ rustica ȱ aȱ triplice ȱ attitudine, ȱ con ȱ ottime ȱ performance ȱ in ȱ tutte ȱ eȱ tre ȱ le ȱ attitudini, ȱ particolarmente ȱadatta ȱanche ȱal ȱlavoro ȱnei ȱcampi ȱeȱper ȱquesto ȱmolto ȱapprezzata. ȱPerciò ȱ ha ȱ conservato ȱ una ȱ struttura ȱ robusta ȱ che ȱ la ȱ rende ȱ idonea ȱ aȱ sfruttare ȱ anche ȱ iȱ pascoli ȱ collinari ȱ eȱ caratteri ȱ di ȱ docilità ȱ che ȱ ne ȱ rendono ȱ possibile ȱ l’utilizzo ȱ anche ȱ per ȱ attività ȱ di ȱ fattoria ȱdidattica ȱeȱagriturismo, ȱcome ȱil ȱtraino ȱdi ȱcarri ȱeȱl’aratura ȱ(Salza ȱeȱBertoni, ȱ2005), ȱ nonché ȱl’uso ȱin ȱpiccole ȱaziende ȱbiologiche ȱche ȱutilizzano ȱla ȱforza ȱanimale. ȱ

Con ȱl’avvento ȱdei ȱtrattori ȱla ȱselezione ȱpuntò ȱsulla ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱeȱsoprattutto ȱdi ȱ latte. ȱLa ȱmedia ȱproduttiva ȱdi ȱlatte ȱper ȱlattazione ȱsi ȱattesta ȱsui ȱ5000 ȱkg ȱaȱlattazione, ȱcon ȱ apice ȱdi ȱproduzione ȱal ȱterzo ȱparto, ȱma ȱla ȱminore ȱproduttività ȱèȱcompensata ȱda ȱmaggiore ȱ fertilitàȱ eȱ rusticità ȱ che ȱ permettono ȱ alla ȱ vacca ȱ di ȱ restare ȱ in ȱ stalla ȱ fino ȱ aȱ 10 ȱ anni, ȱ dato ȱ impensabile ȱper ȱle ȱmoderne ȱbovine ȱad ȱalta ȱproduzione ȱ(Salza ȱeȱBertoni, ȱ2005). ȱ

Èȱ stato ȱ verificato ȱ che ȱ il ȱ latte ȱ di ȱ Modenese ȱ presenta ȱ caratteristiche ȱ peculiari ȱ che ȱ lo ȱ rendono ȱ distinguibile ȱ da ȱ quello ȱ prodotto ȱ da ȱ altre ȱ lattifere. ȱ Innanzitutto ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ caseina ȱ il ȱ latte ȱ di ȱ Modenese ȱ ne ȱ contiene ȱ circa ȱ 300 ȱ gȱ in ȱ più ȱ ogni ȱ 100 ȱ kg ȱ eȱ

136   inoltre ȱ risulta ȱ piuttosto ȱ elevato ȱ il ȱ rapporto ȱ caseina/proteina ȱ (79% ȱ contro ȱ iȱ 76,9% ȱ della ȱ

Frisona ȱ italiana), ȱ caratteristiche ȱ indubbiamente ȱ importanti ȱ sotto ȱ il ȱ profilo ȱ della ȱ trasformazione ȱcasearia ȱ(Mariani ȱet ȱal., ȱ2002). ȱ

Anche ȱ per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ le ȱ frazioni ȱ che ȱ costituiscono ȱ la ȱ caseina ȱ eȱ dunque ȱ l’aspetto ȱ della ȱ micella ȱ caseinica, ȱ ulteriore ȱ carattere ȱ importante ȱ nella ȱ caseificazione, ȱ il ȱ latte ȱ della ȱ

Modenese ȱ si ȱ dimostra ȱ peculiare. ȱ Nel ȱ genoma ȱ della ȱ Modenese ȱ c’è ȱ una ȱ maggiore ȱ incidenza ȱdell’allele ȱBȱdella ȱKȬcaseina ȱ(fig. ȱ4.2.4.3) ȱche ȱinfluisce ȱsulle ȱcapacità ȱdi ȱsintesi ȱdi ȱ questa ȱ componente. ȱ In ȱ particolare ȱ abbiamo ȱ un’incidenza ȱ del ȱ 50%, ȱ il ȱ doppio ȱ del ȱ 25% ȱ calcolato ȱper ȱla ȱFrisona ȱeȱsuperiore ȱperfino ȱal ȱ44% ȱdella ȱBruna ȱ(Mariani ȱet ȱal., ȱ2002). ȱ

ȱ

Fig. ȱ 4.2.4.3. ȱ Frequenza ȱ %ȱ delle ȱ varianti ȱ kȬcaseina ȱ nelle ȱ razze ȱ Frisona ȱ (FI), ȱ Bruna ȱ (BI), ȱ

Reggiana ȱ(RG) ȱeȱModenese ȱ(MO), ȱMariani ȱet ȱal., ȱ2002 ȱ

100% 90%  B 80% B B B 70% k.caseina  60% 50% varianti  40% A %   30% A A A 20%  10% Frequenza 0% FI BI RG MO ȱ ȱInoltre ȱ la ȱ caseina ȱ delle ȱ vacche ȱ di ȱ razza ȱ Modenese ȱ tende ȱ aȱ differenziarsi ȱ anche ȱ per ȱ un ȱ diverso ȱrapporto ȱtra ȱkȬcaseina ȱglicosilata ȱeȱnon ȱglicosilata ȱ(fig. ȱ4.2.4.4), ȱaspetto ȱche ȱpuò ȱ avere ȱriscontri ȱimportanti ȱnel ȱprocesso ȱdi ȱcoagulazione ȱpresamica ȱdel ȱlatte. ȱȱ

Fig. ȱ4.2.4.4 ȱpercentuale ȱdi ȱkȬcaseina ȱcontenete ȱzuccheri ȱil ȱlatti ȱdi ȱFrisona ȱ(FI), ȱBruna ȱ(BI), ȱ

Reggiana ȱ(RG) ȱeȱModenese ȱ(MO), ȱMariani ȱet ȱal., ȱ2002 ȱ

ȱ 52%

 50% tot  k  48% %  46% glicosilata  44% cas Ͳ

K 42% FI BI RG MO 137   Il ȱ latte ȱ di ȱ Modenese ȱ si ȱ differenzia ȱ inoltre ȱ per ȱ un ȱ maggior ȱ contenuto ȱ di ȱ ΅ s2 ȱ caseina ȱ rispetto ȱ ad ȱ altre ȱ razze ȱ come ȱ la ȱ Frisona ȱ ma ȱ anche ȱ la ȱ Reggiana ȱ eȱ la ȱ Bruna. ȱ Anche ȱ per ȱ quanto ȱriguarda ȱla ȱΆ –lattoglobulina ȱla ȱModenese ȱpresenta ȱuna ȱmaggiore ȱincidenza ȱdella ȱ variante ȱ Bȱ (72% ȱ contro ȱ il ȱ 54% ȱ della ȱ Frisona). ȱ Questa ȱ variante ȱ èȱ collegata ȱ sempre ȱ aȱ un ȱ latte ȱmaggiormente ȱricco ȱin ȱcaseine ȱ(Summer ȱet ȱal., ȱ2002). ȱȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ composizione ȱ minerale, ȱ altro ȱ aspetto ȱ importante ȱ durante ȱ la ȱ caseificazione, ȱ la ȱ Modenese ȱ contiene ȱ circa ȱ il ȱ 7% ȱ in ȱ più ȱ di ȱ calcio ȱ nei ȱ confronti ȱ della ȱ

Frisona ȱeȱsi ȱdistingue ȱanche ȱper ȱun ȱcontenuto ȱin ȱfosforo ȱparticolarmente ȱelevato, ȱpari ȱaȱ quasi ȱ52 ȱmg/100 ȱml ȱdi ȱlatte ȱrispetto ȱai ȱ48 ȱmg/100 ȱml ȱdella ȱFrisona ȱ(Mariani ȱet ȱal., ȱ2002). ȱ

Sebbene ȱ questo ȱ aspetto ȱ possa ȱ risultare ȱ un ȱ carattere ȱ positivo ȱ dal ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ nutrizionale, ȱinfluenza ȱl’equilibrio ȱtra ȱcaseina ȱeȱfosfato ȱdi ȱcalcio ȱcolloidale, ȱin ȱquanto ȱil ȱ latte ȱdi ȱModenese ȱdimostra ȱdi ȱpossedere ȱmeno ȱfosfato ȱdi ȱcalcio ȱcolloidale ȱper ȱunità ȱdi ȱ caseina ȱeȱquesto ȱaspetto ȱpotrebbe ȱinfluire ȱsull’attitudine ȱcasearia ȱdel ȱlatte. ȱ

Per ȱ quasi ȱ tutti ȱ gli ȱ altri ȱ aspetti ȱ invece, ȱ il ȱ latte ȱ di ȱ Modenese ȱ si ȱ dimostra ȱ particolarmente ȱ adatto ȱalla ȱcaseificazione: ȱil ȱmaggior ȱcontenuto ȱin ȱk–caseina ȱche ȱdetermina ȱla ȱformazione ȱ di ȱmicelle ȱpiù ȱpiccole ȱeȱreattive ȱal ȱcaglio ȱrispetto ȱaȱquelle ȱdel ȱlatte ȱdi ȱFrisona ȱ(diametro ȱ medio ȱ delle ȱ micelle ȱ di ȱ 62 ȱ nm ȱ rispetto ȱ ai ȱ 68 ȱ nm ȱ della ȱ frisona) ȱ eȱ acidità ȱ di ȱ titolazione ȱ particolarmente ȱ elevata, ȱ con ȱ alta ȱ frequenza ȱ di ȱ latti ȱ con ȱ acidità ȱ superiore ȱ ai ȱ 4,10°SH ȱ

(Mariani ȱet ȱal., ȱ2002). ȱ

Il ȱlatte ȱdi ȱModenese ȱpresenta ȱdunque ȱcaratteristiche ȱdel ȱtutto ȱparticolari ȱaȱdimostrazione ȱ delle ȱ sue ȱ molteplici ȱ peculiarità ȱ costitutive: ȱ coagula ȱ in ȱ tempi ȱ tendenzialmente ȱ lunghi ȱ

(sebbene ȱminori ȱdi ȱquelli ȱdei ȱlatti ȱdi ȱFrisona), ȱrassoda ȱpoco ȱper ȱcui ȱil ȱcoagulo ȱraggiunge ȱ una ȱconsistenza ȱminore ȱdi ȱquello ȱprodotto ȱcon ȱlatte ȱdi ȱBruna ȱeȱReggiana, ȱma ȱcomunque ȱ maggiore ȱdi ȱquello ȱdi ȱFrisona. ȱil ȱlatte ȱdi ȱModenese ȱtende ȱaȱformare ȱun ȱcoagulo ȱdi ȱtipo ȱ farinoso ȱapprezzabilmente ȱdiverso ȱda ȱquello ȱ“gelatinoso” ȱprodotto ȱcoi ȱlatti ȱdi ȱBruna ȱeȱ

Reggiana ȱ(Mariani ȱet ȱal., ȱ2002). ȱȱ

Per ȱ quando ȱ riguarda ȱ le ȱ caratteristiche ȱ nutrizionali, ȱ abbiamo ȱ già ȱ detto ȱ che ȱ il ȱ latte ȱ di ȱ

Modenese ȱ si ȱ caratterizza ȱ per ȱ un ȱ contenuto ȱ particolarmente ȱ elevato ȱ di ȱ fosforo. ȱ

Caratteristiche ȱimportanti ȱriguardano ȱanche ȱla ȱcomposizione ȱacidica ȱdei ȱgrassi ȱdel ȱlatte. ȱ

Èȱstato ȱverificato ȱinfatti ȱche ȱil ȱlatte ȱdi ȱModenese ȱsi ȱcaratterizza ȱper ȱun ȱmaggior ȱcontenuto ȱ di ȱacido ȱoleico, ȱun ȱacido ȱgrasso ȱinsaturo ȱed ȱessenziale, ȱrispetto ȱalla ȱFrisona. ȱPer ȱcontro ȱ

138   nella ȱ Frisona ȱ èȱ stato ȱ verificato ȱ una ȱ maggiore ȱ incidenza ȱ dell’acido ȱ palmitico, ȱ un ȱ acido ȱ grasso ȱsaturo ȱaȱlunga ȱcatena ȱ(Malacarne ȱet ȱal., ȱ2001) ȱmentre ȱnel ȱlatte ȱdi ȱModenese ȱvi ȱèȱ maggiore ȱincidenza ȱdegli ȱacidi ȱgrassi ȱsaturi ȱvolatili ȱsolubili ȱeȱinsolubili, ȱin ȱparticolare ȱil ȱ butirrico. ȱ

Il ȱprodotto ȱassociato ȱaȱquesta ȱrazza ȱèȱil ȱParmigiano ȱReggiano, ȱcome ȱindicato ȱanche ȱdalla ȱ

FAO, ȱtradizionalmente ȱprodotto ȱda ȱlatti ȱdi ȱBianca ȱval ȱPadana ȱeȱReggiana. ȱNell’ambito ȱ del ȱprogetto ȱavviato ȱdalla ȱprovincia ȱdi ȱModena ȱ“Salviamo ȱla ȱModenese” ȱcon ȱSlow ȱFood, ȱ l’APA ȱ di ȱ Modena ȱ eȱ alcuni ȱ allevatori ȱ di ȱ Bianca ȱ val ȱ Padana ȱ èȱ stato ȱ individuato ȱ un ȱ caseificio ȱsull’appennino ȱmodenese ȱdisponibile ȱad ȱeffettuare ȱla ȱlavorazione ȱdel ȱlatte ȱin ȱ una ȱ caldaia ȱ separata: ȱ la ȱ cooperativa ȱ casearia ȱ “Rosola” ȱ di ȱ Zocca ȱ eȱ nel ȱ 2005 ȱ èȱ stata ȱ prodotta ȱ la ȱ prima ȱ forma ȱ di ȱ Parmigiano ȱ da ȱ latte ȱ di ȱ sola ȱ Bianca ȱ Val ȱ Padana ȱ

(presidislowfood.it, ȱ03/10/2010). ȱL’iniziativa, ȱpartita ȱda ȱpochi ȱallevatori, ȱ oggi ȱcoinvolge ȱ una ȱ ventina ȱ di ȱ aziende ȱ eȱ un ȱ secondo ȱ caseificio, ȱ il ȱ Santa ȱ Rita ȱ di ȱ Serramazzoni, ȱ eȱ si ȱ prevede ȱche ȱle ȱforme ȱriusciranno ȱaȱraggiungere ȱil ȱmercato ȱnel ȱ2011 ȱ(presidislowfood.it, ȱ

03/10/10). ȱInoltre ȱdal ȱ2006 ȱgli ȱallevatori ȱdi ȱBianca ȱval ȱPadana ȱoltre ȱad ȱappartenere ȱaȱun ȱ presidio ȱsi ȱsono ȱriuniti ȱnel ȱconsorzio ȱValorizzazione ȱProdotti ȱRazza ȱBianca ȱValpadana Ȭ

Modenese ȱ(consorziobiancamodenese.it, ȱ03/10/10) ȱ

Il ȱParmigiano ȱèȱcreato ȱsecondo ȱregole ȱdi ȱdisciplinare, ȱcioè ȱcon ȱil ȱlatte ȱdi ȱdue ȱmungiture, ȱ lo ȱ scremato ȱ della ȱ sera ȱ eȱ quello ȱ intero ȱ del ȱ mattino, ȱ più ȱ siero Ȭinnesto ȱ eȱ caglio. ȱ La ȱ stagionatura ȱèȱprevista ȱdi ȱ24 ȱmesi, ȱle ȱcaratteristiche ȱal ȱtaglio ȱsono ȱuna ȱfrattura ȱconcoide ȱ senza ȱocchiatura, ȱcolore ȱpaglierino ȱeȱsapore ȱcaratteristico ȱdolce ȱeȱdelicato. ȱIl ȱpeso ȱdelle ȱ forme ȱvaria ȱdai ȱ35 ȱai ȱ42 ȱkg ȱ(consorziobiancamodenese.it, ȱ03/10/10). ȱOltre ȱal ȱparmigiano ȱ viene ȱprodotta ȱla ȱricotta ȱeȱdelle ȱcaciotte. ȱ

La ȱ Bianca ȱ Valpadana ȱ si ȱ differenzia ȱ dalla ȱ razza ȱ vicina ȱ Reggiana ȱ per ȱ una ȱ maggiore ȱ attitudine ȱalla ȱproduzione ȱdi ȱcarne, ȱfornendo ȱvitelloni ȱcon ȱcarni ȱdi ȱbuona ȱqualità ȱeȱcon ȱ rese ȱal ȱmacello ȱdel ȱ58–60%. ȱLa ȱrazza ȱpresenta ȱuna ȱnotevole ȱrusticità, ȱadattata ȱtanto ȱalle ȱ condizioni ȱ di ȱ pianura ȱ che ȱ di ȱ collina ȱ eȱ anche ȱ alle ȱ aree ȱ marginali ȱ montagnose ȱ dell’Appennino ȱ(efabis.net, ȱ03/10/10). ȱInfatti ȱiȱvitelli ȱanche ȱallevati ȱal ȱpascolo ȱpresentano ȱ un ȱincremento ȱmedio ȱgiornaliero ȱche ȱsi ȱaggira ȱintorno ȱaȱ1,1 ȱkg ȱ(Salza ȱeȱBertoni, ȱ2002). ȱIn ȱ questo ȱ modo ȱ possono ȱ essere ȱ utilizzati ȱ anche ȱ pascoli ȱ eȱ terreni ȱ marginali ȱ per ȱ l’allevamento ȱ di ȱ vitelli ȱ da ȱ ingrasso. ȱ La ȱ carne ȱ risulta ȱ inoltre ȱ dotata ȱ di ȱ buona ȱ sapidità ȱ eȱ

139   adeguata ȱ marezzatura, ȱ adatta ȱ aȱ cotture ȱ veloci ȱ (presidislowfood.it, ȱ 03/10/10). ȱ Anche ȱ la ȱ carcassa ȱdell’animale ȱaȱfine ȱcarriera ȱha ȱbuoni ȱrendimenti, ȱsuperiori ȱaȱquelli ȱdelle ȱrazze ȱ cosmopolite, ȱ eȱ può ȱ essere ȱ utilizzata ȱ per ȱ ricavare ȱ gli ȱ ingredienti ȱ tipici ȱ della ȱ cucina ȱ

Emiliana ȱtradizionale ȱper ȱla ȱpreparazione ȱdi ȱbolliti, ȱbrodi, ȱstracotti ȱeȱragù. ȱȱ

ȱȱȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

Il ȱ successo ȱ ottenuto ȱ con ȱ la ȱ Reggiana, ȱ che ȱ alle ȱ soglie ȱ del ȱ nuovo ȱ millennio ȱ èȱ finalmente ȱ uscita ȱ dallo ȱ stato ȱ di ȱ “pericolo” ȱ secondo ȱ la ȱ FAO, ȱ rende ȱ ottimisti ȱ anche ȱ sul ȱ recupero ȱ di ȱ quest’altra ȱ importante ȱ razza ȱ della ȱ Pianura ȱ Padana. ȱ Fondamentale ȱ sarà ȱ anche ȱ l’ottenimento ȱdel ȱpresidio ȱSlow ȱFood ȱnon ȱsolo ȱper ȱla ȱrazza ȱBianca ȱValpadana ȱma ȱanche ȱ per ȱ il ȱ prodotto ȱ da ȱ essa ȱ derivato, ȱ il ȱ Parmigiano ȱ –ȱ Reggiano ȱ di ȱ Bianca ȱ Modenese. ȱ Èȱ auspicabile ȱ quindi ȱ continuare ȱ nella ȱ valorizzazione ȱ della ȱ razza ȱ attraverso ȱ il ȱ prodotto ȱ tipico ȱ ad ȱ essa ȱ associato. ȱ Interessante ȱ èȱ anche ȱ la ȱ vendita ȱ diretta ȱ grazie ȱ all’attività ȱ consortile. ȱ Come ȱ per ȱ molte ȱ altre ȱ razze, ȱ fondamentale ȱ si ȱ rivela ȱ la ȱ conservazione ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico, ȱ ancora ȱ insolitamente ȱ ricco ȱ eȱ differenziato ȱ nonostante ȱ la ȱ scarsa ȱ numerosità. ȱDunque ȱèȱimperativa ȱl’adesione ȱdegli ȱallevatori ȱai ȱpiani ȱdi ȱaccoppiamento ȱeȱ l’applicazione ȱdi ȱmoderne ȱtecniche ȱd’inseminazione ȱartificiale. ȱ

Auspicabile ȱsarebbe ȱanche ȱun ȱapprofondito ȱstudio ȱdel ȱpatrimonio ȱgenetico ȱdella ȱrazza ȱ per ȱ meglio ȱ caratterizzarla ȱ aȱ creare ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ più ȱ precisi. ȱ Le ȱ più ȱ recenti ȱ tecniche ȱdi ȱingegneria ȱgenetica ȱsono ȱfondamentali ȱanche ȱper ȱgarantire ȱuna ȱpiù ȱaccurata ȱ tracciabilità ȱeȱgaranzia ȱda ȱeventuali ȱfrodi. ȱÈȱin ȱcorso ȱlo ȱstudio ȱdi ȱsistemi ȱdi ȱanalisi ȱdel ȱ

DNA, ȱ di ȱ cui ȱ particolarmente ȱ interessanti ȱ sono ȱ iȱ marcatori ȱ in ȱ geni ȱ che ȱ determinano ȱ il ȱ colore ȱ del ȱ mantello, ȱ uno ȱ dei ȱ principali ȱ caratteri ȱ che ȱ differenziano ȱ tra ȱ loro ȱ le ȱ razze. ȱ Le ȱ mutazioni ȱaȱlivello ȱdel ȱgene ȱMC1R ȱ(melanocortin ȱ1ȱreceptor) ȱper ȱesempio ȱsono ȱutili ȱin ȱ alcuni ȱcasi ȱper ȱescludere ȱoȱconfermare ȱl’impiego ȱdi ȱlatte ȱdi ȱuna ȱdeterminata ȱrazza ȱnella ȱ produzione ȱdi ȱun ȱprodotto ȱlattiero Ȭcaseario ȱ(Russo ȱet ȱal., ȱ2007). ȱIl ȱcaso ȱpiù ȱinteressante ȱsi ȱ

èȱrivelato ȱquello ȱdella ȱReggiana, ȱche ȱpresentando ȱun ȱallele ȱdenominato ȱ“e” ȱpraticamente ȱ fissato ȱ eȱ assente ȱ nelle ȱ altre ȱ razze ȱ allevate ȱ nella ȱ medesima ȱ zona ȱ geografica ȱ può ȱ essere ȱ utilizzato ȱper ȱidentificare ȱil ȱprodotto ȱmonorazza ȱdi ȱReggiana. ȱSebbene ȱper ȱla ȱModenese ȱ non ȱ si ȱ sia ȱ ancora ȱ identificata ȱ una ȱ variante ȱ polimorfica ȱ per ȱ tale ȱ allele ȱ che ȱ caratterizzi ȱ indiscutibilmente ȱil ȱprodotto, ȱsi ȱèȱverificato ȱcomunque ȱanche ȱin ȱaltre ȱrazze ȱl’affidabilità ȱ

140   del ȱmetodo ȱdi ȱtracciabilità ȱtramite ȱmarcatori ȱmolecolari ȱ(Ajmone ȱMarsan ȱet ȱal., ȱ2004). ȱLo ȱ studio ȱ dal ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ genetico ȱ della ȱ razza ȱ sarà ȱ quindi ȱ sicuramente ȱ importante ȱ in ȱ futuro ȱper ȱla ȱpossibilità ȱdi ȱapplicare ȱtecniche ȱdi ȱtracciabilità ȱtramite ȱmarcatori ȱmolecolari ȱ che ȱ ȱ possano ȱ valorizzare ȱ il ȱ prodotto ȱ di ȱ nicchia ȱ proveniente ȱ da ȱ questa ȱ razza ȱ aȱ limitata ȱ diffusione. ȱȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

141   4.2.5 ȱCalvana ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

Le ȱ origini ȱ paleontologiche ȱ della ȱ razza ȱ Calvana ȱ non ȱ sono ȱ del ȱ tutto ȱ certe. ȱ Un’ipotesi ȱ interessante ȱ èȱ che ȱ questa ȱ razza, ȱ insieme ȱ ad ȱ altre ȱ originarie ȱ dell’Italia ȱ centrale ȱ tra ȱ la ȱ

Toscana ȱeȱla ȱLiguria ȱ(Cabannina, ȱChianina ȱeȱMaremmana) ȱsia ȱgiunta ȱdal ȱvicino ȱOriente ȱ durante ȱ una ȱ migrazione ȱ comune ȱ via ȱ mare ȱ di ȱ uomini ȱ eȱ del ȱ loro ȱ bestiame, ȱ ipotesi ȱ supportata ȱ dal ȱ fatto ȱ che ȱ studi ȱ aȱ livello ȱ di ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ mitocondriale ȱ hanno ȱ evidenziato ȱuna ȱmaggiore ȱvicinanza ȱdel ȱgenoma ȱdella ȱCalvana ȱalla ȱpopolazione ȱdi ȱuro ȱ mediorientale ȱ piuttosto ȱ che ȱ aȱ quella ȱ europea. ȱ Èȱ interessante ȱ osservare ȱ anche ȱ che ȱ ȱ le ȱ moderne ȱ popolazioni ȱ di ȱ questa ȱ zona, ȱ corrispondente ȱ all’antica ȱ Etruria, ȱ presentano ȱ il ȱ medesimo ȱparallelismo, ȱessendo ȱpiù ȱvicine ȱgeneticamente ȱalle ȱpopolazioni ȱdell’Anatolia ȱ eȱdel ȱmedio ȱoriente ȱ(Achilli ȱet ȱal., ȱ2007). ȱȱ

Si ȱ può ȱ notare ȱ certo ȱ una ȱ notevole ȱ somiglianza ȱ con ȱ la ȱ Chianina ȱ eȱ ancora ȱ di ȱ più ȱ con ȱ la ȱ

Pasturina, ȱ una ȱ razza ȱ un ȱ tempo ȱ presente ȱ in ȱ tutto ȱ il ȱ Casentino ȱ eȱ oggi ȱ quasi ȱ del ȱ tutto ȱ riassorbita ȱ nella ȱ razza ȱ Chianina. ȱ Già ȱ in ȱ passato ȱ la ȱ Pasturina ȱ era ȱ considerata ȱ da ȱ alcuni ȱ non ȱuna ȱrazza ȱaȱsé ȱstante ȱma ȱsolamente ȱun ȱecotipo ȱmontano ȱdella ȱChianina. ȱAnche ȱla ȱ

Calvana ȱ in ȱ passato ȱ èȱ stata ȱ considerata ȱ una ȱ varietà ȱ di ȱ Chianina ȱ di ȱ montagna ȱ di ȱ dimensioni ȱ più ȱ ridotte ȱ (Borgioli ȱ 1956). ȱ Solo ȱ analisi ȱ molecolari ȱ moderne ȱ hanno ȱ potuto ȱ recentemente ȱ dimostrare ȱ che ȱ la ȱ Calvana ȱ èȱ una ȱ razza ȱ aȱ sé ȱ stante, ȱ sebbene ȱ strettamente ȱ imparentata ȱcon ȱla ȱChianina ȱ(Moretti ȱet ȱal., ȱ2001). ȱȱ

La ȱrazza, ȱsebbene ȱdistinguibile ȱgeneticamente ȱrisulta ȱtuttavia ȱstrettamente ȱimparentata ȱ alla ȱchianina ȱ(Negrini ȱet ȱal., ȱ2006; ȱ2007). ȱLa ȱsomiglianza ȱcon ȱla ȱChianina, ȱoltre ȱche ȱin ȱbase ȱ aȱun’origine ȱantica ȱcomune, ȱsi ȱpuò ȱ spiegare ȱcon ȱl’introduzione ȱricorrente, ȱalla ȱfine ȱdel ȱ

XIX ȱ secolo, ȱ di ȱ tori ȱ Chianini ȱ utilizzati ȱ come ȱ riproduttori ȱ sui ȱ bovini ȱ locali ȱ di ȱ ceppo ȱ podolico ȱ nei ȱ comuni ȱ di ȱ Prato, ȱ Montemurlo, ȱ Vaglia, ȱ Cantagallo, ȱ Vernio, ȱ Barberino ȱ di ȱ

Mugello ȱeȱSesto ȱfiorentino. ȱLo ȱscopo ȱdegli ȱallevatori ȱera ȱottenere ȱuna ȱrazza ȱche ȱriunisse ȱ in ȱsé ȱtutta ȱla ȱrobustezza, ȱl’attitudine ȱal ȱlavoro ȱeȱla ȱrusticità ȱdel ȱbestiame ȱpodolico ȱinsieme ȱ aȱuna ȱmaggiore ȱattitudine ȱaȱprodurre ȱcarne ȱ(Sargentini ȱet ȱal., ȱ2006). ȱAncora ȱoggi ȱrispetto ȱ alla ȱ Chianina ȱ la ȱ Calvana ȱ si ȱ presenta ȱ più ȱ “robusta”, ȱ con ȱ una ȱ lunghezza ȱ della ȱ coscia ȱ minore ȱ ed ȱ una ȱ relativamente ȱ maggiore ȱ profondità ȱ toracica, ȱ ad ȱ indicare ȱ un ȱ tipo ȱ

142   morfologico ȱpiù ȱrobusto ȱeȱadatto ȱagli ȱambienti ȱdi ȱmontagna ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱLa ȱ presenza ȱnel ȱmantello ȱdi ȱalcuni ȱcapi ȱdi ȱregioni ȱgrigiastre ȱper ȱla ȱpresenza, ȱaccanto ȱai ȱpeli ȱ bianchi ȱdominanti, ȱdi ȱpeli ȱneri ȱsoprattutto ȱsulle ȱspalle ȱeȱsul ȱcollo ȱèȱinvece ȱtestimonianza ȱ dell’influsso ȱ dei ȱ ceppi ȱ podolici ȱ appenninici ȱ come ȱ la ȱ Romagnola ȱ di ȱ monte ȱ oȱ la ȱ

Maremmana ȱ di ȱ monte. ȱ Nel ȱ 1930 ȱ uno ȱ dei ȱ difetti ȱ più ȱ gravi ȱ era ȱ considerato ȱ la ȱ conformazione ȱdella ȱtesta ȱpiù ȱsimile ȱalla ȱRomagnola ȱ(i ȱvitelli ȱ“buttavano ȱtroppo ȱla ȱtesta ȱ alla ȱ Romagnola”). ȱ Oltre ȱ aȱ ciò, ȱ anche ȱ le ȱ dimensioni ȱ somatiche ȱ complessive, ȱ l’ampiezza ȱ del ȱ torace ȱ eȱ la ȱ lodevole ȱ rusticità ȱ denunciano ȱ una ȱ forte ȱ influenza ȱ dei ȱ ceppi ȱ podolici ȱ antichi ȱ (Sargentini ȱ et ȱ al., ȱ 2006). ȱ La ȱ razza ȱ Calvana ȱ risulta ȱ quindi ȱ da ȱ un ȱ miscuglio ȱ di ȱ sangue ȱromagnolo, ȱchianino ȱeȱpodolico. ȱL’origine ȱdella ȱCalvana ȱcome ȱ“sintesi” ȱdelle ȱtre ȱ razze ȱnominate ȱsarebbe ȱcomunque ȱmolto ȱanteriore ȱal ȱXIX ȱsecolo, ȱin ȱquanto ȱla ȱpresenza ȱ di ȱquesti ȱtre ȱbovini ȱtra ȱEmilia ȱeȱToscana ȱèȱdocumentata ȱfin ȱdal ȱMedioevo. ȱSecondo ȱalcuni ȱ

Autori ȱuna ȱformella ȱdel ȱcampanile ȱdi ȱGiotto ȱaȱFirenze ȱ(XIII ȱsec.) ȱrappresenta ȱdue ȱbuoi ȱ intenti ȱaȱtirare ȱl’aratro ȱle ȱcui ȱcaratteristiche ȱmorfologiche ȱsono ȱquelle ȱdell’attuale ȱCalvana ȱ

(Ciampi, ȱ1992). ȱȱ

Il ȱmassimo ȱsviluppo ȱdella ȱCalvana ȱèȱstato ȱaȱcavallo ȱtra ȱil ȱXIX ȱeȱil ȱXX ȱsecolo, ȱquando ȱse ȱne ȱ apprezzavano ȱl’adattabilità ȱalle ȱzone ȱimpervie ȱdegli ȱAppennini, ȱla ȱdocilità, ȱl’attitudine ȱ dinamica. ȱIn ȱseguito ȱse ȱne ȱapprezzò ȱanche ȱl’attitudine ȱdella ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱeȱnegli ȱ anni ȱin ȱcui ȱ cominciavano ȱaȱdiffondere ȱle ȱrazze ȱcosmopolite, ȱnella ȱzona ȱdi ȱPrato ȱvenne ȱ creato ȱ il ȱ “consorzio ȱ Zootecnico ȱ di ȱ Prato”, ȱ vennero ȱ ideati ȱ un ȱ programma ȱ per ȱ il ȱ miglioramento ȱgenetico ȱeȱla ȱvalorizzazione ȱdelle ȱproduzioni ȱdi ȱCalvana ȱeȱvenne ȱistituito ȱ il ȱ Libro ȱ Genealogico ȱ della ȱ razza ȱ Calvana ȱ (Balducci, ȱ 1920) ȱ .ȱ Tuttavia, ȱ non ȱ essendo ȱ tale ȱ iniziativa ȱsupportata ȱda ȱlegislazione ȱnazionale, ȱl’utilizzo ȱcontinuo ȱdi ȱtori ȱchianini ȱcome ȱ miglioratori ȱportò ȱaȱuna ȱsempre ȱmaggiore ȱsomiglianza ȱdella ȱCalvana ȱcon ȱla ȱChianina ȱeȱ nel ȱ 1935, ȱ con ȱ il ȱ Decreto ȱ Ministeriale ȱ del ȱ 7ȱ agosto, ȱ tutti ȱ iȱ ceppi ȱ di ȱ Chianina ȱ vennero ȱ assorbiti ȱ nel ȱ Libro ȱ Genealogico ȱ della ȱ Chianina. ȱ Questo ȱ portò ȱ ovviamente ȱ aȱ un ȱ deprezzamento ȱ delle ȱ caratteristiche ȱ proprie ȱ della ȱ Calvana, ȱ che ȱ diventò ȱ sempre ȱ di ȱ più ȱ una ȱrazza ȱmarginale ȱeȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

143   Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

La ȱrazza ȱCalvana ȱha ȱavuto ȱla ȱsua ȱmassima ȱdiffusione ȱaȱmetà ȱdegli ȱanni ȱTrenta, ȱin ȱcui ȱla ȱ popolazione ȱraggiungeva ȱuna ȱconsistenza ȱdi ȱquasi ȱ30.000 ȱcapi ȱ(Sargentini ȱet ȱal, ȱ2006). ȱIn ȱ seguito ȱèȱiniziato ȱil ȱsuo ȱdeclino, ȱrasentando ȱl’estinzione ȱnel ȱ1983, ȱquando ȱil ȱCNR ȱcensì ȱ solamente ȱ 61 ȱ capi ȱ di ȱ questo ȱ animale. ȱ Al ȱ 2008, ȱ secondo ȱ iȱ dati ȱ della ȱ FAO, ȱ esisteva ȱ una ȱ popolazione ȱ di ȱ 373 ȱ capi ȱ eȱ la ȱ razza ȱ èȱ classificata ȱ nella ȱ categoria ȱ “ȱ in ȱ situazione ȱ critica ȱ controllata ”, ȱ perché ȱ sebbene ȱ esista ȱ il ȱ rischio ȱ di ȱ estinzione ȱ èȱ riconosciuta ȱ l’esistenza ȱ di ȱ progetti ȱdi ȱrecupero ȱ(efabis.net, ȱ26/09/2010). ȱ

L’istituzione ȱdel ȱRepertorio ȱdelle ȱRisorse ȱGenetiche ȱanimali ȱautoctone ȱdella ȱToscana ȱcon ȱ la ȱ legge ȱ LR ȱ 50/97 ȱ “Tutela ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche ȱ autoctone” ȱ ha ȱ contribuito ȱ in ȱ materia ȱ determinante ȱ al ȱ recupero ȱ attualmente ȱ in ȱ corso ȱ della ȱ Calvana. ȱ Questa ȱ legge ȱ seguiva ȱ le ȱ iniziative ȱ nazionali ȱ degli ȱ anni ȱ Ottanta ȱ eȱ l’istituzione ȱ del ȱ Registro ȱ Anagrafico ȱ delle ȱ

Bovine ȱAutoctone ȱeȱGruppi ȱEtnici ȱaȱLimitata ȱDiffusione ȱdell’AIA ȱeȱfu ȱaȱsua ȱvolta ȱseguita ȱ dalla ȱ LR ȱ 64/04 ȱ “Tutela ȱ del ȱ patrimonio ȱ di ȱ razze ȱ eȱ varietà ȱ locali ȱ di ȱ interesse ȱ agrario, ȱ zootecnico ȱeȱforestale”, ȱperfezionata ȱdall’esperienza ȱmaturata ȱin ȱambito ȱdi ȱsalvaguardia ȱ rispetto ȱ alla ȱ normativa ȱ precedente. ȱ Strumenti ȱ innovativi ȱ si ȱ sono ȱ rivelati ȱ la ȱ “rete ȱ di ȱ conservazione ȱ eȱ sicurezza ȱ delle ȱ risorse ȱ genetiche” ȱ che ȱ affianca ȱ iȱ già ȱ esistenti ȱ repertori ȱ regionali. ȱLa ȱrete, ȱdi ȱcui ȱfanno ȱparte ȱsoggetti ȱsia ȱpubblici ȱche ȱprivati, ȱcoltivatori ȱcustodi ȱeȱ banche ȱdel ȱgermoplasma, ȱsvolge ȱcompiti ȱdiretti ȱaȱmantenere ȱin ȱvita ȱle ȱrisorse ȱgenetiche ȱaȱ rischio ȱdi ȱestinzione ȱattraverso ȱla ȱconservazione ȱin ȱsitu ,ȱex ȱsitu ȱeȱla ȱpromozione. ȱ

L’ARSIA ȱ Toscana ȱ in ȱ collaborazione ȱ con ȱ le ȱ università ȱ di ȱ Pisa ȱ eȱ Firenze, ȱ le ȱ comunità ȱ montane, ȱ la ȱ province ȱ (in ȱ particolare ȱ quella ȱ di ȱ Prato) ȱ eȱ le ȱ associazioni ȱ di ȱ allevatori ȱ ha ȱ promosso ȱeȱfinanziato ȱun’intensa ȱattività ȱdi ȱricerca ȱeȱsperimentazione ȱper ȱcompletare ȱil ȱ quadro ȱ conoscitivo ȱ di ȱ ciascuna ȱ razza/varietà ȱ eȱ le ȱ produzioni ȱ ad ȱ essa ȱ legate ȱ per ȱ incentivarne ȱ lo ȱ sviluppo ȱ eȱ la ȱ salvaguardia ȱ (“Salvaguardia ȱ eȱ Valorizzazione ȱ del ȱ patrimonio ȱzootecnico ȱautoctono ȱdella ȱregione ȱToscana” ȱARSIA ȱ2004). ȱLa ȱstrategia ȱarea ȱ geografica Ȭtipo ȱ genetico Ȭproduzioni ȱ si ȱ rivela ȱ infatti ȱ sempre ȱ un ȱ trinomio ȱ vincente, ȱ che ȱ salvaguarda, ȱoltre ȱalla ȱrazza, ȱla ȱstoria, ȱla ȱtradizione, ȱl’ambiente ȱdi ȱun ȱterritorio. ȱȱ

ȱ

ȱ

ȱ

144   Descrizione ȱ

Èȱun ȱbovino ȱdi ȱtaglia ȱmedio ȱgrande: ȱl’altezza ȱal ȱgarrese ȱèȱdi ȱcirca ȱ155 ȱcm ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱ

145 ȱcm ȱper ȱle ȱfemmine ȱ(più ȱiȱ5ȱcm ȱdella ȱ“gobba”) ȱmentre ȱil ȱpeso ȱèȱdi ȱ950 Ȭ1100 ȱkg ȱper ȱiȱ maschi ȱ(fig. ȱ4.2.5.1) ȱeȱ650 Ȭ750 ȱkg ȱper ȱle ȱfemmine. ȱȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.5.1. ȱToro ȱdi ȱrazza ȱCalvana, ȱCatilloȱG. ȱ2002, ȱhttp://dad.fao.org/ ȱ

ȱ ȱ

Mantello ȱ eȱ cute: ȱ il ȱ mantello ȱ èȱ fromentino ȱ nei ȱ vitelli, ȱ bianco ȱ porcellana ȱ negli ȱ adulti ȱ (peli ȱ bianchi ȱsu ȱcute ȱardesia). ȱNei ȱtori ȱsi ȱpossono ȱriscontrare ȱsfumature ȱgrigie ȱsul ȱdorso ȱeȱsul ȱ collo, ȱsulle ȱocchiaie. ȱLa ȱpelle ȱèȱsottile ȱeȱmorbida, ȱfacilmente ȱsollevabile ȱcon ȱabbondante ȱ connettivo ȱsottocutaneo. ȱȱ

Testa .ȱNelle ȱvacche ȱleggera ȱed ȱespressiva, ȱnel ȱtoro ȱpiù ȱcorta ȱcon ȱarcate ȱsopraorbitali ȱpiù ȱ pronunciate. ȱ Profilo ȱ fronto Ȭnasale ȱ abbastanza ȱ diritto, ȱ fronte ȱ ampia ȱ con ȱ marcata ȱ depressione ȱ centrale. ȱ Occhi ȱ con ȱ contorno ȱ scuro, ȱ vivaci, ȱ aȱ fiorȱ di ȱ testa. ȱ Orecchie ȱ di ȱ dimensione ȱ normale ȱ con ȱ padiglione ȱ sottile. ȱ Narici ȱ ampie, ȱ musello ȱ nero, ȱ mascelle ȱ forti; ȱ corna ȱcorte, ȱaȱsezione ȱellittica, ȱdirette ȱlateralmente ȱeȱin ȱavanti. ȱȱ

Collo .ȱ Corto ȱ eȱ muscolo ȱ nei ȱ tori, ȱ con ȱ gibbosità ȱ pronunciata. ȱ Più ȱ lungo ȱ eȱ ricco ȱ di ȱ pieghe ȱ cutanee ȱnella ȱfemmina. ȱGiogaia ȱleggera. ȱ

Tronco .ȱTronco ȱdi ȱforma ȱpiuttosto ȱcilindrica. ȱIl ȱgarrese ȱèȱleggermente ȱpiù ȱalto ȱdel ȱdorso, ȱ muscoloso. ȱ Spalle, ȱdorso ȱeȱlombi ȱ muscolosi, ȱtorace ȱampio ȱeȱprofondo, ȱcon ȱcostato ȱben ȱ arcuato. ȱ Groppa ȱ larga, ȱ sviluppata ȱ in ȱ lunghezza ȱ eȱ larghezza. ȱ Coda ȱ regolare, ȱ non ȱ sopraelevata, ȱsottile ȱeȱpiuttosto ȱcorta. ȱMammella ȱben ȱsviluppata, ȱcon ȱquarti ȱuniformi ȱeȱ capezzoli ȱsviluppati, ȱvene ȱevidenti. ȱȱ

145   Arti. ȱ Appiombi ȱ regolari. ȱ Arti ȱ anteriori ȱ muscolosi, ȱ con ȱ braccio ȱ corto ȱ eȱ avambraccio ȱ di ȱ media ȱlunghezza. ȱGinocchi ȱlarghi, ȱstinchi ȱbrevi ȱeȱrobusti, ȱcon ȱtendini ȱevidenti. ȱCosce ȱeȱ natica ȱ ben ȱ sviluppati, ȱ aȱ profilo ȱ convesso ȱ nei ȱ maschi, ȱ più ȱ rettilineo ȱ nelle ȱ femmine. ȱ

Garretti ȱlarghi ȱeȱdi ȱgiusta ȱapertura, ȱstinchi ȱbrevi, ȱrobusti ȱeȱcon ȱtendini ȱmarcati. ȱPiedi ȱcon ȱ unghione ȱnero, ȱforti, ȱresistenti, ȱcompatti ȱeȱben ȱserrati. ȱȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱ Calvana, ȱ che ȱ in ȱ passato ȱ era ȱ una ȱ razza ȱ anche ȱ ad ȱ attitudine ȱ dinamica, ȱ attualmente ȱ èȱ classificata ȱ dalla ȱ FAO ȱ come ȱ razza ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ carne .ȱ L’incremento ȱ medio ȱ giornaliero ȱsi ȱèȱrivelato ȱdiscreto ȱ(mediamente ȱ1,1 ȱkg/d) ȱcosì ȱcome ȱla ȱresa ȱal ȱmacello ȱpari ȱaȱ

59,2%, ȱ solo ȱ leggermente ȱ inferiore ȱ aȱ quella ȱ della ȱ Chianina ȱ (ARSIA ȱ Toscana, ȱ 2007). ȱ La ȱ trascurabile ȱdifferenza ȱal ȱmacello ȱèȱperò ȱcompensata ȱdall’elevata ȱrusticità ȱdella ȱrazza. ȱȱ

La ȱCalvana ȱèȱinfatti ȱun’ottima ȱpascolatrice ȱeȱperfino ȱutilizzatrice ȱin ȱforesta ȱdi ȱparti ȱedibili ȱ delle ȱ essenze ȱ forestali ȱ come ȱ ricaccio ȱ eȱ foglie. ȱ Il ȱ binomio ȱ animale Ȭambiente ȱ viene ȱ valorizzato ȱal ȱmassimo ȱdalla ȱpresenza ȱdi ȱrazze ȱrustiche ȱautoctone ȱcome ȱla ȱCalvana, ȱche ȱ possono ȱutilizzare ȱal ȱmeglio ȱciò ȱche ȱuna ȱgestione ȱestensiva ȱfornisce ȱloro ȱ(Goracci ȱet ȱal., ȱ

2009). ȱ La ȱ tipologia ȱ di ȱ allevamento ȱ principale ȱ della ȱ Calvana ȱ èȱ infatti ȱ quella ȱ di ȱ tipo ȱ estensivo ȱeȱsemi Ȭestensivo ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱȱȱ

Viene ȱ allevata ȱ attualmente ȱ in ȱ aziende ȱ agricole ȱ di ȱ medio ȱ grandi ȱ dimensioni, ȱ dotate ȱ di ȱ pascolo ȱ eȱ bosco ȱ (fig. ȱ 4.2.5.2), ȱ dove ȱ vengono ȱ prevalentemente ȱ allevate ȱ allo ȱ stato ȱ semibrado ȱ con ȱ stabulazione ȱ solo ȱ nei ȱ mesi ȱ più ȱ rigidi ȱ (la ȱ stagione ȱ del ȱ pascolo ȱ dura ȱ da ȱ marzo Ȭaprile ȱ aȱ novembre Ȭdicembre) ȱ eȱ limitatissima ȱ integrazione, ȱ aȱ volte ȱ autoprodotta ȱ

(Lorenzini ȱet ȱal., ȱ2005, ȱARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱ

ȱ

Fig.4.2.5.2. ȱdestinazione ȱdella ȱsuperficie ȱagricola ȱnegli ȱallevamenti ȱdi ȱCalvana, ȱLorenzini ȱ et ȱal., ȱ2005 ȱ

altro;  pascolo;  35,55 32,73

bosco;  foraggio 19,49 ;12,23 ȱ

146   Le ȱ mandrie ȱ sono ȱ ancora ȱ piuttosto ȱ piccole ȱ eȱ allevate ȱ insieme ȱ ad ȱ altre ȱ razze/specie. ȱ La ȱ maggior ȱ parte ȱ degli ȱ allevamenti ȱ si ȱ occupa ȱ della ȱ produzione ȱ di ȱ riproduttori, ȱ in ȱ alternativa ȱla ȱproduzione ȱdi ȱgiovani ȱtori ȱda ȱdestinare ȱal ȱmacello ȱaȱ21 ȱmesi, ȱmediamente ȱaȱ circa ȱ500 ȱkg ȱdi ȱpeso ȱ(Lorenzini ȱet ȱal. ȱ2005, ȱARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱ

Le ȱ carni ȱ della ȱ Calvana ȱ sono ȱ di ȱ ottima ȱ qualità, ȱ paragonabili ȱ aȱ quelli ȱ della ȱ Chianina ȱ nonostante ȱla ȱmaggiore ȱrusticità ȱdella ȱCalvana ȱrispetto ȱaȱquesta. ȱȱ

Le ȱrese ȱsono ȱleggermente ȱinferiori ȱma ȱiȱparametri ȱdi ȱconformazione ȱeȱadiposità ȱrisultano ȱ uguali ȱ aȱ quelli ȱ della ȱ Chianina ȱ se ȱ non ȱ superiori. ȱ Osservando ȱ iȱ parametri ȱ fisici, ȱ la ȱ tenerezza ȱdella ȱcarne ȱrisulta ȱaddirittura ȱsuperiore ȱaȱquella ȱdi ȱChianina ȱeȱrisulta ȱminore ȱ la ȱcapacità ȱdi ȱritenzione ȱidrica ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱȱ

Il ȱcontenuto ȱin ȱsostanza ȱsecca ȱèȱleggermente ȱpiù ȱelevato ȱche ȱnella ȱChianina ȱper ȱminor ȱ contenuto ȱ in ȱ acqua ȱ eȱ maggiore ȱ percentuale ȱ di ȱ protidi ȱ grezzi. ȱ Il ȱ contenuto ȱ in ȱ grassi ȱ èȱ modesto, ȱ paragonabile ȱ aȱ quello ȱ delle ȱ altre ȱ carni ȱ pregiate. ȱ Un ȱ carattere ȱ di ȱ gran ȱ pregio ȱ della ȱ carne ȱ di ȱ bovini ȱ di ȱ razza ȱ Calvana ȱ èȱ il ȱ contenuto ȱ di ȱ colesterolo ȱ totale, ȱ veramente ȱ basso ȱ(circa ȱ26,62 ȱmg ȱsu ȱ100 ȱgȱdi ȱcarne ȱcontro ȱiȱ53 ȱmg ȱsu ȱ100 ȱgȱdi ȱcarne ȱdella ȱChianina) ȱeȱ ai ȱ limiti ȱ inferiori ȱ rispetto ȱ alle ȱ carni ȱ di ȱ bovine ȱ apprezzate ȱ per ȱ questo ȱ carattere ȱ (ARSIA ȱ

Toscana, ȱ2007). ȱIn ȱquesta ȱrazza ȱnon ȱmigliorata ȱpermane ȱun ȱtipo ȱdi ȱfibra ȱcaratterizzato ȱda ȱ una ȱminor ȱquantità ȱdi ȱcolesterolo, ȱaspetto ȱamplificato ȱdall’attività ȱdi ȱpascolamento. ȱȱ

Inoltre ȱ gli ȱ acidi ȱ miristico ȱ eȱ palmitico, ȱ considerati ȱ dannosi ȱ da ȱ recenti ȱ ricerche, ȱ sono ȱ pochissimo ȱ rappresentati ȱ ed ȱ esibiscono ȱ valori ȱ analoghi ȱ alla ȱ Chianina ȱ (ARSIA ȱ Toscana, ȱ

2007). ȱȱ

Un ȱ carattere ȱ negativo ȱ risulta ȱ il ȱ rapporto ȱ Ν 6/ Ν3, ȱ superiore ȱ ai ȱ parametri ȱ solitamente ȱ consigliati ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱȱ

Recenti ȱstudi ȱstanno ȱdimostrando ȱl’importante ȱazione ȱbiologica ȱdi ȱquesti ȱacidi ȱgrassi ȱeȱ pare ȱche ȱgli ȱΝ 6ȱsiano ȱantagonisti ȱdegli ȱΝ 3, ȱacidi ȱgrassi ȱpolinsaturi ȱcon ȱdimostrati ȱeffetti ȱ sull’aterogenesi, ȱsull’infiammazione, ȱsulla ȱtrombosi ȱeȱiȱdanni ȱal ȱcuore, ȱsulla ȱgravidanza ȱ

(De ȱ Caterina ȱ eȱ Madonna, ȱ 2010, ȱ Reece ȱ et ȱ al., ȱ 1997). ȱ La ȱ differenza ȱ èȱ però ȱ legata ȱ probabilmente ȱ al ȱ regime ȱ alimentare ȱ dei ȱ vitelli ȱ su ȱ cui ȱ èȱ stata ȱ effettuata ȱ la ȱ sperimentazione, ȱin ȱquanto ȱtali ȱdifferenze ȱsono ȱprobabilmente ȱda ȱimputarsi ȱalle ȱdiverse ȱ disponibilità ȱalimentari ȱdi ȱC18:3, ȱun ȱacido ȱgrasso ȱessenziale ȱche ȱcaratterizza ȱle ȱessenze ȱal ȱ pascolo. ȱPer ȱquesto ȱla ȱcarne ȱdi ȱrazza ȱCalvana ȱpotrebbe ȱvedere ȱfacilmente ȱeȱrapidamente ȱ

147   migliorate ȱle ȱproprie ȱcaratteristiche ȱnutrizionali ȱcon ȱopportuni ȱquali ȱil ȱmaggior ȱutilizzo ȱ del ȱpascolo ȱoȱl’integrazione ȱcon ȱalimenti ȱfonte ȱdi ȱacido ȱlinolenico ȱcome ȱil ȱlino ȱ(ARSIA ȱ

Toscana,2007). ȱ

Il ȱprodotto ȱtipico ȱprincipale ȱassociato ȱaȱquesta ȱrazza ȱèȱla ȱbistecca/costata. ȱRecentemente ȱèȱ stato ȱcreato ȱun ȱdisciplinare ȱper ȱla ȱcarne ȱdi ȱrazza ȱCalvana ȱeȱun ȱmarchio, ȱ“le ȱCalvanine” ȱ riservato ȱal ȱprodotto ȱrispettoso ȱdi ȱtale ȱdisciplinare ȱ(fig. ȱ4.2.5.3). ȱȱ

ȱ

Fig. ȱ 4.2.5.3. ȱ logotipo ȱ “Le ȱ Calvanine”. ȱ Camera ȱ di ȱ commercio ȱ di ȱ Firenze. ȱ www.fi.camcom.it ȱ

La ȱ denominazione ȱ “Le ȱ Calvanine ”ȱ designa ȱ esclusivamente ȱ le ȱ

carni ȱ di ȱ bovini ȱ di ȱ razza ȱ Calvana ȱ allevati ȱ eȱ macellati ȱ nel ȱ

territorio ȱ dei ȱ comuni ȱ di ȱ Barberino ȱ del ȱ Mugello, ȱ Calenzano, ȱ

Pontassieve, ȱ Scarperia, ȱ Sesto ȱ Fiorentino, ȱ Vaglia ȱ eȱ Vicchio ȱ Ȭȱ in ȱ

provincia ȱdi ȱFirenze; ȱCantagallo, ȱMontemurlo, ȱPrato, ȱVernio ȱeȱ

Vaiano ȱȬȱ in ȱprovincia ȱdi ȱPrato ȱeȱPistoia, ȱChiesina ȱUzzanese ȱȬȱ in ȱprovincia ȱdi ȱPistoia. ȱLa ȱ carne ȱèȱovviamente ȱesclusivamente ȱdi ȱrazza ȱCalvana ȱeȱsono ȱfornite ȱgaranzie ȱsulla ȱqualità ȱ

(nei ȱdue ȱmesi ȱprecedenti ȱla ȱmacellazione ȱèȱinfatti ȱvietata ȱla ȱsomministrazione ȱdi ȱinsilati ȱeȱ sottoprodotti ȱdell’industria) ȱeȱsul ȱbenessere ȱanimale. ȱ(Disciplinare ȱ“le ȱCalvanine”, ȱ2008). ȱ

Un ȱ ulteriore ȱ parametro ȱ di ȱ qualità ȱ èȱ la ȱ perfetta ȱ tracciabilità ȱ del ȱ prodotto, ȱ garantita ȱ dall’esistenza, ȱpresso ȱla ȱsede ȱdell’associazione ȱInterprovinciale ȱdegli ȱallevatori ȱdi ȱFirenze ȱ eȱPrato, ȱdi ȱcampioni ȱdi ȱDNA ȱprelevati ȱda ȱtutti ȱgli ȱanimali ȱavviati ȱal ȱmacello ȱ(Disciplinare ȱ

“le ȱ Calvanine”, ȱ 2008). ȱ Aȱ ulteriore ȱ garanzia ȱ di ȱ tracciabilità ȱ èȱ stata ȱ studiata ȱ la ȱ distinguibilità ȱdi ȱrazza ȱattraverso ȱmarcatori ȱmolecolari ȱAFLP ȱ(Negrini ȱet ȱal., ȱ2007). ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

Recenti ȱ studi ȱ dell’università ȱ di ȱ Pisa ȱ su ȱ parametri ȱ quali ȱ il ȱ numero ȱ medio ȱ di ȱ alleli ȱ per ȱ locus ȱ eȱ l’eterozigosi ȱ hanno ȱ dimostrato ȱ che ȱ la ȱ popolazione ȱ di ȱ Calvana ȱ presenta ȱ una ȱ variabilità ȱ genetica ȱ piuttosto ȱ ridotta. ȱ (ARSIA ȱ Toscana, ȱ 2007). ȱ Èȱ necessario ȱ quindi ȱ la ȱ tipizzazione ȱ genetica ȱ degli ȱ individui ȱ per ȱ creare ȱ degli ȱ adeguati ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ miranti ȱ aȱ un ȱ aumento ȱ della ȱ popolazione ȱ riducendo ȱ quanto ȱ più ȱ possibile ȱ la ȱ

148   consanguineità. ȱ Solo ȱ in ȱ un ȱ secondo ȱ tempo ȱ l’obiettivo ȱ potrà ȱ essere ȱ un ȱ certo ȱ grado ȱ di ȱ selezione. ȱȱ

Un ȱ interessante ȱ dato ȱ ricavato ȱ da ȱ uno ȱ studio ȱ tramite ȱ marcatori ȱ molecolari ȱ eȱ attraverso ȱ l’eterozigosi ȱdi ȱbovini ȱdi ȱmucca ȱCalvana ȱha ȱverificato ȱtuttavia, ȱtramite ȱconfronto, ȱcome ȱla ȱ differenza ȱ di ȱ variabilità ȱ genetica ȱ di ȱ questa ȱ popolazione ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ sia ȱ trascurabile ȱ rispetto ȱ aȱ razze ȱ ad ȱ ampia ȱ diffusione ȱ come ȱ la ȱ Frisona ȱ Italiana ȱ oȱ la ȱ Bruna ȱ

(Negrini ȱ et ȱ al., ȱ 2006). ȱ Ciò ȱ dimostra ȱ una ȱ volta ȱ ancora ȱ come ȱ le ȱ razze ȱ autoctone ȱ che ȱ non ȱ hanno ȱsubito ȱselezione ȱspinta ȱpossano ȱessere ȱfonti ȱinsospettate ȱdi ȱvariabilità ȱgenetica. ȱ

La ȱ creazione ȱ del ȱ marchio ȱ “Le ȱ Calvanine” ȱ può ȱ rappresentare ȱ una ȱ carta ȱ vincente ȱ per ȱ la ȱ valorizzazione ȱ presso ȱ iȱ consumatori ȱ di ȱ questa ȱ carne ȱ di ȱ elevatissima ȱ qualità ȱ eȱ conseguentemente, ȱ del ȱ bioterritorio ȱ di ȱ allevamento. ȱ La ȱ Calvana ȱ èȱ inoltre ȱ dotata ȱ di ȱ caratteristiche ȱ di ȱ resistenza ȱ alle ȱ malattie ȱ eȱ di ȱ adattamento ȱ all’ambiente ȱ che ȱ la ȱ rendono ȱ ottimale ȱper ȱla ȱrealizzazione ȱdi ȱproduzioni ȱbiologiche ȱdi ȱalta ȱqualità. ȱQuesti ȱcaratteri ȱdi ȱ rusticità ȱ potrebbero ȱ essere ȱ utilizzati ȱ per ȱ “correggere” ȱ un ȱ carattere ȱ negativo ȱ emerso ȱ durante ȱ lo ȱ studio ȱ di ȱ questa ȱ razza, ȱ ovvero ȱ il ȱ rapporto ȱ Ν 6/ Ν3, ȱ mediante ȱ un ȱ maggior ȱ utilizzo ȱdel ȱpascolamento ȱrispetto ȱalla ȱstabulazione ȱfissa. ȱȱȱ

Un ȱaltro ȱriconoscimento ȱaȱquesta ȱrazza ȱdeve ȱessere ȱquello ȱlegato ȱal ȱvalore ȱpaesaggistico ȱ degli ȱallevamenti ȱinsediati ȱsulle ȱmontagne ȱdella ȱCalvana. ȱLe ȱcomunità ȱdella ȱval ȱBisenzio, ȱ del ȱ Mugello ȱ eȱ della ȱ Calvana ȱ stanno ȱ provvedendo ȱ aȱ inserire ȱ negli ȱ itinerari ȱ turistici ȱ informazioni ȱ su ȱ questa ȱ razza, ȱ diffondendone ȱ l’importanza ȱ eȱ il ȱ ruolo ȱ fondamentale ȱ nel ȱ suo ȱbioterritorio. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

149   ȱ

4.2.6 ȱGarfagnina ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

La ȱGarfagnina ȱèȱuna ȱrazza ȱallevata ȱtradizionalmente ȱnelle ȱvalli ȱdel ȱSerchio ȱeȱderivante ȱ dalla ȱ razza ȱ Podolica ȱ primitiva ȱ diffusa ȱ anticamente ȱ sugli ȱ Appennini. ȱ In ȱ particolare ȱ rappresenterebbe ȱla ȱpopolazione ȱpiù ȱsettentrionale, ȱancora ȱesistente, ȱdell’antica ȱpodolica ȱ che ȱpopolava ȱgli ȱAppennini ȱinsieme ȱaȱbovini ȱdi ȱorigine ȱiberica ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱIn ȱ passato ȱera ȱdiffusa ȱin ȱtutta ȱla ȱLunigiana, ȱl’Apuania ȱeȱla ȱLucchesia ȱ(le ȱattuali ȱprovince ȱdi ȱ

Lucca, ȱMassa, ȱCarrara, ȱModena ȱeȱReggio ȱEmilia). ȱPrendeva ȱin ȱqueste ȱzone ȱdiversi ȱnomi: ȱ

Montanara, ȱ Nostrana, ȱ Grigia ȱ Appenninica, ȱ Modenese ȱ di ȱ Monte. ȱ Si ȱ suppone ȱ quindi ȱ la ȱ presenza ȱdi ȱun ȱunico ȱceppo ȱche ȱpopolava ȱle ȱcolline ȱeȱle ȱzone ȱmontane ȱtra ȱla ȱToscana ȱeȱ l’Emilia ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2006a). ȱGià ȱin ȱpassato ȱcomunque ȱsi ȱriconoscevano ȱquesti ȱbovini ȱ come ȱ ecotipi ȱ di ȱ un ȱ unico ȱ ceppo ȱ adattati ȱ ai ȱ vari ȱ ambienti, ȱ tanto ȱ che ȱ l’ispettorato ȱ di ȱ

Modena ȱforniva ȱle ȱseguenti ȱindicazioni: ȱ“il ȱbestiame ȱbovino ȱallevato ȱnell’alto ȱAppennino ȱ

Modenese, ȱ aȱ mantello ȱ brinato ȱ eȱ con ȱ pigmentazioni ȱ apicali ȱ ardesia ȱ scuro, ȱ ascrivibile ȱ al ȱ tipo ȱ appenninico ȱ eȱ che ȱ in ȱ questa ȱ provincia ȱ èȱ classificato ȱ come ȱ Modenese ȱ di ȱ Monte ȱ èȱ effettivamente ȱ lo ȱ stesso ȱ allevato ȱ in ȱ Garfagna ȱ ove ȱ ha ȱ subito ȱ le ȱ influenze ȱ dell’ambiente ȱ migliorando ȱsegnatamente ȱnelle ȱattitudini ȱproduttive”. ȱȱȱ

Dal ȱ Novecento ȱ la ȱ popolazione ȱ conservò ȱ il ȱ nome ȱ di ȱ Garfagnina ȱ in ȱ quanto ȱ la ȱ zone ȱ di ȱ

Massa ȱeȱCarrara ȱerano ȱil ȱterritorio ȱdi ȱmassima ȱdiffusione. ȱPertanto ȱsi ȱpuò ȱdire ȱche ȱquesto ȱ bestiame ȱ nella ȱ prima ȱ metà ȱ del ȱ Novecento ȱ sia ȱ pure ȱ diversamente ȱ denominato ȱ eȱ con ȱ qualche ȱ variante, ȱ popolava ȱ tutta ȱ la ȱ dorsale ȱ appenninica ȱ delle ȱ province ȱ di ȱ Lucca, ȱ

Modena, ȱMassa ȱCarrara ȱeȱReggio ȱEmilia, ȱsebbene ȱun ȱdecreto ȱministeriale ȱdel ȱ1935 ȱavesse ȱ stabilito ȱ che ȱ l’area ȱ di ȱ allevamento ȱ della ȱ razza ȱ Garfagnina ȱ comprendesse ȱ solo ȱ iȱ comuni ȱ della ȱprovincia ȱdi ȱLucca ȱche ȱcostituivano ȱil ȱcircondario ȱdi ȱCastelnuovo ȱGarfagnana ȱoltre ȱ aȱquelli ȱdella ȱmedia ȱvalle ȱdel ȱSerchio ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2006a). ȱNel ȱcorso ȱdel ȱNovecento, ȱin ȱ seguito ȱalla ȱdiminuzione ȱdell’uso ȱdinamico ȱdei ȱbovini, ȱtutte ȱle ȱrazze ȱpodoliche ȱaȱtriplice ȱ attitudine ȱdell’Appennino ȱsettentrionale ȱsubirono ȱuna ȱforte ȱcontrazione ȱeȱsopravvissero ȱ solo ȱil ȱnucleo ȱgarfagnino ȱeȱla ȱRomagnola ȱmigliorata. ȱGià ȱdagli ȱanni ȱTrenta, ȱinfatti, ȱera ȱ

150   iniziata ȱla ȱsostituzione ȱeȱl’incrocio ȱcon ȱla ȱBruna, ȱla ȱFrisona ȱeȱin ȱalcuni ȱcasi ȱla ȱReggiana ȱ

(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱȱ

Dopo ȱ la ȱ Seconda ȱ Guerra ȱ Mondiale ȱ vennero ȱ create ȱ disposizioni ȱ nazionali ȱ per ȱ proibire ȱ l’utilizzo ȱ dei ȱ tori ȱ Garfagnini. ȱ Il ȱ recupero ȱ iniziò ȱ con ȱ le ȱ normative ȱ nazionali ȱ degli ȱ anni ȱ

Ottanta ȱper ȱla ȱtutela ȱdella ȱbiodiversità ȱcome ȱper ȱmolte ȱaltre ȱrazze ȱautoctone ȱitaliane. ȱ

ȱ

Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

Tra ȱgli ȱanni ȱTrenta ȱeȱQuaranta ȱla ȱconsistenza ȱdella ȱrazza ȱdella ȱrazza ȱera ȱpraticamente ȱdi ȱ

18.000 ȱ capi, ȱ considerando ȱ il ȱ bestiame ȱ Garfagnino ȱ allevato ȱ sia ȱ in ȱ pianura ȱ che ȱ in ȱ montagna. ȱIl ȱbestiame ȱallevato ȱnelle ȱzone ȱmontuose ȱera ȱsuperiore ȱai ȱ14.000 ȱcapi. ȱAncora ȱ nel ȱ1953, ȱun’indagine ȱche ȱcontava ȱanche ȱle ȱpopolazioni ȱaffini ȱdell’Emilia ȱeȱdella ȱLiguria ȱ stimava ȱuna ȱpopolazione ȱdi ȱ22.500 ȱcapi ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱSuccessivamente ȱsi ȱèȱavuta ȱ un’inflessione ȱ della ȱ razza ȱ eȱ ancora ȱ aȱ partire ȱ dal ȱ 1999, ȱ nonostante ȱ le ȱ iniziative ȱ di ȱ salvaguardia ȱ nazionali ȱ eȱ regionali ȱ avessero ȱ provocato ȱ inizialmente ȱ un ȱ aumento ȱ della ȱ popolazione, ȱ si ȱ èȱ notata ȱ una ȱ continua ȱ alternanza ȱ tra ȱ trend ȱ positivi ȱ eȱ negativi ȱ riguardo ȱ alla ȱcrescita ȱdella ȱconsistenza ȱnumerica. ȱSecondo ȱla ȱFAO ȱal ȱ2008 ȱla ȱrazza ȱcomprendeva ȱ solo ȱ 88 ȱ capi ȱ ed ȱ era ȱ classificata ȱ in ȱ situazione ȱ “critica ȱ controllata ”, ȱ in ȱ quanto ȱ era ȱ riconosciuta ȱl’esistenza ȱdi ȱprogetti ȱdi ȱrecupero ȱ(efabis.net, ȱ27/10/2010). ȱȱȱ

La ȱdiminuzione ȱha ȱriguardato ȱtutte ȱle ȱcategorie ȱad ȱeccezione ȱdei ȱtori, ȱper ȱcui ȱsi ȱèȱvisto ȱun ȱ sempre ȱmaggiore ȱutilizzo ȱdi ȱtori ȱaziendali ȱper ȱla ȱfecondazione. ȱȱ

Il ȱlibro ȱgenealogico ȱdella ȱrazza ȱGarfagnina ȱesisteva ȱgià ȱnel ȱ1935; ȱattualmente ȱèȱcompresa ȱ nel ȱ Registro ȱ Anagrafico ȱ delle ȱ Razze ȱ Bovine ȱ Autoctone ȱ aȱ Limitata ȱ Diffusione ȱ gestito ȱ dall’AIA. ȱ

Come ȱper ȱle ȱaltre ȱrazze ȱbovine ȱToscane, ȱfondamentali ȱper ȱla ȱconservazione ȱsono ȱstate ȱla ȱ

LR50/97 ȱ eȱ LR64/04 ȱ eȱ il ȱ progetto ȱ di ȱ ARSIA ȱ Toscana ȱ avviato ȱ dal ȱ 2004 ȱ dal ȱ titolo ȱ

“Salvaguardia ȱ eȱ Valorizzazione ȱ del ȱ patrimonio ȱ zootecnico ȱ autoctono ȱ della ȱ regione ȱ

Toscana”. ȱ Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ Garfagnina ȱ nell’ambito ȱ di ȱ questo ȱ progetto ȱ èȱ stata ȱ svolta ȱ un’indagine ȱ sul ȱ territorio ȱ per ȱ reperire ȱ informazioni ȱ sulla ȱ popolazione ȱ eȱ le ȱ modalità ȱ di ȱ allevamento, ȱ rilievi ȱ in ȱ allevamento ȱ eȱ macello ȱ per ȱ la ȱ determinazione ȱ della ȱ resa ȱeȱanalisi ȱchimico Ȭfisiche ȱsulle ȱcarni ȱper ȱvalutarne ȱla ȱqualità ȱeȱinfine ȱalcune ȱanalisi ȱ

151   molecolari ȱ per ȱ indagare ȱ lo ȱ stato ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ della ȱ popolazione ȱ di ȱ questa ȱ razza. ȱ

Importanti ȱ dal ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ della ȱ valorizzazione ȱ sono ȱ stati ȱ la ȱ creazione ȱ dei ȱ marchi ȱ

“Carni ȱ bovine ȱ della ȱ Garfagna ȱ eȱ delle ȱ Valli ȱ del ȱ Serchio” ȱ eȱ “latte ȱ alta ȱ qualità ȱ

GARFAGNA” ȱ che ȱ hanno ȱ creato ȱ due ȱ filiere ȱ di ȱ prodotto ȱ di ȱ nicchia ȱ eȱ alta ȱ qualità ȱ in ȱ cui ȱ poter ȱinserire ȱiȱprodotti ȱlatte ȱeȱcarne ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱautoctona ȱdel ȱterritorio. ȱ

ȱ

Descrizione ȱ

Bisogna ȱ prima ȱ precisare ȱ che ȱ la ȱ popolazione ȱ attuale ȱ di ȱ Garfagnina, ȱ avendo ȱ subito ȱ numerosi ȱ meticciamenti, ȱ presenta ȱ numerosi ȱ tratti ȱ anomali ȱ derivanti ȱ da ȱ questi ȱ incroci. ȱ

Sono ȱper ȱfortuna ȱancora ȱpresenti ȱiȱcaratteri ȱdistinitivi ȱdi ȱrazza. ȱ

Èȱun ȱanimale ȱdi ȱpiccole ȱdimensioni ȱ,ȱl’altezza ȱal ȱgarrese ȱèȱdi ȱ130 Ȭ145 ȱcm ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱ

130 ȱcm ȱper ȱle ȱfemmine, ȱil ȱpeso ȱvaria ȱdai ȱ560 ȱai ȱ650 ȱkg ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱtra ȱiȱ400 ȱeȱiȱ455 ȱkg ȱ per ȱle ȱfemmine ȱ(fig. ȱ4.2.6.1). ȱ

Fig. ȱ4.2.6.1. ȱvacca ȱdi ȱrazza ȱGarfagnina, ȱRicardo ȱCommunod, ȱAz.Agr.Chierico ȱLuigi, ȱ2010 ȱ

ȱ ȱ

Mantello. ȱ Il ȱ mantello ȱ èȱ tipicamente ȱ grigio, ȱ detto ȱ “brinato”, ȱ con ȱ varie ȱ gradazioni. ȱ La ȱ pigmentazione ȱèȱpiù ȱscura ȱsulla ȱparte ȱsuperiore ȱdelle ȱcorna, ȱle ȱpalpebre, ȱiȱcontorni ȱdelle ȱ orecchie, ȱ il ȱ musello, ȱ la ȱ parte ȱ superiore ȱ della ȱ lingua, ȱ il ȱ palato, ȱ le ȱ spalle, ȱ le ȱ cosce, ȱ iȱ ginocchi, ȱiȱlati ȱdel ȱcollo, ȱlo ȱscroto ȱdei ȱtori ȱeȱil ȱfiocco ȱdella ȱcoda. ȱLa ȱpelle ȱèȱfine, ȱmorbida ȱeȱ sollevabile ȱnegli ȱindividui ȱin ȱbuone ȱcondizioni. ȱ

152   Testa. ȱDi ȱmedia ȱlunghezza, ȱleggera, ȱcon ȱfronte ȱampia ȱeȱleggermente ȱdepressa, ȱpiù ȱcorta ȱeȱ larga ȱnei ȱtori ȱrispetto ȱalle ȱvacche. ȱArcate ȱorbitali ȱabbastanza ȱrilevate ȱeȱorecchie ȱpiccole, ȱ musello ȱnero, ȱabbastanza ȱlargo ȱeȱcircondato ȱdi ȱbianco. ȱLe ȱcorna ȱsono ȱabbastanza ȱlunghe ȱ eȱleggermente ȱaȱlira ȱnelle ȱfemmine, ȱpiù ȱcorte ȱeȱtozze ȱnei ȱmaschi. ȱ

Collo .ȱCorto ȱeȱprovvisto ȱdi ȱgibbosità ȱnei ȱtori ȱadulti, ȱpiù ȱlungo ȱeȱsottile ȱnelle ȱvacche, ȱcon ȱ giogaia ȱmolto ȱabbondante ȱsoprattutto ȱnei ȱmaschi. ȱ

Tronco .ȱ Garrese ȱ non ȱ troppo ȱ stretto ȱ eȱ rilevato. ȱ Dorso ȱ dritto ȱ eȱ abbastanza ȱ largo, ȱ lombi ȱ piuttosto ȱlarghi, ȱben ȱattaccati ȱeȱrobusti. ȱGroppa ȱlarga ȱanteriormente, ȱstretta ȱeȱspiovente ȱ posteriormente, ȱabbastanza ȱscarna. ȱCoda ȱben ȱattaccata ȱeȱspessa. ȱCoscia ȱben ȱmuscolosa ȱin ȱ particolare ȱnei ȱtori. ȱMammella ȱben ȱsviluppata, ȱproporzionata ȱeȱben ȱdivisa ȱin ȱquarti,con ȱ vene ȱevidenti, ȱcapezzoli ȱnon ȱeccessivamente ȱlunghi ȱeȱgrossi. ȱ

Arti .ȱ Arti ȱ anteriori ȱ con ȱ appiombi ȱ regolari. ȱ Spalle ȱ discretamente ȱ muscolose ȱ eȱ ben ȱ aderenti, ȱ braccio ȱ corto, ȱ avambracci ȱ di ȱ media ȱ lunghezza, ȱ muscolosi ȱ eȱ asciutti. ȱ Ginocchi ȱ larghi ȱ eȱ ben ȱ diretti, ȱ stinchi ȱ corti ȱ con ȱ tendini ȱ marcati. ȱ Arti ȱ posteriori ȱ con ȱ appiombi ȱ regolari, ȱ garretti ȱ giustamente ȱ aperti, ȱ larghi ȱ eȱ robustissimi, ȱ stinchi ȱ corti ȱ con ȱ tendini ȱ evidenti. ȱUnghioni ȱneri, ȱrobusti, ȱcompatti ȱeȱuniti ȱda ȱtessuto ȱcorneo ȱmolto ȱresistente. ȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱrazza, ȱoriginariamente ȱaȱtriplice ȱattitudine, ȱèȱadesso ȱindicata ȱdalla ȱFAO ȱcome ȱbovina ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ latte .ȱ Secondo ȱ dati ȱ elaborati ȱ dai ȱ controlli ȱ funzionali ȱ la ȱ razza ȱ produce ȱun ȱlatte ȱeccellente, ȱcon ȱelevato ȱtenore ȱin ȱgrassi ȱ(addirittura ȱal ȱ4,5%) ȱeȱricco ȱdi ȱ caseine, ȱ dunque ȱ particolarmente ȱ adatto ȱ alla ȱ caseificazione. ȱ La ȱ produzione ȱ èȱ piuttosto ȱ bassa ȱ (2000 Ȭ3000 ȱ kg ȱ per ȱ lattazione) ȱ ma ȱ ciò ȱ viene ȱ compensato ȱ da ȱ una ȱ maggiore ȱ persistenza ȱdella ȱcurva ȱ(lattazione ȱdi ȱ280 ȱgiorni) ȱeȱda ȱuna ȱnotevole ȱlongevità ȱdella ȱvacca, ȱ che ȱveniva ȱtenuta ȱin ȱstalla ȱanche ȱper ȱ12 Ȭ13 ȱanni ȱ(Bianchi, ȱ1939). ȱ

La ȱvacca ȱGarfagnina, ȱinoltre, ȱoltre ȱad ȱessere ȱlongeva, ȱèȱanche ȱdotata ȱdi ȱgrande ȱrusticità, ȱ in ȱquanto ȱèȱcapace ȱdi ȱutilizzare ȱforaggi ȱscadenti ȱcome ȱricacci ȱdi ȱsottobosco ȱeȱcastagneti ȱ da ȱ frutto ȱ ed ȱ èȱ capace ȱ di ȱ sopportare ȱ le ȱ condizioni ȱ climatiche ȱ piuttosto ȱ severe ȱ degli ȱ

Appennini ȱ della ȱ Garfagna ȱ (fig. ȱ 4.2.6.2). ȱ Per ȱ questo ȱ viene ȱ principalmente ȱ allevata ȱ allo ȱ stato ȱ semibrado, ȱ utilizzando ȱ l’alpeggio ȱ estivo ȱ dove ȱ le ȱ bovine ȱ rimangono ȱ fino ȱ aȱ fine ȱ

153   settembre Ȭottobre, ȱ mentre ȱ nei ȱ mesi ȱ più ȱ rigidi ȱ sono ȱ ricoverate ȱ in ȱ stalla ȱ (Bigi ȱ eȱ Zanon, ȱ

2008, ȱSecchiari ȱet ȱal., ȱ2006a). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.6.2. ȱutilizzo ȱdella ȱsuperficie ȱagricola ȱin ȱallevamenti ȱdi ȱGarfagnina, ȱARSIA ȱ2006 ȱ

altro;  foraggio;  5,4 bosco;  22,4 21,3

pascolo;  50,9

ȱ La ȱ vacca ȱ Garfagnina ȱ gode ȱ inoltre ȱ di ȱ notevole ȱ facilitàȱ al ȱ parto: ȱ le ȱ nascite ȱ avvengono ȱ durante ȱ iȱ mesi ȱ di ȱ alpeggio ȱ eȱ la ȱ vacca ȱ non ȱ esige ȱ assistenza, ȱ gli ȱ animali ȱ sono ȱ allevati ȱ totalmente ȱallo ȱstato ȱbrado ȱeȱnon ȱricevono ȱintegrazione ȱalimentare ȱoȱaltre ȱcure ȱal ȱdi ȱfuori ȱ di ȱuna ȱblanda ȱsorveglianza. ȱȱ

Le ȱ aziende ȱ allevatrici ȱ di ȱ Garfagnina ȱ risultano ȱ di ȱ ridotte ȱ dimensioni ȱ per ȱ le ȱ difficili ȱ condizioni ȱpedologiche ȱeȱinfrastrutturali. ȱTuttavia ȱnell’ultimo ȱperiodo ȱsebbene ȱsi ȱsiano ȱ ulteriormente ȱridotte ȱle ȱaziende ȱdi ȱpiccolissime ȱdimensioni ȱ(dal ȱ1999 ȱal ȱ2005 ȱle ȱaziende ȱ con ȱmeno ȱdi ȱ10 ȱcapi ȱsono ȱpassate ȱda ȱ56 ȱaȱ17) ȱsono ȱaumentate ȱquelle ȱcon ȱun ȱnumero ȱdi ȱ capi ȱsuperiore ȱaȱ10 ȱ(ARSIA, ȱ2006). ȱȱ

In ȱpassato ȱla ȱtrasformazione ȱcasearia ȱera ȱmolto ȱimportante ȱeȱsi ȱrealizzava ȱmettendo ȱin ȱ comune, ȱogni ȱsettimana, ȱil ȱlatte ȱprodotto ȱda ȱpiù ȱstalle. ȱCiascuno ȱdei ȱproduttori ȱaȱturno ȱ produceva ȱ un ȱ formaggio ȱ dalle ȱ qualità ȱ molto ȱ apprezzate ȱ che ȱ veniva ȱ commercializzato ȱ durante ȱla ȱfiera ȱche ȱsi ȱteneva ȱeȱsi ȱtiene ȱaȱCastelnuovo ȱdi ȱGarfagna ȱla ȱprima ȱsettimana ȱdi ȱ settembre, ȱ quando ȱ iȱ pastori ȱ della ȱ valle ȱ si ȱ trovavano ȱ per ȱ vendere ȱ il ȱ prodotto ȱ dei ȱ mesi ȱ primaverili Ȭestivi ȱdi ȱalpeggio ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2006a). ȱLe ȱorigini ȱdi ȱquesta ȱricorrenza ȱsono ȱ antichissime, ȱ risalendo ȱ addirittura ȱ al ȱ Basso ȱ Medioevo ȱ (1430), ȱ quando ȱ Castelnuovo ȱ divenne ȱcapoluogo ȱdella ȱGarfagna ȱallora ȱappartenente ȱal ȱducato ȱdi ȱFerrara. ȱNei ȱsecoli ȱla ȱ fieraȱ divenne ȱ un ȱ evento ȱ economico ȱ sempre ȱ più ȱ importante ȱ tanto ȱ che ȱ lo ȱ studioso ȱ ottocentesco ȱCarlo ȱDe ȱStefani ȱnel ȱ1883 ȱscriveva: ȱ“ȱ…ȱper ȱla ȱmassima ȱparte ȱil ȱformaggio ȱ che ȱ si ȱ fa ȱ nel ȱ circondario ȱ èȱ venduto ȱ nella ȱ fieraȱ del ȱ settembre ȱ aȱ Castelnuovo, ȱ aȱ cui ȱ accorrono ȱ parecchi ȱ mercanti ȱ di ȱ fuori ȱ iȱ quali ȱ portano ȱ il ȱ formaggio ȱ in ȱ Toscana ȱ eȱ nel ȱ

154   Genovesato. ȱQuesti ȱmercanti ȱlo ȱcomprano ȱdirettamente ȱdai ȱvenditori, ȱma ȱaȱvolte ȱtrovano ȱ da ȱfar ȱbene ȱanche ȱiȱsensali… ȱIȱbottegai ȱper ȱconservare ȱle ȱforme ȱfresche ȱeȱpreservarle ȱdai ȱ bachi ȱ oȱ pedicelli ȱ le ȱ ricoprono ȱ di ȱ una ȱ morca ȱ oȱ impasto ȱ fatto ȱ d’ ȱ olio ȱ do ȱ cenere ȱ eȱ di ȱ caligine…”. ȱNel ȱ1896 ȱper ȱla ȱsua ȱimportanza ȱla ȱfiera ȱvenne ȱriconosciuta ȱcome ȱEsposizione ȱ

Regionale ȱ(AA. ȱVV., ȱ2006). ȱ

La ȱtradizionale ȱfiera ȱsi ȱsvolge ȱtutt’ora ȱeȱanche ȱse ȱnon ȱèȱcaratterizzata ȱdalla ȱricchezza ȱeȱ dall’importanza ȱ del ȱ passato ȱ èȱ un’importante ȱ ricorrenza ȱ per ȱ valorizzare ȱ la ȱ storia ȱ di ȱ un ȱ luogo ȱeȱiȱsuoi ȱprodotti ȱdi ȱelevatissima ȱqualità. ȱLa ȱmanifestazione ȱsi ȱinserisce ȱnel ȱprogetto ȱ di ȱmarketing ȱterritoriale ȱ“Ponti ȱnel ȱTempo” ȱ(fig. ȱ4.2.6.3) ȱper ȱle ȱaree ȱmontane ȱdi ȱLucca ȱed ȱ

èȱ organizzata ȱ dal ȱ Comune ȱ di ȱ Castelnuovo ȱ con ȱ la ȱ collaborazione ȱ dell’Amministrazione ȱ

Provinciale ȱ di ȱ Lucca, ȱ la ȱ Comunità ȱ Montana ȱ della ȱ Garfagnana, ȱ il ȱ GAL ȱ Garfagnana, ȱ le ȱ

Associazioni ȱdi ȱCategoria, ȱCIA ȱeȱColdiretti, ȱil ȱConsorzio ȱGarfagnana ȱProduce ȱeȱdi ȱSlow ȱ

Food ȱ(Provincia.lucca.it, ȱ27/09/10). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.6.3. ȱlogotipo ȱdel ȱprogetto ȱ“Ponti ȱdel ȱTempo”, ȱwww.provincia.lucca.it ȱ

ȱ ȱ

Oltre ȱ al ȱ formaggio ȱ alla ȱ vacca ȱ Garfagnina ȱ èȱ associata ȱ la ȱ produzione ȱ secondaria ȱ della ȱ carne. ȱLa ȱcarne ȱdel ȱvitello ȱda ȱlatte ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱèȱstoricamente ȱmolto ȱapprezzata: ȱfonti ȱ risalenti ȱagli ȱanni ȱTrenta ȱ(Bianchi, ȱ1939) ȱriportano ȱche ȱtale ȱcarne ȱera ȱmolto ȱapprezzata ȱin ȱ tutta ȱla ȱzona ȱdella ȱToscana ȱnord ȱoccidentale ȱeȱdella ȱLiguria ȱorientale ȱfino ȱaȱGenova ȱper ȱil ȱ colore ȱchiaro, ȱl’eccellente ȱsapore ȱeȱperché ȱiȱvitelli, ȱfortificati ȱdal ȱlatte ȱmaterno ȱdi ȱelevato ȱ valore ȱnutritivo, ȱavevano ȱaccrescimenti ȱmolto ȱrapidi. ȱInfatti ȱsecondo ȱquanto ȱrisulta ȱdalla ȱ relazione ȱdel ȱprogetto ȱfinale ȱARSIA ȱil ȱcolore ȱdella ȱcarne, ȱpur ȱessendo ȱtendenzialmente ȱ meno ȱ luminoso ȱ eȱ più ȱ scuro ȱ rispetto ȱ aȱ quello ȱ di ȱ altre ȱ carni ȱ come ȱ quelle ȱ di ȱ Chianina ȱ eȱ

155   Limousine, ȱèȱrisultata ȱgradevole ȱeȱsoprattutto ȱla ȱcarne ȱdi ȱGarfagnina ȱsi ȱèȱdistinta ȱper ȱla ȱ notevole ȱ tenerezza ȱ (ARSIA ȱ Toscana, ȱ 2007). ȱ La ȱ carne ȱ inoltre ȱ ha ȱ mostrato ȱ in ȱ generale ȱ caratteristiche ȱchimiche ȱin ȱlinea ȱcon ȱquelli ȱtipici ȱdella ȱcarne ȱbovina, ȱcon ȱun ȱbuon ȱapporto ȱ proteico ȱeȱridotti ȱlipidi ȱintramuscolari. ȱIl ȱcontenuto ȱin ȱΝ 3ȱèȱsuperiore ȱaȱquello ȱdi ȱCalvana ȱ eȱsi ȱèȱnotato ȱanche ȱun ȱbasso ȱcontenuto ȱin ȱcolesterolo, ȱpari ȱaȱcirca ȱ39,51 ȱmg ȱper ȱ100 ȱgȱdi ȱ carne ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱAnche ȱle ȱrese ȱal ȱmacello, ȱse ȱnon ȱeccellenti, ȱsi ȱsono ȱrivelate ȱ comunque ȱdiscrete, ȱpari ȱal ȱ58 ȱ%ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱ

Dal ȱ1999 ȱl’azione ȱcongiunta ȱdella ȱprovincia ȱdi ȱLucca, ȱdell’APA ȱdi ȱLucca, ȱdella ȱComunità ȱ

Montana ȱdella ȱMedia ȱValle ȱdel ȱSerchio ȱeȱdella ȱComunità ȱMontana ȱdella ȱGarfagnana ȱha ȱ portato ȱ alla ȱ produzione ȱ di ȱ un ȱ marchio ȱ di ȱ origine ȱ geografica, ȱ il ȱ “Carni ȱ Bovine ȱ della ȱ

Garfagnana ȱeȱdella ȱValle ȱdel ȱSerchio” ȱche ȱtutela ȱil ȱprodotto ȱdal ȱpunto ȱdi ȱvista ȱgeografico ȱ

(permanenza ȱdegli ȱanimali ȱin ȱstalle ȱubicate ȱnel ȱterritorio ȱdella ȱGarfagnana ȱeȱMedia ȱValle ȱ del ȱSerchio ȱper ȱun ȱperiodo ȱminimo) ȱeȱdelle ȱtecniche ȱdi ȱproduzione ȱ(benessere ȱanimale, ȱ alimentazione ȱcon ȱforaggi ȱdi ȱprovenienza ȱaziendale ȱeȱsola ȱintegrazione ȱvegetale). ȱPresso ȱ iȱ mattatoi ȱ autorizzati ȱ la ȱ carcassa ȱ viene ȱ marchiata ȱ aȱ fuoco ȱ eȱ il ȱ prodotto ȱ viene ȱ infine ȱ venduto ȱnelle ȱmacellerie ȱconvenzionate, ȱesponendo ȱil ȱcertificato ȱdi ȱidentità ȱdel ȱbovino ȱ da ȱcui ȱèȱpossibile ȱindividuare ȱla ȱtracciabilità ȱdel ȱprodotto. ȱLa ȱvacca ȱGarfagnina ȱsi ȱpuò ȱ inserire ȱaȱpieno ȱtitolo ȱin ȱquesta ȱfiliera ȱ(lucca.coldiretti.it, ȱ27/09/2010). ȱ

Èȱ presente ȱ anche ȱ il ȱ marchio ȱ “latte ȱ alta ȱ qualità ȱ GARFAGNANA” ȱ dal ȱ 2005 ȱ per ȱ il ȱ latte ȱ proveniente ȱ da ȱ allevamenti ȱ selezionati ȱ dell’alta ȱ Valle ȱ del ȱ Serchio ȱ che ȱ può ȱ costituire ȱ un’alternativa ȱ per ȱ la ȱ valorizzazione ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ Garfagnina ȱ (lucca.coldiretti.it, ȱ

27/09/2010). ȱ

ȱ

Prospettive ȱ

La ȱ criticità ȱ principale ȱ èȱ il ȱ ridotto ȱ numero ȱ di ȱ capi, ȱ per ȱ cui ȱ sarebbe ȱ opportuno ȱ la ȱ caratterizzazione ȱ genetica ȱ di ȱ tutta ȱ la ȱ popolazione ȱ eȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ adeguati ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ per ȱ aumentare ȱ velocemente ȱ la ȱ numerosità ȱ eȱ la ȱ variabilità ȱ della ȱ popolazione. ȱ Infatti ȱ da ȱ quanto ȱ risulta ȱ da ȱ uno ȱ studio ȱ su ȱ un ȱ campione ȱ di ȱ capi ȱ di ȱ razza ȱ

Garfagnina ȱȱ (ARSIA ȱToscana, ȱ2007) ȱin ȱbase ȱaȱvari ȱparametri ȱgenetici ȱ(numero ȱdi ȱalleli ȱed ȱ eterozigosi, ȱ similarità ȱ tra ȱ individui…) ȱ la ȱ variabilità ȱ della ȱ popolazione ȱ èȱ risultata ȱ piuttosto ȱ limitata. ȱ La ȱ caratterizzazione ȱ genetica ȱ ha ȱ indicato ȱ una ȱ similarità ȱ all’interno ȱ

156   della ȱrazza ȱeȱha ȱreso ȱpossibile ȱindividuare ȱun ȱcerto ȱgrado ȱdi ȱdistanza ȱdella ȱGarfagnina ȱ dalle ȱ altre ȱ razze ȱ toscane, ȱ individuando ȱ un ȱ maggior ȱ grado ȱ di ȱ parentela ȱ con ȱ la ȱ Calvana ȱ

(ARSIA ȱToscana, ȱ2007). ȱ

Purtroppo ȱ la ȱ tendenza ȱ recente ȱ degli ȱ allevatori ȱ èȱ quella ȱ di ȱ mantenere ȱ invece ȱ un ȱ toro ȱ aziendale ȱ (65% ȱ delle ȱ aziende ȱ esaminate, ȱ dati ȱ Apa ȱ Lucca Ȭȱ DAGA ȱ Sezioni ȱ Scienze ȱ

Zootecniche) ȱ eȱ inoltre ȱ di ȱ allevare ȱ pochi ȱ capi ȱ in ȱ purezza ȱ preferendo ȱ iȱ soggetti ȱ meticci. ȱ

Questo ȱrende ȱpiù ȱdifficilmente ȱattuabile ȱun ȱpiano ȱorganico ȱdi ȱmiglioramento ȱgenetico ȱed ȱ

èȱ dunque ȱ necessaria ȱ un’opera ȱ di ȱ divulgazione, ȱ incentivazione ȱ eȱ assistenza ȱ presso ȱ gli ȱ allevatori. ȱ

Sicuramente ȱuna ȱmossa ȱvincente ȱèȱstata ȱquella ȱdella ȱcreazione ȱdei ȱdue ȱmarchi ȱdi ȱqualità ȱ che ȱpermettono ȱdi ȱinserire ȱiȱprodotti ȱdella ȱrazza ȱin ȱuna ȱfiliera ȱdi ȱalta ȱqualità. ȱInteressanti ȱ sono ȱanche ȱle ȱfiere ȱeȱgli ȱeventi ȱassociati ȱalle ȱproduzioni ȱtradizionali ȱper ȱvalorizzare ȱun ȱ territorio ȱ altrimenti ȱ considerato ȱ marginale. ȱ Per ȱ quanto ȱ iȱ caratteri ȱ di ȱ marginalità, ȱ èȱ importante ȱ sottolineare ȱ il ȱ ruolo ȱ ambientale ȱ ed ȱ economico ȱ della ȱ razza, ȱ che ȱ permette ȱ di ȱ utilizzare ȱterritori ȱdifficili ȱdal ȱpunto ȱdi ȱvista ȱpedoclimatico ȱinadatti ȱalle ȱtecniche ȱagricole ȱ intensive. ȱLa ȱrazza, ȱgrazie ȱai ȱsuoi ȱspiccati ȱcaratteri ȱdi ȱrusticità, ȱpotrebbe ȱessere ȱutilizzata ȱ per ȱgarantire ȱun ȱreddito ȱagli ȱagricoltori ȱdella ȱGarfagna, ȱattraverso ȱmagari ȱla ȱproduzione ȱ di ȱcarne ȱdi ȱalta ȱqualità ȱsfruttando ȱal ȱmassimo ȱil ȱpascolo ȱeȱle ȱrisorse ȱindigene ȱattraverso ȱ metodi ȱ di ȱ allevamento ȱ biologici ȱ oȱ estensivi ȱ come ȱ la ȱ linea ȱ vacca Ȭvitello, ȱ vista ȱ anche ȱ la ȱ qualità ȱdella ȱproduzione ȱlattifera ȱdi ȱquesta ȱbovina. ȱ

ȱȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

157   4.2.7 ȱPontremolese ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

L’origine ȱdella ȱrazza ȱbovina ȱPontremolese ȱèȱpiuttosto ȱdibattuta, ȱtanto ȱche ȱin ȱpassato ȱdi ȱ questa ȱrazza ȱveniva ȱdetto: ȱ“c’è ȱchi ȱvuole ȱche ȱessi ȱappartengano ȱal ȱtipo ȱiberico, ȱchi ȱal ȱtipo ȱ asiatico ȱeȱchi ȱal ȱtipo ȱalpino” ȱ(Marchi ȱeȱMascheroni, ȱ1925). ȱUna ȱrecente ȱanalisi ȱmolecolare ȱ effettuata ȱdall’università ȱdi ȱPisa ȱ(ARSIA ȱToscana, ȱ2007) ȱha ȱdimostrato ȱuna ȱcerta ȱdistanza ȱ genetica ȱda ȱaltre ȱdella ȱmedesima ȱzona ȱcome ȱla ȱCalvana ȱ(fig. ȱ4.2.7.1), ȱin ȱcui ȱsi ȱèȱosservata ȱ una ȱ somiglianza ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ mitocondriale ȱ con ȱ le ȱ antiche ȱ popolazioni ȱ di ȱ

Uro ȱdel ȱVicino ȱOriente ȱ(Achilli ȱet ȱal., ȱ2007). ȱSembra ȱche ȱl’insediamento ȱdi ȱquesto ȱtipo ȱdi ȱ bovini ȱ nell’Appennino ȱ sia ȱ antichissimo ȱ eȱ per ȱ alcuni ȱ tale ȱ ceppo ȱ iberico, ȱ che ȱ la ȱ maggioranza ȱritiene ȱall’origine ȱdella ȱPontremolese, ȱnon ȱèȱaltro ȱche ȱil ȱceppo ȱbovino ȱitalico ȱ primitivo. ȱ

ȱ

Fig. ȱ 4.2.7.1. ȱ Dendrogramma ȱ di ȱ parentela ȱ delle ȱ razze ȱ toscane ȱ derivante ȱ dalle ȱ analisi ȱ molecolari ȱ(ARSIA, ȱ2007) ȱȱ

CALVANA ȱ

GARFAGNINA ȱȱ

PONTREMOLESE ȱ

ȱ

Iȱbovini ȱPontremolesi ȱsono ȱsempre ȱstati ȱdescritti ȱcomunque ȱcome ȱsoggetti ȱrossi ȱaȱcorna ȱ mezzane ȱ oȱ grandi ȱ presenti ȱ anticamente ȱ lungo ȱ il ȱ versante ȱ Tirrenico ȱ ȱ (Pucci, ȱ 1912) ȱ distinguendosi ȱ da ȱ varietà ȱ diverse ȱ derivanti ȱ dal ȱ medesimo ȱ ceppo, ȱ come ȱ iȱ soggetti ȱ

Bardigiani ȱ della ȱ Valle ȱ del ȱ Ceno, ȱ iȱ Valtaresi ȱ dell’Alta ȱ val ȱ di ȱ Taro, ȱ iȱ Cornigliesi ȱ eȱ iȱ

Parmigiani ȱdell’Alta ȱValle ȱdi ȱParma, ȱgli ȱOttonesi ȱdel ȱPiacentino ȱed ȱiȱTortonesi ȱgrazie ȱaȱ differenti ȱ attitudini, ȱ variazioni ȱ morfologiche ȱ eȱ adattamenti ȱ ambientali ȱ (Parisi, ȱ 1950; ȱ

Bonadonna, ȱ1951). ȱSi ȱpotrebbe ȱparlare ȱdunque ȱdi ȱecotipi ȱdi ȱun ȱmedesimo ȱceppo ȱdiffuso ȱ su ȱ tutto ȱ l’Appenino ȱ di ȱ cui ȱ ora ȱ rimangono ȱ le ȱ testimonianze ȱ nelle ȱ razze ȱ reliquia ȱ della ȱ

Varzese ȬOttonese ȱeȱdella ȱPontremolese. ȱȱȱȱ

La ȱrazza ȱPontremolese ȱsi ȱèȱdiffusa ȱnei ȱmonti ȱappenninici, ȱpreappenninici ȱeȱnelle ȱvalli ȱdei ȱ fiumi ȱMagra ȱeȱVara ȱnel ȱterritorio ȱdelle ȱattuali ȱprovince ȱdi ȱLa ȱSpezia ȱeȱMassa ȱCarrara ȱcon ȱ

158   propaggini ȱ nel ȱ piacentino ȱ (dove ȱ veniva ȱ anche ȱ chiamata ȱ Montanara) ȱ eȱ nell’oltrepò ȱ pavese, ȱ dove ȱ si ȱ riservava ȱ il ȱ nome ȱ Pontremolese ȱ al ȱ vitello ȱ eȱ Bettolese ȱ all’adulto ȱ

(Bonadonna, ȱ 1951). ȱ Nel ȱ 1935 ȱ esistevano ȱ due ȱ principali ȱ zone ȱ di ȱ allevamento: ȱ una ȱ in ȱ purezza ȱnel ȱcomune ȱdi ȱZeri ȱeȱnel ȱcomprensorio ȱdella ȱValdantena, ȱmentre ȱper ȱil ȱrestante ȱ territorio ȱdi ȱPontremoli ȱeȱiȱcomuni ȱlimitrofi ȱfino ȱaȱLa ȱSpezia ȱera ȱfrequente ȱl’allevamento ȱ di ȱmeticci ȱcon ȱla ȱrazza ȱGarfagnina ȱeȱBruna ȱ(Goracci ȱet ȱal., ȱ2006). ȱ

L’attitudine ȱprincipale ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱera ȱil ȱlavoro: ȱin ȱminore ȱmisura ȱera ȱapprezzata ȱper ȱ la ȱ carne ȱ eȱ ancora ȱ meno ȱ per ȱ il ȱ latte. ȱ Nella ȱ provincia ȱ di ȱ Carrara ȱ questo ȱ bovino ȱ era ȱ tradizionalmente ȱlegato ȱalla ȱproduzione ȱdel ȱmarmo: ȱiȱbuoi ȱerano ȱadibiti ȱal ȱtrasporto ȱdel ȱ marmo ȱ dalle ȱ cave ȱ di ȱ Carrara ȱ al ȱ porto. ȱ 40 ȱ qȱ di ȱ marmo ȱ su ȱ un ȱ carro ȱ di ȱ 600 ȱ kg ȱ venivano ȱ normalmente ȱ trasportati ȱ da ȱ un ȱ pariglia ȱ di ȱ buoi ȱ Pontremolesi ȱ (Lisi, ȱ 1922). ȱ Le ȱ vacche ȱ invece ȱerano ȱutilizzate ȱper ȱiȱlavori ȱin ȱcampo. ȱLa ȱrazza ȱera ȱscelta ȱper ȱsolidità ȱeȱdurezza ȱ del ȱ piede, ȱ forza ȱ eȱ robustezza, ȱ nonostante ȱ la ȱ taglia ȱ media ȱ (Meardi, ȱ 1883). ȱ Oltre ȱ alla ȱ resistenza ȱ allo ȱ sforzo ȱ fisico ȱ la ȱ razza ȱ si ȱ caratterizzava ȱ anche ȱ per ȱ la ȱ grande ȱ rusticità ȱ eȱ si ȱ adattava ȱ senza ȱ difficoltà ȱ agli ȱ ambienti ȱ rigidi ȱ eȱ poveri ȱ della ȱ montagna. ȱ Ottima ȱ utilizzatrice ȱdi ȱogni ȱtipo ȱdi ȱforaggio, ȱforniva ȱuna ȱcarne ȱdi ȱqualità ȱpregevole ȱeȱsaporita ȱȱ eȱ abbastanza ȱricercata ȱ(Mascheroni, ȱ1931). ȱȱ

Il ȱ problema ȱ della ȱ bassa ȱ produttività ȱ di ȱ latte ȱ era ȱ invece ȱ molto ȱ sentito ȱ èȱ già ȱ dalla ȱ fine ȱ dell’Ottocento ȱ era ȱ iniziato ȱ un ȱ processo ȱ di ȱ importazione ȱ di ȱ bovini ȱ dalla ȱ Svizzera ȱ (Atti ȱ della ȱCommissione ȱd’Inchiesta ȱper ȱla ȱRevisione ȱdella ȱTariffa ȱDoganale, ȱsezione ȱdedicata ȱ al ȱ bestiame, ȱ 1985). ȱ La ȱ perdita ȱ di ȱ caratteri ȱ peculiari ȱ per ȱ l’incrocio ȱ con ȱ razze ȱ da ȱ latte, ȱ soprattutto ȱ la ȱ Bruna, ȱ portò ȱ aȱ una ȱ progressiva ȱ riduzione ȱ della ȱ razza ȱ originaria. ȱ La ȱ riduzione ȱ della ȱ razza ȱ locale ȱ èȱ stata ȱ rapida ȱ per ȱ la ȱ sinergia ȱ di ȱ due ȱ fattori: ȱ la ȱ bassa ȱ produttività ȱ e, ȱ soprattutto, ȱ la ȱ perdita ȱ dell’importanza ȱ dell’attitudine ȱ dinamica ȱ degli ȱ animali, ȱcaratteristica ȱper ȱcui ȱquesta ȱrazza ȱrisultava ȱeccellente ȱ(Giuliotti ȱet ȱal., ȱ2005). ȱIn ȱ seguito ȱalla ȱsostituzione ȱeȱall’incrocio ȱcon ȱle ȱrazze ȱproduttive ȱla ȱrazza ȱsi ȱèȱdepauperata ȱ notevolmente ȱraggiungendo ȱle ȱsoglie ȱdell’estinzione ȱnegli ȱanni ȱOttanta, ȱcon ȱun ȱnumero ȱ complessivo ȱdi ȱcapi ȱpari ȱaȱ13, ȱassumendo ȱlo ȱstato ȱdi ȱreliquia. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

159   ȱ

Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

Intorno ȱ al ȱ 1940 ȱ il ȱ numero ȱ di ȱ capi ȱ si ȱ aggirava ȱ intorno ȱ ai ȱ 15000 ȱ (Secchiari ȱ et ȱ al., ȱ 2006b). ȱ

Circa ȱquarant’anni ȱdopo, ȱnel ȱ1983, ȱiȱcapi ȱerano ȱsolo ȱ13 ȱeȱun’indagine ȱdel ȱ2005 ȱha ȱcontato ȱ solo ȱ26 ȱcapi ȱdi ȱcui ȱ6ȱmaschi ȱadulti ȱeȱ20 ȱfemmine ȱripartite ȱtra ȱ3ȱmanze, ȱ12 ȱprimipare, ȱ2ȱ secondipare, ȱ3ȱpluripare, ȱradunati ȱpresso ȱdue ȱaziende ȱnella ȱGarfagnana, ȱfuori ȱdal ȱloro ȱ areale ȱtradizionale ȱ(Goracci ȱet ȱal., ȱ2006). ȱSi ȱaggiunge ȱun ȱlimitato ȱgruppo ȱdi ȱ4ȱsoggetti ȱ(1 ȱ toro ȱeȱ3ȱvacche) ȱallevate ȱper ȱconto ȱdel ȱConSDABI ȱin ȱprovincia ȱdell’Aquila ȱdal ȱ1998 ȱeȱdue ȱ soggetti ȱ allevati ȱ presso ȱ un ȱ estimatore ȱ aȱ Pavia. ȱ La ȱ razza ȱ ha ȱ poi ȱ subito ȱ un’ulteriore ȱ contrazione ȱeȱal ȱ2008 ȱsecondi ȱiȱdati ȱFAO ȱiȱbovini ȱPontremolesi ȱerano ȱridotti ȱnuovamente ȱ al ȱnumero ȱdi ȱ14 ȱeȱla ȱrazza ȱera ȱclassificata ȱcome ȱin ȱsituazione ȱ“critica ȱcontrollata ”ȱperché ȱ veniva ȱriconosciuta ȱl’esistenza ȱdi ȱprogrammi ȱdi ȱconservazione ȱin ȱsitu ȱed ȱex ȱsitu .ȱPresso ȱil ȱ

Centro ȱ di ȱ Incremento ȱ Zootecnico ȱ San ȱ Miniato ȱ èȱ depositato ȱ il ȱ seme ȱ di ȱ 7ȱ tori ȱ di ȱ razza ȱ

Pontremolese. ȱ

Il ȱ momento ȱ più ȱ critico ȱ per ȱ la ȱ razza ȱ si ȱ sono ȱ rivelati ȱ gli ȱ anni ȱ Ottanta, ȱ quando ȱ questo ȱ bovino ȱrasentò ȱle ȱsoglie ȱdell’estinzione. ȱNel ȱ1985 ȱla ȱrazza, ȱche ȱpossedeva ȱun ȱsuo ȱLibro ȱ

Genealogico ȱ dal ȱ 1935 ȱ non ȱ più ȱ attivo, ȱ venne ȱ inserita ȱ nel ȱ Registro ȱ Anagrafico ȱ delle ȱ

Popolazioni ȱBovine ȱAutoctone ȱeȱdei ȱGruppi ȱEtnici ȱaȱLimitata ȱDiffusione ȱeȱnel ȱrepertorio ȱ regionale ȱcostituito ȱdalla ȱregione ȱToscana ȱcon ȱla ȱLR ȱ64/04. ȱFondamentale ȱèȱstato ȱanche ȱil ȱ progetto ȱ avviato ȱ da ȱ ARSIA ȱ nel ȱ 2004: ȱ “Salvaguardia ȱ eȱ valorizzazione ȱ del ȱ patrimonio ȱ zootecnico ȱ autoctono ȱ della ȱ regione ȱ Toscana”, ȱ che ȱ tramite ȱ un’indagine ȱ ha ȱ fornito ȱ informazioni ȱsulle ȱcondizioni ȱdi ȱallevamento ȱeȱla ȱconsistenza ȱnumerica ȱdella ȱrazza ȱeȱche ȱ per ȱ opera ȱ della ȱ sezione ȱ di ȱ genetica ȱ molecolare ȱ del ȱ dipartimento ȱ di ȱ Agronomia ȱ eȱ

Gestione ȱ dell’Agroecosistema ȱ dell’università ȱ di ȱ Pisa ȱ che ȱ ha ȱ realizzato ȱ un’analisi ȱ sul ȱ patrimonio ȱgenetico ȱdella ȱrazza ȱPontremolese, ȱper ȱindividuarne ȱla ȱvariabilità ȱgenetica ȱeȱ creare ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ anche ȱ mediante ȱ l’utilizzo ȱ del ȱ seme ȱ congelato ȱ presso ȱ il ȱ centro ȱ di ȱ San ȱ Miniato. ȱ Essendo ȱ allevata ȱ nella ȱ Garfagnana ȱ (comune ȱ di ȱ Sillico, ȱ LU) ȱ ,ȱ la ȱ razza ȱsi ȱinserisce ȱanche ȱnel ȱpiano ȱdi ȱvalorizzazione ȱdel ȱlatte ȱeȱdella ȱcarne ȱprodotti ȱnella ȱ valle ȱdel ȱSerchio. ȱ

ȱ

ȱ

160   ȱ

Descrizione ȱ

Èȱun ȱbovino ȱdi ȱtaglia ȱmedio Ȭpiccola ȱcon ȱaltezza ȱal ȱgarrese ȱdi ȱ135 Ȭ140 ȱcm ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱ

115 Ȭ131 ȱcm ȱper ȱle ȱfemmine ȱ(fig. ȱ4.2.7.2). ȱIl ȱpeso ȱèȱdi ȱ550 Ȭ600 ȱkg ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱ400 Ȭ450 ȱkg ȱ per ȱle ȱfemmine. ȱLa ȱmole ȱsi ȱèȱun ȱpo’ ȱridotta ȱrispetto ȱal ȱperiodo ȱdi ȱmassima ȱdiffusione. ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.7.2 ȱvacca ȱPontremolese, ȱRicardo ȱCommunod, ȱAz.Agr. ȱChierico ȱLuigi ȱ2010 ȱ

ȱ ȱ

Mantello ȱ eȱ cute. ȱ C’è ȱ un ȱ certo ȱ dimorfismo ȱ sessuale ȱ per ȱ cui ȱ le ȱ femmine ȱ sono ȱ di ȱ colore ȱ fromentino ȱ chiaro ȱ mentre ȱ iȱ tori ȱ sono ȱ di ȱ colore ȱ fromentino ȱ carico, ȱ con ȱ striscia ȱ chiara ȱ lungo ȱla ȱlinea ȱdorso Ȭlombare. ȱCon ȱgradazioni ȱscure ȱattorno ȱagli ȱocchi, ȱalle ȱfacce ȱlaterali ȱ del ȱ collo, ȱ sulla ȱ spalla, ȱ sugli ȱ avambracci ȱ eȱ gli ȱ stinchi ȱ eȱ al ȱ terzo ȱ inferiore ȱ della ȱ faccia ȱ laterale ȱ del ȱ tronco. ȱ Musello ȱ ardesia ȱ scuro ȱ circondato ȱ di ȱ bianco, ȱ faccia ȱ superiore ȱ della ȱ lingua ȱardesia ȱscuro, ȱpalato ȱmarezzato, ȱciglia, ȱpalpebre, ȱpunta ȱdelle ȱcorna, ȱfiocco ȱdella ȱ coda ȱ eȱ unghielli ȱ neri. ȱ Pelle ȱ di ȱ medio ȱ spessore, ȱ scura, ȱ pastosa, ȱ con ȱ peli ȱ fini, ȱ corti ȱ ed ȱ aderenti. ȱ

Testa. ȱ Relativamente ȱ leggera, ȱ aȱ profilo ȱ rettilineo, ȱ con ȱ regione ȱ frontale ȱ breve, ȱ quadrata, ȱ leggermente ȱdepressa ȱfra ȱle ȱarcate ȱorbitali. ȱSincipite ȱpoco ȱrilevato ȱcon ȱciuffo ȱdi ȱpeli ȱrossi ȱ eȱben ȱaderenti. ȱOcchi ȱgrandi ȱed ȱespressivi. ȱNella ȱvacca ȱla ȱtesta ȱèȱpiù ȱleggera ȱeȱlunga ȱche ȱ nel ȱtoro. ȱCorna ȱaȱforma ȱdi ȱlira ȱraccorciata, ȱpiù ȱcorte ȱeȱtozze ȱdi ȱforma ȱellittica ȱnel ȱtoro, ȱ giallastre ȱcon ȱpunta ȱnera. ȱOrecchie ȱdi ȱmedia ȱdimensione ȱeȱbrinate. ȱȱȱ

161   Collo. ȱ ȱ Corto ȱ con ȱ giogaia ȱ abbondante ȱ nel ȱ toro, ȱ più ȱ leggero ȱ eȱ ricco ȱ di ȱ pieghe ȱ nella ȱ femmina. ȱȱ

Tronco. ȱ Garrese ȱ rilevato ȱ rispetto ȱ alla ȱ linea ȱ dorsale, ȱ non ȱ sempre ȱ muscoloso, ȱ dorso ȱ non ȱ troppo ȱlungo ȱcon ȱlombi ȱȱ brevi, ȱlarghi ȱeȱrobusti. ȱGroppa ȱspiovente ȱeȱstretta, ȱcon ȱcolonna ȱ vertebrale ȱ sopraelevata. ȱ Alcune ȱ vacche ȱ hanno ȱ iȱ fianchi ȱ particolarmente ȱ incavati. ȱ Petto ȱ largo ȱ eȱ muscoloso. ȱ Spalle ȱ forti ȱ eȱ ben ȱ attaccate. ȱ Coda ȱ robusta ȱ con ȱ fiocco ȱ nero ȱ eȱ attacco ȱ alto. ȱ Mammella ȱ globosa, ȱ bianca,leggermente ȱ pelosa, ȱ ben ȱ attaccata ȱ in ȱ avanti ȱ con ȱ capezzoli ȱpiuttosto ȱlarghi, ȱquarti ȱravvicinati ȱeȱvene ȱpoco ȱaccentuate. ȱ

Arti. ȱ ȱ Spalle ȱ muscolose ȱ eȱ ben ȱ attaccate. ȱ Arti ȱ anteriori ȱ spesso ȱ poco ȱ muscolosi, ȱ stinchi ȱ aȱ volte ȱsottili. ȱArti ȱposteriori ȱleggermente ȱfalcini, ȱcosce ȱscarne, ȱgarretti ȱlarghi ȱed ȱasciutti, ȱ pastoie ȱlunghe ȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱȱ

Attualmente ȱ la ȱ razza ȱ èȱ caratterizzata ȱ dalla ȱ FAO ȱ come ȱ produttrice ȱ di ȱ latte .ȱ Come ȱ abbiamo ȱgià ȱdetto, ȱla ȱrazza ȱPontremolese ȱeccelleva ȱnell’attitudine ȱdinamica. ȱMeno ȱvalida ȱ risultava ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱeȱdi ȱlatte, ȱsebbene ȱdotata ȱdi ȱgrandissima ȱrusticità: ȱèȱ in ȱ grado ȱ di ȱ utilizzare ȱ pascoli ȱ degradati ȱ in ȱ cui ȱ predominano ȱ specie ȱ aȱ portamento ȱ cespuglioso ȱeȱriesce ȱaȱpascolare ȱanche ȱin ȱaree ȱboschive. ȱRiesce ȱaȱsuperare ȱsiccitosi ȱestivi ȱ in ȱcui ȱil ȱpascolo ȱscarseggia ȱ(Secchiari ȱet ȱal, ȱ2006b). ȱDurante ȱil ȱperiodo ȱestivo ȱpuò ȱessere ȱ allevata ȱ allo ȱ stato ȱ brado, ȱ senza ȱ che ȱ siano ȱ necessarie ȱ integrazioni ȱ eȱ aiuto ȱ alle ȱ vacche ȱ partorienti. ȱ Iȱ vitelli ȱ nascono ȱ in ȱ prevalenza ȱ in ȱ primavera, ȱ aȱ maggio, ȱ in ȱ corrispondenza ȱ dell’inizio ȱdel ȱperiodo ȱdi ȱpascolo ȱbrado, ȱche ȱdura ȱfino ȱaȱsettembre Ȭottobre ȱ(Secchiari ȱet ȱ al., ȱ2006b, ȱGoracci ȱet ȱal., ȱ2006). ȱIl ȱresto ȱdell’anno ȱson ȱmantenute ȱin ȱstabulazione ȱfissa ȱper ȱiȱ rigori ȱinvernali ȱeȱla ȱpovertà ȱdel ȱpascolo ȱ(Goracci ȱet ȱal., ȱ2006). ȱȱ

Il ȱlatte ȱprodotto ȱpare ȱsia ȱdi ȱ2100 ȱkg ȱaȱlattazione ȱcon ȱun ȱbuon ȱtenore ȱin ȱgrassi ȱ(Ciampolini, ȱ

1993). ȱȱ

La ȱrazza ȱsi ȱadatta ȱmolto ȱal ȱsistema ȱdi ȱallevamento ȱvacca Ȭvitello ȱin ȱzone ȱmarginali, ȱper ȱ l’utilizzo ȱdei ȱpascoli ȱpiù ȱmagri ȱnelle ȱzone ȱimpervie. ȱPurtroppo ȱnon ȱsi ȱhanno ȱdati ȱmolto ȱ recenti ȱ per ȱ le ȱ caratteristiche ȱ della ȱ carne ȱ eȱ la ȱ resa ȱ al ȱ macello ȱ aȱ causa ȱ della ȱ bassa ȱ numerosità ȱdegli ȱanimali. ȱComunque ȱsia, ȱle ȱrese ȱsi ȱattestavano ȱintorno ȱal ȱ55 Ȭ63% ȱper ȱiȱ vitelli ȱdi ȱ3ȱȬȱ 4ȱmesi ȱ(Marchi ȱeȱMascheroni, ȱ1925). ȱGli ȱanimali ȱvenivano ȱmacellati ȱ(Goracci ȱ

162   et ȱal, ȱ2006) ȱaȱ4Ȭ5ȱmesi ȱ(vitello ȱdi ȱcirca ȱ200 ȱkg), ȱ15 Ȭȱ 16 ȱmesi ȱ(vitelli ȱdi ȱcirca ȱ230/250 ȱkg) ȱeȱ19 Ȭ

20 ȱmesi ȱ(vitelli ȱdi ȱcirca ȱ500 ȱkg). ȱȱȱ

Dal ȱ1978 ȱla ȱrazza, ȱin ȱseguito ȱall’attività ȱdi ȱsensibilizzazione ȱdell’APA ȱdi ȱLucca ȱverso ȱil ȱ recupero ȱdel ȱpatrimonio ȱzootecnico ȱPontremolese, ȱèȱstata ȱintrodotta ȱin ȱGarfagnana ȱeȱse ȱil ȱ prodotto ȱ della ȱ linea ȱ vacca Ȭvitello ȱ rispetta ȱ il ȱ disciplinare ȱ (che ȱ garantisce ȱ la ȱ tutela ȱ dal ȱ punto ȱdi ȱvista ȱdell’origine ȱgeografica ȱeȱdelle ȱtecniche ȱdi ȱproduzione) ȱsi ȱpuò ȱinserire ȱnel ȱ marchio ȱdi ȱorigine ȱgeografica ȱ“Carni ȱBovine ȱdella ȱGarfagnana ȱeȱdelle ȱValli ȱdel ȱSerchio” ȱ insieme ȱaȱun’altra ȱrazza ȱaȱlimitata ȱdiffusione, ȱla ȱGarfagnina. ȱȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

Le ȱ indagini ȱ svolte ȱ dall’università ȱ di ȱ Pisa ȱ hanno ȱ rilevato ȱ una ȱ variabilità ȱ genetica ȱmolto ȱ bassa ȱnella ȱpopolazione ȱPontremolese, ȱtanto ȱpiù ȱche ȱil ȱnumero ȱdi ȱindividui ȱbassissimo ȱla ȱ colloca ȱormai ȱda ȱdiversi ȱanni ȱin ȱuna ȱsituazione ȱdi ȱgrave ȱpericolo ȱdi ȱestinzione. ȱCritica ȱèȱ anche ȱ la ȱ tendenza ȱ degli ȱ allevatori ȱ aȱ non ȱ utilizzare ȱ l’inseminazione ȱ artificiale. ȱ Èȱ imperativa ȱ quindi ȱ l’applicazione ȱ di ȱ un ȱ attentissimo ȱ piano ȱ di ȱ accoppiamento ȱ per ȱ mantenere ȱbassa ȱla ȱconsanguineità ȱeȱaumentare ȱla ȱconsistenza ȱdella ȱpopolazione ȱquanto ȱ più ȱvelocemente ȱpossibile. ȱȱ

La ȱrazza ȱèȱpurtroppo ȱallevata ȱsolo ȱex ȱsitu ȱnella ȱGarfagnana ȱeȱnon ȱèȱquindi ȱpossibile ȱuna ȱ strategia ȱ di ȱ valorizzazione ȱ razza Ȭcultura ȱ locale. ȱ Come ȱ già ȱ detto, ȱ il ȱ prodotto ȱ della ȱ linea ȱ vacca Ȭvitello ȱ si ȱ può ȱ inserire ȱ nel ȱ marchio: ȱ “Carni ȱ Bovine ȱ della ȱ Garfagnana ȱ eȱ delle ȱ Valli ȱ del ȱ Serchio”, ȱ sebbene ȱ all’inserimento ȱ in ȱ una ȱ filiera ȱ produttiva ȱ sia ȱ prioritario ȱ un ȱ accrescimento ȱdella ȱpopolazione. ȱ

Tuttavia ȱper ȱuna ȱrazza ȱche ȱha ȱsubito ȱuna ȱcosì ȱgrande ȱcontrazione ȱnumerica ȱsarebbe ȱforse ȱ necessario ȱprima ȱideare ȱun ȱsistema ȱdi ȱ“allevatori ȱcustodi”, ȱreintroducendo ȱpossibilmente ȱ la ȱrazza ȱnel ȱsuo ȱbioterritorio ȱdi ȱorigine ȱeȱaumentando ȱla ȱconsistenza ȱdella ȱpopolazione ȱ

(Goracci ȱet ȱal., ȱ2006). ȱȱ

La ȱfama ȱdei ȱmarmi ȱdi ȱCarrara, ȱda ȱcui ȱsono ȱnati ȱgrandi ȱopere ȱitaliane ȱfamose ȱin ȱtutto ȱil ȱ mondo ȱ come ȱ le ȱ statue ȱ del ȱ Canova ȱ eȱ di ȱ Michelangelo, ȱ èȱ certamente ȱ indiscussa. ȱ Non ȱ bisogna ȱquindi ȱdimenticare ȱil ȱcontributo ȱdi ȱquesti ȱanimali ȱautoctoni ȱeȱla ȱperdita ȱculturale ȱ associata ȱalla ȱloro ȱscomparsa. ȱ

163   Una ȱ strategia ȱ di ȱ valorizzazione ȱ sarebbe ȱ quindi ȱ insistere ȱ sul ȱ legame ȱ con ȱ la ȱ storia ȱ del ȱ territorio ȱ di ȱ origine ȱ magari ȱ anche ȱ mediante ȱ ecomusei ȱ eȱ itinerari ȱ turistici, ȱ vista ȱ inoltre ȱ l’importanza ȱ storica ȱ di ȱ questo ȱ ecotipo ȱ Appeninico ȱ collegato ȱ all’industria ȱ del ȱ marmo, ȱ attività ȱ che ȱ ha ȱ fatto ȱ la ȱ storia ȱ del ȱ territorio ȱ della ȱ Lunigiana. ȱ Non ȱ sarebbe ȱ inoltre ȱ da ȱ sottovalutare ȱl’inserimento ȱin ȱazienda ȱagricola ȱoȱagrituristica ȱbiologica ȱche ȱsfrutti ȱancora ȱ la ȱforza ȱanimale ȱper ȱcerte ȱattività ȱ(lavoro ȱnei ȱcampi, ȱtraino, ȱfattoria ȱdidattica…). ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

164   4.2.8 ȱPasturina ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

La ȱrazza ȱPasturina ȱmostra ȱuna ȱnotevole ȱsomiglianza ȱcon ȱla ȱChianina ȱeȱancora ȱdi ȱpiù ȱcon ȱ la ȱCalvana. ȱÈȱprobabile ȱquindi ȱun’origine ȱsimile, ȱsebbene ȱattualmente ȱla ȱrazza ȱsia ȱquasi ȱ totalmente ȱassorbita ȱnella ȱrazza ȱChianina ȱeȱgià ȱin ȱpassato ȱera ȱconsiderata ȱnon ȱuna ȱrazza ȱ aȱ sé ȱ stante ȱ ma ȱ un ȱ ecotipo ȱ montano ȱ della ȱ Chianina. ȱ La ȱ razza ȱ quindi ȱ èȱ probabilmente ȱ risultato ȱ di ȱ un ȱ incrocio ȱ della ȱ Chianina ȱ con ȱ una ȱ razza ȱ Podolica ȱ antica ȱ della ȱ zona ȱ di ȱ

Arezzo. ȱ Secondo ȱ altri ȱ invece ȱ deriva ȱ da ȱ incroci ȱ di ȱ Maremmana ȱ con ȱ tori ȱ Romagnoli ȱ eȱ

Chianini ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱ

ȱ

Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱȱ

ȱLa ȱrazza ȱèȱormai ȱdel ȱtutto ȱassente ȱnel ȱterritorio ȱdi ȱorigine, ȱil ȱCasentino, ȱed ȱèȱallevata ȱsolo ȱ ex ȱ situ ȱ in ȱ un ȱ allevamento ȱ del ȱ corpo ȱ Forestale ȱ dello ȱ Stato ȱ presso ȱ Castel ȱ di ȱ Sangro ȱ all’Aquila, ȱ ed ȱ èȱ monitorata ȱ dal ȱ ConSDABI. ȱ Lo ȱ stato ȱ secondo ȱ la ȱ FAO ȱ èȱ di ȱ situazione ȱ critica ȱcontrollata ȱeȱsecondo ȱil ȱdata ȱbank ȱufficiale ȱ(efabis.net, ȱ2010 Ȭ09 Ȭ23) ȱla ȱpopolazione ȱ attuale ȱèȱdi ȱsoli ȱ22 ȱcapi, ȱ19 ȱfemmine ȱeȱ3ȱmaschi. ȱ

ȱ

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ȱ

165   Descrizione ȱ

Taglia ȱmedio ȱgrande, ȱma ȱpiù ȱcompatta ȱdella ȱChianina ȱ(fig. ȱ4.2.8.1). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.8.1. ȱvacca ȱdi ȱrazza ȱPasturina. ȱG. ȱCatillo ȱ2002. ȱhttp://dad.fao.org/ ȱ

ȱ ȱ

Mantello ȱeȱcute .ȱMantello ȱcolor ȱbianco ȱporcellana. ȱIȱtori ȱhanno ȱsfumature ȱgrigie ȱattorno ȱ agli ȱ occhi, ȱ nelle ȱ parti ȱ anteriori ȱ del ȱ corpo ȱ eȱ sulla ȱ faccia ȱ esterna ȱ delle ȱ cosce. ȱ ȱ La ȱ cute ȱ èȱ pigmentata, ȱ sottile, ȱ pastosa ȱ ,ȱ facilmente ȱ sollevabile, ȱ con ȱ abbondante ȱ connettivo ȱ sottocutaneo. ȱȱ

Testa. ȱNelle ȱvacche ȱla ȱtesta ȱèȱleggera, ȱespressiva, ȱpiù ȱcorta ȱnei ȱtori. ȱArcate ȱsopraorbitali ȱ rilevate. ȱProfilo ȱdiritto ȱoȱleggermente ȱconvesso. ȱSincipite ȱun ȱpo’ ȱconvesso. ȱFronte ȱampia ȱ con ȱdepressione ȱcentrale ȱmarcata. ȱRegione ȱfacciale ȱdi ȱforma ȱpiramidale ȱeȱrelativamente ȱ corta. ȱOrecchie ȱnormali ȱproporzionate ȱcon ȱpadiglione ȱauricolare ȱpiuttosto ȱsottile. ȱNarici ȱ ampie, ȱmusello ȱnero, ȱmascelle ȱampie, ȱcorna ȱabbastanza ȱcorte ȱcon ȱsezione ȱovoidale, ȱgialle ȱ con ȱ punta ȱ nera. ȱ Corna ȱ aȱ forma ȱ di ȱ mezzaluna ȱ che ȱ si ȱ inseriscono ȱ sull’asse ȱ frontale ȱ nei ȱ maschi, ȱ aȱ forma ȱ di ȱ lira ȱ eȱ inserite ȱ leggermente ȱ avanti ȱ eȱ in ȱ alto, ȱ aȱ forma ȱ di ȱ lira ȱ nella ȱ femmina. ȱ

Collo. ȱ Forte ȱ eȱ muscoloso ȱ nel ȱ toro, ȱ più ȱ lungo ȱ eȱ sottile ȱ eȱ ricco ȱ di ȱ pliche ȱ nella ȱ femmina. ȱ

Giogaia ȱdi ȱmedio ȱsviluppo. ȱȱ

Tronco. ȱ Di ȱ forma ȱ tendente ȱ al ȱ cilindrico. ȱ di ȱ lunghezza ȱ media ȱ eȱ anzi ȱ tendente ȱ al ȱ corto, ȱ profondo ȱeȱlargo. ȱGarrese ȱleggermente ȱpiù ȱalto ȱdel ȱdorso, ȱlargo ȱeȱpieno, ȱspecialmente ȱnei ȱ tori. ȱ Dorso ȱ eȱ lombi ȱ diritti ȱ eȱ muscolosi, ȱ lombi ȱ piuttosto ȱ corti ȱ eȱ larghi, ȱ attacco ȱ lombo Ȭ

166   sacrale ȱ rettilineo. ȱ Groppa ȱ larga, ȱ coda ȱ ben ȱ attaccata, ȱ aȱ volte ȱ sopraelevata, ȱ sottile. ȱ Petto ȱ largo, ȱprofondo ȱeȱmuscoloso, ȱtorace ȱampio, ȱcon ȱcostole ȱben ȱarcuate, ȱnei ȱtori ȱèȱprofondo ȱ da ȱ raggiungere ȱ almeno ȱ il ȱ terzo ȱ inferiore ȱ dell’avambraccio. ȱ Mammella ȱ sufficientemente ȱ voluminosa, ȱelastica, ȱcon ȱquarti ȱuniformi ȱdai ȱcapezzoli ȱben ȱsviluppati, ȱvene ȱevidenti. ȱ

Arti. ȱȱ Appiombi ȱregolari, ȱspalle ȱmuscolose ȱeȱgiustamente ȱinclinate ȱben ȱaderenti ȱal ȱtronco. ȱ

Nell’anteriore, ȱil ȱbraccio ȱèȱcorto, ȱl’avambraccio ȱdi ȱmedia ȱlunghezza, ȱmolto ȱmuscolosi. ȱIȱ ginocchi ȱ sono ȱ larghi, ȱ spessi. ȱ Nel ȱ posteriore ȱ gli ȱ appiombi ȱ sono ȱ regolari, ȱ le ȱ cosce ȱ eȱ le ȱ gambe ȱsono ȱdi ȱmedia ȱlunghezza, ȱmuscolose, ȱnatiche ȱspesse, ȱben ȱdiscese, ȱnella ȱfemmina ȱaȱ profilo ȱ convesso ȱ oȱ verticale, ȱ nei ȱ maschi ȱ aȱ profilo ȱ convesso ȱ ben ȱ accentuato. ȱ Garretti ȱ larghi, ȱspessi ȱeȱben ȱdiretti, ȱdi ȱgiusta ȱapertura. ȱȱ Piedi ȱben ȱdiretti ȱ,ȱdita ȱserrate, ȱunghioni ȱ neri, ȱben ȱsviluppati, ȱresistenti ȱeȱcompatti. ȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

In ȱ passato ȱ la ȱ razza ȱ era ȱ aȱ triplice ȱ attitudine ȱ ma ȱ era ȱ molto ȱ apprezzata ȱ per ȱ le ȱ attitudini ȱ dinamiche. ȱIl ȱlatte ȱera ȱutilizzato ȱper ȱproduzioni ȱlocali ȱcome ȱil ȱcaciottino ȱToscanello. ȱLa ȱ razza ȱèȱfrugale, ȱottima ȱpasco ȱlatrice, ȱadattata ȱai ȱpascoli ȱmagri ȱdell’Appennino. ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

Il ȱ numero ȱ limitatissimo ȱ di ȱ capi ȱ ma ȱ soprattutto ȱ la ȱ “somiglianza” ȱ con ȱ altre ȱ razze ȱ dell’Appennino ȱToscano ȱcome ȱla ȱChianina ȱeȱsoprattutto ȱla ȱCalvana ȱeȱl’assenza ȱdi ȱattuali ȱ studi ȱgenetici ȱeȱproduttivi ȱmiranti ȱaȱdiscriminare ȱquesta ȱrazza ȱsono ȱle ȱcriticità ȱpiù ȱgrandi ȱ per ȱil ȱsuo ȱrecupero. ȱLa ȱrazza ȱrisulta ȱinfatti ȱassente ȱnel ȱsuo ȱterritorio ȱdi ȱorigine, ȱdove ȱèȱ stata ȱsostituita ȱdalle ȱdue ȱrazza ȱsopra ȱcitate. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

167   4.2.9 ȱPisana ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

La ȱrazza ȱèȱdetta ȱanche ȱMucca ȱNera ȱdella ȱToscana ȱoȱMucco ȱNero ȱPisano. ȱLe ȱorigini ȱsono ȱ piuttosto ȱ incerte: ȱ alcuni ȱ fonti ȱ farebbero ȱ derivare ȱ la ȱ sua ȱ origine ȱ da ȱ bovini ȱ di ȱ razza ȱ

Luganese ȱ aȱmantello ȱ nero ȱ e/o ȱ Brune ȱ Alpine ȱ di ȱ razza ȱ Svitto ȱ introdotti ȱ in ȱ Toscana ȱ nella ȱ riserva ȱdi ȱSan ȱRossore ȱdai ȱLorena ȱnel ȱXVIII ȱsecolo, ȱincrociatisi ȱpoi ȱcon ȱla ȱrazza ȱpodolica ȱ locale ȱ(Secchiari ȱet ȱal, ȱ2002). ȱIȱcaratteri ȱsi ȱfissarono ȱin ȱuna ȱrazza ȱvera ȱeȱpropria ȱsolo ȱpiù ȱ tardi. ȱ Importanti ȱ apporti ȱ successivi ȱ furono ȱ quelli ȱ di ȱ Bruna ȱ Alpina ȱ eȱ dal ȱ 1850 ȱ si ȱ hanno ȱ notizie ȱdi ȱinsanguamenti ȱeffettuati ȱcon ȱOlandesi, ȱShorthorns ȱeȱCharolais. ȱL’apporto ȱpiù ȱ importante ȱèȱstato ȱquello ȱdella ȱChianina, ȱcon ȱcui ȱl’incrocio ȱèȱstato ȱintensamente ȱpraticato ȱ per ȱ una ȱ decina ȱ d’anni ȱ dal ȱ 1880, ȱ al ȱ fine ȱ di ȱ aumentare ȱ robustezza ȱ eȱ forza ȱ eȱ rendere ȱ l’animale ȱaȱtriplice ȱattitudine, ȱadatto ȱanche ȱal ȱlavoro ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2002). ȱ

Nonostante ȱtutto ȱcomunque ȱpare ȱabbastanza ȱsicuro ȱche ȱla ȱrazza ȱderivi ȱda ȱun ȱincrocio ȱtra ȱ una ȱ razza ȱ podolica ȱ locale ȱ di ȱ caratteristiche ȱ intermedie ȱ tra ȱ iȱ bovini ȱ maremmani ȱ eȱ una ȱ razza ȱ svizzera ȱ come ȱ la ȱ Bruna ȱ Schwiz ȱ oȱ la ȱ Luganese, ȱ visti ȱ iȱ risultati ȱ di ȱ una ȱ recente ȱ indagine ȱ (Negrini ȱ et ȱ al., ȱ 2006) ȱ sul ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ di ȱ alcune ȱ razze ȱ toscane ȱ tramite ȱ marcatori ȱmolecolari. ȱL’analisi ȱaȱlivello ȱindividuale ȱeȱdi ȱpopolazione ȱha ȱrivelato ȱinfatti ȱ che ȱ la ȱ Pisana ȱ risulta ȱ vicina ȱ geneticamente ȱ alla ȱ Maremmana, ȱ alla ȱ Podolica ȱ eȱ alla ȱ Bruna ȱ

Italiana, ȱ aȱ testimonianza ȱ dell’origine ȱ mista ȱ del ȱ suo ȱ patrimonio ȱ genetico. ȱ Da ȱ questo ȱ studio ȱsono ȱrisultati ȱevidenti ȱanche ȱgli ȱapporti ȱdella ȱChianina ȱper ȱmigliorare ȱl’attitudine ȱ alla ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱeȱdi ȱBruna ȱper ȱmigliorare ȱquella ȱlattifera. ȱȱ

ȱ

Figura ȱ 4.2.9.1. ȱ Dendrogramma ȱ di ȱ parentele ȱ fra ȱ bruna ȱ eȱ 4ȱ razze ȱ toscane, ȱ Negrini ȱ et ȱ al., ȱ

2006 ȱ

CHIANINA ȱ

CALVANA ȱ

PISANA ȱ

MAREMMANA ȱȱ

BRUNA ȱ

ȱ

168   Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

La ȱrazza ȱPisana ȱera ȱdiffusa ȱnella ȱbassa ȱvalle ȱdel ȱSerchio ȱin ȱzone ȱlimitrofe ȱdella ȱpianura ȱdi ȱ

Pisa ȱeȱin ȱtutta ȱla ȱprovincia ȱdi ȱPisa, ȱoggi ȱèȱdiffusa ȱin ȱuna ȱzona ȱtra ȱPisa, ȱLivorno ȱeȱLucca ȱ

(Secchiari ȱet ȱal, ȱ2002). ȱLa ȱnumerosità ȱdella ȱpopolazione ȱraggiunse ȱil ȱsuo ȱpicco ȱnel ȱ1928, ȱ con ȱ un ȱ valore ȱ di ȱ 20000 ȱ capi ȱ (Bigi ȱ eȱ Zanon, ȱ 2008, ȱ Secchiari ȱ et ȱ al., ȱ 2002). ȱ In ȱ seguito ȱ cominciò ȱil ȱdeclino ȱdella ȱrazza ȱche ȱraggiunse ȱil ȱnumero ȱminimo ȱnel ȱ1978, ȱquando ȱcon ȱ60 ȱ capi ȱ sfiorò ȱ l’estinzione. ȱ Con ȱ la ȱ nascita ȱ dei ȱ progetti ȱ regionali ȱ eȱ nazionali ȱ degli ȱ anni ȱ

Ottanta ȱper ȱla ȱsalvaguardia ȱdelle ȱrazze ȱitaliane ȱsi ȱebbe ȱun’inversione ȱdi ȱtendenza ȱcon ȱun ȱ discreto ȱaumento ȱdel ȱnumero ȱdi ȱcapi. ȱAl ȱ2008 ȱla ȱFAO ȱstimava ȱperò ȱuna ȱpopolazione ȱdi ȱ

193 ȱcapi ȱeȱcollocava ȱla ȱrazza ȱnella ȱclasse ȱ“critica ȱcontrollata ”, ȱriconoscendo ȱl’esistenza ȱdi ȱ progetti ȱdi ȱrecupero ȱ(efabis.net, ȱ29/09/10). ȱ

Il ȱ monitoraggio ȱ eȱ la ȱ valorizzazione ȱ della ȱ razza ȱ sono ȱ realizzati ȱ soprattutto ȱ grazie ȱ alla ȱ provincia ȱdi ȱPisa, ȱdall’ARSIA ȱToscana, ȱdall’APA ȱdi ȱPisa, ȱdall’Ente ȱParco ȱdi ȱMigliarino Ȭ

San ȱ Rossore ȬMassaciuccoli, ȱ il ȱ dipartimento ȱ di ȱ Agronomia ȱ eȱ Gestione ȱ dell’Agroecosistema ȱdell’Università ȱdi ȱPisa. ȱȱ

Interessante ȱèȱstata ȱanche ȱla ȱrisposta ȱdei ȱconsumatori ȱdel ȱposto, ȱche ȱhanno ȱmostrato ȱun ȱ notevole ȱ interesse ȱ per ȱ il ȱ prodotto ȱ legato ȱ al ȱ territorio ȱ come ȱ può ȱ essere ȱ la ȱ carne ȱ della ȱ bovina ȱdi ȱrazza ȱPisana. ȱImportante ȱin ȱquesto ȱsenso ȱèȱstata ȱla ȱcreazione ȱdi ȱun ȱmarchio ȱdi ȱ identificazione ȱgeografica ȱ“Carne ȱBovina ȱdi ȱPisa”, ȱcreato ȱcon ȱla ȱcollaborazione ȱdell’APA ȱ di ȱPisa, ȱla ȱCamera ȱdi ȱCommercio ȱdi ȱPisa, ȱdelle ȱOrganizzazioni ȱProfessionali ȱAgricole ȱeȱ l’Università ȱdi ȱPisa. ȱ

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ȱ

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ȱ

ȱ

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ȱ

169   Descrizione ȱ

Animale ȱdi ȱgrandi ȱdimensioni, ȱalto ȱ160 Ȭ165 ȱcm ȱal ȱgarrese ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱ145 Ȭ150 ȱcm ȱper ȱ le ȱfemmine. ȱPeso ȱdi ȱ1000 Ȭ1100 ȱkg ȱper ȱiȱmaschi ȱ(fig. ȱ4.2.9.2) ȱeȱ700 Ȭ800 ȱkg ȱper ȱle ȱfemmine ȱ

(fig. ȱ4.2.9.3). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.9.2. ȱToro ȱdi ȱrazza ȱPisana. ȱSecchiari ȱP., ȱMartinelli ȱA., ȱ2007 ȱ

ȱ ȱ

Fig. ȱ4.2.9.3 ȱVacca ȱdi ȱrazza ȱPisana. ȱSecchiari ȱP., ȱMartinelli ȱA., ȱ2007 ȱ

ȱ Mantello ȱeȱcute. ȱIl ȱmantello, ȱfromentino ȱnei ȱvitelli ȱevolve ȱverso ȱil ȱmarrone ȱscuro ȱfocato, ȱ con ȱriga ȱdorsale ȱ(spigatura) ȱrossiccia ȱnegli ȱadulti. ȱLe ȱfemmine ȱsono ȱpiù ȱchiare, ȱcon ȱcolore ȱ che ȱvaria ȱdal ȱcastano ȱchiaro ȱal ȱcastano ȱscuro, ȱcolor ȱtabacco. ȱIl ȱmaschio ȱha ȱmantello ȱpiù ȱ

170   scuro, ȱ nero ȱ focato. ȱ Ciuffo ȱ eȱ orlature ȱ delle ȱ orecchie ȱ fulvi. ȱ Musello ȱ nero, ȱ circondato ȱ di ȱ bianco. ȱPalato ȱeȱlingua ȱardesia. ȱFiocco ȱdella ȱcoda ȱcastano ȱscuro. ȱPelame ȱlucido ȱeȱraso ȱnei ȱ soggetti ȱ aȱ stabulazione ȱ fissa, ȱ leggermente ȱ arricciolato ȱ negli ȱ animali ȱ allevato ȱ allo ȱ stato ȱ brado. ȱCute ȱgrigia ȱeȱrobusta ȱma ȱnon ȱgrossolana ȱeȱfacilmente ȱdistaccabile, ȱpiù ȱspessa ȱnel ȱ toro. ȱ

Testa. ȱȱ La ȱtesta ȱha ȱprofilo ȱdiritto ȱeȱleggermente ȱconcavo ȱeȱsincipite ȱmolto ȱconvesso, ȱfronte ȱ ampia ȱ con ȱ depressione ȱ fra ȱ le ȱ arcate ȱ orbitali. ȱ la ȱ ȱ testa ȱ èȱ corta, ȱ pesante ȱ eȱ riccioluta, ȱ con ȱ profilo ȱ diritto ȱ eȱ leggermente ȱ convesso, ȱ sincipite ȱ meno ȱ convesso, ȱ occhi ȱ grandi ȱ eȱ arcate ȱ orbitali ȱun ȱpo’ ȱsporgenti ȱnel ȱtoro. ȱȱ Nel ȱcomplesso ȱtutta ȱla ȱregione ȱfacciale ȱdella ȱPisana ȱèȱ corta ȱeȱrobusta. ȱCorna ȱcorte, ȱpiù ȱtozze ȱnel ȱtoro, ȱgialle ȱalla ȱbase ȱeȱnere ȱin ȱpunta, ȱdirette ȱin ȱ avanti ȱeȱcurvate ȱverso ȱil ȱbasso, ȱaȱsezione ȱellittica. ȱCorna ȱin ȱdirezioni ȱopposte ȱtollerate, ȱ purché ȱsezione ȱeȱcolore ȱsiano ȱquelli ȱtipici. ȱȱ

Collo. ȱ Lungo ȱ eȱ sottile ȱ nelle ȱ vacche, ȱ ȱ corto, ȱ ricco ȱ di ȱ pliche ȱ eȱ muscoloso ȱ nei ȱ tori, ȱ con ȱ gibbosità ȱnei ȱsoggetti ȱadulti. ȱGiogaia ȱmolto ȱsviluppata ȱnei ȱmaschi. ȱ

Tronco. ȱ Tronco ȱ lungo ȱ eȱ profondo, ȱ garrese ȱ muscoloso ȱ eȱ leggermente ȱ rilevato, ȱ linea ȱ dorsale ȱ muscolosa. ȱ Lombi ȱ larghi, ȱ muscolosi ȱ eȱ in ȱ linea ȱ con ȱ la ȱ groppa. ȱ Groppa ȱ larga, ȱ voluminosa ȱeȱalta, ȱrettangolare ȱcon ȱprevalenza ȱdel ȱdiametro ȱantero Ȭposteriore, ȱpiana ȱeȱ con ȱspina ȱsacrale ȱprominente. ȱAttacco ȱdella ȱcoda ȱrettangolare, ȱfusto ȱsottile ȱeȱabbastanza ȱ corto, ȱcon ȱabbondante ȱfiocco ȱcastano ȱscuro. ȱPetto ȱprofondo ȱeȱlargo, ȱventre ȱvoluminoso. ȱ

Mammella ȱ non ȱ troppo ȱ voluminosa, ȱ spugnosa ȱ con ȱ cute ȱ di ȱ medio ȱ spessore. ȱ Quarti ȱ con ȱ legame ȱ centrale ȱ ben ȱ forte. ȱ Posteriore ȱ con ȱ attacco ȱ alto. ȱ Capezzoli ȱ ben ȱ proporzionati, ȱ verticali ȱeȱgiustamente ȱdistanziati. ȱVascolarizzazione ȱevidente, ȱabbondante, ȱmolto ȱestesa ȱ eȱramificata. ȱȱ

Arti. ȱ Appiombi ȱ regolari, ȱ spalla ȱ lunga ȱ eȱ muscolosa, ȱ ben ȱ inclinata ȱ ed ȱ aderente. ȱ Braccio ȱ corto ȱ eȱ avambraccio ȱ relativamente ȱ lunghi, ȱ molto ȱ muscolosi. ȱ Ginocchi ȱ larghi ȱ eȱ spessi., ȱ stinchi ȱmediamente ȱlunghi, ȱgrossi, ȱcon ȱtendini ȱmarcati. ȱPosteriori ȱrobusti ȱcon ȱgiunture ȱ potenti, ȱcoscia ȱlunga, ȱcarnosa ȱeȱtondeggiante, ȱnatica ȱcon ȱprofilo ȱrettilineo ȱoȱleggermente ȱ convesso, ȱ muscolosa. ȱ Garretti ȱ forti ȱ eȱ asciutti, ȱ diritti, ȱ pastoie ȱ dritte ȱ eȱ robuste. ȱ Unghioni ȱ neri, ȱserrati, ȱcon ȱtessuto ȱcorneo ȱresistente. ȱȱ

ȱ

ȱ

171   Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱrazza ȱèȱtradizionalmente ȱaȱtriplice ȱattitudine, ȱèȱclassificata ȱdalla ȱFAO ȱrazza ȱda ȱlatte ,ȱ ma ȱ attualmente, ȱ non ȱ essendo ȱ più ȱ prioritaria ȱ l’attitudine ȱ al ȱ lavoro, ȱ ci ȱ si ȱ propone ȱ di ȱ utilizzarla ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱcarne. ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2002). ȱBisogna ȱdire ȱperò ȱche ȱse ȱla ȱ razza ȱnon ȱpresenta ȱcaratteristiche ȱeccelse ȱdal ȱpunto ȱdi ȱvista ȱproduttivo, ȱpresenta ȱottime ȱ caratteristiche ȱdi ȱprolificità, ȱvitalità, ȱlongevità ȱeȱresistenza ȱalle ȱmalattie. ȱIn ȱparticolare ȱla ȱ razza ȱPisana ȱrisulta ȱparticolarmente ȱresistente ȱad ȱalcune ȱparassitosi ȱcome ȱla ȱStrongilosi ȱeȱ la ȱ Coccidiosi, ȱ sebbene ȱ sia ȱ leggermente ȱ più ȱ sensibile ȱ ai ȱ trematodi ȱ (Pinello, ȱ 2006). ȱ La ȱ definizione ȱdi ȱbovina ȱda ȱlatte ȱdella ȱFAO ȱèȱforse ȱcollegata ȱal ȱproverbiale ȱistinto ȱmaterno ȱ del ȱ Mucco ȱ Pisano ȱ che ȱ proprio ȱ per ȱ questa ȱ qualità ȱ viene ȱ nominata ȱ “la ȱ balia ȱ per ȱ eccellenza”. ȱ L’animale ȱ accetta ȱ infatti ȱ di ȱ allattare ȱ qualsiasi ȱ vitello ȱ eȱ riesce ȱ ad ȱ occuparsi ȱ anche ȱdi ȱtre ȱpiccoli ȱper ȱvolta ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2002). ȱȱ

Per ȱquanto ȱriguarda ȱle ȱperformance ȱattualmente ȱiȱvitelloni ȱhanno ȱmostrato ȱuna ȱnotevole ȱ variabilità, ȱ soprattutto ȱ per ȱ il ȱ fatto ȱ che ȱ la ȱ ridotta ȱ consistenza ȱ della ȱ popolazione ȱ non ȱ ha ȱ permesso ȱper ȱora ȱalcun ȱpiano ȱdi ȱaccoppiamento ȱselettivo, ȱessendo ȱl’obiettivo ȱprimario ȱ l’aumento ȱdel ȱnumero ȱdi ȱcapi ȱeȱla ȱriduzione ȱdella ȱconsanguineità ȱprima ȱdella ȱselezione. ȱȱ

Detto ȱquesto ȱsi ȱpuò ȱdire ȱche ȱiȱvitelloni ȱdi ȱrazza ȱPisana ȱhanno ȱuna ȱresa ȱal ȱmacello ȱtra ȱil ȱ55 ȱ eȱil ȱ60%, ȱcon ȱdiscreta ȱincidenza ȱdegli ȱstinchi ȱeȱdella ȱtesta ȱ(Secchiari ȱet ȱal, ȱ2002) ȱȱ denotano ȱ un ȱ buono ȱ sviluppo ȱ scheletrico ȱ aȱ testimonianza ȱ della ȱ rusticità ȱ dell’animale. ȱ Presenta ȱ incrementi ȱ giornalieri ȱ medi ȱ di ȱ 0,83 ȱ UFC/kg ȱ SS ȱ ingerita, ȱ ma ȱ questo ȱ dato ȱ èȱ fortemente ȱ influenzato ȱ dall’età ȱ poiché ȱ progressivamente ȱ peggiora ȱ la ȱ conversione ȱ dell’alimento ȱ in ȱ carne: ȱin ȱparticolare ȱaȱ8ȱmesi ȱabbiamo ȱbisogno ȱdi ȱ4ȱUFC ȱper ȱogni ȱkg ȱdi ȱincremento ȱdi ȱ peso, ȱ aȱ un ȱ anno ȱ 5Ȭ7ȱ UFC/kg ȱ per ȱ arrivare ȱ aȱ un ȱ valore ȱ di ȱ 9ȱ UFC/kg ȱ dopo ȱ iȱ 18 ȱ mesi ȱ

(Secchiari ȱȱȱ et ȱal., ȱ1996). ȱDal ȱpunto ȱdi ȱvista ȱdella ȱconvenienza ȱeconomica ȱeȱdella ȱqualità ȱ delle ȱcarcasse, ȱche ȱnon ȱdevono ȱessere ȱovviamente ȱtroppo ȱgrasse, ȱèȱauspicabile ȱutilizzare ȱ un ȱregime ȱalimentare ȱfortemente ȱenergetico ȱeȱproteico ȱsolo ȱnella ȱprima ȱfase ȱdi ȱingrasso, ȱ cioè ȱ fino ȱ aȱ circa ȱ un ȱ anno ȱ di ȱ età ȱ (Secchiari ȱ et ȱ al., ȱ 2002). ȱ Inoltre ȱ da ȱ analisi ȱ sulle ȱ caratteristiche ȱ fisiche ȱ della ȱ carne ȱ risulta ȱ che ȱ l’età ȱ migliore ȱ per ȱ il ȱ macello ȱ può ȱ essere ȱ fissata ȱsui ȱ16 Ȭ18 ȱmesi ȱ(Preziuso ȱet ȱal., ȱ2004). ȱSempre ȱriguardo ȱall’età ȱdi ȱmacellazione, ȱèȱ stato ȱverificato ȱ(Mele ȱet ȱal., ȱ2001) ȱche ȱall’aumentare ȱdell’età ȱaumentano ȱgli ȱacidi ȱgrassi ȱ saturi ȱeȱmonoinsaturi ȱ(stearico, ȱoleico ȱed ȱelaidico) ȱaȱscapito ȱdei ȱpolinsaturi ȱcome ȱl’acido ȱ

172   linoleico ȱ n6, ȱ che ȱ in ȱ quantità ȱ adeguate ȱ eȱ in ȱ giuste ȱ proporzioni ȱ con ȱ iȱ polinsaturi ȱ n3 ȱ risultano ȱ benefici ȱ per ȱ la ȱ salute. ȱ ȱ Ci ȱ sono ȱ infatti ȱ prove ȱ derivanti ȱ da ȱ studi ȱ di ȱ interventi ȱ dietetici ȱche ȱmostrano ȱche ȱdiminuendo ȱiȱconsumi ȱdi ȱprodotti ȱricchi ȱdi ȱacidi ȱgrassi ȱsaturi ȱ mediante ȱsostituzione ȱcon ȱprodotti ȱricchi ȱdi ȱacidi ȱgrassi ȱpolinsaturi ȱnȬ6ȱ(senza ȱmodificare ȱ lȇassunzione ȱ di ȱ grassi ȱ totali) ȱ diminuisce ȱ il ȱ numero ȱ di ȱ malattie ȱ cardiovascolari. ȱ ȱ (EFSA, ȱ

2010). ȱ

L’allevamento ȱ allo ȱ stato ȱ ȱ semibrado ȱ con ȱ metodo ȱ biologico ȱ ha ȱ mostrato ȱ valori ȱ di ȱ

Incremento ȱPonderale ȱGiornaliero ȱpiuttosto ȱbassi, ȱpari ȱaȱ0,84 ȱkg/d ȱper ȱiȱmaschi ȱeȱ0,648 ȱ kg/d ȱper ȱle ȱfemmine, ȱanche ȱse ȱgioca ȱaȱfavore ȱdella ȱrazza ȱche ȱquesti ȱvalori ȱsiano ȱsuperiori ȱ aȱquelli ȱdei ȱsoggetti ȱLimousine ȱallevati ȱcon ȱlo ȱstesso ȱmetodo ȱ(Secchiari ȱeȱPistoia, ȱ2004). ȱȱ

Il ȱ più ȱ diffuso ȱ metodo ȱ di ȱ allevamento ȱ risulta ȱ la ȱ stabulazione ȱ fissa, ȱ con ȱ dieta ȱ aȱ elevata ȱ concentrazione ȱ energetica ȱ solo ȱ nella ȱ prima ȱ fase ȱ di ȱ ingrasso, ȱ per ȱ ridurre ȱ iȱ costi ȱ eȱ non ȱ ottenere ȱcarcasse ȱtroppo ȱgrasse ȱ(Secchiari ȱet ȱal, ȱ1996). ȱȱ

La ȱcarne ȱdella ȱmucca ȱdi ȱRazza ȱPisana ȱpuò ȱinserirsi ȱnel ȱmarchio ȱCarni ȱBovine ȱdi ȱPisa ȱ(fig. ȱ

4.2.9.4), ȱ un ȱ marchio ȱ geografico ȱ per ȱ promuovere ȱ la ȱ produzione ȱ locale, ȱ esaltandone ȱ la ȱ genuinità ȱ eȱ la ȱ naturalezza ȱ dei ȱ sistemi ȱ di ȱ allevamento ȱ prevalentemente ȱ tradizionali. ȱ La ȱ carne ȱdeve ȱprovenire ȱda ȱbovini, ȱmaschi ȱeȱfemmine ȱappartenenti ȱalle ȱrazze ȱda ȱcarne ȱper ȱ le ȱquali ȱnon ȱèȱattivo ȱalcun ȱaltro ȱmarchio ȱdi ȱidentificazione, ȱallevate ȱnella ȱprovincia ȱnel ȱ rispetto ȱ di ȱ precise ȱ norme ȱ di ȱ allevamento, ȱ di ȱ alimentazione, ȱ igienico ȱ sanitarie ȱ eȱ del ȱ naturale ȱsviluppo ȱdegli ȱanimali ȱper ȱla ȱmaggiore ȱtutela ȱdella ȱqualità ȱeȱdella ȱsalubrità ȱdelle ȱ carni ȱda ȱessi ȱottenute. ȱLa ȱcarne ȱviene ȱpoi ȱvenduta ȱnelle ȱmacellerie ȱeȱaltri ȱpunti ȱvendita ȱ convenzionati ȱcon ȱl’APA ȱdi ȱPisa ȱ(apapisa.191.it, ȱ29/09/2010). ȱ

Fig. ȱ4.2.9.4. ȱlogotipo ȱ“Carne ȱbovina ȱdi ȱPisa”, ȱAPA ȱPisa ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

173   ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

L’obiettivo ȱ prioritario, ȱ come ȱ in ȱ tutte ȱ le ȱ razze ȱ aȱ limitata ȱ diffusione, ȱ deve ȱ essere ȱ innanzitutto ȱ l’aumento ȱ della ȱ numerosità ȱ della ȱ popolazione ȱ mantenendo ȱ quanto ȱ più ȱ possibile ȱalta ȱla ȱvariabilità ȱgenetica. ȱAȱquesto ȱscopo ȱsono ȱgià ȱstati ȱeffettuati ȱstudi ȱsulla ȱ struttura ȱ demografica ȱ eȱ genealogica ȱ della ȱ razza ȱ allo ȱ scopo ȱ di ȱ creare ȱ adeguati ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ (Perez ȱ Torrecillas ȱ et ȱ al., ȱ 2001). ȱ Un ȱ interessante ȱ dato ȱ ricavato ȱ da ȱ uno ȱ studio ȱtramite ȱmarcatori ȱmolecolari ȱeȱattraverso ȱl’eterozigosi ȱdi ȱbovini ȱdi ȱmucca ȱPisana ȱ ha ȱ verificato ȱ tuttavia, ȱ tramite ȱ confronto, ȱ come ȱ la ȱ differenza ȱ di ȱ variabilità ȱ genetica ȱ di ȱ questa ȱ popolazione ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ sia ȱ trascurabile ȱ rispetto ȱ aȱ razze ȱ ad ȱ ampia ȱ diffusione ȱ come ȱ la ȱ Frisona ȱ Italiana ȱ oȱ la ȱ Bruna ȱ (Negrini ȱ et ȱ al., ȱ 2006). ȱ Ciòȱ dimostra ȱ una ȱ volta ȱ ancora ȱ come ȱ le ȱ razze ȱ autoctone ȱ che ȱ non ȱ hanno ȱ subito ȱ selezione ȱ spinta ȱ possono ȱ essere ȱfonti ȱinsospettate ȱdi ȱvariabilità ȱgenetica. ȱ

Visto ȱil ȱsuccesso ȱpresso ȱiȱconsumatori ȱlocali ȱeȱdel ȱmarchio ȱcreato, ȱil ȱfuturo ȱdella ȱrazza ȱ risiede ȱnel ȱpoter ȱgarantire ȱagli ȱoperatori ȱdi ȱmercato ȱun’adeguata ȱquantità ȱdi ȱprodotto ȱda ȱ collocare ȱ non ȱ solo ȱ aȱ livello ȱ di ȱ ristorazione ȱ locale ȱ ma ȱ anche ȱ aȱ livello ȱ di ȱ medio ȱ grande ȱ distribuzione ȱin ȱun’ottica ȱdi ȱvendita ȱdi ȱprodotto ȱdi ȱnicchia. ȱ

Dato ȱche ȱla ȱpopolazione ȱattuale ȱnon ȱriesce ȱaȱsoddisfare ȱpienamente ȱla ȱdomanda, ȱsono ȱ stati ȱrealizzati ȱincroci ȱdi ȱprima ȱgenerazione ȱdi ȱtori ȱdi ȱrazza ȱPisana ȱcon ȱfattrici ȱdi ȱrazza ȱ

Limousine. ȱBisogna ȱtener ȱconto ȱcomunque ȱche ȱil ȱvalore ȱaggiunto ȱdella ȱcarne ȱderiva ȱdalla ȱ provenienza ȱ unitamente ȱ alla ȱ tipicità ȱ della ȱ razza, ȱ dunque ȱ èȱ necessario ȱ verificare ȱ che ȱ la ȱ qualità ȱdella ȱcarne ȱderivante ȱda ȱquesti ȱincroci ȱconservi ȱpienamente ȱla ȱqualità. ȱÈȱgià ȱstato ȱ verificato ȱ che ȱ l’incrocio ȱ non ȱ crea ȱ difficoltà ȱ al ȱ parto ȱ eȱ sono ȱ in ȱ corso ȱ rilievi ȱ alla ȱ macellazione ȱanalisi ȱchimico Ȭfisiche ȱdel ȱprodotto. ȱ

Una ȱ strategia ȱ forse ȱ più ȱ interessante ȱ potrebbe ȱ essere ȱ l’utilizzo ȱ di ȱ questi ȱ animali ȱ in ȱ allevamenti ȱdi ȱtipo ȱ biologico ȱed ȱestensivo, ȱvista ȱla ȱdimostrata ȱrusticità ȱeȱle ȱprestazioni ȱ verificate ȱ in ȱ queste ȱ condizioni, ȱ che ȱ sono ȱ superiori ȱ aȱ quelle ȱ di ȱ razza ȱ normalmente ȱ utilizzate ȱ per ȱ l’allevamento ȱ estensivo ȱ come ȱ la ȱ Limousine. ȱ Un ȱ maggiore ȱ utilizzo ȱ del ȱ pascolo ȱpotrebbe ȱcontribuire ȱanche ȱal ȱmiglioramento ȱdelle ȱcaratteristiche ȱorganolettiche ȱ eȱnutrizionali ȱdella ȱcarne. ȱ

174   4.2.10 ȱVarzese ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

La ȱ razza ȱ Varzese ȱ èȱ allevata ȱ aȱ cavallo ȱ di ȱ quattro ȱ regioni: ȱ Piemonte, ȱ Liguria, ȱ Emilia ȱ eȱ

Lombardia. ȱÈȱl’unica ȱrazza ȱbovina ȱautoctona ȱin ȱLombardia. ȱParlare ȱdi ȱuna ȱvera ȱeȱpropria ȱ razza ȱper ȱla ȱVarzese ȱèȱpiuttosto ȱdifficoltoso, ȱgià ȱl’attribuzione ȱdi ȱun ȱunico ȱnome ȱrisulta ȱ difficile, ȱ in ȱ quanto ȱ aȱ seconda ȱ della ȱ zona ȱ di ȱ origine ȱ viene ȱ chiamata: ȱ ȱ Varzese ȱ aȱ Pavia, ȱ

Montanara ȱRossa, ȱCabellotta, ȱMontanina ȱRossa ȱaȱGenova, ȱBobbiese ȱaȱBobbio, ȱOttonese ȱaȱ

Piacenza ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱOltre ȱil ȱconfine ȱdi ȱLa ȱSpezia ȱiniziava ȱil ȱ“territorio” ȱdella ȱ

Pontremolese, ȱ un’altra ȱ razza ȱ autoctona ȱ accomunata ȱ alla ȱ Varzese ȱ dal ȱ mantello ȱ di ȱ sfumatura ȱ fromentina; ȱ il ȱ bioterritorio ȱ delle ȱ due ȱ “razze” ȱ si ȱ sovrapponeva ȱ anche ȱ nella ȱ zona ȱ di ȱ Piacenza. ȱ Infatti ȱ aȱ Piacenza ȱ con ȱ il ȱ termine ȱ “Bettolese” ȱ si ȱ indicava ȱ il ȱ bue ȱ eȱ con ȱ

“Pontremolese” ȱiȱgiovani ȱanimali ȱ(Secchiari ȱet ȱal., ȱ2006b). ȱIn ȱrealtà ȱla ȱTortonese ȱera ȱun ȱ ecotipo ȱpiù ȱleggero ȱrispetto ȱalla ȱPontremolese ȱ(Bonadonna, ȱ1951). ȱUna ȱrecente ȱproposta ȱ degli ȱallevatori ȱèȱdi ȱnominare ȱl’animale ȱ“Biunda” ȱper ȱunificare ȱtutte ȱle ȱdenominazioni ȱ

(Corti, ȱ2009). ȱQuindi ȱsi ȱpuò ȱparlare ȱdi ȱnumerose ȱ“razzette” ȱed ȱecotipi ȱlocali ȱoggi ȱriuniti ȱ in ȱnuclei ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱLa ȱFAO ȱstessa ȱdivide ȱla ȱrazza ȱin ȱdue ȱecotipi, ȱMontana ȱeȱ

Varzese, ȱ che ȱ in ȱ realtà ȱ sono ȱ riconosciute ȱ essere ȱ il ȱ medesimo ȱ animale. ȱ (efabis.net, ȱ

05/10/2010) ȱLa ȱsua ȱorigine ȱnon ȱèȱcerta ȱma ȱl’ipotesi ȱpiù ȱaccreditata ȱèȱche ȱappartenga ȱai ȱ bovini ȱ di ȱ ceppo ȱ iberico/italico ȱ presenti ȱ sull’Appennino, ȱ origine ȱ che ȱ condividerebbe ȱ anche ȱcon ȱl’altra ȱrazza ȱdi ȱmantello ȱfromentino, ȱla ȱReggiana. ȱIȱvari ȱecotipi ȱerano ȱ(e ȱsono) ȱ accomunati ȱ dalla ȱ notevole ȱ rusticità ȱ eȱ adattabilità ȱ eȱ vi ȱ erano ȱ leggere ȱ variazioni ȱ di ȱ dimensioni ȱper ȱderiva ȱgenetica ȱcausata ȱdall’isolamento ȱgeografico ȱoȱal ȱcontrario ȱaȱcausa ȱ di ȱincroci ȱcon ȱaltri ȱecotipi ȱfromentini, ȱad ȱesempio ȱcon ȱla ȱReggiana, ȱche ȱha ȱprovocato ȱun ȱ aumento ȱ di ȱ dimensioni, ȱ la ȱ presenza ȱ nel ȱ mantello ȱ di ȱ sfumature ȱ di ȱ un ȱ rosso ȱ più ȱ carico ȱ rispetto ȱ al ȱ biondo ȱ tipico ȱ della ȱ Varzese ȱ ma ȱ anche ȱ una ȱ maggiore ȱ incidenza ȱ dell’allele ȱ Bȱ della ȱkȬcaseina, ȱcaratteristica ȱpeculiare ȱeȱottima ȱdella ȱReggiana. ȱȱ

Ovviamente ȱ il ȱ calo ȱ di ȱ questa ȱ razza, ȱ come ȱ altre ȱ razze ȱ fondamentali ȱ in ȱ passato ȱ per ȱ l’economia ȱdelle ȱzone ȱmarginali ȱappenniniche ȱeȱalpine, ȱha ȱvisto ȱil ȱsuo ȱdeclino ȱaȱ causa ȱ dell’abbandono ȱdelle ȱeconomie ȱdi ȱmontagna ȱeȱdella ȱsostituzione ȱdelle ȱrazze ȱcosmopolite ȱ ad ȱelevata ȱproduzione ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008, ȱRegione ȱLombardia, ȱ1983) ȱ

175   Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

La ȱconsistenza ȱnel ȱ1959 ȱera ȱstimata ȱdi ȱ20 ȇ000 ȱ–ȱ25 ȇ000 ȱcapi. ȱAl ȱ2008 ȱla ȱFAO ȱindicava ȱ95 ȱ capi ȱ con ȱ una ȱ popolazione ȱ in ȱ situazione ȱ “critica ȱ controllata ”. ȱ Èȱ infatti ȱ riconosciuta ȱ la ȱ presenza ȱ di ȱ progetti ȱ di ȱ recupero. ȱ Bisogna ȱ anche ȱ specificare ȱ che ȱ fino ȱ al ȱ 2001 ȱ èȱ stato ȱ realizzato ȱ un ȱ monitoraggio ȱ separato ȱ per ȱ due ȱ ecotipi ȱ indicati ȱ dalla ȱ FAO ȱ “Montana” ȱ eȱ

“Varzese”, ȱ in ȱ realtà ȱ il ȱ medesimo ȱ animale. ȱ Ridotta ȱ aȱ razza ȱ reliquia, ȱ la ȱ popolazione ȱ di ȱ razza ȱ Varzese ȱ ricominciò ȱ aȱ crescere ȱ nell’ambito ȱ dei ȱ progetti ȱ di ȱ salvaguardia ȱ aȱ livello ȱ nazionale ȱ eȱ regionale, ȱ tanto ȱ che ȱ già ȱ aȱ sei ȱ anni ȱ dall’inizio ȱ del ȱ progetto ȱ della ȱ regione ȱ

Lombardia ȱ del ȱ 1983: ȱ “Salvaguardia ȱ eȱ sviluppo ȱ della ȱ razza ȱ bovina ȱ Varzese” ȱ durante ȱ la ȱ prima ȱ rassegna ȱ zootecnica ȱ di ȱ Varzi ȱ dedicata ȱ alla ȱ Varzese ȱ furono ȱ contati ȱ 200 ȱ capi ȱ di ȱ bovina ȱ Tortonese, ȱ fino ȱ aȱ pochi ȱ anni ȱ prima ȱ considerata ȱ quasi ȱ estinta ȱ (Vercesi, ȱ 1987). ȱ

L’incremento ȱdella ȱrazza ȱgrazie ȱaȱquesto ȱprogetto, ȱsubì ȱperò ȱun ȱnuovo ȱdeclino ȱal ȱcessare ȱ dei ȱ contributi ȱ della ȱ regione ȱ agli ȱ allevatori ȱ aderenti. ȱ La ȱ razza ȱ èȱ compresa ȱ nel ȱ registro ȱ anagrafico ȱ delle ȱ bovine ȱ autoctone ȱ eȱ gruppi ȱ etnici ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ mentre ȱ l’associazione ȱallevatori ȱdi ȱrazza ȱVarzese ȱèȱpresente ȱdal ȱ1986. ȱ

ȱLa ȱrazza ȱèȱoggi ȱcompresa ȱnelle ȱmisure ȱagro ȱambientali ȱdel ȱPSR ȱ2007 ȱȬ 2013 ȱdelle ȱquattro ȱ regioni ȱin ȱcui ȱèȱdiffusa, ȱovvero ȱPiemonte, ȱLiguria, ȱLombardia ȱeȱEmilia ȱRomagna. ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ Lombardia, ȱ che ȱ annovera ȱ la ȱ Varzese ȱ come ȱ unica ȱ bovina ȱ autoctona ȱ della ȱ regione, ȱ la ȱ razza ȱ èȱ presente ȱ nelle ȱ province ȱ di ȱ Milano, ȱ Pavia ȱ eȱ Lodi. ȱ

Interessante ȱ èȱ la ȱ situazione ȱ in ȱ provincia ȱ di ȱ Milano, ȱ dove ȱ la ȱ razza ȱ èȱ stata ȱ fortemente ȱ sostenuta ȱdall’assessorato ȱprovinciale ȱall’agricoltura ȱattraverso ȱnumerosissime ȱattività ȱdi ȱ divulgazione ȱ eȱ di ȱ sperimentazione ȱ eȱ ricerca ȱ (Fortina, ȱ 2006). ȱ Le ȱ bovine ȱ sono ȱ state ȱ introdotte ȱin ȱdue ȱparchi, ȱl’oasi ȱWWFȱdi ȱVanzago ȱeȱil ȱparco ȱdelle ȱGroane, ȱcon ȱun’evidente ȱ strategia ȱ di ȱ conservazione ȱ ex ȱ situ ȱ in ȱ vivo .ȱ Il ȱ fatto ȱ interessante ȱ èȱ che ȱ l’iniziativa ȱ avviata ȱ dalla ȱ provincia ȱ di ȱ Milano ȱ ha ȱ creato ȱ interesse ȱ negli ȱ allevatori ȱ della ȱ zona ȱ che ȱ hanno ȱ introdotto ȱdi ȱpropria ȱiniziativa ȱpiccoli ȱnuclei ȱdi ȱallevamento ȱpresso ȱle ȱproprie ȱaziende. ȱȱ

Dal ȱ 2001 ȱ nella ȱ provincia ȱ èȱ partito ȱ il ȱ progetto ȱ “coltivare ȱ la ȱ Biodiversità”. ȱ Il ȱ progetto ȱ èȱ iniziato ȱcon ȱla ȱricognizione ȱdel ȱmateriale ȱgenetico ȱeȱriproduttivo ȱdi ȱVarzese ȱin ȱmodo ȱda ȱ poter ȱ avviare ȱ un ȱ aumento ȱ della ȱ consistenza ȱ numerica ȱ mantenendo ȱ bassa ȱ la ȱ consanguineità. ȱ Tale ȱ obbiettivo ȱ èȱ stato ȱ reso ȱ possibile ȱ grazie ȱ all’esistenza ȱ di ȱ materiale ȱ seminale ȱ raccolto ȱ durante ȱ iȱ progetti ȱ di ȱ salvaguardia ȱ degli ȱ anni ȱ ’80 ȱ eȱ al ȱ lavoro ȱ di ȱ

176   tipizzazione ȱ genetica ȱ di ȱ tale ȱ materiale ȱ nonché ȱ di ȱ quanti ȱ più ȱ soggetti ȱ vivi ȱ possibile ȱ da ȱ parte ȱ della ȱ facoltà ȱ di ȱ Medicina ȱ Veterinaria ȱ di ȱ Milano. ȱ La ȱ tipizzazione ȱ èȱ stata ȱ resa ȱ possibile ȱ tramite ȱ marcatori ȱ molecolari ȱ micro ȱ satellitari. ȱ Sebbene ȱ la ȱ popolazione ȱ attuale ȱ non ȱ risulti ȱ diversificata ȱ quanto ȱ quella ȱ degli ȱ anni ȱ ’80, ȱ dimostra ȱ un ȱ basso ȱ grado ȱ di ȱ omozigosi ȱeȱla ȱpresenza ȱdi ȱseme ȱdi ȱtori ȱpoco ȱconsanguinei ȱsia ȱcrioconservato ȱche ȱfresco ȱ ha ȱpermesso ȱla ȱcreazione ȱdi ȱadeguati ȱpiani ȱdi ȱ accoppiamento. ȱOvviamente ȱinsieme ȱad ȱ

AIA ȱsi ȱèȱprovveduto ȱallo ȱstoccaggio ȱdi ȱseme ȱfresco ȱproveniente ȱdalle ȱnuove ȱgenerazioni. ȱ

Dal ȱ 2008 ȱ èȱ stato ȱ stoccato ȱ il ȱ seme ȱ dei ȱ due ȱ tori ȱ presenti ȱ nella ȱ provincia ȱ di ȱ Milano. ȱ

Ovviamente ȱin ȱfuturo ȱl’attività ȱdovrà ȱcontinuare ȱin ȱprimo ȱluogo ȱsulla ȱgestione ȱdei ȱpiani ȱ di ȱ accoppiamento ȱ aumentando ȱ la ȱ popolazione ȱ eȱ diminuendo ȱ quanto ȱ più ȱ possibile ȱ la ȱ consanguineità, ȱoperando ȱsolo ȱsuccessivamente ȱuna ȱmoderata ȱselezione. ȱÈȱstata ȱprevista ȱ inoltre ȱ una ȱconvenzione ȱtra ȱregione ȱLombardia ȱeȱCNR ȱper ȱla ȱ creazione ȱdi ȱuna ȱ“banca ȱ delle ȱrisorse ȱgenetiche ȱanimali ȱlombarde” ȱdove ȱsarà ȱstoccato ȱil ȱseme ȱdi ȱtori ȱVarzesi ȱda ȱ archiviare ȱ utilizzando ȱ un ȱ software ȱ appositamente ȱ predisposto ȱ che ȱ calcola ȱ la ȱ parentela ȱ media ȱdi ȱrazza ȱ(CNR, ȱ2010). ȱ

Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱ la ȱ popolazione ȱ Piemontese, ȱ la ȱ situazione ȱ si ȱ rivela ȱ più ȱ critica, ȱ in ȱ quanto ȱ al ȱ 2000 ȱ si ȱ trovava ȱ in ȱ questa ȱ regione ȱ solamente ȱ allo ȱ stato ȱ di ȱ reliquia, ȱ essendo ȱ presenti ȱ solo ȱ vacche ȱ anziane ȱ eȱ un ȱ torello. ȱ Grazie ȱ all’Università ȱ di ȱ Torino ȱ eȱ all’APA ȱ di ȱ

Alessandria ȱ èȱ stato ȱ avviato ȱ dunque ȱ un ȱ censimento ȱ eȱ un ȱ progetto ȱ di ȱ aumento ȱ della ȱ popolazione, ȱ per ȱ cui ȱ si ȱ èȱ individuato ȱ un ȱ allevatore ȱ custode ȱ aȱ Volpedo ȱ (AL), ȱ presso ȱ l’azienda ȱ Allevamento ȱ Piazzoli, ȱ dove ȱ èȱ stato ȱ avviato ȱ un ȱ nucleo ȱ di ȱ allevamento ȱ in ȱ collaborazione ȱcon ȱAPA ȱdi ȱAlessandria ȱeȱle ȱcomunità ȱmontane ȱdi ȱValli ȱCurone, ȱGrue ȱeȱ

Ossona ȱ eȱ il ȱ dipartimento ȱ di ȱ Scienze ȱ Zootecniche ȱ di ȱ Torino, ȱ con ȱ il ȱ finanziamento ȱ della ȱ regione ȱPiemonte. ȱPer ȱil ȱrecupero ȱdella ȱrazza ȱsono ȱstate ȱinizialmente ȱapplicate ȱtecniche ȱ di ȱ embryo Ȭtransfert ȱ eȱ inseminazione ȱ artificiale ȱ sui ȱ pochi ȱ soggetti ȱ individuati; ȱ fondamentale ȱèȱstato ȱl’utilizzo ȱdi ȱseme ȱcongelato ȱproveniente ȱdalla ȱbanca ȱdel ȱseme ȱdel ȱ

NFP ȱ di ȱ Circello ȱ eȱ di ȱ soggetti ȱ presenti ȱ nelle ȱ regioni ȱ contigue ȱ di ȱ Liguria, ȱ Emilia ȱ eȱ

Lombardia. ȱ Inoltre ȱ si ȱ èȱ proceduto ȱ all’individuazione ȱ di ȱ soggetti ȱ presenti ȱ sul ȱ territorio ȱ che ȱ corrispondessero ȱ alle ȱ caratteristiche ȱ dell’ecotipo ȱ Tortonese ȱ –ȱ Ottonese ȱ –ȱ Varzese ȱ –ȱ

Cabellotta ȱ (Errante, ȱ 2002). ȱ Infine ȱ il ȱ progetto ȱ ha ȱ previsto ȱ la ȱ caratterizzazione ȱ genetica, ȱ morfologica, ȱ produttiva ȱ eȱ riproduttiva ȱ della ȱ popolazione ȱ Tortonese ȱ del ȱ Piemonte. ȱ Il ȱ

177   recupero ȱ èȱ particolarmente ȱ importante ȱ nell’ambito ȱ di ȱ un ȱ progetto ȱ di ȱ valorizzazione ȱ di ȱ un ȱ prodotto ȱ tipico ȱ Alessandrino, ȱ il ȱ Montebore. ȱ Al ȱ 2006 ȱ risultavano ȱ in ȱ provincia ȱ di ȱ

Alessandria ȱ23 ȱcapi ȱ(Fortina, ȱ2006). ȱȱȱ

In ȱprovincia ȱdi ȱGenova ȱnel ȱ2006 ȱgli ȱallevatori ȱdi ȱVarzese ȱerano ȱ2: ȱuno ȱcon ȱ26 ȱcapi ȱeȱuno ȱ con ȱ 2ȱ capi ȱ allevati. ȱ Il ȱ primo ȱ utilizza ȱ iȱ pascoli ȱ appenninici ȱ eȱ seleziona ȱ quasi ȱ esclusivamente ȱper ȱiȱcaratteri ȱdi ȱrusticità ȱeȱfecondità; ȱla ȱproduzione ȱlattea ȱin ȱquesti ȱanni ȱ però ȱ èȱ diminuita ȱ eȱ l’allevatore ȱ punta ȱ all’incrocio ȱ con ȱ razze ȱ da ȱ carne ȱ pregiate ȱ (Fortina, ȱ

2006) ȱ per ȱ produrre ȱ vitelli ȱ da ȱ ingrasso. ȱ Interessante ȱ èȱ anche ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ buoi ȱ addestrati ȱal ȱtiro ȱper ȱle ȱfiere ȱeȱle ȱfattorie ȱdidattiche. ȱ

Poco ȱpiù ȱdi ȱuna ȱdozzina ȱsono ȱinvece ȱgli ȱanimali ȱoggi ȱallevati ȱin ȱprovincia ȱdi ȱPiacenza; ȱ dagli ȱanni ȱ’80 ȱ(in ȱcui ȱerano ȱallevate ȱoltre ȱ300 ȱfemmine ȱin ȱ25 ȱallevamenti) ȱil ȱdeclino ȱèȱstato ȱ rapidissimo. ȱ Ancora ȱ oggi ȱ sono ȱ però ȱ presenti ȱ dosi ȱ di ȱ seme ȱ prelevate ȱ dall’APA ȱ di ȱ

Piacenza ȱeȱoggetto ȱdi ȱstudi ȱeȱcontrolli ȱda ȱpare ȱdell’Università ȱdi ȱMilano ȱ(Fortina, ȱ2006, ȱ

Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱ

La ȱ provincia ȱ di ȱ Pavia ȱ èȱ la ȱ più ȱ ricca ȱ di ȱ capi ȱ di ȱ Varzese: ȱ 56, ȱ di ȱ cui ȱ 13 ȱ di ȱ età ȱ inferiore ȱ all’anno ȱeȱ4ȱbuoi. ȱGli ȱallevamenti ȱsono ȱ11, ȱeȱ3ȱhanno ȱun ȱnumero ȱdi ȱcapi ȱcompreso ȱtra ȱ5ȱeȱ

15. ȱL’indirizzo ȱproduttivo ȱprevalente ȱèȱla ȱproduzione ȱdi ȱlatte ȱ(Fortina, ȱ2006). ȱ

Fuori ȱ dall’areale ȱ èȱ presente ȱ un ȱ centro ȱ di ȱ conservazione ȱ ex ȱ situ ȱ aȱ Follonica ȱ presso ȱ la ȱ

Riserva ȱdel ȱCorpo ȱForestale ȱeȱun ȱnucleo ȱdi ȱTortonesi ȱpresso ȱl’NFPit ȱFAO ȱdel ȱCircello. ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

178   Descrizione ȱȱ

La ȱ razza, ȱ in ȱ origine ȱ di ȱ dimensioni ȱ medio ȱ piccole, ȱ ha ȱ aumentato ȱ la ȱ sua ȱ mole ȱ probabilmente, ȱcome ȱgià ȱdetto, ȱaȱcausa ȱdi ȱincroci ȱcon ȱla ȱrazza ȱReggiana. ȱIl ȱpeso ȱmedio ȱdi ȱ una ȱvacca ȱadulta ȱsi ȱaggira ȱsui ȱ530 ȱkg ȱeȱl’altezza ȱal ȱgarrese ȱèȱdi ȱ133 ȱcm ȱ(fig. ȱ4.2.10.1, ȱfig. ȱ

4.2.10.2). ȱ

Fig. ȱ4.2.10.1. ȱVacca ȱdi ȱrazza ȱVarzese, ȱValeria ȱLeoni, ȱbosco ȱWWF ȱdi ȱVanzago, ȱ30/10/2010 ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.10.2. ȱVacca ȱdi ȱrazza ȱVarzese, ȱValeria ȱLeoni, ȱbosco ȱWWF ȱdi ȱVanzago, ȱ30/10/2010 ȱ ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

179   ȱ

Mantello ȱ eȱ cute. ȱ Il ȱ mantello ȱ èȱ fromentino ȱ biondo, ȱ con ȱ variazioni ȱ di ȱ intensità ȱ aȱ seconda ȱ della ȱ zona ȱdi ȱ allevamento ȱ (nella ȱ zona ȱ di ȱ Pavia ȱ èȱ più ȱ frequente ȱ il ȱ fromentino ȱ sauro). ȱ Il ȱ toro ȱha ȱsfumature ȱpiù ȱscure ȱsu ȱtesta, ȱcollo ȱeȱspalle. ȱIl ȱmantello ȱèȱpiù ȱchiaro ȱall’interno ȱ degli ȱ arti ȱ eȱ sul ȱ ventre. ȱ Iȱ vitelli ȱ nascono ȱ più ȱ scuri ȱ eȱ si ȱ schiariscono ȱ con ȱ l’età. ȱ Musello, ȱ labbra, ȱlingua, ȱpalato, ȱocchiaie, ȱciglia, ȱinterno ȱdelle ȱorecchie ȱsi ȱpresentano ȱdi ȱun ȱocra ȱpiù ȱ chiaro ȱdel ȱmantello. ȱCute ȱelastica ȱeȱfacilmente ȱdistaccabile ȱcon ȱpelo ȱsetoso. ȱȱ

Testa. ȱ Leggera, ȱ piramidale, ȱ di ȱ media ȱ lunghezza, ȱ con ȱ profilo ȱ rettilineo ȱ oȱ leggermente ȱ convesso. ȱFronte ȱlarga ȱeȱdepressa ȱfra ȱle ȱarcate ȱorbitali. ȱSincipite ȱpronunciato ȱcon ȱciuffo ȱ biondo. ȱOrecchie ȱpiccole, ȱmobili, ȱrotonde. ȱOcchi ȱgrandi ȱeȱsporgenti, ȱȱ musello ȱlargo ȱcon ȱ grosse ȱlabbra. ȱLe ȱcorna ȱsono ȱcolor ȱambra ȱ–ȱgiallastro ȱcon ȱpunta ȱardesia, ȱaȱforma ȱdi ȱlira ȱ nella ȱfemmina, ȱgrosse, ȱbrevi ȱeȱrivolte ȱin ȱavanti ȱnel ȱtoro. ȱ

Collo. ȱCorto, ȱpiù ȱsottile ȱnelle ȱfemmine. ȱGiogaia ȱpoco ȱsviluppata. ȱȱ

Tronco. ȱ Lungo, ȱ cilindrico, ȱ garrese ȱ pronunciato, ȱ così ȱ come ȱ la ȱ spina ȱ sacrale. ȱ Groppa ȱ spiovente, ȱ con ȱ caratteristico ȱ “bacino ȱ aȱ pera”, ȱ ovvero ȱ con ȱ diametro ȱ posteriore ȱ ristretto. ȱ

Torace ȱ ampio ȱ eȱ profondo. ȱ Mammella ȱ piccola ȱ con ȱ capezzoli ȱ piuttosto ȱ grossi, ȱ con ȱ accentuato ȱminore ȱsviluppo ȱdei ȱquarti ȱanteriori. ȱ

Arti .ȱ Solidi ȱ eȱ corti. ȱ Spalle ȱ regolari ȱ ed ȱ aderenti ȱ al ȱ tronco, ȱ avambracci ȱ ben ȱ sviluppati, ȱ ginocchi ȱregolari. ȱCosce ȱeȱnatiche ȱcon ȱmuscolatura ȱlimitatamente ȱpronunciata. ȱGarretti ȱ di ȱ medio ȱ sviluppo ȱ con ȱ angolo ȱ interno ȱ un ȱ po’ ȱ chiuso, ȱ stinchi ȱ asciutti, ȱ tendini ȱ evidenti. ȱ

Pastoie ȱrobuste. ȱUnghioni ȱben ȱserrati, ȱnero ȱardesia ȱcon ȱcorona ȱrosa ȱoȱtotalmente ȱcerei. ȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

La ȱrazza ȱin ȱpassato ȱera ȱun ȱbovino ȱaȱtriplice ȱattitudine, ȱpiccolo ȱeȱfrugale, ȱutilizzato ȱanche ȱ per ȱ il ȱ traino ȱ eȱ l’aratro, ȱ fondamentale ȱ nell’agricoltura ȱ montana ȱ dell’Appennino ȱ (fig. ȱ

4.2.10.3). ȱȱ

Non ȱ èȱ indicata ȱ una ȱ particolare ȱ attitudine ȱ da ȱ parte ȱ della ȱ FAO ȱ (efabis.net, ȱ 06/10/2010). ȱ

Un’attività ȱ tipica ȱ era ȱ il ȱ traino ȱ della ȱ “lesa”, ȱ la ȱ slitta ȱ per ȱ le ȱ operazioni ȱ di ȱ esbosco ȱ (Corti, ȱ

2009). ȱ

ȱ

ȱ

180   ȱ

Fig. ȱ4.2.10.3. ȱpariglie ȱdi ȱbovini ȱVarzesi. ȱRiccardo ȱFortina, ȱ2006, ȱwww.associazionerare.it ȱȱ

ȱ ȱ

La ȱproduzione ȱdi ȱlatte ȱsi ȱattesta ȱsui ȱ3400 ȱlitri ȱaȱlattazione ȱper ȱuna ȱlattazione ȱdi ȱcirca ȱ280 ȱ giorni, ȱovvero ȱcon ȱuna ȱmedia ȱdi ȱcirca ȱ12 ȱkg/d ȱ(regione ȱLombardia, ȱ1983); ȱdati ȱdel ȱ2006 ȱ indicano ȱ invece ȱ un ȱ produzione ȱ maggiore, ȱ di ȱ 19 ȱ –ȱ 20 ȱ kg/d ȱ (Fortina, ȱ 2006). ȱ Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱla ȱqualità ȱdel ȱlatte ȱesso ȱsi ȱcaratterizza ȱper ȱun ȱȱ contenuto ȱin ȱgrasso ȱdel ȱ4ȱ%ȱeȱdi ȱ proteine ȱdel ȱ3,3 ȱ%ȱ(Regione ȱLombardia, ȱ1987). ȱȱ

Per ȱquanto ȱriguarda ȱle ȱcaratteristiche ȱnutrizionali ȱeȱtecnologiche ȱdel ȱlatte, ȱèȱin ȱatto ȱuno ȱ studio ȱ (Faustini ȱ et ȱ al., ȱ 2010) ȱ ȱ con ȱ l’obiettivo ȱ di ȱ individuare ȱ iȱ caratteri ȱ differenziali ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ razze ȱ autoctone ȱ rispetto ȱ ad ȱ altre ȱ bovine ȱ come ȱ la ȱ la ȱ Frisona. ȱ Tale ȱ studio ȱ ha ȱ individuato ȱ un ȱ maggiore ȱ tenore ȱ in ȱ acidi ȱ grassi ȱ monoinsaturi ȱ (in ȱ particolare ȱ il ȱ miristoleico, ȱC14:1, ȱfig. ȱ4.2.10.4) ȱnel ȱlatte ȱdi ȱVarzese ȱrispetto ȱalla ȱFrisona ȱ(Faustini ȱet ȱal., ȱ

2010). ȱ Pare ȱ che ȱ questi ȱ acidi ȱ grassi ȱ siano ȱ in ȱ grado ȱ di ȱ espletare ȱ numerose ȱ funzioni ȱ biologiche ȱantitumorali ȱeȱantimicrobiche ȱ(Iguchi ȱet ȱal., ȱ2001, ȱClément ȱet ȱal., ȱ2006). ȱ

ȱ

Fig. ȱ 4.2.10.4. ȱ contenuto ȱ in ȱ acido ȱ miristoleico ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ bovine ȱ Varzesi, ȱ Cabannine ȱ eȱ

Frisone ȱaȱconfronto ȱ(Faustini ȱet ȱal. ȱ2010) ȱ

1,2 1,09 1 0,883 grassi

 0,803 0,8 acidi 

di 0,6  0,4

g/100g 0,2 0 Frisona Varzese Cabannina ȱ

181   Il ȱlatte ȱdi ȱVarzese, ȱinoltre, ȱpresenta ȱun ȱgrado ȱdi ȱacidità ȱtitolabile ȱpari ȱaȱ7,8°SH ȱrispetto ȱai ȱ circa ȱ7,1°SH ȱdella ȱbruna ȱeȱdella ȱfrisona. ȱLe ȱinfluenze ȱdell’acidità ȱtitolabile ȱnel ȱprocesso ȱdi ȱ caseificazione ȱsono: ȱ

x Tempo ȱdi ȱcoagulazione ȱpresamica ȱ

x Andamento ȱdell’intero ȱprocesso ȱdi ȱcaseificazione ȱeȱsullo ȱsviluppo ȱmaturativo ȱdel ȱ formaggio. ȱȱ

x Caratteristiche ȱreologiche ȱper ȱsopportare ȱiȱprocessi ȱdi ȱlavorazione ȱdel ȱformaggio ȱ (resistenza ȱalla ȱcompressione, ȱresistenza ȱal ȱtaglio). ȱ

Quindi ȱpossiamo ȱdire ȱche ȱsia ȱun ȱlatte ȱdi ȱqualità. ȱÈȱimportante ȱfare ȱosservare ȱche ȱiȱdati ȱ delle ȱproduzioni ȱindicati ȱsono ȱstati ȱottenuti ȱin ȱun ȱregime ȱalimentare ȱ“povero”, ȱovvero ȱ con ȱl’utilizzo ȱdi ȱrisorse ȱforaggere ȱlocali ȱcon ȱlimitatissima ȱintegrazione ȱeȱquindi ȱcosti ȱdi ȱ alimentazione ȱmolto ȱbassi ȱ(Regione ȱLombardia, ȱ1987). ȱȱȱ

Le ȱ buone ȱ attitudini ȱ casearie ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ Tortonese ȱ eȱ le ȱ sue ȱ caratteristiche ȱ di ȱ rusticità ȱ rendono ȱinteressante ȱla ȱsua ȱreintroduzione ȱnel ȱterritorio ȱdi ȱorigine ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱ prodotti ȱtipici ȱlocali ȱdi ȱcui ȱiȱpiù ȱimportanti ȱsono ȱil ȱMontebore, ȱil ȱNisso ȱeȱla ȱformaggella ȱ di ȱMenconico. ȱ

Il ȱprimo ȱèȱun ȱprodotto ȱtipico ȱdel ȱTortonese, ȱin ȱparticolare ȱdi ȱMontebore, ȱun ȱpaesino ȱdella ȱ

Val ȱCurone, ȱtra ȱle ȱvalli ȱGrue ȱeȱdel ȱBorbera ȱ(fig. ȱ4.2.10.5). ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.10.5. ȱFormaggella ȱMontebore. ȱwww.presidislowfood.it ȱȱ

ȱ

182   La ȱ formaggetta, ȱ di ȱ latte ȱ ovino ȱ eȱ vaccino, ȱ ha ȱ una ȱ storia ȱ davvero ȱ antichissima ȱ ed ȱ era ȱ in ȱ passato ȱ considerato ȱ un ȱ prodotto ȱ prezioso. ȱ Già ȱ nel ȱ XII ȱ secolo ȱ un ȱ ricco ȱ tortonese ȱ ne ȱ mandava ȱben ȱcinquanta ȱpezzi ȱin ȱdono ȱaȱun ȱalto ȱprelato ȱper ȱperorare ȱla ȱpromozione ȱdel ȱ fratello ȱprete. ȱEȱalla ȱfine ȱdel ȱQuattrocento ȱèȱl’unico ȱformaggio ȱpresente ȱnel ȱmenù ȱdelle ȱ sfarzose ȱnozze ȱtra ȱIsabella ȱdi ȱAragona, ȱfiglia ȱdi ȱAlfonso, ȱeȱGian ȱGaleazzo ȱSforza, ȱfiglio ȱ del ȱDuca ȱdi ȱMilano ȱ(presidislowfood.it, ȱ2010). ȱLa ȱforma ȱdel ȱformaggio, ȱsimile ȱaȱuna ȱtorta ȱ nuziale, ȱpare ȱispirata ȱall’antica ȱtorre ȱdel ȱpaese, ȱeȱsi ȱottiene ȱcon ȱla ȱsovrapposizione ȱdi ȱtre ȱ forme ȱuna ȱsull’altra, ȱche ȱvengono ȱcosì ȱmesse ȱaȱstagionare ȱda ȱuna ȱsettimana ȱaȱdue ȱmesi. ȱ

Esso ȱpuò ȱessere ȱinfatti ȱconsumato ȱfresco, ȱsemistagionato ȱoȱda ȱgrattugia. ȱIl ȱcolore ȱvaria ȱ dal ȱbianco ȱal ȱgiallo ȱpaglierino. ȱViene ȱutilizzato ȱlatte ȱcrudo ȱper ȱuna ȱpercentuale ȱdel ȱ75% ȱ vaccino ȱ che ȱ un ȱ tempo ȱ era ȱ prodotto ȱ dalle ȱ Tortonesi, ȱ le ȱ bovine ȱ autoctone ȱ del ȱ luogo. ȱ

Attualmente ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ un ȱ prodotto ȱ monorazza ȱ Montebore ȱ risulta ȱ ovviamente ȱ inattuabile ȱ per ȱ la ȱ bassissima ȱ numerosità ȱ della ȱ popolazione ȱ Varzese ȱ ma ȱ èȱ da ȱ valutare ȱ come ȱ obiettivo ȱ aȱ lungo ȱ termine, ȱ vista ȱ inoltre ȱ il ȱ grande ȱ adattamento ȱ della ȱ razza ȱ alle ȱ risorse ȱpovere ȱdel ȱluogo ȱeȱla ȱdiscreta ȱqualità ȱdelle ȱcaratteristiche ȱproduttive ȱeȱqualitative ȱ del ȱlatte. ȱ

Prodotti ȱinvece ȱdella ȱzona ȱdel ȱpavese ȱsono ȱla ȱformaggella ȱdi ȱMenconico ȱeȱil ȱNisso. ȱLa ȱ formaggella, ȱdetta ȱanche ȱMelana, ȱèȱun ȱformaggio ȱfresco ȱdi ȱlatte ȱvaccino ȱintero, ȱdi ȱ20 ȱcm ȱ di ȱ diametro ȱ con ȱ un ȱ peso ȱ dai ȱ 600 ȱ grammi ȱ al ȱ chilogrammo. ȱ La ȱ stagionatura ȱ èȱ di ȱ 15 Ȭ40 ȱ giorni. ȱȱ

Il ȱNisso ȱèȱun ȱformaggio ȱtipico ȱdella ȱval ȱdi ȱStaffora, ȱdi ȱlatte ȱmisto ȱintero, ȱvaccino ȱeȱovino, ȱ di ȱlunga ȱstagionatura ȱeȱcon ȱun ȱsapore ȱtipicamente ȱpiccante. ȱPer ȱquesti ȱprodotti ȱsarebbe ȱ auspicabile ȱ l’ottenimento ȱ in ȱ futuro ȱ di ȱ un ȱ presidio ȱ Slow ȱ Food ȱ con ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ un ȱ apposito ȱdisciplinare. ȱ

Sempre ȱriguardo ȱalle ȱattitudini ȱeȱalle ȱqualità ȱdella ȱrazza, ȱdi ȱestremo ȱinteresse ȱsono ȱanche ȱ iȱcaratteri ȱdi ȱlongevità ȱȱ (la ȱvacca ȱriesce ȱaȱstare ȱin ȱstalla ȱanche ȱdieci ȱanni) ȱrusticità, ȱfertilitàȱ

(80% ȱ di ȱ gravidanze ȱ alla ȱ prima ȱ inseminazione) ȱ eȱ facilità ȱ al ȱ parto ȱ (Regione ȱ Lombardia, ȱ

1987). ȱ Le ȱ manze ȱ risultano ȱ inoltre ȱ particolarmente ȱ precoci ȱ eȱ l’età ȱ della ȱ prima ȱ fecondazione ȱ risulta ȱ fra ȱ iȱ 15 ȱ eȱ iȱ 16 ȱ mesi, ȱ con ȱ evidenti ȱ influssi ȱ sui ȱ costi ȱ di ȱ rimonta ȱ

(Regione ȱLombardia, ȱ1983). ȱIl ȱperiodo ȱparto ȱconcepimento ȱrisulta ȱinferiore ȱai ȱ90 ȱgiorni, ȱ

183   contro ȱ iȱ 130 ȱ giorni ȱ della ȱ Bruna ȱ eȱ iȱ 141 ȱ giorni ȱ della ȱ Frisona ȱ (Regione ȱ Lombardia, ȱ 1983, ȱ

Bollettino ȱAIA, ȱ2009). ȱȱ

La ȱrusticità, ȱfertilità, ȱlongevità ȱrendono ȱpossibile ȱil ȱsuo ȱutilizzo ȱcome ȱfattrice ȱal ȱpascolo ȱ per ȱla ȱproduzione ȱdi ȱvitelli ȱda ȱcarne. ȱDal ȱconfronto ȱcon ȱuna ȱrazza ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱ carne ȱ come ȱ la ȱ Limousine, ȱ si ȱ èȱ verificato ȱ che ȱ gli ȱ incrementi ȱ giornalieri ȱ al ȱ pascolo ȱ di ȱ incroci ȱ di ȱ Varzese ȱ (ad ȱ esempio ȱ Varzese ȱ xȱ Piemontese ȱ oȱ Varzese ȱ xȱ Limousine) ȱ sono ȱ leggermente ȱ superiori ȱ aȱ quelli ȱ di ȱ vitelli ȱ Limousine ȱ allevati ȱ in ȱ purezza. ȱ Per ȱ quanto ȱ riguarda ȱiȱvitelloni ȱdi ȱVarzese ȱpuri, ȱprove ȱsulla ȱproduzione ȱdi ȱcarne ȱhanno ȱmostrato ȱun ȱ incremento ȱgiornaliero ȱall’ingrasso ȱmaggiore ȱdi ȱquello ȱdegli ȱincroci ȱ(1,16 ȱkg/d ȱcontro ȱiȱ

1,065 ȱkg/d ȱdi ȱPiemontese ȱxȱVarzese ȱeȱiȱ1,070 ȱkg/d ȱdi ȱLimousine ȱxȱVarzese), ȱche ȱpermette ȱ di ȱ macellare ȱ il ȱ vitello ȱ di ȱ Varzese ȱ aȱ un ȱ peso ȱ leggermente ȱ superiore, ȱ con ȱ rese ȱ solo ȱ leggermente ȱ inferiori ȱ all’incrocio ȱ con ȱ Piemontese ȱ eȱ senza ȱ differenze ȱ rilevanti ȱ con ȱ l’incrocio ȱdi ȱLimousine. ȱÈȱstato ȱinoltre ȱevidenziato ȱun ȱminor ȱquantitativo ȱdi ȱgrasso ȱnei ȱ vitelli ȱdi ȱVarzese ȱrispetto ȱaȱquelli ȱdi ȱLimousine ȱ(Regione ȱLombardia, ȱ1987). ȱQuindi ȱcarni ȱ più ȱmagre ȱsebbene ȱcaratterizzate ȱda ȱbuona ȱsapidità ȱeȱmarezzatura. ȱȱ

Considerando ȱquindi ȱanche ȱgli ȱscopi ȱconservativi, ȱanche ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱvitelli ȱda ȱ carne ȱ sarebbe ȱ auspicabile ȱ l’allevamento ȱ di ȱ bovini ȱ in ȱ purezza, ȱ visto ȱ comunque ȱ che ȱ le ȱ caratteristiche ȱproduttive ȱsono ȱottime. ȱȱ

Verificate ȱ le ȱ buone ȱ attitudini ȱ produttive, ȱ dopo ȱ un ȱ periodo ȱ dedicato ȱ all’aumento ȱ numerico ȱ sarà ȱ necessario ȱ attribuire ȱ anche ȱ un ȱ ruolo ȱ economico ȱ alla ȱ razza ȱ in ȱ modo ȱ da ȱ garantirne ȱla ȱvalorizzazione ȱeȱconservazione. ȱȱ

Da ȱ questo ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ potremmo ȱ vedere ȱ due ȱ strategie: ȱ la ȱ prima ȱ èȱ lo ȱ sfruttamento ȱ della ȱnotevole ȱfertilitàȱdella ȱrazza ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱfattrici ȱper ȱla ȱlinea ȱvacca ȱ–ȱvitello ȱ

(come ȱ sta ȱ già ȱ avvenendo ȱ nel ȱ Genovese) ȱ oppure ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ lattifere ȱ da ȱ reintrodurre ȱ nelle ȱ zone ȱ di ȱ origine ȱ dove ȱ si ȱ potrà ȱ in ȱ seguito ȱ associare ȱ la ȱ razza ȱ aȱ un ȱ prodotto ȱtipico ȱeȱdi ȱdenominazione ȱgeografica. ȱIn ȱquesto ȱmodo, ȱmediante ȱla ȱproduzione ȱ di ȱanimali ȱda ȱlatte ȱda ȱ“esportare” ȱsarebbe ȱgarantita ȱun’attività ȱanche ȱagli ȱallevamenti ȱ“ex ȱ situ”, ȱ quali ȱ quelli ȱ della ȱ Provincia ȱ Milanese, ȱ area ȱ di ȱ “adozione” ȱ della ȱ razza ȱ Varzese. ȱ

Ovviamente ȱ anche ȱ nelle ȱ aree ȱ non ȱ di ȱ origine ȱ può ȱ essere ȱ avviata ȱ una ȱ filiera ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱdi ȱprodotti ȱcaseari ȱeȱdi ȱcarne ȱdi ȱVarzese. ȱUn’iniziativa ȱinteressante ȱin ȱquesto ȱ senso ȱèȱstata ȱla ȱcreazione ȱdi ȱun ȱmarchio ȱper ȱiȱprodotti ȱdelle ȱaziende ȱagricole ȱdel ȱparco ȱ

184   Sud ȱMilano. ȱMarchio ȱattribuito ȱnon ȱsolo ȱin ȱbase ȱaȱcriteri ȱdi ȱqualità ȱalimentare ȱma ȱanche ȱ sostenibilità ȱ eȱ ruolo ȱ ambientale, ȱ che ȱ nell’area ȱ densamente ȱ abitata ȱ del ȱ Milanese ȱ può ȱ costituire ȱ un ȱ “valore ȱ aggiunto” ȱ per ȱ una ȱ certa ȱ fascia ȱ di ȱ consumatore ȱ “informato”. ȱ Il ȱ marchio ȱ(di ȱbronzo, ȱd’argento ȱeȱd’oro) ȱverrà ȱapposto ȱsulle ȱconfezioni ȱdei ȱprodotti ȱcreati ȱ dalle ȱ 21 ȱ aziende ȱ scelte ȱ nel ȱ parco ȱ eȱ comparirà ȱ sugli ȱ strumenti ȱ di ȱ comunicazione ȱ eȱ promozione ȱdelle ȱaziende ȱstesse. ȱTra ȱqueste ȱaziende ȱèȱpresente ȱanche ȱun ȱallevatore ȱdi ȱ

Varzese. ȱ Ovviamente ȱ la ȱ produzione ȱ di ȱ prodotti ȱ caseari, ȱ yogurt, ȱ carne ȱ ecc. ȱ tramite ȱ la ȱ razza ȱ Varzese ȱ èȱ un ȱ obiettivo ȱ aȱ lungo ȱ termine ȱ mentre ȱ più ȱ pressante ȱ èȱ la ȱ necessità ȱ di ȱ aumentare ȱla ȱpopolazione. ȱȱ

Interessante ȱèȱanche ȱl’inserimento ȱdella ȱrazza ȱnell’oasi ȱWWFȱdi ȱVanzago. ȱCome ȱsecondo ȱ regolamento ȱdel ȱparco, ȱȈ Il ȱLaboratorio ȱscientifico ȱdel ȱWWF, ȱpresente ȱaȱVanzago, ȱpotrà ȱ divenire ȱ un ȱ utile ȱ Centro ȱ di ȱ promozione ȱ di ȱ studi ȱ eȱ indagini ȱ per ȱ la ȱ ricerca ȱ di ȱ tecniche ȱ colturali ȱcompatibili ȱcon ȱla ȱtutela ȱdell ȇambiente ȱnaturale…. Ȉ.ȱla ȱrazza ȱpotrà ȱquindi ȱessere ȱ studiata ȱ nell’ambito ȱ del ȱ suo ȱ ruolo ȱ ecologico ȱ eȱ in ȱ un’ottica ȱ di ȱ agricoltura ȱ sostenibile ȱ eȱ biologica, ȱ nella ȱ conservazione ȱ dell’ambiente, ȱ del ȱ paesaggio ȱ ȱ eȱ dell’agricoltura ȱ locale. ȱ inoltre ȱ non ȱ bisogna ȱ dimenticare ȱ che ȱ secondo ȱ la ȱ Legge ȱ Quadro ȱ sulle ȱ aree ȱ protette ȱ del ȱ

1991 ȱ uno ȱ degli ȱ scopi ȱ dei ȱ parchi ȱ è: ȱ “l’applicazione ȱ di ȱ metodi ȱ di ȱ gestione ȱ oȱ di ȱ restauro ȱ ambientale ȱ idonei ȱ aȱ realizzare ȱ una ȱ integrazione ȱ tra ȱ uomo ȱ eȱ ambiente ȱ naturale, ȱ anche ȱ mediante ȱla ȱsalvaguardia ȱdei ȱvalori ȱantropologici, ȱarcheologici, ȱstorici ȱeȱarchitettonici ȱeȱ delle ȱattività ȱagro Ȭsilvo Ȭpastorali ȱeȱ tradizionali” ȱ(Articolo ȱ 2ȱdella ȱLegge ȱQuadro, ȱ 1991). ȱ

Oltre ȱ aȱ questi ȱ criteri ȱ di ȱ sperimentazione ȱ eȱ conservazione, ȱ l’oasi ȱ di ȱ Vanzago ȱ èȱ anche ȱ fondamentale ȱnella ȱdivulgazione ȱdell’importanza ȱdel ȱtema ȱdella ȱconservazione ȱdi ȱquesta ȱ razza ȱ eȱ della ȱ biodiversità ȱ naturale ȱ in ȱ quanto ȱ il ȱ progetto ȱ avrà ȱ la ȱ caratteristica ȱ di ȱ una ȱ grande ȱȈ condivisibilità Ȉȱ con ȱil ȱpubblico, ȱdagli ȱistituti ȱdi ȱricerca ȱfino ȱal ȱcomune ȱcittadino. ȱ

Non ȱ bisogna ȱ dimenticare ȱ che ȱ le ȱ attività ȱ della ȱ Riserva ȱ Naturale, ȱ sono ȱ divulgate ȱ in ȱ completezza ȱagli ȱoltre ȱ12.000 ȱospiti/anno ȱeȱdiffuse ȱovunque, ȱattraverso ȱnumerosi ȱarticoli ȱ di ȱstampa ȱsu ȱquotidiani ȱeȱperiodici, ȱcosì ȱcome ȱutilizzando ȱfrequenti ȱpassaggi ȱTV ȱ(Ciceri, ȱ

2010). ȱ

Parallela ȱall’attività ȱdell’oasi ȱdi ȱVanzago ȱèȱquella ȱdel ȱparco ȱdi ȱCapanne ȱdi ȱMarcarolo ȱin ȱ

Piemonte ȱinsieme ȱall’ecomuseo ȱdi ȱCascina ȱMoglioni ȱ(in ȱcollaborazione ȱcon ȱle ȱAPA ȱeȱle ȱ

Università ȱ di ȱ Torino ȱ eȱ Milano) ȱ che, ȱ oltre ȱ aȱ incentivare ȱ all’interno ȱ del ȱ territorio ȱ

185   l’allevamento ȱ delle ȱ bovine ȱ locali ȱ come ȱ la ȱ Cabannina ȱ ma ȱ soprattutto ȱ la ȱ Tortonese ȱ attraverso ȱcontribuzioni ȱalle ȱspese ȱdi ȱacquisto ȱeȱstabulazione, ȱrealizzazione ȱdi ȱlocali ȱdi ȱ trasformazione ȱper ȱla ȱproduzione ȱdi ȱprodotti ȱtipici ȱcome ȱla ȱformaggetta ȱdelle ȱCapanne, ȱ hanno ȱeffettuato ȱun ȱampia ȱopera ȱdi ȱdivulgazione, ȱanche ȱattraverso ȱfiere ȱed ȱeventi, ȱcome ȱ ad ȱesempio ȱla ȱTradizionale ȱFiera ȱdel ȱbestiame ȱdelle ȱCapanne ȱdi ȱMarcarolo. ȱQuesta ȱfiera ȱ di ȱantica ȱtradizione ȱeȱrecuperata ȱsolo ȱnel ȱ2002 ȱdopo ȱun’interruzione ȱdi ȱun ȱventennio, ȱper ȱ la ȱ sua ȱ importanza ȱ nella ȱ conservazione ȱ dell’ambiente ȱ eȱ delle ȱ tradizioni ȱ locali ȱ èȱ stata ȱ riconosciuta ȱfiera ȱdi ȱimportanza ȱregionale. ȱNel ȱ2010 ȱil ȱtema ȱdella ȱfiera ȱèȱstato ȱincentivato ȱ sul ȱ tema ȱ del ȱ recupero ȱ della ȱ biodiversità, ȱ con ȱ la ȱ presenza, ȱ oltre ȱ alle ȱ due ȱ citate ȱ razze ȱ bovine, ȱdi ȱmolte ȱaltre ȱrazze ȱasinine, ȱcaprine, ȱovine… ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione. ȱȱ

Iniziative ȱ analoghe ȱ importanti ȱ nell’ambito ȱ della ȱ divulgazione ȱ si ȱ svolgono ȱ anche ȱ nella ȱ provincia ȱdi ȱMilano ȱ(si ȱricorda ȱla ȱfiera ȱdi ȱtradizione ȱcentenaria ȱdi ȱRobecco ȱsul ȱNaviglio, ȱ ultimamente ȱincentrata ȱsulla ȱbiodiversità ȱeȱla ȱconservazione ȱdelle ȱrazze ȱtipiche ȱquali ȱla ȱ

Varzese) ȱma ȱsoprattutto ȱnella ȱprovincia ȱdi ȱPavia ȱche, ȱoltre ȱaȱfiere ȱ“tematiche” ȱospita ȱla ȱ tradizionale ȱ mostra ȱ interprovinciale ȱ della ȱ razza ȱ Varzese ȱ presso ȱ san ȱ Ponzo ȱ di ȱ ponte ȱ

Nizza. ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

L’obiettivo ȱ primario ȱ èȱ l’aumento ȱ numerico ȱ della ȱ popolazione ȱ eȱ la ȱ sua ȱ tipizzazione ȱ genetica ȱaffinché ȱesca ȱil ȱpiù ȱpresto ȱpossibile ȱdalla ȱcategoria ȱdi ȱ“rischio”. ȱȱ

Alcuni ȱaspetti ȱfanno ȱpensare ȱcon ȱottimismo ȱal ȱsuo ȱsalvataggio. ȱInnanzitutto ȱle ȱqualità ȱdi ȱ rusticità, ȱfecondità ȱma ȱanche ȱla ȱdiscreta ȱproduzione ȱin ȱcarne ȱeȱlatte ȱla ȱrendono ȱadatta ȱaȱ valorizzare ȱle ȱeconomie ȱdei ȱterritori ȱmarginali. ȱȱ

Nei ȱ luoghi ȱ di ȱ origine ȱ sono ȱ presenti ȱ prodotti ȱ tipici ȱ eȱ con ȱ una ȱ tradizione ȱ storica ȱ che ȱ potrebbero ȱ dare ȱ un ȱ valore ȱ aggiunto ȱ alle ȱ trasformazioni ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ questa ȱ bovina, ȱ creando ȱin ȱun ȱfuturo ȱmarchi ȱdi ȱdenominazione ȱgeografica ȱeȱdisciplinari, ȱnonché, ȱaȱlungo ȱ termine, ȱla ȱproduzione ȱdi ȱprodotti ȱmonorazza. ȱ

Interessante ȱper ȱil ȱrecupero ȱdi ȱquesta ȱrazza ȱsi ȱèȱrivelata ȱl’opera ȱdivulgativa, ȱattraverso ȱ fiere ȱ ed ȱ eventi ȱ ma ȱ anche ȱ attraverso ȱ l’introduzione ȱ nei ȱ parchi ȱ di ȱ territori ȱ altamente ȱ urbanizzati ȱ quali ȱ la ȱ provincia ȱ di ȱ Milano. ȱ In ȱ quest’area ȱ la ȱ razza, ȱ oltre ȱ aȱ un ȱ valore ȱ qualitativo ȱ delle ȱ produzioni ȱ grazie ȱ aȱ metodi ȱ di ȱ allevamento ȱ estensivo ȱ eȱ biologico ȱ ha ȱ

186   assunto ȱun ȱelevato ȱvalore ȱculturale, ȱvisto ȱl’utilizzo ȱin ȱfattorie ȱdidattiche ȱed ȱeventi ȱlegati ȱ all’antica ȱcultura ȱcontadina ȱormai ȱestremamente ȱlontana ȱdagli ȱabitanti ȱdella ȱzona. ȱL’oasi ȱ del ȱ wwf ȱ eȱ iȱ parchi ȱ hanno ȱ effettuato ȱ nel ȱ corso ȱ degli ȱ anni ȱ una ȱ politica ȱ di ȱ divulgazione ȱ estremamente ȱ efficace ȱ per ȱ la ȱ conservazione ȱ di ȱ questa ȱ razza, ȱ politica ȱ tanto ȱ più ȱ efficace ȱ per ȱl’alto ȱgrado ȱdi ȱfruibilità ȱeȱla ȱvicinanza ȱal ȱcittadini ȱdi ȱquesta ȱrealtà. ȱȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

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ȱ

ȱ

ȱ ȱ

ȱ

ȱ

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187   4.2.11 ȱSiciliana ȱ

ȱ

Origini ȱeȱstoria ȱ

La ȱSiciliana ȱoȱMontana ȱpiù ȱche ȱuna ȱrazza ȱèȱuna ȱvariante ȱdella ȱrazza ȱModicana, ȱla ȱrazza ȱ di ȱ maggiore ȱ importanza ȱ dell’isola. ȱ In ȱ passato ȱ infatti ȱ si ȱ soleva ȱ definire ȱ tre ȱ varianti ȱ di ȱ

Modicana ȱaȱseconda ȱdelle ȱdimensioni: ȱModicana, ȱalta ȱ170 ȱcm ȱal ȱgarrese, ȱMezzalina ȱalta ȱ circa ȱ 150 Ȭ154 ȱ cm ȱ eȱ Montana ȱ oȱ Bufalina ȱ di ȱ 146 Ȭ150 ȱ cm. ȱ secondo ȱ la ȱ FAO ȱ invece ȱ la ȱ differenza ȱ deriva ȱ dal ȱ fatto ȱ che ȱ la ȱ Siciliana ȱ oȱ Montana ȱ si ȱ èȱ adattata ȱ al ȱ bioterritorio ȱ montano, ȱla ȱMezzalina ȱaȱquello ȱpedemontano ȱeȱla ȱModicana ȱaȱquello ȱpiù ȱpianeggiante ȱ

(efabis.net, ȱ 30/09/2010). ȱ ȱ Attualmente ȱ invece ȱ per ȱ le ȱ tre ȱ razze ȱ Modicana, ȱ Cinisara ȱ eȱ

Siciliana ȱ esistono ȱ tre ȱ registri ȱ anagrafici ȱ appositi ȱ (decreto ȱ ministeriale ȱ del ȱ 13/01/2009) ȱ eȱ anche ȱla ȱFAO, ȱsebbene ȱriconosca ȱla ȱsomiglianza ȱdei ȱtre ȱecotipi, ȱli ȱtratta ȱseparatamente ȱ

(efabis.net, ȱ30/10/2010). ȱLa ȱrazza ȱSiciliana ȱsi ȱdifferenzia ȱdalla ȱModicana ȱprincipalmente ȱ per ȱuna ȱmorfologia ȱpiù ȱlongilinea ȱeȱagile, ȱadatta ȱalle ȱzone ȱdi ȱmontagna, ȱeȱper ȱla ȱzona ȱdi ȱ allevamento, ȱ che ȱ èȱ quella ȱ montana ȱ tra ȱ Caltanisetta, ȱ Girgenti ȱ eȱ Trapani. ȱ Come ȱ per ȱ la ȱ

Modicana, ȱsi ȱipotizzano ȱdue ȱdifferenti ȱorigini: ȱsecondo ȱalcuni ȱle ȱtre ȱrazze ȱderivano ȱda ȱun ȱ ceppo ȱiberico ȱgiunto ȱdal ȱMediterraneo, ȱipotesi ȱavvalorata ȱdalla ȱpresenza ȱdi ȱrazze ȱsimili ȱ nelle ȱisole ȱMediterranee ȱcome ȱMalta, ȱsecondo ȱaltri ȱprovengono ȱdall’Europa ȱcontinentale ȱ eȱ sono ȱ giunte ȱ aȱ seguito ȱ di ȱ Normanni ȱ eȱ Angioini, ȱ presentando ȱ affinità ȱ con ȱ le ȱ razze ȱ francesi ȱCharolais ȱeȱLimousine ȱ(Bigi ȱeȱZanon, ȱ2008). ȱȱ

L’area ȱ di ȱ diffusione ȱ della ȱ Siciliana ȱ èȱ la ȱ catena ȱ montuosa ȱ dei ȱ Peloritani, ȱ Nebrodi ȱ eȱ

Madonie. ȱ La ȱ riduzione ȱ del ȱ patrimonio ȱ genetico ȱ in ȱ zootecnia ȱ ha ȱ interessato ȱ purtroppo ȱ anche ȱla ȱSicilia ȱdove ȱaȱpartire ȱdagli ȱanni ȱ’80 ȱl’intensificazione ȱcrescente ȱdelle ȱproduzioni, ȱ specialmente ȱ nelle ȱ aree ȱ più ȱ vocate ȱ (Altopiano ȱ Ibleo), ȱ ha ȱ provocato ȱ una ȱ graduale ȱ eȱ progressiva ȱ contrazione ȱ della ȱ consistenza ȱ numerica ȱ dei ȱ Tipi ȱ Genetici ȱ Autoctoni ȱ

(OSEAAS, ȱ2003). ȱ

ȱ

Consistenza ȱeȱprogetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ

La ȱrazza ȱera ȱin ȱpassato ȱconsiderata ȱuna ȱvariante ȱ“montanara” ȱdella ȱModicana ȱeȱquindi ȱ l’istituzione ȱdi ȱun ȱapposito ȱregistro ȱanagrafico ȱèȱpiuttosto ȱrecente ȱeȱrisale ȱal ȱ2001. ȱOltre ȱaȱ ciò ȱla ȱrazza ȱèȱminacciata ȱanche ȱdall’incrocio ȱcon ȱaltre ȱrazze ȱda ȱcarne, ȱvisto ȱche ȱal ȱ2006 ȱle ȱ

188   fattrici ȱallevate ȱin ȱpurezza ȱerano ȱsolo ȱun ȱ30% ȱsul ȱtotale ȱ(efabis.net, ȱ2010 Ȭ09 Ȭ30). ȱSecondo ȱ la ȱ FAO ȱ al ȱ 2007 ȱ la ȱ popolazione ȱ si ȱ componeva ȱ di ȱ 898 ȱ capi ȱ ed ȱ era ȱ nella ȱ situazione ȱ di ȱ

“pericolo ȱcontrollato ”. ȱ

Lo ȱ studio ȱ delle ȱ caratteristiche ȱ della ȱ Siciliana ȱ eȱ l’analisi ȱ della ȱ sua ȱ peculiarità ȱ genetica ȱ èȱ affidato ȱalla ȱfacoltà ȱdi ȱMedicina ȱVeterinaria ȱdi ȱMessina. ȱLa ȱrazza ȱèȱinserita ȱnel ȱPSR ȱ2007–

2013 ȱdella ȱSicilia. ȱ

ȱ

Descrizione ȱ

Èȱuna ȱbovina ȱdi ȱmedia ȱtaglia, ȱalta ȱ125 Ȭ130 ȱcm ȱal ȱgarrese, ȱil ȱpeso ȱvaria ȱtra ȱiȱ350 ȱeȱiȱ450 ȱkg ȱ per ȱle ȱfemmine ȱ(fig.4.2.11.1) ȱeȱiȱ450 ȱeȱiȱ650 ȱkg ȱper ȱiȱmaschi. ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.11.1. ȱvacche ȱeȱvitello ȱdi ȱrazza ȱSiciliana, ȱwww.agraria.org ȱȱȱȱ

ȱ Mantello ȱ eȱ cute. ȱ Il ȱ mantello ȱ va ȱ dal ȱ fromentino ȱ al ȱ rosso ȱ scuro, ȱ con ȱ sfumature ȱ più ȱ scure ȱ nella ȱ testa, ȱ collo, ȱ petto, ȱ avambracci ȱ eȱ cosce. ȱ La ȱ cute ȱ non ȱ èȱ troppo ȱ spessa, ȱ èȱ elastica ȱ eȱ facilmente ȱsollevabile ȱin ȱpliche. ȱȱ

Testa. ȱNei ȱ maschi ȱèȱpiramidale, ȱcon ȱprofilo ȱrettilineo ȱeȱleggermente ȱconvesso. ȱFronte ȱeȱ musello ȱlarghi, ȱnelle ȱvacche ȱpiù ȱfine ȱeȱleggera. ȱIl ȱmusello ȱèȱardesia ȱoȱrosso ȱmolto ȱscuro, ȱ circondato ȱdi ȱbianco. ȱLe ȱcorna ȱsono ȱlunghe ȱeȱsottili, ȱpiù ȱlunghe ȱeȱleggere ȱnella ȱvacca ȱeȱ generalmente ȱaȱforma ȱdi ȱlira, ȱdi ȱcolore ȱgiallastro ȱeȱnere ȱin ȱpunta. ȱGli ȱocchi ȱsono ȱgrandi ȱeȱ vivaci, ȱle ȱorecchie ȱdi ȱmedia ȱgrandezza ȱcon ȱpeli ȱall’esterno, ȱfolti ȱeȱlunghi. ȱ

Collo .ȱBen ȱattaccato, ȱpiù ȱlungo ȱeȱleggero ȱnella ȱvacca, ȱcorto ȱeȱmuscoloso ȱnel ȱtoro. ȱGiogaia ȱ abbondante ȱcon ȱnumerose ȱpieghe, ȱpiù ȱsviluppata ȱnel ȱtoro. ȱ

ȱTronco .ȱC’è ȱuna ȱcerta ȱprevalenza ȱdei ȱdiametri ȱlongitudinali ȱrispetto ȱaȱquelli ȱtrasversali, ȱaȱ conferma ȱdell’agilità ȱdell’animale ȱeȱdelle ȱsua ȱqualità ȱcome ȱ“arrampicatrice”. ȱIl ȱgarrese ȱèȱ

189   muscoloso ȱnei ȱtori, ȱpiù ȱsottile ȱeȱrilevato ȱnelle ȱvacche. ȱLinea ȱdorso ȱlombare ȱdi ȱmoderata ȱ lunghezza, ȱ dritta ȱ oȱ lievemente ȱ avvallata. ȱ Lombi ȱ larghi ȱ eȱ non ȱ eccessivamente ȱ lunghi. ȱ

Groppa ȱ di ȱ media ȱ lunghezza ȱ eȱ larghezza, ȱ con ȱ diametro ȱ posteriore ȱ ridotto. ȱ Spiovente, ȱ rilevata, ȱ con ȱ spina ȱ sacrale ȱ evidente. ȱ Coda ȱ lunga ȱ eȱ più ȱ sottile ȱ nelle ȱ vacche, ȱ con ȱ fiocco ȱ abbondante. ȱPetto ȱdi ȱmedia ȱampiezza ȱeȱtorace ȱdi ȱmedia ȱaltezza ȱeȱprofondità. ȱMammella ȱ con ȱ cute ȱ morbida ȱ ed ȱ elastica, ȱ di ȱ forma ȱ globosa,con ȱ vene ȱ evidenti, ȱ quarti ȱ di ȱ medio ȱ sviluppo ȱeȱcapezzoli ȱdi ȱmedio ȱsviluppo. ȱ

Arti. ȱRobusti ȱed ȱasciutti ȱcon ȱappiombi ȱregolari, ȱspalle ȱaderenti ȱal ȱtronco, ȱcosce ȱasciutte ȱ nelle ȱfemmine ȱeȱmuscolose ȱnei ȱmaschi. ȱGarretti ȱforti, ȱstinchi ȱcorti ȱeȱrobusti, ȱpastoie ȱcorte. ȱ

Piedi ȱrobusti ȱcon ȱunghioni ȱben ȱdiretti ȱeȱcompatti, ȱduri, ȱdi ȱcolore ȱnero ȱardesia. ȱȱ

ȱ

Attitudini ȱeȱproduzioni ȱ

Benché ȱla ȱrazza ȱsia ȱaȱtriplice ȱattitudine ȱeȱla ȱFAO ȱla ȱindichi ȱcome ȱanimale ȱad ȱattitudine ȱ dinamica ,ȱla ȱcostituzione ȱlongilinea ȱla ȱcolloca ȱmaggiormente ȱnelle ȱrazze ȱda ȱlatte ȱ(Bigi ȱeȱ

Zanon, ȱ 2008) ȱ eȱ le ȱ conferisce ȱ la ȱ maggiore ȱ agilità ȱ che ȱ la ȱ rende ȱ un’ottima ȱ pascolatrice, ȱ adatta ȱ alle ȱ difficili ȱ condizioni ȱ ambientali ȱ eȱ allo ȱ sfruttamento ȱ delle ȱ aree ȱ marginali ȱ montane ȱ eȱ submontane ȱ dell’entroterra ȱ siciliano. ȱ Quindi ȱ la ȱ produzione ȱ abbastanza ȱ modesta ȱ (1000 ȱ –ȱ 1400 ȱ kg ȱ in ȱ 150 ȱ giorni) ȱ èȱ controbilanciata ȱ dalla ȱ capacità ȱ di ȱ utilizzare ȱ risorse ȱdavvero ȱpovere. ȱ

Per ȱil ȱlatte ȱdi ȱModicana ȱèȱstata ȱdimostrata ȱla ȱmaggiore ȱattitudine ȱcasearia ȱrispetto ȱad ȱaltri ȱ tipi ȱ di ȱ latte ȱ come ȱ quello ȱ di ȱ Frisona ȱ (Chiofalo ȱ et ȱ al., ȱ 2000); ȱ èȱ probabile ȱ che ȱ questa ȱ caratteristica ȱsia ȱpresente ȱanche ȱnell’ecotipo ȱmontano, ȱbenché ȱnon ȱsiano ȱstati ȱfatti ȱstudi ȱ specifici. ȱIl ȱlatte ȱdi ȱSiciliana ȱèȱutilizzato ȱper ȱprodurre ȱvari ȱtipi ȱdi ȱformaggi ȱpregiati, ȱdi ȱcui ȱ iȱ principali ȱ sono ȱ la ȱ Provola ȱ dei ȱ Nebrodi, ȱ il ȱ Maiorchino ȱ eȱ altri ȱ canestrati ȱ (Regione ȱ

Sicilia,PSR ȱ2007 ȱȬȱ 2013). ȱȱ

La ȱ Provola ȱ dei ȱ Nebrodi ȱ èȱ presidio ȱ Slow ȱ Food ȱ ed ȱ èȱ inserito ȱ nell’elenco ȱ nazionale ȱ dei ȱ prodotti ȱagroalimentari ȱtradizionali ȱ dal ȱMipaaf ȱ (ai ȱsensi ȱdell ȇart. ȱ8ȱdel ȱ D.Lgs. ȱ30 ȱaprile ȱ

1998, ȱn. ȱ173). ȱ

La ȱProvola ȱdei ȱNebrodi ȱ(fig.4.2.11.2) ȱèȱun ȱformaggio ȱaȱpasta ȱfilata ȱdi ȱlatte ȱintero ȱcrudo, ȱ vaccino ȱoȱin ȱalcuni ȱcasi ȱvaccino Ȭovicaprino ȱ(sebbene ȱdebba ȱessere ȱsempre ȱpresente ȱil ȱ60% ȱ di ȱ latte ȱ di ȱ origine ȱ bovina), ȱ denominato ȱ anche ȱ Provola ȱ Sfoglia ȱ oȱ Provola ȱ del ȱ Casale ȱ

190   (antico ȱ nome ȱ di ȱ Floresta, ȱ Casal ȱ Floresta). ȱ Il ȱ suo ȱ areale ȱ di ȱ produzione ȱ ricade ȱ in ȱ vari ȱ comuni ȱdelle ȱfasce ȱcollinari ȱeȱmontane ȱdei ȱmonti ȱNebrodi ȱdal ȱcrinale ȱdei ȱPeloritani ȱalla ȱ località ȱdi ȱFinale ȱdi ȱPollina. ȱIl ȱprodotto ȱoriginario ȱdi ȱCasal ȱFloresta, ȱveniva ȱutilizzato ȱin ȱ passato ȱper ȱil ȱpagamento ȱin ȱnatura ȱcome ȱsi ȱritrova ȱnei ȱlibri ȱcontabili. ȱ

ȱ

Fig. ȱ4.2.11.2. ȱProvola ȱdei ȱNebrodi. ȱwww.presidislowfood.it ȱȱ

ȱ Come ȱ descritto ȱ nel ȱ disciplinare ȱ di ȱ produzione, ȱ la ȱ provola ȱ dei ȱ Nebrodi ȱ èȱ di ȱ forma ȱ ovoidale ȱ con ȱ la ȱ tipica ȱ testina, ȱ le ȱ dimensioni ȱ variano ȱ dal ȱ chilogrammo ȱ ai ȱ cinque ȱ chili ȱ aȱ seconda ȱ della ȱ zona ȱ di ȱ produzione. ȱ Viene ȱ utilizzato ȱ caglio ȱ di ȱ agnello ȱ oȱ di ȱ capretto ȱ eȱ la ȱ pasta ȱ viene ȱ manipolata ȱ aȱ lungo ȱ prima ȱ della ȱ filatura ȱ per ȱ dare ȱ al ȱ formaggio ȱ la ȱ giusta ȱ consistenza: ȱuna ȱtecnica ȱsimile ȱaȱquella ȱusata ȱper ȱimpastare ȱil ȱpane, ȱgrazie ȱalla ȱquale ȱil ȱ formaggio ȱ tende, ȱ con ȱ la ȱ stagionatura, ȱ aȱ sfogliarsi ȱ in ȱ bocca. ȱ La ȱ crosta ȱ èȱ liscia, ȱ lucida ȱ di ȱ color ȱ paglierino ȱ che ȱ si ȱ scurisce ȱ con ȱ la ȱ stagionatura. ȱ La ȱ stagionatura ȱ avviene ȱ in ȱ locali ȱ tradizionali ȱ sotterranei ȱ dai ȱ muri ȱ spessi, ȱ che ȱ li ȱ rendono ȱ molto ȱ freschi ȱ eȱ ventilati: ȱ qui ȱ le ȱ provole ȱ vengono ȱ legate ȱ per ȱ il ȱ collo, ȱ aȱ due ȱ aȱ due, ȱ eȱ poste ȱ aȱ stagionare ȱ aȱ cavallo ȱ di ȱ un ȱ supporto ȱorizzontale ȱdi ȱlegno. ȱ

Il ȱperiodo ȱdi ȱstagionatura ȱdeve ȱessere ȱminimo ȱdi ȱ3ȱmesi ȱper ȱprovole ȱsemi Ȭstagionate ȱeȱ superiore ȱ ai ȱ 4ȱ per ȱ quelle ȱ stagionate, ȱ considerando ȱ prodotti ȱ di ȱ grande ȱ pezzatura. ȱ La ȱ produzione ȱ di ȱ provole ȱ fresche ȱ prevede ȱ invece ȱ dai ȱ 10 ȱ ai ȱ 30 ȱ giorni ȱ di ȱ stagionatura. ȱ

Un’usanza ȱ interessante ȱ èȱ inserire ȱ un ȱ limone ȱ acerbo ȱ nell’anima ȱ del ȱ provolone ȱ per ȱ accentuare ȱgli ȱaromi ȱdi ȱagrume ȱeȱburro. ȱ

191   Il ȱprodotto ȱèȱrintracciabile ȱattraverso ȱun ȱnumero ȱdi ȱlotto. ȱLa ȱprovola ȱdei ȱNebrodi ȱèȱun ȱ presidio ȱ Slow ȱ Food, ȱ ma ȱ ottengono ȱ il ȱ marchio ȱ solo ȱ le ȱ forme ȱ di ȱ qualità ȱ maggiore ȱ

(presidislowfood.it, ȱ2010 Ȭ09 Ȭ30). ȱ

Il ȱdisciplinare ȱdella ȱproduzione ȱdi ȱquesto ȱformaggio ȱdichiara:”…la ȱprovola ȱdei ȱNebrodi, ȱ prodotto ȱ finale, ȱ èȱ la ȱ risultante ȱ di ȱ tipicità ȱ rilevabili ȱ aȱ partire ȱ dal ȱ latte, ȱ la ȱ cui ȱ elevata ȱ percentuale ȱ del ȱ ceppo ȱ coagulante ȱ KȬcaseina, ȱ èȱ geneticamente ȱ imputabile ȱ all’autoctona ȱ popolazione ȱ bovina, ȱ ottima ȱ trasformatrice ȱ dell’aleatorio ȱ eȱ stagionale ȱ pascolo ȱ dei ȱ

Nebrodi, ȱ il ȱ cui ȱ latte ȱ caseificato ȱ con ȱ una ȱ tradizionale ȱ tecnica ȱ casearia ȱ rappresenta ȱ un ȱ patrimonio ȱ della ȱ cultura ȱ contadina”. ȱ Per ȱ questo ȱ il ȱ disciplinare ȱ favorisce ȱ l’utilizzo ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ bovine ȱ autoctone ȱ locali ȱ quali ȱ la ȱ Modicana, ȱ la ȱ Cinisara ȱ eȱ la ȱ Siciliana: ȱ per ȱ l’attitudine ȱcasearia ȱȱ del ȱlatte ȱeȱla ȱrusticità ȱdi ȱquesti ȱbovini, ȱcapaci ȱdi ȱutilizzare ȱiȱmagri ȱ pascoli ȱ delle ȱ zone ȱ montane ȱ dell’isola, ȱ visto ȱ inoltre ȱ che ȱ lo ȱ stesso ȱ disciplinare ȱ impone ȱ l’utilizzo ȱdi ȱlatte ȱdi ȱbovine ȱallevate ȱallo ȱstato ȱbrado ȱcon ȱlimitate ȱintegrazioni. ȱȱ

L’obiettivo ȱ del ȱ presidio ȱ èȱ quindi ȱ valorizzare ȱ il ȱ “naturale ȱ microecosistema ȱ culturale” ȱ composto ȱ da ȱ pascolo ȱ endemico, ȱ popolazione ȱ bovina ȱ principalmente ȱ autoctona ȱ eȱ tradizionale ȱtecnica ȱcasearia ȱ(presidislowfood.it, ȱ30/09/10). ȱ

Simile ȱ alla ȱ Provola ȱ dei ȱ Nebrodi ȱ èȱ la ȱ Provola ȱ delle ȱ Madonie, ȱ per ȱ la ȱ produzione ȱ della ȱ quale ȱ èȱ previsto ȱ l’utilizzo ȱ di ȱ latte ȱ proveniente ȱ solo ȱ da ȱ vacche ȱ di ȱ razza ȱ Cinisara ȱ eȱ

Modicana. ȱ

Un ȱaltro ȱprodotto ȱper ȱcui ȱèȱutilizzato ȱil ȱlatte ȱdi ȱSiciliana ȱèȱil ȱMaiorchino, ȱun ȱformaggio ȱdi ȱ latte ȱintero ȱcrudo ȱovi Ȭcaprino Ȭvaccino ȱtipico ȱdei ȱPeloritani ȱeȱdei ȱNebrodi ȱeȱche ȱderiva ȱil ȱ suo ȱ nome ȱ dalla ȱ lavorazione ȱ tipica ȱ “a ȱ maiucchinu” ȱ (fig. ȱ 4.2.11.3), ȱ diffusa ȱ nell’area ȱ di ȱ

Godrano, ȱsu ȱparte ȱdei ȱmonti ȱSicani, ȱnei ȱmonti ȱErèi ȱeȱnella ȱmaggior ȱparte ȱdelle ȱMadonie. ȱ

Il ȱ Maiorchino ȱ èȱ un ȱ pecorino ȱ di ȱ forma ȱ cilindrica ȱ aȱ facce ȱ piane ȱ oȱ leggermente ȱ concave, ȱ crosta ȱgiallo ȱambrato ȱpiù ȱscura ȱcon ȱla ȱstagionatura ȱeȱpasta ȱbianca ȱcompatta ȱtendente ȱal ȱ paglierino. ȱSecondo ȱil ȱdisciplinare ȱil ȱlatte ȱpuò ȱessere ȱprodotto ȱsolo ȱda ȱCapra ȱMessinese ȱeȱ

Argentata ȱdell’Etna, ȱpecora ȱPinzirita ȱeȱda ȱbovini ȱCinisara, ȱModicana ȱeȱSiciliana ȱallevate ȱ allo ȱstato ȱbrado. ȱLa ȱlavorazione ȱèȱmolto ȱparticolare ȱperché ȱdopo ȱla ȱrottura ȱeȱcottura ȱdella ȱ cagliata ȱ eȱ la ȱ collocazione ȱ della ȱ pasta ȱ nelle ȱ fascere ȱ inizia ȱ la ȱ fase ȱ della ȱ foratura ȱ in ȱ cui ȱ il ȱ casaro ȱcon ȱun ȱago ȱdi ȱferro ȱȱ (minacino) ȱfora ȱle ȱbolle ȱd’aria, ȱpressando ȱpoi ȱdelicatamente ȱla ȱ

192   superficie ȱdel ȱpecorino ȱper ȱfavorire ȱla ȱfuoriuscita ȱdi ȱsiero. ȱAnche ȱil ȱpecorino ȱMaiorchino ȱ

èȱun ȱpresidio ȱslow ȱfood ȱ(presidislowfood.it, ȱ30/09/10). ȱ

ȱ

Fig. ȱ 4.2.11.3. ȱ caratteristica ȱ lavorazione ȱ “a ȱ maiucchinu” ȱ del ȱ canestrato ȱ Maiorchino. ȱ www.presidislowfood.it ȱ

ȱ ȱ

Interessante ȱ èȱ stata ȱ la ȱ creazione ȱ della ȱ Rete ȱ “Strade ȱ dei ȱ Sapori”, ȱ un’iniziativa ȱ per ȱ valorizzare ȱle ȱproduzioni ȱdei ȱNebrodi ȱattraverso ȱun ȱinteressante ȱpercorso ȱgastronomico ȱ eȱ turistico ȱ nel ȱ parco ȱ dei ȱ Nebrodi ȱ eȱ un ȱ logo Ȭmarchio ȱ di ȱ qualità ȱ (con ȱ il ȱ relativo ȱ

“Disciplinare ȱ di ȱ qualità ȱ eȱ tipicità ȱ dell’offerta ȱ agroalimentare ȱ eȱ turistico ȱ ricettiva”) ȱ da ȱ parte ȱ dell’ente ȱ Parco ȱ dei ȱ Nebrodi, ȱ che ȱ ha ȱ creato ȱ così ȱ un ȱ sistema ȱ aȱ rete ȱ che ȱ mette ȱ in ȱ relazione, ȱlungo ȱpercorsi ȱeȱitinerari ȱturistici ȱintegrati, ȱaziende ȱdi ȱristorazione, ȱlaboratori ȱ di ȱ pasticceria, ȱ strutture ȱ agrituristiche ȱ eȱ di ȱ turismo ȱ rurale, ȱ artigianato ȱ locale ȱ eȱ gastronomia ȱtipica ȱnonché ȱproduttori ȱeȱtrasformatori ȱdi ȱproduzioni ȱtipiche ȱdei ȱNebrodi ȱ

(Ente ȱparco ȱdei ȱNebrodi, ȱ2005). ȱȱȱ

Vista ȱ la ȱ grande ȱ rusticità ȱ eȱ agilità, ȱ la ȱ bovina ȱ può ȱ essere ȱ anche ȱ dedicata ȱ alla ȱ forma ȱ di ȱ allevamento ȱlinea ȱvacca Ȭvitello, ȱnonché ȱalle ȱfunzioni ȱambientali ȱdi ȱrecupero ȱdei ȱpascoli ȱ marginali ȱ eȱ degradati ȱ in ȱ aree ȱ particolarmente ȱ difficili. ȱ Nella ȱ scheda ȱ descrittiva ȱ della ȱ razza ȱla ȱSiciliana ȱȱ viene ȱdescritta ȱcome ȱ“popolazione ȱcaratterizzata ȱda ȱnotevole ȱrusticità. ȱ

Ottima ȱ pascolatrice, ȱ particolarmente ȱ adatta ȱ alle ȱ difficili ȱ condizioni ȱ ambientali ȱ eȱ allo ȱ sfruttamento ȱdelle ȱaree ȱmarginali ȱmontane ȱeȱsub Ȭmontane ȱdell’entroterra ȱdella ȱSicilia” ȱeȱ

193   viene ȱ indicato ȱ come ȱ indirizzo ȱ produttivo ȱ prevalente ȱ la ȱ linea ȱ vacca Ȭvitello ȱ (PSR ȱ Sicilia ȱ

2007 ȱ–ȱ2013, ȱ2008). ȱ

ȱ

Prospettive ȱfuture ȱ

La ȱrecente ȱistituzione ȱdi ȱun ȱregistro ȱanagrafico ȱapposito ȱper ȱquesto ȱecotipo ȱseparato ȱda ȱ quello ȱdella ȱvariante ȱmolto ȱsimile ȱModica ȱpotrebbe ȱrappresentare ȱun ȱinput ȱal ȱcontrollo ȱeȱ alla ȱconservazione ȱdella ȱpopolazione ȱcon ȱle ȱsue ȱpeculiarità. ȱInfatti ȱmolto ȱpositivo ȱèȱstato ȱ il ȱfatto ȱche ȱin ȱquesta ȱregione ȱsi ȱsiano ȱriusciti ȱaȱconservare ȱiȱtre ȱecotipi ȱdifferenti, ȱmentre ȱ in ȱ altri ȱ casi, ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto ȱ per ȱ la ȱ Varzese ȱ eȱ la ȱ Pontremolese, ȱ èȱ stato ȱ possibile ȱ recuperare ȱecotipo ȱisolati ȱdi ȱrazze ȱin ȱpassato ȱampiamente ȱdiffuse. ȱ

La ȱ razza ȱ presenta ȱ un ȱ notevole ȱ adattamento ȱ ai ȱ pascoli ȱ magri ȱ eȱ alle ȱ aree ȱ impervie ȱ eȱ siccitose ȱ dell’entroterra ȱ siciliano, ȱ bioterritorio ȱ dove ȱ questo ȱ bovino ȱ si ȱ èȱ evoluto. ȱ

Rappresenta ȱquindi ȱla ȱmigliore ȱtrasformatrice ȱdelle ȱrisorse ȱdi ȱquesti ȱterritori ȱnonostante ȱ le ȱbasse ȱrese ȱin ȱcarne ȱeȱlatte. ȱȱ

Già ȱ due ȱ disciplinari ȱ di ȱ prodotti ȱ caseari ȱ tipici ȱ siciliani ȱ includono ȱ l’utilizzo ȱ del ȱ latte ȱ di ȱ questo ȱ animale, ȱ sarebbe ȱ interessante ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ un ȱ presidio ȱ monorazza ȱ ma ȱ l’obbiettivo ȱ risulta ȱ piuttosto ȱ lontano ȱ per ȱ la ȱ bassa ȱ produttività ȱ eȱ il ȱ numero ȱ limitato ȱ di ȱ soggetti. ȱ

Interessante ȱèȱanche ȱl’opzione ȱdi ȱutilizzo ȱdi ȱquesti ȱanimali ȱper ȱil ȱrecupero ȱdi ȱpascoli ȱin ȱ territori ȱmontani ȱmarginali ȱmediante ȱla ȱlinea ȱvacca Ȭvitello, ȱvista ȱla ȱgrandissima ȱrusticità ȱ eȱagilità ȱdell’ecotipo ȱMontanara. ȱIn ȱquesto ȱsenso ȱèȱimportante ȱanche ȱla ȱcura ȱdei ȱsistemi ȱ di ȱ produzione, ȱ di ȱ finissaggio ȱ in ȱ stalla ȱ eȱ di ȱ lavorazione ȱ (dato ȱ che ȱ èȱ necessaria ȱ una ȱ frollatura ȱ più ȱ che ȱ attenta ȱ perché ȱ queste ȱ carni ȱ risultino ȱ di ȱ una ȱ tenerezza ȱ apprezzabile). ȱ

Fondamentale ȱ èȱ infine ȱ l’educazione ȱ del ȱ consumatore ȱ ad ȱ apprezzare ȱ la ȱ carne ȱ di ȱ questi ȱ animali ȱ allevati ȱ al ȱ pascolo, ȱ visto ȱ che ȱ il ȱ colore ȱ piuttosto ȱ scuro ȱ eȱ l’indice ȱ del ȱ giallo ȱ nel ȱ grasso ȱelevati ȱnon ȱriscontrano ȱsempre ȱil ȱsuo ȱfavore. ȱȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

194    

195   ȱ  

196   Conclusioni ȱ

ȱ ȱ

197   ȱ

ȱ ȱ

198   5. ȱCONCLUSIONI ȱȱ

ȱ

Dopo ȱgli ȱanni ȱdi ȱdeclino ȱnel ȱcorso ȱdello ȱscorso ȱsecolo, ȱil ȱnuovo ȱmillennio ȱsembra ȱoffrire ȱ molte ȱopportunità ȱper ȱle ȱrazze ȱautoctone ȱ(Hiemstra ȱet ȱal., ȱ2010). ȱIȱproblemi ȱdi ȱsicurezza ȱ alimentare ȱ eȱ una ȱ certa ȱ idea ȱ di ȱ tutela ȱ della ȱ salute ȱ umana ȱ attraverso ȱ la ȱ prevenzione ȱ collegata ȱanche ȱaȱun’alimentazione ȱpercepita ȱcome ȱ“sana” ȱhanno ȱinnescato ȱmeccanismi ȱ di ȱ curiosità ȱ verso ȱ realtà ȱ come ȱ la ȱ filiera ȱ corta, ȱ lo ȱ “slow ȱ food” ȱ eȱ iȱ “pharma ȱ food” ȱ che ȱ potrebbero ȱaprire ȱnuove ȱpossibilità ȱper ȱiȱprodotti ȱdelle ȱbovine ȱautoctone ȱitaliane, ȱvisti ȱle ȱ loro ȱcaratteristiche ȱdiscusse ȱin ȱquesto ȱelaborato. ȱȱ

Accanto ȱaȱun ȱtrend ȱsempre ȱpositivo ȱdei ȱcibi ȱ“fast ȱfood” ȱche ȱsembra ȱnon ȱessere ȱdestinato ȱ aȱ calare ȱ ci ȱ sono ȱ segnali ȱ importanti ȱ di ȱ sviluppo ȱ di ȱ nuovi ȱ mercati ȱ nei ȱ quali ȱ il ȱ nuovo ȱ consumatore ȱsi ȱmuove ȱalla ȱricerca ȱdi ȱun ȱequilibrio ȱindividuale: ȱlocalità ȱverso ȱglobalità, ȱ tecnologia ȱ verso ȱ naturalità, ȱ edonismo ȱ come ȱ forma ȱ fisica ȱ eȱ come ȱ culto ȱ del ȱ gusto ȱ eȱ del ȱ piacere, ȱpercezione ȱdi ȱ“benessere” ȱcollegato ȱal ȱprodotto ȱ(Giarè, ȱ2008). ȱȱ

Secondo ȱ uno ȱ studio ȱ realizzato ȱ da ȱ Coldiretti ȱ ȱ (“Rapporto ȱ sugli ȱ acquisti ȱ dei ȱ prodotti ȱ alimentari ȱdirettamente ȱdalle ȱimprese ȱagricole”, ȱColdiretti/Agri2000), ȱben ȱsette ȱitaliani ȱsu ȱ dieci ȱ hanno ȱ fatto ȱ acquisti ȱ nelle ȱ quasi ȱ 50mila ȱ aziende ȱ agricole ȱ che ȱ offrono ȱ questa ȱ opportunità. ȱ Inoltre ȱ si ȱ èȱ visto ȱ che ȱ per ȱ iȱ consumatori ȱ italiani ȱ èȱ in ȱ crescita ȱ il ȱ trend ȱ di ȱ consumo ȱdei ȱprodotti ȱdi ȱorigine ȱcontrollata ȱeȱprotetta. ȱIl ȱ98% ȱdei ȱconsumatori ȱrichiede ȱ un’etichettatura ȱdi ȱorigine ȱdel ȱprodotto ȱ(Coldiretti, ȱ2007). ȱȱȱ

C’è ȱun ȱcrescente ȱmercato ȱper ȱiȱprodotti ȱdi ȱnicchia ȱoȱin ȱqualche ȱmodo ȱdifferenziati ȱgrazie ȱ aȱvarie ȱloro ȱcaratteristiche ȱcome ȱil ȱmetodo ȱeȱl’origine ȱdi ȱproduzione, ȱle ȱȱ caratteristiche ȱ organolettiche ȱeȱla ȱzona ȱdi ȱproduzione ȱ(Hiemstra ȱet ȱal., ȱ2010). ȱȱ

ȱUna ȱstrategia ȱvincente, ȱcome ȱabbiamo ȱvisto ȱnel ȱcorso ȱdi ȱquesto ȱelaborato, ȱèȱstata ȱinfatti ȱ quella ȱdi ȱcreare ȱun ȱprodotto ȱaȱdenominazione ȱgeografica, ȱo, ȱin ȱaltri ȱcasi, ȱindicato ȱcome ȱ presidio ȱ Slow ȱ Food ȱ oȱ ancora ȱ una ȱ vera ȱ eȱ propria ȱ DOP ȱ che ȱ potesse ȱ fornire ȱ un ȱ

“riconoscimento” ȱdella ȱqualità ȱeȱtracciabilità ȱdel ȱprodotto ȱassociato ȱalla ȱrazza ȱin ȱvia ȱdi ȱ estinzione ȱeȱcostituire ȱun ȱincentivo ȱeȱuna ȱfiliera ȱin ȱcui ȱpotersi ȱinserire ȱper ȱl’allevatore ȱdi ȱ queste ȱbovine. ȱFiliera ȱche ȱpuò ȱfornire ȱinfrastrutture ȱcome ȱimpianti ȱdi ȱmacellazione, ȱlocali ȱ per ȱ la ȱ caseificazione ȱ che ȱ costituiscono ȱ spesso ȱ delle ȱ criticità ȱ per ȱ gli ȱ allevatori ȱ di ȱ razze ȱ autoctone ȱ(Hiemstra ȱet ȱal., ȱ2010), ȱdi ȱsolito ȱoperanti ȱin ȱpiccole ȱrealtà. ȱ

199   Quindi ȱ oltre ȱ alla ȱ vendita ȱ diretta, ȱ prima ȱ strategia ȱ possibile, ȱ anche ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ un ȱ marchio ȱ che ȱ possa ȱ dare ȱ riconoscibilità ȱ al ȱ prodotto ȱ di ȱ una ȱ razza ȱ autoctona ȱ italiana ȱ potrebbe ȱessere ȱil ȱmetodo ȱper ȱrendere ȱquesti ȱanimali ȱeconomicamente ȱvalidi ȱal ȱfine ȱdi ȱ inserirli ȱin ȱun ȱmercato ȱdi ȱnicchia ȱ(tab. ȱ5.1). ȱ

ȱ

Tab. ȱ5.1 ȱalcune ȱfiliere ȱeȱprodotti ȱtipici ȱemersi ȱdurante ȱl’elaborato ȱche ȱpossono ȱvalorizzare ȱ la ȱrazza ȱautoctona ȱtramite ȱil ȱsuo ȱprodotto ȱȱ

Razza ȱȱ Prodotto ȱtipico ȱ Marchio Monorazza ȱ

Agerolese ȱ Provolone ȱdel ȱMonaco ȱ DOP ȱȱ No ȱ(solo ȱ20%) ȱ

Burlina ȱ Morlacco ȱdel ȱGrappa ȱ(Caciotta, ȱ Presidio ȱS.F. ȱ in ȱprogetto ȱmonorazza ȱ

Allevo ȱdi ȱmalga) ȱ

Cabannina ȱ Uȱcabanin ȱ M.C.G. ȱ monorazza ȱ

Varzese ȱ Montebore, ȱNisso, ȱMelana ȱ Presidio ȱS.F., ȱnessuno, ȱ No ȱ

nessuno* ȱ

Calvana ȱ Bistecca ȱfiorentina ȱ “le ȱCalvanine” ȱ monorazza ȱ

Garfagnina ȱ Latte, ȱcarne ȱ Carni ȱbovine ȱdella ȱ Geografico ȱ

Garfagna ȱeȱdelle ȱValli ȱ

del ȱSerchio” ȱeȱ“latte ȱalta ȱ

qualità ȱGARFAGNA, ȱ

M.C.G. ȱ

Modenese ȱ Parmigiano ȱdi ȱBianca ȱValpadana, ȱ Presidio ȱS.F. ȱper ȱla ȱ monorazza ȱ

(carne) ȱ razza, ȱnon ȱancora ȱper ȱ

Parmigiano ȱ

Pasturina ȱ /ȱ /ȱ /ȱ

Pisana ȱ Carne ȱ Carni ȱbovine ȱdi ȱPisa ȱ Geografico ȱ

Pontremolese ȱ Carne, ȱlatte ȱ Carni ȱbovine ȱdella ȱ Geografico ȱ

Garfagna ȱeȱdelle ȱValli ȱ

del ȱSerchio” ȱeȱ“latte ȱalta ȱ

qualità ȱGARFAGNA, ȱ

M.C.G. ȱ

Siciliana ȱ Provola ȱdei ȱNebrodi, ȱMaiurchino ȱ Presidi ȱS.F. ȱ Presidi ȱS.F. ȱ ȱ

Mercato ȱdi ȱnicchia ȱin ȱcui ȱiȱprodotti ȱgodono ȱdi ȱun ȱvalore ȱaggiunto ȱper ȱla ȱtracciabilità ȱeȱla ȱ peculiarità ȱgastronomica ȱma ȱanche ȱper ȱle ȱcaratteristiche ȱdi ȱcibo ȱfunzionale, ȱin ȱlinea ȱcon ȱ gli ȱorientamenti ȱpiù ȱattuali ȱeȱinnovativi ȱdei ȱprodotti ȱalimentari. ȱSapere ȱche ȱla ȱcarne ȱdi ȱ

200   Calvana ȱ si ȱ differenzia ȱ non ȱ solo ȱ per ȱ le ȱ migliori ȱ caratteristiche ȱ organolettiche ȱ ma ȱ anche ȱ per ȱun ȱpiù ȱ basso ȱcontenuto ȱin ȱcolesterolo ȱpuò ȱ essere ȱun ȱcriterio ȱdi ȱscelta ȱper ȱil ȱnuovo ȱ consumatore ȱ informato. ȱ Èȱ necessario ȱ quindi ȱ incrementare ȱ il ȱ grado ȱ di ȱ informazione ȱ anche ȱpresso ȱil ȱgrande ȱpubblico ȱal ȱfine ȱdi ȱrendere ȱuna ȱrazza ȱautoctona ȱ“autosostenibile”. ȱ

In ȱ questo ȱ modo ȱ si ȱ renderebbero ȱ valide ȱ anche ȱ quelle ȱ economie ȱ di ȱ territori ȱ marginali, ȱ risultate ȱ perdenti ȱ rispetto ȱ aȱ quelle ȱ altamente ȱ produttive ȱ sviluppate ȱ nell’ultimo ȱ secolo, ȱ quali ȱ possono ȱ essere ȱ quelle ȱ dei ȱ territori ȱ montani, ȱ aȱ cui ȱ molte ȱ delle ȱ razze ȱ in ȱ via ȱ di ȱ estinzione ȱappartengono. ȱȱ

Bisogna ȱ ricordare ȱ inoltre ȱ che ȱ non ȱ èȱ solo ȱ l’aspetto ȱ quantitativo ȱ aȱ determinare ȱ “l’abilità ȱ produttiva” ȱdella ȱrazza ȱ(Hiemstra, ȱ2010) ȱma ȱanche ȱla ȱfertilità, ȱla ȱrusticità ȱeȱla ȱresistenza ȱ degli ȱ animali ȱ determina ȱ la ȱ loro ȱ efficienza, ȱ tanto ȱ più ȱ in ȱ questi ȱ territori ȱ dove ȱ gli ȱ input ȱ produttivi ȱnon ȱpossono ȱessere ȱaumentati ȱinfinitamente ȱcome ȱnei ȱsistemi ȱdi ȱpianura, ȱsia ȱ per ȱ questioni ȱ economiche ȱ ma ȱ anche ȱ per ȱ una ȱ questione ȱ di ȱ sostenibilità ȱ eȱ impatto ȱ ambientale ȱeȱtutela ȱdegli ȱimportanti ȱsistemi ȱecologici ȱmontani. ȱȱ

Infatti ȱ le ȱ attività ȱ agro Ȭzootecniche ȱ che ȱ vengono ȱ realizzate ȱ nei ȱ territori ȱ alto Ȭcollinari ȱ eȱ montani ȱ non ȱ devono ȱ essere ȱ più ȱ viste ȱ meramente ȱ dal ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ economico, ȱ bensì ȱ considerate ȱper ȱla ȱloro ȱmultifunzionalità ȱaȱfavore ȱnon ȱsolo ȱdel ȱterritorio ȱma ȱanche ȱdella ȱ collettività ȱintera ȱ(Battaglini ȱet ȱal., ȱ2004). ȱ

Il ȱruolo ȱambientale ȱdi ȱquesti ȱsistemi ȱdeve ȱessere ȱriconosciuto ȱdalle ȱforme ȱgovernative ȱed ȱ

èȱnoto ȱche ȱle ȱtrattative ȱper ȱil ȱnuovo ȱbilancio ȱUE ȱconsiderano ȱla ȱcopertura ȱdelle ȱspese ȱper ȱ settori ȱd’interventi ȱmeno ȱincisivi ȱnei ȱprecedenti ȱbilanci. ȱSono, ȱsoprattutto, ȱiȱvalori ȱsociali, ȱ ambientali ȱ (risparmio ȱ energetico, ȱ idrico, ȱ salvaguardia ȱ ambientale…) ȱ ad ȱ essere ȱ protagonisti ȱ nella ȱ riforma ȱ 2013 Ȭȱ 2020 ȱ (AIA, ȱ 2010). ȱ Questo ȱ orientamento ȱ della ȱ politica ȱ europea ȱ riflette ȱ una ȱ maggior ȱ attenzione ȱ alle ȱ tematiche ȱ ambientali ȱ della ȱ popolazione ȱ

(Hiemstra ȱet ȱal, ȱ2010). ȱ

Quindi, ȱ visto ȱ che ȱ questi ȱ animali ȱ sono ȱ per ȱ lo ȱ più ȱ adattati ȱ aȱ sistemi ȱ estensivi ȱ eȱ di ȱ agricoltura ȱ biologica, ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto, ȱ anche ȱ iȱ nuovi ȱ orientamenti ȱ delle ȱ politiche ȱ europee ȱpotranno ȱcostituire ȱopportunità ȱper ȱle ȱrazze ȱautoctone ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione. ȱGià ȱ attualmente, ȱinfatti, ȱqueste ȱrazze ȱpossono ȱgodere ȱoltre ȱche ȱdegli ȱincentivi ȱdirettamente ȱ correlati ȱalla ȱconservazione ȱdella ȱbiodiversità ȱanche ȱdi ȱaltre ȱmisure ȱagro ȱambientali, ȱin ȱ riconoscimento ȱdel ȱloro ȱruolo ȱnel ȱpresidio ȱdel ȱterritorio. ȱ

201   Ruolo ȱambientale ȱma ȱanche ȱculturale, ȱvisto ȱche ȱtali ȱrazze ȱsono ȱindissolubilmente ȱlegate ȱ alla ȱstoria ȱdi ȱun ȱterritorio ȱeȱsono ȱun ȱmezzo ȱper ȱconservarne ȱl’identità ȱculturale. ȱAspetto ȱ positivo ȱsia ȱper ȱle ȱsocietà ȱrurali, ȱche ȱvedono ȱvalorizzata ȱla ȱloro ȱstoria ȱeȱtradizione, ȱma ȱ anche ȱper ȱil ȱturista ȱche ȱriconosce ȱun ȱvalore ȱaggiunto ȱal ȱterritorio. ȱȱ

Per ȱ territori ȱ marginali ȱ di ȱ cui ȱ èȱ necessario ȱ tutelare ȱ la ȱ tradizione ȱ rurale ȱ si ȱ possono ȱ intendere ȱnon ȱsolo ȱquelli ȱmontani ȱma ȱanche ȱle ȱaree ȱagricole ȱlimitate ȱsopravvissute ȱnelle ȱ zone ȱaltamente ȱindustrializzate, ȱdove ȱl’allevamento ȱdi ȱuna ȱrazza ȱrara ȱsecondo ȱmetodi ȱdi ȱ agricoltura ȱ sostenibile ȱ eȱ biologica ȱ può ȱ riscontrare ȱ successo ȱ nella ȱ popolazione ȱ per ȱ il ȱ legame ȱ con ȱ la ȱ cultura ȱ rurale ȱ ormai ȱ lontana, ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto ȱ nel ȱ caso ȱ della ȱ razza ȱ

Varzese ȱnel ȱparco ȱSud ȱMilano. ȱȱ

Un ȱulteriore ȱforza ȱdelle ȱrazze ȱautoctone ȱèȱdunque ȱil ȱloro ȱvalore ȱculturale ȱeȱstorico, ȱoltre ȱ che ȱ produttivo ȱ eȱ ambientale. ȱ Le ȱ razze ȱ autoctone ȱ possono ȱ inserirsi ȱ in ȱ una ȱ azienda ȱ agricola ȱ multifunzionale ȱ fornendo ȱ servizi ȱ di ȱ agriturismo, ȱ fattoria ȱ didattica, ȱ tutela ȱ eȱ caratterizzazione ȱdel ȱpaesaggio. ȱȱ

Inoltre, ȱ oltre ȱ agli ȱ ambienti ȱ marginali ȱ eȱ sub Ȭurbani ȱ le ȱ razze ȱ autoctone ȱ possono ȱ trovare ȱ un’allocazione ȱ nelle ȱ aree ȱ protette ȱ (Tab. ȱ 5.2), ȱ dove ȱ può ȱ risultare ȱ problematica ȱ l’interazione ȱ tra ȱ agricoltura ȱ eȱ tutela ȱ ambientale, ȱ per ȱ la ȱ presenza ȱ di ȱ crescenti ȱ vincoli ȱ eȱ incentivi ȱdi ȱordine ȱecologico. ȱL’impiego ȱdegli ȱanimali ȱdi ȱinteresse ȱzootecnico ȱin ȱattività ȱ di ȱcura ȱeȱmanutenzione ȱdel ȱterritorio ȱeȱil ȱloro ȱruolo ȱnell’ambito ȱdi ȱiniziative ȱturistiche, ȱ indicano ȱ come ȱ iȱ sistemi ȱ zootecnici ȱ debbano ȱ essere ȱ diversificati ȱ in ȱ ragione ȱ di ȱ nuove ȱ esigenze ȱ che ȱ rimettano ȱ in ȱ discussione ȱ la ȱ tendenza ȱ aȱ uniformare ȱ le ȱ tecniche ȱ di ȱ allevamento ȱeȱiȱtipi ȱgenetici ȱcon ȱiȱsistemi ȱzootecnici ȱdi ȱpianura ȱ(Fortina ȱeȱReyneri, ȱ2002). ȱ

Inoltre ȱ la ȱ legge ȱ Quadro ȱ del ȱ 1991 ȱ prevede ȱ “l’applicazione ȱ di ȱ metodi ȱ di ȱ gestione ȱ oȱ di ȱ restauro ȱ ambientale ȱ idonei ȱ aȱ realizzare ȱ un ȇintegrazione ȱ tra ȱ uomo ȱ eȱ ambiente ȱ naturale, ȱ anche ȱ mediante ȱ la ȱ salvaguardia ȱ dei ȱ valori ȱ antropologici, ȱ archeologici, ȱ storici ȱ eȱ architettonici ȱ eȱ delle ȱ attività ȱ agro Ȭsilvo Ȭpastorali ȱ eȱ tradizionali ”ȱ come ȱ finalità ȱ delle ȱ aree ȱ protette ȱ(Legge ȱQuadro ȱsulle ȱaree ȱprotette ȱdel ȱ6ȱdicembre ȱ1991, ȱn.394). ȱE’ ȱin ȱquesta ȱottica ȱ che ȱ il ȱ WWF ȱ eȱ l’AMAB ȱ (Associazione ȱ Mediterranea ȱ di ȱ Agricoltura ȱ Biologica) ȱ hanno ȱ promosso ȱnel ȱ2000 ȱun ȱprotocollo ȱd’intesa ȱcon ȱiȱparchi ȱnazionali ȱfinalizzato ȱallo ȱsviluppo ȱ di ȱ idonee ȱ iniziative ȱ congiunte ȱ per ȱ la ȱ valorizzazione ȱ delle ȱ attività ȱ zootecniche ȱ eȱ delle ȱ

202   produzioni ȱottenute ȱdall’allevamento ȱdi ȱrazze ȱautoctone ȱnelle ȱaree ȱprotette ȱeȱnelle ȱzone ȱ contigue ȱ(Fortina ȱeȱReyneri, ȱ2002). ȱ

Tab. ȱ5.2, ȱrazze ȱautoctone ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione ȱin ȱalcune ȱaree ȱprotette ȱitaliane ȱ

Razza ȱ Area ȱprotetta ȱ

Agerolese ȱ Parco ȱdei ȱMonti ȱLattari ȱ

Cabannina ȱ Parco ȱdell’Aveto ȱ

Varzese ȱ Parco ȱCapanne ȱdi ȱMarcarolo, ȱparco ȱdelle ȱGroane, ȱoasi ȱWWFȱVanzago ȱ

Calvana ȱ Parco ȱdella ȱCalvana ȱ

Garfagnina ȱ Parco ȱdelle ȱAlpi ȱApuane ȱ

Modenese ȱ Parco ȱdel ȱGigante ȱ

Pisana ȱ Parco ȱMigliarino ȱsan ȱRossore ȱ

Pontremolese ȱ Parco ȱdelle ȱAlpi ȱApuane ȱ

Siciliana ȱ Parco ȱdei ȱNebrodi ȱ

ȱ

Un ȱaltro ȱaspetto ȱqualificante ȱèȱstato ȱil ȱgrado ȱdi ȱinformazione ȱsulla ȱrazza ȱeȱsui ȱprodotti ȱad ȱ essa ȱ associati. ȱ La ȱ creazione ȱ di ȱ eventi ȱ culturali ȱ (tab ȱ 5.3), ȱ circuiti ȱ di ȱ informazione, ȱ la ȱ pubblicizzazione ȱsempre ȱattraverso ȱmarchi ȱdi ȱqualità ȱrisulta ȱvincente ȱnella ȱstrategia ȱdi ȱ valorizzazione ȱ di ȱ una ȱ razza, ȱ affinché ȱ le ȱ problematiche ȱ della ȱ sua ȱ salvaguardia ȱ possano ȱ uscire ȱda ȱun ȱmero ȱambito ȱsettoriale. ȱTanto ȱpiù ȱche ȱcome ȱabbiamo ȱvisto ȱc’è ȱuna ȱnuova ȱ sensibilità ȱverso ȱle ȱproblematiche ȱambientali. ȱȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

203   Tab. ȱ 5.3. ȱ alcune ȱ iniziative ȱ culturali ȱ che ȱ possono ȱ contribuire ȱ alla ȱ valorizzazione ȱ delle ȱ razze ȱautoctone ȱitaliane ȱin ȱvia ȱdi ȱestinzione ȱ

Razza ȱ Iniziative ȱculturali ȱ

Agerolese ȱ Via ȱdei ȱsapori ȱdella ȱcostiera ȱAmalfitana, ȱfiere ȱ

Burlina ȱ Fiera ȱdel ȱSoco ȱ

Varzese ȱ Fiera ȱdi ȱMarcarolo, ȱRobecco ȱsul ȱNaviglio, ȱMostra ȱdi ȱPonte ȱNizza, ȱlogo ȱ

marchio ȱdi ȱqualità ȱdel ȱparco ȱSud ȱMilano, ȱiniziative ȱoasi ȱWWF ȱ

Cabannina ȱ Mostra ȱdi ȱRezzoaglio, ȱfiera ȱdi ȱMarcarolo ȱ

Calvana ȱ Itinerari ȱturistici ȱeȱsistemi ȱinformativi ȱturistici, ȱfiera ȱdi ȱSan ȱGiuseppe ȱeȱaltre ȱ

Garfagnina ȱ Fiera ȱdi ȱCastelnuovo ȱdi ȱGarfagna, ȱprogetto ȱdi ȱmarketing ȱterritoriale ȱ“Ponti ȱ

nel ȱTempo” ȱ

Modenese ȱ Partecipazione ȱaȱfiere ȱanche ȱinternazionali ȱ

Pasturina ȱ /ȱ

Pisana ȱ Agrifiera ȱdi ȱPontasserchio ȱ

Pontremolese ȱ Fiera ȱdi ȱCastelnuovo ȱdi ȱGarfagna, ȱprogetto ȱdi ȱmarketing ȱterritoriale ȱ“Ponti ȱ

nel ȱTempo” ȱ

Siciliana ȱ Strada ȱdei ȱSapori ȱdei ȱNebrodi, ȱlogo ȱmarchio ȱqualità ȱdel ȱparco ȱdei ȱNebrodi ȱ

ȱ

Riguardo ȱ alle ȱ criticità ȱ emerse ȱ durante ȱ la ȱ creazione ȱ dell’elaborato, ȱ la ȱ principale, ȱ ovviamente, ȱèȱrisultata ȱil ȱrischio ȱdi ȱestinzione ȱdovuto ȱaȱun ȱaumento ȱdella ȱconsanguineità ȱ

(tab.5.4). ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

ȱ

204   Tab ȱ5.4 ȱAlcune ȱcriticità ȱemerse ȱsu ȱcui ȱèȱpossibile/auspicabile ȱun ȱintervento ȱcorrettivo ȱ

Razza ȱ Progetti ȱdi ȱsalvaguardia/recupero ȱ Criticità ȱ

Agerolese ȱ Sì* ȱ Numerosità, ȱaziende ȱsenza ȱ

locali ȱdi ȱcaseificazione ȱper ȱ

il ȱprovolone ȱ

Burlina ȱ sì ȱ Numerosità, ȱnon ȱadesione ȱ

ai ȱpiani ȱda ȱparte ȱdegli ȱ

allevatori ȱ

Cabannina ȱ sì ȱ Numerosità ȱ

Varzese ȱ sì ȱ Numerosità ȱ

Calvana ȱ sì ȱ Numerosità, ȱrapporto ȱ

Ν6/ Ν3ȱdella ȱcarne ȱ

Garfagnina ȱ sì ȱ Numerosità, ȱnon ȱadesione ȱ

aȱpiani ȱdi ȱaccoppiamento ȱ

Modenese ȱ sì ȱ Numerosità ȱ

Pasturina ȱ sì ȱ Conservata ȱormai ȱsolo ȱex ȱ

situ, ȱ“sovrapposizione” ȱaȱ

Chianina ȱeȱCalvana ȱ

Pisana ȱ sì ȱ Numerosità, ȱnecessità ȱdi ȱ

incrementare ȱ

l’allevamento ȱcon ȱmetodo ȱ

estensivo ȱ

Pontremolese ȱ sì ȱ Numerosità, ȱallevata ȱsolo ȱ

ex ȱsitu ȱ

Siciliana ȱ sì ȱ Numerosità, ȱincroci ȱcon ȱ

altre ȱrazze, ȱcarne ȱpoco ȱ

apprezzata ȱ

*non ȱriconosciuto ȱda ȱFAO ȱ

ȱ

Sebbene ȱ infatti ȱ in ȱ molti ȱ casi ȱ si ȱ sia ȱ individuata ȱ una ȱ maggiore ȱ variabilità ȱ genetica ȱ nelle ȱ razze ȱ aȱ limitata ȱ diffusione ȱ rispetto ȱ alle ȱ cosmopolite ȱ per ȱ il ȱ minor ȱ grado ȱ di ȱ selezione ȱ

205   spinta ȱaȱcui ȱsono ȱstate ȱsottoposte, ȱcome ȱabbiamo ȱvisto ȱnell’elaborato, ȱil ȱtrend ȱdi ȱcrescita ȱ di ȱconsanguineità ȱdi ȱqueste ȱpopolazioni ȱrisulta ȱpiuttosto ȱelevato ȱed ȱèȱimperativo ȱquindi ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ adeguati ȱ piani ȱ di ȱ accoppiamento, ȱ l’applicazione ȱ delle ȱ più ȱ moderne ȱ tecniche ȱdi ȱmiglioramento ȱgenetico ȱper ȱlimitare ȱla ȱconsanguineità ȱe, ȱsoprattutto, ȱfornire ȱ l’assistenza ȱ tecnica ȱ eȱ la ȱ formazione ȱ necessaria ȱ agli ȱ allevatori ȱ perché ȱ possano ȱ aderire ȱ aȱ questi ȱprogrammi ȱnonché ȱai ȱcontrolli ȱfunzionali ȱdegli ȱanimali ȱeȱall’iscrizione ȱal ȱregistro ȱ anagrafico. ȱȱ

Per ȱquesto ȱèȱnecessaria ȱanche ȱuna ȱdiffusa ȱcollaborazione ȱcon ȱenti ȱdi ȱricerca ȱeȱuniversità ȱ perché ȱ possano ȱ contribuire ȱ allo ȱ studio ȱ dal ȱ punto ȱ di ȱ vista ȱ genetico ȱ delle ȱ popolazioni ȱ eȱ inoltre ȱapplicare ȱle ȱpiù ȱmoderne ȱtecnologie ȱper ȱla ȱdeterminazione ȱdella ȱqualità ȱeȱunicità ȱ del ȱ prodotto, ȱ come ȱ abbiamo ȱ visto ȱ ad ȱ esempio ȱ nei ȱ derivati ȱ della ȱ Cabannina ȱ oȱ della ȱ

Modenese. ȱÈȱun’ottima ȱstrategia ȱquindi ȱla ȱricerca ȱmultidisciplinare ȱsu ȱtutti ȱgli ȱaspetti ȱdi ȱ ciascuna ȱrazza. ȱȱ

L’assistenza ȱ tecnica ȱ eȱ iȱ contributi ȱ per ȱ l’applicazione ȱ di ȱ determinati ȱ programmi ȱ di ȱ conservazione ȱ sono ȱ tanto ȱ più ȱ importanti ȱ per ȱ quelle ȱ aree ȱ marginali, ȱ dove ȱ le ȱ razze ȱ autoctone ȱ sono ȱ più ȱ diffuse ȱ eȱ dove ȱ iȱ controlli ȱ funzionali ȱ eȱ l’inseminazione ȱ artificiale ȱ risultano ȱ più ȱ costosi. ȱ Quindi ȱ in ȱ questa ȱ fase ȱ necessaria ȱ di ȱaumento ȱ della ȱ popolazione ȱ èȱ auspicabile ȱ il ȱ contributo ȱ pubblico ȱ per ȱ l’attuazione ȱ di ȱ queste ȱ pratiche ȱ eȱ per ȱ rendere ȱ possibile ȱ in ȱ futuro, ȱ una ȱ volta ȱ che ȱ la ȱ razza ȱ sia ȱ uscita ȱ dallo ȱ stato ȱ di ȱ pericolo, ȱ l’auto Ȭ sostentamento ȱdella ȱstessa. ȱȱ

In ȱteoria ȱdovrebbe ȱessere ȱil ȱgoverno ȱnazionale ȱad ȱavere ȱla ȱresponsabilità ȱper ȱlo ȱsviluppo ȱ di ȱstrategie ȱper ȱla ȱconservazione ȱeȱl’uso ȱsostenibile ȱdella ȱdiversità ȱgenetica ȱanimale. ȱIn ȱ

Italia ȱ questa ȱ èȱ purtroppo ȱ una ȱ criticità ȱ in ȱ quanto ȱ non ȱ esiste ȱ ancora ȱ un ȱ programma ȱ nazionale ȱattivo ȱeȱla ȱraccolta ȱdel ȱseme ȱrisulta ȱpiuttosto ȱframmentata ȱtra ȱvarie ȱentità, ȱtra ȱ centri ȱ di ȱ ricerca, ȱ università ȱ eȱ associazioni ȱ di ȱ allevatori ȱ locali ȱ eȱ nazionali. ȱ La ȱ maggiore ȱ entità ȱ che ȱ si ȱ occupa ȱ di ȱ questa ȱ attività, ȱ ovvero ȱ la ȱ raccolta ȱ eȱ gestione ȱ del ȱ seme, ȱ èȱ AIA, ȱ finanziata ȱda ȱMipaaf ȱeȱuna ȱbanca ȱdel ȱgermoplasma ȱnazionale ȱnon ȱèȱancora ȱstata ȱcreata. ȱ

Inoltre ȱiȱtecnici ȱitaliani ȱvedono ȱnella ȱmancanza ȱdi ȱfinanziamenti ȱper ȱqueste ȱiniziative ȱuna ȱ forte ȱ criticità ȱ per ȱ iȱ programmi ȱ di ȱ conservazione ȱ (Hiemstra ȱ et ȱ al., ȱ 2010). ȱ Tuttavia, ȱ il ȱ 14 ȱ febbraio ȱ del ȱ 2008 ȱ èȱ stato ȱ approvato ȱ il ȱ Piano ȱ Nazionale ȱ sulla ȱ Biodiversità ȱ di ȱ Interesse ȱ

Agricolo ȱ che ȱ si ȱ propone ȱ di ȱ coordinare ȱ aȱ livello ȱ nazionale ȱ le ȱ varie ȱ attività ȱ per ȱ la ȱ tutela ȱ

206   delle ȱ razze/varietà ȱ in ȱ via ȱ di ȱ estinzione. ȱ Dal ȱ 2010 ȱ èȱ stata ȱ attivata ȱ una ȱ fase ȱ ricognitiva ȱ eȱ conoscitiva ȱ che ȱ prevede ȱ anche ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ una ȱ rete ȱ di ȱ centri ȱ specializzati ȱ nella ȱ conservazione ȱex ȱsitu ȱdegli ȱanimali ȱ(Mipaaf, ȱ2008) ȱdove ȱoltre ȱal ȱmateriale ȱseminale ȱper ȱla ȱ gestione ȱ delle ȱ popolazioni ȱ attuali ȱ possa ȱ essere ȱ creata ȱ una ȱ banca ȱ di ȱ materiale ȱ crioconservato ȱ che ȱ possa ȱ essere ȱ “un’assicurazione ȱ sul ȱ futuro” ȱ nel ȱ caso ȱ di ȱ accidentale ȱ estinzione ȱdi ȱuna ȱrazza ȱ(Mipaaf, ȱ2008). ȱȱ

Sebbene ȱ il ȱ metodo ȱ migliore ȱ di ȱ conservazione ȱ sia ȱ quello ȱ in ȱ situ ȱ nel ȱ quale ȱ la ȱ razza ȱ può ȱ meglio ȱ esprimere ȱ le ȱ sue ȱ caratteristiche ȱ per ȱ tutti ȱ iȱ motivi ȱ già ȱ detti, ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ una ȱ banca ȱ del ȱ germoplasma ȱ bovino ȱ completa ȱ èȱ quindi ȱ auspicabile. ȱ Nell’ambito ȱ del ȱ piano, ȱ verranno ȱindividuati ȱin ȱparticolare ȱalmeno ȱdue ȱcentri ȱdi ȱriferimento, ȱuno ȱper ȱil ȱnord ȱeȱ uno ȱ per ȱ il ȱ sud ȱ Italia. ȱ Particolare ȱ riguardo ȱ verrà ȱ riservato ȱ alle ȱ nuove ȱ tecniche ȱ di ȱ crioconservazione ȱ di ȱ embrioni, ȱ giudicate ȱ fondamentali ȱ per ȱ il ȱ ripristino ȱ di ȱ una ȱ razza ȱ estinta ȱ oȱ quasi ȱ estinta. ȱ Inoltre ȱ èȱ importante ȱ anche ȱ la ȱ creazione ȱ di ȱ un ȱ data Ȭbank ȱ interattivo ȱche ȱsupporti ȱtale ȱmateriale. ȱIn ȱquesto ȱsenso ȱèȱmolto ȱall’avanguardia ȱil ȱCNR ȱdi ȱ

Milano ȱche ȱha ȱavviato ȱlo ȱstoccaggio ȱdi ȱseme ȱdi ȱtori ȱVarzesi ȱcol ȱsupporto ȱdi ȱun ȱsoftware ȱ che ȱ mantiene ȱ il ȱ monitoraggio ȱ della ȱ consanguineità. ȱ Inoltre ȱ in ȱ collaborazione ȱ con ȱ il ȱ

Dipartimento ȱ di ȱ Scienze ȱ eȱ Tecnologie ȱ Veterinarie ȱ per ȱ la ȱ Sicurezza ȱ Alimentare ȱ dell’università ȱ di ȱ Milano ȱ èȱ in ȱ creazione ȱ un ȱ network ȱ delle ȱ Criobanche ȱ delle ȱ Risorse ȱ genetiche ȱ Animali ȱ Italiane ȱ per ȱ contribuire ȱ alla ȱ creazione ȱ di ȱ una ȱ rete ȱ di ȱ istituzioni ȱ di ȱ ricerca, ȱ associazioni ȱ di ȱ allevatori ȱ eȱ centri ȱ di ȱ fecondazione ȱ artificiale ȱ eȱ per ȱ condividere ȱ tramite ȱ una ȱ banca ȱ virtuale ȱ le ȱ informazioni ȱ relative ȱ al ȱ materiale ȱ genetico ȱ delle ȱ razze ȱ locali. ȱNel ȱNetwork ȱsono ȱgià ȱpresenti ȱle ȱrazze ȱBurlina, ȱVarzese ȱeȱCabannina ȱeȱPezzata ȱ

Rossa ȱd’Oropa. ȱ

Secondo ȱgli ȱorientamenti ȱdell’Europa, ȱèȱprobabile ȱche ȱsarà ȱdedicata ȱuna ȱmaggiore ȱquota ȱ di ȱ finanziamenti ȱ alle ȱ misure ȱ agro ȱ ambientali ȱ rispetto ȱ aȱ quanto ȱ avviene ȱ attualmente. ȱ

Tuttavia ȱ molti ȱ autori ȱ (Fortina ȱ eȱ Reyneri, ȱ 2002, ȱ Matassino ȱ et ȱ al., ȱ 2005, ȱ Battaglini ȱ et ȱ al., ȱ

2004, ȱ ConsDABI, ȱ 2005, ȱ Hiemstra ȱ et ȱ al., ȱ 2010), ȱ nonché ȱ il ȱ Mipaaf ȱ nel ȱ Piano ȱ Nazionale ȱ sopra ȱ citato, ȱ concordano ȱ sul ȱ fatto ȱ che ȱ la ȱ conservazione ȱ delle ȱ razze ȱ autoctone ȱ non ȱ può ȱ essere ȱ meramente ȱ affidata ȱ al ȱ sostegno ȱ pubblico. ȱ Èȱ necessario ȱ inserirle ȱ in ȱ un ȱ circuito ȱ economico ȱche ȱle ȱvalorizzi ȱin ȱmodo ȱda ȱpoter ȱessere ȱin ȱfuturo ȱ“vincenti”. ȱEȱ“vincente” ȱil ȱ loro ȱterritorio ȱdi ȱorigine, ȱaȱcui ȱsono ȱindissolubilmente ȱlegate. ȱ

207   ȱ ȱ ȱ

208   Bibliografia ȱ

ȱ

ȱ ȱ

209   ȱ

ȱ ȱ

210   6. ȱBibliografia ȱ

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in ȱagricoltura. ȱ

x REG. ȱDELLA ȱCOMMISSIONE ȱ(CE) ȱ1252/99 ȱSul ȱRegolamento ȱSeminativi ȱ

x REG. ȱ DELLA ȱ COMMISSIONE ȱ (CE) ȱ 1254/99 ȱ del ȱ Consiglio ȱ del ȱ 17 ȱ maggio ȱ 1999 ȱ relativo ȱall’organizzazione ȱcomune ȱdei ȱmercati ȱnel ȱsettore ȱdelle ȱcarni ȱbovine ȱ

x REG. ȱDELLA ȱCOMMISSIONE ȱ(CE) ȱ870/2004 ȱdel ȱconsiglio ȱdel ȱ24 ȱaprile ȱ2004 ȱche ȱ istituisce ȱ un ȱ programma ȱ comunitario ȱ concernente ȱ la ȱ conservazione, ȱ la ȱ

caratterizzazione, ȱla ȱraccolta ȱeȱl’utilizzazione ȱdelle ȱrisorse ȱgenetiche ȱin ȱagricoltura ȱ

eȱche ȱabroga ȱil ȱregolamento ȱCE ȱn. ȱ1497/94 ȱ

x REG. ȱ DELLA ȱ COMMISSIONE ȱ (CE) ȱ 817/2004 ȱ del ȱ 29 ȱ aprile ȱ 2004 ȱ recante ȱ disposizioni ȱ di ȱ applicazione ȱ del ȱ regolamento ȱ CE ȱ 1257/1999 ȱ del ȱ Consiglio ȱ sul ȱ

sostegno ȱ allo ȱ sviluppo ȱ rurale ȱ da ȱ parte ȱ del ȱ Fondo ȱ Europeo ȱ Agricolo ȱ di ȱ

Orientamento ȱeȱGaranzia ȱ(FEAOG). ȱ

x REG. ȱ DELLA ȱ COMMISSIONE ȱ (CE) ȱ 1698/2005 ȱ del ȱ 20 ȱ settembre ȱ 2005, ȱ Regolamento ȱdel ȱConsiglio ȱsul ȱsostegno ȱallo ȱsviluppo ȱrurale ȱda ȱparte ȱdel ȱFondo ȱ

Europeo ȱAgricolo ȱper ȱlo ȱSviluppo ȱRurale ȱ(FEASR) ȱ

x REG. ȱDELLA ȱCOMMISSIONE ȱ(CE) ȱ1974/2006 ȱdel ȱConsiglio ȱdel ȱ15 ȱdicembre ȱ2006 ȱ recante ȱdisposizioni ȱdi ȱapplicazione ȱdel ȱregolamento ȱ(CE) ȱ1698/2005 ȱsul ȱsostegno ȱ

allo ȱsviluppo ȱrurale ȱda ȱparte ȱdel ȱFondo ȱEuropeo ȱper ȱlo ȱSviluppo ȱRurale ȱ(FEASR) ȱ

x REGIONE ȱ CAMPANIA, ȱ A.G.C. ȱ Sviluppo ȱ Attività ȱ Settore ȱ Primario, ȱ PSR ȱ Campania ȱ 2007 ȱ –ȱ 2013, ȱ Bando ȱ di ȱ attuazione ȱ della ȱ misura ȱ 214, ȱ “Pagamenti ȱ

Agroambientali”, ȱ azione ȱ e2 ȱ “Allevamento ȱ di ȱ specie ȱ animali ȱ locali ȱ in ȱ via ȱ di ȱ

estinzione”, ȱBURC ȱn. ȱ42 ȱdel ȱ02.07.2009 ȱ

x REGIONE ȱLIGURIA, ȱPSR ȱ2007 ȱ–ȱ2013, ȱ29 ȱnovembre ȱ2006 ȱ

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che ȱnon ȱsarà ȱdisperso. ȱAȱcura ȱdi: ȱColombo ȱE., ȱScotti ȱE., ȱBleynat ȱG., ȱMilano ȱ

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bovina ȱ Varzese: ȱ situazione ȱ eȱ nuove ȱ prospettive ȱ per ȱ il ȱ futuro, ȱ 2° ȱ Rapporto ȱ

Informativo, ȱaȱcura ȱdi: ȱColombo ȱE., ȱBleynat ȱG., ȱZefelippo ȱM. ȱȱ

x REGIONE ȱVENETO, ȱ8^ ȱlegislatura, ȱallegato ȱAȱalla ȱDgr ȱn.3510 ȱdel ȱ15 ȱnovembre ȱ 2006, ȱ Caratterizzazione ȱ eȱ rintracciabilità ȱ del ȱ formaggio ȱ Morlacco ȱ da ȱ latte ȱ di ȱ

Burlina, ȱ in: ȱ PROGRAMMA ȱ CONSERVAZIONE ȱ Eȱ VALORIZZAZIONE ȱ DELLE ȱ

RISORSE ȱ GENETICHE ȱ ANIMALI ȱ Eȱ VEGETALI ȱ DI ȱ INTERESSE ȱ REGIONALE ȱ

(L/R ȱ40/03 ȱArt.69), ȱ2Ȭ5ȱ

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abbandono ȱ

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