Dott. Geol. EZIO GRANATA ∗INDAGINI ∗ ACQUE ∗ FONDAZIONI Studio di Geologia Tecnica ed Ingegneria ∗ RILIEVI ∗ BONIFICHE ∗ FRANE Via F. Turati, 4 – 24068 ∗ STUDI ∗ CAVE ∗ IDRAULICA Tel-Fax 035299822 - mail: [email protected] ∗ PROGETTI ∗ DISCARICHE ∗ TERRITORIO

COMUNE DI BERBENNO (BG)

STUDIO GEOLOGICO PER LA REDAZIONE DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO (L.R. 11 Marzo 2005, n. 12, art. 56 e DGR 12 Dicembre 2005 N. 8/1566)

Ottobre 2008

0 Dott. Ezio Granata Studio di Geologia Tecnica ed Ingegneria

0.0 INDICE

Pag. 0.0 INDICE 1

1.0 PREMESSA 3

2.0 INQUADRAMENTO TERRITORIALE - SINTESI DEI CARATTERI GEO- 4 LOGICI 1) Inquadramento territoriale geografico-morfologico e climatico 4 2) Aspetti idrologici e meteoclimatici 4 a) Le piogge 4 b) Le temperature 5 c) Evapotraspirazione 5 3) Elementi tettonici e strutturali generali 6 4) Elementi geolitologici 6

3.0 CARATTERI GEOMORFOLOGICI E DINAMICA GEOMORFOLOGICA 8

4.0 IDROGRAFIA ED IDROGEOLOGIA 10 a) Idrografia 10 b) Caratteri idrogeologici 11

5. 0 LA CARTA DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE 12 a) Sismicità della Regione Lombardia 12 b) Storia sismica della Bergamasca e di aree limitrofe 13 5.1 ANALISI DI 1° LIVELLO 15 a) Scenario Z1 con effetti di instabilità 15 b) Scenario Z2 - Zona con terreni di fondazione scadenti (riporti poco 16 addensati), con effetti di cedimento c) Scenario Z3 legato ad effetti di amplificazione morfologica 16 d) Scenario Z4 legato ad effetti di amplificazione litologica 18 e) Scenario Z5 lito-stratigrafico 18

6.0 CARTA DEI VINCOLI 19 6.1 Vincoli derivanti dalla Pianificazione di Bacino ai sensi della L. n. 19 183/1989 6.2 Vincolo di Polizia Idraulica, ai sensi della DGR 25 Gennaio 2002, n. 19 7/7868 e successive modificazioni. 6.3 Aree di salvaguardia di captazioni ad uso idropotabile (D.G.R. 24 n.6/15137 del 27/6/1996) 6.4 Vincoli derivanti da piani sovraordinati 25 a) Vincoli Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) 25

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b) Vincoli di Piano Provinciale delle Cave 26 6.5 Geositi 26

7.0 CARTA DI SINTESI 27 a) Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti 28 b) Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico 30 c) Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico 31 d) Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche 31 e) Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologico 32

8.0 CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA DELLE AZIONI DI PIANO 33 CLASSE 2°: Fattibilità con modeste limitazioni 33 CLASSE 3°: Fattibilità con consistenti limitazioni 35 CLASSE 4°: fattibilità con gravi limitazioni 38

9.0 PERICOLOSITÀ SISMICA E NORME PER LE COSTRUZIONI 40

10.0 QUADRO LEGISLATIVO E NORMATIVO DI RIFERIMENTO 41 11.0 BIBLIOGRAFIA GEOLOGICA E TECNICA 43 DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA 45

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1.0 PREMESSA

Su incarico del Comune di Berbenno lo scrivente ha eseguito uno studio geolo- gic, secondo i criteri stabiliti dalla DGR 12 Dicembre 2005, n. 8/1566, con aggiorna- mento del precedente effettuato dalla Soc. EUROGEO di nel novembre 1996. Pertanto nella presente relazione e negli allegati cartografici vengono descritti i caratteri geologico-strutturali, geolitologici, geomorfologici ed idrogeologici del territorio di Berbenno a supporto della redazione di:

1) per la fase di approfondimento

Carta della Pericolosità sismica locale

2) per la fase di sintesi/valutazione

La Carta dei vincoli La Carta di Sintesi

3) per la fase di proposta

La Carta della Fattibilità Geologica delle Azioni di Piano di Piano ed inoltre

La Carta del dissesto con legenda uniformata PAI

Lo studio di aggiornamento è stato condotto in stretta collaborazione con il Dott. Arch. Achille Bonardi, incaricato della redazione del Piano di Governo del Territorio e si è articolato in tre distinte fasi e precisamente:

1. Reperimento e consultazione di dati bibliografici e cartografici esistenti, di carattere geologico-tecnico, idrogeologico e geomorfologico, partendo dallo Studio EURO- GEO e completato da nuove conoscenze di carattere geologico-geotecnico e geo- gnostico reperite presso l’Ufficio Tecnico del Comune o messi gentilmente a dispo- sizione dal altri Studi Tecnici; 2. Controlli di terreno per la verifica delle situazioni geologicamente più pericolose e vulnerabili; 3. Integrazione dello studio EUROGEO mediante la realizzazione delle carte di analisi, sintesi e proposta secondo quanto previsto dalla DGR 12 Dicembre 2005, n. 8/1566.

Si a ringrazia lo STER (ex Genio Civile) di Bergamo nelle persone del Dirigente Dott. Ing. Claudio Merati e del Funzionario Dott. Geol. Michele Gargantini per la fat- tiva collaborazione e per la messa a disposizione di numerosi dati d’archivio.

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2.0 INQUADRAMENTO TERRITORIALE - SINTESI DEI CARATTERI GEO- LOGICI

1) Inquadramento territoriale geografico-morfologico e climatico

II territorio di Berbenno è situato nella media Valle Imagna, compreso fra il fon- dovalle e lo spartiacque orografico sinistro di separazione dalla Valle , ed è altimetricamente compreso fra le quote 328,6 del fondovalle, al confine con il territorio di e la quota 933 circa, culminante in una lingua sottile incuneata fra i terri- tori di Brembilla e S.Omobono Imagna, su cui sorge il Santuario di S.Pietro. Il territorio è prevalentemente collinare-montuoso, intensamente segmentato da numerose aste torrentizie profondamente incise nelle tenere rocce marnoso-argillitiche che vi disegnano caratteristici promontori, dorsali e creste allungate, allineate preva- lentemente in senso NNE-SSO. In un contesto geoambientale di spiccata fragilità e vulnerabilità geomorfologica, escludendo le aree urbanizzate, l’aspetto fisiografico è completato dalla presenza di vaste aree boscate costituite da faggeto, querceto e castagno insediate prevalente- mente lungo i ripidi fianchi delle vallecole, in cui si inseriscono spianate e ripiani di resi- due fasce prative foraggere. Di particolare rilevanza ambientale è la Val Brunone, classificata Monumento na- turale dalla Regione Lombardia ai sensi della L.R. 30 novembre 1983. n° 86 il 15 giu- gno 2001. La stessa, percorsa dall’omonimo torrente, è interamente coperta da boschi di latifoglie (faggio, frassino, carpino, castagno) e nel contempo è sede di importanti sorgenti di acqua sulfurea note sin dalla metà del secolo XIX e particolarmente indicate nella cura di alcune patologie.

2) Aspetti idrologici e meteoclimatici a) Le piogge

Nel territorio di Berbenno non sono presenti stazioni di registrazione dei dati me- tereologici per cui volendo effettuare una sintesi delle condizioni climatiche, generali, fatti salvi gli elementi che le condizionano, quali altitudine, orografia ed esposizione, è necessario fare riferimento a stazioni esterne delle quali le più vicine sono quelle di , Rotafuori e Brembilla di cui di seguito si riportano i dati essenziali ed i valori medi delle precipitazioni annuali e mensili:

Stazione Quota s.l.m. Periodo Piogge annuali Giorni piovosi Roncola 915 1918-56 1408.3 105 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic 76.5 69.9 105.8 143.7 164.7 143.0 105.5 114.6 124.0 141.6 141.7 75.4

Stazione Quota s.l.m. Periodo Piogge annuali Giorni piovosi Rotafuori 691 1916-73;1976;1981 1282.4 69 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic 45.2 50.8 86.2 110.6 169.1 144.8 125.3 125.3 110.1 137.9 116.7 60.1

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Stazione Quota s.l.m. Periodo Piogge annuali Giorni piovosi Brembilla 417 1918-48;1954-57;1972-91 1648.5 103 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic 65.6 78.5 115.5 160.8 204.7 164.5 152.7 172.2 160.7 176.8 131.4 76.6

Da una sintesi dei dati sopra riportati si può ipotizzare per il treritorio di Berbenno una piovosità media annua di circa 1450 mm, con massimi stagionali primaverili ed autunnali e mini invernali.

Circa la determinazione delle linee segnalatrici di probabilità pluviometrica, in assenza anche in zone limitrofe di stazioni dotate di pluviografo per le misura delle piogge intense da 1 a 24 ore, si riportano le elaborazioni efettuate dall’Autorità di Bacino del fiume Po in cui i parametri caratteristici a ed n da inserire nell’equazione h(t) = a * tn sono stati ricavati per le zone prive di stazioni da interpolazione spaziale delle serie storiche delle precipitazioni intense riportate negli Annali Idrologici del Servizio I- drografico e Mareografico Italiano costruendo una griglia di 2 km di lato, che per il territorio di Berbenno è rappresentata dalle celle DR64 e DS64- A tali celle sono assegnati i seguenti valori dei parametri a ed n riferiti a tempi di ritorno di 10, 100, 200 e 500 anni.

Sottobacino T. T = 20 anni T= 100 anni T = 200 anni T = 500 anni Imagna Cella a n a n a n a n DR64 55.59 0.29571.23 0.287 77.89 0.284 86.71 0.281 DS64 54.90 0.294 70.19 0.286 76.71 0.283 85.34 0.2805 b) Le temperature

Per tale parametro meteoclimatico sono disponibili i dati misurati alle stazioni di Bergamo e S.Pellegrino dai quali si ricavano i seguenti dati statistici:

Stazione di Bergamo – Quota s.l.m.: 366 - Periodo 1951-90

Temperature annuali T. media mese più caldo T. media mese più freddo (°C) (°C) (°C) media massima minima Luglio Gennaio 13.4 24.1 2.7 23.7 3.1

Stazione di S. Pellegrino – Quota s.l.m.: 355 - Periodo 1958-91

Temperature annuali T. media mese più caldo T. media mese più freddo (°C) (°C) (°C) media massima minima Luglio Gennaio 12.0 22.5 2.5 21.9 2.0 c) Evapotraspirazione

Il termine ingloba due processi nettamente differenti, legati a parametri climatici e

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a fattori agronomici e colturali e rappresenta la perdita complessiva dell’umidità in fun- zione delle temperature e delle precipitazioni medie. L'unità di misura è il mm (millimetro), inteso come altezza della massa d'acqua evaporata e traspirata, oppure il m3/ha (metro cubo ad ettaro). Di fatto essendo un fe- nomeno climatico inverso a quello delle precipitazioni e i si usa il mm in modo da ren- dere questo parametro direttamente comparabile con le precipitazioni stesse. Prendendo come riferimento le stazioni meteorologiche di Bergamo e S.Pellegrino, in modo da considerare due contesti ambientali diversi ma comunque rappresentativi della media provincia bergamasca, utilizzando la formula di TURC si ottengono i seguenti valori medi annuali:

a Bergamo: ETP = 647,5 mm a S.Pellegrino: ETP = 630,4 mm

Come si vede la quantità d’acqua annuale sottratta da questo fenomeno risulta maggiore a Bergamo in quanto il valore medio delle piogge è inferiore rispetto a S. Pellegrino e nel contempo è maggiore la temperatura.

Valori medi annuali di evapotraspirazione dell’ordine di 650 mm possono esse- re assunti in linea di massima per Berbenno, prendendo come riferimento i valori medi annui di precipitazione della Valle Imagna (1450 mm) e la media delle temperature fra Bergamo e S.Pellegrino.

3) Elementi tettonici e strutturali generali

Il territorio di Berbenno, e con esso la Valle Imagna di cui fa parte, è inserito in quel complesso edificio geologico strutturalmente denominato Alpi Meridionali (Sudal- pino), posto a sud dell’asse vallivo della Valtellina, sede della Linea Insubrica. Secondo lo schema proposto da Jadoul-Gaetani (1979) il territorio in esame appartiene al "Parautoctono Brembano” sviluppato, da nord verso sud, dalla Valtorta fino all’Albenza e corrispondente ad una depressione strutturale del bacino norico- retico della bergamasca occidentale formato da rocce in sequenza monoclinalica a giacitura variabilmente immergente a NO e SE e inclinazione medio-bassa. Tale strut- tura è delimitata ad ovest ed a est da due importanti lineamenti regionali orientati N-S e costituiti rispettivamente dai sistemi di faglie Faggio-Morterone-Carenno e Roncola- Catramerio –M. Molinasco. Entrambi questi lineamenti rappresentano una riattivazione alpina, con componenti di trascorrenza, di lineamenti distensivi tardo-triassici e liassici. All’interno della blanda struttura monoclinalica, la successione tardo-triassica presenta locali intensi piegamenti , parziali scollamenti e faglie inverse che verso meridione si raccordano alla flessura dell’’Albenza.

4) Elementi geolitologici

I terreni lapidei, di età norico-retica, affioranti in territorio di Berbenno sono co- stituiti da rocce sedimentarie per lo più di natura terrigena e carbonatica in cui preval-

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gono nettamente i litotipi argillitico-marnosi su quelli calcareo-marnosi e dolomitici. Nell’80% del territorio comunale affiora una potente successione prevalentemente terrigena costituita da argilliti scure, nerastre, fissili, sottilmente fogliettate e stratificate, in cui si intercalano regolarmente livelli mediamente stratificati di marne argillose e calcari marnosi. Trattasi di rocce appartenenti alla formazione di età retica dell’Argillite di che affiorano diffusamente lungo i fianchi delle numerose vallecole, i tagli stradali e nei poli estrattivi, evidenziando un assetto strutturale complesso, estremamentre variabile, complicato da numerosi accidenti tettonici localizzati, espressi da micropiegamenti e microfaglie che, associati ad una spiccata alterabilità dei litotipi argillosi, spesso riducono la roccia ad un ammasso terroso. In corrispondenza di tale substrato sono localizzati, soprattutto in corrsipondenza di spianate e creste, il centro abitato di Berbenno e i numnerosi e sparsi nuclei minori. Nella porzione di territorio delimitata a valle dal torrente Imagna, in due dossi morfologicamente pronunciati, affiorano in contatto tettonico i calcari dolomitici norici della Dolomia Principale, costituiti da grossi banchi in giacitura suborizzontale, mentre a est, in corrispondenza del Colle Moscarino, al confine con il territorio di Brembilla, affiorano le bancate calcaree mediamente stratificate del Calcare di Zu sovrapposte in successione stratigrafica regolare alla sequenza marnoso-argillitca-calcarea dell’Argillite di Riva di Solto. La successione litostratigrafica delle formazioni sopra citate nell’ambito del terri- torio di Berbenno è rappresentata nel sottostante profilo geologico tracciato lungo il margine est del territorio comunale. Colle Moscarino Colle 900

800

700

500 T. Imagna 400

300

I depositi superficiali sono rappresentati dalle modeste e ristrette fasce di sedimen- ti alluvionali ghiaiosi e di conoide presenti nel fondovalle, a lato del T. Imagna e nella zo- na di confluenza nello stesso del T. Val Brusone. Maggior diffusione presentano, in relazione con un substrato tendenzialmente al- terabile ad opera degli agenti atmosferici e in un contesto morfologico caratterizzato da elevate pendenze e da una dinamica torrentizia potenzialmente aggressiva, la presen- za di depositi eluviali, colluviali, per lo più costituiti da limi argillosi e frammenti litici, e accumuli di frana in cui al terriccio si mescolano elementi litici di varie dimensioni e

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sfasciume pietroso misto, innescati da condizioni di instabilità localizzate in un ambito geomorfologico, litologico e strutturale di elevata vulnerabilità, associata alle scadenti qualità geomeccaniche dei litotipi argillitico-marnosi. A luoghi sono presenti aree interessate da riprofilatura morfologica tramite riporto di materiali inerti

3.0 CARATTRERI GEOMORFOLOGICI E DINAMICA GEOMORFOOGICA

Il territorio comunale di Berbenno nella sua articolazione morfologica prevalen- temente collinare e montana, sotto l’aspetto geomorfologico è fortemente condizionato dalla natura delle rocce affioranti. Dove affiorano i terreni argillitico-marnosi il territorio presenta condizioni di ac- clività variabili, da media a debole in corrispondenza dei ripiani prativi e delle sommità dei promontori e delle creste, elevata lungo i fianchi delle numerose vallecole per lo più ricoperti da macchia boschiva e In corrispondenza di alcuni gradini di risalto morfologi- co modellati da bancate calcaree di spessore decametrico. In tale contesto la morfogenesi si esplica prevalentemente in processi e forme legati alla gravità ed all’azione delle acque superficiali. Numerosi sono i fenomeni di instabilità in forma di scivolamenti roto-traslativi e crolli caratterizzati da un diverso grado di attività, o quiescenti, o costituenti delle forme relitte. Le dimensioni sovente puntiformi e la loro distribuzione areale è documentata dai numerosi dissesti riscontrabili lungo la rete viaria e dalle numerose segnalazioni e richieste di pronto intervento segnalate segnalati allo STER Regionale di Bergamo. Fra i dissesti franosi di maggiore estensione attualmente attivi o quiescenti, par- zialmente monitorati va menzionata la frana di località Lisco, riattivatasi sul versante orografico destro dell’omonima vallecola, a valle del nucleo abitato di Ca’ Passero, Relativamente alla Frana Lisco si riportano le considerazioni e le conclusioni del Dott. Geol. Augusto Azzoni, incaricato dell’indagine per la predisposizione del progetto di sistemazione.

“ L’area interessata dal dissesto è posta lungo il versante a sud del paese di Berbenno fra le località Ca’ Passero e Cà Bassanelli, e presenta un’area complessiva di circa 5 ettari, con uno sviluppo planimetrico monte-valle di circa 300m ed una larghezza di circa 150m. All’interno di tale area si possono identificare una zona interessata dai maggiori movimenti, che localmente sono stati responsabili di deformazioni e scivolamenti anche in zone adiacenti, e altre zone interessate da fenomeni d’instabilità minori anche non direttamente collegati allo scivolamento principale. - Il settore principale della frana è posto in corrispondenza dell’impluvio settentrionale e presenta: o estensione areale di circa 2 ettari, o lunghezza (planimetrica) in senso monte-valle di circa 230 m, o larghezza di circa 70-80m, cioè grosso modo dal piccolo impluvio posto presso il limite settentrionale dei prati, fino all’altezza delle prime abitazioni, o dislivello di circa 70-100m (dal coronamento posto attorno alla quota di circa 550m s.lm. sino all’alveo del torrente, posto a quota di 470m s.l.m. circa), o inclinazione media di circa 20-25°. - Lo spessore del materiale coinvolto nel dissesto è variabile: si passa dai 4-7m del ripiano inferiore, ai 2-3 m della porzione centrale, ai 3,5-4m del ripiano superiore, ai presumibili 10m e più della zona di

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piede. Gli spessori variano anche lateralmente: maggiori verso la vallecola più settentrionale, minori nella porzione centrale verso gli edifici. Il substrato roccioso non è quasi mai visibile lungo il versante in dissesto, ad eccezione che in limitati punti presso la nicchia di distacco e lungo l’alveo del torrente, dove affiora la facies più argillitica della formazione delle Argilliti di Riva di Solto. I dati stratigrafici esposti confermano sostanzialmente i risultati delle indagini eseguite nel 2003 (stendimenti sismici e sondaggi a carotaggio). Le presenti indagini non hanno interessato il pianoro soprastante la contrada superiore, dove sono presenti consistenti spessori di terreni argillitici con scadenti caratteristiche geotecniche (che comunque, vista l’integrità degli edifici della citata contrada, si ritiene siano state coinvolte solo marginalmente dal movimento franoso). Sulla base dei dati geometrici esposti, si ritiene che il volume di terreno mobilizzato sia stimabile complessivamente in circa 130.000-160.000mc. - Si tratta di una frana di scivolamento innescata con buona probabilità dell’erosione al piede del rio sottostante, che ha coinvolto terreni colluviali e materiali messi in posto da antichi franamenti, oltre che la parte corticale più alterata del substrato argillitico. L’ipotesi di attivazione a seguito di erosione al piede è supportata dalle osservazioni geomorfologiche effettuate nell’area di piede del pendio, dove sono presenti terreni detritici in assetto caotico e in forte pendenza e dove si sono riconosciute importanti fessurazioni longitudinali e diverse scarpate di erosione a ridosso dell’alveo, scavate in materiali sciolti in assetto caotico. Inoltre, al piede di tale zona, l’alveo presenta una curva di fondo del rio abbassata fino alla quota di una soglia naturale presente poco a valle della frana, data da un banco calcareo che crea in alveo un dislivello di alcuni metri. - E’ possibile che un primo movimento della parte bassa del pendio abbia comportato la perdita di equilibrio del settore mediano e superiore, già molto precario per l’appesantimento e la ridotta resistenza dei materiali presenti dovuta alla saturazione connessa alle piogge e alla forte circolazione idrica superficiale e sotterranea. Tale settore si è quindi messo in movimento, arrestandosi a ridosso del ripiano inferiore (quota di circa 500m s.l.m.), e dando luogo ad un fronte di terra molto acclive, in netto contrasto con la superficie prativa pianeggiante sottostante e a marcate fessurazioni nel pendio. Il movimento dell’impluvio settentrionale ha causato deformazioni, fessurazioni e rigonfiamenti lungo l’intero pendio, comportando fra l’altro il crollo di una parte della mulattiera comunale per Cà Bassanelli che corre nella parte alta del pendio, il danneggiamento del collettore fognario comunale e delle sue strutture di sostegno, e marcate fessurazioni di richiamo lungo il dosso a monte della contrada superiore. - In merito alle cause del dissesto, quelle predisponenti sono da riferirsi alla scadente qualità dei terreni presenti (argille e limi con frammisti massi, in parte già mobilizzati in passato, e poggianti su argilliti), alla notevole ricchezza di acqua della zona, apparsa ben evidente nel corso dei sopralluoghi condotti nei periodi di forti piogge della primavera ed estate 2007), mentre quelle scatenanti sono date con buona probabilità dall’escavazione al piede del pendio operata dal corso d’acqua, e dal generale appesantimento e indebolimento dell’intero versante causato dalle forti piogge del novembre 2002 (si ricorda che in zona caddero circa 800-1.000mm di pioggia in circa 20 giorni). - Il dissesto è apparso attualmente in stato di quiescenza, fatto dovuto senza dubbio al benefico effetto degli interventi già eseguiti, ma anche al fatto che negli ultimi anni non si sono più avuti eventi piovosi paragonabili a quelli dell’autunno 2002. E’ comunque apparsa evidente la precarietà della situazione statica dell’area soprattutto nell’impluvio citato, ove necessariamente le opere sono state più limitate, vista la giusta scelta del Comune di mettere in sicurezza innanzitutto i centri abitati. I dissesti nella zone vicine sono riconducibili alla forte presenza di acqua nel terreno, ed in particolare sono dati da: - diffusi fenomeni di instabilità corticale lungo il pendio a valle del nucleo abitato inferiore, - fessurazioni sul pendio a monte del pianoro superiore. Entrambi i fenomeni non hanno interessato fortunatamente gli edifici delle contrade, sebbene quello inferiore abbia creato non poca apprensione in merito, tanto da indurre i progettisti del I Lotto a realizzare specifici interventi di drenaggio e di sostegno, e a posizionare in tal sito strumentazione geotecnica per il controllo della stabilità e della piezometria dell’area.”

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Altri fenomeni di frana sono costituiti dal l’ammasso detritico presente fra le lo- calità Prato Beato e Ravagna, dalla frana parzialmente consolidata di Caberardi, oltre a dissesti minori. Modeste frane di crollo, in qualche caso accompagnate da rotolamento a valle, si verificano in corrispondenza di pareti rocciose verticali di varia altezza costituite da cal- caree intercalate intercalate con regolarità nella formazione marnoso-argillitica e local- mente interessate da fratturazione, Particolarmente diffusi sui fianchi delle vallecole, sono i fenomeni di soliflusso, evidenti soprattutto negli ambiti boscati.

Le forme ed i processi legati alle acque superficiali, oltre all’azione di erosione e scalzamento esercitata lungo le aste torrentizie, praticamente distribuita e concentrata su tutto il reticolato drenante, sia nei corsi d’acqua perenni che temporanei, si esercita- no anche nel ruscellamento diffuso, in corrispondenza dei pianori prativi. Fra le forme legate alla morfogenesi fluviale si annota la presenza della piccola conoide protetta allo sbocco del T. Val Brunone nel T. Imagna e particolarmente nell’alveo di quest’ultimo alcuni fenomeni tipici fenomeni erosivi quali la formazione di forre, scodelle e marmitte fluviali, soprattutto a Ponte Giurino

Fra le morfologie antropiche, oltre alle frequenti opere di terrazzamento lcon mu- retti a secco lungo i pendii prativi, vanno infine menzionate i fronti di cava attiva e di- smessa di Ponte Giurino e della zona del cimitero.

4.0 IDROGRAFIA ED IDROGEOLOGIA a) Idrografia

L’elemento idrografico di maggior rilievo, pur se periferico rispetto al territorio comunale, è il T. Imagna che percorre il fondovalle ed è caratterizzato da scorrimento perenne con regime idrico stagionale. Lo stesso riceve in sinistra idrografica, in territo- rio di Berbenno, il T. Val Brunone ed il T. Valzana-Lisco-Valle della Barca, con i loro numerosi rami secondari. Relativamente al reticolo principale si riportano di seguito le caratteristiche idro- logiche e morfometriche significative dei due bacini del T. Imagna e della Val Brunone (fonte: Piano di emergenza C.M. Valle Imagna)

Area bacino Lunghezza asta Coefficiente di Portata di colmo Corso d’acqua 2 3 (Km ) principale. (Km) deflusso (m /s) TR100 TR200 T. Imagna 71,364 (*) 79,629 (*) 0,293 176.33 192.20 T. Val Brunone 2,191 (**) 2,772 (**) 0,394 18.69 20.56 (*) allo sbocco nel T. Brembo (**) allo sbocco nel T. Imagna

Il reticolo minore è costituito da una fitta rete di vallecole e ruscelli, caratterizzati da scorrimento per lo più stagionale e conseguente ad eventi piovosi prolungati; di questi, quelli che intersecano le aree urbanizzate sono stati parzialmente tombinati.

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b) Caratteri idrogeologici

In territorio di Berbenno i terreni di copertura di natura eluvo-colluviale hanno in genere estensione e spessore ridotti e sono maggiormente sviluppata in corrisponden- za del substrato argillitico-marnoso. Sono nel contempo presenti depositi alluvionali lungo ristrette fasce poste a lato del T. Imagna. La permeabilità dei terreni è differenziata in funzione di stato di aggregazione, granulometria, e struttura. Sono generalmente dotati di elevata permeabilità i depositi fluviali e gli ammassi detritici, nonché i terreni calcareo-dolomitici qualora molto frattu- rati o carsificati. Presentano permeabilità medio-bassa i terreni eluvio-colluviali di pre- valente natura argillosa, mentre sono scarsamente permeabili i terreni lapidei argillitico- marnosi. La circolazione idrica sotterranea, quando si hanno condizioni favorevoli all’infiltrazione delle acque meteoriche, si sviluppa in modo irregolare attraverso frattu- re, diaclasi, vuoti carsici e localmente, in corrispondenza di contatti litologici, possono dare origine a emergenze idriche, generalmente di portata modesta. Qualitativamente importanti sono le sorgenti sulfuree della Val Brunone, la cui portata tuttavia è modesta ed in genere influenzata dalle precipitazioni, pur non scen- dendo al disotto di un certo valore limite in caso di siccità. La sorgente sulfurea princi- pale è ubicata sul versante orografico della Valle Imagna, sul fondovalle dell’omonima valle. La stessa , provvista di una captazione rudimentale fu scoperta nel 1850 da Pel- legrini e Terni. Si hanno notizie su di essa specialmente in Ragazzoni 1880) che ana- lizzò anche le sue caratteristiche chimico-fisiche, riportate nella tabella sottostante.

Conducibilità a 18°C µS 545 Durezza in gradi francesi 9 Grado solfidrometrico 8,54 Na+ mg/l 142 K+ mg/l 0,8 Ca++ mg/l 8,9 Mg++ mg/l 5,3 Fe++ mg/l tracce Cl- mg/l 2,8 SO4- mg/l 18

Falde idriche di maggiore importanza si hanno nel fondovalle, presenti all’interno dei depositi alluvionali, alimentate anche dalle perdite di fondo dell’alveo del T. Ima- gna. A Ponte Giurino, all’incirca nel punto in cui il T. Val Brunone confluisce nel T. I- magna è stata individuata in alveo una sorgente di contatto tettonico, captata ad uso idropotabile, ma problemi di carattere qualitativo. L’approvvigionamento idrico ad uso idroptabikle del comun di Berbenno deriva da fonti esterne al territorio comunale, con esclusione di piccole captazioni che approvvigionano solo gli impianti sportivi di Ceresola-Foppo. La distribuzione idrica fa riferimento ad alcuni serbatoi ubicati nei principali nuclei abitati.

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5.0 LA CARTA DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE

Questo documento viene redatto alla scala 1 . 2.000 secondo criteri, indirizzi e metodologie previsti all’All. 5 della DGR 22 Dicembre 2005 – N. 8/1566 (Criteri ed in- dirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio) ed è parte del Documento di Piano, ai sensi dell’art. 57, comma I, lettera a). della L.R. n. 12/05. La redazione della carta prende in considerazione gli scenari di tipo litologico e morfologico che in caso di eventi sismici, possono influenzare la pericolosità sismica di base del territorio amplificandone gli effetti. La nuova normativa sismica e di classificazione del territorio italiano emanata con l’OPCM n. 3274 del 20/3/03, entrata in vigore in via definitiva in data 23 Ottobre 2005 assieme al DM 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”, asse- gna il territorio di Berbenno alla zona sismica 4, individuata da valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo ag/g = 0,05, ancorata allo spettro di risposta elastico, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni. I criteri di redazione della Carta della pericolosità sismica locale emanati dalla Regione Lombardia prevedono 3 diversi livelli di approfondimento la cui obbligatorietà di applicazione varia in funzione della zona sismica in cui è inserito il Comune, con progressiva applicazione del 1° e 2° livello (fase pianificatoria) per i Comuni ricadenti in zona 2 e 3, del 1° livello per i Comuni ricadenti in zona 4 e del 3° livello (fase proget- tuale) per gli scenari sismici in cui il Fattore di amplificazione Fa è maggiore dei valori di soglia (Fasoglia) stabiliti per ogni Comune, e per alcuni specifici scenari in caso deb- bano realizzarsi edifici strategici e rilevanti (individuati come da D.d.u.o. 21 Novembre 2003, n. 19904). Per il Comune di Berbenno, classificato in zona 4, si applica il 1° livello, che si attua mediante il riconoscimento delle aree passibili di amplificazione sismica (scenari di pericolosità sismica locale) individuati sulla base di elementi geomorfologici e geolitologici ricavabili dalla cartografia di inquadramento e da dati esistenti. Si applica il 2° livello negli scenari di pericolosità sismica locale PLS Z3 e PLS Z4 solo per edifici strategici e rilevanti ed il 3° livello nella aree indagate con il 2° livel- lo quando il fattore di amplificazione (Fa) > del valore di soglia (Fasoglia) e nelle zone con PLSZ1, PLSZ2, e PLSZ5. La stima della pericolosità sismica per il comune di Berbenno, valutata in uno studio dei ricercatori del Politecnico di Milano, assegna allo stesso una intensità mas- sima attesa di magnitudo M = 6,03 per un periodo di ritorno di 475 anni. Nel contempo il valore di soglia per l’amplificazione (Fasoglia) per i vari tipi di suo- lo previsti dalla nuova normativa sismica risulta:

Periodo tipologie edilizie Classificazione Suolo tipo A Suolo tipo B-C-E Suolo tipo D 0,1-0,5s 4 0,7 1,0 1,0 0,5-1,5s 4 1,0 1,6 2,6 a) Sismicità della Regione Lombardia

L'Italia settentrionale è caratterizzata dalla crescita di due catene montuose che bordano la Pianura Padana: le Alpi Meridionali e l'Appennino.

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Lungo l'avanfossa padano-appenninica i dati geologici, geofisici e geodetici mo- strano chiaramente che il processo deformativo quaternario diminuisce verso ovest, cioè dalla Romagna alla Lombardia ed al Piemonte, come evidenziato dal basso tasso di sismicità legato a terremoti crostali di modesta profondità focale (5 -15 km), indicati- va di una attività sismogenetica che si concentra nelle zone di transizione, sia al pas- saggio tra materiale più rigido e più duttile nella crosta superiore, sia alla base della crosta. L'attività sismica delle Alpi meridionali relativamente al territorio lombardo è con- centrata prevalentemente in Provincia di Brescia lungo una fascia che lambisce a ovest la bassa Bergamasca e si estende ad est verso il Lago di Garda. Trattasi comunque di una regione a bassa sismicità, con valori di magnitudo M compresi fra 4 e 5. Nell'area pedemontana subalpina non si hanno registrazioni di eventi sismici con intensità epicentrale maggiore del VI grado (scala MCS), il che fa ritenere che la peri- colosità sismica della regione compresa tra la Lombardia occidentale ed il Ticino, la cosiddetta "Insubria", è comunemente considerata per lo più bassa o bassissima. Di seguito è riportato uno stralcio della carta della “Massima intensità macrosismica risentita in Italia” (1995) realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica: da essa si evince che l’intensità massima dei terremoti verificatisi in epoca storica nell’area intorno a Bergamo è stata del VIII° grado della scala MCS.

b) Storia sismica della Bergamasca e di aree limitrofe

La Bergamasca e le zone limitrofe sono state anche di recente interessate da fe- nomeni sismici di intensità media. Da alcune fonti si ricavano notizie per lo più di carattere storico e cronistico, fra le quali ricordiamo testualmente:

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da BARATTA (1901) - I terremoti d’Italia:

o Bergamo – Nel 1280 fu sentito un “grande terremoto”, la cui data coincide con quella di un parossismo che con eguale intensità colpì Bologna; nel 1295 un altro apportò gravi danni alla città, molti edifici della quale caddero ancora per identica ragione nel giorno 26 dicem- bre 1397; fortissimi riuscirono gli scuotimenti avvenuti nel 26 settembre 1576, nella notte 8- 9 marzo 1593, nel 22 agosto 1606 e nel dicembre 1857. Di tutti questi parossismi o ab- biamo solo notizie riguardanti Bergamo, oppure risultano quivi essere stati più intensi che altrove. o Il terremoto del 1661 fu disastroso ad Albino, a pochi chilometri a NE di Bergamo, nella Valle Seriana, la quale era stata urtata da altra veemente concussione successa il 2 no- vembre 1555, che determinò grandi franamenti nei monti di . Dato ciò, ci troviamo ad avere una zona sismica alla cui attività possiamo forse ascrivere anche i terremoti ber- gamasche più sopra riportati. o Anche il parossismo del 13 giugno 1642 causò molti danni a Bergamo, .. inoltre fu forte a Lecco, a Lodi. o A NE sui monti di Castione, fra l’Oglio ed il Serio, avvi un centro sismico ben identificato al- la cui attività dobbiamo la scossa del 27 febbraio 1882. o A mezzodì di Bergamo un nuovo focolare sismico si trova nei pressi di : nel terre- moto abbastanza forte del 12 settembre 1884 l’area mesosismica comprende Pontoglio, Treviglio e altre località circostanti fra l’Oglio e l’Adda: allo stesso centro è pure da ascri- versi la scossa del 10 settembre 1871 stata fortissima fra Cassano, Treviglio e Caravaggio.

da FLORES (1981) – Il terremoto.

Anno 365, in Oriente ed in Italica Il grande terremoto, datato 21 luglio 369, da alcuni datato 365, provocò danni, fra l’altro an- che a Bergamo Anno 801, in tutta Italia Il 30 aprile 801 è ricordato in molte cronache italiane (qualcuno la data nel 793). Cagionò ro- vine, fra l’altro a Bergamo. Anno 1117, Alta Italia Tutte le antiche cronache parlano di un gran terremoto che sul principio del 1117 colpì l’Italia e gli stati vicini. Causarono rovine di edifici a Milano, Bergamo, Brescia, Pavia e in Veneto ed Emilia. Anno 1222, Alta Italia Avvenne io 325 dicembre, verso mezzogiorno, ed la massima intensità nel Bresciano. A Ber- gamo caddero circa 800 case e perirono 800 persone. Anno 1295, in Lombardia Ebbe maggiori effetti a Como, fu sentito anche a Milano e secondo il Calvi anche Bergamo ne patì danni. Anno 1397, in Lombardia Dagli Annali di Como del Tatti – Soprattutto a Como, ma con gravi danni anche alla città di Bergamo. Anno 1642, in Lombardia Il Perrey riferisce che in questo anno avvennero parecchi terremoti in Lombardia ed in Pie- monte dal marzo al maggio. Il 13 giugno 1642 alle tre di notte un terremoto violento fece ca- dere a Bergamo quasi tutti i camini.

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Eventi sismici risentiti nella Bergamasca nel eriodo 1996-2007 con intensità superiore al 3° Mercalli

Zona Scala Scala Data Note Epicentrale Rickter Mercalli 21/11/96 , Bossi- 2,8 III Replica alle ore 21,30 – Trattasi di h co, piccoli eventi sismici “superficiali” , Sove- (10 km di profondità) ricorrenti, 31/10/99 Nord-Est di 3,5 IV Avvertito ai piani alti delle case a h 13,04 Brescia Brescia e con forte boato a Lovere. 16/7/99 Lago di Garda 3,2 IV Località interessate: Gargnano, h 7,24 Gardone Riviera e Salò 29/7/00 Nord Lago Località interessate: , Costa 3,1 III-IV h 9,14 d’Iseo Volpino, Lovere, Val Cavallina. Avvertito come vibrazione a Ber- 17/7/01 Merano – 5,2 VII-VIII gamo,Lecco, Brescia, Val Canoni- h 7,06 Val Venosta ca, Valtellina Località più prossime all’epicentro: 13/11/02 Lago d’Iseo 4,2 VI Iseo, Sultano, , Tavernola h 11,48 Bergamasca Località interessate: Berzo 29/4/02 Lago d’Iseo 3,2 III-IV S.Fermo, , Credano, Adra- h 17,14 ra S.Martino, 23/3/07 Est Bergamo 3,5 , , Tre- h 6 score B.rio

5.1 ANALISI DI 1° LIVELLO

Sulla base di criteri morfologici e litologici (analisi di 1° livello), sono stati identi- ficati i seguenti scenari di pericolosità sismica, suddivisi in funzione degli effetti da cui dipende l’amplificazione e cioè: a) Scenario Z1 con effetti di instabilità

Z1a - Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi. Appartiene a tale scenario la fra- na di località Lisco, attualmente in fase studio per la predisposizione di un progetto di consolidamento..

Z1b – Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti. Identifica alcune aree in cui sono presenti morfologie franose che sono ritenute potenzialmente riattivabili a seguito di condizioni idro-meteorologiche eccezionali. Le stesse, generalmente di modesta e- stensione, sono localizzate soprattutto sul fianco destro della Valle della Barca ed in parte nella zona Ca’ Berardi – Prademoldi – Prato del Sole.

Z1c - Zona potenzialmente franosa o esposta al rischi di frana. Il territorio di Berbenno è litologicamente costituito per oltre il 90% da rocce marnoso-argillitiche e calcaree che

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conferiscono allo stesso un elevato grado di vulnerabilità geomorfologica favorendo l’innesco di condizioni di instabilità; ciò sia a causa di oggettive condizioni litostrutturali giaciturali naturali sfavorevoli, sia innescate da eventi meteorologici eccezionali. Ne consegue che si riscontrano numerose situazioni puntuali (caduta massi) o areali di in- stabilità, confermate anche dalle frequenti morfologie di frana, per lo parte relitte o sta- bilizzate, riscontrabili sul territorio. Per comodità di rappresentazione cartografica tali morfologie sono state rag- gruppate in aree che identificano nel loro complesso contesti territoriali potenzialmente franosi o esposti a rischio di frana. b) Scenario Z2 - Zona con terreni di fondazione scadenti (riporti poco addensati), con effetti di cedimento

Questo scenario viene individuato in alcuni siti in cui sono stati eseguiti rilevati e riprofilature morfologiche con materiali di risulta, in genere inerti, di varia natura e gra- nulometria. Proprio la varietà granulometrica e litologica di tali materiali ed il probabile diverso grado di costipamento e addensamento lascia supporre che gli stessi, possono essere soggetti a deformazioni e cedimenti, con effetti di amplificazione in caso di si- sma. Questi scenari sono stati individuati soprattutto in corrispondenza dei due impian- ti sportivi di Ceresola e Berbenno, realizzati mediante livellamenti su aree in pendenza, su una parte della conoide del T. Brunone, e lungo una parte della fascia perifluviale del T. Imagna a Ponte Giurino, in adiacenza alla Strada Provinciale. Altri siti minori del- la stessa natura, ma di limitata estensione, sono presenti per più lo alla testata di alcu- ne incisioni torrentizie dove, tramite riporto di materiali sono stati realizzate superfici pianeggiante utilizzate per lo più non a scopo di edilizia civile. Considerate le condizioni idrogeologiche, litologico-granulometriche e geotecni- che prevalenti si esclude che, in caso di sisma, possano verificarsi fenomeni di liquefa- zione. c) Scenario Z3 legato ad effetti di amplificazione morfologica

Z3a – Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete subverticale, bordi di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzamento fluviale o di natura antropica); alcuni scenari appar- tenenti a questa categoria sono stati individuati in corrispondenza delle attuali zone e- strattive, dove si ha una coltivazione a gradoni separati da pedate orizzontali (scarpata ideale); tale scenario specifico (orlo di cava) si evolve con il procedere della coltivazio- ne di cava e con le condizioni di recupero finali; lo scenario di scarpata si riscontra an- che in corrispondenza della fascia alluvionale parzialmente terrazzata di fondovalle lungo la fascia di fondovalle, sovrapposto agli scenari Z2 e Z4a, e lungo alcune fasce di pendio che bordano le zone di cresta collinare. Il criterio di classificazione dello scenario di scarpata è raffigurato nel sottostante schema in cui sono indicati i parametri geometrici essenziali per l’individuazione dello stesso.

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Z3b – Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo; appuntita o arrotondata.

La particolare morfologia del territorio di Berbenno, costituita da dorsali parallele o appena divergenti di origine litostrutturale che si estendono da nord-est verso il fon- dovalle del T. Imagna, separate da solchi torrentizi piuttosto incisi, soprattutto nella fa- scia altimetricamente intermedia, determina numerose situazioni morfologiche asso- ciabili allo scenario di cresta o cocuzzolo; come detto in precedenza, in tali situazioni morfologiche, a tale scenario può associarsi a volte quello di scarpata, a condizioni che vengano rispettati i parametri geometrici identificativi sopra riportati. Anche l’individuazione dello scenario di cresta o cocuzzolo è basato su elementi morfologici specifici che vengono raffigurati qui di seguito.

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Particolarmente pronunciate sono le creste su cui sorgono le frazioni di Ca’ Pas- sero, Ca’ Berardi, Villa Baracchi, Gromlongo, in località Budella e parallelamente alla Via Damiano Chiesa, lungo il confine con Brembilla e S. Omobono. Morfologie di cre- sta, minori ma ben identificabili, si riscontrano anche in località Ca’ Bruzzone e Botta. d) Scenario Z4 legato ad effetti di amplificazione litologica

Z4a - Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari. Costituiscono la ristretta fascia perfifluviale su cui sorge l’abitato di Ponte Giurino; poi- ché l’elevato grado di urbanizzazione non permette una delimitazione dettagliata degli stessi rispetto ad alcune aree che sono chiaramente state oggetto di riprofilatura mor- fologica (Scenario Z2), tale scenario viene indicato solamente con la sigla, senza una precisa delimitazione.

Z4b - zona pedemontana di conoide alluvionale: tale scenario viene individuato in cor- rispondenza della piccola conoide che il T. Val Brunone ha formato alla confluenza nel T. Imagna, anche in questo caso parzialmente interdigitato con lo scenario Z2. e) Scenario Z5 lito-stratigrafico

Z5 – Zona di contatto stratigrafico e/0 tettonico tra litotipi con caratteristiche fisico- meccaniche molto diverse.

Questo scenario non, indicato nella Carta della Pericolosità sismica locale, è comunque da ritenere presente nell’80% del territorio in quanto la Formazione geologi- ca prevenante, l’Argillite di Riva di Solto, si caratterizza per l’estrema variabilità areale dei suoi litotipi (argilliti, marne, calcari marnosi), e delle complicazioni tettoniche, con diverso comportamento meccanico. Tale scenario, per il quale non è previsto alcun li- vello di approfondimento, richiede che in caso di edificazione, ci si accerti della omoge- neità del piano dio posa o si peri in modo tale da renderlo litologicamente omogeneo.

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6.0 CARTA DEI VINCOLI

La Carta dei vincoli definisce assieme alla Carta di Sintesi, la fase di sinte- si/valutazione in quanto individua le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normati- ve e piani sovraordinati in vigore di contenuto prettamente geologico, idrogeologico, geomorfologico ed idraulico dalle quali derivano.

Si distinguono:

6.1 Vincoli derivanti dalla Pianificazione di Bacino ai sensi della L. n. 183/1989

Relativamente al territorio di Berbenno, l’allegato 4.2 del PAI (Atlante e dei ri- schi idraulici ed idrogeologici ) riporta esclusivamente fenomeni di dissesto di tipo fra- noso e più in dettaglio Aree di frana stabilizzata (Fs). Tali aree sono normate dall’art. 9 della Normativa PAI (Limitazioni alle attività di trasformazione e d'uso del suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico e idro- geologico), in cui al punto 4 stabilisce che:

“Nelle aree Fs compete alle Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianifi- cazione territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti tenuto anche conto delle indicazioni di programmi di previsione e prevenzione ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225. Gli interventi ammissibili devono in ogni caso es- sere soggetti ad uno studio di compatibilità con le condizioni dei dissesto validato dal- l'Autorità competente.

L’utilizzo di tali aree a scopo insediativo è pertanto disciplinato dalle limitazioni e dagli approfondimenti di indagine previsti dalla classe di fattibilità geologica assegna- ta alle stesse (3° classe).

In questa carta viene inoltre riportato il quadro dei dissesti cosi come proposto in aggiornamento al vigente e riportato nella Carta del dissesto con legenda unifor- mata a quella del PAI. Tale aggiornamento si riferisce a:

1) la frana attiva di località Lisco, per la quale è in atto uno studio di dettaglio finalizzato alla sua sistemazione; 2) alcune frane quiescenti presenti sul versante destro del T. Valle della Barca, in lo- calità Carpeno e Capassero Sotto; 3) l’area di frana quiescente di Ravagna-Prato del Sole; 4) alcune modeste frane quiescenti in località Prato Beato e Caberardi

6.2 Vincolo di Polizia Idraulica, ai sensi della DGR 25 Gennaio 2002, n. 7/7868 e successive modificazioni.

Tale vincolo si riferisce alla determinazione del Reticolo idrico Principale e Mi- nore approvato dalla Regione Lombardia (STER di Bergamo).

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La gestione del Reticolo Principale e Minore, rispettivamente di competenza regionale e comunale, è disciplinata dal Regolamento qui di seguito riportato, che definisce le competenze in materia di Polizia Idraulica, i vincoli e le attività ammesse in corrispon- denza dello stesso e delle relative fasce di rispetto.FASCE DI RISPETTO

Per la delimitazione delle fasce di rispetto si fa riferimento alla carta aerofotogrammetrica in scala 1 : 2.000. Per il reticolo idrico principale e minore si prevede una fascia di rispetto di 10 m misurata a par- tire dai limiti delle aree di competenza fluviale come definite in precedenza, fascia ritenuta ido- nea a permettere l’accessibilità al corso d’acqua ai fini sua manutenzione. All’interno del perimetro del centro edificato, come definito dall’art. 18 della Legge n. 865 del 22 ottobre 1971, ovvero nelle aree che al momento dell’approvazione delle presenti norme siano edificate con continuità, compresi i lotti interclusi ed escluse le aree libere di frangia, la fascia di rispetto può essere ridotta da m 10 a m 5, previa verifica idraulica di controllo, acquisito il parere degli Enti competenti, con l’obbligo per il soggetto beneficiario della deroga, di garantire la ma- nutenzione ordinaria del corso d’acqua. Tale possibilità viene riservata ai tratti del reticolo mi- nore ricadenti all’interno del perimetro edificato riportato nella cartografia, corredando la propo- sta di modifica con idonea relazione idraulica.

ATTIVITÀ VIETATE O SOGGETTE AD AUTORIZZAZIONE

La gestione delle aste assegnate al reticolo idrico minore, intesa come individuazione delle attività vietate o consentite previa autorizzazione dell’Ente gestore ha come riferimento nel caso specifico l’art. 96 del r.d. 523/1904. In particolare con riferimento ai commi sotto riportati sono vietati: a) ……………… b) le piantagioni che si inoltrino dentro gli alvei dei fiumi, torrenti, rivi e canali tali da restringere la sezione di deflusso delle acque; c) lo sradicamento e l’abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le ripe dei fiumi per una distanza orizzontale non minore di 9 m dalla linea in cui arrivano le acque ordinarie. Per i rivi, canali e scolatoi pubblici la stessa proibizione è limitata ai pianamenti aderenti alle sponde; d) ……………. e) ………….. f) …………. gli scavi e i movimento del terreno a distanza dal piede degli argini e loro accesso- ri come sopra, ………….minore di 4 metri per le piantagioni e 10 metri per le costruzioni e per gli scavi;

Relativamente al comma f), vale la proposta di modifica di riduzione della fascia di rispet- to a 5 m per le attività edilizie nei casi precedentemente indicati.

Ai sensi dell’ art. 41 del d.lgs 152/9 è vietata la tombinatura dei corsi d’acqua, se non per ragioni di pubblica incolumità.

All’interno delle fasce di rispetto sono vietati: le nuove edificazioni; gli scavi ed i riporti se non finalizzati alla sistemazione idraulica dell’asta; la costruzione di manufatti sporgenti dal piano campagna; la posa di tralicci, pali a carattere permanente; la realizzazione di impianti di smaltimento rifiuti, discariche e cave; recinzioni in muratura che si elevano oltre il piano campagna;

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la distribuzione di reflui zootecnici; l’asportazione di materiale litoide in quanto materia di competenza regionale;

Sono consentiti, oltre ai normali lavori di manutenzione ordinaria, previa acquisizione di “nulla osta” idraulico:

gli interventi che non siano suscettibili di influire né direttamente né indirettamente sul re- gime del corso d'acqua;

le difese radenti (ossia senza restringimento della sezione d'alveo e a quota non superiore al piano campagna), realizzate in modo tale da non deviare la corrente verso la sponda opposta né provocare restringimenti d’alveo. Tali opere dovranno essere caratterizzate da pendenze e modalità costruttive tali da permettere l'accesso al corso d'acqua. La realizza- zione di muri spondali verticali o ad elevata pendenza è consentita unicamente all'interno del centro abitato, e comunque dove non siano possibili alternative di intervento a causa della limitatezza delle aree disponibili.

modifiche di percorso e delle caratteristiche tecniche che si ritengano necessarie per so- praggiunte modifiche sostanziali del regime idraulico, purché vengano garantiti il mante- nimento della loro funzionalità e capacità di convogliamento delle acque meteoriche. Tali variazioni di percorso dovranno mantenere il carattere di corso d’acqua a cielo aperto: la vecchia sede dell’alveo resta demaniale e la nuova sede acquisisce carattere di demania- lità.

Sono inoltre consentiti, previa autorizzazione idraulica (art. 97 e 98 del r.d. 523/1904):

La formazione di argini e opere idrauliche che occupano l’area del demanio idrico purché non riducano la sezione dell’alveo. Derivazioni ed attraversamenti (ponti, gasdotti, fognature ed infrastrutture a rete in genere).

All’interno delle fasce di rispetto sono applicate le seguenti disposizioni:

deve assolutamente essere evitata l’occupazione o la riduzione delle aree di espansione e di divagazione dei corsi d’acqua, al fine della moderazione delle piene; è vietata qualsiasi edificazione e i movimenti di terra;

ATTRAVERSAMENTI

Gli attraversamenti (ponti, gasdotti, fognature, tubature e infrastrutture a rete in genere) dovrebbero essere progettati secondo i criteri riportati nella Direttiva dell'Autorità di Bacino «Cri- teri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all'interno delle fasce a e b», paragrafi 3 e 4 (approvata con Delibera dell'Autorità di Bacino n. 2/99). I criteri di compatibilità idraulica cui dovranno essere assoggettate le nuove opere di attra- versamento dovranno prevedere, il mantenimento dimensionale della sezioni di deflusso; è’ comunque necessario verificare che le opere non comportino un significativo aggravamento del- le condizioni di rischio idraulico sul territorio circostante per piene superiori a quella di progetto.

In ogni caso i manufatti di attraversamento non dovranno:

restringere la sezione mediante spalle e rilevati di accesso

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o avere l’intradosso a quota inferiore al piano campagna o avere l’intradosso a quota inferiore ad 1 m rispetto al livello di massima piena, calcolata con un tempo di ritorno di 100 anni; tempi di ritorno inferiori possono essere assunti solo per i segmenti idrici minori e per infrastrutture di modesta importanza, in relazione ad esigenze tecniche specifiche adeguatamente motivate.

I manufatti di attraversamento al disotto dell’alveo dovranno essere posti e a quote infe- riori a quelle raggiungibili in base all’evoluzione morfologica prevista dell’alveo e dovranno co- munque essere adeguatamente difesi dalla possibilità di danneggiamento per erosione. Non è ammesso il posizionamento di infrastrutture longitudinali e di infrastrutture trasver- sali in alveo che riducano la sezione. Gli attraversamenti con luce superiore a 6 m dovranno essere realizzati secondo la Diret- tiva dell’Autorità di Bacino “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrut- ture pubbliche” e di interesse pubblico all’interno delle fasce A e B”, paragrafi 3 e 4 (approvata con delibera dell’Autorità di Bacino n. 2/99). Per i manufatti di dimensioni minori, oltre alla rela- zione idrologica-idraulica, è facoltà del Comune richiedere di tutta o in parte di tale direttiva. In ogni caso i manufatti di attraversamento non dovranno: Sono consentiti tutti gli interventi di sistemazione idraulica (difese spondali, briglie, traver- se ….), ad opera dell’Ente pubblico o di privati, senza riduzione della sezione di deflusso e del- la capacità di portata dell’alveo, purché progettati sulla base di uno studio idraulico che ne certifichi la compatibilità.

SCARICHI IDRICI

L'autorizzazione allo scarico nei corsi d'acqua appartenenti al reticolo minore viene rilasciata dall’Amministrazione Provinciale (competente in materia di qualità delle acque) previo il rilascio di Nulla Osta da parte dell’Autorità idraulica (Regione, Comune, ecc.), riguardo alla quantità scaricata. Tale autorizzazione costituisce materia normata dall'art. 12 delle Norme Tecniche di attuazione del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) e che prevede l'emanazione dì una direttiva in merito da parte dell'Autorità di Bacino. In attesa dell'emanazione della suddetta direttiva e in assenza di più puntuali indicazioni si fa riferimento alle disposizioni del Piano di Risanamento Regionale delle acque, che indica i parametri di ammissibilità di portate addotte ai corsi d'acqua che presentano problemi di insuffi- cienza idraulica.

I limiti di accettabilità di portata di scarico nel reticolo idrico minore sono i seguenti: o 20 l/s per ogni ettaro di superficie scolante impermeabile, relativamente alle aree di am- pliamento e di espansione residenziali e industriali o 40 l/s per ettaro di superficie scolante impermeabile, relativamente alle aree già dotate di pubbliche fognature.

Il manufatto di recapito deve essere realizzato in modo che lo scarico avvenga nella me- desima direzione del flusso e prevedere accorgimenti tecnici (quali manufatti di dissipazione dell’energia) per evitare l’innesco di fenomeni erosivi nel corso d'acqua. Dovrà essere verificata, da parte del richiedente l’autorizzazione allo scarico, la capacità del corpo idrico a smaltire le portate scaricate.

RIPRISTINO DI CORSI D'ACQUA A SEGUITO DI VIOLAZIONI IN MATERIA DI POLIZIA I-

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DRAULICA

In caso di realizzazione di opere abusive o difformi da quanto autorizzato, la diffida a provvedere alla riduzione in pristino viene disposta con apposita Ordinanza Sindacale ai sensi dell'art. 14 della legge 47/85.

TOMBINATURA

Ai sensi dell'art.41 del D.Lgs.n. 152/1999 e vietata la tombinatura dei corsi d’acqua, consentita solo all’Amministrazione Comunale, qualora ne venga documentata la necessità per motivi di incolumità

ATTIVITÀ ESTRATTIVA IN ALVEO

L'Amministrazione Comunale, in sede di manutenzione degli alvei, potrà procedere, ad affidare sulla base di uno specifico progetto, l’appalto per l'asportazione del materiale ove questo risulti non commerciabile; in caso contrario l'estrazione del materiale dovrà avvenire in modo confor- me alla normativa vigente (Norme Tecniche di Attuazione del P.A.I , L.R. n.14/1998) con l’autorizzazione rilasciata dagli Enti competenti in materia.

AUTORIZZAZIONE PAESISTICA

Per quanto previsto dall’art. 80 della Legge Regionale n. 12/05 (Legge per il governo dl territorio, le funzioni amministrative per il rilascio dell’autorizzazione paesistica di cui all’ artt. 142, comma c) del d.lgs 42/04 sono esercitate dal comune attraverso l’istituzione della commis- sione per il paesaggio di cui all’art. 81.

Spetta alla Regione - Direzione Territorio e Urbanistica - U. 0. Sviluppo Sostenibile del Territorio, l’esercizio delle predette funzioni per l’esecuzione di: a) opere di competenza dello Stato o della Regione b) opere realizzate dall’Agenzia Regionale per il fiume Po c) interveti riguardanti l’attività mineraria

Spetta alla Provincia l’esercizio delle predetti funzioni amministrative per l’esecuzione di:

• attività estrattiva di cava e di smaltimento di rifiuti • opere di sistemazione montana di cui all’art. 2 della L.R. 12 settembre 1983, n. 70.

PROCEDURE PER CONCESSIONI NEL CASO DI INTERVENTI RICADENTI NEL DEMANIO

In caso di necessità di modificare o di definire i limiti alle aree demaniali spetta al Comu- ne proporre ai competenti uffici dell'amministrazione statale (Agenzia del Demanio) le nuove de- limitazioni. Le richieste di sdemanializzazione sul reticolo minore devono essere inviate alle Agenzie del Demanio. L'amministrazione Comunale deve in tal caso fornire il nulla-osta idraulico. Ai sensi del comma 4 dell’Art. 41 del d.lgs. 11 maggio 1999 n. 152, le aree del demanio fluviale di nuova formazione non possono essere oggetto di sdemanializzazione.

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6.3 Aree di salvaguardia di captazioni ad uso idropotabile (D.G.R. n.6/15137 del 27/6/1996)

Come già previsto dal D.P.R. n.236/1988 e dal Decreto Lgs.152 del 1999 (Dispo- sizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento ….), sostituito dal Decreto Lgs. 258/1200, e anche con riferimento alla D.G.R. n.6/15137 del 27 giugno 1996, che defi- nisce le "Direttive per l'individuazione delle aree di salvaguardia delle captazioni di ac- que sotterranee (pozzi e sorgenti) destinate al consumo umano", sono definite le zone di salvaguardia per pozzi e sorgenti, presenti sul territorio comunale, destinati al con- sumo umano.

La normativa in vigore definisce:

Zona di tutela assoluta: è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni e deve avere una estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di cap- tazione, deve essere adeguatamente protetta ed adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio.

Zona di rispetto: è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela as- soluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata. La zona di rispetto, nel caso di pozzi. ha una estensione di 200 m di raggio dal punto di captazione (criterio geometrico); la stessa può essere modificata tramite spe- cifico studio idrogeologico, idrochimico ed ambientale ed individuata quale inviluppo dei punti isocroni circostanti il pozzo in condizioni di massima portata di esercizio, dai quali l’acqua impiega un determinato “tempo di sicurezza” per raggiungere il punto di capta- zione (criterio temporale) In caso di sorgenti la zona di rispetto è costituita da una porzione di cerchio di raggio non inferiore ai 200 m con centro nel punto di captazione che si estende idro- geologicamente a monte dell’opra di presa ed è delimitata verso valle dalla curva di li- vello passante per la captazione (criterio geometrico).

Le Norme per la salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile vietano nella zona di rispetto di pozzi e sorgenti le seguenti attività (comma 1, Art. 21, D. Lgs.vo 159/1999): a) dispersione di fanghi ed acque reflue,anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi: c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utiliz- zazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tec- niche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consu-

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mo umano e di quelli finalizzati alla variazione della estrazione ed alla protezione delle caratteristiche qualitative della risorsa idrica; h) gestione di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti, ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; j) centri di raccolta, demolizione e rottamazione degli autoveicoli; k) pozzi perdenti; l) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 kg per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione.

La Regione Lombardia, con DGR 10 aprile 2003, n. 7/12693, in adempimento di quanto previsto dal comma 6 dell’art. 21 del D. Lgs 152/1999, ha fissato specifiche norme per quanto concerne la seguenti attività e strutture all’interno delle fasce di ri- spetto: a) fognature b) b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione c) opere viarie ed in genere infrastrutture di servizio d) distribuzione di concimi chimici e fertilizzanti in agricoltura nei casi in cui esiste un piano regionale o provinciale di fertilizzazione; e) le pratiche agronomiche e i contenuti di cui alla lettera c) del comma 1.

Sebbene la normativa vigente non preveda norme per la salvaguardia dei manufatti di carico della rete acquedottlstlca, quali serbatoi e bacini, considerato l’assetto geolitologico e geomorfologico particolarmente vulnerabile in cui gli stessi risultano inseriti, si stabilisce per gli stessi una fascia di rispetto avente raggio di 10 m finalizzata a garantirne l’integrità strutturale, evitando quindi all’interno della stessa la realizzazione di opere quali scavi e movimenti di terra, o quant’altro possa costituire elemento negativo per la funzionalità del manufatto e per la protezione della risorsa idrica in esso contenuta.

6.4 Vincoli derivanti da piani sovraordinati a) Vincoli Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Tale vincolo individua le “aree ad elevata vulnerabilità per le risorse idriche sot- terranee”. Una di queste aree è stata individuata a protezione delle opere di captazione della sorgente di Ponte Giurino, sul T. Imagna. L’area di elevata vulnerabilità, che si e- stende anche sui territori di e S.Omobono Imagna, relativamente al territorio di Berbenno si estende all’abitato di Pasano. Ai fini della tutela qualitativa delle acque, nelle aree inserite in questo ambito, l’art. 37 delle NTA del PTCP indica alcune direttive generali e cioè:

1. Promuovere ed effettuare il completamento degli interventi di costruzione e riabilita- zione delle reti fognarie e degli impianti di depurazione previsti dal PRRA - Piano Regionale di Risanamento Acque - e integrati con quanto necessario per il completo soddisfacimento del Piano Regionale di Tutela delle Acque in corso di approntamento ai sensi del D.Lgs.152/99 e succ.

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mento ai sensi del D.Lgs.152/99 e succ. 2. Promuovere e realizzare la elaborazione di un rigoroso catasto degli scarichi diretti nei corpi idrici superficiali dalle unità produttive industriali e zootecniche, allo scopo di poter controllare l’effettivo rispetto dei limiti ammissibili nelle concentrazioni dei diversi parametri d’inquinamento, secondo il D.Lgs.152/99. 3. Promuovere l’adozione di regolamenti specifici che impongano ai concessionari elle derivazioni (nuove ed esistenti) le opere idrauliche necessarie a garantire il Deflusso Minimo Vitale a valle delle derivazioni stesse. 4. Promuovere gli interventi atti al contenimento dell’uso in agricoltura di sostanze dan- nose per l’ambiente, con riferimento ai PUA – Piani di Utilizzazione Agronomica. 5. Potenziare l’organizzazione del monitoraggio biochimico delle acque superficiali e sotterranee, allo scopo di tenere sotto controllo lo sviluppo dei fenomeni in coordi- namento con ARPA.

Inoltre su tali ambiti, oltre elle direttive sopra indicate, sono da applicare le se- guenti prescrizioni: a) tutti i manufatti realizzati nel sottosuolo che possono in alcun modo potenzialmente presentare il rischio di consentire infiltrazione di sostanze “inquinanti” nel sottosuolo, devono essere progettati e realizzati garantendo la perfetta tenuta idraulica (in parti- colare per le reti fognarie); b) non è consentito lo scarico e la dispersione di reflui industriali sul suolo e di fanghi provenienti da depurazione, dagli scarichi domestici e zootecnici. b) Vincoli di Piano Provinciale delle Cave

Sono riportati gli ambiti estrattivi previsti da vigente Piano Provinciale delle cave.

6.5 Geositi

Ai sensi della L.R. 30 novembre 1983, la Regione Lombardia il 15 Giugno 2001 ha istituito in territorio di Berbenno il Monumento Naturale Valle Brunone caratterizzata, oltre che da un elevato valore naturalistico, dalla presenza di giacimenti paleontologici di rinomanza mondiale e di sorgenti sulfuree di altrettanto pregio.

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7.0 CARTA DI SINTESI

In questo elaborato cartografico vengono riportati gli elementi di carattere geo- morfologico, idrogeologico, idraulico, geotecnico che rappresentano le condizioni di pe- ricolosità e vulnerabilità del territorio di Berbenno tali da rappresentare da soli o in con- correnza elementi di rischio di vario grado e pertanto condizionanti nei rapporti con la pianificazione urbanistica, per la quale si pongono come limitazione. Nella sstessa vengono riportati gli elementi di rischio riportati dall’allegato 2 del PAI e cartografati nella tav. e1 del PTCP della Provincia di Bergamo La rappresentazione di tali elementi è stata effettuata mediante delimitazione con poligoni chiusi all’interno di quali sono state indicate con numeri e sigle la diversa tipologia di rischio con riferimento a:

Stabilità dei versanti; Aspetti idraulici; Aspetti idrogeologici. Aspetti geotecnici;

Si distinguono a) Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti

1a) Aree di frana attiva 2a) Aree di frana quiescente 3a) Aree a franosità superficiale diffusa e ambiti a rischio idrogeologico per frane ed erosioni 4a) Aree soggette a crolli di massi 5a) Aree di potenziale trasporto di massa su conoidi 6a) Aree a franosità potenziale in terreni marnoso argillitici poste su versanti con pendenze comprese fra 20 e 35° 7a) Aree a franosità potenziale in terreni marnoso-argillitici-calcarei poste su versanti con pendenze superiori a 35° 8a) Aree di frana stabilizzata o relitta 9a) Aree estrattive attive o dismesse, non recuperate a) Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico

1b) Aree di tutela assoluta di captazioni e serbatoi ad uso idropotabile e aree di elevata vulnerabilità per le risorse idriche sotterranee 2b) Aree ad elevata vulnerabilità idrdogeologica delle risorse idriche 3b) Aree con emergenze idriche b) Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico

1c) Aree interessate da fenonomeni di erosione fluviale non protette 2c) Aree di pertinenza dei corsi d’acqua del reticolo principale e minore e relative fasce

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3c) Aree potenzialmente interessate da flusso di detrito sulle conoidi pedemontane c) Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche

1d) Aree prevalentemenbte limo-argillose con limitata capacità portante 2d) Aree con riporti di materiale a) Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti

1a) Aree di frana attiva

Tale classe include tutte le aree in frana cartografabili classificate come "attive" e comprende sia le zone di nicchia che quelle di accumulo. In territorio di Berbenno, caratterizzato da una litologia tendenzialmente favorevo- le all’innesco di movimenti franosi in presenza di elevate pendenze e in coincidenza di eventi meteorologici di particolare intensità, si sono verificati numerosi dissesti, in ge- nere puntuali, costituiti da modesti movimenti di tipo rototraslativo o di crolli localizzati lungo le pareti calcaree. Ciò si è risentito soprattutto nella viabilità, con l’innesti nella sede stradale che hanno richiesto sovente interventi di consolidamenti. Un’area di frana attiva di elevata estensione è quella denominata Frana Lisco, per la quale è in atto una fase di indagine e progettazione per il consolidamento. Tale frana è ubicata sulla destra orografica dell’omonima Valle Lisca.

2a) Aree di frana quiescente

Le aree di frana quiescente includono tutte le aree caratterizzate da dissesti rico- noscibili dal punto di vista morfologico e strutturale, che attualmente non sono attive, ma per le quali e tuttora ipotizzabile una oggettiva possibilità di riattivazione, in un con- testo morfoclimatico analogo a quello che ne ha determinato l'innesco, in assenza o per insufficienti opere di sistemazione e consolidamento. Si tratta di fenomeni di instabilità geomorfologica di modeste dimensioni distri- buiti in varie parti dl territorio, con maggiore concentrazione sempre lungo il fianco de- stro della Valle Lisco in corrispondenza di versanti ad acclività medio-elevata. In tale categoria di dissesto è stata inserita anche due pi ccole frane in località Ca’Passero sul versante sinistro della Val Brunone e l’area di discarica di cava presente a monte della località Prato del Sole, a valle dell’area cimiteriale e riferibile ad attività estrattiva pas- sata. della zona

3a) Aree a franosità superficiale diffusa

Sono aree interessate da fenomeni significativi di soliflusso e di altre manifesta- zioni minori di dinamica geomorfologica (fessure) cui si è fatto riferimento in preceden- za, segnalate in qualche caso anche nell’inventario frane della Regione Lombardia. Trattasi spesso di aree di modesta estensione o puntuali che sono vulnerabili per una maggiore una maggiore esposizione all'erosione delle acque di ruscellamento e per

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sfavorevoli condizioni morfostrutturali. Tali aree sono presenti sia sui versanti della Val Brunone e Valle delle Barca.

4a) Aree soggette a crolli massi

Sono localizzate per lo più in corrispondenza delle pareti di roccia calcarea che bordano le porzioni più incassate degli alveo torrentizi ma che sono presenti anche in alcuni punti a monte della viabilità, soprattutto nella zona di Ca’ Previtali e di Prato Beato e di Ca’ Passero. In alcuni casi (zona Piazzasco) sono stati eseguiti interventi di difesa e consolidamento

5a) Aree di potenziale trasporto di massa su conoidi

Una modesta area a rischio di trasporto di massa su conoidi è stata individuata a monte del Ponte Calderoni, in corrispondenza dello sbocco di una asta torrentizia del versante orografico sinistro nel torrente Valzana.

6a) Aree a franosità potenziale in terreni marnoso argillitici poste su versanti con pendenze comprese fra 20 e 35°

Tali aree in genere non sono state interessate da evidenti manifestazioni di in- stabilità recenti ma proprio la litologia che le compongono, l’elevato grado di alterabilità ed erodibilità delle rocce, la forte sensibilità alla modifica dei parametri geotecnici e ge- omeccanici in presenza di acqua sono da considerare potenzialmente dissestabili qualora le condizioni di acclività superano valori che sono da considerare limiti per le terre e le rocce a componente argillosa.

7a) Aree a franosità potenziale in terreni marnoso-argillitici-calcarei poste su versanti con pendenze superiori a 35°

Quanto indicato in precedenza per le rocce marnoso-argillitiche vale a maggior ragione in presenza di acclività superiori ai 35°. Tali condizioni di rischio sono state estese anche alle zone in cui affiorano rocce calcareo-dolomitiche in quanto spesso le condizioni di potenziale instabilità sono agevolate, oltre che dalla litologia, anche da un elevato grado di fratturazione, da intensa cataclasi e da giaciture sfavorevoli rispetto al versante.

8a) Aree di frana stabilizzata o relitta

In territorio di Berbenno sono presenti in ambito di versante aree che in alcuni casi sembrano identificare morfologie di paleofrana, catalogate in gran parte dall’ Inventario Fenomeni Franosi (IFFI) della Regione Lombardia. Lo scrivente ha rilevato sono in alcuni casi tali condizioni in quaklnto queste aree sono allo stato attuale in gran parte boscate e come tali da considerare come frane relitte, non riattivabili in quanto, oltre alla copertura boschiva, le stesse hanno raggiunto un equilibrio geomorfologico stabile che rimane tale anche in presenza di condizioni meteoclimatiche sfavorevoli,

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dela stessa intenbsità dui quelle che a suo tempo ne hanno causato il dissseto. Di tali aree ne sono segnalate numerose e di varia ampiezza sia sui fianchi della Valle Brunone che della Valle della Barca. In tali aree sono state inserite anche le aree di frana stabilizzata (Fs) individuate nell’allegato 4.2 del PAI.

9a) Aree estrattive attive o dismesse, non recuperate

Tali aree coincidono con gli ambiti territoriali di cava (ATE) sia attualmente attivi, sia con alcune zone di cave dismesse di cui rimangono ampie tracce nei fronti di roccia calcarea con relativa area di piazzale più o meno estesa posta in adiacenza. Un’area estrattiva attiva (AC9cz) è presente nelle vicinanze del cimitero di Ber- benno, mentre una seconda (AC15cz) è ubicata sul versante destro del t. Valzana in località Ponte Giurino. Oltre a queste cave dismesse sono presenti sempre nei pressi del cimitero di Berbenno e lungo la S.P. fra Ca’Passero e Berbenno. In queste aree le condizioni di rischio sono legate alle modalità di coltivazione, alle condizioni di vulnerabilità del sito per l’assenza di copertura vegetale e in alcuni casi per sfavorevoli condizioni di giacitu- ra della roccia oggetto di coltivazione rispetto ai fronti di scavo. b) Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico

Si distinguono:

1b – 2b Aree di tutela assoluta di captazioni e serbatoi ad uso idropotabile e aree di elevata vulnerabilità per le ruiserve idriche sotterranee

Le prime sono aree aventi un raggio di 10 m di tutela assoluta delle opere di captazione che hanno lo scopo di preservare la risorsa idrica ad uso idropotabile da potenziali fonti di inquinamento di qualunque tipi e pertanto riservate esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio. Sebbene la normativa vigente non preveda norme per la salvaguardia dei manu- fatti di carico della rete acquedottlstlca, quali serbatoi e bacini, considerato l’assetto geolitologico e geomorfologico particolarmente vulnerabile in cui gli stessi risultano in- seriti, è stata stabilita per gli stessi una fascia di rispetto avente raggio di 10 m finaliz- zata a garantirne l’integrità strutturale, evitando quindi all’interno della stessa la realiz- zazione di opere quali scavi e movimenti di terra, o quant’altro possa costituire elemen- to negativo per la funzionalità del manufatto e per la protezione della risorsa idrica in esso contenuta. Nelle seconde è inserita l’area di elevata vulnerabilità idrogeologica individuata dal PTCP come fascia di rispetto del pozzo di Ponte Giurino

3b) Aree con emergenze idriche

Il contesto geolotilogico prevalente in territorio di Berbenno, costituito in prevalenza da alternanza di rocce marnoso-argillitiche con banchi calcarei, in presenza

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di un assetto tettonico che determina condizioni di deformabilità nelle prime e di fratturazione dei secondo, favorisce una circolazione idrica sotterranea attraverso le fratture che sovente origina sorgenti di contatto, in alcuni casi di elevato pregio idrochimico quali le sorgenti solfuree della val Brunone. Le sorgenti sono nel compleso abbastanza frequenti ma in genere di portata minima o trascurabile, più spesso inferiore al 0,5 l/s. Trattasi comunque di una risorsa che localmente può essere utilizzata, soprattutto nell’apprivvigionamento dirico di cascina e cascinali isolati non serviti dalla rete acquedottistica. Le stesse, a volte captate con mezzi rudimentali, sono spesso vulnerabili e facilmente inquinabili e pur nel modesto valore quantitativo della risorsa, costituiscono un potenziale elemento di rischio, tali da richiedere un minimo di protezione puntuale. c) Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico

1c) Aree interessate da fenonomeni di erosione fluviale non protette

Sono fasce poste lateralmente al letto delle aste trorrentizie, comprendenti anche le sposte, ubicate prevalentemente in cotrrsipondenza di gomiti e curve, non protetti, soggette ad erosione e come tali potenzialmente dissestabili con coinvolgfimento in certicasi delle pendici sovrastanti. Tratti di sponde in eriosione sono presenti lungo ambedue le aste torrentizie della val brunone e della Valle della Barca, oltre che lungo qualche asta miniore

2c) Aree di pertinenza dei corsi d’acqua del reticolo principale e minore e relative fasce

Sono rappresentate dalle fasce di perialveo costituenti le fasce di rispetto dei corsi d’acqua e delle aste torrentizie appartenenti al reticolo idrico principale e minore. Tali fasce hanno una larghezza di 10 m, stabilita dal Regolamento di gestione del Reticolo idrico approvato dallo STER di Bergamo, in adempimanto di quanto previsto dall’art. 96 del R.D. 523/1904.. Tali fasce, potenzialmente soggette rischio idraulico, sono soggette a riduzione nei casi previsti dal citatio regolamento solo previo studio idraulico.

3c) Aree potenzialmente interessate da fklusso di detrito sulle conoidi pedemontane

E’ stata classificata come tale la modesta conoide, peraltro ben regimta e protetta, posta allo sbocco del T. Val brunone nel T. Imagna. d) Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche

1d) Aree prevalentemente limo-argillose con limitata capacità portante

La elevata alterabilità delle rocce marnoso argilllitiche ha come risultato la formazione di un terreno di copertura di natura eluvio-residuale in genere dotato di mediocri o scadenti caratteristihe geotecniche. Tali aree occupano sovente zone prative di medio-bassa acclività e sono considerate tali quando il loro spessore supera i

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4-5 m, cioè superiore a quella che normalmente è la profondità di appoggio delle fondazioni delle normali costruzioni civili o artigianali. La sua identificazione certa è stata possibile solo dove sono state eseguite indagini geognostiche.

2d) Aree con riporti di materiale

Sono presenti in corrispondenza dei vari impianti sportivi di Ponte Giurino, Berbenno e Ceresola, realizzati tutti su versante o in adiacenza ai corsi d’acqua mediante riporto di materiali inerti. Altri riporti sono presenti a Ponte Giurino, in adiacenza fra la S.S. della Valle Imagna ed il corso del torrente, parzuiialmente in in corrispondenza della conoide del Torrente Val Brunone e in località Pasano. Trattasi in genere di terreni di risulta di varia natura e granlometria e come tali di proprietà geotecniche a volte scadenti, anche in relazione con un non adeguato costipamento. e) Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologico

Ai sensi della L.R. 30 novembre 1983, la Regione Lombardia il 15 Giugno 2001 ha istituito in territorio di Berbenno il Monumento Naturale Valle Brunone caratterizzata, oltre che da un elevato valore naturalistico, dalla presenza di giacimenti paleontologici di rinomanza mondiale e di sorgenti sulfuree di altrettanto pregio.

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8.0 CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA DELLE AZIONI DI PIANO

Carta della Fattibilità Geologica delle Azioni di Piano, redatta alla stessa scala del Piano (scala 1: 2.000) per l’intero territorio comunale, viene ricavata dalla Carta di Sin- tesi e dalla Carta dei Vincoli, sulla base di quanto previsto dagli indirizzi contenuti nella DGR 22 dicembre 2005 – n. 8/1566 e tiene pertanto conto della prevalenza di vincoli derivanti da piani territoriali sovracomunali e di bacino. In relazione a quanto sopra la Carta della fattibilità geologica delle Azioni di Piano ha come oggetto la verifica di compatibilità fra le ipotesi di pianificazione formu- late dal progettista del Piano, intese come individuazione di aree a destinazione urba- nistica insediativa e produttiva, di nuovo impianto, di espansione o completamento, con le componenti geologia, geomorfologica litologico-geotecnica, idrogeologica e sismica del territorio. Nella stessa sono evidenziati i vincoli e le limitazioni presenti nelle diverse aree di territorio e nel contempo sono indicati gli approfondimenti di indagine necessari, gra- duati in funzione del livello di rischio, da eseguire preliminarmente alla esecuzione di progetti edilizi privati, pubblici ed infrastrutturali. Le presento Norme geologiche, unitamente alla Carta dei Vincoli, di Sintesi e del- la Fattibilità sono parte integrante del Piano delle Regole (art. 10, comma 1 lettera d L.R. 12/05)) Considerato il contesto territoriale, ambientale, geolitologico e geomorfologico predominante in territorio di Berbenno, piuttosto delicato e vulnerabile, non sono state individuate nello stesso aree ricadenti in Classe 1° di Fattibilità, cioè senza particolari limitazioni, ritenendo che qualunque intervento di modifica dell’uso del suolo debba es- sere subordinato all’esecuzione di indagini ed analisi specifiche con diverso grado di approfondimento, dalle quali devono evidenziarsi le problematiche ed i criteri più idonei di intervento cui il progetto deve attenersi per garantire la sicurezza di quanto si inten- de realizzare e condizioni generali di equilibrio del territorio che ne viene interessato direttamente e di riflesso.

CLASSE 2°: Fattibilità con modeste limitazioni

La classe comprende le aree per le quali sono state rilevate alcune modeste condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni legate, alla loro specifica ubicazione morfologica ed alla litologia prevalente. Sono inserite in tale clas- se le aree in cui l’acclività non supera i 20°, con substrato roccioso affiorante o posto a debole profondità (2-3 m) e non interessate da dissesti di frana, neanche consolidati o relitti, e nel contempo non interferenti con il reticolato idrografico. In questa classe, gli approfondimenti di carattere geologico-tecnico necessari ai fini di una corretta progettazione vengono differenziati in relazione alla tipologia.

Vengono distinti:

• Progetti per insediamenti civili di modesta volumetria quali palazzine monofamigliari o bifamigliare con piano interrato e n. 2 piani fuori terra; ogni progetto deve essere corredato da una relazione geologica descrittiva del sito che ne evidenzi le condi-

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zioni geolitologiche e geomorfologiche ed indichi l’eventuale necessità di specifici criteri operativi e di realizzazione di opere di difesa e/o consolidamento .

• Progetti di insediamenti civili di volumetria maggiore costituiti da più unità abitative e con un numero di piani fuori terra superiori a 2, e progetti di insediamenti artigia- nali ed industriali; per ogni progetto deve essere eseguita in aggiunta alle preceden- ti, una indagine geognostico-geotecnica puntuale di approfondimento finalizzata alla valutazione delle condizioni geotecniche ed idrogeologiche per una corretta proget- tazione delle fondazioni. Anche in questo caso i risultati delle indagini devono indi- care l’eventuale necessità di specifici criteri operativi e di realizzazione di opere di difesa e/o consolidamento .

Per interventi di ampliamento di edifici esistenti sarà sufficiente la presentazio- ne di una relazione geologico-tecnica che attesti la non alterazione dell’equilibrio geo- morfologico esistente a seguito delle nuove opere e che nel contempo accerti l’assenza o meno di rilevanti condizioni di rischio per l’edificato esistente. In assenza di pubblica fognatura, gli scarichi civili dovranno essere progettati con riferimento ai con- tenuti della Delibera 4 febbraio 1977 del Comitato Interministeriale per la tutela delle acque dall’inquinamento, Allegato C5.2. In caso di movimenti di terra comportanti rilevanti opere di sbancamento e ripor- ti, per altezze e spessori superiori a 3,0 m ed estesi a fronti di larghezza superiore ai 10 m, si devono eseguire indagini puntuali di carattere geologico-tecnico finalizzate alla valutazione della stabilità dei versanti, alla progettazione degli scavi e rilevati, nonché di eventuali opere di consolidamento e drenaggio, allo scopo di garantire la stabilità e la sicurezza sia alle nuove opere sia al contesto circostante significativamente influen- zato. In questa classe di fattibilità, qualora le aree alla stessa assegnate siano interes- sate dalle fasce di rispetto dei punti di captazione idropotabile, valgono i vincoli e le li- mitazioni previsti dal comma 1, Art. 21, D. Lgs.vo 159/1999 qui di seguito elencati: a) dispersione di fanghi ed acque reflue,anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi: c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consu mo umano e di quelli finalizzati alla variazione della estrazione ed alla protezione delle caratteristiche qualitative della risorsa idrica; h) gestione di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti, ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; j) centri di raccolta, demolizione e rottamazione degli autoveicoli; k) pozzi perdenti; l) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 kg per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione.

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La Regione Lombardia, con DGR 10 aprile 2003, n. 7/12693, in adempimento di quanto previsto dal comma 6 dell’art. 21 del D. Lgs 152/1999, ha fissato specifiche norme per quanto concerne la seguenti attività e strutture all’interno delle fasce di ri- spetto: a) fognature b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione c) opere viarie ed in genere infrastrutture di servizio d) distribuzione di concimi chimici e fertilizzanti in agricoltura nei casi in cui esiste un piano re- gionale o provinciale di fertilizzazione; e) pratiche agronomiche e i contenuti di cui alla lettera c) del comma 1.

CLASSE 3°: Fattibilità con consistenti limitazioni

Le caratteristiche geolitologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e geotecniche determinano per tale classe consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni in relazione alle condizioni di vulnerabilità e pericolosità, anche potenziale riscontrate nelle aree ad essa assegnate. Sono inserite in questa classe le porzioni di territorio i cui sono state riscontrate situazioni di pericolosità geomorfologica reale o potenziale, vulnerabilità idrogeologica ed idraulica o terreni i scadenti caratteristiche geotecniche

A seconda dell’elemento penalizzante e limitante, che può concorrere da solo o con altri alla classificazione dell’area, si distinguono in relazione alla pericolosità geomorfologica:

3a) Aree a franosità potenziale in terreni marnoso argillitici poste su versanti con pendenze comprese fra 20 e 35°

Sono aree ubicate su versante costituite da terreni marnoso-argillitici per i quali il parametro acclività rappresenta l’elemento determinante ai fini di una valutazione delle condizioni di stabilità reale o potenziale.

3b) Area di frana stabilizzata o relitta

Comprendono tutte quelle situazioni in cui la morfologia attuale, identificata tramite osservazione diretta o interpretazione fotogeologica, evidenzia elementi riferibili a movimenti franosi a tutt’oggi vegetati, stabilizzati o relitti, tali cioè da considerarsi esauriti nella dinamica dei processi geomorfici di versante, anche in presenza di situazioni meteoclimatiche sfavorevoli. Restano tuttavia aree vulnerabili in cui una variazione d’uso del territorio può costituire un fattore di instabilità e pertanto richiedono che qualunque intervento venga attentamente valutato e correttamente progettato con l’esecuzione preliminare di specifiche indagini geologico-tecniche.

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3c) Aree estrattive attive o dismesse, non recuperate

Sono aree in cui sono tuttora presenti cave attive o che sono state in passato oggetto di attività estrattiva. Le aree attive sono in genere oggetto di sbancamento secondo modalità e parametri stabiliti dalla Normativa del Piano Provinciale delle Cave; le stesse possono presenttare potenziali o reali problemi di instabilità sia per quanto riguarda l’assetto dei fronti sia per le discariche.

Sono classificare in 3° classe anche le aree di frana stabilizzata (Fs) che l’allegato 4.2 del PAI (Atlante e dei rischi idraulici ed idrogeologici ) riporta per i territo- rio di Berbenno . Tali aree sono normate dall’art. 9 della Normativa PAI (Limitazioni alle attività di trasformazione e d'uso del suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico e idro- geologico), in cui al punto 4 stabilisce che:

“Nelle aree Fs compete alle Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianifi- cazione territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti tenuto anche conto delle indicazioni di programmi di previsione e prevenzione ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225. Gli interventi ammissibili devono in ogni caso es- sere soggetti ad uno studio di compatibilità con le condizioni dei dissesto validato dal- l'Autorità competente.

L’utilizzo di tali aree a scopo insediativo è pertanto disciplinato dalle limitazioni e dagli approfondimenti di indagine previsti dalla classe di fattibilità geologica assegnata alla 3° classe

La variazione di uso del suolo nelle aree di classe 3° penalizzate da elementui pericolsità geomorfologica è subordinata all’esecuzione, nella fase preprogettuale degli interventi, di una analisi geologica di dettaglio e di indagini geognostico- geoptecniche puntuali che forniscano i parametri geotecnici e dimensionali degli interventi, con particolare riferimento alla verifica di stabilità, alle eventuali opere di drenaggio e di monitoraggio geologico.

In relazione alla vulnerabilità idrogeologica sono state identificate:

3d) Aree a d elevata vulnerabiità idrogeologica

In questa classe è inserita l’area posta a protezione ampia delle sorgenrti in alveo captate a Ponte Giurino, individuata nella Tav. 1.e del PTCP

Per le aree di 3° classe caratterizzate da elevata vulnerabilità idrogeologica. In tali aree i progetti edilizi relativi ad insediamenti propduttivi dovranno essere corredati da un relazione di compatibilità idrogeologica che evidenzi e descriva la struttura idrogeologica locale attraverso indagini dirette e preveda l’eventuale esigenza di monitoraggio chimico-fisico delle acque di falda. In tali aree valgono i vincoli e le limitazioni già previsti per le aree di rispetto delle opere di captazione ad uso idropotabile nelle aree in classe 2° di Fattibilità

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Relativamente alla pericolosità idraulica sono individuate

3e) Aree potenzialmente interessate da flusso di detrito in corrispondenza delle conoidi pedemontane di raccordo con i fondovalle

In questa classe è stato inserito il conoide allo sbocco del T. Val Brunone nel T. Imagna per il quale si ipotizza un potenziale flusso di detrito in presenza di eventi meteoclimatici eccezionalmente intensi.

Per le aree di 3° classe con problematiche di pericolosità idraulica sono richiesti approfondimenti e verifiche di carattere idraulico, dalle quale deve scaturire l’eventuale necessità di realizzazione di difese di eventuali insediamenti civili o produttivi.

Relativamente alla pericolosità idraulica sono individuate

3e) Aree potenzialmente interessate da flusso di detrito in corrispondenza delle conoidi pedemontane di raccordo con i fondovalle

In questa classe è stato inserito il conoide allo sbocco del T. Val Brunone nel T. Imagna per il quale si ipotizza un potenziale flusso di detrito in presenza di eventi meteoclimatici eccezionalmente inntensi.

Per le aree di 3° classe con problematiche di carattere idrogeologico-idraulico sono richiesti approfondimenti e verifiche di carattere idraulico, dalle quale deve scaturire l’eventuale necessità di realizzazione di difese di eventuali insediamenti civili o produttivi.

Per quanto riguarda le problematiche di carattere geotecnico sono state distinte:

3f) Aree prevalentemente limo-argillose con limitata capacità portante

Trattasi di alcune aree a debole pendenza in cui indagini geotecniche specifiche hanno evidenziato uno spessore considerevole, superiore ai 4-5 m, di terreni di copertura di natura eluvio-colluviale, limo-argillosi, di scadenti caratteristiche geotecniche. Tali aree potranno essere aggiornate ed ampliate qualora venga accertato da ulteriori indagini puntuali.

3g) Aree con riporti di materiale

Sono aree in cui sono stati riportati materiali per la formazione di rilevati di riprofi- latura morfologica. Trattasi in genere di materiali eterogenei le cui caratteristiche geo- tecniche variano in funzione dei materiali utilizzati e del grado di costipamento, elemen- ti che depongono per un giudizio di scarsa affidabilità geotecnica ai fini costruttivi.

Nelle aree di 3° Classe con problematiche di carattere geotecnico i progetti edilizi e di trasformazione dell’uso dl suolo in genere devono essere preceduti dall’esecuzione di indagini geognostico-geotecniche puntuali, sia a livello di singolo in-

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tervento o di piano attuativo, che devono fornire i parametri geotecnici e geometrici per la progettazione delle strutture di fondazione di edifici e fronti di scavo di qualunque dimensione. In presenza di situazione di pericolosità e vulnerabilità di diversa natura che si sovrappongono nella stessa area le indagini da eseguire devono essere esaustive del- le singole problematiche. Per quanto riguarda gli interventi nell’ambito di territorio delimitato dal perimetro del Monumento Naturale della Val Brunone istituito in data 15/6/2001 ai sensi della L.R. 30 Novembre 1983, n. 86, valgono le limitazioni ed i vincoli di carattere paesag- gistico-ambientale finalizzati alla sua valorizzazione.

CLASSE 4°: fattibilità con gravi limitazioni

La natura e l’entità dei rischi reali o potenziali di natura geologica presenti in de- terminate zone comportano gravi limitazioni per la modifica delle destinazioni d’uso dei terreni compresi in questa classe.

Nella stessa sono inserite:

1. Le aree classificate come instabili dal punto di vista geomorfologico cioè interessate da frane classificate attive o quiescenti presenti per lo più sui fianchi della Valle della Barca, del Val T. Valzana e della Val Brunone. Per tali aree valgono le limitazioni riportati di cui all’ Art. 9. Limitazioni alle attività di trasformazione e d'uso dei suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico delle Norme di attuazione del PAI e cioè:

a) nelle aree di frana attiva (Fa) sono esclusivamente consentiti:

- gli interventi di demolizione senza ricostruzione; - gli interventi di manutenzione ordinaria degli edifici, cosi come definiti alla lettera a) dell'art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457; - gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esi- stenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di su- perficie e volume, senza cambiamenti di destinazione d'uso che comportino aumento del carico insediativo; - gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tute- la; - le opere di bonifica, di sistemazione e di monitoraggio.dei movimenti franosi - le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee; - la ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili, previo studio di compati- bilità dell'intervento con lo stato di dissesto esistente validato dall'Autorità competente. Gli interventi devono comunque garantire la sicurezza dell'eser-

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cizio delle funzioni per cui sono destinati, tenuto conto dello stato di dissesto in essere.

b) nelle aree di frana quiescente (Fq), oltre agli interventi di cui al precedente comma 2, sono consentiti:

- gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento con- servativo, così come definiti alle lettere b) e c) dell'art. 31 della L. 5 .agosto 1978, n. 457, senza aumenti di superficie e volume; - gli interventi di ampliamento degli edifici esistenti per adeguamento igienico - funzionale; - gli interventi di ampliamento e ristrutturazione di edifici esistenti, nonché di nuova costruzione, purché consentiti dallo strumento urbanistico adeguato al presente Piano ai sensi e per gli effetti dell'art. 18, fatto salvo quanto disposto dalle alinee successive; - la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue e l'amplia- mento di quelli esistenti, previo studio di compatibilità dell'opera con lo stato di dissesto esistente validato dall'Autorità competente; sono comunque escluse la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, l'am- pliamento degli stessi impianti esistenti, l'esercizio delle operazioni di smalti- mento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D. Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22. E' consentito l'esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei ri- fiuti già autorizzate ai sensi dello stesso D.Lgs. 2211997 (o per le quali sia sta- ta presentata comunicazione di inizio attività,, nel rispetto delle norme tecni- che e dei requisiti specificati all. art. 31 dei D.Lgs. 2211997) alla data di entra- ta in vigore dei Piano, limitatamente alla durata dell'autorizzazione stessa. Ta- le autorizzazione può essere rinnovata fino ad esaurimento della capacità re- sidua derivante dalla autorizzazione originaria per le discariche e fino al termi- ne della vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa, previo studio di compatibilità validato dall'Autorità competente. Alla scadenza devono essere effettuate le operazioni di messa in sicurezza e ripristino dei sito, così come definite all'art. 6 del suddetto decreto legislativo.

2. Le aree di versante ad elevata acclività (maggiore di 35°) caratterizzate da potenziali fenomeni di instabilità in relazione con la presenza di terreni eluvio- regolitici o substrato di rocce tenere poco resistenti o parzialmente cataclasate;

3. Le aree costituenti le fasce di rispetto del reticolo principale e minore per una lar- ghezza di 10 m nonchè quelle interessate da fenomeni di erosione lineare o di tra- sporto solido sulle conoidi torrentizie.

4. La zona di protezione immediata, avente un raggio di 10 m, dei punti di captazione e dei manufatti di accumulo ad uso idropotabile.

Nella classe 4° è esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti.

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Per gli edifici esistenti sono consentiti esclusivamente interventi così come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 12/05. Per le aree già urbanizzate ricadenti in aree ad elevato rischio idraulico dovrà es- sere valutata, attraverso specifiche indagini, la necessità di predisporre sistemi di moni- toraggio geologico ed interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici. Eventuali infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico potranno essere realiz- zate solo se non localizzabili in aree a minor pericolosità, valutate in funzione della ti- pologia e del grado di rischio che determinano. Le istanze per l’ approvazione dei re- lativi progetti da parte dell’autorità competente dovranno essere corredati, da apposita relazione (geologica, idraulica, idrogeologica, geotecnica a secondo del tipo di vulne- rabilità e pericolosità) che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situa- zione di grave rischio, con eventuale ricorso ad interventi di difesa, consolidamento e monitoraggio. Le verifiche di compatibilità idraulica devono essere eseguite secondo quanto previsto dal Regolamento di gestione del reticolo idrico principale e minore. Per quanto riguarda le indagini geognostico-geotecniche si fa riferimento a quan- to previsto da D.M. 11/3/1988 circa i contenuti delle relazioni geologiche e geotecniche ed al DM 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”

9.0 PERICOLOSITÀ SISMICA E NORME PER LE COSTRUZIONI

La nuova normativa sismica e di classificazione del territorio italiano emanata con l’OPCM n. 3274 del 20/3/03, entrata in vigore in via definitiva in data 23 Ottobre 2005 assieme al DM 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni, asse- gna il territorio di Berbenno alla zona sismica 4, individuata da valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo ag/g = 0,05, ancorata allo spettro di risposta elastico, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni Per i territori inseriti nella Zona sismica 4, a bassissima sismicità, le norme vigenti non prevedono l’obbligatorietà di progettazione antisismica degli edifici, con esclusione degli “edifici strategici ed opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi si- smici assume rilievo fondamentale ai fini di protezione civile e per gli edifici ed opere rilevanti che possano assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventua- le collasso. Per la progettazione antisismica di edifici ed opere strategiche e rilevanti valgono i criteri di analisi della pericolosità sismica emanati dalla Regione Lombardia, basati su 3 diversi livelli di approfondimento, con determinazione semi-quantitativa dei valori di amplificazione sismica degli specifici scenari interessati, individuati nella Carta della Periclosità Sismica Locale, e identificazione della categoria di suolo (A, B, C……) in base ai parametri caratteristici (Vs = velocità delle onde di taglio; SPT = resistenza pe- netrometrica dinamica), tale da permettere una corretta scelta dello spettro di risposta elastico per la descrizione del moto sismico o l’utilizzo di accelerogrammi. In via transitoria fino al 30 giugno 2009, è possibile fare riferimento anche alla vecchia normativa sismica emanata con DM 16/1/96, adottando per le zone 4 un gra- do di sismicità S = 4, con un coefficiente di intensità sismica C = (S-2)/100 = 0,02, in- teso come rapporto fra le forze orizzontali e verticali.

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10.0 QUADRO LEGISLATIVO E NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Le leggi e le normative di riferimento nella predisposizione della presente relazio- ne sono: o Regio Decreto 25 luglio 1904, n.523 – Testo unico delle disposizioni di legge in- torno alle opere idrauliche delle diverse categorie. o Delibera 4 febbraio 1977 del Comitato interministeriale per la tutela delle acque dall’inquinamento, allegato 5. o Legge 18 maggio 1989, n. 183 - Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo. o Legge 11 Febbraio 1994, n. 109 – Legge quadro in materia di lavori pubblici. o Decreto 16 gennaio 1996 – Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche o Legge Regionale 24 novembre 1997, n.41 – Prevenzione del rischio geologico e sismico mediante strumenti urbanistici generali e loro varianti. o D.M. 11 marzo 1988 – Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizio- ni per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione. o D.G.R. 27 giugno 1998 – n. 6/15137 – Direttive per l’individuazione delle aree di salvaguardia delle captazioni di acque sotterranee destinate al consumo umano. o Legge Regionale 8 agosto 1998, n. 14 – Nuove norme per la disciplina della colti- vazione selle sostanze minerali di cava. o DGR 9 febbraio 2000 – Revisione ed aggiornamento del piano delle attività estrat- tive della provincia di Bergamo per i settori merceologici I, III, IV. o Decreto Legislativo 18 Agosto 2000, n. 258 - Disposizioni correttive ed integrati- ve del D.L.vo 11 maggio 1999, n 152 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento …..… - Art. 5, commi 4 e 5 (Salvaguardia delle acque superfi- ciali e sotterranee destinate al consumo umano). o DPCM 24 maggio 2001 – Piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino i- drografico del fiume Po. o DGR 11 dicembre 2001 n. 7/7365 - Attuazione del Piano Stralcio per l’Assetto i- drogeologico del bacino del fiume Po (PAI) in campo urbanistico. Art. 17, comma 5. della legge 18 maggio 1989 n. 183.

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o DGR 25 Gennaio 2002 n. 7/7868 - Determinazione del reticolo idrico principale. Trasferimento delle funzioni relative alla polizia idraulica concernenti il reticolo mino- re come indicato dall’art. 3 comma 114 della L.R. 1/2000. Determinazione dei cano- ni regionali di polizia idraulica. o OPCM 3274 del 20/3/03 - Primi elementi in materia di criteri generali per la classi- ficazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica", modificata dall’OPCM 3431 del 3-5-05. o DGR 10 aprile 2003 – n 7/12693 – Decreto legislativo 11 marzo 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano. o DGR 7 novembre 2003 – n. 7/14964 – Disposizioni preliminari per l’attuazione del- la OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003. o D.d.u.o. 21 novembre 2003 . n. 19904 – Approvazione elenco tipologia degli edifi- ci ed opere infrastrutturali ………in attuazione della d.g.r. n. 14964 del 7 novembre 2003. o Piano Territoriale di Coordinamento Della Provincia di Bergamo (22/94/2004) Cartografia e Norme di attuazione o Legge Regionale 11 Marzo 2005, n. 12 – Piano di Governo del territorio. BURL, 1° S.O., 16 marzo 2005 o DM 14 Settembre 2005 – Norme tecniche per le costruzioni o DGR 22 Dicembre 2005 – N. 8/1566 - Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r. 11 marzo 205, n. 12.

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11.0 - BIBLIOGRAFIA GEOLOGICA E TECNICA

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI BERGAMO (1989) – Indagine geognostica a mezzo di sondaggi meccanici lungo la S.P. 17 per Berbenno, fra le località di Ca’Passero Sopra e Berbenno, a cura di Prof. Renato Pozzi.

AMMINISTRRAZIONE COMUNALE DI BERBENNO (2006) – Progetto di costruzio- ne di un parcheggio interrato in Piazza Roma, Relazione geologico-Geotecnica, a cura di Giovanni Landi.

BENEDETTI L. – CARISSONI C. (2007), - La libellula di Ponte Giurino, Rivista O- ROBIE, Settembre.

BONI A. (1985) – Struttura geologica e sismicità in Lombardia – Atti Ist. Geol. Un. Pavia – Vol. XXX, fasc. 2

BERSEZIO R. – JADOUL F. & CHINAGLIA N. (1997) – Geologfical map of the No- rian-Jurassic succession of Southern Alps north of Bergamo, An explanation note, Boll. Soc. Geol. It. Vol. CXVI, fasc. 2.

BURL 19 Gennaio 2006 - DGR 22 Dicembre 2005 – N. 8/1566 - Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r. 11 marzo 205, n. 12.

CAI BERGAMO (1994) – Guida della Valle Imagna.

CNR-GNDCI (1988) - Proposta di normativa per l'istituzione delle fasce di rispetto delle opere di captazione di acque sotterranee - Pubbl. n. 75, Ed. Geograph.

CASATI P. - CAVAZZONI V. - Le sorgenti solfuree delle Prealpi Bergamasche occi- dentali, Geologia Tecnica , fasc. 1, 1971 pag. 5.

COMMISSIONE PER LA CARTOGRAFIA GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA DEL CNR (1992) - Proposta di segni convenzionali, Roma.

COMUNE DI BERBENNO (1996) - Studio geologico ai sensi della dgr n. 5/361437 del 18.5.93, a supporto della variante al Piano Regolatore Generale, a cura di EU- ROGEO, Bergamo.

COMUNE DI BERBENNO (2002) – Progetto di sistemazione del campo sportivo comunale in località Foppo, frazione di Berbenno, a cura di STUDIO ASSOCIATO SPADA,

COMUNE DI BERBENNO (2004) – Relazione geologico-tecnica per il progetto ese- cutivo dei lavori di consolidamento della frana in località Lisco, a cura di STUDIO

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ASSOCIATO SPADA, Ranica.

COMUNE DI BERBENNO (2006) – Monumento Naturale Valle Brunone: escursioni, storia, paleontologia, natura.

COMUNITA’ MONTANA VAKLLE IMAGNA – Piano di emergenza (Ing. Mario Ste- vavin).

COMUNIT° MONTANA VALLE IMAGNA (1994) – Studio geologico di supporto al progetto dl collettore fognario principale della Valle Imagna, a cura di Daniele RA- VAGNANI.

COMUNIT° MONTANA VALLE IMAGNA (1994) – Studio idrogeologico di supporto alla captazione ad uso idropotabile della sorgente “Ponte Giurino, a cura di Daniele RAVAGNANI.

CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE (1978) - Progetto finalizzato conser- vazione del suolo - Estremi idrologici e modelli di previsione, Perugia.

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Allegata:

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

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Figura 1 - Affioramenti di calcare marnoso in località Cabaffeno

Figura 2 - Affioramenti di Argilliti marnose a Piazzasco

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Figura 3 – Calcari e marne a Ponte Giurino, bivio per Berbenno

Figura 4 - Strati medio sottili di calcare marnoso a Carpeno

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Figura 5 - Affioramenti di dolomia preso la galleria di Ponte Giurino

Figura 6 - Affioramenti di dolomia in contatto di faglia sud di Pasano, presso il tornante

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Figura 7 – Piega a ginocchio con faglia a Ca Berardi

Figura 8 – Terreno detritico di versante a Cabruzzone

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Figura 9 – Panoramica della frana in località Lisco

Figura 10 – Fratture di trazione nella frana in località Lisco

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Figura 11 – Drenaggio superficiiale nella frana Lisco

Figura 12 – Dissesto stradale collegato con la frana di CaBerardi

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Figura 13 – Panoramica della frana di Ravagna, parzialmente vegetata

Figura 14 – Dettaglio dell’ammasso detritico di Ravagna

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Figura 15 – Piccola frana di Crollo al tornante di CaBerardi

Figura 16 – Manufatto dissestato in Via Quarenghi

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Figura 17 – Morfologia di frana a Pradegoldi

Figura 18 – Il Torrente Imagna a Ponte Giurino

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Figura 29 – Il T. Val Brunone

Figura 20 – Cascata in Val Brunone con l’opera di presa della sorgente sulfurea

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Figura 21 – Panoramica della cava di calcare attiva in località Ravagna

Figura 22 – Il fronte di abbandono dell’ex cava di Ponte Giurino

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