Parrocchia di San Marco in Transacqua. Inventario dell'archivio storico (1826 - 2012)

a cura di Luciana Eccher Studio associato Virginia

Provincia autonoma di , Soprintendenza per i Beni Culturali, in collaborazione con Archivio Diocesano Tridentino 2016

Premessa L'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio parrocchiale di Transacqua sono stati eseguiti su incarico e con la direzione della Soprintendenza per i beni storico-artistici, librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento, in base agli accordi previsti dall'Intesa stipulata nel 1993 tra la Provincia e l'Ordinariato diocesano di Trento in tema di archivi degli enti ecclesiastici. La redazione dell'inventario è stata curata da Luciana Eccher socia dello Studio Associato Virginia di Francesco Antoniol - Luciana Eccher - Roberto Marini di Trento.

L'intervento è stato realizzato utilizzando il Sistema informativo degli archivi storici del . Le schede sono state compilate seguendo le norme del "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento 2006.

Norme e convenzioni

Nella redazione dell'inventario si rispettano le norme di trascrizione previste dall'archivistica e dalla diplomatica applicando in generale i seguenti criteri: - nella schedatura delle unità documentarie (registri, buste e fascicoli) si riporta il titolo originale trascritto fra virgolette; - per i registri si dà la precedenza al titolo riportato sul piatto anteriore (in tal caso non se ne segnala la posizione); i titoli sul dorso o sul foglio di guardia vengono trascritti specificandone la posizione ("titolo interno" o "titolo dorso"); nel caso in cui sul piatto anteriore non vi sia alcun titolo, viene indicato quello scritto sul dorso o sul foglio di guardia, se presenti entrambi si dà la precedenza a quello del dorso; - nella trascrizione dei titoli, degli incipit o di citazioni di parti del testo si interviene adattando all'uso moderno i segni di interpunzione e l'uso delle maiuscole, sciogliendo eventuali abbreviazioni senza utilizzare le parentesi, a meno che non vi sia incertezza nello scioglimento; in casi di palese errore, soprattutto per la mancanza di qualche lettera, si interviene segnalando l'aggiunta tra parentesi uncinate; - le parti dei titoli mancanti per cattivo stato del supporto e ricostruibili vengono scritte fra parentesi quadra; per le lacune non colmabili si utilizzano le medesime parentesi con all'interno tre punti, indifferentemente dall'entità della lacuna; - nel caso in cui l'unità fosse priva di titolo ne viene assegnato uno che sia esplicativo e, nel caso di serie, che sia omogeneo con quelli originali; il titolo imposto non viene inserito tra virgolette; - per i registri viene indicato il numero di carte, dove con carta si intende il foglio con un recto e un verso; quando nella numerazione si aggiunge "rv" (recto/verso) si intende che le carte sono numerate progressivamente solo sul recto del foglio e il riferimento alla faccia anteriore della carta viene indicato con il numero seguito da "r", il riferimento alla parte posteriore della medesima carta viene indicato con il medesimo numero seguito dalla "v"; quando si parla invece di pagine si intende che le carte sono numerate progressivamente sia sul recto che sul verso; l'indicazione "sd", sinistra/destra, viene invece usata per i registri nei quali, a registro aperto, lo specchio di scrittura è costituito da due facciate contrapposte e la scrittura le occupa entrambe (di solito si tratta di tabelle); in questo caso di solito le due facce contrapposte hanno il medesimo numero; - nel numero delle carte sono comprese solo quelle scritte; quelle bianche vengono indicate in numero preciso solo se si trovano tra una serie di registrazioni e una successiva (in vista di una continuazione della scrittura o per separare registrazioni diverse); le carte bianche alla fine del registro (o di un quaderno) vengono indicate solo con un generico "molte"; numerazioni particolari, mancanti, doppie, discontinue vengono indicate in maniera puntuale; - nella descrizione dei fascicoli viene sempre indicato il numero delle carte e la presenza di materiali diversi quali fotografie, negativi, mezzetinte (ossia prove di stampa), progetti o disegni, eventuali stampe; nei fascicoli le carte bianche non vengono contate. Altre particolarità qui non previste verranno indicate da note specifiche.

ABBREVIAZIONI USATE c., cc. carta, carte ca circa cart. cartone, cartoncino lett. lettera, lettere n., nn. numero, numeri n.n. non numerato/non numerate num. numerato/numerazione p., pp. pagina, pagine 2 rv, r, v recto/verso, recto, verso sd, s, d sinistra/destra, sinistra, destra (numerazione riferita allo specchio formato da due facciate contrapposte) s.d. senza data seg., segg. seguente, seguenti segn. segnatura tit. titolo tit. int. titolo interno tot. totale/totali

APM = Archivio parrocchiale di APT = Archivio parrocchiale di Transacqua

ISAD (G) = General international standard archival description ISAAR (CFP) = International standard archival authority record for corporate bodies, persons and families

Al termine del documento si trovano gli indici relativi a: persone, toponimi, istituzioni e cose notevoli. A ciascun lemma dell'indice sono associati i numeri che indicano la posizione del lemma stesso nell'inventario; tali numeri sono collocati tra parentesi graffe, accanto alle introduzioni e alle unità archivistiche, in alto a destra. Le voci dell'indice si riferiscono esclusivamente a quanto riportato nel presente inventario, senza ulteriori ricerche e approfondimenti critici.

3 Sommario

Parrocchia di San Marco Evangelista in Transacqua, 1826 - 2012 ...... 6

Curazia di San Marco, Transacqua, 1780 - 1926 dicembre 26 ...... 11 Parrocchia di San Marco, Transacqua, 1926 dicembre 27 - ...... 19 Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, 1830 - 2012 ...... 25 Registri dei nati e battezzati, 1877 - 1973 ...... 26 Registri dei matrimoni, 1926 - 1977 ...... 30 Registri dei morti, 1926 - 1981 ...... 34 Registri dei cresimati, 1910 - 1975 ...... 36 Carteggio e atti attinenti all'anagrafe, 1935 - 2012 ...... 38 Registri dei capitelli, 1937 - 1947 ...... 39 Diari delle messe legatarie, 1938 - 1980 ...... 41 Carteggio e atti, 1830 - 1981 ...... 43

Chiesa di San Marco, Transacqua, sec. XIV - 1987 gennaio 24 ...... 46 Chiesa di San Marco in Transacqua, 1826 - 1981 ...... 51 Resoconti, 1826 - 1981 ...... 52 Carteggio e atti, 1858 - 1981 ...... 54

Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Cereda, passo Cereda (Transacqua), 1914 luglio 27 - 1987 gennaio 24 ...... 57 Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, 1913 - 1978 ...... 61 Carteggio e atti, 1913 - 1978 ...... 62

Confraternita del Santissimo Sacramento, Transacqua, [1927] - [1949] ...... 63 Confraternita del Santissimo Sacramento in Transacqua, 1940 - 1949 ...... 66 Registri di amministrazione, 1940 - 1949 ...... 67

Indici ...... 68

4 Albero dei soggetti produttori

Curazia di San Marco, Transacqua, 1780 - 1926 dicembre 26 Successori: Parrocchia di San Marco, Transacqua, 1926 dicembre 27 - E' filiale di : Parrocchia di Santa Maria Assunta, Fiera di , [1206] -

Parrocchia di San Marco, Transacqua, 1926 dicembre 27 - Predecessori: Curazia di San Marco, Transacqua, 1780 - 1926 dicembre 26 Assorbe : Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Cereda, passo Cereda (Transacqua), 1914 luglio 27 - 1987 gennaio 24 Assorbe : Chiesa di San Marco, Transacqua, sec. XIV - 1987 gennaio 24

Chiesa di San Marco, Transacqua, sec. XIV - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia di San Marco, Transacqua, 1926 dicembre 27 -

Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Cereda, passo Cereda (Transacqua), 1914 luglio 27 - 1987 gennaio 24 E' assorbito da : Parrocchia di San Marco, Transacqua, 1926 dicembre 27 -

Confraternita del Santissimo Sacramento, Transacqua, [1927] - [1949] Si separa da : Confraternita del Santissimo Sacramento, , 1850 ottobre 26 - sec. XX primo quarto

5 superfondo Parrocchia di San Marco Evangelista in Transacqua. Inventario {1} dell'archivio storico, 1826 - 2012

Registri 9, quaderni 3, buste 2, fascicoli 14

Storia archivistica L'archivio parrocchiale di Transacqua si trovava depositato presso la canonica di Fiera di Primiero in un locale appositamente dedicato e dotato di scaffalature metalliche, dove era stato depositato anche l'archivio parrocchiale di Sagron (1). Pur vantando la cura di Transacqua una storia piuttosto antica, la chiesa di San Marco risale al XIV secolo e l'elevazione da cappellania a curazia avvenne già nel 1780, l'archivio parrocchiale conserva documentazione piuttosto limitata sia per quantità che per tipologia e non riporta notizie utili per individuare quale fosse stata in passato la consistenza, la struttura o la gestione dell'archivio stesso. Non si trovano in archivio né registri di protocollo, né titolari e manca del tutto anche la documentazione relativa alle visite pastorali, che conserva spesso le relazioni sullo stato della parrocchia stilate dal curatore d'anime per il vescovo, nelle quali si indicano anche la consistenza e lo stato dell'archivio; manca inoltre la documentazione relativa alla riconsegna delle temporalità beneficiali ed ecclesiastiche, prodotta nel momento in cui un sacerdote, lasciando il posto al suo successore, stila l'elenco dei beni che vengono riconsegnati, nel quale viene fatta anche una breve descrizione dei registri e documenti principali presenti dell'archivio parrocchiale. La collocazione originale dell'archivio era probabilmente presso la canonica di Transacqua, e lì doveva trovarsi al momento in cui il Casetti nel 1961 ne redigeva un breve elenco di consistenza individuando 3 registri dei nati e battezzati (con registrazioni dal 1877), un registro dei morti (con registrazioni dal 1927), due registri dei matrimoni (con registrazioni dal 1927) e un registro dei cresimati (con registrazioni dal 1910); oltre a questi indicava la presenza di decreti vescovili e di resoconti a partire dal 1875, di atti di anagrafe dal 1941 e di non meglio precisati "atti amministrativi" (2). In fase di ordinamento è stata individuata nell'archivio, rispetto a quella segnalata dal Casetti, documentazione più antica e qualche ulteriore registro, ma nel complesso la documentazione superstite nell'archivio di Transacqua è piuttosto limitata sia dal punto di vista meramente quantitativo, che dal punto di vista cronologico. Oltre che dai registri, l'archivio era costituito da tre buste, ossia tre scatole in cartone con rinforzi in metallo; in una erano conservati una parte dei resoconti della chiesa, nelle altre due vi erano raccolti i fascicoli con la quasi totalità della documentazione superstite, dalla più antica, risalente agli anni Venti dell'Ottocento, alla più recente, che arriva fino agli anni Ottanta del Novecento, raccolta in teche di cartoncino, in plastica, in buste trasparenti. Pochi fascicoli erano stati conservati fuori dalle buste, in particolare quelli relativi ad affari più recenti. Nel complesso il contenuto dei fascicoli si presentava piuttosto omogeneo. A giudicare dalla datazione dei fascicoli, si può ipotizzare che l'archivio sia stato in parte riordinato, probabilmente tuttavia a partire già da una modalità di archiviazione piuttosto coerente, verso gli anni Settanta del Novecento e che i fascicoli di documentazione antica già esistente siano stati condizionati in teche di cartoncino e inseriti nelle scatole; a questi si è aggiunta quindi la documentazione più recente, anch'essa già raccolta secondo ordine, e via via quella di nuova formazione.

6 Il riordino e l'inventariazione dell'archivio della parrocchia di San Marco di Transacqua, con quello delle parrocchie della valle del Cismon, viene a completare il riordino degli archivi parrocchiali della zona di Primiero. L'intervento rientra in quelli previsti dall'Intesa stipulata in data 10 settembre 1993 tra la Provincia autonoma di Trento e l'Ordinariato diocesano in tema di archivi degli enti ecclesiastici, ai sensi dell'art. 27 della legge provinciale n. 11 del 1992 (3). L'Intesa ribadisce il valore storico e culturale degli archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana, regola i rapporti di collaborazione fra le autorità civile ed ecclesiastica per la tutela, la conservazione e la valorizzazione degli archivi e le modalità di applicazione della legislazione provinciale; secondo il capo 3.2 "L'ordinamento e inventariazione degli archivi ecclesiastici sarà effettuato d'intesa fra il Servizio provinciale competente e l'Archivio Diocesano Tridentino in ordine sia alle metodologie sia agli operatori; copia dell'inventario sarà depositata anche in detto archivio". L'indagine conoscitiva attraverso la quale era stato stilato un elenco di consistenza degli archivi parrocchiali presente sul territorio per valutarne lo stato, l'entità e gli interventi necessari risale alla fine degli anni Ottanta del Novecento (1987-1989); a conclusione della ricognizione con provvedimenti successivi la Commissione per i beni culturali tra il 1993 e il 1994 ha dichiarato 422 archivi su 456 di "interesse storico", ai sensi dell'art. 27, comma 1 della già indicata legge provinciale 14 febbraio 1992, n. 11. L'archivio è sottoposto alle direttive approvate dalla Giunta provinciale con deliberazione 29 marzo 1993, n. 3692, recante le direttive concernenti i requisiti dei locali, i criteri generali di ordinamento e inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi, in particolare per la parte che riguarda gli archivi privati. Le leggi e le direttive vengono integrate dalla normativa provinciale dettata dalla legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1, "Nuove disposizioni in materia di beni culturali" e dal decreto legge 22 gennaio 2004, n. 42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio" (4). Il riordino e l'inventariazione dell'archivio sono state stabilite, ai sensi dell'art. 31 della medesima legge provinciale 1/2003, con determina n. 298 dell'11 settembre 2013, "Ordinamento e inventariazione degli archivi storici delle parrocchie di Imer, Mezzano, Sagron, San Martino di Castrozza, , Transacqua", adottata dalla Soprintendenza Beni storico artistici, librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento.

Modalità di acquisizione e versamento L'archivio è e rimane di proprietà dell'ente produttore che ne cura la conservazione.

Contenuto L'archivio della parrocchia di San Marco di Transacqua è costituito dall'insieme dei documenti prodotti e/o acquisiti dall'ente durante lo svolgimento delle proprie attività su un arco cronologico nel quale l'ente attraversa diversi cambiamenti istituzionali e giuridici, in particolare l'erezione a cappellania, l'autonomia dalla chiesa matrice di Fiera di Primiero nel 1780 e l'erezione a parrocchia il 26 dicembre 1926. L'archivio conserva tuttavia documentazione solo a partire dagli anni Venti dell'Ottocento (il documento più antico è la presentazione del resoconto della chiesa del 1826) e la documentazione interessata dal presente ordinamento arriva circa fino agli anni Ottanta del Novecento. Nonostante l'antichità delle istituzioni che l'hanno prodotto, l'archivio parrocchiale di Transacqua è piuttosto povero, sia di documentazione propria che di fondi depositati. Per quanto riguarda i registri parrocchiali in archivio si trovano solo quelli che il curatore d'anime doveva compilare per legge: i registri dei nati e battezzati, dei matrimoni e dei morti, i registri delle cresime. Anche il carteggio è piuttosto

7 esiguo, costituito da una quindicina di fascicoli, che conservano documentazione a partire circa dalla metà dell'Ottocento. Gli archivi depositati sono limitati a quello della confraternita del Santissimo Sacramento, che conserva un unico registro, e a quello della cappella o chiesetta al passo Cereda, costituita da poco carteggio.

Lingua Italiano; latino; tedesco

Criteri di ordinamento e inventariazione L'ordinamento e l'inventariazione dell'archivio della parrocchia di San Marco di Transacqua sono stati condotti attenendosi alle direttive dettate dalla circolare n. 39/1966 del Ministero dell'Interno, Direzione generale degli archivi di Stato e alle "Direttive circa i requisiti locali, i criteri generali di ordinamento e inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi" approvate dalla Giunta provinciale di Trento con deliberazione 29 marzo 1993, n. 3692. L'introduzione storico istituzionale è stata compilata secondo le norme internazionali e le schede ISAD(G) e ISAAR(CPF), tenendo in considerazioni le norme del "Documento del sottogruppo di lavoro degli archivisti Trentini per la normalizzazione della descrizione archivistica e l'informatizzazione degli archivi, coordinato dal Servizio beni librari e archivistici della Provincia autonoma di Trento" (redatto nell'ottobre 1999 e aggiornato nell'aprile 2000).

Il materiale è stato preventivamente schedato, indicando per ogni pezzo l'intitolazione, la cronologia, il contenuto. In particolare per la parte relativa al carteggio, vista la modalità di archiviazione ordinata e coerente, sono stati in generale mantenuti i fascicoli presenti in archivio, assegnandoli ai diversi fondi di pertinenza; ci si è limitati in questo caso ad un riordino interno delle carte laddove necessario e ad un nuovo condizionamento in teche di cartoncino, sulle quali è stato riportato il titolo che i vari fascicoli, contenuti nelle buste, avevano in originale.

Si è proceduto in generale secondo le seguenti modalità: 1) Il complesso archivistico è stato organizzato in una struttura multilivello divisa in fondi, serie e unità. All'interno di ciascuna serie le unità sono state ordinate cronologicamente. 2) Ad ogni unità archivistica è stata assegnata una segnatura di tipo alfanumerico, a numerazione aperta, visto che si prevedono futuri incrementi per l'archivio; ogni unità viene contrassegnata: - da una lettera che indica il fondo di appartenenza; - da un numero che corrisponde alla serie; - da un numero che corrisponde all'unità. 3) Il materiale è stato condizionato, esclusi in generale i registri di notevoli dimensioni, in scatole chiuse, sul dorso delle quali viene indicata l'intitolazione della parrocchia, la lettera relativa al fondo, il numero della serie e delle unità contenute.

Condizioni di accesso In base all'art. 15 dello Statuto dell'Archivio Diocesano di Trento (10 febbraio 1993) "E' compito dell'Incaricato diocesano per gli archivi dipendenti dall'Autorità diocesana autorizzare l'accesso agli archivi ecclesiastici dipendenti dall'Autorità diocesana e la consultazione dei documenti in essi conservati. A lui vanno perciò indirizzate le domande con l'indicazione dei motivi delle richieste e l'elenco dei documenti che si intendono consultare".

8 In base all'art. 4 delle Intese fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana del 10 settembre 1993, "gli studiosi inoltrano motivata richiesta di consultazione al titolare dell'archivio, tramite l'Archivio Diocesano. La consultazione può avvenire anche mediante deposito in detto archivio o secondo altre modalità concordate con lo stesso". I documenti consultabili sono esclusivamente quelli dichiarati di interesse storico. La consultazione dei documenti contenente dati di carattere riservato è regolamentata dal decreto legge 30 giugno 2003, n. 196, "Codice in materia di protezione dei dati personali", i cui principi erano già presenti nella legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1, "Testo unico provinciale dei Beni Culturali" e richiamati l'anno successivo dalla legge 22 gennaio 2004, n. 42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio" (5). Ai titolari degli archivi (i parroci) viene riservato il giudizio sulla consultabilità dei documenti che possono ledere il riserbo dovuto alle persone e comunque solo ad essi, o ad operatori autorizzati, è concessa la facoltà di accedere alla parte relativa all'anagrafe.

Condizioni di riproduzione La riproduzione (fotoriproduzione, microfilmatura, ecc.) dei documenti conservati nell'archivio parrocchiale è consentita previa autorizzazione da parte del titolare dell'archivio stesso, sentito il parere e avuto il consenso dell'incaricato diocesano per gli archivi parrocchiali. L'Ordinariato consente alla Provincia la microfilmatura dei documenti al fine di costituire copie di sicurezza che saranno conservate presso l'Archivio provinciale di Trento (6).

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888 BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011 CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, TEMI, 1961 COPPOLA G., GRANDI C. (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, Bologna, 1989 SPARAPANI L., I libri parrocchiali della diocesi di Trento, IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze a cura di COPPOLA G. e GRANDI C., Bologna, 1989

Fonti normative Circolare del Ministero dell'Interno 25 giugno 1966, n. 39, Norme per la pubblicazione degli inventari Legge provinciale 14 febbraio 1992, n. 11, Disposizioni in materia di archivi e istituzione dell'archivio provinciale Decreto arcivescovile 10 febbraio 1993, istituzione dell'Archivio Diocesano Tridentino Deliberazione della Giunta provinciale di Trento 29 marzo 1993 n. 3692, Approvazione delle direttive circa i requisiti dei locali, i criteri generali di ordinamento ed inventariazione, nonché di organizzazione degli archivi (art. 28, comma 2 L.P. 14 febbraio 1992, n. 11) Deliberazione della Giunta provinciale di Trento 27 agosto 1993, n. 11704, Intese fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana

9 Legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1, Nuove disposizioni in materia di beni culturali Codice in materia di protezione dei dati personali, D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali e del paesaggio

Norme o convenzioni La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento 2006.

Note (1) Le notizie sulle vicende recenti dell'archivio sono tratte dalla breve relazione stilata nel 2013, quando è stato compiuto dai funzionari della Provincia il sopralluogo ai fini del prelievo dell'archivio da destinare al riordino. (2) CASETTI A., Guida storico archivistica del Trentino, Trento 1961, p. 808. (3) Intesa fra la Giunta provinciale di Trento e l'Ordinariato diocesano in materia di archivi degli enti ecclesiastici dipendenti dall'autorità diocesana, 10 settembre 1993 (approvato dalla Giunta provinciale con delibera n. 11704, del 27 agosto 1993); la legge provinciale 14 febbraio 1992, n. 11, "Disposizioni in materia di archivi e istituzione dell'archivio provinciale" (pubblicata in Bollettino ufficiale della Regione Trentino Alto Adige, 25 febbraio 1992, n. 9) viene abrogata dalla legge provinciale 17 febbraio 2003, n. 1, "Nuove disposizioni in materia di beni culturali" (pubblicata in Bollettino ufficiale della Regione Trentino Alto Adige, 4 marzo 2003, n. 9). (4) Pubblicata in Gazzetta Ufficiale, 24 febbraio 2004, n. 45, S.O. n. 28. (5) Pubblicate rispettivamente in Gazzetta Ufficiale 29 luglio 2003, n. 174, S.O. n. 123; Bollettino ufficiale della Regione Trentino Alto Adige, 4 marzo 2003, n. 9; Gazzetta Ufficiale, 24 febbraio 2004, n. 45, S.O. n. 28. (6) Dalla presentazione dell'Archivio Diocesano di Trento dal sito dell'Arcidiocesi stessa.

10 Ente Curazia di San Marco {2}

1780 - 1926 dicembre 26

Luoghi Transacqua

Archivi prodotti Fondo Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, 01/01/1830 - 31/12/2012

Storia Transacqua è un del Trentino orientale situato sull'altopiano di Primiero e distante un centinaio di chilometri dal capoluogo di provincia. Il comune è in realtà costituito dall'abitato di Transacqua e dalla frazione di Pieve; storicamente esistono inoltre alcune divisioni territoriali denominate Forno, Fol, Isolabella, Navoi, Ormanico, Pieve, Sangrillà e Toè. Transacqua confina con i territori dei comuni di Fiera di Primiero, Mezzano, , Tonadico, e , quest'ultimo appartenente alla provincia di Belluno. Poche sono le notizie relative alla "cura animarum" dei fedeli di Transacqua rintracciabili nella documentazione conservata nell'archivio parrocchiale, che non risale ad un periodo precedente agli anni Venti dell'Ottocento. Più antiche sono le notizie riguardanti la regola e la comunità di Transacqua per le quali si conservano diversi documenti risalenti al XIII secolo, che testimoniano in particolare l'attività di una comunità che definisce via via i rapporti con le vicinie, nel tentativo di conquistare una propria autonomia amministrativa. Risale al 1269 un accordo raggiunto tra la regola di Transacqua e quella di Tonadico sui rispettivi confini e al 1272 la sentenza con la quale un collegio arbitrale sancisce l'unione delle regole di Transacqua e di Siror (1). La chiesa parrocchiale di Transacqua è dedicata a San Marco evangelista. L'archivio parrocchiale non conserva testimonianze documentarie dirette che permettano di ricostruire la storia della chiesa, le uniche notizie che si trovano in merito vengono fornite dal parroco nel 1929 quando, presentando il resoconto dello stato patrimoniale della chiesa all'Ordinariato vescovile, annota che la chiesa venne edificata nel 1500, successivamente riedificata nel 1780 e ampliata nel 1863, 1878, 1886 (2). La prima chiesa del Primiero con diritto di amministrare i sacramenti fu quella dedicata a Santa Maria Assunta di Fiera, matrice delle diverse cappellanie e curazie esposte, che avrebbero ottenuto l'erezione a parrocchia in un periodo molto più tardo, in alcuni casi non prima della metà del Novecento. Come tutte le comunità del Primiero, per le necessità della vita religiosa Transacqua fu inizialmente legata alla pieve di Fiera, dalla quale ottenne parziale autonomia con l'erezione a curazia indipendente nel 1780. Fino a questo momento si può ipotizzare che l'organizzazione della comunità dei fedeli abbia avuto un'evoluzione molto simile a quella delle comunità religiose e delle cure d'anime del Primiero, come Imer, Tonadico, Sagron, Mezzano e sia stata una cappellania esposta della pieve di Fiera. Dei rapporti con la pieve di Fiera precedenti l'erezione a curazia si trova notizia in un documento del 1633, inerente gli accordi stipulati tra il pievano di Fiera Bartolomeo Tedeschi e il marzoli (rappresentanti eletti) della comunità di Mezzano; il documento riguarda nello specifico la regolamentazione dei diritti e doveri del decano nei confronti della 11 comunità di Mezzano, ma nella seconda parte riporta la lista degli importi dovuti al pievano sia per i servizi resi nella pieve, che nelle cappelle esposte da essa dipendenti (messe in canto e basse, obiti, vespri, messe gregoriane), dalla quale si evince che il pievano si recava a Transacqua (così come a Mezzano, Siror, Tonadico e Imer) per la celebrazione delle messe, il cui onere a spese delle comunità variava a seconda che vi si recasse in processione o meno. Non si indica, né si può intuire, la frequenza di queste celebrazioni (3). Notizie indirette sulla chiesa di San Marco di Transacqua si trovano negli statuti della comunità di Primiero pubblicati nel 1367, nei quali alla rubrica LII si proibisce di portare armi nelle festività religiose dedicate a san Bartolomeo, san Pietro, san Giorgio, san Marco e san Lucano; si tratta delle feste dei santi ai quali sono dedicate le chiese filiali dipendenti da Fiera e tra i quali vi è appunto anche san Marco, patrono della chiesa di Transacqua (4). Si può quindi supporre che all'inizio del Trecento a Transacqua vi fosse già una chiesa, che dipendeva dalla matrice di Fiera (5). L'erezione a curazia risale al 1780, ma la documentazione più antica conservata nell'archivio parrocchiale è molto più tarda e risale al 1830; i primi documenti che si conservano sono i contratti stipulati tra il comune di Transacqua e i curati chiamati ad occuparsi della chiesa e della comunità di fedeli facenti capo alla chiesa di San Marco (6). Al curatore d'anime doveva essere garantito un onorevole sostentamento in cambio dei servizi che svolgeva per la comunità, per questo in generale alla cura era annesso un beneficio, il cui usufrutto serviva al mantenimento del sacerdote. Quest'ultimo beneficiava poi anche di entrate diverse, occasionali e fisse, che gli venivano dai diritti di stola, dalle elemosine, dalle questue e dai legati (7). La comunità dei fedeli di Transacqua aveva diritto di proporre come curato un proprio candidato, spettava tuttavia all'autorità civile valutare se fosse in possesso dei titoli necessari e all'Ordinariato vescovile di Trento confermarlo. Il curato doveva inviare alla curia la copia degli accordi stipulati con il comune, nei quali si stabilivano gli oneri nei confronti dei fedeli a lui affidati e gli oneri economici a carico del comune per il mantenimento del curato stesso. Nel 1830 venne nominato curato don Luigi Fonzasio, che sarebbe rimasto a Transacqua fino al 1872. Il curato stipulava con il comune un contratto, nel quale si impegnava ad assolvere i doveri legati alla cura d'anime; nei confronti della comunità di Transacqua il curato assumeva il compito di celebrare le messe e spiegare il Vangelo, tenere la dottrina pomeridiana, celebrare le messe festive secondo gli orari concordati con la rappresentanza comunale, recitare le Quarant'ore durante la Settimana santa e il rosario in Quaresima e nei mesi dedicati alla Madonna (maggio e ottobre), seguire le pratiche religiose consolidate per tradizione in paese, ossia la benedizione delle case all'inizio dell'anno e la benedizione degli animali il giorno di sant'Antonio abate (17 gennaio). Il comune fissava l'importo della congrua spettante al curato, nella quale era compresa anche la celebrazione di 137 messe basse all'anno e delle messe "pro populo", ossia quelle per i fedeli di Transacqua, per le quali il curato non avrebbe preteso compenso ulteriore. Oltre alla congrua al curato spettava l'usufrutto sulla casa canonica di proprietà del comune, una ulteriore somma per adempiere ad alcuni legati missari e per recitare alcune messe per i benefattori e i fabbricieri. Il curato si impegnava inoltre, nel medesimo contratto, a rispettare i diritti della chiesa matrice di Fiera, partecipando a funzioni, celebrazioni, processioni della chiesa parrocchiale e a non celebrare, senza l'autorizzazione del parroco, funzioni solenni o altre cerimonie religiose che spettavano di diritto alla chiesa parrocchiale. Nel 1872 un contratto del medesimo tenore veniva stipulato con il nuovo curato don Gioacchino Bazzanella. Il curato si obbligava ad occuparsi dell'istruzione religiosa nelle scuole di Transacqua e Ormanico, recitare il rosario durate la Quaresima come da tradizione e, sempre nel periodo di Quaresima, tenere la Via Crucis; doveva celebrare 100 messe per conto del comune e tre legati, sempre a spese del medesimo. Nel mese di maggio e ottobre nei giorni festivi il curato

12 doveva celebrare la "messa sull'alba del giorno, come fu sempre costume" e garantire le pratiche religiose consolidate per tradizione, ossia benedire le case la vigilia dell'Epifania e benedire gli animali nel giorno di sant'Antonio abate. Tutte le domeniche e feste dell'anno avrebbe dovuto celebrare la messa in canto e la seconda domenica del mese, durante la messa, avrebbe dovuto esporre il Santissimo Sacramento e impartire la benedizione solenne ai fedeli. Per questi suoi servizi il curato veniva pagato in parte attingendo dalla cassa del comune, in parte attingendo dalla cassa della chiesa; il curato aveva inoltre il diritto alle questue annuali del lino, del sorgo e del burro. Accordi del medesimo tenore, con minime variazioni soprattutto a livello degli importi versati dal comune, sarebbero stati stipulati nel 1877 con il nuovo curato don Luigi Nicoletti (8). Nel momento in cui il curato fosse stato nominato parroco, la rendita a lui spettante avrebbe dovuto aumentare. Nel 1925 i rapporti con don Andrea Sartori venivano impostati in maniera che il sacerdote ricevesse dal comune un importo maggiore per la congrua, in vista dell'erezione della curazia di Transacqua in parrocchia. Al sacerdote venivano concessi quindi, oltre alle entrate delle quali avevano goduto i suoi predecessori, un indennizzo per le messe "pro populo", la fornitura annuale della legna, un ulteriore pagamento in denaro e il diritto di usufrutto su due terreni (9).

ELENCO DEI CURATI, CAPPELLANI E PROVVISORI ESPOSITURALI

1780-1795 don Ferdinando Someda da Fiera di Primiero, curato 1795-1843 don Giovanni Fonzasio da Feltre, cappellano dal 1795 al 1830, curato dal 1830 al 1843 1830-1872 don Luigi Fonzasio da Fiera di Primiero, cappellano dal 1830 al 1843, curato dal 1844 al 1872 1872-1877 don Gioacchino Bazzanella da Borgo, provvisore espositurale 1877-1890 don Luigi Nicoletti da Vigolo Vattaro, provvisore espositurale 1890-1905 don Giorgio Gabrielli da , provvisore espositurale 1905-1912 don Martino Loss da Imer, cappellano 1912-1923 don Giovanni Battista Battisti da , cappellano e poi curato 1924-1932 don Andrea Sartori da Levico, curato fino al 1926 e poi parroco

Funzioni, occupazioni e attività Con il termine "curazia" si indica un territorio definito all'interno del più vasto contesto pievano o parrocchiale, che ha una propria chiesa o cappella, possiede propri beni o redditi, nel quale un sacerdote, che assume il titolo di curato, esercita la cura d'anime, sottraendo in parte i fedeli alla giurisdizione del parroco e della chiesa matrice. Alle chiese filiali e alle cappelle sorte sul territorio della pieve o parrocchia, vennero inizialmente garantite alcune celebrazioni o la predicazione in determinati periodi dell'anno da parte di un cappellano esposto, inviato dal medesimo pievano o parroco. La necessità di un sostegno religioso stabile portò le cappelle esposte a richiedere dei propri curatori d'anime, che garantissero la presenza continua nella comunità; molte chiese ottennero quindi la possibilità di avere un curatore d'anime stabile, al quale vennero via via riconosciuti diversi diritti che potevano essere conferiti direttamente dal vescovo con il decreto di nomina, acquisiti per consuetudine o, in alcuni casi, stabiliti da accordi specifici concordati con il parroco medesimo. I diritti delle curazie nei confronti della chiesa matrice non erano omogenei, il curato poteva essere autorizzato a celebrare una parte dei sacramenti oppure tutti o - come nel caso di Mezzano e Imer - ottenerli in tempi diversi. Il curato manteneva diversi obblighi nei confronti della chiesa parrocchiale: doveva prendere parte alle celebrazioni solenni e alle processioni, doveva pagare la primizia e contribuire in diversi modi al mantenimento del parroco; il

13 parroco poi si riservava nei confronti della curazia il diritto a presenziare a diverse funzioni o a celebrare i sacramenti. Curati e parroci finivano quindi per ledere gli interessi gli uni degli altri, soprattutto sul piano economico, poiché alle celebrazioni, alle funzioni ordinarie e straordinarie, erano legate le entrate derivanti da offerte, elemosine e diritti di stola. La giurisdizione austriaca si era preoccupata di controllare l'istituzione curaziale, tanto che nessuna curazia avrebbe potuto dirsi regolarmente costituita se non aveva ottenuto il beneplacito dell'autorità civile e se il curato non era in possesso dei requisiti richiesti dall'Ordinariato vescovile. La curazia così istituita otteneva il diritto e il dovere di tenere i registri di battesimo, di matrimonio, di morte. Quanto al mantenimento del curato, negli archivi delle parrocchie di Primiero vi sono diversi esempi di contratti che il curato stipulava con il comune garantendo alcuni servizi al comune stesso (messe, celebrazioni e processioni in occasione di feste) e ai fedeli ("missa pro populo") in cambio di beni di consumo (grano, legna e altro), alloggio e di uno stipendio in denaro. Le curazie vennero nel tempo ad essere erette in parrocchia, spesso per richiesta specifica della comunità dei fedeli che presentavano una supplica al vescovo; nel periodo tra le due guerre la pratica si fece sempre più frequente e l'elevazione a parrocchia venne a interessare la quasi totalità delle curazie.

Contesto generale La valle del Primiero si trova nella parte nord orientale del Trentino, solcata da nord a sud dal Torrente Cismon, confina verso est con la provincia di Belluno, a nord con la val di Fiemme raggiungibile attraverso il passo Rolle, a est con l'Agordino attraverso il passo Cereda, a ovest con il Tesino, attraverso il passo Brocon, mentre a sud l'accesso alla valle è garantito dalla gola dello Schener; il Primiero è quindi una zona di particolare interesse dal punto di vista geografico, poiché è un corridoio che permette il contatto tra il Tirolo a nord e il Veneto verso sud. Inizialmente fu solo via di passaggio per raggiungere la Valsugana, battuta soprattutto quando venne collegata dai romani alla via Claudia Augusta attraverso la via Paolina. Dendrofori, boscaioli, cavatori di torba crearono tuttavia solo piccoli nuclei di insediamenti per lo più stagionali, mentre veri e propri stanziamenti si sarebbero avuti nel V secolo quando diversi gruppi provenienti dalle zone limitrofe si rifugiarono nella valle del Cismon per fuggire alle devastazioni dei popoli "barbari" che provenivano dalle Alpi (10). Nel 570 Alboino, re dei Longobardi, accorpava la valle del Primiero a Feltre dando inizio ad una dipendenza politica che sarebbe continuata anche sotto la dominazione del successivo Impero romano-germanico. Le vicende che investirono il territorio di Feltre, della Valsugana, del Primiero fin verso l'anno Mille furono quelle che coinvolsero in generale le terre dell'Italia nord orientale. La comunità di Primiero pur dipendendo dal vescovo di Feltre, riuscì tuttavia a mantenere una sua autonomia amministrativa. Verso l'anno Mille la comunità era divisa in quattro regole dette "columelli"; si trattava di organizzazioni rurali, identificabili con un insediamento che faceva capo ad un "marzollo" (così chiamato perché eletto il 1 marzo) che era il rappresentante della comunità deputato al governo. Le quattro regole nelle quali era diviso il territorio erano Imer unito a , Mezzano, Tonadico e Transacqua, che comprendeva anche Siror e Ormanico (11). A partire dal X secolo il vescovo di Feltre divenne feudatario dell'Impero, beneficiato dall'imperatore Ottone I con il titolo comitale e diversi privilegi, ma il territorio di Feltre venne consegnato in maniera ufficiale e definitiva ai vescovi di Feltre nel 1027, nel medesimo anno in cui l'imperatore Corrado II il Salico (1024-1029) concedeva il comitato di Trento al vescovo Udalrico II (1022-1055). Il comitato di Trento veniva quindi a comprendere tutto il territorio

14 attualmente entro i confini provinciali e diocesani, con l'aggiunta del territorio che oggi appartiene alla provincia di Bolzano, fino a Merano (esclusa) nella valle dell'Adige e a Chiusa (esclusa) nella valle dell'Isarco, ma la Valsugana e il Primiero rimasero, dal punto di vista religioso, legati alla diocesi di Feltre (12). Il nome ufficiale di Primiero si troverà nei documenti imperiali soltanto a partire dal XII secolo nella forma "Primeya" (in un documento del 1140 e in uno del 1179) e "Primerium" (in un documento del 1184) (13). Nel corso del XIV secolo le vicende che investirono il Principato vescovile di Trento e che videro antagonisti i rappresentanti delle grandi casate europee che miravano ad ottenere i territori dei conti del Tirolo e ad assumerne i titoli, ebbero ripercussioni anche sui territori dipendenti dal vescovado di Feltre (14). Nel 1337, appena eletto, il vescovo di Feltre, Gorcia de Lusa (1337-1349), mantenendo per sé solo la podestaria di Primiero governata prevalentemente tramite il suo vicario, consegnò la capitaneria di Primiero a Carlo di Lussemburgo e al fratello Giovanni, cosicché il Primiero divenne una giurisdizione feudale di dipendenza immediata dall'Impero (15). Gli eventi successivi videro il passaggio del Primiero nell'orbita delle diverse fazioni politiche coinvolte nelle guerre per la conquista del nord-est della penisola e dei valichi annessi, finché nel 1373 il Primiero passò nelle mani di Alberto III e Leopoldo, duchi d'Austria, che nel 1401 investivano del feudo e della signoria giurisdizionale di Primiero il conte Giorgio Welsperg, presidente della camera aulica di Innsbruck. I Welsperg, consapevoli della ricchezza dei boschi e del sottosuolo di Primiero (ricco di argento, piombo, rame e cinabro), versavano in cambio all'Austria una ragguardevole somma di denaro (16). Lo sfruttamento del legname e delle materie prime si tradussero in vantaggiosi commerci, soprattutto in occasione delle fiere. La più antica era quella di San Michele, che durava tre giorni e si teneva sulla piazza dell'antico mercato; gli arciduchi d'Austria concessero inoltre la possibilità di tenere annualmente verso la fine del mese di marzo 5 giorni di fiera, proprio in quell'insediamento che, verso la metà del XV secolo, avrebbe assunto il nome di "villa mercati Primeii" e successivamente di Fiera (17). Il Primiero rimase quindi stabilmente nell'orbita della casa d'Austria fino alla prima guerra mondiale, per circa quattro secoli sotto la giurisdizione Welsperg, mentre dal punto di vista religioso rimase legato alla diocesi di Feltre fino alla fine del Settecento, condividendo le vicende politiche, belliche, sociali della casa d'Austria e del nord Italia. La politica di modernizzazione e razionalizzazione del governo dell'Impero inaugurata da Maria Teresa d'Austria, volta all'accentramento del potere a scapito delle molteplici situazioni storico-politiche che caratterizzavano i territori e le comunità di montagna, e gli interventi successivi di Giuseppe II, modificarono i confini delle giurisdizioni di Trento e di Feltre (18). La situazione di Primiero era infatti inaccettabile per la casa d'Austria poiché vi era un territorio soggetto all'Impero che, dal punto di vista ecclesiastico, dipendeva dal vescovo di uno stato estero. Nel 1785, dopo qualche anno di trattative, la Congregazione Concistoriale emanava il 23 agosto il decreto di incorporazione al vescovado trentino dei paesi del Primiero e di Canal San Bovo. Il decreto veniva convalidato il 12 marzo 1786 dal governo austriaco che vi apponeva il "placet"; il vescovo di Feltre veniva risarcito della perdita delle terre, degli emolumenti e dei diritti feudali che aveva in Valsugana e Primiero con una somma in denaro. Da questa data quindi il Primiero entrò a far parte della diocesi trentina e ne condivise la sorte; dal punto di vista amministrativo il Primiero venne aggregato al Circolo dei confini d'Italia costituito nel 1785 con sede a (19).

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio Archivio parrocchiale di Transacqua

15 Archivio parrocchiale di Mezzano Archivio parrocchiale di Tonadico Bibliografia ANDREATTA G. - VIOLA M. - NOVY R. - GHETTA F. - LANDO M. (a cura di), Un segno d'Europa. Il simbolo del Trentino, Trento 1989 Storia del Trentino. Volume IV: l'età moderna, a cura di M. BELLABARBA e G. OLMI, Bologna, 2002 BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011 CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, TEMI, 1961 CURZEL E., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, Biblioteca dei quaderni di storia religiosa, Verona, 2005 CURZEL E., L'organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel Medioevo, IN: ID., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, Verona 2005, pp. 89-125 DI SIMONE M.R., Diritto e riforme nel Settecento Trentino, IN: Storia del Trentino, volume IV, L'età moderna, a cura di M. BELLABARBA, G. OLMI, Bologna, 2002 FARINA, M., Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, IN: Storia del Trentino. Volume IV. L'età Moderna, Bologna 2000, pp. 505-551 GHETTA F., Di Principi vescovi: da Trento nell'Europa, IN: G. ANDREATTA, M. VIOLA, R. NOVY, F. GHETTA, M. LANDO (a cura di), Un segno d'Europa. Il simbolo del Trentino, Trento 1989, pp. 85-101 KÖGL J., La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone, Trento, 1964 LORENZI E., Dizionario toponomastico tridentino, 1932 (ristampa) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero, Rovereto, 1973 NICOLAO F., Imèr: storia, arte e vita. Imèr, 1978 PISTOIA U. (a cura di), La valle di Primiero nel Medioevo: gli statuti del 1367 e altri documenti inediti, Deputazione di storia patria per le Venezie, Venezia, 1994² ZIEGER A., Primiero e la sua storia, Trento, 1975

Note (1) Si tratta di due documenti su pergamena, il primo conservato tra le pergamene del fondo dell'archivio parrocchiale di Tonadico, redatto il 20 ottobre 1269, il secondo conservato nell'archivio parrocchiale di Siror, redatto il 9 settembre 1272, entrambi pubblicati in PISTOIA U., La valle di Primiero nel Medioevo. Gli statuti del 1376 e altri documenti inediti (Deputazione di Storia patria per le Venezie), Venezia 1992, rispettivamente n. 7, 8, pp. 170-178. (2) APT, Chiesa di San Marco, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale chiesa 1929..." (B 2.5). (3) Il documento è conservato in copia nell'archivio parrocchiale di Mezzano (d'ora in poi APM), Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2). (4) Gli statuti di Primiero vennero pubblicati nel 1367 dal capitano imperiale Bonifacio Lupi, ma la redazione del nucleo principale delle norme viene fatto risalire all'inizio del XIV secolo, anticipando così di almeno mezzo secolo la presenza certa della chiesa di San Marco a Transacqua; PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 130, pp. 54-55, la rubrica LII a p. 130; NICOLAO F., Imèr: storia, arte, vita, Imer 1978, pp. 74-75.

16 (5) Fino alla definitiva elevazione a parrocchia le chiese curaziali ottenevano solo una parte delle funzioni parrocchiali ed erano soggette a diversi obblighi nei confronti della matrice; la chiesa di Santa Maria Assunta di Fiera aveva assunto il ruolo di chiesa decanale. (6) CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento 1961, p. 808. (7) Nell'archivio parrocchiale di Transacqua, così come in quello di altre parrocchie di Primiero, non si individua un fondo preciso che conserva la documentazione prodotta dall'ente "beneficio curaziale" o "parrocchiale" questo perché molto spesso, i curati prima e i parroci poi, avrebbero assimilato le entrate derivanti dai possessi della chiesa, destinati alla chiesa stessa e alle attività alle quali la medesima attendeva, a quelle derivanti dal beneficio, che di fatto rappresentava un'entrata privata per la retribuzione dei compiti svolti dal curatore d'anime. La documentazione prodotta e conservata dall'ente "beneficio" veniva quindi molto spesso a confondersi con quella dell'ente "chiesa" e conservata nei medesimi fascicoli. Allo stesso modo poteva accadere che le registrazioni delle rendite beneficiali venissero annotate in registri, assieme ad entrate di diversa tipologia. Omissione delle registrazioni (per mancanza di dati o per incuria), spostamenti frequenti del carteggio, archiviazioni e successive modifiche delle medesime, vengono spesso a creare una situazione in cui la documentazione relativa al beneficio non è individuabile in maniera precisa e soprattutto non estrapolabile. Si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, pp. 83-99. (8) I documenti in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, Rapporti tra i curati e il comune di Transacqua (A 8.1). (9) Si veda il documento del 7 febbraio 1925 in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Fassioni e atti relativi" (A 8.2). (10) In generale sulla valle del Primiero: MONTEBELLO G.A., Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero, Rovereto 1973; ZIEGER A. Primiero e la sua storia, Trento 1975; PISTOIA U., La valle del Primiero. (11) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, pp. 431; PISTOIA U., La valle del Primiero, pp. 44-45. (12) KÖGL J., La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone. Diritti derivanti al clero diocesano dalla sua soppressione, Trento 1964, pp. 3-7; NICOLAO F., Imèr: storia, arte e vita, Imer 1978, pp. 9-14. (13) ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 17. (14) La bibliografia in questo senso è piuttosto vasta si confrontino KÖGL J., La sovranità, p. 78, GHETTA F., Di Principi vescovi: da Trento nell'Europa, in Un segno d'Europa. Il simbolo del Trentino, a cura di ANDREATTA G., VIOLA M., NOVY R., GHETTA F., LANDO M., Trento 1989, pp. 85-101, in particolare pp. 86-87; NOVY R., Di imperatori, di re, di vescovi: da Praga per l'Europa, in Un segno d'Europa, pp. 41-60, in part. pp. 43-44. (15) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, p. 56. (16) In particolare ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 42. (17) PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 86. (18) Uno sguardo generale sulla situazione del Trentino in DI SIMONE M.R., Diritto e riforme nel Settecento Trentino e FARINA M., Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, entrambi in Storia del Trentino. Volume IV. L'età Moderna, a cura di BELLABARBA M. e OLMI G., Bologna 2000, pp. 209-229, 505-551, in part. pp. 209-212 e pp. 536-548. (19) CURZEL E., L'organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel Medioevo, in ID., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, pp. 89-125, in part. p. 96.

17 Ente Parrocchia di San Marco {3}

1926 dicembre 27 -

Luoghi Transacqua

Archivi prodotti Fondo Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, 01/01/1830 - 31/12/2012

Storia Il 28 febbraio 1926 l'assemblea dei padri di famiglia di Transacqua rinunciava al diritto di nomina dei curati, cosicché la chiesa di San Marco diveniva di libera collazione vescovile. Successivamente con decreto del 27 dicembre 1926, n. 3509, su richiesta della comunità dei fedeli di Transacqua, il vescovo di Trento Celestino Endrici elevava la curazia di Transacqua a parrocchia. La curazia aveva acquisito le caratteristiche per poter divenire parrocchia: aveva un numero sufficiente di fedeli, era piuttosto lontana dalla chiesa parrocchiale (con i conseguenti disagi che ciò comportava per i fedeli, soprattutto nella stagione invernale), era stata dotata di un capitale sufficiente per il mantenimento di un parroco. Ottenuto il consenso del capitolo di Trento, il vescovo svincolava la chiesa curaziale di San Marco evangelista dalla chiesa matrice, la parrocchiale dell'Assunzione della Beata Maria Vergine di Primiero, e la costituiva parrocchia indipendente (1). Al sostentamento del curato aveva da sempre provveduto il comune di Transacqua versandogli la congrua, una somma di denaro quale pagamento per celebrazioni straordinarie e mettendogli a disposizione la canonica con orto annesso; entrate ulteriori e diverse per il curato erano garantite dai diritti di stola, offerte, elemosine e questue. Quando nel 1925 ormai si stava concretizzando l'erezione della curazia in parrocchia, gli accordi stipulati dal comune con il nuovo curato don Andrea Sartori venivano già impostati in maniera tale che la rendita spettante al sacerdote venisse aumentata; al sacerdote venivano concessi quindi, oltre alle entrate delle quali avevano goduto i suoi predecessori, un indennizzo per le messe "pro populo", la fornitura annuale della legna, un ulteriore pagamento in denaro e il diritto di usufrutto su due terreni (2). Nelle registrazioni dello stato patrimoniale ed economico compilato per il beneficio parrocchiale nel 1929, il parroco scriveva che esso era fondato "ab immemorabili" ed era costituito dall'usufrutto sulla canonica di proprietà del comune (3). Nel medesimo periodo veniva definita per legge la posizione delle parrocchie, e in generale delle istituzioni ecclesiastiche, nel loro rapporto con lo Stato, attraverso la stipulazione dei Patti Lateranensi, nome con il quale vengono indicati gli accordi tra Mussolini e il cardinale Pietro Gasparri, firmati l'11 febbraio 1929 e costituiti da tre documenti: il Trattato, la Convenzione finanziaria e il Concordato. Seguirono quindi una serie di leggi e di regolamenti di attuazione, tra le prime la L. 27 maggio 1929, n. 810 e la L. 27 maggio 1929, n. 848 (4). In virtù di quest'ultima il decreto del vescovo di Trento, che erigeva Transacqua in parrocchia, veniva legalmente riconosciuto agli effetti civili; il documento a firma di Mussolini è datato 13 aprile 1944 (5). Nel 1944 l'Ordinariato vescovile interveniva definitivamente a porre fine alle questioni di confine che si trascinavano da tempo tra alcune delle chiese filiali che si erano svincolate dalla matrice di Fiera: Mezzano, Tonadico, Siror e 18 Transacqua. Il confine di quest'ultima parrocchia, per decisione vescovile, arretrava dal torrente Cismon fino al torrente Canali e arrivava fino al ponte a nord dell'edificio scolastico di Primiero (6).

L'evoluzione della parrocchia dal punto di vista giuridico avrebbe seguito, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, l'iter comune a tutte le parrocchie del Trentino. Con il Concordato del 18 febbraio 1984, "Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana che apporta modificazioni al Concordato lateranense", il riconoscimento della personalità giuridica degli enti ecclesiastici da parte dello Stato veniva ratificata nell'art. 7, comma 2. L'Accordo sarebbe entrato in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica (Concordato, art. 13) in forza della legge 25 marzo 1985, n. 121, "Ratifica ed esecuzione dell'accordo con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modifiche al Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede" (7). All'Accordo si aggiungeva il "Protocollo" del 15 novembre 1984, con il quale venivano approvate le norme per la disciplina di tutta la materia degli enti e beni ecclesiastici, compreso il regime fiscale e quello degli impegni finanziari dello Stato, elaborate dalla Commissione paritetica italo-vaticana, appositamente istituita al momento della firma dell'Accordo. Tali norme vennero poi tradotte nella legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi", con il relativo decreto di attuazione del Presidente della Repubblica del 13 febbraio 1987, n. 33, "Approvazione del regolamento di esecuzione della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" (8). Con decreto ministeriale 21 marzo 1986 e soprattutto dall'entrata in vigore del decreto ministeriale 30 dicembre 1986, "Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento" (9), il 24 gennaio 1987 la Parrocchia di San Marco di Transacqua divenne ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, venne iscritta al Registro delle Persone Giuridiche del Tribunale di Trento (ora Commissariato del Governo per la Provincia di Trento) e, a decorrere dal medesimo 24 gennaio 1987, l'ente Chiesa di San Marco evangelista di Transacqua veniva soppresso e tutti i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) venivano assegnati all'ente Parrocchia di San Marco con sede a Transacqua.

ELENCO DEI PARROCI E VICARI PARROCCHIALI

1927-1932 don Andrea Sartori da Levico, curato dal 1924 al 1926 1932-1939 don Luigi Pellegrin da Soraga, parroco 1939-1941 padre Sisinio Rampanelli OFM, vicario parrocchiale 1941-1947 don Natale Pettena da , parroco 1947-1956 don Giovanni Loss da Imer, parroco 1957-1958 padre Atanasio Cristofori OFM Cappuccino, vicario parrocchiale 1958-1967 don Grazioso Bonenti da Bondo, parroco 1968-1980 don Giuseppe Seppi da Ruffrè, parroco 1981-1995 don Mario Busarello da , parroco

19 1996-2004 don Piergiorgio Malacarne, parroco di Transacqua dal 1996, di Sagron dal 1997 (residente a Transacqua) 2004-2007 don Venanzio Loss da Caoria, parroco di Transacqua, Fiera di Primiero e Sagron Mis 2007-2015 don Duccio Zeni, parroco di Transacqua, Fiera di Primiero, Sagron, Tonadico, Transacqua e di Siror dal 2015 don Bortolo de Bertolis, parroco

Funzioni, occupazioni e attività Il termine "parrocchia", di origine greca con significato specifico di "vicinato", allude anche ad un "abitare provvisoriamente" ed indica quindi il fine del cristiano, che vive in un luogo, ma che ha lo spirito teso verso un'altra meta. L'attuale organizzazione del territorio diocesano sulla base delle parrocchie trova fondamento nella prima suddivisione del territorio soggetto alla sede vescovile iniziata nel corso del Medioevo e definita, dal punto di vista normativo, nel Concilio di Trento. La prima organizzazione del sistema pievano, che avrebbe avuto diffusione anche nell'Italia settentrionale, si basava sulla suddivisione del territorio diocesano in circoscrizioni minori, al centro delle quali si trovava una chiesa di diritto vescovile, che esercitava la "cura animarum" su un popolo di fedeli, entro i confini di un territorio in cui il pievano amministrava i sacramenti (battesimi, matrimoni, obiti) e riceveva i pagamenti delle decime. Il concetto di pieve riuniva quindi i tre concetti di "realtà vivente" (un popolo), "realtà di pietra" (una chiesa), "realtà circoscrizionale" (un territorio) e venne definendo maggiormente la sua fisionomia proprio nel momento in cui la diffusione delle cappelle esposte ne metteva in discussione il primato (10). L'evoluzione di queste realtà avrebbe portato progressivamente verso il sistema parrocchiale, indicato dal Concilio di Trento come necessario per una corretta gestione della "cura animarum", in particolare per la celebrazione dei sacramenti. I padri conciliari riconoscevano così ufficialmente le unità parrocchiali presenti e ne raccomandavano la creazione laddove queste non esistevano, di modo che ogni fedele fosse inserito in un contesto territoriale ben determinato affidato alla cura di un parroco, che aveva l'obbligo di residenza e il diritto e il dovere di amministrare i sacramenti (11). La parrocchia si configurava quindi come una ripartizione del territorio della diocesi, con una chiesa propria di libera collazione vescovile, affidata ad un parroco che si occupava della cura delle anime. Questa in sostanza fu anche la definizione alla quale si arrivò nel Codice di diritto canonico del 1917 (can. 216); nella nuova edizione del Codice del 1983 la fisionomia della parrocchia non cambia, ma ad essa, se eretta legittimamente, viene riconosciuta la personalità giuridica per il diritto stesso (can. 515, art. 3). Nel Concordato del 1984 il riconoscimento della personalità giuridica degli enti ecclesiastici da parte dello Stato veniva ratificata nell'art. 7, comma 2 ("Accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede", 18 febbraio 1984) e nelle leggi successive di esecuzione (12).

Fonti normative Patti Lateranensi (Trattato, Convenzione finanziaria, Concordato) stipulati l'11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l'Italia Legge 27 maggio 1929 n. 848, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici e sulle amministrazioni civili dei patrimoni destinati a fini di culto" Legge 27 maggio 1929, n. 810, "Esecuzione del Trattato, dei quattro allegati annessi al Concordato, sottoscritti in Roma, fra la Santa Sede e I'Italia, l'11 febbraio 1929"

20 Regio decreto 2 dicembre 1929, n. 2262, "Approvazione del regolamento per l'esecuzione della legge 27 maggio 1929, n. 848, sugli enti ecclesiastici e sulle amministrazioni civili [...]" Regio decreto 29 gennaio 1931, n. 228, "Regolamento sulla liquidazione e concessione dei supplementi di congrua, degli onorari e degli assegni per le spese di culto al clero" Regio decreto legge 19 agosto 1932, n. 1080, "Norme per il passaggio dei servizi concernenti gli affari di culto dal Ministero di grazia e giustizia a quello dell'interno" (convertito con legge 6 aprile 1933, n. 455) Legge 6 aprile 1933, n. 455, "Conversione in legge del regio decreto legge 19 agosto 1932, n. 1080" Concordato 18 febbraio 1984, "Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana che apporta modificazioni al Concordato lateranense" 15 novembre 1984, "Protocollo di approvazione delle norme per la disciplina della materia di cui all'art. 7 n. 6 dell'accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana che apporta modificazioni al Concordato Lateranense" Legge 25 marzo 1985, n. 121, "Ratifica ed esecuzione dell'accordo con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modifiche al Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede" Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, "Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento" Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987, n. 33, "Approvazione del regolamento di esecuzione della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio Archivio parrocchiale di Transacqua Bibliografia CURZEL E., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, Biblioteca dei quaderni di storia religiosa, Verona, 2005 CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna, 1999 CURZEL E., L'organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel Medioevo, IN: ID., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, Verona 2005, pp. 89-125

Note (1) Un copia del documento vescovile di erezione a parrocchia in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Fassioni e atti relativi" (A 8.2). (2) Si veda il documento del 7 febbraio 1925 nel fascicolo citato alla nota precedente.

21 (3) Si annota anche che il diritto di usufrutto non è intavolato; la richiesta di intavolazione verrà fatta solo nel 1951, vantando il diritto di usucapione; in APT, Chiesa di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale" (B 2.5). Il parroco disponeva in realtà di un solo piano della canonica, poiché nel medesimo edificio vi era anche l'asilo, che occupava una parte dei locali. (4) L. 27 maggio 1929 n. 810, "Esecuzione del Trattato, dei quattro allegati annessi al Concordato, sottoscritti in Roma, fra la Santa Sede e I'Italia, l'11 febbraio 1929" pubblicata in Gazzetta Ufficiale 5 giugno 1929, n. 130, S.O.; L. 27 maggio 1929 n. 848, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici e sulle amministrazioni civili dei patrimoni destinati a fini di culto" pubblicata in Gazzetta Ufficiale, 8 giugno 1929, n. 133. Seguirono i regolamenti di attuazione R.D. 2 dicembre 1929, n. 2262, "Approvazione del regolamento per l'esecuzione della legge 27 maggio 1929, n. 848, sugli enti ecclesiastici e sulle amministrazioni civili [...]"; R.D. 29 gennaio 1931, n. 228, "Regolamento sulla liquidazione e concessione dei supplementi di congrua, degli onorari e degli assegni per le spese di culto al clero" e il R.D.L. 19 agosto 1932, n. 1080, "Norme per il passaggio dei servizi concernenti gli affari di culto dal Ministero di grazia e giustizia a quello dell'interno", convertito con L. 6 aprile 1933, n. 455, "Conversione in legge del regio decreto legge 19 agosto 1932, n. 1080". (5) Il documento di riconoscimento civile della parrocchia è conservato in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Fassioni e atti relativi" (A 8.2). (6) La documentazione sulla vicenda in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Corrispondenza: chiesa, autorità statali, varie" (A 8.5), si vedano in particolare gli atti del 14 dicembre 1943 e i successivi del 20 marzo e 5 aprile 1944. (7) Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, 10 aprile 1985, n. 85, S.O. (8) Rispettivamente L. 222/1985 in Gazzetta Ufficiale, 3 giugno 1985, n. 129, S.O. e D.P.R. 33/1987 in Gazzetta Ufficiale, 19 febbraio 1987, n. 14. (9) D.M. 30 dicembre 1986 in Gazzetta Ufficiale, 24 gennaio 1987, n. 19. (10) Sulle trasformazioni delle pievi in particolare per la Valsugana CURZEL E., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni (Biblioteca dei Quaderni di Storia Religiosa, 4), Verona 2005, pp. 89-125, in part. p. 91; in generale ID., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo (Istituto di Scienze Religiose in Trento. Series maior V), Bologna 1999. (11) Dalla Sessione XXIV, cap. XIII, "Anche in quelle città e luoghi, dove le chiese parrocchiali non hanno confini ben definiti, e i loro rettori non hanno un popolo da reggere, ma amministrano solo indistintamente i sacramenti a chi li chiede, il santo sinodo comanda ai vescovi che, per potere ottenere con una maggiore certezza la salute delle anime loro affidate, diviso il popolo in parrocchie vere e proprie, assegnino a ciascuna un proprio parroco permanente, che possa conoscerle, e da cui soltanto ricevano lecitamente i sacramenti, o provvedano in altro modo migliore, secondo le esigenze del luogo. E cerchino di fare al più presto la stessa cosa nelle altre città e luoghi dove non vi sono affatto chiese parrocchiali. Ciò, non ostante qualsiasi privilegio e consuetudine, anche immemorabili". (12) Legge 25 marzo 1985, n. 121, "Ratifica ed esecuzione dell'accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede", in Gazzetta Ufficiale, 10 aprile 1985, n. 85, S.O.

22 fondo A Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, 1830 - 2012 (con {4} annotazioni fino al 2013)

Registri 9, quaderni 2, fascicoli 7

Soggetti produttori Curazia di San Marco, 1780 - 1926 dicembre 26 Parrocchia di San Marco, 1926 dicembre 27 -

Contenuto La documentazione contenuta nel fondo è quella che veniva prodotta, ricevuta e conservata in generale dall'Ufficio parrocchiale ed è costituita da registri anagrafici e atti relativi, registri delle messe, dei legati e carteggio diverso inerente la "cura animarum".

Lingua Italiano; latino; tedesco

Incrementi previsti La parrocchia di San Marco evangelista di Transacqua è un ente ancora attivo, quindi si prevede un incremento della documentazione.

Esistenza e localizzazione delle copie I registri anagrafici (nascite, matrimoni e morti) compilati dalle parrocchie trentine dal Concilio di Trento fino al 1923, anno in cui la gestione dell'anagrafe della popolazione diviene una competenza dei comuni, sono stati tutti microfilmati ed una copia è consultabile presso l'Archivio Diocesano di Trento.

23 serie A 1 Registri dei nati e battezzati, 1877 - 1973 {5}

Registri 3

Contenuto Nella XXIV sessione del Concilio di Trento, tenutasi l'11 novembre 1563, quando i lavori erano quasi arrivati a conclusione, si affrontò la regolamentazione del sacramento del matrimonio; nella rubrica "De reformatione circa matrimoni", tra le altre disposizioni, si obbligavano i parroci a tenere e compilare un registro dei matrimoni e un registro dei battesimi. Il registro dei battesimi era estremamente importante, non solo perché il battesimo era il sacramento che permetteva al nuovo nato di salvarsi dalla dannazione ed entrare nella comunità cristiana, ma anche perché nel battesimo si instaurava con padrini e madrine un rapporto di cognazione spirituale, un legame più forte e maggiormente vincolante di quello di sangue; era quindi necessario conoscere e ricordare i vincoli di parentela spirituale, perché rendevano impossibile un'unione matrimoniale (1). Nel "Rituale Romanum" di Paolo V del 1614 veniva ribadita la necessità di tenere il registro dei battesimi e quello dei matrimoni. A conclusione del lungo capitolo sul significato e il valore del battesimo e sulle indicazioni da seguire nei casi di dubbia interpretazione, il "Rituale" concludeva "antequam infans ex ecclesia asportetur, aut susceptores discedant, eorum nomina, et alia de administratio baptismo ad praescriptam formam in baptismali libro, parochus accurate describat". Il "Rituale" non si limitava tuttavia a dettare norme, ma forniva ai curatori d'anime anche dei modelli da seguire perché la compilazione dei registri fosse corretta, completa e uniforme (2). Studi recenti hanno messo in luce come già prima del Concilio i vescovi di Trento avessero in diverse occasioni raccomandato la compilazione dei registri battesimali, per questo negli archivi delle parrocchie trentine si trovano registri già dall'inizio del XVI secolo (3). Se si escludono le successive modifiche del "Rituale Romanum", che non apportarono variazioni significative alla gestione dei registri compilati a cura dei sacerdoti, si deve arrivare fino al 1781 per trovare, per i territori soggetti all'Impero, una importante innovazione che modifica il ruolo stesso dei curatori d'anime. Con circolare imperale del 1 maggio 1781 i registri parrocchiali (non solo quindi quelli dei battesimi, ma anche quelli di matrimoni e morti) vennero investiti di valore pubblico, con valenza civile. La successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 stabilì formule ed espressioni linguistiche uniformi per la compilazione dei registri ordinando ai curatori d'anime di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' ... sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Il governo bavarese tolse ai parroci il ruolo di ufficiali civili e con disposizione del 24 settembre 1808 la gestione dell'anagrafe venne trasferita ai consigli comunali (4). Dopo la restaurazione del governo austriaco, con la circolare imperiale del 21 settembre 1815 veniva restituito ai parroci il ruolo di ufficiali civili e il compito di compilare i registri anagrafici (5). I parroci avevano comunque continuato ad aggiornare diligentemente i registri anagrafici, anche nel periodo in cui ne erano stati esentati (6). Con ordinanza governativa n. 3681 del 30 giugno 1815 si rinnovò l'obbligo di utilizzare registri anagrafici prestampati, che facilitavano la correttezza e l'uniformità dei dati raccolti.

24 I parroci mantennero quindi il loro ruolo di ufficiali civili fino all'impianto dell'Ufficio di stato civile presso i comuni il 1 gennaio 1924 quando, a seguito del regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, venivano estese alle nuove Province le disposizioni relative allo stato civile (7).

La serie è costituita da tre registri. Il primo inizia con l'anno 1877 e le pagine presentano tabelle prestampate a campi fissi: numero di casa, giorno della nascita, del battesimo, nome e cognome, religione, sesso, condizione di legittimo o illegittimo, nome dei genitori, ministro battezzante, padrini o madrine e loro condizione. Il secondo registro, oltre ad una prima colonna per l'inserimento del numero progressivo (che riparte da 1 ad ogni anno), prevede una colonna per la registrazione del giorno in cui viene amministrata la cresima e una per la data del matrimonio a norma del can. 470, par. 2 del Codice di diritto canonico (8). Il terzo volume è strutturato come il precedente e viene compilato fino al 1973, alla fine di questo anno le registrazioni vengono interrotte.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum, Romae 1617 BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011 COPPOLA G., GRANDI C. (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, Bologna, 1989 GRANDI C., Curatore d'anime dello stato civile: il parroco durante la seconda dominazione asburgica (1818-1918), IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, a cura di COPPOLA G., GRANDI C., Bologna, 1989 SPARAPANI L., I libri parrocchiali della diocesi di Trento, IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze a cura di COPPOLA G. e GRANDI C., Bologna, 1989

Fonti normative Editto del re di Baviera 24 settembre 1808, "sul sistema comunale" Decreto governiale 21 settembre 1815, n. 9286, "Intorno ai registri dei matrimoni, delle nascite e delle morti" Regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove provincie delle disposizioni relative all'ordinamento dello stato civile"

Note (1) "Parochus antequam ad baptismum conferendum accedat diligenter ab iis ad quos spectabit sciscitetur quem vel quos elegerint ut baptizatum de sacro fonte suscipiant et eum vel eos tantum ad illum suscipiendum admittat et in libro eorum nomina describat doceat que eos quam cognationem contraxerint ne ignorantia ulla excusari valeant" (Sessione XXIV "De reformatione circa matrimonii", cap. II; l'obbligo di tenere il registro dei matrimoni è al cap. I). (2) "Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum", Romae 1617, pp. 11-19, con i modelli per la registrazione alle pp. 378-384; venne promulgato con la costituzione "Apostolicae sedis" il 17 giugno 1614. (3) Si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, in particolare per i registri battesimali pp. 48-55; SPARAPANI L., I libri parrocchiali della

25 diocesi di Trento, in G. COPPOLA - C. GRANDI (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali, questioni di metodo ed esperienze, Bologna 1987, pp. 277-319, in part. p. 282. (4) "Istruzioni per i Capi delle Comuni", 24 settembre 1808, Sezione II, Titolo IV, par. 27, in "Foglio d'avvisi", p. 976. (5) "Intorno ai registri dei matrimoni, delle nascite e delle morti", in Raccolta delle leggi provinciali, II, p. 406; GRANDI C., Curatore d'anime dello stato civile, in La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali, questioni di metodo ed esperienze, a cura di G. COPPOLA - C. GRANDI, Bologna 1987, pp. 251-273, in part. p. 282. (6) Nel 1811 lo stesso Ordinariato vescovile aveva inviato una circolare ai curatori d'anime con la quale li esortava a continuare a svolgere i loro compiti e ad aggiornare i registri anagrafici, si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali Trentini, pp. 53-54. (7) R.D. 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove province delle disposizioni relative all'ordinamento dello Stato civile". (8) Codice di diritto canonico, 1917, can. 470, art. 2: "In libro baptizatorum adnotetur quoque si baptizatus confirmationem receperit, matrimonium contraxerit, salvo praescripto can. 1107, aut sacrum subdiaconatus ordinem susceperit, vel professionem sollemnem emiserit, eaeque adnotationes in documenta accepti baptismatis semper referantur".

A 1.1 {6} "Registro dei nati e battezzati dall'anno 1877 al 1918. Volume I" (1) 1877 agosto 8 - 1919 luglio 13 (con documenti fino al 1950) Altre denominazioni: "Nati e battezzati 1877-1918" (tit. dorso) Le registrazioni sono aggiornate con le date di matrimonio e di morte fono al 2012. Alle cc. 90, 103, 126 sono incollati certificati di battesimo avvenuti fuori parrocchia (sono inseriti in ordine cronologico secondo la data di nascita, ma i documenti sono in realtà rilasciati dal 1939 al 1950). Italiano, latino, tedesco Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 178 num. sd, con indice alfabetico a rubrica alla fine di cc. 20 num. sd Note (1) La data riportata nel titolo è corretta in quanto le 7 registrazioni fatte in questo registro a partire dal 21 gennaio al 13 luglio 1919 vengono ricopiate nel registro successivo, dal momento che risultavano poco chiare perché vi erano state sovrascritte le voci dell'indice.

A 1.2 {7} "Registro nati e battezzati II della parrocchia di Transacqua dal 1 gennaio 1919 al 31 dicembre 1940" 1919 gennaio 21 - 1941 marzo 30 (con documenti fino al 1944) (1) Altre denominazioni: "Nati e battezzati 1919-1940" (tit. dorso) Le registrazioni sono aggiornate con le date di matrimonio e di morte fino al 2013. Alle cc. 55, 66, 68, 91 sono incollati certificati di battesimo avvenuti fuori parrocchia (sono inseriti in ordine cronologico secondo la data di nascita, ma i documenti sono in realtà rilasciati dal 1933 al 1944). Italiano, francese Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 99 num. sd, con indice alfabetico a rubrica alla fine di cc. 24 n.n. Note (1) Le prime 7 registrazioni (cioè fino a quella del 13 luglio 1919) sono ricopiate dal registro precedente.

26 A 1.3 {8} "Volume III. Nati e battezzati della parrocchia di Transacqua dall'anno 1941 all'anno 1973" 1941 gennaio 7 - 1973 dicembre 5 Le registrazioni sono aggiornate con le date di matrimonio e di morte fino al 2013. Alle cc. 29, 30, 43, 98 sono incollati certificati di battesimo avvenuti fuori parrocchia (sono inseriti in ordine cronologico secondo la data di nascita). Sul contropiatto posteriore è incollata una "Statistica generale dei nati nella parrocchia" con il numero totale dei nati per ogni anno dal 1941 al 1973; la medesima lista, con qualche variazione nei numeri, è riportata sul recto del foglio di guardia. Tedesco Registro; carta, legatura in mezza pelle,, cc. 134 num. rv, cc. num. 135-199 bianche, con indice alfabetico a rubrica alla fine di cc. 30 n.n.

27 serie A 2 Registri dei matrimoni, 1926 - 1977 {9}

Registri 3

Contenuto Nella XXIV sessione del Concilio di Trento, tenutasi l'11 novembre 1563, quando i lavori erano quasi arrivati a conclusione, si affrontò la regolamentazione del sacramento del matrimonio. Nella rubrica "De reformatione circa matrimoni" si impose ai parroci la necessità di tenere (oltre ad un registro dei battesimi) un registro dei matrimoni, nel quale registrare diligentemente i nomi dei coniugi e dei testimoni e il giorno e il luogo in cui si celebra il matrimonio (1). Nel "Rituale Romanum" di Paolo V del 1614 veniva ribadita la necessità di tenere il registro dei matrimoni e quello dei battesimi. A conclusione della trattazione relativa al sacramento del matrimonio il "Rituale" concludeva "peractis omnibus, parochus manu sua describat in libro matrimonium nomina coniugum et testium, locum et diem celebratii Matrimonii, atque alia iuxta formulam præscriptam; idque licet alius Sacerdos vel a se vel ab ordinario delegatus matrimonium celebraverit". Il "Rituale" non si limitava tuttavia a dettare norme, ma forniva ai curatori d'anime anche dei modelli da seguire perché la compilazione dei registri fosse corretta, completa e uniforme (2). Se si escludono le successive modifiche del "Rituale Romanum", che non apportarono variazioni significative alla gestione dei registri parrocchiali, si deve arrivare fino al 1781 per trovare, per i territori soggetti all'Impero, una importante innovazione, che modifica il ruolo stesso dei curatori d'anime. Con circolare imperale del 1 maggio 1781 i registri parrocchiali (non solo quelli dei matrimoni, ma anche quelli di battesimi e morti) vennero investiti di valore pubblico, con valenza civile. La successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 stabilì formule ed espressioni linguistiche uniformi per la compilazione dei registri, ordinando ai curatori d'anime di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' ... sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Il governo bavarese tolse ai parroci il ruolo di ufficiali civili e con disposizione del 24 settembre 1808 la gestione dell'anagrafe venne trasferita ai consigli comunali (3). Dopo la restaurazione del governo austriaco, con la circolare imperiale del 21 settembre 1815 veniva restituito ai parroci il ruolo di ufficiali civili e il compito di compilare i registri anagrafici (4). I parroci avevano comunque continuato ad aggiornare diligentemente i registri anagrafici, anche nel periodo in cui ne erano stati esentati (5). Con ordinanza governativa n. 3681 del 30 giugno 1815 si rinnovò l'obbligo di utilizzare i registri prestampati che facilitavano la correttezza e l'uniformità dei dati inseriti. I parroci mantennero il loro ruolo di ufficiali civili fino all'impianto dell'Ufficio di stato civile presso i comuni il 1 gennaio 1924 quando, a seguito del regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, venivano estese alle nuove Province le disposizioni relative allo stato civile (6). Durante la dominazione austriaca il matrimonio religioso aveva anche validità civile e al parroco veniva richiesta un'attenzione particolare nella produzione degli atti necessari per contrarre matrimonio (7). Con il passaggio del Trentino al Regno d'Italia al matrimonio religioso non venne più riconosciuto valore civile e quindi, perché l'unione fosse valida civilmente e ecclesiasticamente, si doveva fare una doppia celebrazione. Con l'art. 34 del "Trattato fra la Santa Sede e l'Italia", sottoscritto l'11 febbraio 1929, al matrimonio religioso veniva riconosciuto a tutti gli effetti anche valore civile, poiché "Lo Stato italiano, volendo ridonare all'istituto del matrimonio, 28 che è base della famiglia, dignità conforme alle tradizioni cattoliche del suo popolo, riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili" (8). Con la successiva legge 27 maggio 1929, n. 847, "Disposizioni per l'applicazione del Concordato dell'11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e l'Italia", nella parte relativa al matrimonio, venivano pubblicate le norme per la validità del matrimonio religioso ai fini civili (9). Il parroco era quindi chiamato a raccogliere la documentazione necessaria per l'istruzione della pratica matrimoniale e a verificarne la validità. A matrimonio celebrato era compito del parroco informare gli sposi sugli obblighi civili derivanti dal matrimonio religioso, compilare il registro parrocchiale e inviare all'Ufficio di stato civile del comune la copia dell'atto di matrimonio. L'Ufficio avrebbe quindi comunicato al parroco l'avvenuta registrazione e il numero relativo, che egli avrebbe annotato nel registro parrocchiale.

La serie è costituita da tre registri la cui compilazione inizia alla fine del 1926, pochi giorni dopo che la curazia di San Marco venne eretta a parrocchia. Si tratta di registri con tabelle prestampate a garanzia del corretto inserimento dei dati richiesti.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011 COPPOLA G., GRANDI C. (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, Bologna, 1989 GRANDI C., Curatore d'anime dello stato civile: il parroco durante la seconda dominazione asburgica (1818-1918), IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, a cura di COPPOLA G., GRANDI C., Bologna, 1989 Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum, Romae 1617

Fonti normative Editto del re di Baviera 24 settembre 1808, "sul sistema comunale" Decreto governiale 21 settembre 1815, n. 9286, "Intorno ai registri dei matrimoni, delle nascite e delle morti" Regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove provincie delle disposizioni relative all'ordinamento dello stato civile" Patti Lateranensi (Trattato, Convenzione finanziaria, Concordato) stipulati l'11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l'Italia Legge 27 maggio 1929, n. 847, "Disposizioni per l'applicazione del Concordato dell'11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e l'Italia, nella parte relativa al matrimonio"

Note (1) "Habeat parochus librum in quo coniugum et testium nomina diem que et locum contracti matrimonii describat quem diligenter apud se custodiat" (Sessione XXIV "De reformatione circa matrimonii", cap. I, l'obbligo di introdurre i registri di battesimo è al par. II).

29 (2) "Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum", Romae 1617, pp. 232-237, con i modelli per la registrazione alle pp. 378-384; venne promulgato con la costituzione "Apostolicae sedis" il 17 giugno 1614. (3) "Istruzioni per i Capi delle Comuni", 24 settembre 1808, Sezione II, Titolo IV, par. 27, in "Foglio d'avvisi", p. 976. (4) "Intorno ai registri dei matrimoni, delle nascite e delle morti", in Raccolta delle leggi provinciali, II, p. 406; GRANDI C., Curatore d'anime dello stato civile, in G. COPPOLA - C. GRANDI (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali, questioni di metodo ed esperienze, Bologna 1987, pp. 251-273, in part. p. 282. (5) Nel 1811 lo stesso Ordinariato vescovile aveva inviato una circolare ai curatori d'anime con la quale li esortava a continuare a svolgere i loro compiti e continuare ad aggiornare i registri anagrafici, si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, pp. 53-54. (6) R.D. 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove province delle disposizioni relative all'ordinamento dello Stato civile". (7) Codice civile austriaco, par. 80. (8) Pubblicato negli "Acta Apostolicae Sedis", n. 6, 7 giugno 1929; l'art. 34 indicava inoltre che "Le pubblicazioni del matrimonio ... saranno effettuate, oltre che nella chiesa parrocchiale, anche nella casa comunale. Subito dopo la celebrazione il parroco spiegherà ai coniugi gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli articoli del Codice civile riguardanti i diritti ed i doveri dei coniugi e redigerà l'atto di matrimonio, dei quale entro cinque giorni trasmetterà copia integrale al comune, affinché venga trascritto nei registri dello stato civile". (9) Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, 8 giugno 1929, n. 33.

A 2.1 {10} "Volume I. Registro matrimoni della parrocchia di Transacqua dal 30.XII.1926 al 31.XII.1940" 1926 dicembre 30 - 1940 dicembre 30 Altre denominazioni: "Matrimoni 1926 ... 1940" (tit. dorso) In apertura al registro vi è la nota: "Venne eretta la parochia con decreto vescovile dei 27.12.1926 n. 3509 benedetto e da quel giorno si incomincia la registrazione dei matrimoni". Alla c. 10s vi è la nota: "Col giorno 8 agosto 1929 entrano in vigore le nuove norme che danno al matrimonio religioso gli effetti civili secondo il Concordato fra la Santa Sede e il Regno d'Italia". Italiano, latino Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 59 num. sd (di cui cc. 10 non compilate), con indice alfabetico a rubrica alla fine di cc. 21 n.n.

A 2.2 {11} "Volume II. Registro matrimoni della parrocchia di Transacqua dal 21.4.1941 al 17.2.1955" 1941 aprile 21 - 1955 febbraio 17 Altre denominazioni: "Matrimoni 1941 ... 1955" (tit. dorso) Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 101 num. rv, con indice alla fine di cc. 3 n.n.

A 2.3 {12} "Parrocchia di Transacqua: matrimoni dal 19.2.1955" 1955 febbraio 19 - 1977 aprile 23 Altre denominazioni: "Matrimoni 1955 ... 1977" Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 207 num.

30 serie A 3 Registri dei morti, 1926 - 1981 {13}

Registri 1

Contenuto Nel "Rituale Romanum" di Paolo V del 1614, i libri dei morti erano annoverati tra i registri che il parroco doveva compilare insieme a quelli dei battesimi, dei matrimoni, delle cresime e dello stato delle anime; il "Rituale" non si limitava tuttavia a dettare norme, ma forniva ai curatori d'anime anche dei modelli da seguire perché la compilazione dei registri fosse corretta, completa e uniforme (1). I registri dei morti seguirono in generale la stessa sorte dei registri dei battezzati e dei matrimoni per cui, escludendo le successive modifiche del "Rituale Romanum", che non apportarono variazioni significative alla gestione dei libri compilati a cura dei parroci, si deve arrivare fino al 1781 per trovare, nei territori soggetti all'Impero, una importante innovazione che modifica il profilo degli stessi curatori d'anime. Con circolare imperale del 1 maggio 1781 i registri parrocchiali (non solo quelli dei morti, ma anche quelli di battesimi e matrimoni) vennero investiti di valore pubblico, con valenza civile. La successiva legge imperiale del 20 febbraio 1784 stabilì formule ed espressioni linguistiche uniformi per la compilazione dei registri, ordinando ai curatori d'anime di "impiegare ogni cura ed attenzione, acciocché per il bene de' ... sudditi venga data una forma tale a simili registri, per via della quale lo stato ne possa fare l'uso occorrente, e che dalla loro uniformità ne risulti la sicurezza pubblica come oggetto della legge". Il governo bavarese tolse ai parroci il compito di ufficiali civili e la gestione dell'anagrafe, con disposizione del 24 settembre 1808 venne trasferita ai consigli comunali (2). Dopo la restaurazione del governo austriaco, con la circolare imperiale del 21 settembre 1815 veniva restituito ai parroci il ruolo di ufficiali civili e il compito di compilare i registri anagrafici (3). I parroci avevano comunque continuato ad aggiornare diligentemente i registri anagrafici, anche nel periodo in cui ne erano stati esentati (4). Con ordinanza governativa n. 3681 del 30 giugno 1815 si rinnovò l'obbligo di utilizzare i registri prestampati che facilitavano la correttezza e l'uniformità dei dati raccolti. I parroci mantennero il loro ruolo di ufficiali civili fino all'impianto dell'Ufficio di stato civile presso i comuni il 1 gennaio 1924 quando, a seguito del regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, venivano estese alle nuove Province le disposizioni relative allo stato civile (5).

La serie è costituita da un registro la cui compilazione inizia a partire dal gennaio 1926.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011 COPPOLA G., GRANDI C. (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed esperienze, Bologna, 1989 GRANDI C., Curatore d'anime dello stato civile: il parroco durante la seconda dominazione asburgica (1818-1918), IN: La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali: questioni di metodo ed

31 esperienze, a cura di COPPOLA G., GRANDI C., Bologna, 1989 Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum, Romae 1617

Fonti normative Editto del re di Baviera 24 settembre 1808, "sul sistema comunale" Decreto governiale 21 settembre 1815, n. 9286, "Intorno ai registri dei matrimoni, delle nascite e delle morti" Regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove provincie delle disposizioni relative all'ordinamento dello stato civile"

Note (1) "Formulae scribendis in libris habendis apud parochos ut infra notatur: liber defunctorum habeatur etiam in omnibus ecclesiis, in quibus defunctibus sepeliuntur", in "Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum", Romae 1617, pp. 378- 384. Il "Rituale" venne promulgato con la costituzione "Apostolicae sedis" il 17 giugno 1614. (2) "Istruzioni per i Capi delle Comuni", 24 settembre 1808, Sezione II, Titolo IV, par. 27, in "Foglio d'avvisi", p. 976. (3) "Intorno ai registri dei matrimoni, delle nascite e delle morti", in Raccolta delle leggi provinciali, II, p. 406; GRANDI C., Curatore d'anime dello stato civile, in G. COPPOLA - C. GRANDI (a cura di), La conta delle anime. Popolazioni e registri parrocchiali, questioni di metodo ed esperienze, Bologna 1987, pp. 251-273, in part. p. 282. (4) Nel 1811 lo stesso Ordinariato vescovile aveva inviato una circolare ai curatori d'anime con la quale li esortava a continuare a svolgere i loro compiti e continuare ad aggiornare i registri anagrafici, si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, pp. 53-54. (5) R.D. 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove province delle disposizioni relative all'ordinamento dello Stato civile".

A 3.1 {14} "Registro morti della parrocchia di Transacqua dal 1 gennaio 1926 al 1981" 1926 gennaio 11 - 1981 dicembre 26 Altre denominazioni: "Morti 1926 ... 1981" (tit. dorso) A conclusione delle registrazioni dell'anno 1926, 1927 e 1930 si riporta "Beati mortui qui in Domino moriuntur"; a conclusione dell'anno 1940 si annota: "Copiati fin qui, n. IV 1941"; a conclusione del 1943: "Copiati fin qui 8.8.1944"; a conclusione del 1954: "Copiati 8.4.54"; a conclusione del 1955: "Copiati 31.12.55"; a conclusione del 1943: "Copiati per decano 3.1.58"; a conclusione del 1957: "Copiati e consegnati al decano gli atti di morte dal 1958 al 1975. 3.5.1976. F.G. Seppi"; a conclusione del 1980: "Copiati e consegnati in canonica a Pieve gli atti di morte". Registro; carta, legatura in mezza tela, pp. 200 num., con indice alfabetico a rubrica alla fine di cc. 19 n.n.

32 serie A 4 Registri dei cresimati, 1910 - 1975 {15}

Registri 1

Contenuto La compilazione dei registri dei cresimati veniva raccomandata nel "Rituale Romanum" di Paolo V pubblicato nel 1614. I registri in questione erano annoverati tra quelli che il parroco aveva l'obbligo di compilare, insieme a quelli dei battesimi, dei matrimoni, dei morti e dello stato delle anime; il "Rituale" non si limitava tuttavia a dettare norme, ma forniva ai curatori d'anime anche dei modelli da seguire perché la compilazione dei registri fosse corretta, completa e uniforme (1). Le costituzioni promulgate in seguito da Ludovico Madruzzo (cap. 11, "De sacramento confirmationis") e dai vescovi delle diocesi limitrofe alla diocesi di Trento (Padova, Feltre, Bressanone) raccomandavano di tenere nota dei fedeli che avevano ricevuto il sacramento della confermazione (2). I registri dei cresimati non avevano valore ufficiale sul piano civile, come era invece per i registri dei nati, dei matrimoni e dei morti, ma servivano per tenere memoria dei rapporti di cognazione spirituale che si creavano tra cresimati e padrini (o madrine); il legame spirituale che si instaurava era più forte e maggiormente vincolante di quello di sangue, era quindi necessario conoscere e ricordare i vincoli di parentela spirituale, perché rendevano impossibile un'unione matrimoniale (3). I registri dei cresimati rimasero quindi fuori dalle regolamentazioni dettate dall'autorità civile e la loro compilazione era spesso più libera e si limitava a lunghe liste di nominativi con l'aggiunta di pochi altri dati.

Per la curazia e poi parrocchia di Transacqua è conservato un registro dei cresimati, compilato a partire dal 1910. Il sacramento della cresima, poteva essere impartito solo dal vescovo o dal suo coadiutore e non veniva quindi celebrato ogni anno, ma coincideva spesso con la visita pastorale o comunque con la presenza del vescovo nel decanato e nelle parrocchie. Per questo motivo l'età per ricevere il sacramento della confermazione non era fissa, tanto che nel 1910 a Transacqua vennero cresimati bambini (dai due anni in poi) ed adulti (oltre i trent'anni), anche se in media l'età era quella scolare (dai 6 ai 14 anni circa). Non era insolito che nello stesso giorno si approfittasse della presenza del vescovo o del suo vicario per celebrare il sacramento della comunione al mattino e la cresima al pomeriggio.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011 Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum, Romae 1617

Note (1) "Rituale Romanum, Pauli V P.M. iussu editum", Romae 1617, pp. 232-237, i modelli per la registrazione alle pp. 378-384); il "Rituale" venne promulgato con la costituzione "Apostolicae sedis" il 17 giugno 1614.

33 (2) "Constitutiones illustrissimi et reverendissimi domini domini Ludovici Sanctae Romanae Ecclesiae tituli Sancti Laurentii in Lucina, presbyteri cardinalis Madrutii, episcopi Tridenti, & c. in dioecesana synodo promulgatae anno 1593", Tridenti apud Ioannem Baptistam Gelminum, 1594. (3) BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV- XX), Trento 2011, pp. 53-54.

A 4.1 {16} "Registro dei cresimati dal 1910-1975" 1910 giugno 13 - 1975 giugno 1 Altre denominazioni: "Cresima 1910 ... 1975" (tit. dorso) Registro; carta, legatura in mezza tela, cc. 61 num. sd, con indice alfabetico a rubrica alla fine di cc. 24 n.n.

34 serie A 5 Carteggio e atti attinenti all'anagrafe, 1935 - 2012 {17}

Fascicoli 1

Contenuto Nell'archivio parrocchiale di Transacqua manca tutta una parte di registri di corredo a quelli matrimoniali, non vi sono infatti i registri dei consensi paterni, quelli delle promesse matrimoniali e mancano anche i fascicoli degli atti matrimoniali, ossia di tutta la documentazione che il sacerdote doveva produrre e raccogliere per istruire la pratica matrimoniale, tale che l'unione in matrimonio risultasse valida, religiosamente e civilmente. Il carteggio attinente all'anagrafe è costituito da un unico fascicolo che conserva certificati di matrimonio celebrati all'estero, qualche certificato di battesimo avvenuto fuori parrocchia, permessi di sepoltura e poco altro.

A 5.1 {18} Atti di anagrafe 1935 - 2012 Contiene certificati di nascita e battesimo provenienti da altre parrocchie e dall'estero (1935-2008); certificati presentati per ricevere la cresima (1939-2012); certificati di matrimoni avvenuti fuori parrocchia o all'estero (1947-1959); certificati di morte e permessi di seppellimento (1948-1981). Italiano, portoghese, latino, tedesco, inglese, francese Fascicolo; carta, cc. 75

35 serie A 6 Registri dei capitelli, 1937 - 1947 {19}

Registri 1

Contenuto La serie è costituita da un unico registro nel quale sono annotate le entrate dei capitelli e delle cappelle votive presenti sul territorio della parrocchia di Transacqua. Le entrate sono costituite in prevalenza da elemosine dei fedeli, da offerte della stessa chiesa parrocchiale, da lotterie e iniziative di raccolta fondi e sono destinate al mantenimento, al restauro, all'acquisto di nuove statue ed esecuzione di nuove pitture per i capitelli, sia quelli posti in luoghi pubblici, sia quelli gravanti su terreni privati o gestiti da privati. Nel registro sono annotati 15 capitelli (per quello di Sant'Antonio a Segnarez vi è una doppia registrazione) e la cappella cimiteriale, mentre per la cappella a passo Cereda si rimanda al registro specifico. Per la maggior parte delle registrazioni vi è il nome del capitello, la località in cui sorge, la lista delle offerte raccolte e i lavori eseguiti, che vanno dalle semplici opere di muratura, all'acquisto di una nuova statua o all'esecuzione di una nuova decorazione. Per alcuni si segnalano invece problemi di giurisdizione, per altri non risulta nessuna entrata o uscita. Il registro venne definitivamente chiuso il 23 novembre 1947: per la maggior parte delle registrazioni si annota che la somma rimanente a tale data viene depositata nel libretto bancario e che in cassa non rimane nulla.

A 6.1 {20} "Capitelli. Libro cassa" 1937 giugno 16 - 1947 novembre 23 Il registro risulta così suddiviso: - c. 1r: "Elenco capitelli"; - cc. 2r-3v: "Cappella del cimitero e cimitero", note storiche sulla costruzione e sulla gestione della cappella e del cimitero; - c. 5r: "N. 1. Capitello di Sant'Antonio abate … (fam. Faoro)" (1937-23 novembre 1947); - c. 7r: "2. Capitello - Crocifisso - Transacqua" (10 luglio 1944-23 novembre 1947); - c. 10r: "3. Capitello 'Cabalan'. Beata Vergine di Pompei. San Marco. San Giovanni Bosco. Sant'Antonio" (giugno 1944-23 novembre 1947); cc. 12r-13v: "4. Madonna di Fatima" in chiesa a Transacqua, con note storiche sulle vicende relative alla collocazione della statua (giugno 1944-23 novembre 1947) (1); - c. 15r: "5. Capitello Madonna. Ormanico" (riporta solo la data di chiusura dei conti il 23 novembre 1947); - c. 16r: "6. Capitello Beata Vergine - Segnarez (maggio 1944-ottobre 1945); - c. 17r: "7. Capitello Beata Vergine Addolorata - Noali" (marzo 1942-aprile 1942); - c. 18r: "8. Sant'Antonio - Caltena" (privo di registrazioni); - c. 19r: "9. Madonna dell'aiuto - Isola" (privo di registrazioni); - c 20r: "10. Crocifisso - Forno" (1944); - c. 21r: "11. Santo Crocifisso al Belvedere", con la nota che responsabile ne è la famiglia Bortolo Simoni e che è di pregio artistico (privo di registrazioni); - c. 22.r: "12. Immacolata - Passo Cereda" con la nota che responsabile ne è la famiglia Pietro Pradel che lo ha eretto su un proprio terreno con regolare documento notarile (privo di registrazioni) (2); 36 - c. 24r: "13. Beata Vergine - Via Verda - Ormanico", con nota che il capitello si trova nel fondo di Bortolo Debertolis e che il medesimo lo ha restaurato nel 1941 (privo di registrazioni); - c. 25r: "14. Sant'Antonio di Padova - Segnarez", con nota che è di pertinenza della famiglia Pradel-Cemin e che fu restaurato nel 1939 a cura della famiglia e dei boscaioli (privo di registrazioni); - c. 26r: "15. Crocifisso alle Buse - Miniere", con nota che il nuovo crocifisso fu eretto con le offerte dei minatori e venne benedetto nella festa di santa Barbata il 4 novembre 1941 dal parroco don Natale Pettena (privo di registrazioni); c. 30r: "16. Sant'Antonio - Segnarez", con nota che nel 1947 venne rimesso a nuovo a cura del comune di Transacqua (privo di registrazioni). Quaderno; carta, cc. 30 n.n. Note (1) A seguito di un voto fatto in tempo di guerra dal paese di Transacqua nel 1944 si fece fare una statua della Madonna di Fatima che doveva essere messa in un luogo opportuno a protezione del paese. Non trovando un accordo con il comune sul luogo di erezione del capitello, la statua venne collocata in chiesa a Transacqua. (2) Si veda la scheda soggetto relativa alla chiesa di Sant'Antonio a passo Cereda, dove si riportano notizie anche sul capitello.

37 serie A 7 Diari delle messe legatarie, 1938 - 1980 {21}

Quaderni 2

Contenuto Secondo quanto prescritto dalla circolare vescovile del 4 gennaio 1777, nelle diverse chiese con "cura animarum" si doveva tenere un libro "in quo quilibet sacerdos inscribere teneatur singulas missas tam beneficii et capellaniae quam legatarias perpetuas ac insuper alium separatum librum in quo notentur missae adventitiae signatae in utroque libro cuiuscumque celebrationis die" e specificava inoltre, che tale libro o diario avrebbe dovuto essere consegnato periodicamente al proprio parroco, al quale spettava verificare la corretta esecuzione degli oneri missari. I diari delle messe rappresentavano gli strumenti con i quali i parroci avevano la possibilità di controllare che i sacerdoti operanti in parrocchia celebrassero nel numero e nei tempi corretti le messe, ordinarie o legatarie, che avevano in carico (1). La compilazione dei diari delle messe aveva trovato ampia regolamentazione nel corso del XVII e XVIII secolo. Nel 1697 con la costituzione apostolica "Nuper" ("De celebratione missarum") Innocenzo XII (1691-1700) rese obbligatoria la registrazione dei legati e delle messe in base alla loro tipologia, confermando decreti precedenti già emanati dalla Congregazione del Concilio. In ogni sacrestia di chiesa con cura d'anime dovevano quindi esserci una tabella con gli obblighi delle messe e, soprattutto, due registri, uno per l'annotazione delle messe avventizie, o celebrate "pro populo", e un secondo per l'annotazione delle messe legatarie e beneficiarie. L'ufficiante doveva tenere inoltre un diario personale, nel quale registrava giornalmente le messe a suo carico, generalmente indicando le messe celebrate numerate progressivamente, con la data della celebrazione, l'intenzione e il proprio nome. In diocesi di Trento l'uso dei registri delle messe comincia a diffondersi all'inizio del XIX secolo, probabilmente a seguito del decreto vescovile promulgato il 1 marzo 1825 dal vescovo Francesco Saverio Luschin (1824-1834), che ordinava ad ogni sacerdote in cura d'anime di tenere i registri delle messe e di consegnarli periodicamente al proprio parroco di riferimento; a quest'ultimo spettava il compito di controllare che i curatori d'anime, che a lui facevano capo, attendessero correttamente agli oneri missari (2).

La serie è costituita da due diari delle messe legatarie. Nel primo vengono annotati il nome del legatario, la data nella quale celebrare l'ufficio, il numero del libretto di banca sul quale è depositata la somma e l'ammontare del capitale a frutto e a seguire la celebrazione avvenuta con la data e la somma corrispondente alla celebrazione. Il secondo diario riporta in apertura il prospetto delle messe legatarie della parrocchia di Transacqua, con la lista dei documenti di fondazione conservati nel carteggio e la nota relativa ad un legato del 1969 di 12 messe annue con le date di celebrazione e le spese complessive.

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento, 1888 BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011

Note 38 (1) La circolare in Archivio Diocesano di Trento, "Bolle, editti, circolari, Bolle editti papali e circolari vescovili dal 1796 al 1816", tomo III, doc. 70, 4 gennaio 1777. (2) BAZZANELLA G., Manuale d'ufficio per il clero curato, Trento 1888, pp. 382-386; BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, p. 63.

A 7.1 {22} "Sante messe legatarie temporanee presso la venerabile chiesa parrocchiale" 1938 agosto 11 - 1947 maggio Messe legatarie, corrispondenti a sei lasciti diversi, da celebrarsi fino a che non sia estinta la somma lasciata al parroco pro tempore di Transacqua. Quaderno; carta, cc. 6 n.n., seguono molte cc. bianche

A 7.2 {23} "Messe legatarie della venerabile chiesa parrocchiale - Transacqua" 1939 - 1980 Il registro risulta così suddiviso: - cc. 1-4: note sulla situazione delle messe legatarie nella parrocchia di Transacqua dal 1938 al 1970; - c. 10: legato di un privato, consistente in 12 messe annue per le quali il parroco invia alla curia arcivescovile l'elemosina relativa fino al 1980 con allegato l'atto di fondazione del legato stesso (22 gennaio 1970). Quaderno; carta, cc. 5 n.n., seguono molte cc. bianche

39 serie A 8 Carteggio e atti, 1830 - 1981 {24}

Fascicoli 6

Contenuto La serie è costituita dal carteggio (lettere, missive e responsive) e dagli atti (documenti, atti accompagnatori) inerenti gli affari, la cui trattazione si protrae di solito per più anni, di pertinenza dell’Ufficio parrocchiale di Transacqua, vi rientra quindi in particolare tutta la documentazione che riguarda la "cura animarum", i compiti dei sacerdoti, gli oneri missari, la predicazione, le elemosine, i rapporti con l'Ordinariato vescovile e con le diverse autorità civili.

A 8.1 {25} Rapporti tra i curati e il comune di Transacqua 1830 - 1883 Contiene: - Atto di accordo bilaterale stipulato tra il comune di Transacqua e il curato don Luigi Fonzasio (1830), con carteggio e documenti diversi (1842-1872). - Atto di accordo bilaterale stipulato tra il comune di Transacqua e il curato don Gioacchino Bazzanella (1872). - Scambio di corrispondenza tra il comune di Transacqua e don Luigi Nicoletti, provvisore espositurale a Transacqua: accordi sui tempi di trasferimento e sulla congrua spettante al curato (1877), oneri spettanti al curato in quanto presidente della Congregazione di carità (1877), comunicazioni in merito alle messe legatarie a carico del comune (1880), diritti sull'acqua dell'orto annesso alla canonica di proprietà del comune (1880); contiene anche la richiesta di presentazione delle fassioni per eventuali obblighi di pagamento (1883). Fascicolo; carta, cc. 27

A 8.2 {26} "Fassioni e atti relativi" 1905 - 1950 Fassioni dei redditi per la determinazione della congrua dei parroci: - Ricorso del curato di Transacqua don Martino Loss (1905-1912) contro la decisione della Luogotenenza di Innsbruck di decurtare l'aumento concesso per gli anni 1907-1909 a seguito del mancato riconoscimento delle spese presentate (1900-1909). - Fassioni del curato di Transacqua don Giovanni Battisti con aumento della congrua, proposte e accordi con il comune di Transacqua per pagamenti e aumenti (1912-1923). - Fassioni del curato e poi parroco di Transacqua don Andrea Sartori (1924-1932) con trasferimento del sacerdote da e accordi con il comune per gli oneri di mantenimento (legna, elettricità e spese di trasloco); proposte di aumenti delle sovvenzioni comunali nel caso di elevazione della curazia a parrocchia (1924-1925). - Fassioni del parroco di Transacqua don Luigi Pellegrin (1932-1937). - Documenti diversi relativi al riconoscimento civile della neo eretta parrocchia di Transacqua con quietanze del sacrestano, contributi per il coro, liquidazione della congrua per il parroco don Giovanni Loss; contiene copia del documento vescovile di erezione in parrocchia (1926) e copia del documento di riconoscimento ai fini civili della parrocchia di Transacqua (1944). Italiano, latino

40 Fascicolo; carta, cc. 53

A 8.3 {27} "Statuti del coro parrocchiale di Transacqua" 1906 - 1959 - Statuto della "Schola Cantorum" di Transacqua (5 dicembre 1906) (1). - Statuto del coro parrocchiale di Transacqua (1 gennaio 1959) (2). Fascicolo; carta, cc. 12 Note (1) Il coro "Schola cantorum" di Transacqua, redige un proprio statuto il 5 dicembre 1906 "per fissare una norma determinata e stabile per il buon andamento del canto sacro" (capo I). Il coro viene posto sotto la protezione di san Gregorio e santa Cecilia, dei quali si impegna a celebrare degnamente le feste (capo II). Il coro è costituito da un numero fisso di 12 coristi (solo voci maschili), che dimostrino di avere cognizione sia nel canto gregoriano che figurato; nel coro si ammette anche la presenza di 4 aspiranti, che avranno diritto di succedere ai coristi ufficiali; la virtù fondamentale per essere parte del coro è la buona condotta morale. Il coro elegge tra i suoi membri un capocoro, un un vice-capocoro, un direttore e un cassiere, che rimangono in carica per tre anni, e costituiscono la direzione del coro assieme al preside, carica riservata di diritto al curato di Transacqua, che ha il compito di sorveglianza sui coristi (Statuto del coro di Transacqua del 1906, capo I, II, III). (2) Nel 1959 la struttura del coro viene modificata e di conseguenza viene riscritto lo statuto. Il numero dei membri non viene più limitato, così come il numero dei giovani apprendisti (artt. 2-5). Gli organi della società sono l'assemblea generale, costituita da tutti i soci effettivi (coristi), e la direzione, costituita dal presidente (carica ancora spettante di diritto al parroco pro tempore di Transacqua), dal capocoro, dal vice-capocoro, dal segretario e dal cassiere, eletti dall'assemblea e rimanenti in carica due anni, con possibilità di venire rieletti (artt. 13-15) (Statuto del coro di Transacqua del 1959).

A 8.4 {28} "Parrocchia di Transacqua - Messe legatarie" 1909 - 1974 Documenti inerenti i legati missari in carico alla chiesa di Transacqua. - Legato Voltolini: lascito di un fondo da destinare al curato di Transacqua per le necessità dei poveri della curazia (1909). - Legato per gli eredi Depaoli (1913). - Carteggio con la curia per ottenere l'affrancamento di messe legatarie di fondazione antica, che gravano la chiesa di Transacqua; questioni inerenti i legati, dichiarazioni di avvenuta celebrazione e ricevute (1934-1974). Fascicolo; carta, cc. 29

A 8.5 {29} "Corrispondenza: chiesa, autorità statali, varie" 1913 - 1957 Contiene: - Corrispondenza con le autorità civili, austriache prima e italiane a seguire, in tempo di guerra, in particolare con il Commissariato civile del Distretto politico di Primiero e il comune di Fiera, con norme diverse per il sostentamento dell'esercito, le requisizioni di materie prime, la salute e la sicurezza pubblica, la difesa della moralità e il coinvolgimento dei parroci nella scuola per l'educazione dei ragazzi. - Corrispondenza con l'autorità religiosa: norme dettate dall'Ordinariato vescovile per il corretto svolgimento del culto, richieste dei sacerdoti per tenere celebrazioni straordinarie; contiene in particolare lettera del vescovo con la quale vengono stabiliti i confini tra le parrocchie di Fiera, Mezzano, Transacqua, Siror e Tonadico (5 aprile 1944). Italiano, latino, tedesco 41 Fascicolo; carta, cc. 107

A 8.6 {30} Verbale di riconsegna 1981 Verbale di riconsegna delle temporalità beneficiali ed ecclesiastiche da parte di don Giuseppe Seppi (trasferito dal 1 agosto 1981), con inventario dei beni mobili e immobili, dei capitali, dei diritti, dell'archivio e dei beni di valore artistico appartenenti alla parrocchia di San Marco in Transacqua. Fascicolo; carta, cc. 10

42 Ente Chiesa di San Marco {31}

[sec. XIV] - 1987 gennaio 24

Luoghi Transacqua

Archivi prodotti Fondo Chiesa di San Marco in Transacqua, 01/01/1826 - 31/12/1981

Storia La chiesa parrocchiale di Transacqua è dedicata a San Marco evangelista; come per la maggior parte delle chiese della valle del Primiero, sulla sua origine si possono fare solo ipotesi basandosi su fonti indirette, infatti, relativamente alla storia della chiesa, l'archivio parrocchiale conserva documentazione quantitativamente limitata, piuttosto tarda (risalente per lo più al Novecento) e inerente in prevalenza a lavori di ristrutturazione. Nel 1929 il parroco di Transacqua, presentando il resoconto dello stato patrimoniale della chiesa all'Ordinariato vescovile, relativamente alla chiesa di San Marco riportava poche notizie dalle quali si ricava solamente che questa venne edificata nel 1500, successivamente riedificata nel 1780 e sottoposta a diversi lavori di ampliamento nel 1863, 1878, 1886: nella documentazione presente in archivio non rimane tuttavia testimonianza di questi interventi (1). Fino al 1780, anno in cui venne elevata a curazia, si può ipotizzare che la chiesa di Transacqua abbia avuto un'evoluzione molto simile a quella delle chiese delle comunità confinanti appartenenti al territorio di Primiero, quali per esempio Imer, Mezzano o Tonadico. Quale prima data della sua esistenza si può fare riferimento, come per altre chiese filiali della parrocchiale di Santa Maria Assunta di Fiera, alla notizia che si ricava dagli statuti della comunità di Primiero, pubblicati nel 1367; nella rubrica LII si proibisce di portare armi nelle festività religiose dedicate a san Bartolomeo, san Pietro, san Giorgio, san Marco e san Lucano, ossia nelle feste di quei santi ai quali sono dedicate le chiese del territorio di Primiero. Tra questi vi è appunto anche san Marco, patrono della chiesa di Transacqua. Vista la proposta di datazione del primo nucleo degli statuti di Primiero all'inizio del XIV secolo, si può supporre l'esistenza di una chiesa in Transacqua già all'inizio del Trecento, epoca nella quale la chiesa dipendeva ancora dalla matrice di Santa Maria Assunta, ma serviva una comunità che già dal secolo precedente godeva di una sua autonomia amministrativa e gestionale (2). Documentazione pertinente alla regola e alla comunità di Transacqua si individua infatti per un periodo più antico di quella conservata per la chiesa e vi sono diversi documenti, risalenti al XIII secolo, nei quali la comunità agisce nei confronti delle vicinie e cerca di conquistare una propria autonomia amministrativa. Risale al 1269 un accordo raggiunto tra la regola di Transacqua e quella di Tonadico sui rispettivi confini e al 1272 la sentenza con la quale un collegio arbitrale sancisce l'unione delle regole di Transacqua e di Siror (3). Quanto agli interventi eseguiti sull'edificio, la documentazione è molto tarda, si sa che all'inizio del Novecento vennero acquistate delle nuove campane e che nel 1910 venne acquistato l'organo, ma nulla di più è conservato nella documentazione dell'archivio (4). Nella prima metà del Novecento, relativamente allo stato patrimoniale della chiesa di San Marco, il sacerdote scriveva che essa non possedeva "nessun bene rurale e nessun fabbricato"; la chiesa aveva tuttavia una buona rendita che 43 ricavava dagli interessi derivanti da diversi capitali a frutto, investiti in fondi pubblici oppure concessi in prestito a privati (5). Diversi immobili sarebbero invece entrati nel patrimonio della chiesa nella seconda metà del Novecento, a seguito di lasciti testamentari e investimenti (6).

Da sede curaziale la chiesa di San Marco divenne sede parrocchiale con decreto vescovile n. 3509 del 27 dicembre 1926 e venne affrancata dalla chiesa matrice di Fiera (7). Come per tutte le chiese della diocesi di Trento, la situazione giuridica della parrocchiale di Transacqua venne modificata a partire dalla metà degli anni Ottanta del Novecento, a seguito della L. 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" e del relativo decreto di attuazione D.P.R. 13 febbraio 1987, n. 33, "Approvazione del regolamento di esecuzione della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" (8). Con il D.M. 21 marzo 1986 e soprattutto con il D.M. 30 dicembre 1986, entrato in vigore il 24 gennaio 1987, la Parrocchia di San Marco di Transacqua diveniva ente ecclesiastico civilmente riconosciuto e, dalla medesima data, l'ente Chiesa di San Marco in Transacqua veniva soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) assegnati all'ente Parrocchia di San Marco con sede a Transacqua (9).

Funzioni, occupazioni e attività Dal punto di vista economico le chiese avevano necessità di fondi propri per far fronte e alle spese di culto e a quelle di mantenimento dell'edificio. Le chiese possedevano di regola un proprio patrimonio che era costituito da immobili, fabbricati, capitali, che per la maggior parte provenivano da lasciti, eredità e legati pii, e che fornivano una rendita che costituiva l'entrata attiva della chiesa medesima; facevano inoltre parte del patrimonio delle chiese anche quei beni che costituivano un capitale fisso quali arredi, vasi sacri, paramenti, oggetti destinati al culto, quadri, statue e simili. I beni della chiesa venivano affidati al curato o al parroco, che ne diveniva legittimo amministratore nel momento in cui prendeva possesso della cura d'anime; l'amministrazione prettamente economica spettava tuttavia a quelli che venivano chiamati "sindaci", "massari" o "fabbricieri". Dal punto di vista normativo le prime regole generali inerenti l'amministrazione dei patrimoni delle chiese vennero fissate dal vescovo Bernardo Clesio nel sinodo del 1537, quindi riprese e rielaborate dal vescovo Ludovico Madruzzo nel 1593. Le disposizioni madruzziane in particolare prevedevano che a detenere il controllo delle chiese fossero i sacerdoti beneficiati (cap. XLVI), ma che l'effettiva gestione dei beni dell'ente venisse delegata a due amministratori laici, che assunsero appunto il nome di "sindaci", "massari"o "fabbricieri". Nei periodi precedenti erano esistite figure laiche responsabili dell'amministrazione delle chiese, ma con le disposizioni madruzziane questi collaboratori assunsero un ruolo istituzionale ben preciso: dovevano giurare fedeltà al curato o al parroco, in quanto rettore della chiesa, e richiedere il suo consenso per ogni iniziativa che non rientrasse nell'amministrazione ordinaria, a fine mandato erano poi obbligati a rendere conto del loro operato al medesimo rettore (cap. L) (10). I massari erano responsabili della conservazione e salvaguardia del patrimonio della chiesa e della riscossione dei crediti che la chiesa vantava a titoli diversi, per questo era loro compito specifico compilare e aggiornare urbari, libri giornale, registri di riscossione, inventari dei paramenti e dei vasi sacri, registri dei capitali fruttanti: in generale quindi tenere tutti quegli strumenti necessari per la gestione della massa dei beni ecclesiastici. A conclusione dell'anno, fosse esso computato in termini di anno militare, che iniziava il 1 novembre e si concludeva il 31 ottobre, o in anno solare

44 (dal 1 gennaio al 31 dicembre), dovevano presentare al rettore della chiesa la resa dei conti completa di quietanze e ricevute e una relazione sull'operato dell'anno, basandosi sugli strumenti di amministrazione a loro disposizione. Il conto così compilato veniva presentato al rettore e al capo comune; la presentazione prevedeva, nel corso dell'Ottocento, la stesura di un atto alla presenza dei fabbricieri, del rettore e del sindaco (11). Le autorità civili intervennero in momenti e con modalità diverse nel controllo dell'amministrazione dei beni della chiesa soprattutto nel corso dell'Ottocento; il decreto napoleonico del 26 maggio 1807 riconosceva l'istituzione della fabbriceria e stabiliva che i fabbricieri dovevano essere nominati tramite decreto ministeriale o prefettizio, nel numero di tre per ogni chiesa e che sarebbero rimasti in carica 5 anni. Con la legge imperiale n. 50 del 7 maggio 1874 il diritto di nomina dei fabbricieri veniva riconosciuto al decano, che aveva tuttavia l'obbligo di sceglierli tra diversi candidati proposti dalla comunità. Le fabbricerie si configuravano quindi come organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica con il compito di amministrare il patrimonio e i beni della chiesa; non potevano tuttavia in alcuna maniera intervenire nelle questioni legate al culto. In diocesi di Trento la disciplina per l'amministrazione dei beni della chiesa e la definizione della figura dei fabbricieri sarebbe stata elaborata nel corso dell'Ottocento, fino all'istituzione, nel 1865 presso l'Ordinariato, dell'Ufficio amministrativo diocesano, preposto al controllo economico delle chiese. Secondo le nuove norme spettava principalmente al curato l'amministrazione e direzione dei beni della chiesa, ma il curato sceglieva, di solito nel numero di due, i fabbricieri, che sarebbero stati in carica due anni e che non solo si configuravano come collaboratori nell'amministrazione della chiesa, ma anche e soprattutto come rappresentanti di quella comunità di fedeli che alla chiesa faceva capo. I nuovo Codice di diritto canonico del 1917 conferiva alla chiesa personalità giuridica, e le riconosceva il diritto di acquistare, possedere e amministrare beni temporali per il conseguimento dei propri fini, in maniera libera e indipendente da ogni potere civile (can. 1495). Il medesimo Codice riconosceva la figura dei fabbricieri e stabiliva che l'amministratore ecclesiastico e i chierici o laici che venivano cooptati per la gestione dei beni di una chiesa costituissero il Consiglio della fabbriceria, della quale presidente era di diritto il medesimo amministratore. Secondo il Codice i fabbricieri mantenevano il loro ruolo di curatori dei beni della chiesa, ma oltre a rimanere estranei alla gestione degli affari di culto, venivano esentati anche da una serie di oneri e incombenze relative alla gestione delle elemosine, dell'ordine della chiesa e del cimitero, della disposizione e della custodia dei libri parrocchiali (cann. 1183-1184). Laddove mancava la fabbriceria amministratore unico dei beni della chiesa era il parroco o il rettore della chiesa stessa, in questo caso sottoposto al controllo dell'Ordinariato. Nel corso del Novecento, a partire dal Concordato del 1929, e poi con il successivo regio decreto del 26 settembre 1935, la funzione della fabbriceria venne notevolmente ridimensionata.

Fonti normative Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, "Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento"

45 Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987, n. 33, "Approvazione del regolamento di esecuzione della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio ADT, Atti visitali Archivio parrocchiale di Transacqua Bibliografia COSTA A., La chiesa di Dio che vive in Trento, Trento, 1986 NICOLAO F., Imèr: storia, arte e vita. Imèr, 1978 PISTOIA U. (a cura di), La valle di Primiero nel Medioevo: gli statuti del 1367 e altri documenti inediti, Deputazione di storia patria per le Venezie, Venezia, 1994²

Note (1) APT, Chiesa di San Marco, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale chiesa 1929..." (B 2.5); in COSTA A., La chiesa di Dio che vive in Trento, Trento 1986, p. 435, si fa accenno agli ampliamenti del 1863, 1878 e 1970. (2) Si vedano in proposito PISTOIA U., La valle di Primiero nel Medioevo. Gli statuti del 1376 e altri documenti inediti (Deputazione di Storia patria per le Venezie), Venezia 1992, p. 130, pp. 54-55, la rubrica LII a p. 130; si veda anche NICOLAO F., Imèr: storia, arte, vita, Imer 1978, pp. 74-75. (3) Si tratta di due documenti su pergamena, il primo conservato tra le pergamene del fondo dell'archivio parrocchiale di Tonadico, redatto il 20 ottobre 1269, il secondo conservato nell'archivio parrocchiale di Siror, redatto il 9 settembre 1272, entrambi pubblicati in PISTOIA U., La valle di Primiero, rispettivamente n. 7, 8, pp. 170-178. (4) APT, Chiesa di San Marco, Carteggio e atti, "Campane" (B 2.2) e nella medesima serie il fascicolo "Organo" (B 2.3). (5) Si vedano in particolare le registrazioni dello stato patrimoniale della chiesa per il 1929 e il 1930 in APT, Chiesa di San Marco, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale chiesa 1929..." (B 2.5). (6) APT, Chiesa di San Marco, Carteggio e atti, "Carteggio eredità Boni" (B 2.6). (7) Un copia del documento vescovile di erezione in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Fassioni e atti relativi" (A 8.2). (8) Pubblicate rispettivamente in Gazzetta Ufficiale, 3 giugno 1985, n. 129, S.O. e in Gazzetta Ufficiale, 19 febbraio 1987, n. 14. (9) D.M. 30 dicembre 1986, "Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento", in Gazzetta Ufficiale, 24 gennaio 1987. (10) "Constitutiones illustrissimi et reverendissimi domini domini Ludovici Sanctae Romanae Ecclesiae tituli Sancti Laurentii in Lucina, presbyteri cardinalis Madrutii, episcopi Tridenti, &c. in dioecesana synodo promulgatae anno 1593", Tridenti apud Ioannem Baptistam Gelminum, 1594.

46 (11) La scheda in questa sua prima parte viene compilata sulla base di BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, pp. 123-135.

47 fondo B Chiesa di San Marco in Transacqua, 1826 - 1981 {32}

Buste 1, fascicoli 7

Soggetti produttori Chiesa di San Marco, [sec. XIV] - 1987 gennaio 24

48 serie B 1 Resoconti, 1826 - 1981 {33}

Buste 1

Contenuto Dal punto di vista economico l'amministrazione della chiesa (parrocchiale o curaziale che fosse) veniva affidata alla fabbriceria, i cui membri, all'interno delle diverse realtà parrocchiali trentine, venivano chiamati anche massari o sindaci. Dal punto di vista normativo le prime regole generali inerenti l'amministrazione delle chiese vennero emanate da Bernardo Clesio nel sinodo del 1537, quindi riprese e rielaborate successivamente da Ludovico Madruzzo nel 1593. Per un lungo periodo queste furono le uniche norme a disposizione dei fabbricieri per l'amministrazione del patrimonio ecclesiastico. Le disposizioni madruzziane prevedevano che il controllo delle chiese spettasse ai sacerdoti beneficiati (cap. XLVI), ma che l'effettiva gestione dei beni dell'ente venisse delegata a due amministratori laici, che giurassero fedeltà al parroco e che non prendessero alcuna iniziativa senza il consenso dello stesso. Gli amministratori a fine mandato erano chiamati a rendere conto del loro operato agli stessi rettori ecclesiastici (cap. L). Tra i vari oneri degli amministratori economici vi era la salvaguardia del patrimonio della chiesa e la riscossione puntuale e corretta dei crediti vantati dalla stessa. La resa di conto, obbligatoria secondo le costituzioni madruzziane, veniva compilata basandosi sugli strumenti di gestione economica a disposizione degli amministratori, dai libri giornale ai registri di riscossione; i dati venivano trascritti in uno specifico registro, nel quale si indicavano in ordine cronologico le voci in entrata e uscita, con totali e saldi. I dati così raccolti venivano consegnati al rettore parrocchiale o curaziale per il controllo; una volta approvato il resoconto, la prassi prevedeva che si stilasse, a conclusione delle registrazioni annuali, una dichiarazione di avvenuta presentazione dei conti, che veniva firmata dal parroco, dai massari o amministratori e da altri testimoni presenti in sede di controllo (1). Nuove regole per l'amministrazione economica dei beni appartenenti agli istituti religiosi vennero dettate dal Ministero per il culto del Regno d'Italia con il decreto governativo del 3 agosto 1803. Il bilancio degli istituti di religione e di beneficenza pubblica doveva essere stilato ogni anno e presentato alla municipalità entro tre mesi dalla conclusione dell'anno. Variazioni ulteriori vennero introdotte con le norme dettate dalla circolare del 13 ottobre 1821. Nei territori soggetti al governo del Tirolo e Vorarlberg, la resa dei conti era affidata ai sindaci della chiesa, che venivano nominati dal capo- comune e confermati dal rettore dell'istituto religioso e dal giudice distrettuale. Da questo periodo l'anno di rendicontazione non corrispondeva più all'anno solare, ma all'anno militare, con inizio il 1 novembre e fine il 31 ottobre. Il sindaco stilava il rendiconto ed entro sei settimane dalla chiusura dell'anno lo presentava al rettore dell'ente (nel caso della chiesa era il curatore d'anime), al giudice e ad una rappresentanza comunale; si stilava quindi un atto ufficiale che testimoniava l'avvenuta rendicontazione e l'approvazione (o il rigetto) del rendiconto del sindaco. Il conto veniva conservato presso la chiesa, mentre un estratto veniva inviato all'Ordinariato vescovile, che manteneva in questo modo il controllo sulle chiese e i rispettivi patrimoni.

49 I nuovi accordi tra il Governo austriaco e l'Ordinariato vescovile nel 1855 spostarono l'onere del controllo dagli organi di governo locale alle autorità ecclesiastiche (art. 30). Nel 1865 venne istituito, presso l'Ordinariato, l'Ufficio amministrativo diocesano, preposto al controllo economico delle chiese. Nel 1866 l'autorità civile regolamentava la materia con una nuova legge (2); secondo la nuova normativa il resoconto dell'amministrazione economica veniva inviato all'Ordinariato, che, approvatolo, ne inviava una copia al sacerdote responsabile e una all'autorità politica provinciale. A partire dal 1929 la redazione del rendiconto venne regolamentata dalla normativa promulgata dalla Sacra Congregazione del Concilio, stilata a norma del canone 1525, par. 1, che prevedeva che i beneficiati, i rettori e amministratori di chiese, santuari, confraternite ed altri enti ecclesiastici o di culto, entro il mese di marzo di ogni anno, presentassero alla curia diocesana, in doppio esemplare, il resoconto della loro amministrazione, compreso l'adempimento dei legati di culto per la necessaria revisione e approvazione (3).

Bibliografia utilizzata per la compilazione della scheda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011

Fonti normative Circolare del Governo del Tirolo e Vorarlberg 13 ottobre 1821 concernente "l'amministrazione e il rendimento del conto delle chiese"

Note (1) BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV- XX), Trento 2011, pp. 123-135. (2) Con l'emanazione delle "Norme d'amministrazione ecclesiastica", in Bollettino delle Leggi dell'Impero, 25 gennaio 1866. (3) "Litterae circulares S. Congregationis Concilii", d.d. 20 iunii 1929; il canone fa riferimento al Corpus iuris canonici nell'edizione del 1917.

B 1.1 {34} Resoconti patrimoniali ed economici dal 1826 al 1981 1826 - 1981 La busta contiene i resoconti presentati a partire dagli anni il 1825/26 (con liquidazione, mancano le quietanze), 1829/30 (con liquidazione e quietanze), 1830/31, 1831/32 (con liquidazione e quietanze), 1833/34 (con liquidazione, mancano le quietanze), 1834/35 (solo quietanze), 1835/36 (con liquidazione e quietanze), 1836/37 (solo quietanze), 1837/38, 1841/42, 1842/43, 1843/44, 1845 (con liquidazione e quietanze); per gli anni 1865 e 1947 sono conservati gli inventari del patrimonio della chiesa di Transacqua. I resoconti per gli anni successivi al 1865 presentano molte lacune: si trovano documenti relativi ai resoconti per il 1875, 1878, 1880, 1887, 1888, 1890 (solo quietanze); documenti successivi sono conservati per il 1944-1945 (solo resoconto), 1946, 1947-1948, 1949- 1950, 1951-1952 (resoconto e quietanze), 1953 (solo resoconto), 1954-1956, 1958-1967, 1968-1973 (solo resoconto), 1974-1981 (resoconto in fotocopia). Busta; carta, cc. 608 serie B 2 50 Carteggio e atti, 1858 - 1981 {35}

Fascicoli 7

Contenuto La serie è costituita dal carteggio (lettere, missive e responsive) e dagli atti (documenti, atti accompagnatori) inerenti gli affari, la cui trattazione si protrae di solito per più anni, di pertinenza della chiesa curaziale e poi parrocchiale di San Marco di Transacqua, vi rientra quindi in particolare tutta la documentazione che riguarda la gestione amministrativa ed economica (locazione di fondi e capitali, acquisti di beni, lasciti, proprietà), la gestione dal punto di vista del culto (sacrestani) e la gestione e manutenzione dell'edificio (restauri, migliorie, lavori).

B 2.1 {36} "Chiesa affari amministrativi vari" 1858 - 1955 Il fascicolo contiene corrispondenza scambiata tra il curato e poi parroco di Transacqua e il comune, la curia e altri enti in ordine dell'amministrazione della chiesa e soprattutto dei beni ad essa appartenenti: - Atti notarili di mutui con garanzia ipotecaria, richieste di controlli su terreni gravati da ipoteche, stime e decreti di aggiudicazione di lasciti "pro anima" (1858-1913). - Richieste di contributi al comune per lavori necessari alla chiesa di San Marco in Transacqua e al cimitero (1906-1955). - Disposizione della Santa Sede che prevede lo spostamento delle parrocchie del Primiero alle dipendenze dell'Ordinariato di Belluno e Feltre, con richieste di documentazione per calcolare la nuova congrua sulla base degli importi pagati dal Governo austriaco (1915). - Locali comunali in uso al parroco per abitazione e casa parrocchiale: utilizzo dei locali al piano terra da parte dell'asilo di Transacqua; proposte di cessione della proprietà dei locali a beneficio della chiesa di San Marco; compravendita tra la Cassa rurale e la chiesa di Transacqua di una parte dello stabile (1945-1957). - Varie: concessioni da parte dell'Ordinariato vescovile in merito alle celebrazioni, contributi in favore di altri enti, fatture e assicurazioni, ordini di pagamento, note di conto (1910-1957). Fascicolo; carta, cc. 81

B 2.2 {37} "Campane" 1900 - 1907; 1963 - 1964 Contiene: - Campane della chiesa di San Marco in Transacqua: acquisto delle nuove campane e perizia tecnica, richiesta di offerte ai fedeli per la raccolta fondi, prospetto delle offerte raccolte, accordi con la fonderia Chiappani di Trento, saldo del conto da parte della chiesa parrocchiale (1900-1907). - Automazione delle campane: acquisto di un orologio da torre e apparecchiature elettriche dalla ditta Melloncelli di Mantova (1963- 1964). Fascicolo; carta, cc. 46

B 2.3 {38} "Organo" 51 1910 - 1981 Contiene: - Acquisto dell'organo per la chiesa di San Marco in Transacqua dalla ditta Tamburini di Crema (con acquisto parallelo dell'organo per la chiesa di Tonadico): appello alla popolazione per la raccolta di fondi, lista degli offerenti e delle offerte, contratti, ricevute, carteggio con la ditta e con l'Ordinariato vescovile (1910-1912). - Acquisto del nuovo organo per la chiesa di San Marco in Transacqua dalla ditta Ciresa di : caratteristiche tecniche, accordi con la ditta, preventivi e fatture (1974-1981). - Corrispondenza inerente lavori e ristrutturazioni diverse interessanti gli edifici sacri: autorizzazioni e richieste di contributi (1932- 1948). Fascicolo; carta, cc. 42

B 2.4 {39} "Regolamento e contratti sagrestano" 1923 - 1949 Contiene: - Documentazione inerente le assunzioni dei sacrestani, carteggio con la curia sui compensi spettanti, assunzioni e dimissioni, assicurazioni, pagamenti INPS. - Fascicoli diversi inerenti gli oneri ordinari e straordinari, i diritti e i doveri del sacrestano; regolamenti con doveri e norme di comportamento per il sacrestano, il custode del cimitero, il fossore, il direttore d'obito, il fabbricatore di casse mortuarie, le organiste, la donna addetta alle pulizie della chiesa e la responsabile dell'abbellimento degli altari; a seguire la lista con il costo degli obiti in base alla classe; statuto particolare per il curatore d'obiti; istruzioni per la pulizia periodica della chiesa. Fascicolo; carta, cc. 61

B 2.5 {40} "Stato patrimoniale chiesa 1929 - Beneficio 1929" 1929 - 1968 Documenti inerenti i passaggi di proprietà e i diritti sui beni mobili e immobili della chiesa di San Marco a Transacqua: - Decreti di aggiudicazione (1929-1955); estratti dei fogli di possesso fondiario per la chiesa di San Marco in Transacqua (1942- 1968); intavolazione del diritto di proprietà della cappella dedicata a Sant'Antonio a Cereda a nome della chiesa di San Marco in Transacqua (1943). - Situazione patrimoniale della chiesa di San Marco e del beneficio parrocchiale di San Marco (per la maggior parte senza data ma collocabili tra il 1932 e il 1947). - Intavolazione del diritto di usufrutto sulla canonica, di proprietà del comune, a nome del curatore d'anime della parrocchia di Transacqua (1942-1951). Fascicolo; carta, cc. 92

B 2.6 {41} "Carteggio eredità Boni" 1957 - 1968 Contiene documentazione relativa al lascito testamentario di Pierina Boni (1):

52 - Lascito testamentario alla chiesa di San Marco in Transacqua e alla chiesa di San Sebastiano in Tonadico: testamento e successive richieste all'Ordinario vescovile e al Commissariato del Governo dell'autorizzazione ad accettare il lascito; inventari dei beni immobili e mobili, stime di valore per la divisione tra le due chiese del lascito, estratti tavolari (1963-1966). - Documenti precedenti il lascito testamentario attestanti i lavori già eseguiti nella casa di Transacqua e documenti di divisione comprovanti i diritti di possesso sull'immobile (1957-1960). - Convenzioni per l'affitto degli appartamenti a Transacqua per la stagione estiva (1963-1964); documenti inerenti l'apertura e la gestione di una casa per ferie da parte della Gioventù femminile di Azione Cattolica di Vittorio Veneto (1968). Fascicolo; carta, cc. 77, progetti 1 Note (1) Pierina Boni di Tonadico redige il suo testamento il 1 marzo 1963 e lascia alle parrocchie di Transacqua e Tonadico la proprietà di una casa con 8 appartamenti ammobiliati e il terreno circostante con desiderio che la casa in estate venga affittata alle associazioni che ne fanno richiesta (colonie, associazioni cattoliche, enti) e l'inverno sia messa a disposizione della comunità per l'organizzazione di corsi di formazione, riunioni e altre necessità. Una parte delle rendite veniva devoluta al seminario di Trento, per istituire una borsa di studio per un chierico povero, una parte veniva destinata alle diverse opere parrocchiali a sostegno dei poveri, dell'asilo, delle associazioni cattoliche. Una parte di questa rendita veniva lasciata per la celebrazione delle messe gregoriane e per 12 messe annuali; se qualcosa fosse rimasto sarebbe stato devoluto per il ricordo delle anime abbandonate, mentre se vi fossero stati anni in cui la parrocchia aveva rendite a sufficienza, il denaro non impiegato sarebbe stato devoluto alle suore di Gesù buon Pastore (Pastorelle) e ai frati Cappuccini. L'entrata economica di un'unica stagione doveva inoltre essere consegnata ai figliocci della testatrice. Uno stabile posto a Tonadico veniva invece lasciata per intero alla parrocchia di San Sebastiano con preferenza che venisse adibito a bar e locanda, gestito possibilmente dai parenti rimasti oppure da qualcuno di comprovata moralità scelto dal parroco.

B 2.7 {42} "Cartelle imposte dirette" 1961 - 1974 (con documento del 1953) Dichiarazioni dei redditi della chiesa di San Marco in Transacqua (1966, 1969), cartelle esattoriali, ricevute di pagamento (1961- 1974). Fascicolo; carta, cc. 63

53 Ente Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Cereda {43}

1914 luglio 27 - 1987 gennaio 24

Luoghi Passo Cereda (Transacqua)

Altre forme del nome Chiesetta di Sant'Antonio (1914 luglio 27)

Archivi prodotti Fondo Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, 01/01/1913 - 31/12/1978

Storia Il passo Cereda è il valico alpino del Trentino orientale, situato a 1369 m. s.l.m., attraverso il quale da Tonadico si raggiunge l'abitato di Sagron Mis, per poi attraversare il confine ed entrare in Veneto. Al passo Cereda venne costruita nel 1914 una cappella dedicata a Sant'Antonio, sul terreno donato da Giovanni Lucian (1). La proposta di costruire una chiesetta al passo era stata avanzata l'anno precedente quando, su iniziativa di don Giovanni Battisti, curato di Transacqua, venne costituito un comitato per la costruzione di una cappella che doveva servire non solo per tutti coloro che abitavano al passo Cereda (soprattutto nella stagione estiva), ma anche per i fedeli di passaggio che si recavano in montagna per semplice svago. Il 22 giugno 1913 il curato scriveva al vescovo di Trento informandolo dell'iniziativa e dei problemi connessi. La cappella sarebbe stata di indubbia utilità, visto che il passo era a circa due ore di cammino dalla curazia di Transacqua. Per limitare le spese, visto che la curazia non aveva i fondi necessari per la costruzione, era stato proposto di addossare la cappella all'angolo formato dai due muri dell'albergo appartenente a Giovanni Lucian. Questa soluzione sembrava la più vantaggiosa anche per il fatto che la cappella avrebbe dovuto avere una dotazione di beni o una rendita che ne garantisse un decoroso mantenimento, ma se fosse stata costruita appoggiandosi all'albergo, il proprietario dello stesso avrebbe potuto assumersi la responsabilità dell'edificio (2). Infatti se la chiesa figurava come ente di diritto privato di proprietà dell'albergo, quest'ultimo avrebbe dovuto occuparsi di procurare gli arredi e curarne la manutenzione; se invece si fosse costituita ente autonomo avrebbe dovuto possedere un patrimonio di almeno 400 corone (3). Il vescovo dava l'assenso al progetto e autorizzava la costruzione della chiesa contro il muro dell'albergo, purché questa avesse una propria entrata separata e accessibile a tutti i fedeli e non vi fossero stanze dell'albergo nei piani attigui. Il 26 aprile 1914 si organizzava un "vaso della fortuna" per raccogliere i fondi necessari e già il 27 luglio, alla presenza delle autorità e del decano di Primiero don Cesare Sega, la chiesa veniva inaugurata e benedetta. Il progetto iniziale era nel frattempo cambiato, poiché pur non essendoci notizie dirette in merito, dal documento di cessione del 22 settembre 1920, con il quale il Lucian consegnava la chiesa alla curazia di Transacqua, risulta che la chiesetta sorgeva a debita distanza dall'albergo, al limite del bosco delle Bastie in località Praloatti, su un terreno comunque appartenente al medesimo Lucian.

54 Requisita e utilizzata come magazzino e polveriera nel periodo della guerra, la chiesa veniva riaperta al pubblico il 18 luglio 1920 (4). Nel 1921 venivano donati alla cappella, probabilmente a seguito di un voto o di una promessa, diversi oggetti sacri: crocifissi, candelabri, reliquiari e reliquie ed una campanella (5). In tutta la vicenda non si fa mai accenno al concorso della confinante parrocchia di Sagron alla costruzione della chiesetta, ma vi doveva essere stato un aiuto da parte della medesima se nel 1932 il vicario generale vescovile procedeva a scorporare la chiesa dalla parrocchia di Sagron e la univa a quella di Transacqua in virtù del canone 1427 del Codice di diritto canonico del 1917 (6). Il vicario stabiliva che, vista la maggior comodità da parte del parroco di Transacqua a recarsi presso la cappella, su parere degli interessati e del Capitolo della cattedrale di Trento, la proprietà della chiesa passasse dalla parrocchia di Sagron a quella di Transacqua. Con decreto vescovile 7 ottobre 1932, n. 2564/28, entrato in vigore il 1 novembre, il parroco di Transacqua otteneva la giurisdizione sulla cappella di Sant'Antonio a Cereda e il diritto di celebrarvi i matrimoni; il parroco di Sagron manteneva la facoltà di celebrarvi la messa e amministrarvi il battesimo dei propri parrocchiani, ma per la celebrazione dei matrimoni doveva avere l'autorizzazione del parroco di Transacqua (7). Nel 1943 si ebbe una ridefinizione dello stato giuridico della cappella; il diritto di proprietà della medesima con pertinenze e accessi non veniva infatti più riconosciuto al parroco pro tempore di Transacqua, ma la cappella veniva intavolata come "Chiesa di Sant'Antonio di Padova a Cereda" di rito cattolico romano indipendente appartenente a Transacqua (p.ed. 814) (8).

Da sede curaziale la chiesa di San Marco di Transacqua divenne sede parrocchiale con decreto vescovile n. 3509 del 27 dicembre 1926 e venne affrancata dalla chiesa matrice di Fiera (9). Come per tutte le chiese della diocesi di Trento, la situazione giuridica della chiesa parrocchiale di Transacqua e delle chiese da essa dipendenti venne modificata a partire dalla metà degli anni Ottanta del Novecento, a seguito della L. 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" e del relativo decreto di attuazione D.P.R. 13 febbraio 1987, n. 33, "Approvazione del regolamento di esecuzione della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" (10). Con il D.M. 21 marzo 1986 e soprattutto con il D.M. 30 dicembre 1986, entrato in vigore il 24 gennaio 1987, la Parrocchia di San Marco di Transacqua diveniva ente ecclesiastico civilmente riconosciuto e, dalla medesima data, l'ente Chiesa Sant'Antonio di Padova a Cereda veniva soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) assegnati all'ente Parrocchia di San Marco con sede a Transacqua (11).

Nei pressi del passo Cereda si trova anche un "tabernacolo-capitello dedicato al culto della Beata Vergine di Lourdes, capitello posto sulla pubblica via" fatto costruire da Pietro Pradel su un terreno di sua proprietà. La curia approvava la costruzione e ne riconosceva il carattere di culto pubblico, ma chiedeva che venisse garantita anche una decente conservazione e la manutenzione ordinaria e straordinaria. Questo onere venne assunto dal Pradel che impegnava sé, i suoi eredi e successori alla conservazione e manutenzione richiesta per il capitello. La data della costruzione non è indicata precisamente, ma l'atto notarile viene stilato il 16 luglio 1943 e l'allegato - ossia la lettera con la quale la curia arcivescovile approva la costruzione e detta le regole per il mantenimento dell'edificio - è datato 2 luglio 1943; la costruzione dovrebbe quindi risalire a quest'anno o al precedente (12).

55 Funzioni, occupazioni e attività La cappella di Sant'Antonio venne fondata con il preciso scopo di avere un luogo dove poter celebrare la messa durante l'estate per coloro che abitavano nella zona di passo Cereda, per i fedeli che si trovavano al passo per i lavori di sfalcio e per i numerosi turisti di passaggio. Col passare degli anni la semplice celebrazione della messa non era più sufficiente, tuttavia ogni attività non ordinaria doveva essere autorizzata dal vescovo. Nel 1929 il vescovo concedeva al parroco di Sagron Mis di conservare il Santissimo presso la cappella dal sabato sera fino al lunedì mattina, ma solo per il periodo limitato da inizio luglio fino a metà settembre (13). Nel 1932 il vescovo, che interveniva per assegnare la cura della cappella di Cereda al parroco di Transacqua staccandola da Sagron, concedeva al parroco di Sagron di celebrarvi liberamente la messa e i battesimi, ma per celebrarvi i matrimoni dove ottenere la delega del parroco di Transacqua. Nel 1940 don Natale Pettena parroco di Transacqua chiedeva all'Ordinariato di conservare il Santissimo nella cappella per tutto il periodo in cui, in estate, si celebrava la messa, autorizzazione che negli anni precedenti era stata rilasciata verbalmente. Viste le difficoltà che si incontravano a trovare dei sacerdoti che garantissero le funzioni domenicali, nella maggior parte dei casi era il medesimo parroco di Transacqua che celebrava la messa, ma la binazione delle messe doveva essere autorizzata dal vescovo. Queste concessioni non erano continuative, quindi le autorizzazioni alla conservazione del Santissimo nella cappella di Cereda e la possibilità di binazione, venivano richieste periodicamente; in particolare le richieste aumentarono e si fecero più articolate nel momento in cui a Cereda venivano (anche da fuori regione) gruppi di ragazzi che frequentavano la colonia estiva e per i quali era necessario mettere a disposizione confessori straordinari, luoghi di celebrazione sufficientemente capienti, conservare il Santissimo nel periodo della loro permanenza, in sostanza fornire un adeguato sostegno religioso.

Fonti normative Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, "Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento" Decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987, n. 33, "Approvazione del regolamento di esecuzione della legge 20 maggio 1985, n. 222, recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio Archivio parrocchiale di Transacqua

Note

56 (1) La cappella è costruita sulla ex p.f. 2466/2, ora p.ed. 814 in comune di Transacqua. Nella documentazione relativa alla cappella di Cereda è conservata una breve cronaca della sua costruzione, con l'aggiunta di notizie che tracciano un quadro generale della storia di Primiero. Le notizie erano state raccolte dal medesimo parroco di Transacqua, che ha utilizzato i documenti conservati nell'archivio parrocchiale e poco altro materiale, tra cui qualche aneddoto della tradizione orale. (2) Lettera del 22 giugno 1913 in APT, Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, Carteggio e atti, "Cappella di Cereda e capitello Madonna di Lourdes a Cereda" (C 1.1). (3) La risposta è del 1 luglio ed è scritta sul retro della richiesta del curato; le notizie sull'entità del patrimonio sono invece comunicate con lettera del vicario del vescovo spedita il 14 luglio conservata nel medesimo fascicolo. (4) La data viene indicata nel protocollo della riunione del 12 luglio 1920 tenuta dal comitato (si presume costituito più o meno dai medesimi membri del comitato del 1913) sotto la guida del parroco; la data riportata dalla cronaca scritta nel 1979 indica invece l'apertura il 13 giugno del medesimo anno, ma potrebbe trattarsi di una forzatura per farla coincidere con la festa di Sant'Antonio. (5) La donazione viene da parte di un fedele di Padova, così come scritto nella lettera del 12 ottobre 1921, in APT, Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, Carteggio e atti, "Cappella di Cereda e capitello Madonna di Lourdes a Cereda" (C 1.1). (6) Il primo paragrafo recita "Possunt etiam Ordinarii ex iusta et canonica causa paroecias quaslibet, invitis quoque earum rectoribus et sine populi consensu, dividere, vicariam perpetuam vel novam paroeciam erigentes, aut earum territorium dismembrare". (7) Lettera del 7 ottobre 1932, in APT, Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, Carteggio e atti, "Cappella di Cereda e capitello Madonna di Lourdes a Cereda" (C 1.1). (8) Documento del 14 maggio 1943 in APT, Chiesa di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale chiesa 1929…" (B 2.5). (9) Un copia del documento vescovile di erezione in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Fassioni e atti relativi", (A 8.2). (10) Pubblicate rispettivamente in Gazzetta Ufficiale, 3 giugno 1985, n. 129, S.O. e in Gazzetta Ufficiale, 19 febbraio 1987, n. 14. (11) D.M. 30 dicembre 1986, "Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento", in Gazzetta Ufficiale, 24 gennaio 1987. (12) APT, Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, Carteggio e atti, "Cappella di Cereda e capitello Madonna di Lourdes a Cereda" (C 1.1). (13) Fino all'assegnazione della cappella alla chiesa di Transacqua, la medesima era gestita dal parroco di Sagron; lettera del 29 luglio 1929 e lettera del 7 ottobre 1932 in APT, Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, Carteggio e atti, "Cappella di Cereda e capitello Madonna di Lourdes a Cereda" (C 1.1).

57 fondo C Cappella di Sant'Antonio a passo Cereda, 1913 - 1978 (con documento {44} del 2008)

Buste 1

Soggetti produttori Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Cereda, 1914 luglio 27 - 1987 gennaio 24

58 serie C 1 Carteggio e atti, 1913 - 1978 (con documento del 2008) {45}

Buste 1

Contenuto La documentazione inerente alla cappella dedicata a Sant'Antonio da Padova a passo Cereda è conservata in una busta e consta di due fascicoli di modeste dimensioni e poco altro materiale. Il documento con il quale nel 1943 la cappella di Sant'Antonio viene intavolata come ente autonomo "Chiesa di rito cattolico romano indipendente" chiamata "Chiesa di Sant'Antonio di Padova a Cereda" appartenente a Transacqua (non è più quindi proprietà del parroco pro tempore di Transacqua) è conservato nel fondo della chiesa di San Marco (1).

Note (1) APT, Chiesa di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale..." (B 2.5).

C 1.1 {46} "Cappella di Cereda e capitello Madonna di Lourdes a Cereda" 1913 - 1978 (con documento del 2008) Contiene: - Chiesa di Sant'Antonio da Padova al passo Cereda: carteggio del curato di Transacqua con l'Ordinariato vescovile per dirimere la questione sulla necessità di dotare la cappella di un proprio patrimonio per garantirne la manutenzione e il decoro (1913); diritti da assicurare alla cappella da parte dei proprietari dello stabile su cui insistono due muri della cappella (1921); carteggio con le autorità religiose per l'organizzazione delle messe estive, autorizzazione a conservare il Santissimo nel tabernacolo durante l'intera estate, possibilità di celebrare più messe in un giorno (1922-1958). - Entrate e uscite della cappella di Cereda: le entrate sono costituite dalle elemosine, dalle offerte per le messe e dalle offerte dei fedeli, le uscite sono costituite in prevalenza dalle spese per olio, candele e manutenzione straordinaria, dai pagamenti ai padri Cappuccini e a diversi sacerdoti chiamati a sostituire il parroco nelle celebrazioni (1931-1939). - Dichiarazioni dei beni mobili e stima del valore degli immobili della chiesa di Sant'Antonio in Cereda per il risarcimento dei danni di guerra (1920-1921). - Dattiloscritto con note storiche sulla costruzione della chiesa a passo Cereda (1979). - Foto del dipinto proposto per la chiesetta di Sant'Antonio nel 2008. - Rogito notarile con il quale Pietro Pradel, dopo aver costruito nel prato in località passo Cereda un capitello dedicato alla Beata Vergine di Lourdes, se ne accolla la manutenzione ordinaria e straordinaria (1943). Italiano, latino Busta; carta, cc. 67, fotografie 1

59 Ente Confraternita del Santissimo Sacramento {47}

[1927] - [1949]

Luoghi Transacqua

Archivi prodotti Fondo Confraternita del Santissimo Sacramento in Transacqua, 01/01/1940 - 31/12/1949

Storia Della confraternita del Santissimo Sacramento di Transacqua è conservato nell'archivio parrocchiale un solo registro di cassa compilato tra il 1940 e il 1949, dal quale non emergono particolari notizie in merito alla fondazione o alla gestione della confraternita e non vi si trova alcun documento che permetta di individuare la presenza della confraternita o la sua attività al di fuori del decennio coperto dal registro stesso. Non è quindi possibile definire come fosse organizzata la confraternita del Santissimo di Transacqua, tuttavia si può presumere che seguisse le regole generali delle confraternite simili presenti nelle altre cure del Primiero. Fino al momento in cui una curazia non veniva eretta in parrocchia, non era possibile fondare una confraternita locale, quindi i fedeli della valle di Primiero che aspiravano a divenire confratelli e consorelle del Santissimo dovevano fare capo alla confraternita parrocchiale di Fiera. A Fiera la confraternita era stata fondata con decreto vescovile del 26 ottobre 1850 e il primo articolo dello Statuto stabiliva che essa "è una sola per tutta la parrocchia dipendente dal signor parroco" (1). Nel medesimo statuto veniva fissato in generale il fine della confraternita medesima che è quello di "promuovere il culto del Santissimo Sacramento e la cristiana carità" (Statuto della confraternita del Santissimo di Primiero, Sez, I, par. II). Non si può quindi escludere che, come per le altre realtà del decanato di Primiero, vi sia stato un periodo in cui i fedeli di Transacqua erano iscritti alla confraternita di Fiera e che poi abbiano continuato una propria attività nel momento in cui l'erezione a parrocchia ha permesso la costituzione di una confraternita autonoma. Transacqua venne eretta parrocchia nel 1924 e probabilmente non molto più tardi si costituì una confraternita propria, anche se la documentazione superstite non fornisce informazioni prima del 1940. Per quanto riguarda la conclusione dell'attività, nel registro alla fine delle annotazioni dell'anno 1949 vi è la scritta "Riportate sul registro generale". La nota è di difficile interpretazione sulla base delle notizie possedute, sebbene in questo caso si possa escludere che a questa data indichi ancora una dipendenza dalla confraternita di Fiera, alla quale, fino a che si era aggregati, era necessario fare riferimento per i conti e i pagamenti; non infatti è possibile collegare la sezione della confraternita di Transacqua con quella di Fiera in maniera diretta, dal momento che della confraternita di Primiero si hanno notizie solo fino circa la metà degli anni venti del Novecento (2). La confraternita del Santissimo di Transacqua, per il periodo in cui viene compilato il registro, aveva una media di 120 iscritti, sia confratelli che consorelle, ai quali si aggiungevano circa 50 confratelli della frazione di Ormanico. Le tasse versate dai confratelli rappresentavano le entrate principali, mentre le uscite erano costituite in prevalenza dal pagamento delle messe, dalle spese per gli obiti di confratelli e consorelle, dalle offerte e dalle spese necessarie per il culto e per le finalità della confraternita. 60 Funzioni, occupazioni e attività Le confraternite, fin dalle loro prima organizzazione, si configurarono come associazioni di fedeli che, attraverso una regolare organizzazione, si dedicavano alle opere di pietà e di carità oppure all'incremento del culto pubblico (3). Le confraternite iniziarono a diffondersi nel corso del Medioevo ed ebbero grande espansione nel XVI secolo, invadendo in molti casi gli spazi d'azione riservati ai curatori d'anime. Per evitare che si creassero troppe compagnie in una medesima cura d'anime, spesso molto simili tra loro, la fondazione delle confraternite venne regolamentata da papa Clemente VIII con la bolla "Quaecumque" del 7 dicembre 1604, con la quale le confraternite venivano sottomesse definitivamente al controllo dell'autorità episcopale. La "Quaecumque" stabiliva che non era possibile fondare una confraternita senza il nulla osta dell'autorità ecclesiastica e senza sottometterla alla disciplina prevista dalla chiesa. La vita delle confraternite (e quindi anche la documentazione da loro prodotta) subì diverse cesure tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del secolo successivo. Le disposizioni di Giuseppe II volte al controllo della chiesa e delle associazioni religiose ad essa legate avevano limitato di molto l'azione delle confraternite, che vennero definitivamente sciolte dalle disposizioni del governo bavarese e napoleonico. Con decreto del 18 settembre 1810, n. 218 vennero estesi al Dipartimento dell'Alto Adige i decreti del 15 aprile 1806, 26 maggio 1807 e 25 aprile 1810, che proibivano le confraternite e le associazioni cattoliche e laicali, lasciando in vita solo le confraternite votate al Santissimo Sacramento (4). Le confraternite venivano organizzate da statuti e regolamenti interni che, accettati dai confratelli, venivano sottoposti all'approvazione definitiva dell'autorità episcopale (5). Lo statuto della confraternita redatto per Fiera e per le curazie ad essa legate specificava che "la confraternita del Santissimo Sacramento è una sola per tutta la parrocchia dipendente dal signor parroco" (Sez. I, par. I); il fine della confraternita è "promuovere il culto del Santissimo Sacramento e la cristiana carità" (Sez, I, par. II). Quest'ultimo era in generale lo scopo che può essere attribuito a ciascuna confraternita del Santissimo.

Struttura amministrativa In generale nella confraternite era necessario che vi fosse un sacerdote che si occupasse dell'assistenza spirituale dei confratelli e celebrasse gli atti di culto; la guida amministrativa era demandata invece al priore sostituito, in caso di impedimento, da un vice-priore e aiutato da un numero variabile di consiglieri. Oltre ad un segretario e ad un cassiere venivano inoltre scelti tra i confratelli i responsabili per i diversi servizi per la liturgia: portatori della croce, dei ceri, del baldacchino, responsabili delle processioni, sacrestani e custodi dei beni della confraternita (6).

Fonti normative Decreto 26 maggio 1807 che determina la continuazione della fabbriceria delle chiese parrocchiali e sussidiarie e l'amministrazione dei beni delle Confraternite del Santissimo, art.II e IV Decreto del Regno d'Italia 25 aprile 1810 n. 77 portante la soppressione delle compagnie, congregazioni, comunie ed associazioni ecclesiastiche

Fonti archivistiche e bibliografia Fonti d’archivio Archivio parrocchiale di Transacqua

61 Archivio parrocchiale di Imer Bibliografia BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011

Note (1) Vista la dipendenza delle varie curazie da Fiera, nei fondi archivistici delle confraternite conservati nei diversi archivi parrocchiali di Primiero si trova una copia dello Statuto della confraternita madre di Fiera; si veda in merito Parrocchia di San Giorgio in Mezzano. Inventario dell'archivio storico (1335-2006), a cura dello Studio Associato Virginia, P.A.T., 2014, fondo Confraternita del Santissimo Sacramento di Mezzano, Carteggio e atti, Atto di fondazione (E 3.3); Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Imer. Inventario dell'archivio storico (1651-2008), a cura dello Studio Associato Virginia, P.A.T., 2014, fondo Confraternita del Santissimo Sacramento di Imer, Carteggio e atti, "Confraternita del Santissimo" (F 5.1). (2) Si rimanda alla scheda della confraternita di Fiera di Primiero compilata per la redazione dell'inventario dell'archivio parrocchiale. (3) In generale sulle confraternite e il peso della documentazione da esse prodotta e conservata negli archivi parrocchiali trentini si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, pp. 107-119. (4) Bollettino delle leggi del Regno, 1810, parte II, pp. 898-899. (5) Nel principato di Trento questo era stato previsto dalle costituzioni madruzziane del 1593, cap. LX, si veda "Constitutiones illustrissimi et reverendissimi domini domini Ludovici Sanctae Romanae Ecclesiae tituli Sancti Laurentii in Lucina, presbyteri cardinalis Madrutii, episcopi Tridenti, & c. in dioecesana synodo promulgatae anno 1593, Tridenti apud Ioannem Baptistam Gelminum, 1594". (6) Si rimanda ancora al lavoro di BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini, pp. 107-119.

62 fondo D Confraternita del Santissimo Sacramento in Transacqua, 1940 - 1949 {48}

Quaderni 1

Soggetti produttori Confraternita del Santissimo Sacramento, [1927] - [1949]

63 serie D 1 Registri di amministrazione, 1940 - 1949 {49}

Quaderni 1

Contenuto Nel fondo della confraternita del Santissimo Sacramento è conservato un unico registro (in forma di quaderno), più precisamente un libro giornale delle entrate e uscite della confraternita per il decennio 1940-1949.

D 1.1 {50} "Confraternita del Santissimo Sacramento. Libro cassa particolare. 1940 -" 1940 gennaio 3 - 1949 agosto 21 Quaderno; carta, cc. 10 num., c. 1 n.n., cc. 2-6 num. 16-20; cc. 7-8 num. 30, 31; cc. 9-10 num. 46-47; seguono cc. bianche num. 21- 26

64 INDICE ANALITICO DELLE COSE NOTEVOLI Altari 39

Antonio abate, santo (giorno di) 2

Archivio parrocchiale di Sagron 1

Campane 31, 37, 43

Canonica di Fiera di Primiero 1

Canonica di Transacqua 3, 25, 40

Capitelli 19

Capitello del Crocifisso di Transacqua 20

Capitello della Beata Vergine a Ormanico (Transacqua) 20

Capitello della Beata Vergine a Segnarez (Transacqua) 20

Capitello della Beata Vergine Addolorata ai Noali 20 (Transacqua)

Capitello della Beata Vergine di Lourdes al passo Cereda 20, 43, 46 (Transacqua)

Capitello della Beata Vergine di Pompei a Transacqua 20

Capitello della Madonna a Ormanico (Transacqua) 20

Capitello della Madonna dell'Aiuto a Isola (Transacqua) 20

Capitello dell'Immacolata a passo Cereda (Transacqua) Vedi Capitello della Beata Vergine di Lourdes al passo Cereda (Transacqua)

Capitello di Sant'Antonio a Caltena (Transacqua) 20

Capitello di Sant'Antonio Abate a Transacqua 20

Capitello di Sant'Antonio da Padova a Segnarez 19, 20 (Transacqua)

Cappelle 19

Cimitero 36

Ciresa Enrico (ditta), costruttore d'organi di Tesero 38

Columelli (organizzazioni territoriali del Primiero) 2

Comitato per la costruzione della cappella di Sant'Antonio a 43 Cereda

Concilio di Trento 3, 5, 9, 13

Concordato tra la Santa Sede e il Regno d'Italia 3, 9, 10

65 Congrua 2, 3, 25, 26, 36

Crocifisso al Forno (Transacqua) 20

Crocifisso alle Buse (Transacqua) 20

Crocifisso alle Miniere (Transacqua) Vedi Crocifisso alle Buse (Transacqua)

Custode del cimitero 39

Danni di guerra 46

Decime 3

Direttore d'obiti 39

Diritti di stola 2, 3

Fabbriceria 31, 33

Fabbricieri 31

Fiera di San Michele 2

Fonderia Chiappani di Trento 37

Fossore 39

Inventario dei beni mobili e/o immobili della chiesa 29, 34, 41

Lascito Pierina Boni, Transacqua 41

Lavori chiesa 31, 35, 36, 38

Marzoli della comunità di Mezzano (rappresentanti deputati 2 al governo)

Marzoli (rappresentanti deputati al governo) 2

Massari 31, 33

Melloncelli da Mantova, ditta di orologi da torre e 37 automazione campane

Messe legatarie 2, 21, 25, 28

Messe "pro populo" 2, 21

Organista 39

Organo 31, 38

Orologio da torre 37

Processioni 2

Restauri 35

Sacrestano 26, 35, 39

66 Santo Crocifisso al Belvedere (Transacqua) 20

Sindaci 31, 33

Statua della Madonna di Fatima nella chiesa di San Marco a 20 Transacqua

Statuti della comunità di Primiero (1367) 2, 31

Tamburini Giovanni (ditta) di Crema, fabbrica di organi 38

Visite pastorali 1

67 INDICE ANALITICO DELLE ISTITUZIONI Archivio Diocesano Tridentino di Trento 1, 5, 9, 13

Asilo di Transacqua 36

Beneficio parrocchiale di San Marco di Transacqua 40

Capitolo della Cattedrale di Trento 3

Cappella del cimitero di Transacqua 20

Chiesa di San Marco di Transacqua 1, 2, 23, 28, 31, 35, 36, 37, 38, 40, 41, 42, 45

Chiesa di San Sebastiano di Tonadico 38, 41

Chiesa di Santa Maria Assunta di Fiera di Primiero 1, 2, 3, 31, 43

Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Cereda (Transacqua) 1, 19, 40, 43, 45, 46

Circolo ai Confini d'Italia 2

Commissariato civile del distretto politico di Primiero 29

Commissariato del Governo per la Regione Trentino-Alto 41 Adige, Trento

Comune di Fiera di Primiero 29

Comune di Transacqua 3, 20, 25, 26

Comunità di Mezzano 2

Comunità di Primiero 2

Confraternita del Santissimo Sacramento di Fiera di 47 Primiero

Confraternita del Santissimo Sacramento di Transacqua 1, 47, 49, 50

Congregazione di carità di Transacqua 25

Coro della chiesa di Transacqua 26, 27

Curazia di San Marco di Transacqua 2, 15, 43

Diocesi di Bressanone 15

Diocesi di Feltre 2, 15

Diocesi di Padova 15

Diocesi di Trento 15, 21, 31

Gioventù cattolica femminile di Azione Cattolica di Vittorio 41 Veneto

Giunta provinciale di Trento 1

Governo austriaco 5, 9, 13, 33 68 Governo bavarese 5, 9, 13, 47

Governo napoleonico 47

Governo per il Tirolo e Vorarlberg 33

Impero romano-germanico 2

Legato eredi Depaoli 28

Legato Voltolini 28

Luogotenenza per il Tirolo e Vorarlberg, Innsbruck 26

Ordinariato vescovile di Belluno 36

Ordinariato vescovile di Feltre 36

Ordinariato vescovile di Trento 1, 2, 24, 29, 33, 36, 38, 41, 43, 46

Padri Cappuccini di Trento 41, 46

Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Imer 3

Parrocchia della Madonna di Loreto di Sagron Mis 1, 43

Parrocchia di San Giorgio di Mezzano 1, 3, 29

Parrocchia di San Marco di Transacqua 1, 3, 7, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 17, 19, 26, 28, 29, 31

Parrocchia di San Martino di San Martino 1

Parrocchia di San Sebastiano di Tonadico 1, 3, 29, 41

Parrocchia di Santa Maria Assunta di Fiera di Primiero 2, 3, 29

Parrocchia di Sant'Andrea di Siror 3, 29

Pieve di Primiero Vedi Parrocchia di Santa Maria Assunta di Fiera di Primiero

Principato vescovile di Trento 2

Provincia autonoma di Trento, Commissione Beni Culturali 1

Provincia autonoma di Trento (PAT) 1

Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza ai beni 1 storico-artistici, librari e archivistici

Regno d'Italia 9

Regno d'Italia, Ministero per il culto 33

Regola di Mezzano 2

Regola di Siror 31

69 Regola di Tonadico 2, 31

Regola di Transacqua 2, 31

Sacra Congregazione del Concilio di Roma 21, 33

Santa Sede 36

"Schola cantorum" di Transacqua Vedi Coro della chiesa di Transacqua

Seminario di Trento 41

Suore di Gesù buon Pastore 41

Suore pastorelle Vedi Suore di Gesù buon Pastore

Trento, comitato (territorio soggetto al vescovo) 2

Ufficio dello stato civile 5, 9, 13

70 INDICE ANALITICO DEI NOMI DI PERSONA Alboino, re dei Longobardi 2

Asburgo (d') Alberto III, duca d'Austria 2

Asburgo (d') Giuseppe II, imperatore 2, 47

Asburgo (d') Leopoldo III, duca d'Austria 2

Asburgo (d') Maria Teresa, imperatrice 2

Barbara, santa 20

Bartolomeo, santo 2, 31

Battisti Giovanni Battista da Telve, curato di Transacqua 2, 26, 43

Bazzanella Gioacchino, curato di Transacqua 2, 25

Bonenti Grazioso da Bondo, parroco di Transacqua 3

Busarello Mario da Castello Tesino, parroco di Transacqua 3

Carlo IV di Lussemburgo, imperatore 2

Casetti Albino 1

Clemente VIII, papa 47

Clesio Bernardo, vescovo di Trento 31, 33

Corrado II il Salico, imperatore 2

Cristofori Atanasio, padre OFM Cappuccino, vicario 3 parrocchiale de Bertolis Bortolo, parroco di Transacqua 3

Debertolis Bortolo, di Ormanico 20

Endrici Celestino, vescovo di Trento 3

Ferdinando Someda da Fiera di Primiero, curato di 2 Transacqua

Fonzasio Giovanni da Feltre, cooperatore e curato di 2 Transacqua

Fonzasio Luigi da Fiera di Primiero, cappellano e curato di 2, 25 Transacqua

Gabrielli Giorgio da Predazzo, curato di Transacqua 2, 6

Giorgio, santo 2, 31

Giovanni Enrico di Lussemburgo, margravio di Moravia 2

Gorcia de Lusa, vescovo di Feltre 2

71 Innocenzo XII, papa 21

Loss Giovanni da Imer, parroco di Transacqua 3, 26

Loss Martino da Imer, curato di Transacqua 2, 6, 26

Loss Venanzio da Caoria (Canal San Bovo), parroco di 3 Transacqua, Fiera di Primiero e Sagron Mis

Lucano, santo 2, 31

Lucian Giovanni, albergatore al passo Cereda (Transacqua) 43

Luschin Francesco Saverio, vescovo di Trento 21

Madruzzo Ludovico, vescovo di Trento 15, 31, 33

Malacarne Piergiorgio, parroco di Transacqua e di Sagron 3

Marco, santo 2, 31

Mussolini Benito 3

Nicoletti Luigi da Vigolo Vattaro, curato di Transacqua 2, 6, 25

Ottone I, imperatore 2

Paolo V, papa 5, 9, 13, 15

Pellegrin Luigi, parroco di Transacqua, parroco di Sagron 3, 26

Pettena Natale da Moena, parroco di Transacqua 3, 20

Pietro, santo 2, 31

Pradel Pietro, fondatore del capitello della Beata Vergine di 20, 43, 46 Lourdes a passo Cereda

Sartori Andrea da Levico, curato/parroco di Transacqua 2, 3, 26

Sega Cesare, decano di Primiero 43

Seppi Giuseppe da Ruffrè, parroco di Transacqua 3, 29

Simoni Bortolo, responsabile del crocifisso al Belvedere di 20 Transacqua

Sisinio Rampanelli, padre OFM, vicario parrocchiale di 3 Transacqua

Tedeschi Bartolomeo, pievano di Fiera di Primiero 2

Tissot Martino, missionario saveriano, vescovo di Cheng- 6 Chow (Cina), nato a Transacqua

Udalrico II, vescovo di Trento 2

Welsperg Giorgio, conte 2

Zeni Duccio, parroco di Transacqua, Fiera di Primiero, 3 Sagron, Tonadico, Transacqua e Siror 72 73 INDICE ANALITICO DEI TOPONOMI Alpi, catena montuosa 2

Bastie, bosco presso il passo Cereda 43

Belluno 2

Belvedere, località di Transacqua 20

Bolzano/Bozen 2

Brocon, passo 2

Caltena, località di Transacqua 20

Canal San Bovo 2

Canali, torrente 3

Cereda, passo (comune di Transacqua) 2, 19, 20, 43

Cesiomaggiore (BL) 2

Chiusa/Klausen (BZ) 2

Cismon, torrente 1, 2, 3

Cismon, valle 2

Claudia Augusta Padana, via 2

Feltre (Belluno) 2

Fiera di Primiero 2

Fol, divisione territoriale di Transacqua 2

Forno, divisione territoriale di Transacqua 2, 20

Grigno 26

Imer 31

Isola, località di Transacqua 20

Isolabella, divisione territoriale di Transacqua 2

Merano/Meran (Bolzano) 2

Mezzano 2, 31

Navoi, divisione territoriale di Transacqua 2

Noali, località di Transacqua 20

Ormanico, divisione territoriale di Transacqua 2, 20, 47

Paolina, via 2

74 Passo Rolle, località 2

Pieve, frazione di Transacqua 2

Praloatti, località di Transacqua 43

Primiero 1, 2

Rovereto 2

Sagron Mis 2, 43

Sangrillà, divisione territoriale di Transacqua 2

Schener, valle 2

Segnarez, località di Transacqua 19, 20

Siror 2

Tesero 38

Tesino 2

Tirolo 2

Toè, divisione territoriale di Transacqua 2

Tonadico 2, 31, 43

Transacqua 2, 6

Trentino 9

Trentino Alto Adige 2, 43

Valle del Primiero 2, 31, 47

Valle dell'Adige 2

Valle di Fiemme 2

Valle Isarco 2

Valsugana 2

Veneto 2, 43

75