GIOVAN BATTISTA QUAGLIATA.

- Tutto il seicento messinese è da studiare e va~ ma non altrettanto come compositore, i due più gliare, giacchè nulla finora si è scritto intorno ai forti e caratteristici, indubbiamente, restano Alon~ vari pittori che si segnalarono in quell" epoca, onde zo Rodriguez e Giovanni ~agliata. Verrà più immeritata ne è stata l'ignoranza fuori della cer~ tardi con bella nobiltà d' espres~ chia delle mura cittadine e non sempre equo il sione ma con non pari virtù coloristica. giudizio di coloro che hanno esaltati alcuni e co~ Il Rodriguez, sotto l'influenza del , perto d'oblio altri, superiori di merito (I). modella vigorosamente le teste dei suoi personaggi La critica d'arte ha taciuto completamente su e ne esprime la fisonomia improntata ad un severo di essi come in generale· su altri pittori siciliani, al~ realismo, e cosÌ il Quagliata, il quale riesce inol~ l'infuori del Monrealese, l'unico che si è salvato tre valoroso ed efficace compositore, pieno di fe~ dalla ingiusta trascuranza. stosità, e con quel senso della decorazione che l migliori pittori messinesi non sono mai stati egli apprese dal suo grande maestro Pietro da valutati, oltre che per il destino comune che ha Cortona. E intorno al Quagliata appunto intendo colpito J'arte siciliana, per una doppia disgra.zia, ora so{fermarmi. quella cioè di aver perduto molto della loro pro~ Come in generale dei pittori messinesi, poco co~ duzione nelle catastrofi che funestarono ripetuta~ noscia~o della vita e dell'attività del Quagliata, mente la loro povera città, e di aver viste de~ e sole fonti per noi sono sempre J'Hackert (2) e il turpate le loro opere da restauri o meglio rifa~ Grosso Cacopardo (3). cimenti addirittura, per mano di imbrattatele, o Sulla scorta di entrambi sappiamo ch' egli, fi~ maltrattate da incurie e da tante altre dolorose glio di pittore, nacque in nel 1603, e che, vicende. dopo aver appreso i rudimenti del\' arte dal fratello Essi insomma, fuori di Sicilia, sono stati sem~ maggiore Andrea, derivante dai Comandè, stimati pre proprio degli ignoti, e solo ora che nel Mu~ pittori messinesi della fine del cinquecento educati seo di Messina se ne può fare una sufficiente ras~ a Venezia, si recò a Roma giovanissimo a spese segna, dopo opportuni restauri e pulimenti che van~ del Comune, che allora non mancava di aiutare i no gradatamente compiendosi, si può cominciare promettenti ingegni, e, attratto dalla fama che vi a dare quell' unicuique suum che è un atto di godeva il Berrettini, volle allogarsi nella sua scuo~ doverosa giustizia, attenuare esalta menti esagerali la. E nella città eterna, dove si accasò con una e rendere il dovuto posto ad altri finora poco ap~ giovinetta romana, trascorse molti anni, molto pro~ prezzati. babilmente coadiuvando il maestro nei suoi pode~ A canto ai Catalano, padre e figli, infatti, che, rosi affreschi, e forse anche nelle opere di archi~ pur non essendo privi di qualche buona qualità, tettura, arte da lui egualmente appresa dal Cor~ non lasciano di presentarsi come pedissequi imita~ tonese e che egli ama di far campeggiare nel fondo tori di modelli del loro tempo, e specialmente il dei suoi dipinti. Ma poi, preso da nostalgia, ed in~ vecchio, cosÌ fedele agli esemplari barocceschi, e vogliato dalla notizia della operosità in patria del ad Antonio Alberti, soprannominato il Barbalonga, Barbalonga e del Rodriguez, volle farvi ritorno, seguace del Domenichino, bravo come ritrattista come pare, verso il 1638.

381 I suoi concittadini lo apprezzarono e lo colma­ la Madonna di G. P. è una sua Predicazione di rono di commissioni, la curia vescovile gli diede S. Severio, mentre il Lanzi, che deve ritenersi più incarichi importanti per il Duomo, il Senato gli esatto, la dà in Roma; ed indi ricorda come esi­ conferÌ il titolo onorifico di pittore Camerale (4). stenti in Messina una S. Cecilia fra un coro di an­ Tanto lavoro gli geli nella chiesa dei concesse una certa musici, quattro agiatezza e in siffat­ grandi tele nella tri­ ta guisa che, come buna del!' Annun­ scrivono i suoi bio­ ziata dei T eatini, grafi, egli potè vi­ rappresentanti la vere signorilmente; Natività della Ver­ ma, d'altro canto, gine, la Presenta­ la sorte gli fu av­ zione al tempio, la versa, e dolori mo­ Purificazione e rali, cagionatigli l'Assunta, una dalla cattiva con­ Vergine del Rosa­ dotta di due suoi rio in S. Domenico figliuoli, gli avvele­ ed altra nella chiesa narono l'esistenza, della Vittoria, un e afflitto dalla ce­ T ransito di S. Giu­ cità, chiuse i suoi seppe ed una Co­ giorni appena set­ ronazione della tantenne nel 1673. Vergine in S. Cri­ Poco rimane og­ stoforo, vari quadri gi del QJagliata, nell' Archivio capi­ essendo stati a lui tolare del Duomo, fatali i due terremo­ altri nel Museo Pe­ ti del 1783 e del loritano, ecc. 1908, ma tuttavia Ma, oltre a ciò, bastano i pochi egli sviluppò la sua esemplari soprav­ maestria nei grandi vissuti a rivelarci il affreschi che deco­ carattere del pit- G. B. Quagliata: La Madonna di Montevergine - Messina, Museo Nazionale. rarono le chiese tore. messinesi e di cui Però occorre essere guardinghi, giacchè talora unico esempio rimasto è quello della tribuna del si confonde l'opera degli imitatori con quella sua Duomo dove rese quattro grandi scene sacre lo­ propria che ha una caratteristica ben decisa cosÌ cali, e cioè la Morte di S. Alberto, la Predica­ nella composizione come nel colore. zione di S. Paolo, l'Ambasceria dei messinesi Il Grosso Cacopardo enumera vari dipinti di alla Vergine ed il Martirio di S. Placido e com­ lui, ma dove rinvenirli dopo l'immane disastro? pagni, tutte con figure larghe e piene di movimento Credo che sia ormai vana ogni speranza. Egli av­ e con sfondi architettonici ricchissimi. verte erroneamente che in Napoli nella Chiesa del- Fra i quadri superstiti ricordiamo, per ordine

382 • di data, quello grandioso rappresentante S. Gre­ tettonici, ecc. Anche in esso troviamo la firma e gorio in atto di celebrare la messa, un tempo nella la data: Giovanni Quagliafa P. /658. Sembra chiesa di S. Gioacchino, e recante la firma e la data: che r artista, in alcuni dettagli, volesse dare la mi­ ]. Bia Qitagliaia sura della sua pe­ F. Cai. /639. La rizia nel disegno e tela, piena di com­ nel colore, e in al­ pOSIZIOne e con nu­ tr.i, quasi a bella merose figure, ha le posta, lasciasse cor­ caratteristiche pro­ rere alcune scorret­ prie del pittore tut­ tezze, contentan­ to compenetrato del dosi solo dell' effet­ fare del Berrettini, to decorativo del­ con le teste dei per­ l'insieme. E l'effetto sonaggi assistenti difatti l'ottiene. alla solenne cerimo­ Su, in alto, in nia vivificate da spi­ gloria sulle nubi, è rito di verità, con raffigurata la Ver­ ridondanze archi­ gine sedente col tettoniche nell' am­ Bambino ignudo biente sacro e con sulle'gambe, in alto gli angioli festosi, questi di versare graziosamente mo­ fiori nelle mani di dellati. Il dipinto è S. Francesco stante gravemente dan­ genuflesso, mentre neggia to, ma io in basso si erge a confido nella mano destra la figura di del restauratore che S. Chiara con reli­ saprà ridonarmelo quario e palma, e a alla sua bella luce sinistra si profila la primitiva. fisonomia caravag­ ~esto quadro gesca di un altro è inoltre importante santo francescano per la data, perchè con espressione fie­ ci dimostra come G.~ B. Quagliata: La u,munione di S. Benedetto - Mes.ina, Museo Nazionale. ra e con lo sguardo già in quell' anno il volto verso il ri- Quagliata fosse tornato in patria, e forse da guardante. Alla sinistra del quadro si legge il nome qualche tempo. di una Soru Margarita Marchesi che si riferisce, Dal grande quadro di S. Gregorio a quello di . a quanto pare, alla dedicante rappresentata in una Montevergine, rappresentante la Madonna degli piccola figura in basso allo stesso dipinto. Angeli, si ripete lo stesso carattere del pittore, cioè Il quadro era dapprima quasi irriconoscibile, quello delle forti ombreggiature, del 'modellato sa­ talmente ricoperto appariva di vecchi ritocchi, di piente, specialmente nelle mani, degli sfondi archi- spalmature di chiara d'uovo e macchie di umidità,

383 e si deve alla mano abile del prof. Gualtiero de freschezza, mercè le cure del bravo restauratore Bacci Venuti se potè riacquistare \' originario colore. Riccardo de Bacci Venuti. Altro quadro firmato, esistente pure nel Museo Esso rappresenta il santo di Norcia con folta di Messina, è quello dei SS. Cosimo e Damiano, e lunga barba, cadente, moribondo, nel tempio, proveniente dalla vecchia congregazione dei Me­ nell' atto che riceve la sacra ostia dinanzi all' alta - • dici e Speziali, ma re su cui ardono. i esso semhra inferio­ ceri, circondato dai re di merito ai pre­ suoi correligionari, cedenti. uno dei quali pian­ Un altro, rap­ gente. presentante S. Pao­ La scena è resa lino, della Confra­ nella sua dramma­ ternita degli Orto­ tica potenza, e \' ef­ lani, viene a lui at­ fetto è grandioso e tribuito; in esso è solenne. C'è chi ha eguale la tecnica e voluto vedervi una il modo di aggrup­ imitazione poco fe­ pare le figure, ma lice della celebre non felice \' effetto Comunione del dell'insieme. Domenichino, ma, Escludo poi in secondo me, a tor­ modo assoluto che to. Il Quagliata do­ siano del Quagliata vette certamente una Natività della aver veduto il qua­ Vergine e una Pu­ dro dello Zampieri rificazione prove­ e non potè fare a nienti dalla chiesa meno di ricordarlo; dell 'Annunziata ma da ciò ad imi­ dei T eatini (come tarlo ci corre, e pare due dei quat­ crediamo che la di- Andrea Quagliata: La Conversione di un giovane cavaliere. tro pannelli indicati , Chiesa del Carmine. versi tà sia palese dal Grosso Caco­ nella disposizione pardo) ed oggi in Museo, che per disegno e co­ generale e nell' atteggiamento dei personaggi. lore si allontanano dalla maniera nobile del mae- Il dipinto non è firmato, ma esso, a parte l'au­ stro; e cosÌ pure una molto scadente composi­ torità della tradizione che costantemente glielo at­ zione raffigurante S. Giacomo di Campostella, tribuisce, è evidentemente suo, e denota il perio­ lavori tutti da ascriversi piuttosto ad imitatori. do della maturità quando egli lascia alcune tinte Ma fortunatamente si è salvato quello che il . profonde e violente e si accosta ai chiari, dando Grosso Cacopardo chiama il suo capolavoro, il alla generalità cromatica un colorito rosa-vecchio grande quadro di S. Benedetto, un tempo nel mo­ che ne fa vibrare tutto \' insieme. Sotto questo nastero di S. Barbara, che, uscito molto danneg­ punto di vista si avvicina molto ai grandi affreschi giato dal terremoto, è tornato alla sua primitiva del Duomo, i quali si presentano superbi nella loro

384 architettura e nelle colossali figure, e che se oggi Credo quindi importante rivelare )' esistenza di non possono fotografarsi per le impalcature che li un suo dipinto in una chiesa di Taormina (al Car­ coprono, speriamo possano esserlo in un non lon­ mine) proveniente da S. Agostino. tano avvenire dopo che saranno restaurati degna­ Rappresenta un giovane cavaliere, riccamente mente. vestito, dal volto soffuso di malinconia come si T utte le opere sicuramente appartenenti al Qua­ vuole fosse sempre quello del pittore, a cui un gliata esprimono quanto il pittore apprese dal forte arcangelo indica la via del cielo, ove in alto sono maestro: grandiosità di composizione, messa in aggruppati le figure dell' Eterno, della Vergine e iscena sontuosa e superba con sfondi magnifici, di Gesù fra angioletti. pennellata sfarzosa, e colore vivace. T utti i particolari dell' abito, cosi del giovine Egli è il vero decoratore, egli è architetto, e come del)' arcangelo, sono diligentemente curati, sebbene ci manchino opere e documenti per affer­ e i colori smaglianti. In fondo ii vede un paesag­ marne quest'ultima qualità, possiamo tuttavia es­ gio con case di campagna, e, a pochi passi, una serne certi. donna distesa per terra ed un uomo barbuto con Soltanto una ben magra notizia ci viene traman­ bordone di pellegrino, mentre in alto un angelo data dal Grosso Cacopardo e cioè quella che egli reca fra le mani un' anima, in sembianze di fan­ attese al compimento della famosa custodia (vulgo ciulla. macchinetta) del Duomo di Messina (5). Non sappiamo a quale leggenda e a quale mi­ Il Quagliata insomma è un vero talento di ar­ racolosa conversione si riferisca il bel dipinto fi­ tista che all'arte messinese recò tutto il corredo di nora negletto e abbandonato che ricorda nei co­ cognizioni apprese dalla magnifica mano del Cor­ lori non più il tocco rapido e vigoroso del deco­ tonese, rivaleggiando con un altro forte tempera­ ratore Giovanni, ma il pittore che dei veneziani mento, Alonzo Rodriguez, degno anch'esso di volle imitare la trasparenza e la brillante tavolozza. una illustrazione speciale, ed oscurando il Barba­ In basso si legge: lo. Andreas Quagliala longa a lui certamente inferiore. Pingebal /667, data che ha importanza per la Ma se la fortuna postuma fu ingrata a Giam­ vita del pittore. battista Quagliata come in genere a tutti i pittori Debbo intanto avvertire che non è ben chiara messinesi, ingratissima fu al fratello Andrea, di )' ultima cifra, ma a me pare di leggervi il 7; co­ tendenze artistiche diverse, di colorito lucido e munque, credo che siamo sempre dopo il 1660, chiaro, e come manifestante un riflesso della gran­ anno indicato finora erroneamente dai suoi biografi de arte veneziana del cinquecento. come quello di sua morte. Le sventure che afflissero la patria sua, Messi­ Ed ora, dopo la scoperta di Taormina, non na, ne distrussero )' opera pittorica, di guisa che il resta che sperare in altri paesi della provincia Grosso Cacopardo non potè indi carne che solo un messinese dove possa rintracciarsi qualche altro quadro, un Transito di S. Giuseppe, nell' Annun­ suo dipinto che valga a recare maggior luce an­ ziata dei T eatini, che andò perduto nell' ultimo che su questo nobile, dimenticato artista. disastro. ENRICO MAUCERI.

(I) Fra gli scrittori non isolani unico forse ad occuparsi del Qua­ (3) Memorie del pii/ori messinesi e degli esleri che in Messina gliata è il Lanzi nella sua SIoria pil/orica, (Ed. Pisa 1815 - Tom. fiorirono dal sec. XII sino al sec. X/X. Messina 1821. Il, pago 344), ma egli lo pospone al Barbalonga da lui e,altato come (4) Cfr. GALLO - Annali di Messina, App. Tom. I. pago 53. grande maestro. (2) Memorie dei 'Pittori messinesi, Opera rara .tampata in Na­ (5) Op. ciI. pago 160. poli nel I 792.

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