Rete Idrografica Minore Naturale Di Pianura Relaz
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Progetto di integrazione al piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6-ter Rete idrografica minore naturale di pianura Relazione LINEE GENERALI DI ASSETTO IDROGEOLOGICO E QUADRO DEGLI INTERVENTI BACINO DEI TORRENTI CERONDA E CASTERNONE INDICE 1. Introduzione...................................................................................................................4 2. Riferimenti .....................................................................................................................5 3. Caratteristiche generali .................................................................................................6 3.1. Aspetti idrologici e idraulici.........................................................................................8 3.1.1. Torrente Ceronda Caratteristiche generali............................................................8 3.1.2. Torrente Ceronda Portate di piena .................................................................... 10 3.1.3. Torrente Casternone Caratteristiche generali ..................................................... 11 3.1.4. Torrente Ceronda Portate di piena .................................................................... 13 3.1.5. Messa a punto del modello idrodinamico di simulazione..................................... 13 3.2. Delimitazione delle aree allagabili.............................................................................. 15 3.3. Aree storicamente esondate..................................................................................... 16 4. Assetto di progetto ....................................................................................................... 16 4.1. Torrente Casternone: dall’abitato di Navei – a Brione................................................... 16 4.1.1. Sintesi delle criticità e delle esigenze di intervento strutturale ............................. 16 4.1.2. Interventi principali .......................................................................................... 17 4.1.3. Azioni non strutturali : Fasce fluviali ................................................................. 17 4.2. T. Casternone: da Brione – alla confluenza col torrente Ceronda .................................. 18 4.2.1. Sintesi delle criticità e delle esigenze di intervento strutturale ............................. 18 4.2.2. Interventi principali .......................................................................................... 19 4.2.3. Azioni non strutturali : Fasce fluviali ................................................................. 19 4.3. Torrente Ceronda: dall’abitato di Varisella – alla confluenza col torrente Casternone ............................................................................................................. 19 4.3.1. Sintesi delle criticità e delle esigenze di intervento strutturale ............................. 19 4.3.2. Interventi principali .......................................................................................... 20 4.3.3. Valutazione sommaria dei costi di intervento..................................................... 21 4.3.4. Azioni non strutturali : Fasce fluviali ................................................................. 21 4.4. Torrente Ceronda: confluenza col torrente Casternone – confluenza col torrente Stura 22 4.4.1. Sintesi delle criticità e delle esigenze di intervento strutturale ............................. 22 4.4.2. Interventi principali .......................................................................................... 24 4.4.3. Valutazione sommaria dei costi di intervento..................................................... 25 4.4.4. Azioni non strutturali : Fasce fluviali ................................................................. 25 2 3 Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico nel bacino dei Torrenti Ceronda e Casternone 1. Introduzione L’Autorità di bacino del fiume Po ha condotto sulla rete idrografica, a partire dal 1995, attività di ricognizione, di studio e di predisposizione del Piano, attraverso il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali. Sono stati avviati prioritariamente i Sottoprogetti: SP 1-Piene e naturalità degli alvei SP 2- Stabilità dei versanti Nel 2000 è stato infine promosso il Sottoprogetto SP 4 Rete idrografica minore naturale e artificiale che prende in esame il restante sistema idrico naturale e artificiale nelle aree di pianura e di fondovalle montano, presenti in ciascuno dei 9 ambiti in cui è stato suddiviso il territorio compreso tra i principali affluenti del Po, con l’obiettivo di integrare il quadro delle conoscenze circa le criticità idrauliche presenti: - lungo i corsi d’acqua naturali del reticolo secondario naturale e artificiale - nei nodi critici intesi sia come singole località dove i fenomeni di esondazione coinvolgono insediamenti abitativi, produttivi e infrastrutture di grande importanza, sia come parti di reticolo idrografico minore il cui assetto idraulico è completamente compromesso dalle mutate caratteristiche del territorio su di esso idraulicamente gravante. Dopo una fase preliminare consistente nell’inquadramento generale di tutto il territorio in esame, nella individuazione delle problematiche più rilevanti, nell’acquisizione dei dati esistenti al fine di definire le esigenze di approfondimento conoscitivo per i diversi temi di studio, si è proceduto per il 4 corso d’acqua in oggetto allo svolgimento delle attività previste dalla prescrizione tecnica di disciplinare riepilogate nel seguente elenco: - Caratterizzazione geometrica, geomorfologica e idraulica del reticolo idrografico delle aree soggette ad allagamento; - Catasto delle opere idrauliche; - Aggiornamento e sistematizzazione dell’idrologia di piena; - Valutazione del pericolo attuale di esondazione; - Caratteristiche socio - economiche delle aree soggette ad esondazione; - Censimento delle emergenze storico - culturali, naturalistiche ed ambientali; - Delimitazione delle fasce fluviali per assegnati tempi di ritorno; - Definizione delle linee di assetto e relative opzioni di intervento. Complessivamente lo studio ha portato a: - una rappresentazione sintetica delle zone a diverso grado di pericolosità e di rischio - alla individuazione dei criteri e delle opzioni di intervento per il progressivo conseguimento di una riduzione del rischio attuale a livelli compatibili. Sono così disponibili gli elementi conoscitivi per predisporre una integrazione al PAI riguardante i corsi d’acqua del reticolo idrografico secondario naturale. 2. Riferimenti L’attività di analisi è stata sviluppata con riferimento al seguente studio, reso disponibile dalla Regione Piemonte: “Studio geomorfologico e idrologico dei bacini idrografici e degli alvei dei torrenti Ceronda e Casternone” del novembre 1998 commissionato dai comuni di Venaria Reale (capofila), Cafasse, Druento e Pianezza, Comunità Montana Val Ceronda e Casternone, Ente di Gestione del Parco Regionale La Mandria, Provincia di Torino. Lo studio ha riguardato i seguenti tratti: - Torrente Ceronda da km 2 a monte della confluenza dei rii Riana, Rablera e Adreil fino alla confluenza nel Torrente Stura; 5 - Torrente Casternone dalla confluenza dei rami che scendono da Punta dell’Arpone e dal Colle della Portia fino alla confluenza nel Torrente Ceronda. Lo studio è stato sviluppato attraverso differenti fasi successive tra cui: - acquisizione dei dati storici connessi ai corsi d’acqua ed al loro comportamento; - rilievi di campagna; - caratterizzazione idrologica dei bacini ed applicazione di un modello monodimensionale per la valutazione dei livelli di piena in moto permanente. 3. Caratteristiche generali Il Ceronda trae origine dalla confluenza di alcuni impluvi alimentati da diverse sorgenti allineate ad una quota altimetrica di circa 1200 m e poste lungo le pendici del M. Druina, M.Colombaro e M. Lera, le cui linee di cresta delimitano il bacino la cui altitudine media è di 625 m s.m. Il Casternone nasce dalle pendici meridionali del M. Arpone, a quote comprese tra 1100 m e 1300 m circa. La quota media del bacino è di 650 m s.m. Sia il Ceronda che il Casternone sono caratterizzati da un alveo con morfologia monocursale, in cui tratti rettilinei si alternano ad altri sinuoso-regolari. Localmente la notevole quantità di depositi alluvionali in alveo determina la formazione di barre con creazione di rami multipli effimeri la cui attivazione è legata ad occasionali eventi di piena. I materiali alluvionali in alveo mostrano una granulometria progressivamente decrescente da monte verso valle, pur restando costantemente nell’ambito dei depositi ghiaioso-ciottolosi. Dal punto di vista geologico il territorio in oggetto può essere suddiviso in due settori geologicamente distinti, l’uno comprendente i rilievi estesi nella porzione nord-occidentale del bacino è scavato nel substrato cristallino relativamente omogeneo, l’altro relativo al settore collinare e di pianura in cui si sviluppano estese e potenti formazioni detritiche di ambiente continentale modellate in più ordini di terrazzi. Il basamento cristallino è riferibile alla grande massa di rocce ultrabasiche conosciuta con il termine di “Massiccio di Lanzo” costituita da peridotiti che nelle parte più esterne di tale unità tettonica passano a serpentiniti. 6 I terreni di copertura sono costituiti da depositi fluvio-lacustri in facies Villafranchiana, da unità glaciali e fluvioglaciali in parte (settore meridionale) riconducibili al complesso glaciale di Rivoli-Avigliana.,