Koefia E La Sua Accademia Una Storia Di Alta Moda Italiana
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Koefia e la sua Accademia Una storia di alta moda italiana a cura di Serena Bedini e Daniele Baggiani La contessa Koefia con Emilio Schuberth e le allieve figuriniste, nel1955 Ringraziamenti ueste poche pagine sono il risultato di fatti che non sarebbero stati co- Q nosciuti senza il contributo di molte persone. I curatori le ringraziano infinitamente. Persone o incontrate di persona, o perché autori e au- trici di studi e ricerche, testimoni di vicende tutte a loro modo importanti per definire la figura e l’insegnamento di una grande donna: la contessa Alba Toni Brasini, in arte "Koefia". La scuola che da lei prende il nome, fondata insieme al marito Ugo nel 1951, deve a tutti loro incondizionata gratitudine. Tra co- loro che hanno vissuto e lavorato insieme alla contessa ci è d'obbligo ringra- ziare il Prof. Giuseppe Di Pasquale, attuale proprietario e Direttore dell'Ac- cademia, che negli anni ‘70 ne fu allievo modello. I suoi racconti pieni di det- tagli commoventi, sono una miniera di fatti per la storia dell’alta moda ro- mana. Bianca Maria Piccinino, storica giornalista RAI, Bonizza Giordani Ara- gno e Bianca Lami, storiche della moda, hanno pubblicato in vari tempi noti- zie intorno a Toni Alba e alla sua scuola. Le ringraziamo per il prezioso con- tributo. Così come per le loro testimonianze i giornalisti, famosi o meno, che nei loro articoli hanno ci hanno lasciato traccia dei nobili fatti di Koefia. Nominiamo idealmente tutti i collaboratori che dai decenni più lontani fino a oggi hanno tenuto alto il nome della scuola e della sua fondatrice. Que- sta storia è a loro modestamente dedicata. Infine gli studenti dell’Accademia, passati, presenti e futuri. Qualcuno stilista in prestigiose maison, tanti altri professionisti dell’alta moda e première di note sartorie. Ma tutti dediti, per sempre, a confermare, con la qualità di cui sono capaci, l’eccellenza della moda italiana nel mondo. Esattamente ciò che Toni Alba Brasini Koefia desiderava. Sommario MADAME KOEFIA, UNA PERSONALITÀ DELL'ALTA MODA ITALIANA 7 Grandi propositi e un metodo esclusivo 8 Dal 1913 ai primi anni '50 10 Il fascino di un nome: "Koefia" 14 L'incontro con Mya Salvati a Roma 16 1951. L'ACCADEMIA KOEFIA APRE I BATTENTI 18 GLI ANNI '50 E '60 21 Le allieve: le qualità dell'insegnamento 25 La Rassegna KOEFIA 28 L'ALTA MODA A ROMA 31 La Camera Nazionale della Moda Italiana 32 GLI ANNI '70 E '80 34 DAGLI ANNI '90 AD OGGI: LA FORTUNA DI UNA SCUOLA CUSTODE DELL'ALTA MODA ITALIANA 37 L'ATELIER, PER UNA DIDATTICA DI ECCELLENZA 39 APPENDICE FOTOGRAFICA 43 Madame Koefia, una personalità dell'alta moda italiana «La contessa Koefia è una piccola donna con un gran ciuffo di capelli scuri com- posti, ma senza particolare cura, sulla fronte. Koefia è il suo nome di battesimo, in Romagna succede. È nata infatti a Ravenna. Il suo cognome è Toni. Da bam- bina, invece di studiare aritmetica, preferiva tagliare i modelli. Tutta la famiglia Toni si vestì per quindici anni (da quando Koefia ne aveva quattro) con modelli Koefia. A diciannove anni Koefia scoprì una nuova tecnica rivoluzionaria, quella di tagliare i modelli non sul tavolo, ma sul manichino»1. È il 1955. Accademia Koefia è una istituzione formativa della moda a Roma, attiva da alcuni anni, di un certo successo. La giornalista racconta di un nome che affascina, proprio ciò che la contessa desiderava. Koefia, infatti, non era il nome di battesimo della fondatrice, ma il suo nome d'arte. Al secolo Alba Toni, cognome molto diffuso in Emilia-Romagna, la sua terra di provenienza, aveva scelto questo pseudonimo per il suono esotico, che rimaneva impresso. Un nome raro e prezioso, con cui Alba Toni era entrata in punta di piedi sulla scena dell'alta moda italiana. Grandi occhi marroni-verdi, il naso diritto, belle labbra e un fisico formoso, come la moda degli anni cinquanta prediligeva. Questa era ma- dame Koefia, contessa Brasini. Una donna dotata di forte temperamento, ma dai modi gentili, molto comunicativa per quel suo modo di fare, profon- damente simpatetico, tipico di coloro che provengono dall'Emilia, vuoi per l'accento, vuoi per l'atteggiamento cordiale con cui in quelle zone ci si pone rapporto con gli altri. Non pochi sono i commenti sulla personalità di Koefia reperibili ne- gli articoli dei rotocalchi a lei dedicati, in cui si dà notizia dell'apertura della Casa Creatrice di Modelli Alta Moda Koefia a Roma, nel quartiere Prati, a due passi dal Vaticano. Dalle numerose interviste di quegli anni si hanno altri particolare della sua personalità. Ne esce il ritratto di una 1 La tuta nera garantisce un avvenire alle ragazze, Roma, 30 ottobre 1955, articolo apparso su L'Europeo 524. donna sicura di se stessa, volitiva e decisa, ma anche dotata di grande gen- tilezza d'animo: «Koefia è una modellista piena di buon gusto e di volontà, che sa affrontare, con spirito sereno e tenace, una mole di lavoro non indif- ferente, quale è quello di scegliere, coordinare e unificare, secondo una di- rettrice sola, le varie creazioni di modelli che saranno sottoposti alle sar- torie d'alta moda, prima, e alle sarte secondarie, poi, per le confezioni»2. Chi la incontrava rimaneva impressionato dalla sua determinazione, cui sapeva unire fascino e mistero. Grandi propositi e un metodo esclusivo Questa sua salda volontà di riuscire, l'entusiastica attitudine al la- voro, la capacità di trovare sempre nuovi spunti, rendono madame Koefia un personaggio chiave nel panorama della moda italiana allora nascente. Alba Toni desiderava, infatti, creare un proprio stile italiano, pro- porre alle donne un modo di essere eleganti che fosse riconoscibile in tutto il mondo, differente rispetto alla moda transalpina allora imperante. Forte di questa ambizione, negli anni cinquanta la Casa Creatrice di Modelli Alta Moda Koefia si propose così come punto di riferimento per la moda. Riferendo del progetto di madame Koefia «per l'affermazione della "Moda Italiana"», il giornalista dava conto di quanto fosse “ indispensabile la crea- zione della "linea nuova", creazione che, per essere unitaria, ha bisogno di un ambiente estraneo e al di sopra delle singole sartorie […] Quest'anno, per la primavera-estate 1952, Koefia ha lanciato la sua "linea nuova" con la creazione della "lorica", una specie di tunica sciolta in vita, senza cinture o cuciture di corpetto a gonna, ma con la vita stretta a busti sottostanti così da apparire appena segnata nel movimento, con effetti di sciolta na- turalezza e particolare signorilità»3. La "lorica", per inciso, era un'armatura-corazza di età romana, tipica dei legionari; di cuoio o di metallo, fatta a maglie segmentate, che in alcuni tipi arrivava fino al ginocchio. Koefia aveva scelto questo nome per la sua 2 Trionfo della moda italiana. La nuova linea di Koefia, 1952, Roma. Articolo a firma "Anna", apparso su Il Commercio d'Italia, p.3. 3 Ivi. - 8 - creazione scopi evocativi, riferendosi alla storia del costume, per comuni- care forza e determinazione. Com'era nel suo stile. Possiamo senz’altro considerare Koefia una donna manager. Una donna lungimirante e vigorosa, capace di proporre il suo stile in un mo- mento cruciale per la moda italiana. Nel 1956, indicando le tendenze della moda italiana per il “fantastico 2000”, Koefia asserisce orgogliosa: «mi sento all'avanguardia, molto all'avanguardia». Nel 2000 “ci si vestirà di bianco o turchese, con calzoni e giacchette”4. L’innovazione concerneva anche il metodo di progettazione degli abiti, il cartamodello tridimensionale, da lei inventato giovanissima, a di- ciannove anni. «Non più taglio sul tavolo […] con regole geometriche che spesso nulla hanno a che fare col soggetto che dobbiamo vestire, ma tagli direttamente sul manichino, così da non perdere di vista la figura e sapere da dove ha origine un difetto»5. Ingegnosa, vulcanica, lavoratrice indefessa, a partire dal suo trasfe- rimento a Roma Koefia riuscì a dar corpo al suo progetto, quello di affian- care all’atelier di modellistica un'Accademia di formazione, la prima nel suo genere, dimostrando un fervore e una capacità immaginifica fuori dal comune. Le interviste del tempo testimoniamo del suo furore creativo, ad esempio quando descrive l'impianto didattico della nuova scuola. «Dopo il successo del corso per modellisti – nota l'articolista – la contessa Koefia pensò: "Chi darà ai miei diplomati modellisti ispirazione per i loro modelli? Biso- gna creare dei figurinisti". In mezz'ora tracciò i punti salienti da svolgere nel nuovo corso, istituendo un sistema del tutto nuovo. Dopo otto mesi aveva messo in giro per il mondo una cinquantina di artisti del disegno di moda. Poi occorreva chi sapesse confezionare i vestiti immaginati dai figurinisti e realizzati in carta dai modellisti (i confezionisti); chi indossasse gli abiti (le indossatrici); chi li sa- 4 Da un articolo del 1956. 5 Ivi. - 9 - pesse esporre in vetrina (i vetrinisti). Seguì il corso per cartellonisti ("La pubbli- cità stradale, com'è fatta ora, è molto brutta" dice la contessa, "bisogna rivoluzio- narla") e quella per i costumisti»6. L'Accademia nata nel 1951 da tanto entusiasmo fu dunque l’espres- sione compiuta del suo carattere vulcanico. Koefia, in un'altra intervista, parlando della propria filosofia di vita e di lavoro, di sé ebbe a dire: «Io sono un'artista […] e dalla mia mente scaturiscono sempre nuove idee per nuovi abiti, pertanto la mia attività di creatrice di modelli non l'ho ancora abban- donata. Cerco con i miei modelli in carta e tela la media borghesia: quella a cui si rivolge la gran massa delle donne italiane che non può pagare le alte cifre che vengono chieste per le confezioni dai celebri atelier di alta moda.