SCHIAVI E TURCHI GALLIPOLI NEI SECOLI XVI - XVIII
Del movimento schiavista in Puglia hanno trattato in diverse ripre- se Nicola Argentina per Francavilla Fontana, Amilcare Foscarini per Lecce pubblicando il 1908 interessanti ricerche archivistiche (cfr. Rivi- sta Storica Salentina, a. V, nn. 1-2, 10, 11, 12) e Salvatore Panareo in diversi articoli apparsi in « Japigia » e « Rinascenza Salentina ». Prima ancora aveva scritto sullo stesso argomento, con profondo acume e piacevole erudizione, Carlo Massa (1), ma è da dire che lo stu- dioso gallipolino nel suo citato lavoro storico-economico tenne presenti la provincia e la città di Bari, ove egli si trovava, sin dal 1883, come or- dinario. di Lettere Italiane nella Scuola Superiore di Commercio. Se il Massa nelle sue frequenti visite alla città natia, avesse con- sultato documenti e registri avrebbe raccolto in questo campo messe più opima, poiché Gallipoli nei secc. XV, XVI, XVII et ultra fu centro e scalo commerciale di vite umane. Di quanti sino ad oggi si sono occupati di siffatto fenomeno, nes- suno ha mai ricordato come da Gallipoli merce umana fosse inviata sui mercati salentini e pugliesi. Volendo illustrare questa pagina di storia gallipolina e raccoglier- ne fin nell'ultima nota l'eco che quasi svanisce nei tempo, pubblico il risultato di lunghe e pazienti indagini esperite nei libri dei battezzati, dei confermati e dei defunti nonché nei registri matrimoniali dell'ar- chivio parrocchiale della Cattedrale gallipolina, che, com'è noto, è l'uni- co nostro archivio diocesano che conserva ancora registri e' documenti pretridentini. Dallo studio di questi registri è stato possibile conoscere un'inte- ressante brano di storia civica altrimenti ignorato, non avendo io riscon- trato in alcun'altra fonte tanta e tale dovizia di notizie e di esatte infor-
(1) In « Rassegna Pugliese », vol. XXIII, n. 9-10, p. 270.
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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce mazioni ove si eccettuino sei atti notarili di compra stipulati da notar Mega negli anni 1688-1698, attualmente non più reperibili nell Archivio di Stato in Lecce, e dei quali ho trovato il ricordo in una silloge di istru- menti compilata dal Ravenna ed ora custodita presso di me (2). Contrariamente a quanto ha potuto notare agevolmente il Foscarini per Lecce, dove il colmo della schiavitù fu nel secolo XVI il fervore di un tal traffico ed umano mercimonio in Gallipoli si sviluppò maggior- mente nel secolo XVII quando cioè Gallipoli — come ha notato il Ver- nole — era l unico emporio di tutta la Puglia ed il suo nome, che prima echeggiava qua e là nel Mediterraneo, varcò gli stretti, richiamando nel porto gallipolino vascelli dai cui pennoni sventolavano le bandiere na- zionali di tutto il mondo. Le pagine, che l amico Vernole ha scritto con passione e verità sto- rica sul commercio gallipolino (3), alla luce della mia presente nota, acquistano un valore probativo. I documenti, che man mano verrò citan- do, sono, invero, prove incontrovertibili che, efficacemente e concreta- mente, segnano i lidi d oltremare e le città d Italia con cui Gallipoli era in attivissimo commercio. Tutti i ceti della cittadinanza gallipolina, dal Vescovo al Regio Ca- stellano, dal Sindaco al dottore in legge, dal Governatore al Regio Por- tulano, dal medico all ecclestiastico, dal ricco commerciante al facoltoso lavoratore del porto, tutti ambivano avere uno o più schiavi dal volto... vellutato, uno o più turchi. Gli atti battesimali ed i necrologi, se sono ricchi di notizie e curio- sità storiche che — a dire la verità — mi han fatto gola, sono però in- completi dal lato economico-finanziario, essi, infatti, non indicano il
(2) Ecco l elenco cronologico dei sei strumenti notarili del Mega: 1) a. 1688, Atto di manomissione di uno schiavo venduto a mons. Antonio Della Lastra vescovo di Gallipoli; 2) id., Atto di compravendita di una schiava tra Carlo Aymone e Gio- vanni M. Cacchia; 3) a. 1694, Atto dì compravendita di una schiava tra Giov. Battista Carteny e Giov. M. Cacchia; 4) id., Atto di compravendita di una schiava tra Fran- cesco Antonio Venneri e Giov. M. Cacchia; 5) a. 1697, Atto di compravendita di una schiava tra Filippo De Tomasi e Giov. M. Cacchia ; 6) a. 1698, Atto di compravendita di uno schiavo tra Giuseppe De Leone e Cariddi. Documenti abbastanza antichi testimoniano la presenza di schiavi in Gallipoli; cito, tra gli altri, la pergamena greca del riportata dal TRINCHERA, Syllabus graecarum membranarum, Napoli 1865, p. relativa alla donazione di alcuni servi estesa dal gallipolino Riccardo Martello in favore del monastero di S. Mauro. E inte- ressante notare che i trecentodiciotto patres ricordati nel documento, la cui male- dizione è richiamata, insieme con quella della Trinità, degli Apostoli e di S. Mauro sul capo del donatore ove egli non tenesse fede alla parola data, sono i metropoliti e i presuli della Chiesa greca intervenuti, appunto in tal numero, al Concilio di Nicea del quale sottoscrissero i canoni il 767.
(3) Ettore VERNOLE, Il Castello di Gallipoli, Roma 1933.
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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce prezzo di costo di ogni schiavo, laddove si danno premura di farci co- noscere il luogo d origine o di provenienza, il nome del mercante alie- nante e quello del cittadino acquirente, il tempo e il luogo dove venne éonferito agli schiavi il battesimo o il luogo della sepoltura in caso di morte . Siffatta lacuna è però colmata dalle cifre che il Massa ha inserito nel suo studio e che l Argentina riporta fedelmente. Il prezzo di costo nel secolo XVI oscillava tra i 106 e i 111 ducati (4). Stralcio dall opusco- lo citato, a titolo di curiosità, la relazione della vendita di alcuni schiavi fatta ad estinta di candela nel 1598... « gli schiavi negri sono stati ven- duti alli sottoscritti prezzi : Antonio, schiavo olivastro, per ducati 110. Giovane schiavo olivastro per ducati 111. Domingo, schiavo negro con un occhio guercio, per ducati 87. Amoret schiavo negro con due denti manco dalla parte di sinistra di sotto, per ducati 106 ». Il prezzo mag- giorato del secolo XVI è indubbio indice della rarità della merce; quan- do, invece, sul mercato italiano vi fu una notevole affluenza di prodotti umani, come facilmente si può scorgere attraverso i documenti galli- polini, il deprezzamento fu inevitabile ed il calmiere schiavista oscillò nei prezzi nominativi tra i 60 e 90 ducati. Nello scorrere i succitati documenti si ha l impressione di leggere il libro d oro della nobiltà gallipolina del 600 chè il ruolo dei patrizi e dei cittadini benestanti, nel comprare e ritenere nei propri palazzi gli schiavi, riteneva di fare opera eminentemente caritativa ed umanitaria poiché quegli individui erano per la maggiore prigionieri di guerra o cittadini di altri paesi catturati dai pirati. La posizione giuridica in cui veniva a trovarsi in Gallipoli lo schiavo o il turco era singolare essendo pari a quella in cui, nel secolo XV, si trovò l elemento giudaico; quando Gallipoli, mentre fervevano nel Regno sentimenti antisemiti, fu aperta- mente filo giudaica. Gli schiavi, dunque, rimanevano per di più nella famiglia dell acquirente; in essa erano battezzati (5) ed acquistavano
(4) Cenni storici sulla fede di credito, opuscolo, s. d., edito a c. del Banco di Napoli.
(5) D. Iabb(attista) Veneri battigiò la figlia di Iabb. Patinari nomine Cravige la madre Rosa compatres lantomasi Nanni et Vasile De lu Nicolò et Pietro schiavo de Gabriele Nanni. - 4 Februarii 1544. La famiglia Nanni era una delle antiche, primarie famiglie gallipoline, si estinse nei primi del sec. XVII. Vari membri di questa famiglia coprirono in patria cariche, civili ed ecclesiastiche. Gabriele Nanni, rcordato nella fede di battesimo fu sindaco di Gallipoli l anno 1535-1536 e sotto il suo governo la città fu visitata dal Vicerè D. Pietro de Toledo. L 8 gennaio era A Napoli per il generai Parlamento, ove ottenne la ratifica di tutti i privilegi della città. L Università di Aradeo nel 1533 era debi- trice verso Gabriele Nanni di 3.168 staja di olio. Giantomaso Nanni nel sec. XVI era abbate commendatario della Badia dì S. Mauro in agro di Gallipoli. L abbadia di S. Salvatore era anch essa commenda di
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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce la libertà, contraevano matrimonio e, morendo, venivano sepolti nelle cappelle gentilizie dei loro padroni o, se questi non appartenevano alla nobiltà, nei cimiteri civici entro il sacro recinto delle chiese. Il padrone che, per caso morisse prima di aver ben collocato il suo schiavo si fa- ceva sovente premura di raccomandarlo nelle ultime volontà alla gene- rosità del suo erede. Ciò che rarissime volte, anzi quasi mai, accadeva in Lecce, in Gal-
detta famiglia. Trovo notato nella Visita Pastorale del vescovo Cybo che l abbate Francesco Camaldari, avendo dotato l abbazia di alcuni terreni seminabili proprietà del magnifico Gabriele Nanni convenne con questi che, dopo la sua morte, la com- menda sarebbe passata all Abbate Giantomaso Nanni figlio di detto Gabriele. Di ciò fu interessante la Sede apostolica che spedì le relative bolle di conferma. Giantomaso ,Nanni, dopo la sua morte, lasciò alla sua Abbazia diciassette alberi di olive in tenimento di Gallipoli nel luogo delle Barre. La commenda venne concessa poi al chierico Donat Antonio Nanni nipote ex filio di Gabriele vivente ancora quando il vescovo Cybo il 12 novembre visitò la predetta abbazia. Remigio Nanni diede la figlia Caterina in sposa al francavillese Francescantoniu Cotogno « uomo d arme de greve armatura » che si coprì di gloria nella famosa battaglia a Lepanto, milite della Compagnia di Antonio Doria. A dì 25 juli 1546 Donno Sansonetto de Sansonetti battegiò la figliola de Joan- nuzzo Colopazzo de Gallipoli nomine la figlia Dealenja, la madre Imperia Patitari, li compari Antjoco Roczio, Lojsi Moschetta, Giambattista de Muro turco de Ogento, Cola Stefano ide 1a Cava, Sebastiano Fonctanazzo, Laura la Spina, Marriano da Lecce. Alli 8 aprile 1553 Donno Jacobo Prisco battizao la schiava delo Episcopo de Gallipoli nomine Matalena. Il Vescovo del tempo era il genovese Pelegro Cybo-Toriglia (1538-1568). Aveva esercitato prima d esser vescovo di Gallipoli la mercatura insieme con suo fratello Giangiacomo Cybo. Nel 1530 a Gallipoli mosse lite a Cesare Arcanà per aver preso costui a nome dell Università 258 ducati di olio. Diventato vescovo di Gallipoli si servì di Giantomaso Nanni come Vicario Generale. Morì a Roma in Castel Sant Angelo per essersi lasciato forse corrompere dal Commedatario di Maruggio sospetto di eresia luterana nel processo che a nome della Sede apostolica aveva iniziato. Anno 1596 alli 26 di marzo il Rev. Arciprete battizzò la figliola di Fatema serva de )Galiotta Spinola (chiamata Porzia, il compare Roberto Violo. Nell anno 1699 a dì 30 di marzo D. Antonio Lubello p. s. nella Cattedrale dì Sant Agata battezza la fanciulla nata a dì detto, figlia di 1sma della città di Assovz in Rossia, schiava bianca turca del Rev. Abbate D. Francesco Picciolo canonico tesoriero alla quale fu imposto nome Maria Fortunata. Nell anno del Signore 1670 ia dì 16 settembre Beatrice Eulalia della Cueva, schiava bianca del Castellano D. Giuseppe della )Cueva d anni dieci incirca nella Comunione della S.M.C.C. rese l anima a Dio il corpo della quale fu sepelito nella Chiesa di San Francesco dei Padri francescani. Era stata battezzata il 19 maggio dello stesso anno col nome di Beatrice Eulalia essendo compare D. Marc Antonio Di Gennaro, Preside della Provincia della terra di Orange mediante mandato di procura in persona di Francesco Paladini di Lecce stipulato per mano di notar Antonio Galieno di Parabita il 18 maggio, la commare Livia D Alessandro di Ga- latone. Nell anno 1729 il 30 Agosto Rosa Maria Robles schiava d anni 70 incirca nella
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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce lipoli, ove, in fatto, di nobiltà, ci si teneva forse più che in altro luogo di Terra d Otranto, si verificò sempre che schiavi e turchi battezzati ritenessero il cognome dei loro padroni, come sarà esposto in seguito. La vita cittadina nelle sue molteplici manifestazioni gli schiavi la espli- cavano in pieno. Le maestranze locali, quando assumevano al loro ser- vizio gli schiavi ed i turchi, non speculavano giammai nella retribuzione giornaliera di tali manipoli ed aiutanti, anzi il salario giornaliero era loro corrisposto in maniera affatto eguale a quella prestata ai liberi cittadini. E mano d opera eccedente richiedevano in quegli anni le gran- di costruzioni civiche, quali la Cattedrale terminata nel 1696, i palazzi Romito, Venneri (1660), D Acugna, Tafuri, Balsamo, Pirelli etc. Negli anni 1533-34 si lavorava febbrilmente intorno alla massa ar- chitettonica del real Castello onde opporre una più valida resistenza ai primi assalti della Mezzaluna che si preannunciavano formidabili; tra gli altri operai figurano alcuni schiavi turchi, quattro dei quali apparte- nevano al Castellano d. Pietro Barba (in carica dall anno 1522 al 1534) i quali venivano retribuiti con 10 carlini in questo del tutto alla pari degli altri mastri muratori. La notizia favoritami da E. Vernole e da lui stesso spigolata nelle carte documentali gallipoline nei Grande Ar- chivio di Napoli relative al Castello di Gallipoli, è di primaria impor- tanza per il nostro argomento, perchè è la sola che ci testimonia la pre- senza non casuale di schiavi turchi in Gallipoli nei primordi del seco- lo XVI (6). La permanenza di schiavi turchi ha lasciato in Gallipoli traccie più durature in ricordi artistico-letterari. Non sono infrequenti nelle tele di autori gallipolini e salentini le ritratte sembianze di personaggi turchi in abito di servienti e di paggi intenti a mescere — come si ravvisa in
Comunione della S.M.C.C. rese l anima a Dio ed il cadavere fu sepellito nella Chiesa dei Paolotti; prima del battesimo si chiamava Zilbàn, nata da padre e madre turchi a Posseg portata a Gallipoli da Padron Giuseppe De Silvestro con ima sua feluca e da lui stesso venduta al Rev. D. Alessandro De Robles. A dì 20 Aprile 1730 Teresa Pirelli schiava di circa 60 anni rese l anima a Dio ed il suo cadavere fu seppellito nella Chiesa dei Padri Predicatori. Aveva costei ricevuto il battesimo il 10 luglio nella chiesa del monastero di S. Teresa dal vescovo fondatore del medesimo d. Antonio della Lastra all età di tre anni. Nata da padre e madre turchi fu comprata da Francesco Pirelli di Gallipoli, il compare e la commare furono il Regio Governatore della stessa città d. Consalvo Perez de Nuoras aragonese e Veneranda Venneri anch essa di Gallipoli. Nel ms. del Patitari trovo che d. Consalvo Perez y Nuoras fu commis- sario generale della Cavalleria D Aragona e che in Gallipoli prese possesso il maggio 1695 dopo essere stato Preside di questa Provincia.
(6) A. S. N., Sezione amministrativa-finanziaria, dipendenza della Sommaria, fascio 195, Incarto Fabrica di Brindisi, fol. 56v. Fabrica et fortificatione del Ca- stello di Gallipoli, fascio 195, a. 1533.
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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce una tela del pittore mandurino Diego Bianco nella Chiesa di S. Maria degli Angeli ed in S. Maria della Purità — a tavola fra lo scintillio del vasellame d oro e d argento. Il protovescovo di Gallipoli — S. Pancrazio Martire — in diverse tele del Catalano rappresenta certamente un autentico ritratto di un qualche schiavo di carnagione bruna dimorante in Gallipoli così come certamente un ritratto di schiavo turco è quello di un omaccione negro disteso ai piedi della Vergine del Rosario in S. Domenico, come si può vedere in una tela del pittore gallipolino Giov. Andrea Coppola. L edilizia cittadina conserva ancora molti elementi architettonici che richiamano alla memoria la dimora dei turchi in Gallipoli : spesso un balcone secentesco è sostenuto da una fuga di telamoni che sono poi nient altro che autentici ritratti di schiavi e di turchi. Alle volte sono teste, visi che, nello sforzo erculeo teso a sostenere il peso, pren- dono degli atteggiamenti assumendo spasmodiche contrazioni facciali. Acquasantiere, cattedre e pulpiti in parecchie chiese di Gallipoli sono sostenuti da putti e figure che fanno pensare a gente infedele, turca ed africana. Prima di dare l elenco degli schiavi dimoranti in Gallipoli mi piace riportare — a conferma di quanto ho asserito innanzi — un sonetto di d. Giacinto Coppola, dottore nell uno e nell altro diritto, tesoriere della Cattedrale gallipolina, pubblicato dallo stesso nel 1694, nel suo « Plettro Armonico » quando, appunto, in patria il commercio degli schiavi era fiorentissimo, e anzi il poeta stesso ne prendeva parte attiva. Il poeta « in misera schiavitudine vien d una bellissima turca con- solato » :
Fendea d'irato mar, l'onde spumanti per non veder mai più l'empia, ma bella, quando spinse ver me fausta rubella la preda, e scaricò bronzi tonanti. Servo tra ceppi indegni, o quali e quanti rimproveri inviavo a la mia stella, vaga più del sol, in sua favella venne una turca a consolar miei pianti. Giurò da ferri il piede, intenerita a le lagrime mie, sciorm'in poch'ore, e lasciarmi goder libera vita. Dissi acceso all'hor io di degno amore invan spero da te conforto, aita, se pria di torli al piè gli hai posti al core.
La turca « vaga più del sol » che consolò l angosciato canonico
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Provincia di Lecce - Mcdiateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce era Fatima Imaich della città di Giagiac, venticinquenne, comprata da Padron Giov. Maria Cacchia in Sebenico e dallo stesso venduta in Gal- lipoli all Abbate d. Giacinto Coppola che la fece cristiana 1 8 gennaio 1690 imponendole i nomi di Anna Giuseppa (7).