Petite Suite pour Piano 1947 1 Prelude 2 Petit Air I 3 Gavotte 4 Musette 5 Petit Air II 6 Gigue

7 Cinque Variazioni 1953

8 IV per Pianoforte 1965

9 Rounds 1967

Six Encores pour Piano 10 Brin 1990 11 Leaf 1990 12 Wasserklavier 1966 13 Erdenklavier 1969 14 Luftklavier 1985 15 Feuerklavier 1989

tracks 1-6, 8-15 Universal Edition, Vienna track 7 Edizioni Suvini Zerboni, Milano In ricordo del Maestro siva ed effettistica. Nei giorni successivi fui invitato nel Suo studio fiorentino; sotto la Sua guida continuai ad esplorare il nuovo L'incontro con ha influenzato mondo dello sperimentalismo avanguardisti- in maniera straordinaria la mia vita musicale, co, interessantissimo da capire, da studiare, ed è con sincera emozione che ricordo alcu- da approfondire, da vivere. Uno stile esecu- ni dei momenti più intensi vissuti insieme a tivo privo di fraseggio, nessuna libertà, Lui. distacco, emozioni cercate e trovate nella immobilità, ossia freddezza ed impassibilità Lo incontrai per la prima volta a 12 anni, in di fronte alla linea musicale, che diventa occasione del mio concerto nella Grosses "moderna" in quanto priva di espressione. Saal del Mozarteum di Salisburgo nel 1989. Un tocco ironico ed aggressivo, tentativo di Il Maestro mi invitò poi a Radicondoli. In tale trasformare il pianoforte in una tastiera elet- occasione fu molto affettuoso, dedicandomi tronica, in un sintetizzatore. molto tempo: conversammo a lungo e mi ascoltò con interesse. Di fronte a me si spa- Proseguii nello studio paziente, felice per lancò un universo ancora sconosciuto, che mi aver ricevuto le chiavi di un nuovo modo di lasciò nello stesso tempo disorientato ma intendere la musica ed il pianoforte, per me acceso da una vivissima curiosità e profonda- fino ad allora oscuro; approfondii la musica mente affascinato. Il Maestro mi fece dono di Boulez, incisa da Pollini, e nel 1997 iniziai dell'album di famiglia, con la Petite Suite, a cimentarmi nello studio della Sequenza, brano che eseguii nel 1993 ancora a che poi eseguii per la prima volta nel 1999 a Salisburgo nell'ambito di un programma tra- Macerata, al Festival di Musica dizionale. Berio - presente in sala - fu anco- Contemporanea. Un'esperienza affascinan- ra prodigo di consigli ed incoraggiamenti. te, un'esecuzione che piacque al Maestro che non mancò di dedicarmi nuovamente Sempre alla Sua presenza, nel 1966 a tempo, con suggerimenti ulteriori. Firenze, per gli Amici della Musica, suonai per la prima volta gli Encores, ma nell'occa- Al Festival Pianistico di Brescia e Bergamo, sione il compositore trovò l'esecuzione trop- nel maggio 2000, in una serata in onore del po romantica, non sufficientemente aggres- Maestro, eseguii tutte le Sue composizioni per piano solo, ed accompagnai il soprano Nel 2001 si tenne un concerto in Suo onore Luisa Castellani nelle Quattro Canzoni nel Museo della Scala a Milano organizzato Popolari; Pascal Gallois interpretò la dalle Serate Musicali. Il programma era com- Sequenza per fagotto. Il Maestro si disse sod- pletamente dedicato alla Sua produzione per disfatto. pianoforte solo. Ebbi l'onore di esserne l'in- terprete. Il concerto fu introdotto da una I rapporti con Berio, in questi anni, si erano meravigliosa conversazione tra Berio, Franco intensificati; gli raccontavo le sensazioni e le Pulcini ed Hans Fazzari. Il tono colloquiale e emozioni provate eseguendo la Sua musica l'ambiente raccolto resero la serata coinvol- ai concerti, e Lui continuava, con la consue- gente ed illuminante, colma del pathos arti- ta grande generosità, di guidarmi nell'inte- stico, umano e musicale che sprigionava riorizzazione delle sfumature e nell'affina- dalla Sua personalità e dalla dimensione uni- mento dei dettagli interpretativi. Stimoli pre- versale della "Sua Musica". ziosi ed ineguagliato sostegno alla mia matu- razione artistica, la Sue parole alimentavano Il 16 gennaio 2003 Berio mi volle ospite insie- a dismisura il mio amore per la musica e la me con Carmelo di Gennaro e Filippo del consapevolezza della "missione" che essa Corno nella trasmissione "Il Caffe" di Rai rappresentava nella mia vita. International per una intervista condotta da Giorgia Caruso. In un magnifico contesto in Nel frattempo prendeva corpo il mio sogno cui il Maestro e gli ospiti illustravano il Suo di un'incisione discografica dedicata a Berio, pensiero, la vita e le opere, suonai - purtrop- e grazie alla fiducia ed alla sensibilità del po per l'ultima volta alla presenza del Maestro Franco Scala, mio insegnante Maestro - quattro dei Six Encores. Ancora all'Accademia Pianistica Internazionale di una volta: espressioni lusinghiere, emozioni Imola, e alla professionalità ed esperienza fortissime ed indimenticabili. Un testamento dell'Ing. Giulio Cesare Ricci, che ha curato la umano ed artistico che accompagnerà per registrazione, iniziammo il cammino. Anche sempre il mio cammino di uomo e di musici- in questa circostanza non mi mancarono i sta. consigli del Maestro, che alla conclusione espresse il Suo apprezzamento per il risultato Grazie Maestro! raggiunto. Andrea Bacchetti

L'opera pianistica di Luciano Berio nia, formidabile organista, nonché instanca- bile compositore di walzer, polke e mazurche Luciano Berio ha sempre creduto nelle possi- (per pianoforte a quattro mani) dedicate alle bilità espressive del pianoforte, tant'è vero "principesse austriache o alle regine svedesi" che le sue composizioni dedicate allo stru- (Berio). mento si trovano distribuite con regolare continuità per tutto il suo straordinario arco Non va nemmeno dimenticato che Berio si creativo, dal 1947 (Piccola Suite) sino al 1990 formò proprio come pianista; aveva dovuto (ultimi due Encores); la sua posizione non interrompere gli studi dello strumento per un deve apparire scontata, poiché - dopo la infortunio alla mano subito in guerra, nel grande fioritura romantica - lo strumento 1944, circostanza che lo risolse a dedicarsi principe della musica da camera ottocente- interamente alla composizione: divenne dun- sca non ha goduto di eccessiva fortuna pres- que allievo al Conservatorio di Milano di so i compositori d'oggi: accanto a Berio, si Giorgio Federico Ghedini e Giulio Cesare trovano comunque nomi illustri (Boulez, Paribeni. A quegli anni d'apprendistato risale Ligeti, Stockhausen, Messiaen, Donatoni, dunque la Petite Suite per Pianoforte (1947), Sciarrino, in misura minore - sotto l'aspetto che sarebbe stata anche il suo primo pezzo quantitativo, non qualitativo - Nono e eseguito in pubblico, lavoro non ancora com- Henze), i quali contrastano, per esempio, con posto con tecnica seriale e che dunque si la posizione di Giacomo Manzoni, che ritiene risolve in una maligna parodia di forme di esaurite le possibilità espressive del pianofor- danza barocche, tra le quali si fa notare una te (il suo unico pezzo per piano e orchestra, ironica Gavotta, costruita con ampi, voluta- Masse, mette in luce una scrittura appunto mente esagerati intervalli. Come scrive Enzo massiccia, percussiva, che tende piuttosto a Restagno, in questa Petite Suite "gli storici evidenziare la natura barbarica, atavica dello sono concordi nel ravvisarvi influssi di Ravel, strumento). di Prokof'ev e della cultura del Neoclassicismo. Ci limiteremo a dedurne la Del resto, come ha scritto lo stesso Berio, l'a- non comune capacità di assimilazione del- more per il pianoforte, o più in generale per l'autore, una qualità destinata nelle opere gli strumenti a tastiera, lo aveva ereditato dal future a proliferare e suscitare benefici con- nonno Adolfo, suo primo maestro di armo- flitti". Effettivamente, Berio avrebbe dimo- strato una particolare dote nell'appropriarsi Pianoforte è da considerarsi un viaggio di di stili e musiche altrui, nel contempo riela- esplorazione attraverso le regioni sconosciu- borandoli in modo assolutamente personale: te e conosciute del colore e dell'articolazione emblematico (e magnifico) è il caso di strumentali. Due 'sequenze' armoniche indi- Rendering, da Schubert. pendenti si sviluppano simultaneamente e a volte si interpenetrano: una reale, affidata Le Cinque Variazioni (1953), assieme alle due alla tastiera e l'altra in un certo senso 'virtua- prime Sonate di Boulez, rappresentano - sulla le', affidata al pedale". scia delle Variazioni op. 27 di Webern - un contributo notevole all'applicazione della Come afferma Philippe Albèra, "Il concetto scrittura seriale al pianoforte; il rigido struttu- di virtuosismo in Berio […] non è semplice ralismo di Boulez, però, viene in Berio sempre esibizione tecnica, quanto piuttosto stimolo stemperato da un innato lirismo, come scrive di nuove possibilità di scrittura ed espressio- François-René Tranchefort, capace d'evitare ne". Infatti, la Sequenza IV sottende il con- ogni aridità espressiva. cetto di improvvisazione tipico del jazz (all'e- poca Berio viveva e lavorava negli Stati Uniti) Corre l'anno 1965 quando Berio compone la e del resto l'autore raccomanda di tenere sua Sequenza IV per Pianoforte: le Sequenze conto di questo fattore (l'improvvisazione altro non sono che lavori solistici (che vanno appunto) nell'eseguire il pezzo. Sotto l'aspet- dalla per Flauto, 1958, sino alla to compositivo, la Sequenza IV mette in con- Sequenza XIV per Violoncello, del 2002) trapposizione due tipi di accordi, il primo scritti solitamente per un grande virtuoso basato su triadi (che possono essere maggio- dello strumento (ad esempio, Severino ri, minori, eccedenti, ma che vengono tratta- Gazzelloni, Cathy Berberian, Heinz Holliger, te solo in base al colore, non per l'armonia Rohan de Saram, ecc.); alcune Sequenze funzionale), il secondo più difficilmente defi- hanno infine generato la serie degli Chemins, nibile, basato su gruppi contigui di suoni che dove la parte solistica viene arricchita - senza lo fanno assomigliare al cluster. Questa modifiche - di una parte orchestrale a com- opposizione rimane il principio generatore mento. Vale la pena di riportare integralmen- del pezzo per tutta la sua durata; dal primo te il breve commento al pezzo scritto dallo tipo di accordi si dipanano anche figurazioni stesso compositore: "Sequenza IV per melodiche, che vengono introdotte progres- sivamente, interagendo col resto del materia- nuità tecnica che informa l'opera matura di le. Altro elemento cardine risulta l'uso del Berio" (D. Osmond-Smith). Il primo, terzo pedale (pedale di risonanza): come scri- Wasserklavier, fu composto dopo una con- ve ancora Albèra, "Le strutture armoniche versazione tra amici, a New York, a proposi- afferrate dal terzo pedale e mantenute to dell'interpretazione dell'Intermezzo in si all'ombra delle strutture principali dipendono minore di Brahms e della Fantasia in fa mino- da queste ultime, ma hanno una propria evo- re per pianoforte a quattro mani di Schubert; luzione. Esse creano una prospettiva e sem- ancora una volta, dunque, entra in gioco il brano una specie di commento all'esecuzio- rapporto con la storia della musica. Berio ne normale. […]. In questo modo, Berio non intese il pezzo come commento musicale alle elabora tanto una polifonia di note, quanto riflessioni della serata: non a caso la tonalità una polifonia di azioni, una sorta di metapo- di fa minore risulta ben presente lungo tutto lifonia che crea, indubbiamente, la dimensio- l'arco del breve frammento. Erdenklavier ne gestuale, perfino teatrale, dell'esecuzio- (1969) parte invece da un piccolo gruppo di ne". note, che attira tutte le altre in un determina- to ambito melodico: con un consueto proce- Il medesimo effetto, volto a ottenere molte- dimento, alcune note vengono prolungate plici possibili piani d'ascolto, Berio lo perse- per costituire una sorta di orizzonte sonoro, gue in Rounds (1967), originariamente scrit- un "involucro armonico" (Osmond-Smith). Il to per clavicembalo e poi trascritto per piano- Luftklavier (1985) arriva dopo l'esperienza forte: prosegue dunque quella ricerca che portata a termine con il meraviglioso prevede l'utilizzo del pedale di risonanza Concerto per due pianoforti (1972-73) e con (terzo pedale) per dare l'idea di una moltipli- l'altrettanto straordinario Points on the curve cazione del materiale originale, che gioca vir- to find…(1974, che a sua volta darà luogo a tualmente a interpolarsi con le risonanze che Echoing curves, del 1988, scritto per Daniel si creano: gli effetti sono imprevedibili e non Barenboim). Proprio dai materiali di questi perfettamente controllabili sulla carta. progetti nascono il già citato Luftklavier e il Nonostante le miniature rappresentate dai Feuerklavier, del 1989 (che concludono un Six Encores siano state composte in periodi mini-ciclo all'interno dei Six Encores, quello differenti, distanti (tra il 1965 e il 1990), esse dedicato agli elementi): dal semplice ostinato costituiscono "prova eloquente della conti- del primo frammento, si passa alle rapide figurazioni del secondo, che hanno chiaro intento illustrativo. Il ciclo si conclude, come anticipato, nel 1990 con Brin (esplorazione di un campo definito di altezze, ma sempre da eseguirsi “doux et immobile in pppp”) e Leaf, che rivisita le pagine iniziali e finali della Sequenza IV, mettendo sullo sfondo sonoro però solo un accordo, sempre tenuto dal pedale di risonanza e interpolato da robusti accordi staccati di altezza superiore.

Carmelo Di Gennaro Recording Location: Accademia Pianistica Internazionale "Incontri con il Maestro" Imola (Bologna) data: agosto 2000 - agosto 2001 Si ringrazia il M° Franca Scala, Direttore dell'Accademia medesima per la gentile concessione.

Registrazione a cura di Fonè: Ing. Giulio Cesare Ricci. Assistente alla registrazione: Paola Maria Ricci.

This product e 2004 Universal Music Italia s.r.l.

Executive Producer: Mirko Gratton Marketing Manager: Giovanni Mazzucchelli

Foto n. 1 (cover) Luciano Berio © Anonimo Foto n. 2 (cover) Andrea Bacchetti © Eliana Maffei Foto n. 3 (booklet) Luciano Berio e Andrea Bacchetti © Sandro Bacchetti

Per informazioni: [email protected]

Artwork: BAAKO - www.baako.com