PIANO DI GESTIONE DEL SITO NATURA 2000

• MONTE CIMINO (versante nord) SIC/ZPS IT6010022

DOCUMENTO DI SINTESI Regione Provincia di

Il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Monte Cimino è stato realizzato con fondi Docup Obiettivo 2 2000-2006

Unione Repubblica Regione Provincia di Europea Italiana Lazio Viterbo

Agenzia Regionale per i Parchi Via del Pescaccio, 96 - 00166 Roma Tel. 06 51681

Provincia di Viterbo Via Saffi 49, 01100 Viterbo Tel. 0761.3131 www.provincia.viterbo.it

ISBN-978-88-95213-13-2 Edizione ARP 2008 - Agenzia Regionale dei Parchi Via del Pescaccio 96/98 00166 Roma

© Tutti i diritti risevati

Finito di stampare a febbraio 2008

ISBN-978-88-95213-13-2 PIANO DI GESTIONE DEL SITO NATURA 2000 • Monte Cimino (versante nord) SIC-ZPS IT 6010022

DOCUMENTO DI SINTESI

Beneficiario del Piano di Gestione: Regione Lazio Provincia di Viterbo Assessorato all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Il Piano è stato redatto nel 2005 dall’Assessorato Ambiente Filiberto Zaratti della Provincia di Viterbo con incarico per il supporto tecnico Direttore Ambiente e Cooperazione tra i Popoli scientifico alla Lynx Natura e Ambiente s.r.l., in collaborazione con Giovanna Bargagna il Dipartimento DAF dell’Università della Tuscia (coordinamento ARP e aspetti socioeconomici), Studio Gestamb. (aspetti agronomici), Agenzia Regionale per i Parchi Trifolium Coop. (aspetti forestali), Alpha Consult (cartografia) e con il Commissario Straordinario personale dell’Assessorato Ambiente della Provincia di Viterbo. Antonio Galano Direttore Responsabili per la Provincia di Viterbo- Giuliano Tallone Assessorato Ambiente: Alberto Pecorelli (Dirigente), Mario Busatto (Coordinatore), Lucia Modonesi (Responsabile Pubblicazione a cura di: Procedimento). Agenzia Regionale per i Parchi con la collaborazione di Lynx Natura e Ambiente s.r.l. Responsabili tecnici ed elaborazione del Piano: Enrico Calvario, Antonio Leone, Silvia Sebasti Coordinamento editoriale: Marco Scalisi, Andrea Monaco, Iacopo Sinibaldi (ARP) Esperti di settore: Aspetti floristici e vegetazionali: Progetto editoriale e adattamento testi originali: Walter Mattioli Enrico Calvario, Silvia Sebasti, François Salomone Artropodofauna (Gambero di fiume): (Lynx Natura e Ambiente s.r.l.) Rachele Venanzi Uccelli: Realizzazione cartina geologica: Assuntina Galli, Emiliano Ukmar François Salomone (Lynx Natura e Ambiente s.r.l.) Anfibi e Rettili: Silvia Sebasti Grafica e impaginazione: Aspetti geologici: SCAT soc. coop. Emiliano Vettraino Fotografie: Aspetti forestali: Simone Bollati, Mauro Pagano Roberto Antonini (pag. 12); Archivio Lynx Natura e Ambiente s.r.l. Aspetti agronomici: (pagg. 16 basso, 39); Giancarlo Cammerini (pag. 27); Gianpaolo Gianluca Cionci, Marcello Pollastrrelli Montinaro (pag. 21); Daniele Occhiato (pag. 23); Guido Prola (pagg. Aspetti socio-economici: 16 alto, 28-29, 32); Francois Salomone (pagg. 15, 19, 20, 33, 40); Massimo Gioia Silvia Sebasti (pagg. 30, 37); Trifolium coop. (pagg. 9, 24). Aspetti di Pianificazione: Leonardo Maria Brachetta, Simona Greco Stampa: Editing relazioni: Grafica Giorgetti Silvia Sebasti Cartografia: Alpha Consult s.r.l. © - Copyright 2008

Citazione raccomandata: AA.VV., 2008. Piano di gestione del sito Natura 2000 Monte Cimino (versante nord) (SIC-ZPS IT 6010022). Documento di sintesi. Edizioni ARP Agenzia Regionale Parchi. Roma, 48 pp. INTRODUZIONE...... 8

PARTE I: ANALISI

DESCRIZIONE TERRITORIALE E NATURALISTICA DEL SITO...... 10

SIC/ZPS “MONTE CIMINO (versante nord) IT6010022” ...... 10

CLIMA E FITOCLIMA...... 10

GEOLOGIA, GEOMORFOLOGIA E IDROGRAFIA...... 10

CARATTERIZZAZIONE BIOTICA - AGGIORNAMENTO DEL QUADRO CONOSCITIVO NATURALISTICO ...... 14

PRESENZA, DISTRIBUZIONE E STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO ...... 14

PRESENZA, DISTRIBUZIONE E STATO DI CONSERVAZIONE DELLE SPECIE FAUNISTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO ..17

PRESENZA DI ALTRE SPECIE DI INTERESSE (RARE/MINACCIATE/DI INTERESSE BIOGEOGRAFICO)...... 21

CARATTERIZZAZIONE AGRO-SILVO-PASTORALE, TURISMO E PIANIFICAZIONE...... 22

AGRICOLTURA...... 22

USI FORESTALI ...... 22

ANALISI DEI DATI SOCIO-ECONOMICI ...... 26 INDICE ANALISI DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA ...... 26

PARTE II: PIANO

MACRO OBIETTIVI: I TEMI FORTI DEL PIANO DI GESTIONE ...... 30

CRITICITÀ...... 31

CRITICITÀ PER GLI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO...... 31

CRITICITÀ PER LE SPECIE DI INTERESSE COMUNITARIO ...... 31

STRATEGIE DI GESTIONE ...... 34

STRATEGIE DI GESTIONE PER GLI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO ...... 34

STRATEGIE DI GESTIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE COMUNITARIO ...... 34

STRATEGIE DI GESTIONE FORESTALE...... 35

INTERVENTI/AZIONI DI GESTIONE...... 36

MONITORAGGIO ...... 38

PROPOSTA DI REGOLAMENTAZIONE E RACCOMANDAZIONI DI GESTIONE...... 39

BIBLIOGRAFIA CITATA E CONSULTATA ...... 42

CARTOGRAFIA ...... 43

GLOSSARIO ...... 48 I SIC e le ZPS, così come i Parchi, sono una realtà importante, dalla quale parte la tutela del territorio delle nostra Regione e in cui sono concentrate una serie di conoscenze utili ed essenziali per la conservazione dell’ambiente. Si tratta di un patrimonio che deve essere valorizzato, e in ciò la pubblicazione, da par- te dell’Agenzia Regionale per i Parchi delle sintesi di alcuni Piani di gestione che sono stati elaborati rappresenta un passo importante. Rendere pubblici, diffondere e comunicare documenti e ricerche, conservandone la caratura scientifi ca e tecnica e sviluppando, al tempo stesso, la comunicazione su aspetti così particolari e poco noti al grande pubblico è un’attività di grande valore. Signifi ca, infatti, rendere noto a più livelli sia il lavoro svolto, sia la quali- tà delle analisi e delle soluzioni utilizzate all’interno dei siti Natura 2000. La Regione Lazio ha un ruolo importante in questo processo, specialmente se si pensa a quali sono gli obiettivi della Rete Natura 2000. I piani di gestione dei siti Natura 2000 hanno come fi nalità quella di mettere a punto program- mi, strategie e azioni specifi ci per ciascun sito, garantendo al tempo stesso il coordinamento a un livello più alto come quello comunitario. PRESENTAZIONI Le osservazioni sul territorio e le metodologie d’intervento esposte all’inter- no della pubblicazione rappresentano un valore di fondamentale importan- za, per ciò che riguarda la tutela dei valori naturalistici dei SIC e delle ZPS, la loro valorizzazione e la loro conoscenza, anche scientifi ca. Non sfugge ormai a nessuno che le analisi volte alla tutela ambientale del territorio devono essere necessariamente supportate da rigorose indagini scientifi che, sia per ciò che riguarda l’operatività delle azioni che andiamo a compiere, sia per rafforzare la comunicazione verso i cittadini delle suddette azioni. In questo contesto non posso che complimentarmi con l’Agenzia Regiona- le per i Parchi per la pubblicazione dei Piani di gestione, iniziativa che và a supporto della nostra azione di tutela ambientale dei siti della Rete Natura 2000 e offre una serie di strumenti fondamentali per tutti gli attori che insistono su questi territori.

Filiberto Zaratti Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio L’Agenzia Regionale per i Parchi è ormai da anni impegnata in azioni di comu- La Provincia di Viterbo, di concerto con la Regione Lazio e il Ministero nicazione e divulgazione a tutti i livelli, nella convinzione che una maggiore dell’Ambiente da alcuni anni è impegnata nell’attuazione delle Direttive informazione non può che essere di beneficio agli sforzi di tutela del ricco Comunitarie in materia di Rete Natura 2000, con attività finalizzate alla patrimonio naturale del Lazio. Un impegno questo che non si limita ai parchi conservazione di specie e habitat nei Siti di Importanza Comunitaria e e alle riserve, ma che investe anche le nuove forme di tutela della biodiversità Zone di Protezione Speciale (SIC/ZPS). L’impegno nel portare avanti questa quali quelle promosse a livello europeo con l’istituzione della Rete Natura politica ambientale è stato condiviso a tutti i livelli istituzionali e si è esplicato 2000. attraverso due tipologie di programmi di lavoro: 1) la redazione di misure di conservazione e di Piani di Gestione specifici per ogni SIC/ZPS; 2) la La Regione Lazio ha avuto in questi anni un ruolo di primo piano nell’avviare realizzazione di interventi volti a favorire la conservazione e/o il ripristino di i processi necessari a raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si vogliono per- condizioni ambientali ed ecologiche, favorevoli alla presenza e conservazione seguire con la Rete Natura 2000, destinando in primo luogo adeguate risorse delle specie della flora e della fauna e degli habitat che risultano minacciati. alla predisposizione dei “piani di gestione” per i siti identificati come di inte- resse comunitario. Documenti di impostazione diversa dagli altri strumenti di Ritengo che il Piano di Gestione sia lo strumento operativo più importante programmazione e pianificazione generalmente applicati ai nostri territori, i per disciplinare gli usi del territorio al fine di conservare gli habitat e le specie Piani di gestione dei siti Natura 2000 hanno lo scopo di identificare strategie, che hanno determinato l’individuazione del SIC/ZPS in quanto, 1) aggiorna lo azioni e programmi da attuare per assicurare la conservazione dei valori pe- stato di conservazione di specie e habitat, 2) individua le criticità e le cause culiari di ciascun sito, garantendo che tali sforzi siano funzionali alle strategie di stress, 3) individua azioni e interventi di conservazione necessari al loro adottate in maniera coordinata a livello comunitario, e cercando dove pos- mantenimento e/o ripristino, pur in presenza di attività umane. sibile di integrare queste esigenze con altri obiettivi di sviluppo sostenibile Nell’ambito di questo approccio, nel 2006 abbiamo completato il Piano eventualmente identificati per il sito stesso. di Gestione del SIC/ZPS denominato “Monte Cimino (versante nord) Strumenti la cui utilità è ormai pienamente riconosciuta, i Piani di gestione – IT6010022”, approvandolo con deliberazione n. 212 del 29-06-2006; tale sito tuttavia finiscono per essere in alcuni casi poco noti al di fuori della cerchia costituisce un nodo di fondamentale importanza nel sistema naturalistico degli “addetti ai lavori”, nonostante la loro efficacia sia in realtà maggiore pro- e della Rete Ecologica della provincia di Viterbo, per ricchezza di specie prio laddove essi sono più diffusamente conosciuti. Questo limite è il più delle faunistiche, floristiche, di particolari formazioni forestali e di habitat protetti. volte dovuto non a carenze nel processo di pianificazione, ma ad una minore Sono state effettuate attività di concertazione con le amministrazioni ei attenzione alla valorizzazione del risultato finale di questo stesso processo, portatori di interesse locali, al fine di condividere l’approccio e gli obiettivi di risultato che in realtà è quasi sempre di alto profilo dal punto di vista tecnico tutela del piano e le strategie per la conservazione contenute nella proposta ed evidenzia il ruolo assunto da amministrazioni ed attori locali. di regolamento. Con la pubblicazione di documenti di sintesi come questo l’ARP intende Ritengo che il Piano di Gestione abbia già in parte svolto una parte delle colmare almeno in parte questa lacuna, cercando di promuovere una mag- sue funzioni in quanto costituisce un documento importante di riferimento gior conoscenza sui Piani di gestione recentemente elaborati per alcuni siti e fonte di informazioni per alcune attività in essere riguardanti questo Natura 2000 della Regione. Lo scopo principale di pubblicazioni come questa territorio, come ad esempio il Piano di Assestamento Forestale che il Comune è quello di presentare contenuti e proposte principali dei Piani di gestione di Soriano nel Cimino sta completando e che deve obbligatoriamente essere in una forma più sintetica e accessibile, preservandone però il rilievo e l’ac- sottoposto a Valutazione di Incidenza; inoltre il Piano ci ha consentito di curatezza dal punto di vista tecnico-scientifico. E sperando al tempo stesso calibrare correttamente un progetto che stiamo attuando all’interno del di dare adeguata visibilità al grande impegno profuso da tutti gli enti e le sito, denominato “Interventi di miglioramento della stabilità ecologica della amministrazioni coinvolte nella realizzazione di quel grande ed innovativo faggeta” e finanziato dalla Regione Lazio nell’ambito del Programma “Flora e progetto europeo di conservazione rappresentato dall’istituzione della Rete Fauna” del Docup Obiettivo 2 Lazio 2000/2006. Natura 2000. Credo di poter affermare che questo lavoro rappresenta il frutto di uno sforzo comune per una corretta attuazione di una politica ambientale moderna che basa le sue fondamenta sulla programmazione e sulla condivisione di strategie di conservazione e sviluppo sostenibile.

Il Direttore dell’Agenzia Regionale per i Parchi Tolmino Piazzai Giuliano Tallone Assessore all’Ambiente della Provincia di Viterbo PIANO DI GESTIONE DEL SITO NATURA 2000 MONTE CIMINO

Provincia di Viterbo

Le indagini di campo sono state quindi eff ettuate nelle stagioni idonee, utilizzando metodologie specifi che, standardizzate e/o consolidate per ogni componente naturalistica analizzata. Per quanto riguarda gli habitat, ad esempio, sono stati eff ettuati rilievi fl oristici e fi tosociologici sui Introduzione popolamenti omogenei e sono state compilate liste fl oristiche complete degli habitat; per quan- to riguarda gli uccelli sono stati eff ettuati censi- menti al canto lungo transetti lineari anche nelle ore crepuscolari e notturne; per quanto riguarda l’erpetofauna sono state eff ettuate indagini di campo con particolare attenzione verso i piccoli corsi d’acqua, le fonti e i fontanili; per il Gambero di fi ume (Austropotamobius italicus) sono state La Rete Natura 2000 è costituita da un sistema eu- dalla Direttiva, hanno realizzato apposite Linee eff ettuate indagini diurne e notturne lungo i ropeo coordinato e coerente di aree che devono Guida per la Redazione dei Piani di Gestione (cfr. principali corsi d’acqua. essere adeguatamente tutelate e conservate da- bibliografi a) e la Regione Lazio, attraverso il DO- gli Stati membri dell’Unione, in quanto ospitanti CUP 2002-2006 ha fi nanziato la realizzazione di L’applicazione di tali metodologie ha consentito di una serie di habitat e di specie animali e vegetali numerosi Piani di gestione, tra cui quello oggetto rilevare ad esempio la presenza di una popolazione indicate negli allegati della Direttiva 92/43/CEE della presente sintesi. di Gambero di fi ume precedentemente non censita, “Habitat” e della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. Le Facendo riferimento a tali linee guida il Piano di lungo un sistema reico esterno, ma limitrofo al sito. due direttive non solo hanno colto l’importanza gestione è stato articolato in due parti : di tutelare gli habitat per proteggere le specie, Analogo sforzo è stato dedicato alla comunica- Pianta secolare e giovani esemplari di faggio recependo in pieno i principi dell’ecologia, che Parte I: Studio Generale - Analisi zione ed alla concertazione con gli enti locali e le vedono le specie animali e vegetali strettamente Parte II: Piano di gestione - Piano forze sociali di quanto emerso dal piano, al fi ne di connesse con le componenti biotiche e abiotiche condividerne gli obiettivi e le modalità operative. che le circondano ma, per la prima volta, hanno Nello Studio Generale vengono descritte le ca- dato rilevanza agli habitat “seminaturali”, la cui ratteristiche territoriali del sito, lo stato di conser- Particolare della volta arborea della faggeta presenza e conservazione dipendono stretta- vazione degli habitat e delle specie di interesse mente dalle attività umane “sostenibili” che in essi comunitario e vengono sistematizzate le infor- si svolgono (ad es. attività di pascolo). mazioni relative alle caratteristiche abiotiche, biotiche, socio-economiche ed amministrative La Direttiva Habitat prevede che per le aree in- territoriali. serite nella Rete Natura 2000 devono essere in- dividuate adeguate misure di conservazione, tra Gli obiettivi specifi ci individuati dal Piano ven- cui l’eventuale realizzazione di “Piani di gestione”, gono quindi realizzati attraverso la defi nizione di con lo scopo fondamentale “di contribuire a salva- strategie, azioni ed interventi di conservazione e guardare la biodiversità mediante la conservazio- gestione, incentrati sulla salvaguardia di habitat e ne degli habitat naturali nonché della fl ora e della specie d’interesse comunitario e coniugati con la fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati valorizzazione sostenibile dell’area. membri al quale si applica il Trattato”. L’approccio adottato ha posto particolare atten- In altre parole, l’obiettivo principale del Piano di zione allo sforzo di campo, mirato all’aggiorna- gestione è quello di mantenere gli habitat e le mento del quadro conoscitivo di tipo naturali- specie presenti nei siti di interesse comunitario stico ed ha visto coinvolti diversi specialisti di in uno stato di soddisfacente conservazione, pre- settore (botanici, agronomi, forestali, erpetologi, vedendo strategie e individuando interventi in esperto in crostacei), nella consapevolezza che accordo con l’art. 6 della Direttiva Habitat solo partendo da un quadro chiaro ed esauriente relativo alla presenza, alla distribuzione ed allo Il Ministero dell’Ambiente e del Territorio e la stato di conservazione dei beni oggetto di at- Regione Lazio Direzione Regionale Ambiente e tenzione comunitaria, si possa poi delinearne le Protezione Civile sulla scorta di quanto previsto opportune misure e strategie di gestione.

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Provincia di Viterbo ANALISI Il fi toclima è descritto dalla seguente unità fi tocli- Tabella 1 - Tipi di habitat presenti e relativa valutazione del sito matica (Blasi, 1994): CODICE % DI SUPERFICIE STATO DI VALUTAZIONE NATURA NOME RAPPRESENTATIVITÀ COPERTURA RELATIVA GLOBALE termotipo montano inferiore 2000 CONSERVAZIONE

ombrotipo umido superiore/iperumido inferiore Foreste di 9260 Castanea sativa 40 C C B B regione mesaxerica/axerica fredda (sottoregio- Descrizione territoriale ne ipomesaxerica e temperata fredda) 9210* Faggeti degli Appennini 15 B C B B con Taxus e Ilex e naturalistica del sito La vegetazione forestale è formata da faggete, boschi a dominanza di carpino nero (Ostrya car- LEGENDA: Rappresentatività: A=eccellente, B=buona, C=signifi cativa, D=non signifi cativa. Superfi cie relativa: A=%compresa tra il 15,1% e il 100% della superfi cie che l’habitat ricopre sul territorio nazionale; B=% compresa tra il 2,1% e il 15% della superfi cie che l’habitat ricopre sul territorio pinifolia), boschi misti con potenzialità per casta- nazionale; C=% compresa tra lo 0% e il 2% della superfi cie che l’habitat ricopre sul territorio nazionale. Stato conservazione: A=eccellente, B=buona, gneti, querceti misti e leccete. C=media o ridotta. Valutazione globale: A=eccellente, B=buona, C=media. Le serie vegetazionali per questa fascia sono:

serie del faggio (Fagion sylvaticae; Aquifolio- Tabella 2 - Uccelli migratori abituali elencati nell’allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE Fagion) SIC/ZPS “Monte Cimino (versante POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO serie della rovere e del castagno (Teucrio siculi CODICE nord) IT 6010022” NATURA NOME Migratoria Quercion cerridis; Aquifolio-Fagion) 2000 Riprod. Popol. Conserv. Isolam. Glob. Il Sito si estende su 974,80 ha nei comuni di Soriano serie del carpino nero (Laburno-Ostryon). Riprod. Svern. Stazion. nel Cimino e , in Provincia di Viterbo, ed A338 Lanius collurio P D B A B è geografi camente costituito da un comprensorio Geologia, geomorfologia e ido- sub-montano in cui sono presenti diversi rilievi co- A072 Pernis apivorus P C B C B grafi a me il M. Cimino (1053 m s.l.m.), il M. Montalto (786 A073 Milvus migrans P C B C B m s.l.m.), il M. Roccaltia (712 m s.l.m.), il M. Turello Il settore geologico a cui appartengono i Monti (626 m s.l.m.) ed il M. S. Antonio (617 m s.l.m.). Tali A101 Falco biarmicus 5 i C B A B Cimini è quello legato all’evoluzione della tet- alture sono caratterizzate da una morfologia a do- tonica distensiva associata all’apertura del Mar A224 Caprimulgus europaeus P D B A B mi1, con fi anchi molto ripidi e scoscesi e con inci- Tirreno. In tale contesto geologico dinamico si sioni idrografi che piuttosto pronunciate. Il sito non A246 Lullula arborea P D B A B sviluppa, in fasi successive, il vulcanismo laziale. ricade in aree naturali protette e la sua gestione è ad oggi affi data alla Regione Lazio. L’attività del “distretto Cimino”, posizionato a sud del “distretto Vulsino” e a nord-est del “distretto di La principale valenza naturalistica che ha motivato Vico”, è compresa tra 1,35 milioni e 800.000 anni Tabella 3 - Invertebrati elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE la proposizione del SIC è costituita dalla presenza fa. Durante questo intervallo di tempo si ebbe la POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO di due habitat forestali di interesse comunitario e risalita, lungo fratture di carattere regionale, di CODICE NATURA NOME Migratoria di una signifi cativa popolazione di Gambero di magmi viscosi acidi che, in superfi cie, formarono 2000 Riprod. Popol. Conserv. Isolam. Glob. fi ume. La designazione come ZPS è motivata dalla domi e cupole di ristagno. L’evoluzione dei domi Riprod. Svern. Stazion. segnalazione di alcune specie minacciate o vulne- fu accompagnata da violente fasi esplosive che 1092 Austropotamobius pallipes P C B C B rabili di rapaci forestali e rupicoli, di Passeriformi e determinarono la messa in posto del vasto alto- LEGENDA: POPOLAZIONE: P=presente nel sito (mancanza di informazioni numeriche); p=n. coppie; i=n. esemplari; C=comune; R=rara; V=molto del Succiacapre (Caprimulgus europaeus). piano ignimbritico2 dell’area cimina. Attualmente rara. VALUTAZIONE SITO: Popolazione: A=% compresa tra il 15,1% e il 100% della popolazione nazionale; B=% compresa tra il 2,1% e il 15% della Si riportano nelle tabelle successive le informazio- sono riconoscibili più di 50 rilievi collinari ognuno popolazione nazionale; C=% compresa tra lo 0% e il 2% della popolazione nazionale; D=non signifi cativa. Conservazione: A=eccellente, B=buona, C=media o ridotta. Isolamento: A: popolazione (in gran parte) isolata; B: popolazione non isolata, ma ai margini dell’area di distribuzione; C: popolazione ni su habitat e specie, contenute nel Formulario dovuto all’accumulo di lave, ma probabilmente non isolata all’interno di una vasta fascia di distribuzione. Valutazione globale: A=eccellente, B=buona, C=media. Standard Natura 2000 del sito. molti domi sono stati distrutti dalla loro stessa attività esplosiva. I domi presentano tutti una morfologia subconica con pendii abbastanza Clima e fi toclima ripidi e comprendono forme classifi cate come Il clima è di tipo temperato freddo, con temperatu- “upheaved plug” e “coulée”. L’attività del distretto ra media piuttosto bassa, forte stress da freddo in cimino termina con l’emissione di lave latitiche e inverno e media delle minime del mese più freddo olivinlatitiche in espandimenti fi no a 10 Km. sempre al di sotto di 0°C (-2,1°C). Le precipitazioni L’apparato vulcanico dei Monti Cimini deve essere sono abbondanti, comprese tra 1243 e 1558 mm, considerato alla stregua dei gruppi vulcanici del 1 Domo di lava: accumulo sulla superfi cie terrestre di lava viscosa, per temperatura o per chimismo, che non riesce a scorrere e a formare una colata. con apporto estivo compreso tra 160 e 205 mm. Monte Amiata, dei Monti della Tolfa, dei Monti Ceri- L’aridità estiva è assente o molto debole. ti, e cioè come un apparato a sé stante, precedente 2 Ignimbrite: termine generico che indica grossi depositi ricchi in ceneri e pomici prodotti nel corso di violente eruzioni vulcaniche esplosive.

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Faggeta di Monte Cimino ed assolutamente indipendente dalla attività zone più rialzate siano quelle caratterizzate dalla degli apparati vulcanici dei Vulsini, di Vico e dei presenze dei centri vulcanici. Tuttavia, mentre il Sabatini e con un’attività che è stata nettamente lago di Vico ed i rilievi che ne limitano la caldera diff erente quanto a composizione del magma e a individuano un centro di emissione preferenziale, meccanismi eruttivi. Tale precisazione è necessaria i rilievi cimini sono costituiti da una serie di mor- per sottolineare la netta diversità e indipendenza fologie domiformi disposte radialmente rispetto del vulcano Cimino da quello Vicano poiché, da un alla cima di M. Cimino. Risulta ben evidente lo punto di vista geografi co, la regione cimina com- stacco morfologico tra i domi lavici cimini ed il prende sia il M. Cimino propriamente detto, che i plateau circostante, costituito dalle ignimbriti ci- monti che circondano il lago di Vico. mine e vicane. In molti casi risulta evidente come le ignimbriti ricoprano parzialmente i pendii dei La zona comprendente i rilievi dei Monti Cimi- domi addolcendone i profi li. ni e della caldera di Vico costituisce una fascia sollevata rispetto alle aree circostanti, orientata L’area sollevata è interessata da numerose incisioni circa NNW-SSE, e con il punto di massima quota fl uviali, che si dipartono dalla sommità verso i set- costituito dall’apice di M. Cimino (1052 m s.l.m.). I tori adiacenti. La presenza dei due distretti vulcani- settori circostanti degradano blandamente verso ci Cimino e Vicano infl uenza le direzioni di drenag- quote più basse, fi no a raggiungere la quota di gio, che assumono un andamento radiale rispetto 290 m s.l.m. che risulta costituire la fascia altitu- ai centri principali di emissione. L’andamento dinale più periferica rispetto al M. Cimino. La di- radiale del reticolo idrografi co risulta disturbato da stribuzione delle fasce altitudinali mostra come le brusche deviazioni delle aste drenanti. Stralcio del territorio nel quale ricade il SIC/ZPS “Monte Cimino (versante nord)” tratto dalla “Carta Geologica 1:25.000” della Regione Lazio

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strati legnosi dominati con il nocciolo (Corylus avellana), il corniolo (Cornus mas) e il biancospino (Crataegus monogyna). Il castagneto ceduo alle quote superiori dei rilievi minori e a contatto con la faggeta del M. Cimino Caratterizzazione è caratterizzato dal nutrito contingente di specie tipiche della faggeta ad agrifoglio (Aquifolio-Fa- biotica-aggiornamento getum Gentile 1969), come il faggio (Fagus sylva- tica), il carpino bianco (Carpinus betulus) e l’agri- del quadro conoscitivo foglio (Ilex aquifolium) tra le specie legnose, e la cicerchia veneta (Lathyrus venetus), l’anemone naturalistico degli Appennini (Anemone apennina), il ranunco- lo lanuto (Ranunculus lanuginosus), la polmonaria (Pulmoniaria picta) e il caglio odoroso (Galium odoratum) tra le erbacee. Presenza, distribuzione e stato di conservazione degli habitat di interesse Tale tipologia di castagneto, più mesofi la, si rin- comunitario viene anche lungo le vallecole caratterizzate da esposizioni più fresche a quote più basse; i ca- Foreste di Castanea sativa (cod. 9260) stagneti delle quote inferiori invece presentano Il manuale di interpretazione degli habitat del- una combinazione specifi ca che si diff erenzia l’Unione Europea fa ricadere in questa tipologia dagli aspetti mesofi li fi n qui trattati, in quanto di habitat le formazioni forestali sub e suprame- spariscono specie riferibili alle faggete e ai boschi diterranee a dominanza di castagno (Castanea misti mesofi li mentre aumentano le specie appar- sativa), oppure le piantagioni di vecchia data che tenenti alle cerrete e ai querceti xerofi li (Scoppola et al., 1993): si rinvengono in prevalenza il cerro possano mostrare una crescita seminaturale. Panoramica del Monte Cimino (Quercus cerris) e la roverella (Quercus pubescens) Il castagno, governato a ceduo o a fustaia da frut- sui pendii più dolci e sui versanti più caldi, mentre to, è sicuramente la specie arborea che caratteriz- la rovere (Quercus petraea), che diventa con il ca- questa tipologia di habitat. Numerosi studi hanno laurella, il pungitopo (Ruscus aculeatus) e l’edera za gran parte del paesaggio forestale dei Monti stagno l’elemento determinante la fi sionomia del- infatti evidenziato un’assenza quasi totale delle spe- (Hedera helix). Cimini (Schirone e Piovesan, 1997). Anche se la la formazione, si ritrova nelle stazioni più acclivi e cie che caratterizzano generalmente l’habitat “Fag- Nel contesto di potenzialità per tale habitat si copertura non è sempre continua, a causa dell’uti- nelle esposizioni più fresche (Filesi, 1992). Tra le geti degli Appennini con Taxus e/o Ilex” (cod. 9210). inserisce il castagno, specie che è stata favorita lizzazione di questi boschi da parte dell’uomo, si erbacee si rinvengono inoltre la festuca dei boschi Diversamente a quote inferiori, all’interno del dall’uomo per le buone qualità del legname e rinvengono tuttora numerosi castagneti da frutto (Festuca heterophylla), la consolida femmina (Sym- castagneto e lungo le vallecole caratterizzate da del frutto, e che quindi è stata spinta ad invadere con suggestivi esemplari ultracentenari (Filesi, pyitum tuberosum) e il paléo silvestre (Brachypo- esposizioni più fresche, si rileva la presenza di proprio l’orizzonte dove dovrebbe essere presen- 1992; Caporali, 1999 a, b). Questi castagneti risul- dium sylvaticum) (Filesi e Cavaliere, 1996). tano di notevole pregio paesaggistico e di grande lembi isolati di faggeta che, in base alle caratte- te il faggio; ne consegue che il settore meglio interesse per l’economia della zona, nonostante il Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex (cod. ristiche del corteggio fl oristico, possono essere conservato è il settore nord orientale del M. Cimi- corteggio fl oristico sia stato notevolmente alterato 9210*) inquadrati nell’habitat in oggetto; tali popola- no, proprio lungo i valloni dei corsi d’acqua dove dalle pratiche colturali. In passato i castagneti da menti, pur diff erenziandosi nettamente dalla non sono presenti i castagneti. Non a caso molte Il già citato manuale di interpretazione degli ha- frutto occupavano una superfi cie molto più estesa formazione di vetta del M. Cimino, costituiscono emergenze fl oristiche in passato sono state ritro- bitat include all’interno di questo tipo di habitat rispetto a quella attuale: tale regressione è stata tuttavia un aspetto decisamente circoscritto. vate in questo settore (Filesi, 1992). le faggete termofi le, e in particolare i siti forestali causata in parte per dall’insorgenza di patologie a dominanza di faggio e ben caratterizzati dalla Non è azzardato pensare che questi lembi di È opportuno, infi ne, considerare le somiglianze particolarmente aggressive, in parte dall’abban- presenza di specie vegetali testimoni di forme di faggeta costituiscano l’ultima testimonianza di tra le formazioni forestali del complesso cimino e dono della coltura nei siti meno produttivi, come vegetazione diff use durante l’Era Terziaria, tra cui una formazione forestale molto più estesa, che quelle del complesso vicano: le faggete con agri- i versanti acclivi, dove si verifi cano fenomeni di l’agrifoglio, il tasso (Taxus baccata) e la dafne lau- nell’Olocene arrivava fi n quasi al livello del mare foglio della cinta calderica di Vico non sono altro erosione accelerata; in alcuni casi, il castagneto da rella (Daphne laureola). (Magri e Follieri, 1989; Secci, 1996); tale ipotesi è che un aspetto più naturale dei castagneti e dei frutto è stato convertito in bosco ceduo. La faggeta del M. Cimino, che si caratterizza per raff orzata anche dalla presenza di molti elementi querceti misti mesofi li con faggio e agrifoglio dei Il castagno è presente soprattutto nell’intervallo la struttura particolarmente imponente del popola- della cosiddetta “fl ora colchica” (dal nome della Monti Cimini. Nella faggeta del M. Cimino, al con- altitudinale compreso fra i 600 e i 950 m s.l.m., mento e dove non è raro incontrare faggi di oltre un regione della Colchide caucasica dove questa trario, sono espressi più marcatamente i caratteri dove si rinviene associato nello strato dominante metro di diametro con un’altezza media di 30-35 m fl ora è ben rappresentata), quali l’agrifoglio, che dei popolamenti con faggio del M. Fogliano, qui con l’acero di Ungheria (Acer obtusatum) e negli (Schirone e Piovesan, 1997), non rientra in realtà in accompagna costantemente il faggio, la dafne meno continui e più poveri di specie.

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Presenza, distribuzione e stato di Nidifi ca in boschi collinari e planiziali di latifoglie conservazione delle specie faunistiche di termofi le, spesso a leccio, su alberi maturi e per lo interesse comunitario più in situazioni coloniali, alcune delle quali sono state oggetto di studi (Castel di Guido: Petretti, Falco pecchiaiolo 1976; Bracciano: Petretti, 1991; Castelporziano: De Giacomo et al. 1999). Specie migratrice e nidifi cante in Italia con una Si hanno scarse informazioni sulla presenza di popolazione stimata in 600-1000 coppie (Brichet- questa specie nel sito e nelle aree immediata- ti e Fracasso, 2003), è inserita nella Lista Rossa Na- mente circostanti. Sicuramente non nidifi ca nel- zionale (Calvario et al., 1999) come specie vulnera- l’area (Simmi in verbis) mentre alcuni individui bile; nel Lazio è nidifi cante e migratrice regolare, sono stati avvistati nelle aree limitrofe (Vella, con una distribuzione abbastanza frammentata Monte Casoli e ), dove risulta nidifi care che interessa tutte le province della regione, con con almeno 1-2 coppie (Simmi in verbis). un numero di coppie nidifi canti stimato prossimo al valore di 100 (SROPU, 1987) Lanario Il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) costruisce Specie sedentaria e nidifi cante in Italia, con una il nido su grandi alberi vicino ai margini dei bo- popolazione stimata in 180-200 coppie (Brichet- schi o anche nel loro interno, utilizzando a volte ti e Fracasso 2003), è inserita nella Lista Rossa vecchi nidi di altri rapaci o corvidi. Ha un’alimen- nazionale come specie “in pericolo”; nel Lazio è tazione specializzata, volta alla ricerca di nidi di sedentaria e nidifi cante ed è presente in modo vespe e altri imenotteri per cibarsi delle loro larve. molto localizzato con una popolazione di 5-7 In minor misura questa specie si nutre anche di coppie, distribuite nelle aree calanchive e nelle imenotteri adulti, cavallette e piccoli vertebrati. forre tufacee del Viterbese, sui massicci calcarei Il Lanario (Falco biarmicus) è segnalato nel sito come svernante ed è presente anche in aree limitrofe. La nidifi cazione avviene nel periodo maggio- dell’Appennino e dell’Antiappennino meridiona- agosto, con covate di 1-3 uova. le (Boano et al. 1995; Brunelli 2004). La presenza della specie nel sito e nelle aree li- Il Lanario (Falco biarmicus) è segnalato nel sito mitrofe è segnalata in bibliografi a (Boano et al., Lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris) è una specie tipicamente forestale presente, anche se non frequente, nei boschi del Monte Cimino. come svernante ed è presente anche in aree 1995). La sua presenza nell’area è inoltre confer- limitrofe allo stesso. Fino agli anni ottanta del se- mata da F. Simmi (in verbis) che stima una densità colo scorso il Lanario era maggiormente diff uso di 2-3 coppie nidifi canti nei Monti Cimini. nell’area e lo si poteva osservare, spesso in caccia, Durante i rilievi di campo, eff ettuati per il Piano di spingersi fi no al poco distante il lago di Vico (Sim- gestione, la specie è stata rilevata due volte (os- mi in verbis). servazione di due individui in attività di caccia). Attualmente risulta nidifi cante nei pressi del sito Non si hanno dati ulteriori sul suo stato di conser- nelle località di Vella–Monte Casoli con 1 coppia. vazione nel sito. Durante i sopralluoghi fi nalizzati alla redazione del Piano di gestione non è stata riscontrata la Nibbio bruno presenza della specie. Specie migratrice e nidifi cante in Italia con una popolazione stimata in 700-1200 coppie (Brichet- Succiacapre ti e Fracasso, 2003), è inserita nella Lista Rossa Specie migratrice transahariana, estiva e nidifi - Nazionale (Calvario et al., 1999) come specie vul- cante in Italia con una popolazione stimata in nerabile; nel Lazio è nidifi cante e migratrice rego- 10.000-30.000 coppie (Brichetti e Fracasso 2003), lare ed occupa prevalentemente la fascia tirrenica è inserita nella Lista Rossa Nazionale, anche se della provincia di Roma e Viterbo. Il Nibbio bruno tra quelle a più basso rischio; nel Lazio la specie (Milvus migrans) è presente anche in aree più in- è migratrice e nidifi cante regolare, occupando terne della regione, nella fascia pre-appenninica una fascia altitudinale compresa tra 0 e 1500 m ed in particolare lungo la valle del Tevere. Petretti s.l.m. prevalentenemente nel settore settentrio- (1995) stima in 100-200 coppie la popolazione nale della regione (province di Rieti e Viterbo). La del Lazio, mentre una stima più recente le valuta carenza di dati di nidifi cazione riferiti al Lazio me- in 80-109 (De Giacomo e Tinelli in stampa). ridionale è probabilmente imputabile allo scarso

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Provincia di Viterbo grado di conoscenze dell’area. La consistenza del Piano di gestione, la specie risulta essere pre- della popolazione laziale è stimata in 101-1000 sente nel sito e nelle aree limitrofe durante il pe- coppie nidifi canti. riodo riproduttivo (1 coppia osservata); mancano Gli ambienti riproduttivi del Succiacapre (Capri- però dati ulteriori sul suo stato di conservazione. mulgus europaeus) sono caratterizzati da aree in cui si alternano zone con vegetazione arborea Gambero di fi ume sparsa, aree cespugliate e zone aperte (pascoli, Lo stato tassonomico di A. italicus è stato piutto- radure, zone prative). La specie è insettivora, con sto controverso, con continue variazioni di rango preferenza per lepidotteri e coleotteri; il nido vie- apportate sulla base dei caratteri morfologici. ne posto a terra in una lieve conca naturale. Solo recenti lavori a livello genetico - molecolare Dai dati bibliografi ci la specie risulta essere nidifi can- hanno confermato l’assegnazione di A. italicus ad te nel sito, anche se durante i sopralluoghi fi nalizzati una specie distinta da A. pallipes, di cui prima era alla redazione del Piano di gestione non è stata rile- considerata sottospecie. vata; ciò potrebbe tuttavia dipendere solo da fattori casuali o dalla sua bassa densità di popolazione. La prima è presente nell’Italia peninsulare, dalle Prealpi alla Calabria settentrionale, la seconda Tottavilla nell’Italia nord occidentale (Piemonte e Liguria occidentale). La Tottavilla (Lullula arborea) è specie migratrice, localmente sedentaria, nidifi cante in Italia con Gli studi condotti sulla specie in Italia e nel Lazio una popolazione stimata in 20.000-40.000 cop- in particolare (Iaconelli, 1996; Nascetti et al., 1997) pie (Meschini e Frugis, 1993); nel Lazio la specie hanno mostrato che lo stato di conservazione è migratrice e nidifi cante regolare ed occupa non è soddisfacente: sono infatti esigue le po- soprattutto la fascia collinare, pedemontana e polazioni di gambero sopravvissute, isolate e con montana, i contraff orti montuosi della Laga, dei variabilità genetica del tutto assente. La presenza Simbruini, degli Ernici, dei Lepini, del Tolfetano e della specie è stata segnalata soltanto in pochi dei Monti Reatini. siti, nelle province di Rieti, Roma e Viterbo. In par- Predilige praterie montane e soprattutto zone ticolare nella Provincia di Viterbo è segnalato nel ecotonali, pascoli cespugliati e zone aperte a ri- territorio della Riserva Naturale Selva del Lamone dosso di ambienti forestali. (Farnese), nella zona dei Monti Cimini (Viterbo), nella zona dei Calanchi di Civita di , Dai dati bibliografi ci non risulta essere presente nella zona di e nel territorio del nel sito e nelle aree limitrofe (Boano et al., 1995) e comune di . ciò è stato confermato dai sopralluoghi fi nalizzati alla redazione del Piano di gestione, che hanno Ai fi ni del Piano di gestione sono state eff ettuate anche evidenziato una scarsa idoneità ambien- indagini di campo volte a monitorare e verifi care la tale per la specie. Probabilmente la sua segna- presenza della specie nel sito, lungo i corsi d’acqua lazione all’interno del Formulario Standard è da che per caratteristiche e portata risultavano poten- riferirsi ad ambiti geografi ci limitrofi al sito. zialmente idonei. Le indagini sono state eff ettuate nel mese di giugno, durante le ore notturne, perio- Averla piccola do di maggior attività per il Gambero di fi ume. Specie migratrice transahariana, estiva e nidifi - È stata riscontrata una popolazione abbastanza cante in Italia con una popolazione stimata tra consistente nel Fosso S. Antonio, nella zona nord 30.000 e le 60.000 coppie (Meschini e Frugis, del sito, lungo il confi ne tra i comuni di Vitorchia- 1993); nel Lazio la specie è migratrice e nidifi can- no e Soriano nel Cimino. te regolare ed è diff usa dalle zone litoranee fi no La larghezza dell’alveo bagnato è in media di 1,5 alle aree più interne della regione, maggiormente m, mentre quello di piena arriva circa a 3 m. La nella fascia sotto i 600 m. s.l.m. di altitudine. profondità dell’impluvio va da un minimo di 5 cm L’Averla piccola (Lanius collurio) nidifi ca prevalen- ad un massimo di 60 cm; la velocità di corrente è temente nelle aree aperte con alberi e cespugli. media con limitata turbolenza. Il substrato è co- Dai dati bibliografi ci, così come da quelli raccolti stituito da tratti prevalentemente rocciosi alternati durante i sopralluoghi fi nalizzati alla redazione a tratti con ciottoli, ghiaia e sabbia. La vegetazio- Bosco misto di castagno e faggio

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Salamandra pezzata, una delle specie di Anfi bi più rare del Lazio. La sua presenza nel sito deve essere riconfermata

ne riparia è costituita prevalentemente da aceri stribuzione europea, presente con continuità in (Acer sp. pl.), ontano nero (Alnus glutinosa), cerro e Italia sull’Arco alpino, sulle Prealpi, sull’Appennino nocciolo, mentre la zona circostante ospita boschi settentrionale e sul Preappennino toscano. La sua cedui di querce (Quercus sp. pl.) e castagno. distribuzione risulta invece più frammentata negli Con la tecnica della pesca notturna a mano con Appennini centrali e meridionali. Nel Lazio alcuni lampada sono stati catturati 39 individui che autori (Eiselt, 1958; Bruno, 1973) ritengono sia sono stati rilasciati dopo averne misurato la lun- presente la sottospecie gigliolii, diff usa in Calabria ghezza (per stabilirne la classe d’età) e verifi cato il e nelle altre regioni meridionali. In realtà le popo- sesso. Non è stato possibile eff ettuare una stima lazioni laziali presentano caratteristiche interme- complessiva della popolazione in quanto non so- die tra quelle della sottospecie gigliolii e quelle no state trovate femmine adulte, probabilmente della sottospecie nominale (Steinfartz et al.,2000). ancora rintanate per fi nalità riproduttive. La specie predilige ambienti di boschi misti me- sofi li, castagneti e faggete con presenza di piccoli All’esterno del sito, lungo il Fosso della Sugara nel corsi d’acqua o stagni in cui vengono partorite le comune di Soriano, costituito dalla confl uenza larve. Nell’area di studio vi sono segnalazioni per dei Fossi S. Antonio, Prataccio, Capannacce (che nascono all’interno del sito) e del fosso Fornace, la specie già da Bonaparte (1832-1841), Boulenger è stata trovata un’altra popolazione molto ab- (1882) ed Eiselt (1958). Dai dati del Progetto Atlan- bondante, distribuita uniformemente in tutte le te Anfi bi e Rettili del Lazio emerge la sua presenza classi d’età. Probabilmente si tratta di un’unica nei pressi del punto di ristoro della faggeta del M. popolazione, distribuita lungo tutte le aste fl uvia- Cimino e in altre due località ai limiti del SIC/ZPS li confl uenti nel Fosso Sugara, con spostamenti di (Bologna et al, 2000). Durante i sopralluoghi, individui da un corso d’acqua all’altro nonostante un’accurata ricerca in gran parte dei corsi d’acqua, non è stato possibile riconfermarne Presenza di altre specie di inte- la presenza, probabilmente a causa delle mutate resse (rare, minacciate, di interesse bio- condizioni ecologiche dei corsi d’acqua, oppure geografi co) per l’elusività della specie e per la sua scarsa con- centrazione nell’area. Tra le altre specie di interesse particolare rilevanza assume la segnalazione della Salamandra pezzata Faggeta di Monte Cimino: individuo secolare di faggio Salamandra salamandra, specie politipica a di-

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mento puro di faggio e si sviluppa per circa 60 ha, dai 1054 m s.l.m. della cima, ad una quota di circa 800-850 m s.l.m. Il faggio si spinge a quote inferiori, isolato o a piccoli gruppi, penetrando all’interno dei cedui misti e dei cedui di castagno, dove si presen- tano condizioni favorevoli di umidità, nelle sacche Caratterizzazione di terreno più profondo e nei compluvi. Il faggio è presente anche in prossimità delle piccole lacune agro-silvo-pastorale, createsi nella copertura dei cedui; il grado di svi- turismo e pianifi cazione luppo della rinnovazione affermata testimonia una potenziale possibilità di espansione della superfi cie di vegetazione in un territorio caratterizzato da una piovosità distribuita abbastanza omogeneamente, un periodo arido ridotto, un’umidità atmosferica mediamente elevata nell’arco dell’anno. Agricoltura La faggeta del M. Cimino è caratterizzata da un Le problematiche legate all’attività agricola sono popolamento puro, monostratifi cato con piante alquanto limitate, visto che estremamente rare- imponenti, alcune anche di qualche secolo di fatta è la superfi cie non ricoperta da soprassuolo età, mediamente dall’aspetto dritto e colonnare boschivo. L’unica zona con attività agricola si e chioma inserita in alto. La struttura nel comples- so è ancora in prevalenza di tipo coetaneiforme trova in prossimità del margine nord-orientale Falco pecchiaiolo, rapace forestale nidifi cante con 1-2 coppie in aree limitrofe al sito della perimetrazione del sito, in località “Celiano”, (alberi della stessa età) ma, a seguito dell’abban- compresa tra il Fosso di Vessuccino e le Coste del dono colturale e agli schianti verifi catisi nel corso Catenaccio. degli anni e al successivo sviluppo della rinnova- corribile all’interno del bosco, con sentieri che e in buone condizioni fi tosanitarie; i valori del dia- zione, inizia a presentare caratteri di maggiore Si tratta di una superfi cie in declivio di circa 20,3 vanno fi no alla sommità del monte; la terza zona metro medio, dell’area basimetrica e del volume articolazione strutturale. evidenziano una tendenza verso l’accrescimento. ha (pari al 2,1% della superfi cie del sito), con atti- è un’area protetta da recinzioni e teoricamente vità agricola che, in base ai sopralluoghi effettuati, La coetaneità originaria del popolamento è ri- preclusa al pubblico. Malgrado il trend di accrescimento osservato, denota carattere di estrema marginalità in termi- conducibile al tradizionale uso del pascolo suino, Oggi la faggeta è riconosciuta “Monumento Vegeta- la faggeta è in una fase in cui ancora prevale la ni produttivi. perdurato dall’inizio dell’ottocento fi no ai primi le Nazionale” dalla Soprintendenza delle Belle Arti. struttura monoplana in cui la copertura piena li- decenni del 1900. La necessità della produzione mita fortemente lo sviluppo delle nuove genera- Le qualità colturali presenti sono in prevalenza Nell’ambito di una studio ancora in corso, nell’ di faggiola faceva assumere al bosco una struttu- zioni. La presenza di giovani individui di faggio è olivo e colture foraggere, spesso in consociazione, ra più rada, le piante erano di grandi dimensioni inverno 2005 è stata realizzata un’area di saggio ritenuta complessivamente scarsa e insuffi ciente, oltre alla presenza della vite da vino. La superfi cie diametriche, con chioma inserita relativamente in di 10 ha di superfi cie totale, all’interno della quale tanto che la cenosi è ritenuta lontana dall’equili- degli appezzamenti e la frammentazione della basso, ampia ed espansa per favorire una mag- è stato eseguito il posizionamento con GPS e il brio dinamico, ecologicamente stabile nel lungo proprietà sono tali per cui si può affermare che giore produzione di frutti. Di norma le piante con cavallettamento totale delle piante con una so- periodo, caratteristico dei soprassuoli con presen- le attività agricole siano fi nalizzate ad una econo- chioma inserita in alto e portamento slanciato glia diametrica minima di misurazione pari a 3 za di rinnovazione continua. mia famigliare di autoconsumo o poco più. venivano utilizzate per la produzione di legna- cm; inoltre è stata effettuata la misurazione delle me. L’ultimo intervento di taglio è registrato tra altezze di tutte le piante per la costruzione della La riscontrata coesistenza di gruppi di piante di È da segnalare come elemento di qualità del diversa età dimostra quindi un principio di evolu- paesaggio agrario la frequente presenza di si- il 1947 e il 1949 ed ha portato all’eliminazione di curva ipsometrica del popolamento. sette piante del genere Quercus, circa 46 aceri di zione naturale verso un aumento della comples- stemazioni del tipo “a terrazze”, costituite da mu- Secondo tali studi, all’interno del popolamento è sità strutturale. retti a secco, di remota manifattura, realizzati con monte (Acer pseudoplatanus), e 31 carpini bianchi. possibile riconoscere tre diversi gruppi di piante pietra autoctona (lava trachitica e peperino), che Negli ultimi anni si sono verifi cati diversi schianti, con una differente età media: sempre in concomitanza di giornate ventose; in Cedui di castagno e cedui misti di castagno e appaiono solo in parte manutenuti. A ridosso del alcuni casi lo schianto ha coinvolto diversi indivi- piante giovani di età convenzionale di 40 anni altre latifoglie confi ne del sito sono presenti tre aziende agri- dui di faggio, creando aperture piuttosto ampie. con diametri compresi tra 5 e 30 cm; I boschi cedui di castagno rappresentano la tipolo- turistiche che offrono, oltre all’ospitalità rurale, piante adulte di età convenzionale di 125 anni Nel 1992 è stata realizzata una compartimen- gia forestale più largamente diffusa nel sito. I cedui anche il servizio di ristorazione in loco. con diametri compresi tra 25 e 90 cm; tazione dell’area della faggeta: la prima zona allo stato puro occupano una superfi cie totale di piante vetuste con età superiore ai 200 anni è costituita da un’area attrezzata concentrata circa 435 ha (42% dell’area), e sono diffusi in ma- Usi forestali con diametro maggiore di 80 cm. prevalentemente nel versante orientale, a partire niera piuttosto continua ed omogenea nella parte Fustaia di faggio dai cedui misti immediatamente al disotto della Il faggio trova un ambiente di vegetazione decisa- meridionale del territorio, tra i 500 ed i 950 m s.l.m. Il bosco del M. Cimino è costituito da un popola- faggeta; la seconda zona rappresenta l’area per- mente favorevole, le piante si accrescono vigorose I cedui misti a prevalenza di castagno e altre la-

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te nella prima classe cronologica, più raramente dalle foglie secche per facilitare il prelievo, che nella seconda. viene fatto a mano e meccanicamente, ultimato il quale si provvede ad accatastare il materiale Il numero di polloni per ettaro varia in funzione di scarto per la bruciatura. Tale pratica è ritenuta dell’ambiente di vegetazione e della fase del ciclo utile per limitare la diffusioni delle patologie. Pe- strutturale in cui si trova la cenosi; vi è di conse- riodicamente si esegue una potatura per guidare guenza una grande variabilità dei valori medi la chioma o eliminare i rami secchi e in soprannu- del numero dei polloni per ettaro. Si va da un mero. E’ la tecnica tradizionale quindi a defi nire massimo di 3600 polloni/ha nelle fasi di sviluppo l’aspetto tipico dei castagneti, ovvero quello di un giovanile fi no ad un minimo di 750 polloni nei bosco costituito da piante secolari e dalla chioma soprassuoli maturi e oltreturno. I diametri medi globosa e un sottobosco pressoché assente ma riscontrati nelle matricine variano da un minimo ricoperto da uno strato di piante erbacee. di 12 cm fi no ad un massimo di 26 cm. La produzione è costituita prevalentemente da Boschi cedui a prevalenza di querce caducifoglie pertiche, cassonetti e fi lagne, che rappresentano I cedui di questa tipologia forestale sono diffusi una buona fonte di reddito per i proprietari. Circa per circa 337 ha, prevalentemente nel settore 417 ha di cedui di castagno e misti del comune settentrionale; la fascia altitudinale va dai 400 m di Soriano rientrano nei confi ni del sito e sono circa fi no ai 650 m s.l.m. interessati dal Piano di assestamento 2004-2013. La compresa attribuita dal Piano di Assestamento Come precedentemente detto, dal punto di vista alla tipologia forestale sopra descritta è defi nita della scienza della vegetazione, i querceti presen- “Cedui di castagno matricinato”. ti nell’area di studio sono riconducibili all’ordine dei Quercetalia pubescenti-petraeae con presenza Castagneti da frutto di cerro, roverella e rovere. I castagneti da frutto rappresentano un elemento Lo strato dominato da vegetazione tipico di questi Muretti a secco, di remota manifattura, realizzati con pietra autoctona (lava trachitica e peperino), solo in parte manutenuti caratteristico del paesaggio dei Cimini; all’interno boschi è costituito da acero d’Ungheria, orniello del sito occupano una superfi cie complessiva di (Fraxinus ornus), carpino nero, nespolo (Mespilus circa 65 ha, localizzati prevalentemente presso M. germanica), ciavardello (Sorbus torminalis), sorbo tifoglie occupano una superfi cie totale di circa specie suddette è occasionale. Nei boschi misti Montalto, M. Vitorchiano e M. Celiano. L’aspetto domestico (Sorbus domestica), corniolo e nocciolo. 77 ha, distribuiti come una cintura ai piedi della il soprassuolo, pur mantenendo una prevalenza tipico dei castagneti è quello di un popolamento Fra gli arbusti è molto diffuso il biancospino, insie- faggeta. di castagno, vede aumentare in modo sensibile rado con piante distanziate circa 10-15 m (sesto me a rovo comune (Rubus ulmifolius), pungitopo e fusaggine (Euonimus europaeus). La prima di queste tipologie forestali è costituita l’infl uenza di altre specie, in particolare il carpino di impianto a maturità, intorno ai 10 X 10 m), con da cedui matricinati in cui il castagno è largamen- bianco, ma anche il faggio e l’acero di Ungheria chioma ampia ed espansa. La coltivazione del ca- Nei tratti più mesofi li, e in prossimità dei suoli più te dominante. La dominanza della specie è stata e il cerro, nella costituzione della volta arborea. stagno sui M. Cimini è documentata fi n dai tempi freschi lungo le vallecole, al cerro si accompagna- provocata dalla radicata consuetudine, nei tagli di La coltivazione del castagno rappresenta un uso remoti, per cui ancora oggi molte superfi ci sono no anche carpino bianco, tiglio (Tilia sp.) e ciliegio utilizzazione, di rilasciare una matricinatura presso- tradizionale dei territori dei Monti Cimini, per cui i occupate da piante secolari con tronchi di grosso (Prunus avium). soprassuoli sono normalmente sottoposti ai tagli diametro. In passato i castagneti occupavano in ché monospecifi ca a favore della specie più remu- In particolare presso M. di Vitorchiano e M. S. di utilizzazione. realtà una superfi cie maggiore rispetto ad oggi; nerativa. L’azione antropica protratta negli anni ha Antonio il bosco si arricchisce della presenza di diverse superfi ci sono andate perse negli anni fatto in modo che la compagine fl oristica di queste La struttura più largamente diffusa è quella del rovere mentre localmente si riscontra la presenza a causa di patologie (mal dell’inchiostro e can- formazioni si sia decisamente impoverita. bosco ceduo matricinato puro, con alberi che di castagno e di faggio. danno luogo ad uno o due strati arborei. cro corticale) e a seguito dell’abbandono della La presenza di specie accessorie, in termini di coltura nei focolai di epidemia e nei siti meno La presenza percentuale delle suddette specie ar- numero e di diversità all’interno dei popolamenti, Il turno minimo di ceduazione previsto dall’art. produttivi. boree nella costituzione della copertura arborea è anche se è mediamente piuttosto ridotta, varia 36 del Regolamento di attuazione della L.R. n 39/ mediamente scarsa su tutta la tipologia forestale, In linea generale si può affermare che i migliori ca- localmente in funzione delle condizioni micro- 2002 (Norme in materia di gestione delle risorse ma aumenta localmente secondo l’esposizione, stagneti da frutto appartengono ai privati, che ne climatiche ed edafi che delle stazioni; è inoltre forestali) è stato portato da 12 a 14 anni; nel pas- l’umidità e la fertilità edafi ca. I popolamenti sono traggono un profi tto considerevole, mentre quelli possibile riscontrare diversi punti di contatto e sato era diffuso un turno di 16 anni con il rilascio costituiti da cedui matricinati di cerro (90-95%) e, di proprietà pubblica vegetano spesso in condi- compenetrazione con il faggio e con i querceti di 35-50 matricine scelte fra le piante di uno e in misura minore, roverella; la copertura è mono- zione degradate e di abbandono colturale. più termofi li delle altitudini inferiori. Nel com- due turni di età. Oggi i cedui presentano più stratifi cata, a tratti bistratifi cata. La matricinatura plesso, come precedentemente detto, i cedui frequentemente una densità variabile da 30-35 La tradizionale coltivazione dei castagneti preve- varia da 70 a 150 del primo turno e, più raramente, di castagno puri hanno un carattere marcata- matricine per ettaro circa a 45-60 matricine, con de periodiche ripuliture del sottobosco; in prossi- del secondo turno. I diametri delle matricine sono mente monospecifi co e la consociazione con le valori massimi di 150, distribuite prevalentemen- mità del periodo del raccolto viene ripulito il suolo mediamente di 20 cm, reclutate quasi unicamen-

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Provincia di Viterbo te dal cerro e saltuariamente dalla roverella o da to alla rilevazione ISTAT del 1991 di quasi il 30%, Strumenti di pianifi cazione a scala territoriale P.T.G.P. - Piano Territoriale Generale della pro- altre specie. Le patologie sono piuttosto scarse e decisamente superiore alla media della provincia L’intera estensione del sito risulta compresa in vincia di Viterbo legate prevalentemente all’ Hipoxylon sp. di Viterbo che si attesta sul 4,5%. Inoltre, il comu- ambito di tutela da Piano Territoriale Paesistico (Schema di Piano Adottato nel luglio 2004). L’area del sito è compresa nell’ambito territoriale In passato la gestione di questi cedui prevedeva ne di Vitorchiano ha anche una densità abitativa ed è sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi n.2 “Cimini e Lago di Vico” e risulta interessata un turno di 14-16 anni, con rilascio di un minimo superiore a quella di Soriano, 107,7 abitanti per del D.lgs. 42/2004 (ex L.1497/39 ed ex L.431/85). km2 contro 104,2; entrambe sono superiori alla dalle seguenti forme di tutela e valorizzazione: di 80 piante per ettaro (spesso per un periodo fi - P.T.P. - Piano Territoriale Paesistico - ambito media provinciale, che è di circa 80 abitanti per - Area protetta di interesse provinciale VT4 “Monti no 4 volte il turno). Oggi la normativa in materia territoriale n. 3 “Laghi di Vico e Bracciano” km2. Cimini e Lago di Vico” ; prevede il turno di 16 anni, e una matricinatura di (Adottato con DGR 2270/87 e approvato con L.R. - Area protetta potenziale, comprendente il terri- un minimo di 60 piante per ettaro. Buona parte di Per quanto riguarda l’indice di vecchiaia3, Soria- 24/98). torio circostante il lago di Vico (comuni di Soria- queste formazioni sono regolarmente utilizzate, no si attesta sull’indice di vecchiaia della media P.T.P. - Piano Territoriale Paesistico - ambito no, , , , Capranica, ed è quindi possibile riscontrarvi le varie fasi del- della provincia per l’anno 2001, e subisce un au- territoriale n.1 “Viterbo” ). lo sviluppo strutturale, dal novellato con elevato mento di quest’ultimo rispetto al 1998. numero di polloni fi no al ceduo oltreturno con (Adottato con DGR 2266/87 e approvato con L.R. circa 850-900 polloni ad ettaro. La situazione di Vitorchiano è invece molto diver- 24/98). sa: il suo indice di vecchiaia è inferiore a quello Pianifi cazione forestale della media provinciale ed è diminuito rispetto al 1998. Risulta quindi che non solo la popolazione Particolare di castagneto da frutto Il comune di Soriano nel Cimino detiene la super- aumenta, ma crescono in maniera più che pro- fi cie forestale maggiore, ed è l’unico che presen- porzionale i giovani rispetto agli anziani. ta una certa continuità nel campo della gestione delle risorse naturali attraverso la redazione di Per quanto riguarda il livello d’istruzione, i due Piani di Assestamento Forestale. Nell’ultimo tren- comuni considerati rifl ettono molto da vicino tennio si possono riscontrare tre Piani; il primo è la situazione provinciale. Infatti circa il 90% della del 1970, il secondo valido per il decennio 1993- popolazione possiede un titolo di studio e, nello 2002, ed un ultimo per il decennio 2004-2013. specifi co, il comune di Vitorchiano presenta un maggior numero di laureati e diplomati del co- Bisogna sottolineare tuttavia che non sempre so- mune di Soriano tra la popolazione che possiede no state rispettate le indicazioni dei piani, sia in un titolo di studio, rispettivamente, 7,5% contro termini di tempi sia in termini di tipo di interven- 4,7% e 32,1% contro 24,8%, to. Ad esempio, nel piano del 1970 era prevista la conversione all’alto fusto, attraverso una fase Analisi degli strumenti di pianifi - intermedia di ceduo composto, per i popolamen- cazione urbanistica ti a prevalenza di quercie caducifoglie, che però non è mai stata effettivamente applicata. Strumenti di pianifi cazione a scala locale Per quanto riguarda il comune di Vitorchiano, Comune di Vitorchiano. questo è attualmente sprovvisto di Piano di As- Estensione totale del territorio comunale: 2.983 sestamento Forestale ha - territorio comunale occupato dal sito: 197 ha. Lo strumento urbanistico vigente è il Programma Analisi dei dati socio-economici di Fabbricazione del 08-05-1971. Le zone urbani- stiche presenti all’interno del perimetro del sito I dati relativi al bilancio demografi co dei due co- afferiscono esclusivamente alla Zona E = destina- muni interessati dalla presenza del sito sono stati zione agricola. forniti dalla CCIAA di Viterbo e si riferiscono alla fi ne dell’anno 2002. Tra i due comuni considerati, Comune di Soriano nel Cimino. il più importante per superfi cie e popolazione Estensione totale del territorio comunale: 7.848 è quello di Soriano nel Cimino; tuttavia il co- ha - territorio comunale occupato dal sito: 777 mune di Vitorchiano, grazie all’incremento del ha. Lo strumento urbanistico vigente è il Piano movimento naturale (differenza tra nati e morti) Regolatore Generale, approvato con DGC n.4695. e di quello migratorio (differenza tra iscritti e Le zone urbanistiche presenti all’interno del pe- cancellati nei registri comunali dell’anagrafe) fa rimetro del sito afferiscono esclusivamente alla registrare un aumento della popolazione rispet- Zona E = destinazione agricola.

3 Rapporto tra il numero di giovani al di sotto dei 14 anni e quello degli adulti al di sopra dei 65.

26 27 Nibbio bruno, un rapace forestale segnalato per l’area, la cui nidificazione rimane da confermare. PIANO DI GESTIONE DEL SITO NATURA 2000 MONTE CIMINO

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gestione forestale scarsamente compatibile stato spinto quindi a invadere l’orizzonte dove PIANO con uno stato di conservazione soddisfacente dovrebbe essere presente il faggio; ne consegue delle specie di rapaci di interesse comunitario che il settore meglio conservato è il settore nord segnalate nel sito: la gestione di questi territori orientale del M. Cimino, proprio lungo i valloni dei boscati dovrebbe avere come obiettivo princi- corsi d’acqua dove non sono presenti i castagneti. pale la conservazione ed il miglioramento della In linea generale comunque si può affermare che Macro obiettivi: funzionalità dell’ecosistema forestale, attraver- Criticità per i lembi dell’habitat “Faggeti degli Appennini i temi forti del so interventi volti ad un aumento della com- con Taxus e/o Ilex” ciò che rende “interessante” il sito è proprio la presenza delle specie che caratte- plessità strutturale e ad una diversità specifi ca Piano di gestione rizzano l’habitat, quali l’agrifoglio. Per questo ha- più diff usa. L’assenza di un Piano di Assesta- bitat la principale minaccia è rappresentata dalla mento Forestale per il comune di Vitorchiano raccolta incontrollata sia dell’agrifoglio che di cosituisce un’altra signifi cativa criticità; Criticità per gli habitat di inte- altre specie vegetali o di funghi, con conseguenti captazione idrica per fossi e fontanili: è neces- Obiettivi principali del Piano di gestione sono resse comunitario danni alla rinnovazione delle specie forestali. saria la riduzione/eliminazione di tali captazio- quelli di preservare il ruolo ecologico-funzionale ni idriche al fi ne di migliorare la disponibilità di complessivo del sito, garantire la conservazione Foreste di Castanea sativa Criticità per le specie degli habitat e delle specie di fl ora e fauna di acqua per i fossi e per i fontanili, che costitui- interesse comunitario e individuare, se necessario, scono habitat riproduttivi potenziali per diver- Struttura e funzionalità di questo habitat sono le azioni di gestione e gli interventi in grado di se specie di anfi bi e per il Gambero di fi ume; state pesantemente condizionate dall’utilizzazio- Rapaci forestali e rupicoli ripristinare/mantenere gli equilibri biologici in atto, inadeguata perimetrazione del sito: la peri- ne antropica, soprattutto dei castagneti da frutto La struttura e la fi sionomia delle aree forestali conciliandoli con le attività umane. metrazione attuale non risultata idonea alla nei quali, a seguito delle pratiche colturali, il cor- risultano essere fattori fortemente limitanti per la conservazione effi cace della popolazione teggio fl oristico è stato notevolmente alterato. Di seguito si riportano le principali problematiche di Gambero di fi ume, la cui presenza è stata presenza del Falco pecchiaiolo e del Nibbio bru- no, che nidifi cano generalmente su alberi stabili e emerse la cui soluzione/attenuazione va a costituire riscontrata nell’area anche esternamente al I castagneti da frutto presenti nel sito ospitano con tronchi di grande diametro. Le faggete matu- i macro-obiettivi del Piano: confi ne del sito . anche esemplari centenari di notevoli dimen- re potenzialmente idonee alla presenza delle due sioni che raggiungono coperture considerevoli, specie risultano invece scarsamente strutturate, ma che vengono regolarmente ripuliti dalle presumibilmente a causa di mancate opere di erbe infestanti per permettere un più agevole diradamento, che hanno portato tali aree ad un raccolta dei frutti. Così facendo la fl ora è quindi eccessivo grado di “chiusura” che le rende parti- molto impoverita, l’unica eccezione essendo rap- colarmente uniformi, poco complesse e inospitali presentata talvolta dalle geofi te, principalmente per queste specie. Orchidaceae (Caporali, 1999 a, b). Altre criticità Anche la prolungata stagione di taglio (fi no a potrebbero manifestarsi al momento dell’abban- maggio) reca senza dubbio un notevole disturbo dono della coltivazione dei castagneti da frutto, a ai potenziali siti di nidifi cazione. causa del’attacco di specie patogene. Per quanto riguarda il Lanario, si deve tenere con- Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex to che la mancata registrazione della specie è da imputare all’assenza di habitat riproduttivi idonei La faggeta del M. Cimino, come gia riportato nello nel sito ed alla sua fenologia locale di svernante, studio di analisi, non rientra nell’ambito dell’ha- così come individuato nel Formulario Standard bitat “Faggeti degli Appennini con Taxus e/o Ilex” Natura 2000. (cod. 9210). Viceversa, come precedentemente ricordato, a Succiacapre, Averla piccola, Tottavilla contatto con la faggeta del M. Cimino, sono rin- Il principale fattore limitante, comune a tutte e tracciabili all’interno del castagneto lembi isolati tre le specie, è costituito dalla scarsa diffusione di faggeta riferibile all’habitat in oggetto, anche degli habitat riproduttivi idonei. Le aree se il contingente fl oristico più tipico riferibile a agricole e gli agroecosistemi sono infatti limitati questo habitat si ritrova nel querceto misto me- esclusivamente al margine settentrionale del sofi lo posto a quote inferiori. sito e le aree forestali non presentano per lo più Il castagno, specie che è stata favorita dall’uomo radure cespugliate, che potrebbero rappresentare Il ripristino della funzionalità dei fontanili appare prioritario per la conservazione degli Anfi bi per le buone qualità del legname e del frutto, è habitat idonei per la nidifi cazione.

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Gambero di fi ume

Gambero di fi ume nante. Sono invece molto più sensibili agli inqui- La presenza di agenti inquinanti costituisce la prin- nanti chimici che li indeboliscono, rendendoli più cipale criticità per la specie. L’inquinamento mecca- esposti alle malattie, se si tratta di nitrati o fosfati nico, risultato dal trasporto di sedimenti da parte di in eccesso o, nel caso si tratti di metalli pesanti, forti piogge, provoca imponenti danni, occludendo pesticidi, insetticidi, erbicidi, che hanno un effetto i ripari e rimodellando i fondali. In casi estremi l’ha- mortale diretto ed immediato (Arrignon, 1991). bitat della specie viene completamente distrutto Dai sopralluoghi effettuati nel sito non sembra per la modifi cazione della geometria dei torrenti. però che gli agenti inquinanti rappresentino L’inquinamento organico non ha invece sui causa importante di squilibrio per le locali po- gamberi l’effetto disastroso che ha sui Pesci. polazioni di gamberi. In questo caso, il principale Sopportano abbastanza bene la presenza di so- fattore di criticità potenziale è senza dubbio il stanze organiche in decomposizione; tuttavia se il bracconaggio ed in minor misura l’inquinamento tenore di queste sostanze supera una certa soglia, di origine agricola per la presenza di alcuni noc- gli animali si rifugiano a monte della fonte inqui- cioleti e di castagneti da frutto. Faggeta del Monte Cimino: bosco ad alto fusto

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dal punto di vista strettamente botanico, per i Uccelli associati agli ambiti ecotonali e agli stanili e 90 -120 per i cedui quercini. L’indicazione castagneti da frutto sarebbe necessario evitare le agroecosistemi (Succiacapre, Tottavilla, Aver- ha valore come riferimento e va modulata in fun- lavorazioni eccessive del terreno per non impove- la piccola) zione delle condizioni reali del popolamento. La rire quasi totalmente la fl ora nemorale associata; Pur riconoscendo la prevalente vocazione fore- matricinatura dei cedui dovrà coinvolgere anche nei casi in cui i cedui siano in stato di degrado stale del sito, sarebbe opportuno mettere in atto altre specie, soprattutto nei tratti più mesofi li e divengono prioritarie azioni di ripristino indi- strategie volte a favorire: ricchi di specie come gli aceri il tiglio e il ciliegio. Strategie di gestione rizzate alla lotta fi tosanitaria con mezzi mec- la presenza di radure di estensioni adeguate (al- Va inoltre preservata la presenza della rovere, in canici e biologici ecologicamente compatibili, cune migliaia di metri quadri) all’interno delle particolar modo diffusa presso M. Vitorchiano. In alla sospensione delle utilizzazioni per periodi formazioni forestali; linea generale si deve evitare una eccessiva sem- adeguati, all’allungamento del turno minimo, la presenza di fasce arbustive o siepi, che siano plifi cazione specifi ca della componente arborea, ai rinfoltimenti e all’applicazione di tecniche di al margine di aree boscate o meno; mirardo così ad una maggiore complessità strut- miglioramento dei soprassuoli cedui. la presenza di aree, anche di ridotte dimensioni, turale delle cenosi. a scarsa copertura vegetazionale; Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex Sarà opportuno diminuire l’estensione delle ta- la presenza di posatoi di origine naturale o ar- gliate, sopratutto nei terreni più acclivi per ridurre Il principale obiettivo per i piccoli lembi residui tifi ciale. il fenomeno di erosione e ridurre l’impatto am- Vengono si seguito delineate le strategie di ge- di questo habitat presenti nel sito è garantirne il bientale. È necessario inoltre escludere dalle uti- stione da mettere in atto, necessarie a mantenere mantenimento dell’estensione favorendone, se Gambero di fi ume lizzazioni i tratti di cedui che allignano sulle cime in uno stato di conservazione soddisfacente i va- possibile, l’ampliamento. Le misure di conserva- dei rilievi per una fascia di almeno 10 m. lori naturalistici presenti nel sito. E’ stata operata la Le popolazioni di Gambero di fi ume presenti nel si- zione devono ovviamente mirare anche al miglio- to sono sottoposte ad un notevole stress di origine scelta di privilegiare quegli sforzi di gestione che, ramento della biodiversità dei popolamenti relitti. La dimostrata potenzialità del territorio per una più di altri, potessero fornire risultati signifi cativi antropica. Per la loro salvaguardia appare necessa- discesa del faggio all’interno dei cedui consiglia, In generale, devono essere previste misure per rio un maggior controllo sia sul bracconaggio che in relazione alla conservazione degli habitat e del- evitare la raccolta delle specie che al tempo stesso ove presente, di regolare, in fase di progettazione le specie maggiormente caratterizzanti il sito. sulla possibilità di eventuali scarichi puntiformi di del taglio, la scelta ed il grado di ombreggiamen- evitino i problemi legati all’eccessivo calpestio origine agricola. che può causare problemi alla rinnovazione delle to da parte delle matricine per favorire le specie a Strategie di gestione per gli habi- specie stesse. Si consiglia, in particolare, di evitare Sarebbero inoltre necessarie azioni conoscitive temperamento sciafi lo. Già nel 1970, nel Piano di tat di interesse comunitario il taglio e la raccolta degli individui di agrifoglio, volte a determinare la dimensione, la dinamica Assestamento, Paltrinieri, notando le capacità di prestando attenzione alla possibilità di rinnova- della popolazione ed il suo livello di eterozigosi. espansione del faggio nei cedui castanili, prescri- Foreste di Castanea sativa zione di questa specie, intervenendo nel tentativo Considerata poi l’abbondante presenza del Gam- veva l’opportunità di convertire all’alto fusto tutti Facendo riferimento alle caratteristiche specifi che di favorirla in tutti i casi in cui la popolazione mo- bero di fi ume per oltre un chilometro fuori dal sito i popolamenti al disopra dei 900 m. del sito e sulla base delle indicazioni proposte a li- stri segni di regressione. sembrerebbe auspicabile un suo ampliamento, Bisognerà lasciare in fase di utilizzazione fasce di ri- vello nazionale dal Ministero dell’Ambiente e della allo scopo di assicurare un’effettiva tutela a questa spetto di circa 30-40 m lungo gli impluvi, a margine Tutela del Territorio nelle linee guida per la gestio- Strategie di gestione per le specie popolazione. dei corsi d’acqua e dove siano manifesti fenomeni ne dei siti, si può delineare uno scenario gestionale di interesse comunitario erosivi. Si ritiene necessaria la creazione di fasce in cui le principali opzioni sono rappresentate da: Strategie di gestione forestale tagliafuoco con lievi diradamenti e ripulitura del prosecuzione della coltivazione a ceduo/fustaia sottobosco per una profondità di 10 m circa, su en- Rapaci forestali (Falco pecchiaiolo, Nibbio La gestione di questi territori boscati deve aver o castagneto da frutto ove strettamente neces- trambi i lati della viabilità principale e secondaria. bruno) come obiettivo principale la conservazione ed il saria per soddisfare esigenze economiche o miglioramento della funzionalità dell’ecosistema Sarà necessario portare la faggeta verso una tradizionali (es. usi civici) e in presenza di habi- La conservazione di habitat riproduttivi idonei alla forestale, attraverso interventi volti ad un aumen- struttura più articolata attraverso una diff usione tat in uno stato di conservazione soddisfacente. presenza dei rapaci forestali è generalmente lega- to della complessità strutturale e ad una diversità a mosaico delle varie fasi strutturali, che nel com- La coltivazione dovrà realizzarsi in un regime di ta alla creazione e mantenimento di habitat a mo- specifi ca più diffusa. Le caratteristiche del territo- plesso conferiscono alla faggeta una maggiore selvicoltura a basso impatto; per potenziare la saico, con diversifi cazione strutturale e fi sionomica rio obbligano quindi a una scelta di intervento stabilità ecologica. Gli interventi devono essere funzionalità e la biodiversità dei popolamenti del bosco ed un incremento delle fasce ecotonali. non più generalizzata ed estesa per tutta una puntuali e calibrati a partire dalle aree dove è gia governati a ceduo gli indirizzi colturali an- In questo quadro, potrebbe essere utile una diver- tipologia forestale, ma valutata caso per caso. presente la prerinnovazione e la rinnovazione e dranno orientati verso l’aumento dell’età dei sifi cazione strutturale dell’habitat dei castagneti, devono mirare a creare condizioni di luminosità Sarà necessario considerare la possibilità, da soggetti e tecniche di matricinatura per la con- mantenendo particelle a ceduo giustapposte a idonee per l’accrescimento dei giovani individui. valutare caso per caso, della conversione all’alto servazione delle minoranze dendrologiche; particelle ad alto fusto (possibilmente in varie fasi fusto dei cedui quercini, direttamente o attraver- Si ritiene opportuno inoltre aumentare la diver- diffusione di specie arboree autoctone diverse di sviluppo) associato alla creazione di radure. so una fase di ceduo composto. Ove per motivi di sità specifi ca nella faggeta favorendo la dissemi- dal castagno al fi ne di far raggiungere alle for- È necessario inoltre evitare la sovrapposizione proprietà ciò non fosse possibile, all’usuale tipo nazione e l’aff ermazione dei semenzali di specie mazioni forestali un maggior grado di naturalità; della attività di taglio e di esbosco con la stagione di matricinatura si propone un rilascio di piante cicatrizzanti come gli aceri, in quanto elementi conservazione di individui vetusti per la presen- riproduttiva delle specie (da marzo a luglio), al fi - appartenenti ad un maggiore numero di classi fondamentali nella richiusura della volta arborea za al loro interno di cavità sfruttate da un gran ne di eliminare il disturbo durante questa delicata cronologiche. Il numero di matricine si deve a seguito di vari eventi di disturbo di natura pato- numero di Vertebrati, ma anche da Insetti; fase del ciclo biologico. aggirare intorno alle 40- 50 piante per i cedui ca- logica ed antropica.

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Gli interventi individuati, riassunti nella tabella che segue, sono per lo più fi nalizzati alla Interventi previsti dal Piano di gestione e fi nanziati con il DOCUP 2000-2006 conservazione e/o al ripristino degli habitat e delle specie di interesse comunitario, nonché alla comunicazione e all’educazione. Con la Deliberazione n. 418 del 11/7/2006 la Giunta Regionale del Lazio, nell’ambito del Programma denominato “Flo- ra-Fauna”, Misura I.1 “Valorizzazione del patrimonio ambientale regionale”, Sottomisura I.1.2 “Tutela e gestione degli Nel Piano di gestione per ogni intervento è stata ecosistemi naturali”, prevista nel DOCUP Obiettivo 2 Lazio 2000-2006, ha approvato e fi nanziato la realizzazione di una Interventi/azioni di realizzata una scheda descrittiva, nella quale serie di progetti, individuati nei Piani di gestione reputati ammissibili e “prioritari” al fi ne della conservazione degli gestione sono riportate le seguenti informazioni: habitat e delle specie per cui i siti sono stati individuati. In particolare per quanto riguarda il sito in oggetto è stato fi nanziato il seguente intervento: localizzazione “Interventi per il miglioramento della stabilità ecologica della faggeta e successive azioni di monitoraggio”. Euro 180.000,00. obiettivi Per tale intervento è stata effettuata la progettazione esecutiva e sono in corso gli adempimenti per la sua realizzazione. minacce/criticità che lo motivano descrizione Le strategie di gestione delineate nel capitolo soggetto esecutore/gestore precedente possono essere attuate anche tramite la realizzazione di appositi interventi di gestione tempi di realizzazione e di specifi che azioni di concertazione con le forze priorità operanti sul territorio. costi

Elenco degli interventi proposti e descritti nel Piano

TITOLO INTERVENTO PRIORITA’ TEMPI

Riperimetrazione del sito Livello I BMT

Riqualifi cazione funzionale delle formazioni forestali Livello I LT

Ripristino fontanili e fossi presenti nel sito Livello II BMT (eliminazione/riduzione captazione e miglioramento della funzionalità)

Stima della dimensione della popolazione di gambero di fi ume Livello I BMT

Interventi per la salvaguardia della popolazione di gambero di fi ume Livello II LT

Corso di specializzazione per il personale di vigilanza che opera nell’area del sito Livello II BMT

Attività di educazione ambientale Livello II BMT

Realizzazione e installazione di pannelli informativi e prescrittivi Livello II BMT

Seminari informativi Livello III BMT

Priorità: Livello I – Interventi molto urgenti; Livello II – Interventi urgenti; Livello III – interventi proposti non urgenti; Tempi: a breve-medio termine (BMT): da realizzare presumibilmente entro 36 mesi; a lungo termine (LT): interventi che richiedono un tempo di attuazione compreso tra 36 e 60 mesi Fontanile restaurato

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di valutarne la complessità strutturale; realizzate al di fuori del periodo riproduttivo estensione complessiva di ogni habitat: la (marzo-agosto) delle specie ornitiche di variazione della superfi cie dei vari habitat di interesse, elencate nelle direttive comunitarie. interesse comunitario presenti costituisce un parametro molto importante da tenere sotto Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex controllo per defi nire le più adatte azioni di ge- Conservazione integrale dei lembi residui di Monitoraggio stione da mettere in atto in risposta ad eventuali Proposta di questo habitat presenti nel sito. fattori di stress; regolamentazione e In base alle disposizioni regionali (L.R. n°61/1974) dimensione della tessera più estesa di ogni si devono evitare il taglio o il danneggiamento habitat: questa informazione può essere par- raccomandazioni di di individui di agrifoglio. ticolarmente utile per la valutazione delle pos- sibilità di sopravvivenza a lungo termine delle gestione Conservazione e gestione degli ambienti fo- specie tipiche dell’habitat d’interesse stesso. restali rapporto perimetro/superfi cie di ogni habi- In linea generale si deve evitare una eccessiva tat: gli habitat poco alterati dall’azione dell’uo- semplifi cazione specifi ca della componente arbo- Il monitoraggio dello stato di conservazione degli mo tendono ad avere forme più complesse. Conservazione dell’integrità biologica del sito rea e mirare ad una maggiore complessità struttu- habitat e delle specie di interesse comunitario per i rale delle cenosi. quali i siti sono stati individuati costituisce uno de- Monitoraggio delle specie Come specifi cato dall’articolo 6, comma 3, della È necessario valutare la conversione all’alto fusto gli obiettivi principali della Direttiva Habitat e della direttiva “Habitat” e dall’art. 5 del DPR 120/2003 Rapaci forestali (Falco pecchiaiolo e Nibbio dei cedui quercini, caso per caso, direttamente normativa italiana di recepimento (cfr. articolo 7 di recepimento: qualsiasi piano o progetto, sia bruno) o attraverso una fase di ceduo composto. Ove del DPR 120/2003). In tal senso il Piano di gestione che ricada all’interno del sito sia che, pur situato Sarebbe opportuno monitorare l’andamento per motivi di proprietà ciò non fosse possibile, ha individuato alcuni indicatori che, se opportu- all’esterno, possa comportare ripercussioni sullo delle nidifi cazioni di queste due specie all’in- all’usuale tipo di matricinatura si propone un namente monitorati, potranno fornire indicazioni stato di conservazione dei valori naturali in esso terno del sito. Le informazioni minime che do- rilascio di piante appartenenti ad un maggiore sull’integrità ecologico-funzionale complessiva tutelato, deve essere sottoposto a Valutazione di vrebbero essere raccolte sono: i) accertamento numero di classi cronologiche. Il numero di ma- del sito e sul persistere in uno stato di conserva- Incidenza. della nidifi cazione; ii) esatta localizzazione dei tricine si deve aggirare intorno alle 40-50 piante zione soddisfacente delle valenze naturalistiche nidi; iii) descrizione delle caratteristiche dei siti per i cedui castanili e 90-120 per i cedui querci- maggiormente caratterizzanti i processi ecologici Conservazione e gestione degli habitat di nidifi cazione; iv) individuazione del numero ni. L’indicazione ha valore come riferimento e va presenti. Tenendo conto delle particolari esigenze Foreste di Castanea sativa di coppie nidifi canti v) produttività (n. di giova- modulata in funzione delle condizioni reali dei informative di ciascuna situazione, e della necessi- ni involati/n. di coppie controllate) e successo La coltivazione dovrà realizzarsi in un regime di popolamenti e della stazione su cui allignano. tà di disporre di un sistema di facile applicazione, è riproduttivo (n. di giovani involati/n. di coppie selvicoltura a basso impatto; per potenziare la La matricinatura dei cedui dovrà coinvolgere opportuno fare riferimento a indicatori (o catego- che hanno deposto). funzionalità e la biodiversità dei popolamenti anche altre specie come l’acero, il tiglio, il cilie- rie di indicatori) che siano: governati a ceduo, gli indirizzi colturali andranno gio, soprattutto nei tratti più mesofi li e ricchi di di riconosciuta signifi catività ecologica e per i Gambero di fi ume orientati verso l’aumento dell’età dei soggetti e specie. Va inoltre preservata la presenza della quali esista una relazione con fattori chiave che Il monitoraggio dello stato di conservazione tecniche di matricinatura per la conservazione rovere in particolar modo diff usa presso M. Vi- sostengono la possibilità di mantenimento a delle due popolazioni individuate nel sito do- delle minoranze dendrologiche. torchiano. lungo termine della struttura e della funziona- vrebbe prevedere innanzi tutto campagne sta- Per quanto riguarda i boschi cedui, favorire la È oppurtuno diminuire l’estensione delle ta- lità degli habitat, verifi cata sperimentalmente gionali per la valutazione dello stato ecologico diffusione di specie arboree autoctone diverse dal gliate a un massimo di 10 ha, soprattutto nei o suffragata dall’esperienza; dei corsi d’acqua che le ospitano, attraverso la castagno al fi ne di far raggiungere alle formazioni terreni più acclivi per ridurre il fenomeno di sensibili ai fi ni di un monitoraggio precoce dei determinazione dei parametri chimico-fi sici e forestali un maggior grado di naturalità. erosione e ridurre l’impatto ambientale cambiamenti; biologici come defi nito dal D. Lgs. n. 152/99. Per i castagneti da frutto si dovranno evitare le Per quanto riguarda la necessità di evitare ta- di vasta applicabilità a scala nazionale; Dovrebbero inoltre essere effettuati periodici lavorazioni del terreno allo scopo di favorire la gliate contigue si fa riferimento alla normativa di rilevamento relativamente semplice ed eco- censimenti, sia utilizzando il metodo della con- presenza delle specie vegetali nemorali. vigente in materia. nomico. ta diretta che il metodo della cattura-marcag- È vietato il taglio degli individui arborei vetusti Sono vietate le utilizzazioni in quei tratti di ce- gio-ricattura. per la presenza al loro interno di cavità sfruttate duo che allignano sulle cime dei rilievi per una Monitoraggio degli habitat da numerose specie di Vertebrati e di Artropodi fascia di almeno 10 m da ambo i lati del crinale. È vietata la rimozione di esemplari arborei morti Nelle aree a potenzialità per il faggio è neces- Per quanto riguarda gli habitat, sulla base della re- o deperienti (al suolo e in piedi), con particolare sario prevedere, in fase di progettazione del lativa cartografi a tematica GIS prodotta per il Piano, attenzione per la conservazione di quelli di taglio, una matricinatura che possa favorire occorre prevedere una verifi ca triennale volta a maggiori dimensioni che permettono tra l’altro l’ombreggiatura e quindi la crescita di plantule monitorare l’andamento dei seguenti parametri: il mantenimento di comunità saproxiliche a più appartenenti a specie sciafi le. habitat presenti nel sito: l’elenco degli habitat elevata diversità. È fatto d’obbligo, in fase di progettazione e di presenti, oltre a caratterizzare il sito, consente Le attività di taglio e di esbosco dovranno essere successiva utilizzazione, rilasciare fasce di ri-

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spetto di circa 30-40 m lungo gli impluvi, a mar- strix cristata, Ramarro Lacerta bilineata, Lucertola gine dei corsi d’acqua e dove siano manifesti campestre Podarcis sicula, Lucertola muraiola Po- fenomeni erosivi. darcis muralis, Biacco Coluber viridifl avus, Saettone È necessaria la realizzazione di fasce tagliafuoco Elaphe longissima, Biscia dal collare Natrix natrix, con lievi diradamenti e ripulitura del sottobosco Rana appenninica Rana italica), è fatto divieto di: per una profondità di 5 m circa, su entrambi i lati catturare o uccidere esemplari di tali specie nel- della viabilità principale e secondaria, evitando l’ambiente naturale; il taglio o il danneggiamento delle specie arbo- perturbare tali specie, in particolare durante tut- ree o a portamento arboreo. te le fasi del ciclo riproduttivo o durante l’iberna- È necessario favorire una struttura più artico- zione, lo svernamento e la migrazione; lata della faggeta, attraverso una diff usione distruggere o raccogliere le uova e i nidi nell’am- a mosaico delle varie fasi strutturali che, nel biente naturale; complesso, conferiscono alla faggeta una mag- danneggiare o distruggere i siti di riproduzione giore stabilità ecologica. o le aree di sosta. È necessario aumentare la diversità specifi ca nella faggeta favorendo la disseminazione e l’af- Per le specie di cui al citato allegato IV sono vietati il fermazione dei semenzali di specie cicatrizzanti possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializ- come gli aceri, elementi fondamentali nella zazione di esemplari prelevati dall’ambiente natura- richiusura della volta arborea. le, salvo quelli lecitamente prelevati prima dell’en- trata in vigore del presente regolamento. I divieti si riferiscono a tutte le fasi della vita degli animali. Conservazione e gestione della Fauna di inte- Castagneto da frutto resse comunitario Ai fi ni della tutela della fauna selvatica cosiddetta Come previsto nell’Articolo 8 del DPR 120/2003, per “minore” presente nel Sito (Gambero di fi ume, le specie animali di cui all’allegato IV della Direttiva Anfi bi e Rettili) si applicano le norme di cui alla Secondo quanto previsto dall’articolo 12 comma Rispetto principi edifi cabilità di legge per i ma- Habitat, presenti o segnalate per l’area (Istrice Hy- L.R. 05.04.1988, n° 18. 3 del DPR 120/2003 sono vietate la reintroduzio- nufatti agricoli (L.R. n. 38/99, L.R. n. 8/03 e s.m.) ne, l’introduzione e il ripopolamento in natura di La normativa in vigore limita la costruzione di specie e popolazioni non autoctone. fabbricati all’interno delle “zone a destinazione Con particolare riferimento alla tutela dell’avifau- agricola - E” ai soli fabbricati rurali, ovvero attinenti na forestale (Falco pecchiaiolo, Nibbio bruno): all’azienda agricola e come tali concorrenti esclusi- vamente e di fatto a questa attività4. è vietato il taglio di alberi maturi (tranne nei casi previsti dalla legge in merito all’incolumità fi sica Nella costruzione dei fabbricati e manufatti do- di persone e cose), che costituiscono potenziali vrebbe essere assolutamente raccomandato (e siti di nidifi cazione delle specie in oggetto; magari anche previsto un contributo a coprire le operazioni taglio e di esbosco dovranno esse- l’aggravio dei costi) l’utilizzo di materiali da costru- re realizzate al di fuori del periodo riproduttivo zione caratteristici dell’ambiente locale, in linea con (marzo-agosto)per recare il minor disturbo pos- la tradizione rurale (muratura in tufo, con elementi sibile agli eventuali tentativi di nidifi cazione. architettonici portanti anche in legno, coperture dei fabbricati con coppi e tegole romane, possibil- Tutela delle acque mente utilizzando laterizi invecchiati, o imitazione Ferme restando le disposizioni di cui all’art. 7 del- moderna). Per gli infi ssi sono da preferire materiali la L.R. 24/98 “Pianifi cazione paesistica e tutela dei quali il legno ed il ferro ma sempre con fi niture e beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico” colori non vistosi, meglio se lasciati nei loro colori e successive modifi che ed integrazioni, è vietato naturali. modifi care il regime ed il corso delle acque. Per le recinzioni si raccomanda assolutamente Le acque di scarico provenienti da attività dome- l’uso di pali di legno, evitando quelli di cemen- stiche, agricole o di qualsiasi altra natura dovranno to precompresso e metallici; sono preferibili le rispondere ai requisiti richiesti dal D. Lgs. 152 del recinzioni in fi lo metallico, anche spinato, a più 11.05.1999 e successive modifi che e integrazioni. ordini, rispetto alla reti metalliche.

I castagneti rappresentano un elemento caratteristico del paesaggio del M. Cimino 4 Rientrano a pieno titolo in questa defi nizione anche le strutture adibite ed autorizzate per attività di agriturismo, in seno alle aziende agricole.

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Provincia di Viterbo

Carta della vegetazione e degli habitat Carta degli usi forestali

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Carta delle presenze faunistiche Carta degli interventi

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Glossario*

Direttiva Habitat. Direttiva 92/43/CEE concernente la conservazione di habitat Rete Natura 2000. Nome che il Consiglio dei Ministri dell’UE ha assegnato ad naturali e seminaturali e di specie appartenenti alla flora ed alla fauna selvatica, un sistema coordinato e coerente di aree destinate al mantenimento ovvero avente come obiettivo principale la realizzazione di una rete integrata ed all’occorrenza, al ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli omogenea di aree (SIC e ZSC) nelle quali tutelare, ripristinare e gestire il patrimonio habitat e delle specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva europeo di biodiversità. Tale Direttiva ha definito per la prima volta un quadro di Habitat. Fanno parte della Rete anche le ZPS. riferimento per la conservazione della natura in tutti gli stati dell’UE. Ripopolamento. Immissione di individui appartenenti ad una specie che è già Direttiva Uccelli. Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione delle presente nell’area di rilascio. specie di uccelli selvatici presenti in Europa che si prefigge la loro protezione, SIC. Acronimo di Siti d’Importanza Comunitaria. Aree che, in riferimento alla gestione, regolazione e che ne disciplina lo sfruttamento. Una speciale misura Regione Biogeografica di appartenenza, contribuiscono in modo significativo di conservazione inclusa nella direttiva prevede la designazione da parte degli a mantenere (o a ripristinare) in uno stato di conservazione soddisfacente gli stati membri di aree (ZPS) da destinare alla tutela delle specie di uccelli elencate habitat e/o le specie animali e vegetali di cui agli allegati I e II della Direttiva nell’allegato I della Direttiva stessa. Habitat. Tale tipologia di siti deve inoltre contribuire in modo significativo alla Formulario Standard Natura 2000. Scheda informativa, standardizzata a livello coerenza della Rete Natura 2000, e al mantenimento della diversità biologica europeo, che riporta, per ogni SIC e ZPS, le informazioni territoriali e naturalistiche nella regione biogeografica in questione. salienti. Specie di interesse comunitario. Specie di animali e di piante, indicate negli Habitat naturali di interesse comunitario. Habitat naturali o seminaturali, allegati II, e/o IV e V della Direttiva Habitat e nell’allegato I della Direttiva Uccelli indicati nell’allegato I della Direttiva Habitat che, nel territorio dell’UE, alterna- che, nel territorio dell’UE, alternativamente: a) sono in pericolo; b) sono vulnerabili tivamente: a) rischiano di scomparire nella loro area di distribuzione naturale; b) c) sono rare, vale a dire che le popolazioni sono di piccole dimensioni d) sono hanno un’area di distribuzione naturale ridotta a seguito della loro regressione o endemiche e richiedono particolare attenzione, a causa della specificità del loro per il fatto che la loro area è intrinsecamente ridotta; c) costituiscono esempi tipici habitat o delle incidenze potenziali sul loro stato di conservazione. di caratteristiche presenti in una o più regioni biogeografiche. Specie prioritarie. Specie minacciate per la cui conservazione l’UE ha una Habitat prioritari. Habitat naturali o seminaturali minacciati, per la cui responsabilità particolare a causa dell’importanza della loro area di distribuzione conservazione l’UE ha una responsabilità particolare a causa dell’importanza naturale e che sono evidenziate nell’allegato II della Direttiva Habitat con un della loro area di distribuzione naturale e che sono contrassegnati con un asterisco asterisco (*). (*) nell’allegato I della Direttiva Habitat. Specie alloctona (sinonimi: esotica, aliena). Specie che non appartiene alla IBA. Acronimo di Important Bird Areas. Siti di importanza internazionale per la fauna o flora originaria di una determinata area geografica, ma che vi è giunta per conservazione dell’avifauna, identificati in tutto il mondo sulla base di criteri l’intervento diretto (intenzionale o accidentale) dell’uomo. scientifici omogenei e standardizzati, dalle varie associazioni che fanno parte di Specie autoctona o indigena. Specie naturalmente presente in una determinata BirdLife International (in Italia la LIPU). Per la Commissione Europea, le IBA sono area geografica nella quale si è originata o è giunta senza l’intervento diretto riconosciute come riferimento scientifico su cui basare la designazione delle ZPS. (intenzionale o accidentale) dell’uomo. Introduzione. Traslocazione di individui di una specie in un’area in cui non è Stato di conservazione soddisfacente di un habitat. Lo stato di conservazione di attualmente presente, posta al di fuori del suo areale di documentata presenza un habitat naturale o seminaturale è definito soddisfacente quando: a) la sua area naturale in tempi storici. di distribuzione naturale e la superficie che comprende sono stabili o in estensione; Misure di conservazione. Azioni e misure di tutela e di gestione che gli Stati b) la struttura e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo membri dell’Unione devono obbligatoriamente mettere in atto nei siti della Rete termine esistono e possono continuare ad esistere in un futuro prevedibile; c) lo Natura 2000 al fine di evitare il degrado degli habitat naturali e seminaturali stato di conservazione delle specie tipiche è soddisfacente. e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui tali siti Stato di conservazione soddisfacente di una specie. Lo stato di conservazione sono stati individuati e/o designati. Tali misure possono essere costituite da di una specie è considerato soddisfacente quando: a) i dati relativi all’andamento opportune misure di tipo regolamentare, amministrativo o contrattuale nonché, delle popolazioni della specie indicano che essa continua e può continuare a lungo all’occorrenza, da appropriati “Piani di gestione”. La Regione Lazio con DGR n. 533/ termine ad essere un elemento vitale degli habitat naturali cui appartiene; b) l’area 2006 ha individuato le misure di conservazione da applicarsi nelle ZPS. di distribuzione naturale delle specie non è in declino né rischia di declinare in Monitoraggio. Strumento, previsto dall’art. 11 della Direttiva Habitat, attraverso un futuro prevedibile; c) esiste e continuerà probabilmente ad esistere un habitat sufficiente affinché le sue popolazioni si mantengano a lungo termine. il quale vengono valutati sia l’efficacia delle misure di conservazione adottate sia l’andamento dello stato di conservazione di specie e habitat di interesse Valutazione di incidenza. Procedimento di carattere preventivo, introdotto comunitario. Esso si basa sulla raccolta e l’analisi, ripetute nel tempo e ad intervalli dall’art. 6, comma 3, della Direttiva Habitat, al quale è necessario sottoporre regolari, di osservazioni e misurazioni riferite a parametri che possano dare qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su SIC o ZPS, indicazioni sullo stato di conservazione di habitat e specie e sull’efficacia delle tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso; esso si applica sia azioni di gestione. agli interventi che ricadono all’interno dei siti sia a quelli che, pur sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei Piano di gestione. Una delle possibili misure di conservazione da prevedere valori naturali in essi tutelati. nei SIC e nelle ZPS, inclusa tra quelle da mettere in atto dagli Stati membri. Sia il Ministero dell’Ambiente che la Regione Lazio hanno emanato linee guida per ZPS. Acronimo di Zone di Protezione Speciale. Aree di rilevante interesse per la redazione dei Piani di gestione e quest’ultima, attraverso il Docup obiettivo 2 la conservazione delle specie di uccelli minacciate indicate nell’allegato I della 2000-2006, ne ha reso possibile il finanziamento. Direttiva Uccelli. Tali aree, dal momento della designazione da parte dello Stato membro, entrano a far parte della Rete Natura 2000. pSIC. Acronimo di proposto Sito di Importanza Comunitaria. Un sito individuato dalle Regioni e/o dalle Province autonome, trasmesso dal Ministero dell’Ambiente ZSC. Acronimo di Zone Speciali di Conservazione. Sono i SIC una volta designati alla Commissione europea, ma ancora non inserito dalla Commissione negli dagli Stati membri dell’UE mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o elenchi definitivi dei siti. Allo stato attuale, tutti i pSIC sono diventati SIC, essendo contrattuale (in Italia mediante decreto del Ministero dell’Ambiente) in cui sono stato ultimato dalla Commissione l’iter previsto. individuate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie per cui il sito è Regioni biogeografiche. Aree geografiche in cui è stato suddiviso il territorio designato. La designazione come ZSC deve avvenire entro il termine massimo di sei dell’UE, in base a caratteristiche ecologiche omogenee. Le regioni biogeografiche anni dalla definizione da parte della Commissione Europea dell’elenco dei siti (già (dopo l’allargamento dell’UE) sono state portate a sette: boreale, atlantica, avvenuta per le regioni biogeografiche di pertinenza italiana). continentale, alpina, mediterranea, macaronesica e pannonica, tre delle quali presenti in Italia (mediterranea, continentale e alpina).

Reintroduzione. Traslocazione di individui di una specie autoctona finalizzata a *Vengono di seguito elencati e definiti alcuni dei termini maggiormente ricorrenti nel lessico ristabilire una popolazione in una parte del suo areale nella quale risulti estinta utilizzato e riferito a “Natura 2000”. Nel glossario si è fatto ricorso alle definizioni contenute nella ed in cui sia documentata la presenza naturale in tempi storici. Direttiva Habitat e nei documenti tecnici della Commissione Europea ad essa attinenti.

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