William Shakespeare E Il Senso Del Comico

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William Shakespeare E Il Senso Del Comico Università degli studi di Napoli “L’Orientale” William Shakespeare e il senso del comico a cura di Simonetta de Filippis NAPOLI 2019 Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Lette- rari, Linguistici e Comparati e del Rettorato dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” Il volume è pubblicato con licenza Creative Commons Attribution 4.0 In- ternational CC BY-NC-ND ISBN: 978-88-6719-180-2 Impaginazione e photo editing: Officine Grafico-Editoriali d’Ateneo “Il Torcoliere” Università degli studi di Napoli “L’Orientale” - Napoli 2019 A Fernando Ferrara indimenticato maestro esempio di rigore e di dedizione Indice Presentazione Letture del comico SIMONETTA DE FILIPPIS ............................................................................................................ 9 1. Il senso del comico Shakespeare e il senso del comico. La commedia come terreno di sperimentazione SIMONETTA DE FILIPPIS .......................................................................................................... 21 Il comico shakespeariano tra ambivalenza e mutevolezza LAURA DI MICHELE .................................................................................................................. 41 Il comico come controdiscorso del senso LORENZO MANGO ...................................................................................................................... 65 2. I modi del comico La commedia radicale The Merchant of Venice: la libbra di carne, l’anello di Leah e l’ideologia mercantile ANNA MARIA CIMITILE........................................................................................................... 91 Tra farsa e commedia. L’antropologia patriarcale di The Taming of the Shrew ROSSELLA CIOCCA .................................................................................................................. 113 I ‘luoghi’ del desiderio e riconfigurazioni dello sguardo in A Midsummer Night’s Dream GIUSEPPE DE RISO .................................................................................................................. 129 Da Falstaff a Yorick. Il corpo e il fantasma della vis comica shakespeariana C. MARIA LAUDANDO .......................................................................................................... 145 6 Indice 3. I linguaggi del comico La retorica della (s)cortesia in As You Like It: una proposta di analisi pragmatica dei discorsi di Touchstone BIANCA DEL VILLANO ......................................................................................................... 163 Oscillazioni del comico in Twelfth Night ANGELA LEONARDI ................................................................................................................ 181 Il Co-mix shakespeariano: codici, generi e linguaggi tra parole e immagini AURELIANA NATALE ............................................................................................................. 205 Cymbeline: un romance storico ANTONELLA PIAZZA .............................................................................................................. 223 4. Mettere in scena il comico La ricetta del comico: La dodicesima notte nella rivisitazione di Laura Angiulli ROBERTO D’AVASCIO .......................................................................................................... 253 Il viaggio di Falstaff: transcodificazione di un personaggio ANNAMARIA SAPIENZA ........................................................................................................ 271 Mettere in scena il mondo onirico. Il Sogno di una notte di mezza estate nelle produzioni del Teatro dell’Elfo PAOLO SOMMAIOLO ............................................................................................................... 291 I partecipanti ........................................................................................................................... 315 Presentazione Letture del comico Simonetta de Filippis Questo volume raccoglie gli interventi dei partecipanti al convegno William Shakespeare e il senso del comico, tenutosi all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” (9-10 gennaio 2019), due giornate di studio pensate come occasione di approfondimento di questa ma- teria per gli studenti del 2° anno del corso triennale di Letteratura inglese, un folto gruppo di giovani che ha mostrato fin dall’inizio grande interesse, volontà di partecipazione e desiderio di coinvolgi- mento anche in attività ulteriori rispetto ai momenti canonici di di- dattica frontale. Evidentemente ancora una volta la parola di Shake- speare è riuscita a toccare corde e sensibilità vive e, a distanza di secoli, i giovani d’oggi trovano nelle opere del grande drammaturgo inglese motivo di riflessione e di emozione. Qualche anno fa, nel 2012, una simile urgenza di ampliare e consolidare la formazione dei miei studenti mi portò a organizzare un analogo convegno, William Shakespeare e il senso del tragico, e, seguendo quel modello, anche in questa occasione ho scelto di avvalermi delle molte competenze nel campo degli studi shakespeariani di colleghi dell’Ateneo, nonché di altre università napoletane (Federico II) e campane (Salerno), rac- cogliendo così voci e metodi di lavoro diversi al fine di proporre agli studenti un ampio ventaglio di visioni e prospettive nello studio della materia letteraria e, nello specifico, shakespeariana.1 Il presente volume ripropone nel complesso, anche nella sua artico- lazione interna, le giornate del convegno con le diverse sessioni di lavoro. La prima sezione – Shakespeare e il senso del comico – si apre con un discorso di Simonetta de Filippis sulla difficoltà di dare una definizione precisa della commedia, un genere fluido quando non 1 I contributi di quel convegno sono stati raccolti nel volume Shakespeare e il senso del tragico, a cura di chi scrive (Napoli: Loffredo Editore, 2013). 10 Simonetta de Filippis fortemente ambiguo in quanto rappresentazione della vita in tutte le sue pieghe e sfaccettature. La commedia shakespeariana, proprio per la maggiore duttilià e flessibilità rispetto alla tragedia, sembra pre- starsi meglio alla sperimentazione teatrale nella ricerca inesauribile di nuovi linguaggi e di nuove forme e modalità di strutturazione del discorso teatrale: la diversità delle soluzioni adottate come momenti di apertura e di chiusura; la presentazione dei luoghi, la cui funzione catartica risulta spesso decisiva in relazione allo svolgimento e alla soluzione delle vicende; i personaggi che, per quanto riconducibili a ruoli tipici della tradizione teatrale, si evolvono secondo schemi mo- bili e mai scontati (in contrasto con i modelli classici della commedia latina e italiana); le tematiche che, pur in una cornice necessaria- mente leggera, suggeriscono riflessioni importanti sul disagio pro- fondo dell’uomo del tempo attraverso la rappresentazione del pro- blema dell’identità e di questioni politiche e sociali di grande impatto (giustizia, razza, religione, colonialismo). Ed è proprio la forte pro- blematicità della scrittura comica di Shakespeare, questa modalità “dark comic” che fa delle sue commedie uno strumento di riflessione critica nei contenuti oltre che interessante e fertile terreno di speri- mentazione nella forma. Laura Di Michele, nelle riflessioni su “Il comico shakespeariano tra ambivalenza e mutevolezza”, discute della contraddittorietà di un genere che rappresenta la varietà e molteplicità della vita quotidiana attraverso forme e stili altrettanto fluidi. La commedia di Shake- speare, con le sue modalità metateatrali e per la compresenza di forme ed elementi appartenenti a generi drammatici diversi, si carat- terizza infatti come genere ambivalente e mutevole, da una parte met- tendo in discussione linguaggi, forme, strutture, personaggi e atteg- giamenti canonici, dall’altra aprendosi a innovazioni e a possibilità di interpretazioni che rendono il testo shakespeariano particolar- mente vivo e aderente alle problematiche della nostra contempora- neità. Questi aspetti vengono discussi attraverso l’analisi di due com- medie – The Taming of the Shrew e Love’s Labour’s Lost – tesa a evidenziare l’esteso uso della dimensione metateatrale nel primo caso, e a sottolineare la varietà dei registri linguistici nel secondo. Lo studio di Di Michele propone poi un’incursione nella contempora- neità attraverso un richiamo all’esperienza teatrale della messinscena afghana di Love’s Labour’s Lost, uno spettacolo realizzato a Kabul Letture del comico 11 nel 2005, il cui successo è certamente anche il risultato di quella am- biguità e mutevolezza caratteristiche della commedia shakespeariana che, nell'adattarsi alle sensibilità e tradizioni locali afghane, riesce a dar voce a personaggi ed emozioni di un’altra epoca e di un altro mondo. “Il comico come controdiscorso del senso” di Lorenzo Mango si sofferma a indagare le differenze fra il ruolo del clown, spesso defi- nito come tale nelle didascalie, e quello del fool, una distinzione che va riferita anche a quella fra personaggio e ruolo attorico. Mango sot- tolinea la funzione del clown nelle tragedie, quale personaggio che vi introduce il comico attraverso l’uso deliberatamente disarticolato del discorso condito da giochi di parole ed equivoci verbali, al fine di produrre un rovesciamento del senso. Il clown così, situandosi fra tragedia e commedia, senza mai definirsi come appartenente a un ge- nere preciso, costruisce ciò che viene qui definito un ‘controdiscorso’ spesso legato alla morte, come accade a esempio in Hamlet e Mac-
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