Biodomenica a , ottobre 2005 RIVISTA DI CULTURA DEL TERRITORIO Settembre 2009 Anno 1 Numero 2 2 N. 2 settembre 2009

Nuvole

(Non sono solo nuvole le nuvole che nuvola più nuvola più nuvola fanno disfanno nel cielo figure di maghi di draghi o serpi o sirene ma sillaba più sillaba con cura staccano voci musiche serene queste che fra parentesi ho posate sulla prora di nuvole d’estate)

Pierluigi Cappello

Latteria di Campolessi, Gemona

In copertina: Barbatelle a Pieve di Rosa. Fotografia di Stefano Zanini Notizie della Imperial Regia Società Agraria delle unite Contee di Gorizia e Gradisca, il titolo verrà modificato nel 1783 in Osservazioni meteorologiche fatte in Gorizia nel … trimestre dell’anno... Notiziario composto da 4 fascicoli legati di 4 carte ciascuno, in ottavo. La carta settecentesca pregiata è ottimamente conservata. Editore: Valerio de Valerj stampatore della Imperial Regia Società Agraria (nato a ; XVIII sec.). Il Valerj operò nella città natale dal 1765 al 1771, a Gorizia dal 1773. L'anno stesso del suo arrivo stampò il primo ed unico catechismo in friulano che vide la luce a Gorizia. Gli argomenti trattati nelle Notizie spaziano dalla coltura degli alberi mori, agli insetti del granoturco, all’introduzione di una graminacea detta “ventolana” i cui primi coltivatori in zona sono i Padri Domenicani di Aiello e il conte Giulio Antonio di Strassoldo. Il periodico, quando cambia titolo, tratta prevalentemente di meteorologia riportando considerazioni riguardanti malattie e pestilenze legate al clima. Consistenza presente alla Biblioteca ERSA “Luigi Chiozza” di Scodovacca: n. VI (1781) - n. XXXVI (1783). 2 •

Briosa pubblicità, lessicalmente molto ricca, che si trovava in bar e osterie del Friuli negli anni Sessanta del secolo scorso. ➤ Briosa pubblicità, lessicalmente molto ricca, • 3 che si trovava in bar e osterie del Friuli negli anni Sessanta del secolo scorso.

Storia, cultura, economia

Il primo numero di Tiere furlane dell’attualità agricola, in modo Ora siamo al numero 2: ci pare ha avuto un buon successo di critico e propositivo: la critica un prodotto valido, ma chiamia- pubblico e di critica. Qualcuno, non può escludere la proposta, mo i lettori ad esprimersi. forse con un po’ di malizia, vi altrimenti è solo logorrea. Dalla Val Aupa alle risaie della ha visto un’impostazione troppo Altre testate, tecniche, politi- Bassa emerge sempre un fatto: localistica. Eppure questo qual- che, sindacali, ambientali, non lo il prodotto alimentare friulano è cuno proviene da quella matrice fanno, o lo fanno in modo troppo “diverso”, ma sempre in senso di pensiero il cui slogan era settoriale, talora solo di maniera positivo. “pensare globale e agire locale”, o liturgico, con interventi super- Sfruttiamo questa potenzialità: il o qualcosa del genere. ficiali o di breve respiro. futuro del Friuli è nell’economia Come si dovrebbe chiamare, e di Aspettiamo interventi, anche pro- locale. che cosa dovrebbe trattare, un vocatori, purché dicano qualcosa periodico edito in Friuli? di nuovo, portino idee, “aprano L’assessore regionale alle L’abbiamo detto chiaramente: lo un dibattito” sul futuro dell’agri- Risorse agricole, naturali e forestali Iscopo di questa pubblicazione è coltura regionale. Dovranno Claudio Violino principalmente culturale, ma con avere, nancje a dîlu, un minimo la finalità, esplicitata e concla- di spessore intellettuale, senza mata, di giovare all’economia astruserie e astrazioni, esprimere agricola attuale. concetti coi piedi per terra, su Come? Facendo conoscere il questa Tiere furlane. Friuli e la storia che c’è anche dietro i suoi prodotti attuali. Ci preme, poi, tratta- re pure

Se questa non è biodiversità... A Pesaria in Canal Pedarzo (com. di ) in occasione della manifestazione Arlois e Fasois, 13 settembre 2009. 4 • INDICE

Tiere furlane Rivista di CultuRa del teRRitoRio Autorizzazione del Tribunale di Udine n. 14/09 R.P. del 19/06/2009 39 Regione Autonoma Direzione centrale Risorse agricole, Terra di naturali e forestali Settembre 2009 - numero 2 - anno 1 Tiziana RIBEZZI [email protected] 7 Direttore responsabile: Umberto Alberini ([email protected]) I have a dream Comitato di redazione: Umberto Alberini, Gabriella Bucco, Claudio VIOLINO Mauro Pascolini, Angelo Vianello, Pietro Zandigiacomo Coordinamento editoriale: Enos Costantini Hanno collaborato a questo numero: - Antoni Beline† - Ulderico Bernardi - Gabriella Bucco ([email protected]) 19 - Lorenzo Cimenti ([email protected]) - Enos Costantini Culture e colture ([email protected]) - Vania Di Narda Ulderico BERNARDI ([email protected]) - Gianfranco Ellero ([email protected]) - Alessandro Pesaro ([email protected]) - Tiziana Ribezzi 23 - Stefano Santi ([email protected]) - Alessandro Simonetti La religjon de tiere - Antonietta Spizzo ([email protected]) Antoni BELINE 43 - Giuseppe Vanone ([email protected]) - Claudio Violino Il Troi de ([email protected]) - Pietro Zandigiacomo ([email protected]) Memorie a - Valter Zucchiatti Sammardenchia Referenze fotografiche: Quando non diversamente indicato le fotografie sono dell’autore dell’articolo. Lorenzo CIMENTI Enos Costantini: risvolti di copertina, pp. 3, 6-7, 8, 9, 10, 14, 15, 16, 17, 19, 20, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 71, 86, 88, 89, 105, 108, 111 Marco Di Lenardo: pp. 67, 72 Gianfranco Ellero: p. 93 Claudio Mattaloni: p. 13 Pamela Pielich: p. 69 Riccardo Viola: p. 91 Stefano Zanini: copertina Archivio Enos Costantini: pp. 106, 107 27 Disegni: Giovanni Fiorini (1891-1959), quarta di Quel profumo di letame copertina I mercati bovini nei disegni del pittore Renzo Tubaro Ricerche iconografiche: Enos Costantini; Biblioteca ERSA Gabriella BUCCO “Luigi Chiozza” Scodovacca Stampa: Litostil, (Ud) Chi riproduce, anche parzialmente, i testi contenuti in questo fascicolo è tenuto a citare la fonte. • 5

73 Sù e jù pa Val Aupe 51 Antonietta SPIZZO I beni comunali in Friuli: il caso 83 di Villalta Stùis, stuéts, menàus La saga delle comugne e çatârs... in un paese della collina Quando i torrenti ed i fiumi morenica erano le vie di esbosco dalla Valter ZUCCHIATTI montagna friulana Alessandro SIMONETTI Giuseppe VANONE

89 Risaie e marcite: 63 un blec di Lombardie Days of ’Talie a Frofean Vania DI NARDA Gianfranco ELLERO

97 I ragnetti nel 67 vigneto triestino 105 L’agricoltura Pietro ZANDIGIACOMO Il Tagliamento: nel Parco tre storie Il caso del Parco parallele regionale delle Prealpi Giulie Alessandro PESARO Stefano SANTI 6 • • 7

I have a dream

Claudio VIOLINO 8 •

L’agricoltura friulana sarà friulana, o non sarà

L’internazionalizzazione nei pro- gli consente solo una concima- cessi economici si traduce anche, zione limitata. Ma si sa che senza e purtroppo, nella globalizzazione azoto non si fanno pannocchie… spinta dei modi di pensare e agi- Il collega di Trnava, di contro, re: influenza così molti atteggia- ha acquisito, dopo la caduta del menti culturali e coinvolge in muro, un’azienda agricola di larga parte i modelli di sviluppo 350 ettari, che lì rappresentano agricolo. la media, li ha seminati a mais, Oggi il settore primario, com- concima e fa i trattamenti con preso quello friulano, opera l’ultraleggero, che si sta meno, all’interno di un unico mercato e ha un unico problema: per Lplanetario, sia per quanto attiene raggiungere l’azienda dalle prime alla domanda di fattori produttivi case dove abita deve fare qua- (concimi, sementi, antiparas- ranta chilometri. sitari, ecc.), sia per l’offerta di Entrambi si forniscono delle prodotti che sono soprattutto stesse sementi, utilizzano identici delle commodity (mais, soia, concimi, trattano con i medesimi altri cereali, oleaginose food e principi attivi. Ed entrambi ven- no food). Avrete capito che con dono allo stesso prezzo sull’uni- commodity si intende una roba co mercato. Ma quel prezzo, in che e bute pôc. questi ultimi anni, non offre più margini di utile al nostro Meni Meni Angorie e Adam Smith e, se non ci fossero i soldi della L’azienda agricola di Meni Ango- PAC, col piffero che ci starebbe Al mais dobbiamo molto, ma in rie di Lavariano di dentro. questo momento può dare poco alla produce blave che compete sullo Come si fa a competere con i economia friulana. stesso mercato con l’azienda paesi dell’ex blocco comunista? lombarda, quella del sud-ovest I costi ad ettaro sono diversi ed della Francia, o delle new entry è lì che lo slovacco ti frega, sulle le terre di antica agricoltura del europee slovacche, ungheresi, economie di scala. Medio Friuli, riordinate, risiste- romene e polacche. Come si fa, allora, a fare ancora mate e rese irrigue con denaro La differenza sostanziale è rap- agricoltura in Friuli? Che quasi pubblico? Che cosa semineremo presentata dal fatto che il nostro quasi anche il nostro Meni, come in quelle ampie aziende agricole Meni possiede un’azienda di tre gli aveva proposto alcuni anni fa della Bassa, recuperate dal Duce lotti per complessivi cuindis uno scaltro imprenditore di Tom- alla laguna salmastra, con terre cjamps limitrofi al paese (signi- bolo, sta facendo un pensierino profonde e fertili? Le ridenti col- fica, tra l’altro, che ogniqualvolta nell’investire i quattro schei mes- line moreniche, le migliori terre diserba deve litigare con un’arci- si da parte in una vita di lavoro a pascolo d’Europa, purtroppo gna signora dimorante nei pressi) per acquistare un pezzo di terra senza vacche, le abbandoneremo e non può esagerare con l’urea in Romania. La nuova agricoltura definitivamente all’edificazione perché la “Direttiva Nitrati”, che sarà là. residenziale e ai rovi? la Regione ha appena normato, E in Friuli? Che cosa faremo del- Lo scozzese Adam Smith (1723 • 9

- 1790) avrebbe detto che il senso parlare di agricoltura friu- mercato sistema le cose: mantie- lana se non come mera espres- ne le imprese che funzionano ed sione geografica. espelle quelle non economiche. Negli Stati Uniti ciò si è più pro- Sofferenza strutturale e crisi saicamente tradotto nello slogan di identità get big or get out! Con questa Lo scenario dipinto a tinte fosche filosofia economica (Adam Smith e, per certi versi, anche parados- era un filosofo prestato all’eco- sali, è nondimeno sintomatico del nomia) il futuro agricolo della malessere presente nel mondo Piccola Patria, lasciato al mer- rurale, certo non solo friulano, e cato globale, si rivelerebbe un dell’incertezza che regna tra gli disastro: alcune grandi aziende imprenditori agricoli sempre più occuperebbero le terre migliori, tentati di abbandonare tutto. cioè la pianura irrigua e fertile, La sofferenza strutturale in ed il resto del territorio sarebbe atto nel settore primario del abbandonato a sè stesso, cioè Friuli-Venezia Giulia provoca Bisognerebbe bere latte fresco, agli sterpi e ai barazzi, quello nell’agricoltore uno stato di crisi crudo e friulano. Non per autarchi- che sta già avvenendo in tante che, prima ancora che economi- smo, o improvvido nazionalismo, ma perchè questo delicato liquido aree montane. Sarebbe destinato ca, è di identità. meno si sbatte in giro per il mondo all’abbandono un territorio che La domanda ricorrente e più in- e meglio è. È un alimento vivo che costituisce i tre quarti del totale quietante è se c’è ancora spazio deve conservare il più possibile inal- terate le tante positive caratteristiche regionale. E un ambiente abban- per un’agricoltura friulana che nutrizionali che possiede. donato dall’agricoltura significa sia una scelta di vita, ma si possa non controllato, non gestito, configurare anche come opzione senza manutenzione anche per le produttiva. altre valenze: estetiche, natu- Ciò significa, in altre parole, sanitario. Prodotti il più possibile ralistiche, paesaggistiche, resi- enucleare e mettere a fuoco le freschi, certificati e rintracciabili denziali, turistiche. Un territorio funzioni del comparto agricolo in lungo tutta la filiera. lasciato alle zecche insidiose, alle questo angolo d’Europa, nell’at- Secondariamente all’agricoltura volpi rabbiose e alle vipere mor- tuale sistema post-industriale, viene sempre più richiesta la daci. Senza contare che all’agri- in questa società liquida e senza sostituzione delle molecole di coltura compete la fornitura di punti di riferimento, nella quale, sintesi del petrolio con molecole alimenti di qualità e garantiti dal peraltro, l’incidenza degli addetti biologiche in grado di ottenere punto di vista igienico-sanitario. I agricoli è limitatissima. In Friuli, le stesse funzioni, ma senza gli Furlani si nutriranno di merendi- negli ultimi 50 anni, gli attivi nel sgraditi effetti collaterali dell’in- ne OGM fatte con soia brasiliana, settore sono passati dal 40% a quinamento o della scarsissima mais yankee e latte cinese: in uno scarso 2% del totale! biodegradabilità. È l’agricoltura parte sta già avvenendo ma, al no food, per la produzione di momento, solo tra i Furlani poco A pochi si chiede tanto amidi, fibre o energie rinnovabili. informati. A questi “ultimi dei Moicani” il E non sempre si tratta di produ- E poi, ulteriore problema, agli resto della società non chiede zioni estensive. agricoltori espulsi dal settore poco e assegna loro almeno tre In terzo luogo al contadino e primario friulano dovremo offrire grosse funzioni. alla sua impresa agricola oggi altre possibilità di lavoro: in tem- Innanzitutto al settore primario si richiede la manutenzione del pi di crisi la cosa non è agevole. si chiede la fornitura di alimenti territorio, la salvaguardia e la Se seguissimo dunque lo scozze- di elevata qualità e ga- cura di un paesaggio rurale che se Adam Smith non avrebbe più rantiti dal punto di vista igienico- in questi tempi post-moderni ☛ 10 •

☞ viene sempre più intimamente collegato alla qualità della vita. È risaputo, infatti, che non esiste una politica ambientale accetta- bile, e con reali ricadute opera- tive, se non si passa attraverso un sentiero di percorribilità e concertazione con le aziende agricole presenti capillarmente Ognuno il suo stile, ognuno il suo sapore. Ma non sentite i profumi dell'erba di sul territorio friulano. montagna? Cun polente rustide e Refosc di Faedis... Sicuri che, a conti fatti, cuant che al è lât e vignût, i policromi prodotti da scaffale costino di meno? Una società rimasta rurale Se queste sono le funzioni oggi richieste al mondo agricolo, la socio-culturale, mentre con l’ag- to un suo modello di sviluppo successiva domanda da porsi è gettivo “agricolo” una dimensione economico non concentrato in se queste funzioni possano es- economico-produttiva. aree metropolitane, ma diffuso, sere assolte anche dalle imprese Diminuiscono percentualmente mantenendo il contatto con il agricole presenti in regione. gli agricoltori professionali, quelli territorio in una sorta di ruralità La risposta non è affatto scon- che ricavano il proprio reddito residenziale che va considerata tata: infatti la struttura delle dal settore primario, diminuisce come una scelta vocazionale del aziende agricole friulane non il numero delle imprese agricole friulano: ciò non può non appari- sempre è delle migliori. Molti e, tra queste, cala paurosamen- re come un fatto positivo, come sono i problemi che, avendo te il numero degli allevamenti l’aspirazione ad un’esistenza in un’origine lontana, risultano di zootecnici che, da sempre, hanno cui l’espressione “qualità della difficile soluzione: la superficie costituito l’ossatura dell’agricoltu- vita” venga riempita di contenuti. fondiaria media decisamente ra friulana a tempo pieno. Questo è oggi il quadro urbani- limitata e con elevata frammen- Malgrado ciò, i paesi mantengo- stico e sociale del Friuli di cui tazione, l’età media dei titolari no inconfondibili caratteristiche dobbiamo tenere conto per pro- avanzata e con scarso ricambio, di ruralità. In primo luogo nella vare a fornire delle risposte alle la grande incidenza del part- configurazione dell’edificato dei incertezze dell’attuale, difficile, time. A ciò sono da aggiungere centri urbani, i quali, nonostante situazione: il dilemma di come la semplificazione produttiva con le villette geometrili e le case a mantenere un territorio e una coltivazioni erbacee estensive e a schiera, si mantengono funzionali qualità della vita finora garantite scarso valore aggiunto (si fanno all’attività agricola. In secon- da un’agricoltura millenaria, che colture estensive da big farm in do luogo nell’impostazione del costituiva l’attività economica appezzamenti da colture super- territorio e del paesaggio rurale, per eccellenza, e che ora fatica a intensive), il depauperamento del plasmato dall’agricoltura e che trovare un equilibrio tra perfor- patrimonio zootecnico e, infine, grazie ad essa può contare, in mance produttive, sbocchi di un associazionismo tra produttori media, su una infrastrutturazione­ mercato e vincoli ambientali. da considerarsi più l’eccezione decisamente valida e moderna. che la regola. In questo panorama, la presenza No stin a strolegâ Va fatta, però, un’osservazio- di popolazione nelle campagne Il nostro poeta Pietro Zorutti ne di fondo: se da una parte il si configura come una scelta faceva degli almanacchi, chiamati Friuli sta diventando sempre residenziale, un’adesione ideale Strolic ‘astrologo’, nei quali si meno agricolo, dall’altra mantie- al mondo rurale più che una divertiva a fare pronostici anche ne perfettamente intatta la sua effettiva opzione produttivo- sull’annata agraria a venire. Il veste rurale, sottintendendo con imprenditoriale. nome venne in seguito ripreso il termine “rurale” una valenza La gente ha di fatto costrui- dalla Società filologica friulana • 11

per lo Strolic furlan, almanacco di un’infrastrutturazione agricola matiche e geomorfologiche della in cui lo strolic è spesso raffi- moderna e funzionale, in par- regione che permettono di otte- gurato con un cannocchiale che ticolare per quanto attiene alla nere delle produzioni di assoluto gli serve a leggere il futuro negli viabilità, le opere di bonifica e pregio. L’esempio più evidente astri, un’attività espressa col gli impianti d’irrigazione; si tratta è quello del settore enologico: verbo strolegâ che non manca di solitamente di comprensori che tutta l’area della collina orientale sfumature ironiche non dissimili sono stati assoggettati a inter- produce, grazie a una viticoltura dall’italiano “almanaccare”. venti di riordinamento fondiario, d’avanguardia, dei vini che pri- Ebbene, delineare, o anche solo sicuramente necessari dove i fe- meggiano a livello internazionale. ipotizzare, il futuro della nostra nomeni di frammentazione della Sappiamo che il nome “Friuli” è agricoltura può essere mestiere proprietà erano e talora rimango- ancora sinonimo di qualità: frutta di uno strolic e rimarremmo no estremamente gravi. e verdura prodotte nella nostra nel campo, pur non indegno Il riordino fondiario rimane regione, anche in pianura (!) di lettura, degli almanacchi e un’opzione fondamentale per offrono caratteristiche organo- degli stroleghets. Non abbiamo strutturare le proprietà al fine di lettiche che in altre contrade capacità divinatorie, neppure un introdurre l’irrigazione in modo si ottengono, e a malapena, in cannocchiale; tenteremo solo, semplice e, soprattutto, efficiente. ambienti di montagna. Persino con umiltà, di presentare i punti Un certo modo di intendere la i polli “industriali” prodotti da di forza ed i punti di debolezza ricomposizione fondiaria, ad onor noi hanno una qualità superio- della nostra agricoltura al fine di del vero, ha creato in passato più re a quelli di altre regioni della tentare di trovare strade che ci di qualche problema di ordine Padania: ciò mi è stato più volte consentano di uscire da questa giuridico-istituzionale e ambien- riferito da un allevatore “stori- impasse. La prima e più impor- tale; questo tuttavia non inficia co” di queste bestie. Quando, tante delle nostre “risorse” si la bontà di un intervento che, se ormai tanti anni fa, la Camera di configura in un territorio che, adeguatamente valutato, si di- Commercio di Udine ha lanciato per buona parte, può usufruire mostra ancora del tutto valido e, il Made in Friuli aveva visto vogliamo sottolinearlo, non solo giusto. Gli è che bisogna pren- per la pianura. dere coscienza di questo regalo Oggi l’infrastrutturazione ope- che ci ha fatto il buon Dio e, rata dal riordino permette agli soprattutto, ma qui i Furlani son operatori una sostanziale ridu- deboli, bisogna monetizzarlo. zione dei costi di produzione Il mais è un prodotto di massa che si traduce in una maggiore che verrà sempre pagato un tant competitività. Interventi come al sac, oggi si dice “al quintale”, la riduzione della frammentazio- ma ecco che iniziative come la ne fondiaria, la regolarizzazione Blave di Mortean riescono a degli appezzamenti e la riduzione valorizzarlo dal punto di vista delle tare, la viabilità di facile gastronomico e quindi economi- percorrenza, nonché la possibilità co. Una nicchia? Certo. Ma anche di ricorrere a forme di irrigazione i Super Whites sono una nicchia, tecnicamente ed economicamen- e lo stesso prosciutto di San te efficienti, rappresentano il Daniele non è un mareoceano di primo e più semplice modo per cosce. Dobbiamo moltiplicare le ridare competitività alle aziende nicchie per sfruttare la qualità nel breve periodo. dovuta a microclima, giacitura ed Il strolic cul canocjâl; purtroppo Il secondo punto di forza della esposizione di cui Qualcuno ci ha neanche col telescopio di Monte Palomar si può stroligare sul futuro nostra agricoltura è rappresen- fatto grazia. Le nicchie dovranno della nostra agricoltura. tato dalle condizioni microcli- fare l’economia locale. ☛ 12 •

☞ Il mulo e l’autostrada degli aereoporti a disposizione. abbiamo assistito ad una indu- E i mercati: il conte Asquini di Insomma abbiamo tutto per una strializzazione spinta del settore Fagagna sarà stato anche un “rendita di posizione”. che ha portato ad un vicolo cie- friulano anomalo (era un bravo co: il massiccio impiego di mezzi imprenditore!), ma il suo Picolit Lo zoccolo duro meccanici, di input esterni come arrivava a Londra, Vienna e San La terza opportunità va ricon- fertilizzanti di sintesi, antipa- Pietroburgo, in anni in cui attra- dotta al fatto che in Regione, no- rassitari e diserbanti ha avuto versare le montagne di Carnia nostante il pesante calo di attivi conseguenze nefaste e non più registrato dai censimenti, esiste tollerabili. una sorta di ossatura di imprese Ora, per una fatale legge del con- familiari vitali, in gran parte con trappasso, toccherà all’industria allevamenti zootecnici da latte, puntare sui metodi della vecchia che danno garanzie di continuità. agricoltura contadina, sulle fonti In genere esse sono condotte rinnovabili, sull’evitare gli spre- da agricoltori a tempo pieno e chi, sulle tecnologie dolci, sulla presentano un elevato grado di sobrietà, sulla parsimonia e sulla specializzazione, professionalità e sostenibilità ambientale delle innovazione nel ciclo produttivo, produzioni. È un passaggio stori- di know-how come si dice con co. Il modello di sviluppo attuale, moderno termine. e non solo quello agricolo, è in Oltre a tutto ciò in Friuli per- crisi, una crisi strettamente cor- Trasporto del vino, ovviamente quello mane, come già accennato, un relata a quella sociale, economica pregiato come la Ribolla dei nostri substrato di ruralità, un humus ed ambientale, ma che costitui- colli, trecento anni fa. di sapere contadino che non è sce al tempo stesso l’occasione spiegabile con i soli numeri delle per una svolta che prima di tutto statistiche e che permea la Wel- dev’essere culturale e può offrire era una impresa epica, quando tanschaaung del friulano, che nuove opportunità per il domani. tutto viaggiava a dorso di mulo o indirizza le scelte di vita, forma su carrette tirate da buoi. E state i comportamenti e si traduce in I have a dream pur certi che il conte Asquini cultura: e proprio da questa con- Anch’io dunque “ho un sogno”, non ci rimetteva. Nell’Ottocen- sapevolezza bisogna partire per per citare un'abusata frase peral- to le mele di Fanna, le ciliegie creare una solida piattaforma, tro profetica di M.L. King, per i di , le sespe del Collio una base ineludibile per eser- prossimi anni. Un Friuli agricolo raggiungevano Vienna ed altre citare un’agricoltura efficiente, fatto di mille aziende agricole, capitali europee, e certa frutta competitiva e futuribile. In altri uniformemente distribuite sul raggiungeva persino Alessandria termini, se la riduzione dei prezzi territorio rurale, praticamente d’Egitto. E adesso volete dirmi a dei prodotti porrà fuori mercato una o due per paese; meglio, che diavolo ci serve l’autostrada molte aziende agricole, ebbene anche se non necessariamente, Alpe-Adria se non riusciamo a gli agricoltori di questa regione zootecniche, e preferibilmente portare neppure un bar di sala- non saranno tra i primi ad uscire per la produzione lattiero-casea- te (e la salate furlane è buonis- di scena. ria. Meglio ancora se con bovine sima!) nel cuore della vecchia di Pezzata Rossa Friulana (ahimè Mitteleuropa? La vecchia ferrovia La legge del contrappasso diventata “italiana”! Non abbiamo per Vienna è ancora lì, e persino L’agricoltura friulana, dunque, perso solo il nome del Tocai…) funzionante: possibile che non possiede in sè le potenzialità per per la produzione di Montasio o si possano riempire i vagoni di giocare un ruolo forte nello sce- formaggi “storici” ben caratte- prodotti “di nicchia” di cui tanto nario economico futuro, tuttavia rizzati come il formadi Asìn e parliamo? E avremmo anche in questi ultimi cinquant’anni il pur ottimo, anche se ancora • 13

raro, formadi frant. Il tempo ti e per la commercializzazione in cui bisognava correre come anche fuori dai confini regionali, matti ad aumentare le produzioni ma prioritariamente tarati per con sempre più Frisone sempre la domanda locale, magari con più produttive dovrebbe essere vendita diretta o organizzati in tramontato: per un liquido bian- farmers market (la filiera corta, co anonimo vale il discorso del dal produttore al consumatore). mais, può venire dalla Romania Aziende che possano usufruire o dalla Cina a prezzi inferiori do- di servizi comuni di assistenza vuti a costi inferiori. E chiamarlo tecnica mirata e non autoreferen- “latte italiano” non basta, quello ziale, che gestiscano i Consorzi di italiano è bianco come quello Bonifica e sfruttino la ricerca e la Orticoltura non intensiva, anzi semi- cinese: bisogna monetizzare la sperimentazione dell’Ente di Svi- spontanea. La signora raccoglie il qualità che viene da un prodotto luppo e delle Università calibrate benessere per voi. Ma non pensate trasformato ottenuto localmente. sulle esigenze del territorio e non mai al tanto lavoro che c'è dietro Trovatemi voi una strada diversa. funzionali alle multinazionali. un bar di lidric? E dentro un etto di formaggio? Vogliamo e crediamo in azien- de ben strutturate condotte da Nodi da sciogliere / grops di giovani imprenditori istruiti, disgropâ diplomati e laureati, moderni e Perché il sogno non rimanga tale, secondo dopoguerra, in modo al passo coi tempi, ma orgogliosi ma almeno parzialmente possa assolutamente soft, si è data la di essere “contadini”, di appar- realizzarsi, è necessario soddi- terra ai contadini. tenere cioè a quella schiera di sfare alcune condizioni e scio- In terzo luogo la macchina persone, eredi di un passato di gliere alcuni vincoli: innanzitutto burocratica, e non solo quella grande nobiltà, legati alla terra l’imprenditore agricolo friulano regionale, dev’essere modernizza- con grande senso identitario, deve aumentare la propria auto- ta e resa più funzionale ai propri consapevoli del proprio ruolo di stima, deve cioè considerarsi un compiti che sono sostanzialmente fornitori di prodotti alimentari imprenditore tout court e non quelli di dare attuazione, velo- e tutori del paesaggio extraur- il fratello povero e meno dota- cemente ed efficacemente, alle bano. Un po’ come i colleghi to degli altri titolari di aziende politiche e alle direttive comuni- Bauer sudtirolesi o bavaresi, con extragricole. Questo processo tarie. Le fonti finanziarie prove- i tradizionali Lederhosen, ma rappresenta prima di tutto una nienti da Bruxelles, per quanto anche con il GPS, il cellulare e condizione culturale, di men- assottigliate, saranno centrali nel il computer in stalla finalizzati talità. Per mungere le vacche mondo agricolo europeo anche a ridurre i costi di produzione ci vuole più scienza che per nei prossimi anni. e puntare ai margini di reddito produrre qualsivoglia altra cosa, Anche certa burocrazia, il cui netto, più che a confrontarsi altro che balle! ruolo dovrebbe essere solo quello sull’aumento delle produzioni lor- Secondariamente il mondo di prevenire le patologie uma- de. Parlare in termini di panolis agricolo deve fare massa criti- ne ed animali, dovrebbe essere par cà o di quintali prodotti non ca, deve riconoscersi, nasâsi, e meno vessatoria. In Carinzia, in ha senso, conta la forbice tra creare una leadership condivisa, Stiria, in Baviera, nel Delfinato, costi e ricavi. efficace e rappresentativa in gra- in Savoia e in Catalogna, in- Un sistema dotato di infra- do di produrre politiche sindacali somma fuori dai sacri confini, si strutture agricole moderne con funzionali ed unitarie. Questa fanno osservare le regole sani- irrigazione e viabilità ben siste- è una condizione difficile da tarie senza ostacolare le attività mata, inserite consapevolmente migliorare, in un mondo indivi- economiche. in sistemi di cooperazione per la dualista e conservatore. Ma tutto Un’attività economica non deve trasformazione dei propri prodot- è possibile se pensiamo che, nel essere un percorso di guerra. ☛ 14 •

consumatore coincidono. I due mondi non potranno non accor- gersene quando si parleranno di più, mandando al diavolo gli intermediari interessati, e non facendosi infinocchiare dalla pubblicità. Il consumatore non ha più scu- santi: ci sono decine di riviste che spiegano come e cosa man- giare per mantenersi in salute, sono usciti dei libri sull’argo- mento che sono divenuti dei best seller. E capirà che la roba fresca, che sia verdura, frutta, carne, uova, latte, è più buona di Produttore e consumatore: un dialogo possibile, auspicabile, imprescindibile e quella che ha girato tutto l’orbe urgente. Gli obiettivi sono comuni! terracqueo prima di approdare a , Udine, Gorizia, Trie- ste, Prosecco, Sgonico, Bottenic- ☞ Il cliente ha sempre ragione, pre ragione) a cui dare quello co e Raucicco, Maniago Libero però si deve organizzare che chiede (quando imparerà e Maniago Campagna, Jutizzo e Uno dei nodi da sciogliere più a chiedere!), con cui dialogare Biauzzo e Goricizza, Fagnigola e importanti, e a cui gli agricoltori alla pari e al quale dare tutte le Azzano X... invero poco badano, è il rapporto informazioni possibili sui prodotti Che deve fare il consumatore? col cliente, quello che si chiama dell’azienda. È ben vero che può Organizzarsi, ecco ciò che deve correntemente il “consumatore”. essere meno faticoso discjamâ fare. Fare dei gruppi di acquisto È ben vero che, da parte di certi un cjar di fen che aver a che di una decina di famiglie, di una agricoltori poco evoluti, c’è un fare con la gente, ma che ci vo- borgata, di una via, di un condo- atteggiamento di boriosa suffi- lete fare, i tempi cambiano, non minio, fra i soci della bocciofila, cienza nei confronti del consu- si scaricano più con la forca i tra gli impiegati regionali e quelli matore che “pretenderebbe” di carri di fieno e, nelle conoscenze degli uffici erariali, tra infermieri, insegnargli il mestiere (che ne dell’imprenditore agricolo, devo- pompieri e carabinieri, operai e sanno i “verdi”, o quelli di città, no entrare anche le pubbliche gelatai, i soci della Filologica e o la signora che ce l’ha col diser- relazioni. quelli della Filarmonica... bo, o i critici che non vogliono Il cliente, però, deve cominciare nitrati e residui di pesticidi, che a fare i suoi interessi: quello che Caro consumatore cavolo ne sanno loro del nostro vuole, troppo spesso, non è il suo Caro consumatore ti ho colto in lavoro e si permettono anche interesse (edonistico, salutistico, castagna: i numeri parlano chia- di volerci insegnare il mestiere, economico, ecc.), ma quello delle ro. Ogni giorno in Italia si butta- a noi!). Questo atteggiamento multinazionali degli alimenti e no via 40.000 quintali di cibo; ho nasconde, dietro l’aggressività della distribuzione alimentare. detto ogni giorno. Une strassa- verbale, la timidezza di chi, forse Il consumatore spenga la tivù rie colpevole e vergognosa. Negli male ispirato da qualche forma prima di fare la spesa. Stati Uniti sono 220.000 quintali, di veterosindacalismo, non ha La nostra è solo una modesta ma questo non ti giustifica. Dai argomenti da opporre. opinione, ma qui ci sentiamo proprio un bell’esempio alle Il consumatore va visto, invece, di dirla chiara e forte: l’interes- future generazioni. Ti fai spara- come un cliente (quindi ha sem- se dell’agricoltore e quello del gnino col radiccchio, i broccoli e • 15

il formaggio per il bambino, ma tà. Quindi dalla pessima qualità allarghi i cordoni della borsa per di quello che in italiano si chiama tante cose inutili. Pochi decenni schifezze e in americano, meno or sono impiegavi il 32% del red- inelegantemente, junk food. dito nell’acquisto del cibo, oggi Ora spendi più per dimagrire solo il 13%, ma per il telefono sei che per mangiare, ma il vero sul 12%. fitness si trova nel radicchio di Negli Stati Uniti l’obesità è produzione locale e, coi soldi costata, nel 2008, 147 miliardi di della palestra, ti puoi comperare dollari solo per le spese medi- quintali di radicchio, ettolitri di che. Non ho i dati italiani, ma ho yogurt vero, non quello colorato esposto quelli americani perché e maleodorante degli scaffali, la nostra dieta si sta sempre damigiane (bè, non esagerare) di più americanizzando. La dieta Refosco di Faedis al resveratrolo, mediterranea è una chimera, e forme intere di Latteria stravec- non ci sono più le nonne e le zie chio per le serate invernali con che mettono su quei buoni e sani la polenta profumata fatta con la minestroni di verdure per tutta farina di mais vitreo... la famiglia. L’obesità, sia chiaro, Un rapporto diretto con chi Cassetta settimanale preparata da non è data solo dalla quantità di produce ti permette di avere un agricoltori per consumatori avvertiti. Prodotto locale e, ovviamente, solo cibo ingerito; è data anche, se grande potere: di stagione. non soprattutto, dalla sua quali- 1. puoi indirizzare le scelte: ☛ Al medico non far sapere Ci sono dei medici che proibiscono che non avrà libri sull’argomento, salute il formaggio, ovviamente in il formaggio. si attacchi a internet e vedrà quali dosi non eccessive, cela va sans Ora, proibire il formaggio ai Fur- sono le caratteristiche nutrizionali e dire, non può fare che bene. lani è come proibire gli spaghetti salutistiche di tale prezioso alimen- I principi attivi, noti e ignoti, ai Napoletani. È stato il formaggio to. Anche edonistiche: il buono fa vitamine, antiossidanti, che sono Latteria, prodotto nelle gloriose bene, buon Dio. nell’erba passano nel formaggio Latterie sociali turnarie col latte di Tutti i formaggi sono uguali? No! (semprechè le vacche mangino Pezzata rossa friulana, che ha tirato Ciò che dovremmo capire è che erba, ovvio) e, se non lo sapevate, fuori i Furlani dall’inedia alimentare, c’è un mareoceano di differenza tra durante la stagionatura si ha un au- da quella secolare starvation diet il prodotto industriale e quello arti- mento delle vitamine del gruppo B, dalle responsabilità storiche che, gianale. Non posso fare nomi preci- e una “predigestione” delle proteine qua e là, emergono anche in que- si in questa sede, ma il medico di alto valore biologico contenute in sta rivista. Il formaggio, e i Carnici fa bene a proibire certe schifezze, grande quantità in ogni piece. per favore continuino a chiamarlo scusate ora si dice junk food, ma – Il prodotto buono e che fa bene çuç, ha segnato un’epopea che di- farebbe altrettanto bene a consi- è più caro! – mostra, al di là di ogni dubbio, che gliare, anzi prescrivere, i prodotti di Se questa è la vostra convinzione i Furlani sanno cooperare e sanno piccole latterie quali quelle di Bor- risparmiate pure, vi resteranno i valorizzare in modo collettivo e goricco, Braidapicco o Riomicco soldi per la palestra, il fitness, le democratico le risorse del territorio. (nomi, ovviamente di fantasia) tutte pillole di integratori inutili se non Le omeriche baruffe all’interno delle situate in Friulandia. dannose. Latterie sociali erano segno di De- Spero di non essere frainteso: che E, soprattutto, continuate a fare la mocrazia. Leggetevi Riedo Puppo, a qualche paziente non si addica spesa bendati: non vi accorgerete invece dei settimanali gossip. questa delizia del palato è vero, che vi vendono acqua sporca a Ci teniamo il formaggio solo per ma si tratta, appunto, di pazienti. un prezzo superiore a quello del la storia? No, sacrabolt. Il medico, A una persona in normale stato di Montasio di un anno. 16 •

☞ carote ad alto tasso di carotene, Adam Smith ed eliminare gli in- Senza di essa i nostri paesi, e il pomodori ad alto contenuto di capaci: chi fa le zucchine amare, trend è già in atto, diventeranno licopene, latticini e uova con il sedano rapa piccolo storto e dei “non luoghi”, e dire “dormito- CLA (mi pare significhi “acido nero, le melanzane piene di semi, ri” è già un eufemismo. linoleico coniugato”), omega-3 le fragole che sembrano patate, Non facciamo altri errori trascu- a sbreghebalon, broccoli col il vino che ti procura male di randola o, peggio, dimenticando- sulforafano, blend di rossi col stomaco... la. Vedete, quando un viticoltore resveratrolo e verze con indolo-3 Il cibo può dare piacere e salute, mi dice che lui vende migliaia carbinolo...; oppure il contrario: a te la scelta. di bottiglie a Nuova York io mi 2. puoi eliminare i disonesti, Nessuno ti impedisce di pensa- riempio di friulano orgoglio. Se quelli che comperano le uova in re globale, ma il trucco sta nel fossi un pavone farei la ruota. Mi supermarket per poi rivenderte- mangiare locale. auguro che i viticoltori friulani le (il paese è piccolo e la gente Il futuro dei tuoi figli sta nel piat- siano i primi della classe in Italia mormora, il vicinato ha occhi di to, compreso quello della mensa e in Europa. Ma non posso non falco e lingua di serpente: ma scolastica: i NAS, in un preoccu- fare una considerazione: se non non ti eri accorto che avevano pato rapporto su queste ultime si segue, e da vicino, il mercato un colore rosso troppo carico, e (La Repubblica, 7 settembre locale del vino, quello del vino magari tiravano un po’ a fre- 2009), sottolineano come “spesso da pasto, quello dello sfuso (pare schin?); la somministrazione di cibo non che vi sia da vergognarsi ormai 3. nel tuo piccolo puoi contri- idoneo non è un fatto voluto, ma solo a pronunciare questa parola) buire a convalidare la teoria di causato da ignoranza, disinteres- si perde una potenzialità attuale se o cattiva formazione”. e futura. Se le mode cambiano, se il mercato dei Super Wine Dell’economia locale non tira più, che cosa ci resta? Quando, a partire dagli anni Un bevitore che è passato ad al- Sessanta, la politica regionale ha tro, dei giovani che si danno alle voluto applicare, si spera in buo- bevande gassate o peggio. Due na fede, le economie di scala al bicchieri di Refosco (vabbè, può settore lattiero-caseario ha otte- essere anche un altro vino, pur- nuto un risultato incontestabile: ché “nostro”) a pasto, mettiamo ha distrutto l’economia locale. La pure tre, possono fare solo che chiusura della latteria di paese bene. Se togliete al vino questa ha comportato, spesso nell’im- sua funzione alimentare e rituale mediato, la chiusura di stalle che vi resta solo quella edonistica avrebbero avuto ancora parecchi che è in balia di troppe alee. anni davanti. Quindi l’abbandono Mi pare che il consumo di vino in del territorio o la specializzazione Friuli stia calando drasticamen- verso una monocoltura cerealico- te: è un pezzo di cultura che se la che ben poco dà all’economia ne va e, con essa, un’economia. friulana. Anche nel vino da pasto si deve È inutile piangere sul latte ver- fare qualità, e qui non posso non sato, qui possiamo solo ribadire lanciare un’accusa contro quei come l’economia locale sia una tecnici che negli anni Sessanta risorsa strategica fondamenta- promuovevano la “standardizza- le, oltre che essere democrazia zione”, tradottasi poi in autentica partecipativa in cui l’agricoltore è acqua di fuoco che dalle canti- Dal produttore al consumatore: freschezza e ricchezza di principi protagonista e artefice. L’econo- ne del Veneto, in mancanza di nutrizionali. mia locale è la nostra speranza. Sioux, ha appestato per tanti • 17

produzioni, maggiore garanzia di salubrità, ma anche mantenere in loco un’economia agricola che altrimenti non può competere sul mercato. E senza agricoltura la manutenzione del territorio e del paesaggio va a farsi benedi- re, e senza le due o tre aziende agricole presenti in ogni paese friulano probabilmente il tessuto sociale non sarebbe più lo stesso. E anche in questo caso, come per l’autostima degli agricoltori, il passaggio da fare è culturale e d’identità prima ancora che economico. In questo senso, al di là delle campagne promozionali, l’educazione può fare molto (i genitori, la scuola, la stampa e perché no, la Rai Tv di Stato). Mangiare formaggio Montasio o prosciutto di San Daniele, infatti, è come parlare friulano; è come per il neonato succhiare il latte dal seno materno: possiamo farne anche a meno, ma meglio se c’è perché conferisce un imprinting, rafforza l’identità. Poi ci si può aprire al mondo parlando inglese, mangiando sushi giapponese, ma con la propria faccia, consapevoli di possedere una cultura che è Splendidi colori del tramonto sui nostri colli di soreli jevât. La Ribolla, vino fatta anche di lavoro, enogastro- costì prodotto ab immemorabile, è inarrivabile coi formaggi friulani, tanto col nomia, oltre che naturalmente di Montasio che col frant che col salât... storia e lingua. I cjalçons, il frico e la brovada hanno la medesima dignità della pizza, della bagna anni la riserva dei Furlani. ca, sociale ed ambientale. Solo cauda e del cuscùs. L’esempio del vino vale, evidente- una domanda del consumatore Solo con un’alleanza diretta mente, per tutti gli altri prodotti precisa e sicura può permettere e fortissima tra agricoltore e locali. all’agricoltore locale di produrre consumatore il mio sogno può alimenti con le caratteristiche diventare realtà. Le condizioni L’economia locale è strategica richieste a prezzi magari supe- intrinseche ci sono, tocca a noi Il rapporto tra agricoltore e riori, ma con le idonee garanzie tutti crederci e ricorrere ad un consumatore non è retorica, e igienico-sanitarie e di qualità. altro, più recente, motto: Yes, we qui non vogliamo certo fare del Solo una società consapevole can. “vogliamoci bene” tra gli uni e del fatto che consumare pro- gli altri, ma di natura economi- dotti locali significa qualità delle 18 •

... da Corone 300 fino a Corone 3000. Guida Paternolli amministrativa e commerciale per la principesca Contea di Gorizia e Gradisca, Stabilimento tipografico Giovanni Paternolli editore, Gorizia, 1914. Biblioteca ERSA “Luigi Chiozza”, Scodovacca. • 19

Ulderico BERNARDI

Pittura murale di Emilio Caucigh (1905 - 1972) a Pesaria (comune di Prato Carnico). Culture e colture

Le radici profonde traccia il profilo dell’eterno collocate intorno ai solstizi, alla dell’agricoltura contadino, individuando comu- successione dei lavori scanditi Le origini dell’agricoltura si con- nanza di comportamenti nella sulla memoria dei Santi. fondono con l’affiorare del sacro vita rurale d’ogni tempo e luogo. Nei vecchi libri che trattavano nella coscienza degli uomini. E Ovunque, questa concezione del del miglior modo per condurre altrettanto, ritengono gli antro- retto vivere risulterebbe fondata l’attività agricola, e fornivano pologi, si può dire per l’alleva- sul valore della laboriosità, che suggerimenti riguardo a tec- mento del bestiame. Curato dai coincide con il senso dell’onore niche e metodi da applicare a sacerdoti a fini di vaticinio, più contadino. piantagioni e animali, di stalla e che di sfruttamento. Una visione – Dio – ha scritto lo storico del cortile, era comune inserire che otto secoli prima di Cristo francese Jules Michelet – sembra pagine di precetti morali, fondati Lviene riproposta nel poema di aver dato per patrimonio a que- sull’etica del lavoro. Esiodo Le opere e i giorni, dove sta razza indistruttibile il dono di Nel volume intitolato Cento e il lavoro nei campi è più una lavorare –. dieci ricordi che formano il pratica morale che un mestiere. Il cristianesimo ha fornito all’agri- buon fattor di villa, scritto da Di questa valenza religiosa prima coltura rinnovate basi morali, Giacomo Agostinetti all’età di ot- che economica, si ritrova trac- riprendendo spesso, in forme tantadue anni, e pubblicato a Ve- cia anche nelle scienze sociali adeguate al calendario liturgico, nezia nel 1679, l’insigne georgico contemporanee. L’antropolo- le ritualità essenziali dei culti – che trascorse oltre quarant’an- go americano Robert Redfield agrari: dalle festività solenni ni della sua vita curando pos- ☛ 20 •

☞ sessioni patrizie tra il Polesine e nibili e l’intelligenza delle genera- del dialogo interculturale. Per la Patria del Friûl, e per primo zioni in successione. ciascuno di questi ambiti, ogni in Italia descrisse le tecniche di Abili mani di donne e uomini, comunità locale è chiamata a coltivazione del mais su campo – con sapiente manipolazione, ren- partecipare con il meglio dei si premura di illustrare le norme deranno tipici dei prodotti che contenuti della sua cultura e etiche di cui deve essere dotato si qualificano come espressioni di delle sue colture. ogni buon responsabile di azien- un’identità collettiva. Un patri- Oggi si tende a dimenticare l’im- da agricola. monio alimentare della comunità, menso sforzo che l’uomo con- Principi di vita, che si applicano che non è fatto di merci, ma di tadino ha compiuto, per molte anche alle ore del riposo nottur- beni, buoni da pensare e non generazioni, cercando di nutrire no: non più di otto, raccomanda, solo da mangiare. la famiglia, e soddisfacendo alle poiché: Tre hore dormono li Recenti processi di mondializza- aspettative di padroni e gente di strolicanti – Quattro li stu- zione hanno comportato l’insor- città. Grave omissione e sfacciata dianti – Cinque li mercanti gere di un disagio esistenziale, ingratitudine, in un Paese che i – Sei li lavoranti – Sette li legato ai timori di sradicamento, viaggiatori d’altri tempi amavano viandanti – Otto tutti quanti – che ha finito per sollevare nuovo definire “il giardino d'Europa”, Nove li padroni – E ‘l resto è interesse intorno alla molteplicità per la straordinaria bellezza del de’ poltroni. delle culture, e di conseguenza paesaggio rurale. Ancora più Essenziale, poi, è che il compor- per le specificità colturali. inaccettabile nelle regioni che tamento del fattore sia basato su È il grande tema della diversità, hanno donato al mondo legioni di cinque non: non ladro, non del come aprirsi agli altri e buoni agricoltori, con un’emigra- imbriago, non zogador, non rimanere se stessi, che tormenta zione durata un secolo. Vigneti, concubinario, et non bugiardo. scienziati sociali, uomini politici e campi e villaggi, in Argentina, Erano questi gli uomini che ope- persone sensate. Nel timore di ve- in Brasile, in Australia, riprodu- ravano nelle ville venete, sparse der sperperata un’accumulazione cono lo scenario rurale padano, per tutto il Dominio da Tera di specificità cresciuta nei secoli. costituendo monumenti di me- della Serenissima, in numero Si aggiungano le paure che il si- moria della laboriosità contadina di oltre quattromila. Non solo stema agroindustriale ha prodotto trapiantata oltre gli oceani. dimore dedicate ai piaceri della nei consumatori, da quando si villeggiatura, ma capisaldi di un sono ripetute le epidemie causate Come intendere il presente sistema produttivo attraverso dagli stravolgimenti imposti al Quando, sul palcoscenico dei cui si diffusero le più importanti mondo vegetale e animale. campi la storia muta lo scenario, innovazioni agrarie. Si può quindi comprendere come le trasformazioni s’impongono, oggi si guardi all’agricoltura con ma a ben guardare permane lo Persistenze di cultura rinnovata attenzione alla dimen- spessore vitale di un settore ch’è tradizionale sione etica e non solo economica. impossibile restringere al solo L’esperienza rurale viene dunque Una cura della terra salutare e ambito produttivo. L’agricoltura a comporsi nei millenni intorno a salvifica, per l’anima dei popoli lungo il tempo somma vicende un nucleo di valori permanenti, e per il corpo sociale. Seguendo umane e avventi tecnologici, che ha al cuore la continuità. Le propositi che la famiglia rurale disegni politici e malefatte di un differenze ambientali e la mano possedeva naturalmente, ma che mercato che troppe volte si è della storia plasmeranno poi nel- ora risulta necessario richiamare accanito contro i contadini. lo specifico le culture. Ciascuna nel sistema educativo. Negli ultimi due secoli si sono comunità locale apprenderà così Altri temi importanti che si compiuti eventi che riverberano a soddisfare il bisogno univer- incrociano nel riflettere sui de- ancora nel presente: dall’acca- sale di nutrimento selezionando stini dell’agricoltura sono quelli parramento borghese dei beni specie animali e vegetali adatte, della salvaguardia del paesaggio, pubblici ed ecclesiastici nell’Otto- secondo le risorse naturali dispo- dell’evoluzione del turismo, e cento, alla battaglia mussoliniana • 21

del grano, dal socialismo rurale moli alla curiosità gastronomica della continuità, con riguardo alla alle leghe bianche, all’epopea del- di nostrani e forestieri. Pur- tipologia degli insediamenti spar- le bonifiche, fino alla lotta di oggi troppo, la trascuratezza verso la si, che seguono sostanzialmente per la salvaguardia dei prodotti campagna e il suo popolo, porta le linee tracciate dal graticolato tipici, orgoglio delle culture locali a svilire e in molti casi a disper- romano, rifiutando l’accentra- italiane e patrimonio dell’intera dere un’eredità preziosa. mento nelle città maggiori e società europea. Ogni opportunità (come gli sti- facendo crescere le cittadine e i In poco più di mezzo secolo, il moli offerti da questa rivista) per borghi rurali. Quegli stessi dentro piccolo spazio di storia recen- ripensare il ruolo dell’agricoltura cui si è compiuta l’industrializ- te che dal secondo dopoguerra in una società alto-industriale, zazione diffusa della fabbrica conduce all’attualità, i lavoratori ma al tempo stesso dotata di un all’ombra del campanile, fon- occupati sulla terra nel nostro grande patrimonio di tradizione data sulla famiglia imprenditrice, Paese sono scesi enormemente contadina, va sollecitata e accolta attore collettivo di uno sviluppo nel numero. Anche su questo ci con interesse. L’evoluzione della coerente con le antiche forme di si interroga, guardando al futuro campagna dalla modernizzazione, convivenza comunitaria. e comprendendo come il destino alla riforma agraria, fino all’agri- Una progettualità principalmente dell’agricoltura non possa lascia- turismo contemporaneo, andreb- spontanea, che ha consentito re indifferente nessuno, visto che be approfondita nella cultura di non spezzare i legami con il tutti mangiamo ogni giorno. politica e nelle scuole, facendo costume tradizionale. La mode- Si badi bene: su 8100 Comuni conoscere a fondo l’epopea delle sta durata della pendolarità tra italiani 6500 sono tuttora sicura- bonifiche, lungo il litorale adria- casa e lavoro ha lasciato tempo mente rurali. Ma se poi si cerca tico, dal Po all’Isonzo, e il ruolo disponibile per l’associazionismo, la condizione professionale dei dei rurali veneti e friulani nelle per le vocazioni altruistiche del sindaci, si nota che solo qualche Paludi Pontine, nell’Oristanese, volontariato, per le relazioni centinaio si qualifica coltivatore. perfino nel territorio istriano tra familiari. Poco più del 3 per cento, e per Pola e Albona, con il trasferi- Si è venuta così formando una buona parte concentrati nella mento di migliaia e migliaia di complessa realtà “agropolitana”. provincia autonoma di Bolzano/ famiglie. Un intreccio di modelli culturali, Bozen, in Alto Adige/Süd Tirol, Va poi approfondita l’analisi in- nel mescolarsi di apporti della dove evidentemente l’agricoltura torno all’epoca tumultuosa della civiltà urbana e suggestioni della di montagna esercita tuttora un meccanizzazione, del trattore, ruralità. Dove quest’ultima è ruolo fondamentale per la salva- della fine delle mezzadrie, della percepita come stato dell’anima guardia dell’ambiente naturale e ristrutturazione delle grandi più che condizione sociale, nel della cultura locale. famiglie patriarcali, vincolate ai dare senso all’agire quotidiano. Per questo è triste verificare patti mezzadrili, dove il proprie- Un assetto civile che rende più la marginalità cui sembra oggi tario della terra commisurava la facile comprendere e vivere la relegato un mestiere che pure superficie concessa al numero concezione agostiniana del tem- potrebbe offrire all’Italia opportu- dei componenti la comunità fami- po, nella quale il presente è con- nità grandi, non solo nel settore liare estesa. In sostanza, a quel cepibile solo come “presente del alimentare, ma anche in ambiti periodo, tra gli anni Sessanta e passato o memoria, presente del turistici. Il turismo è cultura e Settanta del Novecento, in cui si presente o attenzione e presente ambiente, natura e patrimonio costruirono nel Nordest circa un del futuro o attesa”. tradizionale. Un’irrinunciabile ri- milione di nuove case di abita- Questo vincolo di continuità co- sorsa per il nostro Paese, in tutta zione, mentre migliaia di vecchi munitaria, se rispettato, previene la sua articolazione regionale. edifici rurali conobbero l’abban- i conflitti generazionali e fornisce Formaggi, vini, olio, pane, pasta, dono e il successivo degrado. maggiori opportunità all’integra- verdure e frutta, sono materie Ancora una volta, tuttavia, ebbe zione dei sopravvenuti. prime del vivere e altrettanti sti- modo di manifestarsi il valore 22 •

Ecco un bell’esempio di come eravamo 102 anni fa in questo Ricordo Del 23 Gienaio 1907 Della Borgata Clamantins Pielungo. La borgatella, in realtà formata da un’unica grande casa, si trovava, e si trova tuttora, benchè modificata, poco lungi da Pielungo in Val d’Ar- zino, comune di Vito d’Asio. Gli abitanti, una trentina suddivisi in quattro famiglie, facevano tutti di cognome Missana, come l’autonominatosi Editore di questa foto- grafia. Caso raro, avevano una stalla comune, dove, però, ognuno accudiva le proprie bestie. Dietro la casa vi era un locale per la lavorazione del latte. Le due famiglie più numerose producevano cjaças, tàlmidas (zoccoli tipo U “olandesina”) e attrezzi vari in legno che collocavano in pianura trasportandoli con i cavalli che possedevano, coi quali offrivano anche servizi conto terzi. Il posto è un po’ cambiato, come si può vedere dalla foto attuale che proponiamo ai lettori per un confronto. Pielungo, la borgata più grossa della zona, con chiesa, posta, osteria aveva circa 150 abitanti negli anni Cin- quanta; ora sono sei. • 23

Antoni BELINE†

Antoni Beline. La religjon de tiere . . . me none, ogni volte che jentrave tal ort, si insegnave come cuant che si jentre in glesie

Une des conseguencis plui Disegno di Giuseppe Liusso (1911- negativis, secont me, di un 1993) per l’Avanti cul brun! del 1940. progrès tecnologjic e industriâl che pûr nus à dadis tantis comoditâts e risorsis, ma che al è stât masse radicâl, masse incontrolât, masse a sens unic e duncje disarmonic e incomplet, e je la disarticolazion, la compromission, la disintegrazion Udes relazions vitâl che l’om al veve cun se stes, cul sô mont interiôr e esteriôr, cul cîl parsore di se e cu la tiere sot di se. Al è come che a fossin saltadis a colp lis coordenadis che lu situavin tal timp e tal spazi e che i davin, di simpri, il sens dal sô passât, dal sô presint e dal ☛ 24 •

☞ so avignì, dal so jessi e dal sô operâ. Tal progjet di Diu no si po separâ Al è come se si fos cjatât a colp suntune gjostre che lui nol l’om da la tiere e la tiere dal om, po comandâle ni controlâle ni intun rapuart filiâl. Se l’om al è fermâle. Une gjostre che e zire e i fâs cussì stupit o disgraciât di fâi zirâ il cjâf e lu strissine vie par- malegraciis a cheste grande mari, sore des cjasis e de int e al viôt dut di corse, dut imprecîs, dut di violentâle impen di rispietâle, scontornât. di doprâle impen di tignîle cont, I mancje il sens des proporzions e des robis, il sens dal timp e alore la mari e devente madrigne dal spazi; soredut i mancje il te- e si difint te uniche maniere che e ren sot i piis e, impen di diver- cognòs: copant l’om. tîsi pal fat de gjostre, lu gafe un sens di pôre e di insigurece. Sigurementri i esperts in psico- logjie, in sociologjie, in econo- Une vision antropocentriche pierdude l’armonie cu la tiere, mie, in filosofie, in teologjie e sigurementri sbalade, parcè che deventade inospitâl e sterpe, cu cetera a studiaran a font dut l’om al è creât insieme cu lis la femine, cui nemâi, cun se stes chest gambiament che si è creaturis e nol po vivi cence un e cun Diu. operât sot dai nestris vôi intun rapuart armonic cu lis creaturis. Une tragjedie che e segnarà timp tremendementri curt. Cualchidun altri, plui umoristic, dute la storie tormentade de A mi mi interesse in chest mo- al à dit che l’om al è stât creât umanitât. ment fevelâ dal rapuart vitâl tra par ultin parceche Diu al è stât A la fin cuant che l’aventure dal tiere e om, fra tiere e religjon in forsit fin tal ultim moment se om e sarà finide e dut si ristabi- che al è saltât o tremendementri creâlu o no. lissarà tes sôs justis proporzions, comprometût. Se si fos fermât a vinars a misdì Diu al darà ai siei fameis fedêi Se jo o voi a vierzi il Libri Sant, anticipant la polse come che a un cîl gnûf e une tiere gnove, la Bibie, o cjati, te prime pagji- fasin cumò, al varès sparagnât cence lis limitazions, lis pôris, lis ne, la creazion dal cîl e de tiere, un grum di displasês e di dam- tribulazions di cheste. val a dî dal habitat naturâl e ps. Ma aromai e je fate e al è De tiere a la tiere, duncje, parcè indispensabil par che dutis lis dibant discori. che l’om al ven de tiere e al va a creaturis a puedin vivi. L’om no dome al è creât in ar- finîle in te tiere. Jahvè-Diu dopo di vê provio- monie cu la tiere, ma al ven de Tiere come scune che lu par- dût a separâ la gnot dal dì e la tiere, come che al palese il so turìs, come mari che lu nudrìs, tiereferme dal mâr, al cree lis non adam ‘tirât fûr de tie­re’. E come tombe che lu sepelìs. plantis, po i nemâi e, ultin, te chest no dome pal fat che, cu la Tal progjet di Diu no si po seste zornade, l’om. Dopo, te muart al torne in tiere, ma par- separâ l’om da la tiere e la tiere setime zornade, al à polsât (= cè che al è costruît dai elements dal om, intun rapuart filiâl. sabide). naturâi de creazion. Se l’om al è cussì stupit o Il fat che l’om al seti stât creât In plui, secont la Bibie, Diu i disgraciât di fâi malegraciis a par ultin, al à sburtât cualchidun à soflât il spirt, val a dî la vite, cheste grande mari, di violentâle a pensâ a une sorte di scjale des l’inteligjence, la cussience, l’ani- impen di rispietâle, di doprâle creaturis, là che l’om al sarès il me, la semence de vite eterne. impen di tignîle cont, alore la prin, il paron, il re di dut ce che Ducj sa cemût che je lade la mari e devente madrigne e si al è sot di lui. storie. L’om si è rivoltât e al à difint te uniche maniere che e • 25

cognòs: copant l’om. Chest rapuart di rispiet, di afiet, di onôr, di religjon cu la tiere la nestre int lu à simpri cognossût e vivût. Mi visi che me none, ogni volte che jentrave tal ort, si insegna- ve come cuant che si jentre in glesie. E ogni femine e à simpri fate la crôs su la polente prime di rompile, come che il predi al fâs su la particule consacrade, parcè che si trate di dôs robis santis, jessint il pan e il sosten- tament dal cuarp no mancul impuartant e sant di chel dal spirt. Lis nestris stagjons, lis nestris fiestis, lis nestris usancis, i nestris proverbis a son simpri stâts peâts a la tiere. Disegno di Giuseppe Liusso per l’Avanti cul brun! del 1940. Ducj cognossin chel cuadri di J.F. Millet, l’Angelus, là che la femine e l’om e i fruts si fermin un lamp cul cjâf bas par rispuin- di cu la lôr preiere a la cjampa- gambiât in maniere radicâl. No campagne, là che no si va a zuiâ ne che e sune misdì. son plui lis cjampanis a scandî di fruts e a morosâ di zovins. In veretât la cjampane e sunave, la zornade dal om e nancje lis No dut il gnûf al è bon e no dut e e sune, ancje a buinore e sore- stagjons. il vieri al è scart, ma ogni gjene- sere, di mût che dute la zornade Di fat si côr compagn tant di razion e à di fâ lavorâ il çurviel e je scandide di chel sunôr dolç gnot che di dì, salacor plui di e il cûr par savê ce che si à di e profont. gnot, e di invier nol è che la tignî parcè che al è vitâl e ce A Vençon, fint al taramot, si int si fermi par polsâ, par tirâ che si fâs ben a butâ vie parcè sunave ogni dì a cuatri, a ore di flât, par baratâsi une peraule. Si che al è secondari. gjespui, e lu clamavin “gjespui po mangjâ dut l’an ce che si à O crôt che la lenghe, la culture, bausâr” o “gjespui des vacjis”, voie, ancje se nol sa di nuie, e la la religjon e la tiere a setin lis parcè che no si faseve gjespui, femine dal contadin e va vistude ultimis robis di butâ vie. ma si visave la int che e jere come la femine dal miedi e dal O disarès, ancje se come predi o tai cjamps o su pes monts che sindic. riscji un scufiot dal vescul, che e jere ore di tornâ dongje par E ancje siei fîs no pucin di ledan pluitost di pierdi la tiere al è lâ te stale. E simpri a proposit e di stale. preferibil pierdi la religjon. di cjampanis, une femine mi à I paîs no son plui il lûc là che la Parcè che la tiere e je une scue- contât un biel consei di sô ma- pluritât de int e passe la maiôr le di sapience, di pazience e di done: “Tu âs di semenâ i fasui part de vite, ma a son deventâts timôr di Diu. no masse in sot, di mût che a un dormitori, un ristorant, un E je za religjon e glesie. puedin sintî l’Ave Marie”. motel fra une corse e chê altre. Chest mont, che nol jere ideâl Si piert la colegance cu la int e par tantis resons, al è finît. O si piert ancje la colegance cu la 26 •

Renzo Tubaro, Bovini al mercato di , 1960-1990, disegno acquerellato, collezione fam. Tubaro. Il paradôr di guardia alle bestie assume una posa memore delle eleganze della pittura veneziana, così cara all’artista. Fra le Pezzate rosse emerge un toro di razza Frisona pezzata nera le cui fattezze denotano la scarsa attitudine carnea di questa razza tutta indirizzatta alla produzione di latte. • 27

Gabriella Bucco

Quel profumo di letame… I mercati bovini nei disegni del pittore Renzo Tubaro

“Quando dalla bianca piazza di Palmanova, grandiosa e stabile piattaforma di soggiogante bellezza, mi avvio verso il mercato, mi sento investire le narici da ondate di letame (che per me è un profumo), che mi fa sentire l’imminenza del mercato. Il cuore allora mi batte dall’emozione. Affluiscono i ricordi giovanili del mercato di , pieno di ippocastani, di zone d’ombra, ricchissime di motivi, di lunghe sedute alla fine sfibranti, ma così entusiasmanti, che mi vedevano raccogliere in poche ore cartelle zeppe di disegni, ancora le mie cose migliori. Giunto al mercato sono accolto da muggiti immensi, frastornanti, ma eccitanti. Comincio a lavorare a carboncino e passo poi alle chine nera e seppia. Stremato dopo quattro ore di lavoro, trovandomi di fronte al soggetto più bello non ho più la forza di disegnare” (dai Taccuini di Renzo Tubaro in Da m i a n i 2005, 17-18). 28 •

Renzo Tubaro, pittore metodico grande fenomeno culturale del Renzo Tubaro, sebbene schivo dotato di cultura e di solide basi Neorealismo friulano, non certo e appartato, ben valutava la sua tecniche frutto di studi accade- nell’aspetto più conosciuto in arte, e del resto ben conosceva mici e di alunnato presso Guido cui l’arte si proponeva istanze gli intellettuali contemporanei Cadorin e Felice Carena, fu sem- sociali ideologiche di sinistra, ma della sua area geografica: Pier pre attento al mondo agricolo, piuttosto in quell’area “moderata” Paolo Pasolini, Elio Bartolini, di cui voleva trasmettere i valori che recuperava anche lingui- Sergio e Domenico Naldini. tradizionali. sticamente l’identità friulana, Pasolini seguiva con interesse le Nella sua produzione, infatti, basata su valori individuali e che sue decorazioni ad affresco, in sono numerosi i soggetti ispirati intendeva “dar voce a un popolo cui il pittore prendeva a modello dal mondo contadino, dai mestie- dimenticato” secondo la lucida i personaggi dalla strada, come ri agricoli, dalla rappresentazione intuizione di Licio Damiani (Da- in un set cinematografico neo- dei mercati, espressi più che con miani 2001, 23-64; Damiani 2009, realista. Era frequente vederlo Rla pittura da cavalletto o con 23-24). Nell’immediato dopoguer- arrivare in bicicletta davanti a affreschi, con disegni “di grande ra l’agricoltura, spesso praticata casa Tubaro e, a detta del figlio bellezza formale… e ricchi di ancora in modo tradizionale, Stefano, chissà dove nello studio spiritualità” (Bergamini 2009, 8). costituiva ancora l’occupazione esistono altre lettere dell’intellet- Come ha dimostrato la recente della maggioranza della popola- tuale. Pasolini possedeva anche mostra sul pittore, organizzata zione attiva e si basava non solo un dipinto ambientato al mercato dalla Provincia di Udine e curata sul lavoro dei campi e sull’alleva- del bestiame di Codroipo con da Giuseppe Bergamini, proprio mento del bestiame, ma anche su cavalli e carrozzoni disposti sotto il disegno si è rivelato uno dei vertici dell’arte di Renzo Tubaro, come l’autore stesso affermava. Sono dunque prevalentemente i disegni ad attestare l’interesse di Tubaro verso il mondo contadino, verso quel Friuli dei coltivatori diretti che troviamo nella poesia del codroipese Elio Bartolini. Il mondo agrario di Tubaro com- prende sia i mestieri contadini, sia i mercati bovini che, come scrive l’artista nei suoi diari, lo attraevano dandogli la possibili- tà di rappresentare gli animali. L’interesse per l’agricoltura e i suoi mestieri si data prevalen- temente dagli anni Cinquanta Renzo Tubaro, Cavalli al mercato di Codroipo, 1951, collezione fam. Tubaro. fino al 1960, quando si trasferì Il disegno può essere considerato preparatorio al quadro già posseduto da a Udine, perdendo i contatti Pier Paolo Pasolini e ora in collezione privata. quotidiani con la realtà codroi- pese; l’attenzione verso i grandi mercati degli animali, invece, una serie di attività artigiane che gli ippocastani, un tema più volte si mantenne costante finché le da quel modo di vivere traevano ripreso dal pittore nei disegni. forze glielo permisero. In que- ragion d’essere e sarebbero pre- Non è certamente un caso che sto senso si può affermare che sto scomparse con l’avvento del Tubaro, fin dal 1946, avesse a anche Tubaro si inserisce in quel boom economico. lungo collaborato, proprio con • 29

illustrazioni di soggetto agricolo, contiene la sostanza e cioè il del tempo, fu offerta a Tubaro con Carlo Mutinelli, presidente fattore luce e volume. Manca l’occasione di illustrare la vita e della Famiglia Artisti Cattolici solo la nota cromatica, impor- il lavoro nei campi su Il Strolic Ellero la quale, con la sua rivista tante certo ma non essenziale ai Furlan del 1954 e 1956. Entram- e con le mostre di arte sacra, era fini della poesia” (dai Taccuini bi i lunari, diretti rispettivamente diventata una palestra importan- di Renzo Tubaro in Da m i a n i 2005, da Giovan Battista Corgnali e te per artisti e letterati. 22). Il suo legame con la vita Luigi Ciceri, si inserivano nella Come scrive Francesca Agosti- rurale di Codroipo trovava nel tradizione contadina degli alma- nelli, per Tubaro il disegno era disegno una esplicazione libera nacchi popolari, particolarmente un mezzo per cogliere la real- da ogni costrizione legata alla cari all’Espressionismo tedesco e tà, un metodo per fissare con committenza o al faticoso lavoro all’arte nordica che, spesso, at- immediatezza il continuo mutare dell’affresco. Consapevole del suo traverso le immagini semplificate dei soggetti, delle condizioni di valore, scriveva nel maggio 1971: e schematiche dell’arte popola- atmosfere e di luce (Ag o s t i n e l - “Esamino con distacco la mia re, divulgavano le deformazioni l i 2009, 69-79). Nel caso degli opera grafica: i disegni rivelano delle forme e i colori violenti animali i tratti si susseguiva- libertà, sicurezza, bellezza. Il dell’arte espressionista. Queste no con rapide dislocazioni del disegno è un invito alla libertà” pubblicazioni ebbero una grande segno per rendere il movimento (ibidem 25). Tanto che Tubaro fortuna negli anni Cinquanta; continuo della bestia. Il disegno aveva sostituito la macchina fo- in particolare Il Strolic Furlan accademico di Tubaro si avvaleva tografica con “una matita monca era un supplemento alla rivista di una solida pratica e utilizzava sempre in tasca, taccuino e biro” Sot la nape, edita dalla Società graffite, carboncino, sanguigna, (ibidem 34). filologica friulana, sul quale mese inchiostro, acquerelli e tempere. per mese erano raccolte poesie e Questa tecnica gli permetteva Il lavoro del mondo piccoli racconti in lingua friulana una presa diretta sul vero, sicuri contadino di rinomati poeti, come Aurelio tagli spaziali che prescindevano Negli anni Cinquanta, complice Cantoni o Novella Cantarutti, spesso dalla tradizionale visio- il periodo neorealista, Tubaro o altri letterati. Il consistente ne frontale per rappresentare i realizzò una serie di rappresen- apparato illustrativo era affidato posteriori degli animali, quasi un tazioni del mondo contadino, a un unico artista, appartenente richiamo rusticano ai destrieri di convinto che per un pittore nulla in genere a quell’area di figura- Paolo Uccello. Il corposo segno vi fosse “di più stimolante ed tivi moderati, formata spesso da a carboncino, capace di dare audace” (dai Taccuini di Ren- insegnanti di disegno che, come volumetria e prospettiva spaziale, zo Tubaro in Da m i a n i 2005, 38) lo stesso Tubaro, cercavano in era sì un espediente accademico che il contatto e lo studio della questi incarichi quei riconosci- del mestiere ma, come osserva natura. Di ciò aveva dato buona menti spesso negati dalla scuo- l’Agostinelli, fa pensare anche a prova, giovanissimo, tra la fine la. Carlo Someda de Marco si una fascinazione del caricaturista degli anni Trenta e i primi anni occupava della impaginazione ed Nino Za, che a Tubaro dedicò un Quaranta nei numerosi acque- era a capo di queste consorterie ritratto nel 1944. Certo che tra le relli e tempere di fiori e nature artistico-letterarie che si riuniva- figure dei divi dei telefoni bianchi morte, raccolte in molte case di no a Udine nella vecchia osteria e una vacca assalita dai tafani Codroipo, e nei dipinti di una Al Fornaretto. Nel 1954 Tubaro una qualche differenza c’era! campagna un po’ manierata, che illustrò i vari mesi con scene di Per Tubaro non c’era differenza decoravano le pareti del Bar animali, in gran parte cavalli e tra una pittura e un disegno in Centrale, eseguiti nel 1944. mucche, ripresi dal mercato di quanto, come scrive nel gennaio Grazie all’interessamento di Carlo Codroipo, e di mestieri agricoli 1971, “Un bel disegno esatto Someda de Marco, direttore dei messi in relazione con il periodo a chiaroscuro è già un pezzo Civici Musei di Udine, membro corrispondente dell’anno. Ogni di pittura in se stesso, poiché di tutte le istituzioni culturali illustrazione era corredata da una ☛ 30 •

☞ didascalia in friulano, in perfetta agreste familiare che anticipano i antiquato: con le ruote piene, consonanza con il recupero della temi della maturità. il movimento è trasmesso con lingua friulana attuato in chiave Tubaro aveva anche un occhio cinghie attivate da una macchina poetica da Pasolini e, in modo di riguardo per i tipi umani del a vapore, come nei modelli degli più prosaico, da intellettuali cat- Friuli agrario: il paradôr che anni Venti. Interessante in Tu- tolici come Giuseppe Marchetti o raccoglieva e scortava gli animali, baro l’utilizzazione dei disegni in dai primi autonomisti. l’oseladôr con le gabbiette in funzione della loro pubblicazione: Il mese di marzo era illustrato legno con i richiami da portare i disegni originali, frutto di una dai piorârs, che tosavano le nei roccoli, il maniscalco che libera ispirazione al mondo agra- pecore; nel mese di giugno lo ferrava i cavalli. Spesso nei di- rio, presentavano sintetici tratti sfalcio dei prati era rappresen- segni contemporanei compaiono di matita nera ed erano spesso tato dal battere della falce con gli aratri, che venivano ancora completati da ombreggiature a la martellina sulla piccola incu- trainati dai cavalli con l’apposito chiaroscuro, mentre le versioni destinate a essere pubblicate, badando anche a questioni di risparmio, eliminavano il gioco di chiaroscuro per mantenere solo il disegno al tratto, che emergeva sul fondo bianco. Il Strolic Furlan del 1956 focalizza l’attenzione sui me- stieri artigianali legati al mondo agrario: gli spaccalegna o scla- pezocs, gli zatterai o zatârs che portavano la legna per fluitazione dai monti alla pianura, mestiere che sarebbe di lì a poco scom- parso insieme all’acqua dei fiumi, captati per le centrali idroelet- triche; il cjalzumit (castrapor- Renzo Tubaro, Sui prâs, da Il Strolic furlan, 1954. ci), il casaro o fedâr che con la zangola ricavava il burro per sbattimento, le spigolatrici o spiariis di ottocentesca memo- dine che si piantava a terra; la collare (comat) o dalle mucche ria, le fusâriis o “sedonere” della tradizionale pigiatura dell’uva con il giogo (jôf), però c’è anche Valcellina, venditrici di attrezzi e la torchiatura delle vinacce l’annuncio di tempi nuovi nell’il- di cucina in legno che, realistica- caratterizzavano i mesi di set- lustrazione del mese di luglio mente rappresentati, riempivano tembre e ottobre, mentre il mese che rappresenta La machine a le gerle; i tetârs, ossia coloro che di novembre era simboleggiato Passarian, cioè le monumentali costruivano i tetti di paglia dei dallo scartocciare le pannocchie moto-trebbiatrici che, invece di casoni; lo stagnaro che riparava di mais ricavando le brattee, gli passare sui campi, erano piazza- pentole e cjaldîrs; il gratadôr scus, usate per imbottire i ma- te in posizioni strategiche. Qui che sgranava le pannocchie terassi o per realizzare borse o i covoni venivano caricati per separando i chicchi di mais dal sedili di sedie, mestieri femminili separare le granaglie dalla paglia. tutolo; la gramole, ossia l’arnese ormai definitivamente tramontati; La trebbiatrice, rappresentata di legno che, con una battitura i mesi di maggio e aprile rap- da Tubaro nella piazza circolare ritmica, maciullava la canapa; il presentano due scenette di vita della villa, sembra di modello mestiere del tessitore con il telaio • 31

donna: sei bella come un fiore! I tuoi vestiti rassomigliano a una composizione floreale!” (dai Tac- cuini di Renzo Tubaro in Da m i a n i 2005, 49). Nei disegni pubblicati nel 1956 si mantiene la linea di contorno senza tratteggi e si riutilizzano più disegni: lo sfondo del fedâr riprende infatti un particolare di un’opera più grande raffiguran- te un paesaggio montano. C’è una cura specifica rivolta alla stampa: le forme si sviluppano Renzo Tubaro, Il paradôr al mercato di Codroipo, disegno, 1948, collezione in verticale per ricoprire tutto il fam. Tubaro. calendario del mese e i disegni al tratto vengono abbinati a campi di colore piatto nei toni del rosa di legno. Si tratta di una serie dove si lavorava il legno per fare e del giallo. di mestieri ormai scomparsi che le bare. Il nonno e lo zio del pit- Si capisce meglio l’ideologia tutta vengono talora rievocati nelle tore praticavano pure loro l’arte particolare del neorealismo di sagre per la curiosità dei turisti, del disegno e della pittura e, per Tubaro rileggendo queste sue ma che allora costituivano modi converso, anche Renzo Tubaro si attente osservazioni critiche: di vivere comuni. Numerosi sono era cimentato, quasi per gioco, “La vera arte è sempre religio- anche i disegni dei falegnami, nella pittura su legno e su stoffa, sa… Vi è in questo quadro… ma qui Tubaro giocava in casa, dipingendo alcuni vestiti con mo- una “pietas”, ossia un sentimen- poiché la famiglia, proprio sotto tivi trompe l’oeil e floreali. Non to altissimo di partecipazione il suo studio, aveva una bottega a caso scriveva “Si dice a una al dolore della gente, al lavoro ☛

Renzo Tubaro, Mucche al pascolo, 1955 ca., disegno, collezione fam. Tubaro. Fig. 12 Renzo Tubaro, Il fedâr, da Il Il fondo del disegno è stato ripreso nella parte superiore dell’illustrazione del Strolic furlan 1956. mese di maggio per Il Strolic furlan 1956. 32 •

☞ inteso come “giogo soave” e ultimi momenti di gloria; ne mercato dei bovini e degli equini, quindi cristianamente accettato” esistevano però altri in Friuli: ad con un movimento nelle stagioni (dai Taccuini di Renzo Tubaro, es. a Udine in Giardin Grande più favorevoli di 6.000 - 7.000 ibidem 54). e Braida Bassi, più volte foto- persone e persino 2.500 capi di grafati, e a Palmanova. Erano bestiame. Tutti i martedì nella Di mucche e cavalli nel costituiti da grandi spazi verdi, zona orientale dell’abitato si mercato di Codroipo spesso ombreggiati da platani im- mercanteggiavano invece ovini Nel 1980 Tubaro scriveva che ponenti in cui il bestiame veniva e suini, mentre vicino al lato nella vita di un pittore ci sono condotto per la compravendita. orientale della chiesa si vende- dei cicli e quello suo più lontano Attualmente i fori boari (questa vano gli animali da cortile. Ai era stato dedicato agli animali la denominazione del lessico mercati animali si affiancavano quello delle legna in via Candotti, quello dei cereali in piazza e, sulla strada che porta alla chiesa, si potevano trovare frutta e verdura. Il 28 ottobre il grande mercato di San Simone durava tre giorni con bancarelle e saltimbanchi (Fa b r i s 1896, 113-116). Come si può notare nelle vecchie fotografie e in alcuni disegni di Tubaro, le bestie confluivano al mercato lungo le strade, allora sgombre di veicoli, accompagnate dalle famiglie contadine e, spes- so, gli armenti si riposavano ai margini dei fossati tra gli alberi e gli antichi paracarri a panettone. Codroipo, in particolare, si distin- Renzo Tubaro, Mercato del bestiame a Codroipo, 1945 - 1960, disegno, collezione fam. Tubaro. Il disegno chiaroscurato rende la confusione di bestie e gueva per il mercato degli asini, uomini nel giorno del mercato. ritratti in fila da Tubaro in un bel disegno del 1948 con un asinello

con “sciami di disegni” (Da m i a - burocratese) non esistono più n i 2005, 49, 57) nelle cartelle e quello di Codroipo costituisce riposte in angoli dimenticati. una semplice piazza alberata, All’inizio il fulcro del suo interes- luogo di arrivo e partenza delle se fu il mercato degli animali di corriere. Il mercato di Codroipo Codroipo che gli permetteva di era però il più importante del ritrarre figure umane e soprattut- Friuli; le sue origini erano re- to animali: cavalli, mucche, cani, mote, risalivano al 1344, quando asini, pollame. I soggetti ben si i diritti feudali furono venduti adattavano alla sua poetica asso- dai conti di Gorizia ai nobili di lutamente originale, poiché non Spilimbergo. esistono molti altri artisti appas- Nel primo e nel terzo martedì sionati dei fori boari. di ogni mese, nel foro boario Renzo Tubaro, Asini, 1948, disegno, collezione fam. Tubaro. Il mercato Il mercato bovino di Codroipo ombreggiato da ippocastani, di Codroipo si distingueva per la viveva negli anni Cinquanta gli si tenevano rispettivamente il presenza di asini e muli. • 33

ancora i cavalli con i collari di cuoio nero intenti a tirare i carri agricoli, spesso appaiati con un traino a bilanciere, o colti in attimi di riposo, chini sull’erba, con una coperta sulla schiena, e par di vedere alzarsi i vapori del loro sudore. Il mercato di Codroipo era uno dei più importanti della regione fino al secondo dopoguerra, e at- tirava mercanti dall’Umbria e dal- la Toscana. A fine ottocento G.B. Fabris notava come fosse apprez- Renzo Tubaro, Cavalli e paradôr al termine del mercato, 1951, disegno, zato per la “moralità dell’ambien- collezione fam. Tubaro. I cavalli sono fatti rientrare nei carrozzoni da trasporto. te”; il sensale era il personaggio cardine delle trattative e la com- pravendita prevedeva una sosta che succhia il latte dalla madre. interrotto, ambientato proprio all’osteria: intorno alla piazza ne Quello della maternità universale nel mercato di Codroipo, Barto- sorgevano ben quattro e costitui- è un tema che accomuna uomini lini scriveva: “La gente compra vano “il parlamento del mercato”. e animali e che fu molto amato trattori… e ha ragione. Perché Qui si pronunciava l’arbitrato (la dal pittore. cavalli e muli mangiano sempre. comande) tra un bicchiere e un Numerosi erano anche i cavalli Il trattore invece consuma solo assaggio di cibo: trippe, baccalà ritratti sotto gli alberi sullo sfon- quando lo adoperi. E corre di e fegato alla vicentina. I bovini do dei carrozzoni per il trasporto più, e corre dappertutto, e non costituivano la maggioranza dei in una serie di disegni del 1951, si stanca mai” (Be r g a m i n i e Vi d o n i capi trattati; la razza autoctona che diedero spunto al dipinto 1981, 136). friulana fromentina, dal mantello collezionato da Pasolini. Dello I disegni di Tubaro ritraggono di un colore dorato simile al gra- ☛ stesso anno è un disegno origi- nale: il parâdor che fa salire i cavalli nei camion usando pedane di legno. Va sottolineato come i protagoni- sti delle opere siano gli animali, rappresentati con linee che ne evidenziano i volumi, gli scorci e financo il tremare dei muscoli, mentre gli uomini, spesso senza volto, non mostrano una iden- tica cura disegnativa. Tubaro amava del resto l’eleganza dei cavalli da corsa, tanto da recarsi anche al Circolo ippico friulano di Udine, ma non disdegnava i robusti quadrupedi da tiro, che presto sarebbero stati soppian- tati dai trattori. In un romanzo Renzo Tubaro, Cavallo da tiro, 1945 - 1960, disegno, collezione fam. Tubaro. 34 •

☞ no maturo, alimentata con erba medica ricca di calcio, aveva uno scheletro robusto ed era adatta ai lavori nei campi. Già nella seconda metà dell’Ottocento la Provincia di Udine aveva impor- tato dalla Svizzera tori Simmental che, dopo incrocio di sostituzio- ne con le bovine locali, avevano dato la Pezzata rossa friulana, in cui l’attitudine al lavoro si inte- grava con la produzione di latte e carne. Nel Novecento apparve la razza Frisona, dapprima nella Renzo Tubaro, Mucche al mercato di Codroipo, 1945 - 1960, disegno, sua originaria forma olandese e, collezione fam. Tubaro. Il tema della maternità è trattato nella serie degli in seguito, a partire dagli anni animali e nelle figure femminili. Settanta, nella versione “maggio- rata” americana. Pezzate rosse e, in minor misura, pezzate nere, sono le bovine ritratte da Tubaro con le caratteristiche macchie sul mantello. I disegni più semplici sono al tratto, ma in quelli più complessi e curati la matita si alterna al carboncino. I volumi risultano così rinforzati dall’al- ternanza del tratteggio a matita con il carboncino sfumato che conferisce plasticità. L’interesse per i bovini si concre- tizzò anche in una serie di dipinti e di disegni per la macelleria De Mezzo vicina al foro boario che, come afferma la signora Diva De Mezzo, una delle modelle prefe- rite dal pittore, era letteralmente tappezzata dai disegni di animali di Tubaro.

Al mercato bovino di Renzo Tubaro, Mucche e cavalli al mercato di Codroipo, 1951, disegno, collezione fam. Tubaro. Sono ritratte bovine e il cavallo da lavoro. Palmanova In primo piano una vacca che potrebbe avere attirato l’artista a causa Quando il pittore si trasferì della sua rarità: all’epoca era ancora assolutamente prevalente nelle nostre a Udine, anche la piazza del campagne la razza Pezzata rossa friulana di origine svizzera (Simmental), mentre qui è raffigurata una Frisona pezzata nera, razza che si sarebbe diffusa Giardin Grande aveva cessato di in Friuli a partire dagli anni Settanta. Il disegno ha un altro aspetto che ci essere mercato dei bovini per riconduce alla storia dei bovini: l’animale qui sapientemente tratteggiato dal diventare parcheggio e anche pittore ha l’aspetto della Frisona di tipo olandese, quella “originaria”, mentre attualmente si trova soltanto nella tipologia “americana” che ha conquistato i le stalle della Braida Bassi, in nostri allevamenti a causa della sua produzione quantitativamente più elevata. viale , non ospitavano più • 35

Renzo Tubaro, Bovini al mercato di Palmanova, disegno acquerellato, 1960 - 1990, collezione fam. Tubaro. L’uso del colore a tempera e ad acquerello caratterizza i disegni più recenti del pittore relativi a Palmanova. Questo disegno rappresenta la situazione razziale della nostra popolazione bovina in seno alla quale molto spazio che era della Pezzata rossa, in secondo piano, è stato conquistato dalla Frisona pezzata nera che si vede in primo piano. Al centro, di colore prevalentemente nero, il risultato di un incrocio tra le due razze.

animali, ma erano divenute appe- ma Durlì, sul sito dell’ex campo prospettiva e i volumi. Nel 1992 tibili aree edificabili. Tubaro, che sportivo. Si tenne fino agli anni scrive: “Autentico ossigeno per non guidava, iniziò a prendere la Ottanta ogni lunedì e diventò un il mio spirito questi schizzi che corriera e a frequentare il mer- luogo d’incontro qualificato, atti- vado cogliendo dal vero. Mi sono cato di Palmanova. Questo era rando compratori dal Veneto gra- di forte stimolo le figure umane stato istitutito nel 1898, abbinato zie ai numerosi allevamenti della o gli animali in movimento, per alle esposizioni di animali, in zona. Nel 1961 si costruirono l’urgenza che mi impongono di questo caso bovini, che si teneva- persino delle strutture fisse per fissarle nella loro essenzialità” no nell’Ottocento per sostenere il ospitare le bestie, in sostituzione (dai Taccuini di Renzo Tubaro comparto agrario. Dal settembre degli antichi carrozzoni. Rispetto in Da m i a n i 2005, 68). 1947 la prima rassegna zootec- al periodo precedente, Tubaro Le vacche pezzate rosse e pez- nica palmarina si era proposta arricchì il segno grafico volto a zate nere presentano estremità di migliorare e propagandare la cogliere i continui movimenti meno definite che nei disegni razza Pezzata rossa friulana da dell’animale con delle integrazio- del periodo precedente, ma ne carne e latte, e il cavallo agrico- ni ad acquerello e a tempera, che guadagna la vitalità ottenuta lo friulano, di cui si contavano rendono gli schizzi equivalenti attraverso la sapienza cromatica allora ben 13.000 capi. L’area a dipinti. Il segno si fa meno e il rapido schizzare del pitto- del mercato di Palmanova era corposo e più rapido e il colore re. I sottili tratti ad inchiostro, localizzata di fianco alla caser- a chiazze di acquerello rende la talora rinforzati dalla tempera, ☛ 36 •

Renzo Tubaro, Riposo lungo la strada del mercato, 1960 - 1990, disegno acquerellato, collezione fam. Tubaro. Il disegno riprende il tema delle vacche in riposo ai bordi della strada tante volte presente anche nelle fotografie.

☞ si integrano plasticamente con gli animali, plastici e possenti, come quella filmata da Ermanno le campiture ad acquerello e a rimanda a quella quieta accetta- Olmi. Ormai di quei muggiti e di tempera, integrando il fondo zione del proprio destino di chi quell’afrore di letame non rimane nelle figure. Non a caso, proprio sa che i risultati dipendono non più traccia nella memoria delle per la sua eccellenza nel disegno, solo dalla volontà, ma anche dal giovani generazioni. Tubaro era stato invitato da Wal- caso e dalle stagioni, riconducen- ter Molino a Milano per illustrare do uomini e animali a un iden- Bibliografia la “Domenica del Corriere”. Alla tico sentire panico. Così Renzo Ag o s t i n e l l i 2009 = Francesca grande città, però, il pittore Tubaro si presenta come uno Agostinelli, Tra appunto grafico aveva preferito il muggito delle degli ultimi cantori di una società e “bel disegno esatto”. Note vacche nostrane. “Il disegno è contadina in rapida trasforma- sulle carte di Renzo Tubaro, in tutto – scriveva – e il colore rive- zione, che l’artista ritrae con la Be r g a m i n i Gi u s e p p e (a cura di), ste con la luce il senso plastico. netta sensazione di disegnare un Renzo Tubaro 1925 - 2002 una Mi scopro pittore decisamente passato che può essere rappre- vita per la pittura, catalogo figurativo. Sono realista. Non sentato, ma non più condiviso da della mostra (Udine, Chiesa di credo alle invenzioni svincolate un mondo in rapida trasformazio- San Antonio Abate 27 marzo dal vero, ma al superamento di ne. Un modo diverso di esprime- - 3 maggio 2009), Provincia di questo attraverso l’approfondi- re la nostalgia di Pasolini per le Udine, 2009. mento e la ricerca” (dai Taccu- lucciole, che oramai raramente Be r g a m i n i 2009 = Giuseppe ini di Renzo Tubaro in Da m i a n i risplendono nelle notti friulane, e Bergamini, Renzo Tubaro: una 2005, 68). il rimpianto di una civiltà conta- mostra, in Be r g a m i n i Gi u s e p p e (a La placida rassegnazione de- dina con le sue regole condivise, cura di), Renzo Tubaro 1925 - • 37

2002 una vita per la pittura, Gi a n f r a n c o El l e r o , Li c i o Da m i a n i , Fabris, Illustrazione del catalogo della mostra (Udine, Gi a n c a r l o Pa u l e t t o , Neorealismo distretto, ora mandamento di Chiesa di San Antonio Abate friulano, Centro friulano Arti Codroipo, Del Bianco, Udine 27 marzo - 3 maggio 2009), plastiche, Udine 2001, pp. 23-64. 1896. Ristampa La Nuova Base, Provincia di Udine, 2009. Da m i a n i 2005 = Licio Damiani, Udine, 1977. Be r g a m i n i e Vi d o n i 1981 = Dai taccuini di Renzo Tubaro Il Strolic Furlan pal 1954, Giuseppe Bergamini, F. Vidoni - L’anima di un pittore, Società filologica Friulana, Udine (a cura di), Codroipo, Il Ponte, Campanotto, 1953. Codroipo 1981. 2005. Il Strolic Furlan pal 1956, Be r t o s s i 1992 = Silvano Bertossi, Da m i a n i 2009 = Licio Damiani, Società filologica Friulana, Udine Palmanova. Quattrocento anni Tubaro: l’inquieto fascino della 1955. di vita economica e sociale, bellezza, in Be r g a m i n i Gi u s e p p e (a Tu b a r o 2009 = Renzo Tubaro, Arti Grafiche Friulane, Udine cura di), Renzo Tubaro 1925 - Memorie del Medio Friuli, 1992. 2002 una vita per la pittura, catalogo della Mostra, Br o v e d a n i 1952 = Giovanni catalogo della mostra (Udine, 2009. Brovedani, I mercati di Chiesa di San Antonio Abate Zo r a t t i 1978 = Vito Zoratti, Codroipo, in Quadruvium, 27 marzo - 3 maggio 2009), Codroipo Ricordi storici, Arti Società filologica friulana, 1952. Provincia di Udine 2009, pp. 13- Grafiche Friulane, Udine 1978, Da m i a n i 2001 = Licio Damiani, 66, pp. 23-24. II ed. Tempo di realismi, in Fa b r i s 1896 = Giovan Battista

Renzo Tubaro, Bovini al mercato di Palmanova, 1960 - 1990, disegno acquerellato, collezione fam. Tubaro. 38 •

Simpatica pubblicità nello Strolic furlan del 1935. • 39

Lea D’Orlandi, Il solfato, vigna di Faedis, olio su tela, anni Quaranta. Il vignaiolo è ritratto con la pompa del solfato che irrora sulle viti. Attenta ai modelli che la vita in campagna Tiziana RIBEZZI le offriva, Lea esamina con attenzione le variazioni del colore all’ombra e alla luce

Terra di Faedis I colori e le suggestioni di Lea D’Orlandi

L’attuale via “Lea D’Orlandi” a corte fra alberi frondosi sotto ma con i quattro figli Lea, Fides, Faedis, che è stata dedicata a la cui ombra ci si poteva sede- Giorgio ed Ettore prediligevano questa versatile donna, sensibile re in poltroncine di midollino questo posto ameno e frugale protagonista della cultura friula- intrecciato. La casa fu incendiata fra faggeti, orizzonti di vigne – le na del Novecento (1890 - 1960) e distrutta il 30 ottobre 1944 “braide sierade” – ove, fra filari si inoltra lungo il fondo Là di nel generale dramma che visse e alberi da frutto, larghe frange Orlant, una tenuta particolar- il paese, abbandonato, invaso di terra permettono la piccola mente amata dai proprietari, il dal fumo e devastato in pochi coltivazione. È un paesaggio cui ricordo è ancora vivo nella giorni terribili; il fuoco rovi- disteso, aperto, avvolto dalle memoria paesana. nò irrimediabilmente insieme pendici scoscese della Pede- Sullo sfondo della strada, appe- all’abitazione, anche i disegni, le montana, e che varia, cromatica- Lna sopraelevata, si prospettava tele e i cartoni che Lea e Fides mente acceso, nel volgersi delle la villa padronale della famiglia dipingevano nello studio d’arte, stagioni: i gialli e i bruni terrosi D’Orlandi, che Pietro, dopo la la verdeggiante serra. La grande dell’autunno, il verde del solfato Grande Guerra, aveva acquistato sala da pranzo era stata affre- spruzzato sulle vigne, le tinte pa- e dove tutta la famiglia amava scata da Lea e dalla zia secondo stellate della primavera, i silenzi trascorrere lunghi periodi. Da lo stile settecentesco; gli oggetti delle coperture nevose. Lea ama un dipinto di Lea abbiamo la amati e i ricordi di famiglia po- riprendere gli alberi che vede da visione dell’alto edificio, uno sati sui mobili e lungo le stanze casa, lo stesso scorcio nelle di- stabile solido come le antiche riemergono dalle nature morte, verse stagioni: rami agitati dalle case settecentesche del paese, tema prediletto da Fides. folate ventose, punteggiati dalle con portale aperto su un’ampia Pietro D’Orlandi, la moglie Gem- gemme della prima vegetazione, ☛ 40 •

☞ nodosi e privati dalle prime foglie particolare la zia Augusta Pecolli, sta che indirizza le sorelle alla che cadono nell’autunno, dopo la i cugini Marinelli, soggiorna il pittura en plein air, istruendole vendemmia. pittore Antonio Gasparini, frater- al vero e a dare forma a intime Nella grande casa, in un clima di no amico, nonché maestro, che percezioni, è assistito dai D’Or- calorosa accoglienza che contrad- prende sotto la propria tutela le landi fino alla morte, avvenuta distingue i D’Orlandi, entrano giovani Lea e Fides educandole presso la famiglia nel 1928. famiglie amiche, i parenti, in al disegno e al pennello. L’arti- Dalla casa di Faedis si parte per lunghe escursioni verso mete ricche di storia e con numerose chiesette votive, o inoltrando- si lungo l’erta Val di Grivò. Le maestose e suggestive rovine dei castelli di Zucco e Cuccagna, con la chiesetta dedicata alla Madon- na un tempo meta di pellegri- naggio e devozione locale, cui si accede da una ripida scalinata, è oggetto di disegno dal vero e poi di incisione. Un soggetto ripreso in più varianti da Lea e Fides e riproposto, acquerellato con effetti di primaverile freschezza, sorvolato da rondini, anche per una copertina della rivista “La Panarie”. Le pittoriche incisioni, tratteggiate nell’effetto della pa- stosità dei pieni e nell’ariosità dei cieli e degli orizzonti, ritraggono altri scorci paesani, in particolare le vedute intorno al cimitero, con l’antica chiesa di San Pietro degli Slavi e le sue lapidi. Il giovane Ettore, che non tor- nerà dalla campagna di Russia, è un alpinista, conosce le vette scoscese e, dotato dell’inclinazio- ne artistica che contraddistingue i giovani D’Orlandi, ama incidere il legno e dedicarsi alla xilografia: il legno con la foglia di faggio (da cui il nome del paese), gli ex libris che evocano la montagna. Lea e Fides chiedono ai contadi- ni, alle donne che lavorano nella Fides D’Orlandi, Ritratti di Maria Cirandi e, seduta, Antonia de Luca, olio su tenuta di famiglia di posare: in- tela, anni Trenta. Le due donne, suocera e nuora, dipinte nello stile Novecento trospettivi ritratti in cui si coglie lavoravano per la famiglia D’Orlandi; i fazzoletti che portano in capo, di colori e fogge diverse a seconda delle età, rimandano agli interessi dell’artista per la tenace e ferrigna determina- l’abbigliamento tradizionale. zione dei lavoratori della terra, • 41

Nel Museo etnografico del Friuli di palazzo Giacomelli, in raccogliendo sul campo preziose testimonianze; suoi borgo Grazzano a Udine, è stata allestita dal 20 maggio saggi restano un documento metodologico fondamentale al 31 agosto 2009 la mostra Omaggio al Friuli. Lea per la storia dell’abbigliamento tradizionale. D’Orlandi artista ed etnografa. Il percorso espositivo della mostra ripercorreva l’ambiente La rassegna, progettata da Tiziana Ribezzi, conservatore familiare caratterizzato da una passione per l’arte, che la dei Civici Musei di Udine, ha inteso rendere omaggio a portò a dipingere una serie di paesaggi opportunamente una personalità singolare della cultura friulana, che ha a posti a confronto con altri artisti friulani. lungo collaborato con Gaetano Perusini sia nello studio Fu però nelle acqueforti e nelle illustrazioni, spesso usate del costume popolare friulano che nell’allestimento del nelle pubblicazioni della Società filologica friulana e nella Museo negli antichi spazi di palazzo Maniago in via rivista La Panarie, che Lea diede il meglio di sé. Viola nel 1963. Ma la D’Orlandi, anche se poco nota nel L’ultima parte della mostra era dedicata ai suoi studi di suo ruolo artistico, ha sempre coltivato una vocazione etnografia, iniziati nel 1923, e alla raccolta dei costumi creativa. popolari; curiosa la riproposizione di uno studio inedito Due gli aspetti di Lea D’Orlandi evidenziati dalla mostra: sui motti dei coscritti. i suoi interessi per la pittura di genere tradizionale, La famiglia D’Orlandi possedeva una casa a Faedis l’incisione e l’illustrazione del libro, dove mostra un vero (distrutta dai cosacchi nella Seconda guerra mondiale), e proprio talento condiviso con la sorella Fides e il fratello dove Lea e Fides soggiornarono a lungo ritraendone le Ettore, e la sua attività di etnografa. serre e i contadini dell’azienda agricola. In questo campo studiò leggende e miti, il mondo Tiziana Ribezzi, curatrice della mostra, parla appunto di magico degli esseri fantastici, gli usi nuziali e i proverbi, questo speciale rapporto con la terra di Faedis.

l’autorevolezza delle anziane ve storie, leggende, i nomi delle luogo, un filo che permette di reggitrici di casa e i volti giovani erbe, proverbi e modi di dire, comprendere paure e consuetu- delle nuore e delle figlie secondo filastrocche e conte, costumi, dini, e di leggere le trasforma- una consegna morale generazio- usanze e tradizioni; sono le per- zioni del tempo sulle tradizioni e ne dopo generazione. Dalla voce sone con cui intreccia il sottile ritmi della vita. e dai racconti di queste donne rapporto e il filo di conoscenza Lea apprende, raccoglie e trascri- fra etnografa e informatore del

Negli almanacchi degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso erano frequenti le pubblicità per i mercati che si tenevano nei vari centri del Friuli. Questa si trova nello Strolic furlan del 1941. 42 •

Elegante pubblicità nello Strolic furlan del 1933. • 43

Lorenzo CIMENTI

Il Troi de Memorie a Sammardenchia Un percorso di terracotta che diventa una passeggiata nella storia del Friuli

In Friuli vi sono due centri abi- cui, come direbbero i francesi, tati che si fregiano dello sloveno mérite un détour. nome di Sammardenchia. Uno Essa dista solo quattro chilome- si trova in pianura, nel comune tri e mezzo dal capoluogo e si di Pozzuolo, ed è noto per gli raggiunge attraversando Coja / scavi archeologici che tanta luce Cuje su un ripido fronte colli- hanno gettato sul nostro passato. nare che lascia la piana senza L’altro si trova nel comune di sinuosità intermedie e permette Tarcento, dolcemente adagiato di godere un fantastico paesag- sulle pendici sud-orientali del gio. La giacitura della contrada Monte Cjampeon, a circa 420 m è più adatta al free climbing s.l.m., ed è noto per i tomâts, che ad una agricoltura moderna Ilocalmente chiamati burutìnis, da reddito, ma ad essa si ac- le maschere carnevalesche che compagna un’esposizione che ha qualcuno sa ancora ricavare dal influenzato la qualità dei prodotti legno. locali. Viene spontaneo citare la In questo scritto tratteremo della tardiva squisita ciliegia Duracina Sammardenchia tarcentina, forse di Tarcento, ma le papille gusta- Pannello n. 71. In una notte di luna piena i contrabbandieri si infrattano la più elusiva frazione della “per- tive e lo scodinzolìo dei neuroni mentre passa la pattuglia delle la del Friuli”, e del motivo per della felicità rimandano subito ☛ guardie. 44 •

ti o di grido, né a tecnici della terracotta, né i pannelli sono il risultato di concorsi a premi; no è tutta opera di quelli di Sam- mardenchia. Ma che grillo è saltato loro in capo? Leggiamo quanto essi stessi hanno scritto sul pieghevo- le graziosamente messo a nostra disposizione: “Giunti al ventesimo anniversario del sisma del ’76, guardando- ci attorno, ci siamo resi conto che la nostra realtà ci appariva ancora sconvolta e ci sentivamo a disagio. Eravamo circondati da case che erano state ricostruite più grandi, più solide e più co- Il percorso ha tutti i caratteri di un museo all'aperto. mode di quelle precedenti, ma in questo nuovo paese lo sconvol- gimento del tessuto di relazioni umane e sociali, e la mancanza ☞ a certi pur carichi d’anni Verduz- que, sulla carreggiata che sale dei vecchi punti di riferimento, ci zi caserecci, con effluvio di mela da Tarcento. Dopo un congruo immergevano in una realtà diso- matura, asciutti e non oleosi, numero di curve e saliscendi in- rientante. La memoria di ciò che nella cui ambra sale il finissimo contrerete, sulla sinistra, un mu- era stata Sammardenchia, intesa pétillant e i cui tannini, sfuggiti raglione in cemento che sarebbe come borghi, storia e tradizioni, alla pluridecennale persecuzione paradigma di tutti gli squallori, si andava sempre più annacquan- degli enologi, lasciano le gengive se non ci fosse un “qualcosa” do. La vivevamo come una realtà pulite come un bambino di prima appeso su di esso. Sulla destra lontana, forse perchè in quei comunione... vi è un parcheggiuolo che riesce vent’anni nessuno aveva avuto il E i Refoschi senza peduncolo a contenere anche il vostro Suv tempo di dedicarsi ad un recupe- rosso ci riportano ai grandi vini e che è limitato, di fronte a chi ro o ad una ricerca che portasse di un tempo, ché trattasi di parcheggia, da un pannello espli- alla elaborazione di quanto ci era favola bella e buona quella che cativo. In calce al pannello c’è un successo e di quanto rischiavamo li vorrebbe tutti spunti e aceto- contenitore con dei pieghevoli. di perdere. si. Bevanda, anzi, “liquore” per Prendetene uno e apritelo: vi Da queste riflessioni nasce il usare l’espressione settecentesca, farà da guida al Troi de Memo- percorso denominato Troi de per veri uomini ma, soprattutto, rie, un’operazione, ed un’opera, Memorie / Sentiero della Me- per la Madonna. Qui si fa il Vin straordinarie a cui siete arrivati moria, una serie di immagini de Madone col Refosco locale e grazie ai nostri consigli. che farà rivivere, attraverso la il vino della Madonna non può L’altrimenti anonimo muraglione realizzazione di un centinaio di che essere eccelso. si aprirà come un libro dalle tan- bassorilievi in terracotta, i vecchi te pagine colorate, ma sappiate borghi, le usanze, le tradizioni ed Quell’altrimenti squallido che ogni pagina è stata ideata, il vissuto passato e presente del muraglione... disegnata, plasmata, colorata nostro paese e dei suoi abitanti, Rischiamo, in ogni senso, di fini- dalla gente di qui. Non ci sono per poi allargarsi alle Comunità re fuori strada; torniamo, dun- state deleghe ad artisti emergen- limitrofe ed ai passaggi fondanti • 45

della storia del Friuli. Il Grande Bassorilievo della abitanti a Sammardenchia e riu- Un Sentiero che ci ha permesso Memoria nite nell’Associazione el Cobolâr di dare luogo ad una ricerca sto- È iniziata così, nel maggio (dal nome di un antico castagno rica ed iconografica sul campo, del 2001, la realizzazione di che sorgeva sulla piazza della tra la nostra gente, il cui frutto è un “Grande Bassorilievo della chiesa). In varie fasi, in modo ora sotto gli occhi di tutti. Memoria”, che ha gradualmente collegiale, dapprima hanno dato Un Sentiero che ci ha permesso trasformato un grigio e anonimo vita ai bozzetti, poi plasmato l’ar- durante la realizzazione dei pan- muraglione di cemento in un se- gilla ed infine dipinto le opere. nelli di rivivere nella memoria i gno vivo del passato di Sammar- Obiettivo primario del gruppo nostri ricordi, le nostre emozioni, denchia, della sua gente e della è la valorizzazione del modo di e che ci permetterà di avere un sua cultura. vivere locale, dei valori peculiari luogo dove poter riconoscere ed I bassorilievi, realizzati in ter- di queste terre e, non ultimo, il identificare le esperienze di vita racotta parzialmente dipinta ed fatto di sentirsi protagonisti di nostre e dei nostri predecessori invetriata, sono l’opera di una un’originale avventura. su queste colline del Friuli”. ventina di persone di varie età Al momento attuale (luglio 2009) ☛

Pannello n. 68, La raccolta delle castagne, particolare. Si vede il bacchiatore (batadôr) che, munito di piàrtie, una pertica lunga 8-9 metri, o di bachèt, lungo circa 4 metri, colpiva i ricci facendoli cadere a terra. Si trattava di un lavoro piuttosto pericoloso, tanto che veniva celebrata una messa per invocare la protezione di San Michele sugli operatori. I vecchi castagni erano molto alti, con grossi rami sporgenti, e il batadôr doveva spesso impugnare la pertica con entrambe le mani per poterla manovrare, fatto che poteva favorire la perdita dell'equilibrio (Vi d o n i 2006, 56). 46 •

☞ sono stati realizzati 99 bassorilie- vi; ogni anno nel mese di giugno, in concomitanza con i festeg- giamenti di San Pietro e Paolo, vengono inaugurate le nuove formelle. Sabato 27 giugno 2009, è stato inaugurato il nono tratto del Troi, che comprende 18 nuovi pannelli sul tema Indaûr te nestre storie. Gli organizzatori intendono, negli anni, riuscire a realizzare un percorso di cen- toventi tavole della memoria, arrivando fino in prossimità della abitazione di Attilio Vidoni, pro- spiciente la chiesa. Pannello n. 68. La raccolta delle castagne, particolare. Entrano in azione lis berìzis. Con questo nome, di chiara origine slovena, venivano indicate quelle donne che, fatte arrivare appositamente dalla Carnia, raccoglievano i ricci bac- Nancje un libri... chiati dal batadôr. Come si vede utilizzavano una pinza perché i guanti erano I pannelli forniscono informazioni troppo costosi. La pinza era fatta sul posto con un rametto biforcuto tagliato a circa 25 cm. I ricci, così raccolti, venivano deposti in un cesto di vimini che, che solo un libro ed un museo una volta pieno, era svuotato in un punto prescelto del bosco dove si formava potrebbero fornire. un grosso mucchio, el grum dai riçs, che, alla fine, era accuratamente coperto Da essi si deduce che qui si con fogliame. Le castagne restavano in quella situazione per un mese o più onde consentire l’avvio di un processo di fermentazione che aiutasse il frutto parlava un dialetto sloveno, che a mantenersi sano per tutto il corso dell’inverno. Questo processo, chiamato tradizioni, usanze, esseri mitici, la bolidure, si sviluppava solo in presenza di sufficiente umidità. Infatti, se nel giochi infantili erano quelli del periodo non pioveva a sufficienza, era necessario bagnare i ricci. È per questa ragione che i mucchi venivano fatti il più possibile vicino ad un ruscello o ad Friuli romanzo e slavo, quindi una sorgente (Vi d o n i 2006, 56). punto di cerniera tra due lingue

Gli uomini e le opere L’Associazione el Cobolâr ha sede mi bassorilievi. Una volta stabiliti i Associazione ed è depositato in un a Sammardenchia presso il Centro soggetti, tutti assieme predispon- prefabbricato. Dopo la cottura si comunitario attiguo alla chiesa. gono i bozzetti. A casa del Presi- passa alla pittura, sempre in forma I componenti del Consiglio diretti- dente si passa alla modellazione collettiva; vengono usati smalti vo sono: Aldo Micco (presidente), dell’argilla. Solitamente Aldo Micco specifici per terrecotte e smalti Renato Vidoni (segretario), Andrea e suo padre Sergio, che è anche cristallini che rendono la superficie Vidoni (cassiere). uno dei più vecchi mascherai (per vetrificata dopo la seconda cottura. Gli artisti che hanno realizzato i maschere intendiamo i tomâts) del pannelli sono 25 persone, tut- comune, rifiniscono le formelle, poi Le opere hanno le seguenti carat- te residenti a Sammardenchia (il si passa alla cottura. Il materiale teristiche: Presidente dell’Associazione non viene acquistato a Bassano del - l’altezza è costante, pari a 104- vuole fare nomi). Di tanto in tanto Grappa; non si tratta di argilla ma 105 cm; queste persone si trovano nella di un semirefrattario. Il forno di - la larghezza è molto variabile: si sede dell’Associazione e fra di loro cottura è quello tipico usato dai va da un massimo di 108 cm a discutono sui soggetti dei prossi- ceramisti; è stato acquistato dalla un minimo di 78 cm; • 47

ma una sola cultura. Dove la ter- racotta fa emergere con più forza il passato è nelle attività che do- vevano garantire la sopravviven- za. Ne esce un vivace spaccato dell’agricoltura tradizionale che aveva cinque punti forti: - la coltivazione del castagno. La frazione vantava una produ- zione di oltre 1.000 quintali di castagne l’anno; - l’allevamento del baco da seta, il cui ricavato serviva a pagare le tasse; - la coltivazione del ciliegio la cui produzione, se l’annata era buo- Pannello n. 65. Vendemâ cjariesiis / La raccolta delle ciliegie, particolare. Le locali varietà di ciliegio erano Càssie, Pissàngule, Sense, Promedie, Vuèle i cui na, si aggirava sui 600 quintali frutti erano destinati al consumo familiare o, tutt’al più, al mercato locale. La circa. Intramontabile la fama varietà che emergeva su tutte le altre per produttività e qualità era la Duriêse della varietà locale nota come (Duracina di Tarcento), tardiva, dai frutti cuoriformi di colore rosso molto scuro, con polpa soda, dolce e succosissima, adatta al mercato del fresco, ma con “Duracina di Tarcento”; elevata vocazione alla produzione di ottimi distillati. - la coltivazione della vite. Nella La raccolta delle ciliegie cadeva nel periodo di lavoro più intenso dell’annata, maggior parte delle famiglie coincidendo con la raccolta dei bozzoli e gli interventi in vigna (potatura verde, trattamenti anticrittogamici). questa coltura, oltre a coprire Intere famiglie passavano le giornate arrampicate sugli alberi; vecchi e bambini il fabbisogno familiare, consen- erano addetti alla raccolta dei frutti caduti a terra ed alla cernita che si faceva tiva un ricavo dalla vendita del a casa. I frutti integri erano avviati alla vendita nei mercati, quelli in qualche prodotto; modo alterati alle distillerie (Cu s s i g h 1986-87, 16-17). - l’allevamento dei bovini. In paese si contavano circa 120 vacche per una produzione giornaliera di 9 - 10 quintali di latte, lavorato nella locale latte- - i bassorilievi sono costituiti, nella maggior parte dei casi, da 9 for- ria, distrutta dal sisma del 1976. melle (tre per tre), ma ce ne sono anche da 4, 6, 8, 12, 15 e 16; I pannelli evidenziano altre - i bassorilievi n. 57 e n. 60 sono suddivisi in tre parti. Il primo è attività che potevano dimostrarsi relativo a tre esseri mitici (Vèngul, Planèt e Pacagnèle), il secondo a tutt’altro che ancillari per l’ali- lavori tradizionali; - le singole formelle hanno dimensioni variabili: altezza da 33 cm a mentazione ed il reddito, sempre 38 cm, larghezza da 28 cm a 35 cm; e comunque magri, di questa - ogni bassorilievo, in basso a destra, è corredato da una formella, popolazione: la caccia ai mam- sempre in materiale semirefrattario, di 24 x 31 cm, dove è riportato miferi, la pesca dei gamberi, il il testo esplicativo del bassorilievo medesimo; contrabbando, la distillazione - ogni bassorilievo è costituito da un supporto in acciaio inox – bordi e fondo – in cui sono “annegate” le formelle in un impasto della grappa, l’allevamento delle cementizio. pecore da lana, il baratto delle castagne col mais prodotto nei All’inizio del percorso è stata realizzata un’area di sosta: un piccolo paesi di pianura, ma anche il parcheggio, un tavolo con panchine, un punto informativo con descri- lavoro in fabbrica delle donne zione del progetto e materiale illustrativo in più lingue. Nella medesi- agli albori della nostra industria- ma area è stato collocato un bassorilievo che ricorda il passaggio del Giro d’Italia avvenuto il 25 maggio 2006. lizzazione. E, naturalmente, la dolorosa emigrazione. Sammar- ☛ 48 •

rappresentazioni di esseri che, ora, chissà in quale anfratto di queste colline si saranno ritirati, scacciati dalla televisione e dalle sue sozzure. Molto ben illustrati, talvolta con una tensione filo- logica, gli antichi mestieri e le attività che si svolgevano sul ter- ritorio. Poi c’è la storia carogna, quella delle guerre che nessuno qui ha voluto, ma tutti hanno pesantemente subito. Si alterna- no, infine, vicende locali e storia generale del Friuli, con l’avvento delle grandi opere pubbliche e della scolarizzazione, l’arrivo degli Italiani e la grande emigra- zione in America... Pannello n. 64. La galete / L'allevamento del baco da seta. I gelsi erano stati piantati sulle testate dei filari nei vigneti, nei cortili, ma La passeggiata, istruttiva come soprattutto lungo le strade e i confini di proprietà. Il baco da seta era allevato poche altre, si chiude con la da tutte le famiglie ed era considerato una manna. La consegna dei bozzoli, Migrazion a Vignesie... infatti, dava diritto alla riscossione di un sostanzioso acconto presso gli essiccatoi. I soldi incassati, che erano i primi dell'anno solare, servivano per il Lasciamo al turista il piacere di pagamento della imposta prediale che scadeva il 18 giugno, e per l'acquisto addentrarsi nel significato che di uno o due maialini al mercato di San Pietro a Tarcento il 29 giugno o, al più ogni pannello porta con sè, tanto tardi, a quello di Sant'Ermacora a il 12 luglio (Cussigh 1986-87, 16). più che è sempre accompagnato da una breve spiegazione bilingue a mo’ di cartiglio. ☞ denchia non è esclusa dall’esodo il bassorilievo n. 31 ricorda che Ci limitiamo a segnalare come vi che ha caratterizzato la montagna a San Giovanni si faceva una siano alcune peculiarità locali, e la Pedemontana: nel censimen- processione dove i bambini ad esempio (bassorilievo n. 38) to del 1921 qui si contavano 662 suonavano campanelle di coccio la Messe dai batadôrs a San abitanti, nel 1950 erano circa per dar memoria di un terre- Michêl, una funzione religiosa 470, mentre oggi il numero è moto così forte che aveva fatto che aveva lo scopo di richiamare sceso a 160. suonare le campane. Segue una l’attenzione divina sulle persone illustrazione delle borgate e, col (batadôrs) che eseguivano il Il percorso in breve n. 19, in un alternarsi di sacro e pericoloso compito di bacchiare Nella parte iniziale del percor- profano, di credenze e pratiche le castagne con lunghe pertiche. so, dopo importanti tradizioni superstiziose, di tradizioni e abi- Oppure (bassorilievo n. 32) la pagane e cristiane (ad esempio tudini, comincia l’affresco della Benedizion dal vin des liparis: il Pignarûl, il Carnevâl con el vita sociale e privata di Sammar- il giorno di San Giovanni (24 strît dal scumul, la processione denchia dove, evidentemente, il giugno), davanti alla chiesa, il del Venerdì santo), viene lascia- sociale prevale sul privato. Col parroco benediva il “vino delle to ampio spazio al terremoto n. 41 cominciano i giochi infan- vipere”; chi doveva andare a fal- che qui è stato particolarmente tili, sempre collettivi, seguiti dai ciare i prati lo utilizzava per fare brutale: ben otto persone hanno passatempi talora con ricadute un segno di croce sui piedi e sui perso la vita sotto le macerie. Vi sul desco (caccia, uccellagione, polsi, operazione che aveva lo è, però, la reminiscenza di un pesca). Completo è il capitolo scopo di tenere lontani i velenosi altro sisma lontano nel tempo: sulla mitologia popolare con rettili. • 49

Non solo bassorilievi della civiltà contadina che ha tempo. Il medesimo è autore, A Sammardenchia c’è anche un pazientemente raccolto e re- con Renato Vidoni, di un aureo museo. È stato realizzato da staurato, fra cui alcuni pezzi libretto intitolato Sammarden- Attilio Vidoni che ospita nella di notevole valore etnografico, chia il mio paese, Tradizioni propria abitazione gli oggetti sottraendoli così ai danni del perdute. Al di là del titolo, che può sembrare scontato e banale, offre un contenuto non indegno del ricercatore sulla civiltà con- tadina e parecchio materiale per le meditazioni dell’antropologo, il tutto permeato da quello spirito che solo l’amore per il natìo loco può rendere manifesto. Il ciclo dell’anno è illustrato mese per mese, scandito dalle ricor- renze santorali, con le attività salienti che caratterizzavano il periodo e con approfondimenti adeguatamente valorizzati. Le fotografie in bianco e nero mo- strano prevalentemente attrezzi e attrezzature che si incontrano, più o meno simili, anche in altri musei, ma in alcuni casi emerge la specificità locale, ad esempio per le castagne: non saranno molte le persone che avranno visto l’imprest par sgragnolâ lis cjistinis o i misurins pes cjistinis.

Si ringraziano i signori Aldo Mic- co, Attilio e Renato Vidoni per le notizie cortesemente fornite.

Ogni anno a Carnevale viene proposta una scenetta satirica detta el strît che Bibliografia motteggia avvenimenti della vita paesana o fa ironia sui costumi della nostra Cu s s i g h 1986-87 = Cristina Cussi- epoca (e mene pal boro situazions pelosis dal paîs o lis matetâts de societât gh, La coltivazione del ciliegio di vuê). Da alcuni anni questa tradizione è portata avanti dallo Scumul, un gruppo di paesani che prepara il canovaccio dello strît e lo rappresenta sia in nel Tarcentino, Istituto tecnico paese che nei locali del circondario. Gli attori recitano indossando le maschere agrario statale “Paolino d’Aqui- dette tomâts. Queste ultime sono prodotte localmente da appassionati ora leia”, Cividale del Friuli, anno riuniti nell'Associazione Mascarârs di Tarcint (www.tomats.org) alla quale hanno aderito finora 17 soci. Solitamente in occasione dell'Epifania e del Festival scolastico 1986-87. del Folclore che si tiene ogni anno a Tarcento i mascarârs allestiscono in Vi d o n i 2006 = Attilio Vidoni, Re- piazza e nelle trattorie tipiche una mostra delle loro opere e danno anche nato Vidoni, Sammardenchia il una dimostrazione dal vivo della loro abilità. Non esiste una esposizione permanente dei tomâts, né si possono acquistare nei negozi; ogni scultore mio paese, tradizioni perdute, ama conservare le proprie opere, oppure le regala ad amici e conoscenti. Comune di Tarcento, 2006. 50 •

... dopo dùt, o sin pûr sàns. Pubblicità in rima per il negozio di Bepo Barbet nello Strolic furlan del 1928. • 51

Valter ZUCCHIATTI

I beni comunali in Friuli: il caso di Villalta La saga delle comugne in un paese della collina morenica

Il castello di Villalta in un disegno di Paolo Caccia Dominioni.

La materia dei beni comunali è stata oggetto di numerose indagini, ma il problema della loro origine rima- ne ancora parzialmente insoluto. Gli studiosi sono nondi- sotto’), mentre Lmeno concordi nel ritenere che all’interno dell’ordinato ai più, perché appartengono al essa sia da far risalire all’epoca reticolo venivano ricavati i com- vocabolario dell’economia agro- della colonizzazione romana del pascua, terreni che nell’ambito silvo-pastorale, scomparsa verso Friuli ed al grandioso riordino di un ager centuriatus veniva- la metà del secolo scorso con fondiario realizzato con la centu- no lasciati ad uso promiscuo di l’avvento dell’industrializzazione. riazione. Essendo questa basata pascolo a favore di una specifica Si tratta di termini che discen- su moduli rettangolari o quadrati, comunità (Bosio 1980, 18). dono dalla lingua latina e sono ai suoi margini esterni risultava- Oggi parole come pasc, comu- accomunati fra loro in quanto no delle aree irregolari chiama- gne, comunâl e armentarece, appartenenti al medesimo ambito te subseciva (termine agrario che hanno lasciato diffusi topo- semantico. Il primo deriva da ☛ latino che vuol dire ‘tagliati di nimi, sono desuete e sconosciute pascu¯ um ‘località dove pascola il 52 •

☞ bestiame’; i due seguenti vengo- no da c o m m u¯ n i s ‘il bene comune’ (ovvero i pascoli comunitari). L’ultimo viene da a r m e˘n t u m ‘be- stiame di grossa taglia, gregge’, con i suffissi -a¯ r i u s , collettivo, e -¯it i a , diminutivo; era un nome assegnato a tratturi campestri presenti in ogni paese e percorsi dagli animali che si recavano nei pascoli. Una distinzione di ordine giuridi- co fra “comugne” e “comunali”, ambedue forme di proprietà col- lettiva, viene evidenziata da Mor La chiesa di San Zanone, hora demolita, che fu dell’abbandonata villa di 1980, 176 secondo il quale le Baseute / Basagliutta il cui territorio divenne oggetto di lunghe liti tra Villalta e Moruzzo. Si nota un lacerto (Comugna del Comun di Villalta) di quelli che prime potevano essere consortili furono ampi terreni comunali. Mappa disegnata da Gio:Franco Fabrizio, carta fra più comunità, mentre i comu- applicata su tela, 1727, particolare. nali erano goduti da una singola comunità (questi sarebbero la continuazione dei vicanalia ro- indicava “quelle terre che sono che nessuno, uomini o carte, ne mani, le terre assegnate ai vici, incolte, campagne pascolative, rammentava l’inizio. Infatti “le centri amministrativi periferici, paludi, luoghi montuosi e boschi- comunità consideravano l’uso di dei quali riscontriamo la prosecu- vi, e dove nessun particolare [= tali beni un diritto che ab ae- zione storica nelle vicinie medie- privato] possiede alcun titolo, terno la provvidenza aveva loro vali, istituzioni che organizzarono ma sono riservate all’uso di tutta concesso” (Pa n j e k 1980, 278). la vita nei paesi friulani fino alla la comunità: i pascoli per gli Inizialmente i Beni comunali rica- fine del sistema feudale, abolito animali, le paludi per lo sfalcio devano nelle competenze dell’Of- nel 1797 con l’arrivo delle armate dell’erba e delle canne, i monti ficio delle Ragioni Vecchie; francesi del generale Bonaparte). e i boschi per la legna” (Pa n j e k in seguito il Senato veneziano I terreni – ed i diritti ad essi 1980, 279): si tratta comunque di istituì nel 1574 la magistratura correlati – che con queste parole terreni, ad esclusione dei boschi, dei Provveditori sopra i Beni si denotavano rimasero sempre con scarsa produttività. Con la Comunali, sostituita nel 1604 in proprietà e/o usufrutto del dominazione veneziana del Friuli da due Revisori ai Beni Comu- popolo più povero e non furono (dopo il 1420), i decreti dogali nali in Terra Ferma. Lo scopo lesi o messi in discussione nem- e senatoriali da una certa data li precipuo di tali istituti consisteva meno nei momenti più torbidi avevano dichiarati proprietà dello nell’esatto censimento di detti della travagliata storia friulana, Stato, con evidenti fini impositivi Beni e il fine era quello della loro sopravvivendo indenni fino ai pri- e fiscali, tuttavia la Repubblica vendita per rimpinguare le casse mi secoli del secondo millennio. di San Marco aveva la bontà di dell’erario statale. A tale periodo risalgono infatti i riconoscere che i Comuni rurali Verso la metà del x v i secolo primi documenti a noi noti che li ed i loro huomini li avevano Venezia mise mano, e non era ricordano. Negli atti essi vengono in godimento da tanto tempo la prima volta, al progetto che correntemente chiamati comu- quod non est memoriam in mirava all’esatta quantificazione gne e paschi; in seguito, durante contrarium, formula usata per dei Beni Comunali; con questo il x v i secolo, confluiranno sotto indicare tempi immemorabili, e obiettivo venne inviato nella la generica denominazione di quindi consuetudini la cui origine Patria del Friuli il provveditore Beni Comunali, locuzione che risaliva a secoli talmente lontani Gerolamo Priuli. La terza parte • 53

di essi doveva essere rimessa (1797) e, in teoria, tutto avrebbe di autonomia locale, ma anche “nella Signoria nostra [cioè la dovuto cambiare in meglio con quella congerie di “privilegi”, che, Dominante], la quale di quello l’introduzione dei nuovi princì- per tanti secoli, avevano retto farà quanto li parerà” (nel 1570 pi di eguaglianza sociale e con la vita in Friuli: lo Stato accen- aveva ribadito ancora che “i beni l’abbandono di antichi ed obsoleti trò ogni forma di potere, istituì comunali son propri della Signo- ordinamenti, spazzati via da una i nuovi Comuni, i quali agivano ria nostra”), i restanti due terzi legge della Repubblica Cisalpina però sempre sotto l’occhio vigile rimanevano ai Comuni, i quali del 30 giugno 1797, ma nella delle Prefetture, sole rappresen- dovevano nuovamente dividerli in realtà ben poco venne messo in tanti dell’autorità centrale. tre porzioni: la prima per venire atto. Per quanto concerne l’argo- dissodata ed affittata a privati, la Il primo governo austriaco mento che trattiamo, il governo seconda redutta a prato e l’altra (1797-1805), per la sua brevità francese, il 25 luglio 1806, con a bosco. e l’incertezza dei tempi, visse in un decreto, aveva permesso La vendita dei beni comunali uno stato continuo di guerra, per l’alienazione, limitata agli incolti, da parte della Serenissima era cui il popolo continuò ad osser- degli ex Comunali per affitto, o a iniziata nella prima metà del vare le ormai secolari e radicate livello mediante asta, onde rim- Seicento per le difficoltà econo- disposizioni della cessata domi- pinguare le esauste finanze delle miche causatele dalle guerre di nazione/amministrazione della neocostituite municipalità. Candia (1646-1669) e di Morea Serenissima. Un successivo decreto del 25 (1684) contro l’Impero turco, Qualcosa cambiò con il Regno novembre 1806 stabiliva che i andando avanti in forma soste- Italico di amministrazione france- Beni comunali venissero incame- nuta fino al 1727, per riprendere, se. La principale innovazione fu rati dai nuovi Comuni e le loro dopo una breve pausa, e protrar- l’applicazione del Codice Civile rendite iscritte nei rispettivi bi- si in forma ridotta fino al 1790. napoleonico che pose le basi di lanci. Rispetto a Venezia un buon Con l’arrivo delle armate francesi una organizzazione moderna e passo avanti: il capitale rimane di Bonaparte, la Repubblica di razionale dello Stato. Vennero allo Stato, ma gli interessi vanno Venezia aveva cessato di esistere così eliminate tutte quelle forme ai locali. Finalmente, con la Sovrana Patente 10 luglio 1839, “l’Im- peratore [austriaco] rinunciava formalmente a qualunque diritto di diretto dominio sui terreni comunali, e ciò a favore delle Comuni interessate, al fine di allontanare ogni ostacolo che si fosse potuto elevare contro l’ordinaria vendita di essi beni” (Ba t t i g e l l i 1980, 363), riservata comunque agli incolti. Appena due anni dopo, tuttavia, una circolare governativa lamen- tava l’inosservanza di tale detta- to. Una prima vendita comunque riguardò le terre ‘usurpate’, successivamente anche il rima- nente dei Beni venne alienato. La chiesetta di San Clemente, non più esistente, ha dato il nome ai colli e ai pascoli comunali circostanti. Mappa disegnata da Gio:Franco Fabrizio, carta Aveva così fine la plurisecolare applicata su tela, 1727, particolare. (o millenaria?) istituzione. ☛ 54 •

Cippi collocati nel 1608 dai Comuni di Fagagna, Ciconicco e Villalta.

☞ I primi ricordi locali vicine per il loro uso. Moruzzo e Lauzzana che è chia- Questa premessa storica era Due antichi compromessi stanno mato il bosco di Lauzzana, con necessaria per introdurre il tema a dimostrare come lo sfruttamen- tutti i rispettivi pascoli”. dell’articolo, quei Beni Comu- to delle comugne fosse appan- I pascoli del Colle Maggiore e nali di Villalta che, da un’epoca naggio di più comunità, e quindi dei colli vicini saranno oggetto assai lontana, forse romana, so- confermano quanto espresso da di un contenzioso tra Villalta da pravvivono ancor oggi, caso raro Mo r 1980, 176. una parte e Moruzzo con Modot- in Friuli, seppur ridotti a una Il primo di questi venne redatto to dall’altra per centinaia d’anni, ventina di ettari soltanto. il 6 luglio 1343 sul Colle Mag- fino alla fine del Settecento, Mo r 1980, 176 scrisse che “se giore (= Lemont), fra Villalta e e anche questi litigi fra paesi nella zona collinare e montana Fagagna, in quel di Basagliutta: aumentano la documentazione a il tipo silvo-pascolivo è la mont, qui, alla presenza di un folto nostro favore. nella pianura esso è rappresen- gruppo di testimoni, gli arbitri Fin qui la parte collinare del ter- tato dalle comugne e dai comu- deputati riconfermavano antichi ritorio. Per la parte meridionale e nali”. Ebbene, la parte orientale privilegi di pascolamento colletti- pianeggiante, che formava l’ampio dei colli di San Zenone, cioè le vo sui pascoli collinari di Villalta, Pasc ‘pascolo’, tutto ebbe inizio basse colline che si estendono Basagliutta e Fagagna (AAF). con il contratto del 2 maggio fra Villalta, Fagagna e Moruzzo, La successiva testimonianza è 1560 con il quale Ciconicco e conserva tuttora il toponimo datata 2 marzo 1375 (Jo p p i 1895, Villalta concedevano a Plasencis Lemont, consolidatosi nel tempo: 81-84). Si tratta di una vertenza il diritto di pascolo sui cosiddetti 1497 comugna vocata la mont, tra i Comuni aggregati di Moruz- Pradi sopra Blessano, ubicati 1639 Riva Prativa detta il Mon- zo-Modotto-Collovaro-Basagliutta nelle pertinenze del Comune di te, ecc. Attualmente quest’area e quello di Villalta che riguarda- Ciconicco. La concessione era dei residui comunali rimasta ai va i “pascoli o comugne che si perpetua perché i 200 ducati frazionisti di Villalta è un prato trovano tra i territori di Moruzzo pagati (metà a ciascun paese) stabile in pendio, che la stessa e Basagliutta e la strada che è dovevano venire interamente Regione ha considerato merite- vicino al colle maggiore, e nelle restituiti in caso di rescissione. Il vole di tutela e conservazione, vicinanze sotto la tavella che è documento non specifica l’esten- ma ancora non è stata inoltrata chiamata sotto l’olmo e fra san sione dei terreni concessi ma, alcuna richiesta di vincolo. Per Clemente, Moruzzo e Villalta... esaminando le prime direttive ricostruire la storia dei Beni prati e campi non coltivati che si impartite da Venezia alla metà comunali di Villalta, possiamo trovano nella tavella di Moruzzo del xvi secolo (la “tripartizione” fortunatamente avvalerci di e Villalta, nel luogo che è chia- dei comunali), alcuni contrat- alcuni documenti che, di solito, mato Pauglano... la possibilità ti settecenteschi e, fra questi, testimoniano le liti tra comunità d’uso di un bosco fra i prati di soprattutto quello tra i nobili ☛ • 55

In questa carta di fine Settecento è bene illustrato il territorio di cui si parla nell’articolo. I terreni comunali di collina si trovavano a semicerchio attorno al Castello di Villalta, ben visibile nella mappa: ad occidente del medesimo si ha il Colle Maggiore, a nord i colli di San Zanon / San Zenone (detti anche Cuei di Bilite) e, a est, presso il torrente Volpe (le Volpe), la chiesetta di San Clemente che denominò i pascoli circostanti (parte di questi sono ancora della frazione). Sempre a nord del Castello si nota il “Palazzo Manin” all’epoca appartenente ai conti Manini di cui vi è cenno in questo scritto. Il palazzo è tuttora esistente e ben visibile sulla strada Moruzzo-Fagagna, alla destra di chi proviene da Moruzzo. Gli ampi comunali di pianura, denominati il Pasc, si trovavano a meridione di Faugnacco e non sono visibili in questa porzione di mappa. Carta (Kriegskarte) di Anton von Zach, 1798-1805, foglio XVI.10 “Fagagna”, particolare. 56 •

☞ Manini ed il Comune di Plasencis inclusa nella braida del nobil Privilegio, assegnava in godi- (24 novembre 1717), la situazio- signor Antonio Fornace...). Il mento ai Comuni questi Beni, e ne dei Beni (ormai ex) villaltesi verbale, che porta la firma del ribadiva in maniera inequivoca- diventa abbastanza chiara, perché presbyter Joannes Marango- bile ed irrevocabile la proprietà tutti i terreni oggetto dei contrat- nus de Sancta Maria Sclaunici dello Stato, quindi il suo potere ti sono definiti Beni“ Communa- curatus Colloreti Prati, attesta di alienarli. li... acquistati dalla nobile casata che sono state rifatte le confina- moruzzese dei Manin”. zioni onde evitare che nascessero Una lunga disputa nuovamente liti et farsi spese testimoniata dalle mappe Il territorio di Villalta fuora di proposito: che nei Nell’archivio parrocchiale di Giova a questo punto fissare detti luoghi per loro intelligen- Villalta sono custodite alcune un’immagine del territorio storico za et conscienza unanimi, et mappe risalenti alla prima metà di Villalta. Dal Colle Maggiore, concordi haver posti tre confi- del Settecento: due di esse raffi- a nord e verso est, il confine ni overo termini di pietra tutti gurano la parte settentrionale del coincideva con quello attuale del riguardanti il mezzo giorno, territorio (la collina), una quella Comune di Fagagna, per un buon et aquilone, il primo dei quali meridionale (la pianura del Pasc) tratto rappresentato dalla strada verso l’aquilone haver posto ed una quarta, di più grandi Trevisane o di Selvuzza, che lo nel vinale del campo dell’illu- dimensioni, lo riporta in tutta la separava da , fino ai strissimo signor conte Luiggi sua estensione. limiti meridionali del compren- della Torre per spatio di cin- È indubbio che costituiscano sorio comunale; di qui un’altra que passi in dentro appresso documenti di estremo interesse e stradina campestre, detta di la via che conduce al mollino fonte di primaria importanza per Tombète o del Comunale, chiu- de Lavia, et alla chiesa di S. la storia del paese ma, al con- deva a sud per andare a confluire Clemente, il secondo haver po- trario di tante altre carte simili, in un’altra più grande, la vie di sto sopra la strada publica che non sono state eseguite allo Cjarandes, che saliva fino in mena dal luoco di Villalta alla scopo di avere una raffigurazione paese e limitava anche le perti- Villa di Martignaco, infra le cartografica dei terreni colletti- nenze con Ciconicco. Dall’abitato, braide delli nobili signori Da- vamente posseduti dagli abitanti con un andamento sinuoso, il ciani, et Fornace, per mezzo la di Villalta; sono bensì il frutto di confine si ricollegava alla cima prima piana longha delli detti una lunga serie di liti tra questo del colle dal quale siamo partiti. signori Daciani verso l’occa- Comune e quello di Moruzzo- Un documento che, con buona sio, il terzo haver posto sopra Modotto a motivo del pascolo su precisione, individua i confini la comugna di Villalta detta terreni che entrambi rivendicava- dell’area che ci interessa è la la Molleana verso il mezzo no come proprii. Ricognizione de confini in del sol levato, et dell’aquilone Una sorte fortunata ha poi voluto parte tra Villalta e Martigna- distante per quindeci passi da che si conservasse anche il fasci- co effettuata nell’anno 1629 per un’altro confin antico di pietra colo degli atti del processo che rideterminare la linea di separa- improntatovi dentro il segno si venne formando, e per il quale zione tra i due Comuni nei pressi di S. Marco col millesimo che erano state eseguite le mappe, della chiesetta di San Clemente; fu posto 1608 appresso il fosso cosicché oggi siamo in grado di qui un nobile martignacchese, della braida del prefatto signor riscrivere un brano di storia di con una pratica non ignota ai Antonio Fornace che divide le popolo oramai dimenticato. moderni, aveva allargato i propri giurisdittioni di detti luoghi di possessi arando anche la strada Villalta, et Martignaco... Baseute: l’oggetto del campestre che fungeva da confi- contendere ne (essendo che la strada che Qui comando io! Il suddetto fascicolo contiene, fra divideva dette giurisdittioni Il 29 maggio del 1643 la Repub- gli altri documenti, una “Stampa” è stata redutta in arratura, et blica veneta, attraverso l’atto del datata 1727 che inizia con una • 57

tra Villalta e Moruzzo. I profondi legami storici che univano Ba- sagliutta a Moruzzo non furono certo estranei all’intenzione di quest’ultimo Comune di muovere causa a Villalta. Alla fine del 1722 il Comune di Moruzzo-Modotto, in effetti, si la- mentava col luogotenente veneto che il “Commun di Villalta habbia preteso, e pretenda d’invader di fatto, et propria auttorità un pezzo di Communale chiamato Colle Casai, San Zenon, e Basa- gliuta situato nelle pertinenze del In questa mappa del Pasc (la parte di pianura dei comunali di Villalta) la Commun mandante [Moruzzo], nomenclatura esplicita in modo evidente la fine delle comugne: Furono Pradi, et oltre li confini di quello di ora arrati da Particolari, Arrativo di ragione Manini, Prativo di ragione Manini... Mappa di Giovanni Maria Mestroni, carta applicata su tela, 1971, particolare. Villalta, il che riuscendo contro ragione, e giustizia”. Il luogotenente ordinava a Vil- lalta, sotto pena di 100 ducati serie di testimonianze relative pievano doveva officiare in deter- “et di proceder Criminalmente alla giurisdizione castellana di minate ricorrenze annuali nella non debba ne per se, ne per Villalta. Tale premessa fu certa- chiesetta del paese intitolata a altri quoquomodo sturbare il mente inserita per dimostrare San Zenone. Commune mandante nell’uso, e che Basagliutta rientrava nella Una memoria di fine Cinquecento godimento di detto Communa- sfera di amministrazione del ricorda questa chiesetta, affer- le”, precisando che un eventuale castello e, di conseguenza, nel mando che non è ne anco essa ricorso era comunque subordi- territorio storico, o pertinenza, fornita... delle cose necessarie nato all’obbedienza della dispo- del paese. per esser in luoco pericoloso sizione. Da quanto sembra trasparire da di esser rubato: ciò significa che Villalta replicava il 7 gennaio alcuni di questi documenti, le ra- gli abitanti avevano già traslocato 1723 chiedendo la revoca dell’or- gioni di fondo della contesa sono nei paesi dei dintorni. dinanza e “significando che non da ricercare nella storia dello E nel 1597 alcuni abitanti di Mo- hà preteso, ne pretende, che scomparso villaggio di Basagliut- ruzzo, testimoniando in un pro- solamente continuare nell’uso, ta, ricordato dal 1280 alla metà cesso, affermavano: quanto alla e possesso quieto, e pacifico fin del xvi secolo. giesa di San Zenone, quella è quì goduto, et havuto de Beni Questo abitato insisteva in una ancora in essere, mà la Villa compresi nel suo Privileggio zona tuttora nota come Baseùte di Basagliutta, che partecipava [quello sopra citato del 29 mag- ed era situato ai piedi delle con noi [cioè apparteneva alla gio 1643]”. colline disposte quasi al centro medesima vicinia] è andata in La vertenza andò avanti per del triangolo formato da Villalta- rovina affatto, et non si trova parecchi anni, sostenuta da Moruzzo-Fagagna. più nessuno. testimonianze dell’una e dell’altra Basagliutta, in effetti, rientra- Ciò non poteva non creare una parte, tirando in ballo anche il va nei limiti della giurisdizione situazione di ambiguità tra due pagamento del quartese, accuse, castellana di Villalta, ma nello poteri che era caratteristica controaccuse, sentenze, sospen- spirituale dipendeva dalla pieve del Medio Evo e che rese assai sioni delle stesse, giudizi, ricorsi di San Tomaso di Moruzzo, il cui intricata la vicenda del dissidio e controricorsi. ☛ 58 •

☞ A ciò si aggiunga che taluni con- Beni situati, e chiamati della ultimi nel 1652 avevano acquista- fini erano incerti per la memoria Basagliuta entro li Confini di to dai nobili moruzzesi quei pa- insicura che ormai tutti avevano Villalta fatti poner dal serenis- scoli sui colli sopra San Zenone di essi. simo Prencipe fin sotto l’anno (la Basagliutta di cui sopra) che 1608, lavorati dagli habitanti ab immemorabile apparteneva- I nobili fomentatori in Moruzzo, ne mai è stata no alla loro comunità. Vennero perciò nominati due alcuna oppositione... L’assurdo della storia si riper- periti, uno per parte, onde Il giorno 26 seguente il Comune cuote sempre sui più meschini: eseguire le necessarie misu- di Villalta in un’altra interpel- i Manini avevano acquistato, razioni e verifiche e quindi lanza affermava: perché bene poco tempo prima, tali terreni da redigere una mappa ciascuno chiaro si scuopre il studiato Venezia che se li era incamerati (entrambe portano la data del dissegno della muttatione del a titolo grazioso, poi li avevano 1723): Gio:Franco Fabrizio per nome di Colle Maggior, in Col- rivenduti ai legittimi proprietari e Villalta ed Alessandro Corvino le Casai con moderne inventio- complottavano per rientrarne in per Moruzzo-Modotto, ambedue ni introdotto per arrivare alla possesso senza nulla sborsare. fagagnesi e a diretta conoscenza consecutione de fini indebiti Manca la sentenza finale perché dei luoghi oggetto del conten- di chi fomenta li Communi la stampa era stata predisposta dere (sono le prime due mappe sudetti... per l’ultima udienza. sopra citate). Ci si era finalmente accorti che Possiamo solo dedurre, anche Le ultime carte della Stampa ar- dietro Moruzzo-Modotto c’era sulla scorta della legenda che rivata in nostro possesso portano qualcuno – ossia i nobili Manini, accompagna la grande carta la data del 1727. il cui palazzo era ed è tuttora nei territoriale del 1727 di mano del Il 15 agosto di quell’anno il pressi – che istigava quei popola- perito Gio:Franco Fabrizio, che pievano di Villalta Alfonso Peres ni. I Manini, con ogni probabilità, le aspirazioni degli abitanti di giurava: come per tempo imme- intendevano riappropriarsi, con Moruzzo-Modotto e dei Manini morabile li miei Precessori, ed mezzi non proprio legali, dei loro mentori vennero disattese: Io per il corso d’Anni 24 hab- terreni che avevano venduto ai i Beni sui colli di San Zenone biamo pacificamente, e pon- villaltesi. rimasero in godimento al Comu- tualmente esato il Quartese dei Vi è da dire, infatti, che questi ne di Villalta.

Salviamo il salvabile Sono pochi i terreni che furono comugne ad essersi in Friuli e che, a scanso di pericoli sempre in agguato di salvati dalla privatizzazione. Nella pianura friulana ne cementificazione e asfaltizzazione, una loro tutela, anche a rimangono pochi lembi, fra cui una ventina di ettari a livello comunale (la Regione li ha già posti sotto la sua ala Villalta. Questi sono gestiti da una Associazione che si protettiva), sarebbe quanto meno auspicabile. chiama “Abitanti della frazione di Villalta” e che ha tutti i Prova ne sia che nei contigui prati di Moruzzo, in amena crismi legali e burocratici (Presidente, Consiglio di Ammi- posizione sulla sommità di una ridente eminenza oro- nistrazione, partita IVA, ecc.). Attualmente i terreni sono grafica, riportata nelle carte come “Colle Casai” ed ora dati in affitto ad alcuni frazionisti e il ricavato dell’affitto è nota come Braide Manin, si prevede l’ennesima area da devoluto parte alla Parrocchia e parte alla manutenzione asfaltarcementare a fini capannonistici in un Friuli centrale della viabilità interpoderale. Sottolineiamo come una parte dove le zone artigian-industriali hanno fatto il loro tempo, di questi comunali, denominati Lemont o Cuei di Bilite non senza devastare inutilmente vaste fette di territorio siano uno degli ormai rari esempi di prato stabile presenti paesaggisticamente attraente e ambientalmente fragile. • 59

La mappa del Mestroni È del 22 maggio 1751 la terza mappa dell’archivio parrocchiale di Villalta che abbiamo sopra citato. In questa il pubblico agrimenso- re Giovanni Maria Mestroni ha tracciato i contorni dell’ambito meridionale delle pertinenze del paese, in confine con i territori di Ciconicco e di Plasencis, con una precisa valutazione delle superfici coinvolte. Anche que- sta mappa si deve ad una delle tante vertenze sui diritti di uso dei comunali. Il provvedimento veneto di tripartizione dei Beni comu- nali (metà del xvi sec.) aveva suscitato numerose proteste, a causa delle quali esso rimase in parte incompiuto, non tanto nelle ricognizioni che, seppur parzial- mente, furono effettuate, quanto per il fine che esso si proponeva, ossia la vendita dei terreni. È quanto sembra emergere dalla mappa del Mestroni. Quei primi ordini della Serenis- sima comportarono la vendita di circa 20 ettari di terreni appar- tenente ai villaltesi, prontamente acquistati dai Manini i quali li cedettero in enfiteusi al Comu- ne di Plasencis nel 1717. Tale superficie dovette rappresentare una buona parte di quel terzo che la Dominante aveva riservato per sè. Sempre nel Cinquecento si proce- dette alla ulteriore tripartizione di quanto rimasto. Nella mappa del Mestroni si riscontra l’esatta valu- tazione delle superfici o quasi (c’è sempre una lieve differenza tra Grazie alla mappa di Giovanni Maria Mestroni, disegnata nel 1751, siamo riusciti a ubicare e perimetrare i terreni comunali di Villalta: in rosso i possessi gli antichi metodi di misurazione attuali acquistati nel 1852, in verde quelli venduti nell’anno 1855, in rosa i di superficie ed il sistema metrico terreni dei Manini, in azzurro i prati posti in arrida doppo il contratto 1560. decimale adottato nell’Ottocento). ☛ 60 •

☞ Sta di fatto che Villalta con Cico- direttive del Senato veneziano, il caso di acquisto dai Manini nel nicco per i Pradi sopra Blessa- pronto acquisto da parte dell’ec- 1652. no, aveva concesso il pascolo a cellentissima Casa Manini spiega Come atto finale nel 1855 i quelli di Plasencis su un ambito in maniera razionale il fine che le frazionisti di Villalta misero in di 15 ettari posto entro i confini potenti famiglie nobili friulane e vendita una parte dei terreni delineati nel già ricordato con- venete si erano prefissato. acquistati tre anni prima. tratto del 1560 e che nella map- Ritroveremo l’abitudine, o piut- pa del Mestroni vengono indicati tosto l’abuso, di vendere terre Conclusione come Terre di particolari di fertili invece degli incolti anche Le vicissitudini storiche delle Co- Plasenzis e Martignaco poste durante l’Ottocento, in flagran- mugne ci sono note soprattutto in arrida doppo il contratto te disobbedienza alle reiterate grazie a documenti e mappe sti- 1560. ordinanze contrarie emanate late per dirimere liti riguardanti i Nel catasto napoleonico (1810 dai vari governi; d’altronde chi diritti di uso, soprattutto pascolo ca.) tale ambito territoriale acquistava doveva avere un suo e legnatico, tra comunità vicine. appare già fittamente frazionato tornaconto e si lasciava a pascolo Villalta ne è un caso paradigmati- in quanto suddiviso in numerose ciò che non poteva, se non con co e sarebbe bene che ogni zona parcelle, ognuna delle quali data grande fatica, essere dissodato e scrivesse la sua storia dei Beni in affitto ai frazionisti di Villal- coltivato. comunali onde arrivare ad una ta. Quindi i villaltesi avevano in In più era lo Stato stesso, attra- sintesi concretamente documen- qualche modo recuperato quanto verso i suoi organismi periferici, tata per l’intero Friuli. avevano perpetuamente concesso a battere le aste: se dunque Gli elementi in nostro possesso per 200 ducati a quelli di Plasen- le sue leggi venivano ignorate, sono comunque più che suffi- cis. E questo è il primo terzo. ciò significa che la corruzione cienti per capire un punto fon- Un altro terzo era costituito dai dilagava in alto, tra i funzionari damentale: Venezia ha scippato, terreni che Furono pradi ora governativi istigati dalla nobiltà, ed è un eufemismo, ai friulani arrati da particolari, ma che dai potenti enti ecclesiastici e delle terre che erano loro da già nel primo Settecento svol- dalla ricca borghesia. sempre (i fedeli e bon furla- gevano una funzione diversa ni... così ci davano anche una dall’originale, ovvero erano stati Riprendiamoci il maltolto, lisciatina). dissodati. almeno le briciole Ciò è avvenuto proprio in Tali terreni furono venduti ai fra- Nell’anno 1852 gli abitanti di Vil- un’epoca in cui la popolazione zionisti di Villalta e Ciconicco nel lalta, 92 capifamiglia più il parro- era in crescita e la conseguen- 1855; di questi 9 ettari rimango- co ed il cappellano pro tempore, za fu senz’altro un aumento di no tuttora al paese. costituirono, dandosi un regolare quella che ora definiamo “mise- Dei rimanenti terreni, sicuramen- statuto, una società frazionale ria” e che all’epoca si manifestò te venduti, non abbiamo attesta- per l’acquisizione dei citati pa- con carenze alimentari (il latte zioni documentarie. scoli sui colli e di un lotto unico era solo quello delle pecore che Ai 9 ettari citati vanno sommati di circa nove ettari e mezzo nel pascolavano nelle comugne: gli 11 ettari circa sui colli, per Pasco, i quali facevano parte pensate ai bambini), povertà del cui la proprietà frazionale attuale degli antichi Beni, come risulta vestiario (ancora nell’Ottocento ammonta ad una ventina di dalle premesse del contratto certe comunità si lamentavano ettari. dove è scritto di “vendere fuori di non avere vestiti a sufficien- d’asta ai Frazionisti di Villalta i za a causa del numero troppo Chi si prende la polpa beni appartenenti alla Frazione basso di pecore), carenza di Se da un lato la ‘scomposizione’ di Villalta” (sic). combustibile, poiché la legna per del grande Pasco (la parte meri- Non era la prima volta che si riscaldamento e cucina si racco- dionale dei beni) di Villalta-Cico- compiva una simile iniqua com- glieva nelle comugne: rimangono nicco si adatta perfettamente alle pravendita: si veda il sopra citato efficaci descrizioni di viaggiatori ☛ • 61

Il “privilegio” del 1643: vi consegnamo, provvisoriamente, ciò che è vostro

Privilegio del 29 maggio 1643 col quale la Serenissima assegna in godimento i Beni comunali alle comunità locali, ribadendo in modo incontrovertibile che rimangono di proprietà dello Stato.

Noi Gio:Battista Sanudo, Vettor Bondumier, et Vettor Donado Proveditori sopra li Beni Communali, havendo vedute le perticationi fatte dall’illustrissimi signori Marc’Antonio Marcello, et Bernardin Bellegno all’hora Proveditori sopra li Beni Communali in Terra Ferma da ser Alessandro Bonrizo pertegador publico della Villa di Villalta sotto li signori di Torre territorio del Friuli, hanno trovato posseder esso Commun li sottoscritti campi, dentro li sottoscritti confini, che sono terminati intorno con fossi apparenti, et immuttabili con termini di pietra viva col segno di San Marco, et millesimo sopra, si che restano del tutto separati dalli terreni de particolari confinanti, quali consegnamo à voi huomini del predetto Commun, et Villa di Villalta, perche li habbiate à goder unitamente in Commun à Pascolo, et uso di Pascolo etc. Una comugna detta il Pascolo con una braidetta detta Olnetto, alla qual confina da... di Antonio Favaro mediante un’altro pascolo detto il Pozzo, e Paolo Alberto, Iosef de Vignut, braida dell’istesso, et particolari di Villalta, dall’altro capo particolari della giurisdizion di Cicunins, Domenico Modesto, et Cicunins da una banda Piero Iosef de Venut, eredi di Antonio Favaro, signor Orazio Manin, signor Agostin Caurià, et particolari di Villalta, mediante il Prà di Commun di essa Villa, dall’altra banda Cicunins, eredi del signor Giulio del Torre, signor Pietro di Villalta etc. Item alcuni colli chiamati li Colli maggiori confina con il pascolo di Fagagna, e con la strada, et pascolano anco quelli di Fagagna campi 9:-3 Item un pasco chiamato li Colli confina con la Basaiuta, et con li signori Manini campi 2:-- Item un’altro pasco chiamato come di sopra confinante con le strade campi 2:– Item un’altro colle chiamato il Colle Torondo confina con la strada, e con li signori Manini campi 3:– Item in detto loco confina con li signori Manini, et il sudetto Colle Torondo contiguo ad esso vien usurpato, et messo à coltura per Francesco Comin da Moruzzo campi -:-1 Item alcuni Colleselli in tre pezzi confina con Gio:Paolo Albertis, con li signori conti Turriani detti li Colli di S. Clemente pascolati insieme con Martigna campi 8:– Item un prado detto Comugna della Volpe confina con Martigna pascolato insieme con essi campi 1:– Item un’altro colle chiamato in San Zanon confina con il signor Gio:Gioseffo Brazaco, et Fagagna campi 1:– Quali Beni Communali consegnamo à voi huomini, et Commun sudetto della Villa di Villalta sotto li signori di Torre territorio del Friuli, salve sempre le ragioni, come con altre Ville, et sopra altri Beni, et quelle di altre Ville con voi, et senza pregiuditio alcuno delle ragioni publiche sopra altri Beni non perticati, non espediti, ò non denontiati, overo, che per qual si voglia accidente restassero occulti, overo fossero contentiosi. 62 •

☞ settecenteschi che mettono l’ac- ovviamente solo nella stagione nel Friuli-Venezia Giulia, cento su questo problema delle invernale. Grafiche Editoriali Artistiche plebi rurali (anche nel più freddo Anche contro il “vago pasco- Pordenonesi, Pordenone, 1980. inverno il misero fuoco era ali- lo” si diressero gli strali dei Bo s i o 1980 = Luciano Bosio, mentato solo da qualche magro benpensanti, così come contro Il paesaggio agrario del e spinoso baraç che faceva tanto il “furto campestre”, sempre territorio friulano in età fumo e poco calore). segnalato come la più grande preromana e romana, in Quando, nel Settecento, si è piaga del Friuli. Contributi per la storia diffuso il mais, coltura estiva e, D’altro canto bisognava pur del paesaggio rurale nel quindi, concessa ai sotans (il vivere e le autorità di Polizia Friuli-Venezia Giulia, frumento era per i parons) i rispondevano che non potevano Grafiche Editoriali Artistiche Furlani si sono “buttati” su di mica mettere in galera tutto il Pordenonesi, Pordenone, 1980. esso facendone la base alimen- paese. GF = Giurisdizioni feudali, tare. Per molti, in realtà, il mais Cornuti e mazziati: chi voleva le Archivio di Stato, Udine, buste guasto fu l’unico cibo, ed ecco sue terre se le doveva com- 29 e 33. la pellagra che fu sgominata prare! E così fecero quelli di Jo p p i 1895 = Vincenzo Joppi, solo nel Novecento. Villalta. Il castello di Moruzzo ed i Sottolineiamo che la maggioran- La situazione migliorò con la suoi signori, Tipografia del za della popolazione era forma- diffusione dei prati artificiali Patronato, Udine, 1895. ta da sotans che lavoravano per nella seconda metà dell’Otto- Mo r 1980 = Carlo Guido Mor, la minoranza formata da nobiltà cento e l’allevamento stabulato L’ambiente agrario friulano e clero, ricevendone in cambio delle bovine da latte (prima dall’XI alla metà del XIV magre quantità di cereali di i bovini erano pochi e preva- secolo: E. Le “comugne” e i modesto valore qualitativo. Il lentemente da lavoro), quindi “comunali”, in Contributi per resto doveva provenire dall’orto l’avvento della Pezzata rossa la storia del paesaggio rurale e dalle comugne (latte, lana, un friulana (arrivata dal Paese di nel Friuli-Venezia Giulia, po’ di carne e legna). Guglielmo Tell) e delle conse- Grafiche Editoriali Artistiche Togliere le comugne significava guenti latterie sociali turnarie. Pordenonesi, Pordenone, 1980. affamare il popolo, e così fu. Storia di erba, di pecore, di Pa n j e k 1980 = Giovanni I pochi beni comunali rimasti vacche, di latte, storia dei Panjek, Azioni e nell’Ottocento entrarono nel mi- Friulani. Peccato tutti quei innovazioni istituzionali rino dei benpensanti, secondo i secoli di miseria; e il fatto di per la realizzazione e la quali la loro privatizzazione ne avere contribuito alla guerra di stabilizzazione degli spazi avrebbe aumentato la produt- Candia contro il Turco non ci è agricoli: B. I pascoli e la tività. Nulla di più vero, ma di grande consolazione. questione dei beni comunali, per farli rendere servivano dei in Contributi per la storia del capitali, che i possidenti ben- paesaggio rurale nel Friuli- pensanti avevano, e i sotans no. Venezia Giulia, Grafiche Vi furono dei casi in cui, per Bibliografia editoriali artistiche pordenonesi, fortuna, i comunali vennero AAF = Archivio Asquini, Pordenone, 1980. suddivisi fra le famiglie del luo- Fagagna (u d ). St a m p a 1727 = Stampa go, ma ormai si trattava degli Ba t t i g e l l i 1980 = Guido Barbina, Commun di Villalta al Taglio, ultimi magri lacerti che non Franca Battigelli, Il paesaggio 1727, Archivio parrocchiale, avrebbero fatto gola a nessun agrario friulano dalla fine Villalta (u d ). investitore. dell’amministrazione veneta Come palliativo ci fu il diritto all’annessione al Regno di pascolo sui terreni privati d’Italia, in Contributi per la non arati e non chiusi da siepi, storia del paesaggio rurale • 63

Vania Di Narda

Days of ‘Talie The story of an ancient woman

This woman has hands made strikes but who never breaks of bricks. They cannot feel any into pieces. Other times she gets pain, not even when she peels hurt but doesn’t bend under the scorching skin off a piece of anybody’s strikes. Her essence chicken that has just come of out can endure outrageous fortunes, of the pan. Or better said, they and does not remain confused don’t show any pain, they are for long. humble extensions of her inner When she is nine years old ‘Talie Tstrength. Her name is the kind of goes to work with other chil- name that no parent would give dren her same age to a brick to a child now. It goes back to factory in Podgorac, in Slovenia. a time when was a young, They leave in the spring for recently-created nation. A stran- the summer season and return ge name for a person that lives before the winter comes. It’s the in Friuli but not an uncommon year 1901. Implausible images of name in those days. children that leave their villages Her eyes are so light that they to work in unknown places. Life can barely impress the film in a is not kind to them in these days photocamera. She is the type of but they are not surprised. That’s Talie with her only child around the woman who can bend under life’s life as they know it. ☛ end of the 1920s. 64 •

☞ You are born and as soon as you and Jesus is a hero, who, with She marries when she is of ma- can walk you work. his pains and troubles, belittled ture age but she is not married She learns to read and write and mortified, powerfully beco- for long. Her man goes away because she manages to go to mes one of them and wins also soon. In these days men leave to school for a couple of years. in their name. look for work in other countries, She reads stories from the Bible This woman can also recite some sometimes they come back and and from two other books that poems by heart. They are simple, then migrate again. Sometimes have striking, involving titles, La and poignant rhymes that she re- they never come back and die sepolta viva (Buried alive)and cites in such a gripping way that in far-away, mysterious places. Genoveffa di Brabante. And anybody cannot but listen. With These distant lands are like the lives of saints, of Saint Rita two years of elementary school dark caves that swallow people in particular but also Bertoldo, she is a true intellectual. Literatu- up. These modern versions of Bertoldino e Cacasenno. Those re dwells in her soul, words cre- Theseus in the labyrinth of the books she knows by heart. She ate mantras. “Tell me one more minotaur pay their tribute to remembers the details of their story” begs her granddaughter at merciless economy. Her man, her plots even 60 years later when night time before they go to sle- traveller, from that land does not she narrates those stories to her ep. “It’s too late now for another return but his ordeal does not granddaughter, almost as if ‘Talie story. We’ve got to rest”, “A story confuse this woman very long. It was the protagonist herself. about Jesus, then” the smart girl is like another burning piece of These are stories of women who tries again because she knows meat to handle. She knows that are deceived or wrongly accused that this woman would never de- prayers will help her. Argentina by their husbands or by other cline the request of a story about is almost a mythical land that villains and who, eventually, can Jesus. And so hundreds of nights creates armies of widowed ma- make truth win. These heroines get filled with the sighs and the donnas left alone in their father- are distant and near at the same battles of unlucky heroines and land to raise fatherless children time. They have universal pro- with their final happy endings. and to make ends meet. Ranks of blems and wishes. They trust the The life of Jesus puts an end to nuns married to invisible husban- Lord as their personal saviour every story-telling session. ds bring up future generations with the strength and the deter- mination of solid oak trees. In their scarce spare time, these women sometimes meet. They sit down together to mend clothes or to drink some vero Frank coffee. It is not real coffee, too rare and costly in those times of war and scarcity, but the warm beverage brings the illusion and the consolation of the precious drink. It also gives them the excuse to sit down and rest for a short while, and while resting they can review their lives. Lives that are not very different from the lives of the heroines of the novels that she reads, only the happy ending is not always ’Talie with her fellow workers in the brick factory in Fagagna, year 1938. included. • 65

When she is ten years old, ‘Talie precise and quick. Many people is beloved, wealthy, well taken is sent to Udine to work for a we- come to her: young brides to care of. Her house is bright, althy family. She has to look after be, wealthy ladies, shop owners. new, warm, full of life. Her days children, a child herself. There They all come to buy yards and are simple, spiritual, organized. are not many tales from that time yards of the well-made fabrics Life is kind to her now. She still but this job is better than making that she creates. Her only child meets other women to tell the bricks or working in the fields Bruno, another baby with the same stories and also new ones. of Slovenia. It is also better than same name died at six months of Only that now they drink real washing sheets in freezing, hand- age, sometimes helps her spin. coffee and hard work is no lon- cracking cold water for exacting Bruno hears the mysterious and ger the ruler of their days. Her and often arrogant notables, as magic words and sounds of that hands carry the story of her life she will do later in her life. The ancient work done by this new like the lines of a gripping novel. best job comes when, already in and tireless Penelope. These Her eyes project the serenity of her forties, she can buy herself a words sound almost like a covert well-deserved maturity. “Now handloom. She is an independent code shared by the members of that I live well I have to die”, she woman now, almost an entre- a secret club. The product that says in her native tongue. She peneur. She spins linen, makes comes out of her strong hands is is not sad, not even surprised, sheets and fabrics that she sells sturdy, delicate, refined. only matter of fact. The Lord has to admired buyers. She is highly The life of this woman comes mysterious ways. Always. appreciated for her job. She is to an end in a distant city. She

Her “poems” (nursery rhymes)

Di gocce innumerevoli Of numberless drops

Di gocce innumerevoli Of numberless drops son pieni gli oceani. are the oceans made. Grani di sabbia piccoli formano Small grains of sand make monti e piani, mountains and plains ed i minuti piccoli, and small minutes in lor rapidità, in their speed formano gli anni i secoli e poi l’eternità. make years, centuries and then eternity. Piccole azioni amabili Small acts of love e piccole virtù and small acts of virtue rendono dolce il vivere make life and our work ed il faticar quaggiù. down here sweet. Gettate i semi piccoli fanciulli, Plant small seeds, young kids, i semi buoni plant good seeds che fan felici i popoli because these make peoples happy e fan grandi le nazioni. and make nations big. 66 •

Il treno The train

Sbuffa, sbuffa The train puffs and puffs, la merce e la gente people and goods via seco trascina, pulls behind, un fischio stridente with a high-pitched whistle, cammina cammina. the train runs and runs. Distanze infinite Endless distances sorvola in poc’ore it covers in few hours bambini venite come, children, and see che passa il vapore. the steam train is going by.

La pigrizia andò al mercato Old laziness

La pigrizia andò al mercato Old laziness went to market ed un cavolo comprò. And a cabbage she did buy. Mezzogiorno era suonato High noon was struck quando a casa ritornò. When she went home. Prese l’acqua e accese il fuoco She got some water, started the fire, poi sedette e riposò then she sat down to rest ed intanto a poco a poco and slowly slowly anche il sole tramontò. also the sun did set. Quando il sole tramontò When the sun was gone ormai persa la lena the miserable lady la meschina senza cena without any energy left a letto se ne andò. with no dinner went to bed.

... bon odôr di salvadi su pal spêt. Nell'almanacco Avanti cul brun! del 1941. • 67

Stefano Santi

L’agricoltura nel Parco Il caso del Parco regionale delle Prealpi Giulie 68 •

Il Parco delle Prealpi É noto a quasi tutti come ormai da diversi anni i parchi naturali Giulie non limitino la propria azione alla Il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie, istituito con la L.R. 42/96, si conservazione e valorizzazione estende su poco meno di 100 kmq compresi nel territorio dei comuni di della natura. Essi infatti desti- Resia, , , , e . Include nano una rilevante parte delle le parti più elevate delle catene del Monte Plauris, dei Monti Musi e del proprie energie e risorse nel pro- massiccio del Monte Canin, scendendo di quota solo in corrispondenza porre iniziative volte a favorire lo della frazione di Povici e della Valle del Torrente Mea. sviluppo sostenibile nei territori Queste zone sono state scelte per il loro grande interesse geologico, in cui sono presenti. Una parte, naturalistico, paesaggistico e storico-culturale e spesso assumono caratteri spesso significativa, di queste è peculiari difficilmente rinvenibili altrove. rivolta al comparto primario, cioè Una particolare specificità è rappresentata dalle comunità locali insediate nella Val Resia e nell’Alta Val Torre che all’agricoltura e all’allevamento. hanno saputo per secoli conservare Questo dipende da vari elementi la loro lingua e le loro tradizioni ed tra i quali vale qui la pena di hanno concorso, con la loro laboriosi- ricordare che: tà, a formare il paesaggio del territorio – le aree protette sono in gran dell’area protetta e delle zone conter- Èparte interessate da superfici mini. Stavoli, casere, sentieri, pas- agro-silvo-pastorali; serelle, prati e pascoli costituiscono – la conduzione, o la mancanza testimonianze di una quotidianità che di gestione, di queste ha una ha convissuto con la natura ed ha forte influenza sulla biodiversi- plasmato giorno dopo giorno il territorio offrendolo oggi pressoché integro tà; ai visitatori ed agli amanti della montagna. L’area protetta viene gestita dall’Ente Parco che si occupa di rendere – i parchi e le riserve naturali si concrete le finalità per cui il Parco è stato creato. Queste sono: la con- trovano spesso in zone margi- servazione, la tutela ed il miglioramento dell’ambiente naturale e delle sue nali che proprio in virtù di ciò risorse; il sostegno e l’incentivazione di uno sviluppo sociale, economico hanno conservato anche un e culturale sostenibile; la promozione della cultura naturalistica mediante alto tasso di biodiversità agro- lo sviluppo di attività educative, informative, divulgative, di formazione e di zootecnica; ricerca scientifica. – i flussi turistici che interes- sano le aree protette vanno alla ricerca delle tipicità del territorio comprese quelle eno- gastronomiche. la conservazione della natura. no dal confine con la Slovenia. Dalla semplice elencazione di Tra queste vale la pena di ri- Di proprietà comunale, era stato questi fattori appare chiaro cordare, seppur sinteticamente, abbandonato negli anni Settan- come, specialmente nelle nostre le esperienze di malga Coot, ta. Alla fine degli anni Novanta realtà, le strategie di gestione di dell’aglio di Resia, della zucca per il Comune di Resia chiede uno un parco non possano prescinde- Venzone e del marchio del Parco. specifico finanziamento a valere re dalla costruzione di un ruolo sui fondi dell’obiettivo 5B per il attivo e propositivo nel settore Malga Coot recupero della casera e del rela- agricolo. La prima esperienza in tal senso è tivo pascolo e la trasformazione Alla luce di ciò il Parco naturale stata la collaborazione nella realiz- in agriturismo. Il progetto dà regionale delle Prealpi Giulie da zazione del progetto di riattivazio- seguito ad una brillante idea del diversi anni ha cercato di intra- ne di malga Coot in Val Resia. Si dottor Stefano Filacorda e della prendere iniziative in grado di tratta di uno degli alpeggi tradi- dottoressa Roberta Leonarduzzi promuovere forme di produzione zionali della zona, sito al limite che vedono in malga Coot il luo- agro-zootecnica compatibili con orientale della vallata, non lonta- go ideale per la realizzazione di • 69

un progetto integrato che metta – fornire agli escursionisti, Sempre grazie all’Università è insieme economia, ambiente ed attraverso lo specifico percor- stato possibile entrare in contat- aspetti sociali. so guidato, un’informazione to con l’associazione Slow Food Il Parco, vista anche l’ubicazione sufficientemente completa che si è dimostrata interessata al dell’alpeggio interamente com- sulle caratteristiche ambienta- prodotto e, dopo una serie di ve- preso nell’area protetta, appoggia li e storico-culturali dell’area rifiche in loco, lo ha inserito fra l’iniziativa e nel 2000 ottiene la frequentata. i propri Presidî. Fondamentale gestione dell’intero complesso. A dieci anni dalla sua riapertura, in tal senso è stato l’apporto del Attualmente malga Coot è una pur non senza difficoltà peraltro Centro internazionale di Ricerca malga-agriturismo a cui accedono note per l’intero settore malghi- per la Montagna (CIRMont) di annualmente, nei 3 mesi di aper- vo, malga Coot ha dato risultati Amaro. tura estiva, circa 3.000 fruitori. concreti maturati all’interno di Contemporaneamente Parco e La dotazione zootecnica è di 14 logiche di sostenibilità, integra- Comune hanno avviato un’azione bovini, 14 ovini, 6 caprini e 2 zione e multifunzionalità. Termini di coinvolgimento di piccoli equini. spesso abusati ma, in questo Gli obiettivi dell’attività della caso, non fuori luogo. malga rimangono sostanzialmen- te quelli del progetto iniziale e L’aglio di Resia / Rozajanski mantengono per intero la loro strok validità: L’aglio è coltivato tradizionalmen- – creare economia e lavoro attra- te a Resia dove il bulbo viene verso l’attività agrituristica e la tramandato di generazione in vendita dei prodotti di malga; generazione. Pur non avendo – mantenere aperta una struttura testimonianze scritte, parlan- produttiva che costituisce un do con gli anziani della valle si riferimento tradizionale per gli può desumere che fin dai secoli abitanti della valle; passati i produttori vendessero – contribuire a tenere viva l’ortaggio, oltre che in valle, nel l’attività zootecnica in un’area Tarvisiano, in Carnia, a Trieste e in cui questa è, per usare un Gorizia. Alcuni sostengono anche eufemismo, debolissima; all’estero, cioè in Austria, in Slo- – sostenere la biodiversità zoo- venia e in Ungheria. Aglio di Resia. tecnica allevando razze tipica- Fino alla fine degli anni Novanta mente alpine e, in particolare, però nessuno si era interessato ovini plezzani; ad una promozione di questo – aumentare e differenziare l’of- prodotto tipico. produttori che hanno deciso ferta turistica del territorio; È stato allora che il Comune di di diventare parte attiva del – fornire un sicuro punto di Resia ed il Parco hanno ritenuto progetto. appoggio e di informazione di iniziare un percorso di valoriz- Questi, attualmente una quindici- ai numerosi escursionisti che zazione del locale aglio. na, da pochi mesi si sono riuniti frequentano l’area del Canin; Coinvolgendo l’Università di in Associazione e continuano a – conservare un’ampia area a Udine ed alcuni produttori locali incontrarsi trimestralmente per pascolo per differenziare il è stata avviata una ricerca agro- discutere delle problematiche mosaico ambientale, limitare nomica e storico-economica che connesse alla produzione e ven- l’avanzata del bosco e consen- ha permesso di evidenziare le dita del prodotto e per aggior- tire la permanenza di habitat e caratteristiche salienti dell’aglio narsi. In realtà, per ora, grossi siti di nidificazione a rischio di di Resia e di stilare uno specifico problemi collegati alla vendita scomparsa; disciplinare di produzione. non ve ne sono, dal momento ☛ 70 •

☞ che la domanda supera di gran lunga l’offerta che, nel suo com- plesso, si aggira sui 10 quintali annui (rispetto ai 4 di inizio pro- getto). Studi condotti di recente hanno stimato una richiesta superiore di circa 10 volte l’at- tuale produzione, mentre su vari mercati della zona si comincia a vedere aglio di Resia “tarocco”. Questo è anche l’effetto dei prez- zi interessanti che i produttori riescono a spuntare. Grazie ai meccanismi di assisten- za tecnica e controllo condotti da CIRMont, l’aglio di Resia prodotto secondo le regole del rilevante della cucurbitacea viene Venzone e presso l’Azienda agra- disciplinare, viene venduto a utilizzata nei ristoranti della zona ria sperimentale Servadei sita a teste singole, mazzetti o trecce, durante un periodo più ampio. Sant’Osvaldo (Udine). accompagnato da un cartellino La quasi totalità del prodotto Il confronto ha preso in esame identificativo numerato. proviene da fuori regione. gli aspetti agronomici, ma anche Anche il progetto dell’aglio, forte Di fronte a questa situazione quelli connessi alla conservabilità del meccanismo partecipativo e ad una fortissima riduzione ed alle possibili trasformazioni attivato e della collaborazione dell’attività agricola in comune alimentari. sinergica fra produttori, Istitu- di Venzone alcuni produttori lo- Sono state effettuate anche valu- zioni ed Enti di ricerca coinvolti, cali si sono rivolti al Parco ed al tazioni di ordine economico. procede positivamente dimo- Comune mettendo a disposizione A conclusione di ogni anno di strando come anche un singolo una parte dei propri terreni per sperimentazione è stata anche prodotto può a volte costituire cercare una soluzione. effettuata, da un apposito pa- un utile biglietto da visita per È stata così contattata l’Univer- nel, una prova di degustazione un intero territorio. In tal modo sità di Udine che ha proposto la per la valutazione delle varietà si perseguono obiettivi di na- realizzazione di un progetto di ri- più adatte ad essere impiegate tura economica e turistica, ma cerca per l’identificazione della o nella preparazione dei diversi anche paesaggistica, attraverso delle varietà di zucca più adatte piatti che usano la zucca come il recupero di terreni altrimenti per la coltivazione a Venzone. ingrediente base. Questo an- destinati all’abbandono. Partner del progetto, con ruo- che perché il progetto intende li definiti e diversi, sono stati coinvolgere i consumatori ed i Una zucca per Venzone quindi l’Ente Parco, il Comune ristoratori. Venzone è famosa perchè è una e la Pro Loco di Venzone con il Al termine della sperimentazione, cittadella medievale più volte ri- suo Comitato organizzativo della condotta con metodo biologico, scostruita, perchè ospita le mum- Festa della Zucca, l’Università di la varietà che ha dato i migliori mie, e per la tradizionale “Festa Udine e la Federazione provin- risultati in tutti gli ambiti analiz- della zucca” che si svolge nell’ulti- ciale Coltivatori diretti. zati è stata la Tetsukabuto, che mo fine settimana di ottobre. La prova è stata portata avanti ha dimostrato di ben adattarsi Durante questa manifestazione nel corso di 3 anni, dal 2006 al alle condizioni pedo-climatiche di vengono venduti e consumati 2008, permettendo di mettere Venzone. dalle migliaia di visitatori quin- inizialmente a confronto 9 varietà Visti gli incoraggianti risulta- tali di zucca. Un’altra quantità coltivate in 4 appezzamenti a ti ottenuti, i passi successivi • 71

consisteranno nella redazione La pecora plezzana di un disciplinare di produzione La pecora plezzana, come si può desumere dal suo nome, è originaria in grado di garantire tipicità e della zona di Plezzo (Slovenia). Viene conosciuta anche con i sinonimi qualità, e nel coinvolgimento di di Bovska, da Bovec, nome sloveno di Plezzo, e Trentarka, in quanto nuovi produttori. l’areale d’origine della razza comprendeva anche la Val di Trenta e, più Si sta inoltre cercando di verifi- in generale, il tratto settentrionale del Fiume Isonzo. Si crede che essa care l’esistenza di vecchie varietà derivi da razze ovine carinziane note col nome di Zaupelschaf e Krainer locali in grado di essere coltivate steinschaf di origine austriaca. nell’area di studio. Anche dal punto di vista storico-zootecnico si trova quindi riscontro dei forti legami che ci sono sempre stati tra le tre realtà italiana, slovena ed Il marchio del Parco austriaca, che si sono trovate a condividere versanti diversi degli stessi Sia la L.R. 42/96, sia il Regola- monti. mento del Parco, consentono La Plezzana è una razza robusta, rustica, frugale e a triplice attitudine. la concessione dell’emblema È infatti principalmente produttrice di latte, impiegato nella caseifica- dell’area protetta per la commer- zione, ma dà buoni risultati anche con la carne degli agnelli (che si cializzazione di prodotti agricoli e consiglia di macellare a 18 kg) e con la lana che si può ricavare dalla loro derivati, nonché di prodotti tosatura del mantello, utilizzata molto più un tempo che non oggi. e servizi provenienti dal territo- Anche la consistenza di questa razza è andata diminuendo man mano rio del Parco compatibili con le che i popoli montani sono stati sempre meno isolati e quindi sempre finalità del parco o della riserva. meno dipendenti dalla montagna in cui erano cresciuti. Oggi la pecora Queste norme hanno permesso plezzana è presente in Val Resia, nel Tarvisiano ed in alcuni altri comuni al Parco delle Prealpi Giulie di montani; è considerata razza locale in pericolo di estinzione e, pertanto, registrare il proprio marchio e gode degli aiuti del Piano di Sviluppo rurale. di concederlo ad alcune realtà Grazie anche all’interessamento dell’Università degli Studi di Udine produttive sulla base di appositi (Dipartimento di Scienze della Produzione animale) che promuove studi disciplinari. Questi richiedono in sulle razze regionali, oggi la razza è riconosciuta dalla ASSONAPA (As- sostanza che l’attività interessata sociazione nazionale Pastorizia - www.assonapa.it) e gli animali che si al marchio possieda requisiti di vogliono iscrivere al Registro anagrafico della razza devono presentare rispetto ambientale e di qualità, determinati caratteri o appartenere a genitori già riconosciuti. e dimostri attenzione verso le tradizionali locali. Un’apposita commissione tecnica valuta le domande che perven- gono all’Ente Parco e concede, o meno, il marchio. Attualmente sono circa una trentina le realtà che lo hanno ottenuto. Si tratta di albergatori e ristoratori, esercizi commer- ciali e guide naturalistiche, ma anche di agriturismi (2), fattorie didattiche (2) e apicoltori (2). Solo una azienda agro-zootecnica è certificata; questo è sintoma- tico della situazione in cui versa l’agricoltura nell’area. Il marchio rappresenta un valore aggiunto per le aziende che lo ☛ 72 •

☞ ottengono ed un efficace veicolo del marchio. Obiettivo principale settore primario sul quale appare promozionale per l’area protetta. di queste è la creazione di una indispensabile investire con Significativo in tal senso è il re- rete fra gli stessi che permetta intelligenza, anche con adeguati cente premio nazionale ricevuto di scambiarsi esperienze, idee interventi strutturali (animazio- da uno dei due apicoltori dotati e prodotti. Soprattutto lungo la ne, formazione, stalle, celle frigo, di marchio in una rassegna che filiera, ovviamente corta, agricol- ricomposizioni fondiarie, …). metteva a confronto mieli prove- tore - ristoratore. Ma qui si dovrebbe aprire un nienti da Parchi di tutta Italia. Qui emerge ancora una volta capitolo che il Parco da solo non Vengono anche organizzate pe- come l’anello debole del “si- può certo affrontare. riodiche riunioni fra i detentori stema” sia rappresentato dal

In malga Coot, accanto ad animali di razza Pezzata rossa friulana, sono allevate bovine Pinzgauer, dette anche Noriche. Si tratta di una razza a duplice attitudine, latte e carne, ma nel suo ambito si ottenevano anche buoi da lavoro. É rustica come tutte le razze di montagna, ben adatta ai pascoli alpini; ha il mantello pezzato rosso o marrone, testa colorata e caratteristica fascia bianca lungo la linea dorsolombare, la coda e il ventre. Fino a tempi recenti la Pinzgauer era allevata nelle zone alpine del Trentino, del Sud Tirolo, del Bellunese e del Friuli, oltre che in Austria e nell’alta Valle dell’Isonzo in Slovenia. Nella nostra regione era diffusa col ceppo Mölltal (differenziatosi nella valle del fiume Möll, in Carinzia) soprattutto nel Canale del Ferro, nella Valcanale, nella Val Torre, nel Gemonese, nelle aree montane e pedemontane del Cividalese. A Resia, ma anche altrove in Friuli, la Norica era nota come “Resiana”. Per questa razza non c’è un libro genealogico ma, come per altre razze a basso numero di effettivi, è stato aperto un Registro anagrafico nazionale presso l’Associazione italiana Allevatori che è gestito dalla Federazione Allevatori sudtirolese Razze bovine. Come si può evincere dal Piano di Sviluppo rurale della Regione Friuli-Venezia Giulia l’allevamento della Norica è finalizzato al recupero dell’attività zootecnica a fini turistici ed ambientali nel Parco naturale delle Prealpi Giulie e ciò consentirà, fra l’altro, di salvaguardare un patrimonio genetico caratteristico della Val Resia, oltre che di buona parte della montagna friulana. La bovina sulla destra, nera con pezzature bianche, appartiene ad un’altra razza, la Pustertaler Sprinzen, originaria della Val Pusteria, che si può trovare ancora in Carnia, dove è detta Ràine o Màscare. • 73

Antonietta SPIZZO

Sù e jù pa Val Aupe Torzeonant tra splendidi panorami, rustiche minestre e ricordi di pastori

La Val Aupa, percorsa dall’impe- e che separa la Val tuoso torrente omonimo, da Mog- Aupa dalla disabi- gio sale verso Nord fino alla sella tata Val Alba. In di Cereschiatis, a 1066 m, da cui secondo piano si può scendere a Studena e poi torreggia la a . Non ci sono molti cima del Çuc paesi: Pradis, Chiaranda, Grauza- dal Bôr con ria, Dordolla e Bevorchians, con il suo caratte- le loro piccole borgate e case ristico cocuzzolo sparse e 200 anime in tutto. terminale. La Creta LGuardando da Mueç / Moggio Grauzaria si (vorrei usare qui di seguito i svela solo in un nomi friulani, che mi sembrano secondo momen- più significativi) verso l’imbocco to, dopo Pradis della valle, si vede solo la mole e Cjarande del Montusel (1362 m) sulla (la siepe), ma allora sinistra e, sulla destra, la mont si impossessa di tutto di Masareit (1459 m), cresto- il quadro, rivestita di verde ne roccioso che assomiglia alla in basso e candida in alto, con pinna dorsale di un grande pesce un grande ghiaione al centro. ☛ Fiori del bisuvignâr 74 •

☞ Pradis, diviso in tre borgate, se l’imbocco della strada per il sedia fuori dalla porta di casa e, ne sta sulle ultime propaggini del paesino di Grauçàrie, che vale appoggiato alla balaustra, può Masareit; Cjarande è un gruppo assolutamente la pena di vedere godersi il passaggio come da un di case sparse lungo la strada. per l’armoniosa disposizione delle palco di teatro. Più avanti, dopo un ponte, ci case e gli orti lussureggianti. Ma sono una casa cantoniera e una ecco un bel campo di patate e di Dordolla la bella fontana, detta l’Aip dai Cjavai, fagioli sulla riva del fiume. Luc- Sulla sponda sinistra dell’Aupa con un’acqua molto buona; poco cicanti strisce di stagnola, legate spunta tra gli alberi il bianco oltre occhieggia la graziosa Mai- sui raclis dei fagioli, si muovono campanile di Dordòle, alta su ne dai Pins. La strada, comple- nel vento e forse tengono lonta- uno sperone. È il paese più bello tamente rifatta dopo la disastrosa no gli uccelli, ma certo rallegra- e più vivo della valle, ci sono una alluvione del 2003, ora è larga e no lo sguardo e parlano di chi cinquantina di abitanti stabili con scorrevole e invita talvolta a una ancora coltiva la terra. Guardano un discreto numero di giovani velocità eccessiva, che impedi- verso la strada anche le poche e di ragazzi. Con le sue case sce di cogliere i particolari del case degli Zais, accoccolate su strette le une accanto alle altre, i paesaggio. L’acqua del torrente uno speroncino pochi metri so- vicoletti e i portoni ad arco, una luccica al sole precipitando dalle pra la strada e raggiungibili solo piazzetta con la fontana, ricorda briglie con delle brevi cascate. a piedi con una scalinata. Chi vagamente Venezia, tanto che Dopo 5 km appare sulla sinistra ci abita deve solo portare una una voce popolare – non priva di

La Creta Grauzaria oltre i fagioli. • 75

millanteria – afferma: “Venezia è bella e Dordolla è sua sorella”. Sulla piazza oltre alla chiesa si affacciano un bar con un piccolo spaccio di alimentari e un ex asilo dall’aspetto particolare. Da qui la Grauzaria può apparire in modo inconsueto, incorniciata dalle bandierine della festa del paese, oppure da alte piante di fagioli fiorite di rosso. A sua volta, per vedere bene Dordolla, bisogna salire ai Fassòz, unico borgo che si trovi fisicamente proprio “dentro” alla Grauzaria. Ci si arriva dal ponte di Dordolla, con un sentierino che inizia pro- prio dietro al crocifisso in legno. Oltre Dordolla, la valle è più selvaggia e ancor meno popo- lata. Vale la pena di fermarsi al vecchio mulino sul rio Fontanaz, facilmente visibile anche dalla strada (riferimento una fermata dell’autobus). Dal greto del rio se ne può osservare la struttura, ma avvicinandosi alla costruzione e scostando la vegetazione esube- La Creta Grauzaria dalla Val Aupa. rante, si potrà ammirare sulla porta una data lontana: il 1797. A 10 km da Moggio troviamo che a me – abitante della pianura Corrado Druidi, una coppia di Bevorcjans ‘la biforcazione’, che – sfuggiva. Dordolla che conosce a fondo in realtà è costituito da tutta una La lettura dell’illuminante libro i misconosciuti tesori culturali, serie di borghetti e case sparse: di Franco La Cecla Mente locale vegetali e culinari della Val Aupa, Gjalòz, gli Ors, Gjalizis, Culòs, mi ha chiarito, con acute con- e che ha acconsentito a condivi- Saps, Matanins. Il massiccio siderazioni, come le persone si derli con me. della Creta Grauzaria appare rapportino al luogo in cui vivono, Questa mia rapida carrellata qui in tutta la sua complessità, come l’abitare sia una conversa- assume un significato quasi collegato alla Creta dei Gjai e al zione ininterrotta tra la nostra antropologico, perché mi fa Sernio. Poi, in un meraviglioso presenza e quella dei luoghi. Il capire come la gente della valle bosco, la strada sale a tornanti a medesimo autore riporta i versi dovesse avere necessariamente, Cerescjatis. dell’americano Wallace Stevens i per sopravvivere, una conoscen- quali ci ricordano che “l’anima è za profonda della natura e del Genius loci composta dal mondo esterno” e territorio. Elena Not, classe 1954, Questa valle mi ha sempre affa- che “ci sono abitanti di una valle mi racconta di piatti tradizionali scinato, come se i suoi abitanti, che sono quella valle”. e di erbe e frutti della Val Aupa, schivi ed enigmatici, concentras- Recentemente ho avuto la for- coltivati negli orti o spontanei, sero l’essenzialità del genius loci tuna di intervistare Elena Not e chiamandoli tutti con il loro ☛ 76 •

☞ melodioso nome friulano nella piccoli. Gli orti erano curatissimi Di questa pianta un po’ miste- variante locale. e si coltivava di tutto, anche a riosa, il cui nome non è citato Elena, che a sua volta ha ap- Grauzaria che è in una posizione nemmeno sul vocabolario Pirona, preso molte cose da sua madre meno soleggiata di Dordolla. Le sono riuscita con fatica a risalire Carmela, è nativa della piccola erbe dell’orto servivano sia per al nome botanico: Tanacetum frazione di Grauzaria, ma si è insaporire i cibi che per fare vulgare, un’erbacea perenne dal sposata a Dordolla dove ormai tisane: tutti avevano almeno ca- lungo stelo, con le foglie frasta- vive da più di trent’anni. momilla, finocchio, ruta, melissa, gliate e le infiorescenze a bot- menta, maggiorana. Quest’ulti- toncino giallo. Elena precisa: “In ma, la miserane, la si metteva effetti non la conoscono in molti. La Valle in cucina soprattutto nelle carni di coni- A Grauzaria ce l’avevano tutti, a La misteriosa miòle glio. E poi c’è la miòle, che ha Dordolla invece solo due fami- “Una volta non c’erano medicine un sapore un grum particolâr, glie; sono stata io praticamente – mi dice Elena – e ci si curava infatti la tenevano nell’orto solo a diffonderla, perché mi piaceva. con erbe, le conoscevamo fin da quelli a cui piaceva”. Con la miole in primavera si fan-

Dal volume di Enrico Marchettano “I pascoli alpini della Carnia e del Canal del Ferro”, Udine 1911

Le malghe di questo vastissimo comune [Moggio, NdR] trovansi in maggior numero nella valle percorsa dal torrente Aupa (…). In generale, come si può presumere dalla natura geologica della regione, si tratta di malghe più povere di quelle della Carnia, e poste in meno felici condizioni di accesso e di giacitura. L’affitto complessivo che ritrae annualmente il Comune di Moggio dalle sue malghe è di Lire 7862; l’affittan- za è novennale. Flop: Trovasi sul versante occi- dentale della valle, tra la Creta Grauzaria e il monte Flop, ai piedi del Sernio. Carico ordinario: 50 bovini, 60 capre e poche pecore. Consta di due comparti, il più alto dei quali denominato anche Foran da la Gjaline. Fabbricati in condizioni medio- cri inferiormente, e cattive nel comparto superiore. Il comparto basso dispone di acqua sorgiva, che viene condotta alla casera per mezzo di acquedotto in ferro; l’altro comparto è privo d’acqua, e deve giovarsi di quella delle limitrofe malghe di . La malga Flop negli anni Trenta. Foto di Pietro Treu. • 77

no frittate con le foglie fresche tagliate fini fini, e nessun’altra erba. È depurativa dell’intestino e, in grandi dosi, è tossica; ve- Ricettario niva usata anche contro i vermi. E, a proposito, va fatta rosolare nel burro, l’olio toglie il sapore Frittata con la miòle dell’erba, anzi una volta adopera- Si fa a piacere usando uova, un mazzetto di foglie fresche di tanaceto tagliate molto vano l’ont”. finemente e ben rosolate nel burro, un pizzico di sale, pepe e un po’ di formaggio grattugiato stravecchio.

Ont e cuincîr Sciroppo di lamponi Si apre inaspettatamente il capi- Lasciar riposare qualche giorno i lamponi senza zucchero in un contenitore coperto. tolo dell’ont che, secondo Elena, Strizzarli con una tela rada, passare al colino il succo, pesarlo. Si fa bollire solo il dava a certi cibi un sapore vera- liquido almeno mezz’ora e poi si aggiunge lo zucchero nella proporzione di circa 6-7 etti zucchero per ogni kg di liquido. mente particolare. Veniva fatto Si fa bollire di nuovo per almeno 20-30 minuti, schiumando bene. Fare molta con il burro, facendolo bollire attenzione perché lo sciroppo deve bollire piano piano. Quando è pronto imbottigliare. a fuoco lentissimo finché, dopo una prima schiumatura, il liquido Sciroppo con le bacche di sambuco prendeva un bel colore dorato. Si segue lo stesso procedimento che per i lamponi ma deve bollire di più e viene più denso. Forse si faceva così perchè bastasse poco zucchero per la conservazione. Era pronto quando si formavano lis scoladuris, dei grumetti color Sciroppo con i fiori di sambuco marrone, con sopra una schiuma Al mattino con tempo secco si raccolgono 12 bei fiori e si mettono a macerare in 2 chiara e soffice. Allora veniva litri di acqua, 2 kg di zucchero e 4 limoni tagliati in 4 parti dopo averne spremuto il travasato nella piere dal ont, succo. Lasciare a macerare per 4 giorni mescolando una volta al giorno finché lo zucchero un vaso di pietra chiuso con un è ben disfatto; filtrare e imbottigliare. coperchio di legno. Eventualmente aggiungere dopo filtrato 140 g di acido citrico. Elena ne mette solo la Mi stupisco che Elena ne cono- metà e per conservarlo preferisce mettere più limoni e po’ di zucchero di più. Anche questa non è una ricetta tradizionale, è di moda forse da 20 anni, prima non si sca il procedimento a menadito. faceva forse perché non c'erano i limoni a disposizione e nemmeno tanto zucchero. “Ah, l’ho visto fare tante volte, mia suocera lo adoperava sem- Cjalçons della Val Aupa pre, ma da quando esistono i fri- In Val Aupa si facevano i cjalçons dolci per Natale. La pasta viene fatta solo con goriferi penso che non lo faccia farina, uova e sale, l’impasto con ricotta fresca, noci, nocciole, pere, cannella oppure cacao (se c’era). I cjalçons vanno poi cotti nell’acqua e conditi con cannella, più nessuno, e comunque con il zucchero e ont. burro di adesso non viene buono. La pera cloze si metteva nei cjalcons al posto dell’uva passa o dei fichi. Il segreto stava nel non farlo bollire forte; veniva consistente Meste cul lat bon come lo strutto e si conservava È una polenta morbida morbida, della consistenza del semolino, che veniva mangiata a cucchiaiate assieme al latte crudo appena intiepidito. È fondamentale usare il lat per mesi e mesi. E lis scoladu- bon, cioè quella parte di latte che sta sotto la panna. ris non venivano buttate, ma si mangiavano con la polenta”. Sterz o brustulât Il ricordo dell’ont fa venire in Arrostire della farina bianca 00 e un po’ di farina di polenta nel burro o nell’ont mente a Elena un altro cibo e mescolarle bene finché non assumono un colore rosato. Va mangiato con del caffelatte zuccherato. dimenticato, il cuincîr. “Il cuincîr al è une roibe parti- Sope di cjaval colarissime. Affettare del pane vecchio e farlo arrostire nel burro. Poi spolverarlo di zucchero e Si faceva nelle famiglie con ri- spruzzarlo di vino rosso. Era l’alimento tradizionale di chi tornava da lavori faticosi cotta fresca, sale, pepe e bru- nel bosco. me (panna) e veniva lasciato ☛ 78 •

la tenevano per fare il burro. salvadi (asparago selvatico), Facevano un po’ di frico usando frignàcule (parietaria), vorele formaggio stagionato, lo amalga- di gneur (licnide bianca), pan e mavano a pezzetti con la panna vin (acetosella), buràle (carli- e lo mangiavano con la polenta. na) che si può mangiare cruda, Qualcuno lo faceva anche con oppure cotta come i carciofi. l’aceto e allora si chiamava tocj Poi ci sono le piante medicinali: di asêt. Ma se vuoi sapere quale plantagn (piantaggine), contro è la nostra minestra tipica ti dirò le contusioni e in decotto contro che è la mignestre di brove- la tosse; arniche (arnica), che si dâr, fatta con le rape raccolte in metteva nell’olio di oliva per fare novembre dopo il primo gelo. Va massaggi contro i dolori artico- lasciato un toc di viscje, un pez- lari; enziane (genziana), cono- zo della foglia, quella più tenera. sciutissima da tutti e abbondante La preparazione del brovedâr sulle nostre montagne, che si è lunga, ci vogliono almeno due mette nella grappa come dige- mesi: si fanno bollire le rape a stivo o nel vino come aperitivo. pezzetti per qualche minuto, poi E poi c’è la resina del larice, le si fa asciugare e le si mette l’ariàn, da usare come unguento nella brente, un apposito con- o per fare fumenti contro bron- tenitore di legno con coperchio. chiti e raffreddori”. Fienagione negli anni Sessanta. Foto Si coprono con vinaccia, acqua Mi stupisco ancora una volta di famiglia Gardel dai Gjalòz. e foglie di verza e sul coperchio come Elena conosca tutte queste viene messo un grande sasso. piante e il loro utilizzo, e penso Resta così fino a gennaio. Poi le che le persone della sua gene- ☞ a fermentare vicino allo spolert. rape vengono macinate, risciac- razione sono probabilmente le Ogni 2-3 giorni andava mescola- quate e messe a bollire per 3-4 ultime per cui queste conoscenze to. Nei primi giorni si aggiungeva ore con aglio e fagioli. Alla fine si non sono state acquisite sui libri, anche un po’ di panna fresca, mette anche un ues di purcit o ma rappresentano un sapere finché assumeva una consistenza il muset, sale, pepe e una foglia indissolubilmente legato alla vita morbida come una crema spal- di salvia. Mia mamma Carmela la pratica, addirittura alla soprav- mabile; dopo non si aggiungeva fa ancora ogni anno, ed è anche vivenza. La valle era uno spazio più niente. Aveva un sapore un il piatto forte dell’osteria di Dor- che apparteneva loro totalmente po’ piccante, molto caratteristico, dolla”. e di cui possedevano una det- e veniva mangiato con la polenta tagliata mappa mentale, con le arrostita, o spalmato sul pane o Cento erbe “tane” delle erbe e dei frutti e il con le patate lesse. Era un cibo Tutte le altre minestre e mi- momento buono per raccoglierli. pregiato, tenuto da conto per nestroni si fanno con le erbe “Basta che tu pensi – mi dice Natale. Oggi forse lo puoi trovare disponibili sul momento. Secondo Elena ­– che una volta adulti solo dal Bill, nella sua malga di Elena è particolarmente buono il e bambini stavano via tutto il Riu Sec in Val Pontebbana". farinuç, che si trova in grande giorno a fare fieno e nelle pause abbondanza in montagna alla fine del lavoro raccoglievano quello Altre squisitezze di giugno. È una specie di spi- che trovavano, ad esempio quella Ormai Elena è lanciatissima: “Era nacio dal sapore più accentuato, che noi chiamiamo palmonarie ottimo anche il tocj di brume con cui si possono fare gnocchi, (lichene d’Islanda) che serve quando si aveva l’occasione di minestre, risotti e ripieni per per fare beveroni alle vacche avere la panna, cosa rarissi- crespelle. “E poi – continua Ele- che hanno appena partorito, e ma nelle case perché la panna na – mi vengono in mente sparc la jarbe-cole (licopodio annoti- • 79

una moda degli ultimi trent’anni, per un anno! In Val Aupa si face- forse perché prima comprare i vano i cjalzons dolci per Natale, limoni era un lusso. Con i fiori e per il ripieno si usava ricotta si possono fare anche frittelle fresca, clozis, cannella e, quando o frittate. Io faccio il tè (o la c’era, un po’ di cacao. Una volta marmellata, che però è molto la- lessati, si condivano con zucche- boriosa) con gli spicecûi, i frutti ro, cannella e naturalmente con della rosa canina. Ma queste l’ont!”. sono piante che conoscono tutti. Da bambini andavamo a racco- Gli ultimi pastori gliere le bacche del blancjâr (sorbo montano), del malésc di Flop (sorbo degli uccellatori) e della Di malghe – nonostante l’asprez- bisuvigne (pero corvino), un ar- za del suolo – una volta in Val busto con bellissimi fiori bianchi Aupa ce n’erano tante: Vualt, a forma di stella che danno frut- Liûs, Palis di Liûs, Ladussêt, Gio- ticini dal colore bluastro. Sotto uf di Fau, Flop, Foran da la Gja- grappa sono buonissimi, viene un line, Cimadôrs. Oggi alcune sono liquore quasi come il rum. state ristrutturate e vengono E sai cosa sono i cjavroluts? In usate come bivacchi, di altre non Carnia li chiamano riscjeluts, è rimasta quasi alcuna traccia in Fienagione presso malga Flop negli sono delle bacche rosse con fo- mezzo all’invadente vegetazione anni Sessanta. Foto famiglia Gardel glie simili alla fragola, in italiano dai Gjalòz. di ortiche e lamponi. si chiama rovo erbaiolo...”. A salvare dall’oblio della memoria le storie di malga Flop, ai piedi no), un’erba comunissima che, Piante da salvare della Sfinge, sul sentiero che raccolta in lunghi fasci, serviva Di fronte a tanta grazia c’è di oggi porta al Rifugio Grauzaria, a foderare il coladôr (imbuto) che perdere il filo, così sposto è proprio il marito di Elena Not, del latte perché non passasse giù il discorso verso gli alberi da Corrado Druidi, classe 1947, di neanche un pelo di mucca!”. frutto, senza sapere di toccare Dordolla. É stato uno degli ultimi un punto dolente. “In Val Aupa ragazzini-pastori che hanno Frutti di bosco – dice Elena – c’erano tantissime lavorato nella malga di Flop, Se passiamo ai frutti selvatici, piante di pero della varietà che prima che la monticazione fosse vengono in mente subito mirtilli noi chiamiamo “piruçs di san abbandonata nel 1961. e lamponi, chiamati in Val Aupa Michêl”, ma sono state trascura- Corrado, che vi ha passato le rispettivamente çargnìculis e te e abbandonate e non produco- estati del ’59 e ’60, ne ha dei ri- mujéis, e poi il sambuco (sau- no più nulla. Con i frutti si fa un cordi ancora vivissimi: mi disegna dâr). ottimo sidro e poi una prelibatez- una piantina della malga e me “Con questi frutti puoi farci za che noi chiamiamo lis clozis. la descrive nei minimi dettagli, marmellate o sciroppi; mettendo A proposito, qui la pera cotta come se fosse ancora davanti a a seccare qualche bel rametto si chiama cloze, termine che in lui. di mirtillo, tanto con i frutti Austria (Klotze) designa l’albero. “La malga di Flop era costitui- che con le foglie si può fare un Quando le pere sono mature, e ta da due stalle (stalons) e da buon tè. In tutte le case c’era lo hanno un colore nero, ma sono una casera, semplici costruzioni sciroppo fatto con le bacche del ancora belle sode, si mettono in con i muri in pietra e i tetti in sambuco, da bere con acqua cal- forno: ne esce tutto il succo e di- scandole. Lo stalon più picco- da nelle forme influenzali. Invece ventano come un frutto candito, lo “alloggiava” una trentina di lo sciroppo fatto con i fiori è si conservano facilmente anche capre, qualche pecora e qualche ☛ 80 •

☞ giovenca, quello più grande circa 25 mucche; all’interno c’era un soppalco con i giacigli dei pasto- ri, che dormivano quindi sopra le mucche. Il pajon, il materasso fatto di scus, le brattee sec- che delle pannocchie di mais, i pastori dovevano portarselo da casa. La casera era di piccole dimensioni: nella stanza prin- cipale c’era il focolare con la musse, il sostegno girevole per la cjalderie in cui si scalda il latte per fare il formaggio; lì accanto due giacigli sovrapposti per il Pieri e Zef Ors. Foto famiglia Gardel dai Gjalòz. malgaro ed eventuali familiari o ospiti, soprattutto alpinisti. Sulla sinistra c’era il celâr, un locale soprattutto all’inizio della monti- richiedeva complessivamente tre seminterrato e quindi fresco per cazione, ai primi di giugno, sono ore di lavoro – dopo la mungitu- conservare i formaggi. Le ricotte insaziabili. Spinte dalla gola face- ra del mattino venivano spinte venivano invece poste ad affumi- vano continue scorribande verso verso l’alto dove si arrangiavano care sopra il focolare. La malga il basso, e andavano a depredare a cercare le erbe e i fiori di loro di Flop era molto misera rispetto i campi di fagioli delle case dei maggiore gradimento; ma questo ad altre del comune di Moggio Nanghez e ti lascio immaginare non facilitava affatto il pastore, come Aips e Lanza, e difficilmen- come si arrabbiavano i depredati. perché le capre non rientravano te e scomodamente raggiungibi- I pastori più giovani dovevano da sole alla casera per l’ora della le”. correre più veloci delle capre e mungitura serale. Le capre sono Il proprietario era il vecchio Gio- bloccarle al passaggio del recin- animali che cercano sempre il vanni Gardel detto Ors, aiutato to, la stangjade. Insomma, con chiaro e non tornano più indietro dai due fratelli Pietro e Zef, an- le capre era guerra continua”. nell’ombra, hanno bisogno di un che loro ormai avanti negli anni. Le giovenche venivano manda- richiamo o di essere accompa- Nei tempi migliori avevano avuto te nei pascoli della zona alta, gnate, così il pastore doveva fare più di trenta mucche da latte e mentre alle mucche da latte era qualche chilometro in salita per 25 giovenche che provenivano riservato il pascolo migliore, cioè recuperare la capobranco con da tutta la Val Aupa fino ai Saps. il cjampeit, che veniva rigida- del sale o della semola. Mossasi Corrado ricorda invece solo 25 mente razionato. “All’epoca non lei, tutto il trop, il gregge, le va mucche da latte e una trentina esistevano recinzioni elettriche dietro”. di capre da latte (insieme al bec, – racconta ancora Corrado – e il caprone), nonché un piccolo il compito dei pastori era ab- Batude e taçùn gregge di pecore tenuto allo bastanza impegnativo perché si Man mano che si inoltra nelle stato brado. trattava di controllare le mucche esperienze del passato, vedo che al pascolo concedendo loro di Corrado le rivive con tale intensi- Corri con le capre avanzare sull’erba nuova per tà che il suo sguardo si è strania- Mentre le pecore badavano a se non più di due metri al giorno... to e il suo racconto è diventato stesse, le capre davano molto filo pena qualche rimprovero con il quasi una dettatura: “La vita dei da torcere ai giovani pastori. “Le bastone! Le capre da latte, che ragazzini-pastori era veramen- capre – continua Corrado – sono venivano munte come le muc- te molto difficile in una malga tra gli animali più dispettosi e, che due volte al giorno – il che come Flop, lontana dalla strada • 81

e anche da quel po’ di vita civile scarpets e il pajon. che c’era in quei tempi al paese. “Immaginati il trasferimento con Dovevamo imparare a mangiare 30 vacche, 30 capre, due maiali, e a dormire in modo del tutto qualche gallina e il gatto! nuovo. Dormire nel soppalco Dopo un giorno di assestamento sopra le mucche non era per (le mucche giovani dovevano niente facile, soprattutto nelle trovare un loro posto, perché prime giornate di monticazione, quelle più vecchie lo avevano già quando le “scaramucce” tra gli dagli anni precedenti) noi pastori animali che non si conoscevano cominciavamo a prendere visione tra di loro non permettevano e misura del nuovo habitat. La di prendere sonno. Quanto ai casera era più piccola, uno degli pasti quotidiani, la colazione stalloni era discreto, l’altro era consisteva di latte e caffè di più una loggia che una vera e cicoria. A pranzo c’era polenta propria stalla. Il primo problema, In malga Flop nei primi anni Sessan- ta. Foto famiglia Gardel dai Gjalòz. e taçùn (detto anche scuete come in Flop, era razionare il pa- di sedon), il fiore della ricotta, scolo; al mattino si portavano le che è un alimento gustosissimo mucche verso l’alto, nell’incolto, dopo averne fatta l’abitudine, ma al pomeriggio verso il basso, nel di larice e l’acqua scendeva davvero schifoso nei primi pe- cjampeit, per i soliti due metri sempre abbondante. Ma verso la riodi; a cena, minestra di ortiche al giorno. Anche l’acqua costi- Val Aupa c’era solo una piccolis- con un pugnetto di riso oppure tuiva lassù un grande problema: sima sorgente sotto il cjampeit minestra di farinuç con un po’ l’unica fonte diretta era quella (anche quella con un piccolo di pasta. Niente fagioli, ma solo che si formava sulla sella dopo sbarramento in legno) e noi erbe e qualche patata. Da bere i temporali e durava al massimo piccoli pastori dovevamo attin- c’erano la batude, il liquido 3 giorni. Quando al mattino le gere l’acqua da lì con i secchi e che resta nella zangola dopo la mucche avevano sete, le portava- portarla con il buinç fino all’aip produzione del burro, e il sîr, il mo al Plan dai Lavaçârs verso della casera… e doveva essere siero, residuo della produzione Paularo, dove c’era un abbeve- sufficiente per tutti, uomini e del formaggio, ma di quest’ultimo ratoio bellissimo fatto di tronchi bestie!” ☛ non tanto, perché serviva per i maiali!”.

La transumanza Era festa grande il giorno di San Pietro quando si mangiava po- lente cuinçade: fette di polenta alternate a formaggio e ricotta affumicata e grattugiata, condite con ont, cioè burro cotto. Questo era il preludio alla transuman- za verso la malga superiore del Foran da la Gjaline, a 1500 metri, che avveniva qualche giorno dopo, con l’aiuto dei genitori dei pastori per il trasporto delle pochissime cose personali tra cui una giacchetta, due paia di Foran da la Gjaline, primi anni Sessanta. Foto famiglia Gardel dai Gjalòz. 82 •

la grandine scardinassero il tetto di scandole e ci piovesse addosso nei nostri giacigli sul soppalco. Ricordo che un anno il 24 luglio sono caduti 25 cm di neve; è stato un disastro, perché non avevamo immagazzinato scor- te di fieno, e per tre giorni c’è stato un muggire disperato degli animali che non avevano nulla da mangiare. Le donne della vallata ne hanno portato su un po’ a spalla ma non bastava, e i poveri animali erano disperati”. Foran da la Gjaline, primi anni Sessanta; sullo sfondo si nota la Sfinge. Foto famiglia Gardel dai Gjalòz. Rivâ in Flop Dopo il colloquio con Corrado, ogni volta che percorro il sentie- ☞ Il cielo della Carnia po) dove c’era acqua abbondante ro che porta al Rifugio Grauzaria “Ma lassù era bellissimo – con- ed erba fresca, con le capre che e al Foran da la Gjaline posso tinua Corrado – immaginati la si inoltravano verso il Palon del ricostruire la vita di un tempo, e meraviglia di avere un orizzonte Mestri e il Sernio. Andavano a ogni mio passo assume un nuovo tanto più vasto, di sentire le brucare stelle alpine fin oltre la significato. A Flop, anzi in Flop, campane di Dierico e di Paularo forca Nuviernulis, a 1800 metri. ci si arriva in meno di mezz’ora suonare a tutte le ore, e soprat- Immagina quanta paura e quanto dalle case dei Nanghez, a 750 tutto a mezzogiorno, il che signi- pianto nei primi tempi per noi metri di quota. Nel bosco di faggi ficava per noi che era finalmente piccoli pastori quando, verso per un breve tratto il sentiero arrivata la pausa per mangiare. l’imbrunire, dovevamo andare conserva ancora le sue sembian- Era bellissimo sconfinare verso così lontano a recuperare quelle ze primitive di larga mulattiera Paularo e la Carnia portando le diaboliche bestie. Ma con il tra- lastricata. Il cjampeit nei primi mucche al pascolo di Casera del scorrere del tempo si cominciava anni Settanta è stato rimboschito Mestri (già dismessa a quel tem- a prendere possesso del terri- con pino silvestre, un’essenza torio e a conoscere la mont di arborea del tutto fuori luogo Flop, la località detta Campagne qui, e oggi è difficile decifrarne perché era il pascolo più vasto, l’estensione. I resti delle costru- la strada della Stangjade, detta zioni della malga sono semi- così dalla staccionata che la pro- sepolti sotto la fitta vegetazione teggeva dal ghiaione che scende spontanea; solo l’abbeveratoio, il verso il Cuel Forcjet e l’odierno laip, ancora resiste. Ma è secco, Rifugio Grauzaria. Da questa par- perché l’acqua veniva presa nel te si andava pure a raccogliere rio 200 metri più sopra con delle l’argilla per stuccare e mantenere grondaie di legno, che già all’epo- impermeabile la vasca d’acqua ca ogni temporale asportava e sotto il cjampeit. i pastori dovevano immediata- Restavamo lassù circa 40 giorni, mente risistemare. Nella piccola quindi fino al 10 agosto, e poi conca di Flop, solo la Sfinge è ritornavamo a Flop; capitava Il Monte Sernio dalla Foran da la rimasta uguale. Gjaline. spesso che i temporali più forti e • 83

Alessandro Simonetti Giuseppe Vanone

Stùis, stuéts, menàus e çatârs... Quando i torrenti ed i fiumi erano le vie di esbosco dalla montagna friulana

Schema di esbosco per avvallamento lungo martôrs. Da Foreste, uomo, economia nel Friuli VG, Museo friulano di Storia naturale, Regione Autonoma Friuli VG, 1986.

La necessità di esboscare il canizzazione motorizzata che si legname ha sempre stimolato la basa sulla viabilità forestale. ricerca di soluzioni tecniche nuo- ve con una evoluzione continua Le fasi del lavoro di metodi e tecniche. in bosco ai tempi I primi trasporti del legname del seòn erano probabilmente a soma o Prima dell’avvento di a traino animale, più tardi si è motoseghe, verricelli, passati agli avvallamenti, prima trattori e altri mezzi a naturali e poi lungo condotti motore, gli alberi desti- Lartificiali, ed alla fluitazione lungo nati al taglio venivano torrenti e fiumi. abbattuti utilizzando il Quest’ultima venne praticata per segone (seòn) azionato secoli: l’acqua era una risorsa da due boscaioli (fra- gratuita e abbondante in quasi tadôrs) (guai se i loro tutte le valli montane fino agli movimenti non era- inizi del secolo scorso. no ben coordinati!). In seguito trovò un forte sviluppo Seguiva la sramatura la tecnica delle teleferiche e si (dispedâ) ed il giunse, infine, alla attuale mec- taglio dei monconi ☛ 84 •

☞ (fâ il grop), operazione effettua- ta con l’accetta (manàrie), la sezionatura a segone e la scor- tecciatura. Per le successive fasi di avvallamento (bignadure) si rendeva necessario l’arrotonda- mento delle testate dei tronchi (fâ la giòe) con precisi colpi di accetta. Quando il lotto boschivo era pronto si procedeva, con l’ausilio di zappini (sapìns), al concen- tramento dei tronchi lungo i versanti, utilizzando gli impluvi naturali (martôrs). In loro assen- za o in altri casi ove la morfolo- gia lo richiedeva, la discesa dei tronchi fino ai torrenti avveniva lungo canaloni artificiali fatti con tronchi d’albero (lìssis) che, in alcuni casi, raggiungevano la lun- ghezza anche di alcuni chilome- tri, come ad esempio nelle tratte Lanza-Ramaz a Paularo o lungo il Rio Orteglas di Treppo Carnico. Queste operazioni di avvallamen- to ed esbosco venivano svolte da Stua sul Lumiei. Disegno di Antonio Pontini del 2 settembre 1888. Da Ventura G. (a cura di), Statuti e legislazione veneta della Carnia e del Canale del Ferro squadre specializzate di bosca- (sec. XIV-XVIII), Deputazione di Storia patria per il Friuli, Udine, 1998. ioli (menàus) con l’ausilio di sapìns.

La fluitazione: stùis e vazione di quanto avveniva in stre zone potrebbe essere stato menàus…. natura con il trascinamento dei introdotto da parte dei nostri bo- Alle fasi di concentramento ed tronchi ad opera di torrenti e fiu- scaioli e menaus che lavoravano ammassamento dei tronchi lungo mi, si era sviluppata ed affinata per lunghi periodi all’estero. i torrenti ed i fiumi seguiva, nel la tecnica del trasporto del legna- Le chiuse erano degli sbarramen- periodo primaverile, la menade, me per fluitazione controllata. Si ti trasversali al corso d’acqua, ossia la messa in acqua del le- è passati, così, nei territori alpini simili alle attuali briglie, ma gname, l’accompagnamento dello e prealpini della nostra regione, muniti di un grosso portellone stesso lungo l’alveo, ed il relati- alla realizzazione di complesse centrale. A monte si formava un vo recupero presso le segherie strutture quali le chiuse (stùe e invaso idrico che poteva avere la (sièis) poste lungo i fiumi o altri stuèt) che consentivano una vera capienza di alcune decine di mi- punti di raccolta (puarts). e propria gestione della forza gliaia di metri cubi: un sistema di La forte accidentalità, e le esigue idraulica dei torrenti. rapida apertura della chiusa dava portate di buona parte dei tor- La parola friulana stùe può avere la possibilità di provocare consi- renti montani, non consentivano origine dal sostantivo tedesco stenti ondate di piena idonee al sempre la fluitazione naturale. Stau: sbarramento, diga. Se così trascinamento a valle dei tronchi Dalla semplice iniziale osser- fosse, l’uso delle chiuse nelle no- precedentemente raccolti lungo • 85

l’alveo dalle squadre di boscaioli. a treppiede servivano al fissag- subire una prima lavorazione per Per ondate successive e con una gio orizzontale di alcune file di proseguire, raccolto in zattere costante azione di disincaglia- stanghe (scalons) contro le quali (çatis), lungo i maggiori fiumi, mento dei tronchi che si ferma- il legname fluitato deviava e si quali il Fella ed il Tagliamento, vano lungo il tragitto, il legname, arenava. Con l’aiuto di sapìns e fino ai centri di vendita e lavora- o almeno buona parte di quello anghîrs i tronchi venivano spinti zione: Venzone, , Pinzano, avviato, veniva accompagnato verso la parte terminale delle , Venezia, Senigallia, ecc. fuori dalle strette valli montane. linea di presa. Per uno specifico obbligo impo- L’uso delle chiuse per la fluita- sto dalla Legge del Regno d’Italia zione del legname era un’attività …. puarts, çatis e cidais datata 20 marzo 1865, “... dal strettamente legata ai ritmi sta- Il recupero del legname avveniva punto in cui i fiumi e torrenti gionali, con la massima operati- direttamente in segherie (sieis) cominciano ad essere navigabili, vità in primavera ed in autunno, poste nel fondovalle lungo il cor- i legnami devono venire annodati in corrispondenza dei periodi di so d’acqua oppure più frequen- e disposti in zattere”. Il legna- maggiore abbondanza di acqua. temente nei “porti” (puarts) me ed il tavolame delle zattere, Nei pressi dei centri di raccolta, situati in prossimità degli abitati opportunamente forato in testa ove il corso del torrente o del a valle: e con trivelle (foradòriis) era fiume si allargava, il problema sul Tagliamento, Baûs di tenuto assieme da chiodature di del recupero del legname sparso sul Degano, Cedarchis di Arta legno e legature in fibra vegetale veniva risolto con la costruzione sul But, sul Fella, Portis (tuàrtis). Le zattere erano co- di una linea di cavalletti (cava- di Venzone, Ospedaletto, Osoppo stituite da circa 20 metri cubi di lèts) disposti diagonalmente al sul Tagliamento, ecc. legname, potevano raggiungere flusso delle acque. Tali cavalletti In questi porti il legname poteva i 15 metri di lunghezza, quattro di larghezza e più di un metro di spessore. Nei tratti più a monte dei torren- ti, dove erano più soggette agli Il toponimo Puart urti e fruivano ancora dell’ener- gia trascinante data dall’apertura lungo il Tagliamento delle chiuse, le zattere venivano guidate da tre-cinque uomini I toponimi sono una forma di reperto storico e, lungo il Tagliamento, (maistri e cidais). Più a valle, non mancano quelli che ricordano la fluitazione del legname. A dove per le maggiori portate e Ospedaletto Il Puart si trova vicino all'attuale presa del Canale Ledra- le minori accidentalità dei corsi Tagliamento; è stato utilizzato fino agli inizi del Novecento. Nelle carte d’acqua diventavano più governa- è detto Porto di Sopra per distinguerlo da un altro che si trovava più a bili, erano sufficienti due uomini. valle e che era identificato, ovviamente, come Porto di Sotto. Un dato, anche se recente e pro- A Osoppo Il Puart dal Cjarantan si trovava a nord del Forte, in babilmente approssimato per di- corrispondenza dell'omonima collina. fetto, può dare un’idea del volume Nel comune di San Daniele sono ricordati tre Puarts, due nel pressi di traffico di fluitazione esistente del Cimano e uno sotto Albazzana. Più a sud un Puart sul Tagliamento fino a circa un secolo fa: nel 1902 anche a S. Odorico/San Durì. vengono fluitate sul Tagliamento Una conferma di alcuni dei porti sopra ricordati viene da un documento fino a Latisana 12.000 tonnellate del 1746: Sig. Valentin Buzo detto Coser di Ponteba consegna di legname. Il Tagliamento fu una legname ai nobili Colloredo. Il legname verrà condotto con zatte al importantissima, anche se disa- Porto di Osoppo, al Porto di Villa di , al Porto di Ospedaletto gevole e pericolosa, via di colle- (ASU Perusini 757.3). gamento ed era continuamente percorso da zattere che talvolta ☛ 86 •

☞ trasportavano anche persone e merci. La Carnia ed il Canal del Ferro con il loro legname erano così più accessibili e quindi più vicine a Venezia di molte località delle Prealpi.

Ingegneria e ingegnosità da fare invidia La presa del Canale Ledra-Tagliamento a Ospedaletto di Gemona. Qui si Le chiuse di solito erano co- trovava un puart dal legnam. struite in legname e pietrame presenti in loco. La necessità di usufruire del legname del posto grandi opere permanenti (stu- imposti dall’uso quasi esclusivo ha portato in zona all’utilizzo is), come le chiuse di Moggio del legno quale materiale co- prevalente degli abeti, del pino Udinese, di Malborghetto e di struttivo e dalla disponibilità di nero e del larice per il corpo Paularo, che potevano raggiunge- attrezzature manuali estrema- dell’opera, del faggio, del pino re i quaranta metri di larghezza mente semplici (trivelle, accette, nero e del maggiociondolo per ed i dodici metri di altezza, alle scalpelli). i particolari costruttivi minori e chiuse più piccole (stuèts), alte Solitamente, in prossimità delle per le chiodature. pochi metri, che venivano costru- chiuse si rilevano ancora i segni Le dimensioni variavano dalle ite nel tratto superiore del rio di altre infrastrutture – sentie- con funzione ausiliaria alla chiusa ristiche di accesso, ripiani ove principale posta a valle. erano ubicati i ricoveri per gli Molte volte le chiuse a fine addetti – che testimoniano l’im- utilizzo venivano completamente portanza di tali opere, l’utilizzo smantellate con il totale recupe- continuato nel tempo e il grande ro del legname quale legna da coinvolgimento di manodopera. brucio; in alcuni casi, però, le stesse vennero abbandonate ed Norme e consuetudini i loro resti sono ancora visibili specifiche anche se profondamente segnati I ritmi di funzionamento del- dalla periodica azione distruttrice le chiuse ubicate lungo un rio delle piene. dovevano essere opportunamente Pur nell’usura del tempo sono coordinati e resi pubblici vista ancora ben individuabili i parti- l’azione dirompente delle ondate colari costruttivi che permettono di piena artificiali e considerata di apprezzare la perizia e l’alta l’alta presenza di persone, manu- “ingegneria” dei meccanismi ope- fatti ed attività produttive lungo rativi. Le chiodature e gli incastri le aste torrentizie. Soprattutto le tra i tronchi costitutivi il corpo artificiose ondate dovute all’uso della chiusa, ma soprattutto i delle chiuse e l’azione distruttiva meccanismi di apertura a scatto dei tronchi e delle zattere duran- del portellone evidenziano una te le piene dei fiumi montànis( ) continua ricerca finalizzata alla erano fonte di continue lamente- massima funzionalità e sicurezza le per il danneggiamento di pon- degli operatori, vista la variabilità ti, argini, roste, opere di presa I çatârs al lavoro in un disegno di Renzo Tubaro per lo Strolic furlan del e l’imponenza delle forze in gio- delle rogge. Oltre ai manufatti 1956. co. Quanto sopra nei forti limiti c’era anche il rischio di mettere • 87

a repentaglio la vita delle perso- di boscaioli e gli eventuali danni ne che, molto più di ora, neces- dovevano essere prontamente sitavano di lavorare lungo i corsi riparati. d’acqua. Il legname prima della partenza L’attività delle chiuse era comun- doveva essere marchiato (mar- que soggetta a licenza d’eserci- telât prin di inagâlu) in modo zio, prima con convenzioni locali da evitare sottrazioni od aggiunte e successivamente con specifici durante il tragitto, confusione tra riferimenti legislativi. Sappiamo i diversi lotti in caso di eventi di che agli inizi dell’Ottocento era piena o in caso di “incroci” tra necessario acquisire un vero e diverse partite. proprio permesso per esercitare Per quanto riguarda l’utilizzo del- il trasporto del legname sfuso o le chiuse, nei contratti di vendita in zattere. dei lotti boschivi di solito veniva Per mezzo di annunci nel corso indicata la presenza di chiuse o delle funzioni religiose e più tardi stuèts e l’eventuale loro possi- tramite avvisi affissi nei locali bile utilizzo. Inoltre, numerosi pubblici, dovevano venire avver- sono i documenti d’archivio che tite le genti del posto. L’Arboit, riportano la consuetudine di far nelle sue “Memorie della Carnia” pagare un pedaggio per l’utilizzo In basso a sinistra si notano delle (1871), riportava: “Per evitare della chiusa che poteva essere di zattere che scendono lungo il Tagliamento in corrispondenza di qualche disgrazia si costuma di proprietà pubblica o privata. Ospedaletto. Da Liruti G. G., Notizie far pervenire dall’altare a tutti di Gemona antica città nel Friuli, i valligiani del dì e dell’ora che Ciò che resta Venezia, 1771. si hanno a togliere le dighe, ma L’apertura della ferrovia Pon- non sempre vi si riesce”. tebbana (1879), avvenuta pochi Un Regolamento datato 1810 anni dopo l’annessione del Friuli montagna friulana. Il legname prevede che tutte le opere di all’Italia, rivoluzionò l’economia proveniente per via ferrata dalla presa d’acqua e gli altri manufatti forestale della nostra regione e montagna austriaca, con versanti dovevano essere opportunamen- segnò l’avvio di una profonda cri- molto più dolci e con boschi di te protetti e vigilati durante le si del sistema economico-sociale abete rosso spesso puri, poteva fluitazioni da un congruo numero legato al settore boschivo della fare concorrenza a quello friu- ☛

Sono duecento le zattere che discendono...

Il legname da fabbrica e da fuoco costituisce sono nel distretto [di Gemona] i negozian- un commercio per la maggior parte di tran- ti di esso. Il legname da fuoco che consiste sito venendo condotto in zattere per il Ta- nelle borre di faggio, crebbe in questi ultimi gliamento dai boschi del Canale del Ferro e tempi eccessivamente il prezzo, per cui il della Carnia. Sono per ordinario duecento le suo commercio è assai proficuo e viene fatto zattere che discendono in un anno, toccan- anche in Venzone per il torrente Venzonassa do i porti di Ospedaletto e di Osoppo dove (Barozzi N., Gemona e il suo distretto, Vene- pagano una piccola tassa di posteggio. Sette zia, 1859). 88 •

☞ lano che, invece, era per lo più no sono oggi una importante Fi l a f e r r o G., 1950, Vita da bo- utilizzato su versanti ripidi, in testimonianza dell’attività, ormai sco, “Sot la Nape”, II (6), Udine. zone spesso impervie, avvallato scomparsa, dei boscaioli di un Ge r u s s i L., 1938, Descrizione e fluitato con fatiche e pericoli e tempo che, con strumenti di di une zate, “Ce fastu?”, XIV, quindi con costi più elevati. lavoro assolutamente semplici, Udine. L’utilizzo diffuso delle chiuse ma con una continua ricerca Ma r t i n i s A., 1986, Le utilizza- per la fluitazione nella montagna di soluzioni ingegnose e con la zioni boschive nel passato, in friulana proseguì fino a circa un straordinaria capacità di adat- Foreste, uomo, economia nel secolo fa e l’esbosco via acqua tamento, riuscivano a gestire il Friuli Venezia Giulia. Museo venne sostituito, ove possibile, non sempre “amico” territorio friulano di storia naturale - Re- dall’esbosco su carri o, nelle zone montano. gione autonoma Friuli-Venezia più scomode, dall’esbosco per Giulia, Direzione regionale delle via aerea con la realizzazione di foreste. impianti di teleferica. Bibliografia Sc r e m N., 1990, Il trasporto del Lo sviluppo della meccanizzazio- AA.VV., 1980, La Carnia di An- legname dei tempi andati nel- ne motorizzata delle utilizzazioni tonelli, Centro editoriale italiano, la Valle d’Incaroio. Strutture boschive, la costruzione di una Trieste. ed attrezzi per la fluitazione, rete di strade e l’evoluzione Fa bb r o n i Gr i l l o V., 1977, La stue Udine. dell’economia montana degli di Ramaz, “Ce fastu?”, LIII, Si m o n e t t i A., 1993, L’antica ultimi decenni hanno mutato Udine. tecnica della fluitazione del completamente i sistemi di uti- Fe r u g l i o E., 1923, Il disbo- legname mediante l’utilizzo di lizzazione forestale trasforman- scamento e il trasporto del chiuse. - Le “stùis di Tralbe” do radicalmente le modalità di legname in Friuli. Note antro- a Moggio Udinese, Comunità lavoro in bosco. pogeografiche, “In Alto”, Rivista Montana Canal del Ferro - Val I pochi resti delle chiuse ancora della Società Alpina Friulana, Canale, Pontebba. presenti nel territorio monta- XXXIV.

La chiesetta di San Jacum di Albazzana, presso Villanova di S. Daniele, in splendida posizione sopra il Tagliamento. Nella zona sottostante vi era un puart dal legnam. • 89

Gianfranco ELLERO

Risaie e marcite: un blec di Lombardie a Frofean . . . quando alzarsi presto non era per i proprietari friulani

La strada che dall’unica piazza del paese si dirige verso est, nel friulano locale strade dal simi- teri, oggi è ufficialmente denominata “Via delle Mondine”, e per i rari visitatori del villaggio è questo l’unico ricordo storico della risicoltura a Fraforeano. Le donne che a centinaia percorrevano quella strada, adoperata come “armentarezza” fin dai se- coli del basso Medio Evo, ben meritavano un monumento toponomastico, ma ormai pochi sanno il significato della parola “mondina” (a meno che non abbiano visto il film “Riso amaro” con Silvana Mangano e Vittorio Gassman) e, nella migliore delle ipotesi, quei pochi penseranno che se a Fra- foreano c’erano le mondine, dovevano esserci anche le risaie: “Elementare, Watson”. Già questo dato potrebbe essere titolo di nobiltà per l’agricoltura di Fraforeano, ma prima di inoltrarci nelle vicende della coltivazione del riso, conviene dare uno sguardo alla tenuta erede diretta dell’omonimo feudo, e alla sua struttura. Delimitata dalla roggia Barbariga a ovest e dal Cragno a est, che convogliano l’acqua del Varmo, era chiusa a sud dallo Spinedo: la prima e il terzo erano tributari del Tagliamento, il secondo dello Stella. ☛ 90 •

☞ Novecento ettari Come proprietà unita (circa 912 agricoltura: una pila di riso nel Fra i tre corsi d’acqua rimaneva- ettari) la si trova accennata fino mulino mosso dall’acqua della no poco più di novecento ettari, intorno al 1300 per una inve- Barbariga, rilevata dal Catasto percorsi a loro volta da rii e stitura del Patriarca di napoleonico del 1810, e una canali. nei conti di Varmo, dalla quale filatura di seta. L’abitato, raccolto intorno al famiglia, per varie vicende, passò palazzo padronale e alla chiesa successivamente nelle Casate Un lombardo dà il cattivo parrocchiale, rimaneva addossato nobili Veneziane dei Barbarigo, esempio ai furlani alla Barbariga e al Tagliamento, Badoer, Molin, Calbo-Grotta e Il secondo riformatore fu, a par- dalle cui acque di piena doveva altri”. tire dal 1876, Carlo Ferrari, che difendersi con opportune argi- prosciugò il suolo dalle paludi, e nature, che poco potevano però Nel Settecento arriva il riso con ammirevole progetto di inge- contro le piene eccezionali. “La “Lasciò larga traccia di sé nel gneria idraulica creò le marcite Nmontana del Tagliamento – scris- Tenimento Antonio Gaspari, il alla lombarda e rilanciò, amplian- se don Domenico Toso nel libro quale, come fittanziere dei Calbo- dola, la coltivazione del riso. parrocchiale – sormontò il terzo Grotta, introdusse nel 1750 in gradino della scala di questa Fraforeano, e primo in Friuli, la canonica. coltivazione del riso. Marcita = Chiamasi prato L’anno 1823 (…) sorpassò il Divenuta la sua famiglia marcitoio o prato a mar- quarto gradino, sormontando il proprietaria, vi si dedicò con cita quel prato sul quale piano del Forno”. buon indirizzo Pier Luigi Gaspari, continuamente dalla fine di L’immensa tenuta di quasi tremi- e poi Gaspare Luigi Gaspari, settembre sino al principio la campi friulani, composta anche che vi iniziò la coltivazione del di marzo striscia dolcemente da terreni situati sulla sponda gelso sulle tradizioni dell’illustre una proporzionata quantità destra del Tagliamento, deno- Bottari. di acqua la quale, bastando minati Cascina Fenice e Isola A questa, altro Antonio Gaspari, con il proprio moto ad im- di , rimase intatta dal verso la metà del secolo scorso pedire l’azione del gelo, fa sì 1300 al 1938, quando fu divisa, [leggasi metà dell’Ottocento] unì che l’erba cresca rigogliosa in ma senza soluzione di continuità l’industria della filatura della mezzo anche ai più rigorosi territoriale, fra il conte Manuel seta”. freddi della vernata (Do m e - de Asarta e sua nipote Costanza Poi anche i Gaspari si estinsero e n i c o Be r r a , Delle marcite, maritata Kechler. la tenuta si impaludò per larghi Milano, 1811). Non era frequente incontrare tratti. in Friuli un “tenimento” di tali La vedova dell’ultimo Gaspari, dimensioni, che tuttavia non fu, Angela Tomadoni, cedette la Si dedicò poi alla sperimentazio- come vedremo, un latifondo nel proprietà dello stabile (case, ne: coltivò più tipi di barbabie- senso che il termine assunse nel acque e terre, compreso il diritto tola e, al fine di verificare quale Mezzogiorno d’Italia: fu, anzi, una di giuspatronato sul parroco) a concime risultasse più produtti- tenuta modello e d’avanguardia Charles Louis Herpin di Parigi vo, alimentò due terreni conti- a partire dalla seconda metà del nel 1871 e questi, a sua volta, a gui con guano del Perù e con il Settecento. tre lombardi, Ferrari, Granata e “pregievole stallatico proveniente Scrisse Alfredo Pozzolo su “Italia Vigorelli nel 1876. dalla caserma di cavalleria di agricola” nel 1925: “Fraforeano I Gaspari furono, quindi, i primi Udine” (la competizione fu vinta costituisce una grande unità riformatori di Fraforeano, così dal guano). culturale che, per le sue peculia- definibili per le innovazioni L’esemplare conduzione rità caratteristiche, deve essere colturali che vi introdussero dell’azienda riscosse il plauso considerata a parte nel quadro e per le industrie che posero dell’Associazione Agraria Friu- dell’economia friulana. al servizio della nuova lana, che sul “Bullettino” del 30 • 91

giugno 1879 così scrisse: sempre di buon grado, fornisce la prima volta in atti ufficiali da “Fra i proprietari più intelligenti agli altri proprietari preziose Giandomenico Ciconi nel 1844: e benemeriti dell’agricoltura notizie e schiarimenti intorno “Colui che nacque da prepuzio si distingue in Friuli il sig. al suo operato, accetta giovani inciso Carlo Ferrari. Nello stabile di volonterosi come allievi presso la Qui giace assai lontan dal Fraforeano, ove egli, da alcuni sua amministrazione e favorisce Paradiso. anni, venne a dimorare, ricco di le istituzioni di insegnamento e Presso la tomba un gelso orsù soda coltura, di lunga esperienza di ricerche agrarie”. piantate, acquistata nel Novarese e in Carlo Ferrari era, dunque, un Arda la torba e cuoca le patate: Lombardia, bene fornito di benemerito imprenditore agrico- Assista alla funzion tacito intento capitali e di energica attività, lo, illuminato e illuminante, ma Poi sul fuoco vi piscj il vennero introdotte sotto la sua fu trattato come Antonio Zanon, Parlamento”. direzione grandi innovazioni e quando, un secolo innanzi aveva miglioramenti… detto ai friulani di scaldarsi con Anche in vita non ebbe molto Lo stabile di Fraforeano è una la torba, di seminare e mangiare seguito lo Zanon, se si fa ecce- scuola di migliorie agricole patate, di piantare gelsi e alleva- zione per il conte Fabio Asquini sotto ogni riguardo e in special re bachi da seta. di Fagagna, come è risaputo. modo per le generose premure Lo Zanon finì deriso in morte con Qualcosa di simile stava acca- del sig. Ferrari, il quale, un lurido epigramma, citato per dendo a Carlo Ferrari, che susci- ☛

Il paese di Fraforeano visto da sud-est nel 1978. Sullo sfondo il parco de Asarta. 92 •

Lo stabile di Fraforeano su una carta dell'IGM, 1910. Il territorio della grande tenuta apparteneva principalmente al Comune di Ronchis e a più parrocchie. Le parti bordate di rosso furono incluse nella Parrocchia di San Fermo, Rustico e Procolo, ovvero di Fraforeano, nel 1925. Gli appezzamenti tratteggiati a ridosso dello Scolo dell’Infans erano coltivati a risaia.

☞ tava l’invidia di altri proprietari Un proprietario che vi mette ed imparziale che visiti i lavori pigri e ignoranti. terreni che si affittavano a 15, a di Fraforeano, dovrà conclude- Fu difeso autorevolmente da 10, a 5 lire il campo, in condi- re che, nel loro assieme, oltre Gabriele Luigi Pecile, che così si zioni di dare un prodotto brutto a creare una ricchezza che non espresse sul “Bullettino” dell’8 di 200 a 300 lire, viene con- esisteva, hanno avvantaggiato le dicembre 1879: siderato in qualsiasi parte del condizioni igieniche di quel pode- “Un uomo, una famiglia che ac- mondo come un benefattore del re, mediante i lavori di livellazio- quista uno stabile di più migliaia suo paese (…) ne e di scolo (…) di campi (…) e riesce in tre anni I signori Ferrari, che pur fecero Tale miglioramento sarà com- a ridurre 900 campi di terreni tutto questo, incontrarono inve- pleto quando il senso comune abbandonati e di paludi a coltura, ce molestie, contrarietà, perse- trionferà sulle inconcepibili sarebbe dovunque fatta segno di cuzioni (…) opposizioni a sistemare gli scoli ammirazione e di benemerenza. Ora, qualunque uomo intelligente del Cragno e del Fossalon, lavoro • 93

spettatore disinteressato. Non è un fatto comune la storia di una trasformazione così impor- tante (…) Un grande esempio che offrono i Ferrari è quello di dirigere da loro stessi i lavori, alzandosi per tempissimo, e rimanendo in campagna a guidare, per così dire, la mano dei loro contadini. Questa sarà, forse, pei nostri proprietari, la parte più difficile ad imitarsi (…) Le marcite, le stalle, il modo di Le risaie di Fraforeano in una rara fotografia d’archivio. tenere il foraggio, le concimaie, gli attrezzi, l’ordinamento gene- rale, tutto manifesta intelligenza e pratica sicura. E, fra gli attrez- zi, noto come importantissimo, la mietitrice, colla quale si può, nei fondi saldi, mietere anche il riso. Tutti sanno che il momen- to più pericoloso per le risaie è quello in cui si mettono in asciutto per mieterle. Ora, il po- ter fare questa operazione con una macchina che spiccia una quantità di campi in un giorno, sarebbe un soccorso grandissi- mo alla causa delle risaie, che sono tutt’altro che la coltura più desiderabile, ma che pure, nella riduzione dei fondi palustri, offrono una risorsa considerevo- Fraforeano anni Settanta del Novecento. Un mare di colza in fiore ed un filare lissima. di pioppi dove un tempo c’era lo specchio delle risaie e delle marcite con filari Organizzino un pellegrinaggio di gelsi sugli argini (foto Gianfranco Ellero). i proprietari del basso Friuli, a vedere i lavori di Fraforeano (…) Domandino pure dov’erano che gioverebbe non solo a Frafo- imparziale. Vi saranno delle (strano caso) i paludi artificali, reano, ma a una estesissima zona pagine che, di qui a un secolo, creati dagli antecedenti proprie- di territorio (…) faranno probabilmente ai posteri tari per uso di caccia, i quali, per Sarà utilissimo pei miglioramenti l’impressione che faceva a noi la lo meno, dovevavo essere più avvenire se l’impresa dei signori storia degli untori al tempo delle malsani delle risaie. E quelli non Ferrari a Fraforeano, con tutti pesti. erano alterni con le risaie, ma i ricorsi, decisioni, controscene, Non sarò punto dolente se vi si stabili”. dicerie, molestie, saranno raccolti vorrà far cenno anche della parte Di fronte alle petizioni con- da un istoriografo diligente ed che presi io, in un cantuccio, di tro le risaie di Fraforeano, la ☛ 94 •

☞ Prefettura di Udine nominò una Commissione di “uomini rispet- tabilissimi”, che furono invitati a pronunciarsi sulla questione igienica, cioè a stabilire “se quanto si fece laggiù sia un bene o un male”. Della Commissione faceva parte quel grande naturalista che fu Giulio Andrea Pirona, il quale sostenne che la trasformazione di una palude in risaia produce un miglioramento igienico. Alla fine prevalse il buon senso e le risaie poterono continuare a produrre l’apprezzatissimo risone di Fraforeano, che veniva trasportato su carri a due ruote, trainati da una coppia di buoi fino all’immobile attrezzato per la trebbiatura e l’essiccazione, situato fra la parrocchiale e il cimitero.

Il Tenimento di Fraforeano nel 1888. Le marcite e le risaie occupavano i grandi Il conte de Asarta ci mette appezzamenti a sud della strada provinciale. Fra il casale del Belvedere (sorgeva l’elettrico dove oggi si trova la rotonda che immette il traffico direttamente verso Lignano e Bibione, su una strada situata al di fuori degli abitati di Fraforeano e Ronchis) Il terzo riformatore di Fraforea‑ e quello della Grinta (trasformato in un agriturismo) c’era il Risarut. no, che nel 1883 acquistò da

Le mondine al lavoro in una fotografia eseguita fra le due guerre. • 95

Ferrari lo stabile, ormai ridotto all’uso lombardo, fu il conte Vit- torio de Asarta, al quale fu intito- lata la piazza del villaggio (fino a pochi anni fa nota soltanto come “la Plasse”). Il de Asarta aumentò la super- ficie a marcita, fece crescere il numero delle vacche da latte e fondò una latteria dotata di mac- chine elettriche e a vapore per la produzione di burro di scrematri- ce e formaggio magro. Ecco le riforme del de Asarta descritte da Alfredo Pozzolo su “Italia agricola” nel 1925: “Sino dal 1889 vi s’introdusse In questo fabbricato, situato fra la chiesa e il cimitero, c’era l’impianto per l’elettricità nelle sue multiformi la trebbiatura e l’essiccazione del risone quivi conferito su carri a due ruote e più ardite applicazioni; Fra- trainati da coppie di buoi (foto tratta da Alfredo Pozzolo, Il Tenimento di Fraforeano, Piacenza, 1925). Il risone di Fraforeano era molto pregiato e foreano vide, primo al mondo, ricercato in commercio. l’attuazione pratica dell’aratura elettrica; a Fraforeano si svolse- ro, su larga scala, esperienze di coltura con rigorosità di metodo ‘risaie da vicenda’ e quindi si utilizzato soprattutto come e con l’ausilio di un gabinetto differenziano dalle già esistenti insilato per i bovini, mentre la riccamente dotato di materiale nella regione ora scomparse. Il coltura del riso e delle marcite scientifico e diretto da provetti risone di Fraforeano (…) è noto rimase affidata a due toponimi chimici (…) e la fama richiamò per la sua bontà, che lo rende ri- di uso orale (ormai dimenticati, l’attenzione degli agricoltori di cercatissimo dal commercio (…), crediamo, dai pochi fraforeanesi tutta Italia”. le risaie di Fraforeano gareggiano doc ancora viventi nel villaggio): Dopo aver ricordato le devasta- con le migliori del Piemonte e il Risarut e li Marsìtis. zioni della Prima guerra mon- della Lombardia”. Il primo era un piccolo appez- diale e la pronta ricostruzione, I conti de Asarta crearono anche zamento arginato nei pressi scrive che “le colture irrigue, col i gelseti e diffusero l’allevamento del casale della Grinta (oggi conseguente indirizzo zootecnico, del baco da seta. trasformato in un agriturismo), costituiscono la base del teni- che accoglieva l’acqua, troppo mento di Fraforeano. Addio marcite e risaie, ma fredda, della Barbariga e l’ospi- Questo vale per la parte centrale restano due toponimi tava affinchè si riscaldasse prima dell’Azienda, mentre alla perife- La coltura del riso, croce e dell’immissione nelle risaie, ria prosperano varie mezzadrie delizia di Fraforeano, divenne quindi una “caldana”. di tipo friulano, impostate per antieconomica e fu sospesa verso Il secondo, a sud della Grinta, particolari condizioni del terreno. la metà degli anni Trenta del indicava i grandissimi appezza- La rotazione tipo, sussidiaria alle secolo scorso. menti coltivati a marcita, che marcite, è la seguente: 1° anno: Durante il secondo conflitto formavano un unico sistema idri- Risaia; 2° anno: Risaia; 3° anno: mondiale e negli anni della co con le risaie situate ancora Frumento con trifoglio; 4° anno: ricostruzione, furono coltivati più a sud. Trifoglio. il girasole, il ricino, la canapa, Le risaie hanno il carattere di il mais da foraggio (sorghète) 96 •

Dalla Guida generale amministrativa commerciale e corografica di Trieste, il Goriziano, l'Istria, Fiume e la Dalmazia, Luigi Mora editore, Trieste, 1895. Biblioteca ERSA "Luigi Chiozza", Scodovacca. • 97

Pietro ZANDIGIACOMO

I ragnetti nel vigneto triestino Le ripercussioni sugli equilibri biologici naturali causate dal cambiamento delle modalità di difesa fitosanitaria della vite: dalle note dei tecnici regionali del tempo

Vigneto a pergola su un caratteristico “pastino” della riviera triestina a Contovello. 98 •

Impiego di fitofarmaci e infestazioni di tetranichidi La fitoiatria registra negli anni del secondo dopoguerra la rapida affermazione di nuovi fitofarma- ci: i fungicidi ditiocarbammati (es. Zineb), denominati anche “acuprici” (in quanto non conte- nenti rame), e vari insetticidi di sintesi appartenenti a differenti gruppi chimici (es. DDT, Car- baryl); questi prodotti in breve sostituirono rispettivamente i sali Idi rame (es. poltiglia bordolese) Disegno schematico di ragnetto Disegno schematico di ragnetto giallo (lunghezza max 0,4 mm) rosso (lunghezza max 0,4 mm) e gli insetticidi inorganici (es. i composti dell’arsenico) conside- rati superati e poco affidabili. Subito dopo si manifestarono le stato una maggiore longevità e non venne più accreditata. prime diffuse e gravi infestazioni fecondità, dando così luogo a vi- Nell’Italia nord-orientale, a par- di acari tetranichidi, noti come stosi aumenti della densità delle tire dalla metà degli anni Cin- “ragnetti”, soprattutto su vite e loro popolazioni. quanta del secolo scorso, l’allora altre colture arboree. Sulle cause L’eliminazione dei nemici natu- Osservatorio per le Malattie delle di tali eventi si contrapposero rali non avrebbe rappresentato Piante di Trieste fu una delle pri- due diverse teorie: la prima im- “né la sola né la principale causa me istituzioni a doversi occupare putava le pullulazioni soprattutto della pullulazione dei Tetrani- del grave problema dei tetrani- all’eliminazione degli antagonisti chidi in seguito ai trattamenti chidi. Nei vigneti intorno a Trie- naturali di tali fitofagi, mentre la antiparassitari” (Chaboussou ste, infatti, si erano manifestate seconda si basava sulla cosiddet- 1965). Questa teoria in seguito fortissime infestazioni di ragnetto ta “ipotesi trofica”. Fra i sostenitori della prima teo- ria si ricordano Lord (1949), Col- lyer e Kirby (1955, 1959); essi dimostrarono che l’eliminazione degli acari fitoseiidi predatori, per l’azione collaterale negativa di alcuni fungicidi, era una delle cause principali delle pullulazioni dei tetranichidi. Secondo Chaboussou (1965, 1967), Günthart e Vogel (1965) e altri, invece, alcuni fitofarmaci, considerati “acarostimolanti”, sarebbero stati in grado di modi- ficare il biochimismo delle piante, facendo aumentare a livello fogliare, fra l’altro, la disponibilità di aminoacidi; di conseguenza, gli acari fitofagi avrebbero manife- Pergola a Contovello sulla riviera triestina. • 99

Disegno schematico di acaro eriofiide Disegno schematico di acaro titeide Disegno schematico di acaro (di lato) (lunghezza max 0,2 mm) (lunghezza max 0,3 mm) predatore fitoseide (lunghezza max 0,5 mm)

giallo (Eotetranychus carpini sul Verduzzo e sul Riesling e, vigneti del Veneto e del Tren- Oud.), con conseguenti precoci in misura minore, sul Merlot e tino. Si ipotizzò che le pullula- defogliazioni di interi vigneti, Cabernet”. Nel 1955 e nel 1956 zioni potessero essere collegate nonché ritardata e incompleta vennero effettuate prove di lotta alla scomparsa degli antagonisti maturazione dei grappoli (Le- mettendo a confronto prodotti naturali degli acari fitofagi in se- narduzzi 1956, Ambrosi 1959). acaricidi inorganici e organici; guito a reiterati trattamenti in- Il personale dell’Osservatorio si in alcuni casi per il controllo del setticidi e acaricidi; fra i diversi occupò subito dello studio della fitofago fu necessario intervenire predatori dei tetranichidi venne biologia del fitofago e dei possi- più volte nel corso della stagione osservato nuovamente “Typhlo- bili mezzi di lotta. Nel corso di (Ferrari 1957). Sempre il Ferrari dromus vitis Oud.” (Zangheri e rilevamenti, effettuati nell’ambito concluse la sua nota tecnica su Masutti 1962). di prove di lotta con prodotti “Terra friulana” con la seguen- Una decina di anni più tardi fu- acaricidi, venne osservata la te considerazione: “Confidiamo rono messi in evidenza, in vigneti presenza, sulle foglie della vite, che l’esperienza della prossima del Veronese, il ruolo determi- di un acaro predatore fitoseiide stagione possa consentirci, col nante dei fitoseiidi, in particolare (Ambrosi e Lenarduzzi 1959); superare le attuali, seppur lievi, di Kampimodromus aberrans, esso fu identificato dall’acarologo incertezze, di definire un conve- nel controllo degli acari della vite prof. G. Dosse di Stoccarda come niente metodo di lotta contro il e l’influenza negativa degli inset- “Typhlodromus vitis Oud.”, Ragnetto giallo della vite onde ticidi di sintesi e, soprattutto, dei specie ora denominata Kampi- poter combattere con tranquil- ditiocarbammati sulla sopravvi- modromus aberrans Oud. lità questo fitofago che, malau- venza di tali predatori (Ivancich Negli stessi anni il problema guratamente, anche da noi, sta Gambaro 1972 e 1973). Il ritorno “ragnetto giallo” venne rileva- divenendo sempre più motivo di all’impiego dei sali di rame, in to anche in vigneti friulani, in serie preoccupazioni”. sostituzione dei ditiocarbammati particolare in quelli dell’Istituto Agli inizi degli anni Sessanta (in particolare dello Zineb), con- Friulano per gli Orfani di Guer- dello stesso problema si occupa- sentì il ripristino degli equilibri ra di Rubignacco (Cividale del rono studiosi dell’Università di biologici fra acari tetranichidi e Friuli). Il prof. Girolamo Ferrari Padova, in quanto le infestazioni fitoseiidi nei vigneti. osservò: “Le viti più attacca- di ragnetto giallo e di ragnetto Le osservazioni della dott.ssa te furono quelle di Tokai, ma rosso (Panonychus ulmi Koch) Paola Ivancich Gambaro furo- l’infestazione si manifestò anche risultavano molto gravi anche in no pienamente confermate da ☛ 100 •

ove svolgeva la sua attività il già ricordato prof. Dosse. L’acaro no- civo alla vite fu concordemente identificato come Eotetranychus carpini. Poiché la viticoltura rappresen- tava uno dei principali settori dell’agricoltura triestina del tempo e il Prosecco, la prin- cipale varietà locale, risultava particolarmente sensibile all’at- tacco (Ambrosi 1959), nel 1957 furono individuati cinque vigneti rappresentativi di diverse realtà pedo-climatiche ove condurre nell’anno successivo le prime Vigneto familiare a Sagrado. prove sperimentali di lotta. Nel 1958 furono interessate alle sperimentazioni l’azienda Rade- ☞ ulteriori studi: le pullulazioni reperito direttamente dal perso- tic (zona del Lisert, terreno di di tetranichidi, anche ove non nale tecnico dell’Osservatorio” bonifica, vitigni predominanti venivano impiegati insetticidi di (Ambrosi 1962). Malvasia e “Garganega” [forse sintesi, potevano essere imputate Il problema dei danni da ragnet- la cv Vitovska]), l’azienda Zigon all’uso dei soli ditiocarbammati to giallo, osservati a partire dal (Sgonico, terreno “rosso-carsico” che risultavano estremamente 1955, fu affrontato principal- in zona precollinare su altopia- tossici nei confronti dei fitosei- mente dal dott. Mario Ambrosi, no, vitigni Malvasia e Prosecco), idi (Girolami 1981; Duso et al. direttore dell’Osservatorio, e, fino l’azienda Marsetti (S. Maria 1983). al 1961, dal p.a. Remigio Lenar- Maddalena inferiore, terreno duzzi, “addetto alla sperimenta- “arenoso-marnaceo” in zona valli- Acari della vite e loro zione e alle prove di lotta”. Essi va, vitigni vari), l’azienda Debellis predatori nelle note dei si preoccuparono innanzitutto di (S. Maria Maddalena inferiore, tecnici identificare con esattezza l’aca- terreno “arenoso-marnaceo” in Dopo questo rapido excursus ro fitofago, in quanto all’epoca zona valliva, vitigno predominan- su alcuni problemi generali della venivano confuse fra loro due te Prosecco), l’azienda Crevatin vite affrontati in varie sedi, è specie di ragnetti di colore giallo: (S. Michele di Muggia, terreno interessante ritornare alle attività Tetranychus urticae Koch “arenoso-marnaceo” di collina, svolte dal citato Osservatorio per (denominato allora “Tetranychus vitigno Prosecco) (Ambrosi e le Malattie delle Piante di Trieste telarius L.”) ed Eotetranychus Lenarduzzi 1959). (già Centro sperimentale agrario carpini; il primo è legato prin- Nel corso dei rilevamenti Ambro- forestale di Trieste). Negli anni cipalmente a piante erbacee, il si e Lenarduzzi fecero puntuali e Cinquanta e fino al 1961 pres- secondo a piante arboree. I due corrette osservazioni sulla biolo- so l’Osservatorio operò il prof. tecnici si rivolsero quindi a due gia del ragnetto giallo e dei suoi Giuseppe Müller, entomologo importanti istituzioni: il Labo- antagonisti naturali. Essi rilevaro- di fama internazionale; egli, in ratorio di Entomologia agraria no “eccezionalmente ed in nume- qualità di consulente, si occupa- di Milano ove operavano il prof. ro ridotto la presenza di alcuni va di diagnostica, identificando il Minos Martelli e il dott. Pieran- coleotteri o di tripidi, probabili cospicuo “materiale fitopatologico tonio Rota, e l’Istituto per la predatori di acari o di artropodi inviato da enti o privati oppure Difesa delle Piante di Stoccarda, in genere”. Più determinante • 101

apparve, invece, la presenza negli anni successivi. ma i suoi attacchi più visibili del fitoseiide Kampimodromus Nel 1959 il ragnetto giallo, sem- sono localizzati in questa secon- aberrans, che si dimostrò “un pre più diffuso nella “circoscri- da zona. [...] Fortunatamente gli attivo predatore del tetranico in zione” dell’Osservatorio, causò attacchi sono spesso localizzati e ogni stadio vitale di quest’ulti- gravi infestazioni principalmente la diffusione dell’acaro è notevol- mo”. I due tecnici notarono che nelle “zone meridionali della mente ostacolata da condizioni esso rimaneva sulle foglie “anche Provincia di Trieste (Comune ambientali e da predatori” (Am- quando, nel periodo più caldo di di Muggia)” (Ambrosi 1960). In brosi 1961). Fu condotta una luglio, si verificò la scomparsa tale area furono quindi scelti nuova prova di lotta con acari- quasi totale del tetranichide e tre vigneti nelle aziende Flego e cidi sempre a Muggia, in località l’imbrunimento di molte uova esi- Scheriani, rispettivamente nelle Zindis. stenti a quell’epoca sulle foglie. località Zindis e Chiampore, ove Nella relazione sull’attività dia- [...] Il Typhlodromus, in questo condurre le prove. Ancora una gnostica svolta nel 1960, il Müller periodo, non diminuì di numero volta si osservò la presenza sulle riporta un’ulteriore interessante né fu trovato in stato di diapausa foglie di vite dell’acaro predato- notizia; il prof. Erich Titschack ma continuò a rimanere vivo e re “Typhlodromus vitis” che si di Amburgo aveva confermato vitale anche in quasi completa dimostrò “egualmente sensibile la identificazione di un tisanot- assenza del tetranichide”. Inoltre, ai prodotti acaricidi e agli esteri tero “reperito sulle foglie di vite essi osservarono che “questo aca- fosforici come l’Eotetranychus durante le ricerche biologiche ro predatore può nutrirsi tanto carpini” (Ambrosi 1960); nel riguardanti il ragno giallo della di alimenti animali che vegetali, Muggesano furono osservate an- vite. [...] Trattasi di un tripide cosicché, dopo la distruzione de- che “infestazioni lievi” di ragnet- parassita di alcuni insetti e pro- gli acari, esso non abbandona la to rosso (Müller 1960). babile predatore di acari: l’«Ha- vite ma può permanervi vivendo Nel 1960 il ragnetto giallo risulta- plothrips fuliginosus»” (Müller di succhi vegetali”. va presente ovunque “tanto nella 1961). Altre prove di lotta contro il zona rosso-carsica che in quella Anche nel 1961 si notarono “dan- ragnetto giallo furono condotte arenoso-marnacea del Territorio, ni evidenti per attacchi di ragno giallo” soprattutto in vigneti del Carso, ma non furono condot- te prove di lotta. “Nel Carso, per la prima volta quest’anno, sono state riscontrate fortissime infestazioni di ragnetto giallo sulle colture viticole, mentre negli anni precedenti la presenza del tetranichide era stata scar- sa. L’infestazione va senz’altro attribuita alla prolungata siccità” (Ambrosi 1962). Nel 1962 il ragnetto giallo si manifestò a S. Bartolomeo (Muggia) e sul Carso (Rozzol) (Ambrosi, 1963); nel 1963 fece la sua comparsa a “S. Dorligo della Valle, Ospo e S. Bartolo- meo” (Ambrosi 1964). Nel 1965, ancora una volta, ven- Impianto recente a . ne osservata su vite la presenza ☛ 102 •

ciò può essere giustificato dalle difficoltà di diagnosi, che tuttora sussistono. Sulle viti furono rilevati anche acari tideidi, considerati a torto “un nuovo acaro dannoso alla vite”, che sempre il prof. Dosse identificò come Brachytydeus“ caudatus Ant. Dug.”. Essi erano presenti sulla pagina fogliare in- feriore, assieme ai ragnetti gialli, e svernavano in colonie sotto le cortecce accanto a individui di Kampimodromus aberrans (Ambrosi e Lenarduzzi 1959). In- teressante è l’osservazione che “I Vigneti sulla piana di Ternova. due acari (uno predatore di acari e l’altro fitofago) non si arrecano alcuna molestia apparente né in ☞ di ragnetto rosso a “Caresana, Nell’anno successivo venne istato di diapausa invernale, né Stramare e V. Ospo” (Ambrosi condotta un’ulteriore azione allorché le colonie si sciolgono”. 1966); il ragnetto rosso fu rinve- dimostrativa, distribuendo ad Il tideide viene attualmente de- nuto anche nell’anno successivo, oltre 600 aziende un acaricida nominato Orthotydeus caudatus quando la situazione relativa agli larvo-adulticida per combattere il Dugés. acari tetranichidi si fece seria: ragnetto giallo (Ambrosi 1969). “i danni provocati da tali fitofagi Negli anni considerati la vite fu Valenza storica e attuale portano ormai a sensibili ridu- interessata nei dintorni di Trieste delle osservazioni zioni di prodotto e ad imperfetta da un altro acaro fitofago: Colo- Le accurate osservazioni effet- lignificazione dei tralci, conse- merus vitis Pagenst., l’agente tuate dal personale dell’Osserva- guenza diretta di una ridotta dell’erinosi, allora denominato torio per le Malattie delle Piante fotosintesi per il gran numero “Eriophyes vitis Pagenst”. La di Trieste consentono di mettere di foglie attaccate” (Ambrosi, presenza dell’eriofiide, che causa in luce l’evolversi delle infesta- 1967). le caratteristiche galle fogliari, zioni di acari fitofagi sulla vite, Nel 1967, già a partire dal mese venne considerata, nelle relazio- susseguitesi dalla metà degli anni di maggio, le infestazioni di ni dell’Osservatorio, per lo più Cinquanta, e di meglio definire ragnetto giallo apparvero preoc- “media” o “forte”. Le infestazioni il ruolo dei principali antagonisti cupanti in molte località del ter- apparvero particolarmente gravi naturali dei tetranichidi. ritorio di Trieste. L’Osservatorio in alcune annate, come ad esem- Di notevole interesse è il reperi- dovette intervenire organizzando pio durante il 1962; nel mese di mento, effettuato allora, dell’aca- “azioni dimostrative” di lotta che maggio di tale anno furono colpi- ro fitoseiide Kampimodromus interessarono ben 550 aziende. ti soprattutto i vigneti del Carso aberrans; a quanto risulta, Furono impiegati prodotti larvo- (Ambrosi 1963); tuttavia, non questa è la prima segnalazione adulticidi nei mesi di giugno e risulta che siano stati effettuati per l’Italia di tale specie su vite. luglio con buoni risultati; inoltre, trattamenti acaricidi specifici. Inoltre, più volte i ricercatori furono eseguiti molti sopralluoghi Non venne mai fatta menzione dell’Osservatorio sottolinearono in campo e furono distribuite della presenza su vite di un altro l’importanza di questo predato- “circolari esplicative” (Ambrosi eriofiide, Calepitrimerus vitis re quale antagonista degli acari 1968). (Nal.) agente dell’acariosi, ma tetranichidi, anticipando quanto • 103

venne chiaramente dimostrato solo diversi anni dopo. Infatti, Kampimodromus aberrans è uno dei più diffusi e affidabili fi- toseiidi della vite, soprattutto dei vigneti dell’Italia settentrionale, ed è in grado di mantenere sotto permanente controllo biologico gli acari fitofagi (Girolami et al. 1989 e 1992 Zandigiacomo 1992, Zandigiacomo et al. 2005). Inoltre, alcune osservazioni sulla biologia e sul comportamento del fitoseiide effettuate in quel periodo appaiono quanto mai precise e puntualmente riscon- trate in specifici studi successivi; Nuovo impianto a spalliera in una dolina. si ricorda, fra l’altro, la constata- zione che la specie poteva per- sistere sulla vite anche in “quasi ta professionalità dei tecnici dromus aberrans. completa assenza” della preda; dell’Osservatorio che furono in Attualmente il problema delle oggi sappiamo che può sopravvi- grado di contattare utilmente infestazioni di acari fitofagi su vere utilizzando come alimento famosi specialisti nell’identifica- vite appare in netto miglioramen- alternativo, ad esempio, i granuli zione di artropodi, di organizzare to in tutta la regione; ciò si deve di polline che il vento deposita rapidamente opportune prove soprattutto al diffuso impiego sulle foglie. di efficacia di fitofarmaci, di di nuovi fitofarmaci che pre- Il tideide (Orthotydeus cauda- garantire un’ampia divulgazione sentano generalmente limitati o tus) osservato nel Triestino è dei risultati e l’interessamento trascurabili effetti collaterali sulla diffuso in Italia su vite e su altre diretto di numerose aziende agri- sopravvivenza degli antagonisti piante coltivate, in particolare cole rappresentative; tale strate- naturali, in particolare degli acari sull’olivo (Castagnoli 1984, Ca- gia di intervento, su più livelli, è fitoseiidi. Nelle situazioni più stagnoli e Liguori 1985); è noto tuttora considerata fondamentale critiche si può utilmente ricorre- che non causa alcun danno alle quando si verificano nuove situa- re a una tecnica già ampiamen- piante. zioni fitopatologiche. te sperimentata con successo, Va anche sottolineato come i La situazione dell’acarofauna ovvero all’immissione invernale due tecnici abbiano rilevato, rilevata negli anni Cinquanta e di fitoseiidi, svernanti in tralci accanto ai fitoseiidi, la presenza Sessanta del secolo scorso nei di potatura, nei vigneti che sono di altre specie di predatori di vigneti nei dintorni di Trieste privi di tali predatori (Zandi- acari, sebbene in densità conte- appare non troppo dissimile giacomo et al. 2005); già nella nuta (insetti tisanotteri e cole- da quella osservata nel corso successiva stagione vegetativa le otteri); attualmente è noto che di un’indagine condotta nello viti potranno essere validamente anche questi antagonisti naturali stesso territorio a metà degli difese da questi efficaci antagoni- possono concorrere, talora in anni Novanta (Zandigiacomo e sti naturali. modo determinante, al controllo Coiutti 1996); anche allora erano biologico degli acari fitofagi sulle frequenti le infestazioni di tetra- Bibliografia colture (Girolami 1981, Duso et nichidi (ragnetto giallo e ragnet- Am b r o s i 1959 = Ambrosi Mario, al. 1983, Girolami et al. 1989). to rosso) e l’acaro fitoseiide più Il ragno giallo della vite, Ed. Infine, si deve rimarcare l’al- frequente su vite era Kampimo- Rinascita agricola, Trieste, 1959. ☛ 104 •

☞ Am b r o s i e Le n a r d u zz i 1959 = Am- anticrittogamici diversi sulla Trieste durante l’anno 1959, brosi Mario, Lenarduzzi Remigio, sopravvivenza di predatori Tip. Adriatica, Trieste, 1960. Prove di lotta contro l’“acaro fitoseidi introdotti su vite, “Re- Mü l l e r 1961 = Müller Giuseppe. giallo” della vite, “Progresso dia”, 66 (1983), 469-83. Attività diagnostica nel 1960, agricolo”, 5 (1959) n. 7, 796-807. Gi r o l a m i 1981 = Girolami Vincen- in Am b r o s i Ma r i o (a cura di), Ca s t a g n o l i 1984 = Castagnoli zo, Danni, soglie di intervento, Relazione tecnica sull’attività Marisa, Contributo alla cono- controllo degli acari della vite, dell’Osservatorio per le Ma- scenza dei Tideidi (Acarina: in Atti 3º Incontro “La difesa lattie delle Piante di Trieste Tydeidae) delle piante coltiva- integrata della vite”, Latina, 3-4 durante l’anno 1960, Tip. Trie- te in Italia, “Redia”, 67 (1984), dicembre 1981, 111-43. stina, Trieste, 1961. 307-22. Gi r o l a m i e t a l . 1992, = Vincenzo Za n d i g i a c o m o 1992 = Zandigiaco- Girolami, Cristina Coiutti, Patri- mo Pietro, I fitoseidi della vite zia Picotti, Ruolo determinante nel Nord Italia, “Agricoltura del fitoseide Amblyseius aber- biologica”, n. 4-5, 5-9; suppl. al rans (Oud.) nel controllo degli “Notiziario ERSA”, 5 (1992) n. 2. acari fitofagi, “L’Informatore Za n d i g i a c o m o e Co i u t t i 1997 = agrario”, 48 (1992), n. 27, 65-9. Zandigiacomo Pietro, Coiutti Cri- Gi r o l a m i e t a l . 1989 = Girolami stina, Indagine sull’acarofauna Vincenzo, Duso Carlo, Refatti El- della vite nel Triestino, “Riv. vio, Osler Ruggero, Lotta integra- Vitic. Enologia”, Conegliano, 50 ta in viticoltura. Malattie della (1997) n. 1, 17-25. vite, Centro IRIPA, Mestre, 1989. Za n d i g i a c o m o e t a l . 2005 = Zandi- Iv a n c i c h Ga m b a r o 1972 = Ivancich giacomo Pietro, Bigot Giovanni, Gambaro Paola, I trattamenti Cargnus Elena, Pavan Francesco, fungicidi e gli acari della vite, Acari dannosi e acari utili al L’Informatore agrario, 28 (1972) vigneto, Bioagricultura, n. 96 Grappoli maturi di Vitovska, tipico vitigno del Carso. n. 8, 8141-3. (settembre/ottobre) (2005), 41-3. Iv a n c i c h Ga m b a r o 1973 = Ivan- Za n g h e r i e Ma s u t t i 1962 = cich Gambaro Paola, Il ruolo del Zangheri Sergio, Masutti Luigi, Typhlodromus aberrans Oudm. Osservazioni e considerazioni Ca s t a g n o l i e Li g u o r i 1985 = (Acarina Phytoseiidae) nel sul problema degli acari della Castagnoli Marisa, Liguori controllo biologico degli Acari vite nelle Venezie, “Riv. Vitic. Marialivia, Prime osservazioni fitofagi dei vigneti del Verone- Enol.”, Conegliano, 15 (1962) n. sul comportamento di Kam- se, “Boll. Zool. agr. Bachic.”, ser. 3, 75-89. pimodromus aberrans (Oud.), II, 11 (1973), 151-65. Typhlodromus exilaratus Ragusa Le n a r d u zz i 1956 = Lenarduzzi Re- Per questioni di spazio, alcuni lavori e Phytoseius plumifer (Can. e migio, Un nuovo nemico della citati nel testo non sono stati ripor- Fanz.) (Acarina: Phytoseiidae) vite: l’acaro giallo, “Rinascita tati in bibliografia; in particolare, non vengono citate le Relazioni tecniche sulla vite in Toscana, “Redia”, agricola”, 4 (1956) n. 70, 7. annuali sull’attività dell’Osservatorio 68 (1985), 323-37. Mü l l e r 1960 = Müller Giuseppe, per le Malattie delle Piante di Trieste Fe r r a r i 1957 = Ferrari Girolamo, Elenco delle specie animali e (pubblicate fra il 1960 e il 1969) Il ragnetto giallo della vite. Un vegetali riscontrate e classi- a cura del direttore dott. Mario esperimento biennale di lotta, ficate dall’Osservatorio per le Ambrosi. “Terra friulana”, 2 (1957) n. 2, Malattie delle Piante di Trie- Ringraziamenti: Si ringraziano Filip- 21-4. ste nel 1959, in Am b r o s i Ma r i o po Michele Buian e Paolo Paolucci Du s o e t a l . 1983 = Duso Carlo, (a cura di), Relazione tecnica per aver gentilmente fornito rispetti- Girolami Vincenzo, Borgo Miche- sull’attività dell’Osservatorio vamente le foto e i disegni a corredo le, Egger Egon, Influenza di per le Malattie delle Piante di della presente nota. • 105

Alessandro PESARO

Il Tagliamento: tre storie parallele

Nello studiare un fenomeno complesso come un fiume si possono adottare vari punti di vista. L’atten- zione del ricercatore può infatti concentrarsi su un fenomeno molto circoscritto, un ambito temporale ristretto o una zona ben delimitata, scelte che di solito permettono un’analisi molto minuziosa e ten- denzialmente esaustiva. All’estremo opposto si può invece tendere ad una comprensione generale, ma a prezzo di un’inevitabile soppressione di dettagli inessenziali e soprattutto mediante una certa sempli- ficazione dei fenomeni al fine di inserirli in schemi interpretativi di validità più ampia. Questa polarità vicino-lontano può essere declinata in modo diverso, ad esempio ponendo ad un estremo l’aspetto soggettivo dei fenomeni, e cioè le storie, le tradizioni, le esperienze e le vite di singole comunità, magari raccontate con accenti di commossa partecipazione, e all’estremo opposto l’analisi di taglio scientifico che guarda ai dati con il distacco impersonale dello studioso alla ricerca di modelli generali o di connessioni con altri ambienti e diversi contesti. Il contributo prende in esame tre opere recenti sul Tagliamento, scelte per la possibilità di venir inter- pretate alla luce di queste considerazioni. Si è ritenuto inoltre di non seguire il consueto modello della recensione descrittiva per un approccio più dialettico che conduca ad un bilancio equilibrato di aspetti positivi e negativi. Il valore di un’opera non sta infatti nell’irraggiungibile copertura “totale” dei fenome- ni studiati né in un’altrettanto inarrivabile perfezione assoluta, bensì nella coerenza con cui sono stati perseguiti gli obiettivi dell’opera (siano essi dichiarati o impliciti), nel modo in cui sono state interrogate le fonti, nei criteri con cui i risultati sono stati raccolti e ordinati. Questo approccio permette inoltre di rendere confrontabili dei contributi che costituirebbero ad esempio specie a sé stante; poiché è evidente che la fatica di un onesto e capace ricercatore locale, per quanto attenta e coscienziosa non può essere sempre valutata con lo stesso metro di una ricerca di taglio accademico, dove entrano in gioco risorse ben diverse e professionalità specifiche. ☛ 106 •

☞ Benito Mion, Il Tagliamento. Immagini e ap- punti sul “re dei fiumi alpini”, [Udine], Provincia di Udine, [Pordenone], Provincia di Pordenone, 2001, 207 pp.

L’opera ha una genesi piuttosto inconsueta nascendo da una raccolta di materiali didattici originariamen- te pensati per l’insegnamento della geografia nella scuola dell’obbligo. Essi, a posteriori, sono stati unificati sotto forma di una monografia tematica che descrive il percorso del fiume in dieci tappe, pensate come altrettante proposte di escursioni lungo le rive. Ciascun capitolo è aperto da una concisa sintesi che presenta i dislivelli, le distanze e le soste lungo l’iti- Giochi infantili sul Tagliamento, fine anni Venti a . nerario suggerito. Il testo è opportunamente interval- Questo villaggio deve il nome al fiume: la zona è tuttora nota come Dilà da l’Aghe a Gemona. lato da un’ampia serie di brevi schede monografiche dedicate a diversi approfondimenti. Coerentemente con gli interessi geografici dell’au- tore e con la sua esperienza didattica, le numerose oggetto strettamente legato alla propria memo- cartografie che corredano il testo non hanno una ria individuale e di palpabile prossimità fisica con semplice funzione di orientamento, bensì vengono greti, sentieri, edicole votive, ponticelli, golene. usate come elementi per una lettura del territorio Quest’aspetto è testimoniato non solo dal taglio attraversato, invitando cioè il lettore ad un consa- delle numerose immagini, ma anche da particolari pevole confronto fra la realtà immediata che si offre che rendono bene la fatica del ricercatore coscien- ai suoi occhi e la ricchezza informativa che è pro- zioso, come ad esempio la salita su un campanile pria della carta. Lo scopo è guidare il pubblico non per ricercare un’inquadratura altrimenti impossibile, tanto alla scoperta del fiume in sé, come potrebbe compito che si trasforma in un’ arrampicata solitaria ad esempio fare una guida per escursionisti, quanto sotto lo sguardo perplesso di un’ansiosa perpetua. avvicinarlo alla “trama di relazioni che legano il Sono aspetti che trasmettono la figura di un intel- fiume ai siti che attraversa o che in qualche modo ligente conoscitore del territorio, animato da una interferiscono nel suo andare” come viene program- sincera passione e per questo attento a fatti anche maticamente affermato nella premessa. minimi che spesso si rivelano delle piccole perle: Il tono dell’opera è leggero e scorrevole, con un ne è un esempio lo stipite del portone di Socchieve registro coinvolgente ispirato alla semplicità divul- con inciso un riferimento al plebiscito del 1866 per gativa e caratterizzato da una sincera partecipazio- l’annessione al Regno d’Italia. ne agli argomenti trattati. Va dato merito all’autore di aver trovato un convincente equilibrio, evitando Gli aspetti meno convincenti sono legati alla par- in particolare due rischi molto insidiosi: deragliare ticolare genesi del libro. Il risultato finale è com- nel sentimentalismo, un’incognita sempre presente plessivamente positivo e rende onore all’impegno quando si discorre di qualcosa così profondamente profuso, ma la scelta di costruire una monografia radicata tanto nell’immaginario collettivo quanto su una serie di diapositive, sebbene onestamente nel vissuto personale, oppure trasformare il volume dichiarata, lascia la sensazione di un’opera che nel diario collettivo di gite di classe, dove cioè le rimane sospesa fra più generi e modelli senza pagine si affollano di resoconti di merende sul greto collocarsi in maniera convincente in nessuno di e disegni di castagne su carta a quadretti. essi. Troppo poco maneggevole per essere utiliz- Scorrendo le pagine traspare chiaramente la vici- zato come guida, non raggiunge del tutto quella nanza di Mion con l’oggetto della ricerca, intesa cura formale che ne farebbe una monografia in nel doppio significato di intimità emotiva con un senso stretto. La trasparente intenzione di offrire al • 107

lettore una documentazione esaustiva mediante un pianura. Non si comprende inoltre perché il corredo ricco corredo di immagini non basta a farne un libro di immagini che descrivono Venzone sia sei volte fotografico anche perché non tutti gli scatti sono di più esteso di quello di Gemona, né il motivo per cui qualità indimenticabile. Il proposito di celebrare il la pur gradevole località di sia gratificata da “re dei fiumi alpini”, dichiarato fin dal sottotitolo, si una panoramica, mentre il volume ignora disinvolta- scontra con un’attenzione ineguale a ciò che esula mente tutti gli insediamenti del delta come Lignano dal discorso geografico in senso stretto: le note di e Bibione. toponomastica - tanto per fare un esempio - ar- ricchiscono tutto il testo, ma la parte faunistica è trattata solo di sfuggita tanto che in tutto il libro si I passaggi del Tagliamento. Storia e leggenda di incontra una sola foto riferibile a questo particolare guadi, traghetti e ponti attraverso i secoli e il ambito. turbine di due guerre mondiali, a cura di Enrico Un discorso a parte merita la parte iconografica. Fantin, Paolo Strazzolini e Roberto Tirelli, Latisana, Coerentemente con il suo proposito di descrivere lo La Bassa, 2004, 252 pp. spazio fisico del fiume, Mion dedica spesso attenzio- ne ai centri abitati posti lungo il corso, ma la scelta La monografia si basa su un’idea di fondo partico- dei soggetti obbedisce talvolta a logiche inafferra- larmente persuasiva: tanto più la percorribilità lon- bili. Un’anonima istantanea che immortala la via gitudinale di un fiume è problematica (ad esempio principale di Biauzzo in un sonnolento pomeriggio per il suo regime idrico o le caratteristiche dell’al- – tanto per fare un esempio – fa risaltare l’asso- veo) tanto più rilevanti sono le relazioni trasversali, luta mancanza di immagini relative a Spilimbergo, ovvero i passaggi che ne intersecano il corso. Ponti, di cui non si fa cenno neppure nel testo: eppure guadi, passerelle, viadotti, passi di barca, raccordi la sua connessione al corso del fiume non è meno ferroviari posati direttamente sul greto possono stringente di quella del piccolo centro della bassa quindi venir letti non solo come realizzazioni tecni- ☛

Le acque del Tagliamento formano le caratteristiche anastomosi, note come ràis in alcuni paesi rivieraschi. Sullo sfondo il Forte di Osoppo. Foto anni Trenta. 108 •

☞ che, bensì come il prodotto di una variabile umana – soggetta a molteplici influenze storiche, sociali e culturali – e un dato fisico immutabile, perlomeno sulla scala dei tempi umani. Fantin, Strazzolini e Tirelli hanno sviluppato queste premesse con metodo e intelligenza coordinando un lavoro di ricerca e analisi condotto in diverse dire- zioni: fototeche italiane e straniere, archivi pubblici e di imprese, testimonianze orali come pure docu- menti conservati da singole persone. Queste fonti sono state organizzate secondo un’inedita sequenza retrograda, che comincia dalla foce rimontando via via fino alle sorgenti. Si delineano così cinque capitoli focalizzati su altrettanti ambiti omogenei: la zona dalla foce a Madrisio, il Sanvitese, Valvaso- ne e Spilimbergo, la stretta di Pinzano con le zone limitrofe e infine l’alto corso. I due capitoli finali propongono infine altrettante letture sincroniche, dedicate rispettivamente alla prima e alla seconda guerra mondiale. Il lavoro di sistemazione delle fonti, aiutato da una scrittura chiara e priva di tecnicismi, permette così di decifrare la complessa stratificazione di attra- versamenti che è venuta strutturandosi nell’arco di più secoli. Ne esce una storia di indubbio valore, agevolmente interpretabile anche come rapporto fra interesse se valutati in una prospettiva più ampia, mutazioni e persistenze. Nel volgere di poche cen- ad esempio come testimonianza di un assetto del tinaia di metri, accanto al nitido cemento armato territorio ormai radicalmente modificato da mezzo precompresso si alzano le ultime tracce delle pile secolo di sviluppo. ottocentesche, mentre le vestigia delle passerelle in Ne sono un esempio la parcellizzazione spinta degli legno ricalcano il tracciato di antichissimi guadi e appezzamenti stretti e allungati, i quali verranno passi di barca. Gli autori dimostrano la capacità di gradualmente cancellati dal diffondersi di un’agri- far risaltare non solo gli aspetti tecnici e costruttivi, coltura meccanizzata che presuppone ampie super- ma anche di evidenziare i risvolti meno scontati, fici senza ostacoli. La fotografia aerea rivela inoltre come ad esempio i valori propagandistici e simboli- la naturale transizione dell’edificato nella campagna ci, specie nelle fasi della ricostruzione post bellica. circostante, prima cioè che l’industrializzazione im- Un importante merito dell’opera è la volontà di ponesse un diverso modello di sviluppo edilizio per attingere a fonti normalmente poco frequentate dai le periferie urbane, mentre nelle immagini si coglie cultori di storia locale, come ad esempio le raccolte ancora bene una fascia intermedia di colture di dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documen- pregio, evidenziata dalle ombre di gelsi e di alberi tazione (ICCD) di Roma. Dalla fototeca dell’Istituto da frutto vicini alle case. sono emerse una serie di immagini provenienti da Parimenti interessante è leggere l’evoluzione delle ricognizioni aeree della Seconda guerra mondiale, vie di comunicazione: si stagliano nitidissime fer- immagini che i curatori del volume hanno ade- rovie ora abbandonate e invase dalla vegetazione guatamente valorizzato con nitide riproduzioni a spontanea, come ad esempio la Casarsa-Pinzano, tutta pagina. Al di là della loro particolare origine e mentre spicca il non disprezzabile fascio di binari dell’uso che ne viene fatto nell’economia generale della stazione di Codroipo. Quest’ultima, ora ridotta del volume, si tratta di documenti di particolare ad una semplice fermata, era all’epoca la testimo- • 109

nianza di un modello di trasporto su rotaia ormai lavorazione editoriale un po’ tormentata, testimo- tramontato, dove il treno veniva utilizzato anche niata da un esuberante apparato di errata-corrige e per piccole partite di merci: ciò presupponeva un da qualche disomogeneità formale, evidente specie sistema di tettoie, piani caricatori, magazzini e bina- a livello di scelte redazionali. Altri aspetti che non ri tronchi oggi in desolante abbandono in attesa di persuadono totalmente sono le immagini: è pur vero un diverso riutilizzo. che non tutto il materiale di partenza doveva essere Questa parte del libro, come pure il capitolo pre- di qualità eccezionale, ma parecchie foto, specie cedente dedicato alla Prima guerra mondiale, può d’epoca, sono state riprodotte con un formato anche essere letta come esempio emblematico di troppo ridotto che sfortunatamente non permette ciò che si può definire una ‘logistica alla rovescia’: di apprezzarle al meglio. Diverse sono inoltre prive rallentare, fermare, ostacolare, bloccare, deviare di data: non si può certo negare la problematicità e distruggere. Sono pagine che possono essere di questo materiale, specie quando è estratto da apprezzate da sole, come storie in sé concluse, ma archivi privati, ma da un’opera monografica su un acquistano un significato e un valore particolare in argomento così circoscritto ci si poteva attende- relazione a tutte le vicende descritte in precedenza: re una collocazione approssimativa, perlomeno al ne viene una complessa visione d’assieme domi- decennio. nata da un profondo contrasto fra il tempo umano Forse l’aspetto delicato è l’eccessiva frammenta- (segnato dall’implacabile ciclicità del costruire e zione. Si sente in particolare la mancanza di un del distruggere) e il tempo del fiume, che si dipana contribuito d’assieme che raccolga i singoli discorsi invece su una scala a-storica, quindi per definizione e li unifichi in una visione coerente, anche perché non confrontabile. il rischio di queste operazioni è spesso quello di Lo stesso ponte in sé è un oggetto ricco di signifi- trasformarsi in un repertorio di notizie e di curio- cati simbolici: basti ricordare la vicenda narrata ne sità, dove per solito la parte interpretativa è quella La conchiglia di Anataj di Sgorlon, che in buona più sacrificata. parte ruota intorno al duro lavoro di emigranti friu- Il Tagliamento, a cura di Furio Bianco, Aldino Bon- lani per costruire un ponte della Transiberiana, fra desan, Paolo Paronuzzi, Michele Zanetti e Adriano la natura primordiale della Taiga. Uno dei momenti Zanferrari, Udine, Università di Udine, Sommacam- più lirici del libro è proprio quando il protagonista pagna, Cierre, Montereale Valcellina, Circolo Menoc- contempla il frutto delle proprie fatiche, con i due chio, 2006, 507 pp. tronconi di ferrovia sulle rive opposte ormai con- giunti dall’opera appena costruita, le cui campate Il volume nasce da una premessa enunciata con si stagliano nitide contro una natura selvaggia che lucidità nella prefazione di Furio Honsell: poiché esalta la laboriosità di chi ha compiuto l’opera. La esiste un legame così forte tra il fiume e la terra costruzione di un ponte è un momento supremo di che esso attraversa, parlare del Tagliamento equi- cultura – qualcosa cioè che non esisterebbe senza vale a parlare del Friuli stesso, con in più la forza la fatica creatrice dell’ homo faber – e rappresenta e il potere di suggestione che hanno in sé tutti i quindi un valore di civiltà per eccellenza. La sua simboli. Questo obiettivo viene raggiunto con un distruzione (e la storia raccontata dagli autori è percorso ricco di suggestioni. Fare cioè comuni- fitta di mine che brillano nella notte, di arcate che cazione e divulgazione scientifica ad alto livello, rovinano sotto la piena o di bombardamenti a tap- aggiornate anche nelle tematiche più specialistiche, peto) rappresenta quindi la sconfitta a forze cieche, articolandole tuttavia in un discorso chiaro e acces- il momento in cui le speranze, i sogni e i desideri sibile, reso per giunta ancora più accattivante da un umani si arrendono ad una logica brutale. Ma su apparato illustrativo di alto livello e da una raffinata questo aspetto si ritornerà alla fine. veste editoriale. L’opera è caratterizzata da una divisione preliminare L’opera si fonda su un’idea senza dubbio valida, ma in due sezioni: Le fisionomie naturali del bacino, la sua realizzazione non pare altrettanto convin- in cui vengono affrontati gli aspetti geologici e natu- cente. Il volume, in particolare, sconta forse una ralistici; Il fiume, gli uomini, la storia, dedicato ☛ 110 •

☞ invece alla dimensione culturale e sociale. All’inter- di casa nostra non sarebbero assomigliate alla costa no di questa griglia il volume si articola in una serie del Venezuela, ma quegli stessi pozzi diedero un di contributi monografici ben equilibrati per taglio e contributo essenziale alla comprensione della geolo- lunghezza che compongono un ritratto approfondito gia locale. e esauriente del fiume. La suddivisione permette Di particolare pregio anche la parte naturalistica, una lettura sequenziale, impostata secondo un cri- un’osservazione non scontata se si pensa al numero terio storico ovvero geografico, ma si presta altret- di contributi che si esauriscono perlopiù in lunghi tanto bene ad un percorso indipendente che segua elenchi di specie, certo inappuntabili dal punto di il filo della curiosità personale. Ciò è facilitato da vista formale e scientifico, ma che in genere ri- una serie di schede di approfondimento che inter- scuotono pochi entusiasmi da parte dei non addetti vallano opportunamente la sequenza dei contributi. ai lavori. Va invece dato merito agli autori di aver Alcune di queste hanno un taglio spiccatamente tracciato un quadro convincente e vivido, che risul- monografico, a volte addirittura con una copertu- ta di particolare interesse anche per aver evidenzia- ra estremamente circoscritta (Storia di disastro to la complessa storia di estinzioni, reintroduzioni, alluvionale: l’evento del 29 agosto 2003), altre si migrazioni interne, insediamenti di specie estranee propongono come momento di collegamento e rac- e scomparsa di altre attestate da lungo tempo. cordo fra ambiti altrove affrontati in modo separato Ad uno sguardo d’assieme, il volume si presenta (Le specie ittiche endemiche del fiume Taglia- come una rara sintesi di forma e sostanza, ovvero mento), altre ancora suggeriscono un collegamento un testo di alto livello scientifico accompagnato da fra dimensione naturale e dato antropico (Miniere, un apparato illustrativo di notevole pregio. Va inol- risorsa avara; Gli opifici idraulici). tre evidenziata la qualità della ricerca iconografica, Nonostante la pluralità di autori, provenienti da anche per aver valorizzato un insieme di testimo- ambiti disciplinari diversissimi, l’opera manifesta nianze che vanno dagli ex voto alle opere d’arte una solida unità di impostazione. Si riconosce anzi in senso stretto. Un aspetto notevole è l’altissimo un attento e intelligente lavoro redazionale che ha livello qualitativo delle fotografie, molte delle quali conferito al testo leggibilità e ordine mantenendo esaltate da tavole ripiegate, che rendono il volu- un convincente equilibrio generale. Scorrendo il me anche un’emozionante avventura visiva dalle testo si incontrano così spunti di particolare rilievo, sorgenti alla foce. Ugualmente apprezzabile il ricco spesso molto distanti dal consueto repertorio di no- apparato di schemi, disegni, diagrammi e cartogra- tizie curiose che affollano i testi di interesse locale, fie tematiche, realizzati con tecnica impeccabile e ma che anzi riescono spesso a suggerire collega- grande attenzione alla chiarezza esplicativa. menti inaspettati e feconde riflessioni. Si potrebbe citare ad esempio la mappa che raffigura la frana di Poche le perplessità, perlopiù legate a dettagli di Borgna del 1692, dove il nitido contorno a cuspide secondo piano che risaltano solo per l’eccellenza ge- della frana suscita inquietanti paragoni con la “M nerale dell’opera. Lascia ad esempio qualche dubbio di Müller” resa celebre da Marco Paolini, ovvero la scelta di conservare la terminologia specialistica l’ignorata traccia della paleofrana evidenziatasi inglese in un testo nato fin dall’inizio con un taglio prima della tragedia del Vajont. Non meno interes- divulgativo, seppur di alto livello. A volte si ha la santi i segni della via romana per compendium, sensazione che un eccessivo distacco dall’oggetto di invisibile dalla superficie, ma chiaramente rilevabile studio finisca per appiattire le singole particolarità, dalle foto aeree, dove risalta come un nastro più e che quindi il desiderio di normalizzazione e di chiaro completamente slegato dalla viabilità attuale, precisione riesca più di ostacolo che di aiuto. Rife- la quale risponde ad altre logiche e ad altre funzio- rendosi alla morfologia del Tagliamento nel medio ni. Si potrebbe concludere con un richiamo ai pozzi corso, non pare ad esempio del tutto condivisibile di ricerca trivellati dall’AGIP nei decenni scorsi, la scelta di usare l’anglismo braided, al posto di testimonianza di un momento storico in cui il cane “intrecciato” che non solo ne è l’esatta traduzione a sei zampe batteva la pianura padana alla ricerca letterale, ma viene diffusamente usato nello stes- di idrocarburi. Purtroppo (o per fortuna?) le lagune so identico contesto. Non si vuole scivolare nella • 111

condotte con un impeccabile rigore sfruttando un ventaglio di fonti diverse. Eppure basta il semplice sguardo di un profano su un’umile carta strada- le per vedere come a nord di Latisana i confini amministrativi insistano tuttora su vecchie anse abbandonate, le quali non corrispondono affatto a quelle attuali. Una situazione comune a tutta l’area padana, su cui tuttavia il testo non si sofferma.

Qual è, dunque, la conclusione di questa lunga di- gressione? Il Tagliamento ha ormai raccontato tutto, o molto rimane ancora da dire? Forse le storie più emblematiche sono quelle mai raccontate perché fortunatamente mai accadu- te. Come ad esempio la concitazione frenetica di quell’alba estiva del 1985, quando i genieri minava- no per l’ennesima volta i ponti della Delizia, prepa- randosi di nuovo a farli precipitare nelle ghiaie del fiume, magari cercando ansiosamente di cogliere il rumore dei blindati che rotolavano sulla statale. Fantapolitica? Neppure tanto, visto che si tratta di uno scenario su cui si è articolata buona parte della Alla ricerca di cladòps sulla Gleria: con questo nome, difesa italiana del secondo dopoguerra, un’ipotesi assai parlante, in alcuni paesi rivieraschi si indica il presa talmente sul serio da regalare al Friuli un in- Tagliamento. Sullo sfondo il caratteristico Çuc ros che si trova tra il territorio di Peonis e quello di Cornino. Foto gombrante carico di servitù militari e una cospicua gennaio 2009. serie di fortificazioni campali, tra cui quelle disposte lungo la sponda del Tagliamento stesso, una delle ultime linee di difesa naturale sulla quale si sarebbe potuta appoggiare una battaglia d’arresto. logora e un po’ ipocrita polemica sui forestierismi, Ma per fortuna la storia ha preso una direzione che di solito si ritengono accettabili quando si tratta diversa. In rovina le opere e sciolti i reparti che le del proprio settore e sgraditi negli altri campi, bensì presidiavano, le ansie di quella generazione si sono richiamare l’attenzione sulla dialettica vicino-lonta- ormai dissolte in un nuovo modello di relazioni no, ovvero fra una tradizione radicata sul territorio fra i popoli dell’Unione Europea. Ancora una volta e i modelli impersonali della comunicazione scien- è andato in scena l’eterno contrasto fra due poli tifica. Ne sono un esempio i large woody debris, opposti: da una parte la dimensione immutabile del dove l’asciutta forma inglese oscura un riferimento fiume – addirittura eterna se rapportata alla scala ai cladòps, ovvero i detriti di legno abbandonati sul delle preoccupazioni e delle ambizioni umane – greto dalle piene. Ebbene, se la prima locuzione ha dall’altra l’aspetto effimero, caduco e instabile che un incontestabile statuto scientifico e un indiscusso hanno tutte le vicende, le passioni e le idee terrene, valore comunicativo, la seconda possiede per altro legate alla transitorietà dei fatti storici e all’eterno una profondità di informazione diversa, come mini- divenire delle cose. mo perché rimanda ad una costellazione di elementi culturali, sociali e storici quali l’economia di sussi- Ma questa volta non è andata così male. Il Taglia- stenza delle popolazioni rivierasche. mento continua ad annodare e disciogliere i nastri Altre volte sembra quasi di cogliere un compiaciu- della corrente, mentre le cupole corazzate arruggi- to sfoggio di bravura, ad esempio nelle complesse niscono silenziose nella brezza di maggio. analisi sulle variazioni storiche del corso del fiume, 112 •

I nostalgici non la dimenticheranno più! Pubblicità nell'almanacco Stele di Nadâl del 1951.