Scheda Progetto Per L'impiego Di Volontari in Servizio Civile in Italia Ente

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Scheda Progetto Per L'impiego Di Volontari in Servizio Civile in Italia Ente SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia 2) Codice di accreditamento: NZ00042 3) Albo e classe di iscrizione: Nazionale 1° CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: PICCOLI PASSI 5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): Settore: Assistenza (riferita alla tutela dei diritti sociali e ai servizi alla persona) Area di intervento: Anziani; Immigrati, profughi; Disabili Codice: A 01; A 04; A06 6) Descrizione dell’area di intervento e del contesto territoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili; identificazione dei destinatari e dei beneficiari del progetto: Il territorio dei soggetti proponenti il progetto è costituito dal Comune di Acireale, Augusta, Avola, Cassibile, Floridia, Gravina di Catania, Melilli, Modica, Rosolini, Belpasso e Sortino. Morfologicamente tali territori presentano delle enormi differenze che certamente hanno influito ed influiscono sulla struttura sociale, culturale ed economica del bacino di riferimento. In modo particolare, l’analisi dei bisogni effettuata dai soggetti proponenti il progetto, al fine di individuare il contesto dove intervenire, si è concentrata su alcune delle criticità che rendono fragile la società civile, ossia la disabilità e l’anzianità. Anziani Nel 2017 nel distretto target risultano residenti n.° 56.449 anziani. Il modo in cui si sono considerati gli anziani – soggetti a rischio, destinatari di politiche di sostegno e di cura, membri della comunità, cittadini – ha orientato inevitabilmente le scelte nel campo delle politiche sociali. Il tema dell’esclusione sociale è uno dei fattori che ha concorso alla necessità di rafforzare i diritti di cittadinanza attiva. Occorre riconoscere come “il terzo settore” abbia dato l’input necessario all’Ente Locale affinché realizzasse servizi alla persona, sempre più adeguati promuovendo innovazione e diversificazione dell’offerta. La domanda di servizi verso gli anziani è alta anche in funzione, oltre alle esigenze di assistenza socio-sanitaria di cui sono portatori, della complessiva trasformazione sociale della famiglia. Infatti, vivendo sempre più l’anziano da solo, venendo meno la disponibilità del nucleo all’assistenza per diversificati motivi, in carenza o assenza di valide reti di solidarietà sociale, la domanda è costantemente rivolta alle strutture pubbliche. Certamente si può affermare che, pur essendo ancora per certi versi necessario per talune fasce di anziani il supporto dell’assistenza domestica, gli anziani dimostrano di avere bisogno di relazione, di comunicazione, di scambio di esperienze. La chiave di lettura del fenomeno può essere cosi sintetizzata: Il cambiamento del contesto socio-familiare, l’affermarsi del modello nucleare e il cambiamento nei compiti di cura oggi più che mai influiscono a determinare nell’anziano l’isolamento e la povertà di relazioni sociali, la scarsa tenuta dei legami sociali o addirittura la disgregazione sociale. In tal senso i bisogni emersi sono: Assistenza domiciliare Ricovero in strutture residenziali Centri diurni Servizio di trasporto sanitario e sociale Centri d’incontro per attività di aggregazione, tempo libero Inserimento in attività lavorativa Ancora oggi, quindi, a circa un ventennio dalla emanazione delle leggi riferite agli anziani, si rileva che l’anziano solo ha il bisogno di essere assistito, ma che le prestazioni devono essere erogate con rigore e con criteri di efficacia ed efficienza, su un progetto individualizzato. Occorre promuovere e sostenere interventi mirati che favoriscono la vita di relazione, organizzando luoghi e centri d’incontro ove gli anziani contrastino la solitudine, il senso di svuotamento e la perdita di stimoli. Purtroppo gli anziani vengono esclusivamente considerati portatori di “bisogni passivi” cioè di bisogni assistenziali e sanitari, confinandoli al di fuori della società e separandoli di fatto dal contesto sociale di cui in realtà sono parte integrante. Bisogna invece considerare anche i loro “bisogni attivi” di partecipazione, di socializzazione e protagonismo, rafforzando la solidarietà e la relazionalità e contrastando i meccanismi di espulsione dal tessuto familiare e sociale. Relativamente alla condizione anziana, è da tenere conto che non esiste solo una non autosufficienza fisica; oggi è sempre più diffusa, in questa nostra società così fragile nei rapporti umani, una non autosufficienza sociale, determinata dalla mancanza di ruolo, dalla solitudine, dall’angoscia per il futuro e dalla debolezza della rete solidale. Quindi, sono senza alcun dubbio necessari ed indispensabili gli interventi dell’istituzione pubblica volti a sostenere i casi di non autonomia e la domiciliarità, ma altrettanto utili si rivelano le iniziative finalizzate ad attivare processi di integrazione e di inclusione: l’orizzonte degli interventi sociali si allarga ed occorre rimodulare le tradizionali politiche di protezione sociale offrendo ai cittadini anziani la possibilità di sentirsi ancora “risorsa”, parte attiva della vita comunitaria. Città Popolazione Anziani % +65 Età media residente residenti (+65) Acireale 52574 10567 20,1% 43,2 Augusta 36091 8007 22.3% 44,1 Avola 31576 6289 19.9% 42,8 Belpasso 28108 4029 14.3% 39.1 Cassibile (Frazione 4573 623 19.6% 41,4 Siracusa) Floridia 22726 3808 16,8% 41,4 Gravina di Catania 25615 5566 21,8% 43,4 Melilli 13598 2299 17,4% 41,4 Modica 54522 11.047 20,2% 42,5 Rosolini 21322 4019 18.9% 41,4 Sortino 8657 2025 23.5% 44,8 (Dati Comuni Italiani Anno 2017) Anziani e famiglia Negli ultimi cinquant'anni, nel nostro paese, la famiglia è profondamente cambiata. Fino alla fine degli anni cinquanta essa si manifestava principalmente nella sua forma allargata, ossia si sostanziava di una rete di diversi nuclei, ognuno dei quali era costituito da un copioso numero di elementi. All'interno di questo panorama socio- culturale, l'assistenza all'anziano in difficoltà era un vero e proprio “fatto sociale”, a cui partecipava l'intera comunità (coniugi, fratelli, cugini, figli, nipoti, etc.). Questa abbondanza di risorse permetteva alla famiglia allargata di prendersi agevolmente cura di un anziano fino alla fine dei suoi giorni, assistendolo nella sua casa senza l'ausilio delle istituzioni. Oggi le cose sono molto cambiate: la lunghezza media della vita si è sensibilmente estesa; i nuclei familiari non sono più così fortemente interrelati ed il numero dei loro costituenti è andato via via scemando. L'assistenza all'anziano in difficoltà si trasforma, così, da “fatto sociale” a “fatto squisitamente privato” a carico, non più della comunità, manifestantesi nella famiglia allargata, ma dei singoli nuclei familiari. Questo fa sì che la famiglia veda una drastica riduzione delle risorse, che ha a disposizione per assistere i membri anziani in difficoltà, esponendola già a dei livelli molto elevati di stress. Pensare che le conseguenze del carico assistenziale investano solo quest’ultimo è estremamente riduttivo e poco realistico. A dire il vero anche pensare che l’impatto di questo stress sia circoscritto alla famiglia è riduttivo. La sua azione va ben oltre coinvolgendo l’intero tessuto sociale. Una figlia impegnata nella cura dell’anziana madre, il cui carico assistenziale inizia a saturare le risorse disponibili, sarà necessariamente una moglie meno presente, una madre meno attenta, ma anche una lavoratrice meno efficiente. Negli ultimi anni, inoltre il fenomeno si è ulteriormente complicato. L’età in cui le persone diventano genitori è andata progressivamente crescendo e questo fa sì che l’assistenza all’anziano genitore vada a coincidere con un altro complesso e faticoso compito di sviluppo, ovvero il crescere un figlio nell’età evolutiva (infanzia o adolescenza). Non è difficile immaginare quanto possa essere terribilmente diverso assistere un anziano genitore, mentre i figli sono ancora bambini o adolescenti rispetto a quando i figli sono già dei giovani adulti. I sociologi parlano di “generazione sandwich” per descrivere il fenomeno in cui sono implicati coloro, che sono contemporaneamente coinvolti su due difficili “fronti” come quello di assistere un anziano genitore e di accudire un figlio in età evolutiva. Se le risorse della famiglia di fronte a questa sfida (affrontare il più serenamente possibile questa delicata fase del ciclo di vita) sono drasticamente mutate, le aspettative che la società ripone nei suoi confronti non lo sembrano altrettanto: dalla famiglia nucleare ci si continua ad aspettare ciò che si attendeva dalla famiglia allargata. Questo elemento culturale mette le famiglie in difficoltà rispetto al chiedere aiuto e all'esternare la loro fatica e la loro sofferenza. Lavorando con i familiari degli anziani in difficoltà emerge come diversi di loro si siano sentiti giudicati dopo aver esplicitato le loro difficoltà nell'assistenza ad un anziano fragile. Chi riporta il bisogno di essere sollevato e sostenuto nel proprio difficile compito, anziché essere compreso e supportato, viene spesso tacciato di ingratitudine e ciò alimenta un grande rischio, a cui vanno incontro queste famiglie: l'isolamento. Non sentendosi compresi i familiari si isolano rendendo, inconsapevolmente, il loro compito ancora più arduo. Complice di tutto questo risulta essere anche il nuovo modo con cui la nostra cultura si confronta con l'anzianità. Fino a pochi decenni fa, la vecchiaia era
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