UALCHE giomo fa, ricordando Wil­ uso del rubato, nella giustificazione lógica helm Furtwángler nel centenario del ritmo, nell’assenza di civetteria, nella nascita, tentammo una panorámica pnlizia delle fioriture e nell’identificazione della direzione d'orchestra negli anni in cui delle fioriture non come materiale esoma- 1'esperienza di Furtwángler svolse. Era un Genio e sregolatezza tivo ma come sostanza temática del tessuto asistema rápido per tastare il polso alla si- musicale, nell’uso del pedale di risonanza, tuazione ed era insieme un modo per cele­ spesso rúente affatto discreto e tuttavia in- brare il grande direttore: schierargli a ban­ di MICHELANGELO ZURLETTI telligentemente musicale. E nel rifiuto dei co e, suggerivamo, un po’ sotto, il fiore del- E’ sufficiente però per mostrare come l'e- volte in disco, va da 4’26' della prima regi- sia mai abbandonato al sentimentalismo, manierismi (mano sinistra in anticipo sulla l'esecuzione orchestrale di quasi un secolo sperienza di Rubinstein abbia collegato la strazione a 5'44*. E possiamo figurarci co­ né all'esibizionismo, né alla leziosaggine e destra, legato di pedale anziché di dito, voleva dire privilegiarlo su tutti senza trop- vecchia scuola polacca con quelle delle at- sa sarà successo nelle moite esecuzioni dal sia stato invece sempre concreto nei suoi ecc.). Che è lezione di modernité., pe parole. Possiamo tentare anche oggi, ri­ tuali generazioni, passando per l’intellet- vivo. cordando i cent’anni della nascita di Ar­ approcci ai testi. Un solido, affascinante, Nel ricordare Furtwángler potevamo tualismo di Busoni, l’oggettivismo dei neo- In trent’anni, dunque, Rubinstein alien­ vero e umano maestro di esperienze musi- essere più circostanziati su alcune esecu­ thur Rubinstein, lo stesso gioco del «chic’e- classici, il perfezionismo delle generazioni ta l'esecuzione di una pagina di circa sei mi- cali. E un simpaticissimo maestro di vita. ra». E anche qui scopriamo che c'erano zioni perché il discorso sull'esecuzione or­ tutti: tutti queUi che contano nella storia da concorso. Ed è sufficiente ricordare co­ nuti prendendo un minuto e mezzo in più. Del suo ampio repertorio, oggi, qualco- chestrale puô prescindere anche dal rap­ dell’interpretazione pianística moderna. me le varie esperienze attraversate abbia- E naturalmente il maggior tempo impiega- sa possiamo trascurare. Non tutti i suoi au- porto técnico; mentre un rilievo su un pia­ Mold, anzi, erano vicinissimi da anni a Ru­ no inciso solo temporáneamente suU'atti- to comporta altre varianti nel fraseggio, tori ci giungono ugualmente attraenti. Il nista non puó rifiutare alcune considera- binstein, e sono scomparsi decenni prima, vità di Rubinstein: come dire che non lo nel timbro, nella dinámica. Per questo, gusto odiemo per la ricerca dei dettagli a- zioni legate alio strumento e alia técnica e- lasciandogli un ruolo se non di guida certa- hanno condizionato e gli hanno invece Rattalino intitola il suo capitolo «Genio e nalitici ci porta verso altri approcci (Polli­ secutiva. Ma fermiamo a questo punto le mente di punto di orientamento al quale consentito di mantenere una sua indivi­ sregolatezza». ni, Perahia, ecc.). E’ però anche vero che 1’ osservazioni sul pianismo di Rubinstein. Al non avrebbe probabilmente pensato. dualité. Esempio di indipendenza assoluta Bisogna dire che non solo concordiamo, esecuzione analítica corre il rischio di pri- quale il libro di Rattalino e la autobiografía Quand» Rubinstein, undicenne, si esibi oltre che di individualité precisa. ma siamo felici che Rubinstein sia stato, ol­ varci dei referenti umani dell’autore: che possono dare contributi molto più precisi per la prima volta in pubblico (col Concer­ Il bel libro di Piero Rattalino (Da Cle­ tre che géniale, anche sregolato. Che abbia fanno à che la sua musica sia costruita in per il lettore che li desiderasse. to in La magg. K.488 di Mozart diretto da menti a Pollini, 200 anni con i grandi pia- fatto dell’esecuzione non un martirio di re­ un certo modo e non in un al tro. E a questi, Quattro anni fa, concludevamo il necro- Joseph Joachim), Ignacy Paderewsky ave- nisti, Ricordi - Giunti Martello, 1983) mo­ góle inderogabili ma un felice e sensitivo a- Rubinstein non rinunció mai. Il suo Debus­ logio sulla scomparsa del grande pianista va trentasette anni, tren- stra, in un lungo capitolo dedicato al gran­ deguamento alla sua naturale esperienza sy per esempio, non è più cosí attuale come scrivendo che, con la sua morte, Rubin­ tuno, Sergej Rachmaninov ventiquattro, de pianista, come l'itinerario di Rubinstein umana. lo era stato negli anni 50, il suo Mozart ha stein ci lasciava nel buio. Quattro anni sono ne aveva venti, Arthur sia stato tutt’altro che omogeneo, come an­ L'umanità di Rubinstein, allora. Che una graniticitá non necessaria. Il suo Bee­ un periodo troppo breve per cambiare le Schnabel quindici, Wilhelm Backhaus tre- zi abbia subito sbalzi considerevoli pur nel- non vuol dire minor cura del pianismo, ma thoven, invece, e soprattutto il suo Chopin dici, e Walter Gieseking l’affrontare il medesimo repertorio. Le tre convinzione che nulla puô essere assogget- giungono oggi perfettamente attuali e con- cose. Ma il buio della sua scomparsa è ri- due, e era suo coetáneo. Di- diverse incisioni dei Nottumi di Chopin, tato a imperativi categorici. E allora si spie- vincenti. masto. Ci sono oggi grandi pianisti e ci sono ciottenne avrebbe visto la nascita di Vladi­ realizzate in tempi relativamente lontani ga, e nella sua monumentale autobiografía La lezione chopiniana di Rubinstein, col eccellenti musicisti; ma quel suo modo mir Horowitz, trentenne quella di Svioto- ira loro (1937,1954,1965) mostrano diffe- si dimostra continuamente, come la lunga tempo segnata appena da un sottile ma particolare di essere felicemente e splendi- slav Richter, e Dinu Lipatti, sei anni dopo renze enormi nell’approccio alla grande vita di esecutore di Rubinstein sia stata an­ progressive velo di angoscia, e magistrale damente l’uno e l’altro insieme non lo ve- quella di Arturo Benedetti Michelangeli. raccolta, soprattutto in alcune pagine. Cosi che in ogni senso una vita pieriamente e fe­ nell’individuazione del rapporto tra melo­ diamo. Per via del buio, naturalmente; ma Il gioco del «chi c’era» puô fermarsi qui. la Cathédrale Engloutie, affrontata due licemente vissuta. Si spiega perché non si dia e accompagnamento, nel contenuto non solo per quello.