Il Territorio Di Oria (Br)
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IL TERRITORIO DI ORIA (BR) parzialmente smentire tale dato) vi è quello di Egnazia, che DAL TARDOANTICO ALL’XI SECOLO mette in evidenza come il ruolo di porto adriatico e la posi- zione sulla via Traiana di per sé non fossero sufficienti a di garantire la sopravvivenza di una città (NUZZO 1991; D’AN- GELA, VOLPE 1994, p. 319). Ciò viene confermato da quanto GIORGIA LEPORE avviene a Brindisi. Entrambi i fenomeni presentano molti punti di contatto, come lo spostamento della sede diocesa- na in centri più sicuri e l’abbandono graduale che si protrae 1. Con i mutamenti sociali ed economici dell’età tardoantica, fino all’VIII secolo. In tutti e due i casi la disgregazione cambia l’assetto territoriale della Puglia. Non possiamo parla- urbana genera delle reazioni a catena sulla distribuzione del re ancora di vera e propria crisi: si tratta piuttosto di una modi- popolamento e sull’assetto del territorio circostante, con con- fica degli equilibri precedenti secondo uno schema definito “a seguenze definitive per la storia di questi territori. macchia di leopardo”, in cui vi sono aree a forte sviluppo e Come già era accaduto nel periodo tardo-antico, il po- altre a forte contrazione (DE ROBERTIS 1949, pp. 73-271; ID. polamento rurale altomedievale riprende gli schemi dell’or- 1951, pp. 42-57; ID. 1972, pp. 197-231; GRELLE 1986, pp. 379- ganizzazione paganico-vicana di età repubblicana, confer- 397; VOLPE 1992, pp. 65-135; GRELLE, VOLPE 1994). mando una spiccata vocazione conservativa dal periodo La crescita dell’agricoltura porta ad un nuovo sviluppo romano al medioevo. Da ciò ne consegue che spesso la delle strutture agricole produttive, ancora supportate alme- mappa degli insediamenti resta invariata; tuttavia, non si no fino al VI secolo dalla sopravvivenza della maggior par- può parlare comunque di continuità rispetto al periodo ro- te delle istituzioni urbane. La ripresa dell’insediamento spar- mano, poiché cambiano le modalità di insediamento e so- so rurale e lo sfruttamento delle campagne riattiva vecchi prattutto le funzioni delle strutture insediative. È più cor- modelli di insediamento paganico-vicano della prima età retto parlare di rioccupazioni di siti, spesso con inversioni imperiale, senza ancora caratterizzarsi come fenomeno di di ruoli e di gerarchie tra centri. Infatti, una buona percen- decadenza della società. Per il periodo tardoantico abbiamo tuale di siti indagati archeologicamente fino a questo mo- la testimonianza di grandi latifondi imperiali ed ecclesiasti- mento ha messo in evidenza una tendenza al loro riutilizzo ci, di grandi ville e praetoria privati, ma anche di piccole e e a quello delle relative strutture, sebbene con caratteristi- medie aziende rurali che hanno lasciato testimonianza ar- che insediative e con funzioni profondamente differenti. cheologica della loro esistenza in impianti per produzioni Tutti questi fenomeni si possono riscontrare in un’area olearie e vitivinicole presenti nelle ville rustiche. ben delimitata che è stata scelta come campione, in cui sono Nella prima fase di passaggio dal tardoantico all’altome- molto evidenti alcune delle dinamiche di riassetto territo- dioevo generalmente si registra un permanere delle strutture riale tipiche dell’altomedioevo, dalla destrutturazione del- urbane, e anzi, in alcuni casi, un’ascesa di molti centri. La l’organizzazione romana alla nuova fase di urbanizzazione maggior parte delle città romane diviene diocesi: la qualifica dell’XI secolo. Si tratta di tutto l’entroterra brindisino, la di istituzione urbana coincide con l’istituzione ecclesiastica, cui fisionomia viene sconvolta dalla scomparsa pressoché la cui presenza determina l’ascesa al rango urbano anche di totale di Brindisi e dalla corrispondente ascesa di Oria. centri minori (OTRANTO 1989-90). Sono avvantaggiati i cen- tri che godono di posizioni favorevoli in relazione ai com- 2. Brindisi aveva visto il suo apogeo in età repubblicana, merci e ai transiti, posti su grossi nodi stradali, come ad esem- con la costruzione della via Appia e con l’importante porto pio Canosa (ENNEN 1983, pp. 26-27; OTRANTO 1989-1990, pp. romano proiettato verso l’oriente. In età tardoantica lo spo- 49-53; D’ANGELA, VOLPE 1994, pp. 317-318). stamento degli assi viari, l’esposizione a facili attacchi, la Stesso discorso vale per le città costiere poste sulla via guerra greco-gotica e le varie incursioni barbariche deter- Traiana, nuovo asse stradale particolarmente vitale in que- minarono per la città una situazione simile a quella di Egna- sto periodo, che favorisce l’ascesa di Otranto e Bari. Ta- zia. In seguito, l’invasione longobarda e le incursioni sara- ranto, pur godendo di una continuità di vita urbana, invece cene furono colpi da cui la città non riuscì più a riprendersi decade, anche se mantiene il ruolo di caposaldo dell’orga- (DE LEO 1974, p. 23). Il disfacimento del suo tessuto urba- nizzazione territoriale dell’arco ionico sotto la conquista no diede origine ad una serie di variazioni territoriali molto prima longobarda, poi bizantina. Accanto a queste situazio- importanti. La popolazione si spostò nell’entroterra, distri- ni positive vanno registrati dei fenomeni di decadenza irri- buendosi in vari insediamenti rurali, che nel corso del me- mediabile. Il collasso vero e proprio di alcune strutture ur- dioevo trovarono un nuovo punto di coagulo nella città di bane avviene tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo. In Oria (ERRICO 1906; COCO 1919; ID. 1943; MATARRELLI PA- genere si tratta dell’estrema conseguenza di situazioni di GANO 1976; YNTEMA 1986; FALLA CASTELFRANCHI 1986; profonda crisi, scaglionate in varie battute d’arresto: ad una BOERSMA, YNTEMA 1987). prima, corrispondente alla guerra greco-gotica, ne segue Grosso centro messapico, a cui si riferiscono interes- subito una seconda dovuta alle incursioni longobarde. Tali santi testimonianze archeologiche rinvenute a partire dagli eventi sono in genere aggravati da fattori in varia misura anni ’80 del secolo scorso, conserva un rango urbano in età collegati alla guerra, come carestie e pestilenze, che giun- romana, anche se di ruolo minore, favorito da un territorio gono a provocare una crisi demografica documentata da tutti particolarmente fertile, ma soprattutto dal passaggio della gli autori antichi (DE ROBERTIS 1949, pp. 185-199). Il fatto via Appia (ANDREASSI 1981; D’ANDRIA 1981; Messapi 1990 che la Puglia non si sia trovata coinvolta direttamente in pp. 237-306; ORIA 1993). eventi bellici quali la guerra greco-gotica, come è stato ri- Ricerche di carattere topografico portate avanti dall’Uni- levato da Martin Noyè (MARTIN, NOYÉ 1991, p. 46; D’AN- versità di Amsterdam hanno messo in evidenza una contra- GELA, VOLPE 1994, pp. 315-319) non vuol dire che non ne zione dell’abitato a partire dall’età tardoantica, mentre non abbia risentito, perché è ovvio che le conseguenze negative è chiaro il livello di frequentazione degli abitati rurali cir- non furono solo immediate né si avvertirono solo nei terri- costanti (YNTEMA 1986; BOERSMA, YNTEMA 1987). Apparen- tori strettamente interessati, ma dovettero coinvolgere un temente, in questo periodo il popolamento sparso dell’agro sistema che viveva in maniera coerente ed organica e non a oritano si sarebbe fortemente ridotto, fino quasi a scompa- compartimenti stagni. Il problema più grave per la Puglia rire del tutto, per poi riprendere nel XII secolo. Il dato non dovette essere costituito dal calo demografico e dall’inter- trova però pieno riscontro nelle testimonianze documenta- ruzione delle comunicazioni. rie ed archeologiche ed è probabilmente da imputare al Tra i casi più eclatanti di destrutturazione urbana, fino metodo di indagine prescelto, che ha privilegiato i periodi all’abbandono pressoché totale dell’insediamento urbano più antichi, e alla difficoltà di riconoscere le attestazioni (anche se indagini archeologiche ancora in atto sembrano altomedievali. In ogni caso, è palese che la città fino alla 451 tarda antichità svolge un ruolo di riferimento per un vasto interna che collegava Taranto ad Otranto, ancora esistente. territorio organizzato con piccoli centri rurali satellite e vi Senza dilungarci sulla sua reale consistenza come linea di sono dei consistenti segnali per ritenere che tale sistema- confine, peraltro mai dimostrata, tra territori longobardi e zione permanga in età postclassica. bizantini, va considerato il suo ruolo di «asse di coagulo Se è vero che l’insediamento urbano subisce una contra- del popolamento», come risulta evidente analizzando la lun- zione, ritirandosi sulle parti più alte, è anche vero che l’im- ga serie di insediamenti antichi posizionati lungo questa li- portanza della città non diminuisce con l’altomedioevo, anzi. nea (STRANIERI 2000 con bibl. prec.). È possibile quindi che L’ascesa al rango episcopale ne consacra in modo definitivo lo spostamento della diocesi sia stato il frutto di una precisa il ruolo urbano, come cardine del territorio circostante, ere- volontà del potere centrale longobardo, poiché ciò garanti- ditando la funzione di Brindisi, e forse anche in parte di Ta- va il controllo del territorio e della città, con ottimi risultati, ranto. Fenomeni come lo spostamento della sede diocesana pare, visto che la diocesi oritana resterà fedele alla sede da Brindisi, la costruzione di numerosi edifici altomedievali romana per quasi tutta la durata della sua esistenza. (tra i quali la cattedrale e l’edificio sotterraneo noto con il Già in precedenza i longobardi avevano usato una sede nome di SS. Crisante e Daria cfr. AGNELLO 1958; GUILLOU diocesana come efficace strumento di controllo del territo- 1972) la presenza di una serie abbastanza omogenea di ele- rio: Siponto. Qui, oltre al vicino santuario di S. Michele al menti scultorei di età altomedievale di matrice occidentale Gargano, vi era un porto vitale per il ducato, il cui controllo (FALLA CASTELFRANCHI 1986; BERTELLI 1990) sono l’indice di fu garantito e ratificato anche tramite l’assoggettamento del- un progressivo aumento d’importanza del ruolo urbano del la diocesi di Siponto a quella beneventana (GAY 1904, p.