Svolgimento Di Interpellanze Urgenti
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CAMERA DEI DEPUTATI Seduta dell’Assemblea del 23 ottobre 2008 Interpellanza urgente n. 2-00172 dell’On.le Antonello Iannarilli ed altri sulle problematiche relative all'individuazione della località degli Altipiani di Arcinazzo quale sito per l'istituzione di un centro di accoglienza per extracomunitari, ed eventuale individuazione di siti alternativi. Interviene il Sottosegretario Sen. DAVICO PRESIDENTE. L'onorevole Iannarilli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00172, concernente problematiche relative alla individuazione della località degli Altipiani di Arcinazzo quale sito per l'istituzione di un centro di accoglienza per extracomunitari, ed eventuale individuazione di siti alternativi. ANTONELLO IANNARILLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, da qualche settimana oltre cento extracomunitari originari di vari Stati africani sono ospiti in località Altipiani di Arcinazzo, segnatamente nel centro di accoglienza allestito presso l'hotel «Il Caminetto» di Trevi nel Lazio. La struttura - fino a pochi giorni fa un albergo - è situata proprio nel centro della località turistica e, a quanto è dato di sapere, è gestita in regime di convenzione dalla Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, con sede in Roma, piazza San Giovanni in Laterano. La convenzione vedrebbe coinvolti, a diverso titolo, il Ministero dell'interno ed il comune di Trevi nel Lazio, nel cui territorio ricade una parte della località degli Altipiani di Arcinazzo. Secondo quanto si apprende, gli ospiti dovrebbero risiedere stabilmente all'interno della predetta struttura alberghiera per circa tre mesi, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato politico. Il numero degli ospiti extracomunitari ha quasi raddoppiato la popolazione residente. I residenti della zona non hanno ricevuto alcuna preventiva comunicazione dell'apertura del centro di accoglienza né alcuna adeguata informazione intorno ai rifugiati, né risulta che la questione sia stata previamente discussa all'interno del consiglio comunale di Trevi nel Lazio. Inoltre, dell'istituzione del centro, non è riscontrabile notizia sul sito del Ministero dell'interno. Secondo quanto ci è dato di ricostruire in termini normativi, l'intervento potrebbe essere stato adottato nel quadro dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 settembre 2008 che consente al Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, anche di adottare tutti gli interventi necessari all'allestimento, all'ampliamento della disponibilità ricettiva, al miglioramento e alla manutenzione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 2004, n. 303. Gli Altipiani di Arcinazzo - conosciuti come la Svizzera del centro Italia - sono una ridente località turistica situata tra la provincia di Roma e quella di Frosinone, le cui caratteristiche principali sono la bellezza del paesaggio ed il carattere incontaminato dell'ambiente. Tali caratteristiche hanno condotto, negli anni, allo sviluppo, nella località, di un vero e proprio centro abitato, composto in prevalenza di seconde case (ville, villini e appartamenti), ma con una presenza stabile di residenti (circa due-trecento). Tutta l'economia della zona ruota attorno al turismo, soprattutto estivo (d'estate gli abitanti arrivano a 25 mila). L'apertura del centro ha provocato una mobilitazione generale e massiccia, sia da parte della popolazione residente, sia da parte delle centinaia di proprietari di seconde case su tutto il comprensorio montano. Tale mobilitazione non è rivolta evidentemente contro le singole persone degli immigrati, che giungono in Italia da situazioni di indubbio disagio e sofferenza, e che come tali meritano aiuto e comprensione, ma contro una scelta illogica di politica del territorio che penalizza drammaticamente - soprattutto per le proporzioni dell'iniziativa - una piccola realtà a spiccata vocazione turistica come quella degli Altipiani di Arcinazzo. Tali circostanze impongono, a tutela delle popolazioni interessate, alcuni chiarimenti urgenti e richiedono, a nostro avviso, un'ulteriore ed approfondita riflessione da parte delle autorità competenti - che, auspicabilmente, conduca ad un ripensamento della scelta - con particolare riferimento alle seguenti questioni: in primo luogo le conseguenze sull'economia e sul turismo. A nostro avviso, appare assolutamente contrario a qualsiasi logica di sviluppo, collocare un centro di accoglienza per extracomunitari, a maggior ragione se di queste dimensioni, al centro di una località che trae la sua principale, se non unica fonte di sussistenza, dal turismo. Sarebbe, infatti, fatte le debite proporzioni, come collocare un centro di questo genere al centro di Cortina d'Ampezzo o di Taormina. Non può non sfuggire, infatti, che un centro di accoglienza siffatto rappresenta oggettivamente un disincentivo per turisti e vacanzieri e dunque indebolisce drammaticamente il tessuto socio-economico locale. Ciò senza contare i riflessi sui prezzi delle case: già nei primi giorni di apertura del centro di accoglienza molti proprietari di «seconde case» hanno manifestato l'intenzione di voler lasciare per sempre il centro di villeggiatura. Per quanto concerne l'adeguatezza e l'idoneità delle strutture di accoglienza, il soggiorno all'interno della struttura ricettiva per un numero così elevato di persone e per un periodo di tempo significativo richiede che gli standards di sicurezza e di igiene del centro di accoglienza siano perfettamente conformi alle leggi e a tutta la normativa prevista in materia. La struttura in premessa, invece, secondo quanto riferito dai residenti degli Altipiani di Arcinazzo, da diversi anni non subirebbe interventi né di tipo strutturale, né alcun tipo di adeguamento per quanto attiene alle norme sulla sicurezza. A nostro avviso, la permanenza nel centro di accoglienza deve invece essere garantita nelle più ampie forme di tutela sia dal punto di vista igienico-sanitario sia dal punto di vista delle norme sulla sicurezza e ciò non solo a garanzia dei cittadini extracomunitari, ma anche degli operatori che lavorano e lavoreranno all'interno della struttura. Vi è la necessità di un adeguato coinvolgimento di tutti i comuni interessati. Dal punto di vista amministrativo il territorio della località - che si sviluppa, senza soluzioni di continuità, in un vasto pianoro circondato dai monti dell'Appennino - ricade nei confini di tre comuni, uno della provincia di Roma (Arcinazzo Romano) e due della provincia di Frosinone (Trevi nel Lazio e Piglio), i cui nuclei urbani principali sono tutti e tre a distanza di alcuni chilometri dalla località turistica. I confini tra i tre comuni, all'interno dell'abitato degli Altipiani, non sono minimamente percepibili, in quanto coincidono con semplici strade urbane. Alla luce di tale organizzazione territoriale il centro di accoglienza si situa lontano dal nucleo principale del comune che nominalmente lo ospita e al centro di un abitato che insiste nel territorio di altri due comuni che non hanno minimamente partecipato alla decisione e ne subiranno tuttavia tutte le possibili conseguenze negative, in particolare quella relativa alla sicura riduzione del flusso turistico. Non si può dunque ignorare - e non possono ignorarlo le competenti prefetture - che, al di là del dato formale, per il quale l'albergo interessato si situa nel perimetro del comune di Trevi, la sua trasformazione in centro di accoglienza impatta, almeno nelle stesse dimensioni, sulla popolazione residente e sul territorio di altri due comuni, i quali sono pertanto almeno altrettanto legittimati ad interloquire nella decisione. Per quanto riguarda la sicurezza degli abitanti e delle abitazioni, non si può escludere che tra gli immigrati ospitati dal centro, visto il numero elevato degli stessi, possano figurare persone dedite alla delinquenza. Al riguardo va sottolineato che nell'abitato degli Altipiani di Arcinazzo non sussiste alcun presidio delle forze dell'ordine. Inoltre, il carattere diffuso e rarefatto degli insediamenti - ville e villette relativamente distanti tra loro e spesso non abitate per la gran parte dell'anno - rendono comunque difficile un adeguato controllo del territorio e possono favorire fenomeni di occupazione abusiva o di danneggiamento. In relazione all'impatto sulla struttura demografica del territorio interessato, secondo quanto è dato di apprendere, il soggiorno di questi cittadini extracomunitari agli Altipiani di Arcinazzo, avrebbe, almeno nelle intenzioni dei responsabili del Ministero dell'interno, sia uno scopo umanitario, visto che questi immigrati hanno chiesto il riconoscimento dello status di rifugiati politici, sia uno scopo di inserimento nel tessuto sociale locale. Ebbene il centro - con una popolazione di circa 150 immigrati - impatta su un abitato con una popolazione stabile di circa due-trecento persone, alterando fortemente l'equilibrio demografico e sociale del territorio. Considerando oltretutto che sembrerebbe doverci essere un ricambio del gruppo di immigrati ogni tre mesi, questo significa che dovrebbe transitare in una comunità stabile di queste dimensioni un flusso di 600 persone l'anno. Preme a tal riguardo sottolineare come la legislazione vigente in tema di immigrazione, con riferimento ad istituti parzialmente diversi, ma rivolti a soddisfare la medesima finalità, quali i centri di accoglienza comunali, laddove consente agli enti locali, ai sensi dell'articolo 1-sexies del decreto-legge